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Anno Domini 2010 Anno Domini 2010 Qui Pantianicco Qui Pantianicco

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2010, bollettino parrocchiale di Pantianicco.

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Anno Domini 2010Anno Domini 2010

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EDITORIALECarissimi,ho ritenuto utile presentare alcuni puntidella lettera pastorale per il 2010-2011del nostro arcivescovo Mons. AndreaBruno Mazzocato che porta il titolo“ASCOLTA, FIGLIO, LE MIE PARO-LE” (Prov. 4,10).Che fine fanno le parole ispirate da Dioquando entrano nelle nostre orecchie?Quando le ascoltiamo con profondointeresse e le conserviamo nella memo-ria e nel cuore?L’arcivescovo nel “pellegrinaggio” chesta facendo nelle foranie e le parroc-chie constata che “il popolo friulano siè come un po’ smarrito e ricerca unanuova identità fondata su punti di riferi-mento sicuri e condivisi, su valori chediano senso all’esistenza, su legamicomunitari forti e solidali”. Chi ci indi-cherà la strada giusta? È la PAROLADI DIO.Tanti sono i disorientati nel mare dellavita e solo la Parola di Dio porta lagioia e la speranza aiutando a superarele tristezze e le angosce. Non possiamolimitarci a conservare il passato o lafede, è necessario vivere il “mandato”di Gesù: “Andate! Annunciate...!” Peressere cristiani, e il cristiano è missio-nario, è indispensabile farsi “DISCE-POLI”, accogliendo la Parola delMaestro costantemente.Ci sono CONDIZIONI perascoltare la Parola di Dio. Laprima è: - bisogna saperascoltare la parola degliuomini; la seconda è: laParola di Dio è un DONOche si comprende nellaFEDE; e la terza è che peraccoglierla bisogna essere unterreno preparato.Tutti cerchiamo qualcuno checi ascolti, ma non è facilesaper ascoltare un’altra per-sona. Più aumentano i mezzidi comunicazione e più cre-sce la solitudine nel cuore.Manca il coraggio di ascol-tarsi, di stare uno di fronteall’altro, di guardarsi negliocchi... è più facile comuni-care a distanza perché il dia-logo è meno impegnativo.

OSTACOLO all’ascolto sono i tantiimpegni che costringono a rapportifrettolosi e superf iciali e diventanoanche SCUSE per un dialogo impegna-tivo. In una società dove le persone nonsanno ascoltarsi, la parola muore,diventa chiacchiera superf iciale evuota.La Parola di Dio, la Sacra Scrittura, ÈDIO CHE PARLA OGGI AL SUOPOPOLO, è il Vivente che invita allamensa della Sua Parola e del SuoCorpo e Sangue. I cristiani non sonodiscepoli di un maestro morto che ci halasciato una bella dottrina. Siamoaccompagnati ogni giorno dal nostroSignore Gesù Cristo che tiene vivo innoi un dialogo di parole, di cuori, divita, f ino al raggiungimento dellaCOMUNIONE dei Santi quando vedre-mo il VOLTO di DIO.Non dimentichiamo Cristo, non stac-chiamoci da Lui. Egli continuamenteVIENE. Il cristiano non fa parte di un“partito” (che è sempre partito e nonarriva mai), ma di Cristo: VIA -VERITÀ - VITA.Si ha l’impressione che la comunitàstia costruendo la Torre di Babele, l’IOvuole sostituirsi a DIO.Il bene di tutti non è il mio interesse, ilmio tornaconto... non è l’immagine...

Anche nella nostra zona esistono i“bulli” minorenni che sfidano, forseperché non hanno nulla da perdere.Esistono ancora genitori educanti?L’educazione è rendere l’individuocapace di affrontare le sfide che la suaesistenza personale e con gli altri, pro-pongono. Educare è trasmettere valori eil legame con la religione è naturale.Anche le religioni educano, insegnano,trasmettono valori, dogmi, libri sacri,liturgia. Oggi la crisi è “crisi di intelli-genza”: siamo super-informati, ma nonsappiamo ragionare. E poi c’è la crisidi trasmissione generazionale. I valorifamiliari, religiosi, morali, non sonopatrimonio scontato. C’è ignoranzareligiosa. Ci sono tanti giovani chesono eredi senza eredità e costruisconosenza progetto. Ma Dio è all’opera nelcuore di ognuno: dipende dal far sì chela saggezza umana si incontri con lasaggezza di Dio.Auguro a tutti, in modo particolare achi è lontano, nelle varie parti delmondo, di imparare CRISTO cheVIENE ogni giorno.BUON NATALE e un sereno annonuovo.

Sac. Giovanni BozParroco

Cresime - Plasencis 17 gennaio 2010: Fachin Leonardo

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Saluto della RedazioneSiamo felici ed onorati di proporrealle nostre due comunità divise dal-l’oceano, questa raccolta annualedi notizie di vita familiare, parroc-chiale e paesana, antica ed attualeche è il nostro bollettino parroc-chiale 2010. È il frutto di un appas-sionato lavoro di ricerca che ci faricordare e riflettere sui cambia-menti straordinari che si sono sus-seguiti nelle cose e nelle persone esui valori di un tempo; è unasequenza di rappresentazioni scrittee fotografiche che ci rammenta,nello stesso momento, che le nostredue comunità sono vive e vitali epur evolvendosi e plasmandosi con-tinuamente con lo scorrere deglianni, conservano con rispetto laloro storia. Per sua vocazione e pertradizione la nostra parrocchia hasempre contribuito a salvare e pro-teggere l’integrità religiosa e cultu-rale della sua gente, ed il bollettinoparrocchiale è un tassello annualedel nostro vissuto storico e contem-poraneo posto a favore di tutta lacomunità pantianicchese sparsa peril mondo.Ma spetta anche a tutti noi, ed ènostro dovere, mantenere vive que-ste pietre miliari, i valori più genui-ni che costituiscono l’anima deipantianicchesi.A tutti piace ricordare “come erava-mo”, insegna un antico poeta lati-no, “perché saper vivere con piace-re il passato, è vivere due volte!”.----------------Informiamo i compaesani che il2011 è un anniversario importanteper Pantianicco: si ricordano i 100anni della costruzione del nostro“tempio” e i 100 anni dell’inaugu-razione del Cimitero. Con una pub-blicazione, un numero speciale delbollettino parrocchiale, intendiamoricordare, sottolineare, elogiarepersone e fatti, avvenimenti che sisono susseguiti in un secolo al diquà e al di là dell’oceano a favoredella nostra chiesa.

Se qualcuno è depositario di qual-che memoria tramandata da nonnie bisnonni, su questo argomento,farà cosa gradita a farcela perveni-re con “cortese urgenza”.

-------------------------------È Natale! È Natale oggi per noi checorriamo sempre più freneticamen-te, con il rischio di perdere i suoivalori più profondi. È occasione peruna piccola pausa di riflessione,per tornare in noi stessi e guardarecon altri occhi il mondo che ci cir-conda, per rendere sinceri gli augu-ri che ci scambiamo in questi gior-ni, per far sì che non sia assenteproprio il festeggiato: Gesù.Abbiamo tutti bisogno di una tre-gua, di una sospensione, di unaparentesi di dolcezza nella vita quo-

tidiana: ci sono i fastidi e le ansiedi tutti i giorni, ci opprimono lecontinue cronache di violenza, ilutti collettivi, il timore delle malat-tie, l’incertezza del futuro per i pro-pri figli…, e qui ognuno completiper conto suo questo sinistro elen-co. Invochiamo una tregua diNatale, per ritrovare il senso dellacondivisione del percorso comune,del dialogo, di un sorriso, di unabbraccio, semplicità dimenticate,eppure essenziali, vitali.Preghiamo affinchè il Bambino chenasce ci regali un po’ di gentilezza edi calore umano. Un gesto di soli-darietà, un desiderio di speranza.Buon Natale!

Mentre il silenzio fasciava la terrae la notte era a metà del suocorso,tu sei disceso,o Verbo di Dio,in solitudine e più alto silenzio.Fin dal principio,da sempre tu sei,Verbo che crea e contiene ognicosa,Verbo,sostanza di tutto il creato,Verbo,segreto di ogni parola.La creazione ti grida in silenzio,la profezia da sempre ti annuncia;ma il mistero ha ora una voce,al tuo vagito il silenzio è piùfondo.E pure noi facciamo silenzio,più che parole il silenzio lo canti,il cuore ascolti quest’unico Verbo,che ora parla con voce di uomo.A te,Gesù,meraviglia del mondo,Dio che vivi nel cuore dell’uomo,Dio nascosto in carne mortale,a te l’amore che canta in silenzio.

David Maria Turoldo

Mentre il silenzio

Bon Nadâl!E pa l’an c’al ven salût amôr e ogni sorta di ben!

Don Giovanni

unito al

Consiglio Pastorale,

al Consiglio per gli

affari economici

e ai collaboratori del

Bollettino

Parrocchiale,

augura ai

Pantianicchesi

residenti e

sparsi per il mondo

un Felice Natale

ed un Buon 2011!

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A Madrid, dal 16 al 21 agosto 2011,si ter rà la prossima GiornataMondiale della Gioventù, precedutada una settimana di accoglienza deigiovani partecipanti, provenienti daogni angolo del pianeta, nelle variediocesi della Spagna.Si tratta di un appuntamento che siinserisce in una lunga scia di incon-tri voluti da Giovanni Paolo II a par-tire dagli anni ‘80 per comunicarecol mondo giovanile, da lui definitocome “il presente e il futuro dellesocietà”.In breve è un modo per rendercipartecipi di quella comunione uni-versale che è in grado di creareponti di gioia, un’occasione per sen-tirci chiesa sparsa nel mondo rac-colta in unità, un momento per capi-re come la giovinezza sia ancoraoggi ricercatrice di senso e verità,un’opportunità per offrire dellegiornate di speranza per il mondointero. Si svilupperà con incontri dicatechesi e momenti ritmati dallapresenza di papa Benedetto nellagrande Veglia del sabato sera a cieloaperto e nell’Eucarestia conclusivadella domenica mattina. Per chiresterà a casa, la tv italiana trasmet-terà le dirette.Per la diocesi di Udine, il riferimen-

to è la pastoralegiovanile cheorganizza l’e-sperienza (icontatti [email protected] e0432/414522).È davverou n ’ u l t e r i o r etappa di uncammino vivoche ha toccatoRoma, BuenosAires, Santiagode Compostela,Czestochowa,D e n v e r ,Manila, Parigi,di nuovo Romaper il Giubileodel 2000,T o r o n t o ,Colonia eSidney. Il temascelto è laparola paolina“Radicati e fondati in Cristo, saldinella fede” (cfr. Col 2,7).I preparativi della giornata sonostati avviati due anni fa con la sceltadel logo, dell’inno ufficiale e delsito www.madrid11.com che

accompagnerà in questi mesi i circadue milioni di giovani attesi. Anchetu puoi essere tra questi... pensaci,non mancare a questa occasione.Hola!

Denis Passalent

MADRID 2011,LA GIORNATA DEI GIOVANI

Pantianicco anni ‘30 -Alunni nati nel 1919-20.Si riconoscono. BrandolinoAngelo (Cita), Della PiccaEzechiele (Zario),Manazzone Ugo diRomana, Visentin Onelio,Della Picca Adelino eAnnibale, Cisilino Amalia(dal Ros), Cragno Vilma,Cisilino Onelia, CragnoTeresa, Cisilino Lina?,Manazzone Esne, CisilinoSerena, Toppano Mafalda,Cisilino Iva e Armanda(Ucel), Manazzone Marino,Cisilino Quinto (Ucel),Buttazzoni Dante, CisilinoLuigi (Ucel)

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DON MAURIZIO ZENAROLAVICARIO FORANEO

Il 18 luglio, final-mente dopo la par-tenza di don Plinioe dopo alcuni mesidi mancanza di unaguida uff iciale,ecco la nomina delnuovo foraneo diVariano.Don MaurizioZenarola è nato aRizzolo l’8 ottobre1946, è stato ordi-nato sacerdote il 24ottobre 1970. Dopoun periodo trascor-so come educatorein Seminario, èstato nominator e s p o n s a b i l edell’Opera diocesa-na vocazioni, caricache ha tenuto dal 1973 al 77.È poi entrato a far parte degliOblati Diocesani. In questaveste ha svolto attività di pre-dicazione in missioni al popo-lo, tridui, ritiri per ragazzi eadulti in tutta la diocesi. Dal1979 è stato collaboratorenella conduzione del Santuarioe Casa Esercizi della MadonnaMissionaria di Tricesimo.

Docente di religione per alcu-ni anni allo Stringher, dal1981 al 1991 è stato ancheresponsabile diocesanodell’Azione cattolica ragazzi.Attualmente era responsabiledella Casa esercizi e del san-tuario della MadonnaMissionaria di Tricesimo,incarico che ha svolto dal1995 al 2002 e dal 2004 adoggi.La Forania di Variano com-prende tre comuni: Basiliano,Campoformido e Mereto diTomba per un totale di circa23mila abitanti.Don Maurizio, oltre a vicarioforaneo, sarà parroco dellesette parrocchie del comunedi Basiliano: Basagliapenta,Blessano, Basiliano, Orgnano,Variano, Villaorba eVissandone. Per coordinarequeste comunità don Mauriziopotrà contare sulla collabora-zione di don Adolfo Comelli,di don Roberto Nali e del cap-

pellano militare don AlbinoD’Orlando. Il nuovo Foraneo,don Maurizio Zenarola, hafatto il suo ingresso solenne,di inizio del suo nuovoMinistero Pastorale, domenica19 settembre.È stato accolto da mons.Gherbezza, in rappresentanzadell’Arcivescovo, da tutti isacerdoti operanti in forania,dalle autorità civili, da parec-chi fedeli di tutte le parroc-chie del comune di Basilianoe da alcuni rappresentantidella forania. In questa gior-nata hanno iniziato il loroministero: suor Fabrizia, suorAncilla e suor Gigliola, del-l’ordine delle Dimesse checollaboreranno con donMaurizio per le varie neces-sità pastorali. A loro, la comunità di Pantia-nicco augura un ben arrivati ebuon lavoro!

Informiamo

i nostri lettori che

è attivo l’indirizzo e-mail

del bollettino:

[email protected]

per inviarci

tutte le

informazioni che

desiderate

Don Maurizio, suor Fabrizia, suor Ancilla e suor Gigliola; in corteo per recarsi in chiesa a prendere ufficila-mente il mandato per il nuovo Ministero Pastorale. (foto Mattiussi Basiliano)

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Il Festival dei giovani a Medjugorje.Racconto di chi ci è andato per la prima volta.

Rinfreschiamo la memoriaIl 24 giugno 1981 alle ore 18.00 circa cifu la prima apparizione della Madonnain una zona raggiungibile da un cammi-no ripido detta Podbrdo nei pressi diMedjugorje. Rilievi in bronzo che rap-presentano i misteri gioiosi e dolorosidel rosario sono stati posti lungo talecammino nel 1989.La statua della Regina della Pace, scol-pita secondo il modello di quella che sitrova sul sagrato della chiesa è stata col-locata sul luogo delle prime apparizioniin occasione del loro 20° anniversario.Per i pellegrini, la salita sulla Collinadelle Apparizioni è un incontro con laVergine attraverso la preghiera persona-le e la preghiera del rosario. Ai piedidella Collina delle Apparizioni si trovala Croce Blu, innalzata nel 1985.La Vergine non è sempre apparsa nellostesso luogo, alle stesse persone o aglistessi gruppi e le Sue apparizioni nonhanno sempre avuto la stessa durata.Non si è manifestata solo ai veggenti(aMedjugorje un gruppo composto da 6

ragazzi) ma anche ad altrepersone di qualsiasi età, cul-tura, razza o interesse.Attualmente in tante partidel mondo, solo ad alcuniveggenti la Vergine si mani-festa quotidianamente men-tre per altri la frequenza èmensile o addirittura annua-le. Dal 1987 i messaggi perla parrocchia ed il mondosono trasmessi il 25 di ognimese dalla Madonna tramitela veggente Marija.Il festival dei giovaniLa prima settimana di agosto di ogni anno,Medjugorje ospita un particolare avveni-mento che raggruppa giovani (e non solo)provenienti da tutto il mondo per festeg-giare l’incontro con la Madonna. E’ unoccasione di raccoglimento, preghiera eriflessione ma anche di canti e di festachiaramente ispirati e adattati per il tipo dipellegrini presenti. Il festival dura circauna settimana e coinvolge la parrocchia el’intera piccola Medjugorje.

Il nostro viaggioPer me e per Silvia era la prima volta aMedjugorje. Ci sono molti aspetti e sen-sazioni che non sono in grado di descri-vere sia perchè decisamente personalisia perchè certe esperienze sono partico-larmente difficili da spiegare. Tra le piùsuggestive ricordo senza dubbio la piaz-za adiacente alla chiesa parrocchiale chedurante il festival si riempie di oltre50.000 persone (lo stadio Friuli ne con-tiene circa 30.000) molte delle qualiportano con sè le bandiere della propria

Raffaele e Silvia sul monte Krizevaz - agosto 2010

La statua della Madonna sul monte delle apparizioni - Don Giovanni e il suo gruppo in preghiera - agosto 2010

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nazione che svontolano continuamente.Esservi in mezzo è una sensazione sin-golare soprattutto nei momenti di pre-ghiera e di raccogliemento più intensi.Migliaia di giovani si inginocchiano perterra, si concentrano in meditazione,pregano ognuno nella propria lingua masanno fare silenzio, irreale e suggestivodurante le apparizioni (verso le 18.40) el’Adorazione Eucaristica. Non uno star-nuto, non un lamento, un chiacchieric-cio; nulla. Una moltitidine, una folla incompleto abbandono alla Madonna. Leparole non rendono, sforzatevi di imma-ginarlo. E poi ci sono i canti e le pre-ghiere. Sotto il tendone dietro la chiesasi trova l’altare (durante le grandi mani-festazioni, tutte le cerimonie si svolgonoall’esterno) ma c’è spazio anche per ilcoro e tutti i musicisti che accompagna-no dalla mattina fino alla sera i pellegri-ni durante le funzioni religiose. I cantisono in latino, inglese, francese, italianoe croato ma dopo la prima strofa tutti neapprendono le parole e si uniscono alcanto.

Riflettendo a mente fredda mi chiedotutt’ora come fosse possibile quella par-ticolare armonia e comunione tra lagente. Al di là dei momenti di caratterereligioso penso anche solo a tutto quelloche signif ica radunare in piazza cosìtante persone. Eppure si riesce a fare lacomunione senza spintoni, a prendereposto a sedere oppure in piedi senza liti-gi e a lasciare la piazza al termine dellagiornata quasi tutti contemporaneamen-

te per le piccole vie di Medjugorje conla massima rilassatezza. Inspiegabile. Sepenso a cosa succede da noi quandosiamo in fila alla cassa di un supermer-cato mi viene da sorridere.Senza dubbio impressionanti sono lacollina delle apparizioni e il monteKrizevaz. Non tanto per la lunghezzadel percorso o la loro altezza bensì percome è fatto questo percorso. Il cammi-no sembra un letto asciutto di un torren-te di montagna con tutte quelle rocceche sbucano dal terreno, spigolose eminacciose, a volte bisogna appoggiarsicon le mani per non perdere l’equilibio.Eppure ho visto persone scalze, con lestampelle, anziane e con grosse diffi-coltà arrampicarsi lungo questo percor-so che porta alla cima senza lamentele esenza perdere il passo. Durante le saliteci si ferma per pregare la Via Crucis.Don Giovanni ci accompagnava in que-sto percorso con preghiere e riflessionimolto toccanti e profonde. Penso cheMedjugorje sia un luogo speciale che fabene anche ai sacerdoti. In particolareDon Giovanni, per quello che possodire, subisce una trasformazione interio-re che lo rende diverso. A chi avrà occa-sione di recarsi in pellegrinaggio assie-ma a lui consiglio di approffittare diquesto avvenimento.

