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quotidianosanità.it Giovedì 09 APRILE 2015 Alimentazione. Indagine Swg: “Il 68% delle famiglie europee ha ridotto i consumi di proteine a causa della crisi” Questo l'esito di un'indagine commissionata dal Movimento Enough e svolta su un campione di 2000 individui rappresentativo della popolazione di Italia, Germania, Francia e UK. Alle porte di Expo2015, arriva l’allarme degli esperti: l’impatto sulla salute e i relativi costi sanitari potrebbero essere disastrosi. L'appello del Movimento Enought: "Agire ora per garantire alla popolazione di domani il diritto di nutrirsi". Da un’indagine di Swg sul tema dell’accesso al cibo nei Paesi Europei, commissionata dal Movimento Enough di Elanco e svolta su un campione di 2000 individui, rappresentativo della popolazione nazionale di Italia, Germania, Francia e UK, emerge che - a livello di percezione generale sulle proprie abitudini alimentari e su quelle dei propri concittadini – circa il 50% degli intervistati ammette di non avere una dieta equilibrata. In particolare, tra gli alimenti più spesso assenti dalle diete, o consumati meno di una volta a settimana, spiccano le carni (di vitello e di manzo, soprattutto, seguite da quella di maiale) e il pesce. “Si tratta di una carenza non legata solo a scelte e preferenze individuali, ma dettata soprattutto da ragioni economiche” - commenta Maurizio Pessato, Presidente Swg - Le criticità maggiori si osservano in Italia e Francia: in Italia, dove la crisi economica è stata più forte, la percezione è che si siano ridotti tutti i consumi di carne, con un picco sulle carni di vitello (79%, in Francia 62%) e di manzo (78%, in Francia 68%)”. In tutti i Paesi coinvolti nella rilevazione, la maggior parte degli intervistati ritiene, in generale, che i comportamenti di consumo alimentare siano profondamente cambiati, con una ridefinizione delle diete con l’uscita degli alimenti più costosi. Per gli intervistati il tema dell’accesso al cibo e della sostenibilità alimentare sono una questione seria, i cui effetti non sono solo in proiezione futura, ma già ben evidenti allo stato attuale: una convinzione ancora più forte in Italia, dove riguarda l’84% degli intervistati. L’analisi Swg ha rilevato nelle opinioni dei cittadini due strade percorribili e complementari, che si muovono tra il piano individuale e quello globale. Se riduzione dello spreco di cibo e realizzazione di azioni educative sono tra le priorità di intervento maggiormente condivise, si riscontra una condivisione anche sul fronte dell’innovazione tecnologica e del commercio. Complessivamente due intervistati su 3 sono favorevoli a un maggiore investimento in ricerca e tecnologia, per ridurre il problema della sostenibilità alimentare, migliorando l’efficacia delle produzioni agricole e dell’allevamento. L’impatto di questo cambiamento nei consumi e nelle abitudini alimentari sulla salute dei cittadini europei è già evidente, soprattutto se si considera l’obesità come conseguenza della malnutrizione. In Europa, dagli anni 80, il tasso di obesità è triplicato e la percentuale di bambini italiani obesi, o in sovrappeso, si attesta intorno al 35%. La situazione è allarmante anche in termini di costi, se si pensa che ogni anno quasi tre milioni di cittadini europei muoiono a causa di malattie dovute a uno stato di sovrappeso; con un aumento considerevole di malattie croniche (ad es. diabete, ipertensione e cardiopatie), legate anche all’alimentazione, cui viene destinato il 7% dei budget sanitari nazionali. E’ in questo scenario complesso di accesso al cibo e malnutrizione, diffuso non solo nei Paesi in via di

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Gi ov edì 09 APRILE 2015

Alimentazione. Indagine Swg: “Il 68% dellefamiglie europee ha ridotto i consumi diproteine a causa della crisi”

Questo l'esito di un'indagine commissionata dal Movimento Enough e svoltasu un campione di 2000 individui rappresentativo della popolazione di Italia,Germania, Francia e UK. Alle porte di Expo2015, arriva l’allarme degliesperti: l’impatto sulla salute e i relativi costi sanitari potrebbero esseredisastrosi. L'appello del Movimento Enought: "Agire ora per garantire allapopolazione di domani il diritto di nutrirsi".

Da un’indagine di Swg sul tema dell’accesso al cibo nei Paesi Europei, commissionata dal MovimentoEnough di Elanco e svolta su un campione di 2000 individui, rappresentativo della popolazionenazionale di Italia, Germania, Francia e UK, emerge che - a livello di percezione generale sulle proprieabitudini alimentari e su quelle dei propri concittadini – circa il 50% degli intervistati ammette di nonavere una dieta equilibrata. In particolare, tra gli alimenti più spesso assenti dalle diete, o consumatimeno di una volta a settimana, spiccano le carni (di vitello e di manzo, soprattutto, seguite da quella dimaiale) e il pesce. “Si tratta di una carenza non legata solo a scelte e preferenze individuali, ma dettatasoprattutto da ragioni economiche” - commenta Maurizio Pessato, Presidente Swg - Le criticitàmaggiori si osservano in Italia e Francia: in Italia, dove la crisi economica è stata più forte, la percezioneè che si siano ridotti tutti i consumi di carne, con un picco sulle carni di vitello (79%, in Francia 62%) e dimanzo (78%, in Francia 68%)”.

In tutti i Paesi coinvolti nella rilevazione, la maggior parte degli intervistati ritiene, in generale, che icomportamenti di consumo alimentare siano profondamente cambiati, con una ridefinizione delle dietecon l’uscita degli alimenti più costosi. Per gli intervistati il tema dell’accesso al cibo e della sostenibilitàalimentare sono una questione seria, i cui effetti non sono solo in proiezione futura, ma già ben evidentiallo stato attuale: una convinzione ancora più forte in Italia, dove riguarda l’84% degli intervistati.

