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QUAESTIO STUDI E RICERCHE PER IL DISEGNO E LA DOCUMENTAZIONE DEI BENI CULTURALI Rivista semestrale di Studi e ricerche per il disegno e la documentazione dei beni culturali Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 00015 del 19/01/1998 Proprietà leeraria riservata Un numero € 15.00 - estero € 30.00 Coeditori Edizioni Kappa via Silvio Benco, 2 00177 Roma Aracne editrice S.r.l. via Raffaele Garofalo 133 /A-B 00173 Roma La selezione degli articoli pubblicati in Quae- stio. Studi e ricerche per il disegno e la documen- tazione dei beni culturali prevede la procedura di revisione e valutazione di un comitato di referee (blind peer review). Ogni articolo viene sooposto all'aenzione di almeno due revisori scelti in base alle loro specifiche competenze. I nomi dei revisori sono resi noti con periodi- cità annuale. Gli autori interessati ad inviare proposte di pubblicazione troveranno tue le indicazioni necessarie nel sito www.quaestio.biz dove ven- gono riproposti anche gli indici di tui i nu- meri editi e i relativi editoriali. Il materiale inviato alla redazione non verrà comunque restituito. The selection of articles published in Quaestio. Studi e ricerche per il disegno e la documen- tazione dei beni culturali is subject to revision and assessment by a blind peer review. Each article is examined by at least two reviewers based on their specific expertise. Names of the re- viewers will be published annually. Authors interested in sending a proposal for pu- blication will find all the necessary information on the website www.quaestio.biz which also inclu- des an index of all published issues and editorials. All material send to the editorial department will not be returned. Direore responsabile/Editor in Chief Cesare Cundari, Roma, Italia Sapienza, Università di Roma, Dipartimento di Storia, Disegno, Restauro dell'Architeura [email protected] Comitato scientifico/ Scientific Commiee Antonio Almagro, Granada, Spagna Vito Cardone, Salerno, Italia Laura Carnevali, Roma, Italia Cesare Cundari (coord.) Roma, Italia Ernesto De Carolis, Napoli, Italia Mario Fondelli, Firenze, Italia Mario Manganaro, Messina, Italia Giuseppe Pagnano, Siracusa, Italia Ruggero Pentrella, Roma, Italia Jean Paul Saint Aubin, Parigi, Francia Comitato di redazione/Editorial Staff Piero Barlozzini Mariella La Mantia (coord.) Fabio Lanfranchi [email protected] Progeo grafico/Graphic design Studio Cundari Copertina/Cover Studio Anselmi, Napoli Traduzioni/Traslation Erika G. Young Redazione/Editorial office c/o Libreria Kappa, piazza Borghese, 6 00186 Roma [email protected] ISBN 978-88-548-4508-4 ISSN 2038-5528 Finito di stampare nel mese di oobre 2011 dalla «ERMES. Servizi Editoriali Integrati S.r.l.» 00040 Ariccia (RM) – via Quarto Negroni, 15 Q Anno XIII, nn. 23-24 oobre 2011 11 Juan Manuel Báez Mezquita Il disegno dal vero nella documen- tazione del territorio/Drawings from real-life to document the landscape 17 Mario Manganaro Interpretazioni di cià. Note, appunti, ragionamenti per ampliare una ricerca/Interpreting the city. Note, comments, arguments to broaden a study 33 Mariella La Mantia Il Palazzo Vitelleschi di Tarquinia/ Palazzo Vitelleschi in Tarquinia 51 Fabio Lanfranchi Lat. + 41° 48' 26.83", Long. +14° 04' 63.04: interpretazione del Verlasce a Venafro/ Lat.+ 41° 48' 26.83", Long. +14° 04'63.04: interpretation of Verlasce in Venafro 69 Rocco Varipapa Conoscere per conservare la memoria storica. Il Caso del Rione Borgo a Roma/Conservation through knowledge: historical memory. The Rione Borgo in Rome 85 Ernesto De Carolis, Salvatore De Stefano Pompei Casa di C. Giulio Polibio. Infissi ed arredi della prima età imperiale/Pompeii, the House of C.Julius Polybius. Doors, windows and furniture from the first imperial age 101 Laura Carnevali Il ferro a complemento dell’architet- tura/Iron as a complement to architecture 111 Alessandro Ozimo Una passeggiata per alcune Certose d’Italia. Un’esperienza di educazione alla conservazione del patrimonio culturale/A tour of Charterhouses in Italy: learning about the conservation of cultural heritage 119 Fabio Colonnese Il Rilievo dei Beni Culturali nella società liquida/The Survey of Cultural Heritage in today’s liquid society 127 Aualità/Events 129 Libri. Spigolature/Books. Bits & Pieces 143 Testi in inglese/Englsh texts

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QUAESTIOSTUDI E RICERCHE PER IL DISEGNO

E LA DOCUMENTAZIONE DEI BENI CULTURALI

Rivista semestraledi Studi e ricerche per il disegno e la documentazione dei beni culturali

Registrazione presso il Tribunale di Roman. 00015 del 19/01/1998

Proprietà le�eraria riservata

Un numero € 15.00 - estero € 30.00

Coeditori

Edizioni Kappavia Silvio Benco, 200177 Roma

Aracne editrice S.r.l.via Raffaele Garofalo 133 /A-B00173 Roma

La selezione degli articoli pubblicati in Quae-stio. Studi e ricerche per il disegno e la documen-tazione dei beni culturali prevede la proceduradi revisione e valutazione di un comitato direferee (blind peer review). Ogni articolo viene so�oposto all'a�enzionedi almeno due revisori scelti in base alle lorospecifiche competenze.I nomi dei revisori sono resi noti con periodi-cità annuale.Gli autori interessati ad inviare proposte dipubblicazione troveranno tu�e le indicazioninecessarie nel sito www.quaestio.biz dove ven-gono riproposti anche gli indici di tu�i i nu-meri editi e i relativi editoriali.Il materiale inviato alla redazione non verràcomunque restituito.

The selection of articles published in Quaestio.Studi e ricerche per il disegno e la documen-tazione dei beni culturali is subject to revisionand assessment by a blind peer review.Each article is examined by at least two reviewersbased on their specific expertise. Names of the re-viewers will be published annually.Authors interested in sending a proposal for pu-blication will find all the necessary information onthe website www.quaestio.biz which also inclu-des an index of all published issues and editorials.All material send to the editorial department willnot be returned.

Dire�ore responsabile/Editor in ChiefCesare Cundari, Roma, ItaliaSapienza, Università di Roma, Dipartimento di Storia, Disegno, Restauro dell'Archite�[email protected]

Comitato scientifico/Scientific Commi�eeAntonio Almagro, Granada, SpagnaVito Cardone, Salerno, ItaliaLaura Carnevali, Roma, Italia Cesare Cundari (coord.) Roma, ItaliaErnesto De Carolis, Napoli, ItaliaMario Fondelli, Firenze, ItaliaMario Manganaro, Messina, ItaliaGiuseppe Pagnano, Siracusa, ItaliaRuggero Pentrella, Roma, ItaliaJean Paul Saint Aubin, Parigi, Francia

Comitato di redazione/Editorial StaffPiero BarlozziniMariella La Mantia (coord.)Fabio [email protected]

Proge�o grafico/Graphic designStudio Cundari

Copertina/CoverStudio Anselmi, Napoli

Traduzioni/TraslationErika G. Young

Redazione/Editorial officec/o Libreria Kappa,piazza Borghese, 6 00186 Roma [email protected]

ISBN 978-88-548-4508-4ISSN 2038-5528Finito di stampare nel mese di o�obre 2011dalla «ERMES. Servizi Editoriali Integrati S.r.l.»00040 Ariccia (RM) – via Quarto Negroni, 15

