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  • FLUSSI D’INGRESSO NELL’OCCUPAZIONE DIPENDENTE TRA LUGLIO 2002 E GIUGNO 2003

    RAPPORTO SULLE PROFESSIONI E SUL TURNOVER DELLA FORZA LAVORO

    IN UMBRIA

    AGENZIA UMBRIA LAVORODIRETTORE: FABIO LANDI

    __________________________

    OSSERVATORIO SUL MERCATO DEL LAVORORESPONSABILE: PAOLO SERENI

    ___________________________

    QUESTO RAPPORTO È STATO REALIZZATO DAMICHELE BRUNI E PAOLO SERENI

    ASSISTITI DA

    MARYAM FATEMI FAR E MIRIAM BONSAVER

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    PREMESSA

    Nel lasso di tempo intercorso tra la pubblicazione del primo e questo secondo Rapporto AUL sulle professioni, in Umbria c'è stato un cambiamento importante: l'adozione di una legge regionale per le politiche attive del lavoro, vale a dire - sintetizzando il valore politico di tale innovazione - l'intrapresa e l'affermazione di un modello umbro di sviluppo e di qualificazione dell'occupazione. Dietro tale principio, naturalmente, sta non solo l'intenzione di valorizzare le specificità e le vocazioni del territorio, ma anche di contrastare i problemi e le contraddizioni peculiari della Regione, contrassegnando le scelte da compiere con una sorta di "marchio" riconoscibile, un carattere distintivo in grado di esprimere una determinata modalità di fare politica e programmazione. Di tale carattere distintivo è parte integrante la scelta di orientare le scelte nelle direzioni che i dati e le tendenze del mercato del lavoro sembrano suggerire, di creare un nesso forte tra problemi e tentativi di soluzione, affatto scontato nelle sue conseguenze, dal momento che - attraverso tale nesso - la politica compie uno straordinario sforzo di trasparenza e riesce certamente a rendersi più leggibile di quanto non accada quotidianamente, specie nella percezione di quei segmenti crescenti della popolazione che si allontanano dalla politica e dalle forme di rappresentanza politica.Di qui, vale a dire dallo sforzo di valutare lo sforzo in atto nella sua semplice ed al tempo stesso rilevante portata, nasce anche l'opportunità di porre in relazione i risultati di questo rapporto con gli indirizzi che stanno maturando per il primo esercizio di implementazione della Legge Regionale 11.I risultati, come il lettore potrà constatare, consistono in realtà di vari ed articolati fenomeni e dinamiche, e la ricchezza del Rapporto origina proprio dalla intenzione di documentare tale complessità, di analizzare il dettaglio delle tendenze ed il prodotto degli incroci tra le variabili più significative. Appare difficile, in tale contesto, disegnare in pochi tratti la fisionomia del momento che sta vivendo il nostro mercato del lavoro e delle professioni, tuttavia alcuni di tali tratti hanno una propria univocità interpretativa e ci consentono di iniziare un ragionamento. L'Umbria è stata ampiamente coinvolta, già prima dell'entrata in vigore dei dispositivi di iperflessibilizzazione del mercato del lavoro introdotti dalla Legge 30, dal processo di innovazione ed articolazione delle forme contrattuali. Tale coinvolgimento, secondo le conclusioni che il nostro Rapporto suggerisce,

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    avrebbe già prodotto il massimo degli effetti che si potessero attendere in termini, al tempo stesso, di moltiplicazione e di precarizzazione delle opportunità di lavoro. In altri termini, la flessibilità avrebbe già prodotto, al fianco dei suoi effetti sulla riduzione del tasso di disoccupazione, i suoi effetti sulla qualità e sulla durata dei lavori, che sarebbero oggi - per larghe fasce dei lavoratori - di scarso contenuto professionale, incapaci di sedimentare percorsi e profili di competenza coerenti, incapaci, dal lato della domanda, di catalizzare investimenti significativi ( di impegno, di formazione), dal lato dell'offerta di giustificare effettive strategie di rafforzamento e fidelizzazione delle competenze stesse. Serviva veramente, in tale situazione, l'ulteriore flessibilizzazione ed articolazione delle forme contrattuali? E quale ulteriore impatto ci si potrebbe attendere dalla loro diffusione non solo sull'incremento degli avviamenti, ma sulla stabilizzazione di "buone occupazioni"? Il ragionamento da sviluppare parte evidentemente da una ipotesi diversa, che dalla iperflessibilità non sia da attendere un incremento dell'occupazione, ma di una cattiva occupazione e che il nostro, difficile compito sia invece quello di costruire percorsi di stabilizzazione, fatti non solo e non semplicisticamente di trasformazioni dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato, ma anche di creazione di una gamma molto più vasta di nessi e raccordi. E' questo lo sforzo che si sta ponendo in campo, in vista della definizione del Piano Triennale e del Programma annuale degli interventi, con le prime linee transitorie di applicazione della Legge 11. Linee che, pur prendendo in esame urgenze diverse, come l'occupazione delle laureate, piuttosto che la lotta al sommerso, piuttosto che il sostegno al ricambio generazionale o il rafforzamento delle competenze e degli strumenti dei co.co.co., hanno un tratto comune nel tentativo di creare percorsi di integrazione dei dispositivi, delle risorse e dei soggetti preposti alla presa in carico dei lavoratori e degli inoccupati.Su tale terreno, della creazione dei link, delle sinapsi "assistite", si può parlare di fenomeni di raccordo tra orientamento, formazione e lavoro, di transizione assistita da lavoro a lavoro, di passaggi dal sommerso all'emerso, di evoluzione dal lavoro subordinato al lavoro autonomo, e così via, sulla scia di una strategia che ricerchi e crei continuità tra i progetti dei lavoratori, in maniera flessibile ed individualizzata. Io ritengo che i nuovi dispositivi contrattuali previsti dalla Legge 30 rischino di dover far crescere un simile impegno, che occorrerà immaginare più punti di caduta possibili tra un lavoro e l'altro, che le esperienze lavorative rischino una ulteriore frammentazione, che i lavori si

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    impoveriscano. Proprio per questo è importante controbilanciare tali rischi e moltiplicare invece gli snodi ed i punti di intersezione, la trama fitta di una rete di protezione, che protegga dalle cadute brusche specialmente i più deboli, gli "inquilini stabili" dei circuiti dell'emarginazione.

    Con il suo Rapporto annuale sulle professioni, del quale anche nei prossimi anni sarà lecito attendersi evoluzioni ed attualizzazioni come quella di questa edizione, l'AUL intende continuare a fornire un osservatorio dei fenomeni reali in atto, un sensore delle tendenze stabili e di quelle destinate a cambiare, in modo da poter essere uno dei punti di riferimenti utili non solo a determinare le priorità di intervento, ma anche a promuovere un confronto tra le forze economiche e sociali che potrebbe avere, rispetto agli orientamenti da assumere, esiti meno scontati e stereotipati di quelli che gli ultimi interventi legislativi statali sembrerebbero presupporre.

    Il direttore

    Fabio Landi

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    Indice

    1. INTRODUZIONE .......................................................................................... 72. GLI AVVIATI............................................................................................. 11

    2.1 LA STRUTTURA DI GENERE.................................................................. 12 2.2 LE CLASSI DI ETÀ................................................................................ 14 2.3 I TITOLI DI STUDIO .............................................................................. 16 2.4 GLI AVVIAMENTI MULTIPLI................................................................. 17

    3. GLI AVVIAMENTI ..................................................................................... 213.1 LA DISTRIBUZIONE TERRITORIALE ...................................................... 21 3.2 LA PROVENIENZA DEI LAVORATORI EXTRAREGIONALI ....................... 22 3.3 LA CITTADINANZA DEI LAVORATORI STRANIERI ................................. 23 3.4 LA STRUTTURA SETTORIALE ............................................................... 25 3.5 AVVIAMENTI PER MACROGRUPPI PROFESSIONALI ............................... 27 3.6 LA STRUTTURA CONTRATTUALE......................................................... 32 3.7 LA TIPOLOGIA DEGLI AVVIAMENTI E LE CAUSE DI CESSAZIONE........... 34 3.8 LA DURATA DEI PERIODI DI LAVORO TERMINATI................................. 36 3.9 LA STAGIONALITÀ .............................................................................. 38 3.10 LA SPECIALIZZAZIONE TERRITORIALE............................................... 40

    4. LE PRIME 50 PROFESSIONI....................................................................... 454.1 LA CONCENTRAZIONE DELLA DOMANDA ............................................ 45 4.2 LA CARATTERIZZAZIONE DI GENERE................................................... 48 4.3 I LAVORATORI DA FUORI REGIONE ...................................................... 50 4.4 I LAVORATORI STRANIERI ................................................................... 53 4.5 LE CLASSI DI ETÀ................................................................................ 56 4.6 I TITOLI DI STUDIO .............................................................................. 59 4.7 LE TIPOLOGIE CONTRATTUALI ............................................................ 62 4.8 LA DURATA DEI PERIODI DI LAVORO................................................... 70 4.9 LA STAGIONALITÀ .............................................................................. 73

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    5. LA MOBILITÀ............................................................................................ 775.1 L’EVOLUZIONE DELLA MOBILITÀ IN UMBRIA ..................................... 79

    5.1.1 I dati di flusso ............................................................................ 795.1.2 Gli indicatori di stock ................................................................ 83

    5.2 LE DETERMINANTI DELLA MOBILITÀ................................................... 85 5.3 JOB TURNOVER E LABOUR TURNOVER................................................. 91

    6. CONCLUSIONI........................................................................................... 97BIBLIOGRAFIA ........................................................................................... 105APPENDICI ............................................................................................. 1071. UN MODELLO STOCK FLUSSI PER LA LETTURA CONGIUNTURALE DEI MERCATI LOCALI DEL LAVORO ................................................................. 1092. LA BANCA DATI ...................................................................................... 114

    3.1 LE VARIABILI UTILIZZATE................................................................. 115 3.2 IL PROCESSO DI COSTRUZIONE DEL DATA BASE................................. 116