ConclusioniOgnuno, in merito a Medjugorje, trae leconclusioni più disparate. C’è chi nonpuò fare a meno di piangere, chi si

riconcilia con la chiesa e riscopre la pre-ghiera, chi è sottoposto a momenti duridi fronte a scelte difficili, chi torna acasa con un sorriso splendente. Sonoimpressioni che sono intime e personalima chi ha fatto visita a Medjugorje trovasempre il modo di testimoniarlo nelmodo più efficace. Perchè Medjugorje èuno strumento straordinariamente effi-cace, secondo me, anche per chi stavicino a chi vi si reca. Quando si ritornainfatti, è profonda l’emozione che siprova nel raccontare le proprie esperien-ze, soprattutto per le reazioni delle per-sone. Si percepisce quello che laVergine spesso ci ricorda: “l’uomocostruisce un mondo senza Dio per que-sto è triste”. Tutti portano in se un desi-derio di immenso e di grandioso che lavita moderna soffoca, lasciandociimmersi in un sentimento di abbandonoe di solitudine che non ci appartiene. Perquesto, in conclusione, riporto alcuneparti dei messaggi di Maria Vergine chevi lascio come suggerimento: “la pacedeve regnare tra Dio e gli uomini ed inmezzo agli uomini”, “beati coloro chesenza vedere crederanno”, “non abbiatetimore di nulla”, “se sapeste quanto Viamo, piangereste di gioia”.Inf ine alla domanda “Madonna mia,cosa desideri da noi?” Ella rispose “cheil popolo preghi e creda veramente!”.Quindi anche noi nel nostro piccolo,portiamo la pace, preghiamo e crediamoveramente.

Raffaele Brandolino

Pantianicco 1936 - Bimbi del 1930-31-32-33-34 all’asilo con la Sig.naLiduina Noacco.Si riconoscono: Cisilino Olimpia(Bepon), Manazzone Silva,Mattiussi Irvana, Cragno Silvana,Cragno Pierina, Cavani Bertino,Covazzi Angelo, BrandolinoRomolo, Toppano Angelo,Manazzone Erasmo, GallaiValentino e Romano, Molaro Isa,Cisilino Lucina, Cisilino Nives(Petul), Cisilino Nila, CisilinoVanda, Buttazzoni Carmen, CerioliMaria, Cisilino Gustavo, CisilinoMaria 8Ucel), Cisilino Mercedes eLuisa, Della Picca Paolino, PiccoAnita, manazzone Riccardo,Cisilino Noè, Mattiussi Umberto.

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MISSIONE IN SUD e CENTRO AMERICA:COLOMBIA-EL SALVADOR-GUATEMALA

Mi è stato richiesto il riassunto del ristrettosunto del viaggio. Pertanto è stato redattodall’ombra di Don Boz.In Colombia è stato verificato il buon esitodegli aiuti distribuiti negli anni, onde rende-re maggiormente proficui quelli che sentiva-mo la responsabilità di assegnare.Nel Salvador visite a scopo umanitario ecerimonia di commemorazione del 40º gior-no (là si usa così) dalla morte di FraGiovanni Bergamasco, zio (mio) di DonGiovanni.Guatemala: visita lampo della capitale,Guatemala Antigua (antica) e GuatemalaNueva (nuova).Cito solo un pensiero sul Guatemala. Alrientro riuscimmo a fare un passaggio quasia volar d’uccello. Eppure fummo subitoavvinti dalla nobiltà della vestigia antiche,d’onde traspare quella civiltà ed etica che ètutt’ora propria di quel popolo. È sorpren-dente notare come sanno ritrarsi in modocompìto ed al momento opportuno.In Colombia fummo a contatto con varierealtà umane. In particolar modo con quellepiù suggestive ed impressionanti della fore-sta, Là moltissimi anziani e genitori nonchédel clero ci raccomandarono di ringraziare

con un calorosoabbraccio fraternotutti coloro che sisono prodigati ad aiu-tarli nelle molteplicinecessità primarie.Ringraziare anchecoloro che non hannopotuto: in quantoLoro sanno cosasignifica non potere.Un grazie con unabenedizione particola-re da tre vescovi:Mons. CASTROLUIS AUGUSTO vescovo di Tunja a 16 Kmdalla capitale Bogotà, nostro ospite anni orsono.Mons. OSSA JORJE ALBERTO, vescovo diFlorencia, città operosa. Zona agricola aimargini della foresta.Mons. MÚNERA FRANCISCO JAVIER,vescovo di San Vicente del Caguàn, in unvastissimo vicariato, ai margini ed in pienaforesta. Nostro ospite varie volte e nonmancò di visitarci e benedirci nella calorosavisita dello scorso ottobre.Benedirci in quanto là molti bambini e

ragazzi possonofrequentare lescuole di ogniordine e grado,imparare e cosìaffrontare ladura vita.Moltissimi biso-gnosi, anziani eh a n d i c a p p a t isono seguiti daimissionari esuore nelle loroesigenze ed indi-genze.Quanto ho sof-ferto perché tumi leggi e tantialtri come te nonhanno potutovedere quei vec-chietti, minuti,

asciutti e gracili, dagli occhi cerchiati dirosso e gonfi di lacrime di gratitudine, cheallungavano la mano per accarezzarci ilpetto dicendo che vedevano la bontà dentroil nostro cuore. Momenti a dir poco imba-razzanti e toccanti.Così fu anche in S. Salvador in un grandeospizio per disabili fino al massimo grado(vegetativo). Suore da baciare loro i piediper quanto amore e dedizione danno a quellepersone. Assistemmo anche alla grandiosacommemorazione del 40º della morte di FràGiovanni. Fu una cerimonia oceanica ed allostesso tempo misticamente raccolta. Citosolo un piccolo passaggio: Don Giovannidurante la funzione lesse la lettera che lo ziofrate inviò alla madre in occasione della suaordinazione sacerdotale il 22.6.1945. Unf iglio, frate, povero, appena consacratosacerdote spalanca le sue braccia per manda-re la sua prima benedizione alla madre. Aquella madre che stringe a sè quell’amoresofferto e tanto agognato. E quella madre equel figlio abbracciandosi e benedicendosisi offrono tutto quello che hanno: il loroniente. Quell’amore grande che solo unamadre può sentire e capire ed accogliere nelsuo grembo di lagrime calde. Queste varieesperienze ti indicano di abbracciare ilmondo fortemente a te e capirai in quanto equale amore sei immerso. Quell’amore cheti ricorda che il nostro passaggio sulla Terra,lungo o breve che sia, ha certamente unsignificato.

L’ombra di Don Boz

Il 2 gennaio 2010 ci ha lasciato nel lontano El Salvador

Padre Giovanni Bergamasco, francescano, zio di Don

Giovanni Boz, che tutti abbiamo conosciuto in questi

anni durante i suoi brevi soggiorni qui da noi.

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Josè David Garcia Moreno e con ilfratello

Brayan Valleno Trujillo Heiner Montenegro

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CHEI DI STANOS

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Pantianicco 1930La famiglia Bertolissi di Stanos attorno al nonno Luigi nella casa vecchia “dal borg di Sora”.Si festeggia perché in Argentina si sposava Tarcisio (Giovanni) Bertolissi con Ortensia Bertolini.

1^ riga – Luigi Stanós, Anna sua madre, Ottorino, Maria con la madre Alice, Leda, Iva di Ucel, Cornelio figlio di Alice eAlberto di Clement.2^ riga –si presume sia una signora di Beano, parente della sposa, Dela di Clement con in braccio Danilo, Clemente, Maria diUcel con il figlio Ilio, Innocente di Ucel, Iolanda di Stanós con la figlia Gisella, Vico marito di Iolanda con l’altra figliaAngelina.3^ riga – si pensa siano parenti della sposa, poi i genitori della sposa, il padre dello sposo Luigi di Stanos, Angelo e MariaStanós, forse il figlio Giovanni Stanós.Seduti – bambini: Martino, Felice, Rosuta, Benso, Luciana e Tiziano figli di Benvenuta (Nuti) di Stanós e Anuta di Ucel.

La nostra gente vive, visse e vivrà.Pantianicco vive, visse e vivrà fino aquando esisteranno persone che voglio-no ricordare, scoprire, ricostruire e ricer-care la nostra storia. La terra friulana èquasi magica: le alterne vicissitudinidelle umane sorti e la collocazione geo-grafica hanno permesso nei secoli scorsiche “diverse genti” occupassero, attra-versassero, maltrattassero, trucidassero ebruciassero le nostre contrade: eppurenessuno riuscì e riuscirà mai a reciderele radici, ovvero quel legame assoluta-mente unico ed originale, che unisceciascun friulano alla propria terra. Dàgrande soddisfazione sentirsi dire:“Mestra, met dongja, scrif la storia da lame int, CHEI DI STANOS!”.Questa grande famiglia, come tante altredi Pantianicco, nella prima ondata del-

l’esodo verso l’Argentina (1870-1915)subì una dolorosa lacerazione,diventata poi permanente: su 10 figli delpatriarca Vigj di Stanos, 5 si sono stabi-liti al di là dell’Oceano e 5 sono rimastiin Friuli… originando una spaccatura,una dispersione, una ferita nella fami-glia che non si è mai più rimarginataPerciò rinverdire gli intrecci umani diuna comunità, rigenerare il desiderio diconoscerli, rinfrescare nomi, cognomi e“soranons”, ricostruire un mosaico difatti e di episodi i cui personaggi sareb-bero rimasti anonimi, recuperare i signi-ficati di un’esistenza di sacrifici e dipovertà… è come riportare ancora unavolta i nostri cari, a distanza di un seco-lo o di decenni, nel nostro mondo attualee quasi condividere con loro lotte, ansiee speranze.

La memoria delle nostre radici culturalie storiche ci consente di comprenderechi siamo, ci consegna la nostra identitànella sua interezza e ci permette diaffrontare il futuro senza improvvisazio-ne, partendo da una tradizione di sag-gezza, traendo orientamenti ed energiedalle nostre radici.E non è vero che conta solamente la“grande storia” ma al contrario: ognipiccola vita, per quanto marginale, perquanto insignif icante, contiene fattieccezionali, emozioni, sentimenti, sognie delusioni. E così, grazie al ricordoamorevolmente custodito da figli e nipo-ti, anche i nostri vecchi “i senza storia”,qualunque ideale essi abbiano abbrac-ciato, oggi, hanno una loro storia e ritro-vano, nella nostra memoria, la lorodignità di uomini.

“MESTRA, SCRÎF LA STORIA DAI MIEI VECJUS: CHEI DI STANOS”

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I DISCENDENTI

BERTOLISSI ANGELO(1881 – 1974)

Angelo era il primo dei dodici figli delpatriarca Vigj di Stanós: nel 1904 lo trovia-mo nella lista passeggeri già imbarcato aGenova con destinazione Nord America.Sbarcò a Ellis Island, il porto di New York il17 marzo 1904 a 22 anni (DA INTERNET).La nuora Rosina Della Picca ricorda infattiche il suocero Angelo ha lavorato allacostruzione delle ferrovie negli Stati Uniti.Rientrato in paese ha investito i guadagni nella ristrutturazione della casaoriginaria che era a un piano. Angelo fu trai primi componenti della neonata SocietàFilarmonica di Pantianicco.Sposò Mizzau Fiorentina (Fiorina) 1890-1911 originaria di Beano, dalla quale ebbe ifigli Giovanni nel 1909 ed Eligio nel 1911.Purtroppo Fiorina morì improvvisamenteper un’epidemia di tifo, a soli 21 anni,lasciando due tenere creature.La cognata Iolanda la ricordava così:“Fiorina a era biela como una regjna!”Papà Angelo, dopo tanto dolore, trovòun’altra brava moglie Pasian Maria

(1894-1973), compaesana di Fiorina, cheseppe crescere e curare con amore i dueorfanelli.Angelo, a 35-36 anni e con due figli acarico partecipò alla I^ guerra mondiale.Angelo e Maria hanno lavorato la lorocampagna ed hanno avuto una lunga eserena vecchiaia: Maria è stata ricompen-sata dall’affetto e dalla riconoscenza diEligio e Giovanni. Angelo, il vecchio sag-gio di Stanós, visse fino alla veneranda etàdi 93 anni (per quei tempi) circondato dalrispetto e dall’ammirazione dei numerosinipoti che lo chiamavano scherzosamente“barba osto”.

Bertolissi Giovanni (1909 – 1992)Giovanni, primo figlio di Angelo e Fiorina,è rimasto orfano di mamma a 14 mesi. Daragazzo imparò a fare il meccanico ed eser-citava questo mestiere in una stanzetta inVia Piave (la da li Beanis). Ha fatto il mili-tare nel corpo dei bersaglieri in motociclet-ta…Agnul di Barghesin lo ricorda così:“Elegante nella sua divisa militare, felicecome si può essere a vent’anni, sfrecciavaorgoglioso per il paese con la motociclettad’ordinanza. È emigrato poco prima chescoppiasse la II^ guerra mondiale ed ha

sposato una ragazza argentina: Ilda. Ancheoltreoceano Giovanni ha continuato a lavo-rare come meccanico.Giovanni e Ilda sono tornati due volte aPantianicco a far visita ai genitori, allafamiglia del fratello Eligio: nel 1961,quando è nata la nipote Meris e poi anchenel 1977-78. Ilda è morta per un incidente negli anni ottanta. La cognata Rosina conserva un ottimoricordo di lei.Il certif icato di morte rilasciatodall’Ufficio dello Stato Civile del nostroComune, documenta che BertolissiGiovanni, nato a Mereto di Tomba il20.12.1909, vedovo, è morto in Lomas deZamora (Buenos Aires) il 30.11.1992.

Bertolissi Eligio (1911 – 1976)Eligio aveva nove mesi quando mammaFiorina morì di tifo. Giovanissimo emigròin Argentina e lavorò come infermiere nel-l’ospedale italiano di Buenos Aires.Rientrato in paese, prima della guerra, fuchiamato a fare il servizio militare comebersagliere, ma constata la sua praticaospedaliera, ha servito la patria nel campodella sanità.Poi ha trovato un impiego nel Comune di

BERTOLISSI LUIGI (1853 – 1934)

IL PATRIARCALa memoria orale dei discendenti risale fino alla metà dell’800, al bisnonno Vigj. Era figlio di Giovanni e Maria Valentinis,ma le loro vicende umane non sono giunte fino a noi. Luigi apparteneva ad una grande famiglia benestante che, oltre a lavo-rare la campagna vendeva granaglia. Era un uomo aperto e gioviale che suonava la fisarmonica nella osteria del paese pertenere allegri i compaesani. Fu tra i primi fautori del gruppo bandistico: lo vediamo come presidente nella fotografia ufficialedella neonata Società Filarmonica di Pantianicco, nel primo novecento. Il primo da sinistra nella fila dei seduti, ed il terzo è ilfiglio di Pieri di Stanós.“Agnul di Barghesin” ricorda: “Mio nonno Valentino mi raccontava che durante la guerra 1915-18, Vigj aveva avuto l’incari-co del Comune di raccogliere per conto del Governo la quota di segala, sorgo rosso, granoturco e grano da ogni famiglia persostenere l’esercito in guerra”. Vigj sposa nel 1880 Anna Cisilino (Anuta di Dindiot), era figlia di Giuseppe e Cragno

Antonia. Vigj e Anuta in 20 anniebbero dodici figli e figlie: due nonsopravvissero:Angelo (1881-1974); Seraf ino(1882+); Pietro (1884+); Pietro(1886-1944); Serafino (1887-?);Guido (1889-?); Maria (1891-1971); Adele Lucia (1892 - ?);Vienna Antonia (1896 - ?); Tarcisio(1898 - ?); Benvenuta (1900 - ?);Iolanda (1901-1984).Anuta morì improvvisamente a 62anni, nel 1920 per problemi di cuore.Vigj, ottantenne, morì altrettantoimprovvisamente in Cooperativamentre beveva un “bicjerin”.

Pantianicco primi anni del 900 - Bertolissi Luigi e Cisilino Anna.

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Mereto di Tomba. Eligio ha sposatoRosina Della Picca (1925) ed i loro eredisono: Carletto (1944) e Meris (1961). Nel1946, nelle prime elezioni amministrativedel dopoguerra Eligio fu eletto Sindaco delnostro Comune e guidò l’AmministrazioneComunale per 25 anni, tanto da esserenominato Decano dei Sindaci friulani.Durante il suo lunghissimo mandato, sioccupò e portò a termine un gran numerodi interventi e realizzazioni in ogni campo(sociale, assistenziale, edilizio, occupazio-nale e sportivo), in un periodo difficilissi-mo perché bisognava risorgere da unamiseria atavica e dalle conseguenze di unadisastrosa guerra (vedere Bollettino 2000).

BERTOLISSI PIETRO(1886 – 1944)

Pietro era il quarto figlio di Vigj e Anuta,ma essendo il secondogenito Serafino(1882+) ed il terzogenito Pietro (1884+)morti infanti, consideriamo Pietro (1886) ilsecondo figlio.Fin da ragazzo era appassionato di musica,infatti figura tra i primi componenti dellaneonata Società Filarmonica diPantianicco “la banda” assieme al padreLuigi nel 1897. Si distingueva come soli-sta-bombardino e anche durante il seviziodi leva, fece parte della banda militare.Nella maturità Pietro seguì le sorti dellabanda anche come consigliere dellaFilarmonica. Da giovane, oltre a lavorare icampi, esercitò il mestiere di falegname,importante per costruire carri, carrette,calessi, “briscjs” e attrezzi agricoli neiprimi anni del ‘900. Ma i guadagni eranoscarsi, perciò, come tutti i giovani, emigròin Argentina con il proposito di guadagna-re il necessario per costruirsi una casanuova in paese e ci riuscì.Da INTERNET-RADICI-BANCHEDATI-ARGENTINA risulta che a 25 anniè partito da Genova con la nave Bologna:Pietro, celibe, contadino, di religione catto-lica, ha frequentato la classe prima, sa leg-gere e scrivere. E’ sbarcato nel porto diBuenos Aires il 05.01.1906.Intanto aveva messo su famiglia con AnnaSmreker di Villaorba, gli Smreker antica-mente erano pastori ed erano giunti inFriuli dalla Jugoslavia, da Tolmino, unramo degli Smreker ha avuto anche unfamoso frate. Pieri e Anuta ebbero cinquefigli di cui due non sopravvissero. Luigi(1919-1967), Ottorino (1920), Renzo(1923+) ed i gemelli Rosa (1926-1985) eMario (1926+).Pieri morì giovane a 48 anni a causa del-l’ulcera, Anuta rimasta vedova, per unperiodo visse con la famiglia del figlioLuigi, nel dopoguerra raggiunse il fratello

Angelo in Canada, si fermò per un po’ dianni e poi rientrò definitivamente in paese.

