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    LETTERETALIANEAnno XIX - N. 2 Aprile-Giugno 1967

    Per il testo del

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    142 Antonio Enzo Quaglioil problema testuale) nella stessa misura in cui anche i pin pregevolimanufatti della scuola storica sembrano oggi invecchiati nella metodologiae nella tecnica d edzone Tuttavia essa non si puo pacincamenterelegate-tra le anticaglie ottocentesche,quando si pensi che olire ancor oggi iltesto piil saldo e sicuro, e soprattutto documentato, che sia dato leggere:sono, anzi, questi suoi pregi che pretendono da noi una degna continua-zione, ossia un testo del De principatibus, allestito tramite Fapplicazionedipiil scaltriti canoni Hlologici, in grado di soddisfare la generazione degliodierni lettori.

    In attesa di un simile aca essun anticipo e piii utile di un bi-lancio critico che testimoniando mpegnoel Lisio ripercorra e valutila serie disparata dei tentativi compiuti nel novecento per perfezionareiltesto critico de opeal quale si risolvera, come vedremo, in una pro-posta di radicale revisione de neo problema. Il tentativo di sistema-zione testuale perseguito dal Lisio non e allatto immune da squilibri edifetti intrinseci, che globalmentesi dipartono dai limiti del suo mestiereed esternamente sono accresciuti dalla poverta della tradizione manoscritta,che di tanto esime da un troppo faticoso lavoro di spoglio e collazione diquanto presenta imbarazzanti problemi di scelta 4. Ma edzone non meri-tava davvero accogenzain ingenerosa che severa che le riservo, primain una recensiones e poi in varie altre occasioni, Oreste Tommasini,

    3 Che mi sono assunto durante il mio comando presso il Centro studi di Filologiaitaliana annesso a Accadema della Crusca di Firenze; e Vedra, spero, la luce nellacollezione degli >.4 I manoscrit ti brevemente descritti e sfruttati dal Lisio, a parte quelli rlescriptidalle stampe, dei quali non e qui il luogo di parlare, sono i seguenti (tra parentesile sigle posre dal primo editore critico e percio da noi adottate): 1) Firenze, BibliotecaMedicea Laurenziana, cod. Pl. XLIV, 32 (L); 2) Firenze, Biblioteca Riccardiana,cod. 2603 (R); 3) Cirta del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, cod. Barberi-niano 5093 (B: nel Lisio la vecchia segnatura LVI, 7); 4) Roma, Biblioteca de Accademia dei Lincei, cod. Corsiniano 43, B, 35 (C); 5) Venezia, Biblioteca Marciano,cod. It. II, 77 (M); 6) Parigi, Bibliot/:que Nationale, cod. It. 709 (P). A questisi aggiunga il cod. G. 14 della Bibl ioteca Comunale di Perugia (E: adotto la sigla.posta dal Gerber nel lavoro citato nelle pagine seguenti), di cui il Lisio (pp. LXI-LXII), su segnalazione del Tommasini, offre solo pochi ragguagli, inserendolo, siapure in ritardo e latamente, nella classificazione manoscritta. In totale dunque settefmanoscritti e una sola Stampa non descritta, la princeps del Blado (pressoch inser-vibile ai fini stemmatici quella dei Giunta, che pure la corregge con auo di almenoun esemplare a penna): appunto 1 angusaella traclizione ha concorso a fuorviare ilLisio, segnatamente nel ripudio sistematico delle giunte e correzioni che cornpaiono in C._5 Intorno alla nuova edizione del

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    144 Antonio E nzo Quagliodal manoscritto di Gothas, ignorato, o, meglio, non utilizzto dal Lisio.Ma egli non si limita a rimproverare a edoe di aver trascurato unesemplareda lui stesso segnalatogli,dirnenticando del tutto le difllcolta diconsultazione 9, ancora attuali purtroppo per manoscritti dislocati in sedicosi scomode e ben piu gravi a quel tempo; non si perita di avanzare, Senzaprove concrete, vaghe ipotesi di duplicita redazionale:

