Quattordicesimo appuntamento · abbiamo pedinato e spiato a turno per due anni, giorno e notte, per...

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Quattordicesimo appuntamento Di solito, nella prima pagina d’una pubblicazione emerge la linea con- duttrice di ciò che si ha in mano e ci si accinge a leggere. Anche questo bollettino - piccola nostra pubblica- zione parrocchiale - si adegua e, nella sua prima pagina propone l’idea di fondo che poi viene sviluppata nelle pagine interne. Qual è la proposta principale di questo numero di “Sen- tieri”? L’ho riassunta nel titolo di quanto state leggendo: con questo nu- mero siamo arrivato al 14° incontro con voi lettori. Il conto è presto fatto: quattro numero all’anno nei tre anni precedenti all’attuale più due numeri nel 2016. “Sentieri” non è più una novità nelle nostre case, lo si attende con interesse, lo si legge e lo si com- menta in famiglia. Qualche apprezzamento arriva anche da lontano da parte di amici e paesani sparsi nel mondo: “respiro una ventata d’aria paesana ogni volta che il postino mi recapita il bollet- tino” - così si è espresso un nostro emigrante. Dal primo numero in poi è cresciuta anche la collaborazione nella preparazione di queste sedici paginette: qualche foto, alcuni arti- coli, dei suggerimenti - le foto dei de- funti sono un esempio - rendo questa pubblicazione più ricca e interes- sante. L’invito alla collaborazione viene suggerito negli avvisi parroc- chiali ed è bello vedere che la propo- sta non cade nel vuoto. Certamente si potrà fare di più e meglio dando una risposta concreta al messaggio del primo numero, nel 2012, quando pro- ponevo la nascita di “Sentieri” e au- guravo che ci possa essere una crescita e un futuro. Grazie alle col- laboratrici, anche questo numero entra in tutte le case e offre l’oppor- tunità di sentirci tutti parte della grande famiglia parrocchiale che gioisce per una nascita, condivide il dolore per un caro defunto, partecipa alla festa con i bambini della Messa di prima Comunione e con i Cresi- mati ad opera del nostro nuovo Ve- scovo Renato. Non mancano gli inviti per celebrare momenti importanti: i 50 anni di sa- cerdozio di don Giulio, di don Gio- vanni e di don Sisto. Due pagine sono offerte ai lettori perché riflettano sulle opere di misericordia: papa France- sco ci guida nell’approfondimento dello stile cristiano del farsi prossimo con chi vive le difficoltà della fame, della solitudine, della malattia, del- l’abbandono. Ci vorrà un po’ di pa- zienza e di calma per leggere quelle pagine: siamo nell’anno del Giubileo straordinario della Misericordia, un anno da vivere non solo nelle cele- brazioni liturgiche ma anche nel con- creto delle nostre giornate con una testimonianza coraggiosa e credibile. Giunti all’ultima pagina non trala- sciamo di leggere quanto ci viene suggerito sul testamento con uno sguardo sereno e positivo sulla vita che giunge al capolinea e sull’impor- tanza dei beni “per scegliere come vi- vere e assaporare tempo, affetti ed energie, se davvero di giorni ne re- stassero pochi”. Buona lettura, allora e buona estate ai vicini e ai lontani. don Diego BOLLETTINO DELLE PARROCCHIE DI SANTA MARIA NASCENTE DI PIEVE DI CADORE E DI SAN TOMMASO APOSTOLO DI POZZALE Piazza Tiziano 41, Pieve di Cadore (BL) ANNO IV - N. 2 - ESTATE 2016 “Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri” (Salmo 24) Iscr. Trib. di Belluno n. 2/2013 Direttore. resp. don Diego Soravia resp. ai sensi di legge don Lorenzo Sperti Poste It., sped. in A.P., D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1, c. 2, NE/ BL Stampa: Tip. Piave Srl (BL) O DIO, TI CHIEDO IL DONO DELLO STUPORE «O Dio, ti chiedo il dono dello stupore. Quel genere di stupore che non porta contro o abbasso, ma innalza e fa cercare. Quel genere di stupore che mi pone ai piedi della scala che porta a te. Dammi lo stupore in modo da percepire la dignità di tutte le cose, per scorgere, nella creazione, i segni della tua bonta. Fa che “oh” e “che bello” siano spesso sulle mie labbra. Aiutami a trovare tempo e a fermarmi per guardare piu attentamente a ciò che mi circonda e a ciò che e dentro di me. Mio Dio, ti chiedo il dono dello stupore perché credo che esso sia un preludio dell’incontro con Te» Papa Francesco

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Quattordicesimo appuntamento

Di solito, nella prima pagina d’unapubblicazione emerge la linea con-duttrice di ciò che si ha in mano e cisi accinge a leggere. Anche questobollettino - piccola nostra pubblica-zione parrocchiale - si adegua e, nellasua prima pagina propone l’idea difondo che poi viene sviluppata nellepagine interne. Qual è la propostaprincipale di questo numero di “Sen-tieri”? L’ho riassunta nel titolo diquanto state leggendo: con questo nu-mero siamo arrivato al 14° incontrocon voi lettori. Il conto è presto fatto:quattro numero all’anno nei tre anniprecedenti all’attuale più due numerinel 2016. “Sentieri” non è più unanovità nelle nostre case, lo si attendecon interesse, lo si legge e lo si com-menta in famiglia.

Qualche apprezzamento arrivaanche da lontano da parte di amici epaesani sparsi nel mondo: “respirouna ventata d’aria paesana ogni voltache il postino mi recapita il bollet-tino” - così si è espresso un nostroemigrante. Dal primo numero in poi ècresciuta anche la collaborazionenella preparazione di queste sedicipaginette: qualche foto, alcuni arti-coli, dei suggerimenti - le foto dei de-funti sono un esempio - rendo questapubblicazione più ricca e interes-sante. L’invito alla collaborazioneviene suggerito negli avvisi parroc-chiali ed è bello vedere che la propo-sta non cade nel vuoto. Certamente sipotrà fare di più e meglio dando unarisposta concreta al messaggio delprimo numero, nel 2012, quando pro-ponevo la nascita di “Sentieri” e au-guravo che ci possa essere unacrescita e un futuro. Grazie alle col-laboratrici, anche questo numeroentra in tutte le case e offre l’oppor-tunità di sentirci tutti parte della

grande famiglia parrocchiale chegioisce per una nascita, condivide ildolore per un caro defunto, partecipaalla festa con i bambini della Messadi prima Comunione e con i Cresi-mati ad opera del nostro nuovo Ve-scovo Renato.

Non mancano gli inviti per celebraremomenti importanti: i 50 anni di sa-cerdozio di don Giulio, di don Gio-vanni e di don Sisto. Due pagine sonoofferte ai lettori perché riflettano sulleopere di misericordia: papa France-sco ci guida nell’approfondimentodello stile cristiano del farsi prossimocon chi vive le difficoltà della fame,della solitudine, della malattia, del-l’abbandono. Ci vorrà un po’ di pa-zienza e di calma per leggere quellepagine: siamo nell’anno del Giubileostraordinario della Misericordia, unanno da vivere non solo nelle cele-brazioni liturgiche ma anche nel con-creto delle nostre giornate con unatestimonianza coraggiosa e credibile.

Giunti all’ultima pagina non trala-sciamo di leggere quanto ci vienesuggerito sul testamento con uno

sguardo sereno e positivo sulla vitache giunge al capolinea e sull’impor-tanza dei beni “per scegliere come vi-vere e assaporare tempo, affetti edenergie, se davvero di giorni ne re-stassero pochi”.

Buona lettura, allora e buona estateai vicini e ai lontani.

don Diego

ANNO 1II - N. 4 - INVERNO 2015

“ “Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri (Salmo 24)

BOLLETTINO DELLE PARROCCHIE DI SANTA MARIA NASCENTE DI PIEVE DI CADOREE DI SAN TOMMASO APOSTOLO DI POZZALEPiazza Tiziano 41, Pieve di Cadore (BL)

ANNO IV - N. 2 - ESTATE 2016

“Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri” (Salmo 24)

Iscr. Trib. di Belluno n. 2/2013 • Direttore. resp. don Diego Soravia • resp. ai sensi di legge don Lorenzo Sperti Poste It., sped. in A.P., D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1, c. 2, NE/ BL • Stampa: Tip. Piave Srl (BL)

O DIO, TI CHIEDOIL DONO DELLO STUPORE

«O Dio, ti chiedo il dono dellostupore. Quel genere di stupore chenon porta contro o abbasso, ma

innalza e fa cercare. Quel genere di stupore

che mi pone ai piedi della scala cheporta a te.

Dammi lo stupore in modo da percepire la dignità� di tutte le cose, per scorgere, nella

creazione, i segni della tua bonta� .

Fa che “oh” e “che bello” sianospesso sulle mie labbra.Aiutami a trovare tempo e a fermarmi per guardare

piu� attentamente a ciò� che mi circonda

e a ciò� che e� dentro di me. Mio Dio, ti chiedo il dono dello

stupore perché� credo che esso sia unpreludio dell’incontro con Te»

Papa Francesco

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Sentieri 2

APrire gli occHi AllA vitA

C’era una volta un vecchio che non eramai stato giovane. In tutta la sua vita, inrealtà� , non aveva mai imparato a vivere.E non avendo imparato a vivere, non riu-sciva neppure a morire.

Non aveva speranze ne� turbamenti; nonsapeva ne� piangere ne� sorridere. Tuttociò� che succedeva nel mondo non lo ad-dolorava e neppure lo stupiva. Passava lesue giornate oziando sulla soglia dellasua capanna, senza degnare di unosguardo il cielo, l’immenso cristallo az-zurro che, anche per lui, il Signore ognigiorno puliva con la soffice bambagiadelle nuvole. Qualche viandante lo inter-rogava. Era così� carico d’anni che lagente lo credeva molto saggio e cercavadi far tesoro della sua secolare espe-rienza. «Che cosa dobbiamo fare per rag-giungere la felicita�?» chiedevano igiovani. «La felicita� e� un’invenzionedegli stupidi» rispondeva il vecchio. Pas-savano uomini dall’animo nobile, desi-derosi di rendersi utili al prossimo. «Inche modo possiamo sacrificarci per aiu-tare i nostri fratelli?» chiedevano. «Chisi sacrifica per l’umanità� e� un pazzo» ri-spondeva il vecchio, con un ghigno sini-stro.«Come possiamo indirizzare i nostri

figli sulla via del bene?» gli domanda-vano i genitori. «I figli sono serpenti» ri-spondeva il vecchio. «Da essi ci sipossono aspettare solo morsi velenosi».

Anche gli artisti e i poeti si recavano aconsultare il vecchio che tutti credevanosaggio. «Insegnaci ad esprimere i senti-menti che abbiamo nell’anima» gli dice-vano. «Fareste meglio a tace- re»brontolava il vecchio. Poco alla volta lesue idee malvagie e tristi influenzarono ilmondo. Dal suo angolo squallido, dovenon crescevano fiori e non cantavano uc-celli, Pessimismo (perché� questo era ilnome del vecchio malvagio) faceva giun-gere un vento gelido sulla bonta� ,l’amore, la generosità� che, investiti daquel soffio mortifero, appassivano e sec-cavano. Tutto questo dispiacque molto alSignore, che decise di rimediare.

