Quest'anno a Natale regala dignità

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Natale 2010: quest’anno regala dignità Dicembre 2010 IN MOVIMENTO VIVI SOLIDALE COSÌ LONTANO, COSÌ VICINO Equopertutti: parole e im- magini dalle Botteghe per raccontare i 150 eventi dell’ottobre scorso In mostra: Fair Lands, viaggio nelle terre del commercio equo La slitta parte da Sud: abiti, giochi, artigianato, cosmetici e dolci per i tuoi regali dav- vero “giusti” Il Circolo del Cibo: le ricette per portare il mondo in tavola Guatemala, Filippine, Nica- ragua: i produttori in visita in Italia raccontano le loro esperienze In diretta dal Sud del mondo: in Paraguay per un sogno Poste Italiane s.p.a. spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 2, DCB Verona.

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Equopertutti: le Botteghe raccontano gli eventi dell’ottobre scorso. In mostra: Fair Lands, viaggio nelle terre del commercio equo. La slitta parte da Sud: abiti, giochi, artigianato, cosmetici e dolci per i tuoi regali davvero “giusti”. Il Circolo del Cibo: le ricette per portare il mondo in tavola. Guatemala, Filippine, Nicaragua: i produttori in visita in Italia raccontano le loro esperienze. In diretta dal Sud del mondo: in Paraguay per un sogno.

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Natale 2010:quest’anno

regala dignità

Dicembre 2010

IN MOVIMENTO VIVI SOLIDALE COSÌ LONTANO, COSÌ VICINO

Equopertutti: parole e im-magini dalle Botteghe per raccontare i 150 eventi dell’ottobre scorso

In mostra: Fair Lands, viaggio nelle terre del commercio equo

La slitta parte da Sud: abiti, giochi, artigianato, cosmetici e dolci per i tuoi regali dav-vero “giusti”

Il Circolo del Cibo: le ricette per portare il mondo in tavola

Guatemala, Filippine, Nica-ragua: i produttori in visita in Italia raccontano le loro esperienze

In diretta dal Sud del mondo: in Paraguay per un sogno

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editoriale

I l 2010 che sta per chiudersi è stato l’Anno Internazionale della Biodiversità, un tema che a noi di Ctm altromercato – come a tutto il mondo del commercio equo e solidale

– sta molto a cuore. Nei mesi scorsi l’importanza della tutela dell’ambiente e della riduzione del nostro impatto sulla natura sono state al centro di molte iniziative di sensibilizzazione, in particolare in occasione di Equopertutti, un evento che ci ha dato grandi soddisfazioni sia sul piano umano che su quello professionale. Tra le pagine di questo numero di altromagazine trovi i racconti delle Botteghe, ma soprattutto, grande spazio è dedicato alle testimonianze dei produttori che ci hanno fatto visita e che hanno raccontato il commercio equo dal loro punto di vista. Storie di vita, progetti futuri, difficoltà e vittorie, insomma, tutto ciò che per tante organizzazioni del Sud del mondo significa collaborare con noi su un piano di parità e rispetto reciproco.

Questo numero di altromagazine, però, non è solo un viaggio tra i produttori di caffè di Guatemala e Nicaragua e tra i coltivatori di canna da zucchero di Paraguay e Filippine, è anche un tuffo nell’atmosfera natalizia che caratterizza queste settimane… naturalmente in stile Altromercato! Quello che vorremmo proporti, infatti, è un modo di vivere le feste lontano dai luoghi comuni e dai messaggi consumistici che ci bombardano con ogni mezzo, scegliendo consapevolmente i prodotti del commercio equo e solidale, sobri, utili ed etici perché prodotti nel rispetto dei lavoratori e dell’ambiente.

Abiti, accessori per la casa, presepi, addobbi, giocattoli e cosmetici ti aspettano in Bottega, così come i dolci della tradizione rivisitati con ingredienti naturali acquistati da piccole realtà di Asia, Africa e America Latina e i prodotti delle cooperative sociali italiane che promuovono giustizia sociale nel Sud come nel Nord del mondo. Perché il Natale possa portare, prima di tutto, un messaggio di giustizia.

Buona lettura!

Guido LeoniPresidente del consorzio Ctm altromercato

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Diserbanti?Meglio le

capre

Editoriale

iindice

vivi solidalevivi solidale

i

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indice

in movimento così lontano così vicino27 28 31 33 34 36 40 43

Fair Tales:il Mediterraneo

è più che geografiaQuando l’arte

incontra la storia

Bibliotequa Vent’anni di commercio equo

A Natale regala dignità La slitta parte da sud Caffè: le difficoltà dei produttori

Il mondo in una mostraNuovi passi sulla

strada della sostenibilitàA tavola con il

Circolo del Cibo In Paraguay per un sogno

Il trend è solidale Babbo Natale esiste!

India: la prosperità inizia dal villaggio

È nato il Circolo del Cibo

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LE BOTTEGHE RACCONTANOin movimentoin movimento

LE BOTTEGHE RACCONTANO

Diamo i numeri! 150 eventi organizzati dal Consorzio e dai soci (il 50% in più rispetto alla pri-ma edizione), 8000 presenze, 40 serate pubbliche con i nostri produttori e la possibilità di incontrare un pubblico tutto nuovo nei cinema, nelle stazioni e nel corso delle inaugurazioni di nuove Botteghe. Questi i numeri della seconda edizione di Equo-pertutti, una manifestazione pensata proprio per

sensibilizzare i cittadini e le imprese verso un modo diverso di consumare, più attento alla persona e alla sua dignità, all’ambiente e alle sue risorse. Con i rac-conti di soci e collaboratori che trovate in queste pagine vorremmo ringraziare tutte le persone che si sono impegnate per il successo di questa iniziati-va, oltre a tutti coloro che fanno in modo che ogni giorno sia equopertutti!

Lezioni sul caffè in FnacPer l’edizione 2010 di Equopertutti Ctm altromer-cato si è potuta avvalere di un’importante collabo-

razione per la re-alizzazione di uno degli eventi più im-portanti. Gli store Fnac di Roma, Tori-no, Verona, Napoli, Genova e Milano, infatti, hanno ospi-tato corner dedica-ti ad Equopertutti con degustazioni di caffè equosolidale e momenti di in-formazione. In particolare, a Ve-

Da Monza: l’incontro con CarlosIn collaborazione con la coop. Stellapolare abbiamo organizzato un incontro con Carlos Alberto Valle che ha risposto a domande interessanti da parte dei soci e del pubblico. Carlos è stato veramente simpatico e disponibile e ha anche fatto da giudice per la no-stra gara di torte… ha detto di avere decisamente mangiato troppo in questo tour italiano e che noi gli abbiamo dato il colpo di grazia! Il pomeriggio, iniziato con delle poesie sul tema del caffè, è proseguito con il concerto dei Macchiato Caldo mentre Carlos chiac-chierava con il resto del pubblico. Le torte che hanno partecipato alla gara sono poi state assaggiate da tutti i partecipanti per una merenda conclusiva, accompa-gnate da un ottimo caffè, naturalmente! (Margherita, Il Villaggio Globale, Monza)

Da Savona: incontro con RuthLa Bottega della Solidarietà di Savona ha organizzato, in collaborazione con il Comune di Savona, Il Mondo a Tavola: un percorso di sette incontri per docenti, dirigenti scolastici e cittadini curiosi inaugurato con la testimonianza di Ruth Salditos, rappresentante dei produttori di zucchero di canna delle Filippine. All’incontro con Ruth erano presenti l’Assessore all’Istruzione e alla Promozione Sociale, i dirigenti della ristorazione scolastica, molti docenti e un pub-blico attento e interessato. Al termine dell’incontro è stato possibile assaggiare i prodotti Altromercato provenienti dalle Filippine.

rona è stato organizzato un vero e proprio viaggio nel mondo del caffè, attraverso le informazioni ma soprattutto attraverso il gusto. Maria Moretti, coor-dinatrice dell’area acquisti alimentari di Ctm altro-mercato ha analizzato le problematiche che stanno dietro alla produzione e alla commercializzazione di un prodotto di consumo quotidiano come il caffè e che non tutti conoscono. Elisa Damoli, product ma-nager alimentari di Ctm altromercato, ha illustrato le caratteristiche dei vari caffè che troviamo in Bot-tega, mentre Valentina Pontorno, dell’area ricerca e sviluppo prodotti alimentari in Ctm altromercato e degustatrice di caffè, ha accompagnato i presenti in una degustazione guidata, un percorso sensoriale in cui hanno potuto riconoscere e apprezzare gli aro-mi e le particolarità di ognuna delle bevande.

La nuova Bottega di Roma vi ringrazia!Finalmente un’insegna Altromercato si è accesa an-che nel cuore di Roma. La Bottega di via di Ripetta 262 è stata inaugurata sabato con una bellissima giornata ricca di eventi. La mattinata è stata dedica-ta alle attività per i bambini, alle degustazioni di caffè e soprattutto all’incontro con il produttore di caffè Edmundo Javier Quezada (Soppexcca, Nicaragua). Nel pomeriggio il caffè scientifico sul tema della biodiversità, con la partecipazione di AIAB, Biover-sity International e Oxfam Italia, con l’intervento del produttore Edmundo, è stato un vero succes-so: la parte inferiore della Bottega si è riempita di persone interessate al tema che hanno seguito con attenzione e grande partecipazione il dibattito. La giornata si è conclusa poi con una vera festa, con musica, brindisi e un gustoso aperitivo equosolidale. Quello che rimane della giornata è una splendida immagine di una bottega gioiosa, con la speranza e l’augurio che sia solo l’inizio di un grande succes-so per il commercio equo all’interno della Capitale. (Cooperativa Pangea Niente Troppo)

Ecco il comunicato stampa che l’associazione Pro Loco Bagnara Calabra ha realizzato in occasione dell’incontro tenutosi all’Istituto Scolastico Superiore “E. Fermi”.“I mafiosi sono bravi a fare il male. Noi dobbiamo essere bra-vi a fare il bene”. Questo è stato uno dei tanti messaggi lanciati da Domenico Nasone, rappre-sentante dell’associazione Libe-ra. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie durante l’incon-tro organizzato con gli studenti dell’Istituto Scolastico Superiore

“E. Fermi” di Bagnara Calabra a cui hanno partecipato 40 stu-denti, professori, i giovani dell’as-sociazione Turistica Pro Loco di Bagnara Calabra e della Bottega del Sud del commercio equo e solidale di Reggio Calabria. Li-bera, nata il 25 marzo 1995 con l’intento di sollecitare la socie-tà civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia, è attualmente presente in tutta Italia. A Reggio Calabria opera da diversi anni per diffondere una cultura di legalità e giustizia con-

tro ogni forma di oppressione della ‘ndrangheta, impegnandosi concretamente per i parenti del-le vittime di mafia, per il riutilizzo dei beni confiscati e contro il ra-cket delle estorsioni. L’intervento è stato seguito dalla proiezione di un documentario sul com-mercio equo e solidale con la partecipazione di Vandana Shiva, esperta mondiale dei temi della biodiversità e vice presidente di Slow Food Internazionale”. (Da-niela Dominaci, rappresentante Gruppo Giovani Pro Loco)

Sembra che il volantino con gli appuntamenti a forma di tazzina sia piaciuto! Queste foto ci sono state in-viate dalla Bottega Spicchio di Mondo, Borgo San Dalmazzo, Cuneo

A Bagnara Calabra con Libera

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in movimento in movimentoSi parte anche a Milano!Anche il cuore di Milano è diventato equo e solidale! Il 2 ottobre è stata inaugurata la nuova Bottega del Mondo di via Mercato 24, in zona Brera, che ha attratto subito gli appassionati, ma anche sempli-cemente passanti e curiosi. Alle 17, Pietro Raitano di Altreconomia ha fatto un breve intervento sul commercio equo e solidale e sulla sua importanza, a cui è seguito l’intervento di Ruth Salditos di Pftc (Panay Fair Trade Center), partner di Ctm altromercato che produ-ce zucchero equo e solidale nelle Filippine. Ruth ci ha parlato della realtà del suo Paese, dell’importanza del Consorzio per i produttori e delle varie dinamiche di mercato in cui essi sono coinvolti. Il tutto si è concluso con un ricco buffet di cibi e bevande provenienti dal commercio equo, a cui è seguito un concertino jazz, che ha creato un’atmosfera davvero piacevole in Bottega.

Si è chiuso con un bilancio po-sitivo il convegno “Contadini, so-stenibilità e sviluppo: commercio equo e solidale, modelli virtuosi per tutti”, ospitato all’interno del-la prima edizione di Kuminda a Milano. L’incontro è stato orga-nizzato presso Cascina Cuccagna, un progetto in elaborazione che mira a realizzare nel cuore del capoluogo lombardo un centro polifunzionale d’iniziativa e parte-cipazione territoriale con la pre-senza di orti e serre didattici, una bottega a filiera corta e altre ini-ziative per la promozione di mo-delli agricoli in grado di conciliare qualità e sostenibilità, modernità globale e tradizione locale, con-sumo sostenibile e risorse terri-toriali.Tale scelta testimonia la forte vicinanza e l’impegno del movi-mento del commercio equo e solidale nella diffusione del con-cetto di sovranità alimentare e di

cibo come diritto inalienabile per tutti. Il convegno è stato arricchi-to da relazioni di grande spesso-re, grazie alla presenza di Loren-zo Peris, consultant della FAO, Paolo Salafia di GfK Eurisko e Ruth Salditos, una rappresentan-te di Pftc, realtà del commercio equosolidale delle Filippine. La conferenza si è conclusa con un momento di incontro e confron-to più che positivo, animato da Enzo Argante di Radio 24, a cui hanno attivamente preso parte anche i presidenti delle maggio-ri organizzazioni di commercio equo italiane: Ctm altromercato, FairTrade Italia e Agices. L’iniziati-va, prima nel suo genere, ha fatto emergere i molti punti di inte-resse e obiettivi comuni sui quali continuare a lavorare assieme al fine di promuovere modelli di svi-luppo che mettano sempre di più al centro l’uomo, i suoi diritti fon-damentali e l’ambiente in cui vive.

