Rampone-Quarna

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I Rampone: una tradizione di due secoli nella produzione di strumenti musicali a fiato A cura di Francesco Carreras ISTI-CNR, Pisa La soppressione delle corporazioni d‟arti e mestieri, completata a Milano nel 1787, stimolò l‟avvio di molte attività artigianali che nel rigido sistema fino ad allora in vigore avevano difficoltà ad essere esercitate. Fra queste in particolare quelle relative alla fabbricazione di strumenti musicali a fiato. I costruttori di strumenti a fiato in legno dipendevano dalla corporazione dei tornitori e non potevano, secondo le precise disposizioni del tempo, lavorare i metalli o utilizzare attrezzi diversi da quelli prescritti dalle regole. Dunque già dall‟inizio dell‟Ottocento si affermano a Milano numerosi costruttori di strumenti musicali a fiato, fra cui Ubaldo Luvoni, Carlo Bernardi, Giacomo de Luigi, Pietro Piana. L‟ambiente dinamico di Milano doveva offrire buone opportunità di lavoro tanto da richiamare dalle zone vicine abili artigiani, fra cui numerosi tornitori della val Strona e delle Quarne. Tra i cognomi dei tornitori elencati in un documento di fine Settecento troviamo dei Beltrami, dei Piana, dei Forni. Seguendo questa tradizione nel 1814 anche un Carlo Rampone risulta a Milano insieme al figlio Francesco. E sarà questo Francesco Rampone, a cui si aggrega il nipote Primo Egidio Forni, che troviamo presso la bottega di Ubaldo Luvoni almeno dal 1836. Un atto notarile del 1848 chiarisce i termini di questa collaborazione. Nel 1836 Rampone e Forni diventano soci di Luvoni e nel 1847 comprano l‟intera quota di Luvoni, che si ritira dall‟attività. Nei cataloghi della ditta Rampone del primo Novecento compare la scritta “casa fondata nel 1818” ed è chiaro il riferimento all‟ anno di inizio dell‟attività di Ubaldo Luvoni, che fu quindi considerato dai Rampone l‟iniziatore di una attività di produzione di strumenti musicali ancora viva ai nostri giorni. Ubaldo Luvoni (1798-1847) produsse prevalentemente flauti di ottima lavorazione, ma anche clarinetti, fagotti, flagioletti e altri tipi di legni. I suoi flauti si rifanno ai modelli della scuola viennese, allora assai diffusi a Milano, e presentano le caratteristiche tipiche del periodo, compresi i piattelli con peltrini mobili 1 . Si conoscono flauti ottavini, terzini, e ordinari, alcuni di questi ultimi con estensione al grave fino al La2. La chiavi sono in ottone o argento nella prima produzione e successivamente anche in alpacca, allora chiamata pakfond, segno questo dell‟attenzione di Luvoni alle novità, dato che l‟uso dell‟alpacca fu introdotto in Europa verso il 1830. Il notevole numero di flauti discendenti al La grave sopravvissuti, testimonia la diffusione di questo tipo di strumento di non facile maneggio 2 . Nella prima metà del secolo fiorì infatti in Italia, ed anche nei paesi di lingua tedesca, una ricca letteratura flautistica, con parti che scendevano al La e talvolta al Sol grave 3 . I modelli di Luvoni rimangono sostanzialmente invariati nei vari decenni della sua attività, rifacendosi sostanzialmente alla collaudata e popolare tipologia del viennese Johann Ziegler. Va ricordato a questo punto anche Giacinto Forni (1790-1873), padre di Primo Egidio. Non appare che lavorasse a Milano insieme al figlio, anche se in alcuni documenti è definito “tornitore”. Comunque di lui rimangono un flauto militare senza chiavi, due flauti globulari di buona fattura e un Picco-pipe 4 . La sua attività di tornitore, in assenza di altri dati, può collocarsi a partire dal secondo quarto del secolo e presumibilmente la fabbricazione di strumenti musicali non fu 1 Brevetto di Richard Potter, Londra 1785 2 Flauti discendenti al La grave erano ancora nei listini di Orsi, Rampone & Cazzani e Bottali nei primi decenni del 900 3 F.Carreras,"Strumenti dimenticati: i flauti discendenti al La grave', Syrinx Xl - 42, 1999, pp. 18-25 e M.Bignardelli,”I repertori flautistici italiani del XIX secolo: uno sguardo dal generale al particolare”, Syrinx X – 35 1998, pp. 30-33 4 Coll. Carreras e col. privata Brescia