L’analisi Swg ha rilevato nelle opinioni dei cittadini due strade percorribili e complementari, che simuovono tra il piano individuale e quello globale. Se riduzione dello spreco di cibo e realizzazione diazioni educative sono tra le priorità di intervento maggiormente condivise, si riscontra una condivisioneanche sul fronte dell’innovazione tecnologica e del commercio. Complessivamente due intervistati su 3sono favorevoli a un maggiore investimento in ricerca e tecnologia, per ridurre il problema dellasostenibilità alimentare, migliorando l’efficacia delle produzioni agricole e dell’allevamento.

L’impatto di questo cambiamento nei consumi e nelle abitudini alimentari sulla salute dei cittadini europeiè già evidente, soprattutto se si considera l’obesità come conseguenza della malnutrizione. In Europa,dagli anni 80, il tasso di obesità è triplicato e la percentuale di bambini italiani obesi, o in sovrappeso, siattesta intorno al 35%. La situazione è allarmante anche in termini di costi, se si pensa che ogni annoquasi tre milioni di cittadini europei muoiono a causa di malattie dovute a uno stato di sovrappeso; conun aumento considerevole di malattie croniche (ad es. diabete, ipertensione e cardiopatie), legateanche all’alimentazione, cui viene destinato il 7% dei budget sanitari nazionali.

E’ in questo scenario complesso di accesso al cibo e malnutrizione, diffuso non solo nei Paesi in via di

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sviluppo ma anche in Europa, che si introduce il Movimento Enough, ponendo l’accento sulla necessitàdi difendere il diritto all’accesso e alla scelta in tema di alimentazione. L’iniziativa, promossa da Elanco,azienda leader mondiale del settore dell’animal health, promuove una battaglia a favore della sicurezzaalimentare con l’intento di far sì che le persone in ogni angolo del mondo possano seguireun’alimentazione adeguata, ricca di proteine, sia oggi sia nei decenni a venire. “Si stima che nel 2050 il nostro pianeta avrà 9 miliardi di abitanti. - dichiara Ramiro Cabral RegionalLeader, Europe, Middle East and Africa (EMEA), Elanco - La sfida del Movimento Enough (#Feedthe9)si propone di rendere sostenibile e accessibile per queste persone la produzione di carne, latte o uova,proponendo soluzioni orientate allo sviluppo e all’innovazione nella produzione agroalimentare. Si tratta- aggiunge Cabral - di ampliare la produzione di cibo, e in particolare di proteine, riducendo le risorseimpiegate. La collaborazione da parte di tutti gli attori coinvolti nei processi produttivi e dei policymakers, unita all’innovazione nelle tecniche produttive, sarà la chiave per un successo globale”.

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Del 10 Aprile 2015

Estratto da pag.

Del 10 Aprile 2015

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SERVONO AZIONI DI CONTRASTO ALLE COOPERATIVE SPURIE"

Articolo pubblicato il: 10/04/2015 il giornale 12Il Consiglio unanime chiede all’Amministrazione interventi per

combattere il fenomeno Il Consiglio comunale di Modena chiede all’Amministrazione di stilare un accordo con

l’Albo dei revisori per l’estensione della revisione a tutte le cooperative, così da evitare disparità. Domanda

inoltre di aggiornare l’Osservatorio del facchinaggio istituito a Modena da associazioni di categoria,

organizzazioni sindacali e Ispettorato del lavoro, e di coordinare l’applicazione di maggiori e più efficaci visite

ispettive in coordinamento con l’Ispettorato stesso, l’Asl e l’Inail. Nella seduta di giovedì 9 aprile, infatti,

l’Aula ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno presentato da Pd e Sel, e illustrato dalla consigliera

Federica Venturelli, sulle cooperative spurie, sulla somministrazione illegale di manodopera e sui possibili

interventi al fine di contrastare tale fenomeno. Il documento chiede inoltre di rafforzare la diffusione del rating

di legalità (Agcom), oggi utilizzato dalle imprese solo in minima parte, di individuare una sede qualificata che

analizzi tale fenomeno, anche in via sperimentale, attraverso la collaborazione di Camera di Commercio, mondo

sindacale e rappresentanze centrali delle cooperative, e di accelerare e incentivare l’applicazione della legge

regionale per la promozione della legalità e della responsabilità sociale nei settori dell’autotrasporto, del

facchinaggio, della movimentazione merci e dei servizi complementari. La mozione ricorda come nella

provincia di Modena siano registrate 2.095 realtà tra cooperative, consorzi e altre forme giuridiche assimilabili,

e che la forma cooperativa sia nata con lo scopo “di valorizzare il socio, sia esso lavoratore o conferitore o

fruitore”, e persegua una finalità di tipo mutualistico. “Fra i vari settori vi sono comparti particolarmente

delicati sotto il profilo della legalità e della leale concorrenza – si legge nel documento – ovvero quelli

dell’autotrasporto, del facchinaggio, della logistica e dei servizi impropri nell’esteso settore della lavorazione

delle carni e dell’agroalimentare. I settori autotrasporto, facchinaggio e servizi di logistica sono presenti per un

totale di 371 imprese registrate, di cui 156, pari al 42 per cento, risultano inattive”. La mozione precisa inoltre

che “le cooperative spurie praticano un lavoro irregolare, con condizioni di sfruttamento nei confronti dei

lavoratori, esclusi dalla gestione, dalla partecipazione e dal controllo; comportando inoltre rischi di malaffare e

inquinamento malavitoso, oltre che di sleale concorrenza con le imprese cosiddette ‘pulite’”, e che tale

fenomeno oltre che nel settore della macellazione e lavorazione delle carni si sta allargando in quello dei

salumifici, rischiando “di compromettere un settore dell’economia modenese che registra importanti risultati

economici grazie all’export”. Adolfo Morandi di FI ha definito l’ordine del giorno “condivisibile e ben scritto”

e ha annunciato il voto a favore del gruppo. Della stessa idea Luca Fantoni del M5s che ha evidenziato la

necessità di intervenire “per il rispetto della legalità” sulle cooperative spurie, “che si muovono in maniera

indiscriminata”. Il capogruppo del Pd Paolo Trande ha evidenziato che “l’ordine del giorno ha il pregio di non

limitarsi soltanto a fare dichiarazioni condivisibili ma teoriche, al contrario individua una serie di azioni

concrete”.