Kuminda

Da Bari: l’incontrocon EdmundoLa cooperativa Unsolomondo di Bari ha organizzato un incontro con Edmundo Javier Quezada di Soppexcca. Hanno partecipa-to circa 40 persone, che hanno seguito con attenzione il raccon-to di Edmundo, chiedendo anche dettagli sulle origini di Soppexcca e particolari sui rapporti con i pic-coli produttori che non rientrano nell’unione di cooperative. Per noi è stata davvero un’occasione im-portante per consolidare il rap-porto con i nostri consum-attori e con associazioni locali con le quali cerchiamo di fare rete sul territorio per sensibilizzare i cittadini baresi sui temi del consumo critico. Inoltre,

la coop. Unsolomondo, che opera da più di 15 anni nell’ambito della promozione e sensibilizzazione sul-le tematiche del consumo critico e del commercio equo e solidale, ha approfittato dell’occasione per reinaugurare la sua sede storica di via Dante 189, rinnovata nei colori, nella disposizione e resa più lumi-

nosa. Oltre alla degustazione di prodotti si sono svolte animazioni musicali in collaborazione con l’as-sociazione Il canto della Terra, l’associazione Origens e il Grup-po Mamba che hanno richiamato un grande pubblico. (Betty Unso-lomondo)

Da Verona: “Aroma di caffè …”All’interno della manifestazione Naturalmente Ve-rona abbiamo promosso Equopertutti nel nostro stand e organizzato la conferenza Aroma di caffè: dalla “fame creata” alle piantagioni di caffè equo e solidale a cui hanno par tecipato l’antropologo Vittorio Rinaldi e Carlos Alberto Valle, rappresen-tante di Fedecocagua (Guatemala). La conferenza

costituiva anche momento di formazione nell’am-bito di un progetto educativo finanziato dal MAE e promosso a Verona dalla ong ProgettoMondo-mlal, che prevede la diffusione di un videogioco di-dattico sul commercio equo e il commercio inter-nazionale. (Alessia Russo, Responsabile Educazione e Formazione La Rondine 2 Soc. Coop.)

Un festival per il gusto di sapere

Dopo il successo dello scorso anno torna a Trento dal 10 novembre al 10 dicembre 2010 “Tutti nello stesso piatto”, con film, incontri e matinée multi-disciplinari per le scuole.

C’è un legame tra quello che accade in Asia, Africa, America Latina e le nostre abitudini e scelte alimentari. Mandacarù vuole far luce su questo legame, offren-do all’attenzione del pubblico film e documentari che raccontano le filiere agro-alimentari e della pescicoltura – ma anche quelle del commercio equo – e le loro ripercussioni sull’ambiente e sulla società. Il cinema proposto è un cinema fuori dalle regole, ignorato dai grandi distributori ma ricco di contenuti: 63 titoli tra film, documentari e cortometraggi in larga parte inediti per un pubblico ita-liano e spesso anche europeo. Tra i film più attesi c’è Il Sangue Verde, di Andrea Segre che dà voce ai protagonisti presto dimenticati della rivolta di Rosarno, quando – era il gennaio 2010 – gli extracomunitari impegnati nella raccolta di frutta e verdura nei campi dell’Italia meridionale si ribellarono alla moderna schiavitù. www.tuttinellostessopiatto.it.

Terra Madre: angoli di mondo a TorinoDal 21 al 25 ottobre si è svolta a Torino la quar ta edizione di Terra Madre in concomitanza con il Salone internazionale del Gusto. Ctm altromercato, sostenitore dell’iniziativa, era presente al salone per incontrare alcuni dei suoi produttori e assistere a conferenze, incon-tri e dibattiti. Entrare nello stand di Terra Madre è stato come fare il giro del mondo in pochi istanti, e così mentre la signora altoatesi-na raccontava di come il mercato tradizionale commercializza sola-mente 4 tipologie di mele quando la produzione del nord Italia ne prevede oltre 500 varietà, la signora africana in uno splendido abito dorato con tanto di drappo color della terra, seduta sul pavimento mostrava le sue creazioni in legno. Oppure ci si ritrovava a fare la fila al bar con una ragazza messicana in abito multicolore mentre un indiano con tanto di copricapo fatto di piume e una collana di denti si faceva largo tra la folla.È così che, anche grazie a questi eventi, la famiglia di Terra Madre si allarga, si arricchisce, si organizza per meglio tutelare prodotti e cul-ture culinarie locali. Nel loro quotidiano le comunità di Terra Madre danno concretezza al concetto di qualità di Slow Food: buono, pulito e giusto, dove buono si riferisce alla qualità e al gusto degli alimenti, pulito a metodi di produzione rispettosi dell’ambiente, giusto alla di-gnità e giusta remunerazione dei produttori e all’equo prezzo dovuto dai consumatori. Ecco perché Ctm altromercato crede e collabora con questa grande famiglia e il 10 dicembre in occasione del prossi-mo evento internazionale, il “Terra Madre Day” si potranno trovare alcuni presìdi italiani Slow Food nelle Botteghe del Mondo.

LE BOTTEGHE RACCONTANOLE BOTTEGHE RACCONTANO 98

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Khaoula ha lasciato il Ma-rocco anni fa per vivere prima a Parigi, poi a Sivi-

glia e infine a Londra. Solamen-te arrivata a Barcellona, però, ha iniziato a vivere della sua passio-ne: la musica. Coinvolta da un amico nella realizzazione di un documentario, Khaoula inizia un viaggio in Marocco in cerca di progetti di economia sostenibile e commercio equo e solidale con l’intenzione di concludere il suo viaggio in Palestina.

Le sue canzoni e la sua voce cal-da, unite alla sua capacità di coin-volgere le persone con energia e spontaneità, ci porteranno in una dimensione più intima e fa-

miliare tra le donne arabe. Os-servarla mentre si esprime nella sua lingua – che è anche quella delle donne a cui si rivolge – ci ricorda l’importanza della lingua comune nell’incontro con l’altro e ci invoglia a imparare più lin-gue per essere pronti a cono-scere davvero da vicino il mon-do. I suoi pensieri come appunti di viaggio attraverso il Marocco, l’Egitto e la Palestina ci mostre-ranno i diversi volti della cultura mediterranea, tra le tradizioni e i nuovi aspetti di pratiche soste-nibili. Ma il suo viaggio ci metterà di fronte a un’amara domanda: il Mediterraneo è ancora uno spazio aperto dove le culture possono avere un’influenza re-

ciproca positiva? Khaoula riusci-rà a raggiungere il suo obiettivo di unire le sponde della cultura mediterranea?

Fair Tales, un documentario diret-to da Giovanni Pompili e Nicola Moruzzi e realizzato in collabo-razione con Ctm altromercato, guarda la realtà con gli occhi di una ragazza cosmopolita, che in-segue il sogno di vivere di musica in un mondo in cui le differen-ze siano considerate una fonte di arricchimento. Fair Tales sarà presentato in anteprima il 6 di-cembre al Festival internazionale di cinema, cibo e videodiversità Tutti nello stesso piatto di Trento (www.tuttinellostessopiatto.it). n

Il caffè non è una semplice bevanda. Per ognuno di noi assume diversi significati: può essere un gesto intimo come la prima tazzina che si prende a casa oppure un gesto di condivisione quando lo si prende con gli amici o i colleghi; può essere un momento di relax o il migliore amico quando si studia o lavora fino a tardi. E poi il caffè è un gesto che si ripete in tutto il mondo, con tradizioni, modalità e significati molto diversi che variano in base alla cultura e alle tradizioni di ogni singolo paese.

Allo stesso tempo è importante ricordare che die-tro questo prodotto ci sono persone e storie di vita, gente come noi, che lavora e fa sacrifici affinché il caffè arrivi nelle nostre tazzine. Gente che ci ricorda che la scelta del caffè può anche essere una scelta etica, raccontando cosa si nasconde dietro a questo gesto quotidiano.

Caffè Impresso è un concorso fotografico per chi vuole raccontare e rappresentare le sensazioni, i si-gnificati personali che vengono attribuiti a un gesto così semplice e quotidiano come quello del caffè. Si articola in due categorie:

- Significati del caffè. Racconta con uno scatto cosa il caffè rappresenta per te.- Il caffè, un gesto che si ripete in tutto il mondo. Rac-contaci il caffè nel mondo e/o il tuo caffè in viaggio.

Il diritto al cibo è il diritto umano fondamentale, la precondizione del diritto alla vita. Il cibo è risorsa na-turale, prodotto dell’attività umana, oggetto di scam-bio, relazione e consumo. Per questo è importante soffermarsi sul tema del cibo sia come diritto univer-sale, riconosciuto dalle principali convenzioni interna-zionali in materia di diritti umani ma negato a molti, sia come elemento di grande valore relazionale e di condivisione per tutti i popoli della terra, fortemente legato a culture e tradizioni.

Il concorso di cortometraggi CCC Cercasi. Corti di Cibo e Cultura si articola in due categorie:

1. Il rapporto tra cibo, culture e territorio con parti-colare riferimento:- alla preparazione del cibo e al rapporto tra cibo e ricorrenze;- il cibo come momento di condivisione, unione e relazione.

2. Il cibo come dialogo interculturale: viaggi, contami-nazione, scoperta di altri mondi partendodalle loro tradizioni culinarie.

Fair Tales: il Mediterraneo è più che geografiaUn documentario per riflettere sui popoli e i Paesi del Mediterraneo. Oggi il mare nostrum è ancora uno spazio aperto in cui le culture possono arricchirsi?

in movimentoIN AZIONE! CAMPAGNE ED EVENTI IN AZIONE! CAMPAGNE ED EVENTI

in movimento

foto apertura: Khaoula Bouchki (da un fotogramma del documentario)

La creatività in concorsoGesti quotidiani, momenti di aggregazione, fili che ci legano a mondi lontani: caffè e cibo sono protagonisti dei concorsi che Ctm altromercato lancia il 6 dicembre in collaborazio-ne con il Ministero della Gioventù. I concorsi si rivolgono ai ragazzi dai 15 ai 30 anni che vogliono sbizzarrirsi con la creatività ed espreimere le proprie doti artistiche attraverso fotografie e cortometraggi.

di Francesca Serra

Il termine di invio dei materiali è il 30 marzo 2011. Trovi il regola-mento, le modalità di iscrizione e di invio dei materiali, i premi in pa-lio sui siti www.caffeimpresso.it e www.corticibocultura.it.

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in movimentoIN AZIONE! CAMPAGNE ED EVENTI IN AZIONE! CAMPAGNE ED EVENTI

in movimento

Il viaggio nelle terre del commercio equo è iniziato, grazie a tutti quelli che si sono avventurati con noi!

L’11 ottobre scorso nella Stazione di Milano Garibaldi è stata inaugurata la mostra fotografica “Fair Lands: viaggio nelle terre del commercio equo”. Pendolari abituati a passare tutti i giorni dalla stazione o viaggiatori e turisti che vi si trovavano per la prima volta sono rimasti colpiti dalla presenza, in uno degli atri del piano terra, di grandi pannelli di cartone con sopra attaccate stupende foto. Chi non aveva un treno da prendere al volo e ha avuto la pazienza e il piacere di fermarsi un attimo, ha potuto assaggiare prodotti del commercio equo e vini di Libera e percorrere le quattro sezioni in cui era divisa la mostra.

Fair Lands è una mostra fotografica multisensoriale in cui il visitatore è invitato a scoprire i prodotti Altromercato e le storie che ci sono dietro, lungo un percorso suddiviso in quattro aree: abbigliamento, caffè/zucche-ro/cacao/te, artigianato e spezie/cereali. In ognuna si ha la possibilità di ammirare una selezione di foto relativa al tema della sezione, di leggere aforismi e citazioni legate alle foto esposte e di utilizzare i cinque sensi per scoprire odori e sapori del Sud del mondo. Particolarmente apprezzato è stato, appunto, il tavolino “sensoriale” che permette al pubblico di odorare spezie e toccare cereali provenienti da vari Paesi e Continenti.

Il pubblico ha partecipato entusiasta all’evento, intraprendendo un vero e proprio viaggio con noi per il mondo, scoprendone e vivendone le storie. Così chi credeva di dover prendere un treno per tornare a casa dalla famiglia si è ritrovato in compagnia delle cooperative del Messico che producono caffè, o chi era appena arrivato a Milano dopo un viaggio ha continuato a viaggiare fino a incontrare i coltivatori di riso della Thailandia! Scopri le prossime tappe della mostra sul sito www.altromercato.it n

Il mondo in una mostra

di Annalisa Di Stefanofoto apertura: produttrice di Navdanya, India (di Beatrice De Blasi)

foto pag. 10: allestimento mostra alla stazione Porta Garibaldi (di Ilaria Favè)

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Quante storie può rac-contare un cesto equo-solidale?

Tutte quelle degli agricoltori e degli ar tigiani che riuniti in co-operative producono tè, caffè, zucchero, cacao, miele e ogget-ti ar tistici e per la casa in Asia, Africa e America Latina. Regala-re un prodotto equosolidale si-gnifica condividere le storie dei contadini che coltivano i datteri Medjoul oltre il muro, in Pale-stina, il progetto dei coltivatori di tè Darjeeling auto organizzati per l’agricoltura biologica e bio-dinamica alle pendici dell’Hima-laya. Significa conoscere l’ar te delle tessitrici guatemalteche di Aj Quen che lavorano la fibra di alpaca e quella dei forgiatori del vetro di Pushpanjali, in India.

Visto dal Sud del mondo, il Na-tale ha tutto un altro sapore, quello della giustizia, e ci per-mette di riscoprire il vero si-gnificato della festa: la bellezza dell’incontro e della condivisio-ne. Nella collezione Autunno-In-verno 2010 Altromercato, Nord e Sud si incontrano: abiti, acces-sori, oggetti per la casa e giochi, nascono dal confronto tra la creatività degli ar tigiani, sorretta da tradizioni millenarie, e gli in-put delle designer Altromercato. Il risultato è una linea inconfon-dibile, originale e accattivante, che con i colori, le forme e i materiali porta nelle nostre case un’eco di mondi lontani.

Ma bellezza e originalità non sono i soli “plus” di questi ogget-ti: ognuno è prezioso soprattut-to perché creato e commercia-to con dignità. Dietro l’etichet-ta, infatti, non si nascondono le storie di sfruttamento, di salari ai limiti della sopravvivenza, di aggressione all’ambiente di cui sentiamo parlare le rare volte in cui queste storie riescono a bucare il muro di indifferenza dei media. Al contrario, ogni og-getto – ogni materia prima se parliamo di zucchero o cacao – è acquistato a un giusto prezzo, che tiene conto dei costi di pro-duzione, delle esigenze di vita dei lavoratori e delle possibilità di sviluppo sociale.

Quest’ultimo aspetto è di pri-maria importanza. Il mondo del commercio equo e solidale, in-fatti, ha la sua ragione d’essere nei progetti di sviluppo, non soltanto economico ma prima di tutto sociale, che coinvolgono anche persone emarginate per ragioni culturali – per discrimi-nazioni etniche o di genere – o di disabilità. Tre esempi ci arri-vano da alcuni dei produttori delle candele acquistate da Ctm altromercato: Silence (India), Y Development (Thailandia) e Camari (Ecuador).