Chiamo� un bambino e gli disse: «va’ adare un bacio a quel povero vecchio».Il bambino obbedi�. Circondo� con le suebraccia tenere e paffute il collo del vec-chio e gli stampo� un bacio umido e ru-moroso sulla faccia rugosa. Per la primavolta il vecchio si stupi�. i suoi occhi tor-bidi divennero di colpo limpidi. Perché�nessuno lo aveva mai baciato.Così� aperse gli occhi alla vita e poi mori�,sorridendo.

A volte, davvero, basta un bacio. un«ti voglio bene», anche solo sussur-rato. un timido «grazie». un apprez-zamento sincero. e’ cosí̀ facile farfelice un altro. Allora, perché́ non lofacciamo?

Cinquant’anni, e sembra ieri, quando tregiovani hanno vissuto un momento im-portante della loro vita: si sono consacratial Signore scegliendo la via del sacerdo-zio. L’arcidiacono mons Fiori così siesprimeva sul bollettino parrocchiale: “Tre giovani della nostra gente sarannoconsacrati dal Vescovo martedì sera 28corrente in santa Maria, per essere lucee lievito del popolo di Dio; e noi dopo ilsacro rito bacheremo le loro mani con-sacrate, ascolteremo con fede la loro pa-rola, riceveremo da loro la benedizionedi Dio. Sono loro - dirò con san Paolo -ma non sono più loro: vive in loro GesùCristo”. Quei tre giovani hanno un nomee sono: don Giulio Giacobbi, don Gio-vanni Unterberger e don Sisto Berton; laloro foto campeggia sul foglietto mensiledella Parrocchia nel 1966 e qi sotto ri-prodotta.

Avremo l’oPPortunità D’incon-trArli, Di SAlutArli, Di gioire conloro e con loro ringrAziAre il Si-gnore Per queSto SigniFicAtivo trA-guArDo: lo FAremo il 29 giugno Alle18.30 quAnDo SAremo convocAti PercelebrAre con loro l’eucAriStiA.Tutta la Comunità sarà invitata a nomedelle Parrocchie e della Diocesi: luoghidove questi tre sacerdoti hanno offerto illoro servizio.

Lascio ancora la penna a monsignorFiori che invitava i parrocchiani a riflet-

tere sulla figura del sacerdote; è una ri-flessione ancora attuale perché ancheoggi la scelta del sacerdote non passainosservata: “Alfred Ancel, Vescovo au-siliare di Lione, è stato, prima di essereVescovo, un Prete operaio. Per anni halavorato in una fabbrica, senza far ca-pire che era prete e senza poter fare ilprete ma solo l’operaio. Viveva coglioperai, faticava con loro e studiava leloro debolezze e i loro reali bisogni.

Un giorno tre di essi lo bloccano al-l’uscita con aria poco rassicurante e glidicono: “Tu devi spiegarci chi sei, per-ché non fumi, non bevi, non frequenticase innominabili, non sei come noi. Tiabbiamo pedinato e spiato a turno perdue anni, giorno e notte, per vedere chisei, ma non siamo riusciti a capirti. Di-cilo ora tu”. Egli brevemente disse cheera un Prete inviato dal suo Vescovo perstudiare l’ambiente operaio e rendersiconto dei loro bisogni, per aiutarli nelcampo materiale e morale.

Senza andare in Francia bisogna rico-noscere che molti taliani hanno del preteun’idea vaga e piena di pregiudizi: loguardano come una bestia rara, non cre-dono forse alla sua vita privata di sacri-ficio e di castità, e non riescono a capirecome un giovane di belle speranze si fac-cia prete e si metta contro tutti per pre-dicare Dio, la virtù, l’eternità, l’inferno.Il Prete per tutti questi è nient’altro cheun mistero”.

UN CINQUANTESIMO PER TRE

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Sentieri 3

C'era una volta un ragazzo dalcarattere molto difficile. Si ac-cendeva facilmente, era rissoso eattaccabrighe.Un giorno, suo padre gli conse-gnò un sacchetto di chiodi, invi-tandolo a piantare un chiodonella palizzata che recintava illoro cortile tutte le volte che siarrabbiava con qualcuno.Il primo giorno, il ragazzo piantòtrentotto chiodi.Con il passare del tempo, com-prese che era più facile control-lare la sua ira che piantare chiodie, parecchie settimane dopo, unasera, disse a suo padre che quelgiorno non si era arrabbiato connessuno.Il padre gli disse: “È moltobello. Adesso togli dalla paliz-zata un chiodo per ogni giornoin cui non ti arrabbi con nes-suno».Dopo un po' di tempo, il ra-

gazzo poté dire a suo padre cheaveva tolto tutti i chiodi.

Il padre allora lo prese permano, lo condusse alla palizzatae gli disse: “figlio mio, questo èmolto bello, però guarda: la pa-lizzata è piena di buchi. Il legnonon sarà mai più come prima.Quando dici qualcosa mentre seiin preda all'ira, provochi nellepersone a cui vuoi bene ferite si-mili a questi buchi. E per quantevolte tu chieda scusa, le ferite ri-mangono”.

***Questa storiella mette in evi-denza un papà che s’accorge delmomento difficile del figlio; nonlo lascia fare... tanto così fantutti.Egli trova un modo concreto pereducare il figlio a cambiare at-teggiamento, convinto che il fi-glio ce la possa fare. E, infatti, ilfiglio ha cambiato modo di fare.L’altro aspetto che merita at-tenzione lo trovo là dove il padreafferma che le ferite lasciano ilsegno: ben lo sappiamo noiadulti che portiamo dentro il ri-cordo faticoso di qualche tortosubito. Anche se è sopraggiuntoil perdono, tuttavia il male lasciasempre il segno.

La tua prima comparsa nei Vangeli,Maria, è nell'Annunciazione. Un an-gelo ti porta una proposta inaudita: di-ventare la Madre di Dio. E tu, dopoaver espresso i tuoi turbamenti, e le tueperplessità, ti sei sciolta in un Sì a Dio,un Sì generoso e totale. Un Sì cheviene tradotto in diversi modi: “Fiat”,“Amen”, “sia fatto di me”, “avvenga inme”. Ma nel testo originale, il verbogreco “ghenòito” dice molto di più:“Non vedo l'ora che si realizzi questaParola di Dio!”. Un Sì, dunque, pienodi desiderio e di generosa disponibilità.Anche a noi, Maria, vengono inviati

ogni giorno messaggi e messaggeri daparte di Dio. Le sue proposte sonosempre inaudite anche per noi. Perònoi a volte non le ascoltiamo perchésiamo distratti da mille altre cose; tal-volta non le comprendiamo, perchénon vi meditiamo abbastanza; qualchevolta le accogliamo ma le viviamo confatica e con poca costanza.Non ci capita molto spesso di rispon-dere alle proposte del Signore con iltuo stesso desiderio. Spesso preferiamodare ascolto ai nostri desideri che ci ap-paiono più allettanti delle proposte checi vengono dal Signore.Maria Annunziata, ottienici la tua

stessa docilità davanti alle proposte cheil Signore ci rivolge e che sono sempreproposte per uno vita gioiosa e piena-mente riuscita.Ce lo ha detto Lui: “Vi ho detto queste

cose perché la mia gioia sia in voi e la vo-stra gioia sia piena”. Metti anche sullenostre labbra e nel nostro cuore quellaparola “ghenòito”: Non vedo l’ora chesi realizzi anche in me e per mezzo miola parola del Signore.DA “MARIA NOSTRA SORELLA” DI SIRIO DA CORTE

NON VEDO L’ORAMentre la Comunità della Diocesistava aspettando l’arrivo del nuovoVescovo, “sorella morte” ha privatole Parrocchie di alcuni sacerdoti chehanno vissuto il loro servizio sacer-dotale anche nella nostra terra. DonSeverino Da roit è morto all’Ospe-dale di Agordo; era stato per una ven-tina d’anni parroco di Domegge. Donrenzo Sirena è morto a Belluno: haservito più parrocchie: Padola e Do-soledo, Auronzo, Valle di Cadore.Don candido bortoluzzi è morto aBelluno ed è stato Parroco di Pelos.Alla fine d’Aprile ha concluso i suoigiorni terreni don Sirio da corte, na-tivo d’Auronzo e rettore del Santuario“Maria Immacolata” del Nevegal,sopra Belluno. Molti lo hanno cono-sciuto specialmente per l’appunta-mento televisivo del sabato sera, suTelebelluno, quando commentava ilVangelo della domenica seguente. E’stato sepolto ad Auronzo con la pre-senza di tanta gente, di molti sacer-doti e i due nostri Vescovi: mons.Giuseppe Andrich e mons. RenatoMarangoni.

A noi il compito di una preghiera perquesti sacerdoti defunti e perché il Si-gnore chiami altri giovani al suo ser-vizio per essere annunciatori delVangelo e costruttori di Comunità.

Come piccolo atto d’omaggio perdon Sirio offro ai lettori di “Sentieri”un brano d’un suo scritto doveemerge la profondità e l’attualitàdella sua riflessione e dell’annunciodel Vangelo.

Ecco la maggior parte dei Sacerdoti che prestano il loro servizio nelle nostreParrocchie: è il I° maggio e stiamo per uscire dalla Chiesa di san Pietro perraggiungere la Cattedrale, varcando la Porta Santa; è stato il nostro primo in-contro con il Vescovo Renato che ci ha incoraggiato ad essere testimoni co-raggiosi nell’annunciare il Vangelo con la vita.

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Sentieri 4

Compito dei genitori accompagnare ifigli a ricevere il sacramento della Con-fermazione, ultima tappa del loro cam-mino di iniziazione cristiana. Spessoaccade però che la famiglia è assente, ri-mane ai margini. Vediamo come e perchéessa è coinvolta.La famiglia deve giocare un ruolo in tuttele fasi della crescita del proprio figlio e intutte le tappe liturgiche. Per questo ècompito dei genitori anche accompa-gnare i figli a ricevere il sacramento dellaConfermazione, ultima tappa del lorocammino di iniziazione cristiana. Spessoaccade però che la famiglia è assente, ri-mane ai margini. Vediamo come e perchéessa è coinvolta.

Nel ciclo vitale di una famiglia accadeche finché i figli sono piccoli, i genitori sene prendono cura in tutto, soprattutto neltempo della scolarizzazione, poi arriva iltempo in cui tutti gli investimenti dei geni-tori ritornano; il figlio, ormai adulto, ri-cambia. Così accade nella vita di federispetto alla Santa Madre Chiesa. Arrivacon la Confermazione il tempo della mis-sione.

