RACCONTI DI VIAGGIO | Tibet Cina TIBET CIN A … · madre delle montagne in tibetano). Vi siete mai...

5
Avventure nel mondo 2 | 2019 - 135 Testo di Francesca Torti Foto di Elena De Martino VI SIETE MAI CHIESTI COSA SIA IL PARADISO? I l Tibet è un paese di straordinaria bellezza, qui la montagna è LA montagna: arrivando in aereo qualora non vi siano nuvole, si potrà avere la fortuna di vedere l’Everest o Chomolungma (Dea madre delle montagne in tibetano). Vi siete mai chiesti che cosa sia il Paradiso? Personalmente l’ho sempre pensato come un luogo dove si è smesso di soffrire perché la serenità interiore ha prevalso sui tumulti passionali dell’animo umano. Un luogo che mi sono sempre figurata come magico e a cui accedi dopo molte esperienze e peripezie. Un luogo dove la spiritualità ha messo la materialità al suo servizio e dove l’Amore è tutto ciò che fluisce dal cuore …. qualcosa che nel mio immaginario poteva somigliare a questo fantomatico e irraggiungibile Tibet. Con questa curiosità sulla pelle, decido di imbarcarmi in questo viaggio dal titolo “Lhasa e oltre” e quel “Oltre” che io spero sia il mio biglietto per il Paradiso. Arrivati all’aeroporto di Kathmandu dopo un gradevole volo con la Qatar, ci aspetta il viaggio con pulmino dedicato per raggiungere Bhaktapur. L’impatto è notevole: colectivos straboccanti di umanità varia, motorini che impazzano ovunque con sopra dalle 2 alle 4 persone, alcuni erano quasi diventati dei risciò. Strade impraticabili a doppio, triplo e quadruplo senso di marcia. Insomma cose da far apparire i napoletani rispettosi cittadini del codice stradale. Lo scenario è un po’ degradato tra baracche, sporcizia, inquinamento e gente visibilmente povera. Eppure, non si notavano volti tristi, depressi o facce sconvolte dall’ansia del vivere, ma solo gente semplice che si affida a questi Dei un po’ birbaccioni che gli richiedono dedizione, preghiera e sacrifici. Nei successivi giorni trascorsi in Nepal abbiamo visitato templi di ogni tipo ma solo pochi di questi sono accessibili ai turisti, perlopiù possono entrare solo indù oppure brahmini. L’aspetto dei templi è la famosa pagoda con dentro statue dedicate al Dio oggetto di culto. Da quanto abbiamo potuto comprendere (ma ci sono versioni discordanti) si prega un Dio diverso a seconda del tema: salute, amore ricchezza etc.. il famoso detto “Se sei a corto di cash fai un salto da Ganesh” …Vabbè insomma, avete capito il concetto. Il cibo in Nepal è tendenzialmente buono ovunque anche lo street food ma tenete presente che il mese di Agosto è stagione delle piogge, quindi può essere che d’estate mentre mangiate in un simpatico localino, salti la luce e vi troviate la tempesta nel piatto. KEEP CALM AND EAT SAMOSA! Da un LHASA e OLTRE Gruppo DeMartino TIBET CIN A RACCONTI DI VIAGGIO | Tibet Cina avventu.re/4235

Transcript of RACCONTI DI VIAGGIO | Tibet Cina TIBET CIN A … · madre delle montagne in tibetano). Vi siete mai...

Page 1: RACCONTI DI VIAGGIO | Tibet Cina TIBET CIN A … · madre delle montagne in tibetano). Vi siete mai chiesti che cosa sia il Paradiso? Personalmente l’ho sempre pensato come un luogo

Avventure nel mondo 2 | 2019 - 135

RACCONTI DI VIAGGIO | Iran

Testo di Francesca Torti Foto di Elena De Martino

VI SIETE MAI CHIESTI COSA

SIA IL PARADISO?

