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2007 rapporto sullo stato dell’economia della provincia di macerata Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Macerata Area Promozione www.mc.camcom.it [email protected]

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2007rapporto sullo

stato dell’economiadella provincia di macerata

Camera di Commercio

Industria Artigianato Agricoltura

di Macerata

Area Promozione

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Camera di Commercio

Industria Artigianato Agricoltura di Macerata

Mario Guadagno

Lorenza Natali

segretario generale

responsabile area promozione

realizzazione

Anna Pierantoni, Chiara Iale, Paola Gregori,

Lorenza Natali, Fabio CastellettiFoto di Giorgio Pietrani (ad eccezione delle immagini della Sesta Giornata dell’Economia)

La riproduzione e/o diffusione parziale o totale del contenuto del presente

volume è consentita esclusivamente con la citazione completa della fonte.

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Premessa

Il percorso di sviluppo della provincia

I cambiamenti della struttura produttiva

Fattori di contesto e opportunità per il territorio

Lo scenario nazionale e internazionale

Il ruolo delle istituzioni

Gli effetti del rallentamento sulle economie provinciali

Il quadro economico della provincia: linee di tendenza

La produzione di ricchezza

L'apertura sui mercati internazionali

La dinamica imprenditoriale

Il mercato del lavoro

Il turismo

Infrastrutture e credito

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Premessa

La sesta Giornata dell’Economia, promossa in tutta Italia il 9 maggio 2008 da Unioncamere nazionale e dalle 103 Camere di Commercio, rappresenta un appuntamento ormai consolidato nel panorama dell’economia italiana.

Con l’obiettivo di disegnare la mappa dello sviluppo dell’Italia, tutte le Camere di Commercio, in qualità di osservatori privilegiati delle dinamiche in atto, sono quindi coinvolte, ciascuna per il proprio territorio, nella definizione dello stato di salute del sistema economico e produttivo.

Anche la Camera di Commercio di Macerata, quindi, partecipa puntualmente a questa Giornata, consapevole che l’evento rappresenta un’occasione di consolidamento del proprio ruolo di osservatore delle dinamiche economiche nel proprio territorio.

Il quadro economico che emerge scaturisce con chiarezza dagli interventi dei relatori che si sono succeduti: il prof. Antonio Calafati, docente all’Università Politecnica delle Marche, il prof. Corrado Cerruti, dell’Università degli Studi di Macerata, la dott.ssa Lorenza Natali, funzionario camerale. È a loro che va il mio più sincero ringraziamento per la professionalità e per il prezioso contributo offerto.

I dati istituzionalmente conservati dall’Ente camerale attraverso Banche dati, Albi, Elenchi, Registri, diventano oggi un prezioso patrimonio di informazioni per la collettività, a beneficio dello sviluppo dell’impresa, del mercato e del territorio.

Infatti, l’analisi e l’elaborazione dei dati interpretati alla luce delle principali variabili di tipo congiunturale e strutturale, offrono il profilo del sistema economico locale e, laddove possibile, anche un orizzonte scrutabile in termini di percorsi di sviluppo.

Il Rapporto sullo Stato dell’Economia si prefigge proprio l’obiettivo di rispondere alle esigenze di conoscenza delle dinamiche economiche, necessarie soprattutto a stimolare la vivacità del mondo imprenditoriale, e offrire, a livello culturale, spunti di riflessione di una adeguata politica di programmazione locale.

L’auspicio è che questo Rapporto sullo stato dell’Economia offra oggi semplici spunti di riflessione che, all’interno della cultura di impresa, diventino poi uno stimolo per un dibattito in grado di definire l’identità sociale ed economica del nostro territorio.

Giuliano Bianchi

Presidente della Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Macerata

Nelle foto (da sinistra):Presidente CCIAA di Macerata, Università Politecnica delle Marche,

Università degli Studi di Macerata, Segretario Generale CCIAA di Macerata,Banca Marche, Responsabile Area Promozione CCIAA di Macerata.

Giuliano Bianchi Antonio G. CalafatiCorrado Cerruti Mario Guadagno

Giorgio Gelatini Lorenza Natali

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Tutti i dati presentati nel corso della Sesta Giornata dell’Economia

sono disponibili sul sito web della Camera di Commercio di Macerata

www.mc.camcom.it

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Il percorso di sviluppo

della provincia

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Il percorso di sviluppo della provincia

Lo scenario nazionale e internazionale

La Federal Reserve durante il mese di marzo 2008 ha ridotto il costo del denaro di 100 punti base, un maxi-taglio che ha portato il tasso di riferimento a 2,5% dal 3,5% precedente. In questa situazione, la Bce ha lasciato il tasso-base al 4,0% (Graf. 1.1). Come conseguenza l’euro ha continuato ad apprezzarsi, con una quotazione massima di circa l’1,6 nei confronti del dollaro.

La politica di invarianza dei tassi seguita finora dalla Banca Centrale Europea ha avuto come effetto solo quello di far apprezzare la valuta unica e di contribuire ad aggravare il rallentamento economico già in atto (le previsioni di crescita dell’Europa e dell’Italia sono state tutte riviste al ribasso). Inoltre, la stessa politica monetaria non è riuscita affatto a contenere l’inflazione (la “mission” della BCE è quella di svolgere un controllo sui prezzi e, quindi, sull’inflazione, a differenza della FED che ha compiti anche in materia di sviluppo), che invece si mantiene sopra il 3%, ossia oltre il “target” del 2% fissato dalla stessa Banca Centrale.

Figura 1 - Andamento dei tassi di sconto della FED e della BCE. Anni 2001-2008

Tassi di sconto FED-BCE

1,251,00

1,752,00

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4,754,50

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FED BCE

BCE: Polit ica monet aria espansiva

BCE: Polit ica monet aria rest rit t iva

Fonte: FED, BCE

L’andamento dell’inflazione, del resto, è sostenuto dai prezzi dei prodotti alimentari, delle materie prime ed in particolare del prezzo del petrolio (la quotazione è di circa 100 dollari al barile dopo aver superato i 110 dollari nel marzo 2008). Tutte queste componenti per definizione sono “esogene”, ossia fuori dal controllo del nostro Paese. A causa delle spinte al rialzo che vengono da queste componenti, la politica monetaria europea ha un debole effetto,

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trattandosi di inflazione da costi e non da domanda (tra l’altro decisamente stagnante).

L’analisi finora compiuta spiegherebbe l’insuccesso delle scelte di politica monetaria sul terreno della stabilità dei prezzi. Inoltre, si sottolinea come sarebbe opportuno intervenire, al contrario, con adeguate politiche economiche (spesso di tipo strutturale, come la politica energetica), che l’Europa però non è in grado di mettere in atto nel breve-medio periodo. In ogni caso, qualche cambiamento in termini di riduzione del tasso di interesse (attualmente ancorato al 4%) potrebbe esserci nel breve periodo considerati anche le preoccupazioni emerse fra i Ministri Finanziari Europei e il rallentamento dell’economia del Vecchio Continente che potrebbe essere molto accentuato nei prossimi mesi.

Infatti la crisi, non solo finanziaria ma anche dell’economia reale, probabilmente sarà durante tutto il 2008 più grave di quanto non si possa pensare adesso; lo stesso Presidente della Fed, Ben Bernanke, ha accentuato i timori su questo versante. Il Presidente della Fed ha parlato di un mercato immobiliare in ulteriore discesa negli USA ed ha invitato le banche ad effettuare le svalutazioni necessarie (a seguito della crisi dei mutui sub prime). Una crisi statunitense, però, che è destinata a coinvolgere tutto il mondo, dall’Europa ai Paesi emergenti.

I segnali di rallentamento sono altresì confermati dall’andamento del Pil già dal quarto trimestre 2007: nell’Area Ocse la crescita si è arrestata allo 0,5%, risultando pari a quasi la metà rispetto a quanto registrato nel trimestre precedente (+0,9%); a seguito della frenata del processo di crescita, il tasso di espansione dell’economia dell’Area, su base annua, è passato dal 2,9% al 2,6%. Stesso discorso per Eurolandia dove la crescita si è attestata nell’ultimo trimestre del 2007 allo 0,4% rispetto al trimestre precedente e al 2,3% su base annua, a fronte dello 0,8% congiunturale e al 2,6% tendenziale del periodo precedente. Negli Stati Uniti, infine, la crescita è scesa tra il terzo e il quarto trimestre 2007 dall’1,2% allo 0,2%, anche se su base annua la flessione appare più moderata (dal +2,8 % al +2,5%).

Tabella 1 - Variazione del Pil in Italia e nelle principali aree del mondo. Anni 2004-2007, Stime 2008 (valori percentuali)

Area 2004 2005 2006 2007 Stime 2008

Stati Uniti 4,4 3,5 3,4 1,9 1,7

Giappone 3,8 1,8 3,0 1,9 1,9

Cina 10,1 10,4 11,1 11,5 10,0

Area Euro 1,7 1,3 2,6 2,3 2,1

Mondo 4,9 4,0 4,9 2,6 2,2

Italia 1,2 0,0 1,9 1,5 0,6/0,3

Fonte: OCSER, FMI, ISTAT, Banca d’Italia

Il rallentamento della crescita avrà un forte impatto anche in Italia, con un incremento del PIL di appena lo 0,6-0,3% nel 2008, dopo che le previsioni, ancora nell’autunno 2007, erano pari a 1,5%, con un effetto di “trascinamento” negativo anche nel 2009. Un andamento di “stagnazione” iniziato già negli ultimi mesi dello scorso anno: infatti, nel 2007, l’Italia ha registrato il tasso di

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crescita più contenuto tra i principali Paesi industrializzati attestandosi nel 2007 all’1,5%, a fronte di una media tra i Paesi del G7 pari al 2,3%.

Le ragioni di simili performance sono dovute soprattutto alla presenza di fattori strutturali dell’economia nazionale, che potremmo riassumere in 10 punti:

1. elevato debito pubblico: 104% del PIL, il più elevato d’Europa; 2. eccessiva frammentazione del sistema produttivo dove il 99,8% delle

imprese ha meno di 50 addetti e circa la metà delle imprese ha meno di 10 addetti;

3. elevata vocazione in settori tradizionali a basso valore aggiunto e a forte esposizione alla concorrenza internazionale;

4. forte dipendenza energetica dall’estero; 5. inadeguata dotazione infrastrutturale; 6. difficoltà nelle relazioni banche-imprese; 7. alti costi e lentezza della burocrazia; 8. elevata pressione fiscale; 9. non sufficiente propensione all’innovazione e alla ricerca scientifica; 10. difficoltà storiche ad avviare un processo di crescita da parte di

numerose aree del Mezzogiorno dove il divario con le regioni del Nord in termini di PIL pro-capite non si riduce dagli anni Novanta.

Le imprese italiane, quindi, stanno affrontando il cambiamento in negativo del ciclo economico “appesantite” dalla presenza di forti criticità strutturali che penalizzeranno il nostro Paese in misura maggiore rispetto alle principali economie dell’Unione europea.

Una crisi congiunturale, comunque, che non influirà nella stessa maniera in tutte le economie territoriali del nostro Paese. Di conseguenza, tenere sotto controllo gli aspetti “mesoeconomici” (territoriali)1, oltre a quelli “macroeconomici” (PIL, inflazione, conti pubblici, etc.) e “microeconomici” (le performance e le strategie delle imprese), dovrà essere un argomento centrale per la politica economica italiana dei prossimi mesi.

Figura 2 - Andamento delle variazione del Pil in Italia. Anni 1995-2007, Stime 2008 (valori percentuali)

Fonte: Istat, Banca d’Italia, FMI, OCSE

1 Per un approfondimento sul tema: Capuano G. (2007), Mesoeconomia, Teorie ed evidenze

empiriche di economia regionale, FrancoAngeli, Milano.

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Il ruolo delle istituzioni

Lo scenario congiunturale dell’ultimo decennio non ha indubbiamente favorito uno sviluppo omogeneo, penalizzando le economie locali più deboli e causando un aumento degli squilibri regionali. Inoltre, si è diffuso un incipiente pessimismo in relazione agli effetti “automatici” dei processi di integrazione economica (in primis l’adesione all’euro) sui sistemi locali meno competitivi. Al contrario, riemerge l’attenzione al rapporto tra crescita e Istituzioni ed al ruolo possibile per l’azione pubblica, sia centrale che locale.

Un nuovo paradigma dello sviluppo, quindi, che considera prioritaria l’innovazione, la ricerca della qualità e la presenza di un ambiente economico favorevole “in rete” tra gli attori locali (Istituzioni, Camere di Commercio, Associazioni imprenditoriali, imprese, banche, etc.) piuttosto che l’azione di singole aziende e/o soggetti isolati. Un processo che potremmo definire di “maggiore relazionalità” tra i protagonisti del mercato, meno governabile con semplici relazioni contrattuali e maggiormente fondato su condizioni di contesto (dalle infrastrutture, alle relazioni banche-imprese, alle relazioni formali ed informali tra imprese, alla valorizzazione delle filiere produttive, alla concertazione tra le parti sociali, al dialogo tra Istituzioni locali, etc.) che facilitano la cooperazione fra soggetti individuali e collettivi.

L’obiettivo prioritario di tale processo è l’implementazione e la formazione di “reti di impresa in una rete di territori” con il perseguimento di una “via alta” alla competitività con la valorizzazione, in particolare, delle fasi di progettazione e di organizzazione complessiva dei processi, rispetto a quelle di mera produzione, che possono, invece, essere più facilmente delocalizzate.

A tal proposito, il disegno di legge sulla nuova politica industriale varato dal governo italiano il 22 settembre 2006, noto come Industria 2015, individua tra gli altri nelle reti di imprese e nell’innovazione due elementi chiave che potrebbero consentire un riposizionamento strategico delle nostre imprese e dell’economia nazionale all’interno del panorama mondiale. Viene, quindi, indicata la necessità di riportare al centro dell’attenzione i temi dell’impresa, intesa come luogo di creazione di nuova ricchezza, di incontro tra tradizione e innovazione, di valorizzazione delle competenze e di sbocco professionale.