Un episodio biblico della vita di Cristoche i Padri della Chiesa amano riferirealla Cresima è quello della Trasfigura-zione in cui il dono dello Spirito aiutaGesù ad affrontare la croce nel sacrificiodi sé e nell’obbedienza filiale al Padre,così l’unzione crismale comunica al bat-tezzato l’energia dello Spirito in vista del“fare come Lui”, osservando il suo co-mandamento della Confermazione gra-tuito, nel dono di sé al Padre e nel

servizio di carità. È dunque dalla Confer-mazione che deve maturare con sempremaggiore incisività, la presenza, la cre-scita e l’abilitazione ad esercitare molte-plici servizi ecclesiali sia all’interno dellacomunità cristiana, sia nella vita della so-cietà. Mentre il Battesimo è il Sacramentodella nascita – i bambini vengono battez-zati nella fede della Chiesa, professatadai genitori e dai padrini, che si fanno ca-rico della loro educazione cristiana e siimpegnano ad accompagnarli e soste-nerli fino alla maturità, diventando perloro segno dell’amore di Dio, che ama perprimo e dona gratuitamente – la Confer-mazione è il Sacramento della crescita,dello sviluppo della vita spirituale; i can-didati, sono presentati dalla comunità cri-stiana e accompagnati dai loro padrini, arinnovare gli impegni battesimali.

Ma sempre più spesso accade che i gio-vani cresimati poi non frequentino più laparrocchia, né si assumano un compitospecifico nella costruzione della Chiesadi Dio in risposta a quel mettere mano al-l’aratro. Questo dato tradisce e smentisceil significato del sacramento ricevuto. Aquale mittente bisogna rimandare la mis-siva? Ai catechisti? Ai genitori?

Nella chiesa domesticaVi sono due importanti ragioni per cui lacelebrazione del sacramento della Cre-sima coinvolge tutta la famiglia del candi-dato: anzitutto il riferimento alla primaPentecoste e perciò il ruolo dello Spiritonella vita familiare; in secondo luogo latestimonianza della fede dei genitori.

“Mio figlio riceve la Confermazione”: qual è il ruolo della famiglia?

Il protagonista del sacramento della Con-fermazione è lo Spirito Santo che in ognicelebrazione sacramentale riattualizza laprima Pentecoste avvenuta, appunto, inun contesto familiare. Negli Atti degli Apo-stoli l’evangelista Luca è attento a sottoli-neare l’unità di quel piccolo gruppo che fala prima esperienza. La comunità aposto-lica viene presentata non come ungruppo raccogliticcio di persone ma comeuna famiglia che dimora nello stessoluogo. Il testo sacro dice che lo Spirito siposò “su ciascuno di loro”, ciascuno par-tecipa a suo modo alla grazia che riem-pie tutta la casa.

È bello pensare che la manifestazionedello Spirito, culmine della rivelazione diDio, avviene nel contesto di una casadove si trovava la primitiva comunità. Ed èsignificativo far notare che la comunità èpresentata proprio come una famiglia, ungruppo di persone legate da vincoli stabilie profondi. Perciò se la manifestazionedello Spirito avviene “improvvisamente”trova però una comunità unanime e con-corde nella preghiera, in attesa. Questa,che è la condizione essenziale per fareesperienza dello Spirito, è anche quellache spesso viene a mancare nel vorticedi una vita piena di impegni. La preghierapiù adatta alla famiglia non può che es-sere l’invocazione allo Spirito Santo: nonsi tratta tanto di recitare formule quanto diaccogliere la grazia, non di celebrare per-fette liturgie ma di far entrare e rimanerelo Spirito in se stessi, nella vita coniugalee familiare e perciò nella propria casa.

Se i genitori riconoscono che la vita delfiglio è animata dallo Spirito, in forza delBattesimo, sanno anche che quella vita èchiamata a diventare un dono per gli altri;sanno che c’è la “chiamata”, la vocazionead “occupare un posto” non da spettatore,ma da protagonista nella Chiesa e nellasocietà per costruire il Regno di Dio.L’ascolto della vocazione e quindi la ri-sposta sono accompagnate e dirette daigenitori i quali sono invitati a collaborarenella formazione cristiana dei figli, conmodi e forme diverse, perché arrivino acapire e vivere la propria vocazione nellaChiesa e nel mondo. Senza questo impe-gno genitoriale i figli rischiano di rimaneresempre “bambini”. Il messaggio che arrivaai genitori è perciò quello di riscoprire laprofondità e la serietà del sacramentoche il figlio sta per ricevere.

Giovanna Pauciulo

Baldovin Enose Gabrieli Emilia

hanno festeggiato,il 18 aprile, 69 anni

di vita coniugale.Giungano a loro da tutti i

Parrocchiani le felicitazionipiù cordiali e sincere

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Sentieri 5

Questo titolo non è un esercizio digrammatica della lingua italiana maun’amara constatazione sui nostritempi. Sono sempre numerose le no-tizie di furti nel mondo degli affari edella politica, ma quando il furto ticoinvolge, non ti basta dire: “così vail mondo!”. C’e chi ruba sul posto di lavoro, chitimbra il cartellino dell’amico, chi fala stessa cosa in Parlamento votandoper il collega di partito, chi ruba le of-ferte in chiesa. chi imbroglia l’agen-zia delle entrate, chi ruba tanto enemmeno si vergogna, chi va in pro-cesso per aver sottratto un panino alsupermercato... E l’elenco potrebbeancora continuare a lungo.

Anche al Parroco è capitata la di-savventura del furto della sua auto-mobile parcheggiata, come sempre,davanti alla Canonica. Un furto cheha creato un certo interesse e scalporein paese: appiedare il Parroco non èuna consuetudine dalle nostre parti;la proprietà privata è un valore ri-spettato. In verità c’è stato il furto del“Violinista”, opera famosa del nostroRomano Tabacchi. Dopo mesi di si-lenzio l’opera è riapparsa e ora è col-locata all’interno del Caffé“Tiziano”. Sia per questo furto sia per la mac-china del Parroco sparita all’inizio difebbraio le opinioni e i suggerimentisono stati tanti. Al Parroco è statoraccomandato di non lasciare lechiavi all’interno della macchina, èstato proposto di collocare le teleca-mere di sorveglianza, è stato sugge-rito di attivare un’appositaassicurazione contro il furto... e tantialtri consigli. Nel frattempo, della macchina nes-suna traccia. Ciò che resta invece è laconstatazione che fatti del genere nonpossono prendere piede tra di noi; seda altre parti, ad esempio nelle città,il furto è una consuetudine, uno stiledi vita, questo non deve esistere tra dinoi. Il rispetto della cosa altrui, chesia una caramella al supermercato ouna giusta tassa da pagare, che sia unoggetto in casa o qualcosa che troviper strada: tutto ha un suo valore e unsuo proprietario. Rubare non è l’artedi guadagnarsi la giornata a danno dichi onestamente quell’oggetto, quellacollana, quei soldi li ha sudati e me-ritati con il proprio lavoro.

Secondo un rapporto del Censis ognidue minuti viene svaligiata un’abita-zione in Italia. Negli ultimi dieci annii furti in casa sono più che raddop-piati, passando dai 110.887 denun-ciati nel 2004 ai 251.422 del 2013,con una crescita del 126,7%.

“Quando uno ha la casa devastatadai ladri e sa che i ladri non sarannopuniti, quando ha un parente che èstato investito da una macchina pi-rata e sa che il colpevole se la caveràcon poco o niente, allora la vittimaprova un senso di abbandono e di an-goscia. Penso che questa società, in-debolendo la certezza della pena,tolga alla giustizia una delle sue fun-zioni più importanti cioè quella di de-terrente: molte persone sicuredell’impunità commettono reati.(Giuseppe Pontiggia)

Dove sarà finita la macchina del Par-roco? Chi l’avrà presa?, Cosa neavranno fatto? E se venisse ritrovata?Quante domande, per ora senza ri-sposta. Ma una risposta dobbiamopur darla di fronte al dilagare delpoco rispetto per la proprietà altrui, ilfurto non solo di beni e oggetti maanche della dignità stessa della per-sona che viene facilmente criticata eoffesa: la risposta la trovo in un invitodi Martin Luther King: “La piùgrande tragedia di questi tempi, nonè nel clamore chiassoso dei cattivi,ma nel silenzio spaventoso delle per-sone oneste.” E allora non più la de-clinazione “io rubo, tu rubi.... ma “Iosono onesto... e tu anche!

io rubo, tu rubi, egli anche....

Anniversario della Liberazione: commemorazione presso la Chiesa di sanFrancesco d’Orsina.

PIÙ SI TROVA, PIÙ SI CERCA

- g. ravasi - Quando uno non cerca più, perde ciòche ha trovato. Al contrario, più si trova,più si cerca. Belle queste parole del Te-stamento filosofico di Jean Guitton(1901-1999), pensatore francese amico diPaolo VI.Una volta sul vestibolo di una chiesa holetto questo cartello: «Vieni! Qui troveraitutte le risposte!». Certo, c'è un senso inquesta frase, ma c'è anche un rischio per-ché la verità non è una pietra preziosa daacquistare e custodire, ma è un mare incui immergersi e nuotare.Un collega di Guitton, il saggista RolandBarthes (1915-1980) ricordava che al-l'inizio si insegna con sicurezza ciò chesi sa; ma poi, cresciuti in sapienza, si pro-pone agli altri ciò che non si sa e questovuol dire cercare. E se uno non cerca più,lentamente raggrinzisce e dissecca ancheciò che ha trovato.

La verità è di sua natura infinita edesige un lungo itinerario, passando diluce in luce, mossi dall'inquietudine ago-stiniana che ci impedisce di dormire sugliallori o di conservare freddamente la ve-rità conquistata, dimenticando che essa èun seme fecondo. Anche le vere certezzenon sono mai simili a un rigido teoremamatematico o a un asserto perentorio; alloro interno conservano spazi per allar-garsi, spiragli oltre i quali scoprire nuoviorizzonti.

Paradossalmente anche il dubbio puòdiventare "quando non si sclerotizza inun sistema, spegnendo così ogni suaenergia" uno stimolo a procederenella ricerca, un sale che condisce ciòche già si possiede, un fremito perfortificare la stessa verità. «una vitasenza ricerca non mette conto d’es-sere vissuta», diceva il Socrate diPlatone.

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Sentieri 6

PACE A QUESTA CASA

Subito dopo Pasqua il Parrocoha incontrato le Famiglie di Pievedopo aver fatto la medesima vi-sita, lo scorso anno, a Pozzale ea Sottocastello. Preceduto da unmessaggio recapitato in tutte lecase il giorno prima, il Parroco èstato accolto da tante famiglie perun momento di preghiera e di con-divisione. Nella preghiera ab-biamo inserito la salute, il lavoro, ifigli e i nipoti. Non è mancato l’in-coraggiamento e l’invito alla spe-ranza specialmente là dove hotrovato la stanchezza, la sfiduciao la sconfitta. A tutte le famiglie,anche là dove la porta non sì èaperta perché si era impegnaticon il lavoro o non si era interes-sati ad incontrare il Parroco, èstato lasciato un semplice mes-saggio di Papa Francesco. “Ac-cetta Gesù risorto nella tua vita.Fa’ un piccolo passo verso di Lui:ti sta aspettando a bracciaaperte”. Ho definito “semplice” questo

messaggio ma, se lo vogliamo ac-cogliere, allora sarà un invito serioe impegnativo per una vita diversae nuova. E’ proprio un messaggiopasquale: capace di cambiare lavita d’ogni giorno.Ho notato che in tanti lo hanno ap-prezzato e lo hanno preso comeuna valida proposta di vita in que-st’anno della misericordia.