    Ma prescindendoanche da questo, e limitandoci solo a esame del testodel Principe, ci sembra che alcune lezioni piu secche, men chiare, meno precise,che nei diversi mss. incontrano, debhano aver appartenuto ad un primo testo,di cui il ms. Corsiniano di Roma ci da sentore; che trova rinforzo in un altro-contemporaneo manoscritto della biblioteca granducale di Gotha, di cui ilProf. Lisio non ha fatto uso 1fondate per la verita su un altro ordine di fatti, disordinatamente mesco~lati e collegati a quelli oilerti dalla tradizione manoscritta. ll Tommasinicercava insomma, anzi trovava, anche laddove non esistevano, appuntone nespoaoodice di Gotha, conferme alla sua tesi, confortato daun dato esterno indubitabile (il mutamento del dedicatario del De prin-cipatilour) che si illudeva di scorgere in trasparenza alla tradizione: dimen-ticando ingenuamente che le notizie generali (e non solo quelle generichetramandate dal Machiavelli stesso nella lettera al Vettori) intorno a ea

    3 Gotha, Landesbibliotlae/e (questa auae dicitura), cod. B 70 (G: E: questa la si-gla piu tardi iissata dal Gerber) Pur nella sua severita accusadi imprecisione generale-che il Tommasini muove al Lisio non si puo respingere:

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    Per il testo del di Niccolb Machiavelli, in >, XI, 1927, pp. 330-383 e Del , IX, 1925, e quindi in vol. quale n. 8 della Bibliotecadella rivista medesima: sia pure con argomentazioni piu modeste, ma piene di buonsenso, il Lisio aveva gia sostenuto la impossibilita di una revisione ce opeaa partedel Machiavelli, motivandola anche sul fondamento della tradizione manoscritta eclello sternma da lui disegriato; cio che, evidentemente, aveva toccato la suscettibilitadel Tommasini (cfr. appunto p. LXIV ss. de edcit.).

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    146 Antonio Enzo Quagliotuarie correzioni al testo critico, acquisti di dettaglio rispetto alla poten-ziale rivoluzione stemmatica: la medesima parentela tra C e G venivapostulata dal Tommasini in rnodo generico ed equivoco, dato che egli nons accogevahe tra i due esernplaric ea stato ad opera del copista delprirno, il senese Teofilo Mochi, un travaso arbitrario e capriccioso dilezioni in ambedue i versi, come dimostra dena della mano di chi hatrascritto, e quindi modificato, C, e in vari luoghi ritoccato G.Tanto e vero che il Tommasini abbandonava, tornando dopo due lustrisulla storia del testo del De principatibus, ogni residua velleita di ricostruzione cornparata e di sistemazione genealogicadelle fonti manoscritte,chiarendo come la sua opposizione al Lisio non muoveva da serie e scien-tifiche ragioni, ma dal fatto che quella edizione critica rischiava di infir-mare la tesi della doppia redazione sulla quale egli aveva puntato unalarga porzione del proprio lavorolzz rnentre accantonava ailatto lo studiodi G e volgeva pin risolutamente aenzone su C, divideva acriticamentela tradizione de opeaon sulla base delle prove lachmanniane ma sulfondamento di caratteristiche esterne, ossia sulla maggiore o minore afti-nita che i suoi componenti dimostravano nei riguardi delle stampe 13.Cosi bipartisce i manoscritti in due grandi gruppi: ne uno (A) racco-glienclo gli esemplaridescritti dalle edizioni, ne ao (B) quelli da esseindipendenti, preferendo ovviamente il secondo al primo: e stima neces-sario comprovare la legittimita di una scelta scontata mediante una tavola

    Z O. TOMMASINI,La vita e gli xcritii di Niccolo Machiavelli nella loro relazionecol macbiavellismo, vol. II in due parti, Roma 1911, p. I, pp. 107-110 la classificazionedei codici, p. II, Appendice V (Mrs. delle Opere di N. Machiavelli usati a studiodel texto), pp. 1013-1020, la loro descrizione. Rispetto a eenco fornito dal Lisiocrescono considerevolmente gli esemplari descritti dalle stampe (i due non meglioindicati, appartenenti a quei tempo al Tommasini stesso, il secondo gia Boncornpagni,sono ora alla Biblioteca Vaticana, segnati rispettivamente Vatt. latt. 13656 e 13996)e anche quelli da esse indipendenti: oltre a G viene segnalato e descritto il cod. 303(A: la sigla risale al Gerber) della Bibliollnque de la Ville di Carpentras (nel Tom-masini la vecchia segnatura 299 della Bibliotbque el imise Inguiberl): gli uni e glialtri (21 in tutto) sono destinati presto ad aurnentare. A p. 1013, n. 1 la preziosa am-missione de auoe

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    148 Antonio Enzo Quagliosu pin ampia raggiera di fonti, appaiano, di fronte alla ricostruzione delLisio, rozze, dilettantesche, sprovvedute.