Il Tibet è un paese di straordinaria bellezza, qui la montagna è LA montagna: arrivando in aereo qualora non vi siano nuvole, si potrà avere la

fortuna di vedere l’Everest o Chomolungma (Dea madre delle montagne in tibetano).Vi siete mai chiesti che cosa sia il Paradiso? Personalmente l’ho sempre pensato come un luogo dove si è smesso di soffrire perché la serenità interiore ha prevalso sui tumulti passionali dell’animo umano. Un luogo che mi sono sempre figurata come magico e a cui accedi dopo molte esperienze e peripezie. Un luogo dove la spiritualità ha messo la materialità al suo servizio e dove l’Amore è tutto ciò che fluisce dal cuore …. qualcosa che nel mio immaginario poteva somigliare a questo fantomatico e irraggiungibile Tibet. Con questa curiosità sulla pelle, decido di

imbarcarmi in questo viaggio dal titolo “Lhasa e oltre” e quel “Oltre” che io spero sia il mio biglietto per il Paradiso.Arrivati all’aeroporto di Kathmandu dopo un gradevole volo con la Qatar, ci aspetta il viaggio con pulmino dedicato per raggiungere Bhaktapur. L’impatto è notevole: colectivos straboccanti di umanità varia, motorini che impazzano ovunque con sopra dalle 2 alle 4 persone, alcuni erano quasi diventati dei risciò. Strade impraticabili a doppio, triplo e quadruplo senso di marcia. Insomma cose da far apparire i napoletani rispettosi cittadini del codice stradale. Lo scenario è un po’ degradato tra baracche, sporcizia, inquinamento e gente visibilmente povera. Eppure, non si notavano volti tristi, depressi o facce sconvolte dall’ansia del vivere, ma solo gente semplice che si affida a questi Dei un po’ birbaccioni che gli richiedono

dedizione, preghiera e sacrifici. Nei successivi giorni trascorsi in Nepal abbiamo visitato templi di ogni tipo ma solo pochi di questi sono accessibili ai turisti, perlopiù possono entrare solo indù oppure brahmini. L’aspetto dei templi è la famosa pagoda con dentro statue dedicate al Dio oggetto di culto. Da quanto abbiamo potuto comprendere (ma ci sono versioni discordanti) si prega un Dio diverso a seconda del tema: salute, amore ricchezza etc.. il famoso detto “Se sei a corto di cash fai un salto da Ganesh” …Vabbè insomma, avete capito il concetto. Il cibo in Nepal è tendenzialmente buono ovunque anche lo street food ma tenete presente che il mese di Agosto è stagione delle piogge, quindi può essere che d’estate mentre mangiate in un simpatico localino, salti la luce e vi troviate la tempesta nel piatto. KEEP CALM AND EAT SAMOSA!

Da un LHASA e OLTRE Gruppo DeMartino

TIBET CINA

RACCONTI DI VIAGGIO | Tibet Cinaavventu.re/4235

Page 2: RACCONTI DI VIAGGIO | Tibet Cina TIBET CIN A … · madre delle montagne in tibetano). Vi siete mai chiesti che cosa sia il Paradiso? Personalmente l’ho sempre pensato come un luogo

136 - Avventure nel mondo 2 | 2019

RACCONTI DI VIAGGIO | Tibet Cina

Portate mantella, ombrello, scarpe da trekking, cappellino con visiera per il sole se c’è, oppure per evitare la pioggia trasversale in faccia. Comunque non avete visto il Nepal se non avete fatto amicizia con Sua Maestà Shiva. Colui che vi ritroverete in ogni angolo della città, la vera Superstar di tutto il paese a cui vengono dedicati templi, preghiere, leggende, artigianato di tutti i tipi. Ogni tanto con la scusa del culto di Shiva sentivamo profumi non proprio ortodossi e in suo nome siamo pronti a scommettere che qualche bombetta sia stata rollata dagli autoctoni.Grazie ad un progetto di solidarietà abbiamo pernottato presso una famiglia nepalese per una notte in quel di Panauti, abbiamo vissuto la loro realtà da vicino. I materassi sono di pietra diciamo non proprio schiena friendly, il cibo buono e loro faranno di tutto per farsi benvolere. Occhio alle suocere perché sono ospitali ma agguerrite e se non riescono ad inforcare i loro ammennicoli di benvenuto agli ospiti, potrebbero rimanerci veramente male!I villaggi sono semplici, coltivazioni, allevamenti, templi immancabili, donne vestite variopinte.Fin qui tutto bene. I tre giorni in Nepal trascorrono in grande armonia e media capacità di adattamento, da qui ci si sposta verso Lhasa, dove ci attende un nuovo mondo. Giunti a Lhasa aeroporto, ci siamo diretti a Tsetang per abituarci all’altitudine di 3400 mt circa.

