Rang, F. Christian, 'Psicologia storica del carnevale' - Biblioteca critica di Sabbatica.org

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Secondo Florens Christian Rang l’in- terregno del carnevale – follia collettiva, bolgia, sovversione di gerarchie, generi, proprietà, diritti – avrebbe fatto irru- zione nel tempo tra Babilonia e l’Ella- de come valvola di sfogo; radicandosi in profondità nel calendario – cuore del- la riduzione del tempo e dei fenomeni a un orizzonte sociale e divino – il car- nevale avrebbe assolto al ruolo di non- tempo interstiziale (con una funzione di quadratura delle irregolarità astrono- miche), e ciclicamente sarebbe emerso dall’ordine per negarlo, esserne sconfit- to, e tornare a covare sotto le ceneri. E se l’interregno arrivasse a perpe- tuarsi per tutto l’anno? Probabilmente, un’ipotesi così estrema non può verifi- carsi perché la ribellione non si dà senza lo stesso ordine che la consente. Il carnevale non potrebbe realizzare la discesa di tutto nel caos, solo minac- ciarla – o al massimo dileguarsi e diven- tare «tutto e niente». Come in effetti è successo, in una società che ha allentato la morsa sull’individuo quanto basta per trasferire il caos dall’epicentro sociale a una periferia di ribellioni polverizzate. Per Rang l’irruzione del caotico nel divenire e nel destino implica un nes- so tra l’attimo estatico del dionisiaco e il tempo cristiano, teso tra l’orizzonte storico e l’eternità. Il carnevale è la li- berazione dal Logos – che dopo Nietz- sche resta morto – ma Rang non esclu- de che il da capo dionisiaco implichi anche la «punteggiatura», il dare il La del momento ascetico–cristologico con il suo sconcerto per l’assoluto. Rang, pensatore eclettico e contrad- dittorio, è definito da Walter Benja- min come «il più importante interpre- te del germanesimo dopo Nietzsche»; e l’influenza sull’autore del filosofo dell’Eterno Ritorno lo porta in effet- ti ai confini della smania imitativa, a testimonianza dell’impatto deflagrante di Nietzsche sulla cultura a venire. L’incidere di Rang – «da outsider» o «da profano assoluto», ricorda Fabrizio Desi- deri – ha forse la debolezza dello sguardo che non può abbracciare l’argomento con l’autorevolezza del giudizio accademico, ma anche la forza e profondità scandalo- samente autosufficiente del vero filosofo. Il compito di offrire un orizzonte di fuga per le implicazioni di questa densis- sima narrazione del dionisiaco – in cui è arduo tentare di scindere il letterario dal filosofico – è affidata ai commenti edi- toriali di Desideri e di Massimo Caccia- ri, che operano rispettivamente un’impe- gnativa disamina del Rang nietzscheano e un’indagine sulla scomparsa dell’angoscia che agitava il carnevale come istante di eresia collettiva, prima che questa si mu- tasse in semplice dis-vertimento. In un’epoca in cui Dioniso usur- pa discontinuamente tutto l’anno, esso viene a mancare a quel singolare appun- tamento in cui lui e la sua processione celebravano e al contempo deridevano sé stessi e il proprio regno caduco. Ne discende che se i suoi accoliti non possono più trasgredire all’unisono, al dio resta il dominio su un pulviscolo di morti e rinascite individuali che, in dif- ferita, fanno fronte come possono alla nausea per l’ordine. [14.2.2010] Biblioteca di Gorgòn – Rivista di cultura polimorfa ~ issn 2036~8267, reg. trib. bologna 7990 www.gorgonmagazine.com ~ www.anobii.com/gorgonmagazine ~ Diritti di riproduzione dei testi riservati « Radicandosi nel calendario, dove vige ogni ordine sociale, culturale e divino, il carnevale sarebbe emerso ciclicamente per negare l’ordine, esserne sconfitto e tornare però a covare sotto le ceneri » florens christian rang Psicologia storica del carnevale a cura di Fabrizio Desideri commento di Massimo Cacciari Bollati Boringhieri, Torino 2008. 126 pp., 9,00 (ed. or., Historische Psychologie des Karnevals, in Die Kreatur II (1927/28), Berlin 1983) Scheda critica a cura di Marco Benoît Carbone Dedali – Biblioteca critica gorgonmagazine.com

