Christian Zucconi. Stigmata

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ZUCCONI

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Catalogo della mostra personale ai Musei Civici di Palazzo Farnese di Piacenza a cura di Elena Percivaldi. 22 ottobre - 30 dicembre 2011

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Mostra promossa da

Comune di Agazzano

In collaborazione con

Comune di Piacenza

Con il patrocinio di

Provincia di Piacenza

© 2011 Musei Civici di Palazzo FarneseTesti: © Elena PercivaldiOpere e fotografie : © Christian ZucconiFotografie: © Mauro Davoli; © Mustafa SabbaghTutti i diritti riservati

Con il contributo di

e il sostegno tecnico di

LABORATORIO CORSANINI Studio d’arte - Carrara

OFFICINA MARTELLOUtensili per scultura - Broni

GSF SCHIAVICarpenteria metallica - Piacenza

IRAN MARBLEMarmi e Travertini - Carrara

L’Artista, il Curatore e gli organizzatori ringraziano per il sostegno e la preziosa collaborazione i collezionisti e tutte le persone senza il cui supporto questa mostra non avrebbe potuto essere realizzata.

christian zucconi

christian zucconi

Musei Civici di Palazzo Farnese, Piacenza22 ottobre 2011 - 30 dicembre 2011

Palazzo del Municipio, Agazzano1 ottobre 2011 - 27 novembre 2011

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Comune di Piacenza

Roberto Reggi,Sindaco

Paolo Dosi,Assessore alla Cultura

Antonella Gigli,Direttore Musei Civici

Comune di Agazzano

Lino Cignatta,Sindaco

Paola Achilli,Assessore alla Cultura

Direzione della mostraElena Percivaldi

Coordinamento Antonella Gigli

OrganizzazioneMaria Chiara Ferri

AssistenteCecilia Boselli

AllestimentoPiero BoselliLuca Pinotti

Catalogo della mostraElena Percivaldi

Fotografie di studioMauro Davoli

Fotografie della mostraChristian Zucconi

Fotografie dell’artistaMustafa Sabbagh

StylingStefano Guerrini

Commento musicaleAlessandro Bertozzi

VideoRoberto Dassoni

Progetto grafico Kyklos, Milano

Realizzazione e stampaChiaroscuro, Mantova

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Christian Zucconi, uno scultore piacentino nelle sale di Palazzo Farnese: una bella storia, perché questo artista è giovane e perché ha talento. Si rinnovano, grazie a questa mostra, le suggestioni che la scultura – intesa come esempio di arte di crea-zione attraverso la sottrazione – sa regalare.I corpi scolpiti da Zucconi nel travertino esprimono in maniera forte e diretta tutte le inquietudini e le contraddizioni dell’uomo moderno. Nell’affascinante percorso espositivo appositamente ideato, le opere trovano una loro armonia con gli spazi rinascimentali progettati dal Vignola, in un immaginifico quanto costante dialogo tra presente, passato e futuro.Le otto sculture di Stigmata, dai volti lacerati ai corpi scarni, sembrano trovare nella demolizione la loro finitezza, nella sospensione la loro stabilità. Contrasti che Zucconi rende magistralmente attraverso il suo stile incisivo e la sua tecnica tutta personale di distruzione di un’opera finita e sua successiva ricomposizione.Mi auguro che la mostra sia l’occasione per apprezzare, da parte del pubblico, l’arte e la genialità di un giovane piacentino già autore di alcuni monumenti pubblici pre-senti in città. Una carriera, quella di Zucconi, segnata dall’incontro di figure di rilie-vo del nostro mondo culturale: Paolo Perotti, nel cui laboratorio Zucconi ha mosso i primi passi e l’indimenticato critico d’arte e direttore della Galleria d’arte moderna Ricci Oddi Stefano Fugazza, che ne curò la prima monografia e che tra i primi colse gli aspetti positivi dell’arte di Christian Zucconi.Un percorso espositivo da vivere appieno perché regala alla città un ulteriore squar-cio di creatività. È del resto compito delle istituzioni promuovere l’arte in tutte le sue espressioni come momento di crescita personale e collettiva. Grazie Christian.

