QUARTIERE ADRIANO - Chiesa Parrocchiale GESÙ A … · “si” di Dio nella Chiesa “Omnia nobis...

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La famiglia mostra il grande “si” di Dio nella Chiesa “Omnia nobis Christus”, Cristo è tutto per noi! “Se tu vuoi curare le tue ferite, egli è medico; se sei ar- dente di febbre, egli è fontana rin- frescante; se sei oppresso dall'ini- quità, egli è giustizia; se hai bisogno di aiuto, egli è vigore; se temi la morte, egli è la vita; se desideri il cielo, egli è la via; se rifuggi dalle tenebre, egli è la luce; se cerchi ci- bo, egli è alimento” (Sant’Ambro- gio, De Virginitate, 16, 99). È attraverso di Lui che noi incon- triamo la verità dell’altro, che pos- siamo costruire un cammino di spe- ranza, di riconciliazione e di pace. Un farsi “prossimi” che parte dai componenti delle nostre famiglie, per giungere a comunità sempre più vaste che si costruiscono sul dialo- go, sull’accoglienza, sull’aiuto vi- cendevole nel cammino della vita. I primi testimoni della fede so- no i genitori, nella famiglia che fonda il suo convivere sulla paro- la di Dio. Se vogliamo seguire Cristo, se desideriamo seguire lui che è la via, la verità e la vita, la famiglia è il luogo primario e rappresenta una grande opportunità per un cammi- no cristiano. È il luogo dove ci chiamiamo per nome e diciamo di “si” all’amore e al progetto di Dio. La famiglia comunica la fede Famiglia comunica la tua fede! È questo l’appello lanciato dal Car- dinale Tettamanzi nella seconda tappa del Percorso pastorale dioce- sano “l’amore di Dio è in mezzo a noi”. È “un invito alle famiglie ad assumersi il compito missionario loro proprio come soggetti di evan- gelizzazione nei vari momenti di vita e nelle diverse attività della co- munità cristiana”. La fede che il Signore ci ha do- nato e continuamente ci dona, fa sbocciare nel credente l’irresistibi- le bisogno di viverla e di comuni- carla agli altri. “Nessuno può credere da solo, co- sì come nessuno può vivere da so- lo. Nessuno si è dato la fede da se stesso, così come nessuno da se stes- so si è dato l’esistenza. Il credente ha ricevuto la fede da altri e ad altri la deve trasmettere” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 166). L’aspetto comunitario della fede, e in particolare della sua comuni- cazione, si realizza in una serie di cerchi concentrici e nella linea del- la reciprocità: dalla famiglia alla co- munità ecclesiale e agli ambienti di vita sociale e viceversa. In questo vasto orizzonte fonda- mentale e originale è lo spazio del- la famiglia, ossia il suo dono e il suo compito di trasmissione della fede tra marito e moglie, tra geni- tori e figli, tra fratelli, tra nonni e nipoti, tra parenti... amici... L’educazione alla vita di fede ten- de a rendere consapevole che il mi- stero di Gesù Cristo (uomo-Dio) non è un’alternativa all’uomo (per- ché Cristo è un uomo diverso), ma è un mistero che assume l’umano, promuovendolo alla salvezza in tutta la sua realtà (rendendolo cioè uomo nuovo). La vita è consapevole quando è vissuta nella luce della verità, della scoperta del senso di ciò che fac- ciamo. Saper dialogare In un contesto sociale e cultu- rale complesso e frammentato, dove impera una continua com- mercializzazione della comunica- zione e delle relazioni, sono sem- pre più rari i momenti di dialo- go vero, “gratuito”, tra le perso- ne, di cui si avverte un bisogno diffuso. Parlare insieme, e principal- mente ascoltarsi, significa non aver paura di lasciarsi provocare, soprattutto in un dialogo inter- generazionale: ogni comunicazio- ne è educativa se si è aperti al cam- biamento. È anche indispensabile riscopri- re e coltivare l’arte, e anche il gu- sto, di “raccontare” e di “raccon- tarsi”, in quanto non solo aiuta ad esercitare la parola o altre forme di comunicazione, ma soprattut- to perché allena all’ascolto attivo. In ultimo, ma non per ultimo, c’è l’esercizio del dialogo più impe- gnativo ma più ricco di connota- zioni educative, cioè quello con Dio. Uno spazio per la preghiera Pregare in famiglia è la fonte e il culmine di ogni dialogo cristia- no, dove il silenzio si fa ascolto e le parole diventano invocazioni. È importante che in ogni fami- glia sia recuperato uno spazio e un tempo per la preghiera, per l’ascol- to e il confronto con la Parola di Dio a loro volta elementi fonda- mentali in un percorso di educazio- ne alla fede, come anche la parteci- pazione alla liturgia festiva. Coltivare la speranza Educare significa continuare a dare la vita in un altro modo. Viviamo in un’epoca contrasse- gnata dal relativismo e dal cinismo morale, in un’atmosfera di indiffe- renza che produce solo un’immensa infelicità. Il richiamo ai “valori” che a questo punto tutti facciamo, lascia il tempo che trova: non illudiamoci non esiste una regola che sia capace di farci rispettare le regole. Oggi forse il rapporto tra le ge- nerazioni è reso più arduo proprio dalla crisi che vivono le famiglie in un mondo che cambia, connotato dalla precarietà e dal mito del con- sumo, ma anche dalla frequente delega ad altri dei compiti educa- tivi propri dei genitori. Tuttavia non si può negare, che proprio nell’attuale situazione so- ciale, culturale, religiosa ed ecclesia- le, vi sono nuove opportunità che si aprono per l’annuncio del Vangelo. Abbiamo bisogno di un nuovo slancio di speranza: i frutti non mancheranno. Nello C. QUARTIERE ADRIANO - Chiesa Parrocchiale GESÙ A NAZARET Via Trasimeno, 53 - 20128 Milano - Tel. 02/259.25.30 - Fax 02/259.02.329 pro manu scripto Ottobre 2007 • n. 78 Cristo è tutto per noi! Nazaret_n_78:Nazaret_Giu_07 10-10-2007 15:05 Pagina 1