Le famiglie che hanno conse-gnato un’offerta al Parroco sannoche verrà utilizzato per i futuri in-terventi di restauro della casa ca-nonica a cominciare dal tetto edalle travature della copertura: iltempo, implacabile, scorre ancheper i muri di quell’edificio che mo-stra a tutti la sua ultracentenariaetà. La visita alle famiglie è finita manulla impedisce al Parroco di es-sere invitato in quelle famiglie chelo desiderano per un incontro, peruna più profonda conoscenza, percondividere proposte, progetti edifficoltà che non mancano mai.Se il Parroco non ha una famigliasua ci sarà un perché: è la Comu-nità parrocchiale la sua famiglia.Papa Francesco, nella sua imme-diatezza di linguaggio ha invitato iParroci ad avere sempre con sé“l’’odore delle pecore”. Ciò saràpossibile solo incontrandocispesso.

le case disabitateTornando in canonica, dopo aver incontrato le famiglie diPieve, mi veniva spontaneo fare una panoramica tra me e mesulle case e le famiglie incontrate; spesso restavo impressio-nato dalle tante abitazioni chiuse, dai numerosi cartelli di “af-fittasi” o “vendesi”: Cartelli che mostravano il tempo trascorsoda quando erano stato collocati in bella vista. Parlando di ciòcon alcuni parrocchiani m’è stato detto che tale situazione hauna causa precisa: i prezzi di vendita o di affitto risalgano aglianni “d’oro” dell’economia; oggi siamo in piena crisi occupa-zionale, mancano i posti di lavoro, non ci si sposa e non cisono figli. Mantenendo i prezzi alti, i prezzi di qualche decen-nio indietro, le famiglie non sono incoraggiate a comperare oaffittare, si preferisce tener chiusa l’abitazione in attesa ditempi migliori.

Sarà così o ci saranno anche altre cause: sta di fatto che as-sistiamo alla chiusura di negozi e di servizi, siamo sempre dimeno nelle nostre “terre alte”. Intanto le case disabitate subi-scono il degrado e l’abbandono.

Non sarà questa riflessione che cambierà la situazione, nes-suna avrà la bacchetta magica per risolvere dall’oggi al do-mani il problema; vale la pena però riflettere con coraggio ecompetenza sulla situazione che richiede interventi legislativicapaci d’incentivare il vivere in montagna, ma anche la sag-gezza della gente di montagna che sa come risolvere i propriproblemi con determinazione e con un pizzico di fantasia.

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Sentieri 7

DA un meSe All’AltroLa Settimana santa è stata precedutadalle celebrazioni giubilari presso ilSantuario del Cristo; nei pomeriggidelle domeniche quaresimali tutte leParrocchie del Cadore hanno vissutodei particolari momenti di preghiera edi riflessione sulla grande proposta delGiubileo straordinario della Misericor-dia: l’amore e la tenerezza di Dio sonopiù grandi delle nostre debolezze e delpeccato presente nel nostro cuore. Nonmancava, inoltre, l’invito alla concre-tezza della testimonianza: le opere dimisericordia come impegno personaleper vivere “l’uscita dalla porta santa”e incontrare il fratello da accogliere, daperdonare, da vestire, da incoraggiare,da consigliare, da amare, sul serio. Ve-ramente un bel progetto di vita.

***I riti pasquali sono iniziati con la la-vanda dei piedi dei bambini dellaMessa di prima Comunione: un’espe-rienza coinvolgente e emozionante peri bambini ma anche per i grandi. Anchela processione del Venerdì santo per levie del paese è stata partecipata e rac-colta. I canti del Coro Parrocchialehanno reso solenni sia la veglia sia laPasqua: una fede cantata per esprimerela grandezza del mistero pasquale:Gesù è risorto e propone a noi di farelo stesso.

***Con la televisione in casa molte per-sone hanno potuto seguire la solenneconsacrazione del nostro nuovo ve-scovo renato marangoni a Padova,

domenica 10 aprile. Due settimanedopo ecco un altro appuntamento: l’in-gresso in Diocesi del nuovo Vescovo.un momento atteso e sostenuto dallapreghiera. La consegna dl pastorale daparte del Vescovo Giuseppe Andrich alnuovo pastore della Diocesi ha rappre-sentato il cambiamento e la continuitàdel servizio del pastore per la sua Co-munità.

Ora il nuovo Vescovo è tra noi per co-noscerci, per incoraggiarci, per scoprireche Lui, il Signore, può diventare ilmotore della nostra vita. Come il Papa,così anche il Vescovo Renato chiede lanostra preghiera e il nostro generosocoinvolgimento: alla proposta del Papaegli ha risposto: “eccomi”. E’ una ri-sposta che può uscire anche dal nostrocuore.

***All’inizio del mese di maggio siamoscesi a Belluno per varcare la portasanta della cattedrale: la proposta eraestesa a tutte le Parrocchie del Cadore,di Cortina e del Comelico. Ci siamotrovati in tanti nella chiesa di san Pie-tro, attigua al seminario, dove il nuovoVescovo Renato ci ha accolti: era il suoprimo incontro con la realtà “delle terrealte” della Diocesi. Egli ha pregato connoi partecipando alla processione versola Cattedrale e poi ci ha fatto rifletteresul senso del pellegrinaggio e dell’annosanto come occasione per rispondereall’invito di Gesù. “se uno mi ama, os-serverà la mia parola e il Padre mio loamerà”. L’impressione di tutti è stataquella d’un Vescovo contento d’incon-trarci e desideroso di conoscerci un po’alla volta.

La caduta d’un piccolo frammento dicornicione della Chiesa di Pozzale èstata l’occasione propizia per un inter-vento di consolidamento in alcune parti

che mostravano lo scorrere del tempo edelle infiltrazioni. Ora tutto è consoli-dato, la chiesa continua ad essere unpunto di riferimento per i paesani che,frequentandola, si rendono conto dellanecessità d’una bella imbiancata dellesue pareti interne ed esterne.

***Un grave fatto di cronaca ha scosso lanostra Comunità. la morte, per asfis-sia, di tabacchi giovanni e di Pianonbortoluzzi elena. Il fumo dell’incen-dio nell’appartamento li ha colti di sor-presa nel sonno senza lasciare scampo.Il Parroco, informato appena primadella Messa domenicale, ha invitatoalla preghiera: è l’unica nostra forza difronte alla tragedia e alla morte

***Il pomeriggio culturale proposto dalParroco per l’arrivo della “pala Ge-nova” restaurata è stato un momentoforte per tutti: da chi ha organizzatol’evento a chi ha partecipato in Chiesaalla spiegazione del restauro da partedegli esperti. Non possiamo non ricor-dare con gratitudine l’avvocato gaddoAugusto genova per il suo generosointeressamento al restauro d’un’operapittorica molto importante per la nostraChiesa Arcidiaconale. Sono certo cheegli avrebbe gioito ad essere presentetra di noi per ammirare il restauro com-pletato nella sua Torino: la morte glieloha impedito ma il bene che egli ha fattorimane e è consegnato a noi perché locustodiamo con particolare cura.

Alla sua Famiglia giunga il nostro rin-novato ringraziamento e la promessa diricordare il loro Caro nella preghiera:saprà il Signore ricompensare, nel-l’eternità, il bene fatto da questo nostrocompaesano lontano geograficamentedal paese ma con Pieve sempre nel suocuore.

Sabato 7 maggio l’Amministrazione Comunale ha intitolato la via che conduceal pronto soccorso dell’ospedale al cav. Gugliemo Tabacchi: un atto di omag-gio per uno degli artefici della recente storia imprenditoriale del Cadore. Nellafoto: il figlio Vittorio ricorda il padre Gugliemo nella vita pubblica con la Safiloe nella vita amministrativa comunale.

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Sentieri 8

Ciao ru, come stasto? L è n tinche no se sienton!Te sos senpre làche te ciacolee e te brontolee dasolo come i mate, e chi elo che sàcosa che te as da dì?!

Ma stassiera ei sientesto che te meas ciamà. Forse te te sientee solo ete volee conpagnia. Iò me ei fermàe t ei scoltà. E tu te me as contà ngrun de robe che re as vedesto ntela to vita. Te me as contà de canche le canaie le ienia a se niscolà ele te corea arente, e de come che leiavea a se biandà co la rto ega; e decan che le farea le cianbulete, lesautea e le tomea e le piandea, e pòle tornea a se levà e a ride e n autraota a se biandà. E de le pache chele ciapea can che le mare ienia a letuoi!

Pò te me as contàde duta la denteche, co la passea, labeea la to ega fre-sca e la starea a feidoi ciacolc; ma nola te scoltea. E teme as contà de canche le femene leienia a lavà e le secontea dute le puze del paes e delparfum de saon de Marsilia... e pònbota te as tasesto.T ei scoltà, ma no ei sientesto pinia. Forse te ere là che te pensee achel bel niee che t avee cognosse-sto chel an, e che farea l amorapede te, ma che daspò n tin l’ à co-gnesto re lassà pian pianin lédesto ves l mar, onde che l è ngrun de ega c la toa, al confronto, lè manco de na ioza. e no te conte pinia.

E pò te me as parlà da nuoo, e teme as contà de dute i moros che sesientea par pede te, e de le parole damor che i se direa e de le por-messe che i se farea e.. e ades soniò che no te scolto e me penso dechela nuizuta mora, can che aveodisissete ane e dei besìn che se da-reone e dei nostre auriei che no sedestachea pi! Avaressone guolestostà là par senpre! Ma ela cognea

partì la dì doman da bonora. E loraanca nosautre te on dato la nostraega, chela che la ien fora dai guoiee bianda l mostaz. E te on dato ldolor che parea che ne spachesse lcuor c che no se podesse pi vive...Ma inbota anca io m ei dessedà:tante ane è passade e ades son de-boto vecio. Te vardo e no serve dìpi nia. Na dì io no sarei pi ca a beéla to ega, ma tu te scoltaras ancorale pormesse che magari farà l mèfiol a la so nuiza, o forse te vedarasi duoghe dei mè neode, le socorse, i so saute e le so tomade ntela to ega.

Me racomando, parcuri e vea sude luore come te as fato apede me.E seve che anca se calche ota no

me fermo e somca che no te scolto,tiro senpre na reia par sientì se tebrontolee e te me ciame. E can chesarà la mè ora parlame ncora comeincuoi, sossureme parole dolzecome te as enpre fato e porteme iae cenme par man e ninoleeme, cosìno avarei paura de fei chel ultimoviado, chel da onde che no se tornapi in dos. E ades l è ienesto tarde, ecogne dì. Te saludo ru: sani, adaspò.

trADuzioneCiao fontana, come stai? È un pezzo chenon ci sentiamo! Sei sempre là che chiac-chieri e brontoli da solo come i matti, echi è che sa cosa hai da dire? Ma staseraho sentito che mi hai chiamato. Forse tisentivi solo e volevi compagnia. Io misono fermato e ti ho ascoltato. E tu mi hairaccontato un sacco di cose che hai vistonella tua vita.