Q

Anno XIII, nn. 23-24 o�obre 2011

11 Juan Manuel Báez MezquitaIl disegno dal vero nella documen-tazione del territorio/Drawings from real-life to document the landscape

17 Mario ManganaroInterpretazioni di ci�à. Note, appunti, ragionamenti per ampliare una ricerca/Interpreting the city. Note, comments, arguments to broaden a study

33 Mariella La Mantia Il Palazzo Vitelleschi di Tarquinia/Palazzo Vitelleschi in Tarquinia

51 Fabio LanfranchiLat. + 41° 48' 26.83", Long. +14° 04' 63.04:interpretazione del Verlasce a Venafro/Lat.+ 41° 48' 26.83", Long. +14° 04'63.04:interpretation of Verlasce in Venafro

69 Rocco VaripapaConoscere per conservare la memoria storica. Il Caso del Rione Borgo a Roma/Conservation through knowledge: historical memory. The Rione Borgo in Rome

85 Ernesto De Carolis, Salvatore De StefanoPompei Casa di C. Giulio Polibio. Infissi ed arredi della prima età imperiale/Pompeii, the House ofC.Julius Polybius. Doors, windows and furniture from the first imperial age

101 Laura CarnevaliIl ferro a complemento dell’architet-tura/Iron as a complement to architecture

111 Alessandro OzimoUna passeggiata per alcune Certose d’Italia. Un’esperienza di educazione alla conservazione del patrimonio culturale/A tour of Charterhouses inItaly: learning about the conservation ofcultural heritage

119 Fabio ColonneseIl Rilievo dei Beni Culturali nella società liquida/The Survey of Cultural Heritage in today’s liquid society

127 A�ualità/Events

129 Libri. Spigolature/Books. Bits & Pieces

143 Testi in inglese/Englsh texts

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QUAESTIOSTUDI E RICERCHE PER IL DISEGNO

E LA DOCUMENTAZIONE DEI BENI CULTURALI

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EditorialeCesare Cundari

Questo ultimo anno è stato caratterizzato da numerosi eventi che hanno riguardato il patrimonio cultu-rale ed ambientale che non possiamo ignorare presentando questo nuovo numero.Il primo, di segno certamente positivo, riguarda il Colosseo; il Ministero per i BB. AA. CC. Ha siglatoun’intesa con uno dei maggiori gruppi industriali del Paese con la quale nuove ingenti risorse sarannodisponibili per la sua conservazione e la sua valorizzazione. Si tratta, peraltro, di una forma di collabora-zione pubblico-privato non totalmente nuova - già alcuni anni fa un importante banca nazionale finan-ziò in modo significativo un’attività di studi sullo stesso monumento - della quale è certamenteauspicabile, comunque, la replica per altri siti di rilevanza storica e monumentale. E’ importante, tutta-via, chiederci se esista o meno una strategia complessiva di valorizzazione del patrimonio culturale entrola quale si inquadri l’intervento del privato per conseguire un obiettivo d’interesse pubblico di valore si-stemico e non episodico. Per l’ottimismo necessario in un momento di generale difficoltà sociale ed eco-nomica quale quello che il nostro Paese (con molti altri) sta attraversando, ci auguriamo che talestrategia esista, anche se alcune riflessioni ci indurrebbero a ritenere assolutamente il contrario.Nei mesi scorsi, molte attenzioni ha anche richiamato, per ragioni opposte, il più importante tra i nostrisiti archeologici: Pompei. In questo sito - che pure registra milioni di visitatori all’anno e che fruisce dadiversi anni di una condizione giuridica che gli consente disponibilità economiche non consuete - si sonoregistrati, tra l’altro, alcuni crolli parziali di strutture cementizie realizzate negli anni cinquanta del se-colo scorso e di alcuni muri di sostegno; anche a seguito della robusta campagna di stampa sviluppatasi,il Ministro competente si è dimesso; la magistratura ha aperto la rituale inchiesta assumendo le inizia-tive di competenza. La notorietà internazionale del sito archeologico ha favorito una sensibilizzazione dell’opinione pubblica chegià si è concretizzato in un consistente finanziamento europeo (oltre cento milioni di euro) per la salvaguar-dia di Pompei. Sembra che il Ministero abbia già predisposto un piano speciale per l’utilizzo di questasomma. Intanto abbiamo appreso, da alcune interviste ad esperti, che Pompei è un sito di dimensioni urbane(!) e che, quindi, la sua gestione richiede - prima che un intervento di scala archeologica (rivolta alla cura edalla conservazione delle singole Domus e dei vari reperti) - una impostazione coerente con questa dimen-sione: canalizzazione delle acque meteoriche, ecc.; sembra che il non aver attribuito nel tempo la giusta im-portanza a questi aspetti abbia contribuito non poco agli eventi distruttivi registrati negli ultimi lustri. Si é letto dalla stampa che con i finanziamenti disponibili si procederà innanzitutto ad una vasta e gene-rale campagna di documentazione; il che, in via di principio, è sacrosanto, poiché non v’è intervento direstauro che non debba fondare su di una conoscenza adeguata; ci auguriamo, tuttavia, che non si rico-minci ancora una volta daccapo, ovvero che la documentazione a farsi si aggiunga a quella già realizzatada tutti i tecnici (archeologi, architetti, ecc.) che hanno operato negli ultimi decenni presso la Soprinten-denza di Pompei – che, per la sua importanza è stata nel tempo certamente diretta dai migliori archeo-logi di cui l’Italia disponesse – in vista dei numerosi studi e restauri realizzati nella città morta piùfamosa al mondo, nonché all’altra conseguente (e ci auguriamo disponibile) agli studi che le varie istitu-zioni culturali italiane e straniere svolgono da decenni nella stessa Pompei.Siamo convinti che il problema sia, in generale, essenzialmente di tipo organizzativo e gestionale dal mo-mento che a nessuno sfugge il livello di professionalità degli specialisti e delle maestranze che operanonell’ambito della tutela del nostro patrimonio culturale, come peraltro attesta uno dei saggi ospitati inquesto numero di Quaestio.Potremmo chiederci, ancora, dove sono custoditi i risultati delle attività di documentazione finanziateprecedentemente con la legge (di qualche decennio fa!) sui bacini culturali? In poche parole, è concepibile che, nel 2011, ci si trovi o si agisca, in ogni circostanza e per qualsiasi mo-numento, come se mai alcuno sia stato preposto alla sua salvaguardia?