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La famiglia mostra il grande“si” di Dio nella Chiesa

“Omnia nobis Christus”, Cristoè tutto per noi! “Se tu vuoi curarele tue ferite, egli è medico; se sei ar-dente di febbre, egli è fontana rin-frescante; se sei oppresso dall'ini-quità, egli è giustizia; se hai bisognodi aiuto, egli è vigore; se temi lamorte, egli è la vita; se desideri ilcielo, egli è la via; se rifuggi dalletenebre, egli è la luce; se cerchi ci-bo, egli è alimento” (Sant’Ambro-gio, De Virginitate, 16, 99).

È attraverso di Lui che noi incon-triamo la verità dell’altro, che pos-siamo costruire un cammino di spe-ranza, di riconciliazione e di pace.Un farsi “prossimi” che parte daicomponenti delle nostre famiglie,per giungere a comunità sempre piùvaste che si costruiscono sul dialo-go, sull’accoglienza, sull’aiuto vi-cendevole nel cammino della vita.

I primi testimoni della fede so-no i genitori, nella famiglia chefonda il suo convivere sulla paro-la di Dio.

Se vogliamo seguire Cristo, sedesideriamo seguire lui che è la via,la verità e la vita, la famiglia è illuogo primario e rappresenta unagrande opportunità per un cammi-no cristiano.

È il luogo dove ci chiamiamo pernome e diciamo di “si” all’amore eal progetto di Dio.

La famiglia comunica la fede

Famiglia comunica la tua fede! Èquesto l’appello lanciato dal Car-dinale Tettamanzi nella secondatappa del Percorso pastorale dioce-sano “l’amore di Dio è in mezzo a

noi”. È “un invito alle famiglie adassumersi il compito missionarioloro proprio come soggetti di evan-gelizzazione nei vari momenti divita e nelle diverse attività della co-munità cristiana”.

La fede che il Signore ci ha do-nato e continuamente ci dona, fasbocciare nel credente l’irresistibi-le bisogno di viverla e di comuni-carla agli altri.