    3. ALLEGATO STATISTICO ......................................................................... 121

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    1. INTRODUZIONE

    Il rapporto sulle professioni del 2003 contiene alcune importante innovazioni rispetto a quello dell’anno precedente1.Una delle critiche che vengono più spesso rivolte alle analisi dei mercati locali del lavoro basate sui dati dei Centri per l’impiego è che esse utilizzano le informazioni relative agli atti amministrativi e non alle persone, ad esempio i dati relativi agli avviamenti e non quelli relativi agli avviati. Il presente rapporto segna una svolta radicale in questa direzione perché analizza sia gli avviati sia gli avviamenti concentrando le singole analisi sulle caratteristiche proprie delle due variabili. Coerentemente con questa impostazione, il secondo capitolo del rapporto indaga la struttura degli avviati rispetto al sesso, all’età, al titolo di studio, al numero degli avviamenti per avviato. L’analisi è articolata su tre gruppi di avviati: i residenti autoctoni, gli avviati da altre regioni, i lavoratori extracomunitari. Nel terzo capitolo si è invece proceduto ad analizzare la struttura degli avviamenti rispetto alle caratteristiche proprie di questa variabile, vale a dire la distribuzione territoriale, per macrogruppo professionale, per settore, per tipologia contrattuale, per provenienza regionale. Si è anche analizzata la struttura temporale degli avviamenti per verificare la presenza di fenomeni di stagionalità e valutarne la consistenza. Il quarto capitolo approfondisce la domanda relativa alle prime cinquanta categorie professionali che presentano il maggior numero di avviamenti. La seconda innovazione riguarda l’articolazione territoriale. Nel precedente rapporto l’articolazione minima utilizzata è stata quella dei Centri per l’impiego. A partire da questo rapporto l’unità territoriale minima di elaborazione statistica è il comune, mentre quella di analisi rimane il Centro per l’impiego. Molte informazioni elaborate nel terzo capitolo sono così confluite in una analisi della specializzazione territoriale della domanda a livello dei Centri per verificare se ed in che misura la domanda di flusso dei singoli territori sub-provinciali si caratterizzi in termini di struttura settoriale, macroqualifiche e titoli di studio, nonché di tipologia contrattuale. Se le impostazioni che abbiamo appena enunciato hanno permesso di approfondire alcune ipotesi e di offrire nuove prospettive di analisi, l’aspetto più innovativo del rapporto è però quello di affrontare il problema della

    1 Si veda Agenzia Umbria Lavoro, (2002).

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    flessibilità del mercato regionale del lavoro, utilizzando i dati dei Centri per misurare i principali indicatori di turnover. Il tema della flessibilità è da tempo al centro del dibattito relativo non solo al mercato del lavoro italiano, ma, più in generale, di quello europeo, ed ha portato nell’ultimo decennio a sostanziali modifiche della normativa contrattuale. E’ nostra opinione che tali innovazioni siano essenzialmente il frutto dell’adesione ad una specifica impostazione ideologica e dell’assunzione acritica di paradigmi esterni ed in buona parte alieni al nostro contesto culturale e sociale. Ciò che ci sembra sia stato del tutto assente è stata la capacità di contestualizzare l’impostazione normativa che si intendeva adottare partendo da una seria verifica del livello di flessibilità già esistente nel nostro mercato del lavoro e da una analisi di quelli che sarebbero stati gli effetti della nuova normativa, sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo, in particolare rispetto al suo livello di pervasitività in termini di categorie professionali che ne avrebbero “beneficiato”. Questi temi hanno attratto scarsa attenzione anche a livello accademico e le poche analisi fin ad ora proposte2 presentano il limite di essere datate e non articolate a livello regionale. A questo proposito va sottolineato come al momento attuale vi sia una sostanziale mancanza di basi statistiche che consentano di effettuare verifiche empiriche aggiornate dell’impatto della nuova normativa contrattualistica su base nazionale3 e che l’unico contesto in cui esse sono possibili è quello regionale, limitatamente alle regioni che dispongono di basi dati dei Centri per l’impiego aggiornate e sufficientemente complete e corrette. Inoltre, l’esistenza di tali basi dati non è sufficiente in quanto le elaborazioni necessarie per l’analisi che presenteremo si basano sull’elaborazione dei microdati contenuti in tali archivi, operazione resa sempre più complessa dal moltiplicarsi del numero di sistemi informativi utilizzati dalle varie regioni e province. Rimane comunque vero che al momento attuale, in attesa della produzione di un interfaccia informatico che consenta di raccogliere ed elaborare i dati dei vari sistemi informativi regionali senza sviluppare costose routine ad hoc, l’unico contesto in cui è possibile studiare e monitorare la mobilità del lavoro nella sua complessità è quello regionale. Queste analisi a livello regionale, oltre a fornire importanti informazioni sui contesti locali possono essere anche l’occasione per raffinare la

    2 Si veda Bruno Contini (a cura di), (2002).3 Ricordiamo che le analisi dell’Osservatorio sulla mobilità pubblicate nel 2002 si fermano al 1996.

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    strumentazione teorica ed empirica necessaria per studiare la mobilità attraverso un’accurata analisi dei flussi di entrata e di uscita nella e dalla occupazione. Le domande che possono essere poste sono numerose e le risposte possono fornire un rilevante contributo per ottenere una migliore comprensione del reale funzionamento del mercato del lavoro, e quindi la capacità di individuare le politiche più appropriate. Questo rapporto fornisce il primo tentativo di fornire delle misure regionali della mobilità, di verificarne l’evoluzione nell’ultimo decennio, di misurare il ruolo delle principali determinanti del fenomeno e di verificare in quale misura essa abbia coinvolto i vari segmenti dell’offerta.

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    2. GLI AVVIATI

    Il numero totale delle persone avviate sul territorio della regione Umbria, tra luglio 2002 e giugno 2003, è stato di 61.201, un valore leggermente più elevato di quello registrato nei dodici mesi precedenti e che fu pari a 59.445 (+3%).Gli avviati costituiscono un insieme estremamente eterogeneo che può essere segmentato con modalità diverse. In primo luogo esso è composto sia da residenti in regione sia da lavoratori residenti in altre regioni. In secondo luogo sia i residenti che i non residenti possono essere cittadini italiani o cittadini stranieri. Per cogliere le caratteristiche strutturali dell’insieme delle persone avviate e dei sottoinsiemi che lo compongono, l’analisi sarà articolata sulla base delle caratteristiche demografiche e socioeconomiche degli avviati più rilevanti per l’analisi del mercato locale del lavoro e l’individuazione delle politiche più opportune.

    Regione Umbria - Avviati per provenienza e sesso

    73,7

    90,080,1

    26,3

    10,019,9

    0,010,020,030,040,050,060,070,080,090,0

    100,0

    Maschi Femmine Totale

    Residenti Non Residenti

    Le persone avviate da fuori regione sono state 12.150, pari al 19,9%. Gli stranieri avviati sono stati 9.582 pari al 15.7% del totale; di questi 2.171 provengono da fuori regione. Quindi, rispetto all’autosufficienza regionale gli avviati in Umbria possono essere così classificati:

    residenti in regione 49.051, pari al 80,1%;

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    provenienti da altre regioni 12.150, pari al 19,9%. L’articolazione per sesso evidenzia però una autosufficienza regionale della componente femminile del 90% e di quella maschile del 73,7%. Rispetto all’autosufficienza dei residenti autoctoni avremo

    italiani residenti in Umbria, 41.640, pari al 68%; italiani provenienti dal altre regioni, 9.979 pari al 16,3%; stranieri, 9.582 pari al 15,7%.

    Regione Umbria - Avviati per provenienza e sesso

    60,4

    79,7

    68,0

    21,8

    8,016,313,3 10,3 12,1

    4,6 2,0 3,5

    0,010,020,030,040,050,060,070,080,090,0

    Maschi Femmine Totale

    It. Res . It. Non Res. Str. Res . St. non Res.

    Anche in questo caso la situazione risulta diversa per maschi e femmine con un dato per i primi del 60,4% e per le seconde al 79,7% In sostanza, data l’attuale articolazione per sesso degli avviati, la popolazione residente riesce a far fronte all’80% della domanda totale, mentre i residenti autoctoni ne coprono solo il 68%.

    2.1 La struttura di genere

    Il numero delle donne avviate è stato pari a 24.254, con un’incidenza sul totale del 39,6%, a fronte di un valore del 40% registrato nei dodici mesi precedenti. Il tasso di femminilizzazione del totale è, ovviamente, una media ponderata dei tassi di femminilizzazione dei vari sottoinsiemi che costituiscono l’aggregato complessivo. Esso è influenzato soprattutto da due

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    variabili, la provenienza regionale o extraregionale e la nazionalità. Più in particolare,

    il tasso di femminilizzazione dei residenti è del 44,5%, mentre quello dei non residenti è del 19,9%, quello degli italiani è del 41,2% e quello degli stranieri è del 31,1%.

    Per quanto riguarda i lavoratori provenienti da fuori regione, la presenza di un tasso di femminilizzazione fortemente sotto la media testimonia semplicemente il fatto che ancora oggi la mobilità territoriale delle donne rimane inferiore a quella degli uomini, probabilmente per la rilevanza che la cura della famiglia continua ad avere nel nostro contesto sociale. Rispetto agli stranieri l’incidenza della componente femminile sconta il fatto che il problema del lavoro irregolare è certamente più pronunciato per le donne -molte delle quali svolgono lavori presso le famiglie, come i dati della regolarizzazione in corso testimoniano- dall’altro è possibile che essa rifletta anche una fase del processo migratorio in cui la componente maschile viene per prima, sperando di poter procedere in un secondo tempo al ricongiungimento con il proprio nucleo famigliare.

    Regione Umbria - Tassi di femminilizzazione

    39,6 41,2

    46,4

    19,4

    31,133,7

    22,1

    44,5

    19,9

    0,0

    10,0

    20,0

    30,0

    40,0

    50,0

    T otale Italiani It . Res. It . NonRes.

    St ranieri St r. Res. St . nonRes.

    Resident i NonResident i

    Come combinazione di queste due determinanti il tasso di femminilizzazione più elevato è quello degli italiani residenti (46,4%), mentre all’altro estremo vi sono i tassi di femminilizzazione dei non

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    residenti. Osserviamo anche che il tasso di femminilizzazione degli stranieri non residenti (22,1%) è più elevato di quello degli italiani non residenti (19,4%)

    2.2 Le classi di età

    Il 42% degli avviati ha meno di 30 anni, il 38,2% ha tra i 30 ed i 44 anni, infine il 19,8% ne ha 45 o più. La componente femminile risulta leggermente più concentrata nella classe centrale (41,5% contro 36%) e presenta, pertanto, valori inferiori sia per la classe iniziale (40,9% contro 44,2%) sia per quella finale (17,7% contro 21%).

    Regione Umbria - Avviati per sesso e classe di età

    44,2

    36

    21

    40,9 41,5

    17,7

    05

    101520253035404550

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    Regione Umbria - Avviati per sesso e classe di età

    43,235,8

    20,8

    35,2

    50,7

    14,1

    0

    10

    20

    30

    40

    50

    60

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    Regione Umbria - Avviati per provenienza e classe di età

    42,338

    19,7

    40,7 38,9

    20,4

    05

    1015202530354045

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    più educata di quella maschile: le laureate sono il 6,7% a fronte di una percentuale dei laureati del 3,5%.; le diplomate il 44,2%, mentre per gli uomini questo titolo di studio è posseduto solo dal 30,4%. Infine, le avviate con un diploma di qualifica professionale sono il 4,8% a fronte di un 4,5% per gli uomini.