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    L anno appresso una nuova fondamentale monografiaseguiva a quelladel Tommasini per opera di Adolf Gerber 18,che tra ao riesaminavaindipendentemente la tradizione manoscritta e stampata de opeaelMachiavelli, in particolare del De principatibus anche alla luce dei risultatiraggiunti dal Lisio. Essa si distingue, come fu notato subito, tra nonlievi riserve, persino in Italia, dove, come vedremo, non ottenne eflettivarisonanza, per la precisione delle notizie bibliografiche, accuaezza delledescrizioni, lo scrupolo della raccolta con cui veniva utilizzato un mate-riale veramente imponente di dati e di fatti riguardanti il Machiavelli, le-sue opere, la fortuna del suo pensiero 19. Eppure, n allora n poi, perquanto ne so, nessuno ha tentato una descrizione precisa e una valu-tazione critica del lavoro testuale compiuto dal Gerber intorno al De'principatibus20: perch se da un lato le molte e inedite sue proposte non

    BA. GERBER,Niccolo Machiavelli. Die Handsc/Jriften,Ausgaben und Uebersetzurigen seiner eee im 16. und 17. fa/vrbundert, mit 147 Faksimile und zahlreichenAusziigen. Eine kritisch-bibliographische Untersuchung - I. Die Handscbriften; II. DieAurgaben, Gotha 1912; III. Die Uebersetzungen,Gotha 1913. L opeae stata foto-tipicamente ristarnpata nei >,orino 1962. Lo stesso Gerber'(vol. II, p. 6) confessa di non aver intenzionalmente, per non riceverne influenze,tenuto conto del II vol. de opit. del Tommasini.19 Si vedano, oltre a quella citata del Tommasini, la recensione del Carli nella>,XXI,1913,pp.272-280elaibliografica del la letteratura italiana >>, XXI, 1913, pp. 272-280 e labrevissima presentazione di Santorre Debenedetti (con la sigla DEB.) nel

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    Per il testo del altrove su questa trascrizione, tanto singolare quanto capricciosa,che il Gerber ha consultata indirettarnente tramite gli spogli parziali passatigli daAldo Francesco Massera, allora bibliotecario nel la biblioteca riminese.

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    150 Antonio Enzo Quaglio(cio nelle lezioni comuni ai due esemplari, trasferite da uno a a1oClal Mochi).

    Ma quando scende al cuore dello stemma, la fragilita della prepara-zione scientifica del Gerber, che gli specialistidel Machiavelli hanno sot-tolineato nelle sue spregiudicatee disinvolte indagini grafiche e lingui-stiche, emerge sotto la scorza di processi e ragionarnenti logici e ortodossi.Sul fondamento di una collazione integraledi P, C, B, A, G e delle dueprime stampe, e di un parziale sondaggiodi L, R, E, M, nonch di unasaltuaria e indiretta consultazione di I, egli si distacca dalla classiflcazionedel Lisio nei seguenti punti fondamentali:1) Del sottogruppo le dal Lisio ordinato in tre rami indipendenti(L, P, R-C), considera capostipite L, dal qualc sarebbe disceso diretta-mente P, e indirettamente, tramite ques umo, successivamente co-piato in C. In questo modo ben tre testimoni (P, R, C) vengono eliminaticome descritti da L, il quale da solo rappresenta neo gruppo.2) A differenza del Lisio, che li aveva considerati portatori di diversetradizioni e accostati parallelamentenei casi di opposizione alla restantetradizione, riunisce M e B (e dietro a ques uno, E, I che vi si alleano)sotto un unca matrice: anche in tale convergenza due rami dello stemmaLisio si innestano sullo stesso tronco.