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I Rampone: una tradizione di due secoli nella produzione di strumenti musicali a fiato

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I Rampone: una tradizione di due secoli nella produzione di strumenti

musicali a fiato

A cura di Francesco Carreras

ISTI-CNR, Pisa

La soppressione delle corporazioni d‟arti e mestieri, completata a Milano nel 1787, stimolò l‟avvio

di molte attività artigianali che nel rigido sistema fino ad allora in vigore avevano difficoltà ad

essere esercitate. Fra queste in particolare quelle relative alla fabbricazione di strumenti musicali a

fiato. I costruttori di strumenti a fiato in legno dipendevano dalla corporazione dei tornitori e non

potevano, secondo le precise disposizioni del tempo, lavorare i metalli o utilizzare attrezzi diversi da

quelli prescritti dalle regole.

Dunque già dall‟inizio dell‟Ottocento si affermano a Milano numerosi costruttori di strumenti

musicali a fiato, fra cui Ubaldo Luvoni, Carlo Bernardi, Giacomo de Luigi, Pietro Piana.

L‟ambiente dinamico di Milano doveva offrire buone opportunità di lavoro tanto da richiamare

dalle zone vicine abili artigiani, fra cui numerosi tornitori della val Strona e delle Quarne. Tra i

cognomi dei tornitori elencati in un documento di fine Settecento troviamo dei Beltrami, dei Piana,

dei Forni.

Seguendo questa tradizione nel 1814 anche un Carlo Rampone risulta a Milano insieme al figlio

Francesco. E sarà questo Francesco Rampone, a cui si aggrega il nipote Primo Egidio Forni, che

troviamo presso la bottega di Ubaldo Luvoni almeno dal 1836. Un atto notarile del 1848 chiarisce i

termini di questa collaborazione. Nel 1836 Rampone e Forni diventano soci di Luvoni e nel 1847

comprano l‟intera quota di Luvoni, che si ritira dall‟attività. Nei cataloghi della ditta Rampone del

primo Novecento compare la scritta “casa fondata nel 1818” ed è chiaro il riferimento all‟anno di

inizio dell‟attività di Ubaldo Luvoni, che fu quindi considerato dai Rampone l‟iniziatore di una

attività di produzione di strumenti musicali ancora viva ai nostri giorni.

Ubaldo Luvoni (1798-1847) produsse prevalentemente flauti di ottima lavorazione, ma anche

clarinetti, fagotti, flagioletti e altri tipi di legni. I suoi flauti si rifanno ai modelli della scuola

viennese, allora assai diffusi a Milano, e presentano le caratteristiche tipiche del periodo, compresi i

piattelli con peltrini mobili1. Si conoscono flauti ottavini, terzini, e ordinari, alcuni di questi ultimi

con estensione al grave fino al La2. La chiavi sono in ottone o argento nella prima produzione e

successivamente anche in alpacca, allora chiamata pakfond, segno questo dell‟attenzione di Luvoni

alle novità, dato che l‟uso dell‟alpacca fu introdotto in Europa verso il 1830. Il notevole numero di

flauti discendenti al La grave sopravvissuti, testimonia la diffusione di questo tipo di strumento di

non facile maneggio2. Nella prima metà del secolo fiorì infatti in Italia, ed anche nei paesi di lingua

tedesca, una ricca letteratura flautistica, con parti che scendevano al La e talvolta al Sol grave3. I

modelli di Luvoni rimangono sostanzialmente invariati nei vari decenni della sua attività,

rifacendosi sostanzialmente alla collaudata e popolare tipologia del viennese Johann Ziegler.

Va ricordato a questo punto anche Giacinto Forni (1790-1873), padre di Primo Egidio. Non appare

che lavorasse a Milano insieme al figlio, anche se in alcuni documenti è definito “tornitore”.