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Sabato 11 APRILE 2015

Le forbici di Renzi sulle Asl. Ecco quantesono oggi, Regione per Regione. In tutto 225aziende sanitarie, tra Asl e ospedaliere

Dopo le frasi del premier sulla necessità di tagliare le "poltrone dei managerAsl" fotografiamo la situazione ad oggi. Le Asl sono 139, cui si aggiungono 86Aziende ospedaliere e ospedaliere universitarie. Il Veneto la Regione con piùAsl (21) mentre è la Lombardia quella che possiede più Ao (29). Ma il trend èquello degli accorpamenti. La Toscana ridurrà le sue Asl da 12 a 3 e inLombardia le Ao saranno ridotte da 29 a 3

Tra Aziende sanitarie locali e Aziende ospedaliere e universitarie in Italia si arriva al numero di 225. Unacifra che, a sentire le parole del premier e osservando le ultime iniziative legislative di alcune Regioni, èdestinata a scendere. Nello specifico ci sono 139 Asl (dato aggiornato al febbraio 2015) e 86 Aziendeospedaliere e Aziende ospedaliere universitarie (dato del dicembre 2013). Per quanto riguarda le Asl è il Veneto con 21, la Regione con il maggior numero seguitada Lombardia (15), Piemonte (13), Lazio (12) e Toscana(12). Spostando il focus sulle Aziendeospedaliere e Aou la Regione che ne possiede di più è la Lombardia con 29 aziende ospedaliere,seguita da Campania (9), Sicilia (8), Piemonte e Lazio con 8. Dal 2010 al 2015 sono state tagliate 7 Asl (-4,7%) e tra il 2010 e il 2013 sono 4 le Aziende ospedalierein meno (-4,4%). Ma come dicevamo il trend è quello di ridurre ulteriormente il numero di Asl e Ao. La Toscana,per esempio ha recentemente approvato una legge di riforma che riduce le Asl da 12 a 3. E anche laGiunta della Lombardia ha presentato una legge di riforma che prevede la creazione di un’unicaAgenzia di tutela della salute (Ats), cui spetteranno le funzioni di programmazione, acquisto econtrollo. La funzione erogatrice verrà invece affidata alle nuove Aziende sociosanitarie territoriali (Asst)che avranno ciascuna bacini di utenza non inferiori ai 600mila abitanti. Taglio netto anche alle Aziendeospedaliere lombarde che dalle attuali 29 passeranno a 3, che saranno quelle con più di 1.000 postiletto e cioè Niguarda di Milano, Civili di Brescia e Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Aziende sanitarie locali (Asl) e Aziende ospedaliere. Totale Italia e per Regione

REGIONENUMERO A.O.

(2013)

NUMERO ASL

(2015)

NUMERO

ABITANTI PER

SINGOLA

ASL,AO,AOU

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PIEMONTE6 13 233.515

VALLE D’AOSTA- 1 128.591

LOMBARDIA** 29 15 226.668

PA BOLZANO- 1 515.714

PA TRENTO- 1 536.237

VENETO2 21 214.209

FRIULI VENEZIA GIULIA3 5 152.995

LIGURIA- 5 318.387

EMILIA ROMAGNA5 8 342.027

TOSCANA*4 12 234.406

UMBRIA2 2 224.185

MARCHE2 1 517.712

LAZIO6 12 326.136

ABRUZZO- 4 333.484

MOLISE- 1 314.725

CAMPANIA9 7 366.872

PUGLIA2 6 511.283

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BASILICATA1 2 192.797

CALABRIA4 5 220.059

SICILIA8 9 299.702

SARDEGNA3 8 151.259

ITALIA86 139 270.145

*Lombardia ha annunciato riforma con riduzione di Asl e Ao**In Toscana dal 1 gennaio 2016 le Asl passeranno da 12 a 3

Fonte: elaborazione Quotidiano Sanità su dati Ministero della Salute

Luciano Fassari

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Sabato 11 APRILE 2015

Veneto. Stoccata di Zaia a Renzi: “Allibitodavanti a parole premier, che non conoscerealtà di cui parla. Su numero Asl stia sereno”

Il governatore replica alle parole del premier che nella conferenza stampadopo il Cdm sul Def aveva citato come esempio negativo le Regioni con 7Province e 22 Asl. "Intanto da noi sono 21. Poi Renzi ricordi che in Veneto nonsi taglia e non si aggiungono tasse e ticket, ma si affina l’intera macchinasanitaria giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, come si fanelle migliori aziende".

Stoccata del governatore Luca Zaia al premier Renzi che, nel corso della conferenza stampa al terminedel Cdm sul Def, aveva affermato: “Non è normale che ci siano Regioni con 7 Province e 22 Asl”. Unidentikit che sembra chiamare in causa direttamente il Veneto.“Di fronte a tanta sfrontatezza, condita dalla scarsa conoscenza delle caratteristiche della realtà di cuiparla, c’è da rimanere allibiti. Prendo atto che il Presidente del Consiglio dello Stato Italiano sfrutta lasua veste istituzionale per fare campagna elettorale. E’ gravissimo, ma lo avevamo già intuito. E’ ancorpiù grave che lo faccia dicendo stupidaggini, probabilmente messo in trappola dai suoi stessidisinformati informatori sul territorio”, ha tuonato Zaia.