Bertolissi Luigi (1915-1967)Primogenito di Pietro, Luigi visse semprea Pantianicco lavorando la campagnaassieme alla moglie Marianna. Luigiamava seguire la vita sociale del paese,perciò fece parte come consiglieredell’Amministrazione della Cooperativa diConsumo, della Latteria Sociale Turnaria edella Filarmonica locale. Sposò MariannaPicco (1919-1957) figlia di Aquilino e diCragno Eugenia (Santa di Rosa). Da giova-ne Marianna era stata a servizio a Roma,come tutte le ragazze negli anni ‘30^ - ‘40^.Luigi e Marianna ebbero tre figli, di cuiuno deceduto neonato: Renzo (1940),Ottaviano (1943), Pierino (1945). Renzo lavorò per 30 anni nel laboratoriochimico della Società “Dinamite, oggiDipharma”, sposò Alberta De Paoli prove-niente da Villaorba ed i loro eredi sonoLuigino (1968) e AnnaMaria (1970). Pierino da ragazzo imparò il mestiere difabbro, come i suoi antenati, “ta la faria”di Eugenio Cisilino e lo esercitò fino quasialla pensione.

Bertolissi Ottorino (1920)Secondo figlio di Pietro, ha subito dimo-strato spirito di avventura arruolandosigiovanissimo volontario nella marina mili-tare e specializzandosi meccanico. E’ statopoi assunto nei Cantieri Navali diMonfalcone ed ha collaborato alla costru-zione di un sommergibile che poi è statoaffondato nelle acque della Grecia durantela II^ guerra mondiale. Anche lui ha dato ilsuo contributo a questa guerra lavorandonella manutenzione e conduzione di navi esommergibili impegnati a combattere nelMar Adriatico. Rientrato in paese ha spo-sato Urban Clelia di Variano, dove ha abi-tato fino alla partenza di tutta la famigliaper il Canada, chiamato dallo zio Angelo.Clelia ed Ottorino hanno avuto due figli:Pierino (1952) e Paolo (1956).A Montreal-Quebec, Ottorino si è sempreoccupato di costruzione di strade, mentreClelia era direttrice in una fabbrica di con-fezioni ed anche una brava amministratricedell’economia familiare, per cui hannoraggiunto un’ottima posizione.

Bertolissi Rosa (1926-1985)Pietro e Anna, dopo aver perso il figlioRenzo neonato nel 1923, tre anni dopohanno avuto due gemelli Rosa e Mario, dicui solo Rosa è sopravissuta. Rosuta erauna ragazza cagionevole di salute, ha vis-suto la sua giovinezza con i genitori infamiglia: andava ad imparare a cucire “làdi Jola, la sartoria”, apprezzatissima mae-

stra sarta di più di una generazione diragazze del paese e di fuori. Rosuta hasposato Tonello Luciano (1921-2002)pure lui sarto di Basagliapenta. Nel 1950 ènato il loro unico f iglio Onelio.Naturalmente i guadagni erano insufficien-ti per mantenere una famiglia e percostruire una casa, il sogno di ogni friulanodi tutti i tempi, così anche Rosa e Lucianoemigrano in Canada, chiamati dallamamma Anuta. A Montreal, Luciano con-tinuò a fare il sarto e dopo qualche anno lafamigliola potè tornare in paese a compra-re il terreno per costruire la desideratacasa. Emigrati di nuovo per procurare ilnecessario per terminare la casa, rientraro-no definitivamente negli anni ‘60^.Il figlio Onelio ha trascorso tutta la suacarriera lavorativa, come impiegato pressol’Ente Tre Venezie, oggi Ersa.

BERTOLISSI ADELE LUCIA(1892 - ?)

Dela era la sesta figlia di Vigj e Anuta. Hasposato Manazzone Clemente (1888 -?)fratello di Leone. Clemente ha partecipatoalla prima guerra mondiale e poi assieme aDela ha lavorato i campi per mantenere lafamiglia: Umberto (1917-1961), Anna(Anita 1922-?), Danilo (1928-2000). Daanziani Dela e Clemente hanno lasciato ilpaese un po’ a malincuore per seguire ilfiglio Berto e la sua famiglia a Barbeano(Spilimbergo). Le nipoti Gisella e Santinaricordano con affetto “la gnagna Dela”tanto buona e brava, che avrebbe preferitorestare nel suo paese natio. Berto da giova-ne, faceva parte della banda musicalecome “basso in fa” ed era molto apprezza-to per la sua costanza. Ha sposatoMafalda Toppano (1919-1984) e da lorosono nati: Giulietta (1940-2006), Eros(1943), Valter (1947), Rinaldo (1949) ePierina (1952). A fine anni ‘50, venduta lacampagna a Pantianicco, questa famigliaha gestito un’osteria, prima a Pozzecco epoi in proprietà e stabilmente a Barbeano.Attualmente l’esercizio è stato dato inaffitto. Anita ha sposato Vorano Albini diNogaredo di Corno ed hanno avuto unfiglio Flavio. Poi la famiglia è emigrata inArgentina.Danilo, dopo aver imparato il mestiere diagente alle Confezioni Zoffi, negli anni‘60, ha creato con due soci una nuovaazienda: l’Emporio Codroipese che haavuto un grande successo per 50 anni intutto il Medio Friuli ed anche attualmen-te.Danilo ha sposato Cisilino Angela(1937-2001), hanno vissuto prima aPantianicco e poi a Codroipo e sono man-cati prematuramente a 72 anni lui e a 64lei, nell’arco di un anno.

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Udine 1908 circa - Angelo e Fiorinasposi

Buenos Aires - Villaorba 1910-12Pietro e Anna si scambiano le fotografie per rendere più sopportabile la lontananza.

Pantianicco 1947 - I nonni Angelo eMaria col nipotino Carletto.

Dal Canada - Ottorino e Clelia con i figli negli anni ‘70. Pantianicco 1939-40- Ottorino, Luigi e Rosa con i genitori Pietro e Anna.

Pantianicco 1929 - I figli di Pietro:Luigi, Ottorino e Rosa.

RACCONTI PER IMMAGINI

Pantianicco anni venti - I promessisposi Iolanda e Ludovico Degano.

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BERTOLISSI SERAFINO(1887 - ?)

DA INTERNET: consultando il sitoELLIS ISLAND FREEPORT OF NEWYORK PASSENGERS RECORDS èuscita questa scheda:Serafino Bertolissi di anni 19 – Italia –Italiano del Nord – Meretto – single – èarrivato il giorno 18 agosto 1906 aELLIS ISLAND con la nave LA TURAI-NE, partita dal porto di LE HAVRE(Francia).

Dopo, silenzio totale. Sonostati interpellati vari discen-denti dei STANOS ed anchecompaesani, ma con nessunrisultato. Se qualcuno nelNord America avesse qual-che notizia farebbe cosagradita a comunicarcela.

BERTOLISSI GUIDO (1889 - ?)

Da giovanissimo Guido haimparato il mestiere del fab-bro e lo ha portato avanti pertutta la vita. Inizialmente nel-l’off icina-falegnameria diStanos assieme ai fratelliPietro e Tarcisio, poi emigra-to in Argentina prima dellagrande guerra, nell’ospedaledi Rivadavia ed in quelloItaliano, come fabbro, eraaddetto alla manutenzione.Infine negli anni ’30^ - ‘40^ha iniziato un’attività lavora-tiva indipendente nel com-

mercio e nell’industria: Guido ed il generoNovello Mattiussi avevano ideato ecostruito da soli una macchina che fabbri-cava bulloni, viti e chiodi e ne traevano unbuon profitto. Nel 1913 è tornato in paeseper sposarsi ed iniziare a costruire la casanuova (l’attuale casa di Felice e AnitaCisilino) vicina a quella del fratello Pietro.Nel 1914 ha sposato Alice CoronaManazzone (1890) f iglia di Luigi eCragno Maria. Da loro sono nati tre figli:Leda (1914 - ?); Cornelio (1915 - ?) eMaria (1917 - ?). In seguito Guido è di

Pantianicco anni ‘70 - In occasionedella visita di Ottorino e Clelia, fotoricordo in casa di Rosa: Alberta,Clelia, Onelio, Rosa, Luciano,AnnaMaria, Pierino e Ottorino.

Pantianicco anni ‘60 - Maria di Stanoscon il caratteristico modo di vestiredelle nostre nonne di mezzo secolo fa.

Villaorba 1949?Foto ricordo dello sposalizio di Felice, figlio di Maria di Stanos, con Anita Moretti davanti alla chiesa di Villaorba con parenti e amici.

Pantianicco anni ‘30 - Pietro esce dalla casa diStanos con il carro del letame.

Pantianicco 1962 - Benvenuta e il nipote Giovanni in visitaal paese. In piedi: zia Nuti guarda Meris e Rosina, nonnaMariuta e nonno Agnul e il figlo Eligio. Accovacciati: zioGiovanni e nipote Carletto.

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nuovo emigrato, perché in quegli annil’Argentina offriva grandi possibilità dilavoro, mentre la famiglia è rimasta aPantianicco. In seguito la figlia Leda lo haseguito a Buenos Aires, ha sposatoMattiussi Novello e la loro unica figlia èAlicia.Bertolissi Cornelio è nominato fra i socidel Circolo Friulano di Avellaneda fondatodal Cav. Elso Della Picca il 7 aprile 1940,poi di Cornelio non si hanno notizie. Mariaha sposato Severino Lucchitta diSedegliano, agente di Zoffi e da loro ènato il figlio Vittorino.Severino è morto per cause di guerra, eMaria rimasta vedova è emigrata inArgentina assieme al figlio e alla mammaAlice nel 1947. Nel 1949 Guido tornò perl’ultima volta in paese per vendere la casa.

BERTOLISSI MARIA(1891 - 1871)

Maria nel 1913 ha sposato InnocenteCisilino così dal casato di “Stanos” è pas-sata “a chel di Ucel”. Maria e Nosentebbero 5 figli più due gemellini nati mortifra Martino e Ilio: Iva, Felive, AnnaMartino, Ilio. La storia di questa famigliaè descritta nel bollettino 2009 fra “Chei diUcel”. Moretti Anita, nuora di Maria per-chè moglie di Felice, ha un ottimo ricordodei suoceri: “Mi sono sposata giovanissi-ma a 21 anni e senza esperienza di nessungenere e mia suocera con pazienza mi hainsegnato tante cose utili e nella stalla, lasera, ha cucito e sferruzzato pantaloni emagliette per i miei bambini. Le miecognate Iva e Anuta erano bravissime aricamare lenzuola, federe, tende e tova-glie... altri tempi!!!

VIENNA ANTONIA BERTOLISSI (1896 - ?)

Settima figlia di Vigj e Anuta, nessuno laricorda con questo nome, perché è semprestata chiamata Nini, ed anche perché è par-tita molto presto per l’Argentina al seguitodei fratelli Pietro, Guido e Tarcisio. Anchelei, come la sorella Benvenuta (Nuti) halavorato nell’Ospedale Italiano, ha cono-sciuto e sposato Mario di Risano e si sonodefinitivamente stabiliti in Argentina.Hanno anche comprato una casetta aPantianicco nel Borg dal Poç, ma non sonomai venuti ad abitare. Hanno fatto una solavisita in paese e pochi parenti si ricordanodi loro.

BERTOLISSI TARCISIO(1898 - ?)

Da giovane, Tarcisio ed i fratelli maggiori

Pietro e Guido, hanno costituito il piùgrande laboratorio artigianale di fabbro efalegname del nostro paese, nei primidecenni del ‘900. L’officina-falegnameriaera situata nella casa originaria dei Stanos,nel Borg di Sora. Poi, come tutti i maschidella famiglia è emigrato in Argentina. Lànel 1930 ha sposato Ortensia Bertolini diBeano (la Beana): In quel giorno, c’è statagrande festa anche a Pantianicco, cometestimonia questa foto-documento che rac-coglie tutti i discendenti dei Stanos, attor-no al nonno Luigi nella casa madre.Mancano i fratelli Serafino e Guido e lasorella Benvenuta (Nuti) e Antonia (Nini)che si stabiliranno definitivamente al di làdell’Oceano.Tarcisio e Ortensia sono tornati per unavisita in paese nel 1971-72. Tarcisio èmancato negli anni ‘90^. Suo f iglioErnesto gestiva un albergo a La Plata:aveva un gran desiderio di venire a cono-scere la terra dei suoi padri, ma per l’eco-nomia familiare era un viaggio impossibi-le. Gli venne incontro la fortuna in formadi una vincita alla lotteria che gli permisedi realizzare il suo sogno e arrivare aPantianicco con la moglie negli anni ‘90^.Tutti i parenti Stanos che venivano in visitaa Pantianicco, venivano ospitati nella casamadre, dove era rimasto il primogenitoAngelo con la sua famiglia. Un giorno,Tarcisio andò a Beano alla ricerca deiparenti da parte della mamma Ortensia,ancora vivente. I compaesani hanno volutofargli un “Benvenuto” suonando a festa lecampane. Ernesto commosso, attraverso ilcellulare, chiamò la mamma al di làdell’Oceano e le fece sentire lo scampanioin suo onore e ricordo… La povera donna,emozionatissima piangeva e gridava:“Cumò i pos murì contenta!”. Ernestoabita ancora a La Plata ed ha una figlia chevive a Milano, per cui ogni tanto arrivaanche a Pantianicco a salutare i cugini.

BERTOLISSI IOLANDA(1901 – 1984)

Decima ed ultima figlia del patriarca Vigjdi Stanós, Iolanda frequentò la scuola finoalla terza elementare, perché lì si fermaval’istruzione elementare nel primo novecen-to. Poi, mamma Anuta di Dindiot la mandòad imparare a ricamare ed a cucire dallemaestre Pravisani, perché non erano anco-ra arrivate le suore a Pantianicco. Durantela memorabile festa per l’inaugurazionedel Monumento ai Caduti della grandeguerra (1922) Iolanda ventenne, vendeva ibiglietti della ricchissima lotteria con piùdi 2500 premi, oltre a quelli inviati da suamaestà il Re, dal Ministro della guerra edal ministro dell’istruzione. Per esempio

erano esposte in bella mostra una camera“mobiliata” e una bicicletta e, legate ad unpalo una “vitella, una capra… un asino…ecc.” (tratto dall’archivio storico dellaVicaria). Tutto questo ben di Dio avevaattirato a Pantianicco migliaia di personeda tutti i villaggi vicini e lontani… Traqueste c’era anche un bel giovanotto diVillacaccia, Ludovico Degano (1895 –1967) che fece conoscenza con Iolanda enel 1923 la sposò. Giovanissimo Ludovicopartecipò alla I^ guerra mondiale e fortu-natamente ritornò a casa sano e salvo.“Nono Vico a l’era bon como il pan” ripe-tono ancora oggi i discendenti. Iolanda eVico lavorarono la terra a “Vilicjasi” edebbero 5 figlie e un maschio, Luigi:Gisella (1924 + 1927); Angelina (1926);Gisella (1928); Laura (1931); Maria Pia(1934); Luigi (1938).Quando nacque la principessa Maria Pia diSavoia uscì un comunicato che informavache tutte le neonate che venissero chiamatecon lo stesso nome in onore della princi-pessina, avrebbero ricevuto un premio!...Maria Pia di Vilicjasi lo sta ancora aspet-tando!... La figliolanza di Iolanda e Vicoha generato 16 nipoti e 21 pronipoti.La primogenita Gisella (1924), morì dimeningite a tre anni. Santin di Scjavo,padre di Marino, che in paese era come undottore per la precisione delle sue diagnosi,fu chiamato a Vilicjasi a visitare la bambinae disse a Iolanda: “Rasegniti Iolanda, a l’èmior che la fruta a vadi in Paradis, par carestarà pedimentada e a sofrirà di pui”.Santin non sapeva che tanti, tanti anni dopoun’altra Gisella sarebbe diventata sua nuorae l’avrebbe aiutata a partorire suo figlio.La secondogenita Angelina, ha sposatoGetano Baraccetti, sono residenti aVillacaccia ed i loro eredi sono Delma,Giulietta, Mario, Sandrino, Romeo.Gisella è venuta a Pantianicco sposandoSchiavo Marino e da loro sono nati Alfeo eSantina.Laura si è maritata con Tosoni Gabriele esono residenti a Nespoledo con i f igliAngelo, Solidea e Moris.Maria è rimasta a Villacaccia con il maritoGaspon Vittorio, compaesano, e poi hannoallietato la famiglia Valeria, Manuela,Meris e Francesca.Infine l’unico maschio Luigi, ha formatofamiglia con Bertolini Luciana diPozzecco ed i figli Edi e Loris, con resi-denza a Villacaccia.La figlia Gisella parla con tanto amoredi mamma Iolanda e di papà Vico e liricorda ogni sera nelle preghiere: “Sonotanto riconoscente a mio padre che miha cresciuta e seguita con tanta pazien-za, se non fosse per lui, oggi forse nonsarei qui!”.

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ARGENTINAEd ora si incrociano e si incontrano le memorie del paese natale con le memorie del vissuto di chi hascelto l’Argentina come seconda patria.Luciano Della Picca, nipote di Benvenuta Bertolissi (Nuti) e Guerrino Buttazzoni è riuscito adincontrare alcuni discendenti dei STANOS d’Argentina e insieme hanno ricostruito le tappe vitalipiù importanti dei loro nonni e bisnonni. La collaborazione transoceanica, favorita dal computer hapermesso di completare la laboriosa ricerca sui 10 fratelli STANOS. Tutti hanno onorato il nostropaese e la nostra gente.

Guido Bertolissi, sposato con AliceManazzone, arriva a Buenos Aires nel1927 a 38 anni già espero nel mestieredi fabbro.I suoi f igli, Leda, Maria e Corneliorimangono a Pantianicco, lo raggiunge-ranno di seguito. È uno dei pochi pantia-nicchesi che arriva con una professionespecifica e che la svolse fin dal suo ini-zio. Le grandi opere sanitarie dellanazione e la scuola di meccanica dell’e-sercito, costruzioni emblematiche del-l’architettura di quel tempo, hanno avutoil prezioso contributo del suo lavoro.Guido e Alice abitarono in calle Lavallolnella capitale federale e dopo pensionatiin Santos Lugares; vive nella stessa pro-prietà sua f iglia Maria che, rimastavedova nella seconda guerra mondiale,decide di emigrare in Argentina. Vissecon suo figlio Vittorino fino alla fine deisuoi giorni.Guido e Alice, nell’ultima tappa dellaloro vita hanno avuto una convivenzasfortunata, ambedue morirono con duegiorni di differenza, dimostrando lanecessità l’uno dell’altro.