Comunque di lui rimangono un flauto militare senza chiavi, due flauti globulari di buona fattura e

un Picco-pipe4. La sua attività di tornitore, in assenza di altri dati, può collocarsi a partire dal

secondo quarto del secolo e presumibilmente la fabbricazione di strumenti musicali non fu

1 Brevetto di Richard Potter, Londra 1785

2 Flauti discendenti al La grave erano ancora nei listini di Orsi, Rampone & Cazzani e Bottali nei primi decenni del 900

3 F.Carreras,"Strumenti dimenticati: i flauti discendenti al La grave', Syrinx Xl - 42, 1999, pp. 18-25 e M.Bignardelli,”I

repertori flautistici italiani del XIX secolo: uno sguardo dal generale al particolare”, Syrinx X – 35 1998, pp. 30-33 4 Coll. Carreras e col. privata Brescia

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l‟interesse prevalente ma probabilmente una passione, come farebbero pensare le tipologie poco

usuali degli strumenti sopravvissuti.

Primo Egidio Forni (1812-1866) rilevò nel 1848 la parte dello zio Francesco Rampone, ormai

anziano. Inizialmente proseguì la tradizione di Luvoni adottando i suoi modelli. Vari strumenti della

prima produzione di Forni, che continuò a marcare gli strumenti col vecchio simbolo del „fauno

danzante‟ di Luvoni, appaiono del tutto simili ai precedenti, con chiavi imperniate su rialzi del legno

e piattelli a peltrini mobili. Successivamente si nota una lenta evoluzione dei modelli con l‟adozione

di pilastrini in metallo e di profili più lineari. La lavorazione risulta sempre accurata. Egidio Forni fu

anche attento innovatore: costruì verso il 1855 il secondo modello di flauto sistema Briccialdi5. In

questo stesso anno il nipote Agostino Rampone, che aveva allora 12 anni, entra in bottega come

apprendista. Nel 1865 ottenne un attestato di privativa industriale per un “Clarinetto sistema

Forni”6.

Dopo la morte di Primo Egidio Forni nel 1866 la ditta continuò a mantenere il marchio E.Forni fino

ad almeno il 1872, anche se Agostino Rampone (1843-1897), figlio di Teodoro e di una sorella di

Egidio Forni ne aveva preso il controllo alla morte dello zio. I due figli di Egidio Forni, Giuseppe

(1860-1845) e Alessandro (1852-1933), erano allora ancora troppo giovani e in seguito preferirono

dedicarsi ad altre attività. Da notare che le guide commerciali di Milano dell‟Ottocento riportano il

nome della ditta “Egidio Forni” fino al 1880, con sede dal 1871 in via S.Maria Fulcorina 6, e che dal

1876 appare la ditta “Ramponi Fratelli”, in via Carlo Porta 3, che nel 1883 diviene, allo stesso

indirizzo, “Ramponi Agostino”7.

Il nome “Ramponi Fratelli” compare già nel 1871 nel diploma di assegnazione di una medaglia

d‟argento “per eccellenti qualità musicali dei due strumenti esposti” alla Esposizione nazionale di

Milano dell‟Associazione Industriale Italiana. Quasi certamente si tratta dei due fratelli Rampone,

Agostino ed Egidio (1842-1872) e, come per il caso del marchio E.Forni, tale denominazione deve

essere stata mantenuta fino al 1883 per ragioni commerciali.

Nel 1872 Agostino inizia un‟altra attività sotto la ragione sociale „Cugini Rampone‟, via S.Maria

Fulcorina 68, insieme al cugino Giacinto, figlio di Giovanni, fratello del padre Teodoro, avente per

oggetto “la fabbricazione di strumenti musicali in legno”. Gli strumenti furono marcati come “Frate

e Cugino Rampone”, espressione che nell‟italiano dell‟epoca stava a significare „primi cugini

Rampone‟. La durata del contratto era fissata in tre anni a partire dall‟8 maggio 1872. Si mantenne,

come naturale, la continuità nelle tipologie dei modelli prodotti: i numerosi strumenti esistenti

marcati Frate e Cugino Rampone sono simili a quelli della ultima produzione col nome E.Forni.