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Secondo Florens Christian Rang l’in-terregno del carnevale – follia collettiva, bolgia, sovversione di gerarchie, generi, proprietà, diritti – avrebbe fatto irru-zione nel tempo tra Babilonia e l’Ella-de come valvola di sfogo; radicandosi in profondità nel calendario – cuore del-la riduzione del tempo e dei fenomeni a un orizzonte sociale e divino – il car-nevale avrebbe assolto al ruolo di non-tempo interstiziale (con una funzione di quadratura delle irregolarità astrono-miche), e ciclicamente sarebbe emerso dall’ordine per negarlo, esserne sconfit-to, e tornare a covare sotto le ceneri.

E se l’interregno arrivasse a perpe-tuarsi per tutto l’anno? Probabilmente, un’ipotesi così estrema non può verifi-carsi perché la ribellione non si dà senza lo stesso ordine che la consente.

Il carnevale non potrebbe realizzare la discesa di tutto nel caos, solo minac-ciarla – o al massimo dileguarsi e diven-tare «tutto e niente». Come in effetti è successo, in una società che ha allentato la morsa sull’individuo quanto basta per trasferire il caos dall’epicentro sociale a una periferia di ribellioni polverizzate.

Per Rang l’irruzione del caotico nel divenire e nel destino implica un nes-so tra l’attimo estatico del dionisiaco e

il tempo cristiano, teso tra l’orizzonte storico e l’eternità. Il carnevale è la li-berazione dal Logos – che dopo Nietz-sche resta morto – ma Rang non esclu-de che il da capo dionisiaco implichi anche la «punteggiatura», il dare il La del momento ascetico–cristologico con il suo sconcerto per l’assoluto.

Rang, pensatore eclettico e contrad-dittorio, è definito da Walter Benja-min come «il più importante interpre-te del germanesimo dopo Nietzsche»; e l’influenza sull’autore del filosofo dell’Eterno Ritorno lo porta in effet-ti ai confini della smania imitativa, a testimonianza dell’impatto deflagrante di Nietzsche sulla cultura a venire.

L’incidere di Rang – «da outsider» o «da profano assoluto», ricorda Fabrizio Desi-deri – ha forse la debolezza dello sguardo che non può abbracciare l’argomento con l’autorevolezza del giudizio accademico, ma anche la forza e profondità scandalo-samente autosufficiente del vero filosofo.

Il compito di offrire un orizzonte di fuga per le implicazioni di questa densis-sima narrazione del dionisiaco – in cui è arduo tentare di scindere il letterario dal filosofico – è affidata ai commenti edi-toriali di Desideri e di Massimo Caccia-ri, che operano rispettivamente un’impe-gnativa disamina del Rang nietzscheano e un’indagine sulla scomparsa dell’angoscia che agitava il carnevale come istante di eresia collettiva, prima che questa si mu-tasse in semplice dis-vertimento.

In un’epoca in cui Dioniso usur-pa discontinuamente tutto l’anno, esso viene a mancare a quel singolare appun-tamento in cui lui e la sua processione celebravano e al contempo deridevano sé stessi e il proprio regno caduco.

Ne discende che se i suoi accoliti non possono più trasgredire all’unisono, al dio resta il dominio su un pulviscolo di morti e rinascite individuali che, in dif-ferita, fanno fronte come possono alla nausea per l’ordine. [14.2.2010]

Biblioteca di Gorgòn – Rivista di cultura polimorfa ~ issn 2036~8267, reg. trib. bologna 7990 www.gorgonmagazine.com ~ www.anobii.com/gorgonmagazine ~ Diritti di riproduzione dei testi riservati

« Radicandosi nel calendario, dove vige ogni ordine sociale, culturale e

divino, il carnevale sarebbe emerso ciclicamente per negare l’ordine, esserne

sconfitto e tornare però a covare sotto le ceneri »

florens christian rangPsicologia storica del carnevalea cura di Fabrizio Desidericommento di Massimo Cacciari

Bollati Boringhieri, Torino 2008. 126 pp., € 9,00(ed. or., Historische Psychologie des Karnevals, in Die Kreatur II (1927/28), Berlin 1983)

Scheda critica a cura di Marco Benoît Carbone

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