Leda Bertolissi (1914-2002), arriva aBuenos Aires a 15 anni e attraversoparenti trova subito lavoro all’ospedaleRivadavia, arrivando ad entrare in chi-rurgia con abilità particolari. Col maritoNovel Mattiussi lavoravano con grandesforzo ed impegno tutta la settimana,tenevano libere solo le domeniche pervisitare i parenti. La possibilità di essereinfermieri permetteva loro di lavorarecon vitto e alloggio gratis, risparmiandocompletamente lo stipendio. Ebberol’occasione di comprare una proprietà,al margine della Avenida Grl. PAZ,recentemente migliorata, dove c’erapoco traffico e con i suoi parchi fioritiera il sogno di tutti i giovani e i bambini.La f iglia Alicia Mattiussi e il nipoteHugo Perez hanno apeto in detta pro-prietà uno studio di avvocato per le loro

attività professionali. Le figlie di Alicia,Silvina e Guadalupe, attualmente vivo-no a Villa Urquiza.

Cornelio Bertolissi (1917-1984), entrain Argentina nel 1934, viaggiando assie-me al cugino Juan Bertolissi.Realizza studi tecnici meccanici e poiimpiata una MATRICERIA (attrezzatu-re per stampaggio di lamiere) conNovello Mattiussi: era un’epoca di gran-de sviluppo delle industrie meccanichein Argentina. Dopo essersi sposato conMaria, si stabilisce a Villa Ballester ecostruisce macchine di alta precisionemeccanica.Cornelio e il socio Novello sono stati iprecursori, in Argentina, di quelle mac-chine ed hanno ricevuto certificazioni diqualità da distinti ambiti.I suoi figli Ana Maria e Carlos conti-nuano l’attività della sua impresa, la cuidenominazione simbolizza le origini deiCUARNELLI.Carlos e la moglie Graciela assieme allaf iglia Augustina, hanno una nipoteAngeles e continuano a vivere a VillaBallester.

Bertolissi Tarcisio (Juan) arriva inArgentina nel 1927, rapidamente entranell’Ospedale Thompson di San Martinattraverso Orazio Cisilino, all’iniziocome generico nelle sale degli uomini eprogressivamente come infermiereRadiologo. Come tutti i giovani friulani,nelle festività popolari, si riunivano nelCircolo Friulano di Buenos Aires incalle Cachimayo, dove conosceHortencia Bertolini oriunda di Beano,sua sposa e anche infermieraall’Ospedale Italiano.“Non importava camminare 6 km perguardare “Una fantashuto di Bean” soloche dovette viaggiare migliaia di km peraverla”.Vissero sempre a San Martin.Suo figlio Ernesto, una volta sposato

con Esther, si stabilì a Mar del Plata esviluppò un’ampia attività sportiva nelFootball e nel Basquet e si occupò dellaformazione sportiva di giovani squadre.Attualmente si dedica all’attività alber-ghiera turistica. Ernesto ha due figli:Jorge, stabilito a Marbella con i nipotiLucia e Gianluca e Marcela a Bologna.

Pietro Bertolissi, rimane poco tempo inArgentina 2 o 3 anni, lavorònell’Ospedale Thompson (lo fece entra-re Orazio Cisilino) guidava l’ambulanzatrainata dai cavalli. Un aneddoto dellavita di Pedro: era suo compito ritiraregli oggetti di valore dei defunti nel mor-tuorio dell’ospedale, che aveva il tetto dilamiera; era il momento buono perché igiovani medici si univano per farglidispetti sapendo che Pedro era solo inmezzo ai morti, tiravano delle pietre(claps) sopra il tetto sperando che uscis-se spaventato gridando.

Antonia Bertolissi, fu infermiera nel-l’ospedale di Rivadavia. Per ipertensio-ne restò paralizzata. Con Mario Gubarosuo marito comprarono casa e vissero aSanto Lugares. La costruzione di mobiliin legno era la specialità di Mario.Ebbero un figlio, Italo, che morì giova-ne. Nonostante la sua infermità, Antoniariuscì a sopportare il peso della casa,condivise gli ultimi anni con la sorellaBenvenuta.

Benvenuta Bertolissi (1900-1994).Lasciò Pantianicco nel 1928, a BuenosAires lavorò sempre nell’ospedale italia-no, dove all’inizio lavorò anche GuerinoButtazzoni, suo marito. Una volta stabi-liti al rione Palermo, ricevevano tutte ledomeniche i familiari, i parenti ed i pae-sani. Guerino era sempre occupato incucina a preparare la “comida” perchéla “mora Nutti” a tutte le ore andava daipazienti che richiedevano le iniezioni.Le toccò sopravvivere alle gioie ed alle

Sintesi della vita “DE LOS STANOS” in Argentina

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tristezze della vita; prima sopportò laprematura morte di Guerino (1956) poile perdite dei suoi figli, Tiziano (1962),Luciana (1962) e Benso (1991), a tardaetà ed anche con il disagio del cambio didomicilio. Mai riuscì a farsi una ragionedella perdita degli esseri umani a lei piùcari.Luciana e Nibil di Ustin vissero a SantoLugares dove adesso abita il loro figlioJorge. I figli di Jorge: Pablo ha due figli(Mara Catalina e Pedro Angel) vivononel rione Palermo e Gustavo nellaCapitale Federale.Il fratello di Jorge, Luciano vive a SanMartin e i suoi figli: Tiziano a Neuquén,

Renata a Bariloche con i figli (Joaquin eGuadalupe) e padre Leonardo attual-mente a Roma. Mariano (f iglio diBenso) e Nelida vivono a SantoLugares.RiflessioniDopo aver compilato queste note per ilBollettino, ritorno sui miei passi e miobbligo a una riflessione che ho bisognodi trasmettere. Sono state varie le con-versazioni con i discendenti STANOSche mi hanno facilitato la ricerca. Tuttihanno ricordato molte vicende, maabbiamo scelto solo la sintesi delle stes-se. Non posso tralasciare di raccontareche ho rivissuto con i diversi interlocu-

tori momenti piacevoli della vita deinostri antenati per arrivare alla supremaconclusione che, come membri originaridi una comunità immigrata, si sonocomportati e amati fra loro come una“gran famea”.Oggi, a distanza di tempo, vediamo lasimilitudine con le prime comunità cri-stiane “Guardate come si amano”.Ringrazio di cuore tutti quelli che hannocollaborato: Ernesto, Anna Maria eCarlos Bertolissi, Nelida Colloredo inButtazzoni, Alicia Mattiussi, Maria eLuciano Galliuzi e Jorge Della Picca.

Luciano Della Picca

Certificato di ingresso in Argentina

che può essere richiesto da chiun-

que desidera un ricordo dell’arrivo

in questo paese.

Si può richiederlo nel Museo

Nazionale dell’Immigrazione (ex

albergo degli immigrati) nel porto

di Buenos Aires dove, secondo la

legge argentina di quel tempo, ogni

immigrato che arrivava al porto,

aveva il diritto di rimanere un gior-

no e una notte, prima di incontrarsi

con i familiari.

Buenos Aires anni trenta. Pietro, Guerrino Buttazzoni e la moglie Benvenuta (Nuti),Guido, Antonia (Nini) e il marito Mario, Tarcisio.Foto ricordo (40x30) mandata alla famiglia che veniva riquadrata ed appesa allaparete per ricordare i figli lontani. Guerino y Benvenutta

RACCONTI PER IMMAGINI

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Es en el Circulo Friulano de Bs. As (ex cachimayo) - es en año 1945 y hay muchos Bertolissi de Stanos y otros de Coderan.

Casamiento Juan (Tarcisio) y Hortencia Bertolini oriunda deBeano-Ud arriba de izq. a der; Antonia Bertolissi, MargaritaMattiussi, Horacio Cisilino, Benvenutta Bertolissi.Abajo; Guido Bertolissi, Juan (Tarcisio) y Hortencia, GuerinoButtazzoni y Pedro Bertolissi.(Año 1930)

De izq. a der. Juan Bertolissi, Hortencia, Guerino Buttazzoni,Benvenutta Bertolissi, Novel Mattiussi, Leda Bertolissi.

Cumpleaños de 15 Alicia Mattiussi. Izq. a der. Vittorino hijo demaria Bertolissi, Alice Manazzone y Guido Bertolissi, NovelMattiuzi y Leda Bertolissi, Alicia, Tiziano Buttazzoni.Observese detrás de Vittorino un cuadro de Piazza Cortina, pre-senteen todos los hogares de familias oriundas de Pantianicco, deesta forma nuestros padre nos hacian conocer y amar alPantianicco natal.

➜Un acontecimiento significativo fue la visita en aquellos años deEligio Bertolissi, que además de reunir a todos los pantianicheses,requirio que los Stanos lo acompañaran permanentemente.

Buenos Aires anni ‘50 - Battesimo di Annamaria, figlia di Anuta diUcel. si riconoscono Bertolissi Benvenuta, Cisilino Annamaria diUcel, Buttazzoni Luciano, Bruno e Anuta con il figlio.

Siamo grati ai familiari e conoscenti che hanno fornito preziose testimonianze. Per non dimenticare.Hanno collaborato.Ines Della Picca, Luciano Della Picca, Edda Cisilino e Catia Cisilino

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“Luigi aveva aperto la strada”:i primi infermieri diPantianicco a Buenos Aires

Luigi Della Picca Scanio, nato aPantianicco il 12 febbraio 1850, rag-giunge per la prima volta BuenosAires all’età di 28 anni, nel 1878.Rientra in paese qualche anno piùtardi e, nel 1887, l’anagrafe comuna-le di Mereto di Tomba segnala la suanuova partenza per l’Argentina.“Vigji e veve fat il troi” (“Luigiaveva aperto la strada”) ricordaBenvenuto (Venuti) Cisilino.Frequenti ritorni in paese e successi-ve partenze oltreoceano contraddi-stinguono l’esperienza migratoria diLuigi Della Picca, che diventa puntodi riferimento e modello per i nume-rosi compaesani che raggiungerannoBuenos Aires. La maggior parte diessi, infatti, troverà lavoronell’Ospedale Italiano della capitaleargentina, tutti inizialmente comeinservienti, molti, successivamente,

come infermieri qualificati. Si tratta,in quasi tutti i casi, di agricoltoridiventati infermieri o, comunque, dipersonale subalterno che lavora negliospedali argentini come portinaio,addetto alla manutenzione, cuoco,telefonista, addetto alle lavanderie,autista, fabbro, giardiniere.L’esperienza argentina di Luigi DellaPicca sembra ricalcare quella dimolti altri infermieri pantianicchesi,friulani, italiani, ma anche stranieriin generale.La mancanza di un elenco del perso-nale infermieristico e sulbalternodell’Ospedale Italiano, l’impossibi-lità, quindi, di accedere all’archiviostorico del nosocomio, del qualesembra non esservi più traccia,depriva la ricerca di uno strumentoche, altrove e in contesti analoghi, haconsentito studi approfonditi e rigo-rosi. La ricchezza dell’archivio stori-co comunale di Mereto di Tomba ela ricca memoria dell’emigrazione inArgentina conservata tra i pantianic-

chesi residenti in Friuli e a BuenosAires, tuttavia, sembra, in parte,rimediare all’avarizia degli archiviospedalieri. Il ricorso alle fonti oraliper ricostruire l’esperienza migrato-ria in una determinata area o villag-gio si dimostra, da questo punto divista, di grande vantaggio.Secondo le testimonianze raccolte aBuenos Aires, Luigi Della PiccaScanio entra nell’Ospedale Italianotra gli anni Ottanta e Novantadell’Ottocento, vale a dire dopo lasua seconda partenza per l’Argentinanel 1887. Non risultano tracce delprimo periodo trascorso a BuenosAires, ma è probabile che, in questianni, il Della Picca svolgesse nellacapitale il proprio mestiere di mura-tore. A cavallo tra i due secoli,diventa capo infermiere, in saladegenti e in sala operatoria, quindicapo del personale di maestranzedell’Ospedale Italiano.La notevole presenza di pantianic-

JJAAVIER GRVIER GR OSSUTTIOSSUTTI

EmigrEmigr azione special izzata del Fazione special izzata del Friul i :r iul i :g l i infermieri di Pgl i infermieri di Pantianicco in ant ianicco in ArAr gg entina.ent ina.

Il libro, uscito nel 2007, non è stato recapitato a tutte le famiglie né qui in loco, né in Argentina,perciò pensiamo di fare cosa gradita pubblicando a puntate queste pagine importantissime edolorosissime della nostra storia. Ricercatore specializzato sul piano storico - socio - economi-co, ha effettuato in Argentina, una ricerca molto analitica sul fenomeno migratorio di queglianni sul “Caso Pantianicco”. È un omaggio ai coraggiosi protagonisti dei secoli scorsi e nellostesso tempo è un dovere far conoscere ai giovani le gesta dei nostri avi.

Riduzione e adattamento a cura di Ines Della Picca - 2ª puntata

Buenos Aires - anni ‘30.Da sinistra Schiavo Teresa, ManazzoneMaria e il marito Toni, infermieri all’ospedale italiano.

Buenos Aires 1920. Ricordo degli infermieri di Pantianicco che lavoravano nell’ospe-dale italiano. Si riconoscono Cisilino Quinto, Molaro Marcello e Visentini Luigi.

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chesi nell’Ospedale Italiano diBuenos Aires dovrebbe risalire pro-prio a questo periodo. Nel 1890,infatti, Luigi Della Picca sottoscrivecon 2 pesos “per l’acquisto del terre-no e la erezione del nuovo Ospedale”.Non è l’unico pantianicchese a dare ilproprio contributo: nell’elenco si tro-vano Luigi Manazzone, GiuseppeBrandolini (Brandolino) e RuggeroCicilino (Cisilino).I registri degli infermi confermanol’origine friulana di buona parte delpersonale infermieristicodell’Ospedale. Pantianicco eBertiolo e in minor misura Beano eRivolto, danno un forte contingentedi emigranti infermieri versol’Argentina.Sarebbe un’imperdonabile dimenti-canza se non si ricordasse l’operadei friulani nelle doloranti corsiedegli Istituti Ospedalieri. L’OspedaleItaliano di Buenos Aires; l’OspedaleItaliano di La Plata; l’Ospedale deLos Niños; il Piñero; il Rivadavia; iTornú; il Frenopatico; la Maternità,la Casa Cuna ed altri pii istituti sonoda cinquant’anni il campo di lavorodegli infermieri friulani. Direi quasiche di alcuni, essi hanno il monopo-lio. Sono quasi tutti di Bertiolo ePantianicco (...) E non solo infer-mieri, ma maggiordomi, amministra-tori e capisala sono quelli di Bertiolo

e Pantianicco e i loro cognomi(Bertolissi, Della Savia, Zorzi,Grosso, Grossutti e Cisilino) sonomolto popolari nel mondo sanitario.

L’Ospedale Italiano di BuenosAires: principale approdo degliinfermieri pantianicchesi

L’idea di creare un Ospedale Italianoa Buenos Aires si materializza nel1853 quando un gruppo di notabiliitaliani residenti nella capitale assie-me ai rappresentati del re diSardegna a La Plata si impegnano araccogliere, mediante sottoscrizione,

il capitale necessario all’edificazio-ne e arredamento di un nosocomio.Fu inaugurato nel 1872. Frutto delleteorie igieniste dell’epoca è, nel1886, la creazione, da parte dellamedica Cecilia Grierson, dellaScuola Infermieri e Infermiere, laprima del suo genere in AmericaLatina. Compito della scuola è quel-lo di addestrare e perfezionare infer-miere e infermieri alle dipendenzedella sanità pubblica, che conta supersonale con una preparazioneinsufficiente e generica.“Ecco un altro merito che nella sto-ria ospedaliera della RepubblicaArgentina spetta all’OspedaleItaliano. Nel 1880 era il primo eunico che aveva aperto le porte alledonne inferme. Piccolo dato sperdu-to nella farragine dei documenti, madi grande importanza sociale, perchépar di vedere rispecchiato in esso lafunzione della Carità, la cui statua,f in dal primo momento, fu elettaquale simbolo eloquente della mis-sione che gli italiani assegnavano alproprio Ospedale”.La decisione del nosocomio non è dasottovalutare perché, fino agli ultimianni della decade del 1880, nel restodella città, uomini e donne dovevanorivolgersi a nosocomi differenti e neidue casi assistiti da infermieri einfermiere rispettivamente. Solo nel1884, l’Ospedale municipale“Guillermo Rawson”, accoglie,assieme ai maschi, donne inferme ediventa il primo nosocomio mistodella città di Buenos Aires.

Buenos Aires 1936 - Da sinistra: Onorino Cisilino, poi due sconosciuti, QuintoDella Picca, Anna Cisilino. Bambini davanti: Marianna Della Picca, Olga inCisilino, Luigi Cisilino.

Gruppo di infermieri nell’Ospedale Italiano di Buenos Aires, 1922 ca. Sono riconoscibili ipantianicchesi Giacomo Della Picca (seconda fila dall’alto, primo da sinistra, con i baffi),Emilia Cisilino (terza fila dal basso, nona da sinistra), Agata Cragno (seconda fila dalbasso, in piedi, prima da destra), Marcello Molaro (seconda fila, seduto, secondo da destra)e Biagio Cisilino (prima fila, seduto, primo a sinistra).