Quindi negli anni dal 1866 al 1883 il nome di Agostino Rampone non compare mai da solo, ma

associato alla varie ditte poste in essere, da quella di Egidio Forni, alla “Ramponi Fratelli”, ai

“Cugini Rampone”. Verosimilmente, come sembra di capire da voci ancora vive a Quarna, il

passaggio delle attività dalla famiglia Forni ai Rampone deve essere stato molto difficoltoso.

Agostino Rampone si dimostrò abilissimo imprenditore, estendendo la produzione alle principali

tipologie di strumenti a fiato in legno, con particolare attenzione ai flauti. Rampone brevettò nel

1879 un sistema per la costruzione di strumenti a fiato interamente in metallo, con una doppia parete

5 La “Gazzetta Musicale di Firenze” del 1855, GMdF III, 8, 31, indica come unico vero costruttore dei flauti alla

Briccialdi la “fabbrica del Sig. Forni, successore di Luvoni residente quì in Milano”. Da Onerati, op.cit. pg.198 e

analogamente in: Carlo Alary, “Nuove tavole ragionate” per il flauto Briccialdi, Milano, G.Canti, c. 1857 6 Attestato 18 dicembre 1865 – Vol. 6, n.318 e attestato completivo 21 aprile 1866 – Vol. 6 n. 428

7 Si vedano gli indirizzari tratti dalle guide commerciali di Milano dal 1832 al 1889 e riportati in appendice

8 Archivio storico della Camera di Commercio di Milano: 1 giugno 1872, n.6175, oggetto: „Rampone Giacinto e

Agostino Rampone notificano la loro istituita Società mercantile in nome collettivo sotto la ragione Cugini Rampone‟

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che garantiva, secondo l‟inventore, stabilità d‟intonazione e robustezza9. Realizzò con questo

sistema l‟intero quartetto dei fiati, anche se solo i flauti e i clarinetti ottennero un buon successo

commerciale10

. All‟esposizione industriale di Milano del 1881 nella Vetrina Rampone c‟era persino

“un flauto tutto d‟oro di 18 carati”11

. Ci risulta anche un flauto tutto in avorio, con chiavi in

argento12

. Nei primi cataloghi noti, quello del 1883 e quello del 1886, Rampone punta molto sugli

strumenti a doppia parete, che vengono proposti in argento o in alpacca in 30 modelli diversi. Nel

1884 il Giornale Militare Ufficiale pubblica un nuovo regolamento per le bande militari in cui si

adottano i flauti e clarini a doppia parete prodotti da Rampone. Nel catalogo del 1886 Rampone

introduce i primi flauti sistema Boehm cilindrici e conici, i clarinetti sistema Boehm, e la famiglia di

quattro saxofoni. Rimangono numerosissimi strumenti marcati Rampone/Milano, che comprendono

flauti di tutte le taglie, clarinetti, oboi e altri legni. Venivano prodotti con diversi gradi di finitura, e

naturalmente di prezzo, e con numerosissime opzioni sul numero di chiavi, raddoppi, materiali,

estensione. Gli strumenti di Agostino Rampone furono fra i più apprezzati negli ambienti

professionali in Italia e all‟estero.

Nel 1897 con la morte di Agostino Rampone la ditta, con oltre 80 lavoranti e due stabilimenti, uno a

Quarna e uno a Milano13

, passa ai figli Egidio (1872-1937) e Alfredo (1873-1938), poiché la vedova

Maria Mitta e la figlia Virginia rinunciano ai loro diritti a favore dei due figli maschi14

. La ditta

mantenne la stessa denominazione „Agostino Rampone‟, con sede in via Principe Umberto 20.

Egidio e Alfredo Rampone costituiscono nel 1901 con Battista Cazzani (1846-1920), da tempo

attivo come costruttore di ottoni, anche la ditta Battista Cazzani e C15

. Nel 1906 Alfredo esce dalla

ditta Cazzani16

e dalla ditta Rampone17

, che rimane a nome del solo Egidio, ed apre un‟attività ad

Omegna col nome di Stabilimento Musicale Cusiano, per la vendita di strumenti musicali, prodotti

per lo più dalla ditta Rampone. Questo negozio era ancora attivo alla fine degli anni 1930.