Per sostenere l’economia italiana è necessario intervenire sia sui settori del made in Italy per favorirne il riposizionamento strategico, aiutando le imprese a mettersi in rete per gestire in maniera più innovativa e avanzata nuove funzioni aziendali, come la ricerca, il design, l’innovazione, il marketing, la valorizzazione del brand o la commercializzazione, sia in quelli ad alta tecnologia. A tal proposito si rende necessario sostenere il processo di internazionalizzazione delle piccole e medie imprese, attraverso percorsi di accompagnamento, favorendo alleanze e partnership con aziende straniere, non solo per l’esportazione dei prodotti ma anche per creare le sinergie necessarie per acquisire vantaggi competitivi nelle diverse attività della catena del valore. Non bisogna dimenticare che un importante fattore di sviluppo dell’economia italiana è costituito dalla “Middle Class”2, ovvero quel gruppo di imprese manifatturiere con un numero di addetti compreso tra le 10 e le 249 unità, attive nel commercio internazionale, giuridicamente strutturate, che affrontano i mercati anche attraverso forme relazionali interorganizzative dedicate all’intensificazione delle cosiddette economie di scopo, le quali presentano le

2 Per un approfondimento sul tema cfr. Capuano G. (2006), Verso la definizione e l’individuazione di

un nuovo nucleo di imprese: aspetti teorici e evidenze empiriche della “middle class” d’impresa (MCI) in Rivista di Economia e Statistica del Territorio, nr. 1 Gennaio-Aprile 2006; Franco Angeli.

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performances più dinamiche del tessuto imprenditoriale locale. In questo contesto è opportuno ricordare come queste tipologie di imprese contribuiscano per il 46,6% alle esportazioni nazionali; tali imprese, inoltre, sviluppano accordi e relazioni produttive spesso con imprese di piccole dimensioni e contribuiscono a generare economie di filiera molto più ampie di quelle che possono essere contabilizzate ufficialmente.

Per agevolare la crescita di queste e di altre imprese, sono stati introdotti strumenti innovativi, quali i Progetti di Innovazione Industriale e due nuovi Fondi, quello per la competitività e quello per la finanza di impresa, che opera con interventi mirati a facilitare operazioni di concessione di garanzie sui finanziamenti e di partecipazione al capitale di rischio delle imprese. Inoltre, la creazione di “reti di impresa”, in un sistema economico come quello italiano costituito prevalentemente da piccole e medie realtà aziendali, consente alle imprese interessate l’acquisizione di importanti vantaggi in termini di unione delle sinergie e di economia di scala. Infine, i progetti di Innovazione Industriale sono finalizzati a garantire un riposizionamento strategico del sistema industriale e per questo motivo dovranno essere orientati verso attività che possono fungere da traino per l’innovazione.

Gli effetti del rallentamento sulle economie provinciali

Le province italiane, in funzione delle specifiche vocazioni economiche e delle caratteristiche della struttura produttiva, risentiranno in misura differente del rallentamento dell’economia mondiale e italiana iniziato a fine 2007 — e previsto per il 2008 — a seconda del livello di allineamento della propria congiuntura economica a quella nazionale (risultando pro-cicliche, anticicliche o acicliche).

Tra le province pro-cicliche (che seguono l’andamento nazionale) rientrano quelle a forte caratterizzazione metropolitana (con una elevata densità abitativa, una concentrazione di imprese del terziario avanzato e di attività manifatturiere ad elevato valore aggiunto) e quelle ad elevata vocazione manifatturiera, che presentano un’alta propensione all’ esportazione e una forte diffusione di imprese sul territorio (si tratta prevalentemente di province del Centro-Nord). Le province non cicliche (anti-cicliche o acicliche) presentano, invece, un’elevata vocazione per i servizi tradizionali o per l’attività agricola e un peso della domanda interna su quella aggregata particolarmente rilevante. Rientrano, inoltre, in questo raggruppamento alcune realtà caratterizzate dalla presenza sul proprio territorio di imprese appartenenti alla grande industria manifatturiera, che condizionano e determinano un ciclo congiunturale per certi versi “starato” dalle tendenze nazionali, nonché le economie di piccole e medie dimensioni caratterizzate da una apertura medio-bassa sui mercati esteri e una fragile presenza del settore manifatturiero o che seguono un modello di sviluppo molto peculiare caratterizzato da specializzazioni produttive leader. Tali province, essendo anti-cicliche o acicliche, anticipano o posticipano le fasi del ciclo economico nazionale o sono “neutrali”.

Pertanto, sulla base delle caratteristiche e delle vocazioni del sistema economico, il rallentamento dell’economia italiana previsto per il 2008 potrà avere un impatto “alto” su 42 province, “medio-alto” su altre 28 e “medio-basso” su 33.

Le province che, sulla base di questa classificazione, dovrebbero risentire di più della fase di difficoltà economica sono le principali aree metropolitane del

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Paese, la maggior parte delle province del Nord-Est e della Lombardia e sette realtà meridionali. In queste 42 province è presente il 56,4% della popolazione residente in Italia, viene prodotto il 59,3% del Pil nazionale ed esportato il 64,4% dei prodotti destinati ai mercati esteri.

In direzione opposta 33 province dovrebbero risentire meno del rallentamento dell’economia nazionale grazie ad un modello di sviluppo anti-ciclico, che le penalizza nei periodi di espansione (o comunque non consente loro di ottenere performance in linea o al di sopra della media nazionale) e le protegge nei periodi di crisi. Queste 33 province pesano sul totale nazionale per il 19,2% in termini di popolazione, contribuiscono per il 20% alla formazione del Pil e per il 15,7% alle esportazioni italiane. La presenza di questi modelli di sviluppo, se supportata da specifiche politiche nazionali e locali, potrebbe rendere meno critico l’andamento economico nazionale che si prevede per il biennio 2008-2009. Infine, è stato individuato un gruppo “cerniera”, composto da 28 province che risentiranno in misura medio-alta del rallentamento dell’economia nazionale ma che, insieme al precedente gruppo, potrebbero avere un ruolo “calmieratore” del ciclo economico negativo. Queste 28 province hanno un peso pari al 23,7% in termini di popolazione residente, al 20,7% nella produzione di ricchezza e al 20% nelle esportazioni nazionali.

Nel complesso, quindi, essendo l’economia italiana territorialmente molto eterogenea, non solo per i livelli di sviluppo raggiunti ma anche perché caratterizzata da numerosi modelli di crescita, l’impatto mesoeconomico delle variazioni del ciclo economico nazionale sarà differenziato nel tempo e nell’intensità delle variazioni del PIL provinciale.

Tabella 2 - L’impatto del rallentamento del PIL 2008 sulle province italiane

Province ad “Alto Impatto” Quota Pil sul totale: 59,3%

Quota export sul totale: 64,4% Quota popolaz. sul totale: 56,4%

Province a “Medio-Alto Impatto” Quota Pil sul totale: 20,7%

Quota export sul totale: 20,0% Quota popolaz. sul totale: 23,7%

Province a “Medio-Basso Impatto” Quota Pil sul totale: 20,0%

Quota export sul totale: 15,7% Quota popolaz. sul totale: 19,2%

Venezia Lucca Prato Arezzo Milano Crotone Trieste Belluno Caserta Perugia Treviso Pistoia Modena Ancona Reggio Emilia Roma Teramo Genova Bologna Avellino Torino

Messina Como Napoli Trento Alessandria Rimini Pesaro e Urbino Firenze Isernia Vicenza Ravenna La Spezia Padova Verona Varese Taranto Sassari Vercelli Palermo Lecco Sondrio

Lodi Catania Bari Catanzaro Biella Livorno Pescara Ragusa Siena Campobasso Novara Cagliari Cosenza Bergamo

Brindisi L'Aquila Piacenza Massa-Carrara Brescia Foggia Lecce Bolzano Verbania Chieti Ascoli Piceno Savona Siracusa Terni

Parma Cuneo Latina Enna Potenza Vibo V. Reggio Calabria Pisa Forlì Grosseto Ferrara Pavia Imperia Mantova Pordenone Udine Salerno

Asti Cremona Benevento Matera Gorizia Nuoro Macerata Rovigo Aosta Rieti Frosinone Caltanissetta Viterbo Oristano Trapani Agrigento

Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

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Figura 3 - Province italiane a “Medio-Basso impatto” del ciclo economico nazionale nel 2008

Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

Il quadro economico della provincia: linee di tendenza

Nel 2007 la crescita dell’economia marchigiana ha registrato un rallentamento. Secondo il consueto Rapporto della Banca d’Italia sull’economia delle Marche nell’anno appena trascorso il PIL in termini reali è salito dell’1,8%, un ritmo più elevato nel confronto con l’Italia (+1,5%), ma in decelerazione di circa mezzo punto rispetto all’anno precedente.

Un quadro di moderata crescita si riscontra anche nella provincia di Macerata che, nell’anno considerato, registra una lieve espansione della base imprenditoriale e dell’occupazione, una variazione positiva del prodotto interno lordo ed un interessante aumento degli impieghi bancari e delle presenze turistiche.

Un andamento complessivamente positivo, nonostante la contrazione delle esportazioni, emerge dagli ultimi dati disponibili, che evidenziano inoltre come il sistema economico-produttivo e sociale provinciale sia agli esordi di un’ulteriore fase di trasformazione e ristrutturazione, un processo imprescindibile, data l’elevata vocazione verso settori tradizionali dell’economia, particolarmente esposti alla concorrenza dei Paesi emergenti.

Con i suoi distretti manifatturieri appartenenti ai comparti tradizionali del Made in Italy, la provincia di Macerata, difatti, rappresenta una realtà ad alta vocazione industriale. In particolare, si tratta di un sistema ad elevata industrializzazione manifatturiera, a struttura distrettuale, decisa

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specializzazione produttiva territoriale e fortissima concentrazione spaziale dell’attività produttiva. Le piccole e medie imprese continuano ancora a costituire l’ossatura del sistema economico-produttivo provinciale; l’attività produttiva si concentra nei settori del tessile e dell’abbigliamento, dei beni per la casa, della cartotecnica, dell’oreficeria e degli strumenti musicali, della lavorazione della pelle, del cuoio, delle calzature, e si localizza principalmente lungo le direttrici delle Valli del Chienti e del Potenza e, parzialmente, lungo la costa.

Certamente l’organizzazione in distretti ha favorito lo sviluppo del sistema economico, consentendo alle PMI del territorio di “mettersi in rete” e sfruttare “economie di sistema”. Quindi, gli svantaggi dell’elevata frammentazione del sistema manifatturiero sono stati in parte colmati grazie ai processi di aggregazione tra imprese e alle economie di filiera. Ciononostante, negli ultimi anni il sistema economico-produttivo ha “dovuto” innescare un corposo processo di razionalizzazione e di ristrutturazione settoriale e dimensionale: costante contrazione del settore agricolo, calo delle attività manifatturiere ed espansione dei servizi. La trasformazione e riorganizzazione in atto interessa sia il sistema complessivo sia l’azienda: da un lato si osserva — con l’uscita dal mercato di numerose piccole imprese poco competitive e la conseguente maggiore presenza di imprese di medie dimensioni, più organizzate ad affrontare le sfide imposte dalla globalizzazione — un crescente processo di selezione delle imprese dovuto alla maggiore concorrenza interna e internazionale; dall’altro, si riscontra una “modernizzazione” delle imprese, attraverso l’attuazione di nuove strategie commerciali, la più attenta gestione delle reti e delle filiere produttive, la maggiore concentrazione nelle fasi a monte e a valle del processo produttivo (ricerca, innovazione, progettazione, design, marketing, promozione e distribuzione). Queste ultime attività, puntando sull’incremento della quota di servizio incorporata al prodotto, consentono di conferire ad esso maggior valore aggiunto, permettendo un riposizionamento delle produzioni tradizionali in fasce di mercato meno esposte alla concorrenza dei paesi emergenti a basso costo del lavoro. Inoltre, continua la tendenza all’irrobustimento delle forme giuridiche adottate per operare, che, unitamente alle strategie organizzative connesse alla creazione e diffusione dei gruppi di impresa, rappresentano le principali modalità scelte dalle imprese per rimodellare la propria struttura ed affrontare le nuove sfide sui mercati italiani ed esteri.

Segnali positivi provengono, inoltre, dalla contrazione delle sofferenze bancarie (–2,7%) e dall’aumento degli impieghi bancari (+10,6% a fronte del +8,3% del 2006), indicatore della capacità del sistema economico di utilizzare le risorse monetarie per scopi produttivi. Conseguentemente, si riduce al 4,4% (dal 5,0% dell’anno precedente) la quota delle sofferenze sugli impieghi, che si riporta pertanto sui livelli precedenti al 2003.

A livello territoriale, grazie alla presenza di due Università e di un pregevole patrimonio storico, artistico, architettonico e paesaggistico, la provincia sta sperimentando uno sviluppo alternativo, orientato verso modelli europei ad elevata incidenza del terziario, e pertanto meno esposto alla concorrenza internazionale che caratterizza i territori specializzati nelle produzioni di massa. In questo contesto è interessante rilevare, tra i fattori positivi, una ripresa della domanda turistica, con il numero di presenze in aumento nell’intera provincia dell’8,6% (era +1,4% nel 2006), a fronte di una media regionale del 4,4% e nazionale del 3,2%.

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Tabella 3 - Andamento dei principali indicatori economici. Provincia di Macerata, Regione Marche e Italia. Anni 2006-2007 (variazioni percentuali)

Macerata Marche Italia

PIL a prezzi correnti * +3,3 +4,3 +3,8

Occupati +0,5 +1,0 +1,0

Imprese attive +0,5 +0,8 +0,3

Presenze turistiche ** +8,6 +4,4 +3,2

Esportazioni * –4,8 +6,8 +8,0

Importazioni * +2,1 +11,6 +4,4

Impieghi bancari +10,6 +9,2 +9,6

Sofferenze bancarie –2,7 +6,5 +0,3

* Dato provvisorio per la provincia e la regione ** Le variazioni fanno riferimento al periodo 2006/2005

Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati propri, Unioncamere-Movimprese, Istat e Banca d’Italia

Ulteriori fattori positivi sono costituiti dall’elevata vocazione per l’attività di impresa (12,7 imprese ogni 100 abitanti, contro una media nazionale pari a 10,4), dal tasso di occupazione decisamente superiore alla media nazionale (64,7 contro 58,7) e da minori difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro.

Nonostante le note positive, permangono tuttavia alcune criticità, quali una limitata dotazione infrastrutturale (numero indice pari a 61,5) ed una sensibile flessione delle esportazioni (–4,8% contro un +13,4% del precedente anno).