    Regione Umbria - Italiani residenti avviati per sesso e titolo di s tudio (solo titoli noti)

    61,7

    4,5

    30,4

    3,5

    44,2

    4,8

    44,2

    6,7

    53,3

    4,6

    37,0

    5,0

    -

    10,0

    20,0

    30,0

    40,0

    50,0

    60,0

    70,0

    Max scuolaobbligo

    Dipl. QualificaProf.

    Diploma Laurea o LaureaBreve

    Maschi Femmine Totale

    Per gli italiani avviati da fuori regione e per gli stranieri, il dato è talmente poco significativo che non merita commento. Ricordiamo solo che per gli stranieri il vero problema rimane quello del non riconoscimento dei titoli di studio, un problema che meriterebbe una maggiore attenzione a livello istituzionale.

    2.4 Gli avviamenti multipli

    Oltre un quinto degli avviati, il 21,8%4, ha trovato lavoro più di una volta nell’arco dei dodici mesi considerati e, più precisamente, il 15,3% due volte, il 3,9% tre volte, l’1,1% quattro volte e l’1,5% cinque volte o più.

    4 Nei dodici mesi precedenti l’incidenza dei contratti multipli era stata del 21,1% (22,3% per le donne e 20,4% per gli uomini).

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    Regione Umbria - Numero di avviamenti per soggetto avviato

    33,9%

    olt re 51,1%

    50,4%

    41,1%

    215,3%

    178,2%

    L’incidenza delle persone con avviamenti multipli è leggermente più elevata per le donne (23,1%) che per gli uomini (20,9%,) con percentuali leggermente maggiori per tutte le categorie dimensionali considerate.

    Regione Umbria - Numero di avviamenti per soggetto avviato

    79,1

    15,2

    3,6 1,0 0,4 0,8

    76,9

    15,5

    4,4 1,2 0,5 1,5-

    10,0

    20,0

    30,0

    40,0

    50,0

    60,0

    70,0

    80,0

    90,0

    1 2 3 4 5 oltre 5

    maschi femmine

    Le tre tipologie di lavoratori da noi considerate (italiani residenti, italiani provenienti da altre regioni e stranieri) presentano un’incidenza di persone con avviamenti multipli rispettivamente del 23,6%, del 12,9% e del 23,2%.

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    Si osservi che, distinguendo gli stranieri in residenti e provenienti da fuori emerge che i lavoratori che registrano la maggiore incidenza di avviamenti multipli, e quindi la maggiore precarietà del lavoro, sono i residenti stranieri (25,8%), mentre i non residenti presentano un valore del 14%, sostanzialmente leggermente superiore a quello degli italiani non residenti. Per gli italiani residenti la molteplicità degli avviamenti è un’evenienza leggermente più comune per le donne che per gli uomini (24,4% contro 23%). Ciò è vero anche per i non residenti (14,4% contro 12,5%). La situazione opposta si registra per gli stranieri sia residenti (27,8% per gli uomini e 22% per le donne), sia non residenti (14,6% contro 12,1%).

    Regione Umbria - Incidenza degli avviati con avviamenti multipli per sesso, provenienza e cittadinanza

    27,825,8

    24,4 23,6 23,0 22,0

    14,6 14,4 14,0 12,9 12,5 12,1

    -

    5,0

    10,0

    15,0

    20,0

    25,0

    30,0

    M StrRes

    T StrRes

    F IRes

    T IRes

    M IRes

    F StrRes

    M StrNRes

    F INRes

    T StrNRes

    T INRes

    M INRes

    F StrNRes

    Le classi di età maggiormente interessate dagli avviamenti multipli sono quelle centrali con un massimo (22,8%) in corrispondenza della classe di età 26-29.Questo pattern è sostanzialmente condiviso da uomini e donne. Esso caratterizza i lavoratori italiani di entrambi i sessi ed anche i lavoratori italiani avviati da fuori regione. Per quanto riguarda i lavoratori stranieri, invece, l’incidenza degli avviamenti multipli cresce con l’età e raggiunge il proprio massimo (29,9% ) in corrispondenza della classe di età 55-64 anni. Più in particolare, se si considerano solo gli stranieri residenti, il massimo, raggiunto sempre da questa classe, è del 31,2%, e di ben il 33,8% per i maschi di questo gruppo.

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    Regione Umbria - Numero di avviamenti per classe d'età del soggetto avviato

    13,0

    21,4

    22,1

    21,7

    20,7

    19,4

    18,3 2

    0,9

    12,3

    22,0 23

    ,6

    23,6 24

    ,8

    24,2

    17,9

    23,1

    12,9

    21,6 22

    ,8

    22,5

    22,4

    20,8

    18,2 2

    1,8

    -

    5,0

    10,0

    15,0

    20,0

    25,0

    30,0

    Fino a 18anni

    19 - 25anni

    26 - 29anni

    30 - 44anni

    45 - 54anni

    55 - 64anni

    65 anni eoltre

    Totale

    Maschi Femmine Totale

    L’incidenza delle assunzioni multiple è correlata negativamente al titolo di studio posseduto, senza significative differenze di genere: è inferiore al 20% per i laureati mentre è dell’ordine del 24-26% per i soggetti in possesso al massimo della licenza media o di una qualifica professionale. Tale differenziazione risulta ancor più marcata per gli avviati da fuori regione.

    Regione Umbria - Numero di avviamenti per titolo di s tudio del soggetto avviato

    18,2

    23,3 25

    ,8

    22,2

    16,7

    20,9

    18,5

    25,4 26,5

    23,8

    21,7 23

    ,1

    18,3

    24,1 26

    ,2

    23,1

    19,9 21

    ,8

    -

    5,0

    10,0

    15,0

    20,0

    25,0

    30,0

    Nessun T itolo/ Non

    dichiarato

    Max scuolaobbligo

    Dipl. QualificaProf.

    Diploma Laurea oLaurea Breve

    T otale

    Maschi Femmine Totale

  • 21

    3. GLI AVVIAMENTI

    Nel corso del periodo considerato in questo studio, il numero degli avviamenti è stato pari a 89.431. Rispetto al periodo precedente, che ne aveva registrati 87.708, gli avviamenti sono aumentati del 2%. Poiché, come abbiamo già visto, una quota ragguardevole di persone è stata avviata più di una volta, il numero complessivo degli avviamenti eccede quello degli avviati. Più in particolare il 78,2% degli avviati, pari a 47.851 è stato avviato solo una volta. Ciò ci permette di concludere che il 21,8% degli avviati spiega il 46,5% degli avviamenti. Possiamo altresì osservare che le persone che hanno avuto avviamenti multipli sono state avviate in media 3,1 volte.Questo dato varia a seconda del sesso e della cittadinanza. Gli italiani con avviamenti multipli hanno registrato in media 3,2 avviamenti pro capite a fronte di 2,8 degli stranieri. In entrambi i casi, ma soprattutto per gli italiani, la percentuale è più elevata per le donne che per gli uomini.

    Regione Umbria - Numero medio di avviamenti dei lavoratori con avviamenti multipli per nazionbalità e sesso

    3,03,4 3,2

    2,8 2,9 2,8 2,93,3 3,1

    0,00,51,01,52,02,53,03,54,0

    Mas

    chi

    Fem

    min

    e

    Tota

    le

    Mas

    chi

    Fem

    min

    e

    Tota

    le

    Mas

    chi

    Fem

    min

    e

    Tota

    le

    Italiani Stranieri Totale

    3.1 La distribuzione territoriale

    Il 78,1% degli avviamenti si è concentrato nei tre centri della provincia di Perugia (Perugia 39,6%, Foligno 19,6% e Città di Castello 18,9%) ed il 21,9% nei due di quella di Terni (Terni 16,2% e Orvieto 5,7%).

  • 22

    Regione Umbria - Avviamenti per Centro e sesso

    18,220,1

    5,8

    38,3

    17,619,9 19,0

    5,6

    41,3

    14,2

    18,9 19,6

    5,7

    39,6

    16,2

    0

    5

    10

    15

    20

    25

    30

    35

    40

    45

    Castello Foligno Orvieto Perugia Terni

    maschi femmine Totale

    Anche questi dati sono sostanzialmente in linea con quelli dell’anno precedente quando i Centri del capoluogo ne registrarono il 78,7% e quelli di Terni il 21,3%.

    3.2 La provenienza dei lavoratori extraregionali

    Gli avviamenti provenienti da fuori regione sono stati 15.219, con una incidenza sugli avviamenti totali del 17%, un valore di circa 3 punti inferiore a quello degli avviati. Tutte le regioni italiane, incluse Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige, sono presenti nella graduatoria degli avviamenti per provenienza, a testimonianza del fatto che la mobilità sul territorio è un fenomeno rilevante e diffuso anche tra le regioni caratterizzate da una carenza d’offerta strutturale. Se è abbastanza scontato il fatto che la regione che guida la graduatoria sia il Lazio (3.020), lo è di meno il fatto che al secondo posto con 2.762 avviati vi sia la Campania. Per quasi il 30% degli avviati non è nota la provenienza. Analizzando il sottoinsieme per il quale l’informazione è nota, abbiamo che il 49,4% proviene dalle regioni del Sud, il 42,4% dalle regioni del Centro e solo il 7,7% da quelle del nord. In sostanza, la mobilità verso la regione sembra essere determinata da due fattori: la prossimità territoriale e la carenza di

  • 23

    domanda del territorio di provenienza dei lavoratori avviati. Di fatto, mentre per le donne la variabile determinante è la prossimità territoriale (il 66,9% di esse proviene dalle regioni del Centro), per gli uomini la carenza di lavoro sul territorio gioca il ruolo fondamentale. Non solo la principale regione di provenienza è la Campania, e al quarto, quinto e sesto troviamo la Puglia, la Sicilia e la Calabria, ma le regioni del sud contribuiscono per il 54,3% a fronte del 38,3% del centro e del 7,4% del nord.

