Raimondo Di Sangro Principe Di San Severo

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Raimondo di Sangro Principe di San Severo

Don Raimondo di Sangro Principe di San Severo

Sommario

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1   Biografia

o 1.1   L'infanzia, gli studi ed il primo periodo

napoletano

o 1.2   Ricerche, scoperte ed invenzioni

o 1.3   La Cappella della Pietatella dei Di Sangro

o 1.4   La Via Ermetica del Principe

o 1.5   Opere Pubblicate e Tracciate del Principe

2   Bibliografia

3   Note

4   Voci correlate

5   Collegamenti esterni

[modifica]Biografia

(Torremaggiore, 30 gennaio 1710 – † Napoli, 22 marzo 1771) Don Raimondo di Sangro settimo Principe di

San Severo, Duca di Torremaggiore, Gentiluomo di Corte, nel 1737 Sua Altezza il Re Carlo III di Borbone,

lo nomiò Gentiluomo di Camera con Esercizio e nel 1740 divenne Cavaliere del Supremo Real Ordine di

San Gennaro. E' stato una delle figure più affascinanti e complesse del panorama scientifico, artistico,

massonico ed esoterico di tutto il settecento. Discendente di uno dei più antichi e blasonati casati del

Mezzogiorno, annoverava il titolo concesso alla sua nobilissima famiglia di Grandi di Spagna, proprietari di

innumerevoli feudi nelle Puglie (Sansevero, Torremaggiore, Castelnuovo,Casalvecchio di

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Puglia, Castelfranco ed altri minori) e, per ramo paterno, nella tradizione familiare si tramandava il

prestigio di discendere in linea di sangue diretta da Carlo Magno. [1]

[modifica]L'infanzia, gli studi ed il primo periodo napoletano

Nacque da Antonio, Duca di Torremaggiore e dalla nobildonna Cecilia Gaetani dell'Aquila d'Aragona

Sanseverino dei Principi di Piedimonte, la quale morì dopo poco averlo messo alla luce. La vita peculiare e

fuori delle regole del padre, lo portò a crescere sotto la cura del nonno paterno Don Paolo Di Sangro VI

Principe di San Severo, che rimase negli anni per il giovane Raimondo, guida e punto di riferimento.

Compì i suoi studi in Roma presso la Scuola Gesuitica, ove dimostrò da subito la sua attitudine alla ricerca

e l'amore per l'arte e le scienze. Rimase dai Padri Gesuiti fino al compimento del ventesimo anno d'età.

Rientrato a Napoli nell'avito Palazzo, ereditò il titolo di Principe ed i relativi possedimenti per via della

scomparsa del nonno paterno, fino ad allora capo della Casata. Nello stesso anno, sposò per procura la

cugina quattordicenne, Carlotta Gaetani dell'Aquila d'Aragona, che viveva nelle lontane Fiandre, con la

quale si congiunse solo sei anni dopo il loro matrimonio (nel 1736) quando terminate le vicissitudini

belliche che attanagliavano quella parte d'Europa, lo raggiunse a Napoli. L'amore per l'arte e la musica,

spinse il giovane Principe a commissionare al noto compositore e violinista Giovanni Battista Pergolesi la

prima parte di un preludio scenico in onore delle sue nozze, ed anche Giambattista Vico dedicò loro un

sonetto. Alla sua vita di militare, fu anche colonnello del Reggimento Capitanata e si distinse

valorosamente nella battaglia di Velletri nel 1744 contro gli Austriaci, alternò fino a dedicarvisi

completamente il suo Cammino di Studioso, Inventore, Umanista ed Ermetista. Vanno ricordati i suoi

interessi nell'ambito della ricerca e degli studi. Appartenente all'Accademia de' Ravvivati (con lo

pseudonimo di "Precipitoso") divenne poi con il nome di "Esercitato" membro attivo ed Accademico della

Crusca adottando il motto "Esercitar mi sole". Dedicò gran parte della sua esistenza all'Arte Regia. Questa

sua propensione per gli studi chimici ed alchemici, contribuirono a creare la famigerata "legenda

nera" che avvolgerà di una luce sinistra le gesta del San Severo, per lunghi anni. Questo pregiudizio, fu

dettato dall'ignoranza di molti e dalle gelosie e dai timori, di quel ramo meno colto dell'Aristocrazia, che

non comprendeva l'immensità del pensiero del Di Sangro. [2]

