Raccontiamoci la vita nr.81

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1 Figlie di Maria Ausiliatrice - Ispettoria Sicula “Madre Morano” 15 Marzo 2011 - Anno IX - Nr. 81

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Giornalino ispettoriale delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Sicilia

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1 Figlie di Maria Ausiliatrice - Ispettoria Sicula “Madre Morano”

15 Marzo 2011 - Anno IX - Nr. 81

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Editoriale

“Non vedo nessuna speranza per l’avvenire del nostro paese se sarà la gioventù d’oggi a governare domani, perché questa gioventù è insopportabile, senza ritegno, semplicemente terribile”. Sembra una delle tanti frasi ascoltate mentre si cammina per strada o si è in viaggio, eppure, essa, risale al poeta Esiodo (720 a.C.) e ci permette di cogliere come i pregiudizi, nei confronti delle giovani generazioni, percorrono la storia dell’umanità. E, invece, gli eventi drammatici a cui stiamo assistendo in queste ultime settimane in Medio Oriente ci dimostrano come i giovani siano capaci di dare la vita per gli ideali di libertà e di giustizia. Le rivolte che si sono susseguite per rovesciare i regimi dittatoriali, a partire dalla Tunisia, hanno lo stesso filo rosso: far nascere una società democratica dove l’uguaglianza e la giustizia sociale trovino cittadinanza. Senza voler, comunque, essere ingenui nel non cogliere eventuali scenari occulti che si possono celare dietro questi movimenti, a noi interessa sottolineare quanto i giovani siano capaci di radicalità di fronte ad ideali grandi. Ricordiamo il “Tank Man”, il giovane di Piazza Tiananmen a Pechino che, nel giugno del 1989, mettendosi in piedi di fronte a carri armati del governo cinese provò a sbarrargli il passo. O Neda Agha-Soltan, morta a Teheran nel 2009 durante la repressione del regime iraniano. Nei giorni prima della morte aveva detto “'se perdo la vita mia e vengo colpita, se il proiettile mi colpisce dritto al cuore ancora continuerò a gridare per la libertà e la mia patria”. E

infine il giovane Mohamed Bouzizi che si diede fuoco il 17 dicembre scorso davanti al municipio a Sidi Bouzid, in Tunisia per denunciare le grame condizioni di vita imposte al popolo tunisino dal regime dell'ex presidente Ben Alì. Esempi estremi, di cui la storia è ricca, di una grande voglia di libertà e di giustizia. Negli Orientamenti pastorali per il prossimo decennio i Vescovi scrivono: “Un segno dei tempi è senza dubbio costituito dall’accresciuta sensibilità per la libertà in tutti gli ambiti dell’esistenza: il desiderio di libertà rappresenta un terreno d’incontro tra l’anelito dell’uomo e il messaggio cristiano” (CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, n.8).Tutto questo porta, noi adulti, a fare un serio esame di coscienza sulla nostra incapacità di costruire società autenticamente democratiche e di proporre méte alte che possano impegnare le grandi potenzialità dei giovani di oggi. In una canzone, Michele Zarrillo, interpretando il grido di tanti giovani canta così: “Siamo cresciuti e tutto stava già cambiando, io e te accusati di non aver mai sofferto, tutti i discorsi dei più grandi sulla guerra, sui loro sacrifici. Tutto già fatto per noi ingrati e fortunati e il loro esempio sempre qui davanti ai denti, i vecchi se ne sono andati via credendo di lasciarci un paradiso. Questo mondo sta prendendo il sopravvento ed io qui neanche più che mi difendo non è gente che ho apprezzato non è quello che ho voluto ma io ci vivevo perché tutto è dato così.” (Il sopravvento). La canzone si chiude quasi con una rassegnazione davanti ad un mondo che, noi pensiamo, di consegnare come fosse un paradiso. In realtà non è dei