Se avete intenzione di perdere peso sappiate che l’Asia funziona meglio di uno slim fast: tra smottamenti intestinali improvvisi e vomitini causati dall’altitudine, anche i chili più ostinati se ne andranno a beneficio della vostra silhouette. Ma noi, intrepidi viaggiatori, a colpi di imodium, gastroprotettori, aspirine e chi più ne ha più ne metta, siamo riusciti ad affrontare i disagi orientali.Abbiamo fatto visita ad importanti monumenti quali il monastero di Samye e il tempio di Trandruk. I templi sono molto diversi dalle pagode nepalesi. Qui il modello è tempio grande dove tutti possono assistere alle cerimonie dei monaci. Ascoltare i loro mantra tra incensi tamburi e strumenti che sembrano trombe ma sono di una lunghezza infinita, vi assicuro che sballa di più di una qualsiasi techno parade. Questi monaci sono veramente e profondamente dediti alla loro pratica e spesso la preghiera non è solo recitata ma anche fisica. I dibattiti tra i monaci sono davvero particolari da vedere, i monaci recitano parole incomprensibili simulando una sorta di “schiaffone” verso il monaco che hanno di fronte. Si tratta di una sorta di interrogazione tra i monaci che si confrontano. Lo schiaffo parte quando sono in disaccordo o quando la risposta è sbagliata.Prima di stabilirci a Lhasa abbiamo pensato bene di fare visita ai monasteri di Mindrolling, Gongkar Chode e Drolma Lhakang dove ne sono uscita strafatta di incenso e preghiere buddiste. In questi monasteri vige la regola del camminare in senso orario se non volete che la nube di Fantozzi si palesi

sulle vostre teste. Il monastero è cosparso di soldi ovunque che i fedeli investono in cambio di servigi da parte del Dio Buddha. Per cui se andate nei templi per pregare ricordatevi di sganciare e di non essere avari. A Lhasa si vedono scene incredibili di gente che si getta sul pavimento per strada e in un primo momento ho pensato che ci fossero cento euro per terra. In realtà, è un gesto di preghiera che i fedeli fanno con ausilio anche di guanti o di zoccoletti per non ferirsi le mani. Qui nessuno parla una parola di inglese quindi abituatevi a ordinazioni errate, facce da disagio quando ordinate cose più complesse, mangiare il dolce prima del pasto perché, se lo

rimandate indietro, potrebbe non arrivarvi mai più. Due parole meritano anche i bagni: non sono bagni bensì prove di sopravvivenza in cui l’odore è brutale ed esiste solo un muretto in grado di coprire sederi di modeste dimensioni da sguardi indiscreti. Vere e proprie postazioni da urina di cui nessuno si è mai curato né si curerà mai. La cara vecchia turca un po’ zozzetta è quasi un

traguardo.A parte questa parentesi, Lhasa è meravigliosa e credo di poter dire una delle più belle città folli che io abbia mai visto.E si prosegue tra diuretici e sorrisi.Visita al palazzo del Potala che fu la residenza principale del Dalai Lama fino a che il 14º Dalai Lama si rifugiò a Dharamsala, in India.Siamo partiti prestissimo onde evitare l’invasione turistica delle cavallette cinesi e quindi dover

sgomitare contro bastoni da selfie e macchine fotografiche con obbiettivi superdotati. Noi, furbescamente, ci piazziamo al primo posto riuscendo così a godere pienamente della visita. Riusciamo ad avere i biglietti per entrare al Potala al primo turno della mattina, la visita dura tassativamente 1 ora. Saliamo lentamente i gradoni, è meno faticoso del previsto. Da lì ci spostiamo a visitare il Monastero di Sera dove ai nostri occhi appare lo spettacolo di decine e decine di monaci che dibattono nel cortile a coppie dove l’allievo risponde alle domande del maestro e quando sbaglia ecco che gli viene propinato il gesto del simil schiaffone. È davvero un mondo affascinante quello dei monaci. A seguire con il pulmino raggiungiamo l’Eremo di Pabonka , un rifugio anticamente fondato da Songtsan Gampo nel VII secolo. Pabonka significa “sulla cima di una roccia gigantesca” in lingua tibetana. Deve il suo nome al fatto che sia stato costruito su una roccia gigante. Si dice che sia stato costruito ancor prima del Palazzo Potala e del Monastero di Jokhang. Molti dei famosi re e monaci tibetani erano soliti meditarvi in momenti diversi e si dice che Pabonka sia il luogo dove sono stati creati gli Alfabeti tibetani.