[modifica]Ricerche, scoperte ed invenzioni

Il Principe sin dalla giovane età dimostrò propensione per gli studi ed una profonda attenzione per le

invenzioni, l'anatomia e la chimica. Fra le prime invenzioni, si ricordano quelle di natura militare, fra le

quali realizzò un innovativo archibugio a retrocarica, anticipando la futura tecnologia di oltre mezzo

secolo, ed un nuovo sistema bellico che consentiva di sparare proiettili con una cadenza di quattro

secondi. A riprova del suo assoluto eclettismo, un curioso studio su tematiche diametralmente differenti,

fu compiuto dal San Severo sui Quipu, una sorta di alfabeto ‘cromatico’ e strumenti di supporto per la

memoria, usati dagli Inca e dalle civiltà precedenti nella regione andina. Molti studi furono volti alla

chimica, ove il Principe produsse dei reagenti, che indurivano metallizzavano e pietrificavano materie e

sostanze di consistenza molle. Altre ricerche furono indirizzate per lo studio di un innovativo

procedimento per filare la seta ed alcuni processi per pigmentare il marmo bianco, donandogli uno

stupefacente effetto cromatico atto a farlo sembrare una pietra preziosa. Don Raimondo Di Sangro, mise

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a punto anche un processo inverso, riuscendo a decolorare i lapislazzuli. Un invenzione importante della

quale però il prototipo andò distrutto, pare durante dei lavori edili al Palazzo fu il Lume eterno, del quale

rimangono però testimonianze in alcune missive e carteggi di Raimondo a studiosi ed alchimisti

dell'epoca come l'Abbé Nollet à Paris. Il risultato, si sarebbe ottenuto creando una mistura prodotta dalla

triturazione delle ossa di un teschio e con l'aggiunta probabile di una miscela a base di fosfato di calcio e

fosforo ad altissima concentrazione. Tale miscela avrebbe avuto la caratteristica di portare avanti un

processo di combustione estremamente lento e di consumare pertanto pochissima materia. Similare per

tipologia fu l'invenzione del così detto Carbone alchemico, una complessa mistura di più sostanze di

origine vegetale ed animale, in grado di bruciare senza generare cenere. Le sue invenzioni sorpresero e

meravigliarono tanto il popolino dei bassi, quanto la Corte e la più alta Aristocrazia delle Due Sicilie. Le

cronache partenopee di quel tempo, narrano inoltre della creazione di un tessuto molto impermeabile con

il quale fece confezionare due mantelle, una per se e l'altra per Sua Altezza il Re Carlo III di Borbone, con

il quale assorto in importanti disquisizioni, passeggiava sotto la pioggia tra lo stupore dei napoletani. In

oltre si dedicò a ricerche ed esperimenti di idraulica e meccanica, mettendo a punto la famigerata

carrozza marina, con la quale procedeva sulle acque del Golfo e nel vicino lungomare, ove molti

napoletani rimanevano fra il perplesso e l'esterrefatto per un progetto che apparve per i tempi bizzarro.

L'invenzione che tanto apportò in termini di sviluppo della cultura e della diffusione di scritti esoterici, fu

la realizzazione di una macchina tipografica per la stampa contestuale di più cromie, con la quale il

Principe allestì una stamperia nelle cantine del suo Palazzo. Fra quelle che al tempo apparvero stranezze

e per molti anche stregonerie, possiamo ricordare una riproduzione di una sostanza dal colore e dalla

consistenza uguale al Sangue di San Gennaro contenuto nella Sacra Ampolla. Creò un utile e complesso

sistema, per dissalare e potabilizzare l'acqua del mare, un'avveniristica carta ignifuga, pare composta da

lana da una parte e da seta dall'altra. Una applicazione che univa gli studi bellici a quelli del libero spirito

fu legata a scoperte in ambito pirotecnico, ove il Di Sangro creò innovativi fuochi d'artificio policromi,

inserendo nella gamma il verde, colore al quale il Principe donava massima valenza e ben ne conosceva

la portata simbolica ed ermetica, essendo anche un fine studioso di Araldica. Una particolare attenzione

dedicò il San Severo agli studi di anatomia, grazie ai suoi esperimenti applicati alla chimica. Il Di Sangro,

riuscì a mettere a punto un sistema di ‘metallizzazione’ del sistema venoso, che volle applicare a due

cadaveri, avvalendosi dell’aiuto del medico palermitano Antonio Salerno, con il quale crearono ‘macchine

anatomiche’ per molti inquietanti, ma al contempo straordinarie, realizzate con due scheletri di un uomo

e una donna, recanti arterie e vene perfettamente integre. Fra le altre invenzioni meccaniche, vi fu la

realizzazione di un orologio animato con la foggia di drago, che indicava con assoluta precisione ore,

minuti, giorni della settimana, nomi dei mesi e fasi lunari, che fece installare sul camminamento che

collegava il suo palazzo alla cappella di famiglia, andato però distrutto nel 1889. [3]