giovani l’atteggiamento di rassegnazione. Forse, a volte, spengono la loro sete di libertà abbeverandosi a delle fontane inquinate che la società dei consumi predispone per loro. Come comunità cristiana siamo chiamati ad un salto di qualità nel vivere la vita e la fede in maniera autentica e radicale. “Anche in Italia la presente stagione è marcata da un’incertezza sui valori, evidente nella fatica di tanti adulti a tener fede agli impegni assunti: ciò è indice di una crisi culturale e spirituale. […] esorto tutti a riflettere sui presupposti di una vita buona e significativa, che fondano quell’autorevolezza che sola educa e ritorna alle vere fonti dei valori”. (Benedetto XVI, Discorso alla 61° Assemblea CEI, 27 Maggio 2010). Allora la vita buona del Vangelo non è, anzitutto, quella che proponiamo agli altri, ma quella che, in quanto educatori, vogliamo vivere in pienezza.

Microfono a…

DECIDERSI PER LA VITA?

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In questo numero:Editoriale “Parola di”…ispettriceMicrofono a…

Decidersi per la vita?

Scrivono dalle comunità…Comunità educanti: una sfidaNotte della culturaVocazione e missioneRiconoscimento e legalitàFesta di Famiglia Salesiana

AgendaUnità d’italia

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Dimenticare le proprie radici storiche e non guardare al futuro sembra uno degli elementi caratterizzanti del mondo giovanile e della cultura odierna. E’ ciò che viene definito “presentismo”, una compressione, nel presente, della propria esistenza, dei propri sogni, dei propri progetti. In questa cultura smemorata e miope la comunità cristiana è chiamata ad annunciare il Dio dei Padri e a collaborare per la scoperta e realizzazione del Suo progetto sulla vita di tanti giovani. Lo ricordava Giovanni Paolo II nel suo Messaggio per la XXX Giornata di Preghiera per le Vocazioni: “E' molto diffusa oggi una cultura che induce i giovani ad accontentarsi di progetti modesti che sono molto al di sotto delle loro possibilità. Ma tutti sappiamo che, in realtà, nel loro cuore c'è un'inquietudine ed una insoddisfazione di fronte a conquiste effimere; c'è in loro il desiderio di crescere nella verità, nella autenticità e nella bontà; c'è l'attesa d'una voce che li chiami per nome. Quest'inquietudine, del resto, è proprio il segno della necessità inalienabile della cultura dello spirito. […] E' necessario, pertanto, promuovere una cultura vocazionale che sappia riconoscere ed accogliere quell'aspirazione profonda dell'uomo, che lo porti a scoprire che solo Cristo può dirgli tutta la verità sulla sua vita.” (8 settembre 1992)Anche noi FMA portiamo avanti, insieme con altri membri della Famiglia Salesiana, l’esperienza formativa che ha come titolo: “Decidersi per la vita”. Un anno di incontri che portino i giovani, in un clima di preghiera e di discernimento, ad esplorare la loro esistenza per potersi scommettere su

un progetto di “vita piena” che è il Vangelo di Gesù.Il cammino prevede cinque incontri che, ripercorrendo l’esperienza dei discepoli di Emmaus, permettono di scoprire la presenza di Gesù che si accosta alla vita di ogni persona, accompagna la ricerca, spiega le Scritture e spezza il pane della gioia e della felicità. Solo a quel punto i giovani sono chiamati a partire senza indugio verso Gerusalemme, verso la città degli uomini per narrare quanto è loro accaduto lungo la via (Lc.24,33.35). Insieme a questo percorso spirituale i giovani fanno, anche, un cammino di conoscenza di sé, di formazione della propria identità e della loro affettività. Scommettere la vita su Gesù significa amare senza limiti, fino alla fine. Anche per questo, durante il percorso, vengono accompagnati da adulti che vivono vocazioni diverse: coppie di sposi, sacerdoti, consacrate. Modi diversi di vivere l’unica scelta fondamentale: Gesù e il suo Vangelo e di sperimentare l’esperienza dell’accompagnamento personale che permette ai giovani di interiorizzare quanto viene proposto, di essere stimolati per un coinvolgimento autentico in questa esperienza di fede. Il Rettor Maggiore dei Salesiani, D.Pascual Chàvez Villanueva, nella Strenna che ha consegnato alla Famiglia Salesiana per questo anno 2011, richiamando un documento capitolare dei salesiani, afferma che è importante aiutare i giovani a superare la mentalità individualista, e la cultura dell’autorealizzazione e a favorire una vita spirituale più intensa e un accompagnamento personale sistematico.(cf.CG26, Da mihi animas, cetera tolle, Roma