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Il servizio interno del nosocomioconta 8 suore di carità e 30 infermie-ri ed inservienti; vi sono nell’ospe-dale 200 letti, dei quali 190 destinatiagli ammalati e gli altri al personaleimpiegato. Non è improbabile chealcuni di questi letti fossero occupatida infermieri friulani o pantianic-chesi. Allora, infatti, come nel primodecennio del Novecento, ma soprat-tutto negli anni Venti e Trenta, lapossibilità di vivere come internatinell’Ospedale rappresenta per gliinfermieri di Pantianicco un altromotivo di richiamo.Nel gennaio 1892, le monache diMontevideo, senza nessun preannun-zio o avviso, abbandonano il nosoco-mio, infastidite dal fatto di doverdipendere dalla CommissioneDirettiva dell’Ospedale. Questa, daparte sua, accusava le suore di arro-garsi “diritti che non avevano, meno-mando l’autorità degli ispettori, deimedici e dello stesso Consiglio”. Ilricorso all’ordine delle Figliedell’Immacolata, fatte arrivare diretta-mente da Roma, non risolve il proble-ma e, nello stesso anno, il ConsiglioDirettivo dell’Ospedale decide di abo-lire il servizio ospedaliero affidatoalle monache, sostituendolo con quel-lo di infermieri e infermiere.L’allontamento delle suore, che ver-ranno riammesse nell’Ospedale solonegli anni Trenta, non viene da tuttiaccolto con lo stesso favore. AbeleMattiussi ricorda che Luigi DellaPicca Scanio “quando furono allon-tanate le Monache dall’Ospedale, sidimise per solidarietà con esse epassò nell’Ospedale di San Nicolás,a 100 km da Buenos Aires”. La sin-golare presa di posizione di DellaPicca, ricordato a Pantianicco eoltreoceano come persona moltodevota, è signif icativa e potrebbeaiutare a capire protagonisti e moda-lità delle reti sociali e paesane chenegli anni Ottanta e Novantadell’Ottocento prendono via viaforma di qua e di là dell’Atlantico.In virtù di questo rapporto preferen-ziale che il Della Picca intrattienecon le monache che gestiscono ilservizio interno dell’Ospedale finoal 1892, egli sembra svolgere unruolo di intermediatore che facilital’ingresso dei compaesani come per-

sonale subalterno del nosocomio:“Luigi Della Picca fu una persona-lità notevole nella sua epoca: chicercava un lavoro in Argentina trova-va in lui un appoggio sicuro; vienericordato ancora per la sua rettitudi-ne, fedeltà e fermezza” ricordaAbele Mattiussi. La fede cattolica,quindi, sembra rivestire una funzio-ne importante nel meccanismo direclutamento dei primi infermieripantianicchesi dell’OspedaleItaliano, ma anche di altri compaesa-ni approdati in Argentina nello stes-so periodo. La militanza religiosapotrebbe spiegare, per esempio, l’e-levato numero di emigranti diPantianicco che, a cavallo dei duesecoli e negli anni Venti e Trenta,

lavorano come sacrestani o scaccininelle chiese di Buenos Aires. Oltre aTeodoro Della Picca e AlfonsoCragno (partiti nel 1904), vannoricordati: Luigi Mestroni, nella chie-sa di Santa Julia, nel quartiere diCaballito, partito nel 1906; RanieriCragno e Girardo Cisilino sacrestania Buenos Aires secondo il censimen-to del 1911; Albino Cisilino (partitonel 1910) e Matteo Mattiussi (partitonel 1896), entrambi nella chiesa diSan Josè de Flores; negli anni Venti,inf ine, Orazio Picco, GiovanniBrandolino, Luigi Cragno, LuigiCervino e Gelasio Toppano (que-st’ultimo nella località di TresArroyos nella provincia di BuenosAires). (continua)

Gruppo di infermieri in occasione dell’inaugurazione del monumento al SoldatoIgnoto. Sono riconoscibili i pantianicchesi Settimio Manazzone, Elmo Della Piccae Marcello Molaro (in piedi, quarti, terzo e secondo da destra) ed Emilia Cisilino(seduta, quinda da destra); Ospedale Italiano di Buenos Aires, 4 novemnbre 1922.

Famiglie pantianicchesi nella locanda di Giovanni Cisilino, tradizionale luogo di ritrovodegli emigrati di Pantianicco, Barracas (Buenos Aires), 1931 circa.

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Da un anno la Dinamita è proprietariaanche dello stabilimento Alcamir alCastelliere (ex-Confezioni Mereto).Dirige tutti e due i complessi indu-striali. Sospese i lavori e fece l’an-nuale festa in onore della patrona,Santa Barbara il 6 dicembre, venerdì.Dirigenti e operatori si trovaronoassieme nella chiesa di Tomba, ripri-stinata anche col loro contributo: L.1.500.000. La loro Messa era alle 11.Concelebrata da tre parroci. Furonobenedette due medaglie d’oro. Pranzosociale al Fogolâr di Brazzacco.La novità del giorno fu questa pre-ghiera composta e recitata da uno diloro prima dell’offertorio.

Signore,Ti ringraziamo per essere tornatioggi qui, nella tua casa! Siamo sem-pre catturati da mille problemi, dapreoccupazioni, da desideri! Fa cheoggi, qui, riusciamo a fer-marci un attimo con Te,escludendo il chiasso checi circonda e, in questodeserto, impariamo ancoraa sentirti, a cercarti consincerità.Solo Tu, Signore, conosci ilcuore dell’uomo e puoivedere che cosa ha spintoognuno di noi a questoincontro con te. Facci capi-re che questo momento dipreghiera non è evasione,ma invasione di Dio in noi.Tu ci hai chiamati qui pernome. Ci solleciti a starsvegli con la lampadaaccesa, ad attendere la tuavenuta. Signore, Tu incalzil’uomo, chiedi il suo con-senso, ma non gli togli lalibertà di dirti il suo Sì, direspingere la tua chiamata.In ognuno di noi c’è unatensione all’assoluto, ildesiderio di trascendere inostri limiti, la nostra fini-tezza. Abbiamo paura di

perdere la realtà di questa terra.Abbiamo oggi bisogno di un supple-mento d’anima, che Tu solo puoidare.Signore, anche se facciamo fatica acredere alla tua amicizia, anchequando abbiamo l’intelligenza smar-rita e la sensibilità frantumata, fa chesappiamo aderire alla tua volontà.Mettici in cuore almeno una profondanostalgia di Te e, per poterti incontra-re sul nostro cammino, aiutaci a tor-nare limpidi, capaci di controllare ilnostro egoismo, di restringere noistessi per far spazio agli altri.Fa che siamo costruttori di pace e cheriusciamo a superare, con l’amore, ildifetto ed anche la malizia nostra edegli altri. La solitudine e l’incomuni-cabilità saran risolte, se ci sentiremopiù inseriti nel tuo progetto.Trascorriamo insieme otto ore algiorno, quasi un terzo della nostra

vita! È più lungo il tempo che spen-diamo sul lavoro, di quello che ci èconcesso per essere con le nostrefamiglie. Aiutaci tu, Signore, a rende-re almeno sereno l’ambiente in cui citroviamo, a rispettare il ritmo deglialtri e la loro sensibilità.In questo momento di ringraziamen-to, accanto a Te, Signore, ci è facilesentire spiritualmente vicini anchequanti non sono oggi con noi. A tuttiva il nostro ricorso e la nostra grati-tudine.Ti ricordiamo il nostro indimenticabi-le ing. Mario Biazzi, il nostro attualepresidente, il gruppo dei nostri colle-ghi che hanno lasciato il lavoro, manon hanno perso il loro posto nelnostro cuore.Benedici tutti, Signore, e continua avegliare su questa nostra Comunitàdi lavoro, anche se non sempre ciricordiamo di Te. Amen.

Pantianicco 19 maggio 2010Barneche Delia ved. Buttazzoni festeggia il suo 80º compleanno con la famiglia.

Un pezzo di cronaca degli anni ‘70 di don Del Medico - Tomba

A Santa Barbara

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È straordinario ed emozionante celebra-re un centenario, tanto più che è ilprimo in paese a memora dei viventi; cipiace farlo accompagnando nona Meliache attraversa un secolo ma anche rivi-vendo un Pantianins che non c’è più.Vogliamo ricordare in questa occasioneanche una cugina di Melia che è emi-grata e vissuta in Argentina ed avevaraggiunto felicemente i 104 anni; èMarianna Visentini, vedova Cragno diBahia Blanca, Buenos Aires, che èdeceduta nel 2007.

Incominciamo il lungo viaggio di nonnaMelia dai suoi genitori, anzi dai nonni;il papà Cisilino Luigi (1860-1927) erafiglio di Antonio di FERIN e di RosaBenedetti; la mamma Cragno Anna(1868-1936) di Angelo e di MariannaMattiussi.Prima di iniziare la storia della famigliaè giusto ricordare che nel 1897, quandoin paese si è costituita LA SOCIETÀFILARMONICA di Pantianicco,Cisilino Luigi Ferin, papà di Melia,faceva già parte della Commissione di15 persone che ebbero il compito di sti-lare lo statuto e il regolamento dellabanda, di farlo osservare e di curare irapporti con l’autorità civile, il paese egli emigranti.

(dall’Archivio Parrocchiale)

I genitori Luigi e Anna ebbero novefigli, di cui due deceduti infanti: Ugo1892-1915, Rosa 1893-1966, Romana1894-1895, Romana 1896-1968,Angelo 1898-1898, Romildo 1899-1982 in Argentina, Orazio 1901-1976,Maria 1904 e Amelia 1910.Melia è arrivata 18 anni dopo il primo-genito; quando era ancora bambina, ifratelli erano emigrati in Argentina e lesorelle erano già sposate, quindi lei èstata quasi il bastone della vecchiaia deigenitori. È nata nel grande cortile deiFERIN, tal Borg di Sora, abitato daquattro famiglie: Vigi e Ana; Santin eDrusiana; Valentin e Mariana e Jochin eRegjna, tutti di FERIN.C’era tanta miseria, ma la numerosafamiglia è riuscita a sopravvivere: nel1915 il primo figlio Ugo è morto mili-tare in Libia, è stata una grande disgra-zia... ma più tardi, negli anni più cupi, il

misero contributo che lo Statoinviava alla famiglia è stato digrande aiuto, così diceva papàLuigi.Dell’invasione austroungaricadel 1918 nel nostro paese,Amelia bambina ricorda solo unparticolare: vede nitidamente lagrande cucina annerita dalfumo, piena di soldati tedeschiche cuocevano e mangiavano ilmaialino di casa che era la riser-va di cibo della famiglia per illungo inverno... un soldato,forse in ricordo dei figli lasciatia casa le diceva: Com, com,invitandola a mangiare, ma leiimpaurita si rifugiava dietro lelarghe gonne della mamma.Amelia ha frequentato qualcheclasse elementare nella scuolettain piazza, costruita nei primianni del secolo, ma durante l’in-vasione questa venne occupata dagliuff iciali tedeschi. Pre Nardin (donLeonardo Rossi) pose rimedio ospitan-do le lezioni di scuola e dottrina nellasacrestia.A quel tempo, per le famiglie era piùimportante che i figli aiutassero a lavo-rare i campi piuttosto che frequentare lascuola, e così è stato anche per Melia.Della grande alluvione del settembre1920, Melia decenne, ricorda l’acquaaltissima e limacciosa nel cortile e nellastrada, persone che riuscivano a portarealla famiglia qualcosa da mangiare ealla fine una grandissima voragine, sca-vata dal vortice d’acqua, davanti al por-tone di casa che impediva il passaggiosulla strada.Melia cresceva aiutando i genitori giàun po’ anziani ed imparando a cucire daArgentina di MACIUTA (1892-1969),sorella di Beta, la sarta dal Borg diSora. Quando decise che avrebbe sposa-to Vigj di PETUL, fu proprio Argentinaa guidarla a preparare il corredo (6 paiadi lenzuola) ed a confezionarle ilmagnifico abito da sposa che vediamonella foto.Luigi Cisilino (1907-1977), futuromarito, era figlio di Angelo di Petul e diMattiussi Maria, era anche omonimo diLuigi Cisilino Ferin, padre della sposa.Vigj (così lo chiamata Melia) lavorava i

pochi campi di famiglia e faceva il fale-gname nel laboratorio di Giovanin diGjldo; gli piaceva tanto cantare come asuo padre. A quel tempo la gente canta-va volentieri nelle case, nelle osterie,per la strada e nelle piazze, era attivoanche un numeroso coro parrocchialeche sosteneva la liturgia in chiesa e tal-volta era invitato anche nei paesi vicini.Fra i componenti f igurava anche ilpadre di Luigi, Angelo Cisilino (Agnuldi Petul) e più avanti ne seguì l’esempioanche Vigj.Ci fa piacere ricordare in questa occa-sione che Cisilino Angelo (Petul) nel1922 è stato il padrino della campanapiccola del nostro campanile; il suonome è inciso all’interno. (ArchivioParrocchiale)Melia e Vigji si sposarono nel 1931 e,nonostante i tempi, ebbero una bellacerimonia ed un pranzo di nozze allatrattoria Al Cacciatore, gestita dallasorella Rosa, poi tutti hanno ballatotanto al suono della fisarmonica. E subi-to arrivano i figli: Nives 1931; Lodino1933; Erminio 1935-1973; Arnaldo1938; Angelo 1940 e Noncella 1947.Una benedizione, si diceva una volta,ma che fatica! Dovendo andare neicampi, li lasciava a nonna Miuta, maquando rincasava non sapeva dove met-tere le mani.Melia racconta divertita che sua sorella

I 100 ains di nona Melia ... e di Pantianins

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Maria, maritata a Rivis (13 figli) mette-va a gruppi i bambini “tal brincjel” ecosì stava tranquilla. Quando erano piùgrandini, Melia li legava insieme col fildi ferro, per farli star fermi, così intantopoteva andare a fare un lavoro, ma...quando tornava non li trovava più: Bepodi Cosean, che amava scherzare, dal-l’altra parte del cortile, insegnava aibambini a slegarsi e scappare...E dare da mangiare a tante bocche?“Semplice dice Melia”, due polente algiorno e tanta pasta fatta in casa (farinae acqua), scolata, senza nessun tipo dicondimento.... e vi assiuro che nel piat-to non restava niente.Poi bisognava andare d’accordo con lasuocera Miuta e non era facile... comequando Miuta presenta a cena per laterza sera nel piatto “sanganel” che allagiovane nuora incinta era insopportabi-le. Melia esausta andò a cercare Vigjnella stalla per chiedergli cosa potevamangiare e lui le rispose: “A son purous ta la panaria, cuei un ouf ”. Meliasgusciò un uovo nel padellino e lo misea cuocere sulla brace, perché Miuta nonsi accorgesse... ma naturalmente siaccorse e... apriti cielo, seguì un batti-becco fra suocera e nuora che fece usci-re tutto il borgo. Allora Melia spalancòla finestra e gridò fuori: “Vedeiso int ceca sucet cà par un ouf!”Dopo i vari commenti pro e contro, dalfondo della strada si sente la vocedi Dela di Clement: “Ven ca, venca, la me fruta, chi ti doi io dimangjà ce chi tu vous!”La suocera stizzita sparì a dor-mire e il resto della famigliacenò in pace.La vita in famiglia era così!A Melia piace anche ricordarel’episodio delle more: allora inostri campi erano pieni di filaridi gelsi che segnavano i confinie servivano per i bachi da seta, igelsi in estate si riempivano didolcissime more e Melia ognipomeriggio portava i bambini amangiarle, così facevano meren-da, ma anche a raccoglierle ingrande quantità, poi le portavada TONI CHIESA che riusciva atrarne una bottiglietta di prezio-sa grappa che poi Melia custodi-va gelosamente.Quando vedeva la sua vecchiamamma passare per la strada perandare al pozzo, la invitava abere un goccetto, ma lei rispon-

Nonna Melia desidera ringraziare di cuore tutte le persone che l’hanno festeg-giata: Don Giovanni con il festoso suono delle campane, il Sindaco, il Dott.Cignolini, la gradita visita degli alpini e l’allegra visita delle signore parentied amiche.Melia ringrazia inoltre la Pro Loco che aveva proposto un festeggiamentoallargato a tutto il paese, mentre lei, per vari motivi, ha preferito un conviviostrettamente familiare.

deva sottovoce. “No, no, fruta, e sa miiot Miuta?” e non entrava.La vita continua, a suon di sacrifici if igli sono cresciuti e hanno preso leloro strade sempre sostenuti dai genito-ri; ma a Melia la vita presenta anchedure prove come la straziante perdita diErminio nel fiore degli anni e del caromarito 33 anni fa.Ma è ancora la vita ad avere il soprav-vento, “di dolore non si muore”, nonnaMelia ha reagito con grinta e tenaciaseguendo passo passo la vicenda deisuoi figli, dei 9 nipoti e 13 pronipoti,

sempre accompagnata e sostenuta dall’a-more e dal rispetto di questa grandefamiglia.La sua è stata una esistenza di lavoro,di lotte, di dolori, ma anche di gioie, diesuberanza, di voglia di fare, di dare, divivere che traspare anche oggi sul suoviso sereno e sorridente. Così, in buonasalute ed in autonomia Melia ha rag-giunto il traguardo del secolo godendo-si una meritata e lunga vecchiaia.La comunità di Pantianicco, le auguraaffettuosamente ogni bene.

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POESIIS FURLANISAl è biel, scrivint qualche viêrs, doprâ la so lenga. Cun jê a si à dit li’ primis peraulis e si àlafevelâda di piçui in su. E al fâs plasè, se a ven preseada encje four dal so paîs, como fat letterari.La poesia “Scolta” a è stada premiada cun diploma di merit poetic e culturâl, al concoôrsnazionâl di poesia par lenghis minoritaris dal Istitût Ladin di Livinallongo (BL), edizion 2010.Il componiment “Lûs” al è stât presentât e publicât tala rasegna “Ispirazioni d’autunno” diColorêt di Montalban, edizion 2009.Ce cjara la lenga dai vons, ce biel tignî vîf il furlan di Pantianins!

SCOLTA

Se il mond a nol vosase al tâs il rumôrclâr al rivocaogni bati di alisil sangloç di un riulut,una bava i aere la fueache planc a niçula.Al à vôs encje un raidi soreli,il cimiâ lontandi una stela.Ogni roba a fevela,al è peraula, al è cjantche ala fin a si sfantain plui alta armonialà ch’al sunail cidin.

ASCOLTOSe il mondo non gridase tace il rumorechiaro risuonaogni battito d’aliil singhiozzo di un rivoun filo di ventoe la foglia che dondolapiano.Ha voce anche un raggiodi soleun occhieggiare lontanodi stella.Ogni cosa raccontaè parola ed è cantoche infine si fondein più alta armoniadove suona il silenzio.

Viviana M.

LÛS

Encjemò l’è Nadâl.Encjemò l’è misteri.Ce àno ch’a incorinches notis di musica antiga?Ce isel ch’al sunain tai cjants di simpri?Al è como un trim sutîl,ch’al disfa un alctal profondin muta armonia.Al è muscliracuelt culis mansfrutinis di gnouf.A è intata memoriadi vecjs fogheris,calôr e colôrdi timps dali’ aganis.Al è cîl pui grandpui cidine stelis pui blancjisdi gnot.Tal mieç dal scurôra è sfresa di lûspal ompin ercja di sé.Al è louc dal courpurissim candôrsegreta sperança.Presentimentdi no podê dî.A è spera di Eternich’a entratal timp.

LUCE

Ancora è Natale.

Ancora è mistero.

Che c’è

nelle note struggenti

di musica antica?

Che cosa risuona

nei canti di sempre?

È come un vibrare sottile

che scioglie qualcosa

al profondo

in muta armonia.

È muschio

raccolto con mani

di nuovo bambine.

È intatta memoria

di vecchi falò,

calore e colore

di tempi fatati.

È celo più grande

e stelle più bianche

di notte.

È in mezzo al buio

spiraglio di luce

per l’uomo

che cerca di sé.

È luogo del cuore

candore purissimo

segreta speranza.

Presentimento

indicibile.

È raggio di Eterno

che entra

nel tempo.

Viviana M.