[modifica]La Cappella della Pietatella dei Di Sangro

Uno dei maggiori tesori d’arte della città di Napoli è la Cappella della Pietatella dei De Sangro, che giunta

in eredità al Principe Raimondo, volle trasformarla in un capolavoro d'arte barocca ed uno scrigno di

simboli Ermetici. Molto è stato scritto su questo capolavoro, che al pari di altri importanti monumenti

definiti "libri di pietra", racchiude un simbolismo ricco e complesso. L' attento occhio di un Iniziato, potrà

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cogliere la moltitudine di riferimenti Alchemici ed Esoterici racchiusi nella Cappella, che ad alcuni ha fatto

rivivere per numerosi aspetti le geometrie sacre di un Tempio Massonico. Come molte Opere legate al

San Severo, anche la decorazione di una Cappella Gentilizia, destò critiche e scalpore nella Napoli delle

Due Sicilie, benché lumeggiata da fervore Illuministico, respirava ancora anche negli ambienti più alti, gli

effetti di un clima ristretto e bigotto, che mal si prestava ai cambiamenti ed alle innovazioni, soprattutto

se riguardanti un edificio religioso. Pochi compresero la grandezza del disegno e ancor meno seppero

penetrare il "velato simbolismo" che questa opera d'arte racchiudeva. L'attenzione dei più fu catalizzata

maggiormente sul poter rispondere al tremendo quesito, se per compiere tali capolavori, fossero state

sacrificate vite umane, se quel veritiero Cristo Velato (opera dello scultore Giuseppe Sanmartino-1753),

non fosse in realtà un uomo pietrificato con stregonerie del Principe. Questo clima di superstizione ed

ignoranza, allontanò dal significato reale dell'Opera e non fece riflettere sul vero messaggio della

Cappella, sul senso dell'immortalità del'Anima, dell'Estetica vista e vissuta come compimento dell'Iter

Iniziatico, dell'applicazione di studi e ricerche atti a plasmare la materia, per renderla serica ed armonica

al fine di poter rasentare la Perfezione, proiezione ultima di ogni Cammino Iniziatico. [4]

[modifica]La Via Ermetica del Principe

Il Principe di San Severo fu la massima espressione del Pensiero Ermetico del '700 nel Regno delle due

Sicilie ed uno dei più illustri pensatori d'Europa. Le sue ricerche, dettate dal suo poliedrico acume

speculativo, lo portarono a spaziare dall'Alchimia alla Sacra Scienza, passando per un

percorso Liberomuratoriosignificativo e ricco di molteplici sviluppi, che ben presto lo designarono alla

guida della prestigiosa Massoneria Napolitana, con la Dignità di Gran Maestro. La sua impetuosa ricerca

del vero e l'attitudine a plasmare materiali e sostanze, lo portò a voler imprimere a quanto a Lui

trasmesso Iniziaticamente da un pensiero Latomistico di stampo Anglosassone, l'immenso bagaglio

culturale umanistico, ma specificatamente Ermetico, che la cultura Mediterranea aveva sedimentato nei

secoli in un crocevia fondamentale della Sapienza Arcana, quale la città di Napoli. Questi apporti

sapienziali, ermetici e docetici, che giungevano dall'antico Egitto, passando per la Pitagorica Scuola

Italica e corroborati dall'apporto cabalistico, trasmesso nel tempo da comunità di ebrei presenti nell'area

del golfo, indussero il Principe a creare all'interno delle sua Loggia la "Di Sangro", che già adottava il

Sistema degli Alti Gradi della Massoneria Scozzese, un ulteriore "circolo interno". In quel tempo infatti,

esistevano a Napoli tre Logge, la Carafa, la Moncada e la Di Sangro, che prendevano i nomi dai Venerabili

Maestri che le dirigevano. Quella del Principe, contava ben 280 Fratelli, annoverando nel piedilista i nomi

più illustri delle Due Sicilie. Il Gran Maestroquindi creò un "cerchio interno", individuando i Fratelli più

innanzi sul Cammino dell'Arte Regia, selezionandoli fra Massoni aristocratici appartenenti ai ranghi più

elevati della gerarchia militare, insieme ai nobili legati alla corte, che già operavano con gli Alti Gradi