2008, n.53). L’esperienza dell’accompagnamento è stata ribadita più volte, anche, dai Vescovi italiani negli Orientamenti pastorali 2010-2020 dove l’educazione è concepita come un cammino

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Parola di Ispettrice Carissime/i,con la consapevolezza che l’Assemblea annuale CII è un momento significativo dei percorsi che l’Italia porta avanti, vengo a voi per comunicarvi la data e il tema del prossimo appuntamento CII 2011.L’Assemblea si svolgerà anche quest’anno a Torino nei giorni 6 - 8 maggio p.v.Il tema dell’Assemblea 2011 è:

“Il Fascino della vita buona del Vangelo” .

con i seguenti obiettivi: ripercorrere i cammini di comunione dell’Istituto in Italia; riscoprire il fascino della vocazione educativa; accogliere le sfide educative come opportunità per vivere il carisma oggi.L’Assemblea CII annuale è di ogni FMA e di ogni CE: questo ci stimola a privilegiare una metodologia di coinvolgimento per tutti. Invito, pertanto, ogni sorella, le comunità educanti e ogni comunità a dare un contributo personale e/o comunitario rispondendo a due domande che si trovano in allegato e, così, alla fase preparatoria dell’Assemblea. E’ un modo per sentirci tutti responsabili del cammino formativo che l’Italia realizza. (Cfr. Statuto CII art.7 #3).Certa che ogni membro della Comunità Educante si sentirà interpellato personalmente in questo cammino, per dare una risposta concreta al carisma che ci hanno lasciato i nostri fondatori, vi ringrazio in anticipo e vi auguro un fecondo cammino quaresimale.

Sr Anna Razionale

Domanda Sono contenta/o della mia

vocazione quando…. La nostra Comunità Educante

affascina i giovani quando….

Invia le risposte, entro il 30 marzo 2011 all’indirizzo e-mail: [email protected]

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di relazione e di fiducia con Gesù che si realizza anche grazie alla presenza di educatori che non esauriscono la loro missione in attività o in interventi funzionali e frammentari ma creano relazioni dove si intrecciano le esperienze umane e spirituali (CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, n.26). Accompagnare i giovani, è dunque, la strategia vincente per un cammino educativo ma è, soprattutto, una grande responsabilità per noi che siamo così interpellati ad essere testimoni credibili e visibili della vita buona e piena del Vangelo.

Ci scrivono…

COMUNITÀ EDUCANTI: UNA SFIDA L’educazione dei giovani passa sempre attraverso una comunità che assume, consapevolmente, il compito di educare. E’ questo l’impegno che vuole caratterizzare, in maniera del tutto speciale, la Famiglia Salesiana di Catania in questo prossimo decennio in cui la Chiesa Italiana vuole impegnarsi, in maniera significativa, nell’arte delicata dell’educazione. Per questo il 12 marzo, presso il Palazzo della Cultura di Catania, si sono ritrovati, quanti vivono il carisma salesiano, per la 2° Assemblea-Festa dal titolo: “Convocazione, Comunità e Comunione: l’esperienza di Valdocco”. Un incontro che, come ha evidenziato il responsabile zonale, Prof. Piero Quinci, si pone all’interno di una trilogia attraverso cui esplorare l’identità della Famiglia Salesiana approfondendo le due Carte che ne definiscono il profilo: la Carta della