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I nostri vecchi sono stati a lavorare intutte le parti del mondo, hanno cono-sciuto gente di tante razze ed hannodovuto adattarsi ad ambienti ed usan-ze di ogni sorta. “Santa scugna!”“Ma a è stada dura, al contava unbisnono, tancju ains fa, cal vevalavorât in lunc e in larc pa liGjermanis e pa li Merichis – ma unaroba a è stada piès di dutis: vivicencja ostariis. Li ostariis a sonnomo in Friul: Un pôc come cjasis,un pôc come scuelis, li ostariis a erini ambiens dulà ch’al bateva legri omelanconic il cour sinceir dal Friul.Un afar, una ligria, un dolor, si fase-vilu, si vivevilu o si dismenteavilu tal’ostaria. Qualchedun si fermava cunmasa pascion, d’acordo, qualche atrial era pui dentri che four…dutver…ma in cambio tros di lôr adiscjarjavin lì, almancul par qualcheora, i lor fastidis fra amîs, a cogno-scevin gnova int, a imparavin o ainsegnavin, a pasavin oris bielis agiuà, a discori, a rifleti… (RiedoPuppo 1983).In conclusione, nei nostri paesi, leosterie svolgevano un compito moltoimportante di aggregazione: si com-mentavano le vicende paesane, gliavvenimenti più importanti della sto-ria, raccontati da “un ch’al veva stu-diât” o da un paesano che aveva giàconosciuto l’emigrazione…, tutto ciòsuppliva alla carenza di informazionedovuta al diffuso analfabetismo. Nel1800 le osterie fungevano anche dapunto di riferimento, per i proprietaritedeschi delle fornaci che durantel’inverno venivano a reclutare mano-dopera nei nostri paesi, ed anche pergli agenti delle compagnie di naviga-zione di Le Havre (Normandia), perchi voleva emigrare negli Stati Uniti.A questo punto potremmo definire leosterie di una volta, con il linguaggioattuale, veri e propri centri sociali.

LI OSTARIIS DI PANTIANINSNegli ultimi decenni del 1800 fino al1920 circa, le osterie paesane eranocostituite da un’unica stanza dove siserviva vino nostrano, clinto, frauline bacò, conservato nelle botti, inapposite brocche di terracotta e grap-pa fatta in casa. Spesso in un angolodella casa si vendevano anche i colo-niali: pasta, riso, conserva, olio e più

tardi zucchero e caffè solo per gliammalati. La più antica osteria di Pantianicco ènata anche come trattoria: la Trattoriaal Cacciatore.Era il 1870 e siccome i proprietaridella quasi totalità della campagnadel nostro paese erano i signoriBeorchia, Vau e i (Punt) De Ponte ec’era un via vai di persone da fuoriche volevano fermarsi a mangiare,Luigi Manazzone ha aperto un’oste-ria-trattoria dove i signori di cittàpotevano gustare il baccalà, l’aringa,le frittate, la sopa, salame e formag-gio.Leon di belo (Leone Manazzone) haproseguito sulla scia del padre e laTrattoria al Cacciatore è stata unimportante punto d’incontro delnostro paese per più di un secolo.C’erano molte osterie a Pantianicconei primi decenni del secolo: nel1910 circa era osteir Cisilino Antoniodi Dindiot, poi Covazzi Vittorio conl’osteria proprio davanti al suei delpaese, Manazzone Rizerio ha apertoun’osteria affittando una stanza nel-l’abitazione di Zoratti Riccardo, inPiazza Cortina. Più tardi Risieri hacostruito una nuova casa con annessaosteria “tal Bôrc dal Farut”.Gestivano un’osteria con rivendita di

coloniali i Praturlon, genitori diMalia.Nel 1919 è nata la CooperativaAgricola di Consumo con vendita disementi, concimi e pochi coloniali econ uno spaccio di vino abusivo.In seguito, quando RizerioManazzone chiuse la sua osteria isoci acquistarono la sua licenza. Ilprimo gestore della Cooperativa,“osteir e butegar” fu Anzul diPaladio (Brandolino Angelo) e poi ifigli Fermo e Dante.Infine negli anni venti arrivò dallaPuglia la famiglia Renzulli che aprìun’osteria nel posto dell’attuale BarCentrale con annessa rivendita digeneri di monopolio come fiammife-ri, tabacchi e sale sciolto. Bisognaricordare che nei primi 50-60 annidel secolo, le famiglie non pagavanosubito il butegâr: si usava segnare suun apposito libretto il corrispondentedella spesa e poi il capofamigliapagava quando poteva: quando ven-deva “un vigjelut, la galeta o qual-che quintâl di forment”.L’OSTARIA DI BELOCi ricolleghiamo alla sopracitataosteria per continuare la sua lungastoria: dopo la gestione dei due pro-prietari Luigi e Leone Manazzone edella f iglia Iris, ci fu una breve

I FURLANS E L’OSTARIA

Pantianicco, 1968 - Bambini all’asilo;dall’alto a sinistra: 1) Stefano, Addis, Ervino, Tiziano, Paolo, Diana, Cristina, Luisa,Maria. 2) Renzo, Gabriele, Ilario, Antonella. 3) Renato, Nives, Denis, Roberta,Mariarosa, Lidia, Ilia, Gianni, Claudia. Seduti: Vincenzo, Michela, Marzia, Germana,Monica, Fabrizio, Doris.

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parentesi internazionale, alla f inedella seconda guerra mondiale dopoil 25 aprile 1945, giorno della libe-razione, a Pantianicco si sono stan-ziati gli alleati australiani, hannoallestito comode tende in località“Prâs da la figa” e hanno prelevatol’ostaria di Belo per gestirla in pro-prio. Tre volte al giorno i militariarrivavano all’osteria dove potevanobere tè, caffè e cioccolato che veni-vano preparati da Pipi di Mos eBlasin (Cragno Angelo – CisilinoGiuseppe). Il vino lo potevano trova-re in Cooperativa o presso le fami-glie, ma era loro proibito frequentar-le.La gestione dell’osteria era affidata adue militari inglesi Robert e Albert eal pasticcere australiano Charlie.Verso sera tanti bambini e ragazzi siraccoglievano davanti all’osteria adaspettare che Francisa distribuisse lepastine avanzate, mentre i giovanichiedevano ai militari le sigarette dalprofumo di tabacco dolcissimo, maisentito. Peccato che il soggiornodegli alleati durò poco!. ricorda chilo ha vissuto.Nella gestione dell’osteria si susse-guirono poi negli anni IrisManazzone, Pipi e Vana(Manazzone Firmino e moglie),Cido e Clara (Cisilino Alcido emoglie) e infine per 19 anni (1965-1984) Manazzone Bice.Con la bravura culinaria di Bice l’o-steria era ridiventata trattoria: neglianni 70-80 era piacevole e comodoavere in paese la possibilità di gusta-re una grigliata o un baccalà specialiin un posto tranquillo e casalingo…Ogni f ine settimana in piazza sidiffondeva un profumo irresistibile!Bisogna ricordare anche che neglianni 1972-73-74 la trattoria si erapresa l’impegno temporaneo di pre-parare i pasti giornalieri a più di uncentinaio di scolari della neonatascuola a tempo pieno fino a quandoil Comune non avesse individuatouna mensa scolastica piùadatta…che poi si rivelò la salasopra la Latteria.Bice è stata (ed è) una cuoca eccezio-nale come lo testimonia anche ilseguente articolo di un grande gior-nalista.Pantianicco si augura che laTrattoria Al Cacciatore riprenda lasua missione e riporti vita e buonacucina in paese, come ha fatto perpiù di un secolo!

Ricerca di Ines Della Picca

RENDICONTO 2009 DELLA PARROCCHIA DI S. CANCIANO MARTIRE IN PANTIANICCO

ENTRATE• Offerte in Chiesa Euro 4.350,71• Candele votive “ 1.648,50• Offerte per servizi (battesimi, matrimoni, funerali, benedizioni famiglie, animatici, ecc.) 6.180,50• Entrate per attività parrocchiali “ - - -• Offerte da enti e privati (contributi vari) “ 1.462,01• Affitto e reddito da terreni e fabbricati “ 3.184,40• Interessi da capitale (banca, ecc.) “ 3.133,16• Varie “ 93,00• Entrate straordinarie “ 14.717,21• Giornate e collette imperate (giornata missionaria, carità del Papa, seminario, ecc.) “ 685,00TOTALE ENTRATE Euro 35.454,49

USCITE• Imposte, tasse, assicurazioni Euro 1.910,61• Spese di culto (candele, ostie, vino, arredi, ecc.) “ 758,00• Spese gestionali (ENEL, telefono, riscaldamento, ecc.) “ 3.498,23• Spese per attività parrocchiali “ 1.505,44• Remunerazione, stipendi e contributi (parroco, vicari parrocchiali, ed altre persone) “ 541,10

• Manutenzione ordinaria fabbricati ed acquisto attrezzature “ 3.424,27• Contributo attività diocesane “ 162,00• Varie “ 79,65• Spese e uscite straordinarie “ - - -• Giornate e collette imperate “ 685,00TOTALE USCITE Euro 12.644,30

SALDO ATTIVO Euro 22.810,19

Sempre alla ricerca di qualcosa dinuovo, da provare e raccontare, non cisiamo lasciati scappare il commentoinnocente, fatto dall’amico di frontead un piatto di baccalà consumato inuna trattoria udinese.“Buono, ma quello di mia zia Bice aPantianicco è insuperabile”. Una affer-mazione così, ci siamo detti, meritauna verifica, tanto più che soltanto unadecina di giorni ci separa dallaQuaresima, tempo deputato ai piatti dimagro, aringa e baccalà in testa. Oltrea quella di tipo gastronomico, c’eraanche una curiosità di tipo geografico:perché a Pantianicco di Mereto diTomba non c’eravamo mai stati.Ci siamo così ritrovati in cinque,venerdì, alla Trattoria “Al Cacciatore”di Pantianicco: perché ai tre inizial-mente previsti e prenotati si sonoaggiunti altri due volontari, di quelliche hanno un istinto paranormale pertrovarsi al posto giusto nel momentogiusto (non se la prendano gli amici: è

un istinto importante, soprattutto perchi si diletta di politica). Abbiamoavuto solo per noi la sala da pranzo, lacucina di Bice Manazzone e le pre-mure di Debora, veloce e sorridente.Il baccalà è stato, veramente, all’al-tezza delle aspettative: lo abbiamoeletto all’unanimità”piatto di riferi-mento” con cui confrontare i baccalàche andremo ad assaggiare in futuro.Tenerissimo, gustoso, cucinato inbianco “alla friulana”, accompagnatoda un’ottima polenta e da verdurecotte e crude. Inevitabile il dibattitosul vino da accompagnare: bianco orosso? Nel dubbio, li abbiamo provatientrambi – tocai e merlot sfusi – e,alla fine ognuno è rimasto sulle sueposizioni.Tutti d’accordo, invece, su come chiu-dere in bellezza un gustà in companieche ci auguriamo di ripetere: polentee formadi, un got di neri e quatri cja-caris.

Bepi Pucciarelli

IL BACCALA’ DI BICE

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LUIGI LANZAFAMEIl maestro poeta catanese Luigi Lanzafame, ventenne, ha combattuto e vissuto gli anni della seconda guer-ra mondiale, in Friuli e a Pantianicco, dove ha trovato rifugio, accoglienza, solidarietà ed amicizie indelebi-li fino alla morte. Su questa storia uscirà un libro che farà onore al nostro paese.Pubblichiamo di seguito alcune sue poesie.

A Pantianicco di Mereto di Tomba -Udine

Voglia il cielo benedirVi tutti,piccolo luogo, esuberante d’amor!Uomini e donne, giovani e frutti (frus)rimasti siete scolpiti nel mio cuor...

Ricordo tutti e la bontà di ognuno:Andrea, Camillo, Olivo, Bernavae Tarcisio sempre pronti uno per uno,mentre la lotta dura infuriava....

Penso Riccardo, morto per niente,tanto lavoro, l’impresa Doardo,e lo sconforto di tutta la gente...

Erasmo, Gigi, Callisto, CisilinoMarcello, tutti traditi d’un beffardo,maledetto, umano e vile destino,

che non risparmia debol, nè gagliardo...

Catania 5.2.1976L. Lanzafame

La preghiera del giusto

Sentendo, o Signore, l’amore che Tu cihai insegnato prego:per l’unione dei popoli,per la pace universale,per la scomparsa dei confini,per la libertà di vivere, senzapersecuzioni, nelle terre preferite,per gli aiuti degli uomini civiliai meno progrediti;per il lavoro per tutti;per l’amor verso tutti,per la fratellanza,per l’uguaglianza in vita e dopo lamorte;prego ancora, o Signore,perché le cose create tuttepossano un giorno appartenerea tutti gli uomini, cittadinidel mondo, immagini di Dio,eredi della natura.

Catania, 16.07.1967

Luigi Lanzafame

UN VECCHIO

Dice un vecchio stanco, con creanza,sommesso e sottovoce: soffro molto...Ho perso le mie virtù e la baldanza...d’angoscia maciullato e tutto storto

ricordo le fatiche e la mia vita,per gli altri vissuta; e benché mortonon sia, già la mia parte è finita,tornando bimbo, che cerca conforto...

Triste vita, amara e lusinghiera,prometti sempre, ma inganni tutti,specie chi invecchia innanzi sera...

Sei bugiarda, falsa primaveracolorita sol di amari frutti,tu dopo, tante lotte e tanta guerra,

gli ultimi giorni fai più brutti...

Catania, 13.09.1971

Nella raccolta fatta il 16 maggio2009, nelle 24 Foranie della dioce-si sono stati raccolti un totale di248.339 kg di materiale; confer-mando una raccolta media di 10tonnellate per Forania.Per questo risultato, sono da rin-graziare tutte quelle persone che sisono attivate per la promozionedell’iniziativa, per la distribuzionee la successiva raccolta dei sac-chetti e la gestione dei mezzi perportare il materiale al punto diraccolta.La vendita di questo materiale hareso, al netto euro 29.848,95.Questa somma è stata destinata a

sostenere l’accoglienza di personesenza dimora presso l’isituzioneDiocesana “Il Fogolar” di Udine invia Pracchiuso.Anche quest’anno, la raccolta fattail giorno 17 aprile, ha dato buonifrutti riuscendo ad accumulare232.510 chilogrammi di materiale,la vendita ha reso 28.000 euro. Il ricavato di quest’anno è statoutilizzato per finanziare il progetto“Su misura per noi” in attività conil mese di luglio e prevede l’aper-tura di due laboratori, uno di sar-toria e l’altro di tappezzeria pensa-ti per offrire possibilità di forma-zione e occupazione a persone in

situazioni di disagio sociale.A guardare questi numeri, sembradi aver fatto poca cosa, ma nondobbiamo mai dimenticare che percostruire qualsiasi manufatto sononecessari tanti piccoli pezzi, l’im-portante è, che non vengano mai amancare.Sono risultati veramente positivi,realizzati grazie al disinteressatoimpegno di tante persone al lequali, don Luigi Gloazzo, direttoredella Caritas Diocesana, porge isuoi più sentiti ringraziamenti.

Vilmo

Raccolta indumenti usati 2009 - 2010

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Il gneur amì di un cjaciadôr

Il gneur ami di un cjaciadôr:“I sai che spes i faseis cenis, eduç a contin la lor, di bracs seterse bretons; io i pos jesci in taulauna volta sola e se i veis un pocjadi pasiensia us conti la me.Salve, i soi il gneur che i staismangjant!I ai vivût simpri a Pantianis fra lafogna, i pras da la figa e il puntdai todesks, i eri tant vecjo chemi ricuardi che il me amì cja-ciadôr a là tirât a la piel di mepari plena di stran.Chel me ami cjaciadôr al’ha tirâtogni an encje a mi, dretis, maaltis o basis e al vosava: “Alétocjât alé tocjât!”Un atri cjaciadôr al rispudeva:“Rocheton, no viotu cal côr puidi prin!”Cui ains i ai imparat che il mes dinovembre, quant ca suna l’ave-maria cun tre cjampanis si vierzla cjaça al gneur e alora mi mete-vi a l’erta.Encje chist an, i viot chel solitami cjaciadôr vignì indevant cul

pas un poc strac pai ains e il cjansec sec; a lé pasât un pôc imban-da e no mi ha vjodût, ma torundis al è tornât indevour cun tunatri cjaciadôr e al dis:A mi ha dita “Cammanbois” chetal cjamp di fotel a son tantiscovis (tant ben a van ju par là eno mi rompin i cis a mi).Ma chel’ atri al dis:

“I lin a gneurs miga acovis”.Al cjapa la cumieriaiusta dongja di me, alven indevant un toc, alfas tre pas a destra tre asinistra, al torna inde-vour e al cjala simpribas sito sito (invesi alme amì cjaciadôr a inte-resin pui se a son pano-lis parcjera, io i interesisol dopo muart).Alora i ai pensât: “Ca asi met mal... e quant calè a dis metros i partìs azig zac, la prima sclope-tada a era tal zic ma laseconda...!!!A disin che il colp ca ti

copa no si lu sint, io i pensavi dispetà di dirit al me amì cjaciadôr,ca mi ha fat cori tanti voltis, ecusì a è stada!Chel ca mi ha copâd, a mi cjapatsu pa li gjambis davour, inmo chei sgambetavi e al ha dit:“Velu ca!”Il me amì al rispunt: “Lu ai vio-dut, ai ridevin i voi come a unfrutin, ma come un vecjo cja-ciadôr galantomp di una volta, alveva in man dos cartucjs pardalis a chel ca mi ha trat.Mi ha cjapat su cun che grandismans, mi ha cjarecjât e ala dita:“Biel”, mi ha metut ta la sacoçacu li orelis di une banda e ligjambis di che atra, ben in vista ealé lât a cjasa dut content pal paiscul pas mancul strac di quant cal’era partît.Mandi ala prossima

Il gneur

Pantianins, 08.05.2010 Fas eperaulis puramenti casuâl ta lafevelada di Pantianins.

Pantianicco anni ‘70 - Bruno, Beppino, Aldo Z., Fiorino, Aldo T., e Rino espongonoorgogliosi i loro trofei di caccia.