“Nessuno può credere da solo, co-sì come nessuno può vivere da so-lo. Nessuno si è dato la fede da sestesso, così come nessuno da se stes-so si è dato l’esistenza. Il credenteha ricevuto la fede da altri e ad altrila deve trasmettere” (Catechismodella Chiesa Cattolica, n. 166).

L’aspetto comunitario della fede,e in particolare della sua comuni-cazione, si realizza in una serie dicerchi concentrici e nella linea del-la reciprocità: dalla famiglia alla co-munità ecclesiale e agli ambienti divita sociale e viceversa.

In questo vasto orizzonte fonda-mentale e originale è lo spazio del-la famiglia, ossia il suo dono e ilsuo compito di trasmissione dellafede tra marito e moglie, tra geni-tori e figli, tra fratelli, tra nonni enipoti, tra parenti... amici...

L’educazione alla vita di fede ten-de a rendere consapevole che il mi-stero di Gesù Cristo (uomo-Dio)non è un’alternativa all’uomo (per-ché Cristo è un uomo diverso), maè un mistero che assume l’umano,promuovendolo alla salvezza intutta la sua realtà (rendendolo cioèuomo nuovo).

La vita è consapevole quando èvissuta nella luce della verità, dellascoperta del senso di ciò che fac-ciamo.

Saper dialogare

In un contesto sociale e cultu-rale complesso e frammentato,dove impera una continua com-mercializzazione della comunica-zione e delle relazioni, sono sem-pre più rari i momenti di dialo-go vero, “gratuito”, tra le perso-ne, di cui si avverte un bisognodiffuso.

Parlare insieme, e principal-mente ascoltarsi, significa nonaver paura di lasciarsi provocare,soprattutto in un dialogo inter-generazionale: ogni comunicazio-ne è educativa se si è aperti al cam-biamento.

È anche indispensabile riscopri-re e coltivare l’arte, e anche il gu-sto, di “raccontare” e di “raccon-tarsi”, in quanto non solo aiuta adesercitare la parola o altre formedi comunicazione, ma soprattut-to perché allena all’ascolto attivo.In ultimo, ma non per ultimo, c’èl’esercizio del dialogo più impe-gnativo ma più ricco di connota-zioni educative, cioè quello conDio.

Uno spazio per la preghiera

Pregare in famiglia è la fonte eil culmine di ogni dialogo cristia-no, dove il silenzio si fa ascolto ele parole diventano invocazioni.

È importante che in ogni fami-glia sia recuperato uno spazio e untempo per la preghiera, per l’ascol-to e il confronto con la Parola diDio a loro volta elementi fonda-mentali in un percorso di educazio-ne alla fede, come anche la parteci-pazione alla liturgia festiva.

Coltivare la speranza

Educare significa continuare adare la vita in un altro modo.

Viviamo in un’epoca contrasse-gnata dal relativismo e dal cinismomorale, in un’atmosfera di indiffe-renza che produce solo un’immensainfelicità. Il richiamo ai “valori” chea questo punto tutti facciamo, lasciail tempo che trova: non illudiamocinon esiste una regola che sia capacedi farci rispettare le regole.

Oggi forse il rapporto tra le ge-nerazioni è reso più arduo propriodalla crisi che vivono le famiglie inun mondo che cambia, connotatodalla precarietà e dal mito del con-sumo, ma anche dalla frequentedelega ad altri dei compiti educa-tivi propri dei genitori.

Tuttavia non si può negare, cheproprio nell’attuale situazione so-ciale, culturale, religiosa ed ecclesia-le, vi sono nuove opportunità che siaprono per l’annuncio del Vangelo.

Abbiamo bisogno di un nuovoslancio di speranza: i frutti nonmancheranno.

Nello C.

QUARTIERE ADRIANO - Chiesa Parrocchiale GESÙ A NAZARETVia Trasimeno, 53 - 20128 Milano - Tel. 02/259.25.30 - Fax 02/259.02.329

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Ottobre 2007 • n. 78

Cristo è tutto per noi!