Scozzesi. Questo "Cenacolo Iniziatico", che univa i migliori Ermetisti del Regno, prese il Titolo Distintivo

"Rosa d'Ordine Magno". Il Cenacolo, era destinato esclusivamente a quanti avessero significative nozioni

Ermetiche, volto a praticare una strutturata forma di Massoneria fortemente Iniziatica, la quale arricchita

di un celato simbolismo e colma di molteplici aspetti Rituali vicini al mito Osirideo, generò il primo nucleo

Iniziatico della nascente Massoneria Egizia. Questo sistema Massonico ristretto, nelle sue forme più

complete e perfezionate, giungerà fino ai nostri giorni nell'arco dei secoli, ininterrottamente per continua

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Trasmissione Iniziatica, mantenendo la denominazione di Rito Egizio Tradizionale alla quale nel tempo si

perfezionerà la dicitura con l'aggiunta di Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli. Il San

Severo pertanto dimessosi nel 1751 dalla sua Dignità Ufficiale di Gran Maestro della Massoneria

Napolitana, a causa di un editto Regio emanato dal Sovrano Re Carlo III di Borbone il 10 luglio 1751, volto

a vietare la prosecuzione di Attività Massoniche nel Regno, potè dedicarsi con il suo ristretto numero di

adepti a portare avanti un discorso più spirituale, un vero Cammino Iniziatico, diverso da quel modo di

condurre la Massoneria in Napoli, che aveva sofferto di una profonda divisione interna, generata

dall'enorme differenza di vedute che aveva portato ad una spaccatura netta nell'Istituzione,

faticosamente ricongiunta dal Gran Maestro Di Sangro. Il Principe, da grande Iniziato, certamente non

condivideva l'idea che in seno ad un Ordine Ermetico, così come lui lo intendeva, potessero sorgere

diatribe profane. Quindi non appoggiando né l'operato di una frangia, composta prevalentemente da

mercanti francesi ed inglesi e rappresentanti della borghesia e sottoufficiali dell'esercito Borbonico, né

quello dell'altra ala Massonica, costituitasi nei migliori salotti dell'Aristocrazia Napoletana, attingendo agli

Alti Ranghi dell'esercito e annoverando figure importanti della gestione amministrativa e politica del

Regno. Le due realtà mal convivevano e l'indole più mutualistica dei primi e più politica e mondana degli

altri, non erano certo in asse con il pensiero Ermetico del Principe, il quale intendeva la Massoneria, un

Percorso di Luce e di Palingenesi. Questo realmente spinse Don Raimondo di Sangro a svincolarsi da un

Cammino che da Massonico, rischiava di divenire meramente associativo, per crearne uno fortemente

Operativo Iniziaticamente e continuare così il suo Grande Magistero in seno al Rito Egizio Tradizionale.

Insieme ai suoi Discepoli darà vita alla "Scala di Napoli" una via Operativa Tradizionale, la quale nel

tempo donerà la Luce per gemmazione a molteplici filoni, che si svilupperanno fra Lione, Bordeaux e

Parigi generando nei lustri nuove importanti realtà Massoniche, che si diffonderanno nei due Emisferi. [5]

[modifica]Opere Pubblicate e Tracciate del Principe

Costituzione delle Logge d'Inghilterra, Costituzioni qui (a Napoli) capitate, ma non per anco

accettate (tradotte dal francese)

Gli Statuti dei Tre Alti Gradi: Maestro Scozzese - Eletto - della "Sublime Filosofia" (Archivio Segreto

Vaticano)

Dissertation sur une lampe antique, trouvée a Munich en l'anée 1753. Ecrite par Mr. Le Prince de

St. Sevère - Pour servir de suite à la prémière partie de ses lettres à Mr. l'Abbé Nollet òà Paris, sur une

découverte qu'il a faite dans le Chimie avec l'explication Phisique de ses circonstances. A Naples,

1756 chez Morelli. Avec approbation.

Epistola s SS. Benedetto XIV, dall'Istoria di G.G. Origlia

Gran Vocabolario dell'Arte Militare della Guerra, Napoli 1742, Vol. 6

Il Conte di Gabalì, Londra (Napoli). dal Pickard MDCCLI

Lettera Apologetica dell'Esercitato Accademico della Crusca contenente la Difesa del libro

intitolato: Lettere d'una Peruana per rispetto alla supposizione de' Quipa scritta alla Duchessa si S... e

dalla medesima fatta pubblicare, Napoli 1750.