“Intanto – aggiunge il governatore - informo il disinformato Renzi che in quella Regione, cioè il Veneto, leAsl sono 21 e non 22 e, al solo scopo di informare il disinformato Renzi sulla realtà di una Regione diuno Stato di cui lui è il sempre più fazioso capo del Governo, gli offro alcuni spunti per imparare, giustol’Abc: 1) il Veneto ha i conti della sanità in attivo da 5 anni, senza introdurre mai addizionali Irpefregionali (unico in Italia) e senza mettere ticket se non quelli imposti da leggi nazionali. 2) i direttori delle21 Asl venete sono quelli che hanno prodotto la minor spesa sanitaria pro capite in Italia secondo datiIstat. 3) il Veneto è la Regione con il minor tasso di ospedalizzazione d’Italia (7 giorni contro 30 in altreRegioni), il che vuol dire che mentre altrove si cura un solo paziente in Veneto se ne curano, bene, benquattro. 4) il Veneto è quella Regione che eroga senza limitazioni i nuovi costosi farmaci contro l’epatiteC per un costo di 100 milioni, pari esattamente all’intero contributo del suo Governo per questa nuovaspesa a livello nazionale. 5) che è stato il suo Governo, e non quello del pianeta papalla, a definireufficialmente il Veneto Regione benchmark per l’applicazione dei costi standard in sanità. 6) che il suoDef tutto rose e fiori conferma tagli immediati alla sanità per 2,9 miliardi. 7) che il suo straordinarioprogramma economico senza tagli e senza tasse prevede per il 2020 di dedicare alla sanità il 6.6% delPil, quando nel 2008 eravamo ad un già basso 7,1% (contro il 10 dell’Olanda, il 9 di Francia eGermania, l’8 di Austria e Svezia) e di fronte all’Organizzazione Mondiale della Sanità che indica come,al di sotto del 6,5%, cali l’aspettativa di vita della gente (e quindi ci siamo quasi). 8) che così facendo cista drammaticamente avvicinando alla Grecia. 9) che il Veneto sprecone gli manda ogni anno 21 miliardidi tasse in più di quanto riceve di ritorno con i quali lui, non altri, può consentire al suo amico Crocetta dipagare 22.000 forestali in Sicilia”.

Il Presidente del Veneto lancia anche una sfida a Renzi, proprio sul piano della lotta agli sprechi, “maquelli veri. Visto che vuole tanto occuparsi di sanità, di costi di siringhe e di costosità delle Asl,dimostrando però di saperne ben poco, faccia l’unica cosa da fare: imponga subito, e a tutti,l’applicazione rigorosissima dei costi standard e capirà la differenza”.

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“Ieri sera – incalza il Presidente Veneto – Renzi ha anche dimostrato di capirne assai poco di economia,nonostante la vicinanza dell’erudito Ministro Padoan, perché fare quella citazione è come rimproverare aMarchionne di avere troppe business unit in Fca. Da che mondo è mondo i giudizi si danno sui bilanci,non sul come ci si arriva, e il bilancio della sanità veneta è in attivo, alla faccia dei tagli targati primaMonti, poi Letta, e infine Renzi, il quale ieri ha fatto il record mondiale nel rapporto tra parole dette estupidaggini contenute”.

Zaia invia quindi provocatoriamente a Renzi il tweet #staisereno “perché anche sul numero delle Asl, daben prima che lui lo usasse a sproposito ieri, stiamo lavorando e sono imminenti grosse sorprese,proprio perché in Veneto non si taglia e non si aggiungono tasse e ticket, ma si affina l’intera macchinasanitaria giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, come si fa nelle migliori aziende. Renzipensi alla sua sconquassata e sprecona machina statale, che al Veneto ci pensano i veneti”.

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Roma, 8 aprile 2015 – Le principali associazioni del settore del Facility Management presentano 9

proposte concrete per i “Buoni Appalti”, per migliorare e rendere più trasparente ed efficiente il

settore degli appalti pubblici e chiedono al Governo e al neo Ministro Graziano Delrio un “vice

Ministro dei servizi”. Sono questi i principali messaggi lanciati nel corso della conferenza stampa

di presentazione del “Manifesto del mercato dei servizi per i patrimoni immobiliari e urbani

pubblici”, promossa oggi a Roma dalle sei principali associazioni del Facility Management

Legacoop Servizi, Federlavoro servizi/Confcooperative, Afidamp, Anip FISE, Assistal, Fnip.

 

Il documento condiviso dalle Associazioni risponde all’invito del Presidente dell’Autorità Nazionale

Anticorruzione, Raffaele Cantone, che ha chiesto alle imprese di “contribuire” al miglioramento del

sistema normativo relativo agli appalti pubblici e raccoglie nove proposte concrete, per restituire

al settore trasparenza, legalità, qualità del servizio reso e rispetto dei lavoratori

 

I l Manifesto dei “Buoni Appalti”

Il Manifesto condiviso dalle Associazioni contiene nove punti, indicazioni e proposte per rendere

più efficaci e meno permeabili a derive criminali gli appalti pubblici di servizi. Tra le indicazioni, la

prima e più importante è il contrasto del massimo ribasso (in favore dell’offerta economicamente

più vantaggiosa) che troppo spesso costituisce un finto risparmio per la PA e nasconde invece

moltiplicazione dei costi, pratiche scorrette di subappalto, diffusione di lavoro nero, quando non

fenomeni di corruzione, come le vicende di cronaca degli ultimi mesi stanno ampiamente

testimoniando.

 

Le Associazioni evidenziano, inoltre, la necessità di prevedere una regolamentazione specifica per

gli appalti di servizi, procedendo a una loro efficace classificazione e distinzione dalle altre attività

appaltate e disciplinandone programmazione e progettazione, con particolare attenzione agli

aspetti reputazionali e di esperienza pregressa delle imprese in competizione.

Ulteriori aspetti, non secondari riguardano l’efficace attività di verifica dell’anomalia delle offerte,

l’incentivazione del pagamento diretto delle imprese subappaltatrici da parte del committente e

l’introduzione di una maggiore flessibilità nella fase di gestione dei contratti d’appalto.

 

Infine, i fondamentali aspetti di tutela dei lavoratori dell’occupazione e della sicurezza dei luoghi

di lavoro, con l’affermazione della centralità del Contratto collettivo nazionale di lavoro

sottoscritto dalle principali Associazioni di categoria al fine di garantire piena concorrenza sul

mercato e, soprattutto, di evitare fenomeni di dumping fondati sulla compressione dei salari dei

lavoratori.