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Don Stefano

Cremonesi è tra noi

e sostituirà don

Marco.

Ringraziamo

il Vescovo che

lo ha mandato

e lo accogliamo

con gioia per la sua

disponibilità nella

speranza di un

cammino comune.

GRAZIE Don Marco!Nella celebrazione di saluto abbia-mo posto alcune domande a DonMarco, prendendo spunto dalla li-turgia di quella domenica.

Amos invita all’impegno nella so-cietà:

COME CRISTIANO TI SENTI IMPEGNATO?

Don Marco: Il Cristianesimo è vo-luto da Gesù per giocarci tutto nel-la vita. Io desidero questo: impe-gnare tutto di me, con anche i mieilimiti e i miei peccati.

“Uno solo è Dio... uno è il media-tore Gesù... pregate...”

COME PRETE COME È E PER COSA È LA TUA PREGHIERA?

Don Marco: La preghiera è facilissi-ma: è dare del TU a Gesù.È il gesto più grande che una perso-na può compiere: parto, infatti, dal-la coscienza che sono un mendican-te di felicità.

“Non potete servire a due padro-ni: o Dio o il denaro...”Proporre ed educare a Dio è pro-porre Gesù

IN BRASILE DENTRO TANTECONTRADDIZIONI COSA SIGNI-FICHERA’ PROPORRE GESU’?

Don Marco: è innanzitutto accoglie-re Gesù a partire dalla semplicitàdel cuore di quel popolo. Così in-cominci a scoprire che sei tu il pri-mo a convertirti!

Oggi è la giornata pro seminario

COSA DIRESTI A UN GIOVANEPER INVITARLO AD ANDARE IN SEMINARIO, A FARE ILPRETE?

Don Marco: Per prima cosa il Signo-re ti deve dare la coscienza che il Cri-stianesimo è veramente fantastico!Siamo fatti per una bellezza. A me èaccaduto di scoprire veramente che,con Cristo, nella Chiesa, c’è un gu-sto nuovo di vita.E volevo poterlo dire ad altri. Poi hoavuto la grazia di fidarmi di un pre-te che mi ha proposto di verificarel’ipotesi di una vocazione totale. Misono fidato di un altro.

“Piccolo Fratello di Gesù”Da qualche tempo avete certamente notato l’icona (una volta si diceva il quadro)con il volto del Beato Charles de Foucauld e la sua preghiera vicino alla sa-cra Famiglia sulla parete di destra entrando nella nostra chiesa.E’ stata la sua spiritualità che mi ha suggerito di dare alla nostra chiesa il “titolo”Gesù a Nazaret.Mi sembra utile, di tanto intanto, mettere qualche suo pensiero che possa aiutarea vivere il nostro quotidiano come lo può avere vissuto Gesù nel “Mistero della suavita nascosta” nei trenta anni, si dice normalmente, vissuti a Nazaret.

Non posso concepire l’amore a Gesù senza un bisogno, un bisogno imperioso diconformità, di rassomiglianza: imitare è una violenta necessità dell’amore.

Per quanto triste io sia mi metto ai piedi dell’altare e dico a nostro Signore Gesù:«Tu sei infinitamente felice… la tua felicità mi basta!»

Sapendo che nessun popolo era più abbandonato dei mussulmani del Marocco edel Sahara algerino, ho chiesto di venire a Béni-Abbés cercando di santificarmi edi condurre gli altri a Gesù non con la parola e la predicazione ma con la bontà,la preghiera, la penitenza, l’esempio di una vita evangelica, soprattutto con la pre-senza di Gesù nel Santissimo Sacramento.