Comunione e la Carta della Missione. Il tema scelto per l’incontro si ispira all’impegno che il Rettor Maggiore dei Salesiani ha affidato alla Famiglia Salesiana per questo anno e cioè di creare comunità educanti che siano luoghi di discernimento vocazionale per i giovani, culmine di ogni autentica evangelizzazione. Ma per fare ciò è necessario una verifica e un rilancio delle comunità stesse. Il titolo dell’incontro, infatti, sottolinea l’importanza di ritornare alla dimensione comunitaria del carisma salesiano, definito dagli studiosi, come “esperienza di Valdocco”. Un’esperienza non solo legata al carisma personale di Don Bosco, ma all’impegno di una comunità che radunata attorno a Gesù, ne esprime la sua predilezione per i più piccoli nella logica e con il cuore del Buon Pastore. E’ quanto espresso in sintesi da D.Giuseppe Ruta che, nella sua relazione, ha delineato l’esperienza comunitaria che da Gesù giunge a Don Bosco e arriva fino a noi. «Egli (Gesù) non ama presentarsi come un eroe solitario attorno a cui gravita il mondo circostante – ha dichiarato - l’annuncio del Regno si lega indissolubilmente alla chiamata dei discepoli». E questa esperienza si ritrova nella comunità di Valdocco, in cui Don Bosco crea un clima educativo fortemente improntato all’esperienza della comunione: «Dall’esperienza familiare all’espansione missionaria nel mondo – ha continuato ancora D.Ruta - l’esperienza salesiana originaria è al plurale, scaturisce dall’esperienza del “noi”. Le forme associative che coinvolgono i giovani e gli adulti, tutto lascia intuire ad

una grande “convocazione”, ad una grande comunità come “famiglia allargata”, dove si è di “casa”».Diventa paradigmatica la lettera che Don Bosco scrisse da Roma il 10 maggio del 1884 in cui Egli racconta un suo sogno sull’oratorio di Valdocco e, in particolare, compara l’esperienza felice dei primi tempi e quella attuale. In altre parole descrive un vero progetto educativo su cui, anche oggi, potremmo misurarci. E d’altra parte la conclusione della lettera è un invito vero e proprio ad una verifica coraggiosa sull’educabilità delle nostre comunità: «Sapete che cosa desidera da voi questo povero vecchio che per i suoi cari giovani ha consumato la sua vita? Niente altro fuorché, fatte le debite proporzioni, ritornino i giorni felici dell’antico Oratorio. I giorni dell’amore e della confidenza cristiana tra i giovani ed i Superiori; i giorni dello spirito di accondiscendenza e sopportazione per amor di Gesù degli uni verso degli altri; i giorni dei cuori aperti con tutta semplicità e candore; i giorni della carità e della vera allegrezza per tutti».I Vescovi italiani ci invitano a rendere “educanti” le nostre comunità ecclesiali, i gruppi, gli oratori, le famiglie e persino la società perché è evidente che l’educazione non è delegabile a qualche bravo operatore pastorale. In una società in cui è bravo chi fa da solo, noi comunità credente vogliamo porci come alternativa a lavorare insieme per l’unica opera che può trasformare il mondo: l’educazione della gioventù