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Perché un Ministro della Repubblica è costretto a dimettersi se tutta una struttura di “governo“ (sino aquella locale) non ha funzionato? E’ bene ricordare che al potere politico compete il compito di indirizzo;la pubblica amministrazione – compreso i vari organi (tecnici ed amministrativi di vario livello, daquello nazionale a quello locale) nei quali essa si articola - ha, invece, il compito essenziale di applicare erendere operative le norme, nel caso specifico per la tutela e la conservazione; almeno questo è quantoprevisto nei principi del diritto amministrativo! Non ci sembra che essi siano cambiati nonostante le mo-difiche intervenute, anche con la riforma della Dirigenza assunta oggi per obiettivi ed a contratto tempo-raneo.Analoghe considerazioni meritano le disastrose condizioni del territorio; sempre dalla stampa si leggeche da alcuni decenni sono inutilizzate - per ragioni burocratiche - ingenti somme stanziate in seguitoall’alluvione di Firenze. In Liguria si sono reiterati dissesti e disastri già verificatisi numerosi anni ad-dietro. In ogni caso è pensabile che non vi sia alcuno (tecnico o politico che sia) che debba dimostrare diaver fatto quanto necessario – nel tempo e nel modo opportuno - per evitare questi eventi?Riteniamo anche che sia giunto il momento di chiederci se, oltre a trovare le risorse necessarie ai rimedi(incrementando ancora una volta la pressione fiscale sugli italiani), sia possibile attendere da tutti (nes-suno escluso) un atteggiamento di maggiore responsabilità nello svolgimento del proprio lavoro, ripen-sando contemporaneamente una generale e più efficace strategia di prevenzione e gestione ed avviandouna seria e rigorosa campagna di sensibilizzazione e conoscenza: non si conserva e non si rispetta ciòche non si conosce.Questo numero si apre con il ricordo di Gaspare De Fiore (scomparso nel gennaio di quest’anno) per ilruolo svolto nell’ambito del Disegno inteso come strumento di conoscenza e comunicazione; artista ver-satile e poliedrico (disegnatore, architetto, scultore, incisore, ecc.), professore universitario a Roma, Pa-lermo, Genova, maestro ed ispiratore di numerose generazioni di allievi e docenti, autore di una nutritaserie di pubblicazioni (in Italia ed all’estero), ha animato ed orientato per molti decenni le attività didat-tiche e di ricerca dei docenti universitari delle discipline della rappresentazione. Ha legato il suo nomesoprattutto all’esercizio ed alla didattica del Disegno, nonché alla fondazione dell’Unione Italiana delDisegno e della Associazione Europea del Disegno. Le sue lezioni rivolte ai giovani hanno destato sem-pre il più vivo interesse e la più sensibile partecipazione; per questa ragione il suo ricordo è affidato allapenna di un giovane (che ne ha chiesto l’anominato).I primi due saggi che questo numero presenta concernono il ruolo del disegno dal vero - una tecnica dirappresentazione dal valore insostituibile - per la documentazione del territorio; nel primo J. ManuelBaez Mezquita (dell’Università di Valladolid) ne delinea sinteticamente le principali posizioni concet-tuali riconoscibili nel corso dei secoli, nel secondo Mario Manganaro (dell’Università di Messina) deli-nea un auspicabile programma di ricerca teso a documentare gli aspetti peculiari delle nostre città. Altri contributi seguono concernenti l’analisi critica di episodi e complessi architettonici: è il caso del pa-lazzo Vitelleschi a Tarquinia (illustrato da Mariella La Mantia anche sulla base dell’analisi di rilievid’importanza storica) e del Verlasce a Venafro (per il quale Fabio Lanfranchi ripercorre le fasi salienti diuna recente attività di rilievo). Si aggiunge, quasi a completare un percorso, Laura Carnevali - antici-pando un rapporto di ricerca di più ampio respiro al quale lavora da qualche tempo - che considera, inun breve saggio, le opere in ferro che spesso completano e caratterizzano l’architettura.Nella rappresentazione dell’architettura un ruolo sempre più significativo è svolto dalla modellazionevirtuale; ad esso si rivolgono due ulteriori contributi; il primo (dovuto a Rocco Varipapa) riferisce di unaricerca tesa, attraverso la ricostruzione virtuale del Rione Borgo a Roma (demolito per la realizzazione divia della Conciliazione), a ricostituire le originarie condizioni percettive della grande cupola di San Pie-tro, il secondo illustra un articolato percorso di ricerca (compiuto da Ernesto De Carolis e da SalvatoreDe Stefano) che, partendo dalle rappresentazioni pittoriche della Domus pompeiana di C. Giulio Polibio,ha condotto, prima, alla realizzazione di modelli digitali dei vari elementi di arredo (secondo procedi-menti utili alla loro ricostruzione metrica) e, poi, alla loro realizzazione materiale. Due contributi concludono il corpus di questo numero e, emblematicamente, vogliono sottolineare l’im-portanza di una opera di sensibilizzazione - perseguita nel ciclo della formazione scolastica - alla cono-scenza del patrimonio architettonico; essi riassumono, in termini ovviamente diversi, due esperienzesvolte in ambiti scolastici molto diversi. Il primo (dovuto ad Alessandro Ozimo) riferisce di una espe-

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rienza svolta a livello di scuola secondaria di primo grado, il secondo (dovuta a Fabio Colonnese) eviden-zia - sulla base di attività svolte in corsi universitari - il ruolo del rilievo architettonico esercitato didat-ticamente nella formazione dell’allievo ingegnere ed architetto. Consideriamo questi due contributiemblematici; certamente attività analoghe si svolgono in molte altre scuole e in altri centri universitari:siamo convinti che, probabilmente, una loro più opportuna finalizzazione potrebbe meglio concorrere astimolare quella consapevolezza necessaria a sostenere le ragioni della tutela del patrimonio culturale. Completano anche questo numero le consuete rubriche, rivolte ai principali eventi ed alle pubblicazioni.Per queste ultime si segnala che, da questo numero, la rubrica relativa si articola in due parti; la primadestinata alle recensioni (come nel precedente numero), la seconda - titolata “Spigolature …..“ - finaliz-zata a segnalare (pur in forma sintetica) la più recente attività editoriale (soprattutto inerente il settorescientifico disciplinare del Disegno) dei vari centri universitari, invero molto ricca anche se poco divul-gata; l’iniziativa trova le sue ragioni nel fatto che le attività di ricerca del settore sono rivolte ad un ven-taglio tematico particolarmente ampio (talvolta anche interdisciplinare) e le pubblicazioni che neconseguono non sempre trovano l’opportuno riscontro nella diffusione di cui dovrebbero farsi carico glieditori. E’, questa, un’attività di servizio che ci auguriamo di condividere con altre testate. In questa di-rezione si muove anche l’iniziativa di promuovere una collaterale edizione coordinata in rete che sarà av-viata nelle prossime settimane e della quale si darà notizia attraverso lo stesso sito della rivista.Infine si segnala che, da questo numero, l’edizione della rivista è affidata, grazie ad un accordo specialedi collaborazione, oltre che alle Edizioni Kappa, anche alla Casa editrice Aracne allo scopo di promuo-verne una maggiore diffusione anche in rete.