I 5000 mt di altitudine, il Lago Nam Tso e il rilascio del Karma.Partiti da Lhasa col nostro pulmino, ci dirigiamo verso il lago Nam Tso, ci attendono quasi 7 ore di viaggio. Ci fermiamo lungo la strada in un villaggio a pranzare in un ristorantino dove cucinano solo zuppa con i noodles …la migliore del viaggio. Altra sosta in una specie di campo rom dove da poco è terminata

Page 3: RACCONTI DI VIAGGIO | Tibet Cina TIBET CIN A … · madre delle montagne in tibetano). Vi siete mai chiesti che cosa sia il Paradiso? Personalmente l’ho sempre pensato come un luogo

Avventure nel mondo 2 | 2019 - 137

una festa con corse di cavalli. Apprezziamo le tende tibetane e scappiamo via, è una discarica a cielo aperto. I cinesi stanno “mangiando” il Tibet, è davvero impressionante vedere con che velocità lavorano le ruspe e vengono costruiti ponti e strade. A 5.000 mt c’è un via vai di mezzi pesanti e cantieri dietro ad ogni curva. Il problema più grande dell’Himalaya è il traffico, per dirla alla Jonny Stecchino.Ebbene sì, nonostante l’altitudine, sembra di stare a Milano in via Novara all’ora di punta. Via vai di auto, mezzi pesanti in totale anarchia di codice della strada. Qui si buttano, si sorpassano, creano ingorghi e suonano. Più o meno sempre in quest’ordine. Potete osservare treni che passano a tipo 4000 mt. Arrivati alla meta, lo spettacolo è impagabile, ma ricordate di non mettere i piedi nell’acqua nonostante non sia fredda e sia invitante, se non volete essere cazziati come successo alla sottoscritta. Il cartello dice che il lago è sacro e “no diving”. Ma in realtà è solo perché il loro lessico inglese è povero, con “no diving” intendono proprio che non si può mettere piede. Poi però lasciano sporcizia ovunque quella non è considerata oltraggiosa. Purtroppo in Asia l’incoerenza e il contrasto la fanno sempre da padrona. E se fosse stato il Messia? Che fai, non lo fai camminare sulle acque? Manco due passettini? Eh no Jesus qui non se po’, tocca fa miracoli da un’altra parte... Aspettando che spiova, ci attende il rientro a Lhasa.Lhasa dolce Lhasa e dintorniMonastero di Ganden e Drak Yerpa. Il monastero di Ganden, arroccato poco prima della cima del monte Wanrigu o Wangbur, 50 chilometri a est di Lhasa ad un’altitudine di 4500 mt, fu fondato

nel 1409 dal Tzong Khapa, il fondatore dell’ordine Gelugpa altrimenti detto “l’ordine dei berretti gialli”, a causa delle cuffie ed i paramenti indossati dagli adepti per distinguersi nelle cerimonie dalle scuole non riformate.Si tratta di uno dei tre principali monasteri Gelugpa nel distretto di Lhasa. Durante la rivolta tibetana del 1959 e la Rivoluzione Culturale, Ganden fu gravemente danneggiato, a partire dal 1980 lo Stato stanziò dei fondi speciali per la sua ricostruzione.Il monastero è costituito da molti templi e altri edifici e si estende su una superficie enorme, dato che la costruzione è continuata per generazioni. Il tempio buddista Chituokhan è uno dei più antichi edifici del monastero di Ganden e contiene molti sutra buddisti, codici antichi e altri oggetti personali di Tsongkhapa. Dopo la visita al monastero di Ganden abbiamo pensato di fare la kora alta, ovvero il circuito di

pellegrinaggio intorno alla montagna che si percorre rigorosamente in senso orario. Doveva essere un’amabile passeggiata se non fosse che imboccando il sentiero sbagliato siamo finiti completamente fuori strada. L’amabile giretto si è tramutato in una sorta di “Survivors” tra sterpaglie, spazzatura, cacche di Yak e ortiche. Ma i nostri eroi hanno tenuto botta imprecando tra le sacre montagne del Tibet.