NOTTE DELLA CULTURA

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Da tre anni a questa parte si tiene nella nostra città un evento che sta ottenendo un buon successo, che va aumentando ad ogni edizione: “ La notte della cultura” che si è svolta il 12 febbraio a Messina.Quest’anno anche il nostro Istituto “Don Bosco” ha partecipato con un Reading di poesie dal titolo “Illuminiamoci…d’immenso. La luce nella poesia” a quella che è stata un’opportunità per dimostrare ai cittadini messinesi che la città è tutt’altro che morta dal punto di vista culturale, ed anzi ha molto da offrire alle altre città della Trinacria.Con la collaborazione dei membri dell’Associazione culturale “Terremoti di Carta” e degli stessi alunni dell’Istituto “Don Bosco”, i quali hanno garantito un efficiente servizio d’ordine e l’accoglienza ai partecipanti, si è potuta creare una cornice perfetta per l’esposizione delle opere del nostro concittadino Pasquale Mazzullo, grande paesaggista, e dell’ospite d’onore, la grande poetessa Rosa Gazzarra Siciliano, nota sia per la traduzione in “lingua siciliana” della Divina Commedia, dell’Eneide e dell’Odissea, sia per i suoi testi in vernacolo, come lei ama chiamare “il nostro dialetto”.Inserito in un ampio ventaglio di eventi sparsi ovunque nella nostra amata città, anche il nostro Istituto ha dimostrato ancora una volta di essere una culla di cultura e di annoverare numerosi talenti, che hanno dato prova di sé nel corso della serata, aperta al grande pubblico.Un ringraziamento particolare va espresso alla Direttrice dell’Istituto, Suor Marisa Prestigiacomo, alle Presidi, Suor Olga Barbuzza e Suor

Giacomina Barresi per aver permesso la realizzazione di questo straordinario evento, nonché alla docente, prof.ssa Nancy Antonazzo, per il suo impegno nel promuovere l’iniziativa.Anche l’autore di questo breve e disimpegnato articolo ha partecipato con entusiasmo a questo evento, privilegiando una composizione scritta dal poeta messinese dei giorni nostri, il Dott. Scattareggia.

Rocco RusticoLiceo Scientifico “San

Giovanni Bosco” - Messina

VOCAZIONE E MISSIONE Il 27 febbraio 2011 si è svolto il secondo incontro di scuola animatori (zona Catania) con il tema “L’animatore: vocazione e missione”. Il primo momento è stato guidato dal gruppo Miaramandhea nella persona di Tommaso che ci ha aiutati a riflettere sulla chiamata dell’animatore. A partire dalla strenna del Rettor Maggiore “Venite e vedrete” è stato sottolineato come l’animatore è chiamato da Dio a prendersi cura dei più piccoli, da qui la grande responsabilità di crescere a livello umano e cristiano per essere testimoni ed aiutare tanti altri ragazzi a conoscere Gesù. Subito dopo si è dato spazio anche al dialogo ed è emerso il desiderio dei ragazzi di avere delle guide, che siano un punto di riferimento e modelli con cui identificarsi. Si sono anche commentati fatti di cronaca, che hanno fatto molto parlare, interpretandoli secondo i principi cristiani, che i ragazzi hanno mostrato di accogliere e condividere.Nella seconda parte della mattinata si è dato il via al laboratorio, questa volta si è sottolineato l’importanza

dell’animazione teatrale, che può essere semplicemente riassunta in unica parola “Arte”. Infatti lo stesso Don Bosco riteneva importante che, in luogo salesiano, ci fosse oltre la chiesa, il cortile, anche il teatro. L’animazione teatrale salesiana viene utilizzata per finalità diverse rispetto a quella tradizionale, infatti, mentre in un teatro normale o in una gara di ballo si dà importanza al solo individuo, valorizzando così solo alcuni elementi, nel nostro ambito tendiamo a dare importanza a tutto il gruppo in se. Il gruppo viene così aiutato a dare il meglio con la collaborazione, l’allegria, allo scopo di offrire la propria teatralità per trasmettere un messaggio.La differenza sta anche nella forma, infatti si tende a spingere il ragazzo a conoscere se stesso e gli altri, a scoprire dei valori e ad esprimerli con la vitalità che lo caratterizza. Sottolineare l’impegno e la gioia che ci mette un ragazzo è più importante di ciò che alla fine riuscirà a realizzare.Gli ambiti principali per esprimersi sono tre e i ragazzi con diversi giochi li hanno sperimentati, anche se inizialmente con molta difficoltà, perché non è semplice utilizzare il proprio corpo davanti a tutti e con spontaneità, soprattutto per chi è più introverso. La prima attività ha avuto come finalità la scoperta del proprio corpo, mezzo alternativo per comunicare. I ragazzi hanno iniziato a camminare per la stanza, mentre una musica lenta di sottofondo li accompagnava e la responsabile del gioco li seguiva con la voce, cercando di fare immaginare loro di essere qualcun altro o di essere in pericolo, ma tutto fatto nel più completo silenzio.