Roberto ReggiSindaco di Piacenza

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Un artista diretto, le cui opere “parlano” anche all’osservatore meno avvezzo a mu-sei e mostre: Christian Zucconi rappresenta per Agazzano un piccolo tesoro, un patrimonio che abbiamo scelto di “sfruttare” per inaugurare in arte il nostro per-corso amministrativo. Ed è proprio l’immagine della sua storia ad averci convinto che Stigmata rappresentasse un’occasione irrinunciabile. Da semplice artigiano a raffinato artista specializzato in emozioni forti. Sì, il travertino persiano a cui Chri-stian Zucconi affida la propria ispirazione, la propria volontà di regalare immagini che sappiano graffiare e, perché no, di provocare, non può lasciare indifferenti. Ab-biamo scelto l’arte cruenta di uno scultore-poeta per dar finalmente concretezza a concetti spesso soltanto teorici, come quello della promozione del territorio. Zuc-coni è l’emblema della concretezza, dell’immediatezza di messaggi che arrivano grazie alla sua capacità di innovare anche dal punto di vista tecnico; il suo stile kenoclastico ha rappresentato un punto di svolta per tutto quanto il mondo dell’ar-te contemporanea: con l’estetica dello “svuotamento” ha saputo dar forma ad una spiritualità profonda e intensa che consentirà al visitatore di Stigmata di elaborare pensieri densi di significati. Ciò che più sorprende nell’osservare le sculture di Zuc-coni è però la leggerezza delle figure che, nonostante la pesantezza dei materiali, emerge con immediatezza.È quindi un ringraziamento sincero quello che rivolgo a Christian che, oltre ad un’amicizia che ci lega da anni, concede ora a tutti quanti gli agazzanesi di poter ammirare il frutto di una creatività con pochi eguali.

Lino CignattaSindaco di Agazzano

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Gutta cavat lapidemElena Percivaldi

Opere in mostraFotografie di Christian Zucconi

Apparati

Percorso della mostraFotografie di Mauro Davoli

BiografiaFotografie di Mustafa Sabbagh

Mostre

Bibliografia essenziale

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sommario

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Essere immortale è cosa da poco: tranne l’uomo, tutte le creature lo sono, giacché ignorano la morte;

la cosa divina, terribile, incomprensibile, è sapersi immortali. Jorge Luis Borges

«Gutta cavat lapidem», la goccia scava la pietra. Così Christian Zucconi “scava”, mar-tellandolo e scarnificandolo, il travertino persiano, roccia della tradizione, fortemen-te materica e color rosso sangue. L’essenza viene michelangiolescamente strappata fuori, ed è quasi un parto cesareo. Allora – ed è un versetto del Dies irae - «quidquid latet apparebit», ciò che è nascosto apparirà: l’animo umano, in tutta la sua intrinseca fragilità e debolezza. La maieutica di Zucconi rivela ciò che non può più essere celato, in principio come alla fine: l’ineluttabilità tragica del nostro destino. Ma il proverbio latino che abbiamo scelto a commento ha un significato ancora più profondo: la goccia scava la pietra e la modella – e, se non si fa attenzione, alla lunga la trapassa – in ragione della sua azione lenta e inesorabile. Che ha una valenza didat-tica: solo la costanza porta alla conoscenza. Occorre insistere sugli stessi argomen-ti leggendoli, ascoltandoli, studiandoli. E ricordandoli. Lo spiegava bene Tommaso d’Aquino (Catena aurea in quatuor Evangelia): «Quando hai udito qualcosa di utile e rimani come pervaso dalla dolcezza del suo ricordo, la tiri fuori come dall’interno della memoria fino alla bocca del pensiero. E cos’è questo se non un ruminarla con lo spirito?». È solo ruminando che si arriva a comprendere. E solo chi comprende può in-segnare. Zucconi impara ed “educa” con la pietra: cavandola, modellandola, martel-landola inesorabilmente fino allo sfinimento. “Pedagogicamente” utilizza la materia grezza per svelare quanto siano fallaci le nostre illusioni, frammentata la psicologia, vulnerabile il nostro essere alle emozioni e alle prove della vita. Ma con saggezza quasi sciamanica sa fermarsi appena in tempo, “prima” che la pietra sciaguratamente si fori. Come l’Ulisse dantesco, segue «virtute e canoscenza» ma si trattiene e non compie il «folle volo»: si ferma alle Colonne d’Ercole, evitando che tutta la Verità, nella sua tragica e completa interezza, sia messa a nudo annichilendoci. La mostra piacentina ha l’ambizione di rapportare in un dialogo denso e serrato, pro-blematico ma fecondo, le opere di Christian Zucconi con l’Antico: ora gli ambienti di Palazzo Farnese, ora le opere dei maestri del passato presenti nelle collezioni. Si inizia nei suggestivi spazi dei Sotterranei con la Crucifixio, collocata in faccia a un lacerto di Mura Farnesiane: i tiranti d’acciaio che sostengono lo sperone diroccato richiamano quelli analoghi che sorreggono la figura di Cristo, ampliandone la soffe-