Silenzio. È il nome autoironico di un gruppo informale di artisti non udenti e disabili nato nel 1976 con il supporto di perso-ne impegnate nel sociale. I primi

A Natale regala dignità

I doni Altromercato rimandano ai colori e ai sapori del mondo e rappresentano un gesto concreto per contribuire alla costruzione di un’economia più equa, avvicinando le persone e le culture dei Paesi del mondo. Scoprili con noi.

vivi solidalePRODOTTI DAL MONDO

vivi solidalePRODOTTI DAL MONDO

di Laura M. Bosisiofoto apertura: produttrice di Señor de Mayo, Perù (di Giulia Azzolini)

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PRODOTTI DAL MONDO vivi solidale

biglietti d’auguri venduti sul merca-to locale sono stati l’inizio di una crescita che ha portato Silence a gestire una struttura nella città di Kolkata e un laboratorio anche a Nuova Delhi. Silence offre a perso-ne con disabilità fisiche la possibili-tà di riscattarsi dall’emarginazione, ricevere una formazione e conqui-stare un lavoro adatto alle proprie capacità. Gli ar tigiani di Silence re-alizzano candele, gioielli e incensi, oggetti progettati dalla stessa or-ganizzazione per essere compa-tibili con l’abilità degli ar tigiani e adatti agli acquirenti, che sono per la gran par te organizzazioni del commercio equo e solidale. Silen-ce fa dunque del commercio equo uno strumento di giustizia, in più l’organizzazione distribuisce i pro-fitti tra gli ar tigiani e offre benefi-ci impor tanti come assicurazione, previdenza sociale, assistenza me-dica e borse di studio.

Un’altra storia di valorizzazione delle risorse delle fasce più deboli della società è quella di Y Deve-lopment. Organizzazione senza fini di lucro, nasce in Thailandia come progetto di formazione per gli ar-tigiani dei villaggi rurali e isolati. Lo scopo è quello di sviluppare – nel rispetto della tradizione – ar-ticoli adatti alla vendita sui mercati non solo locali ma anche inter-nazionali. Y Development assicu-ra continuità negli ordini durante

l’anno e attraverso lo sviluppo di prodotti di alta qualità trasferisce conoscenze e competenze agli ar tigiani, che acquisiscono così un vantaggio non fondato sul prezzo. I profitti generati dall’attività di Y Development vengono impiegati per finanziare progetti di sviluppo in aree rurali.

Aiutare i produttori a inserirsi sul mercato senza essere preda degli intermediari è anche lo scopo di Camari (in lingua quechua signi-fica “dono”), organizzazione nata in Ecuador su iniziativa della Ong Fepp (Fondo Ecuadoriano Populo-rum Progressio). Camari si rivolge a piccoli gruppi di produttori, soprat-tutto di etnia indigena, che vivono in aree rurali e isolate e producono non solo le candele e i gioielli ac-quistati anche da Ctm altromerca-to, ma anche articoli in legno, cuoio, ceramica e tessuti. Oltre a questa attività, Camari offre ai soci servi-zi come microcredito, formazione professionale, assistenza tecnica per l’imballaggio e le pratiche per l’esportazione, tutte attività essen-ziali per sviluppare una professio-nalità completa.

Nelle Botteghe del Mondo trovi le candele di Silence, Y Development e Camari, oltre a molti altri ar ticoli della collezione Autunno-Inverno 2010 Altromercato. n

foto 1, 2: artigiani di Silence, India (di Paolo Palomba)

Qual è il regalo di Natale più adatto a chi vuoi tu? Scoprilo con il test onlineStop allo stress da shopping natalizio! Scegliere un dono significa pensare alla persona che lo riceverà, alle sue passioni e ai suoi deisideri. Al resto ci pensiamo noi. Vai su www.altromercato.it e rispondi ai quesiti del nostro test: in pochi click troverai il regalo giusto.

PRODOTTI DAL MONDOvivi solidale

PRODOTTI DAL MONDO

Anche in inverno moda fa rima con solidarietà: la collezione Autunno-Inverno 2010 rilegge le tendenze più attuali per uno stile elegante e caldo, che racchiude le abilità degli artigiani del Sud del mondo.

Il trend è solidale

I colori opachi, dal malva al gri-gio, e i bagliori metallici del bronzo e dell’argento sono il

filo conduttore della collezione Autunno-Inverno 2010 Altromer-cato e donano una luce morbida e sensuale a miniabiti e sottovesti di raso, camicie in cotone e seta e alla nuova linea di sottogiacca e cardi-gan in jersey di cotone organico. Con l’inverno, poi, torna un grande classico Altromercato, il poncho: leggero, soffice al tatto e caldissimo,

è proposto in quattro modelli per arricchire il look di ogni occasione.

I materiali – lana e fibra di alpaca – sono naturali e lavorati con maestria dagli artigiani di Allpa (Perù, ne parlia-mo anche a pagina 15) e Kts (Kum-beshwar Technical School, Nepal).

Per un abbinamento perfetto o un’idea regalo non mancano gli ac-cessori: guanti, sciarpe e cappellini in misto lana e alpaca, morbidissi-

Il poncho nella foto è in lana lavorato inte-ramente ai ferri dalle artigiane di Kts, un’or-ganizzazione nata nei primi anni Ottanta per migliorare gli standard di alfabetizzazio-ne, formare le donne e i giovani della casta più bassa della struttura sociale nepalese e garantire loro sbocchi occupazionali.

Oggi commercializza i prodotti artigiana-li – in particolare abbigliamento in lana e tappeti – coinvolgendo tra le 750 e le 1000 donne che trovano in questo lavoro un va-lido mezzo di sostentamento.

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di Daniele Acrodi

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vivi solidalePRODOTTI DAL MONDO

vivi solidalePRODOTTI DAL MONDO

Nonostante le sue bellezze na-turali e la sua antica cultura, il Nepal è uno dei Paese più po-veri e meno sviluppati al mon-do: circa il 45% della popolazio-ne vive al di sotto della soglia minima di povertà. L’agricoltura è la principale attività economi-ca (rappresenta il 38% del pro-dotto interno lordo) seguita dal turismo. Il settore industriale è praticamente assente, manca ogni tipo di infrastruttura, il fabbisogno di energia elettri-ca non è soddisfatto e la rete ferroviaria è lunga solo 59 km. Non esiste nemmeno un siste-ma sanitario nazionale, ci sono solo poche cliniche private.

In risposta alle richieste di aiu-to avanzate dalle donne povere dei villaggi, la docente univer-sitaria Padmasama Shakya ha creato Manushi (“donna piena di energia”) un’organizzazione che punta sul recupero delle

ar ti e dell’ar tigianato tradizio-nale come mezzo di sosten-tamento. Manushi offre alle ar tigiane un insieme di servizi mirati alla creazione di capaci-tà ar tigianale e imprenditoriale, dall’avvio della produzione allo sviluppo dei prodotti, dalla for-mazione alle tecniche al con-trollo qualità. Inoltre, l’organiz-zazione propone anche corsi di alfabetizzazione e un program-ma di microcredito femmini-le per lo sviluppo locale delle comunità svantaggiate. Stimo-lando l’occupazione e il reddito femminile, Manushi valorizza il ruolo della donna in un Paese in cui la sua condizione è molto precaria.

Ctm altromercato acquista da Manushi gioielli, giochi e acces-sori in feltro. Trovi i nuovi arrivi nella collezione Autunno-Inver-no 2010, all’insegna di una linea giovane e pratica.

Nepal: artigianato per lo sviluppoIn un Paese con gravi difficoltà economiche e sociali, il commercio equo offre un’opportunità di crescita professionale e umana alle donne

Per scoprire tutto sulla collezione Autunno-Inverno 2010 Altromercato visita il sito www.altromercato.it

ne a specchietti tipica dell’India e le coloratissime tovagliette per rallegrare la tavola di tutti i giorni. Da Perù, poi, arrivano le soffici coperte lavorate a mano dagli ar tigiani di Allpa. Colo-ri delicati e dettagli preziosi le rendono un regalo unico. n

mi e impreziositi con sottili fili di lurex. Lo stile equosolidale veste an-che la casa. Nella nuova col-lezione trovi le tovaglie per le feste, decorate con ricami tra-dizionali e arricchite con fili do-rati, i runner con la lavorazio-

Chulucanas è un piccolo villaggio sulle pendici del Monte Vicus, nella

parte settentrionale del Perù. In questa regione, intorno al 400 a.C. si svilupparono le civiltà Tallàn e Vicus, tra le più ricche del mondo precolombiano. Nel 1960, con la scoperta della tom-ba di un nobile appartenuto alla civiltà Vicus, un gruppo di giovani ceramisti si stabilì nell’area per dedicarsi allo studio degli splen-didi reperti ritrovati nel monu-mento funerario. Il desiderio di far rivivere la gloria di un passato ormai lontano ma così ricco di cultura e di mantene-re viva una tradizione di rara bellezza, li portò a cominciare la produzione di una ceramica a imitazione di quella prodotta dai loro predecessori.

Dalla cultura Vicus i ceramisti presero la tecnica della decora-zione in negativo, mentre dalla cultura Tallàn quella del paletea-do, una singolare maniera di mo-

dellare il prodotto facendo pres-sione sull’esterno con una palet-ta di legno e sull’interno con una pietra arrotondata. Anche oggi la ceramica Chulucana è prodotta in modo quasi totalmente ma-nuale, al tornio, e ogni pezzo è in pratica unico. I manufatti vengo-no essiccati al sole o cotti in for-no a bassissime temperature (bi-scotto), per poi passare alla fase della colorazione con la tecnica detta dell’engobbio, cioè l’utilizzo di una pasta fatta di terra e acqua, colorata ancora in maniera tradi-zionale, dove il bianco-crema è ottenuto da pigmenti naturali. A questo punto il prodotto è pron-to per l’ultima cottura, realizzata in forni artigianali a basse tempe-rature, dove si bruciano legni e foglie di mango. Questi, grazie al loro elevato contenuto di resina, lasciano agli artefatti un caratte-ristico profumo affumicato e au-mentano la lucentezza dei colori. Dopo la cottura a fuoco, la pasta di terra e acqua viene rimossa: la sua protezione ha mantenuto

La ceramica chulucana racchiude e tramanda l’antica tradizione peruviana in uno stile contemporaneo fatto di colori puri e contrasti decisi.

Quando l’arte incontra la storia

il color bianco-crema sui de-cori, mentre lo sfondo ha ora acquisito sfumature dal marrone al nero, a seconda della durata dell’affumicatura. L’oggetto viene infine sfregato con una speciale pietra vetrosa che gli conferisce una particolare brillantezza.

Con la collezione Autunno-In-verno Altromercato, la cerami-ca chulucana torna in Bottega, vestita nelle tradizionali tinte del bianco e nero e con le ca-ratteristiche decorazioni geo-metriche. Ctm altromercato la acquista da Allpa, una società di servizi che si occupa della di-stribuzione di prodotti realizzati da gruppi di artigiani peruviani che risiedono in varie regioni del Paese. Nata nel 1982, que-sta organizzazione ha permesso ai produttori di raggiungere di-rettamente il mercato, saltando gli intermediari che pagavano le loro creazioni pochissimo, e di conquistare migliori condizioni di vita e di lavoro. n

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foto 1: artigiane di Kts, Nepal (di Rudi Dalvai)foto 2: fuori dalla sede di Manushi, Nepal (Archivio Manushi) di Stefano Loderi

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Tante le novità nella linea Natyr presentate al Sana, il Salone Internazionale

del Naturale che si è svolto a Bo-logna dal 9 al 12 settembre. Ctm altromercato, oltre a presentare i nuovi prodotti, è intervenuta an-che a due convegni: il primo sulla cosmesi biologica, “Il cosmetico tra biologico e naturale: le regole del gioco”, il secondo su logistica e packaging che rispettano l’ambien-te, “Costruire filiere distributive so-stenibili nell’agroalimentare”. Negli ultimi due anni Natyr Altromerca-to ha investito con decisione nella creazione di prodotti biologici, rag-

La più classica linea Natyr si rin-nova: più ingredienti naturali e del commercio equosolidale e im-ballaggi più sostenibili per pesare meno sull’ambiente.La linea Natyr al tè verde abbina le proprietà purificanti del tè a

giungendo – con la recente intro-duzione di molti nuovi prodotti di cosmesi biologica che in parte sostituiscono i vecchi e in parte ampliano la gamma – il traguar-do del 30% dell’offerta certificato con Ccpb (Consorzio Controllo Prodotti Biologici). È un traguardo importante, perché permette non solo di migliorare sempre più la qualità, ma soprattutto di dare va-lore alle filiere biologiche nei Pae-si del Sud del mondo, sostenendo metodi di coltivazione più vicini alla natura e ai suoi ritmi e più sani per l’uomo e l’ambiente.Un ambiente da proteggere anche

quelle astringenti del pompelmo rosa, arricchendo ogni formulazio-ne con estratti di ananas, mela e guaranà. Gli oli essenziali di menta e di lemongrass aggiungono note fresche e agrumate ai gel evane-scenti e leggeri, privi di allergeni e

a casa nostra: tra i primi in Italia, infatti, Ctm altromercato accom-pagna lo sforzo di crescita e diffu-sione tra il pubblico con l’impegno crescente per la sostenibilità e la riduzione dell’impatto ambientale degli imballi. Ad oggi, il packaging è riciclabile al 100%, di cui il 40% è prodotto con materiali riciclati come Pet per i flaconi, Pe per i tubi e cartoncino per gli astucci. Inoltre, alcuni flaconi sono in Pla, una bio-plastica ricavata dalla fermentazio-ne degli zuccheri, e sono addirit-tura compostabili, cioè una volta vuoti si possono buttare insieme alla frazione umida. n

testasti dermatologicamente, che agiscono purificando in profondità e mantenendo morbida e idratata la pelle.

Nel solco dell’impegno per la cre-azione di prodotti sempre miglio-

Nuovi passi sulla strada della sostenibilità

Natyr ha partecipato anche quest’anno al Salone Internazionale del Naturale presentando nuovi prodotti di cosmesi bio, nati da filiere equosolidali e con imballi sempre più ecologici.

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Tè verde: purezza da una foglia

ri, la linea al tè verde si rinnova, e non solo nell’immagine. Riformu-lata secondo i principi di Natyr per evolvere verso una maggiore naturalità senza perdere in effi-cacia, funzionalità e gradevolezza, presenta una maggiore concen-trazione di ingredienti di origine naturale e maggiori percentuali di ingredienti del commercio equo-solidale nei prodotti. Sono stati introdotti, inoltre, alcuni nuovi

Stassen e Bio Foods – entram-bi nello Sri Lanka – sono i par t-ner da cui Ctm altromercato acquista il tè, sia il prodotto fi-nito – tè nero e verde, anche aromatizzati, in bustina – sia la materia prima da utilizzare come ingrediente della linea cosmetica Natyr.

Stassen è la più importante re-altà cingalese nella coltivazione e commercializzazione di tè, da tempo attenta ai temi della so-stenibilità ambientale e sociale della produzione. Stassen en-tra nel circuito del commercio equo e solidale nel 1987, con l’avvio del programma Natural

imballi più sostenibili, in pet 100% riciclato o pla.Dopo le Mousse viso e corpo a base di tensoattivi delicati, la Crema-gel gambe e piedi e i Sali per il pe-diluvio, tra i più recenti prodotti “rin-novati” nella formulazione ci sono la Crema-gel per il viso al tè verde, idratante purificante con estratto di pompelmo e mela, e la Crema-gel per il corpo al tè verde, idratante tonificante con estratti di guaranà. n

Food che prevede la creazione di Idulgashinna, la prima pianta-gione di tè biologico al mondo, realizzata su un terreno mon-tuoso bisognoso di cure e re-cupero a causa del precedente sfruttamento. In questa pianta-gione vengono rispettati i prin-cipi del commercio equo ed è attivo un programma sociale rivolto ai lavoratori e alle loro famiglie, par ticolarmente pena-lizzati in quanto di etnia tamil.