    Regione Umbria - Avviamenti per regione di provenienza

    3.0202.762

    1.135744 589 552 471

    249 220 208

    0

    500

    1000

    1500

    2000

    2500

    3000

    3500

    Lazi

    o

    Cam

    pani

    a

    Tosc

    ana

    Pugl

    ia

    Sici

    lia

    Cal

    abria

    Mar

    che

    Lom

    bard

    ia

    Sard

    egna

    Abr

    uzzo

    3.3 La cittadinanza dei lavoratori stranieri

    Il numero di assunzioni relativo a soggetti di nazionalità estera è stato pari a 13.624 unità, che corrisponde al 15,2% delle assunzioni, sostanzialmente in linea con quello che emerge dagli avviati. Di questi il 69,6% sono relativi a soggetti di sesso maschile, componente per la quale l’incidenza è del 18,2% a fronte dell’11,1% che si ha per le assunzioni femminili. Il fatto che le assunzioni di cittadini stranieri provenienti da fuori si limitano a 2.658 unità, ossia il 3% del totale delle assunzioni, possiamo concludere che circa il 29% della domanda umbra è stata soddisfatta con manodopera non autoctona, percentuale di circa 3 punti inferiore rispetto a quella che

  • 24

    emerge dagli avviati, visto il numero più limitato di assunzioni procapite dei soggetti italiani provenienti da fuori regione.Se i paesi di provenienza dei lavoratori stranieri avviati in regione sono ben 115, a testimonianza dell’incredibile livello di globalizzazione ormai raggiunto dal mercato del lavoro italiano, è però anche vero che il 50% proviene dai primi tre paesi della graduatoria (nell’ordine Albania, Marocco e Romania) ed il 75% dai primi dieci.

    Regione Umbria - Avviamenti di cittadini stranieri; primi 10 paesi

    2.771

    2.757

    1.293

    908

    702

    488

    389

    362

    289

    251

    - 500 1.000 1.500 2.000 2.500 3.000

    Albania

    Marocco

    Romania

    Macedonia

    Tunisia

    Serbia-Mon.

    Polonia

    Algeria

    Ucraina

    Perù

    Per i maschi l’incidenza di questi paesi è di circa l’81,2%, per le donne del 60,5%. Inoltre per queste ultime tra i paesi più rilevanti ve ne sono alcuni che non compaiono tra i primi dieci del totale, in particolare la Nigeria e l’Equador, due paesi rispetto ai quali la componente femminile prevale su quella maschile, così come avviene per la Polonia, l’Ucraina, la Moldavia, la Costa d’Avorio, la Russia, la Repubblica Dominicana, Cuba, il Brasile e la Colombia.La quota dei comunitari supera appena il 2% (1,3% per i maschi e 4,3% per le femmine).

  • 25

    3.4 La struttura settoriale

    Gli avviamenti in agricoltura incidono per il 16 %, quelli nell’industria per il 30,5% (Industria in senso stretto 20,8% e Costruzioni 9,7%) e quelli nei servizi per il 53,5% (42,6% servizi privati e 11% Pubblica amministrazione).

    Regione Umbria - Avviamenti per settore

    PA11,0%

    Agricoltura16,0%

    Industria20,8%

    Costruzioni9,7%

    Servizi privati42,6%

    Regione Umbria - Graduatoria della distribuzione per settore produttivo degli avviamenti

    D attivita' manifatturiere 20,5H alberghi e ristoranti 20,0A agricoltura, caccia e silvicoltura 16,0F costruzioni 9,7G commercio ingrosso e dett; riparaz.autov.motocicli e di beni pers. e per la casa 8,8 K attivita' immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre 8,5L pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria 4,1O altri servizi pubblici, sociali e personali 4,1I trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 3,7N sanita' e altri servizi sociali 1,6M istruzione 1,2P servizi domestici presso famiglie e convivenze 1,1J intermediazione monetaria e finanziaria 0,3E produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua 0,1C aestrazione di minerali energetici 0,1B pesca, piscicoltura e servizi connessi 0,0

  • 26

    Tra i servizi privati è soprattutto il settore ristorativo e ricettivo ad avere la maggior rilevanza (20% delle assunzioni), ma un ruolo importante lo hanno anche il commercio (8,8%) e l’intermediazione finanziaria e immobiliare e informatica (8,5%).

    Regione Umbria - Avviamenti per sesso e settore

    18,222,8

    16,0

    36,1

    6,912,9

    18,0

    0,8

    51,6

    16,7

    0,0

    10,0

    20,0

    30,0

    40,0

    50,0

    60,0

    Agricoltura Industria insenso s tretto

    Costruzioni Servizi privati PA

    Uomini Donne

    Agricoltura, Industria in senso stretto e Costruzioni svolgono un ruolo più rilevante per gli uomini, il terziario, pubblico e privato, per le donne. Per queste ultime i servizi spiegano i 2/3 della domanda di flusso, il 18,8% è espresso dall’industria ed il 12,9% dall’agricoltura. Anche per gli uomini sono i servizi a rappresentare lo sbocco prevalente con il 43%; segue l’industria in senso stretto con il 22,8%, l’agricoltura con il 18,2% ed infine le costruzioni con il 16%. La pubblica Amministrazione è ancora l’unico settore a presentare una domanda di flusso diretta in prevalenza alla componente femminile (63,5%). La domanda espressa dal terziario privato si ripartisce in maniera sostanzialmente analoga fra uomini e donne. Il tasso di femminilizzazione dell’industria in senso stretto è del 36,2% e quello dell’agricoltura del 33,7%, mentre le costruzioni rimangono un settore quasi esclusivamente maschile.

  • 27

    Regione Umbria - Avviamenti per settore; tass i di femminilizzazione

    33,7 36,2

    3,6

    50,6

    63,5

    0,0

    10,0

    20,0

    30,0

    40,0

    50,0

    60,0

    70,0

    Agricoltura Industria insenso s tretto

    Costruzioni Servizi privati PA

    3.5 Avviamenti per macrogruppi professionali

    Il macro-gruppo professionale che ha registrato il maggior numero di avviamenti è stato quello delle Professioni non qualificate (VIII), seguito da quello delle Professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi (V) e da quello degli Artigiani e operai specializzati in agricoltura (VI). Il primo incide per il 49,9% del totale, il secondo per il 21,1% ed il terzo per il 10%. In sostanza, il 70% della domanda si è concentrato nei primi due macrogruppi e l’80% nei primi tre. I successivi tre macrogruppi sono il terzo (Professioni tecniche), il settimo (Conduttori di impianti e operai semiqualificati addetti a macchine fisse e mobili) ed il quarto (impiegati) che pesano rispettivamente per il 7,4%, il 5,5% ed il 4,4%. All’ultimo posto troviamo gli avviamenti nelle professioni che richiedono la laurea con un peso del 1,3%, un peso di gran lunga inferiore a quello degli avviati con questo livello educativo. Ciò implica, ovviamente che molti laureati trovano lavoro in professioni che non richiedono la laurea. Gli ordinamenti degli uomini e delle donne sono diversi da quelli del totale e diversi tra loro, anche se entrambi registrano al primo posto il macro-gruppo delle professioni non qualificate, macro-gruppo il cui peso è però molto più pronunciato per i primi che per le seconde (53% contro 45,5%). Per gli uomini al secondo e al terzo posto troviamo, con un peso simile, le

  • 28

    professioni agricole (14,7%) e le professioni qualificate nei servizi (14,5%). Per le donne, invece, il secondo posto è occupato dalle professioni qualificate nei servizi con il 30,3%, seguito dalle professioni tecniche con il 10,7%. In sostanza la domanda soddisfatta di manodopera maschile è leggermente più concentrata di quella femminile (i primi tre macrogruppi pesano rispettivamente l’82,2% ed il 79,2%).

    Regione Umbria - Avviamenti per sesso e macrogruppo professionale

    0,0

    10,0

    20,0

    30,0

    40,0

    50,0

    60,0

    Maschi Femmine Totale

    Maschi 53,0 14,5 14,7 5,0 8,1 3,0 1,3 0,2

    Femmine 45,5 30,3 3,4 10,7 1,8 6,3 1,4 0,0

    Totale 49,9 21,1 10,0 7,4 5,5 4,4 1,3 0,1

    VIII V VI III VII IV II I

    Osserviamo poi che dal punto di vista del livello di qualificazione la metà della domanda complessiva ha riguardato professioni non qualificate, il 5,5% professioni semi-qualificate, il 31,1% professioni qualificate e solo il 13% professioni che richiederebbero almeno il diploma. La manodopera femminile è avviata a lavori mediamente più qualificati di quelli nei quali viene assorbita la forza lavoro maschile. Infatti, per le donne il peso della domanda per lavori qualificati è del 33,7% contro il 29,2% per gli uomini e quella per professioni che richiedono almeno un diploma è del 18,4% contro il 9,3% per gli uomini. Incrociando la qualifica di avviamento con il titolo di studio emergono, tuttavia, alcuni elementi significativi in particolare sulla distribuzione dei laureati e dei diplomati per macrogruppo. Oltre il 20% dei laureati e ben il 40% dei diplomati è stato avviato in professioni non qualificate o semiqualificate, mentre i macrogruppi I e II hanno assorbito solo l’1,5% dei

  • 29

    diplomati e l’8% dei laureati. Le assunzioni relative a professioni tecniche (macrogruppo III) e impiegatizie (IV) hanno offerto un’occasione di lavoro per oltre il 55% dei laureati ( rispettivamente 43,1% e 12,9%) e solamente per il 25,5% dei diplomati (16% e 9,5%).

    Regione Umbria - Diplomati e laureati; Distribuzione degli avviamenti per macrogruppo professionale

    -

    10,0

    20,0

    30,0

    40,0

    50,0DiplomaLaurea o L.B.

    Diploma 0,1 1,4 16,0 9,5 27,2 5,5 4,0 36,3

    Laurea o L.B. 0,8 7,2 43,1 12,9 14,2 0,8 0,6 20,2

    I II III IV V VI VII VIII

    D’altra parte circa il 40% degli avviati nel II macrogruppo, il 30% di quelli avviati nel macrogruppo I ed il 16% degli avviati nel III macrogruppo non hanno nessun titolo riconosciuto fanno parte dei lavoratori per i quali questa informazione non è disponibile. In questi tre macrogruppi vi sono poi rispettivamente il 14%, il 22% e l’11% degli avviati che, stando ai dati Prolabor, hanno al massimo la licenza media. In sostanza da un lato è evidente che molte persone con titoli di studio medio alti svolgono mansioni per le quali almeno teoricamente sono abbondantemente sovra-qualificati, mentre rimane da capire il fatto che risultino avviati in professioni che per definizione dovrebbero richiedere la laurea o il diploma persone con titoli di studio del tutto insufficienti5.

    5 Questo dato non è completamente spiegato dalla presenza di professioni quali atleti o musicisti, per le quali la laurea non è ovviamente necessaria, e fa piuttosto ipotizzare un mancato aggiornamento dei titoli di studio rispetto alla prima iscrizione. Ricordiamo anche che la mancanza di informazioni sul titolo di studio riguarda generalmente gli assunti da

  • 30

    Nessun Tit./Non

    dich.

    Max scuola obb.