 

Una normativa chiara per i l settore dei servizi

Il primo fondamentale appuntamento per poter tradurre le proposte del Manifesto in un apporto

concreto al quadro normativo è la definizione del nuovo Codice degli Appalti, che scaturirà dal

Disegno di Legge per il recepimento delle Direttive Europee sugli Appalti attualmente in

discussione alla VIII Commissione del Senato, che dovrà sbloccare la situazione attuale,

permettendo alle PA di manutenere, mettere in sicurezza e rendere efficiente il patrimonio

immobiliare e urbano pubblico del nostro Paese nel pieno rispetto della trasparenza e della legalità

come ha giustamente suggerito il Presidente Cantone.

 

Un settore in crescita, con enorme potenziale

Le attività di Facility Management (manutenzione, pulizia, igiene ambientale, energia, security,

logistica, ecc.) rappresentano un settore che, anche nel quadro economico depresso degli ultimi

anni, ha saputo confermare un trend di continua e costante crescita (+10,4% nel solo 2012), anche

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in termini occupazionali (2,5 milioni di occupati) e di PIL (oltre l’8% del Prodotto Interno Lordo

Nazionale). Numeri importanti che potrebbero crescere ulteriormente se il Paese adottasse

politiche ad hoc volte alla “riqualificazione” del patrimonio pubblico esistente; un impegno

concreto per il “green building” potrebbe generare 400.000 posti di lavoro e portare ad un

risparmio di 1,2 mld l’anno di spesa di consumi energetici per la PA.

 

Parole chiave: IN PRIMO PIANO Legacoop Servizi

SERVIZI – I tempi di pagamento della PA? Quasi 5 mesi, solo 25 giorni in meno (3)

COOPERATIVE SPURIE – Legacoop Servizi: “Ingeneroso e fuorviante non riconoscere il nostro

impegno” (3)

Pulizie, a rischio 4mila scuole e 11mila posti di lavoro (3)

Servizi: nelle cooperative di Legacoop sostanziale tenuta di produzione e addetti;

preoccupazioni per la chiusura del 2013 ed il nuovo anno (3)

Autotrasporto: anche Legacoop Servizi sospende il fermo dopo l’incontro con il Ministro Lupi;

firmato protocollo di intesa (3)

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L’impresa sociale? Più che low profit interessa che sia low

cost

2015-04-09 By Luciana Posted in Notizie Varie

Nel corso della discussione alla Camera è stato richiamato il libro “Contro il non profit” firmato

dal sociologo Giovanni Moro.

Dopo oltre 40 incontri su e giù per l’Italia e un anno di presentazioni, grazie al suo “Contro il non

profit”, Giovanni Moro, docente di Sociologia politica alla Facoltà di Scienze della formazione

dell’Università di Roma Tre e presidente di Fondaca si è meritato anche una citazione in

parlamento nel corso delle discussione sulla riforma del Terzo settore. «Come ha reso noto

anche l’autore, Giovanni Moro, nel suo libro “Contro il non profit”, i dati che testimoniano la

mercatizzazione delle imprese cosiddette sociali sono disponibili a tutti, ma vengono ignorati più

o meno volontariamente», ha fatto mettere agli atti della Camera dei Deputati il relatore di

minoranza in quota Lega Nord, Marco Rondini.

Professore ha visto, il suo “Contro il non profit” viene usato come freccia all ’arco di

chi vorrebbe impallinare la riforma, cosa ne pensa?

Il fatto che un parlamentare legga un libro di per sé è una buona notizia, quindi non mi lamento.

Parlare di “mercatizzazione” del non profit poi non è fuori luogo. Però intendiamoci, questo è un

fenomeno che già esiste a prescindere dalla riforma.

A proposito, qual è il suo giudizio sulla delega?

Faccio una premessa: a condizioni date e viste le tante tensioni e pressioni di cui è stata oggetto, la

Commissione Affari Sociali e la relatrice della legge hanno lavorato con impegno. Poi però

quando è venuto il momento di tirare le fila sono prevalse tre spinte “lottizzatrici” .

Quali?

La prima è proprio quella di applicare una logica mercatistica al welfare. Si parla di ritorno

sull’investimento e di misurabilità economica dei servizi resi. Ma la misurazione non può essere

esclusivamente economica perché così si taglia fuori gran parte delle cose positive che vengono

fatte. Seconda “lottizzazione”: la riforma eccede nell’ansia di regolamentare tutta la galassia del

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cosiddetto non profit. Io dico: va bene imporre regole e controlli a chi usa i fondi pubblici, ma non

devi arrivare a dettarmi le condizioni per esistere. Terza “lottizzazione”, legata alla seconda: ho la

sensazione che la legge prefiguri una sorta di “Confindustria del Terzo settore”, un comodo

interlocutore unico delle istituzioni, a cui fra l’altro vengono affidate le potestà di controllo. Che

poi è il meccanismo dell’autocontrollo delle cooperative, i cui effetti abbiamo visto con Mafia

Capitale.

Si riferisce al Forum del Terzo settore…

Mi pare che loro siano stati fra i più reattivi ad applaudire al testo uscito dalla Commissione.

Aspetti positivi?

Qualche spiraglio c’è. Per esempio il tema dello svolgimento di attività di interesse generale

come elemento distintivo. Credo che quello sia il parametro giusto per discernere chi ha a cuore

il bene comune e chi si occupa d’altro, a prescindere dalla forma che ognuno deve essere libero

di adottare. Per questo l’impresa sociale di per sé non la considero né buona, né cattiva. Però

anche qui bisogna intenderci.

In che senso?