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While writing this editorial I cannot ignore the events which in 2011 have affected our cultural and en-vironmental heritage.Certainly the most positive development is the one regarding the Colosseum: an agreement between theMinistry of Cultural Heritage and Activities and one of the biggest industrial groups in Italy makingresources available for its conservation and enhancement. This is not an unusual public-private partner-ship (PPP); a few years ago an important national bank sponsored extensive studies on the amphithe-atre. Hopefully, similar PPPs will be signed for other important historical and monumental sites.However we should ask ourselves whether or not there is indeed a global heritage enhancement strategyto which private individuals may contribute in order to provide systematic rather than episodic benefitsfor the public at large. To create the optimism we need during this period of widespread social and eco-nomic crisis, not only in Italy but also in many other countries, I sincerely hope that this strategy exists,even if many things point to the contrary.Another one of Italy’s most important archaeological sites, Pompeii, has also been in the news in recentmonths. Although millions of visitors visit each year and it has received rather large subsidies thanks toits legal status, several walls and concrete structures (built in the 1950s) have in part collapsed. Thanksto a torrent of complaints published in the press the Minister in charge resigned and the judiciary initi-ated (routine!) enquiries and proceeded as per its responsibility.The international fame of the archaeological site helped to increase awareness in the public which in turnled to the European Union budgeting over 10 million euros for the safeguard of Pompeii. The Ministryappears to have drafted a special plan to use this grant. In the meantime, writers and experts have ex-plained in the press that Pompeii is an urban site (!) and that as a result its management should be co-herent with this status rather than on that of an archaeological site (i.e., on the care and conservation ofeach Domus and its artefacts). This would entail the channelling of rain waters, etc., things which itseems have not been taken into proper consideration and which have therefore been behind the destruc-tive events of these last years.Press articles have informed us that these resources will be used, first and foremost, to carry out an ex-tensive campaign to document the site; in principle this is right and fitting because any and all restora-tion projects should be based on proper information. However we all sincerely hope that no-one is goingto invent the wheel, in other words that the documentation will be (1) in addition to the information al-ready collected by technicians (archaeologists, architects, etc.) who in the past have worked for the Su-perintendency of Pompeii - which due to its importance has been supervised and managed by the bestarchaeologists in Italy – given the many studies and restoration projects undertaken in the most famousdead city in the world, and (2) will be in addition to the documentation (we hope will be made available)which for so many years has been published in studies carried out by many Italian and foreign culturalinstitutions on this site. I’m convinced that the problem is essentially organisational and managerial in nature since everyone isaware of the professional expertise of the specialists and workmen involved in the safeguard and protec-tion of Italy’s cultural heritage; in fact one of the articles in this issue is dedicated to precisely this topic. We could ask ourselves what has happened to the results of earlier documentation campaigns regardingcultural areas (financed in the past, i.e., several decades ago!).In short, is it possible that in 2011 we find ourselves, over and over again and for every and all monu-ments, in the unacceptable position of not having planned its safeguard?Why should a Minister be forced to resign if the entire “government” apparatus (from top to bottom)hasn’t worked properly? We should not forget that politicians are duty bound to provide strategies; thepublic administration – including all its office holders (national and local technicians and administra-

EditorialCesare Cundari

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C. Cundari, Editoriale 7

tors) – are instead tasked with applying and implementing those norms, in this case the safeguard andconservation of cultural heritage; at least this is what is envisaged by the norms of administrative law! Idon’t think they’ve changed despite the alterations made by the reform of the Superintendency now fo-cused on objectives and temporary contracts. The disastrous state of the landscape deserves similar considerations; again it’s the press that has re-vealed that – for bureaucratic reasons – huge sums of money allocated for the flood in Florence have beenleft unused. In Liguria there has been a repeat of the disasters and geological instability which took placea few years ago. Whatever the case, can we accept that no-one (be he a technician or a politician) feels theneeds to prove that he did what he had to avoid these events –at the right time and in the right manner?I think the time has come for us to ask ourselves if, apart from finding the resources needed to remedythis situation (once again by taxing the Italians), it’s possible to expect everyone (yes, everyone) to bemore responsible in their work; at the same time, we need to draft a broader and more efficient strategyof prevention and management and, finally, launch a serious, well-structured information and aware-ness campaign: no-one safeguards and no-one respects what they are unfamiliar with.This issue starts with a tribute to Gaspare De Fiore (who died in January of this year) for his role in thefield of Drawing considered as a tool of knowledge and communication. He was a versatile artist(draughtsman, architect, sculptor, engraver, etc.), a university professor in Rome, Palermo and Genoa, amaestro who inspired several generations of students and teachers and an author of many publicationsin Italy and abroad. For many decades he stimulated and directed the educational and research activitiesof university teachers working in the field of representation. His name is linked, first and foremost, tothe teaching and use of Drawing as well as his role as founder of the Italian Union of Drawing and theEuropean Association of Drawing. Youngsters were interested and enthusiastic about his lessons andthis is why we asked a young man (who asked to remain anonymous) to write his tribute.The first two articles in this issue focus on the role of drawing from real life to document the land – aunique and irreplaceable representation technique; the first by J. Manuel Baez Mezquita (University ofValladolid) briefly outlines the main concepts used over the centuries; the second by Mario Manganaro(University of Messina) illustrates a possible research programme to document the special features ofour cities.Other articles provide critiques about architectures and architectural complexes: for example PalazzoVitelleschi in Tarquinia (by Mariella La Mantia based on the study of important historical surveys) andVerlasce a Venafro (by Fabio Lanfranchi who illustrates the most important steps in a recent survey).Almost to round off this tour, Laura Carnevali in her short paper talks about the wrought iron workswhich often complete and characterise architectures – a preview of a much broader research which shehas been working on for quite some time.Virtual modelling plays an increasingly important role in the representation of architecture. Two papersfocus on this issue: the first by Rocco Varipapa refers to a research involving the virtual reconstructionof the Borgo district in Rome in order to recreate the way in which the dome of St. Peter’s could origi-nally be viewed (the Borgo was demolished to make way for Via della Conciliazione). The other article il-lustrates a research by Ernesto De Carolis and Salvatore De Stefano. They used the pictorial images ofthe House of C. Julius Polybius in Pompeii to create the first digital models of various pieces of furniture(using procedures that helped build them to scale) and then use the models to physically build the furni-ture.The other two articles in this issue emblematically emphasise the importance of making people aware ofItaly’s architectural heritage – especially during their school years. These articles illustrate two eventsthat took place in very different scholastic environments. The first (by Alessandro Ozimo) focuses on hiswork with lower middle school students; the second (by Fabio Colonnese) highlights the role of architec-tural survey taught during university courses for engineers and architects and is based on his experi-ence as a university lecturer. I consider these two articles emblematic; certainly similar initiatives takeplace in many other schools and universities, but I’m convinced that it would probably be better to makethem more focused since this would kindle the awareness needed to make people understand how impor-tant it is to safeguard our cultural heritage.

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This issue ends with its usual feature column focusing on events and publications. I’d like to informreaders that starting with this issue, the column will be divided into two: the first will deal with reviews(as in the previous issue), the second, called “Spigolature…” will focus (briefly) on recent editorial ini-tiatives by universities (especially in the scientific field of Drawing) – a field that is often ignored. Thisinitiative was inspired by the fact that research and studies in this field embrace a rather broad range oftopics (sometimes interdisciplinary) and the ensuing publications are not always as well publicised asthey should be by editors. I hope that other magazines will follow our lead. We have also decided tolaunch an online edition which should start up in the coming weeks. Information about this initiativewill appear on the magazine’s online website. Finally I’d like to further inform readers that, starting with this issue, the magazine will be published –thanks to a special agreement – by Edizioni Kappa and the Publishing House Aracne in order to promotegreater readership on the web.