Il tè è contenuto in confezioni in fibra naturale intrecciate se-condo tecniche tradizionali da cooperative che coinvolgono circa 3500 donne. In questo

Il tè verde si ricava dalle foglie di camelia sinensis che, non suben-do alcun processo fermentativo, conservano inalterata la clorofilla, responsabile della caratteristica colorazione. Il culto di questa pianta nasce in Cina e ci sono testimonianze del suo uso medicinale ancor prima che come bevanda. Un semplice infuso di tè verde era altresì il prezioso segreto di bellezza delle donne giapponesi: gli estratti di tè verde, infatti, ricchi di in polifenoli, rappresentano una fondamentale risorsa per la cosmesi naturale grazie alle dimostrate azioni antios-sidante, astringente e seboregolatrice, ideali per mantenere la pelle tonica e luminosa.

I produttori

di Annalisa Di Stefanofoto 1: raccoglitrice di tè, Stassen, Sri Lanka (di Rudi Dalvai)foto 2: fiore di tè, Ambootia Tea Garden, India (Archivio Ambootia Tea Garden)

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foto 3: raccoglitrice di erbe, Himalayan Bio Trade, Nepal (di Rudi Dalvai)

Il Natale è una festa dalle ori-gini antichissime. Per i Persia-ni e gli antichi Egizi, ad esem-

pio, il 25 dicembre era la festa della luce: in quei giorni, infatti, l’inverno è al suo culmine e da quel momento in poi si va ver-so la primavera, la stagione del sole e della vita. E la luce è la protagonista anche del calenda-rio dell’Avvento, un’usanza nata in Germania nel XIX secolo: i bambini accendono una can-dela per ogni giorno del perio-do dell’Avvento fino alla notte della Vigilia, in cui si festeggiava la nascita di Gesù. Il primo ca-lendario fu stampato a Mona-co di Baviera nel 1908 e negli anni Venti si pensò di inserire un cioccolatino al giorno per ad-dolcire l’attesa. Ctm altromercato riprende la tradizione tedesca, ampliandola per abbracciare tutto il mon-

do. Ogni anno, infatti, il disegno proviene da un Paese diverso e racconta di usanze e tradizioni da scoprire. Quest’anno, l’illu-strazione è stata realizzata da Mishell Danyy Sotz Son di Aj Quen – “colei che tesse”, in lin-gua maya Kaqchiquel – un’orga-nizzazione non profit guatemal-teca formata da 26 gruppi per un totale di 800 soci, il 95% dei quali sono donne e appartengo-no alle etnie maya Kaqchiquel, Q’eqchi, K’iche e Tz’utuhi. Aj Quen sostiene l’inclusione eco-nomica e sociale di ar tigiane e ar tigiani poveri e promuove lo sviluppo autonomo dei soci at-traverso il lavoro collettivo e la cooperazione produttiva. All’in-terno delle finestrelle trovi tan-te informazioni sul Guatemala e sulle tradizioni dei popoli Maya e dei loro discendeni. Anche in Guatemala, infatti, il Natale è un

La slitta parte da Sud

La tradizione del calendario dell’Avvento abbraccia il mondo intero, portando nelle nostre case le storie e le tradizioni del Guatemala,

con in più la dolcezza del cioccolato bio “made in dignity”.

modo si combinano produzio-ne eco-sostenibile e creazione di lavoro in aree rurali. Bio Foods è la compagnia che distribuisce il tè prodotto dai coltivatori di Sofa (Small Or-ganic Farmers’ Association), un’organizzazione di base che unisce piccoli contadini, pro-prietari di appezzamenti di ter-ra inferiori a un ettaro sui quali praticano l’agricoltura biologica per tutelare l’ambiente e mi-

gliorare la qualità del raccolto. I produttori ricevono una giusta retribuzione per il loro lavoro, sostegno tecnico, formativo e finanziario alla loro attività e beneficiano anche di program-mi di sviluppo sociale finanziati con il premio Fair Trade, come piani pensionistici, sanità, pre-stiti, formazione e intratteni-mento per i contadini.

Trattamento Home Spa Collection alle spezie Lo scrub esfoliante e levigante a base di zucchero di canna si abbina al balsamo crema corpo extra nutriente con karité e argane, profumato alle fresche note aromatiche di spezie e oli essenziali.

Latte-tonico per il visoDeterge e tonifica le pelli sensibili, unendo il potere lenitivo ed emolliente dell’olio di sesamo biologico a quello idratante e toni-ficante dell’estratto di camomilla e di ibisco biologici. È arricchito con miele bio e succo di aloe vera e profumato all’ylang ylang.

Crema nutriente per le mani Camomilla bio e preziosi oli e burri vege-tali emollienti, insieme con miele biologi-co e succo di aloe vera, garantiscono una profonda azione idratante e nutriente. La profumazione è alle note agrumate e fiorite dell’arancio dolce e dell’ylang ylang.

Crema fluida per il corpo miele e spezieIl miele biologico dell’Argentina e gli oli vegetali nutrienti di sesamo, argane e noci dell’Amazzonia regalano una pelle setosa, vellutata e delicatamente profumata alle note delle spezie orientali.

Nuova linea bimbi bio alla camomillaStudiata per pelli delicate, unisce l’estratto di camomilla biologica, lenitivo e disarrossante, a oli vegetali biologici, ideali per riequilibrare le naturali funzioni dell’epidermide e ripristi-nare la barriera idrolipidica cutanea.

Linea Uomo bio legni e spezieQuattro prodotti funzionali ed efficaci che uniscono le fragranze degli oli essen-ziali puri al sentore dei legni orientali. Le confezioni sono ecologiche e manegge-voli, ideali per chi viaggia.

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Le novità della linea Natyr Bio

Per saperne di più su questi prodotti e scoprire tutto sulle linee Natyr, visita il sito www.natyr.it

di Laura M. Bosisio

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momento speciale da vivere insieme. In famiglia si prepara il presepe e si decora la casa con tante stelle di Natale, piante diffuse anche in Italia che sono proprio di origine sudamerica-na. A mezzanotte si mangia il tamal, un piatto a base di mais e carne di manzo. Un’usanza un po’ particolare è quella delle posadas, una parola che significa “locande”: consiste nel portare l’effigie di un santo da una casa all’altra, ricordando il cammino di Maria e Giuseppe che cerca-vano rifugio per la notte. Il per-

corso si conclude con l’offer ta del tradizionale ponche, una be-vanda a base di frutta.

Nel calendario dell’Avvento trovi cioccolatini bio preparati con cacao proveniente dalla Re-pubblica Dominicana (prodotto da Cooproagro) e zucchero di canna dal Paraguay (prodot-to da Manduvirà). È una scelta equosolidale e sostenibile che permette di condividere le sto-rie dei produttori e sostenere i loro sforzi quotidiani nella con-quista di condizioni di lavoro e

Con il Natale, tornano i dolci della tradizione rivisitati da Altromer-cato con gli ingredienti del commercio equo e solidale. Non cambia la ricetta dei “must” – il panettone con uvetta e gocce di cioccolato ricoperto con glassa di anacardi e il panettoncino: 100 grammi di dol-cezza dedicati ai più piccoli – e a grande richiesta è riproposto il goloso Chocolò, il dolce farcito con crema al cacao e ricoperto di cioccolato al latte. Non mancano i datteri medjoul provenienti dalla valle del Gior-dano, in Palestina, prodotti dai piccoli coltivatori di Palm Tree Farmers Association, il mango delle Filippine (coltivato da Spftc, Southern Partner and Fair Trade Corporation) al cioccolato e le gelatine di frutta di Lao Farmer’s Products nel Laos. Per gli amanti del cioccolato, i cioccolatini alla nocciola Noussine e i Très ami – tris di nocciole Piemonte ricoperte con cioccolato fondente – sono un regalo perfetto, mentre l’offerta di torrone si arricchisce di una nuova golosità.

Accanto agli ormai classici torroncini morbidi ricoperti con cioccolato al latte, fondente o bianco, al torrone con noci macadamia e allo spic-chio di torrone morbido, arriva il nuovo torrone con fave di cacao e cocco, interamente realizzato e confezionato all’origine in Ecuador da artigiani torronieri della Fundación Familia Salesiana. Nata da un progetto di collaborazione, la fabbrica “El Salinerito” si trova a Salinas de Guaranda, a 3550 metri di altitudine sulla Sierra, e oltre al torrone produce cioccolata e marmellate. Con impegno costante, è diventata una realtà solida che vende sia sul mercato locale che all’estero e svi-luppa in autonomia nuove ricette e proprie creazioni.

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di vita migliori. Il cacao equo-solidale che Ctm altromercato acquista dai produttori e utilizza per i suoi dolci – anche quelli natalizi – è infatti un cacao pro-dotto nel rispetto dei lavorato-ri e dell’ambiente. È importante sottolinearlo anche alla luce di una recente inchiesta della rivi-sta Il Salvagente (Color di sangue sul cacao delle multinazionali, 26 agosto - 2 settembre 2010) che svela le terribili condizioni di vita e di lavoro dei braccianti nelle piantagioni di cacao della Costa d’Avorio e lo sfruttamen-to della manodopera minorile. Le multinazionali chiamate sul banco degli imputati in questi

casi si difendono sostenendo che è “praticamente impossibile” controllare la filiera del cacao a causa della polverizzazione dei produttori e dei numerosi pas-saggi della materia prima da un intermediario all’altro prima di arrivare sul mercato internazio-nale (Più sforzi per controllare la filiera del cacao, Il Salvagente, 16-23 settembre 2010). “Tra difficile e impossibile, però, ce ne passa”, osserva giustamente la giorna-lista, ricordando che i prodotti del commercio equosolidale sono certificati alla luce di seri controlli. Insomma, controlla-re la filiera si può, se si vuole, e – condividiamo la sua conclu-

Regala una pausa di relax. Anzi, quattroUn elegante cofanetto racchiude una selezione di tè nero e tè verde in quattro diverse aromatizzazioni tutte da scoprire a seconda del momen-to della giornata e dell’ispirazione. Il tè è coltivato con metodi da agri-coltura biologica nelle piantagioni di Potong, nel Nord Est dell’India, da Ptwwc (Potong Tea Workers Welfare Committee) una realtà di piccoli coltivatori che si sono uniti in associazione e sono diventati proprietari della terra, che lavorano nel rispetto dei principi di sostenibilità sociale e ambientale. La lavorazione, il confezionamento e l’esportazione del tè sono seguiti da Tpi (Tea Promoters of India) un’organizzazione che offre agli agricoltori assistenza continua e lavora nel rispetto dei principi del commercio equosolidale.

È il regalo perfetto per chi ama il cioccolato di qualità. La confezio-ne racchiude una selezione di sei tavolette di cioccolato fondente Mascao con ingredienti da agricoltura biologica: due tavolette di fondente 70%, due fondente con fave di cacao, una di fondente all’arancia e una di fondente con quinoa e riso. Il cacao utilizzato arriva da produttori boliviani (El Ceibo) e domi-nicani (Conacado), mentre lo zucchero di canna integrale che ca-ratterizza questo cioccolato con le sue note aromatiche viene col-tivato nelle Filippine (da Alter Trade) e in Paraguay (da Manduvirà).

Per i patiti del fondente

Sotto l’albero con il mondoI dolci natalizi Altromercato: una tradizione di giustizia

sione – sono i consumatori a dover pretendere il rispetto dei diritti umani considerandolo un ingrediente pregiato: solo così si potrà incidere sulle scelte dei grandi gruppi economici.

Per chi fa commercio equosoli-dale, il rispetto dei diritti umani è un presupposto; per questo, ac-quistando e regalando i prodotti Altromercato non regali solo qualità, ma anche dignità, e so-stieni chi lavora per un mercato più giusto ed equilibrato, che ri-conosce il giusto compenso per il lavoro di tutti – al Sud come al Nord – valorizza le culture locali e rispetta l’ambiente. n

foto 3: raccolta del tè, Tpi, India (Archivio Ctm altromercato)

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foto 1: produttrici del Grupo Almanecer, Aj Quen, Guatemala (di Leone De Vita)foto 2: produzione del torrone, Salinas, Ecuador (Archivio Grupo Salinas)

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PRODOTTI DAL MONDOvivi solidale

foto 4: produttori di Coop Sol, Argentina (di Biagio Calcavecchia)

Tris di mieliQuesta selezione di mieli monoflora e millefiori da agricoltura biologica è composta da tre dolci specialità. Dalla cooperativa Coopsol arrivano il delicato miele ai fiori d’atamisqui, pianta autoctona dell’Argentina, e il miele millefiori Del sol che pro-fuma delle tante varietà di fiori tipiche della zona di Santiago de l’Estero, a nord est di Buenos Aires. Il miele ai fiori d’arancio dal Messico, dal colore ambrato, è ottenuto con un sistema di apicoltura nomade ed è raccolto da Miel Bajo Volcan.

Una selezione di zuccheri di canna da agricoltura biologica, prodotti con metodi ar tigianali e sempllici, in un’elegante scatola: tre prove-nienze, tre dolci personalità. Dulcita è uno zucchero integrale dal colore ambrato e caratteristico gusto di miele prodotto in Ecuador da Copropap. Mascobado è uno zucchero integrale prodotto nelle Filippine da Pftc. Ha colore scuro e aspetto non cristallino, con piccoli granuli dal sapore intenso e leggero retrogusto di liquirizia. Picaflor è uno zucchero grezzo dal colore ambrato e sapore delicato prodotto in Paraguay da Manduvirà.

Selezione di zucchero

nuti che lavorano presso il la-boratorio di pasticceria Forno Solidale all’interno della Casa circondariale di Terni. Questo progetto contribuisce a incre-mentare i fondi a sostegno dei programmi di reinserimento sociale e lavorativo dei dete-nuti che preparano prodotti di qualità sotto la supervisione di esper ti del settore.

Chi ama il cioccolato sicura-mente conoscerà quello mo-dicano di Quetzal, una coope-rativa sociale nata da un sogno: promuovere il commercio equo e solidale creando lavoro di-gnitoso sia nel Sud del mondo che nel Sud del nostro Paese. La ricetta è quella antichissima della tradizione azteca, unita alle

Al tuo cesto natalizio puoi uni-re i prodotti di alcune coope-rative sociali italiane impegnate nella lotta alle mafie e nell’inse-rimento lavorativo di persone in difficoltà. Tra le novità c’è il Panettone classico con uvetta e canditi realizzato dai dete-

spezie e agli aromi della Sicilia. Per questo Natale si aggiungo-no alla gamma il cioccolato con scorzette di limone e con man-na delle Madonie, una resina ri-cavata dall’incisione del tronco del frassino utilizzata da secoli come dolcificante naturale e oggi presidio Slow Food.