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La scelta di sposarci

Un martedì sera mentre eravamo al bar dellaparrocchia, don Egidio ci ha chiesto di scrivereun articolo per il giornalino domandandoci ilperché abbiamo deciso di sposarci. Dobbiamo es-sere sinceri, e per qualche minuto siamo rimastisenza parole. Alla fine, però, abbiamo accettato,non solo per contribuire alla stesura del giorna-lino, ma soprattutto perché ci ha permesso di de-dicare altro tempo per riflettere su di noi, sullenostre scelte, sulle nostre motivazioni.Premettiamo che è il terzo anno che partecipia-mo al corso fidanzati. Quando lo diciamo agliamici rimangono tutti stupiti. Quando abbia-mo iniziato, come altre due coppie, non aveva-mo ancora deciso una data per sposarci. Abbia-mo scelto di fare un percorso di fidanzamento inmodo serio, riflettendo e confrontandoci, ancheinsieme alle altre coppie, riguardo le motivazio-ni delle nostre scelte, i criteri fondamentali cheuna famiglia cristiana dovrebbe cercare di ave-re, per poter crescere insieme nella fede. Ci vuo-le sempre qualcuno che ci aiuti a riflettere o a ti-rar fuori le nostre idee, convinzioni, paure, chealtrimenti normalmente non sono motivo di con-versazione nella coppia. È molto importante che la famiglia sia piccolachiesa domestica. La coppia deve iniziare a pre-gare insieme, cercando di adempiere ai compitidella famiglia cristiana (costruire la comunionea immagine di Dio; educarsi ed educare i figliche Dio vorrà donarci; costruire la comunità cri-stiana dove si abita; cambiare la società), e co-me ci dice sempre il don e come tutti noi possia-mo vedere nelle nostre case, i momenti di vitanon sono sempre e tutti giorni belli e facili. Nondobbiamo dimenticarci che siamo due individui,ognuno con una propria personalità, con delle ca-ratteristiche, con dei pregi e con dei difetti, e perquesto dobbiamo imparare a vivere insieme. Co-sì già da adesso ci viene chiesto di pregare insie-me, perché con la preghiera, che ci avvicina a Ge-sù, è possibile affrontare anche i momenti disconforto e di difficoltà. Ringrazieremo tutti igiorni il Signore, che ci dà la possibilità di af-frontare una nuova giornata insieme.Alla domanda che ci ha posto don Egidio, rispon-diamo:Roberto: “perché penso che il Signore mi chiedadi vivere accanto a Tiziana per tutta la vita, per-ché questo è il modo principale che ci è dato perimparare ad amare Cristo.”Tiziana: “perché voglio formare una famiglia,come una piccola chiesa domestica, insieme a Ro-berto, perché insieme, attraverso la preghiera,riusciremo a superare tutte le difficoltà e a rag-giungere il Regno dei cieli.”Non è una scelta facile, se la si fa seriamente. Nonsi può tornare indietro, è una scelta definitiva,per tutta la vita! Chi non chiederebbe consiglioal proprio amico? Da soli non riusciremmo a ri-spondere e a prendere questa decisione, ma ab-biamo bisogno dell’aiuto di tutta la comunità.Solo così avremo la forza e il coraggio di acco-gliere l’Altro nella nostra casa.

Tiziana e Roberto

LA SETTIMANA DI VACANZALA SETTIMANA DI VACANZALa settimana di vacanza si è svolta a Panchià, in Trentino. Ci siamo già stati, ma valeva la penaritornarci. Contemplare la valle di San Nicolò ci può far percepire la grandezza del creatore ecomprendere l’amore di Dio per l’uomo. Gite, giochi, canti e anche un percorso spirituale: sia-mo stati sollecitati a riflettere, confrontandoci con le testimonianze di alcuni cristiani del seco-lo scorso sui temi che ci distinguono dal secolarismo della società in cui viviamo.La testimonianza di Vittorio Trancanelli (1944-98), sposo e medico, ci fa meditare sul tema delfidanzamento e del matrimonio fondati su Gesù; sul bisogno delle famiglie di conoscere la Sa-cra Scrittura e con essa confrontarsi, di vivere la comunione e in comunione “come insegna Ge-sù”, di pregare insieme e saper accogliere.