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Era un uomo che aveva trovato nel Disegno l'amore per la vita, l'amore per Dio e pertu�o quello che ha creato, l'amore per i giovani; vedeva nei loro occhi tu�o un mondofa�o di speranze, di sogni da realizzare, di aspe�ative, di ansie, di paure. Forse rivedevase stesso fanciullo, rivedeva la propria mamma e la sentiva sempre vicina a sé. Non avevaambizioni, i suoi occhi esprimevano la meraviglia per tu�o quello che Dio gli aveva dato;viveva la vita con la passione vera e profonda dell'uomo che ha tanto imparato e chetanto vorrebbe dare agli altri prima che di essere richiamato alla casa del Padre. Mi piacepensarlo, adesso, a disegnare ed a sorridere con Dio, mentre passeggia per il vasto infinitodell'eternità. Lassù le nostre ore sono secondi e spero solo di poterlo rivedere presto.... Mi colpì fin da quando lo vidi la prima volta in tenerissima età; ebbe da subito una for-tissima influenza... mi spinse a rifle�ere sul perché di tante cose nella mia vita, mi tra-sme�eva il senso della profonda riflessione, mi spingeva a scoprire, a guardare il mondocon i miei occhi e non con quelli della società così spaventata e smarrita. Mi ha insegnatoa non avere paura, a cercare di non temere l'ignoto, mi "costringeva" ad andare avantiin ogni iniziativa dovessi intraprendere. Mi ha fa�o vedere ogni singolo elemento ed es-sere umano che incontravo come una creatura di Dio, con un proprio posto nel Disegnodella vita; mi ha insegnato che anche io troverò, presto o tardi, il mio posto in questo di-segno e che, quando mi sveglio al ma�ino, ho già iniziato a disegnare la mia giornata,la mia vita. Non posso non credere che abbia lasciato a chiunque delle grandi influenzee grandi insegnamenti di ogni genere, per la vita, per il lavoro, per la vita in famiglia.Credo che chiunque sia rimasto colpito da quest'uomo che, entrando in ogni luogo, riu-sciva a ca�urare l'a�enzione e la curiosità di tu�i per la sua semplicità e nello stessotempo per la grandezza di uomo che camminava e lasciava dietro di sé impronte. Vedevo nei suoi occhi - spesso divertiti e curiosi - la gioia e la voglia di fare tanto pertanti. Utilizzava il disegno per renderci partecipi della grandezza e della meraviglia dellavita di ognuno di noi, nonostante i nostri problemi e le paure. Mi diceva - in ogni suogesto e parola - che non ogni cosa che si fa nella vita ha per forza una ragione, ma la sideve fare perché bisogna cogliere l'occasione, anche costringersi a farla per avere l'espe-rienza di quell'azione e non rimpiangere, poi, i momenti non colti. Apriva a tu�i la propria fanciullezza, i propri amori, le proprie gioie, sofferenze ed espe-rienze importanti. Non era solo un Professore, non era solo un docente che resta fermodietro la scrivania; interagiva con tu�i noi, amici o studenti, partecipava ai nostri dolorie alle nostre gioie, ci portava per mano nel suo mondo per cercare di farci comprendereil motivo del suo entusiasmo, quello che può nascondersi dietro il tu�o della vita. Hadisegnato e vissuto la propria vita completamente. Ha vissuto per tu�i coloro che amava,vicini e lontani. Ci dava la capacità di volare, di sognare, di osare. Ci rendeva partecipidella sua ricerca costante di un equilibrio tra la ragione e il sentimento, tra scienza edarte, a�ingendo alle esperienze personali; si avvicinava a ciascuno di noi quasi pren-dendoci per mano e rassicurandoci, perme�endo di paragonare le sue esperienze a quelledi ognuno di noi, stimolandoci ad analizzare anche ogni nostra vicenda, ogni nostrogesto; era uno di noi, in grado di diventare quasi il nostro compagno di banco nonostantespesso l'interlocutore fosse quasi sempre più giovane di lui. Sei stato e sarai sempre il mio Maestro, una presenza importante della mia vita.

Ricordo di Gaspare De Fiore

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Drawing had given him a love of life, a love of God and creation, a love ofyouth and youngsters - their eyes reflected a world full of hope, of dreams tofulfil, of expectations, of worries and fears. Perhaps he saw himself as a child,saw his mother and felt she was always near him. He wasn’t ambitious, hiseyes reflected the wonder inspired by God’s creation; he lived life with thetrue and profound passion of a man who had learnt much and wanted to givewhat he’d learnt back to others before being called to the House of the Lord. Ilike to think of him now, drawing and smiling with God, walking the vastand endless paths of eternity. There, our hours are seconds and I only hopeI’ll see him soon…The first time I met him I was a young man, but he immediately impressedme … he made me reflect on the reason for so many things in my life, hemade me understand the meaning of deep reflection, he encouraged me todiscovery things, to see the world with my own eyes and not those of a fright-ened and disoriented society. He taught me not to be afraid, not to fear theunknown; he “forced” me to follow through on everything I started. He mademe see everything and every human being I met as God’s creature, with theirown place in the Great Design of life; he taught me that sooner or later Iwould find my place in that design and that when I wake up in the morningI’ve already begun to design my day, my life.I believe he’s left us all his enormous influence and important teachings, foreverything - for life, work and family life. I believe everyone was struck bythis man who, when he entered a room, captured everyone’s attention and in-terest thanks to his simple nature; a man who, at the same time, conveyed asense of grandeur, a man who when he walked left footprints behind him. I saw in his often amused and curious eyes the joy and desire to do much forthe many. He used drawing to let us share in the majesty and wonder ofeveryone’s life, despite our problems and fears. His every gesture and wordtaught me that not everything we do in life has to have a reason, but that wehave to do it because we have to capture the moment, we even have to forceourselves to do it so that we can say we experienced it and not regret thosemissed moments later on. He let everyone enjoy his childish nature, his loves,joys, sufferings and important experiences. He wasn’t just a Professor, he was-n’t just a teacher sitting quietly behind a desk; he connected with everyone,friends or students, shared our sorrows and joys, took us by the hand and ledus into his world to try and make us understand his enthusiasm, the enthusi-asm hidden behind everything in life. He drew and lived his life to the full.He lived for all those he loved, near and far.He made it possible for us to fly, to dream to dare. He shared his studies, sus-pended between reason and sentiment, science and art, drawing on his ownpersonal experiences; he drew close to each one of us, almost taking us by thehand, prompting us to analyse all the events of our lives, our gestures; he wasone of us, he was capable of becoming a fellow student despite the fact thatthe other person was almost always younger.You were and will always be my Master; an important presence in my life.

Remembering Gaspare De Fiore

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Il disegno dal vero nella documentazione del territorioDrawings from real-life to document the landscape

Juan Manuel Báez Mezquita

sua configurazione e struttura, tantoche talvolta ci trasmettono le inquie-tudini del suo autore.Ogni opera fornisce dati più o menoprecisi sul territorio e sulle attivitàche l’uomo vi realizza, anche se inmisura maggiore o minore può es-sere influenzata dalla soggettivitàdell’autore, cosa che comunque nonriduce il suo valore documentario.Il tema è vasto data l’enorme varietàdi vedute e di situazioni nelle qualiil paesaggio è stato rappresentato dapittori nel corso dei secoli, ma anche,più recentemente, per la influenza dialtre discipline, tra cui l’architettura,l’etnografia e la geografia.Il disegno è sempre un documentosulla realtà, pur non essendo origi-nariamente nato con questo compitoe non essendo ciò nelle intenzionidel suo autore. L’immagine visiva cimostra gli elementi del paesaggio ele relazioni che si stabiliscono traessi, a volte ci mostra i suoi ampispazi, le strutture dei suoi elementicostituenti e le tracce delle attivitàumane. Un disegno ferma il tempoillustrando un determinato mo-mento; dopo, alcuni elementi si tra-sformano radicalmente per gliinterventi dell’uomo, altri si alteranoper l’azione spontanea della natura ealtri permarranno inalterati. Il disegno e la pittura hanno fermato