Inoltre, alcuni indicatori evidenziano il persistere di un ritardo rispetto alle medie regionale e nazionale. Considerando le stime relative al prodotto interno lordo pro-capite, espressione della ricchezza media prodotta e della situazione economica complessiva del territorio, risalta come la provincia di Macerata presenti un PIL pro-capite inferiore alla media nazionale (pari a 25.329 euro a fronte dei 25.921 in Italia).

Molteplici fattori risiedono alla base di questo ritardo e sono di carattere strutturale, provenendo quindi da lontano. Innanzitutto, una bassa produttività del lavoro (gli ultimi dati Istat disponibili, relativi all’anno 2005, la determinano in 44.379 euro per unità di lavoro contro i 52.529 euro del dato Italia), connessa alla eccessiva frammentazione del sistema economico e alla tradizionale elevata specializzazione produttiva nei settori del Made in Italy, maggiormente esposti alla concorrenza dei paesi emergenti e caratterizzati da una minore capacità di produrre ricchezza.

2007rapporto sullostato dell’economiadella provincia di macerata

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Figura 4 - Produttività del lavoro (valore aggiunto ai prezzi base per unità di lavoro). Provincia di Macerata, Regione Marche e Italia. Anni 2001-2005 (valori in euro a prezzi correnti)

40.000

42.000

44.000

46.000

48.000

50.000

52.000

54.000

Macerata 40.426,2 42.135,5 42.435,4 43.881,7 44.379,3

Marche 42.233,0 43.890,1 44.291,2 45.540,5 46.581,4

Italia 47.127,3 48.293,1 49.571,5 51.328,6 52.529,6

2001 2002 2003 2004 2005

Fonte: ISTAT

Secondariamente, una ridotta dimensione delle imprese, che non consente rilevanti investimenti in ricerca e sviluppo o un adeguato impiego di personale qualificato, e una scarsa adozione di nuove tecnologie. Infine, la stessa struttura demografica costituisce un ulteriore elemento di criticità, con una minore concentrazione di giovani e una più alta incidenza di anziani rispetto alla media nazionale. Nel 2007 i giovani con meno di 30 anni rappresentavano il 28,9% della popolazione complessiva, a fronte di una media nazionale pari al 30,5%, mentre coloro con almeno 60 anni costituivano rispettivamente il 28,6% e il 27,3% dei residenti. Questa caratteristica demografica influisce evidentemente sulle caratteristiche economiche del territorio, per effetto della diversa domanda di servizi da parte delle fasce di età della popolazione.

Ne consegue che l’aggregazione tra imprese, l’innovazione, l’innalzamento qualitativo delle produzioni e l’internazionalizzazione sono, come per altri territori, i fattori chiave per la crescita competitiva del sistema economico locale.

Tabella 4 - Valore dei principali indicatori economici. Anno 2007

Macerata Marche Italia

PIL pro-capite [euro] provvisorio 25.329 26.203 25.921

Imprese registrate ogni 100 abitanti - Anno 2006 12,7 11,6 10,4

Tasso di occupazione [%] 64,7 64,8 58,7

Tasso di disoccupazione [%] 4,4 4,2 6,1

Concentrazione turistica [%] - Anno 2006 95,1 138,6 157,4

Tasso di apertura [%] provvisorio 30,4 48,6 47,4

Tasso di copertura [%] provvisorio 204,0 170,3 97,4

Dotazione infrastrutturale [n. indice] 61,5 93,5 100,0

Impieghi bancari pro-capite [euro] - Settembre 2007 19.842 24.350 24.432

Sofferenze bancarie su impieghi [%] 4,4 3,9 3,1

Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati propri, Unioncamere-Movimprese, Istat e Banca d’Italia

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Ampliando l’intervallo di osservazione, è possibile rilevare il rallentamento

della crescita che ha interessato nel 2007 l’economia maceratese. Difatti, se nei precedenti due anni la provincia di Macerata aveva mantenuto, nella produzione di ricchezza, gli stessi ritmi dell’Italia, con variazioni del Pil superiori o uguali alla media nazionale, nel 2007 ha segnato il passo: l’incremento (a prezzi correnti) è stato del 2,4% nel 2005, del 3,7% nel 2006 e del 3,3% nel 2007, a fronte di variazioni a livello nazionale pari rispettivamente al 2,3% e al 3,7% e 3,8%. Comunque, seppur attenuata, la crescita della ricchezza provinciale è stata trainata principalmente dal buon andamento del settore terziario e da una ripresa del comparto manifatturiero che, come già considerato, ha avviato un importante processo di trasformazione, razionalizzazione e riposizionamento. All’interno del settore terziario, gli incrementi più rilevanti sono realizzati dai comparti maggiormente legati all’industria, ad ulteriore conferma della sussistenza di processi di riorganizzazione delle funzioni produttive e di servizio.

L’entrata nel mercato degli scambi mondiali di economie emergenti, che puntano su politiche di costo e di prezzo particolarmente aggressive, ha alterato gli equilibri esistenti, spingendo i Paesi ad economia avanzata a correggere le proprie strategie competitive ed a ricercare un nuovo posizionamento. Ne consegue, pertanto, come si renda assolutamente indispensabile investire per agevolare ulteriormente il passaggio verso produzioni ad elevato valore aggiunto, capaci di conferire vantaggi competitivi, nel breve ma anche nel medio e lungo periodo, e garantire maggiore produzione di ricchezza. Nondimeno, per aggredire e conquistare fasce medio-alte di mercato è necessario il perseguimento e l’attuazione di politiche e strategie complesse, soprattutto tenuto conto della peculiarità del sistema produttivo locale, rappresentato principalmente da piccole e medie imprese. Naturalmente, in un contesto di questo tipo, le concentrazioni presenti nei distretti comportano rilevanti vantaggi competitivi — connessi alle maggiori opportunità offerte in termini di accordi, scambi, forniture, know how — che permettono di sfruttare benefici correlati alle economie di sistema. Questo aspetto assume particolare rilevanza dato che ormai non sono più sufficienti i semplici rapporti commerciali tra le imprese impegnate nelle diverse fasi del processo produttivo, rendendosi sempre più necessaria ed indispensabile l’integrazione tra le stesse e il perseguimento di una politica di “qualità della filiera”, che investa tutti gli attori che vi partecipano.

2007rapporto sullostato dell’economiadella provincia di macerata

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Figura 5 - Variazione percentuale annuale del Prodotto Interno Lordo. Provincia di Macerata (stima), Regione Marche e Italia. Anni 2004-2007 (valori a prezzi correnti)

2,0

3,0

4,0

5,0

Macerata 2,4 3,7 3,3

Marche 2,3 4,2 4,3

ITALIA 2,3 3,7 3,8

2005/2004 2006/2005 2007/2006

Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati propri

Sul fronte commerciale si osserva come la dinamica delle esportazioni, risultata particolarmente positiva nel biennio 2005/2006, abbia subito una decisa inversione di tendenza nel 2007. In particolare, nel 2005 e nel 2006 la provincia ha registrato incrementi delle vendite all’estero pari rispettivamente al 4,8% e al 13,5%, a fronte di variazioni medie nazionali del 5,5% e del 9,0%, mentre nel 2007 ha subito una decisa flessione (–4,8%), specialmente se confrontata con la tenuta delle esportazioni a livello regionale (+6,8%) e nazionale (+8,0%).

Tradizionalmente, la provincia di Macerata apporta un contributo positivo al Paese in termini di saldo tra esportazioni ed importazioni. Tuttavia, l’accesso ai mercati esteri avviene principalmente mediante il ricorso a canali indiretti — attraverso agenti o altre catene distributive — mentre i canali di presenza diretta appaiono deboli ed insufficienti: mancano investimenti diretti, una rete commerciale robusta, alleanze e cooperazioni importanti con imprese nazionali o estere; gli investimenti diretti esteri risultano insufficienti.

Occorre incoraggiare e sostenere il processo di internazionalizzazione attraverso interventi mirati che consentano alle imprese di entrare e/o consolidare la propria posizione nei mercati esteri. Difatti, un sistema fortemente frammentato come il nostro, il cui tessuto produttivo è costituito principalmente da piccole e medie imprese, rappresenta ragionevolmente un limite alla conquista di quote di mercato in Paesi stranieri e richiede, pertanto, azioni di accompagnamento ai processi di internazionalizzazione produttiva e commerciale.

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Figura 6 - Variazione percentuale annuale delle esportazioni. Provincia di Macerata, Regione Marche e Italia. Anni 2003-2007

-10,0

-5,0

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

Macerata -4,6 4,8 13,5 -4,8

Marche 1,4 6,3 21,3 6,8

Italia 7,5 5,5 10,7 8,0

2004/2003 2005/2004 2006/2005 2007/2006

Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati propri

L’elevata vocazione per l’attività di impresa viene suffragata dall’indice di imprenditorialità, con 12,7 aziende registrate ogni 100 abitanti, a fronte di una media nazionale pari a 10,4. Ad ogni modo, l’elevata propensione per l’attività di impresa non è una caratteristica peculiare della nostra provincia, ma interessa larga parte del territorio regionale: l’unica provincia marchigiana con un indicatore inferiore alla media nazionale è quella di Ancona (10,0 aziende registrate ogni 100 abitanti).

Figura 7 - Indice di imprenditorialità (imprese registrate ogni 100 abitanti) Province marchigiane, Regione Marche e Italia. Anno 2007 (valori percentuali)

10,0

12,3 12,012,7

11,610,4

0,0

2,0

4,0

6,0

8,0

10,0

12,0

14,0

Ancona Ascoli Piceno Pesaro Urbino Macerata Marche Italia

Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Unioncamere - Movimprese e Istat

2007rapporto sullostato dell’economiadella provincia di macerata

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L’alta frammentazione del nostro sistema economico-produttivo conferisce alle reti ed alle filiere di imprese, intese come rapporti tra imprese sempre più stringenti sia di tipo verticale sia di tipo orizzontale, una fondamentale e crescente importanza. L’innalzamento della concorrenza e l’esigenza di un passaggio verso produzioni ad elevato valore aggiunto comportano ingenti investimenti che le imprese spesso non sono in grado di sostenere individualmente. Ne consegue l’importanza di agevolare e favorire l’integrazione tra le imprese in una logica di innovazione e qualità, espandendo e sviluppando i mercati di sbocco e sostenendo le imprese stesse nel passaggio dalla specializzazione dei prodotti alla specializzazione dei mercati, intesa quest’ultima come la necessità di “puntare” su aree di mercato attraverso la realizzazione di prodotti in grado di posizionarsi nella fascia medio-alta.

Ampliando l’orizzonte di riferimento, nel medio periodo si evidenzia l’espansione del tessuto imprenditoriale, che, dal 2000 al 2007, registra una crescita media delle imprese attive del 4,0%, leggermente più contenuta rispetto al valore nazionale (+6,9%); da sottolineare come finalmente quest’anno, dal lontano 2003, l’incremento registrato è stato più sostenuto rispetto alla media nazionale (+0,5% contro +0,3%). L’aumento del numero di imprese, che costituisce un importante indicatore della vivacità del tessuto produttivo provinciale, è stato trainato, in tale periodo, dal buon andamento delle costruzioni (+38,9%) e dei servizi alle persone e alle imprese (settore K +52,5%, altri servizi +12,0%), mentre diminuiscono le attività dell’agricoltura e della pesca (–14,5%). In crescita, ma in misura molto più contenuta, anche i comparti del commercio e ristorazione (+3,6%) e dell’industria in senso stretto (+0,8%).

Lo sviluppo dell’edilizia e del terziario, rispetto ai più tradizionali comparti dell’agricoltura e dell’industria, deriva dalle maggiori opportunità offerte in termini di produzione di valore aggiunto. Ciò nonostante, la sostanziale stabilità del comparto manifatturiero non deve intendersi come un elemento di criticità, essendo effettivamente il frutto del costante passaggio dalle produzioni tradizionali e a basso valore aggiunto a quelle più innovative e di qualità. Inoltre, occorre sottolineare lo sviluppo della macrofiliera manifatturiero-servizi, una risposta di strategia industriale ad un ciclico periodo di difficoltà, con processi di riorganizzazione produttiva, esternazionalizzazione di attività e valorizzazione di asset intangibili, con un aumento della componente terziaria all’interno delle imprese manifatturiere, che ha consentito la crescita del valore aggiunto prodotto.

Dopo aver osservato le dinamiche del sistema produttivo locale, è importante analizzare gli effetti della situazione economica sul tenore di vita delle famiglie, attraverso l’approfondimento delle dinamiche di crescita del pil pro-capite o del patrimonio familiare (indicatori proxy del livello medio di reddito/ricchezza del tessuto sociale locale). In effetti, è indubbio che, se per il “sistema impresa” il 2007 è stato sostanzialmente un anno positivo, per il sistema economico e sociale nel suo complesso esso ha rappresentato una “inversione”, per effetto dell’inconfutabile innalzamento del costo della vita, conseguenza di una considerevole lievitazione dei prezzi di molti beni e servizi primari (alimentari e non) e del diffondersi tra le famiglie della crescente percezione circa un ulteriore peggioramento del tenore di vita.

Un più basso tenore di vita nella provincia è confermato dai dati relativi alla ricchezza prodotta: il Pil pro-capite in provincia risulta essere pari a 25.329 euro, a fronte dei 26.203 euro a livello regionale e dei 25.921 euro in Italia. Relativamente, invece, al patrimonio disponibile, la minore ricchezza prodotta e disponibile non ha compromesso, nel tempo, la formazione della ricchezza, con

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il valore del patrimonio medio familiare più alto tra le province della regione, a conferma dell’elevata propensione e capacità di risparmio della popolazione maceratese. In particolare, le famiglie residenti nella provincia tendono più che altrove, con la sola eccezione in ambito regionale della provincia di Pesaro Urbino, a concentrare la ricchezza nelle attività reali, che rappresentano il 64,3% della ricchezza disponibile, a fronte di una media regionale del 63,9% e nazionale del 62,1%. Questa diversa distribuzione della ricchezza evidenzia la maggiore tendenza delle famiglie della provincia ad investire i risparmi e le disponibilità finanziarie nelle attività reali, e in particolare nelle abitazioni, rispetto a quanto venga mediamente fatto in Italia. Al tempo stesso la quota di ricchezza destinata ai valori mobiliari rappresenta appena il 18,3%, a fronte di una media regionale del 18,1% e nazionale del 20,9%, evidenziando un atteggiamento prudente nella gestione del risparmio e degli investimenti da parte delle famiglie. Contenuta è inoltre la concentrazione nelle riserve (Fondi pensioni, TFR, assicurazioni ramo vita, ecc.), pari al 6,5% contro una media regionale del 7,1% e nazionale del 7,3%, mentre è più alta la quota dei depositi (10,9% contro il 9,8% nazionale), confermando la tendenza delle famiglie della provincia a concentrare le proprie disponibilità in forme di tutela del risparmio più “sicure”, soprattutto in una fase di incertezza sulla situazione economica nazionale.