Coscritti del 1918 in gita nel 1968: BrandolinoLucia, Olivio Luigia, Ceolin Francesco, CisilinoMaria Baset, Cragno Mercedes, Cragno Guelfo(Gueta)

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I Benandanti, corregionali in giro per il mondoIl progetto “Benandants,coregjonâi dal Friûl VignesieJulie pal mont”, nato nel settem-bre del 2008, “Anno Europeo delDialogo Interculturale”, è pro-mosso dall’AssociazioneCulturale “Due Mondi”, che hasede a Pantianicco ed è finanzia-to dalla regione Friuli VeneziaGiulia ed altri “sponsors”.L’impegno del nostro sodalizio èmotivato dalla necessità dicostruire un percorso di ricerca eformazione, per consentire aibambini partecipanti, figli dellarealtà che vede oggi il FriuliVenezia Giulia come “terra pro-messa” per tanti immigranti, disperimentare la raccolta di storiedi corregionali che hanno affron-tato percorsi migratori o di“allontanamento” dalla loro terrad’origine, essendo anche loroportatori di multiculturalità.Sono stati coinvolti gli studenti ele studentesse che frequentano lescuole elementari e i servizisociali (tempo integrato, dopo-scuola e ludoteca) dei comuni diArzene (PN), Mereto di Tomba(UD), Muzzana del Turgnano(UD), San Vito al Tagliamento(PN) e Sesto al Reghena (PN),assieme ai “narratori di storie”,ovvero, anziani, persone autore-

voli e ricercatori volontari chehanno raccontato le vite di questipersonaggi. In altri casi sono statigli stessi bambini a portare ilmateriale trovato sui giornalilocali, bollettini parrocchiali,libri o su internet (principalmentesul sito regionale del progettoAMMER - archivio multimedialedella memoria dell’emigrazioneregionale).I bambini della scuola elementa-re di Pantianicco sono stati prota-gonisti del progetto raccontandoe illustrando le minibiografie dialcuni pantianicchesi emigranti:Ettore Cragno, don Angelo DellaPicca, don Paolino Della Picca,Elso Della Picca, RaffaeleManazzone, Abele Mattiussi,Eno Mattiussi, Romildo NinoMattiussi e Vittorio Treppo edanche alcuni personaggi diTomba come Otelia Giacomini edon Evaristo Migotti ed altri illu-stri come Primo Carnera, TinaModotti, Egidio Feruglio, donDavid Maria Turoldo, don CelsoCostantini.Lavorare con queste biograf iedegli emigranti ha signif icatoavere a che fare con la “differen-za”, una differenza a volte moltolontana, ma mai così lontana daessere incompresa. L’esperienza

ci ha aperto una finestra sul pas-sato del Friuli Venezia Giulia,quando il processo migratorio ètoccato anche ai corregionali, chepartivano per il mondo alla ricer-ca di una vita migliore. Dalle sto-rie si dimostra che nemmeno inostri emigranti sono statimigliori degli immigrati attuali,eliminando così i luoghi comunied i pregiudizi, secondo i quali“gli immigrati italiani cercavanosolo lavoro, mentre gli stranieriche hanno ‘invaso’ l’Italia no”.Oggi, trascorso un decennio delsecolo XXI, abbiamo appresoche gli italiani che emigraronomolto tempo fa ed i loro discen-denti sono perfettamente inseritinella vita sociale e culturale dellaPatria di adozione, come ben suc-cede con tanti immigrati inRegione. Alcuni friulani e giulia-ni nel Mondo sono diventatifamosi; altri hanno contribuito almiglioramento della loro societàin modo anonimo, superandol’immagine stereotipata degliemigranti e creando una misceladi religioni, di lingue, di culture,convivendo in pace e rispetto.

Walter MattiussiResponsabile del progetto

I disegni deinostri

emigranti visti dagli occhi dei

bambini.....

Elso Della Picca

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Pantianicco 1981 - Una bella tavolata alla festa di san Antonio.

Romildo Mattiussi

Don Angelo Della Picca Raffaele Manazzone

...della Scuola

elementare diPantianicco

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I nostri primi 50 anni

RACCONTI PER IMMAGINI

Brioni (Croazia) Settembre 2010I coscritti della classe 1950 festeggiano i 60 anni

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LETTERE DEGLI EMIGRANTI 2010

S. Martin (Bs As) 29 luglio 2010Carissimo don Giovanni e carissima comunità di Pantianicco; conmolto affetto ricordo quando sono stato nel 2007, il bene che mihanno fatto sentire e la disponibilità che avete avuto nei miei confron-ti. In questi anni ho continuato a lavorare in una umile parrocchia digente molto bisognosa e con adolescenti in un collegio. Attualmentemi sto preparando per andare a completare gli studi. A Dio piacendo,a settembre, sarò a Roma, presso i padri Redentoristi, per ottenere unaLicenza in Teologia Morale; ho una borsa di studio per due anni.Spero che, in questo periodo, di poter venire una volta a Pantianicco,forse durante le vacanze.Con la speranza di incontrarci presto e uniti nella fede, vi mando unprofondo abbraccio e saluto.

P. Leonardo Della Picca

Rosario, (Santa Fè) gennaio 2009Sempre ricevo la rivista della Parrocchia, dalla mano di questo amico in comune, Andriano Cisilino.Porta molta storia che è sempre buono conoscere e ci mantiene in contatto col nostro passato. Grazie

Picco Roberto

San Martin (Bs As), 13 dicembre 2009abbiamo ricevuto il Bollettino, è arrivato molto prima di quando realmente credevamo, siamo sorpresidella quantità di note e ricerche; è prezioso e abbon-dante di notizie, dove si ricava l’origine di ogni fami-glia. Per vostra conoscenza, il Bollettino spedito daMereto il 3 dicembre, è arrivato al nostro domicilio ilgiorno 11.Un grande abbraccio ai collaboratori per il vostrolavoro. Saludos

Luciano Della PiccaBuenos Aires, 15 dicembre 2009,abbiamo ricevuto il Bollettino di Pantianicco. Grazieper l’invio e per tenerci presenti. Veramente è com-movente ricevere questa pubblicazione che ricorda lastoria e i racconti dei miei genitori e dei nonni. Misento più unito a voi e mi fa piacere che il legamenon si è rotto per l’assenza di essi. Mandi

Manazzone Enrique

Buenos Aires, 31 dicembre 2009,Abbiamo ricevuto “Qui Pantianicco”, sempre è unregalo per il nostro cuore, grazie. Auguri e buon2010, un abbraccio fortissimo.

Mirta E. Degano e famiglia

Buenos Aires, dicembre 2009I nostri più sinceri auguri di Pace, gioia e prosperitàper tutto “Qui Pantianicco” dall’Argentina. Una partedel nostro cuore sta sempre con voi, che vi accompa-gni tutto l’anno. Felice e Santo Natale. Buon AnnoNuovo,

Pablo Hernàn Della Picca e famiglia

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Monfalcone (Go), Natale 2009Grazie per il Bollettino parrocchiale, complimentialla redazione. Tanti auguri a voi e a tutta la classedel 1938. Un abbraccio

Anna Maria AgostiniQuilmes, Don Bosco, gennaio 2010Caro Padre don Giovanni, un grazie a tutti i colla-boratori di “Qui Pantianicco” che lo ricevo conmolto piacere. Vi mando una piccola collaborazio-ne per il bollettino. Tanti auguri per il 2010.

Olimpia Cisilino

Cervignano (Ud), 25 gennaio 2010Ho il piacere di ricevere il Bollettino e vi ringraziodell’invio, mi rammenta i momenti trascorsi aPantianicco.

Pravisani Vana

Genova, 3 febbraio 2010Carissimi collaboratori, grazie per vostro continuoimpegno; invio un contributo e un augurio. Buonlavoro, mandi.

Cragno Raffaele

Tormini di Roè Volciano (Brescia), febbraio 2010Ai collaboratori un vivo ringraziamento per averonorato la nostra dinastia Cisilino partendo dalpatriarca; invio offerta.

Cisilino TeresinaSan Martin (Bs As), 3 aprile 2010Auguri di una Santa Pasqua, da parte della mia

famiglia, a tutti i paesani; mando al gentile gruppodel bollettino uno speciale saluto e ringraziamento.

Luciano y Julia Della PiccaSan Justo (Bs As), 10 maggio 2010Carissimi collaboratori, con la presente, oltre airingraziamenti per l’invio del bollettino “QuiPantianicco”, da parte di mamma Delia, vi allegoun contributo per il vostro lavoro. So che non èmolto ma è di cuore.

Molaro MarseloHamilton (Canada), 1 agosto 2010carissimi compaesani e collaboratori, in occasionedel nostro sessantesimo di matrimonio vi mandia-mo un caloroso saluto e un contributo per il sosten-tamento del Bollettino. Tanti saluti a parenti eamici.

Giovanna e Gastone ManazzonePantianicco, giugno 2010Grazie a tutti per il bel capolavoro che sempre rice-viamo in Argentina con tanto piacere e nostalgia. Atutti i collaboratori nuovamente grazie. Vi salutia-mo.

Sarita e Ettore Cragno

I familiari di Maria Della Picca in Fallone (figlia diCisilino Irma e Della Picca Donato) ricordano laloro amata congiunta e ringraziano Don G. Boz e isuoi collaboratori per il lavoro svolto che si augu-rano possa continuare in futuro. Allegano unagenerosa offerta.Giugno 2010.

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LETTERA A PIERINA CRISTINA RIZZATOSono Edda Cisilino, figlia di Bianca, amica di tua madre Angelina e sorella di Cristina, moglie dituo zio Eliseo.Mio padre Redento era fratello di Aldo tuopadrino. I miei genitori sono mancati 25anni fa. Tra le foto di mia madre c’era quelladella “Nera di Santa di Rosa” con te e tuofratello, quando siete partiti per l’Argentina.Mi è venuto spontaneo pensare che ti avreb-be fatto piacere vederla pubblicata sulBollettino, anche se certamente l’avraianche tu.Io ho qualche anno più di te e ricordo tuamamma e voi bambini che venivate spesso acasa nostra.Leggere la tua mail mi ha ricordato i tempipassati e perciò ho pensato di inviarti questipensieri.Con affetto - Edda

Pantianicco 1948 - La Nera di Santa di Rosa; Angelina Cragnocon i figli Pierina e Arveno in prtenza per l’Argentina.

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Allegra gioventù pantianicchiese negli anni ‘60. Siriconoscono: Cisilino Olvino, Leandro, Luciano,Giuliano, Bertolissi Pierino, BrandolinoGianpietro, Bunello Pierino e Silvano, MattiussiDomenico, Toppano Vittoriano, Goffredo.

Hamilton (Canada), 1 agosto 2010 - Gastone e GiovannaManazzone, festeggiano il loro sessantesimo anniversario di matri-monio assieme ai quattro figli, nipoti e pronipoti.

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Giugno 2010 - I “Coderans” di quà e di la da laga e parenti.

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Giovanni è nato a Pantianicco il 15.11.1921, f iglio diValentino Galliano e Clelia Della Picca, suo fratello Ernesto ènato nello stesso paese e Jorge a Buenos Aires.Erano giorni difficili dopo la prima guerra, Valentino e Cleliadecisero di emigrare in Argentina, terra del sole, del tango, delfiume colore del leone, del buon mangiare e del buon vino.Poco tempo dopo Giovanni e Ernesto seguirono i passi deiloro genitori e si stabiliscono a Quilmes.Giovanni il 26.08.1944 si è sposato con Carmen, dal loromatrimonio sono nati due figli Carmen Clelia e Alberto Juan,quattro nipoti: Paula, Laura, Mariano e Alejandro, e un bisni-pote Agustìn.Giovanni, nostro padre, era un uomo semplice, rispettoso,forte, lavoratore instancabile. Aiutava a tutti quelli che aveva-no bisogno di aiuto. Di sorriso franco, occhi trasparenti, cre-duli, speranzati, azzurri come il cielo, come il mare che haattraversato una volta solo andata, perché è morto lontanodalla sua terra, anche tante volte ha preso il biglietto di aereoandata e ritorno, sempre ritornava perché qui a Quilmes rima-veva la sua famiglia.Davanti agli ostacoli metteva la sua forza e andava avanti.Aveva sempre parole di fede, di speranza, diceva sempre “nonvi disperate, piano piano si va lontano”, “domani sarà un altrogiorno, il tuo impegno andrà avanti”.Amava l’Argentina, amava LA SUA TERRA, non l’ha maidimenticata, con la sua moglie sono stati tre volte in Italia, esempre pensava di tornare.Carmen la nostra madre era una donna dolce, sempre impe-gnata nella sua famiglia, che non mancasse qualcosa e che

tutto sia sistemato.Mi presento, sono Carmen, mentre scrivo ascolto la radio,suona Pavarotti con “una furtiva lacrima”, nostro padre la can-tava sempre, il ricordo, e l’emozione mi invadono e le lacrimecorrono nel mio viso.Quasi tre anni sono stata pensando come scrivere, cosa dire,oggi la penna scrive da sola, anche Pavarotti è presente e ciraggiunge intorno all’amore come la vita stessa.Carmen è morta il 20.12.2002 e Giovanni il 7.11.2007, pochigiorni prima del suo 86º compleanno, tutti due nati, vissuti,amati, e morti come hanno vissuto: senza sofferenze.Noi, i suoi figli siamo orgogliosi di averli avuti come genitori.Vada un saluto da parte nostra a tutti quelli che hanno cono-sciuto GIOVANNI e CARMEN

Carmen Clelia Cragno

LE PAGINE DELL’EMIGRANTERICORDO DEI GENITORIGiovanni Galiano Cragno (1921-2007) e la sua moglie Carmen Cia Nimis (1924-2002)

Avellaneda 1949 - I tre fratelli Della Picca Elso, Isabelio e Maria (figli di Angelo) con le loro famiglie.

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Buenos Aires - anni ‘30Manazzone Maria (sorella di Norina) con la famiglia.

Buenos Aires 1988 - Ricordo degli ottant’anni di NORMA, festeggiata dal figlioEno, Luigia, Elso, Benvenuto, Sieno, .....

Ramos Mejia (Bs As) 10 maggio 2010Molaro Marcello, la moglie Elisabet e i figli: Juan Ignacio, Maria Victoria eGabriel assieme a cugini ed amici.

Buenos Aires, anni ‘50. Norma Cisilino con i figli Eno e Irvana

Buenos Aires 1953-1954Teresa Erminia e Mario VirgilioTreppo figli di Bertina Giacomini.

RACCONTI PER IMMAGINI

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AI NOSTRI NONNIIn un importante convegno organizato a Roma sulla terza età, il significato conclusivo è stato che l’età osservatarisulta essere una delle poche “materie prime” di cui il nostro paese dispone. La nostra è una delle popolazioni piùlongeve dei paesi civilizzati: contiamo già 14mila ultracentenari e 450 mila ultranovantenni.La fascia di questa età è diventata ormai amplissima con l’entrata degli ultrasessantenni, con una longevità attiva,per cui i vecchi non sono più considerati un peso per la società, bensì una ricchezza sotto forma di sentimenti, diaffetti, di emozioni che danno significato alla nostra comunità.Questi vecchi hanno progetti di vita, figli e nipoti da aiutare, partecipano attivamente alla vita della comunità,hanno un comportamento sobrio e rispettoso dell’ambiente. Quindi cari nonni, con queste prospettive, stiamo sereni e viviamo intensamente la vecchiaia che ci è concessa.

... Biel svelt si sfuee il lunari,si sa che il timp al va;ma se o podès, Signôr,a 85 rivâ...No sta capîmi mâl, Signôr;ma o ai amîsche cence grancj malansa àn fat 86! Jo ti domandi, alore,(scuse se mi permet):Signôr, saressial masse rivâ a87?Tu mi dirâs, Signôr,che aromai si è fate gnot;però cul To lusôrjo o dîs che 88...Par viodi tantis robis,

par podê gjoldi il gnûf,al mi larès tant ben di vivi 89.”“Sù, sù - disè il Signôr -ti duelin ducj i vuese ce che no ti dûlsiervîti no ti pues.”“Tu âs reson, Signôr!Reson, ma propit tante.Al è che jo o pensaviche, insome, ancje 90...Perdonimi, Signôr,se o soi un tic golôs,ma, cuant che t’ûs, soi prontpe... Cjase di Ripôs!”

Luigi Mestroni

Preiere di un di otante

Pantianicco 1957 -Festeggiano la nasci-ta di DanieleCisilino: CisilinoSettimio e ColauttiAnnunziata (nonni),Nobile Giocondo,Brandolino Dante,MorettonBernardino eZecchin Argentina(santoli),Maggiorino (papà)Liana, GaiardoAngelina, Marsilla,Sara, Maria diSandrin, Dirce,Enrichetta, Valeria edue fratelli dellamamma Algira.

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C R O N C R O N A C A C AAOTTOBRE 2009

Mese dedicato alla recita del Rosario. Dopo la solennefesta alla Madonna e le Prime Comunioni dei nostriragazzi a Plasencis, riprendiamo la nostra cronaca,che spero, sia esauriente e di vostro gradimento.

Domenica 18. In Cattedrale a Udine ha fatto il suoingresso solenne, alla guida della Chiesa Udinese,mons. Andrea Bruno Mazzocato, nostro nuovoArcivescovo.

Domenica 18. Giornata dedicata alle missioni ditutto il mondo, nelle buste in chiesa sono stati rac-colti 180 euro.

Il tempo: inizio mese con temperature fredde; duesettimane di caldo afoso, quasi estivo con 27 gradi dimassima. Metà mese con freddo invernale. Ci sonostati 5 giorni consecutivi di pioggia, mm85.

NOVEMBRE 2009

In questi giorni tutti abbiamo frequentato il cimiteroe il monumento dedicato ai nostri caduti per la patriae sicuramente più di qualcuno ha notato che la fac-ciata della “cappella” del cimitero e parte della fac-ciata del monumento erano imbiancati di fresco, ungrazie alla persona generosa che ha eseguito il lavo-ro. Il nostro futuro sarà tutto basato sul volontariato?

Lunedì 02. L’intemperanza del tempo ci ha impeditodi onorare i nostri defunti in cimitero, ugualmente liabbiamo ricordati con la celebrazione Eucaristica inChiesa.

Sabato 07. Inaugurazione del nostro restaurato orga-no con la presenza di parrocchiani, autorità ed esti-

matori dellostrumento. Èstato suonatomagistralmen-te dall’organi-sta maestroS t e f a n oBarberino diCodroipo; altermine, incanonica, si èsvolto un pic-colo rinfresco.Tutti noi desi-deriamo chequesto prezio-so strumentosia spessousato. Nuoviorganisti cheaccompagnano

le funzionir e l i g i o s e

sono sempre ben accolti.

CENTRALE IDROELETTRICA A PANTIANICCOInaugurata, il 27 novembre, dal Consorzio diBonif ica Ledra-Tagliamento una nuova centraleidroelettrica situata, in direzione Mereto, sulla destradopo il ponte sul Corno, denominato di S.Antonio.La centrale può produrre 3 milioni di kwh utilizzan-do la condotta forzata lunga 5,5 Km e con un disli-vello di 40 metri. Questa condotta è adibita all’irri-gazione ad aspersione dei 2000 ettari di terreno neicomprensori agrari di Pantianicco e Coderno.L’opera rientra nel Piano energetico del Consorzionel mantenere fede all’obiettivo di ottimizzare larisorsa dell’acqua con la massima efficienza. La cen-trale è stata realizzata in un anno. L’acqua che scorrenella condotta forzata è utilizzata nel periodo estivoper l’irrigazione e i mesi restanti per la produzionedi energia elettrica che viene poi immessa nella retenazionale. All’inaugurazione presenti i dirigenti del Consorzio,il sindaco Cecchini e alcuni politici, è stata fatta labenedizione dell’opera da parte del parroco donGiovanni.

(da quotidiani locali)

Il tempo: i primi 15 giorni sole alternati a pioggiaabbondante, la seconda quindicina è stata caratte-rizzata da giornate uggiose con temperature sopra lamedia. Pioggia caduta, mm 120.

DICEMBRE 2009

Martedì 01. Sono stati consegnati in Posta a Meretoi Bollettini da spedire ai nostri emigranti.

Martedì 08. Immacolata Concezione, processioneper le vie del paese preceduta dalla S.Messa solenne,al termine, in canonica si è aperto il Mercatino diNatale in favore delle missioni Colombiane.

Martedì 15. Il presepio è stato allestito, attendiamonuovi volontari, a conclusione si è mangiato il panet-tone!!!Il chierichetto, Diego Toppano, la domenica seguenteha ringraziato i presenti in sacrestia per la prepara-zione del presepe, grazie Diego.

S.Natale, tutta la zona pastorale ha partecipato aPantianicco alla solenne S.Messa di mezzanotte.