Disegnare il territorio con maggioreo minore precisione e per differentefinalità è qualcosa che l’uomo hafatto per secoli; nella nostra culturaoccidentale si trova nelle rappresen-tazioni più remote. L’approccio alpaesaggio è stato graduale. In unprimo momento, gli artisti inclu-dono nelle loro opere fondali conspazi naturali come per accompa-gnare la scena e le figure della nar-razione; così, molto prima che ilgenere del paesaggio raggiungesseuna sua autonomia, il territorio eragià affermato come un valore signi-ficativo nel disegno e nella pittura,come possiamo osservare nei dipintidel Trecento italiano. Questa pas-sione per il paesaggio e la sua rapp-resentazione visiva aumenta nelcorso dei secoli, con un trend dicrescita che ha visto la sua espan-sione con l’utilizzazione delle nuovetecnologie, continuando fino ai no-stri giorni in molteplici forme d’arte.Osservando l’ingente documenta-zione grafica che la tradizione cioffre possiamo dire che, indipenden-temente dalla rappresentazionegrafica e dai criteri utilizzati, ogniqualvolta si è rappresentato l’am-biente naturale, si è creato un docu-mento di informazioni su di esso. Leimmagini del paesaggio che elabo-riamo diventano informazioni sulla

il tempo registrando una situazionein un preciso momento. In ciò risiede il valore principaledell’immagine.Osservando la storia della pitturapossiamo distinguere due posizioninel modo di rappresentare il paesag-gio, che offrono risultati molto di-versi ma ugualmente interessati peril tema che indaghiamo. Una è quella dell’elaborazione nellostudio, senza contatto con la realtà,e corrisponde a quella che possiamodenominare “pittura antica” senzache con questo qualificativo vogliaimplicare altro che il suo uso co-stante durante i secoli. Presenta ma-gnifici esempi già nel secolo XIV,prolungandosi almeno sino al secoloXVIII, è caratteristica del Rinasci-mento in cui raggiunge il suo mas-simo sviluppo e la maggioreespressione. L’altra la denominiamo“pittura moderna” in contrapposi-zione alla precedente e vede l’esecu-zione dell’opera a contatto con larealtà, collocando il cavalletto al-l’esterno al fine di disegnare in modoinequivoco tutto quello che si vede,confrontando costantemente la rap-presentazione con la realtà.La prima presenta un metodo di la-voro altamente analitico di enormeinteresse, che prende dalla realtàquegli elementi che considera ade-

Disegnare il territorio è qualcosa che l’uomo ha fatto per secoli. Il disegno dell’ambiente naturale è sempre un documento sulla realtà, pur nonessendo originariamente nato con questo compito e non essendo ciò nelle intenzioni del suo autore. Nel disegno del paesaggio, possiamo distin-guere, nel tempo, due tipi di rappresentazione: una è quella elaborata in studio (nasce nel sec. XIV e si sviluppa sino al sec. XVIII), l’altra è rea-lizzata a diretto contatto con la realtà. Questi due modi di operare in qualche modo si correlano ai disegni successivamente realizzati dagliarchitetti (a partire dal secolo XIX) per lo studio e la documentazione del territorio.

People have drawn landscapes for centuries. Drawing nature always involves documenting reality, even if it wasn’t invented for this purpose and isn’t normallythe goal of the draughtsman. Over time landscape drawings have developed in two directions: studio images (which started in the fourteenth century and con-tinued up to the eighteenth century) and real life images. These two drawing methods are linked to the images produced later by architects (starting in the nineteenth century) to document and study the land.

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guati, elaborandoli e ordinandoli se-condo una precisa grammatica de-cisa dal pittore. I suoi paesaggi sonouna miscela di naturalismo e razio-nalità, di visione obiettiva e di sintesiastratta, nella quale tutti gli elementie l’ordine nel quale sono organizzatisono condizionati dalla narrazione.In questo tipo di rappresentazionegli elementi naturali soffrono un altolivello di codifica che tende ad inse-rirli in schemi facilmente riproduci-bili e controllabili. La metodologiadegli artisti è determinante per il ri-sultato finale dell’opera; il lavoro instudio, unito alla soggettività dei pit-tori, fa sì che le opere soffrano undoppio o triplo processo di ridu-zione. In primo luogo l’artista deverealizzare i suoi studi dal vero conspeciale attenzione a definire adegua-tamente ciascuna parte del disegno eevitare le approssimazioni che impe-direbbero, all’osservazione, una cor-retta interpretazione dell’opera. In una seconda fase l’artista studia lacomposizione definitiva adattando ecorreggendo gli elementi prima rac-colti, sviluppando un secondo pro-cesso di elaborazione delle immaginiper la loro inclusione nell’opera de-finitiva; finalmente la sua realizza-zione acuisce la codifica deglielementi utilizzati poiché, per la lorocorretta redazione grafica, è necessa-rio che essi siano facilmente maneg-giabili dal pittore.Per redigere l’opera definitiva è ne-cessario osservare la natura circo-stante, astrarla nel disegno,individuandone gli elementi costi-tuenti e, una volta realizzata questaoperazione, utilizzarli autonoma-mente nella formazione di nuovecontestualizzazioni. L’istante, la cap-tazione del tempo non è determi-nante in queste opere dominate daun carattere a-temporale e, innanzi-tutto, dalla solidità e dalla strutturadelle parti costituenti prima chedalla definizione di un istante pas-seggero.

La seconda posizione nella rappre-sentazione del territorio si caratte-rizza per l’obiettivo, più o menocosciente, di catturare una vistaistantanea di un paesaggio, acquisitada un punto di vista molto concreto.Il pittore sceglie il luogo, il momento,l’ora del giorno, la stagione del-l’anno, lo stato degli elementi natu-rali; l’opera si caratterizza per lafedeltà nella rappresentazione e nellainterpretazione delle componentipaesaggistiche. Queste sono caratte-ristiche della pittura realizzata a par-tire dal secolo XIX, quando ilcontatto con la realtà e il valore dellavisione naturale diventano elementidecisivi per i pittori paesaggisti.Questi due modi di operare dei pit-tori rappresentano attitudini con-trapposte e complementari, che inqualche modo si correlano ai disegnirealizzati dagli architetti, già dal se-colo XIX, per lo studio e la documen-tazione del territorio. Opere la cuirealizzazione non risponde ad aspi-razioni estetiche, per quanto, allafine, possano raggiungere grandebellezza, ma all’obiettivo di mo-strare gli elementi del paesaggioanalizzandoli adeguatamente. Que-sta posizione “scientifica” nei con-fronti del paesaggio utilizza ildisegno per apprendere dalla realtà,a beneficio dello stesso disegnatore,ma al tempo stesso serve a docu-mentare come è questo oggetto distudio. Molte volte si disegna quelloche si vede, ma anche quello che siconosce, che si sa che esiste; si com-bina visione naturale con la cono-scenza già acquisita e ciò influiscesugli elementi che si registrano nel-l’immagine e nel modo in cui si rap-presentano. Fattore importante è lascelta del luogo in cui si localizza ilpunto di vista, al fine di conseguireuna visione la più esplicita possibile.Negli studi analitici del paesaggio,la questione importante è chiarirequali sono gli aspetti che ci interes-sano del territorio.

Sostanzialmente possiamo organiz-zarli in tre grandi gruppi: uno, glielementi naturali e le loro relazioni;due, le azioni dell’uomo nel paesag-gio, con l’agricoltura e le reti di co-municazione; tre, gli aggregatiumani e i loro luoghi di insedia-mento, la relazione della città con ilterritorio e le caratteristiche del con-testo.Tutte le rappresentazioni pittorichee scientifiche alle quali alludiamo leinglobiamo dentro l’ampia defini-zione di “prospettiva naturale” o“disegno dal vero“ per differenziarladagli altri modi più tecnici di rap-presentazione del territorio; taleespressione include tutte quelle rap-presentazioni figurative che si ba-sano sulle esperienze visiveacquisite sul posto formando l’im-magine con mezzi manuali.In questo disegno dal vero, che pos-siamo chiamare analitico, tre sonogli aspetti comuni ai “ritratti del ter-ritorio”: visione panoramica, puntodi vista elevato e un inquadramentoche consenta di riprodurre gli ele-menti essenziali senza tagli.Il primo, la visione panoramica, con-sente una concezione basata sull’in-sieme, inteso come un discorrereininterrotto degli elementi più chericonoscere la loro individualità. Sitratta evidentemente di una conce-zione cartografica del paesaggio, cheintende il territorio come un tuttonel quale niente è superfluo e tutto èunito, composto da strade, fiumi,masse arboree, colture e masse roc-ciose, relazionati con i villaggi e altriinterventi umani.Il secondo, il ricorso al punto di vistaelevato, appare necessario perché la“cartografia” si svolga in una visioneprospettica in cui gli elementi si na-scondano il meno possibile tra essi;soprattutto se consideriamo che unamaggiore altezza permette di vederepiù cose, molte di esse lontane, il chedà luogo alla passione per la profon-dità, per lo spazio, che consente di

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Fig. 2. Alberto Durer (1494-1495), La città ed il castello di Arco.Fig. 2. Alberto Durer (1494-1495), The city and castle of Arco.