A tutto Sud anche nel brindisi Natalizio: il Limoncello di Si-cilia di Libera Terra, infatti, è prodotto con limoni bio dal-la Sicilia e zucchero di canna Altromercato, senza coloranti né additivi chimici. È frutto del lavoro delle cooperative che gestiscono le terre confiscate alla mafia e degli agricoltori del Sud Italia che condividono il progetto di riscatto.

I l nostro viaggio ci porta nel West Bengala, al confine occidentale tra India e Bangladesh. La meta

è la comunità di Ushagram, dove sorge la fondazione omonima, nata nel 1980 con lo slogan “se il villag-gio muore, muore anche l’India”. Ushagram Trust ha creato molte attività nella zona (scuole gratui-te, una biblioteca, unità sanitarie, comunità di lavoro e programmi di energia alternativa e agricoltu-ra sostenibile) e dà lavoro a circa 100 persone. Ci addentriamo per una strada di fango e raggiungiamo Loka Sikshaniketan (letteralmente “collage di gente rurale”), un’orga-nizzazione sorella della fondazione nata nel ‘97 per dare lavoro alle giovani donne marginalizzate della zona. Qui vengono prodotti i Ma-sala (mix di spezie) che Ctm altro-mercato importa.

Attraversiamo a piedi i campi in cui si coltivano riso, senape e banane, passando vicino alle case dei conta-dini che utilizzano sterco di mucca come combustibile. Qui si coltiva-

no anche curcuma, coriandolo, se-nape e chili. 15 donne lavorano nel settore delle spezie, altre 35 in altri settori come tessitura, ricamo, sar-toria e produzione di alimenti fatti in casa. “In genere lavoro dalle 10 alle 17, guadagno circa 60 rupie al giorno, ma sono sempre garantite. Ho un’assistenza medica quando serve e a volte partecipo ai corsi di formazione”, ci racconta Kanika, occhi intensi, un buon inglese e vo-glia di chiacchierare, che ci porta ad assaggiare degli speziatissimi pickles al mango in agrodolce e miele di senape e di lichi.

L’essiccazione delle spezie avviene all’aria aperta su un telo steso su un tetto. Ci vogliono da due a cin-que giorni, a seconda della stagione. Poi vengono trasferite all’edificio di lavorazione, in mattoni rossi, suddi-viso in più stanze, ordinate e puli-te. Nella prima le spezie vengono mescolate e macinate secondo la ricetta, poi vengono lavorate dalle donne, dotate di mascherina, che le selezionano. Sono poi essiccate

Alla scoperta dei luoghi in cui le spezie vengono coltivate e selezionate, nel rispetto delle lavoratrici e dei ritmi della natura.

India: la prosperità inizia dal villaggio

una seconda volta in un essiccato-re di metallo (45 minuti per circa 35 kg), confezionate in sacchetti sigillati e inserite nei cartoncini.

Sulla via del ritorno, con il buio ci sorprende la strada che si popola di gente, come un fiume in piena. Tutti camminano scalzi o vanno in bicicletta, senza viveri né abiti di ricambio, in processione. Portano sulle spalle giare colme di acqua del Gange e cammineranno fino al mattino, fino al tempio fuori cit-tà. È una delle tante dimostrazioni di religiosità dell’India: non si ferma la folla, suonano i campanelli, i volti sono felici e pazienti. Tutti si ritro-veranno l’indomani per riversare l’acqua, pregare insieme, vivere questa collettività e godersi l’alba del giorno. n

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di Valeria Calamaro, Claudio Brigadoi, Rudi Dalvaifoto apertura: Flickr cc McKay Savage

Natale equosolidale e sociale

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Gourmet e gourmand senza confini, cultori delle tradizioni rinnovate, creativi della biodiversità, avventurieri del fusion cooking, resistenti dello slow food, irriverenti della semplicità bio, situazionisti dello street food, barricadieri dei diritti e dei piaceri: il nuovo progetto Altromercato è per voi!

È nato il Circolo del Cibo!

Tracciabilità, biodiversità, fi-liera corta, diritti, cultura, piacere. Ovvero, ripar-

tiamo dalle fondamenta. Ormai siamo in overdose: da una parte il dilagare di junk food e fast food dei consumatori di cibo anonimo e insano, dall’altra i cuochi televisivi, le pay tv dedicate, le mille guide ai ri-storanti, i festival e le fiere del tipico, tradizionale, esterofilo. Infine le fro-di e la gestione dissennata del set-tore agroalimentare. Di cibo non se ne può più. E alla fine quasi tutto risulta nebuloso e indifferenziato. Ecco perché è importante ripartire da idee semplici. Cerchiamo il cibo buono fino in fondo. Come? Tracciabilità: chi, come e dove ha coltivato e trasformato le materie prime di un cibo. Non un codice stampigliato sul guscio di un uovo ma storia, racconto e diritto all’in-formazione trasparente. Biodiver-sità: ricerca di varietà autoctone, loro salvaguardia e rispetto per la terra con l’agricoltura biologica. Filiera corta: riduzione al minimo dei passaggi tra produzione e con-

sumo che evita sprechi e perdita di informazioni. Diritti: un cibo non è buono fino in fondo se è stato prodotto sfruttando la terra e chi la lavora o chi trasforma le materie prime. Cultura: è con la cucina che nacque la civiltà, come diceva Clau-de Levi-Strauss. Piacere: la bontà è fatta anche per i sensi, per la gioia di assaporare, conoscere e condi-videre. E se la bontà è tracciabile, biodiversa, equosolidale, biologica, corta? Il piacere raddoppia: è pia-cere sociale.

Il Circolo del Cibo è la comunità del piacere sociale. Ma fin qui non abbiamo inventato nulla. Tutto questo è nel dna del commercio equo e Ctm altromercato lo pra-tica da vent’anni. Qual è la novità? Queste idee cercano ora nuove comunanze sul territorio italiano, alleati del cibo buono fino in fon-do. Chi? Cuochi casalinghi critici e golosi e consumatori attenti, produttori ecosensibili locali di tutto il mondo, chef e ristoratori amanti della loro terra, di quel-

lo che si produce rispettandola, di vecchie varietà da salvatori di semi. Ma anche della ricerca, della creatività e della contaminazione. Viaggi in cucina, insomma perché la cucina che cerchiamo è quella dell’incontro tra locale e… locale. Il globale indefinito non ci interes-sa. Il globale è sempre somma di locale, ovvero pluralità e diversità. Con il Circolo sogniamo una rete locale senza confini, dove non ci sia conflitto tra Nord e Sud, tra culture differenti. La pizza non esisterebbe senza l’ytomatl, il po-modoro degli aztechi; la polenta è un ibrido tra le vecchie zuppe di cereali medievali e il cereale sa-cro del dio del maiz maya.E quindi perché non procedere su questa strada che ci ha dato tanto e tanto può ancora darci? Quinoa, cous cous, anacardi, spe-zie, cacao. Prodotti del commer-cio equo, tracciabili e trasparenti, senza sfruttamento da abbinare a prodotti tracciabili, trasparenti e sociali fatti qui. Sarà un viaggio che ci trasforma e trasforma le cucine, regalandoci piacere e una nuova gioia di stare insieme. Ecco un ma-trimonio di mondi. Quale augurio migliore per il nuovo anno? Cin cin, živio, santè, skål, cheers, salud, pro-sit, nazdrovje, sahha, … n

La rete dei ristoranti, i racconti di produttori e materie prime per la tracciabilità totale; i viaggi nelle cucine del mondo, ricette creative che sposano cucina italiana e cucine planetarie: per scoprilrli iscriviti al Circolo del Cibo su: www.ilciroclodelcibo.it

CUCINA SOLIDALEvivi solidale

PRODOTTI DAL MONDOvivi solidale

Le spezie della vita“Fare il contadino in questo paese è troppo duro. Ho provato di tutto, ma sono sempre perdente. Gan-gappa è agricoltore nel villaggio di Kalmala, a una ventina di chi-lometri da Raichur, nello Stato di Karnataka, nel sud dell’India. A 33 anni, con una moglie e quattro fi-gli, egli dispone come unica fonte di sostentamento di tre ettari di terra coltivati a riso e a spezie”. (R.P. Paringaux, Le Monde Diplo-matique, 2002).

Quello tracciato da Paringaux è il quadro dell’India rurale dei nostri giorni, un Paese in cui mol-ti agricoltori non hanno speran-za, schiacciati tra la concorrenza e gli attacchi di chi vorrebbe bre-vettare i tesori del loro patrimo-nio secolare (il riso e le spezie in primis, ma una multinazionale molto nota ha voluto brevetta-re addirittura il chiapati, il pane, fondamento della dieta indiana). Gli occidentali dettano le regole,

chiedono la sospensione delle sovvenzioni ai contadini indiani ma le mantengono nei loro Paesi; impongono leggi di mercato che penalizzano l’agricoltura e vincoli e costi crescenti di produzione incentivando l’uso di pesticidi, tecnologie e sistemi sempre più distanti dai ritmi naturali della terra. Così gli usurai speculano e portano alla rovina migliaia di fa-miglie rurali soprattutto nel sud dell’India, e le differenze sociali sono sempre più pronunciate in assenza di strutture, educazione e formazione.

Che fare? Rimanere in campagna e lavorare al limite della sopravvi-venza o trasferirsi in città e finire a vivere in una bidonville? Un di-lemma ancora più difficile per le donne, vero motore della vita fa-migliare, il cui ruolo non è ricono-sciuto sebbene sia fondamentale. È in questo contesto difficile che opera Rasa (Ruro Agro Services Association), una testimonian-za concreta delle possibilità che le donne hanno organizzandosi. Nata nel 1991 nella regione del Bengala occidentale, tra le più po-vere del Paese, Rasa è un’organiz-zazione che coinvolge 57 donne delle comunità rurali e urbane che vivono in stato di emargina-zione e povertà che si dedicano alla lavorazione dei masala, mi-scele sapienti di spezie diverse per ogni piatto, e alla produzione di infusi e cosmetici. Insieme ap-prendono le tecniche della lavo-razione delle spezie e delle erbe,

i segreti per acquistare le materie prime, per svolgere i controlli di qualità, le tecniche di marketing, di miglioramento e di sviluppo di nuovi prodotti. Ma conquistano soprattutto il rispetto di se stesse.

Con le loro stesse parole: “Rasa significa risposta della mente, linfa vitale e gusto nelle cose: la spezia della vita. Il nostro nome giunge dalle suggestioni della letteratura sanscrita classica ed evoca senti-menti che ci appartengono. Le no-stre spezie e i nostri prodotti per il corpo sono frutto di rimedi antichi ma ancora attuali della medicina ayurvedica. E ci vuole tanto tem-po, anche tre anni, prima che una donna possa creare un prodotto di Rasa, scegliendo le erbe e le spezie giuste e mescolandole nelle debite proporzioni: è un’arte che si acqui-sta con il tempo, con la capacità di ascoltare e imparare. Con il no-stro impegno nel commercio equo cerchiamo di garantirci salari equi, opportunità paritarie per tutte e il rispetto dei nostri diritti. Questo ci incoraggia a restare nelle nostre comunità rurali, a vivere la nostra terra, a vendere qui, nei nostri luo-ghi ma anche a farci sentire a livel-lo internazionale. Il nostro business deve essere sostenibile e questo significa che non può prescindere dalla salvaguardia dell’ambiente e della nostra natura; noi ci occupia-mo delle piantagioni, delle piantine e i nostri prodotti rispettano un co-dice ecologico, non vengono testati su animali e non sono fatti con con-servanti e additivi chimici”. n

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di Valeria Calamarofoto 1: selezione manuale della spezie, Ushagram Trust, Rasa, India (di Valeria Calamaro) di Simonetta Lorigliola

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vivi solidalevivi solidaleCUCINA SOLIDALECUCINA SOLIDALE

Metti l’acqua a bollire e salala. Lava il radicchio sotto l’acqua corrente, asciugalo bene e tieni solo la parte rossa delle foglie. Mettilo nel mixer con uno spicchio d’aglio, metà delle noci dell’Amazzonia, sale, pepe e abbondante olio extravergine. Quando hai ottenuta una crema densa ma morbida, mettila in una casseruola con un cucchiaio di acqua calda per renderla un po’ più liquida. Cuoci gli spaghetti al dente. In una larga padella fai soffriggere l’aglio rimasto con le cimette dei broccoli lavate e tagliate. Quando saranno cotte aggiu-stale di sale e pepe e mettile nel mixer con olio extravergine e un po’ d’acqua calda, fino a ottenere una crema verde. Prepara un piatto da portata bianco e con un cucchiaio spalma la crema verde disegnando una base rotonda. Scola bene gli spaghetti e mettili nella padella con la crema di radicchio. Amalgama bene aiutandoti, se occorre, con un po’ di acqua di cottura della pasta.Con una pinza appoggia gli spaghetti sopra la crema verde, arrotolandoli come se fossero un nido. Decora con qualche noce rimasta, grossolanamente tritata.

Cosa bereCon questo piatto, è consigliabile un buon Pinot grigio, vino prodotto in numerose zone italiane, ma di elezione nel Collio Friulano e in Trentino e Alto Adige.

Questa ricetta è stata raccolta da Michela Bonato, Responsabile Promozione della Cooperativa Acli San Gaetano di Mirano (VE) che aderisce al Circolo del [email protected] www.banderaflorida.it

- 350 gr di spaghetti di quinoa*- un cespo di radicchio rosso di Treviso - 2 spicchi d’aglio - 200 gr di broccoli verdi

- qualche noce dell’Amazzonia*- olio extravergine d’oliva- sale e pepe q.b.

Spaghetti di quinoa con radicchio rosso di Treviso e noci dell’AmazzoniaFrancesca Pacchiele, chef e patron di Aromatica Ristorante vegetariano (via Castellana 105, 30174 Zelarino – Mestre Venezia, tel. 041 5461597, www.aromaticaristorante.com)

Ingredienti per 4 persone

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a cura di Simonetta Lorigliolafoto 1: Flickr cc Pierre Peetah

A tavola con il Circolo del Cibo

Ecco alcune ricette dagli chef dei ristoranti aderenti al Circolo del Cibo: sono esempi concreti della filosofia del buono fino in fondo e dell’incontro tra materie prime e sapori di una cucina locale e planetaria. Agli chef va un vivo ringraziamento, a te, buona sperimentazione!

Separa i tuorli dagli albumi; batti i tuorli con lo zuc-chero, aggiungi il mascarpone (io utilizzo quello pro-dotto dal locale piccolo Caseificio Cordioli) e la va-niglia: meglio tagliare la bacca per il lungo, raschiare delicatamente con un coltellino la pasta all’interno e usare solo quella. Monta gli albumi a neve e uniscili

delicatamente alla crema di mascarpone. In un pen-tolino dal fondo spesso sciogli il cioccolato con 100 cl di acqua fredda, taglia a fette regolari il panettone e bagnalo con il caffè. Sistema le fette in un recipien-te di vetro o ceramica dai bordi alti almeno 10 cm oppure in singole coppette, alternando panettone, cioccolato fuso, crema al mascarpone e mandorlato tritato. Come risultato avremo un dolce di sicuro ef-fetto, goloso e di facile preparazione!