Tutto è bene quel che finisce bene e dopotutto, la visita a questi monasteri appollaiati sulle montagne è veramente impagabile.Grandi protagonisti dei templi sono i Buddha e i loro discepoli, veri e propri luoghi sacri scavati nelle grotte dove i fedeli mormorano parole incomprensibili che dovrebbero essere preghiere ma che con un remix di Gigi D’Ag porrebbero scalare le hit italiane.Drak Yerpa è un’atra perla che ci regala questo viaggio, immerso in uno scenario naturale molto suggestivo, l’eremo è formato da numerosi edifici sparsi nella montagna.Prima della visita pranziamo al ristorantino vicino al parcheggio. Per visitare le grotte in senso orario si sale la scalinata sulla sinistra (toglie il fiato, siamo a 4885 mt, ma lo sforzo verrà ampiamente ripagato) e poi si segue il sentiero che collega le varie grotte. Dopo aver visitato tutte le grotte facciamo la kora intorno alla montagna di Yerpa Lari e poi ci stendiamo sul prato a godere della vista spettacolare.

Tutti i tibetani che incontriamo sul cammino sorridono e ci dicono “tashi dele” che pronunciato velocemente potrebbe ricordare il nostrano “’tacci tua” ma in realtà non allarmatevi, è la versione più underground di “namaste”. Li vediamo prostrarsi a terra ritmicamente, imperturbabili di fronte ai torrenti, ghiacciai, luoghi di pascolo degli Yak, raggiungono il Dolma e lasciano qualcosa di sé invocando un destino di rinascita a una nuova vita più spirituale o per il fine del ciclo delle rinascite.I 3 passi e i monasteri infiniti.Kampa La (4794 mt) Karo La (4960 mt) Simu La (4280 mt)I passi regalano viste meravigliose ma ahimè se sui 3000/4000 mt di altitudine potete sciallarvi godendovi i paesaggi, a 5000 mt c’è un vero e proprio “bordello d’alta quota” cavallette cinesi ovunque che fotografano qualsiasi cosa e noi che cerchiamo sempre di batterli sul tempo operando dei veri e propri sorpassoni col pulmino per accaparrarci gli scatti migliori. Insomma a 5000 mt è la guerra dei selfie. Bancarelle piene di cianfrusaglie simil etniche imperversano in ogni dove, anche nei picchi più alti.Un’altra cosa interessante sono i nomadi tibetani che cercano di vendere enormi quarzi rosa agli automobilisti in corsa. Qui il marketing è veramente strategico: sul ciglio della strada, a ridosso dei monasteri, sui ghiacciai, ovunque!!Nei monasteri spesso si sente un forte odore di incenso che potrebbe sembrare Maria Giovanna, ed in realtà hanno trovato il modo perfetto per

RACCONTI DI VIAGGIO | Tibet Cina

Page 4: RACCONTI DI VIAGGIO | Tibet Cina TIBET CIN A … · madre delle montagne in tibetano). Vi siete mai chiesti che cosa sia il Paradiso? Personalmente l’ho sempre pensato come un luogo