    Dipl. Qual. Prof. Diploma

    Laurea o L.B. Totale

    I 31,0 21,8 1,1 19,5 26,4 100II 39,6 14,0 2,5 26,3 17,6 100III 15,9 11,4 1,6 52,5 18,6 100IV 15,2 18,3 4,3 52,7 9,4 100V 25,4 37,1 4,2 31,2 2,1 100VI 37,9 45,4 3,2 13,3 0,3 100VII 26,4 52,2 3,4 17,7 0,4 100VIII 37,2 41,3 2,6 17,6 1,3 100

    Totale 31,6 37,9 3,0 24,3 3,2 100

    Regione Umbria - Assunzioni per macrogruppo professionale; distribuzione per titolo di studio

    Il dato sulle massime qualifiche di iscrizione conferma la tendenza ad un “sottoutilizzo” delle competenze possedute dalle forze di lavoro della regione. Da un lato vi è, infatti, un 30% dei soggetti in possesso di una qualifica del macrogruppo VIII (professioni non qualificate) che è stato avviato per professioni “gerarchicamente superiori” (si tratta principalmente di professioni qualificate delle attività commerciali e dei servizi o di mansioni di operaio specializzato o di agricoltore), dall’altro solamente il 7,8% dei soggetti in possesso di una qualifica dei primi due macrogruppi è stato assunto per una mansione corrispondente alla propria qualifica e il 28,8% in una del macrogruppo immediatamente inferiore (tecnici). In sostanza la corrispondenza tra qualifica posseduta e qualifica di assunzione decresce al crescere del livello gerarchico delle professioni. Ci sembra significativo sottolineare il fatto che la massima corrispondenza tra qualifica posseduta e qualifica di assunzione, oltre che per i soggetti in possesso di una qualifica dell’ottavo macrogruppo, si abbia per i soggetti in possesso di una qualifica del macrogruppo V, che riguarda professioni delle attività commerciali e dei servizi, (54,4%). Di contro solamente il 4,7% degli impiegati è stato assunto in una mansione impiegatizia, a fronte di oltre il 90% che ha accettato lavori con mansioni “gerarchicamente inferiori”, in

    altre regioni, mentre la dizione “nessun titolo” è più spesso utilizzata per i lavoratori non comunitari ed è dovuta al mancato riconoscimento del titolo di studio conseguito nel paese di origine da parte della nostra paese.

  • 31

    particolare del macrogruppo V (28,6%) e soprattutto del macrogruppo VIII (47,5%).

    I II III IV V VI VII VIII

    Tot. Qual. Iscriz. Note

    Qual. Non disp.

    I 4,0 0,9 0,1 0,0 0,0 0,0 0,2 0,0 0,1 0,2 0,1

    II 4,0 6,9 2,1 0,5 0,2 0,3 0,1 0,3 1,3 2,3 1,0

    III 26,7 29,0 19,3 3,4 1,4 1,0 1,1 1,1 7,4 5,7 7,9

    IV 8,0 10,0 10,2 4,7 1,0 0,8 0,6 1,1 4,4 2,6 4,9

    V 26,7 22,4 25,0 28,6 54,4 9,3 5,3 12,7 21,2 19,9 21,6

    VI 6,7 2,4 5,3 9,7 3,7 23,0 10,0 10,5 10,0 12,7 9,2

    VII 5,3 1,4 3,7 5,6 2,7 7,8 31,2 4,4 5,5 4,7 5,7

    VIII 18,7 27,1 34,3 47,5 36,6 57,8 51,6 70,0 50,1 51,8 49,6

    100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100

    92,0 92,2 78,5 91,4 39,3 65,6 51,6 56,0

    65,3 63,2 68,2 53,0 36,6 57,8 40,9

    Totale

    Qua

    lific

    a di

    ass

    unzi

    one

    Tot. Assunz.

    Massima qualifica di iscrizione

    Grado di sotto utilizzo

    Regione Umbria - Distribuzione delle assunzioni per mascrogruppo professionale a seconda della diversa qualifica di iscrizione

    di cui sensibile (oltre un gruppo)

    Il grado di sottoutilizzo medio che emerge è del 56%. La media nasconde una varianza notevole: il grado di sottoutilizzo, infatti, supera il 90% per i soggetti in possesso di qualifiche del primo, secondo e quarto macrogruppo, mentre non raggiunge il 40% per quelli classificabili nel quinto macrogruppo. Notiamo anche che oltre il 60% delle assunzioni di persone in possesso di una qualifica dei primi tre macrogruppi è avvenuto con qualifiche di oltre un gruppo inferiore (per quelli del I e II in mansioni qualificabili dal IV all’VIII, per quelli del III in mansioni dal V al VIII)6.Infine, emerge che la concentrazione delle assunzioni nel V e nell’VIII macrogruppo, fa sì che per tutti i soggetti, a prescindere dalla propria qualifica, siano questi i due macrogruppi a far registrare il peso di gran lunga preponderante.

    6 Per questo tipo di analisi le qualifiche dei macrogruppi professionali I e II sono state considerate di pari grado così come quelle dei macrogruppi V e VI.

  • 32

    3.6 La struttura contrattuale

    La tipologia contrattuale di gran lunga più utilizzata è il contratto a tempo determinato che è stato utilizzato nel 63,3% dei casi, che salgono al 69,4% per le donne, mentre per gli uomini l’incidenza è stata del 59,9%. Il contratto di apprendistato ha trovato applicazione nel 9,4% dei casi. Questa forma contrattuale ha trovato un maggior utilizzo per gli uomini (10,2%) che per le donne (8,6%). I contratti di formazione lavoro risultano ormai marginali con una incidenza del 2,6% (3,5% per gli uomini, 1,6% per le donne). Pertanto, i contratti a tempo indeterminato hanno trovato applicazione solo nel 23,4% dei casi, e continuano ad essere più utilizzati per gli uomini (26,4%) che per le donne (20,2%).

    Regione Umbria - Avviamenti per tipologia di contratto

    10,2

    8,6

    9,6

    3,5

    1,6

    2,7

    60

    69

    64

    26,4

    20,2

    23,8

    0,0

    0,2

    0,1

    0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

    Maschi

    Femmine

    Totale

    Ap prend is tato Co ntrat to fo rmazione Tempo determinato Temp o ind eterminato Lavoro a d omicilio /Altro /No n ind icato

    Se la struttura contrattuale che abbiamo appena descritto è praticamente identica a quella presentata nel precedente rapporto - il che implica che i contratti a tempo determinato hanno probabilmente raggiunto il tetto massimo, mentre esistono alcune prime indicazioni che vi sia in corso una ripresa dei contratti a tempo indeterminato - il part time registra un’ulteriore espansione che lo ha portato ad incidere per il 13% a fonte dell’11,5% registrato nel precedente rapporto. La crescita ha interessato sia le donne (dal 19,3% al 21,9%) sia gli uomini (dal 5,7% al 6,6%).

  • 33

    Poiché il part time è utilizzato prevalentemente dalla e per la componente femminile, i cui contratti sono per quasi l’80% a tempo determinato, il 57,4% del part time riguarda queste forme contrattuali (il 51,7% i contratti a tempo determinato in senso stretto) superando il 60% nel caso della domanda femminile. Quasi la metà delle forme a part time maschili, invece, sono avvenuti in assunzioni a tempo indeterminato.

    Regione Umbria - Incidenza dei contratti a part time per tipologia contrattuale e sesso

    2,2 4,5 5,0

    12,36,6

    10,1

    23,917,1

    43,1

    21,8

    5,29,3 10,5

    23,2

    13,0

    -5,0

    10,015,020,025,030,035,040,045,050,0

    Apprendistato Contrattoformazione

    Tempodeterminato

    Tempoindeterminato

    Totale

    Maschi Femmine Totale

    Regione Umbria - Distribuzione dei contratti a part time per tipologia contrattuale e sesso

    3,5

    4,0

    3,8

    2,3

    1,7

    1,9

    45,2

    54,5

    51,7

    49,0

    39,8

    42,6

    0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

    Maschi

    Femmine

    Totale

    Apprendistato Contratto formazione Tempo determinato Tempo indeterminato

  • 34

    Dato però il diverso peso della varie forme contrattuali, il part time presenta l’incidenza massima tra i contratti a tempo indeterminato (23,2%), in particolare per quelli conclusi da donne, tanto che il 43,1% delle donne assunte a tempo indeterminato ha scelto o gli è stato proposto di lavorare a tempo parziale. Osserviamo anche che rispetto all’anno precedente il peso del part time è aumentato in tutte le forme contrattuali sia per gli uomini sia per le donne.

    3.7 La tipologia degli avviamenti e le cause di cessazione

    L’incidenza degli avviamenti nominativi si conferma all’80%. Risulta invece in espansione il peso delle missioni interinali che è salito dal 3% al 4,7%7. Ciò ha comportato alcuni piccoli aggiustamenti del peso delle altre tipologie che si sono attestate: al 13% l’assunzione diretta, al 1,2% gli avviamenti numerici e al 1,1% quelli di soci di cooperative. Gli uomini presentano un’incidenza sopra la media degli avviamenti nominativi (83% contro 75,5%) e delle missioni interinali (5,5% contro

    7 Occorre precisare che in questo lavoro il peso delle missioni interinali viene sottostimato rispetto ad analisi realizzate in altri elaborati dall’Osservatorio sul mercato del lavoro dell’Agenzia Umbria Lavoro. Infatti in questo rapporto, oltre alle proroghe, considerate, alla stregua delle proroghe dei contratti a tempo determinato, delle prosecuzioni di un rapporto di lavoro esistente e non nuovi ingressi (come ribadito nell’appendice) non vengono conteggiate le assunzioni operate da unità locali di società interinali localizzate al di fuori dal territorio umbro. Per determinare la territorialità delle assunzioni è stato utilizzato il codice del comune dove ha sede l’unità locale dell’impresa che assume. Nel caso di lavoro non intermediato se il comune non fa parte del territorio analizzato l’assunzione non va conteggiata in quanto non si tratta della domanda espressa dal territorio; nel caso del lavoro interinale, invece, può avvenire che la società interinale che intermedia il rapporto di lavoro non abbia sede o unità locale nel territorio analizzato ma invii in quel territorio il lavoratore in missione. In questo lavoro quindi l’agenzia interinale è vista come colei che assumendo esprime la domanda di lavoro. Questo può rappresentare una distorsione ma è una scelta dovuta anche alla mancanza di una indicazione certa della località dove il soggetto avviato va a svolgere la propria missione (in luogo dell’identificativo dell’impresa utilizzatrice – partita iva - e del codice comune presso cui la stessa ha sede nel data base spesso si trova la descrizioni della località o non viene riportata alcuna indicazione, il che rende impossibile, o per lo meno alquanto difficoltoso, standardizzare una procedura che consenta automaticamente di recuperare l’informazione). In altri lavori, invece, il dato sul lavoro interinale è stato computato sul totale delle assunzioni a prescindere la territorialità.

  • 35

    3,5%). Per le donne risultano, invece, molto più rilevanti le assunzioni dirette (17,1% contro 9,9%) e l’avviamento numerico (2,3% contro 0,4%).