Si consiglia di abbinare un buon Moscato Fior d’aran-cio dei Colli Euganei servito molto fresco.

Questa ricetta è stata raccolta da Elena Rancan, Re-sponsabile Promozione della cooperativa La Rondine di Verona che aderisce al Circolo del Cibo. [email protected], http://rondine.altromercato.net/

I prodotti contrassegnati da asterisco (*) sono pro-dotti Altromercato in vendita in Bottega.

- 1 panettone*- 500 gr di mascarpone fresco arti-gianale prodotto localmente- 4 uova bio- 300 gr di cioccolato Mascao Fon-

dente 70%*- 1 stecca di mandorlato di Colo-gna Veneta - Verona- gr 150 di zucchero di canna grez-zo Picaflor*

- 1 stecca di vaniglia dallo Sri Lanka*- 2 tazze di caffè solubile dal Messico*

Zuppa inglese equo-localeStefano Facincani, chef e patron dell’Osteria La Filanda (via Nino Bixio 370, 37069 Villafranca di Verona, tel 045 6303583, [email protected], www.osterialafilanda.com)

Ingredienti per 8 persone

Cosa bere

- 400 gr di ricotta vaccina fresca - 100 gr di zucchero di canna De-merara dalle Mauritius*- 100 gr di miele millefiori etneo (o miele millefiori Lacandona dal Messico*)- 50 gr di cioccolato modicano

Quetzal al peperoncino*- 40 gr di cacao biologico Conaca-do dalla Repubblica Dominicana*- 15 gr di colla di pesce (sostituibile con agar agar, seguendo le istruzio-ni per il suo uso sulla confezione)- 5 gr di coriandolo macinato dallo

Sri Lanka*- 5 gr di zenzero macinato dallo Sri Lanka*- 130 gr di acqua del rubinetto

Mousse di ricotta fresca al miele con cioccolato di Modica e salsa al cacao dominicano speziatoRosario Terranova, chef Fermata Spuligni ristorante ed ospitalità (Via Matteotti 1-5, 95019 Zafferana Etnea – Catania, tel 095.7082059, [email protected], www.fermataspuligni.com)

Ingredienti per 4 persone

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vivi solidalevivi solidaleBIBLIOTEQUACUCINA SOLIDALE

Setaccia la ricotta e lavorala con il miele. Metti a mollo la colla di pesce; quando si è ammorbidita, strizzala e scioglila in un pentolino a fuoco lento. Resa liquida, aggiungila alla ricotta, mescola bene il composto fino a renderlo omogeneo e poi mettilo in una tasca da pa-sticcere che riporai in frigo per due ore. Per la salsa al

cacao, metti l’acqua in un pentolino dal fondo spesso, aggiungi poco alla volta cacao, zucchero e spezie me-scolando fino a ottenere una salsa omogenea. Fai con la tasca piccole porzioni sui piatti, guarnisci con la salsa al cacao speziato e scaglie di cioccolato.

In una casseruola fai fondere il cioccolato fon-dente con 1/2 cucchiaio di latte. Lavora in una terrina i tre tuorli con lo zucchero a velo, unisci il cioccolato fuso e lo sciroppo di tamarindo. Mescola il burro già morbido con la polvere di cacao e metti il composto nella casseruola, sbattendo energicamente. Unisci 50 gr di ama-retti (io utilizzo quelli di Monbaruzzo, paesino in provincia di Asti dove si producono da tem-po immemore secondo – vuole la leggenda – un’antica ricetta siciliana) ridotti a pezzetti e le

nocciole tritate grossolanamente. Amalgama bene. Fodera uno stampo da plum cake con un foglio di carta d’alluminio. Rivesti lo stampo con gli amaretti restanti bagnati nel latte, versa metà della crema e alterna strati di amaretti passati nel latte e nella crema ottenuta. Termi-na con uno strato di amaretti. Passa in freezer per almeno 30 minuti. Rovescia il semifreddo in un piatto e servilo a fette; a piacere accom-pagnato con crema pasticcera o una riduzione di tamarindo e porto bianco.

Prova una buona Malvasia delle Lipari, vino passito e da meditazione dai grandi aromi, prodotto oggi prevalente-mente nell’isola di Salina.

Questa ricetta è stata raccolta da Moravia Paratore, Respon-sabile Bottega cooperativa Enghera di Catania che aderisce al Circolo del Cibo. www.enghera.it [email protected]

Da accompagnare con un calice di Ratafià Piemontese, il delizioso liquore ottenuto con sciroppo di ciliegie nere. Il più noto viene pro-dotto ad Andorno Micca, paese della provincia di Biella.

Questa ricetta è stata raccolta da Paolo Festi, Responsabile Promozione della cooperativa Mo-nimbò di Perugia che aderisce al Circolo del Cibo. www.monimbo.it [email protected]

Avrai notato nella ricetta di uno chef umbro la presenza di materie prime piemontesi: anche qui sta l’omaggio a Paolo Conte. Inoltre, in Italia sono tanti i paesi che producono amaretti arti-gianali: Saronno, Sassello, Gallarate, Monbaruzzo, Canzo… per non parlare di Sicilia e Sardegna dove la produzione artigianale è diffusa. Ma non basta il luogo, occorre scegliere chi li produce con materie prime buone fino in fondo. E ma-gari con zucchero del commercio equo.

- 50 gr di cioccolato fondente Mascao* - mezzo cucchiaio di latte fresco - 3 tuorli d’uovo

- 75 gr di zucchero a velo - 4 cucchiai di sciroppo di ta-marindo - 150 gr di burro - 300 gr di amaretti artigianali

- 50 gr di nocciole tritate - 1 cucchiaio di cacao El ceibo in polvere*- 1 bicchiere di latte

Semifreddo al Mascao fondente extra 70% con amaretti di Monbaruzzo, nocciole e Tamarindo (Dedicato a Paolo Conte).Christian Palazzi, chef Bistrot del duca (Via Po’ di mezzo 3, 06062 - Città della Pieve, Perugia, tel. 0578.298008, [email protected])

Ingredienti per 4 persone

Cosa bere

Cosa bere

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foto 2: Flickr cc Delphaber

Il Calendario interculturale 2011(Sinnos Editrice, 9,50 €)

Quest’anno il Calendario Interculturale della Sinnos è dedicato al piacere della let-tura, perché leggere è, come sosteneva Jella Lepman, “cibo per la mente e apre a nuovi mondi, altre persone e realtà diverse”.

Al tempo e all’amore per la lettura sono dedicati i 12 bra-ni di scrittori di diversi Paesi, illustrati con 12 tavole rea-lizzate dai migliori illustratori italiani, che ci regalano ogni mese uno spunto per riven-dicare il piacere e il diritto alla

lettura, anche se in Italia i dati sono sempre più allarmanti: si legge poco e sono pochi i luo-ghi – librerie, scuole, bibliote-che – in cui poter trovare libri.

Come ogni anno il Calenda-rio Interculturale riporta le festività delle religioni e delle culture delle tante comunità presenti sul territorio nazio-nale per portare nelle case la ricchezza dell’incontro e poter fare gli auguri proprio a tutti, ricordando quotidia-namente quanto piacere e opportunità i libri possono offrirci!I brani sono di: Roald Dahl, Italo Calvino, Marcela Serrano, Maurizio Bettini, Jella Lepman, Vishwapriya Iyengar, Rabih Alameddine, Philippe Delerm, Amos Oz, John Fante, Orhan Pamuk, Gary Paulsen.

Le tavole sono state realizzate da: Monica Auriemma, Federi-co Appel, Laura Di Francesco, Chiara Nocentini, Lucia Sfor-za, Francesca Assirelli, Fuad Aziz, Elena Baboni, Dido, An-drea Rivola, Luca De Luise,Marcella Brancaforte.

Un anno tuttoequo e solidale

a cura di Elisa Salvi

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vivi solidalevivi solidaleEQUO ANCH’IOBIBLIOTEQUA

di Diego Parassole e Riccardo Piferifoto: Emiliano Boga

Indagine sugli artigiani nepalesi del Fair TradeMarta di Cesare, Renzo Garrone(RAM, 132 pp, 18 €)

Il Nepal dell’immaginario inter-nazionale, delle alte montagne e del trekking, è altra cosa ri-spetto a quello della Valle di Kathmandu dove lavorano – in condizioni non facili – gli artigiani del commercio equo e solidale locale (Fair Trade). Questo libro descrive la loro situazione, concentrandosi su elementi chiave come le retri-buzioni, le condizioni del lavoro, la protezione sociale.Il racconto si dipana attraver-so le voci degli artigiani (qua-

si sempre donne, essendo la forza-lavoro del settore al 90% femminile), intervistati presso i centri dove si svolge la mani-fattura, ma anche a domicilio, tra case private e cortili, dove spesso queste produttrici ope-rano. E si completa con le te-stimonianze dei dirigenti degli organismi principali, riuniti nel Fair Trade Group Nepal. Gli autori scelgono di esplorare in particolare i comparti del feltro e della maglieria in lana, tra i più tipici dell’artigianato

nepalese odierno. E ci mostra-no i visi delle persone, gli am-bienti teatro delle operazioni, e i prodotti, con un reportage fotografico che integra passo dopo passo la pagina scritta. Prende così forma il ritratto di un paese tuttora bellissimo, ma in preda a gravi inquietudini.Elaborando i risultati della loro indagine, gli autori pervengono a una serie di conclusioni, che da un lato contribuiscono al dibattito sulle strategie di “svi-luppo” e di lotta alla povertà, e dall’altro suggeriscono la neces-sità di approfondire, rafforzare e affinare il monitoraggio dei fornitori dell’equo e solidale.Frutto di un’inchiesta svolta nella primavera del 2009, ma attingendo anche a decine di altri viaggi e missioni effettua-te in Nepal negli anni, questo libro integra con uno sforzo di informazione approfondi-to gli strumenti di comunica-zione più semplici, quali sche-de e volantini, che il mondo del Fair Trade affianca co-stantemente ai prodotti nel-le Botteghe del Mondo. La componente informazione è infatti parte integrante delle pratiche dell’equo e solidale, elemento fondamentale per raccontare le storie e le per-sone che ne caratterizzano la filiera.

Una buona notizia per i piccini che aspettano con la letterina in mano l’arrivo del Natale. La notizia è que-sta: Babbo Natale esiste. Babbo Natale, cari bimbi, siamo noi: gli zii, i genitori, le nonne. Siamo noi che per sentirci generosi e buo-ni vi riempiamo di inutili capricci. Siamo noi, guardateci bene. Sot-to il cappello e la barba, ci siamo noi: un esercito di Babbei Natale, pronti a tutto pur di consumare nel nome della bontà! Siamo noi quelli che vi regalano il navigatore satellitare da triciclo, i telefonini giocattolo per mandare gli sms ai compagni d’asilo, i cioccolatini di Hello Kitty dove la cosa più com-mestibile è la bambola.Ma cos’è che spinge un individuo adulto, maturo, con una famiglia e un lavoro a trasformarsi in una figura mitica che arriva dal cielo dispensando regali? Come faccia-mo a sentirci Babbi Natale, noi che non abbiamo mai visto una renna, se non appesa nell’armadio sotto forma di giubbotto? Noi, a cui la pa-rola slitta evoca immediatamente un problema alla frizione? È molto semplice: ce l’abbiamo nel DNA, Babbo Natale è dentro di noi fin dai tempi dell’uomo delle caverne. Il nostro avo, quando tornava dalla caccia con un bisonte sulle spalle, veniva acclamato da tutta la famiglia, ed era una gran festa. Certo, lui, l’uomo primitivo, aveva il problema della sopravvivenza, dell’oggi, perché lì non si era mai sicuri di arrivare al domani. E que-sto limitava molto il consumismo: era difficile che qualcuno uscisse dalla caverna per andare a fare shopping. Lì quando un caverni-colo diceva: “Esco a fare la spesa”, magari, cinque minuti dopo diven-

tava lui la spesa di un tirannosau-ro che aveva detto la stessa cosa alla moglie. E se riusciva a soprav-vivere doveva per forza tornare a casa con – che so – un quarto di pterodattilo o mezzo bisonte sulle spalle, perché i bambini preistorici rompevano le balle esattamente come quelli di oggi: - Papà, ma perché noi mangiamo sempre bacche e lumache? I vicini mangiano bufalo, dinosauro, ptero-dattilo…- Sì, ma i vicini, in un mese, han già cambiato tre volte papà.- Ma papà…- Papà un corno! Le bacche non mordono… e le lumache, anche se scappano, non vanno lontano!Un discorso del genere certo non esaltava l’immagine del capofamiglia, e tanto meno sviluppava ammira-zione. Tornare a casa con una preda sorprendente, invece, serviva per la sopravvivenza e accresceva l’imma-gine sociale. Oggi non è cambiato molto. Spesso ci guadagniamo l’af-fetto e l’ammirazione dei nostri figli attraverso quello che portiamo a casa. Prendiamo il caso del ragionier Mambretti. Il suo problema è quello di portare a casa qualcosa di nuo-vo… di sbalorditivo… e di solito non lo è lo stipendio. E neanche po’ tornare a casa con un cinghiale sulle spalle, innanzitutto perché la porti-naia lo manda a quel paese:- Che cacchio fa? Mi sporca tutte le scale!- Ma signora, ho fatto sette giorni appostato nella prateria.- E non poteva andare dal macellaio lì di fronte?Per non parlare della moglie, imbu-falita dai peli sulla giacca e dal fatto che per un cinghiale intero serve il congelatore a pozzetto.

Oltretutto, oggi – per il ragionier Mambretti, ma anche per tutti noi – il cibo non è più il bisogno primario. Adesso i nostri bisogni più essen-ziali sono quelli superflui:- Papà, i vicini hanno la playsta-tion, il televisore a led e fanno la settimana bianca.- Sì, ma la mamma dei vicini riceve almeno 5 papà diversi al giorno.- E la mamma non può fare uguale?- È già tanto se ha trovato me, la mamma.Quindi alla fine il ragionier Mam-bretti: il cinghiale non si può, lo pterodattilo non si trova… per ac-contentare i figli, arriva a casa con l’ultimo modello di televisore a led, full HD, 3 D, anche se non sa a cosa servono tutte quelle funzioni. E an-che se non può permetterselo e per pagarlo deve fare 5 anni di rate e poi i figli lo tempesteranno di do-mande tipo:- Papà, ma perché mangi sempre bacche e lumache?Ma per un giorno, anche lui è stato Babbeo Natale. Allora se proprio non sapete resi-stere alla sindrome di Babbo Natale, ma non vi va di passare una settima-na appostati nella prateria a caccia di bisonti, andate in una Bottega Altro-mercato. Farete 2 regali: uno a chi lo riceve e uno a chi lo produce.Più Babbo Natale di così! n

Babbo Natale esiste!