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Si è sottolineato così , in un primo tempo l’importanza della comunicazione attraverso i movimenti del corpo ed in un secondo momento attraverso la parola, evidenziando quanto sia importante il modo di esprimersi per comunicare un certo tipo di sentimento.A conclusione di questo primo momento si è dato spazio al ritmo, attraverso il quale nasce l’unione, la collaborazione, elementi basilari tra gli animatori, chiamati a portare avanti un gruppo di un grest o di un oratorio.Alle 12.30 abbiamo celebrato la Santa Messa, celebrata da Don Marcello Mazzeo, momento centrale della nostra formazione perché solo incontrando personalmente Gesù nella Parola e nell’Eucarestia possiamo dire ad altri giovani: “Venite e vedrete!”. Nel pomeriggio, un clown ha presentato i trucchi del mestieri, per fare comprendere fino a che punto un animatore salesiano, per attirare i giovani e condurli a Cristo, deve mettersi in gioco e quanto sia possibile, attraverso le varie tecniche da clown, comunicare e trasmettere qualcosa di reale. Al termine i ragazzi si sono riuniti in quattro gruppi differenti, con ognuno a capo un responsabile, per provare a mettere in scena ciò che si è appreso: un gruppo in maniera simpatica ha realizzato un piccolo pezzo di “Cavalleria Rusticana”, un altro delle scenette di cabaret con una semplice mimica, o recitando delle freddure. Abbiamo concluso la nostra giornata con la preghiera e ricevendo, ognuno una coroncina del Rosario, con l’impegno di pregare bene almeno dieci Ave Maria, ricordandoci a vicenda e ci

siamo impegnati di pregare per la Chiesa, in questo momento tanto provata in tutto il mondo.

Yasmin

RICONOSCIMENTO LEGALITÀ Il 25 febbraio u.s. l’UNITRE (Università della Terza Età) di Messina ha celebrato l’inaugurazione dell’anno accademico assieme ai Club Unesco di Messina e Milazzo e al Centro Unesco giovanile siciliano. La cerimonia si è svolta nell’Aula magna dell’Università degli studi di Messina. La relazione, centrata sull’emergenza educativa, dal tema “L’educazione dei giovani alla legalità e alla cittadinanza” è stata affidata al magistrato dott.ssa Caterina Chinnici, assessore regionale alla Funzione pubblica e alle autonomie locali.In tale occasione sono stati consegnati i Diplomi di accademico a quanti hanno sostenuto la tesi finale all’Università della Terza Età. Esperienza, questa, che ha dimostrato valori e risorse presenti nelle varie età della vita umana; valori e risorse da riconoscere e potenziare con modalità sempre nuove.Altro significativo momento vissuto dai presenti è stato quello del conferimento di “Riconoscimenti speciali al merito”, per atti compiuti nel rispetto della legalità e nella lotta alla criminalità, a rappresentanti delle Forze Armate (consegna di Medaglie inviate dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dai Presidenti del Senato e della Camera dei Deputati, Renato Schifani e Gianfranco Fini), a rappresentanti delle Scuole e Associazioni varie (consegna di Pergamene da parte dei club Unesco e dell’UNITRE).