Le testimonianze di Concetta Lombardo (1924-40) e Antonia Mesina (1919-35), uccise per averdifeso la loro dignità, ci fanno meditare sul senso della verginità, della castità, del perdono, della re-sponsabilità di chi non soccorre, dell’indifferenza sociale, dell’esibizionismo del proprio corpo: se lamercificazione del corpo femminile è una triste realtà, niente può giustificare la violenza e il massa-cro di tante donne a cui assistiamo quasi quotidianamente, come riportano giornali e telegiornali.Quello che rende speciale questa vacanza, per me, è l’incontro profondo tra noi, l’esperienza diamicizia nella fede, difficilmente realizzabile nel contesto in cui la “mancanza di tempo” impe-disce di percepire il respiro dell’attimo presente.Ringrazio Dio e i suoi “collaboratori” per averci fatto vivere questa vacanza in cui ho incontrato labellezza del cuore nello sguardo della piccola Chiara. Grazie a tutti.

Elisa

Gioventù: tempo per il “sì”Appunti dall’Agorà dei giovani italiani - Loreto, 1-2 settembre 2007.

È luglio, finiscono gli esami, si salutano i compagni: “Dove vai in vacanza?”Mare, montagna, amici, parenti, la ragazza e poi... un weekend a Loreto. Mi ha invitato un amico; si chia-ma Benedetto.“Dal Papa? Chi te lo fa fare!” Ecco la reazione del mondo: la fatica è la vera misura delle proprie azioni,il desiderio e l’iniziativa poi si adeguano.Il giovane affronta la realtà con un’inquietudine senza paragoni; è forte in lui la sete d’infinito, la sete diDio. Egli vuole l’infinito più della vita, ma non sa bene dove rivolgere questo suo “grido”, perciò tenta disoffocarlo con risposte approssimative e provvisorie: la droga, per esempio. «La droga è una menzogna, unatruffa, perché non allarga la vita, distrugge la vita». “Vado a Loreto con una domanda: come dare un significato alla propria vita? So che il Papa ha una risposta”.«Non abbiate timore, Cristo può colmare le aspirazioni più intime del vostro cuore!»È questo il messaggio da comunicare con convinzione agli amici, ai colleghi, alla parrocchia e – perchéno? – ai “più giovani”.«Cari giovani, andate controcorrente!» è molto più affascinante della proposta del mondo (“Chi te lo fa fa-re!”) perché insinua la speranza là dove c’è solo incertezza e solitudine, nel cuore dell’uomo.Non importa se molti amici vedono la Chiesa come una realtà che si oppone ai loro desideri di felicità ed’amore. Bisogna mostrare loro la vera Chiesa, non queste etichette, ma le «comunità di compagnia nellequali, nonostante tutti i problemi della vita, nasce la gioia di vivere».Chi me lo fa fare dunque? La bellezza di una compagnia. È ciò che vale realmente nella vita!Tocca a noi aprire il cuore a Cristo, offrirgli tutto dicendo: «ecco, sono qui, non riesco nemmeno a capire fino infondo me stesso, ma con il tuo aiuto sono pronto a seguirti» come gli apostoli.«Impariamo da Maria a dire il nostro “sì”».In fondo, anche lei era solo una ragazzina...

Luigi

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CELEBRAZIONI LITURGICHE

DOMENICA “Cena del Signore” ore 9,30, 11,00, 18,30 (prefestiva ore 18,30)GIORNI FERIALI “Cena del Signore” Lunedì, Mercoledì, Venerdì: ore 18,45 - Martedì: ore 21,15

“Cena del Signore” Martedì (sospesa in luglio e agosto), Giovedì, Sabato: ore 09,00 SABATO “Riconciliazione” ore 16,00 (anche tutti i giorni chiedendolo al Sacerdote)

UFFICIO PARROCCHIALE

Egidio Villani sacerdote - via Trasimeno, 53 - Telefono 02.272.00.882

Stefano Cremonesi sacerdote - via Trasimeno, 53 - Telefono 02.272.09.411

GIORNALINO PARROCCHIALE: [email protected] - [email protected]

“Domenica 19 Agosto 2007 Claudio è tornato al-la Casa del Padre.Che Grazie per ognuno di noi, aver avuto da Dioquesto dono: Claudio, la sua vita e le sue canzo-ni. Questo dono, non senza dolore, riconsegnia-mo a Dio cantando le sue canzoni che segnanoi passi della nostra storia personale e del popoloche siamo.Ringraziamo tutti gli amici e in particolare ilmovimento di Comunione e Liberazione, che nelmondo hanno pregato per noi e ci hanno accom-pagnato.”Così Marta, la moglie, e i figli Martino, Bene-detto, Maria Celeste hanno annunciato la mor-te di Claudio che dai primi tempi della sua espe-rienze e della sue canzoni ho conosciuto in GS.