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GUTTA CAVAT LAPIDEM

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renza fino a renderla universale. Poco lontano, l’Ancilla Domini colma il vuoto lasciato dalle fondamenta dell’incompiuta scala a chiocciola progettata da Jacopo Barozzi detto il Vignola. L’interno della stanza circolare, nel cui pavimento si apre una sorta di voragine, è visibile da due aperture chiuse da un vetro, che ricordano una prigione. «Ecce ancilla Domini», ecco l’ancella del Signore, rispose Maria all’Arcangelo Gabriele nell’istante dell’Annunciazione (Lc 1, 38). Zucconi si fa filologo e riflette: ancilla in lati-no significa serva, quindi creatura che non ha il privilegio della libertà. La sua risposta è obbligata, come quella dello schiavo al suo padrone. Dio chiama, l’uomo sottomes-so risponde. Il libero arbitrio si annulla nella religione (fede?), qui intesa secondo la lezione etimologica di Lattanzio e non di Cicerone né di Agostino: non riflessione né scelta, bensì vincolo e legame. «Hoc vinculo pietatis obstricti Deo et religati sumus; unde ipsa religio nomen accepit», per questo vincolo di pietà siamo stretti e legati a Dio: onde dall’essere legati prese il nome la stessa religione. È la consapevolezza dell’impotenza di fronte al Trascendente, del ruolo di meri strumenti. Ecco perché l’Ancilla di Zucconi guarda immota nel vuoto con le mani legate dietro la schiena e al collo porta un collare di ferro. Come una schiava, è fiaccata (ma non vinta!) dal peso delle sue catene. Proseguendo verso gli spazi delle Raccolte Civiche, nel Piano rialzato Clavus Alexandri sembra tendere al visitatore un agguato e la collocazione in un anfratto della parete, che nasconde l’ingresso ad una scala segreta, richiama perfettamente i versi un po’ lascivi di Tibullo («so come acquattarmi nel mezzo della notte / e senza alcun rumore forzare una porta», Elegie I.8, 59-60) che l’hanno ispirata.Poche cose sono icastiche come i bambini. Ecco perché Salomè, collocata nella sala detta l’Alcova, è un capolavoro sconvolgente. Ritorna il Zucconi filologo. Il Vangelo di Marco definisce Salomè “korasion”, bambina. Nulla di più lontano dalla sensuale maliarda che con la danza dei sette veli fa impazzire gli uomini. Lo scultore la rap-presenta come una ragazzina che esce bruscamente dall’infanzia per diventare, suo malgrado, una cortigiana. Danzando leggiadramente, aggraziata come una farfalla, produce come prima, tragica conseguenza la Morte. Le ultime quattro sculture in mostra si confrontano con le opere d’arte antiche, che affiancano e rispecchiano ora per logica e naturale continuazione ora per contrasto. Così Selemnos, scultura acquatica, è collocata sul pianerottolo dello Scalone d’Onore in relazione alla Fontana del Mosè. Trasformato in fiume, il pastore mitologico piange incessantemente calde lacrime per le pene d’amore patite in vita: ad onta di quanto gli concesse Afrodite, non potrà scordare mai, il suo dolore continuerà a solcarlo in eterno. Zucconi affronta il Sacro senza soggezione, con coraggio, persino spavalderia. Ma non è una libertà gratuita quella che si attribuisce. Corre sul sottile crinale che per-mette di indagare, ammesso sia possibile, il rapporto con l’Assoluto. Cercando di sot-trarsi, per una volta, al ruolo di comparsa. Con l’ambizione e la consapevolezza di mettere a nudo, così facendo, anche l’inconfessabile. Si veda la Depositio Christi, collocata in mostra al primo piano della Pinacoteca, ac-canto allo Svenimento di Maria sotto la Croce (1673) di Giovanni Battista Merano: la prospettiva della visuale fa sì che il gruppo di dolenti risulti proprio al di sopra del corpo morto, conferendo intensa drammaticità all’intera scena. Quel Cristo non è un essere trascendente, è uno di noi. È l’Everyman, l’uomo comune, dell’omonima “mo-