138 - Avventure nel mondo 2 | 2019

camuffare. Monaci sì, ma mica scemi.Ormai sono affezionata a questi templi traboccanti di offerte che vanno dai soldi ai succhi di frutta, i chupa chups, la frutta fresca...praticamente un minimarket in ogni monastero. Prima sosta al Monastero di Gonkar Chode, appartenente all’ordine Sakyapa, famoso per i dipinti murali del 500 in stile kyenri. Altra sosta al Lago Yamdrok, bellissimo. Beviamo uno sweetie (una specie di tè fatto con il burro di yak sciolto nel latte e addolcito con lo zucchero) , qualcuno continua a comprare cianfrusaglie sulle bancarelle e poi proseguiamo fino ad arrivare a Nangartse dove ci fermiamo per il pranzo. Superiamo il passo Karo La e poi il Simu La (il più alto, si vede il ghiacciaio). Entriamo a Gyantse in orario e andiamo subito a visitare Pelkor Chode. Vediamo la grande fortezza (Dzong) e il magnifico monastero ed un impressionante Kumbum. Le dimensioni e i numeri del monastero sono davvero incredibili, basta ricordare che dei tre piani che conta l’edificio, l’inferiore raggiunge i 2200 mq e circa 108 porte, 77 cappelle e un’infinità di corridoi che collegano sale in cui si affollano numerose statue e rilievi di Buddha, con pareti riccamente decorate da murales che rappresentano quasi tutti Buddha.In questa autentica città, formata da centinaia di case, oggi vuote, collegate da viuzze che costeggiano le roccia e le ondulate mura intorno al complesso, hanno vissuto più di 1000 monaci delle sette gelugpa, sakyapa e bhutonpa, creando un mito nel buddhismo tibetano dato che non era comune la convivenza tra diverse discipline spirituali nello stesso “recinto” monastico.La rivoluzione culturale ha rovinato questo paesaggio idilliaco. Nell’attualità vivono a Pelkor circa 50 monaci che si affannano per ricostruire quello che l’odio e l’incomprensione hanno distrutto e sembra che ci stiano riuscendo poco a poco.

Gonkar Chode e Pelkor Chode monastery ci hanno regalato grandi soddisfazioni.Da domani si sale in quota, siamo pronti con l’arsenale farmacologico e biscotti scaduti da più di un mese sebbene appena comprati, che voglio dire, è già un successone.Anche qui in Tibet vanno di moda le hit del momento, c’è una canzone che ritorna continuamente in ogni luogo, stiamo cercando di scoprire chi sia questo talento tra il lagnoso e il pop un po’ folkloristico.Tocca shazzammare.

Da Shigatse è tutto.

Sulla strada tra Shigatse e Shegar. I due passi Tropu- la (4540 mt) - Sakya (4316mt).

Monasteri immancabili. Anche questa sarà una giornata di trasferimento. I panorami sono eccezionali e arriviamo a Sakya dopo 2 ore di viaggio. Il monastero trae il suo nome, «terra pallida», dall’aspetto delle colline di Ponpori vicino a Shigatse nel Tibet centrale (Tsang) . La sua architettura medievale mongola è affatto differente da quella dei

templi di Lhasa e degli Yarlung. Il monastero copre 18.000 metri quadrati, la grande sala principale 6.000 metri quadrati.Il monastero è importante per la grande biblioteca, disposta su scaffali lungo le pareti della grande sala del Lhakhang chen-po. Vi sono conservati numerosi volumi scritti in lettere dorate.Qui in Tibet capita spesso di svegliarsi alla mattina con quella voglia di monastero che ti solletica. E così in questi due giorni di viaggi e trasferimenti, i nostri eroi affrontano strade sterrate, guadano fiumi col pulmino che fa più balzi di uno stunt man in “Mission impossible”.Panorami meravigliosi si alternano a veri e propri cantieri; a qualsiasi quota si possono vedere simpatiche ruspe che smuovono terreni sotto le bandiere cinesi. Le cavallette stanno arrivando anche sulla Luna e presto gli spring roll saranno l’unico Credo Universale.Gli alberghetti sono tendenzialmente modesti con delle punte di trash notevole per quanto riguarda le moquette e il bagno. Ricordatevi sempre di portarvi delle ciabattine per la doccia e per non dover avere contatti con quella moquette radioattiva. Ricordatevi poi di sciorinare i vostri sorrisi migliori ai posti di blocco - in modo da cavarvela in fretta con la formula “turista occidentale idiota” - e di non dare retta ai venditori di cianfrusaglie, altrimenti vi si incollano come le mosche sui fiori di campo. Il caffè che qui chiamano “black coffee” è pressoché terrificante, ma non preoccupatevi, i vostri standard si abbasseranno notevolmente dopo pochi giorni. Ciò detto, litanie tibetane, biscotti scaduti da quest’inverno e abbigliamento da sci in rotta verso l’Everest.

Habemus Everest.