Mi hai raccontato di quando i bambinivenivano a giocare e ti correvano intorno,

e di come si divertivano a bagnarsi con latua acqua; e di quando facevano le ca-priole, saltavano e cadevano e piangevano,e poi tornavano ad alzarsi e a ridere eun'altra volta a bagnarsi. E delle botte cheprendevano quando la mamma veniva aprenderli! Dopo mi hai raccontato di tuttala gente che, quando passava, bevevo latua acqua fresca e stava a fare due chiac-chiere, ma non ti ascoltava.

E mi hai raccontato di quando le donnevenivano a lavare e si raccontavano tutti ipettegolezzi del paese, e del profumo delsapone di Marsiglia e ... e poi di colpo haitaciuto. Ti ho ascoltato, ma non ho sentitopiù niente. Forse eri là che pensavi aquella bella neve che avevi conosciutoquell'anno, e che faceva l'amore con te,ma che dopo un po' ha dovuto )asciarti e,piano piano andare verso il mare, dove c'ètanta acqua e la tua, al confronto, è menodi una goccia e non conta più niente. E poimi hai parlato di nuovo, e mi hai raccon-tato di tutti i fidanzati che si sedevano vi-cino a te, e dille parole d'amore che sidicevano e di tutte le promesse che si fa-

cevano e ..... e adessosono io che non ti ascoltoe mi ricordo di quella mo-rosetta mora, quandoavevo diciassette anni edei baci che ci davamo edelle nostre labbra chenon si staccavano più!

Avremmo voluto star làper sempre! Ma lei do-veva partire presto ilgiorno dopo. E alloraanche noi ti abbiamo dato

la nostra acqua, quella che vien fuori dagliocchi e bagna il viso. E ti abbiamo dato ildolore che sembrava che ci spaccasse ilcuore e non ci facesse più vivere... Ma subito anch' io mi sono svegliato:tanti anni sono passati e a momenti sonoquasi vecchio. Ti guardo e non serve direpiù niente. Un giorno io non sarò più quaa bere la tua acqua, ma tu ascolterai an-cora le promesse che magari farà mio fi-glio alla sua fidanzata, o forse vedrai igiochi dei miei nipoti, le loro corse, i lorosalti e le loro cadute nella tua acqua.

Mi raccomando, abbine cura e veglia sudi loro come hai fatto con me. E sappi cheanche se qualche volta non mi fermo esembra che non ti ascolti, allungo sempreun' orecchia per sentire se brontoli e michiami. E quando sarà la mia ora, parlamiancora come oggi, sussurrami parole dolcicome hai sempre fatto e portami via e tie-nimi per mano e coccolami, cosí non avròpaura di fare quell'ultimo viaggio, quelloda dove non si torna più indietro.

E adesso si è fatto tardi e devo andare.Ti saluto, fontana: stammi bene, a dopo.

Alessandro Sepulcri

Ciao, ru...

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Sentieri 9

"Quando il Figlio dell'uomo verrà nellasua gloria, e tutti gli angeli con lui, sie-derà sul trono della sua gloria. Davanti alui verranno radunati tutti i popoli. Egliseparerà gli uni dagli altri, come il pa-store separa le pecore dalle capre, e porràle pecore alla sua destra e le capre alla si-nistra. AIIora il re dirà a quelli che sa-ranno alla sua destra:"venite, benedettidel Padre mio, ricevete in eredità il regnopreparato per voi fin dalla creazione delmondo, perché ho avuto fame e mi avetedato da mangiare, ho avuto sete e miavete dato da bere, ero forestiero e miavete accolto, nudo e mi avete vestito,malato e mi avete visitato, ero in carceree siete venuti a trovarmi". Allora i giustigli risponderanno:"Signore, quando ti ab-biamo visto .... affamato, assetato, stra-niero nudo, malato, in carcere ... ". Il rerisponderà loro:"in verità io vi dico: tuttoquello che avete fatto a uno solo di que-sti miei fratelli più piccoli, l'avete fatto ame".

vangelo di matteo, 25"E' mio vivo desiderio che il popolo cri-stiano rifletta durante il Giubileo sulleopere di misericordia corporale e spiri-tuale. Sarà un modo per risvegliare lanostra coscienza spesso assopita davantial dramma della povertà e per entraresempre di più nel cuore del Vangelo, dovei poveri sono i privilegiati della miseri-cordia divina. La predicazione di Gesù cipresenta queste opere di misericordia,perché possiamo capire se viviamo o nocome suoi discepoli".

Papa Francesco"Ho avuto fame e mi avete dato damangiare"(mt 25,35)Così come il comandamento "non ucci-dere" pone un limite chiaro per assicu-rare il valore della vita umana, oggidobbiamo dire "no a un'economia del-l'esclusione e della iniquità". Questa eco-nomia uccide. Non è possibile che nonfaccia notizia il fatto che muoia asside-rato un anziano ridotto a vivere perstrada, mentre lo sia il ribasso di duepunti in borsa. Questo è esclusione. Nonsi può più tollerare il fatto che si getti ilcibo, quando c'è gente che soffre la fame.

Papa Francescol. Dare da mangiare a chi ha fameViviamo in un mondo in cui qualcuno hatroppo da mangiare e altri, la maggio-ranza, hanno troppo poco. Il nostro at-tuale modello di sviluppo non favoriscerelazioni eque tra le regioni del pianeta etra le persone. Lo stile di vita di molti dinoi non è sostenibile. Siamo chiamati alcambiamento (a crescere in umanità).Dare da mangiare oggi può voler dire:- condividere con gli altri le risorse cheabbiamo ("Voi stessi date loro da man-giare" Le 9, 13);

- non sprecare le risorse di cui dispo-niamo (tra le quali il cibo);- rivedere il nostro stile di vita, pensandoa chi non dispone di tutte le risorse di cuidisponiamo noi;- fare attenzione alla spesa, privilegiandoprodotti locali e del commercio equo.

Spunti di riflessione- Dove sono attorno a noi i luoghi in cui,chi ha fame, riceve da mangiare?- Quali sono i modi (personali e comuni-tari) per cambiare il nostro stile di vita?- Come, a partire dalla liturgia domeni-cale, educhiamo noi stessi a "spezzare ilpane" con gli altri, cioè a condividere ciòche abbiamo con i fratelli/sorelle?"Ho avuto sete e mi avete dato da bere"(Mt 25,35)Mentre la qualità dell'acqua disponibilepeggiora costantemente, in alcuni luoghiavanza la tendenza a privatizzare questarisorsa scarsa, trasformata in merce sog-getta alle leggi del mercato. In realtà, l'ac-cesso all'acqua potabile e sicura è undiritto umano essenziale, fondamentale euniversale, perché determina la sopravvi-venza delle persone, e per questo è con-dizione per l'esercizio degli altri dirittiumani. Questo mondo ha un grave debitosociale verso i poveri che non hanno ac-cesso all'acqua potabile, perché ciò si-gnifica negare ad essi il diritto alla vitaradicato nella loro inalienabile dignità.

Papa Francesco2. Dare da bere a chi ha seteL'acqua è una risorsa essenziale. E' indi-spensabile per vivere. Fin dai tempi piùantichi la usiamo anche per produrreenergia. L'acqua è un "bene comune". E'simbolo della vita e di ciò che è davveronecessario per condurre una vita digni-tosa.Dare da bere oggi può voler dire:- Rispettare l'ambiente e in particolare lefonti d'acqua sul nostro territorio.- Usare l'acqua in modo consapevole,sempre nell'ottica del bene comune e nonper interessi privati.

SIATE MISERICORDIOSI- cammino giubilare di conversione -

- Cercare insieme le cose che nella vita,come l'acqua sono davvero essenziali.

Spunti di riflessione- Quali sono i luoghi, nel mondo, in cui lepersone non hanno abbastanza acqua pervivere?- Di quale "acqua" (cioè di quali elementiessenziali) abbiamo bisogno, perché lanostra vita abbia senso? Le nostre comu-nità sono fonte d'acqua viva per coloroche ci chiedono da bere (cfr. Gv 4)?

"ero straniero e mi avete accolto" (mt 25,35)Il nostro cuore desidera un "di più" chenon è semplicemente un conoscere di piùo un avere di più, ma è soprattutto un es-sere di più. Non si può ridurre lo sviluppoalla mera crescita economica, conseguita,spesso, senza guardare alle persone piùdeboli e indifese.Il mondo può miglioraresoltanto se l'attenzione primaria è rivoltaalla persona ... Migranti e rifugiati nonsono pedine sullo scacchiere dell'uma-nità, Si tratta di bambini, donne e uominiche abbandonano o sono costretti ad ab-bandonare le loro case per varie ragioni,che condividono lo stesso desiderio le-gittimo di conoscere, avere, ma soprat-tutto di essere di più ... In cammino conmigranti e rifugiati, la Chiesa si impegnaa comprendere le cause che sono alle ori-gini delle migrazioni ma anche a lavorareper superare gli effetti negativi e a valo-rizzare le ricadute positive sulle comunitàdi origine, di transito e di destinazionedei movimenti migratori.

Papa Francesco3. Accogliere i forestieri"Il forestiero dimorante fra voi lo tratte-rete come colui che è nato fra voi; tul'amerai come te stesso, perché anche voisiete stati forestieri in terra d'Egitto" (Le-vitico 19,34). Accogliere i forestieri oggipuò voler dire:- Riconoscere se stessi e la propria storianel dramma di molti fratelli che arrivanoda lontano.- Riconoscere nell'altro, nella sua cultura,nella sua religione, una ricchezza, undono e non un peso e un problema.- Dare un contributo concreto all'acco-glienza dei profughi.

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Sentieri 10

Spunti di riflessione- Quali sono attorno a noi i luoghi dovegli stranieri vengono accolti con (osenza) dignità? Ci sono attorno a noi per-sone senza dimora?- Quali sono le cause delle migrazioni equali sono le nostre responsabilità?- Sappiamo vedere nella presenza dei tu-risti un'occasione di scambio tra personee culture?

"ero nudo e mi avete vestito (mt 25,36)A volte sentiamo la tentazione di esserecristiani mantenendouna prudente distanza dalle piaghe delSignore. Ma Gesù vuole che tocchiamola miseria umana, che tocchiamo la carnesofferente degli altri. Aspetta che rinun-ciamo a cercare quei ripari personali ocomunitari che ci promettono di mante-nerci a distanza dal nodo del drammaumano, affinché accettiamo veramente dientrare in contatto con l'esistenza con-creta degli altri e conosciamo la forzadella tenerezza.In molte società sperimentiamo una pro-fonda povertà relazionale dovuta alla ca-renza di solide relazioni familiari ecomunitarie. Assistiamo con preoccupa-zione alla crescita di diversi tipi di disa-gio, di emarginazione, di solitudine e divarie forme di dipendenza patologica.Una simile povertà può essere superatasolo attraverso la riscoperta e la valoriz-zazione di rapporti fraterni in seno allefamiglie e alle comunità, attraverso lacondivisione delle gioie e dei dolori,delle difficoltà e dei successi che accom-pagnano la vita delle persone.