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rality play” inglese quattrocentesca, con una differenza: qui egli non si ritrova davanti a Dio munito di ciò che sa e delle sue azioni. Finisce, nudo e inerme, su un tavolo da obitorio, una targhetta appesa all’alluce, in attesa della dissezione che ne rivelerà le miserie organiche. Non c’è nulla di sublime, di eroico o di divino in tutto questo: solo il tanfo dolciastro della morte misto a quello della formaldeide. Anche la Virgo Lactans – che qui a Piacenza è esposta per la prima volta al pubblico – subisce un ribaltamento di significato. La “Madonna del Latte”, nell’arte, è ubertosa per definizione. Dall’Egitto copto all’arte bizantina, da Ambrogio Lorenzetti a Leonar-do, dai Pisano al Correggio, porge i seni turgidi, stillanti gocce del prezioso liquido, alla bocca dell’Infante che li sugge restituendole uno sguardo di stupore misto a be-atitudine. È l’emblema stesso della maternità, tanto che le tele raffiguranti il soggetto sono rimaste, fino alla Controriforma e alle prudérie borromaiche, amatissime nella devozione popolare soprattutto dalle aspiranti puerpere. Ma il legame è molto più antico e si ricollega al culto di divinità pagane come le Matronae, e prima ancora ai riti della fecondità e alle Veneri paleolitiche poppute e larghe di fianchi che rappre-sentavano la Terra, la Grande Madre e l’opulenza. La scultura di Zucconi si relaziona, in mostra, con un capolavoro poco conosciuto ma intensissimo del Botticelli, la Madonna adorante il Bambino con San Giovannino (1483-87), e il contrasto non potrebbe essere più drammatico. La figura retorica che sceglie è l’antifrasi. Il risultato è un pugno nello stomaco. Lo spunto è di carattere agiografico, ossia la figura (l’icona?) di sant’Agata, vergine martire vissuta alla metà del III secolo. Consacratasi a Dio, poiché non voleva cedere alle voglie del proconso-le Quinziano, morì in seguito allo strappo delle mammelle per mezzo di tenaglie e al supplizio dei carboni ardenti. La Virgo di Zucconi, scarnificata fino al parossismo, osserva impietrita il tenero gioco di sguardi tra la Madre e il Figlio dell’idillico tondo botticelliano, sapendo che quella felicità – benché sia poco più che una fanciulla – le è per sempre negata. L’invocazione, attribuitole dall’innologia mariana, di essere ma-dre di tutti, «monstra te esse matrem» (Ave Maris Stella), è tradita e disattesa perché i suoi seni incancreniti e avvizziti non potranno mai nutrire nessuno. La disperazione per questa maternità amputata è straziante e totale.Il percorso si chiude con la Veneratio Herodis, collocata nella Sala della Raccolta Rizzi Vaccari, buia e tappezzata di velluto rosso sangue, illuminata solo da fibre ottiche. Al centro, il cubo col neonato cadavere si trasfigura in una sorta di ara sacrificale veglia-ta da una selva di Madonne antiche: immagine che porta alla memoria certe terribili scene di guerra nella nostra quotidianità anestetizzata.A questo punto si staglia come ombra al sole il titolo della mostra, “Stigmata”. Le stimmate, nell’accezione comune, sono le ferite che, secondo i Vangeli, furono in-flitte a Gesù Cristo durante la crocifissione. In greco, però, stigma significa sempli-cemente marchio. È un segno, un’impronta lasciata da qualcuno su qualcosa. Che racconta una storia. Stigmata sono dunque i segni, le impronte che Zucconi lascia sulle sue opere creandole e informandole dei concetti a lui cari. Le sculture stesse diventano testimonianza viva e lacerante della ricerca che lo scultore, novello Prome-teo, compie – e l’uomo con lui – della Verità. Una sfida impossibile destinata a fallire. Lasciandoci col corpo mutilato e coperto di ferite, anzi di stimmate, segni tangibili di una lotta titanica e della ineluttabile sconfitta. In questo Zucconi ha, assolutamente, la forza del classico.