Fig. 1. Ambrogio Lorenze�i (1338-1339), Effe�o del buon governo sulla ci�à e il campo di Siena.Fig. 1. Ambrogio Lorenze�i (1338-1339), Effects of Good Governance on the Town and Countryside of Siena.

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insistere nella perfetta rappresenta-zione degli elementi più distanti.Infine, un inquadramento panora-mico risulta importante per la neces-sità di rappresentare gli elementinaturali completi. Non ha senso, seil punto di vista è basso, tagliare laparte superiore di una montagna enon vedere la cima, o includere unversante escludendo l’altro. Dal mo-mento in cui lo spazio naturale vieneassunto come protagonista e si ap-propria del contenuto della rappre-sentazione, esso stabilisce le sueproprie norme fissando quali deb-bano essere i margini in base ai qualisi interrompe la veduta in modo cheil suo contenuto offra una immaginecoerente e completa in se stessa.Le illustrazioni che accompagnanoquesto testo vogliono essere rappre-sentative delle diverse posizioni sto-riche nella rappresentazione delterritorio.In primo luogo è opportuno menzio-nare gli sfondi pittorici che sonofonte importantissima di documen-

tazione per la quantità di paesaggi ecostruzioni che includono. Una dellepiù antiche è quella di A. Lorenzetti,Effetto del buon governo sopra la città eil campo di Siena (fig. 1). In essa il pae-saggio è visto da una posizione ele-vata, in una visione topografica; lecostruzioni rurali, al contrario, sipresentano con un orizzonte basso.Non è un’opera realizzata dal vero,ma una elaborazione fondata sudati, impressioni, sensazioni chel’osservazione diretta ha generato, ilche si traduce nella sua visione ana-litica e razionale, nella quale risaltaspecialmente la multivisione dei di-versi elementi per ottimizzare la lorodescrizione.Il disegno di viaggio, tanto di pittoricome di architetti, costituisce un set-tore molto importante nella produ-zione degli artisti in questi secoli. I viaggiatori si dilettano in molte oc-casioni nel territorio che visitano enegli ambiti urbani costituendo unafonte documentaria molto impor-tante. Un magnifico esempio è la

vista della città trentina di Arco, di-segnata da A. Durer nel suo viaggioin Italia (fig. 2). In essa è rappresen-tato con precisione la posizione dellacittadina sopra il promontorio roc-cioso e il contesto paesaggistico incui si inquadra, con le diverse colti-vazioni adeguatamente caratteriz-zate. I pittori viaggiatori ci offronomagnifici esempi come la veduta diBaia di G. B. Lusieri (fig. 3). In questaampia panoramica l’artista si è dilet-tato con l’insenatura, il mare, le mon-tagne e la vegetazione fertilissima checopre ampie zone. Tutto il complessotrasmette sensazione di pienezza e ditranquillità in cui le figure e gli inter-venti dell’uomo si rimpicciolisconocon la forza della natura.I disegni del viaggio in Sicilia delgrande architetto tedesco K. F.Schinkel riguardano fondamental-mente il territorio e le relazioni del-l’architettura con la natura (fig. 4). Il paesaggio mediterraneo diventaprotagonista delle sue annotazioni;talvolta sono le montagne, le valli e

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Fig. 3. Giovan Ba�ista Lusieri (1755-1821), Insenatura di Baia nei dintorni di Napoli.Fig. 3. Giovan Ba�ista Lusieri (1755-1821), The inlet of Baia near Naples.

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Fig. 4. Kart Friedrich Schinkel, 1804, Castro Giovanni, l'ombelico della Sicilia.Fig. 4. Kart Friedrich Schinkel, 1804, Castro Giovanni, the bell bu�on of Sicily

Fig. 5. Eugène Viollet-le-Duc, 1871, Ghiacciaio di Saleinoz.Fig. 5. Eugène Viollet-le-Duc, 1871, The Saleinoz Glacier.

Fig. 6. Santiago Bellido Blanco, 1999, Toro.Fig. 6. Santiago Bellido Blanco, 1999, Toro.

J.M.B. Mezquita, Il disegno dal vero nella documentazione del territorio

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le specie vegetali che richiamano lasua attenzione, talaltra i fenomeninaturali come il vulcano Etna. Mail’architettura è un valore in se stessa,ma è vincolata al contesto naturalenel quale è ubicata, così, allorché di-segna insiemi urbani o archeologici,li inquadra nel paesaggio circo-stante. Gli studi del paesaggio realiz-zati dagli architetti pongono semprein evidenza aspetti molto particolari,

con una visione che influisce nellospazio e negli elementi che lo confor-mano, nelle strutture degli elementinaturali e nelle leggi di formazione.Uno dei primi lavori lo realizza E.Viollet le Duc sulle Alpi francesi(fig. 5). Disegna i ghiacciai nellostato in cui li osserva e ricostruisce laloro storia; disegna i profili dei di-versi picchi, con la loro forma origi-nale e le alterazioni prodotte daltempo; finalmente anche le rocce e leloro strutture geometriche sono os-

servate dall’architetto. Più recente-mente, dall’ultimo terzo del secoloXX sino ad oggi, gli architetti utiliz-zano il disegno dal vero nei lavoriscientifici come mezzo per compren-dere e conoscere l’architettura e ilpaesaggio. Lo dimostrano studicome quello del fiume Duero e il suointorno naturale di S. Bellido (fig. 6),che analizza questo importante ele-mento fluviale in tutto il suo per-

corso; il mio disegno del piccolocentro di Viñas (fig. 7), che caratte-rizza l’impianto del piccolo paese eil suo intorno immediato; o il lavorodi J. L. Garcia Fernandez sulla cittàdi Segovia, le sue caratteristiche pae-saggistiche e il valore del suo im-pianto (fig. 8).Il disegno dal vero riflette sempre lasoggettività del suo autore, ma con-temporaneamente è uno strumentoimprescindibile di conoscenza per ilsuo stesso artefice attraverso il quale

documenta e trasmette i valori delterritorio.

BibliografiaBÁEZ MEZQUITA, J. M., 1994. Arquitecturapopular de Sanabria: asentamientos, morfologíasy tipologías rurales. Zamora: Instituto de Estu-dios Zamoranos «Florián de Ocampo» - Dipu-tación de Zamora – Caja España.BELLIDO BLANCO, S., 2005. El río Duero, In-fluencia del entorno natural en la conformación delpaisaje humanizado, Un análisis gráfico arquitec-

tónico. Salamanca: Junta de Castilla y LeónConsejería de Fomento.FREY, A., GRENIER, L., 1993. Viollet-le-Duc etla montagne. Grenoble: Editions Glénat.FRUGONI, CH., 1991. Pietro e Ambrogio Loren-zetti. Firenze: Scala.GARCÍA FERNÁNDEZ, J. L., 1982. Segovia enel paisaje. Madrid: Ediciones de Librería Estu-dio. OTTANI CAVINA, A., 2002. Un paese incan-tato, Italia dipinta da Thomas Jones a Corot. Mi-lano: Electa.PIEL, F., 1983. Albrecht Dürer, Aquarelle und ze-ichnungen. Köln: DuMont Buchverlag.SCHINKEL, K. F., 1990. Viaggio in Sicilia. Mes-sina: Editrice Sicania.