Io mi faccio una semplice domanda: cosa intendiamo per impatto sociale? Le faccio due semplici

esempi. In passato ho avuto la necessità di affidare mia mamma a una casa di cura gestita da un

istituto religioso: pagavo 600 euro al giorno. Bravissimi, mai avuto nulla di cui lamentarmi, ma

chi se lo può permettere. Se misuriamo l’impatto sociale in base a quanti anziani sono ospitati

abbiamo un risultato, ma se lo parametriamo in base al costo che i servizi hanno per l’utenza, il

risultato cambia. Altro esempio: a Roma ci sono 5 associazioni che si occupano di accogliere i

familiari di bambini malati di tumore che devono venire negli ospedali e vivono in condizioni

terribili. Sono invece 22 gli enti che si occupano di clownterapia e lo fanno in modo straordinario.

Ma io mi chiedo: per i bambini non sarebbe più impattante poter passare più tempo con a fianco i

genitori, piuttosto che “divertirsi” qualche minuto in più con un clown? Io credo proprio di sì. Il

punto è che la riforma non supera il primato dei finanziatori e dei gestori sui beneficiari di servizi

e interventi, che è la vera malattia del cosiddetto non profit in tutto il mondo.

Tornando all ’impresa sociale, né contrario, né favorevole, quindi…

A me, consumatore e cittadino, più che un’impresa sociale low profit interessa che sia low cost.

Che possa o meno distribuire utile e in che misura, è decisamente in secondo piano.

Fonte: Vita

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quotidianosanità.it

12 APRILE 2015

Bonus bebé in Gazzetta. Assegni mensili da unminimo di 80 a un massimo di 160 euro aneonato. Lorenzin: “Sono molto orgogliosa”

Ne avranno diritto tutte le famiglie con un neonato o un bambino adottato apartire dal 1 gennaio 2015 fino a dicembre 2017. Il quantum stabilito rispettoal reddito ISEE. Assegni più “ricchi” per chi sta sotto i 7.000 euro annui.Reddito massimo di 25.000 euro per poterlo richiedere. IL DECRETO

Il Bonus Bebè 2015, previsto dalla legge di stabilità, diventa operativo con la pubblicazione in Gazzettadel Dpcm che ne regola l’erogazione e gli aventi diritto.Come è noto si tratta di una forma di sostegno economico appositamente studiata e attuata per aiutarele famiglie al momento della nascita di un bambino o di una adozione avvenuta nel periodo che va dal 1gennaio 2015 fino al 31 dicembre 2017.Il bonus prevede l'erogazione di 80 o 160 euro mensili asecondo del reddito della famiglia ed ha unadurata massima di un anno. Il minimo del bonus (80 euro) è diretto a redditi ISEE pari o inferiori a 25.000 euro annui, mentre il livellomassimo (160 euro) si ottiene con un ISEE pari o inferiore a 7.000 euro annui. "Sono molto orgogliosa del bonus bebè – ha dichiarato oggi il ministro della Salute Beatrice Lorenzin - che ho pensato non solo come sostegno alle famiglie e alle giovani coppie, ma come un primo incentivoper affrontare uno dei temi centrali per i prossimi anni: una vera e propria campagna sulla natalità”. “Siamo vicini al punto zero nel ricambio – ha aggiunto il ministro - tra trent'anni saremo un Paese di solianziani se non affrontiamo subito la questione. Io lo faccio da un punto di vista sanitario, con unagrande campagna di informazione sulla fertilità e la sua preservazione”. “Un piano di comunicazione – spiega Lorenzin - che deve informare e dare consapevolezza peraffrontare al meglio scelte di vita fondamentali”. “Presto avremo disponibili le linee guida del tavolo della fertilità del ministero – rende ancora noto ilministro - che daranno corretta informazione a due fasce di popolazione, quella fino ai 25 anni e quellafino ai 35 e un coinvolgimento più capillare degli operatori”. “Il bonus bebè è un sostegno alla natalità, ed è chiaro – conclude Lorenzin - che il dato demograficodeve far diventare il sostegno alla natalità una priorità per questo governo e per quelli a venire,realizzando strutture e servizi a favore delle famiglie e agendo su politiche attive pro famiglia e prodonna. Intanto non posso che essere particolarmente felice per l'introduzione del bonus bebè, un'ideache ho sostenuto con forza e che è adesso realizzata".

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(http://www.alleanzacooperative.it)

Corruzione, Alleanza Cooperative«Estirpare corruzione. Anche le impresechiamate a fare uno scatto. Siamo per lalegalità e per punire chiunque sbagli»

«Bene l’insistenza sulla lotta alla corruzione e

l’inasprimento delle pene». Lo dice l’Alleanza delle

Cooperative commentando l’ok del Senato al ddl

corruzione in attesa di vedere il testo e verificare che

siano confermate le condizioni di certezza del diritto.

«Anche le imprese sono chiamate a fare uno scatto in

avanti. L’Alleanza delle Cooperative ha siglato il Patto

sulla legalità con il ministero dell’Interno. Siamo per il

ripristino della legalità a prescindere da chi la v ìoli e per

questa ragione ben vengano le indagini della

magistratura e delle forze dell’ordine su tutti i campi. In questo momento la cooperazione sana di questo

Paese, che è la prevalenza, sta attraversando un percorso ad ostacoli che incrocia i nemici più v ituperati

quali burocrazia, fisco e concorrenza sleale praticata dalle false cooperative e subisce poi un male tutto

italiano che affonda le sue radici nel rapporto patologico tra impresa e politica: la corruzione».

«Un contesto dove il controllore pubblico smette le vesti di arbitro e agisce in modo da falsare le regole del

mercato per vendersi a chi delinque non ha nulla a che fare con l’impresa cooperativa. Questi presunti

imprenditori che operano sul mercato corrompendo chi dovrebbe controllarli non li vogliamo».

«I cooperatori che macchiano l’immagine della cooperazione per noi non hanno futuro e saranno esclusi

dall’organizzazione. Chi v ìola la legge, chiunque esso sia, deve essere punito perché commette un crimine,

perché mette fuori mercato i tanti imprenditori e i tanti cooperatori che resistono con fatica, con coraggio,

con sacrificio e nel rispetto di tutte le regole. Noi rappresentiamo questi imprenditori, questi cooperatori.