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OPERE IN MOSTRAFotografie di Christian Zucconi

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CRUCIFIXIO16 febbraio 2009Travertino persiano, ferro e acciaio85 x 69 x 225 cm

Sotterranei - Mura Farnesiane

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ANCILLA DOMINI3 agosto 2009Travertino persiano e ferro55 x 55 x 160 cm

Sotterranei - Scala a chiocciola

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CLAVUS ALEXANDRI6 marzo 2009Travertino persiano, ferro e smalto35 x 35 x 173 cm

Piano rialzato - Raccolte civiche

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SALOMÈ20 novembre 2008Travertino persiano, ferro e resina60 x 90 x 137 cm

Piano rialzato - Sala degli stucchi (Alcova)

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SELEMNOS27 gennaio 2009Travertino persiano, ferro e acqua163 x 73 x 170 cm

Scalone

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DEPOSITIO CHRISTI13 luglio 2009Travertino persiano, ferro e piombo86 x 226 x 96 cm

Primo piano - Pinacoteca

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VIRGO LACTANS18 febbraio 2011Travertino persiano, ferro e stoffa100 x 100 x 181 cm

Primo piano - Pinacoteca

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VENERATIO HERODIS10 maggio 2010Travertino persiano, ferro e piombo70 x 70 x 90 cm