Papa Francesco4. vestire chi è nudoCi sono persone intorno a noi che sono"nude", cioè non hanno nulla che le pro-tegge. Spesso si chiudono in casa, l'unicoluogo dove si sentono sicure e la loro po-vertà, la loro solitudine diventano invisi-bili.Altri cercano un impossibilesostegno nell'uso di alcol e di sostanze dicui diventano schiavi. Vestire chi è nudooggi può voler dire:- Aprire gli occhi sulle "povertà invisi-bili".- Andare incontro alle persone più fragilie indifese.- Donare i propri vestiti a chi ha bisogno.

Spunti di riflessione- Quali sono intorno a noi i luoghi dovesi dà protezione a chi è più fragile?- Quante persone sole vivono nel nostrocondominio, nel nostro paese?- Dove, vicino a noi, c'è un punto di rac-colta e distribuzione di indumenti usati?

"ero malato e mi avete visitato" (mt 25,36)Sapienza del cuore è uscire da sé verso ilfratello. li nostro mondo dimentica avolte il valore speciale del tempo spesoaccanto al letto del malato, perché si è as-sillati dalla fretta, dalla frenesia del fare,del produrre, e si dimentica la dimen-

sione della gratuità, del prendersi cura,del farsi carico dell'altro. In fondo, die-tro questo atteggiamento c'è spesso unafede tiepida, che ha dimenticato quellaparola del Signore che dice:"L'avete fattoa me".

Papa Francesco5. Assistere gli ammalatiNella nostra comunità, nel nostro paese,nel nostro quartiere vivono persone ma-late e persone ferite. A volte non siamostati in grado di guarire i nostri fratellidalla solitudine e dalla disperazione.Assistere i malati oggi può voler dire:- Accompagnare chi sta male, condivi-dendo il proprio tempo.- Operare affinché ognuno possa avere lecure di cui ha bisogno.- Prendersi cura (non solo sul piano sa-nitario) di se stessi e degli altri.

Spunti di riflessione- Quali sono attorno a noi i luoghi dove lepersone si prendono cura di altre per-sone?- Chi, nella comunità, va a trovare gliammalati all'ospedale?- Siamo capaci di "guarire" la solitudinedegli altri tramite l'ascolto e il dono delnostro tempo?

"ero in carcere e siete venuti a tro-varmi" (mt 25.36)Tutti facciamo sbagli nella vita. E tuttidobbiamo chiedere perdono di questisbagli e fare un cammino di reinseri-mento, per non farne più. Tutti sbagliamonella vita e anche, tutti, siamo peccatori.E quando andiamo a chiedere perdono alSignore dei nostri peccati, dei nostri sba-gli, Lui ci perdona sempre, non si stancamai di perdonare. Ci dice: "torna indietroda questa strada, perché non ti farà beneandare su questa". E ci aiuta. E questo èil reinserimento, il cammino che tuttidobbiamo fare.

Papa Francesco6. visitare i carceratiChi, per vari motivi, è rinchiuso in unaprigione, vive privato della sua libertà.Noi che siamo fuori dalle mura del car-cere, siamo veramente liberi? E quantevolte ci ergiamo a giudici dei nostri fra-telli? La nostra libertà va curata e ricer-cata ogni giorno e i rapporti con gli altricostruiti nell'ottica dell'ascolto, della ri-

conciliazione e del perdono.Visitare i carcerati oggi può voler dire:- Stare vicini alle famiglie di chi è in car-cere e sostenere nel suo reinserimentochi ha scontato la sua pena. - Incontrarechi è prigioniero di se stesso o di unaqualche forma di dipendenza (sostanze,gioco di azzardo e altro ancora).

Spunti di riflessione- Dove sono attorno a noi i luoghi dellariconciliazione e del dialogo?- Siamo davvero liberi nel fare le nostrescelte?- Sappiamo coniugare libertà e responsa-bilità?- Abbiamo rispetto della libertà deglialtri?

"Davo il pane agli affamati, gli abitiagli ignudi e, se vedevo qualcuno deimiei connazionali morto e gettato die-tro le mura di ninive, io lo seppellivo "(tob 1,17)Immigrati morti in mare, da quelle bar-che che invece di essere una via di spe-ranza sono state una via di morte ...Domandiamo al Signore la grazia dipiangere sulla nostra indifferenza, dipiangere sulla crudeltà che c'è nelmondo, in noi, anche in coloro che nel-l'anonimato prendono decisioni socioe-conomiche che aprono la strada aidrammi come questo. Chi ha pianto?.Chi ha pianto oggi nel mondo?

Papa Francesco

7. Seppellire i mortiGuerre, morti premature, corpi inghiot-titi dalle acque del Mediterraneo, cada-veri abbandonati in un camion al latodell'autostrada. Sono immagini attualidell'indifferenza globalizzata.Seppellire i morti oggi può voler dire:- lnterrogarsi sulle cause di tante mor tiassurde.- Accompagnare e farsi accompagnarenel lutto e nei propri ultimi passi.

Spunti di riflessione- Quanto ci riguarda la morte di un fra-tello?- Come ci prepariamo a rendere "eterna",cioè piena di senso, la nostra vita?e non dimentichiamo le opere di mise-ricordia spirituale:consigliare i dubbiosi, insegnare agliignoranti, ammonire i peccatori, conso-lare gli afflitti, perdonare le offese, sop-portare pazientemente le personemoleste, pregare Dio per i vivi e per imorti."Quanto desidero che i luoghi in cui simanifesta la Chiesa, le nostre parrocchiee le nostre comunità in particolare, di-ventino delle isole di misericordia inmezzo al mare dell'indifferenza!".

Papa Francescole foto di queste due pagine:- i bambini sempre fedeli al Fioretto ma-riano a Pozzale.- Saluto del Presidente della magnifica co-munità di cadore a don luigi ciotti.

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Sentieri 11

Sabato 14 maggio resterà nella no-stra piccola storia come una giornatasignificativa: è ritornata, da Torino, la“Pala Genova” restaurata. Tale di-pinto era partito nella primavera del-l’anno scorso per quella città suvolere dell’avvocato Gaddo AugustoGenova, sponsor generoso, per un re-stauro necessario e urgente. Il quadroera messo veramente male: lo statoconservativo del dipinto su tela sipresentava alquanto compromessoper la considerevole perdita di stratipittorici originali specialmente sullato destro, in corrispondenza dellafigura di san Sebastiano.

Ci sono stati degli interventi sba-gliati nel corso dei secoli, interventiche hanno seriamente compromessotutto il dipinto. Gli studiosi d’artenon riescono a stabilire la paternità;si parla di Tiziano ma anche di suofratello Francesco. Si sperava di ar-rivare a qualche certezza nell’attribu-zione con il restauro appena conclusodallo studio “Persano e Radelet”, mail dubbio rimane.

In una Chiesa gremita di paesani, latela è stata presentata sotto variaspetti: ricerca delle fonti d’archivio,il significato dei santi Rocco e Seba-stiano nell’epoca delle grandi epide-mie, il confronto con le tele delBellini e del Giorgione, l’analisi piùtecnica del restauro stesso. Non èmancata la ricerca storica sulla pre-cedente chiesa arcidiaconale con lacappella “Genova”. Due ore di coin-volgente attenzione per arrivare alloscoprimento del quadro ad opera delParroco, del Presidente della Magni-fica Comunità e del Sindaco di Pieve.

Precedentemente la signora Gio-vanna Coletti, che aveva preso acuore l’iniziativa del rientro del qua-dro coinvolgendo la FondazioneCentro Studi Tiziano e Cadore, avevaelogiato la scelta dell’avvocatoGaddo Augusto Genova, recente-mente scomparso, come un’ottimaoccasione di mecenatismo a sostegnodella cultura e dell’arte: un esempioche merita d’essere imitato da tantepersone anche per la conservazionedell’ambiente. L’arpa di Andrea DaCortà ha creato un clima ideale pergustare e apprezzare quanto stavamovivendo in Santa Maria. La sacraconversazione fissata sulla tela,grande opera d’arte presente nellanostra Chiesa, ritorna ed essere un in-vito alla preghiera, alle devozione,

Un rientro atteso, solenne e ... gratuitoalla conversazione con la Madonna econ il Figlio suo in braccio mentre isanti Rocco e Sebastiano continuanoad offrire la loro protezione per i malidel nostro tempo.

La tela è stata collocata al suo posto:sulla parete sinistra del presbiterio inattesa d’una eventuale nuova collo-cazione più vicina allo sguardo deivisitatori della nostra Chiesa e, cosapiù importante, più vicina al cuore dichi crede nella bellezza dell’arte perarrivare alla bellezza di Dio che on sistanca di conversare con noi dentro efuori la chiesa.

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Sentieri 12

Ben venga l’estateDal poggiolo della Canonica ho fotografato un gruppodi ciclisti fermi davanti al Palazzo della Magnifica Co-munità di Cadore. Si comincia a vedere il frutto dellapista ciclabile delle Dolomiti: occasione per ammirare ilpanorama e per vitalizzare il paese. Ben vengano i cicli-sti, per vengano i turisti e gli ospiti. Ma... vanno accolticon simpatia e con una mentalità aperta; vanno create oc-casioni di richiamo, manifestazioni mirate per le varieetà, svago e divertimento. L’ospite non va lasciato soloma guidato alla scoperta delle eccellenze del territorio,alle caratteristiche uniche invidiate da altre località. “Non c'è che una stagione: l'estate. Tanto bella che lealtre le girano attorno. L'autunno la ricorda, l'invernola invoca, la primavera la invidia e tenta puerilmente diguastarla.” (Ennio Flaiano). Guardiamo attentamentela foto: c’è chi è seduto sui gradini del Palazzo, le bici-clette sono ammucchiate l’una accanto alle altre. E’ que-sta l’accoglienza che sappiamo offrire o possiamo faremeglio? Sogno, ad esempio, una piazza Tiziano fiorita,

i sentieri di monte Ricco ben segnati e liberi dalle rama-glie, il parco Roccolo luogo di attrazione per grandi e pic-cini; sogno la vitalità delle Frazioni ricche di fantasia e dicollaborazione. Sogno una bella estate per i residenti:amanti del loro paese, delle loro case e delle loro tradi-zioni. Lasciatemi sognare una bella estate nel clima delleDolomiti ma anche un’estate bella perché ci s’incontra, sista bene insieme: un’estate da vivere intensamente. Potrà diventare realtà questo sogno?