Noi rappresentiamo cooperatrici e cooperatori veri, siamo la cooperazione vera e autentica, l’economia

reale di questo paese che mantiene i livelli occupazionali anche nei momenti di crisi, che non delocalizza la

produzione, che salvaguarda le produzioni locali e ha il rispetto dei contratti di lavoro e delle regole di

mercato».

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Newsletter N° 116 del 16/04/2015

Parola d'ordine integrazione

L'allungamento della vita media ha comportato quale contropartita un'aumentata prevalenza di patologie croniche ed il

conseguente carico di non autosufficienza anche di lunga durata. Lo spostamento di molte attività di cura e di assistenza

dal contesto ospedaliero, votato all'acuzie, a quello territoriale è pertanto una risposta inevitabile ai profondi mutamenti

epidemiologici, demografici e sociali in atto.

La necessità di sviluppare ulteriormente l'assistenza primaria e l'integrazione sociosanitaria non risponde solo a una

logica economica, al fine di garantire anche nel lungo termine la sostenibilità di un sistema sanitario oggi messo a dura

prova. Vuole rispondere soprattutto al principio – etico ben prima che economico – secondo il quale è bene che le persone,

per quanto possibile, siano assistite e curate nel loro ambiente di vita abituale. Questo tema può essere affrontato

solamente attraverso una forte integrazione tra i diversi attori istituzionali sanitari e socioassistenziali.

Anche il “Patto per la Salute 2014-2016”, sottoscritto il 10 luglio 2014 quale intesa tra Stato e Regioni/Province Autonome,

dedica un articolo (il numero 6) al tema dell'assistenza sociosanitaria ed impegna le Regioni ad armonizzare i servizi,

individuando standard minimi qualificanti di erogazione delle prestazioni sociosanitarie e disciplinando i principi e gli

strumenti per l'integrazione dei servizi e delle attività sanitarie, sociosanitarie e sociali.

Vi si prevede che l'accesso alla rete integrata dei servizi avvenga attraverso un “punto unico” in grado di indirizzare

il cittadino al percorso adeguato alle sue condizioni e necessità. Si prevede inoltre che la presenza delle condizioni cliniche

e delle risorse ambientali, familiari e sociali atte a consentire la permanenza al domicilio della persona non autosufficiente

sia accertata attraverso una valutazione multidimensionale con la stesura di un piano delle prestazioni personalizzato,

formulato dall'équipe multiprofessionale responsabile della presa in carico.

Va detto che tutti questi passaggi, che devono essere sistematizzati e diffusi in tutto il territorio nazionale, sono già prassi

consolidata in alcune realtà.

L'integrazione – tra aziende sanitarie e enti locali, tra servizi sanitari e sociali, tra tutte le diverse professionalità che

insistono nel percorso di cura e di assistenza delle persone – è la parola d'ordine che dovrebbe guidare la realizzazione

dei contenuti del Patto. La vera sfida comincia ora e non può esaurirsi in una dichiarazione di principi condivisibili o nella

mera elencazione di prestazioni a cui un cittadino in una determinata condizione può avere diritto. La vera sfida sta nella

capacità che il sistema saprà esprimere nel mettersi in gioco, attraverso ognuno dei suoi attori, con l'obiettivo di dare

risposte adeguate ai bisogni di salute di ogni persona presa in carico.

È la pratica quotidiana, è la responsabilizzazione dei singoli operatori ed anche dei cittadini a fare la differenza

nell'applicazione pratica di questi principi. Ma sono i livelli di responsabilità strategica – sia tecnica che politica – che

devono saper indirizzare e catalizzare in maniera irreversibile questo processo. Una frammentazione, una

separazione tra “sociale” e “sanitario” (vuoi nei momenti di indirizzo politico, vuoi nei momenti gestionali ed attuativi)

potrebbe essere un serio ostacolo nella realizzazione del Patto. Anche l'esercizio della delega alle aziende sanitarie per

la gestione dei servizi socioassistenziali può essere una coraggiosa opportunità per avere successo.

Federsanità ANCI, che per propria natura è il luogo di incontro tra aziende sanitarie e comuni, si prefigge l'obiettivo

di supportare la realizzazione del percorso di integrazione sociosanitaria delineato nel Patto per la Salute,

ritenendolo imprescindibile ai fini della sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale e della tutela della salute di ogni

comunità locale.

Fabio Samani

Vicepresidente nazionale di Federsanità ANCI

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Sono malato anch’io. La mia salute è un bene di tutti

Al via il 18 aprile la campagna itinerante

del Tribunale per i Diritti del Malato-Cittadinanzattiva

Con la campagna itinerante “Sono malato anch’io – La mia salute è un bene di tutti”, il Tribunale per i

diritti del malato di Cittadinanzattiva, in occasione del trentacinquennale dalla sua fondazione,

attraverserà tutto il nostro Paese, facendo tappa in 23 diverse città, a partire dal 18 aprile 2015 e fino alla

fine del mese di ottobre. La campagna è realizzata con il sostegno non condizionato di ABBVIE, e avrà

come partner il portale di crowdfunding “EPPELA”.

La campagna sarà rappresentata nelle principali piazze per due giorni da una “mostra fotografica” sui

diritti dei cittadini, ispirata ai 14 diritti contenuti nella Carta Europea dei Diritti del Malato promossa da

Cittadinanzattiva nel 2002, e un grande gazebo personalizzato.

Il tour, che sosterà in ogni città due giorni, oltre al tema principale, cioè la tutela e il rilancio del Servizio

Sanitario Nazionale pubblico, universale, equo, accessibile e di qualità, permetterà di toccare i principali

problemi che vivono le persone quando hanno bisogno dei servizi sociali e sanitari al livello territoriale e

regionale.

Le tappe interesseranno prevalentemente città di medio-piccole dimensioni perché sono i territori più

penalizzati o considerati sacrificabili in termini di servizi in molte aree del nostro Paese.