Anche Egidio Rampone si dimostrò molto accorto nella gestione e promosse lo sviluppo della ditta,

continuando la tradizione di prodotti di ottimo artigianato, ma con un‟organizzazione di tipo

industriale. Intorno al 1910 la ditta, come attestato nel catalogo 1223, offriva 1004 diversi modelli,

tra cui 311 modelli di flauto, 151 di clarinetto, 29 di saxofoni. Puntò molto sull‟innovazione

introducendo modelli originali, come i clarinetti a campana curva “a voce rinforzata”, e

conseguendo un brevetto per un meccanismo per il flauto “Ziegler” che permetteva, mediante chiavi

aggiuntive, addirittura sei manovrate dall‟indice destro, di praticare agevolmente molti trilli e

tremoli, allora molto impiegati dai compositori. Nel 1900 aveva prodotto un clarinetto a „doppia

tonalità‟ progettato da Giuseppe Leonesi18

. Gli strumenti di Egidio Rampone portano il tradizionale

marchio Rampone con sotto le iniziali E e R intrecciate in monogramma. In precedenza gli

strumenti di Agostino Rampone avevano le iniziali intrecciate A e R.

Da segnalare anche l’uso del nome “La Prealpina”, Quarna, negli anni intorno al 1915-20, che

appare su alcuni documenti e strumenti superstiti, e che rappresenta probabilmente un marchio

industriale utilizzato da Egidio Rampone per ragioni di mercato.

Nel 1920, subito dopo la morte di Battista Cazzani, di cui Egidio aveva sposato nel 1916 la figlia

Giuseppina (1879-1924), si costituisce la società „ditte riunite Rampone & Cazzani‟, con una quota

minoritaria appartenente alla cognata Anita Cazzani,. Molti strumenti costruiti dopo tale data e

9 Attestato del 26 aprile 1879 – Vol. 21 n. 450 avente per titolo “Flauti e clarini di costruzione initieramente metallica”

10 F.Carreras, I1 flauto a doppia camera', in Rivista della SIFTS, Bologna, Ill, 1, 2000

11 Da un resoconto firmato Luigi P.Zini nella Gazzetta Musicale di Milano n. 27 del giugno 1881, pg. 250

12 Collezione privata nel Veneto

13W.Waterhouse, op.citata, pg.318

14 Atto registrato a Vimercate il 27 maggio 1898 n. 133 Vol. 16 n. 141 atti pubblici.

15 Costituita il 7 ottobre 1901 con scrittura privata, Archivio storico della Camera di Commercio di Milano

16 Atto registrato a Gallarate il 24 gennaio 1906 n. 2077, vol. 55 atti privati

17 Atto del 14 gennaio 1906, reg. a Gallarate n. 2079, vol. 55, atti privati

18 Waterhouse, op.cit. pg. 318

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basati sui precedenti modelli Rampone hanno impresso, oltre al marchio A.Rampone, anche quello,

entro ovale, di Rampone & Cazzani e le iniziali R e C intrecciate.

Pur riducendo il numero dei modelli prodotti la Rampone & Cazzani prosegue negli anni 1920 e 30

una tradizione di attenzione alle innovazioni e alle richieste del mercato. Il catalogo del 1928

presenta 451 modelli diversi: fra questi i modelli “finto Boehm”, che associavano alla diteggiatura

del flauto Ziegler i vantaggi della meccanica Boehm, i modelli ricalcati sui flauti della Rudall-Carte

o di Louis Lot, allora molto di moda. E‟ significativo anche il numero di ben 88 diversi modelli di

saxofono. Nel catalogo del 1930, che riporta 433 modelli diversi, si evidenziano diversi sistemi per

clarinetto, come richiesti in orchestra e in banda, che vanno dal Mueller tradizionale, al Barret,

mezzo-Barret, Boehm, mezzo-Boehm, oppure ai clarinetti speciali per solisti, sistema Prof,

Quaranta.