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di Maria Morettifoto apertura, foto 1: i danni causati dall’uragano Agatha (di Fedecocagua)

La visita in Italia di Carlos Alberto Valle e di Edmun-do Javier Quezada, rap-

presentanti rispettivamente delle cooperative di produttori di caffè Fedecocagua (Guatemala) e Sop-pexcca (Nicaragua), ci ha dato modo di capire meglio le difficoltà che i produttori stanno affrontan-do ormai da parecchi mesi.

In primo luogo, le cooperative si trovano a fare i conti con un mercato complesso, dominato dalla speculazione. Dal 2006, il prezzo del caffè equo – stabilito da Flo (Fairtrade Labelling Orga-nization) sulla base di un lavoro di comparazione dei costi di pro-duzione che determina un margi-

ne di guadagno giusto rispetto a questi, a cui si aggiunge una quota per progetti sociali e una per in-centivare la produzione biologica – è inferiore a quello di merca-to stabilito dalla Borsa di New York. Il prezzo di Borsa sembra artificiosamente alto, e non sem-plicemente in base al gioco della domanda e dell’offerta. Un fatto-re da tenere in considerazione è certamente la scarsità, visto che il caffè è una coltivazione bienna-le e quindi un anno su due se ne ha a disposizione meno, inoltre il listino è soggetto alle condizioni climatiche e alla possibilità di di-sastri ambientali come quelli de-gli scorsi mesi in Centro America. Un peso difficile da quantificare

ma di cui riceviamo notizie dai produttori è quello del narco-traffico che ha molta disponibi-lità di denaro liquido ed è pro-babile che lo ricicli acquistando il caffè e creando pressione sulla domanda. Inoltre, dopo la crisi alimentare del 2008, molti inve-stitori si sono spostati da fondi speculativi di investimanto, an-che dai cosiddetti hedge fund, al mercato delle commodities, cioè i beni di largo consumo, perché subisce meno i contraccolpi delle crisi finanziarie.

Questa situazione crea grandi difficoltà anche alle centrali di importazione del commercio equo come Ctm altromercato,

che basa i suoi accordi commer-ciali sull’appoggio e sul confronto reciproco e non sulle fluttuazioni del mercato. I piccoli produttori, infatti, in vista di un guadagno im-mediato, non a conoscenza del-le dinamiche mondiali, possono essere tentati di abbandonare il mercato equo, ma non hanno ga-ranzie nel lungo periodo. Questo problema, fortunatamente, non si pone con partner più grandi e strutturati come Fedecocagua, perfettamente a conoscenza del-la volatilità dei mercati mondiali, e neppure con un’organizzazione come Soppexca, che è più picco-la ma ha soci molto motivati a proseguire sulla strada del com-mercio equosolidale.

Oltre a queste difficoltà, i piccoli produttori del Centro America hanno dovuto affrontare recen-temente anche disastri naturali che non solo rischiano di cancel-lare il risultato di mesi di lavoro ma hanno messo a rischio la loro stessa vita. Nel maggio scorso il Guatemala è stato vittima dell’eruzione del vulcano Pacaya che ha coperto il paese di uno spesso strato di cenere. Pochi giorni dopo, le piogge dell’ura-gano Agatha hanno provocato

smottamenti, frane e allagamenti in tutto il Paese, e reso pratica-mente impossibili comunicazioni e spostamenti. La sede di Fede-cocagua, le case e le coltivazioni dei produttori della cooperativa sono state seriamente danneg-giate e il lavoro di ripulitura dal fango ha coinvolto per settima-ne soci, famiglie e collaboratori. Una stima della cooperativa par-la di danni per oltre sei milioni di dollari tra danni agli impianti, alle infrastrutture di collegamen-to, alle case dei soci, alle pianta-gioni e future perdite legate alla dispersione dei fertilizzanti e al minor raccolto futuro.

Carlos Alberto Valle in occa-sione degli incontri di Equo-pertutti ha potuto raccontare la sua esperienza, ribadendo la determinazione di tutti i soci di Fedecocagua a continuare a lavorare con impegno sulla strada del commercio equo. Da parte nostra abbiamo espresso vicinanza e solidarietà in un mo-mento davvero difficile e la ga-ranzia che resteremo al fianco dei nostri partner anche con le fluttuazioni insensate dei prezzi di mercato. n

Caffè: le difficoltà dei produttori

Le turbolenze sui mercati internazionali si sommano alle tempeste tropicali e agli uragani nel Centro America. I nostri partner produttori di caffè affrontano una situazione difficile.

IN DIRETTA DAL SUD DEL MONDOcosì lontano così vicino

IN DIRETTA DAL SUD DEL MONDOcosì lontano così vicino

Fedecocagua è una cooperativa che riunisce produttori di caffè proprietari di piccoli pezzi di terra e aziende agricole famigliari in aree rurali nella zona di produzione del caffè in Guatemala. La famiglia di Fedecocagua è composta da 148 cooperative, imprese contadine e altri gruppi e 20.000 associati in tutto il Paese. La maggior parte degli associati sono piccoli produttori di origine maya, che esportano più di 300.000 quintali di caffè verde per raccolto.

foto 2: Carlos Alberto Valle in visita nella sede di Ctm altromercato (di Marco Ricci)

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IN DIRETTA DAL SUD DEL MONDOcosì lontano così vicino

IN DIRETTA DAL SUD DEL MONDOcosì lontano così vicino

un prezzo ragionevole e delle condizioni diverse da quelle che erano le normalmente imposte, non consegnando più la canna all’impianto in forma di sciopero non violento. La protesta ebbe successo ma i lavoratori deci-sero comunque di rendersi indi-pendenti affittando un impianto.

Questo implica un traguardo di indipendenza dai ricatti del “pa-drone onnipotente”, ma com-porta anche la necessità di sa-per gestire praticamente l’intero processo di produzione, im-magazzinamento e spedizione. Ecco, in tutto questo si è anco-ra molto in ritardo perché non c’è personale preparato e con esperienza. Ed ecco spiegata la necessità della mia presenza qui. Ciò che farò in questi mesi sarà cercare di dare una qualche for-ma ordinata, razionale – magari anche informatizzata – al depo-sito dei sacchi di zucchero usciti dall’impianto. Alcune settimane fa ho visitato la sede della cooperativa ad Arro-yos y Esteros. Correndo su stra-de come grandi scivoli d’asfalto abbiamo attraversato le infinite

distese di palme ed erbacce del Chaco e della piana degli stagni di Arroyos. Mi sono inoltrato nelle stradine rosse della campagna di Arroyos, terra rossa come quella del Roland Garros, e ai lati tan-te casette semplici con qualche vacca e alcune galline. Questo è il vero regno della Cooperativa: i campi di canna dei soci, quella canna che tutta ben preparata, pelata e ordinata arriva all’im-pianto di Benjamin Aceval raccol-ta in fasci stivati sui rimorchi dei camion.

Comprendere che tutto quello zucchero che viene prodotto, insaccato, venduto, consumato non è altro che l’ultimo passo di qualcosa che comincia qua, fra la terra rossa del Roland Garros, fra le migliaia di piccoli terreni di centinaia di piccoli coltivatori è stato per me giovane occidentale informatizzato, abituato a vede-re distese meccanizzate di ettari di monocultura abitate solo da qualche trattore e traliccio, un vero e proprio piacere. Come aver compreso gli elementari della scienza dello zucchero in un concentrato di poche lezioni. Ciò

In Paraguay per un sogno

L’avventura di un ingegnere logista che cerca di dare una qualche forma ordinata, razionale e magari anche informatizzata a un deposito di sacchi di zucchero.

I l primo lavoro, il primo viag-gio di lavoro, la prima vol-ta in una fabbrica, la prima

volta in Sud America, il primo europeo a varcare la soglia del deposito, il secondo europeo a lavorare nella fabbrica. Trop-pe novità insieme per poter ritrarle in dettaglio e lucidità. Meglio allora fermarsi alle cose più concrete, libero dal dover trovare la quadra a tutto, dal presentare in forma ordinata i propri confusi pensieri.

Per prima cosa vi introduco un poco nella storia della coopera-tiva Manduvirà, presso cui lavoro, che produce zucchero biologico di canna che Ctm altromercato compra da cinque anni a questa parte. La sede della Cooperativa è a Arroyos y Esteros, un paese a 70 km da Asuncion e a 90 da Benjamin Aceval, che è dove vivo io e dove sorge lo zuccherificio affittato dalla cooperativa per trasformare la canna. Fino a tre anni fa, Manduvirà, come gli altri

gruppi di produttori, vendeva la canna che produceva a uno zuccherificio che poi si occupa-va di distribuire il prodotto fini-to. La decisione di affittare uno zuccherificio e liberarsi dalla dipendenza di un intermediario fu una novità importantissima in Paraguay e arrivò in seguito a un processo di aggregazione e a un percorso di sensibilizzazione dei coltivatori di Arroyos che li portò a rivendicare tutti insieme davanti al vecchio zuccherificio

Dal punto di vista etnico, sociale e culturale, il Paraguay ha una delle popolazioni più omogenee di tutta l’America Latina, il 95% è infatti una mescolanza fra Spagnoli e Nativi Americani. Le lingue ufficiali sono il guarnì, parlata dal 95% della popolazione, e lo spagnolo, parlato dal 75%. Dal punto di vista economico il Paraguay presenta un grande settore sommerso che riguarda sia riesportazione di beni di consumo a paesi vicini che l’attività di migliaia di microimprese e venditori urbani stradali. Questo rende difficile ogni stima reale sullo stato dell’economia del paese. Una larga fetta della popolazione vive di agricoltura di sussistenza. In ogni caso la gran parte degli osservatori concordano nel conside-rare che lo scarso sviluppo economico del paese è dovuto all’incertezza politica, alla corruzione, alla carenza di riforme strutturali e le scarse infrastrutture.

Il Paraguay

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di Leonardo Angiusfoto apertura: una strada di Benjamin Aceval, Paraguay (di Leonardo Angius)

foto 1: Leonardo con un collega di Manduviràfoto 2: il trasporto della canna da zucchero (di Leonardo Angius)

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foto 3: la canna arriva allo zuccherificio (di Leonardo Angius) foto 4: un momento di pausa per i raccoglitori di canna (di Leonardo Angius)

jamin Aceval, per dare da man-giare alle ingorde macchine ar-rugginite dello zuccherificio. Ora però mi rendo conto che, nono-stante mi fossi ripromesso di evi-tarlo, sto ricadendo nel vecchio vizio dell’ingegnere di parlare di sistemi, operazioni, materie pri-me, soffocando sotto il peso del-le mie spiegazioni quello che è l’aspetto più romantico che poi a vedere determinate cose resta nell’animo.E sto parlando del romanticismo un po’ malinconico che provo-ca vedere ragazzi che tagliano a mano la canna, buoi che pun-tandosi sulla terra rossa spingo-no carri colmi di canna. È inutile

che più mi ha segnato è come dietro a tutto quello zucchero e a quei camion di canna, ci siano centinaia e centinaia di persone che hanno piantato, curato, taglia-to, pelato e raccolto con le loro mani le migliaia di tonnellate di canna che ogni giorno arrivano a Benjamin Aceval.I produttori infatti dopo aver curato tutto l’anno la canna, tagliando le foglie e pulendo il campo, la tagliano, la pelano e la trasportano con il loro carro di buoi a un Centro de Acopio dove una gru di legno o di me-tallo carica i fasci sul camion. I camion carichi partono poi fi-nalmente con destinazione Ben-

negare che la prima sensazione che ho provato è quella di non invidiare qualcuno che passa le sue giornate a tagliare canna con il machete o a muovere una gru o a fare km in cima a un carro di buoi. Non mi azzarderei infat-ti a pensare che lo facciano per passione quel lavoro. Ognuno avrà una famiglia a cui dare da mangiare e dei figli da manda-re a scuola o a cui comprare il cellulare. Ciò che più insistente-mente mi ero chiesto non era tanto “Chi glielo fa fare?” perché a questo la risposta l’avevo già trovata, ma “Per chi lo fanno?” “Tutta ’sta fatica alla fine gli viene riconosciuta?”

Ecco, per trovare una risposta a queste domande, aver fat-to questo giro tra i campi dei soci della cooperativa mi è sta-to molto utile. Perché? Perché sgobbare una giornata per una cooperativa di cui si è soci o per un’azienda di cui si è dipen-denti cambia. Cambia perché quando parla un socio, qualsiasi socio, dice “Los de la coopera-tiva hemos”, noi. Quando parla un dipendente dice “La señora” o “El ingeniero…”, loro. È come ritornare alle teorie di Marx sull’alienazione dell’operaio dal prodotto del proprio lavoro (mi si scusi la citazione). E qua dove le condizioni salariali, di sicurezza, di diritti sono molto più precarie di quelle raggiunte in Occidente la contraddizione di una vita svenduta a una fami-glia di ricchi possidenti emerge con ancora più forza di fronte a esperienze cooperative come

questa di Manduvirà o come tantissime altre qui in Paraguay.Andres il primo giorno mi dice-va: “A me piace lavorare per una cooperativa perché nessuno è più degli altri e se si è uniti, si è più forti. E poi appartenere a una cooperativa permette ai contadini di avere un sogno, di lavorare per un obiettivo”. Ecco, pensando a questo, mentre guar-davo quelle persone lavorare mi sono risposto che quando lo zucchero sarà pronto e insacca-to, ognuna delle persone che ha tagliato, pelato e curato la can-na, ognuna di loro mi immagino penserà “Questo è anche mio”.Raccontando questa storia, però, non vorrei dimenticarmi di fare almeno un cenno dei miei cari depositeros, i magazzinieri che lavorano con me. Hanno tutti più o meno la mia età e si alzano ogni giorno alle 3.30 (weekend inclusi) e fino alle 17 – con le

dovute pause per il mate – spo-stano da una parte all’altra sac-chi di 25 o 50 kg di zucchero, caricati su braccia e testa, co-struendo e distruggendo pile di 960 sacchi come fossero torri di Lego da costruire, buttare giù e ricostruire. Sono tutti ma-ledettamente simpatici, ognuno con i suoi tic e la sua storia. Io, ovviamente, sono il giovanotto europeo imborghesito, che ar-riva con calma alle 9, non pas-sa le ore a spostare i sacchi da 25 e non ha né figli né morosa. Quando entro in deposito nor-malmente sono facile bersaglio delle ironie più svariate e a volte per farli stare zitti mi metto an-che a fare lo scaricatore. Prima di rompermi però a spostare ap-parentemente sempre lo stesso sacco di zucchero colgo la prima pausa per svignarmela e tornare al mio lavoro da scrivania. Così vanno le cose qui! n

Manduvirà ha iniziato la sua attività nel 1975 come cooperativa di risparmi e credito e nel 1990 ha cambiato il suo orientamento dedicandosi principalmente al settore agro-industriale con la coltivazio-ne della canna da zucchero. Dal 2005 l’organizzazione, che riunisce circa 1000 agricoltori, ha iniziato a produrre direttamente lo zucchero prendendo in affitto un impianto.