    Regione Umbria - Avviamenti per tipologia

    9,90,4

    83,0

    5,51,1

    17,1

    2,3

    75,5

    3,5 1,1

    12,9

    1,2

    79,8

    4,7 1,1-

    10,020,030,040,050,060,070,080,090,0

    Assunzionediretta

    Avviamentonumerico

    Avviamentonominativo

    Interinale Soci dicooperativa

    Maschi Femmine Totale

    Le cause prevalenti di cessazione sono la fine dei rapporti a termine (50,8%) e le dimissioni (38%). La situazione è tuttavia notevolmente diversa per gli uomini e per le donne. Per i primi la causa prevalente sono la dimissioni (45,8%) che pesano però poco di più della seconda causa per ordine di importanza, la fine del rapporto a termine (42,8%); per le seconde la causa di gran lunga prevalente è la fine del rapporto a termine (61,8%) seguita, a notevole distanza, dalle dimissioni (27,2%).

    Regione Umbria - Cessazioni per causa

    42,8

    10,6

    0,2

    45,8

    0,5 0,2

    61,8

    10,6

    0,1

    27,2

    0,2 0,0

    50,8

    10,6

    0,1

    38,0

    0,4 0,1-

    10,0

    20,0

    30,0

    40,0

    50,0

    60,0

    70,0

    Fine rapp. atermine/s tag. ofine p. prova

    Licenziamento Rinuncia -Revoca delnulla os ta

    Dimissione Pensionamento/ malattia

    Morte

    Maschi Femmine Totale

  • 36

    3.8 La durata dei periodi di lavoro terminati

    L’analisi della durata dei periodi di lavoro completati rappresenta uno dei momenti più innovativi di questo tipo di ricerca visto che solo dati amministrativi del tipo qui utilizzato permettono di fornire delle stime di questa variabile e che, a nostra conoscenza, non esiste nessuna ricerca analoga a livello regionale. Nel corso dei dodici mesi analizzati, i periodi di lavoro completati sono stati 67.141, quasi 3.000 in più del periodo precedente. Il 57,7% ha avuto una durata uguale o inferiore ai 120 giorni ed i lavori con questa durata sono stati classificati come lavori stagionali in senso lato. La loro durata media effettiva è stata di 36 giorni. I periodi di lavoro con durata superiore ai 120 giorni hanno, invece, registrato una durata media di 742 giorni, vale a dire di poco più di due anni. Dobbiamo osservare che rispetto all’anno precedente la durata dei periodi di lavoro conclusi è aumentata del 15%, un altro elemento che ci porta a ritenere che le imprese stiano riducendo il turnover ed il ricorso a contratti a tempo determinato.

    Regione Umbria - Peso dei lavori s tagionali e permanenti tra gli impieghi conclusi

    55,860,3 57,7

    44,239,7 42,3

    -10,020,030,040,050,060,070,0

    Maschi Femmine Totale

    Stagionali Permanenti

    L’analisi disaggregata per sesso evidenzia un maggior peso del lavoro stagionale per le donne (60,3% contro 55,8% per gli uomini) ed una minore durata dei periodi di lavoro da esse completati sia stagionali (32 giorni contro 38) sia “permanenti” (721 contro 757).

  • 37

    Regione Umbria - Durata media degli impieghi conclusi

    38 32 36

    757 721 742

    355305 334

    -100200300400500600700800

    Maschi Femmine Totale

    Stagionali Permanenti Totale

    Nel complesso prescindendo dal carattere permanente o stagionale del lavoro, mentre per gli uomini la durata media dei periodi di lavoro conclusi è stata di 355 giorni, per le donne è stata di 305, con un differenziale di 50 giorni, uguale a quello registrato nel precedente rapporto. La durata dei periodi di lavoro è in funzione anche della cittadinanza e della provenienza dei lavoratori. Diminuisce sensibilmente nel caso la forza lavoro sia di cittadinanza estera o venga da fuori regione.

    Regione Umbria - Peso dei lavori s tagionali e permanenti tra gli impieghi conclusi

    56,965,5

    57,7

    43,134,5

    42,3

    -10,0

    20,030,0

    40,050,0

    60,070,0

    stranieri provenienti da fuori totale assunti

    Stagionali Permanenti

  • 38

    Regione Umbria - Durata media degli impieghi conclusi

    41 38 36

    392

    690742

    192263

    334

    -100200300400500600700800

    stranieri provenienti da fuori totale assunti

    Stagionali Permanenti Totale

    L’impiego medio di un cittadino straniero dura in media 192 giorni, ossia quasi 5 mesi in meno della durata media rilevata, quello di un proveniente da fuori regione 263 giorni ossia circa 2 mesi e mezzo in meno della media. E’ chiaro che la differenza è dovuta alla minor presenza di periodi conclusi di lunga durata visto che il fenomeno migratorio è relativamente “giovane”, ma è anche la conseguenza, almeno nel caso dei provenienti da fuori, di un maggior utilizzo per impieghi a carattere stagionale.

    3.9 La stagionalità

    Nel corso dei dodici mesi considerati gli avviamenti hanno oscillato tra un valore minimo di circa 4.700 unità del mese di dicembre ed uno massimo di circa 9.900 del mese di gennaio. Un secondo picco di oltre 9.800 unità si registra nel mese di settembre ed una leggera ripresa in maggio. La domanda presenta un andamento decrescente da settembre a dicembre e crescente da febbraio a luglio. Va anche sottolineato che le cessazioni presentano un andamento speculare agli avviamenti solo in dicembre; negli altri casi avviamenti e cessazioni paiono muoversi in maniera parallela, anche se le cessazione sono caratterizzate da un trend sostanzialmente crescente. In sostanza i dati relativi al totale, anche se presentano una forte escursione tra il valore massimo e quello minimo, non presentano un pattern stagionale ben definito, a parte il brusco rallentamento di dicembre.

  • 39

    Regione Umbria - Avviamenti, cessazioni e saldi per mese

    -6.000

    -4.000

    -2.000

    0

    2.000

    4.000

    6.000

    8.000

    10.000

    12.000

    lug-02

    ago-02

    set-02

    ott-02

    nov-02

    dic-02

    gen-03

    feb-03

    mar-03

    apr-03

    mag-03

    giu-03

    Saldi Avviament i Cessazioni

    Quali siano le determinanti di questo andamento, vale a dire se gli andamenti occupazionali non abbiano effettivamente un pattern stagionale o se invece questo risultato relativo al totale sia dovuto alla presenza di pattern stagionali specifici a certi settori e professioni che si elidono fra di loro, lo potremo vedere solo analizzando l’andamento delle singole categorie professionali. I dati relativi al totale sono sostanzialmente ribaditi dai dati relativi ai maschi e alle femmine.

    Regione Umbria - Avviamenti, cessazioni e saldi per mese; maschi

    -4.000-3.000-2.000-1.000

    01.000

    2.0003.0004.0005.0006.0007.000

    lug-02

    ago-02

    set-02

    ott-02

    nov-02

    dic-02

    gen-03

    feb-03

    mar-03

    apr-03

    mag-03

    giu-03

    Saldi Avviament i Cessazioni

  • 40

    Regione Umbria - Avviamenti, cessazioni e saldi per mese; femmine

    -3.000

    -2.000

    -1.000

    0

    1.000

    2.000

    3.000

    4.000

    5.000

    lug-02

    ago-02

    set-02

    ott-02

    nov-02

    dic-02

    gen-03

    feb-03

    mar-03

    apr-03

    mag-03

    giu-03

    Saldi Avviament i Cessazioni

    3.10 La specializzazione territoriale

    Vediamo ora di verificare se ed in che misura i territori relativi ai cinque Centri per l’Impiego in cui si articola la Regione Umbria presentino una specializzazione della domanda di flusso di lavoro dipendente per quanto riguarda i settori produttivi, i macro-gruppi professionali, i titoli di studio e la tipologia contrattuale8. In sostanza vogliamo verificare se ed in che misura i dati dei Centri per l’impiego ci permettono di fornire una caratterizzazione dei mercati del lavoro sub-provinciali. Sulla base dei dati presentati nelle tabelle e nei grafici inclusi in questo paragrafo emergono le seguenti conclusioni. Regione Umbria - Indici di specializzazione per Centro e settore produttivo

    Agr

    icol

    tura

    Indu

    stria

    in se

    nso

    stre

    tto

    Cos

    truzi

    oni

    Com

    mer

    cio

    Alb

    ergh

    i e

    risto

    razi

    one

    Tras

    porti

    Inte

    rmed

    iazi

    one

    finan

    ziar

    ia e

    im

    mob

    iliar

    e e

    info

    rmat

    ica

    Serv

    izi d

    omes

    tici

    PA

    Istru

    zion

    e, sa

    nità

    ed

    altri

    serv

    izi p

    ubbl

    ici

    Perugia 83,3 113,9 92,2 135,1 85,9 101,8 123,0 90,7 60,2 98,9Città di Castello 108,2 104,0 60,0 44,9 188,1 65,8 43,2 2,1 67,2 66,4Foligno 102,0 68,5 159,0 102,5 111,0 87,3 86,1 101,0 53,8 124,9Terni 54,9 119,9 93,3 96,4 28,9 169,3 154,3 214,2 312,8 112,1Orvieto 317,6 43,7 99,5 42,5 60,3 49,8 25,8 171,4 44,3 98,2

    8 Nell’appendice vengono riportate informazioni anche a livello comunale.

  • 41

    Regione Umbria - Indici di localizzazione settoriale della domanda di flusso di lavoro dipendente

    0,0

    50,0

    100,0

    150,0

    200,0

    250,0

    300,0

    350,0

    Agricoltura 83,3 54,9 108,2 102,0 317,6

    Indust ria s.s. 113,9 119,9 104,0 68,5 43,7

    Cost ruzioni 92,2 93,3 60,0 159,0 99,5

    Servizi privat i 105,3 86,2 112,6 101,7 51,4

    PA 84,3 188,0 66,7 98,0 77,9

    Perugia T erni Cit tà di Castello Foligno Orvieto

    La domanda di lavoro dipendente di Perugia è quella che presenta la minor varianza settoriale con valori dell’indice di localizzazione compresi tra il 135% del settore del commercio e l’83% dell’agricoltura. Anche il valore dell’indice dell’industria in senso stretto è superiore a 100, ma il capoluogo di regione risulta particolarmente specializzato, oltre che nel commercio, nei servizi di intermediazione finanziaria e immobiliare e di informatica. Abbastanza sorprendente il fatto che la domanda di lavoro del capoluogo di regione non sia specializzata nella P.A. Coerentemente con questa struttura settoriale la struttura degli avviamenti per titolo di studio presenta una varianza molto ridotta, con una unica specializzazione evidente nei laureati (114,8%).