Tabella 5 - Graduatoria delle prime 5 ed ultime 5 province per indice di qualità della vita e posizione della provincia di Macerata in relazione ai diversi indicatori. Anno 2007

INDICE GENERALE

Posizione Provincia Differenza posiz. rispetto al 2006

Posizione Provincia Differenza posiz. rispetto al 2006

1 Trento 3 98 Taranto 4

2 Bolzano 1 99 Catanzaro –11

3 Aosta 12 100 Catania 3

4 Belluno 5 101 Foggia –1

5 Sondrio 12 102 Benevento –13

18 Macerata 3 103 Agrigento –8

POSIZIONE DELLA PROVINCIA DI MACERATA PER SINGOLO INDICATORE

Tenore di vita: 42 Affari e lavoro: 46

Ordine pubblico: 20 Popolazione: 9

Servizi ambiente e salute: 72 Tempo libero: 18

Fonte: Il Sole 24 Ore

Osservando le variazioni registrate tra il 2005 e il 2006 si rileva in Italia un aumento del valore del patrimonio particolarmente sostenuto (+7,6%), che evidenzia una tendenza da parte delle famiglie all’accumulo della ricchezza e una limitata propensione al consumo; la tendenza al risparmio in una fase di incertezza sulla situazione economica nazionale appare ancora più evidente confrontando l’incremento del patrimonio con la variazione del Pil (+3,7% nello stesso periodo di tempo).

Analoga situazione in provincia di Macerata dove, a parità di crescita del Pil, si registra addirittura un maggiore incremento del patrimonio complessivo

2007rapporto sullostato dell’economiadella provincia di macerata

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(+9,9%), evidenziando una ancor più ridotta dinamica dei consumi, la cui crescita mostra dal 2003 una costante flessione in entrambe le componenti, alimentare e non. Difatti, è opportuno sottolineare ancora una volta l’atteggiamento prudente delle famiglie della provincia, con una tendenza ad investire nelle attività reali (+12,0% tra il 2005 ed il 2006) e in quelle finanziarie a basso rischio come i depositi (+14,8%) e le riserve (10,3%), mentre quasi stabile resta la quota destinata ai valori mobiliari (+0,5%).

Tabella 6 - Valore del patrimonio delle famiglie. Anno 2006 (valori assoluti in milioni di euro)

Attività reali Attività finanziarie

Abitazioni Terreni Totale Depositi Valori mobiliari Riserve Generale

Totale generale

MACERATA 27.362 1.755 29.117 4.944 8.288 2.923 16.155 45.272

PESARO E URBINO 31.199 1.639 32.838 5.643 7.741 3.331 16.715 49.553

ANCONA 41.457 1.634 43.091 7.565 12.671 5.668 25.904 68.995

ASCOLI PICENO 30.338 1.370 31.708 5.300 10.000 3.231 18.531 50.239

MARCHE 130.356 6.398 136.754 23.452 38.700 15.153 77.305 214.059

ITALIA 5.155.987 221.872 5.377.859 846.381 1.809.373 631.870 3.287.624 8.665.483

Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

Tabella 7 - Valore del patrimonio delle famiglie. Anno 2006 (quota percentuale sul totale generale)

Attività reali Attività finanziarie

Abitazioni Terreni Totale Depositi Valori mobiliari Riserve Generale

Totale generale

MACERATA 60,4% 3,9% 64,3% 10,9% 18,3% 6,5% 35,7% 100,0%

PESARO E URBINO 63,0% 3,3% 66,3% 11,4% 15,6% 6,7% 33,7% 100,0%

ANCONA 60,1% 2,4% 62,5% 11,0% 18,4% 8,2% 37,5% 100,0%

ASCOLI PICENO 60,4% 2,7% 63,1% 10,5% 19,9% 6,4% 36,9% 100,0%

MARCHE 60,9% 3,0% 63,9% 11,0% 18,1% 7,1% 36,1% 100,0%

ITALIA 59,5% 2,6% 62,1% 9,8% 20,9% 7,3% 37,9% 100,0%

Fonte: Istituto Guglielmo Tagliacarne

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I cambiamenti della

struttura produttiva

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I cambiamenti della struttura produttiva

La produzione di ricchezza

Il PIL (Prodotto Interno Lordo) ed il valore aggiunto rappresentano degli aggregati utili per: a) misurare e confrontare la capacità dei diversi sistemi economici di generare ricchezza durante il periodo di riferimento; b) offrire, attraverso il dato pro capite, un’indicazione sintetica del livello di benessere di chi abita in quel territorio.

L’Istituto Tagliacarne ha fornito le prime stime provvisorie sul PIL provinciale relativo al 2007:3 nell’ultimo anno si avrebbe una variazione positiva in termini correnti (cioè eliminando l’effetto distorsivo prodotto dalla variazione nel tempo dei prezzi al consumo) pari al 3,3%, un dato meno performante rispetto alla media nazionale (4%) e regionale (4,3%). Allargando l’orizzonte temporale al periodo 2003/2007 si osserva una riduzione del gap rispetto alle aree di confronto, grazie a un ritmo di crescita del 14,5%, laddove i valori medi nazionale e regionale si sono attestati, rispettivamente, al 14,9% e al 17,3%.

Tabella 8 - Prodotto interno lordo a prezzi correnti. Anni 2003-2007 (valori assoluti in milioni di euro e variazioni percentuali)

Territorio 2003 2004 2005 2006 2007

provvisorio Variazione % 2007/2006

Variazione %2007/2003

MACERATA 7.004 7.193 7.487 7.762 8.016 3,3% 14,5%

PESARO-URBINO 7.696 8.171 8.470 8.840 9.195 4,0% 19,5%

ANCONA 11.340 12.173 12.265 13.030 13.600 4,4% 19,9%

ASCOLI PICENO 8.313 8.634 8.772 9.028 9.501 5,2% 14,3%

MARCHE 34.352 36.171 36.994 38.661 40.312 4,3% 17,3%

CENTRO 280.862 299.814 307.708 321.074 337.780 5,2% 20,3%

ITALIA 1.335.352 1.390.539 1.423.048 1.475.401 1.534.561 4,0% 14,9%

Fonte: Istituto G. Tagliacarne

Tabella 9 - Prodotto interno lordo pro capite a prezzi correnti. Anni 2003-2007 (valori assoluti in euro e variazioni percentuali)

Territorio 2003 2004 2005 2006 2007

provvisorio Variazione % 2007/2006

Variazione %2007/2003

MACERATA 22.792 23.102 23.832 24.592 25.329 3,0% 11,1%

PESARO-URBINO 21.486 22.490 23.082 23.924 24.764 3,5% 15,3%

ANCONA 24.928 26.492 26.496 27.986 29.110 4,0% 16,8%

ASCOLI PICENO 22.206 22.863 23.097 23.654 24.778 4,8% 11,6%

MARCHE 22.982 23.926 24.278 25.228 26.203 3,9% 14,0%

CENTRO 25.412 26.805 27.270 28.088 29.219 4,0% 15,0%

ITALIA 23.181 23.903 24.281 25.032 25.921 3,6% 11,8%

Fonte: Istituto G. Tagliacarne

3 Il Prodotto Interno Lordo (valutato ai prezzi di mercato) è dato, per gli anni fino al 2006, dalla

somma del valore aggiunto ai prezzi base incrementata delle imposte indirette sulle importazioni, al netto dei servizi di intermediazione finanziaria indirettamente misurati. La stima del 2007 si basa invece su un modello che lega simultaneamente il Prodotto Interno Lordo ad alcuni indicatori disponibili a livello territoriale a cadenza infra-annuale ed ad una estrapolazione basata sul trend storico di tale indicatore.

2007rapporto sullostato dell’economiadella provincia di macerata

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Il valore monetario pro capite, stimato in 25.329 euro, consente peraltro all’economia maceratese di salire alla 54ª posizione nella relativa graduatoria nazionale. La distanza dal valore medio del Paese, quantificabile in poco meno di 600 euro, può essere rappresentata in modo più efficace grazie alla costruzione di un numero-indice che, ponendo la media del Paese uguale a 100, risulterebbe pari a 98,2 per la provincia di Macerata, stabile rispetto all’anno precedente. In ambito regionale, nonostante la nostra si collochi al secondo posto fra le province marchigiane — sempre secondo le stime provvisorie riferite al 2007 — salirebbe a 3.781 euro il gap rispetto ad Ancona, che nella graduatoria nazionale traina il gruppo da una posizione molto avanzata (25ª posizione), dopo aver scalzato Torino e Trieste.

Tabella 10 - Numeri-indice PIL pro capite a prezzi correnti (media Italia = 100). Anni 2003-2007

Territorio 2003 2004 2005 2006 2007 provvisorio

MACERATA 98,3 96,6 98,1 98,2 97,7

PESARO-URBINO 92,7 94,1 95,1 95,6 95,5

ANCONA 107,5 110,8 109,1 111,8 112,3

ASCOLI PICENO 95,8 95,7 95,1 94,5 95,6

MARCHE 99,1 100,1 100,0 100,8 101,1

CENTRO 109,6 112,1 112,3 112,2 112,7

ITALIA 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: Istituto G. Tagliacarne

Secondo le stime dell’Istituto Tagliacarne, il valore aggiunto creato nel 2006 in provincia di Macerata ha sfiorato la cifra di 7 miliardi di euro e superato il 20% del totale regionale. La composizione percentuale per macrosettore economico di questo aggregato (che lascia fuori dal calcolo le imposte indirette sui beni e servizi) consente di valutare l’incidenza degli stessi comparti sulla produzione della ricchezza nell’ambito della realtà maceratese.

In particolare, il peso relativo dell’industria in senso stretto all’interno della realtà provinciale appare stabile al 26,3% (nel 2005 l’ISTAT calcolò il 26,2%), a dispetto di un trend nazionale che, nel medio-lungo periodo, vede la stessa quota ridimensionarsi. Il valore appare decisamente elevato rispetto alla media nazionale (20,5%) in ragione della concentrazione di attività manifatturiere nella provincia, come nel resto del territorio regionale.

Il fatto che l’incidenza dell’industria in generale appaia in calo rispetto al 2005 si deve esclusivamente all’inversione di rotta del settore edilizio, manifestatasi già nel corso del 2006 dopo un lungo ciclo espansivo. Le costruzioni hanno infatti subito — in provincia di Macerata come nel resto della regione — uno scivolamento della quota relativa al 5,6% su scala territoriale (contro il 6,3% calcolato dall’ISTAT per l’anno precedente) ed un calo del valore aggiunto, non solo in termini reali ma persino a livello nominale (389 milioni di euro contro i 407 del 2005).

Il settore economico maggiormente capace di produrre ricchezza resta il terziario (commercio, alberghi, ristoranti, trasporti, comunicazioni e altri servizi) con una quota del 66,3%, ovviamente inferiore al valore medio nazionale (71,4%), sul quale incidono realtà con una minore vocazione industriale. La quota stimata in provincia di Macerata è peraltro in crescita rispetto a quella

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calcolata dall’ISTAT per l’anno precedente (65,3%), analogamente a quanto avviene su scala nazionale, dove lo spostamento verso i servizi delle nuove iniziative imprenditoriali prosegue da anni, ininterrottamente.

Infine, nel processo di formazione del valore aggiunto appare sempre più modesto il peso dell’agricoltura, sceso ormai sotto il due per cento e sotto la quota media nazionale che, seppure con una dinamica più lenta, segue la stessa tendenza al declino, legata anche alla crescente importazione di prodotti agricoli dall’estero.

Tabella 11 - Valore aggiunto a prezzi correnti per settore di attività economica. Anno 2006 (valori assoluti in milioni di euro)

Industria Agricoltura

In senso stretto Costruzioni Totale Servizi Totale

Economia

MACERATA 127 1.819 389 2.208 4.586 6.921

PESARO-URBINO 118 2.148 570 2.718 5.072 7.909

ANCONA 163 3.088 662 3.750 7.524 11.437

ASCOLI PICENO 189 1.962 388 2.350 5.465 8.004

MARCHE 598 9.017 2.009 11.026 22.647 34.271

CENTRO 4.391 45.403 15.448 60.851 221.998 287.240

ITALIA 27.192 270.001 79.776 349.777 939.615 1.316.584

Fonte: Unioncamere - Istituto G. Tagliacarne

Tabella 12 - Composizione percentuale del valore aggiunto per settore di attività economica. Anno 2006

Industria Agricoltura

In senso stretto Costruzioni Totale Servizi Totale

Economia

MACERATA 1,8 26,3 5,6 31,9 66,3 100,0

PESARO-URBINO 1,5 27,2 7,2 34,4 64,1 100,0

ANCONA 1,4 27,0 5,8 32,8 65,8 100,0

ASCOLI PICENO 2,4 24,5 4,8 29,4 68,3 100,0

MARCHE 1,7 26,3 5,9 32,2 66,1 100,0

CENTRO 1,5 15,8 5,4 21,2 77,3 100,0

ITALIA 2,1 20,5 6,1 26,6 71,4 100,0

Fonte: Unioncamere - Istituto G. Tagliacarne

Tabella 13 - Composizione percentuale del valore aggiunto per settore di attività economica. Anni 2001/2006

MACERATA MARCHE ITALIA

Anno

AgricolturaIndustria e Costruzioni

Altre attività Agricoltura

Industria e costruzioni

Altre attività Agricoltura

Industria e costruzioni

Altre attività

2001 3,2 34,2 62,6 2,8 33,2 64,0 2,7 28,1 69,2

2002 3,0 33,4 63,6 2,7 32,4 64,9 2,6 27,8 69,7

2003 2,8 32,3 64,9 2,5 31,5 66,0 2,5 27,1 70,4

2004 2,4 33,1 64,5 2,2 32,4 65,4 2,5 27,0 70,5

2005 2,2 32,5 65,3 2,0 32,1 65,8 2,2 26,6 71,2

2006 1,8 31,9 66,3 1,7 32,2 66,1 2,1 26,6 71,4

Fonte: ISTAT (2001/2005); Unioncamere - Istituto G. Tagliacarne (2006)

2007rapporto sullostato dell’economiadella provincia di macerata

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L’Istituto Tagliacarne ha reso poi disponibili alcuni dati sul valore aggiunto dell’artigianato, che al termine di un anno, come il 2005, decisamente negativo per l’economia italiana, ha visto il contributo delle imprese maceratesi crescere del 5,4% sull’anno precedente, contro valori prossimi allo zero delle altre province marchigiane e una media nazionale del 2,4%. Il risultato è tanto più significativo considerando il peso di questo settore “trasversale” sul totale dell’economia provinciale, che sfiora il 20% (12% in Italia).