    3) Una attenta considerazione di G lo convince che la restante tra-dizione e discesa tutta da una copia scorretta in piu luoghi, come Lisionon sospettava. D ao canto, riunendo insieme M e G in un sottogruppo,ipotizza un archetipo corrotto per nea tradizione, che G sanerebbe invari luoghi (proprio quelli incriminati) ricorrendo successivarnente e dasolo a auogaoel Machiavelli.Solo una verifica lachmanniana, che sostenga scientificamente il sug-gestivo corredo delle prove allegate,pub comprovare la validita delle trerivoluzionarie proposte:1) La tesi di una discendenza di P, R, C, unoattraverso aodaL, riposa sulla convinzione che i primi due siano, come L, trascritti dimano di Biagio Buonaccorsi: a dimostrazione de dena del Justus ilGerber allegaalcuni facsimili (precisamente i nn. 2-3 e 5-6). Ora, a parteil fatto che la lettera autografa del Buonaccorsi esibita dal Gerber sembraa noi di mano diversa da quella che ha vergato i tre esemplari del Deprincipatibus (le simiglianzegraiichepiu notevoli intercorrono, come giaaveva visto il Lisio, tra la trascrizione di L e quella di R), e che persinotra essi esistono notevoli divergenze di tratto, riteniarno che poesammessa ma non concessa, non obblighi necessariamente a credere nelladerivazione cli R da P e di P da L. Dal momento che anche L postulaa sua volra un antigrafo, posseduto o trattenuto dal Buonaccorsi perqualchetempo, e che, come sappiamo da una lettera in cui il Buonaccorsipresenta e raccomancla l'opera, fu da lui stesso doriato a Pandolfo Bel-lacci, E: almeno possibile che sia P sia R (posseduto da Marco Tinoro Bel-

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    152 Antonio Enzo Quagliopiani alti. Pero, nonostante ricluca fortemente le prove contrarie offertedal Lisio, sovente minate dal ricordato equivoco, non perviene, a parermio, allo scopo di scartare come descritta la testimonianza di C. Resterebbeda climostrare che nei seguenti casi, controllati direttamente sui due codiciin discussione (e quindi tenendo conto per C dei posteriori supplementi,visibilmente sovrapposti alla trascrizione originaria), nei quali R clenunciauna lezione leggermente manchevole, il rimeclio di C, che s aeaallarestante tradizione nello sconfessare varianti singulares, senza tuttaviaricorrere a G, ad un anti-grafo parallelo a R 23:

    TAVOLA ILezione di R Lezione di C + gli altri mss.

    1. 12, 8 Romani Li Romani 242. 14, 19 tenere il re il re tenere3. 16, 9 tenuto sempre sempre tenuti4. 16, 13 tutta dua tutti a clua5. 17, 2 e volutele tenere e volutole tenere6. 19, 7 considerra considera7. 21, 14 delle diftqculta che han- delle difliculta che hanno avuto

    no avute8. 53,26 non era a tempo non non era a tempo

    era a tempo9. 55, 1-2 con le bonta et infinite con la bonta et infinite altre sua virtilaltre sua virtil10. 55, 16 lascero indrieto ragio- lascero indrieto el agonae

    nare11. 60,22 forzata da Ferrando sforzata da Ferranclo12. 75,19-20 al credersi e al muo- al credere e al muoversiversi

    13. 97, 11 a tempi di pace a tempo di pace14. 100, 1 ma da poi ma -di poi15. 101, 13 hanno tenute sospesi hanno tenuti 2 sospesi16. 102, 19 da altre parte da altra parte17. 106, 7 opee le buone e le opeeuone e le triste 27triste

    33 In questa e le tavole seguenti mi riferisco a edzone del Lisio per quel cheriguarda pagina e riga e anche per i criteri graiciz sempre nella colonna di clestradispongono la lezione critica, ricostruita sulla interna tradizione, quando non sia altri-menti specificato.24 Gli altri rnss. E Romaz normale in C il passaggio de acoo alla formapiix comune.25 In questo caso si rimane veramente incerti: nel piccolo spazio lasciato davantial verbo dalla primitiva trascrizione, il Mochi avrebbe potuto inserire posteriormente aco1o dietro il suggerimento di G.26 Lezione singolare di C: la restante tradizione tenuto, tranne G-M: cfr.Tav_ VI, 127.37 Per la lezione comune a G~M vedi Tavola VI, 138.