"Con questa campagna vogliamo contrastare lo smantellamento in atto del Servizio Sanitario

Pubblico”, ha dichiarato Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-

Cittadinanzattiva. “Ne sono la prova il taglio di 5 miliardi di euro al SSN nel 2015 e 2016; i ticket

talmente alti da rendere più conveniente per alcune prestazioni il ricorso al privato (analisi, prestazioni

per gravidanza, e molte altre); la revisione annunciata dei ticket che impatterebbe negativamente su

malati cronici e rari; la decisione del Governo sull'ISEE di ricorrere al Consiglio di Stato per affermare il

principio che invalidità civile e accompagnamento sono fonti di reddito. Di fatto le tasche dei cittadini e

delle famiglie vengono utilizzate come bancomat da cui prelevare soldi riducendo i diritti. Per

questo”, ha concluso Aceti, “l'impegno del Tribunale per i diritti del malato cominciato 35 anni fa si rafforza

per garantire i diritti dei malati che la Costituzione riconosce e lo fa chiedendo a tutti di mobilitarsi, perché

tutti possano dire "La mia Salute è un bene di tutti, il Servizio Sanitario nazionale anche".

In ogni città saranno organizzati due momenti: uno di piazza, dove i volontari del Tribunale per i diritti del

malato saranno a disposizione per distribuire materiale informativo sui diritti, raccogliere suggerimenti e

segnalazioni, offrire consigli e consulenza gratuitamente e accogliere chi vorrà diventare “cittadino

attivo”. L’altro per un incontro-confronto con i principali attori locali, dal Presidente della Regione alle

diverse professioni sanitarie, al fine di agire insieme per il miglioramento delle criticità che saranno

segnalate dai cittadini.

Le questioni che saranno affrontate con i cittadini e le istituzioni sono varie, e legate ai problemi emergenti

o storici dei territori: dall’impatto dell’ambiente sulla salute all’organizzazione dei servizi al di fuori del

contesto ospedaliero; dalla equità nella distribuzione dei servizi e dell’accesso tra territori montani e

grandi città alla sofferenza mentale; dalle risposte in caso di bisogno di un intervento urgente,

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all’assistenza per chi ha fragilità o malattie croniche; dalle liste d’attesa ai disagi nei pronto soccorso;

dall’attenzione verso la persona che ha bisogno di cura alla trasparenza delle decisioni e il riconoscimento

del ruolo dei cittadini nelle scelte, solo per fare alcuni esempi.

“La sostenibilità è la grande sfida che si pone ai sistemi sanitari oggi e ancor più negli anni a

venire per effetto combinato di invecchiamento della popolazione, aumento delle malattie croniche, e i

pressanti vincoli di bilancio. Ciò è tanto più vero per l’Italia che per invecchiamento della

popolazione è il primo paese in Europa e il secondo nel mondo. A questo fine è fondamentale la

promozione di un ruolo più attivo e partecipe dei cittadini nella gestione della propria salute, come

una delle azioni principali da attuare per accrescere la qualità dell’assistenza e la sostenibilità dei sistemi

sanitari. – Sottolinea Fabrizio Greco, amministratore delegato di AbbVie Italia - In questa ottica si colloca

il nostro sostegno alla campagna promossa da Cittadinanzattiva “La mia salute è un bene di tutti” che,

attraverso un’azione itinerante e capillare sul territorio, è diretta ad accrescere il coinvolgimento e la

consapevolezza dei cittadini nella tutela della propria salute”.

“Sono malato anch'io – La mia salute è un bene di tutti” si presenterà nelle principali piazze con un grande

gazebo personalizzato, all'interno del quale sarà possibile usufruire dell’aiuto degli attivisti del TDM per

tutelare i propri diritti, per raccontare della propria esperienza con i Medici di medicina generale

rispondendo ad alcune domande, ma anche sostenere la campagna di comunicazione “mettendoci la

faccia” in favore dei diritti delle persone che hanno bisogno di cure e del rilancio del Servizio Sanitario

Nazionale pubblico: nel gazebo sarà ospitato anche un piccolo set fotografico attraverso cui si può

diventare protagonisti prestando il proprio volto.

L’immagine realizzata sarà immediatamente caricata sul sito www.sonomalatoanchio.org e condivisa sui

profili dei social network di Cittadinanzattiva. Su Twitter, la campagna sarà caratterizzata dal hashtag

#sonomalatoanchio. Attraverso lo stesso sito sarà inoltre possibile sostenere la campagna anche per chi

non potrà venire in piazza: un semplice scatto fotografico e ogni persona diventerà protagonista.

Particolarmente significativa sarà poi la tappa di Roma. Il 14 giugno, esattamente 35 anni dopo l’evento

che segnò la nascita del Tribunale per i diritti del malato, in Piazza del Campidoglio, e la proclamazione

della prima Carta dei diritti del malato. Saranno protagonisti molte delle persone che hanno rappresentato

momenti molto importanti nella vita del TDM. Saranno inoltre ricordate le figure di Giovanni Berlinguer,

personalità in molte occasioni al fianco del Tribunale in battaglie legate ai diritti, e del giornalista ANSA

Francesco Marabotto, prematuramente scomparso lo scorso anno, firma molto nota del giornalismo

sanitario e primo segretario del Tribunale per i diritti del malato.

Il Tribunale per i diritti del malato, insignito nel 2006 della Medaglia d’oro al merito della Sanità pubblica

con questa campagna e mobilitazione delle sue oltre 300 sedi presenti sul territorio intende dare

concretezza a parti del messaggio di insediamento del Presidente della Repubblica.

Da 35 anni, il Tribunale è impegnato affinché i diritti delle persone siano rispettati senza confini, perché

la Costituzione sia veramente applicata; perché la salute sia considerata e tutelata come bene comune.

Tutte le informazioni sulla campagna, le tappe e i principali argomenti sono disponibili sul

sitowww.sonomalatoanchio.org