Mi sono commosso al suo funerale per migliaiadi persone e moltissimi sacerdoti presenti per lesue canzoni, ogni volta, ci mettono dentro vitaconcreta con la speranza: la vita è un cammi-no verso la Casa: l’unica casa per sempre.Mi spiace che solo uno dei quotidiani italianilo abbia ricordato: è la censura contro ogni pre-senza cristiana. Nel desiderio di un incontro che ci faccia risen-tire alcune delle sue canzoni, ricordo qui alcu-ne espressioni delle sue canzoni:“Ho un amico grande grande... mi ha donato tut-to il mondo...”“È bella la strada che porta a casa... dove tiaspettano già.”“Io vorrei volerti bene, come ti ama Dio con alstessa tenerezza, con la stessa passione, con lastressa libertà che non ho io... mentre l’amore mioè fragile come un fiore ha sete della pioggia,muore se non c’ è il sole...”“Lasciati fare da Chi ti conosce, lasciati fare daChi ama te...”“Se non ritornerete come bambini, non entreretemai...”“Non so proprio come far, per ringraziare il mioSignor, mi ha dato i cieli da guardar...”Vorrei citarle e ricordarle tutte ! Penso a lui conle parole della canzone “Padre”:“...ora qui non esiste più il buio,c’è la luce negli occhi di Dio,c’è la pace nelle mani di Dio,c’è la Gioia nel cuore di Dio!”

evs

OPERAZIONE

CAFFÈ

Dopo 6 mesi dall’inizio di quella che è or-mai stata ribattezzata l’Operazione

Caffè, è giunto il momento di fare un pun-to della situazione.Ad oggi sono stati raccolti 16.840 Euro. Inquesta cifra sono inclusi alcuni contributi chefin dall’inizio hanno coperto l’intero am-montare della quota (€ 240) e alcune dona-zioni addirittura superiori. Tenendo contodi tutto ciò, il numero delle persone che ognimese versano con regolarità il corrispettivodi un caffè al giorno sono meno di 100!! Etutti gli altri? Quando in Consiglio Pastorale abbiamoideato l’iniziativa, prevedevano di raggiun-gere almeno 150-200 sottoscrittori... Ci sia-mo posti un obiettivo - ambizioso ma rag-giungibile - di 300 sottoscrittori (con una rac-colta, a fine operazione, di € 72.000), cheavrebbe consentito di dare una svolta rilevan-te al bilancio della parrocchia, con partico-lare riguardo al debito con la Curia. Ma que-sto obiettivo, ad oggi, è lontano anni luce!!

Con ottobre comincia il secondo semestre del-la raccolta: è l’occasione per i tanti che anco-ra non hanno voluto partecipare, di interro-garsi un poco più a fondo su quella correspon-sabilità che dovrebbe caratterizzare la vita deimembri di una comunità, così come caratte-rizza quella dei membri di una famiglia. Lasperanza è che il numero di coloro che accet-tano di rinunciare a qualcosa, ad una picco-la cosa quale può essere un caffè, per contri-buire alle necessità della propria Chiesa, pos-sa almeno raddoppiare, triplicare!. Uno sfor-zo troppo grande per la Casa del Signore?

Ricordo di Claudio Chieffo

PENSIERINI:

«La moderazione è una cosa fatale.Sembra che tra i giovani nulla abbiapiù successodell’eccesso».(Oscar Wilde)

«Adesso è la fine. Attendo l’inizio»(Bonheoffer prima di essere ucciso a Auswitz)

«Nelle grandi cose gli uomini simostrano come a loro convienemostrarsi. Nelle piccole invecesi mostrano comesono.»(Nicola de Chamfort)

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