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religiose e giovani. Nel 1990 la rete si espande nelle Filippine al di fuori di Panay e poi all’este-ro, e viene in contatto con il commercio equo e solidale, una realtà nuova. Decidiamo di but-tarci e di creare Pftc (Panay Fair Trade Center), anche se non siamo produttori, ma la vendita della banana chips – un prodot-to semplice e che non richiede grandi investimenti – ci sembra un modo per sostenere finanzia-riamente le donne della nostra organizzazione. Dal 1992 poi, inizia la produzione e la com-

D – Come e quando è nata Pftc?R – Nel 1984, sotto la dittatura di Ferdinand Marcos, le donne – la parte più vulnerabile del-la società – sentono la neces-sità di unirsi per essere parte del possibile cambiamento e confrontarsi sui problemi e sul-le sfide date dalla situazione. Nasce così un’organizzazione femminile, Kabalaka, che signi-fica “donne unite per i diritti”, un’organizzazione variegata, una rete che unisce associazioni di donne di campagna e di città, la-voratrici nel settore della sanità,

mercializzazione del Mascobado con Ctm altromercato e con altri partner fair trade europei. Oggi Pftc è di proprietà delle varie organizzazioni coinvolte nella produzione dello zucchero.

D – Biodiversità e sovranità ali-mentare: quel è la relazione tra i due concetti?R – Le Filippine sono un paese prevalentemente agricolo, circa il 75% della popolazione lavora nell’agricoltura. Quindi l’agricol-tura è fondamentale per noi e la biodiversità è importantissima

per l’agricoltura. La nostra orga-nizzazione dà impulso a un’agri-coltura sostenibile, ciò significa che non siamo concentrati solo sulla monocoltura della canna da zucchero biologica, ma che pra-tichiamo il cosiddetto Big, cioè biointensive gardening, coltivan-do anche frutta, ortaggi e riso, anche perché la canna da zuc-chero ha una stagione produtti-va di sei mesi. I nostri agricoltori, così, hanno un guadagno garan-tito con la canna e la produzio-ne delle banana chips e nei mesi successivi si dedicano ad altro, anche lavorando stagionalmen-te nelle città. La sovranità ali-mentare legata alla biodiversità,

comunque, è un problema sulle spalle degli agricoltori perché lo stato non si cura di questo settore, anche se è vitale per il P aese. Ad esempio non aiuta i produttori di riso che devono af-frontare la concorrenza del riso importato e gli agricoltori che vivono isolati che non riescono a sfamarsi a causa dell’impennata dei prezzi: l’80% della popolazio-ne vive sotto la soglia di pover-tà e in alcune aree la monocol-tura peggiora la situazione. Oggi siamo impegnati anche nel fare pressione sul governo perché si interessi ai problemi dell’agri-coltura e ci aiuti a migliorare la situazione dei lavoratori.

D – Vent’anni di commercio equo: un bilancio?R – In vent’anni abbiamo avuto molti vantaggi dal commercio equo. Sul piano economico sia-mo in grado di garantire lavoro ai nostri agricoltori che sono soprattutto donne, e garantire un salario minimo che in alcune aree rurali è il doppio di quel-lo comune. I bambini hanno la possibilità di studiare fino alle scuole superiori. Inoltre, un aspetto fondamentale è quello dei progetti di formazione che danno la possibilità alle persone di accrescere le loro capacità. Il prossimo in programma partirà a dicembre e riguarderà la pro-

foto 1: Ruth Salditos (Archivio Ctm altromercato)

Vent’anni di commercio equo

Abbiamo incontrato Ruth Salditos, un’attivista filippina impegnata da anni nel commercio equo e nell’emancipazione femminile. Ci ha raccontato la sua esperienza.

Ruth Salditos è nata nel 1960 a Davao City (Filippine). Nel 1984 è tra le fondatrici di un’associazione per l’emancipazione femminile, Kabalaka (Women Rise Towards Freedom), da cui nel 1991 nasce Pftc (Panay Fair Trade Center), un’organizzazione di commercio equo che esporta zucchero Mascobado certificato bio e banana chips verso quasi tutte le organizzazioni europee di commercio equo. Dal 2001 Ruth è direttrice di Ftf-P (Fair Trade Foundation-Panay), un’organizzazione non governativa collegata a Pftc che fornisce assistenza, servizi e lavoro di advocacy ai pic-coli produttori, ai lavoratori e alle organizzazioni di donne.

Ruth Salditos ha una formazione da dietista, nelle comunità rurali e urbane filippine ha tenuto molti corsi per genitori e studenti, soprattutto sull’importanza di una nutrizione corretta. Lavora da quasi 26 anni nel campo dello sviluppo, dedicandosi principalmente al commercio equo. È impegnata a condivide-re esperienze di commercio equo sia a livello locale/nazionale che internazionale ed è stata invitata come relatrice a numerose conferenze e campagne, principalmente in Europa, infatti è mol-to attiva nell’azione di networking e promozione del commercio equo anche nelle organizzazioni internazionali.

di Ilaria Favèfoto apertura: canna da zucchero, Pftc, Filippine (Flickr cc Shared Interest)

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di Ilaria Favèfoto apertura: Flickr cc JR Guillaumin

duzione dello zucchero biolo-gico. Sarà un modo per rispon-dere alle richieste del mercato, dato che la domanda di Masco-bado biologico è in rapida asce-sa. L’espansione della produzio-ne ci permetterà di coinvolgere ancora più famiglie e di raffor-zare la nostra organizzazione, dato che siamo l’unica organiz-zazione di Panay ad esportare questo tipo di zucchero. La ter-za nota positiva è la solidarietà che siamo riusciti a creare nella nostra organizzazione e anche a livello internazionale. Noi non ci occupiamo solo di produrre e vendere, stiamo anche svolgen-do un lavoro di educazione, in-formazione, pressione sulle au-torità, sviluppo e io mi occupo di questo in particolare. Dopo dieci anni di lavoro con Pftc, abbiamo creato, infatti, un’al-tra organizzazione, Fair Trade Fundation Panay, che è proprio specializzata nel lavoro di svilup-po e advocacy, cioè pressione

sulle autorità e promozione dei diritti. Ciò coinvolge anche la popolazione della nostra zona, a cui ad esempio io mi rivolgo con conferenze sulla nutrizione pen-sate in particolare per le donne e i ragazzi.

Un quar to ritorno positivo che abbiamo avuto dal nostro lavo-ro è l’attenzione delle autori-tà. Ora le autorità ci conosco-no, sanno come lavoriamo e ci ascoltano. Il nostro scopo ora è quello di sviluppare un mer-cato interno in cui i produttori possano scambiarsi riso, ver-dure, frutta, per il loro bisogno personale. Nel futuro speriamo di poter continuare a migliora-re la vita delle persone, i loro guadagni e di poter interpre-tare lo spirito del commercio equo, davvero “equo per tut-ti”. L’anno prossimo a Pftc fe-steggeremo i vent’anni di vita, vent’anni di esperienze da con-dividere. n

Pftc (Panay Fair Trade Center) promuove nelle Filippine il commercio equo sia per permettere ai lavoratori e ai piccoli produttori di svolgere un lavoro dignitoso, sia come strumento di pressione per dare visibilità a temi politici e sociali, verso uno sviluppo democratico e sostenibile. Produce banana chips e zucchero Mascobado. Le banana chips permettono di trasformare la banana, normalmente una coltura di autoconsumo, in un prodotto per l’esportazione e quindi in una fonte di reddito. Lo zucchero Mascobado è ottenuto attraverso bolliture successive del succo estratto dalla canna. Sembra che questo sistema di produzione fosse anticamente utilizzato dai cinesi: certo è che lo zucchero grezzo è ricco in vitamine e minerali e fa parte della tradizione filippina da oltre un secolo e mezzo.

Il tentativo di sostenere una produzione di alta qualità è molto interessante e risulta particolarmente lodevole la promozione della coltura del biologico, che essendo molto innovativa per la canna da zuc-chero ha comportato notevoli problemi nei primi tempi, superati grazie ad una grande tenacia. Pftc è una struttura con un forte radicamento nella società civile, che promuove iniziative a sostegno dell’in-tegrazione dei produttori nella società, del loro benessere e della loro qualità produttiva, cercando di intrecciare relazioni sia con le donne dei quartieri urbani più poveri che con le realtà rurali.

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foto 2: confezionamento dello zucchero, Pftc, Filippine (Flickr cc Shared Interest)foto 3: essiccazione della bagassa, Pftc, Filippine (di Rudi Dalvai)

D – Il commercio equosolidale incentiva l’agricoltura biologica attraverso un premio economico che copre una parte delle spese di certificazione, formazione e conversione delle coltivazioni. Per passare dalla coltivazione tradizio-nale del caffè a quella biologica si impiegano anni dato che bisogna purificare il terreno da ogni trac-cia di fertilizzante chimico e im-parare le tecniche di coltivazione naturale. Qual è la vostra espe-rienza riguardo a questo periodo di transizione?R – Il progetto di transizione dall’agricoltura convenzionale a quella biologica è iniziato otto anni fa e oggi i nostri produttori non utilizzano sostanze chimiche. I primi tempi, comunque, sono stati

difficili, soprattutto perché le ren-dite del caffè organico sono mol-to basse e il prezzo di mercato non compensa la differenza. Per aiutarli a superare questo proble-ma forniamo ai nostri produttori alcune piante utili per la fertilizza-zione, in modo che non debbano acquistarle sul mercato, dato che sono molto care. Abbiamo ideato anche un altro programma che ha fornito ai nostri produttori alcu-ne capre, utili perché brucano le erbe dannose per il caffè, evitan-do l’uso di diserbanti. Questo ha anche migliorato l’alimentazione degli agricoltori perché gli animali si riproducono molto velocemen-te e alcuni possono essere usati per l’alimentazione o ceduti ad altre famiglie.

D – Il Nicaragua è il paese più grande dell’America Centrale. Più del 20% del suo territorio è ri-serva naturale per la protezione della biodiversità. Il vostro me-todo di coltivazione del caffè in foresta è molto importante per questo scopo dato che preserva la varietà delle piante presenti sul territorio. R – Nella nostra zona, con il clima di montagna, abbiamo il privilegio di avere le condizioni perfette per la coltivazione del caffè. Inol-tre c’è una grande varietà di flora e fauna e siamo vicini alle riserve naturali e alle aree protette del Paese. Coltiviamo anche le piante di banano che sono utilissime per fare ombra al caffè e per fornire mezzi di sussistenza ai coltivatori.

Diserbanti?Meglio le capre

In Nicaragua, le coltivazioni di caffè hanno abbracciato i metodi naturali. Edmundo Javier Quezada ci racconta l’esperienza dei produttori di Soppexcca.

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foto 2: una macchina tostatrice, Soppexcca, Nicaragua (di Luca Palagi)foto 3: Edmundo Javier Quezada in visita in Italia (Archivio Ctm altromercato)

D – Come viene garantita la qua-lità del vostro caffè?R – La qualità del nostro caf-fè è garantita da due laboratori di controllo che sono gestiti da figli dei nostri soci che hanno seguito appositamente corsi di formazione. Questi controlli ser-vono anche ai produttori perché permettono loro di capire dove possono migliorare, ad esempio nella coltivazione, nella raccolta, nel lavaggio o nella fermentazio-ne. Abbiamo standard di qualità anche per i luoghi di lavorazione e deposito del caffè e il nostro caf-fè è tracciabile, quindi possiamo garantire che il caffè esportato viene coltivato, raccolto, lavorato e controllato da noi.

D – Quali sono i programmi so-ciali di Soppexcca?R – Soppexcca ha organizzato una serie di programmi sociali finanziati con il contributo socia-le fornito dalle organizzazioni di commercio equo e solidale e con le sovvenzioni di alcuni donatori e Ong internazionali. In partico-lare abbiamo realizzato scuole

in piccole comunità, campagne di informazione per la prevenzione del cancro rivolte alle donne non solo delle cooperative nostre so-cie ma di tutta la comunità, borse di studio per ragazzi. Ci impegnia-mo per la promozione del ruo-lo della donna e della parità tra i sessi: le donne hanno lo stesso peso degli uomini nel processo decisionale. Nello scorso manda-to la direttrice generale di Sop-pexcca era una donna, ruolo che ha svolto egregiamente per undici anni. Inoltre, cerchiamo di coinvol-gere i giovani in attività culturali come corsi di danza, pittura e mu-sica. A questo proposito, abbiamo fondato la prima banda musicale di figli dei produttori. Sempre sot-to il profilo dei programmi sociali, forniamo ai produttori medicine a basso costo e abbiamo creato dei negozi, le tiendas campesinas, dove possono acquistare i pro-dotti di base per la loro vita a un prezzo più abbordabile rispetto a quello del mercato tradizionale. Ai loro figli forniamo gratuitamente il materiale scolastico, comprese le uniformi. n

Soppexcca (Sociedad de pequenos productores y compradores de cafè) è un’organizzazione di piccoli produttori e produttrici di caffè del Nicaragua con sede a Jinotega, a 164 chilometri dalla capitale Managua. Jinotega si trova nella zona settentrionale del Nicaragua, al centro della Cordillera Isabelia, e il suo clima è subtropicale umido con molta nuvolosità, perfetto per la produzione del caffè, tanto che Jinotega è consi-derata “La Capital del Cafè en Nicaragua”: qui si concentra il 65% della produzione di tutto il Paese. Sop-pexcca è entrata nel commercio internazionale del caffè nel 1999, superando debiti e difficoltà che aveva lasciato dietro di sé un’organizzazione precedente. Da allora ha continuato a crescere, con un numero di produttori associati che è quasi decuplicato rispetto ai 68 iniziali. Nel contempo ha sviluppato un sistema di coinvolgimento che va oltre la semplice relazione commerciale, includendo anche aspetti sociali e comu-nitari. Soppexcca, infatti, promuove una produzione basata sui principi della sostenibilità ambientale, della responsabilità verso la propria organizzazione e sulla partecipazione all’azione verso il cambiamento.

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Circolare CtmPeriodico di informazione distribuito nelle Botteghe del Mondo2010 – 3

Realizzazione editoriale e impaginazioneSagoma srl, Vimercate (MB) – www.sagoma.com

CaporedattoreIlaria Favè

In redazioneLaura M. Bosisio, Daniele Acrodi, Stefano Loderi

Art DirectorStefano Longoni

Con la collaborazione diLeonardo Angius, Maria Moretti, Valeria Calamaro, Claudio Brigadoi, Rudi Dalvai, Simonetta Lorigliola, Elisa Salvi, Diego Parassole, Riccardo Piferi, Annalisa Di Stefano, Francesca Serra, Cinzia Capuzzo, Elisa Dolci.

Immagini ambientate di prodotto Elena Tezza e Luca Morandini. Archivio Ctm altromercato

StampaPublistampa Arti Grafiche, Pergine Valsugana (TN)

Proprietario ed editoreConsorzio Ctm altromercato scarlvia Francia 1/c 37135 Verona (VR)[email protected]

Direttore responsabileGiulia Sitton

Autorizzazione del Tribunale di Bolzanon. 3/98 del 19 marzo 1998

Circolare Ctm è non profit e no copyright

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