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    154 Antonio Enzo QuaglioTAVOLA II

    Lezione di CLPR Lezione di B + M1. 11,16 e piu potenti e potenti2. 32, 19 li onoro secondo le qua- onorolli secondo le loro qualitalita loro3. 37,4 che in si poco tempo si che si aveva

    aveva4. 45, 14 o con il favore de grandi o con quello de grandi5. 47, 11 considerare exarninare6. 51, 7 partira partirebbe7. 55,19 mercennarie, ausiliarie mercennarie, o ausiliari8. 60, 20 queste arme 1 amedi Italia (M ame in Italia)9. 60,21 che Italia che quella (M ch ea10. 61, 22 rimani rirnane11. 115,24 alla universita delli uo- alla universitamini

    12. 118, 11 veruna Cosa nessuna cosaA prescinderedalla scelta, e quindi da una decisione intorno alla cor-

    rettezza, delle lezioni, molte delle quali adiafore e pero sfuggenti ad ognitentativo esegetico, ci semhra che, eliminate le lezioni non congiuntive 31,la testimonianza di G si presenti di capitale importanza per assurnere difronte a nea tradizione un atteggiamenro coerente: dato che, nel casoche G confermi L o si allei con M-B, le soluzioni potenziali divergonosensibilmente. La prima evenienza costringerebbe o a postulate davveroun gruppo o a riunire insieme CLPR-G, la seconda o a caratterizzarenegativamente la trascrizione di L, cui risalirebhero le erronee varianti,e a separate da essa M, B, G (le cui relazioni andranno stabilite sullabase di altri indizi), ovvero a contrapporre al grande gruppo M-(5-G latrascrizione di CLPR. Il momento de esegesssia delle considerazioniintorno alla rnaggiore o rninore correttezza delle varianti, dovra insiemetener conto della posizione sternmatica di G, se questa e determinabileper altra via. A confermare appunto il peso decisivo di G basti qui osser-vare che la sua testimonianza non assicura n una n aa ipotesi:difatti G rincalza la lezione di L ai nn. 8, 9, 11, 12, quella di M-B ainn. 1-2, 4-6; n manca, al n. 3, dove CLPR attestano una determinazione

    lezione di CLPR sulla base di argornentazioni non sempre convincenti, il Lisio ac-coglie, nonostante le premesse, in genere la lezione CLPR: ma e da avvertire cheai nn. 11-12, avendo trascurato di registrare la lezione di M, crede trattarsi di variantesingolare di B a1 nea tradizione e che al n. 7 accoglie sostanzialmente la testimo-nianza M-B, lievernente correggendolacon 1 auodi CLPR (mercennarie, o ausiliarie).31 Ossia i nn. 7 (dove ausiliari e una casuale variazione graiica) e 10 (in cuirimane, variante esclusivamente graiica, non postula alcuna parentela, dato che soloin M intacca il successivo resti, volto in resta): la conferrna irref-utabile nel fatto chein arnbedue i casi A, E, I, apparteneriti secondo lo stesso Gerber a B, recano lalezione da lui attr ibuita a CLPR.

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    156 Antonio Enzo Quagliocante, e che G, rientrante originariamente in essa e innestato nel ramodal quale dipendono M-B, ha tramandato in vari casi, tramite un perso~nale ricupero da auogaoa lezione originale fraintesa da achepoQuesto fragile eastello di supposizioni scricchiola a eseno e a nterno: a eseno perch,mancando ogni traecia del ricorso a auogaonon si spiegherebbecome in G abbiano resistito le lezioni spurie dellasua tradizione (condannate da L) e i molti errori di trascrizione compiutidal suo amanuense dinanzi a quelle esatte de auogaoa nenoperch, anche ammesso che non G direttamente, ma il suo antigrafo sisia rivolto a auogaoipotesi che non sfiora nemmeno la grossolanaproposta del Gerber), rimarrebbero sempre da chiarire i segreti rnotiviper i quali M si lega conternporaneamente a G e a B, per quale ragione Gnon confermi sempre le lezioni di M-B, come mai M riiletta insieme a Glezioni che hanno tutta appaenzai correggere, non peggiorare la re-stante tradizione. E proprio su ques umounto il Gerber conserva unsignificativo silenzio: se avesse considerato erronee le lezioni cotnuni aM-G, avrebbe dovuto spiegare come esse non ritornino in B e come Gnon le abhia corrette su auogaoe le avesse ritenute autentiche, sa-rebbe stato costretto a postulare anche per M un ricorso a auogaoinspiegabile perch in esso non ritorna una vasta porzione di migliora-menti testuali sporgenti in G.In definitiva ogni salvataggiolachmanniano, da qualsiasi parte lo sicompia, e destinato a nsuccesso segno eviclente che lo sternrna propostodallo studioso tedesco rninato alle fondarnenta da gravi errori filologici.

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