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Lettera del Signor Don Raimondo di Sangro Principe di San Severo di Napoli, sopra alcune

scoperte chimiche indirizzate al Signor Cavaliere Giovanni Giraldi Fiorentino riportate ancora nelle

Novelle Letterarie di Firenze del MDCCLII.

Lettres écrites par Monsieur le Prince de S. Sevère de Naples a Mons.r l'Abbé Nollet de

l'Accadémie des Sciences a Paris, contenent la rélation d'une découverte qu'il a faite par le moyen de

qualques expériences Chimiques e l'explication Phisique de ses circostance. Prémière partie. A Naples

chez Joseph Raimondi, 1753. Avec approbation.

Pratica più agevole e più utile di Esercizij Militari per l'Infanterie - scritte da Raimondo di Sangro

Principe di San Severo e Colonnello del Reggimento di Capitananta in virtù del Real Dispaccio del 17

Settembre 1746 per Segreteria di Stato e Guerra. E dalla propria Sacra Persona del Re benignamente

esaminata ed approvata nel 22Novembre dello stesso anno. Napoli, G. Di Simone, 1747-

Supplica di Raimondo di Sangro Principe di San Severo, alla Santità di Benedetto XIV, Pontefice

Ottimo Massimo, in difesa per rischiaramento della sua Lettera Apologetica sul proposito de'Quipu de'

Peruani, in Napoli per Salzano e Castaldo, con licenza de'Superiori MDCCLIIIl

[modifica]Bibliografia

Mario Bocola, "Capuana e Di Sangro tra ismi e alchimie: la critica militante di Luigi Capuana e

l'esoterismo di Raimondo di Sangro principe di San Severo" - San severo Esseditrice, 2008 ISBN - 978-

88-902481-5-3

Mario Buonconto, "Viaggio fantastico alla luce del lume eterno. Le straordinarie invenzioni del

principe di Sansevero", Napoli, Alos, 2001

Giuliano Capecelatro, Un sole nel labirinto, storia e leggenda di Raimondo di Sangro, Principe di

Sansevero, il Saggiatore 2000, ISBN 8842807125.

Elio Catello, Giuseppe Sanmartino (1720-1793), Milano, Electa 2004, ISBN 8851002255.

Alessandro Coletti, Il Principe di Sansevero, De Agostini 1988.

Mario Fiore, I De' Sangro feudatari in Capitanata, Volume Secondo, Comune di Torremaggiore,

1971.

L. Lambertini, "Autobiografia di Raimondo di Sangro"Colonnese, Napoli

Lino Lista, Raimondo di Sangro, il Principe dei veli di pietra, Bastogi 2005.

Alberto Macchi, Irene Parenti, atto unico teatrale tra realtà e ipotesi, AETAS, Roma 2006, Note

Clara Miccinelli, Il Principe di Sansevero, verità e riabilitazione, SEN 1982.

Clara Miccinelli, Il tesoro del Principe di Sansevero, ECIG 1985.

Domenico Vittorio Ripa Montesano, "Raimondo di Sangro Principe di San Severo primo Gran

Maestro del Rito Egizio Tradizionale" . Ed. Riservata Napoli 2011

Raimondo di Sangro (trad. di Elita Serrao dal francese), Il lume eterno (da Dissertation sur un

Lampe antique trouvé à Munich en l'année 1753. Ecrite par M.r le Prince de St. Severe pour servir de

fluite a la prémière partie de ses Lettres à M.r l'Abbé Nollet à Paris), Bastogi 1993.

Lina Sansone Vagni, Raimondo di Sangro Principe di San Severo, Bastogi 1992. ISBN 8886452209

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Virginia Zamparelli, "'O Principe. Storia e leggende", Napoli, Alos, 2001

[modifica]Note

1. ↑  Alessandro Coletti, Il Principe di Sansevero, De Agostini 1988.

2. ↑  Virginia Zamparelli, 'O Principe. Storia e leggende. Napoli, Alos, 2001

3. ↑  Mario Buonconto, Viaggio fantastico alla luce del lume eterno. Le straordinarie invenzioni del principe

di Sansevero. Napoli, Alos, 2001

4. ↑  Domenico Vittorio Ripa Montesano, "Raimondo di Sangro Principe di San Severo primo Gran Maestro

del Rito Egizio Tradizionale" . Ed. Riservata Napoli 2011

5. ↑  Domenico Vittorio Ripa Montesano, "Raimondo di Sangro Principe di San Severo primo Gran Maestro

del Rito Egizio Tradizionale" . Ed. Riservata Napoli 2011