Tabella 14 - Valore aggiunto ai prezzi base dell’artigianato. Anno 2005 (Valori in milioni di euro correnti e variazioni medie annue rispetto al 2004)

Imprese artigiane esercenti

attività industriali in senso stretto

Imprese artigiane esercenti attività

di costruzioni

Imprese artigiane esercenti

altre attività

Totale imprese artigiane

% Valore aggiunto imprese artigiane su Totale Economia

Valore aggiunto

Var. % su 2004

Valore aggiunto

Var. % su 2004

Valore aggiunto

Var. % su 2004

Valore aggiunto

Var. % su 2004

MACERATA 19,9% 603 0,4% 252 15,2% 455 7,4% 1.310 5,4%

PESARO E URBINO 13,4% 615 –0,1% 337 1,9% 478 1,2% 1.429 0,8%

ANCONA 19,9% 621 –0,7% 367 –0,6% 535 1,3% 1.523 0,0%

ASCOLI PICENO 22,1% 789 –4,3% 333 9,2% 526 2,2% 1.648 0,3%

MARCHE 18,3% 2.628 –1,4% 1.288 5,3% 1.994 2,9% 5.910 1,4%

CENTRO 10,8% 11.458 –1,1% 6.665 6,6% 11.095 3,7% 29.218 2,4%

ITALIA 12,1% 57.767 –0,7% 39.761 6,6% 56.233 2,9% 153.761 2,4%

Fonte: Unioncamere - Istituto G. Tagliacarne

L’apertura sui mercati internazionali

Nel 2007, secondo i dati provvisori — e da considerare dunque con cautela — diffusi dall’ISTAT, l’interscambio commerciale della provincia di Macerata ammonterebbe a 2.435 milioni di euro, di cui 1.634 relativi all’export e 801 all’import. Come da tradizione, la bilancia commerciale ha espresso dunque un saldo attivo, che nello specifico ha superato gli 833 milioni di euro.

Si osserva immediatamente che dopo la vistosa ripresa del 2006, caratterizzato da una crescita del 13,5% sull’anno precedente, il valore dell’export provinciale nel 2007 sarebbe scivolato all’indietro del 4,8%, per complessivi 83 milioni di euro. Questo dato negativo, in controtendenza rispetto al panorama nazionale (+8%) e regionale (+6,8%), è imputabile principalmente alla seconda parte dell’anno, come mostra il grafico posto in fondo a questo paragrafo, che permette di confrontare trimestri corrispondenti, anno su anno. L’andamento delle esportazioni è stato in effetti altalenante nel corso di questi anni, con un calo di analoghe dimensioni subito nel 2004, tanto che nell’ultimo quadriennio l’incremento complessivo si limiterebbe al 7,9%, a fronte di una variazione nazionale del 35,5% e regionale del 39,8%.

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Tabella 15 - Valore delle esportazioni. Anni 2003-2007 (valori in migliaia di euro)

2003 2004 2005 2006 2007

provvisorio Variazione % 2007/2006

Variazione % 2007/2003

MACERATA 1.514.398 1.444.258 1.513.088 1.717.163 1.634.062 –4,8% 7,9%

PESARO E URBINO 1.617.599 1.703.051 1.776.450 2.053.360 2.301.440 12,1% 42,3%

ANCONA 3.703.039 3.937.440 3.990.642 4.414.160 4.628.173 4,8% 25,0%

ASCOLI PICENO 1.997.517 1.872.508 2.244.216 3.370.848 3.781.056 12,2% 89,3%

MARCHE 8.832.554 8.957.257 9.524.396 11.555.531 12.344.731 6,8% 39,8%

CENTRO 42.449.065 44.592.301 45.252.251 51.616.542 55.387.620 7,3% 30,5%

ITALIA 264.615.606 284.413.361 299.923.416 332.012.885 358.633.068 8,0% 35,5%

Fonte: Elaborazioni Camera di Commercio di Macerata su dati ISTAT

Anche la tendenza all’aumento delle importazioni ha subito una decelerazione nel corso del 2007, che si è chiuso con un modesto +2,1%. Nel complesso, tra il 2003 e il 2007, la crescita delle importazioni — in parte collegata alla domanda di materie prime e semilavorati dell’industria locale e in parte riconducibile alla crescente propensione del sistema economico di acquisire dall’estero prodotti di basso e medio livello tecnologico — ha superato il 42%, quasi ricalcando la media nazionale (+40%), mentre la crescita delle importazioni regionali è stata più che doppia (+85,6%).

Tabella 16 - Valore delle importazioni. Anni 2003-2007 (valori in migliaia di euro)

2003 2004 2005 2006 2007 provvisorio

Variazione % 2007/2006

Variazione % 2007/2003

MACERATA 563.757 583.575 676.270 784.605 800.946 2,1% 42,1%

PESARO E URBINO 500.971 514.055 589.636 735.874 862.130 17,2% 72,1%

ANCONA 1.929.727 2.006.630 2.262.327 2.784.605 3.013.043 8,2% 56,1%

ASCOLI PICENO 912.056 901.786 1.339.296 2.193.987 2.574.484 17,3% 182,3%

MARCHE 3.906.511 4.006.047 4.867.528 6.499.072 7.250.603 11,6% 85,6%

CENTRO 42.986.962 43.606.423 48.844.133 54.405.835 59.055.869 8,5% 37,4%

ITALIA 262.997.974 285.634.442 309.292.049 352.464.683 368.080.376 4,4% 40,0%

Fonte: Elaborazioni Camera di Commercio di Macerata su dati ISTAT

Rapportando il valore dell’interscambio commerciale con il PIL di un territorio si può costruire un indice atto a descriverne il grado di apertura verso i mercati esteri. Per l’economia maceratese (sulla base di dati, si ricordi, provvisori da entrambi i fronti) nel 2007 questo indice si sarebbe ridotto — dopo il balzo in avanti dell’anno precedente — tornando a valori di poco superiori al 30%. Un “tasso di apertura” così contenuto rispetto a tutte le aree di confronto è imputabile più al limitato volume delle importazioni, che non alla scarsa capacità del sistema economico locale di proporsi sui mercati esteri. Ponendo al numeratore i soli flussi in uscita si ottiene infatti un “indice di propensione all’export” (pari a 20,4) relativamente meno distante, e in un caso superiore, rispetto ai corrispondenti indici delle medesime aree di confronto: Italia (23,4), Centro (16,4) e Marche (30,6).

Del resto, il cosiddetto ”tasso di copertura” dell’export sull’import maceratese, pari a 204, continua ad essere superiore a quello regionale (170,3)

2007rapporto sullostato dell’economiadella provincia di macerata

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e addirittura doppio rispetto a quello nazionale (97,4). Ciò segnala la presenza di una bilancia commerciale in forte attivo, con le esportazioni che superano il doppio delle importazioni. Anche nelle altre realtà marchigiane si registra un saldo positivo, tipico delle economie a forte vocazione industriale, ma l’indice appare ovunque in calo per effetto di un incremento delle importazioni superiore a quello delle esportazioni (in parte riconducibile al rincaro del prezzo del petrolio). In Italia, invece, dopo anni di flessione, l’indice ha registrato nel 2007 una nuova crescita grazie alla rinnovata capacità delle imprese italiane di proporsi sui mercati esteri.

Tabella 17 - Tasso di apertura (Esportazioni + Importazioni)/PIL*100. Anni 2003-2007 (valori percentuali)

2003 2004 2005 2006 2007 provvisorio

MACERATA 29,7 28,2 29,2 32,2 30,4

PESARO E URBINO 27,5 27,1 27,9 31,6 34,4

ANCONA 49,7 48,8 51,0 55,2 56,2

ASCOLI PICENO 35,0 32,1 40,9 61,6 66,9

MARCHE 37,1 35,8 38,9 46,7 48,6

CENTRO 30,4 29,4 30,6 33,0 33,9

ITALIA 39,5 41,0 42,8 46,4 47,4

Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati propri e Istat

Tabella 18 - Tasso di copertura (Esportazioni/Importazioni*100). Anni 2003-2007 (valori percentuali)

2003 2004 2005 2006 2007 provvisorio

MACERATA 268,6 247,5 223,7 218,9 204,0

PESARO E URBINO 322,9 331,3 301,3 279,0 266,9

ANCONA 191,9 196,2 176,4 158,5 153,6

ASCOLI PICENO 219,0 207,6 167,6 153,6 146,9

MARCHE 226,1 223,6 195,7 177,8 170,3

CENTRO 98,7 102,3 92,6 94,9 93,8

ITALIA 100,6 99,6 97,0 94,2 97,4

Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati propri e Istat

Un mix settoriale sbilanciato verso uno o pochi rami produttivi rende un sistema economico più fragile di fronte alle crisi di settore, soprattutto nel caso di modelli di specializzazione orientati verso i settori tradizionali, maggiormente esposti alla pressione di alcuni paesi, come quelli del Far East, più competitivi dal lato dei costi. E in effetti, nel caso del nostro export, a perdere terreno è soprattutto la voce più importante, cioè il sistema moda che vale ben oltre la metà del totale e perde complessivamente il 13% rispetto al 2006. Una particolare criticità si evidenzia nel tessile-abbigliamento, che da solo perde il 29,4% e più di 80 milioni di euro in valore assoluto, ma non brilla nemmeno il comparto cuoio, pelli e calzature, che lascia sul campo il 7,5% ed oltre 57 milioni. Tutti gli altri comparti caratterizzati da volumi significativi dei flussi in

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uscita hanno dato, invece, un contributo positivo: macchine ed apparecchiature elettriche, elettroniche ed ottiche (+9,3%); macchine ed apparecchi meccanici (+2,3%); metalli e prodotti in metallo (il più vivace, con un +39,3% corrispondente ad oltre 23 milioni in più); prodotti chimici, fibre sintetiche ed artificiali (+4,1%); articoli in gomma e materie plastiche (+1,7%); prodotti alimentari (+22,5%).

In base alle variazioni registrate nell’ultimo anno, il peso relativo del sistema moda nella struttura delle esportazioni provinciali si riduce dal 60,6% al 55,2%, ciò a vantaggio degli altri settori: in particolare il peso relativo del macro-comparto della metalmeccanica (macchine ed apparecchi meccanici, metalli, prodotti in metallo e mezzi di trasporto) sale dall’11% al 13,3%, le macchine ed apparecchiature elettriche, elettroniche ed ottiche dall’8,4% al 9,7% e la chimica-gomma-plastica dal 7,7% all’8,3%.

Tabella 19 - Provincia di Macerata: esportazioni per settore Anni 2006-2007 (valori assoluti in migliaia di euro, quote e variazioni percentuali)

Merce 2006 2007 provvisorio

Quota % 2006

Quota % 2007

Variazione % 2007/2006

PRODOTTI DELLA PESCA E DELLA PISCICOLTURA 1.181 1.654 0,1% 0,1% 40,1%

PRODOTTI TRASFORMATI E MANUFATTI 1.714.969 1.631.366 99,9% 99,8% –4,9%

Prodotti alimentari, bevande e tabacco 27.818 34.078 1,6% 2,1% 22,5%

Prodotti delle industrie tessili e dell'abbigliamento 274.448 193.820 16,0% 11,9% –29,4%

Cuoio e prodotti in cuoio, pelle e similari 765.609 708.001 44,6% 43,3% –7,5%

Legno e prodotti in legno 4.121 3.630 0,2% 0,2% –11,9%

Pasta da carta, carta e prodotti di carta; prodotti dell'editoria e della stampa

13.585 13.340 0,8% 0,8% –1,8%

Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali 74.185 77.206 4,3% 4,7% 4,1%

Articoli in gomma e materie plastiche 58.239 59.213 3,4% 3,6% 1,7%

Prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 8.938 9.765 0,5% 0,6% 9,3%

Metalli e prodotti in metallo 59.350 82.699 3,5% 5,1% 39,3%

Macchine ed apparecchi meccanici 119.304 122.057 6,9% 7,5% 2,3%

Macchine elettriche ed apparecchiature elettriche, elettroniche ed ottiche

144.382 157.864 8,4% 9,7% 9,3%

Mezzi di trasporto 10.904 11.032 0,6% 0,7% 1,2%

Altri prodotti delle industrie manifatturiere 154.085 158.661 9,0% 9,7% 3,0%

ALTRE MERCI 1.013 1.041 0,1% 0,1% 2,8%

TOTALE MERCI 1.717.163 1.634.062 100,0% 100,0% –4,8%

Fonte: Elaborazioni Camera di Commercio di Macerata su dati ISTAT

La composizione dei flussi in uscita per area geografica conferma l’Europa come principale mercato di riferimento per l’economia maceratese: questa assorbe oltre l’80% dei prodotti destinati all’estero, anche per effetto della libera circolazione delle merci garantita in ambito UE, così come per

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l’orientamento delle imprese locali a posizionare i propri prodotti nei segmenti a maggior contenuto qualitativo, secondo modelli di consumo comparabili a quelli italiani. Per questo motivo, all’interno del Vecchio Continente, il vero baricentro commerciale è rappresentato dall’Unione Europea a 274 che da sola vale oltre il 60% dell’export provinciale. La propensione a conquistare le fasce medio alte di mercato è confermata dal peso relativo delle esportazioni in Medio Oriente e nell’Asia Orientale (8,1% complessivo) e in Nord America (4,3%), che rappresentano, dopo l’Europa, le principali aree di destinazione.