Nel 1925 viene aperta a Castelnuovo Scrivia una nuova fabbrica di strumenti musicali a fiato su

iniziativa di artigiani che si erano formati a Quarna, in particolare Mario Gilardi, Aldo De Bernardi

e Alfonso Rampone. Nel 1932 lo stabilimento fu trasferito a Quarna, ma non ebbe successo e fu

costretto a chiudere nel 1934, subendo una sentenza di fallimento nel 1937, cambiata poi in

procedura di liquidazione. Parte delle attrezzature furono rilevate da Alfonso Rampone che aprì una

propria attività a Quarna, ufficialmente dal 1941 ma che, secondo testimonianze, era già operativa

da alcuni anni. La ditta era specializzata in saxofoni di eccellente fattura e operò fino al 1979.

Nel 1937 muore Egidio Rampone e l‟attività, a parte la quota di Anita Cazzani, passa alle nipoti

Bianca e Bruna Rampone, figlie del fratello Alfredo, e a Egidio Arrigoni, figlio della sorella

Virginia. Tuttavia i nuovi proprietari, privi di specifiche esperienze imprenditoriali, già nel 1940 si

ritirano e cedono le loro quote a Umberto Tedeschi, Armanda Saltamerenda e Ornella Tedeschi.

Questa ultima era la moglie di Egidio Arrigoni e figlia degli altri due nuovi soci.

Inizia in questi anni un rapido declino delle fortune della ditta dovuto in parte alla mancanza

d‟esperienza nel settore degli strumenti musicali della nuova proprietà e in parte alla agguerrita

concorrenza internazionale che immetteva sul mercato strumenti a prezzi molto competitivi.

Nel 1958 l‟azienda rischia il fallimento e nel 1960 è rilevata da Remo Saltamerenda, fratello di

Armanda e lasciata in gestione al figlio Fernando. Dal 1961 al 1987 il marchio diviene F.I.S.M.

Rampone & Cazzani e dal 1987 al 1990 la ditta assume la denominazione Rampone & Cazzani srl.

La sede amministrativa era a Gerenzano, Varese. Per ridurre i costi di produzione e concorrere sul

mercato la qualità viene molto abbassata e viene ridotto drasticamente il numero dei modelli offerti,

privilegiando la quantità. Il catalogo del 1965 riporta solo pochi modelli di flauto e clarinetto e

alcuni ottoni. Da notare l‟utilizzo estensivo di marchi di comodo, “stencil”, oltre 300, con l‟intento

di attirare l‟attenzione degli acquirenti meno esperti.

Nel 1989 la ditta versava di nuovo in pessime acque e, per salvare l‟azienda, intervenne la Alessi di

Omegna. Fu studiato un nuovo modello innovativo di saxofono, chiamato “Alessofono”. Tuttavia

questa attività era estranea agli interessi primari dell‟azienda e nel 1990 si fece avanti Roberto Zolla,

che aveva maturato una lunga esperienza nella lavorazione diretta di strumenti a fiato, che rilevò la

ditta con la ragione sociale “Rampone & Cazzani di Roberto Zolla”. La produzione fu indirizzata a

saxofoni di qualità, riservando particolare cura ai dettagli e alle finiture, ai modelli, molti dei quali

originali e innovativi, senza trascurare la promozione, anche internazionale. Questa è la ditta che

continua oggi la plurisecolare tradizione di produzione di strumenti musicali a fiato a Quarna Sotto.

L‟ambiente di Quarna, dove era possibile trovare artigiani esperti nelle diverse lavorazioni degli

strumenti musicali a fiato, attirò l‟attenzione di imprenditori di Milano ed in particolare di Ida Maria

Grassi, che fin dal 1948 aveva avviato attività in quel settore. Nel 1952 aveva associato come capo

tecnico nell‟azienda di Milano Umberto De Agostini di Quarna, che rinunciò poi nel 1956. Nello

stesso anno apre un‟attività a Quarna con la denominazione “Fabbrica specializzata Clarini Ebano e

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Plastica” srl, ma senza riuscire a decollare, tanto che la chiude nel 1958. Nel 1960 inaugura un

nuovo stabilimento a Quarna Sotto che opererà fino al 2000, specializzandosi nella produzione di

saxofoni. Le altre tipologie di strumenti erano prodotte nello stabilimento di Cinisello Balsamo.