    Regione Umbria - Indici di specializzazione per Centro e titolo di studio

    Nessun Titolo / Non dichiarato

    Max scuola obbligo

    Dipl. Qualifica Prof. Diploma

    Laurea o Laurea Breve

    Perugia 90,3 104,2 100,1 104,2 114,8Città di Castello 100,8 104,5 109,1 94,6 70,7Foligno 114,4 94,7 116,3 89,8 82,3Terni 102,2 89,3 81,9 111,6 133,8Orvieto 109,1 104,4 64,5 91,1 59,9

  • 42

    I macrogruppi III (professioni tecniche), I (dirigenti) e V (Professioni qualificate nel commercio e nei servizi) presentano un’incidenza sopra la media.

    Regione Umbria - Indici di specializzazione per Centro e macrogruppi di professioni

    I II III IV V VI VII VIII

    Perugia 107,5 55,7 116,6 95,4 104,8 93,1 89,3 98,5Città di Castello 121,5 105,7 54,3 64,9 114,6 86,3 110,2 105,9Foligno 81,9 159,2 80,4 110,1 115,8 101,4 70,5 97,4Terni 92,5 150,2 149,6 147,2 63,3 126,5 142,9 93,4Orvieto 60,4 41,9 63,9 79,6 67,9 113,3 120,3 118,1

    A Terni la domanda di lavoro risulta, invece, fortemente polarizzata con valori degli indici di localizzazione dell’Industria, ma soprattutto della PA molto elevati, ed una scarsa presenza dell’agricoltura. Valori sotto la media caratterizzano anche le Costruzioni, ma soprattutto il settore privato dei servizi. Si osservi, tuttavia, che anche il settore dei servizi è fortemente polarizzato con una scarsissima presenza del settore alberghiero e ristorativo ed anche, sia pure in maniera molto più ridotta, del commercio, mentre fortemente sovra-rappresentati sono l’intermediazione finanziaria immobiliare e le attività informatiche e i trasporti. Coerentemente con la sua struttura settoriale i macrogruppi professionali sovra-rappresentati sono il VI (Artigiani e operai specializzati) e soprattutto il VII (Conduttori d’impianti e operai semi qualificati), oltre a quelli relativi agli impiegati (IV), alle professioni tecniche (III) e ai laureati (II). Risulta pertanto sovra-rappresentata anche la domanda per diplomati e soprattutto laureati. La domanda di lavoro di Città di Castello presenta tre settori con indici leggermente sopra la media regionale: l’agricoltura, l’industria e soprattutto i servizi privati. La specializzazione nei servizi privati deriva unicamente dal settore turistico alberghiero, mentre molto sottorappresentati sono commercio, trasporti e intermediazione finanziaria. Anche Costruzioni e Pubblica amministrazione sono sotto-rappresentati. I macrogruppi sovra-rappresentati sono pertanto il I, il II ed il V il che testimonia della presenza di piccole imprese nel settore turistico, ma anche quelli relativi a professioni semiqualificate (VII) e dequalificate (VIII). La domanda di lavoro si caratterizza poi per una specializzazione nei titoli di studio più bassi. A livello di macro settori, l’unica forte caratterizzazione di Foligno è quella relativa alla domanda proveniente dal settore delle costruzioni. Valori

  • 43

    leggermente sopra la media si hanno anche per agricoltura e servizi privati, mentre la pubblica amministrazione presa nel suo complesso è leggermente sotto la media. L’unico settore decisamente sottorappresentato è l’industria in senso stretto. Andando più nel dettaglio i servizi privati risultano specializzati nel turismo e nel commercio; il settore pubblico nell’istruzione e nella salute. Anche Foligno, come gli altri centri minori, presenta una domanda rivolta ai titoli di studio più bassi, anche se a livello di macrogruppi professionali la domanda di lavoro di Foligno presenta valori sopra la media non solo per le professioni del commercio e per quelle operaie specializzate, ma anche per quelle del macro gruppo II. Orvieto presenta valori sopra la media unicamente per il settore agricolo (in questo centro quasi la metà della domanda di lavoro di flusso è generata da questo settore) e valori solo leggermente sotto la media dei servizi pubblici e delle costruzioni. Orvieto è pertanto l’unico centro specializzato solo in professioni operaie appartenenti ai macrogruppi VIII (professioni non qualificate), VII (professioni semi-qualificate) e VI (professioni qualificate dell’industria e dell’agricoltura). Infine, è l’unico centro la cui domanda di lavoro per titolo di studio risulta specializzata unicamente in lavoratori con al massimo la scuola dell’obbligo. Consideriamo, infine la struttura degli avviamenti per tipologia contrattuale. Valori sopra la media per quanto riguarda i contratti a tempo indeterminato sono presenti, nell’ordine, a Foligno, Terni e Perugia, dove questi contratti incidono per il 29,2%, 28,5% e 24,9%. I contratti a tempo determinato in senso stretto sono utilizzati soprattutto a Città di Castello ed Orvieto; i contratti di Formazione lavoro a Terni e Perugia, quelli di apprendistato a Foligno e Perugia.

    Regione Umbria - Indici di specializzazione per Centro e tipologia di contratto

    Apprendistato CFL Tempo determinatoTempo

    indeterminatoPerugia 107,9 109,7 96,8 104,2Città di Castello 83,4 48,7 121,5 54,8Foligno 117,9 73,5 90,0 122,5Terni 86,2 191,4 91,1 119,7Orvieto 77,4 35,2 110,7 87,1

    Queste strutture contrattuali sono correlate a due variabili, la struttura settoriale e di genere. Per quanto riguarda questa ultima i tassi di

  • 44

    femminilizzazione sono compresi tra un massimo del 44,1% di Città di Castello ed un minimo del 36,6% di Terni, passando per il 43,7% di Perugia, il 41% di Orvieto ed il 40,5% di Foligno.

    Regione Umbria - Incidenza dei contratti a tempo indeterminato per Centro

    29,2 28,524,8

    20,7

    13,0

    23,8

    0,0

    5,0

    10,0

    15,0

    20,0

    25,0

    30,0

    35,0

    Foligno Terni Perugia Orvieto Città diCastello

    TotaleRegionale

    Regione Umbria - Tass i di femminilizzazione degli avviamenti per Centro

    36,641,8

    44,1 43,741,0 40,5

    -5,0

    10,015,020,025,030,035,040,045,050,0

    Città diCastello

    Perugia Orvieto Foligno Terni TotaleRegionale

  • 45

    4. LE PRIME 50 PROFESSIONI

    4.1 La concentrazione della domanda

    Come avevamo già sottolineato nel precedente rapporto, la domanda di flusso si concentra su di un numero estremamente limitato di categorie professionali. Rimane da capire se ed in che misura ciò rifletta la scarsa articolazione del lavoro dipendente o se invece ciò sia dovuto ad una “pigrizia” degli uffici e/o delle imprese richiedenti che porta ad un insufficiente utilizzo della ampia nomenclatura (oltre settemila voci elementari) contenuta in Netlabor. Secondo i dati contenuti nel sistema informativo rimane tuttavia vero che nel periodo considerato le prime tre categorie professionali spiegano oltre la metà degli avviamenti (54,5%), che le prime sette ne spiegano i due terzi (66,7%), che le prime quindici ne spiegano oltre i tre quarti (76,7%) e che le prime 50 ne spiegano l’89,3%.

    Regione Umbria - Avviamenti cumulativi per le prime 50 categorie profess ionali

    01020

    3040506070

    8090

    100

    0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30 32 34 36 38 40 42 44 46 48 50

    Un confronto tra uomini e donne evidenzia che le prime tre professioni pesano leggermente più per gli uomini che per le donne, ma che in seguito la concentrazione è leggermente maggior per le seconde che per i primi.

  • 46

    manovali e altro pers. non qual. industria 27.727 31,0 31,0 braccianti agricoli 12.300 13,8 44,8 camerieri ed assimilati 8.708 9,7 54,5 commessi e assimilati 3.535 4,0 58,4 professioni intermedie di ufficio 3.488 3,9 62,3 autisti di taxi, conduttori di automobili e di furgoni 2.175 2,4 64,8 personale di segreteria 1.756 2,0 66,7 cuochi in alberghi e ristoranti 1.752 2,0 68,7 muratori in pietra, mattoni, refrattari 1.554 1,7 70,4 esercenti di bar e baristi 1.283 1,4 71,9 esercenti ed altri add.prep.cibi in alber.ristor.fastfood 1.098 1,2 73,1 manovali e personale non qualificato dell edilizia civile 1.012 1,1 74,2 collaboratori domestici ed assimilati 885 1,0 75,2 montatori di carpenteria metallica 708 0,8 76,0 installatori e riparatori di apparati elettromeccanici 623 0,7 76,7 impiegati nella gestione stocks, magazzini e assimilati 608 0,7 77,4 portalettere e fattorini postali 556 0,6 78,0 insegnanti di scuole materne 539 0,6 78,6 insegnanti elementari 531 0,6 79,2 impiegati di ufficio 503 0,6 79,8 saldatori e tagliatori a fiamma 487 0,5 80,3 pers. qualific. esecutivo nei ser.pulizia e disinfest. 463 0,5 80,8 parrucchieri, specialisti cure di bellezza ed assimilati 455 0,5 81,3 altre professioni intermedie dell insegnamento 396 0,4 81,8 biancheristi, ricamatori a mano ed assimilati 386 0,4 82,2 compositori e musicisti 375 0,4 82,6 ebanisti, falegnami ed op.artigianali di mac.lavor. legno 371 0,4 83,1 meccanici artigianali, ripar.manut.automobili ed assimilati 362 0,4 83,5 idraulici e posatori di tubazioni idrauliche e di gas 321 0,4 83,8 operatori di macc.utensili autom. e semiaut. industriali 307 0,3 84,2 lavoratori forestali 301 0,3 84,5 professioni relative a servizi personali 293 0,3 84,8 operatori su macchine di calcolo e di elaborazione dati 287 0,3 85,1 sarti e tagliatori artigianali, modellisti e cappellai 281 0,3 85,5 contabili ed assimilati 279 0,3 85,8 facchini e addetti spostamento merci 279 0,3 86,1 operatori di mac.ind.conf.abbigliamento in stoffa e affini 265 0,3 86,4 agricoltori e lav.coltiv.legnose (vite,olivo e frutta) 249 0,3 86,7 personale non qualificato nei servizi ricreativi e culturali 232 0,3 86,9 spazzini e altri raccoglitori di rifiuti ed assimilati 216 0,2 87,2 conduttori di trattori agricoli 216 0,2 87,4 carpentieri e falegnami nell edilizia (escl.parchettisti) 204 0,2 87,6 pers.ausiliario addetto imbal.magaz. e cons.merci 201 0,2 87,9 addetti non qualif. servizi pulizia in imprese ed enti pub. 199 0,2 88,1 bidelli ed assimilati 197 0,2 88,3 altri add.accoglienza, informazione e assistenza clientela 180 0,2 88,5 altro personale non qualificato nei servizi sanitari 178 0,2 88,7 attrezzisti di macchine utensili e affini 175 0,2 88,9 conduttori di forni sec.fusione colatori metalli e leghe 173 0,2 89,1 addetti all accoglimento, portieri ed assimilati 171 0,2 89,3 Totale prime 50 79.840 89,3 Altre categorie 9.591 10,7 100,0 Totale 89.431 100