Tra le scuole, anche il nostro Istituto “Don Bosco” di Messina, nelle espressioni dei Licei – Classico e Scientifico – è stato segnalato per “l’impegno quotidiano mirato nel rispetto delle Istituzioni e della Legalità”. Alla manifestazione ha partecipato una delegazione studentesca della nostra scuola: i rappresentanti di Istituto, di Classe, della Consulta Provinciale degli Studenti; erano presenti anche alcuni docenti e la preside, Sr.Giacomina Barresi, alla quale è stata consegnata la Pergamena-ricordo per la scuola.

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L’esperienza vissuta è stata esaltante per i meno giovani ed entusiasmante per i ragazzi e i giovani partecipanti. Nel confronto intergenerazionale, è

accresciuto il senso dello stupore, del rispetto, della gratitudine e la convinzione che il pensionamento è ritiro dal lavoro, ma non può mai essere ritiro dalla vita per i

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valori che ogni vita umana porta in sé.

Sr. Giacomina BarresiIstituto Don Bosco - Messina

Agenda…

…FMAMARZO 14-15 Vis.ispett. (Caltanis)16 Vis.ispett. (Caltavuturo)18-20 Inc.Direttrici21–22 Consiglio ispettoriale26-27 VIDES Inc e Assemblea23-30 Es. spirituali (Loreto)31–2/4 Form.Cons.ispet. (RM)

…FAMIGLIA SALESIANA

MARZO 20 PGS Assemblea regionale

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Figlie di Maria AusiliatriceIspettoria Sicula “M.M.Morano”

via Caronda, 224 CataniaTel: 095. 72.85.011Fax 095.50.25.27

Responsabile:Ambito comunicazione sociale

E.mail: [email protected]

Sito web:www.fmasicilia.pcn.net

Notiziario a diffusione interna

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Italia 14, martedì Giugno

Salutala così la patria, nei giorni delle sue feste:

- Italia, patria mia, nobile e cara terra, dove mio padre e mia madre nacquero e saranno sepolti, dove io spero di vivere e di morire, dove i miei figli cresceranno e morranno;bella Italia, grande e gloriosa da molti secoli; unita e libera da pochi anni; che spargesti tanta luce d'intelletti divini sul mondo, e per cui tanti valorosi moriron sui campi e tanti eroi sui patiboli; madre augusta di trecento città e di trenta milioni di figli, io, fanciullo, che ancora non ti comprendo e non ti conosco intera, io ti venero e t'amo con tutta l'anima mia, e sono altero d'esser nato da te, e di chiamarmi figliuol tuo.

Amo i tuoi mari splendidi e le tue Alpi sublimi, amo i tuoi monumenti solenni e le tue memorie immortali; amo la tua gloria e la tua bellezza; t'amo e ti venero tutta come quella parte diletta di te, dove per la prima volta vidi il sole e intesi il tuo nome. V'amo tutte di un solo affetto e con pari gratitudine, Torino valorosa, Genova superba, dotta Bologna, Venezia incantevole, Milano possente; v'amo con egual reverenza di figlio, Firenze gentile e Palermo terribile. Napoli immensa e bella, Roma meravigliosa ed eterna.

T'amo, patria sacra! E ti giuro che amerò tutti i figli tuoi come fratelli; che onorerò sempre in cuor mio i tuoi grandi vivi e i tuoi grandi morti; che sarò un cittadino operoso ed onesto, inteso costantemente a nobilitarmi, per rendermi degno di te, per giovare con le mie minime forze a far sì che spariscano un giorno dalla tua faccia la miseria, l'ignoranza, l'ingiustizia, il delitto, e che tu possa vivere ed espanderti tranquilla nella maestà del tuo diritto e della tua forza.

Giuro che ti servirò, come mi sarà concesso, con l'ingegno, col braccio, col cuore, umilmente e arditamente; e che se verrà giorno in cui dovrò dare per te il mio sangue e la mia vita, darò il mio sangue e morrò, gridando al cielo il tuo santo nome e mandando l'ultimo mio bacio alla tua bandiera benedetta.

TUO PADRE

Dal libro "Cuore" di Edmondo De Amicis

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