In valore assoluto, il generale andamento negativo dell’export può per la gran parte imputarsi ai paesi europei non aderenti all’UE (–24,6%), in particolare alla Federazione Russa, verso la quale le esportazioni scendono in un anno di 108 milioni di euro corrispondenti al 43,4% in meno, e all’Ucraina (–13 milioni e –18,4%). I numeri sono sfavorevoli anche sui mercati dell’Asia Orientale (–9 milioni e –10,9%) e sul fronte nordamericano (–10 milioni e –12,6%), anche a causa dello svantaggio competitivo derivante dal forte apprezzamento dell’Euro nel rapporto di cambio con il dollaro e lo Yen, che ha particolarmente penalizzato i flussi verso i mercati più vocati ai prodotti di qualità. Crescono, all’opposto, i mercati UE (+20 milioni e +2%), mediorientale (+11 milioni e +23,7%) e nordafricano (+9 milioni e +39,3%).

Tabella 20 - Provincia di Macerata: esportazioni per area di destinazione. Anni 2006-2007 (valori assoluti in migliaia di euro, quote e variazioni percentuali)

Paese 2006 2007 provvisorio

Quota % 2006

Quota % 2007

Variazione % 2007/2006

EUROPA 1.416.367 1.329.416 82,5% 81,4% –6,1%

Unione europea 27 981.733 1.001.684 57,2% 61,3% 2,0%

Altri paesi europei 434.633 327.732 25,3% 20,1% –24,6%

AFRICA 35.874 45.593 2,1% 2,8% 27,1%

Africa settentrionale 23.361 32.537 1,4% 2,0% 39,3%

Altri paesi africani 12.513 13.056 0,7% 0,8% 4,3%

AMERICA 102.730 93.395 6,0% 5,7% –9,1%

America settentrionale 80.950 70.787 4,7% 4,3% –12,6%

America centro meridionale 21.780 22.607 1,3% 1,4% 3,8%

ASIA 152.369 155.535 8,9% 9,5% 2,1%

Medio Oriente 44.895 55.549 2,6% 3,4% 23,7%

Asia centrale 20.930 22.849 1,2% 1,4% 9,2%

Asia orientale 86.544 77.137 5,0% 4,7% –10,9%

OCEANIA E ALTRI TERRITORI 9.822 10.123 0,6% 0,6% 3,1%

MONDO 1.717.163 1.634.062 100,0% 100,0% –4,8%

Fonte: Elaborazioni Camera di Commercio di Macerata su dati ISTAT

4 Appartengono a quest’area: Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia,

Lussemburgo, Olanda, Portogallo e Spagna (cioè i Paesi dell’Unione Monetaria), Danimarca, Regno Unito e Svezia (che insieme ai primi formano l’Unione a 15), Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Rep. Ceca, Rep. Slovacca, Slovenia e Ungheria (entrati nel 2004), Bulgaria e Romania (entrate nel 2007).

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Figura 8 - Provincia di Macerata: esportazioni per trimestre e media mobile su 4 periodi dal IV trim. 2003 al IV trim. 2007 (valori assoluti in milioni di euro)

Fonte: Elaborazioni Camera di Commercio di Macerata su dati ISTAT

La dinamica imprenditoriale

Nell’arco temporale che va dal 2001 al 2007, la dinamica imprenditoriale registrata dalla provincia di Macerata, pari a +2,7%, è la più bassa tra quelle delle province marchigiane: le imprese registrate passano, infatti, da 39.075 a 40.119. Tale risultato di performance è inferiore anche alla media regionale (+4,2%) e a quella nazionale (+5,7%).

Se, invece, osserviamo i dati in un’ottica di breve periodo, prendendo in esame l’ultimo anno, riscontriamo una contrazione del numero di imprese registrate, con una flessione del –2,0%. Le province di Ancona (+0,1%) ed Ascoli Piceno (+0,4%) evidenziano una situazione di sostanziale stazionarietà, mentre Pesaro fa rilevare una variazione positiva del +1,2%.

Figura 9 - Variazione percentuale del numero di imprese registrate. Provincia di Macerata*, Regione Marche e Italia. Anni 2001-2007 (valori percentuali)

-2,5 -2,0 -1,5 -1,0 -0,5 0,0 0,5 1,0 1,5 2,0

Macerata 0,9 1,5 0,5 0,9 0,7 -2,1 Marche 0,4 0,7 1,1 0,0 0,6 -0,1 Italia 0,7 1,3 1,6 1,3 0,9 0,0

2002/2001 2003/2002 2004/2003 2005/2004 2006/2005 2007/2006

* La variazione negativa riferita alla provincia di Macerata per il periodo 2007/2006 scaturisce dalle cancellazioni d’ufficio, non legata quindi a fattori di tipo economico

Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Unioncamere - Movimprese

2007rapporto sullostato dell’economiadella provincia di macerata

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Occorre ricordare, però, che la flessione registrata per la provincia di Macerata è dovuta essenzialmente all’effetto distorsivo creato dalle cosiddette cancellazioni d’ufficio, che nell’anno 2007 sono state oltre 1.100. Tali procedure conseguono all’applicazione di una specifica normativa5 che consente la cancellazione delle imprese non più operative da almeno tre anni, al fine di migliorare la qualità nel regime della pubblicità delle imprese.

Tabella 21 - Imprese registrate. Anni 2001, 2006 e 2007 (valori assoluti e variazioni percentuali)

2001 2006 2007* Variazione % 2007/2006*

Variazione % 2007/2001*

MACERATA* 39.075 40.955 40.119 –2,0% 2,7%

PESARO E URBINO 41.758 43.954 44.484 1,2% 6,5%

ANCONA 45.287 46.805 46.839 0,1% 3,4%

ASCOLI PICENO 45.283 46.923 47.105 0,4% 4,0%

MARCHE 171.403 178.637 178.547 –0,1% 4,2%

ITALIA 5.792.598 6.125.514 6.123.272 0,0% 5,7%

* La riduzione del numero delle imprese registrate in provincia di Macerata per l’anno 2007 (e le correlate variazioni) è legata alle cancellazioni d’ufficio e non a fattori di tipo economico

Fonte: Elaborazioni Camera di Commercio di Macerata su dati Infocamere

Analizzando le sole aziende attive, rispetto al 2006, aumentano in provincia le imprese che operano nella sanità e servizi sociali (+14,0%), nella produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua (+13,3%) e nell’istruzione (+6,6%). Positiva, ma più contenuta, la variazione del numero di imprese riconducibile alle attività immobiliari, noleggio, informatica e ricerca (+3,7%), al sistema turistico (+3,7%), ai servizi pubblici, sociali e personali (+2,3%) e all’intermediazione monetaria e finanziaria (+2,1%).

L’espansione del tessuto produttivo in questi settori ha compensato la diminuzione del numero di imprese registrata negli altri comparti: –7,7 % nell’estrazione di minerali, –4,1% nella pesca, –3,2% nei trasporti, –1,9% nell’agricoltura e –0,2% nel commercio.

Le attività manifatturiere, invece, rimangono in una situazione di sostanziale stazionarietà, con una variazione del +0,1%.

Osservando le variazioni di medio periodo, è interessante evidenziare la crescita nella produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua (+70,0% rispetto al 2001), nella sanità e servizi sociali (+49,3%), nell’istruzione (+42,1%), nelle attività immobiliari, noleggio, informatica e ricerca (+36,7%),

5 La CCIAA di Macerata, alla fine del 2006, ha avviato la procedura prevista dal D.P.R. 247 del

23/07/2004 e successiva circolare n. 3585/C del Ministero delle Attività Produttive, che ha fornito alle Camere di Commercio uno strumento più efficace per migliorare la qualità nel regime della pubblicità delle imprese, semplificando le procedure necessarie per la cancellazione d'ufficio di imprese non più operative, la cui persistenza negli archivi delle CCIAA comporta inutili oneri amministrativi e finanziari, oltre ad ostacolare la conoscenza della realtà economica del Paese.

Nel territorio della provincia di Macerata, tale procedura ha portato, nel solo anno 2007, alla cancellazione d’ufficio di oltre 1.100 posizioni da tempo inattive per irreperibilità o decesso dell’imprenditore, per mancato compimento di atti di gestione per tre anni consecutivi o per perdita dei titoli autorizzativi all’esercizio dell’attività dichiarata. La maggior parte delle cancellazioni d’ufficio ha riguardato imprese fallite nel corso degli anni precedenti, il cui stock si è dunque considerevolmente ridotto.

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nelle costruzioni (+33,2%) e nella ricettività turistica (+14,9%). Il settore manifatturiero, invece, ha una riduzione complessiva del –0,9%, mentre le imprese agricole sono scese del –12,4%.

Nel complesso, al 31 dicembre 2007, nonostante la contrazione registrata, l’agricoltura continua a rappresentare il principale comparto economico per numerosità delle imprese (26,7%), seguita dal commercio (22,9%), dal manifatturiero (15,0%) e dalle costruzioni (14,3%).

Tabella 22 - Provincia di Macerata: imprese attive per settore di attività economica. Anni 2001, 2006 e 2007 (valori assoluti, variazioni e distribuzione percentuale)

Settore di attività economica 2001 2006 2007 Var. % 07/06

Var. % 07/01

Distr. % 2007*

Agricoltura, caccia e silvicoltura 11.282 10.075 9.884 –1,9% –12,4% 26,7%

Pesca, piscicoltura e servizi connessi 156 169 162 –4,1% 3,8% 0,4%

Estrazioni di minerali 26 26 24 –7,7% –7,7% 0,1%

Attività manifatturiere 5.617 5.561 5.569 0,1% –0,9% 15,1%

Produzione/distribuzione energia elettr. gas e acqua 10 15 17 13,3% 70,0% 0,0%

Costruzioni 3.962 5.094 5.279 3,6% 33,2% 14,3%

Commercio all'ingrosso e al dettaglio 8.213 8.501 8.481 –0,2% 3,3% 22,9%

Alberghi e ristoranti 1.213 1.344 1.394 3,7% 14,9% 3,8%

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 1.064 1.070 1.036 –3,2% –2,6% 2,8%

Intermediazione monetaria e finanziaria 644 658 672 2,1% 4,3% 1,8%

Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca 1.978 2.607 2.704 3,7% 36,7% 7,3%

Istruzione 57 76 81 6,6% 42,1% 0,2%

Sanità e altri servizi sociali 71 93 106 14,0% 49,3% 0,3%

Altri servizi pubblici, sociali e personali 1.407 1556 1592 2,3% 13,1% 4,3%

Imprese non classificate 71 24 34 41,7% –52,1% -

TOTALE 35.771 36.869 37.035 0,5% 3,5% 100,0%

* al netto delle non classificate Fonte: Camera di Commercio di Macerata

A livello nazionale, si conferma il processo di terziarizzazione dell’economia, con un aumento del numero di imprese in tutte le tipologie di servizi, sia di tipo tradizionale come nel caso della sanità e dei servizi sociali (+38,3% tra il 2001 e il 2007), dell’istruzione (29,3%) o della ricettività turistica (+14,4%), sia in quelli più avanzati, quali le attività immobiliari, di noleggio, informatica e ricerca (+31,1%) o dell’intermediazione monetaria e finanziaria (+8%). In aumento anche il commercio (+3,5%), mentre tra gli altri settori si registra una crescita nella produzione e distribuzione di energia elettrica, acqua e gas (+40,1%), riconducibile al processo di liberalizzazione avviato, nelle costruzioni (+26,6%), trainate dal buon andamento del mercato immobiliare, e nella pesca (+5,5%). Contestualmente si riducono le imprese operanti nell’estrazione di minerali (–10,9%), nell’agricoltura (–10,8%) e nelle attività manifatturiere (–2,6%).

Salvo alcune eccezioni, nell’ultimo anno si conferma il buon andamento dei servizi e la riduzione di comparti legati al primario e al secondario, come l’agricoltura (settore fortemente interessato dalle cancellazioni d’ufficio), l’estrazione di minerali e il manifatturiero, per i quali le imprese sentono maggiormente la pressione concorrenziale dei Paesi in via di sviluppo.

Nel complesso, il commercio continua a rappresentare il principale comparto italiano per numerosità imprenditoriale (27,6% nel 2007), seguito

2007rapporto sullostato dell’economiadella provincia di macerata

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dall’agricoltura (+17,7%), settori all’interno dei quali si registra un’elevata frammentazione imprenditoriale. In particolare nel commercio, accanto ad imprese della grande distribuzione, si registra la presenza di un’articolata rete di piccole realtà aziendali prevalentemente a gestione familiare. Seguono le imprese di costruzioni (15,1%), le attività manifatturiere (12,2%) e le attività immobiliari, di noleggio, informatica e ricerca (11%), ossia uno dei settori che ha conosciuto negli ultimi anni una forte espansione per la sua dinamicità e capacità di produrre ricchezza.

Tabella 23 - Imprese attive per settore di attività economica in Italia Anni 2001, 2006 e 2007 (valori assoluti, variazioni e distribuzione percentuale)

Settore di attività economica 2001 2006 2007 Var. % 07/06

Var. % 07/01

Distr. % 2007*

Agricoltura, caccia e silvicoltura 1.021.288 935.127 910.952 –2,6% –10,8% 17,7%

Pesca, piscicoltura e servizi connessi 11.079 11.627 11.689 0,5% 5,5% 0,2%

Estrazioni di minerali 4.501 4.151 4.012 –3,3% –10,9% 0,1%

Attività manifatturiere 645.508 636.219 628.468 –1,2% –2,6% 12,2%

Produzione/distribuzione energia elettr. gas e acqua 2.397 3.160 3.357 6,2% 40,1% 0,1%

Costruzioni 613.041 750.324 775.886 3,4% 26,6% 15,1%

Commercio all'ingrosso e al dettaglio 1.369.867 1.423.804 1.417.277 –0,5% 3,5% 27,6%

Alberghi e ristoranti 230.326 258.849 263.499 1,8% 14,4% 5,1%

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 185.979 193.445 189.300 –2,1% 1,8% 3,7%

Intermediazione monetaria e finanziaria 96.630 101.741 104.337 2,6% 8,0% 2,0%

Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca 430.793 545.343 564.945 3,6% 31,1% 11,0%

Istruzione 14.364 18.076 18.578 2,8% 29,3% 0,4%

Sanità e altri servizi sociali 17.594 23.276 24.326 4,5% 38,3% 0,5%

Altri servizi pubblici, sociali e personali 205.544 224.896 226.897 0,9% 10,3% 4,4%

Imprese non classificate 48.904 28.240 31.398 11,2% –35,8% -

TOTALE 4.897.933 5.158.278 5.174.921 0,3% 5,7% 100,0%

* al netto delle non classificate Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Infocamere

La trasformazione che ha investito il sistema produttivo del territorio maceratese non è solo settoriale ma anche strutturale, con una crescente tendenza da parte delle imprese ad operare attraverso forme societarie più organizzate, come le società di capitale; tra il 2001 e il 2007, infatti, il peso di queste forme è passato dal 7,7% all’11,3%, fenomeno che caratterizza l’intero territorio della nostra penisola, con un numero di società di capitali pari al 14,6% nel 2007, a fronte di un 10,8% del 2001. L’aumento della costituzione di società di capitale, in linea con il percorso attuato in tutta Italia, mostra una nuova tendenza da parte degli imprenditori che, per rispondere più efficacemente alle nuove sfide della globalizzazione, si organizzano mettendo insieme risorse umane e finanziarie. Un altro motivo che spinge verso la creazione di società di capitale potrebbe essere la riduzione dell’IRES, prevista nell’ultima finanziaria. Contestualmente, diminuiscono le ditte individuali che passano dal 73,2% nel 2001 al 69,8% nel 2007, anche se resta la forma giuridica adottata dalla maggior parte delle imprese maceratesi, espressione di un tessuto imprenditoriale caratterizzato ancora oggi da un individualismo molto accentuato che riflette la geografia imprenditoriale tipica dell’Italia, in cui predominano ancora le piccole imprese. A livello nazionale, infatti, nel 2007 le ditte individuali rappresentano ancora il 65,9% del totale.