Momenti importanti nella vita della ComunitàNon scrivo le date di due grandi giornate: i protagoni-sti certamente le ricorderanno come momenti importantidella loro crescita e del cammino di fede vissuto nellaComunità e nel Catechismo. Due occasioni vissute contrepidazione dalle famiglie che vedono i loro figli af-frontare le prime scelte e le difficoltà della vita; i ragazziperò non sono soli: il Signore ha voluto essere loro ac-canto non per un giorno ma per tutta la vita. A noi,grandi, spetta il compito di ricordare e sostenere questapresenza. “Cristo ha introdotto come segno distintivodei suoi discepoli soprattutto la legge dell’amore e deldono di sé agli altri (cfr Mt 22,39; Gv 13,34), e l’ha fattoattraverso un principio che un padre e una madre sonosoliti testimoniare nella propria esistenza: «Nessuno haun amore più grande di questo: dare la sua vita per i pro-pri amici» (Gv 15,13). Frutto dell’amore sono anche lamisericordia e il perdono. In questa linea, è molto em-blematica la scena che mostra un’adultera sulla spia-nata del tempio di Gerusalemme, circondata dai suoiaccusatori, e poi sola con Gesù che non la condanna e lainvita ad una vita più dignitosa (cfr Gv 8,1-11).Nell’orizzonte dell’amore, essenziale nell’esperienza

cristiana del matrimonio e della famiglia, risalta ancheun’altra virtù, piuttosto ignorata in questi tempi di rela-zioni frenetiche e superficiali: la tenerezza. Ricorriamoal dolce e intenso Salmo 131. Come si riscontra anche inaltri testi (cfr Es 4,22; Is 49,15; Sal 27,10), l’unione trail fedele e il suo Signore si esprime con tratti dell’amore

paterno e materno. Qui appare la delicata e tenera inti-mità che esiste tra la madre e il suo bambino, un neonatoche dorme in braccio a sua madre dopo essere stato al-lattato. Si tratta – come indica la parola ebraica gamul –di un bambino già svezzato, che si afferra coscientementealla madre che lo porta al suo petto. E’ dunque un’inti-mità consapevole e non meramente biologica. Perciò ilsalmista canta: «Io resto quieto e sereno: come un bimbosvezzato in braccio a sua madre» (Sal 131,2). Parallela-mente, possiamo rifarci ad un’altra scena, là dove il pro-feta Osea pone in bocca a Dio come padre queste parolecommoventi: «Quando Israele era fanciullo, io l’hoamato (gli) insegnavo a camminare tenendolo per mano.Io lo traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, eroper loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, michinavo su di lui per dargli da mangiare» (11,1.3-4).

Con questo sguardo, fatto di fede e di amore, di graziae di impegno, di famiglia umana e di Trinità divina, con-templiamo la famiglia che la Parola di Dio affida nellemani dell’uomo, della donna e dei figli perché forminouna comunione di persone che sia immagine dell’unionetra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. L’attività gene-rativa ed educativa è, a sua volta, un riflesso dell’operacreatrice del Padre. La famiglia è chiamata a condividerela preghiera quotidiana, la lettura della Parola di Dio ela comunione eucaristica per far crescere l’amore e con-vertirsi sempre più in tempio dove abita lo Spirito”.

(Papa Francesco - Esortazione apostolicasul’amore nella famiglia)Baggio Foto studio

Baggio Foto studio

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Sentieri 13

• rispettate sempre la madre deivostri figli. Un padre e una madreche si rispettano creano un ambientesereno ed accogliente in cui i ragazzisi sentono amati e rispettati.

• Passate molto tempo con i figli. E'il modo più concreto per dire loro cheli ascoltate, che sono importanti pervoi. I ragazzi crescono in fretta e leopportunità perdute lo sono per sem-pre.

• Dedicate spazio alla parola. Oc-corre farlo fin da quando sono pic-coli, per coltivare un aspetto dellarelazione che sarà efficacissimoquando saranno cresciuti e gli argo-menti diventeranno più seri.

• educate sempre, ma con amore. Ifigli hanno bisogno di una guida chedia limiti e regole. Gridate poco! Ipadri che educano in modo autore-vole, paziente e calmo fanno perce-pire ai figli che ciò che conta è il lorobene.

• Siate modelli validi. I padri inse-gnano ciò che è importante nella vitadimostrandolo in prima persona conil loro modo di essere.

• insegnate.Molti padri pensano cheinsegnare debba essere fatto da altri.Occorre che il padre insegni ciò che ègiusto o sbagliato e quali siano lescelte migliori da fare, anche nelle at-tività quotidiane.

• Create ogni giorno occasioni in cuila famiglia stia insieme: dal pranzo adeterminate attività ricreative serali,ogni momento può essere ideale perlavorare, camminare, piantare fiori,suonare al chitarra.

• leggete ai figli: in un mondo do-minato solo da TV e nuovi media, èimportante che il padre stia con i figli

in compagnia di un buon libro. I ra-gazzi imparano meglio e di più seaiutati da un canale didattico in carneed ossa, che oltretutto li ama.

• guardateli intensamente: è nelcalore dello sguardo che i figli si sen-tono apprezzati e incoraggiati. Losguardo profondo del padre è la ra-dice su cui crescono autostima e si-curezza di sé dei ragazzi.

• Sappiate che il compito d’unpadre non è mai finito. Anchequando saranno cresciuti, i figli tor-neranno alla ricerca dei suoi consiglie della sua esperienza: studio, lavoro,matrimonio, preoccupazioni familiarie molti altri motivi li muoveranno ri-petutamente verso la figura paterna.

l'esempio non è uno dei tanti

metodi per educare: è l'unico.

«Quand'ero adolescente» raccontavaun uomo ad un amico «mio padre mimise in guardia da certi posti in città.Mi disse: «Non andare mai in una di-scoteca, figlio mio».«Perché no, papà?». domandai. «Per-ché vedresti cose che non devi ve-dere». Questo ovviamente, suscitò lamia curiosità. E alla prima occasioneandai in una discoteca». «E hai vistoqualcosa che non dovevi vedere?»domandò l'amico. «Certo» risposel'uomo. «Ho visto mio padre».

Un bambino in piedi sul letto nel suopigiamino rosso punta il dito controla mamma e fieramente dichiara: «lonon voglio essere intelligente. Io nonvoglio essere beneducato. Io voglioessere come papà!».

Alcuni consigli ai papà Un Centro di Consulenza Familiare

A Domegge, in piazza dei Martiri1, da alcune settimane è opera-tivo un Centro di Consulenza Fa-miliare come sportello delConsultorio UCIPEM (Associa-zione di Promozione Sociale rico-nosciuta dalla Regione Veneto) diVittorio Veneto. Attraverso alcuniConsulenti familiari volontari ilCentro si propone di affrontare iproblemi presentati dagli Utenti inuna visione integrale della per-sona, della coppia e della fami-glia. Collabora inoltre con quanti,persone, enti ed associazionioperano nella società della pro-mozione umana. Offre, infine, ilproprio servizio gratuito senza al-cuna discriminazione ideologica,politica o religiosa. Tutto questo asostengo del singolo, della coppiae della famiglia. Lo scopo è quellodi favorire il processo di cono-scenza e di crescita personale.

Conoscenza, ascolto e aiuto:perché non cogliere queste op-portunità specialmente da chi vivecon fatica le situazioni di disagio,di conflittualità, di tensione nelcammino di coppia là dove non ècosì facile guardarsi in faccia, dia-logare e gestire i sentimenti?

E’ un significativo, piccolo servi-zio che viene offerto mentre laChiesa sta riflettendo sulle propo-ste di Papa Francesco a conclu-sione del Sinodo sulla Famiglia;basti pensare alla funzione edu-cativa : “essa si trova in difficoltàperché, tra le altre cause, i geni-tori ritornano a casa stanchi esenza voglia di parlare, in tantefamiglie non c’è più nemmenol’abitudine di mangiare insieme, ecresce una gran varietà di offertedi distrazioni oltre alla dipendenzadella televisione”. (Amoris laetitian. 50)

Chi fosse interessato a questoservizio con un appuntamento aDomegge, per ora, può contattareil seguente numero telefonico diVittorio Veneto: 0438 552993.

E’ un servizio di cui in Cadore sisentiva la necessità e l’urgenza.

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Sentieri 14

- Le ultime parole di Steve Jobs -Steve Jobs, una delle figure più importanti e significa-tive dell'era digitale, muore il 5 ottobre 2011 all'età di56 anni dopo aver fondato un impero economico mon-diale con il computer, il tablet e gli attuali cellulari.

“Essere l'uomo più ricco al cimitero non mi interessa...Andare a letto la notte sapendo che abbiamo fatto qual-cosa di meraviglioso... quello mi interessa”.

“Ho raggiunto l'apice del successo nel mondo degli affari. Agli occhialtrui la mia vita è stata il simbolo del successo. Tuttavia, a parte illavoro, ho una piccola gioia. Alla fine, la ricchezza è solo un dato di fatto al quale mi sono abi-tuato.

In questo momento, sdraiato sul letto d'ospedale e ricordando tuttala mia vita, mi rendo conto che tutti i riconoscimenti e le ricchezzedi cui andavo così fiero, sono diventati insignificanti davanti allamorte imminente. Nel buio, quando guardo le luci verdi dei mac-chinari per la respirazione artificiale e sento il brusio dei loro suonimeccanici, riesco a sentire il respiro della morte che si avvicina...

Solo adesso ho capito, una volta che accumuli sufficiente denaro peril resto della tua vita, che dobbiamo perseguire altri obiettivi chenon sono correlati alla ricchezza.Dovrebbe essere qualcosa di più importante: per esempio le storied'amore, l'arte, i sogni di quando ero bambino... Non fermarsi a per-seguire la ricchezza potrà solo trasformare una persona in un es-sere contorto, proprio come me.

Dio ci ha dato i sensi per farci sentire l'amore nel cuore di ognunodi noi, non le illusioni costruite dalla fama. I soldi che ho guada-gnato nella mia vita non li posso portare con me. Quello che possoportare con me sono solo i ricordi rafforzati dall'amore.Questa è la vera ricchezza che ti seguirà, ti accompagnerà, ti darà laforza e la luce per andare avanti.

L'amore può viaggiare per mille miglia. La vita non ha alcun li-mite. Vai dove vuoi andare. Raggiungi gli apici che vuoi raggiungere.E' tutto nel tuo cuore e nelle tue mani. Qual è il letto più costoso delmondo? Il letto d'ospedale.

Puoi assumere qualcuno che guidi l'auto per te, che guadagni perte, ma non puoi avere qualcuno sopporti la malattia al posto tuo. Lecose materiali perse possono essere ritrovate. Ma c'è una cosa chenon può mai essere ritrovata quando si perde: la vita.

In qualsiasi fase della vita siamo in questo momento, alla fine do-vremo affrontare il giorno in cui calerà il sipario. Fate tesoro del-l'amore per la vostra famiglia, dell'amore per il vostro coniuge,dell'amore per i vostri amici... Trattatevi bene. Abbiate cura del prossimo”.

LA GRATITUDINEQuando leggeremo questo foglio,il catechismo sarà appena con-cluso con gli ultimi incontri. Ecco,allora, l’occasione propizia per ungrande “grazie” alle Catechisteper il loro servizio accanto ai ra-gazzi e per l’animazione liturgicanelle Messe domenicali.