    Prospetto 1 - Prime 50 categorie professionali

  • 47

    manovali e altro pers. non qual. industria 17.295 33,2 33,2 manovali e altro pers. non qual. industria 10.432 27,9 27,9

    braccianti agricoli 7.882 15,1 48,4 braccianti agricoli 4.418 11,8 39,7

    camerieri ed assimilati 4.309 8,3 56,7 camerieri ed assimilati 4.399 11,8 51,5

    autisti di taxi, conduttori di automobili e di furgoni 2.136 4,1 60,8 commessi e assimilati 2.713 7,3 58,7

    muratori in pietra, mattoni, refrattari 1.550 3,0 63,8 professioni intermedie di ufficio 1.950 5,2 63,9

    professioni intermedie di ufficio 1.538 3,0 66,7 personale di segreteria 1.281 3,4 67,4

    manovali e personale non qualificato dell edilizia civile 1.004 1,9 68,6 esercenti di bar e baristi 980 2,6 70,0

    cuochi in alberghi e ristoranti 864 1,7 70,3 cuochi in alberghi e ristoranti 888 2,4 72,4

    commessi e assimilati 822 1,6 71,9 collaboratori domestici ed assimilati 784 2,1 74,5

    montatori di carpenteria metallica 706 1,4 73,2 esercenti ed altri add.prep.cibi in alber.ristor.fastfood 608 1,6 76,1

    installatori e riparatori di apparati elettromeccanici 611 1,2 74,4 insegnanti elementari 509 1,4 77,4

    impiegati nella gestione stocks, magazzini e assimilati 551 1,1 75,5 insegnanti di scuole materne 506 1,4 78,8

    esercenti ed altri add.prep.cibi in alber.ristor.fastfood 490 0,9 76,4 portalettere e fattorini postali 398 1,1 79,9

    personale di segreteria 475 0,9 77,3 parrucchieri, specialisti cure di bellezza ed assimilati 398 1,1 80,9

    saldatori e tagliatori a fiamma 464 0,9 78,2 pers. qualific. esecutivo nei ser.pulizia e disinfest. 379 1,0 81,9

    ebanisti, falegnami ed op.artigianali di mac.lavor. legno 354 0,7 78,9 biancheristi, ricamatori a mano ed assimilati 369 1,0 82,9

    meccanici artigianali, ripar.manut.automobili ed assimilati 342 0,7 79,6 altre professioni intermedie dell insegnamento 353 0,9 83,9

    compositori e musicisti 321 0,6 80,2 impiegati di ufficio 337 0,9 84,8

    idraulici e posatori di tubazioni idrauliche e di gas 319 0,6 80,8 professioni relative a servizi personali 262 0,7 85,5

    esercenti di bar e baristi 303 0,6 81,4 sarti e tagliatori artigianali, modellisti e cappellai 260 0,7 86,2

    operatori di macc.utensili autom. e semiaut. industriali 297 0,6 81,9 operatori di mac.ind.conf.abbigliamento in stoffa e affini 241 0,6 86,8

    lavoratori forestali 289 0,6 82,5 operatori su macchine di calcolo e di elaborazione dati 207 0,6 87,4

    facchini e addetti spostamento merci 258 0,5 83,0 personale non qualificato nei servizi ricreativi e culturali 205 0,5 87,9

    agricoltori e lav.coltiv.legnose (vite,olivo e frutta) 231 0,4 83,4 contabili ed assimilati 194 0,5 88,4

    conduttori di trattori agricoli 215 0,4 83,8 bidelli ed assimilati 174 0,5 88,9

    carpentieri e falegnami nell edilizia (escl.parchettisti) 204 0,4 84,2 altro personale non qualificato nei servizi sanitari 146 0,4 89,3

    spazzini e altri raccoglitori di rifiuti ed assimilati 176 0,3 84,6 altri add.accoglienza, informazione e assistenza clientela 135 0,4 89,6

    conduttori di forni sec.fusione colatori metalli e leghe 173 0,3 84,9 addetti non qualif. servizi pulizia in imprese ed enti pub. 132 0,4 90,0

    impiegati di ufficio 166 0,3 85,2 addetti all accoglimento, portieri ed assimilati 69 0,2 90,2

    attrezzisti di macchine utensili e affini 166 0,3 85,5 pers.ausiliario addetto imbal.magaz. e cons.merci 60 0,2 90,3

    portalettere e fattorini postali 158 0,3 85,9 impiegati nella gestione stocks, magazzini e assimilati 57 0,2 90,5

    pers.ausiliario addetto imbal.magaz. e cons.merci 141 0,3 86,1 compositori e musicisti 54 0,1 90,6

    addetti all accoglimento, portieri ed assimilati 102 0,2 86,3 spazzini e altri raccoglitori di rifiuti ed assimilati 40 0,1 90,7

    collaboratori domestici ed assimilati 101 0,2 86,5 autisti di taxi, conduttori di automobili e di furgoni 39 0,1 90,8

    contabili ed assimilati 85 0,2 86,7 saldatori e tagliatori a fiamma 23 0,1 90,9

    pers. qualific. esecutivo nei ser.pulizia e disinfest. 84 0,2 86,8 facchini e addetti spostamento merci 21 0,1 91,0

    operatori su macchine di calcolo e di elaborazione dati 80 0,2 87,0 meccanici artigianali, ripar.manut.automobili ed assimilati 20 0,1 91,0

    addetti non qualif. servizi pulizia in imprese ed enti pub. 67 0,1 87,1 agricoltori e lav.coltiv.legnose (vite,olivo e frutta) 18 0,0 91,1

    parrucchieri, specialisti cure di bellezza ed assimilati 57 0,1 87,2 ebanisti, falegnami ed op.artigianali di mac.lavor. legno 17 0,0 91,1

    altri add.accoglienza, informazione e assistenza clientela 45 0,1 87,3 installatori e riparatori di apparati elettromeccanici 12 0,0 91,1

    altre professioni intermedie dell insegnamento 43 0,1 87,4 lavoratori forestali 12 0,0 91,2

    insegnanti di scuole materne 33 0,1 87,5 operatori di macc.utensili autom. e semiaut. industriali 10 0,0 91,2

    altro personale non qualificato nei servizi sanitari 32 0,1 87,5 attrezzisti di macchine utensili e affini 9 0,0 91,2

    professioni relative a servizi personali 31 0,1 87,6 manovali e personale non qualificato dell edilizia civile 8 0,0 91,2

    personale non qualificato nei servizi ricreativi e culturali 27 0,1 87,6 muratori in pietra, mattoni, refrattari 4 0,0 91,3

    operatori di mac.ind.conf.abbigliamento in stoffa e affini 24 0,0 87,7 montatori di carpenteria metallica 2 0,0 91,3

    bidelli ed assimilati 23 0,0 87,7 idraulici e posatori di tubazioni idrauliche e di gas 2 0,0 91,3

    insegnanti elementari 22 0,0 87,8 conduttori di trattori agricoli 1 0,0 91,3

    sarti e tagliatori artigianali, modellisti e cappellai 21 0,0 87,8 carpentieri e falegnami nell edilizia (escl.parchettisti) - - 91,3

    biancheristi, ricamatori a mano ed assimilati 17 0,0 87,8 conduttori di forni sec.fusione colatori metalli e leghe - - 91,3

    Totale prime 50 45.704 87,8 Totale prime 50 34.136 91,3

    Altre categorie 6.327 12,2 100,0 Altre categorie 3.264 8,7 100,0

    Totale 52.031 100 Totale 37.400 100

    Prospetto 2 - Prime 50 categorie professionali

    FemmineMaschi

  • 48

    Venendo ora al dettaglio delle singole categorie professionali, le prime due per numero di avviamenti sono due figure non qualificate, vale a dire i Manovali e altro personale non specializzato dell’industria ed il Bracciante agricolo; la prima spiega ben il 31% degli avviamenti e la seconda il 13,8%. Su queste due figure si concentra quindi il 44.8% degli avviamenti totali. Si tratta di due figure prevalentemente maschili; esse giocano pertanto un ruolo più rilevante per gli uomini (rispettivamente 33,2% e 15,1%) che per le donne (27,9% e 11,8%). La terza figura professionale in ordine di importanza (il Cameriere) incide per quasi il 10% di tutti gli avviamenti. In questo caso si tratta di una figura più rilevante per le donne che per gli uomini (11,8% contro 8,3%). Dalla quarta figura in poi l’incidenza sul totale scende sotto il 5%, per scendere sotto il 2% con la nona e sotto l’uno per cento con la quattordicesima. Tra le prime dieci professioni, oltre a quelle già viste, compaiono al quarto posto una professione del commercio (Commessi e assimilati), due figure impiegatizie (le Professioni intermedie di ufficio ed il Personale di segreteria rispettivamente al quinto e al settimo posto), altre due figure della ristorazione (i Cuochi e gli Esercenti di bar e baristi), i Muratori e gli Autisti di taxi, automobili o furgoni. Le professioni che compaiono tra la terza e la decima posizione sono, quindi, professioni che richiedono livelli di qualificazione intermedi. Nel ranking degli uomini i Manovali edili ed i Montatori di carpenteria metallica sostituiscono il Personale di segreteria e gli Esercenti di bar; in quello delle donne i Collaboratori domestici e gli Esercenti ed addetti alla preparazione di cibi nei fast food sostituiscono i Muratori e gli Autisti.

    4.2 La caratterizzazione di genere

    Il tasso di femminilizzazione degli avviamenti relativi alle prime cinquanta categorie professionali è leggermente più elevato di quello del totale, 42,8,% contro 41,8%. Ventisei di queste categorie sono prevalentemente femminili e ventiquattro prevalentemente maschili. Se invece definiamo maschili le professioni i cui avviamenti hanno comportato in almeno il 75% dei casi avviamenti di uomini e femminili quelle i cui avviamenti hanno interessato donne nella stessa percentuale, ben 35 delle prime cinquanta categorie professionali presentano una forte caratterizzazione di genere. Più in particolare, 16 sono categorie professionali femminili e 19 maschili.

  • 49

    Tra quelle femminili troviamo soprattutto professioni dei servizi ed in particolare professioni relative a servizi rivolti alla persona, tra quelle maschili professioni del settore industriale, anche s