Colazione alle 6 e partenza alle 6:30 per vedere l’alba sull’Everest. Ci fermiamo ad acquistare i biglietti per l’ingresso alla Riserva Naturale del

Quomolangma che ancora è buio e dopo qualche sosta per fotografare da lontano l’Everet (ancora coperto di nuvole) raggiungiamo la guest house davanti al monastero di Rongphu. Sistemiamo i bagagli nelle stanze doppie e prima di partire per il campo tendato ( 4 km dalla guest house) beviamo uno sweetie nel ristorantino della guest house. In 10 minuti di pulmino arriviamo al campo tendato. Le tende sono disposte su un’unica fila a rettangolo, sono tutte numerate e al centro c’è una grande tenda con l’ufficio postale da dove si possono spedire le cartoline. E dopo la sveglia all’alba, e ore di pulmino ancora immersi nel buio, ecco che fa capolino lui. Sua Maestà Il Monte Everest.Emozionati, scalpitanti attendiamo il diradarsi delle nuvole per poter scorgere la cima più famosa del mondo.

Siamo consapevoli che nella corsa allo scatto più cool dovremo battere sul tempo le cavallette cinesi. Improbabili sorpassi e appostamenti in luoghi discutibili, ci permettono di assistere ad uno spettacolo unico: l’alba che sorge sulla catena himalayana e tu che ti rendi conto che a questo mondo sei soltanto una cacchetta di mosca in confronto a cotanta immensità. Ci sono diversi campi base da cui partono le spedizioni verso l’Everest. Quello più turistico e quello invece dedicato agli alpinisti seri.Ad ogni modo a 5000 mt e rotti di altitudine c’è sempre il Wi-Fi, vuoi che le cavallette non pubblichino selfie in tempo reale? Col loro abbigliamento tarocco e discromico ( colori a casaccio con fantasie da interno auto) e scarpe bombate per guadagnare qualche cm di altezza. Noi in tutto ciò, siamo sul tetto del mondo capite?Everest. Life goal .

RACCONTI DI VIAGGIO | Tibet Cina

Page 5: RACCONTI DI VIAGGIO | Tibet Cina TIBET CIN A … · madre delle montagne in tibetano). Vi siete mai chiesti che cosa sia il Paradiso? Personalmente l’ho sempre pensato come un luogo

Avventure nel mondo 2 | 2019 - 139

RACCONTI DI VIAGGIO | Tibet Cina

Dopo la nottata trascorsa in un monastero nei pressi del campo base e gestito da tibetani un po’ arrangioni e ben poco mistici, ci si dirige verso Kyrong al confine con il Nepal. L’idea è rientrare a Kathmandu e goderci gli ultimi giorni di viaggio visitando questa città così chiacchierata.Dal campo base Everest è tutto.Strada tra Tibet e Nepal completamente franata a causa delle piogge intense.Nell’impossibilità di proseguire il viaggio con le jeep per rientrare a Kathmandu via terra, l’opzione era: mollare i bagagli agli sherpa (muli umani nepalesi che si trascinano pesi enormi caricando il peso dalla testa con una corda. Non chiedetemi se soffrano di cervicale perché probabilmente hanno sviluppato un portapacchi al posto del cranio ndr) appena dopo il confine e proseguire a piedi per 2 km. Da lì una jeep di fortuna ci avrebbe portati all’eliporto dribblando le frane come Roberto Baggio in nazionale ai tempi d’oro.Lo scenario è inquietantino.....kilometri di fango, strada franata e in continuo franamento, sassi che cadono sulla strada e io che ho sempre preso in giro quelli che in momenti come questi “uscivano” i santini di Padre Pio, mi ritrovo a rimpiangere la santa immaginetta.Le frane si susseguono a breve distanza e vi assicuro che vedere da vicino quei sassoni burloni rotolarci accanto non è proprio il life goal di nessuno, ma noi sorridiamo alla sorte ripensando a tutto il grano sganciato ad ogni Buddha incontrato nei monasteri tibetani.Dopotutto si è rivelato un buon investimento.Giunti a destinazione, non c’è nessun eliporto, ma soltanto un prato un po’ spazioso di un simil cortile condominiale dove con il benestare dei “condomini” atterra il simpatico veicolo giallo fluo. Dopotutto a chi non è mai capitato di ritrovarsi un elicottero in giardino??!Sorvoliamo così il Nepal attraverso le nuvole e le montagne in uno scenario mozzafiato.Elicottero su Kathmandu e atterraggio .