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Figura 10 - Distribuzione imprese attive per forma giuridica. Anni 2001 e 2007 (valori percentuali)

Macerata

1,3%7,7%

1,1%

18,0%

73,2% 69,8%

11,3%17,6%

società dicapitale

società dipersone

ditte individuali altre forme

2001

2007

Italia

1,9%

69,3%

18,0%10,8%

2,1%

65,9%

17,4%14,6%

società dicapitale

società dipersone

ditte individuali altre forme

2001

2007

Fonte: Elaborazioni Camera di Commercio di Macerata su dati Infocamere

Il mercato del lavoro

La situazione occupazionale nella provincia maceratese si presenta soddisfacente. Partendo dall’osservazione del tasso di attività, dato dal rapporto percentuale tra forza di lavoro (occupati ed in cerca di occupazione) e popolazione in età attiva (15-64 anni), si constata una situazione con valori superiori alla media italiana. In particolare, nel quadriennio 2004-2007, per quanto riguarda la componente maschile, si riscontra un aumento nel tasso di attività, che passa dal 76,9% al 77,5%. Valori questi che sono al di sopra sia della media regionale (che passa dal 76,2% al 76,8%) che di quella nazionale (che passa dal 74,5% al 74,4%).

Sempre riguardo alla situazione nella provincia, si rileva un marcato gap tra il tasso di attività maschile, appena esaminato, e quello femminile. Difatti, il tasso di attività femminile, che aumenta tra il 2004 ed il 2007, passa dal 56,0% al 57,9%. Anche questi valori sono superiori alla media italiana, che nel 2007 si attesta su un valore pari a 50,7%, ma sono inferiori alla media regionale (58,5% nel 2007).

A livello complessivo, il tasso di attività registra un andamento analogo con un incremento tra il 2004 ed il 2007, anno in cui si registra un valore pari a 67,7%. Questo valore risulta identico a quello medio marchigiano e superiore rispetto a quello dell’Italia: 62,5%.

Tabella 24 - Tasso di attività per genere. Anni 2004, 2006 e 2007 (valori percentuali)

Maschi Femmine Totale

2004 2006 2007 2004 2006 2007 2004 2006 2007

MACERATA 76,9 79,2 77,5 56,0 56,0 57,9 66,5 67,7 67,7

PESARO E URBINO 76,3 76,8 74,4 57,8 58,5 58,1 67,2 67,8 66,4

ANCONA 74,0 77,4 77,2 60,7 60,9 59,9 67,4 69,2 68,6

ASCOLI PICENO 78,0 76,2 78,1 58,7 53,9 57,6 68,3 65,0 67,8

MARCHE 76,2 77,3 76,8 58,5 57,6 58,5 67,4 67,5 67,7

ITALIA 74,5 74,6 74,4 50,6 50,8 50,7 62,5 62,7 62,5

Fonte: ISTAT

Osservando, invece, il tasso di occupazione totale (femminile e maschile) della provincia, nel 2007 (64,7%) questo aumenta rispetto al 2004 (63,0%) e resta sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente (64,9%). Anche il

2007rapporto sullostato dell’economiadella provincia di macerata

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tasso di occupazione, in linea con il valore dell’intera regione, è superiore a quello nazionale di sei punti percentuali (58,7%).

Più in dettaglio, il tasso di occupazione maschile (75,1%) è maggiore del 21% rispetto a quello femminile (54,1%).

Occorre notare che, per quanto riguarda questo secondo valore, siamo ancora lontani dagli obiettivi stabiliti a Lisbona dall’Unione Europea, che prevedono il raggiungimento di un tasso di occupazione complessivo pari al 70% e di quello femminile pari al 60% nel 2010.

Tabella 25 - Tasso di occupazione per genere. Anni 2004, 2006 e 2007 (valori percentuali)

Maschi Femmine Totale

2004 2006 2007 2004 2006 2007 2004 2006 2007

MACERATA 74,0 76,8 75,1 51,9 52,9 54,1 63,0 64,9 64,7

PESARO E URBINO 74,0 74,3 72,4 53,3 56,0 55,7 63,8 65,3 64,2

ANCONA 71,2 75,2 75,0 56,7 57,5 57,3 63,9 66,3 66,2

ASCOLI PICENO 74,6 73,3 76,1 53,9 48,1 51,7 64,3 60,7 63,9

MARCHE 73,3 74,8 74,7 54,2 53,8 54,8 63,8 64,4 64,8

ITALIA 69,7 70,5 70,7 45,2 46,3 46,6 57,4 58,4 58,7

Fonte: ISTAT

Contestualmente, il tasso di disoccupazione presenta un valore inferiore al dato italiano. La situazione totale, nel periodo di riferimento, registra in provincia di Macerata una diminuzione dal 2004 (5,2%) al 2006 (4,0%) ed un lieve aumento nel 2007 (4,4%). A livello di dato disaggregato per componente maschile e femminile, si riscontra un andamento simile: sul versante maschile il valore diminuisce dal 2004 (3,8%) al 2006 (3,0%) per poi rimanere identico nel 2007; mentre il tasso di disoccupazione femminile, diminuito dal 2004 (7,3%) al 2006 (5,6%), torna ad aumentare nel 2007 (6,4%).

Tabella 26 - Tasso di disoccupazione per genere. Anni 2004, 2006 e 2007 (valori percentuali)

Maschi Femmine Totale

2004 2006 2007 2004 2006 2007 2004 2006 2007

MACERATA 3,8 3,0 3,0 7,3 5,6 6,4 5,2 4,0 4,4

PESARO E URBINO 3,0 3,2 2,6 7,7 4,2 4,1 5,0 3,7 3,3

ANCONA 4,1 2,8 2,8 6,6 5,6 4,3 5,2 4,0 3,5

ASCOLI PICENO 4,2 3,7 2,5 7,9 10,6 10,1 5,8 6,5 5,7

MARCHE 3,8 3,2 2,7 7,3 6,4 6,1 5,3 4,5 4,2

ITALIA 6,4 5,4 4,9 10,5 8,8 7,9 8 6,8 6,1

Fonte: ISTAT

Considerando, infine, la distribuzione degli occupati per settore di attività, emerge un ridimensionamento occupazionale nei servizi, in cui si ha un passaggio dal 52,4% del 2004 al 49,2% del 2007, a fronte di un aumento degli occupati nell’industria (45,1% nel 2004 e 48,3% nel 2007). Nell’agricoltura,

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nonostante la contrazione del numero di imprese attive, il peso degli occupati resta sostanzialmente invariato.

Tabella 27 - Occupati per settore di attività economica. Anni 2004 e 2007 (valori percentuali)

AGRICOLTURA INDUSTRIA di cui in senso stretto

SERVIZI TOTALE

2004 2007 2004 2007 2004 2007 2004 2007 2004 2007

MACERATA 2,4 2,5 45,1 48,3 39,8 38,7 52,4 49,2 100 100

PESARO E URBINO 3,9 1,5 39,3 38,7 29,8 29,5 56,8 59,8 100 100

ANCONA 3,4 1,8 34,1 32,6 29,7 26,8 62,5 65,7 100 100

ASCOLI PICENO 4,6 2,5 41,5 40,9 34,3 33,2 53,9 56,6 100 100

MARCHE 3,6 2,0 39,4 39,3 32,9 31,5 56,9 58,7 100 100

ITALIA 4,4 4,0 30,7 30,2 22,5 21,7 64,9 65,9 100 100

Fonte: Elaborazioni Camera di Commercio di Macerata su dati ISTAT

2007rapporto sullostato dell’economiadella provincia di macerata

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2007rapporto sullostato dell’economiadella provincia di macerata

Fattori di contesto e

opportunità per il territorio

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Fattori di contesto e opportunità per il territorio

Il turismo

Nel 2006 la provincia di Macerata registra un forte incremento della domanda turistica, con un aumento degli arrivi del +4,6%, ed è seconda solamente a Pesaro Urbino che realizza una sostenuta ripresa (+6,9% gli arrivi), ma dopo un biennio di particolare difficoltà. A ben vedere, la nostra provincia è l’unica in ambito regionale a realizzare costantemente dal 2003 performances positive, conseguendo, pertanto, il massimo incremento nel periodo considerato: +5,9% contro una media regionale del +1,6%.

Un trend di progressiva crescita si evidenzia, quindi, negli ultimi anni, a conferma della vocazione turistica del nostro territorio, grazie alla presenza di un pregevole patrimonio culturale, artistico, storico, architettonico e paesaggistico. Nel solo 2006 i turisti in provincia hanno superato quota 300 mila, oltre 13,3 mila in più rispetto all’anno precedente.

L’incremento della domanda turistica è stato superiore alla media regionale (+3,0%) ma, nonostante questo, la provincia di Macerata resta ancora molto lontana, per numero di visitatori, dai livelli conseguiti dalle restanti province della regione: il primato regionale spetta alla provincia di Ancona con 691 mila turisti. Occorre comunque considerare che un turismo di massa non è ipotizzabile per la nostra provincia, sia perché Macerata non rientra nei grandi circuiti sia perché ciò non sarebbe peraltro compatibile con la struttura territoriale e dell’offerta. Il mercato turistico della provincia di Macerata sembrerebbe maggiormente orientato verso segmenti di turismo individuale, congressuale ed a forte connotazione motivazionale, come il rurale-montano, escursionistico, termale, enogastronomico. Sul balneare, invece, insiste la corrente del turismo di prossimità.

Tabella 28 - Arrivi nel complesso delle strutture ricettive. Anni 2003-2006 (valori assoluti e variazioni percentuali)

2003 2004 2005 2006 Variazione % 2006/2005

Variazione % 2006/2003

MACERATA 283.930 284.286 287.445 300.758 4,6% 5,9%

PESARO E URBINO 583.473 580.021 573.816 613.579 6,9% 5,2%

ANCONA 690.629 681.856 683.114 691.677 1,3% 0,2%

ASCOLI PICENO 537.302 543.041 521.876 522.892 0,2% –2,7%

MARCHE 2.095.334 2.089.204 2.066.251 2.128.906 3,0% 1,6%

ITALIA 82.724.652 85.956.568 88.338.564 93.044.399 5,3% 12,5%

Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

La forte crescita della domanda turistica nell’ultimo anno ha prodotto effetti positivi anche in termini di presenze, che sono aumentate in provincia dell’8,6% (il livello massimo in regione), a fronte di una variazione a livello nazionale che si ferma al 3,2%. A questo proposito è necessario sottolineare come la provincia di Macerata vada in decisa controtendenza rispetto al

2007rapporto sullostato dell’economiadella provincia di macerata

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generale andamento ad una diminuzione dei giorni medi di permanenza osservato sull’intero territorio nazionale.

Analizzando le variazioni rispetto al 2003, si evidenzia un aumento complessivo delle presenze che passano da 2,1 a quasi 2,2 milioni, con un incremento del 4,4%, un valore leggermente inferiore rispetto all’andamento nazionale (+6,5%), ma decisamente positivo rispetto al contesto regionale. Nel complesso, dunque, si registra nel territorio provinciale una tendenza favorevole sia nel periodo 2003-2006 sia, in particolare, nell’ultimo anno.

Tabella 29 - Presenze nel complesso delle strutture ricettive. Anni 2003-2006 (valori assoluti e variazioni percentuali)

2003 2004 2005 2006 Variazione % 2006/2005

Variazione % 2006/2003

MACERATA 2.105.339 1.997.193 2.025.004 2.198.212 8,6% 4,4%

PESARO E URBINO 3.817.184 3.609.044 3.413.017 3.576.267 4,8% –6,3%

ANCONA 3.198.661 2.986.870 2.915.744 2.976.974 2,1% –6,9%

ASCOLI PICENO 4.328.182 4.260.269 4.143.737 4.297.474 3,7% –0,7%

MARCHE 13.449.366 12.853.376 12.497.502 13.048.927 4,4% –3,0%

ITALIA 344.413.317 345.616.227 355.255.172 366.764.778 3,2% 6,5%

Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

L’elevata capacità del sistema turistico locale di trattenere i suoi visitatori è confermata dall’indice di permanenza media: nella provincia, infatti, ciascun visitatore permane in media 7,3 giorni a fronte dei 3,9 relativi all’intero territorio nazionale. L’elevata permanenza media, comunque, è un fenomeno che non interessa la sola realtà maceratese, ma quasi tutto il territorio regionale. Quello della provincia, inoltre, è un turismo prevalentemente nazionale: i visitatori stranieri rappresentano appena il 14,6% del totale degli arrivi, a fronte di una media nazionale pari al 44,3%.

Su valori soddisfacenti si attesta il livello medio di qualità alberghiera: con un’incidenza di alberghi a quattro e cinque stelle pari all’11,3% del totale — valore non molto distante dalla media nazionale (12,4%), ma comunque il più elevato in ambito regionale — Macerata si colloca al 71° posto tra le 107 province italiane.