NOTIZIA:Nei giorni 23, 24, 25 dicembre sono stati evitati 30milioni di euro di danni nei comuni di Rived’Arcano, Coseano, Mereto di Tomba, Codroipo eVarmo, grazie al sistema dello scolmatore Corno-Tagliamento che in quei tre giorni ha impedito siverificassero allagamenti pari a quelli provocati dalladisastrosa alluvione del 1920. Causa le piogge inten-se il torrente Corno, in località S. Mauro di Rived’Arcano, ha fatto segnalare tre successivi colmi diLe nuove tastiere del restaurato organo, 7 novembre

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piena con portate arrivate quasi al limite, che è di120 metri cubi al secondo. L’esondazione è stata evi-tata dal sistema di deviazione che fa confluire leacque in eccedenza dal Corno al Tagliamento all’al-tezza di Aonedis di Villanova di S. Daniele. Il siste-ma prevede un funzionamento automatico gestito dalConsorzio Ledra-Tagliamento con supervisione dellaProtezione Civile regionale. Il sistema scolmatore ècostato 50 milioni di euro. A fronte di questa spesa,dalla sua messa in funzione ad oggi (2004-2009)sono stati evitati danni per 100 milioni, “è meglioprevenire che curare” (da La Vita Cattolica).

In questo mese si è provveduto al rinnovo delConsiglio Pastorale e del Consiglio per gli AffariEconomici della Parrocchia. Il rinnovo si è svoltomediante adesione personale da apporsi su fogli postiin fondo alla chiesa, l’invito è stato rivolto in chiesapiù volte e mandato con volantino scritto, assiemeagli orari del mercatino, in tutte le famiglie. Non cisono novità di rilievo, pochi volti nuovi.

Il tempo: un mese prettamente invernale che non siverificava dal lontano 1929, con temperature a -15°-16°. In questo mese si sono verificati tutti gli eventiatmosferici. Alto il tasso di umidità. Il giorno 19, alleore 03 è iniziata una forte nevicata che è proseguitafino a sera, 20 cm di neve. Pioggia caduta mm. 230.

GENNAIO 2010

Venerdì 01. Inizio del nuovo anno con il canto alloSpirito Santo che ci sostenga per tutto il nostro ope-rato, all’offertorio sono stati portati gli incassi delMercatino concluso prima di Natale. Anche in questaedizione la generosità della nostra gente è stata lode-vole, nel preparare e nell’acquistare; la somma rac-colta è stata di 2000 euro.

Mercoledì 06. Epifania del SignoreNelle buste distribuite in chiesa per la raccolta difondi a favore dell’infanzia bisognosa delle missioni,sono stati offerti 150 euro. Questa festa conclude i“Grandi” festeggiamenti natalizi.

Sabato 9 e domenica 10. Programmato da donGiovanni, è stata offerta a tutte le comunità dellazona pastorale l’esperienza di un incontro con trenostri seminaristi ed una suora. Queste personehanno incontrato le comunità con vari incontri suddi-visi in fasce d’età, gli adulti durante le SS. Messe.Questa esperienza è servita per farci capire quantoimportante che ognuno di noi senta la chiamata diDio e capire qual è il progetto che ci ha riservato.

Giovedì 21: Promossa dalla Pastorale Familiare dellanostra Forania, si è tenuto in canonica a Mereto unmomento di riflessione sulla vita di coppia e loroesperienze, a presenziare la serata era una coppia disposi preparati a portare la loro esperienza e testimo-nianza a questo incontro. Poche le coppie presenti,età media oltre i sessant’anni. Si ricorda che laPastorale Familiare durante l’anno, a Campoformido,tiene degli incontri mensili dove partecipano coppie

di sposi e i loro figli.In questi momenti c’è la possibilità di parteciparealla santa messa e dopo di consumare tutti assieme ilpranzo che ognuno porta da casa.

Domenica 24. Festa dei lustri di matrimonio di tuttala zona pastorale nella parrocchiale di Mereto, conla celebrazione di una santa messa in ringraziamentoper tutte le coppie di sposi che quest’anno festeggia-no i primi cinque anni dal loro matrimonio fino al60° e oltre…

Dal 27 gennaio al 26 febbraio don Giovanni,accompagnato da Giuliano e Luciana, si sono recatiin visita missionaria in Colombia; al ritorno sonopassati in Salvador per ricordare, a 40 giorni dallamorte, padre Giovanni Bergamasco, che tutti noiabbiamo conosciuto durante le sue visite annuali alnipote don Giovanni e per averlo avuto molte volte acelebrare la santa messa.

Il tempo: il mese che non si smentisce: vento gelido(siberiano), freddo intenso, pioggia e nebbia.I giorni 04 e 29, una bella spruzzatina di neve per lagioia di tutti. La media delle temperature è stata da-5° a +6°; pioggia caduta mm. 81.

FEBBRAIO

Venerdì 19. Si è iniziato lo sfrondo con l’aiuto diuna ditta esterna, degli alberi circostanti la chiesettadi S. Antonio. Era un’operazione resasi ormai neces-saria per l’età raggiunta dalle piante.

Il tempo: i primi 18 giorni di sole alternati a piog-gia e freddo, temperature da -6° a +8°; il resto delmese è stato caratterizzato da un tempo primaverile,con temperature sopra la media; pioggia caduta 152mm. (fevrarut pies di dut).

MARZO

Venerdì 05. Dopo alcuni giorni di attesa si sonoripresi i lavori di sfrondo a S. Antonio; c’era la spe-ranza che dopo l’invito pubblico in chiesa si presen-tasse qualche volontario in più di quelli soliti, macosì non è stato, pazienza sarà per il prossimo lavo-ro.

Mereto, 24 gennaio, festa dei lustri di matrimonio.

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Il tempo: inizio mese con due giornate prettamenteinvernali con pioggia e vento forte. I restanti giornicon caratteristiche primaverili, fresco di notte ecaldo durante la giornata con punte di 33°. Pioggiacaduta 42 mm.

MAGGIO

Domenica 23. Pentecoste, ritiro spirituale per tuttala zona pastorale, presso il parco della chiesetta diS. Antonio. Il tema di quest’anno: “Maestro buonocosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”.Questo incontro è un’occasione che il Signore cipropone per riflettere sulla vita cristiana, di fede, dicoerenza…. Durante la celebrazione della santamessa, c’è stata la chiusura dell’anno catechistico ela consegna della Bibbia ai ragazzi della PrimaComunione. Di tutta la zona pastorale erano presentiuna ventina di adulti.

Nota: (per l’ennesima volta) mese di maggio, dopoil S. Rosario e la messa feriale una persona presentein chiesa dice: “Non è possibile avere un prete incasa (don Paolino) e non avere la messa prefestiva ilsabato sera”. Un’altra persona presente risponde: “Ame non va bene l’orario delle 9.30 della messa didomenica, come la mettiamo?”. Com’è diff icileaccontentarci! Trent’anni fa, mons. Luciano Felice,Vicario Generale della nostra Diocesi, ad ogni

Sabato 06. campane a festa per i 100 di Amelia,auguri dalla comunità.

Giovedì 11. A Mereto dopo un triduo di preparazio-ne, si è commemorato il 54° anno della morte della

V e n e r a b i l eC o n c e t t aBertoli. A pre-siedere la cele-brazione seraleè stato il nuovoA r c i v e s c ov oAndrea BrunoMazzocato.

Il tempo: giornifreddi al matti-no con -3°, nelcorso dellegiornate, varia-zioni frequentidel tempo, dacielo sereno, adaria frizzante, anuvoloso epioggia. Nelcorso del mesesi sono avutealcune giornate

con temperature primaverili; pioggia caduta mm. 51.Curiosità: il giorno 10 piccola bufera di neve; ilgiorno 27 i primi tuoni di primavera.

APRILE

Mercoledì 14 a sabato 17. Alcuni fedeli della nostrazona pastorale si sono recati in pellegrinaggio aMedjugorje. E’ un luogo di pace!

Sabato 17. 14ª raccolta diocesana di indumenti usati,scarpe e borse; il ricavato sarà utilizzato per sostene-re la realizzazione di un laboratorio di sartoria e tap-pezzeria a Udine, destinato al reinserimento socialedi persone in difficoltà. Un grazie doveroso alle per-sone che con i loro mezzi (Ape) hanno provvedutoalla raccolta dei sacchi e portarli al centro di raccoltadi Basiliano, un grazie alla generosità della popola-zione.

Chiesa di Mereto; nuova collocazionedelle spoglie della Venerabile ConcettaBertoli.

Veglia pasquale,benedizione delfuoco.

Ritiro spirituale a S. Antonio, 23.5.2010

Veduta del parco di S. Antonio dopo il taglio dei rami (marzo 2010)

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incontro foraniale a Sedegliano diceva: “Abituate ifedeli a poche messe, partecipate con convinzione”.A buon intenditore, poche parole.

Il tempo: i primi quindici giorni nuvoloso e pioggia;i restanti, sole, caldo e vento; temperature massime30°, pioggia caduta 198 mm.

GIUGNO

Domenica 13. Festa di S. Antonio presso la chiesettaa Lui dedicata con la celebrazione della S.Messa nelparco circostante e dove, dopo, si è svolto il tradizio-nale pranzo (al sacco). Si è svolta la consueta pescadi beneficenza in favore della Colombia che anchequest’anno è stata molto proficua rendendo ben 1550euro. Quest’anno, grazie all’interessamento della ProLoco e la collaborazione di Jan, si è potuto riavere lapresenza del maiale e così si è ripristinata la vecchialotteria, che ha reso 565,00 euro a beneficio dellaparrocchia. Un grazie alla Pro Loco per tutta la colla-borazione, per la pastasciutta e per l’organizzazionedella lotteria del maiale. Le previsioni del tempo nonerano delle migliori, ma S.Antonio ha permesso chela giornata non fosse molestata da pioggia, che inve-ce si è fatta vedere verso le 20 con un furioso tempo-rale.

Il tempo: mese all’insegna del bel tempo, caldoafoso con picchi di 37°; alto il tasso di umidità. Ilbel tempo è stato interrotto da tre giorni di pioggiapiù un violento temporale che hanno provocato unbrusco abbassamento della temperatura; pioggiacaduta mm 62.

LUGLIO

Sabato 17. Dal Settimanale Diocesano, apprendia-mo la nomina, da parte dell’Arcivescovo, del nuovoVicario Foraneo di Variano, nella persona di donMaurizio Zenarola.

Il tempo: un mese da ricordare per le alte tempera-ture, che arrivarono a segnare ben 38°, (temperatu-ra media 36°); alto il tasso di umidità. I giorni: 13,18 e 29, l’aria si è parzialmente rinfrescata con fortitemporali che provocarono la caduta di 76 mm diacqua.

AGOSTO

Il tempo: inizio mese con caldo umido, afoso edappiccicoso con temperature medie di 33°. Il tempoè proseguito con variabilità alternato a piogge chehanno provocato un abbassamento brusco delle tem-perature sia minime che massime; pioggia 110 mm.Il giorno 25 in alta montagna si è verificata laprima leggera nevicata.

SETTEMBRE

Domenica 12. La sezione AFDS, Donatori di san-gue di Plasencis, ha festeggiato 52 anni della suaattività con la celebrazione a S.Marco della S.Messain ringraziamento e in ricordo di tutti i donatoridefunti. Sono poi state consegnate le varie beneme-renze ai donatori, dal diploma alla Goccia d’oro. Lasezione di Plasencis conta 390 iscritti di cui 244 inattività. Ci auguriamo che l’entusiasmo alla dona-

zione non venga maia mancare.

Domenica 19.Solenne celebrazioneliturgica di immissio-ne di don MaurizioZenarola a parrocodelle sette parrocchiedel comune diBasiliano e a vicarioforaneo di Variano,alla quale noi dipen-diamo.

Giovedì 23. Ultimoappuntamento, dellacelebrazione della S.Messa settimanalepresso la chiesetta diS. Antonio, che datradizione si celebraFesta a S.Antonio del 13 giugno

I vincitori della lotteria del maiale della festa di S. Antonio.

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nel mese di agosto e settembre; l’affluenza è statabuona. In queste settimane le offerte raccolte nellacassetta sono state di 200 euro.

Venerdì 24. Inaugurazione della 41° edizione dellaMostra della mela, che vedrà impegnati volontari edestimatori di questi avvenimenti per due fine settima-na, fino a domenica 3 ottobre.

Il tempo: giornate soleggiate primaverili con tempe-rature di 30° durante il giorno, così fino a metà mese.Il resto con piogge abbondanti intervallati a giorni disole, pioggia caduta 270 mm.

OTTOBRE

Domenica 03. Festa del Madonna del Rosario, cele-brazione della S. Messa solenne e processione per le

vie del paese. Quest’anno ai fedeli e più ancora aiportatori, all’uscita per la processione c’è stata unasorpresa; trovarsi davanti un carretto addobbato sulquale portare in processione la statua della Madonna.Portarla a spalla era più meritevole, ma purtroppo,per la mancanza di persone giovani, ci si è visticostretti a provvedere ad un mezzo che aiuti nellafatica. I portatori saranno sempre necessari. Ungrazie a Luciano e collaboratrici per il carretto.

Domenica 10. Solenne Prima Comunione, a Mereto,per nove ragazzi della nostra zona pastorale.

Mercoledì 20. raccolta della soia coltivata sui terrenidella parrocchia; grazie alle persone volontarie chehanno provveduto alle varie fasi della coltivazione,sono stati raccolti 77,10 quintali.

Chiusura delle Messe a S. Antonio celebrate nei mesi di ago-sto e settembre.

Pantianicco 25 settembre, festa comunale degli anziani

24 ottobre 2010, 84ª Giornata Missionaria Mondiale; gradi-ta presenza, in compagnia del fratello Carlos, di mons.Francisco Javier Munera vescovo del Vicariato Apostolico diS. Vicente del Caguan in Colombia. La comunità ringraziamons. Francisco per la presenza e per i pensieri che ci hatrasmesso per migliorare il nostro essere missionari nel rap-porto con i nostri fratelli e nelle attività di ogni giorno.

Mons. Munera ha ringraziato la comunità con una lette-ra inviata a Don Giovanni a metà novembre da Madrid.

Vilmo e Luigino Manazzone il meteorologo

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Il giorno 6 aprile 2010, presso la Libera UniversitàInternazionale degli studi sociali di Roma, ha conseguito lalaurea specialistica in Relazioni Internazionali e diplomati-che con 110/110 e lode Stefania Versaci, figlia di Alfonso eMalvina Nobile. Ha discusso la tesi “La lotta alla piraterianel diritto internazionale” con il prof. Ugo Villani ed il cor-relatore prof. giuseppe di Gaspare

Il giorno 5 febbraio 2010, all’ Università degli Studi diUdine, Della Picca Marco si è laureato in EconomiaAziendale.

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Ringraziamento

Don Giovanni e i collabora-tori ringraziano tutti gliemigranti e paesani chehanno contribuito all’uscitadel bollettino offrendo lapropria disponibilità, articoli, fotografie, offerte.Un plauso particolare aquanti hanno sostenuto eco-nomicamente la divulgazio-ne del presente bollettino.

20.01.2010 - Flumignan Olema con figli, generi e nuora festeggia 90 anni

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VIVONO NELLA PACE DI DIO!

GIACOMINI MARIAin Fabbro

anni 77 - 12.11.2009

MATTIUSSI OVILMAved. Toppano

anni 96 - 16.12.2009

VISENTIN ROSANOSacile

anni 74 - 05.12.2009

CISILINO UMBERTO QUINTO

anni 90 - 24.12.2009

MANAZZONI CIROanni 93 - 16.01.2010

BASSETTO GIUSEPPEanni 86 - 17.03.2010

CISILINO DANTEanni 94 - 19.03.2010

MANAZZONE ANNAMARIA

anni 83 - 02.04.2010

CISILINO ENOanni 87- 11.04.2010

BRAGAGNOLO RITAved. Picco

anni 90- 05.07.2010

CISILINO EGIDIOanni 95 - 16.07.2010

VELIA MANAZZONEOlivos, (Buenos Aires)

30.10.2010

CISILINO GINA ved. Cisilinoanni 92 - 26.10.2009

!

!TOPPANO DERNA AMELIA

ved. Buttazzonianni 93 - Udine, 18.6.2009

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cÜ|Ç w|aÉäxÅutÜ

Ce sunâ di cjampanis pai paîse vicins e lontans!Si dàn di volte i vîspar sunâ pai defònz;ogni fameepar qualchidun ‘e sune,par qualchidun ‘e pree.ca jè vuèide une scune,là,dongje il fûc, jè vuèide une cjadree.

Ce sunâ senze fin! A glons,a glons,plui planc,plui fuart,plui fuartdi dutis lis passions‘e pâr la vôs tal sun che vie pal scûrsanglozzant, sanglozzant senze con-fuart

te gnot sui cjamps al mûr.Po si cidine dut e tal paîssi distudin i fûcs:cui ca, cui là tai lûcs,son duc’ indurmidîz.Ma prime di lâ sot,àn empladis lis sèlis.Si sa che cheste gnot,sot il lusôr des stelis,lis Animis laràn di cjase in cjasea trops,a processions,senze viarzi nè puartis,nè portons:entrin e no cïulin,bertuelis,entrin cidins quna’che duâr la int;nissun cajù lis vit^ot,nissun lis sint.

Entrin e bèvin,bèvine no bònin la sête l’aghe reste dute ta lis sèlis.

Il gjâl al cjante; è l’ore.Eco che dèvinlassâ lis lôr famèise cori vie pal frêtsot un tremôr di stelis...

Pai tròis, tai cjamps, pe stradistal vint come danadissi rodòlin lis fuèis...

Emilio Nardini (1862-1938)

n. 31 novembre 2010

Numero unico della parrocchia di

PANTIANICCO

Piazza Cortina, 533036 Mereto di Tomba

tel. 0432.860064

Aut. Trib. Ud n. 13 del 25.10.48Sped. in abb. post. gr. IV/50%

RedazioneDon Giovanni Boz

Cisilino EddaCragno OffeliaDella Picca Ines

Manazzoni Vilmo

Hanno collaboratoBrandolino Raffaele

Cisilino CatiaFioritto Giuliano

Manazzoni LuiginoMattiussi VivianaMattiussi Walter

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18.08.2009 Anastasia Pittoritti di Stefano e Orietta Manazzone.Farla di Majano

Battesimi

16.05.2010Giglio Noemi,

di Simone e di Tekeu Diane

9 giugno 1974Fanciulli della Prima ComunioneClassi 1965 - 1966

14/01/2010 La famiglia festeggia Cisilino Vinicio edEsterina per le nozze di diamante (60 anni).

27.06.2010 Duriatti Asia Luisa Elda,di Alan e di Deana Arianna

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Matrimoni

24.04.2010, Fioritto Carlo e Levaponti Nadia

23.01.2010 Gressani Denis e Fantini Debora e il battesimo di Emanuele e Matteo

10.07.2010 Bertolissi Lorenzo e

Bosa Cristina

25.09.2010 Toppano Federico e Pecile Michela

Varmo, 21.08.2010 Cisilino Raffaele

e Teresa Desimon,e battesimo del figlio Rodolfo.

28.08.2010 Di Betta Matteo e Cragno Sabina

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