Siamo salvi in terra nepalese e finalmente mi prendo un momento per raccogliere tutte queste emozioni. Possiamo accantonare il buon Buddha e ricominciare a familiarizzare con i simpatici Ganesh, Shiva e Visnu. Da Kathmandu è tutto, domani il tour della città.L’impatto è fortino: cremazioni pubbliche in riva al fiume sacro con tanto di cordoglio familiare e scimmie che scorazzano sui templi con fare circospetto. Negozietti ovunque molti dei quali hanno identici patchwork di Desigual ma essendo senza brand potete portarveli via dopo brevi trattative a 10 euro. La presenza di Shiva è sempre forte in ogni angolo della città e come Dio distruttore c’è poco da scherzare. Rendete omaggio con discrezione ricordando di suonare la campanella accanto al tempio per svegliare gli Dei, altrimenti non vi ascolterà nessuno.

Come le star a bere del brandy a Kathmandu, oggi abbiamo strafogato in un ristorante di pregio.Domani ultimo giorno.

GOODBYE KATHMANDU.E così anche l’ultimo giorno in suolo nepalese è trascorso tra monumenti, shopping e sciallo.

Questo lungo viaggio è volto al termine e con una punta di malinconia è trascorsa questa giornata.L’intestino gongola pregustando le prelibatezze che di qui a poco potranno sollazzarlo nella capitale romana. Parole come “noodles” “fried rice” e “french fries” saranno bannate dal mio vocabolario per un buon tempo. L’incubo “black coffee” sarà

totalmente dissipato così come la totale anarchia nelle strade di Kathmandu. Niente motorette che ti suonano nel deretano con tutto quello smog a presa diretta. Niente più mucche per le strade, niente più venditori insistenti ovunque.E fin qui tutto bene. Mancheranno le atmosfere dei templi, i compagni di viaggio, le cene col tetto della cassa comune, i lunghi viaggi in pulmino, le contrattazioni proponendo prezzi inaccettabili per spuntare un buon affare. Un po’ di rammarico per essermi persa un negozietto di taroccate d’autore dove avevo avvistato delle Puma improbabili.Qui vanno forte le “Abibas” che sono un po’ la versione Flavia Vento delle Adidas quello svampito/tarocco che fa simpatia. Ad ogni modo ci godiamo l’ultima giornata di permanenza.

IL CALARSI DEL SIPARIO E IL RIENTRO A ROMA Al termine del viaggio, rimangono delle considerazioni da fare del tutto personali, come se fossero i titoli di coda di un film che rivelano chi cosa/chi c’è dietro alla facciata. Il Tibet che nessuno racconterà mai è fatto da persone soggiogate da un governo che li tiene prigionieri, che dà divieti e che decide completamente arbitrariamente sulle loro vite. Ci sono controlli ovunque che ci sia una ragione o meno, telecamere anche a 5000 mt di altitudine e una moderna cultura cinese che cerca di schiacciare l’antica spiritualità tibetana. Abbiamo visto un popolo che lotta per mantenere un’identità, ma loro lotta è silente, profonda, fatta di sguardi senza tempo, di preghiere e di mantra recitati all’interno dei monasteri. Parole senza apparente significato ma capaci di parlare alle nostre anime e di smuoverle. Non era il Paradiso che mi aspettavo, no. Ma abbiamo sentito il cuore di questo popolo battere forte, un popolo che ha ancora tanto da tramandare e che chiede solo la possibilità di potersi esprimere ed essere senza condizionamenti e forzature.Noi eravamo lì da occidentali eppure la loro causa è diventata la nostra causa, li abbiamo respirati quei timori, quegli incensi e quelle speranze. Abbiamo

toccato con mano l’eterna lotta tra la materialità e la spiritualità e ne siamo usciti cambiati, consapevoli che c’è qualcosa che nessun business cinese potrà mai portarsi via: il senso di appartenenza che i tibetani hanno con la propria terra. Mi piace pensare che un giorno Shiva, Visnu, Ganesh passeranno il confine con il nostro velivolo giallo fluo e ripristineranno un nuovo ordine in cui c’è un solo principio: l’autodeterminazione dei popoli.