Tabella 30 - Indice di internazionalizzazione del turismo e di qualità alberghiera. Anno 2006

Indice di internazionalizzazione

turistica Arrivi stranieri su

arrivi totali per 100

Posizione in graduatoria

Indice di qualità alberghiera

Alberghi a 4 e 5 stelle sul totale per 100

Posizione in graduatoria

MACERATA 14,6 90 11,3 71

PESARO E URBINO 17,9 84 6,4 99

ANCONA 16,7 85 10,3 78

ASCOLI PICENO 12,4 96 10,6 75

MARCHE 15,7 - 9,1 -

ITALIA 44,3 - 12,4 -

Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

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Infrastrutture e credito

La dotazione di infrastrutture della provincia di Macerata si presenta inferiore rispetto alla media nazionale, fattore questo che può ostacolare la crescita economica del territorio. Nel complesso, infatti, ponendo uguale a 100 la media nazionale, la provincia presenta un indice di dotazione infrastrutturale pari a 61,5, collocandosi all’ultimo posto tra le province marchigiane. Analizzando singolarmente le diverse tipologie di infrastrutture, la provincia si colloca sopra la media nazionale solo per quelle destinate all’istruzione (112,3), dove può vantare la presenza di due storiche Università, e per le infrastrutture ricreative e culturali (116,4), con il valore più alto in regione. Decisamente più contenuta, invece, è l’incidenza della rete stradale, con un indice pari ad 83,9. A tal proposito occorre ricordare il progetto di potenziamento della Strada Statale 77 del Chienti, allo scopo di facilitare in modo incisivo i collegamenti con l’Umbria e le regioni tirreniche. Per quanto riguarda le altre infrastrutture per la mobilità, l’indice relativo alla rete ferroviaria è appena 25,2, mentre sono estremamente ridotte le infrastrutture portuali e aeroportuali: fattore, tuttavia, imputabile alle caratteristiche territoriali e geografiche della provincia. Sempre al di sotto della media nazionale si collocano gli impianti e reti energetici e ambientali (65,0), le strutture e reti per la telefonia e la telematica (70,6), le reti bancarie e di servizi vari (80,3) e le strutture sanitarie (60,1). Osservando i cambiamenti registrati negli ultimi anni, tra il 2004 e il 2007 si rileva una diminuzione della dotazione infrastrutturale complessiva rispetto alla media nazionale, scesa dal 65,3 al 61,5.

Tabella 31 - Indici di dotazione infrastrutturale (media Italia = 100). Anno 2007

MACERATA Pesaro e Urbino Ancona Ascoli

Piceno MARCHE CENTRO ITALIA

Rete stradale 83,9 119,1 105,7 122,6 107,8 97,3

Rete ferroviaria 25,2 69,2 249,7 61,7 101,4 122,8

Porti* 5,4 39,5 291,0 47,4 95,4 91,2

Aeroporti* 0,0 33,3 159,5 0,0 48,8 160,3

Impianti e reti energetico-ambientali 65,0 85,6 110,2 86,4 86,8 100,8

Strut. e reti per la telefonia e telematica* 70,6 75,4 109,8 96,7 87,6 101,0

Reti bancarie e di servizi vari 80,3 80,9 126,8 101,5 96,9 112,4

Strutture culturali e ricreative 116,4 87,8 104,3 79,0 97,0 171,3

Strutture per l'istruzione 112,3 204,8 123,4 74,5 131,7 109,6

Strutture Sanitarie 60,1 58,7 151,8 81,2 87,2 108,9

TOTALE 61,5 84,8 152,1 74,9 93,5 117,2

TOTALE SENZA PORTI 67,7 89,9 136,7 78,0 93,3 120,1

* I dati del 2007 e del 2004 non sono confrontabili in quanto è stata modificata la procedura di stima

Fonte: Unioncamere - Istituto G. Tagliacarne

2007rapporto sullostato dell’economiadella provincia di macerata

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Tabella 32 - Indici di dotazione infrastrutturale (media Italia = 100). Anno 2004

MACERATA Pesaro e Urbino Ancona Ascoli

Piceno MARCHE CENTRO ITALIA

Rete stradale 83,8 119,4 107,2 122,3 108,1 97,3

Rete ferroviaria 24,1 52,2 303,8 49,3 106,5 133,4

Porti (e bacini di utenza)* 17,0 34,2 199,6 36,3 71,1 79,6

Aeroporti (e bacini di utenza)* 21,6 42,6 111,6 25,6 50,4 148,9

Impianti e reti energetico-ambientali 71,9 75,4 105,0 81,2 83,1 94,9

Strut. e reti per la telefonia e la telematica* 63,8 79,3 113,5 80,2 84,1 115,8

Reti bancarie e di servizi vari 81,8 83,5 127,3 97,3 97,0 111,6

Strutture culturali e ricreative 117,1 89,7 102,2 77,2 96,8 183,0

Strutture per l'istruzione 107,2 101,9 131,0 65,8 102,1 112,3

Strutture Sanitarie 71,1 61,4 155,5 83,9 92,2 113,1

TOTALE 65,3 73,5 145,0 71,6 88,6 118,4

TOTALE SENZA PORTI 70,7 77,8 138,9 75,5 90,6 122,7

* I dati del 2007 e del 2004 non sono confrontabili in quanto è stata modificata la procedura di stima

Fonte: Unioncamere - Istituto G. Tagliacarne

Relativamente al sistema creditizio italiano, dopo una fase di crescente concentrazione, con fusioni e acquisizioni, si registra nel 2007 un nuovo aumento del numero di banche, grazie prevalentemente ad un incremento delle filiali di banche estere, che evidenzia la crescente attrattività del mercato nazionale. Il sistema bancario e creditizio italiano, quindi, da un lato tende a presentare una maggiore strutturazione, con la “nascita” negli ultimi anni di banche capaci di entrare in mercati stranieri e competere a livello internazionale, dall’altro vede aumentare il livello di concorrenza grazie all’entrata nel mercato nazionale di grandi aziende bancarie straniere. In soli sei mesi le banche presenti in Italia sono passate da 793 a 806. Rimane stabile, invece, il numero di Istituti bancari che scelgono come sede amministrativa la provincia di Macerata.

Diverso è il caso degli sportelli bancari, che tra il 2001 e il 2007 registrano in provincia un incremento superiore a quello medio nazionale (rispettivamente +19,6% e +13,5%), evidenziando un’elevata attrattività del territorio per il sistema bancario. L’aumento del numero di sportelli, inoltre, costituisce un importante fattore strategico per la crescita del sistema economico locale. E’ opportuno, comunque, precisare che questa variazione positiva non investe la sola realtà provinciale ma interessa tutto il territorio regionale.

Tabella 33 - Aziende bancarie e sportelli. Anni 2001, 2006 e 2007 (valori assoluti e variazioni percentuali)

Banche Sportelli

2001 2006 2007 var. %

2007/2001 2001 2006 2007 var. %

2007/2001

MACERATA 3 4 4 33,3% 199 232 238 19,6%

PESARO E URBINO 8 8 8 0,0% 259 311 319 23,2%

ANCONA 12 11 12 0,0% 296 362 370 25,0%

ASCOLI PICENO 7 6 7 0,0% 220 260 267 21,4%

MARCHE 30 29 31 3,3% 974 1165 1194 22,6%

ITALIA 830 793 806 –2,9% 29.270 32337 33.225 13,5%

Fonte: Elaborazioni Camera di Commercio di Macerata su dati Banca d’Italia

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L’elevata attrattività del territorio viene peraltro confermata dal numero di sportelli ogni mille imprese, che per il 2007, nella provincia di Macerata, è pari a 6,43, valore in linea con quello nazionale (6,42).

Tabella 34 - Sportelli ogni 1.000 imprese. Anni 2001, 2006 e 2007

2001 2006 2007 Differenza 2007/2001

MACERATA 5,56 6,29 6,43 0,87

PESARO E URBINO 6,92 7,97 8,07 1,15

ANCONA 7,28 8,64 8,76 1,48

ASCOLI PICENO 5,47 6,25 6,37 0,90

MARCHE 6,32 7,31 7,43 1,11

ITALIA 5,98 6,18 6,42 0,44

Fonte: Elaborazioni Camera di Commercio di Macerata su dati Banca d’Italia e Infocamere

L’aumento del numero di sportelli è stato trainato dalla domanda di investimenti delle imprese e delle famiglie; tra il 2001 e il 2006, infatti, gli impieghi bancari sono passati da 3,9 a 5,8 miliardi di euro, con un incremento pari al 48,1%, inferiore quindi a quello medio regionale (+53,3%) ma superiore alla variazione nazionale (+41,1%). Il buon andamento degli impieghi bancari prosegue anche nel 2007, con un aumento rispetto all’anno precedente del 10,6%, attestandosi a quasi 6,5 miliardi di euro, a conferma della vivacità del sistema economico locale. In questo caso la provincia presenta un incremento superiore sia a quello regionale (+9,2%) che a quello nazionale (+9,6%).

Tabella 35 - Impieghi bancari. Anni 2001, 2006 e 2007 (valori assoluti in migliaia di euro e variazioni percentuali)

2001 2006 2007 variazione % 2007/2006

variazione % 2006/2001

MACERATA 3.969.952 5.880.459 6.506.254 10,6% 48,1%

PESARO E URBINO 5.537.676 8.773.440 9.770.525 11,4% 58,4%

ANCONA 9.256.823 13.781.775 14.719.612 6,8% 48,9%

ASCOLI PICENO 4.241.990 6.831.437 7.513.036 10,0% 61,0%

MARCHE 23.006.441 35.267.109 38.509.426 9,2% 53,3%

ITALIA 970.929.618 1.369.728.018 1.500.679.415 9,6% 41,1%

Fonte: Elaborazioni Camera di Commercio di Macerata su dati Banca d’Italia

Accanto al valore complessivo è possibile osservare l’ammontare medio degli impieghi bancari per azienda attiva, dal quale si può rilevare la propensione all’investimento e all’indebitamento del sistema economico. Nel complesso occorre osservare che la provincia in questi anni non è riuscita a recuperare il gap con il resto dell’Italia. Il valore medio degli impieghi bancari per azienda, infatti, nel 2007 è pari a 116,5 mila euro, contro i 165,3 mila euro della media nazionale. Ciononostante, tra il 2001 e il 2006 gli impieghi medi per azienda in provincia di Macerata sono aumentati del 41,6%, ad una velocità

2007rapporto sullostato dell’economiadella provincia di macerata

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maggiore rispetto al +35,4% della media italiana. Anche nel 2007 prosegue la crescita degli impieghi medi per azienda (+3,0%) ma ad un tasso di crescita inferiore a quello nazionale (3,8%).

Tabella 36 - Impieghi bancari medi per azienda. Anni 2001, 2006 e giugno 2007 (valori assoluti in euro e variazioni percentuali)

2001 2006 giugno 2007

variazione % giu.2007/dic.2006

variazione % 2006/2001

MACERATA 79.928 113.144 116.522 3,0% 41,6%

PESARO E URBINO 107.022 157.923 163.301 3,4% 47,6%

ANCONA 132.250 185.935 196.425 5,6% 40,6%

ASCOLI PICENO 73.532 113.432 117.437 3,5% 54,3%

MARCHE 98.648 143.326 149.256 4,1% 45,3%

ITALIA 117.603 159.259 165.330 3,8% 35,4%

Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Banca d’Italia e Infocamere

L’incremento degli investimenti osservato è stato accompagnato, tuttavia, da un forte aumento delle sofferenze bancarie, ossia delle situazioni di insolvenza, che nel quinquennio considerato sono cresciute del 74%. Nel 2007, però, è stata registrata un’inversione di tendenza, con una riduzione di 2,7 punti percentuali. Tale andamento ha riguardato l’intero territorio regionale, che nello stesso periodo ha registrato un aumento delle sofferenze bancarie pari al 56,8%, con un ulteriore aggravio del +6,5% nel 2007. Questa crescita può rappresentare, se non monitorata adeguatamente, un fattore di criticità per lo sviluppo del sistema economico locale e regionale. Ben diversa è la situazione in ambito nazionale dove, sempre nel quinquennio 2001-2006, a fronte di un aumento degli impieghi del 41%, le sofferenze sono aumentate soltanto del 2,7%, espressione di una crescente solvibilità del sistema economico.

Tabella 37 - Sofferenze bancarie. Anni 2001, 2006 e 2007 (valori assoluti in milioni di euro e variazioni percentuali)

2001 2006 2007 variazione % 2007/2006

variazione % 2006/2001

MACERATA 169 293 285 –2,7% 74,0%

PESARO E URBINO 202 305 322 5,6% 51,0%

ANCONA 236 393 517 31,6% 66,5%

ASCOLI PICENO 292 418 378 –9,6% 43,2%

MARCHE 899 1.410 1.502 6,5% 56,8%

ITALIA 45.616 46.881 47.026 0,3% 2,7%

Fonte: Elaborazioni Camera di Commercio di Macerata su dati Banca d’Italia

Comunque, nonostante l’elevata crescita registrata nelle sofferenze, l’indice di insolvenza torna sui livelli del 2001, attestandosi sul 4,4%, e questo grazie anche al forte incremento degli impieghi bancari. Conseguentemente, il livello di rischiosità del credito per il sistema bancario maceratese, nel complesso, è rimasto sostanzialmente invariato, ma tale stabilità non

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costituisce certamente un elemento positivo, specialmente considerando il miglioramento registrato a livello nazionale, dove la quota degli impieghi bancari in sofferenza si è ridotta dal 4,7% del 2001 al 3,1% del 2007.

Tabella 38 - Sofferenze bancarie su impieghi bancari. Anni 2001, 2006 e 2007 (valori percentuali e relative differenze)

2001 2006 2007 differenza fra valori 2007/2006

differenza fra valori2006/2001

MACERATA 4,3% 5,0% 4,4% –0,6% 0,7%

PESARO E URBINO 3,6% 3,5% 3,3% –0,2% –0,1%

ANCONA 2,5% 2,9% 3,5% 0,7% 0,4%

ASCOLI PICENO 6,9% 6,1% 5,0% –1,1% –0,8%

MARCHE 3,9% 4,0% 3,9% –0,1% 0,1%

ITALIA 4,7% 3,3% 3,1% –0,3% –1,4%

Fonte: Elaborazioni Camera di Commercio di Macerata su dati Banca d’Italia

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