Primo piano - Pinacoteca

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APPARATI

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percorso della mostra

CrucifixioAncilla Domini

Sotterranei - Museo delle carrozze

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Clavus AlexandriSalomè

Piano rialzato - Raccolte civiche

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opere

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percorso della mostra

Depositio ChristiVirgo LactansVeneratio Herodis

Primo piano - Pinacoteca

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Selemnos

Scalone

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opere

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biografia

Christian Zucconi nasce il 12 gennaio del 1978 a Piacenza.Profondamente colpito dalla Pietà Rondanini (custodita in quelle sale che venti anni dopo accoglieranno anche le sue opere) e dalla cultura classica, inizia a frequentare ancora bambino il laboratorio dello scultore piacentino Paolo Perotti e, dodicenne, a Carrara presso il “Laboratorio Corsanini” scopre l’antica tradizione italiana del marmo.Nel 1996 il primo viaggio in Grecia gli apre orizzonti fino a quel momento soltanto immaginati e dà alla sua ricerca un’impronta sempre più severa e coerente, tanto che solo due anni dopo Piero Molinari organizza la sua prima personale all’Università Cattolica di Piacenza e, nel 2002, Stefano Fugazza cura la sua prima monografia. Nel lustro a seguire, oltre ad un’oculata attività espositiva, si impegna soprattutto nella realizzazione di grandi monumenti pubblici.Nel 2007, in occasione della personale curata da Flavio Arensi nella Pinacotecadel Castello Visconteo di Legnano, dove in Piazza San Magno espone una gigante-sca battaglia di corpi che rimane «una delle più ambiziose sfide della scultura monu-mentale in pietra degli ultimi 50 anni» (Panzetta), Stefano Fugazza e Alfonso Panzetta firmano un catalogo che raccoglie tutte le sculture dei suoi primi quindici anni di lavoro. Alla fine di quell’intensissimo anno inventa la tecnica kenoclastica,1 che verrà presentata da Rudy Chiappini e Alain Toubas nel 2010 in una straordinaria personale al Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco di Milano, per la quale viene pubbli-cato un significativo catalogo con le foto di Mauro Davoli.All’inizio del 2011 è chiamato da Vittorio Sgarbi a esporre nel Padiglione Italia Emilia Romagna della 54° Biennale di Venezia la sua Cena in Emmaus, summa di una pro-fonda e coerente ricerca estetica, filosofica e teologica che si pone come definitiva cesura tra un prima e un dopo. L’opera non solo si appropria definitivamente dell’am-biente circostante, ma immette lo spettatore in un’atmosfera obbligata che lo getta nella scomoda situazione di osservatore diretto, chiamato in causa personalmente dalla scena che si svolge di fronte a lui. Il mito è ormai alle spalle dell’artista, che ades-so si sente attratto come da un inesorabile magnete dalla sola storia, da quella traccia dell’uomo nel tempo che è vista da Zucconi come «un rivolo di sangue, uno schizzo di sperma o una goccia di bava». Il salto dall’ideale greco all’hic et nunc romano e poi europeo è stato definitivamente effettuato, e l’atterraggio ha lasciato l’artista «senza fiato, dolorante e con le gambe spezzate: lo spazio dove ora mi muovo e dal quale estraggo le mie figure è finalmente l’inferno contemporaneo». Nell’ottobre del 2011, a sette anni dall’ultima personale a Piacenza, Zucconi torna ad esporre nella sua città negli spazi dei Musei Civici di Palazzo Farnese con Stigmata. A cura di Elena Percivaldi, la mostra sonda quei “segni” (stigmata) che diventano la testimonianza viva e palpitante di una ricerca destinata ad essere delusa.

1. Tecnica scultorea inventata da Christian Zucconi nel dicembre del 2007 consistente nella distruzione di un’opera finita, nel suo svuotamento e nella successiva ricomposizione. Attraverso il drastico abbatti-mento di peso e all’uso di strutture interne invisibili, amplia le possibilità tecniche e iconografiche della scultura in pietra.

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mostre

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Mostre personali

1998 MARMO E FIGURA. Università Cattolica del Sacro Cuore, Piacenza. A cura di Piero Molinari.2002 SCULTURE E DISEGNI. Spazio Rosso Tiziano, Piacenza. A cura di Stefano Fugazza.2004 L’OMBRA SI FIGURA. Nuovo Spazio Arte Contemporanea. A cura di Aldo Benedetti.2006 LA PAROLA DEL GESTO. Galleria Monteverdi, Parma. A cura di Alberto Mattia Martini.2007 LEGIONEEXMATTEO. Pinacoteca del Castello Visconteo, Legnano. A cura di Flavio Arensi.2007 SCULTURE 1991-2006. Compagnia del Disegno, Milano. A cura di Alain Toubas.2010 RIVOLUZIONE KENOCLASTICA. Museo d’Arte Antica, Castello Sforzesco, Milano. A cura di Rudy Chiappini.2010 RIVOLUZIONE KENOCLASTICA. Compagnia del Disegno, Milano. A cura di Alain Toubas.2011 STIGMATA. Palazzo del Municipio di Agazzano, Piacenza. A cura di Elena Percivaldi.2011 STIGMATA. Musei Civici di Palazzo Farnese, Piacenza. A cura di Elena Percivaldi.