Aden è la città che più ha sofferto, concinque bellissime grandi chiese. Le dueparti in combattimento vogliono avereAden poiché essi hanno sufficienti risorsenaturali per esser indipendenti, con unporto e aeroporto internazionali. Giorno enotte gli aeroplani da guerra volavano la-sciando cadere bombe mentre i soldati aterra attaccano con grande violenza. Noici inginocchiamo davanti al Santissimoesposto implorando Gesù misericordiosodi proteggere e difendere i nostri poveri edi concedere pace a questa nazione. nonci stanchiamo di bussare al cuore diDio, confidando che ci sarà una fine atutto questo. Mentre la guerra continuaci troviamo a calcolare quanto cibo ab-biamo e ci chiediamo: «Sarà sufficienteper oggi?». Sister [Sally?] chiede al Si-gnore: «I bombardamenti continuano,colpi di fuoco ovunque e abbiamo farinasoltanto per oggi. Come sfameremo do-mani i nostri poveri?».

Con fiducia amorevole e abbandono to-tale noi cinque corriamo verso la nostracasa di accoglienza, anche quando ilbombardamento è pesante. Ci rifugiamoa volte sotto gli alberi, pensando che que-sta è la mano di Dio che ci protegge e poicorriamo di nuovo velocemente per rag-giungere i nostri poveri, che ci attendonosereni. Sono molto anziani, alcuni nonvedenti, altri con handicap mentali o fi-sici. Immediatamente iniziamo il nostro la-voro, puliamo, laviamo, cuciniamo uti-lizzando gli ultimi sacchi di farina e leultime bottiglie di olio, proprio comenella storia del profeta Elia e della ve-dova. Qualcuno suona al nostro cancello:è un uomo che noi non conosciamo; haportato del pane fresco, nonostante lesparatorie e i bombardamenti. Ha lasciatoil pane e se ne è andato. Possiamo sol-tanto dire, con le lacrime agli occhi: gra-zie Gesù! Le nostre scorte di cibodiminuiscono giorno dopo giorno e noiaffidiamo ogni nostra necessità al Si-gnore, ma umani come siamo ci preoc-cupiamo. E poi arriva un altro giorno.Qualcuno bussa alla porta. Un uomo conuna scatola di banane, sufficienti per tutti.Ringraziamo il Signore. Un altro giornoci siamo accorte all’improvviso che lemedicine erano terminate...

E ancora, qualcuno suona al cancello, èun uomo con una scatola di medicine,proprio quelle di cui abbiamo bisogno.Ringraziamo il Signore. Questi sonopochi esempi dell’amorevole Provvi-denza Divina. Dio non può mai essereda meno con generosità, fino a quandorimaniamo con lui e i suoi poveri.Quando i bombardamenti sono pesanti cinascondiamo sotto le scale, tutte e cin-que, sempre unite. Insieme viviamo, in-sieme moriamo, con Gesù, Maria e lanostra Madre [Teresa].

La lettera delle suore uccise a Aden

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Sentieri 15

Ci pensiamo eterni. Ci compor-tiamo come se il futuro fosse im-menso e illimitato. Eppure lenostre fragilis- sime vite possonofinire in un attimo, con un ultimo,a volte violento, battito di ciglia.Per un incidente, per un attentato,per una aggressione. Per un atten-tato. Per un infarto. Anche se gio-vani.

Un modo strutturato per pensarealla possibile fine della nostra vitae� fare testamento. Eppure pochi lofanno, non solo tra i giovani maanche ben dopo la maturità� . Comese il tempo davanti fosse sempreeterno. Perché� questo gesto im-portante e� così� trascurato? “Hocosì̀ poco da lasciare! Cosa vuoiche cambi?”, “Se muoio sai cosame ne importa di quelli che re-stano?” o, ancora, “Non menargramo, tanto C’è̀ tempo!”: questopensano in molti. Eppure il fare te-stamento e� un gesto meditato,strutturato, prezioso non tanto onon solo dal punto di vista del-l’avere e del lasciare, ma dell’es-sere: anzitutto per se stessi.Proprio finche� si e� vivi e col cer-vello sano, per molte ragioni.

Il pensiero della propria possibilemorte ci porta anzitutto a fare unbilancio della nostra vita. Che e�bene rivalutare periodicamente:per fare chiarezza dentro di se, perpesare le priorità� , per fare puliziadelle cose e delle situazioni pe-santi o inutili, e del rumore difondo che appesantisce il pensieroe la vita. Per scegliere come viveree assaporare tempo, affetti edenergie, se davvero di giorni ne re-stassero pochi. Per selezionare irapporti che merita coltivare. Perlasciar perdere le migliaia disciocchezze, contrattempi e rim-pianti su cui sprechiamo le ener-gie migliori.

E� un’ultima riflessione scritta amano, da meditare bene moltoprima che si renda necessaria.E� preziosissimo, il pensiero dellamorte, anche per giudicarci conobiettività� e pacatezza.

Morissi ora, cosa resterebbe dime? Quali sono gli aspetti gene-rosi che merita valorizzare, equelli invece negativi che meritariconsiderare? Ci sono personecon cui vorrei riconciliarmi? O acui non ho detto fino in fondoquanto siano state preziose perme? Tante riflessioni importantiper vivere con maggiore consape-volezza, migliorando la qualità� deinostri rapporti umani ora. Per ri-leggere con diversa morbidezza disguardo il proprio passato e ilmondo. Non e� questione di ric-chezza o lasciti. Il testamento e�prima di tutto un lascito morale,un’eredita� di gioia, come direbbePablo Neruda. E� importante perlasciare un ricordo meditato. Af-fettuoso e spirituale, prima ancorache tangibile.

Fare testamento e� un modo so-stanziale di prendersi cura pertempo e con calma delle persone -ma anche degli animali -cui vo-gliamo bene e che ci hanno resifelici. Nelle sempre piu� frequentiunioni di fatto molte situazioni,anche drammatiche, nascono dalmorire senza aver fatto testa-mento. O senza averne fatto unoche comprenda le nuove situazioniaffettive. Per esempio, nelle piu�recenti convivenze con figli pic-

coli, senza aver ben chiarito dalpunto di vista legale la situazioneconiugale precedente. Per tutelarei figli nello stesso modo.

Ma anche la nuova compagna.Per garantire assistenza e sostegnoa un familiare, un genitore, un fra-tello, un’amica single che senza dinoi resterebbe in grave difficoltà� .In tutte le situazioni complesse, e�indispensabile consigliarsi primacol notaio di fiducia.

Pensare al futuro di coloro che la-sciamo, soprattutto se piccoli o incondizioni di vulnerabilità� econo-mica, e� un gesto d’amore vero e diresponsabilità� .

Non ultimo, un testamento do-vrebbe essere scritto con dolcezzaed equilibrio. Senza acrimonie,decantando la rabbia o l’amarezzache a volte si incista nei rapportiumani, anche nella complessità�della famiglia allargata. Dovrebbelasciare, alla fine della lettura,commozione, tenerezza, unostruggente e sottile rimpianto,anche se poi moriremo a cen-t’anni. E� saggio scrivere il propriotestamento come un’ultima ca-rezza e un abbraccio da regalare acoloro che abbiamo amato ehanno dato luce alla nostra vita,mentre varchiamo l’ultima sogliacon un pacificato e grato sorriso.

Alessandra graziottin

il noStro teStAmento

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Sentieri 16

AnAgrAFeDi Pieve

Hanno cominciato a vivere con il Sacramento

del battesimo2. PASSuello zoe di Marcoe di Chiara Talamini, nata a Pieveil 18.12.015 e battezzata in SantaMaria il 10 aprile.

3. FeDon ennie di Giovanni edi Sara Da Rin Bianco, nata aPieve 09.06.2015 e battezzata inSanta Maria il 15 maggio.

4. bArbon Dominic, diIvano e di Zandegiacomo Ma-rianna, nato a Pieve il 17.09.2015e battezzato in santa Maria il 21maggio.

giunti Al trAguArDo Dell’eternitA’

6. SonAggere Pietro, dianni 81, morto il 5 marzo a Pieve.

7. DAll’o’ AngelicA ved.De Dea, di anni 93, morta pressola Residenza “Marmarole” l’11marzo.

8. ligreSti PAolo, di anni60, morto a Vittorio Veneto il 14aprile e sepolto a Lozzo Di Ca-dore.

9. De Polo mAriA luciA dianni 86, morta a Treviso il 14aprile e sepolta a Pieve.

10. trentin PAolo, di anni90, morto presso la Residenza“Marmarole” il 26 aprile.

11. tAbAccHi giovAnni dianni 75, morto in casa durante unincendio il 30 aprile.

12. PiAnon bortoluzzielenA, di anni 52, anche leimorta nell’incendio il 30 aprile esepolta a Tambre d’Alpago.

13. ciotti elio di anni 90,morto a Sottocastello il 23 mag-gio.

14. mAriA grAziA ceolinin genovA, di anni 62, morta aPieve il 6 giugno.

Era la fondatrice e l’anima diCasa Santa Chiara, la struttura chea Sottocastello ospitava, da anni,tante persone diversamente abili.Molti di noi l’hanno conosciutanegli anni ‘70 quando quella Casaera un cantiere di lavoro per tantigiovani e volontari convinti chefare del bene a chi è in difficoltàera ed è un segno distintivo delcredente che vede nell’altro la pre-senza stessa di Dio. Aldina, nellarealtà bolognese s’era fatta cono-scere proprio così. “ogni voltache avete fatto queste cose a unosolo di questi miei fratelli più pic-coli l’avete fatto a me” (Matteo,25,40).

Aldina ha concluso la sua gior-nata terrena a Bologna il 18 marzodi quest’anno; ai suoi funeralihanno partecipato anche alcunepersone di Sottocastello mentre lanostra Comunità l’ha ricordatanella preghiera durante la Setti-mana santa. Per noi è motivo d’orgoglio

ospitare Casa Santa Chiara: è unaprovocazione concreta a farci ca-rico dei più deboli, di coloro - di-rebbe don Luigi Ciotti - a cuibisognerebbe fare strada; sono inostri compagni di viaggio chenon sempre trovano le strutturepubbliche attente e disponibili. Al-dina ci ha insegnato che un benecosì è possibile e doveroso ed ora,accolta dall’abbraccio misericor-dioso del Signore, ella saprà pro-teggere tutti coloro che offrirannocontinuità a quest’esperienza.

AlDinA bAlboni i noStri occHi Apri i nostri occhi, Signore,perché� possiamo vedere Te nei nostri fratelli e sorelle.Apri le nostre orecchie,

Signore, perché� possiamo udirele invocazioni di chi ha fame,

freddo, paura, e di chi e� oppresso.

Apri il nostro cuore, Signore,perché� impariamo ad amarci gli uni gli altri come Tu ci ami.

Donaci di nuovo il tuo Spirito, Signore,

perché� diventiamo un cuoresolo ed un’anima sola, nel tuo

nome. Amen.

In preparazione alla Cresima c’èposto anche per delle esperienzeconcrete di servizio al bene nellaComunità. Lettori e lettrici dellaparola di Dio, in Chiesa ma ancheil servizio di sistemazione dellalegna pres-so la Canonica di Poz-zale.

“Dio non può rispondere a tutticoloro che lo chiamano. È come ilcameriere in un ristorante. Hatroppi tavoli da servire”. (MelBrooks). Ben vengano, allora tantie bravi servitori.