Mostre collettive

1996 UNDER 30. Palazzo Farnese, Piacenza. A cura di Stefano Fugazza.1997 LA PIETRA E IL CIELO. Palazzo del Podestà, Castellarquato, Piacenza. A cura di Stefano Fugazza e Piero Molinari.1998 MITO E NATURA. Ente Fieristico, Piacenza. A cura di Stefano Fugazza.2004 SCULTURA. Compagnia del Disegno, Milano. A cura di Alain Toubas.2005 IL MITO DELLA FORMA. Art Village, Fidenza, Parma. A cura di Cristina Trivellin.2006 NUDI. Compagnia del Disegno, Milano. A cura di Alain Toubas. 2006 3° PREMIO RAZZANO. Museo del Sannio – Rocca dei Rettori, Benevento. A cura di Antonio Petrilli.2007 1° BIENNALE D’ARTE DI LODI. Chiesa di San Cristoforo, Lodi. A cura di Gianmaria Bellocchio.2009 ARTE NEL PARCO - TERRE TRAVERSE. Museum in Motion, Castello di San Pietro in Cerro, Piacenza. A cura di Alessandro Azzoni.2009 2° BIENNALE D’ARTE DI LODI. Chiesa di San Cristoforo, Lodi. A cura di Gianmaria Bellocchio.2011 BESTIARIO. ANTOLOGIA DI ARTISTI. Compagnia del Disegno, Milano. A cura di Alain Toubas.2011 LO STATO DELL’ARTE. Padiglione Italia Emilia Romagna della 54° Biennale di Venezia. Chiostri di San Pietro, Reggio nell’Emilia. A cura di Vittorio Sgarbi.

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bibliografia essenziale

Percivaldi, Elena. Christian Zucconi. Stigmata. Verona, Edizioni dell’Aurora, 2011.Appel, Kurt; Chiapparoli, Paolo; Francou, Carlo; Garlaschelli, Enrico; Lupi, Francesca. Nudità. Il corpo nell’arte di Christian Zucconi. Piacenza, Editrice Berti, 2010.Chiappini, Rudy. Christian Zucconi. Rivoluzione Kenoclastica. Verona, Edizioni dell’Au-rora, 2010.Fugazza, Stefano; Panzetta, Alfonso. Christian Zucconi. Sculture 1991-2006. Piacenza, Tip.Le.Co., 2007.AA.VV. Premio Mario Razzano. Benevento, Proposta, 2006.Panzetta, Alfonso. In sette nel parco, Collezione comunale di scultura contemporanea nel parco della Rotonda di Viù. Torino, AdArte, 2006.Martini, Alberto Mattia. Christian Zucconi. La parola del gesto. Parma, Monteverdi, 2006.Trivellin, Cristina. Il mito della forma. Milano, Signorini, 2005.Fugazza, Stefano, e altri. Scultori al Carmelo. Piacenza, Tip.Le.Co., 2005.Benedetti, Aldo. Christian Zucconi. L’ombra si figura. Piacenza, Tip.Le.Co., 2004.Fugazza, Stefano. Scultura del Novecento, in Storia di Piacenza, Il Novecento, II, pp. 1335-1336. Piacenza, Tip.Le.Co., 2003.Fappanni, Simone. Scultura ieri e oggi. Cremona, ImmaginAria, 2003.Agazzani, Alberto; Fugazza, Stefano. Christian Zucconi. Sculture 1997-2002. Piacenza, Tip.Le.Co., 2002.Molinari, Piero. Marmo e figura. Piacenza, Università Cattolica del Sacro Cuore, 1998.Gianfardoni, Guido; Fugazza, Stefano. Mito e natura nella scultura piacentina di fine millennio. Piacenza, Cassa di Risparmio, 1998.Molinari, Piero; Fugazza, Stefano. La pietra e il cielo. Piacenza, 1997.Fugazza, Stefano, e altri. Under 30. Piacenza, Fondazione di Piacenza e Vigevano, 1997.

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Mustafa Sabbagh fotografa Christian ZucconiDue artisti accomunati da un’affine ricerca estetica che, attraverso due diversi lin-guaggi (fotografia e scultura), sondano le estreme e crude espressioni del corpo umano. In questa serie di scatti il grande fotografo giordano trasforma il corpo di Zucconi in pietra, insistendo sul concetto di identificazione tra l’artista e l’opera.

Tutti gli abiti e gli accessori indossati da Zucconi sono scelti dallo stylist e fashion writer Stefano Guerrini.

Pag. 3: smoking / tuxedo dress, C’N’C’ Costume National; camicia, papillon, fascia da smoking / shirt, bow tie, tuxedo band vintage, A.N.G.E.L.O.Pag. 70: pantaloni e fascia da smoking / trousers and tuxedo band: Brioni.Pag. 78-79: collare / neckband: Sharra Pagano.

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Finito di stampare nel mese di novembre 2011presso Chiaroscuro MantovaPrinted in Italy

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