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Fig. 7. Juan Manuel Báez Mezquita, 1995, Viñas.Fig. 7. Juan Manuel Báez Mezquita, 1995, Viñas.

Fig. 8. José Luís García Fernández, 1982, Segovia.Fig. 8. José Luís García Fernández, 1982, Segovia.

QUAESTIO. Studi e ricerche per il disegno e la documentazione dei beni culturali. Anno XIII, nn. 23–24, ottobre 2011ISBN 978–88–548–4508–4 ISSN 2038–5528DOI 10.4399/97888548450841pag. 11–16

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Interpretazioni di ci�à. Note, appunti, ragionamenti per ampliare una ricercaInterpreting the city. Note, comments, arguments to broaden a study

Mario Manganaro

Premessa Un nuovo lavoro può nascere a voltedalla sedimentazione di lavori pre-cedenti, dal ripensamento suglistessi o su una loro parte e ancora daun riesame critico, che conduca aduna riconfigurazione o ad un’ipotesidi progetto più ampia e meditata1. Inquesta occasione infatti si tenta dimettere a frutto l’esperienza matu-rata sul disegno e sul rilievo dellacittà negli ultimi anni. Nello stesso tempo si cerca di deli-neare un programma più completoe metodico, che dia sostanza al la-voro già fatto in tempi e luoghi di-versi e che lo riordini in un quadroche all’inizio forse non era chiaro eben definito, poiché evidentementenon poteva essere previsto così comeconfigurato nei termini attuali. È quindi un momento particolare incui si fa il punto su quanto finora rea-lizzato, per preparare un lavoro piùcalibrato e organico, che prendendospunto dal precedente, lo rinnovasulle basi esistenti e cerca di dotarlodi strumenti attuativi più efficaci.Pur se lo studio è limitato alla realtàurbana italiana, un’analisi percettivadel fenomeno è legata comunquealla comprensione delle leggi di svi-luppo e di crescita, che la penna deldisegnatore viaggiatore, facendo ri-ferimento anche solo alle limitazioni

Raccogliendo l’esperienza maturata sul disegno e sul rilievo urbano, si cerca di delineare un racconto, che dia sostanza al lavoro già fatto in tempidiversi, completandolo in un quadro più ampio. Si tratta della proposta di un “giro d’Italia”, in quanto si ripercorre un itinerario a tappe, chepunta alla lettura e alla descrizione di una selezione di città italiane e del paesaggio, in cui sono inserite o che contribuiscono a delineare, attraversodisegni realizzati durante la loro esplorazione.

Based on our knowledge of drawings and urban survey we have tried to tell a story, flesh out the work previously performed over the years and paint a broaderpicture. What we propose is a “tour of Italy” - a day-by-day journey to describe and interpret several cities and their surroundings and use the drawings to il-lustrate the landscape they help to create.

Fig. 1. Bari. Nella ci�à vecchia Fig. 1. Bari. The old city

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di tempo e spazio, non sempre riescea intuire e a descrivere nella lorocomplessità2. Addentrarsi e percorrere il tessutodei centri storici delle città italianediventa un’azione regolata da unprogramma, che vuole rendere piùoggettiva, per quanto ciò sia possi-bile, la percezione del labirinto ur-bano3; con un’ottica posta al suointerno, prevalentemente con unalinea d’orizzonte a livello d’uomo, siesplora e misura lo spazio architet-tonico e urbanistico. Si adoperanostrumenti semplici e diretti senza al-

cuna mediazione, se non quelle de-rivate dalla letteratura specifica delfenomeno città e dal confronto conla percezione diretta degli spazi ar-chitettonici, visti nella loro fisicità,protagonisti e interpreti della scenaurbana. Si può parlare quindi, anche fuor dimetafora, di un “giro d’Italia”, inquanto si ripercorre un itinerario atappe, che punta alla lettura e alladescrizione di alcune città e delleloro periferie. I disegni realizzati du-rante la loro esplorazione program-mata contribuiranno a delineare e a

riscoprire paesaggi nuovi o inediti.La scelta delle città da disegnare è le-gata all’idea di rappresentare tipi ecaratteristiche notevoli, relativi atemi o a itinerari significativi. Tuttavia ciò comporterà un impegnocollettivo, perché le città spesso sonolegate al disegnatore per ragioni im-palpabili, ma non meno importantidelle valenze architettoniche e urba-nistiche. Un alito di vento, una fine-stra che luccica, l’ombra radente suun muro, una bandiera che sventolao un bambino che attraversa di corsala strada determinano una cifra

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Fig. 2. Camerino. Panorama dal palazzo ducale e vicoli del centro Fig. 2. Camerino. The Ducal Palace and streets in the city centre

Fig. 3. Ferrara. Piazza della Ca�edrale e dintorni Fig. 3. Ferrara. The Cathedral square and surroundings

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M. Manganaro, Interpretazioni di ci�à. Note, appunti, ragionamenti per ampliare una ricerca 19

unica, un’attenzione particolare4.L’interpretazione, comunque sog-gettiva, di una città da parte di un di-segnatore può essere valorizzata conefficacia se fa parte di un lavoro piùampio, condotto insieme ad altri di-segnatori, che si occupano di analiz-zare lo stesso luogo.

Interpretazione della città Nell’ambito degli studi urbani èquanto mai sentita l’esigenza diesprimere i contenuti del contestoanalizzato secondo idee chiare e mo-delli realistici facilmente trasmissi-

bili. Le esperienze consolidate, chehanno già dato luogo alla forma-zione di norme, sia pur in ambiti ri-stretti, per la rappresentazioneconvenzionale di aggregati urbanistorici, possono essere riprese e ri-lette alla luce dei nuovi interessi edelle possibilità nel frattempo svi-luppatesi. Per la rappresentazionedei tessuti urbani, in cui è evidentel’importanza del rilevamento con-dotto il più delle volte in funzione delpiano o del progetto urbano, sono daconsiderare risultati consolidati leesperienze condotte già dagli anni ‘60

del secolo scorso presso il Politecnicodi Torino e negli atenei di Roma, Na-poli, Firenze, Genova5.Interessanti potenzialità si apronoavendo a disposizione, con i nuovimezzi informatici, notevoli archividi dati sempre implementabili. Aumentano le possibilità di con-fronti e interazioni su modelli infor-mativi con un codice interpretativounivoco, che eviti ambiguità e con-fusioni nell’interpretazione dei dati.Sia la cartografia catastale che la ae-rofotogrammetria ufficiale non sonoormai più sufficienti per rappresen-

Fig. 4. Firenze. La stazione, il portico degli Innocenti, S. Croce Fig. 4. Florence. The station, the portico degli Innocenti, Santa Croce

Fig. 5. Genova. Nei vicoli del centro storico verso il porto Fig. 5. Genoa. The old streets near the port

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tare la complessità delle relazioni ela ricchezza dei dati con le aumen-tate esigenze di comparazione e ditrasmissibilità. L’immagine della città, infatti, sfuggeper i suoi plurimi livelli di stratifica-zione al simbolismo delle carte; lasua evoluzione si può ricercare nel-l’analisi del comportamento dina-mico di un sistema composto da unaserie di sottosistemi urbani, a lorovolta articolati in varie forme, sia dicarattere tematico, sia spaziale6. Le elaborazioni di rilievo o di progetto,per loro natura complesse, determi-nano numerose interfacce tra i soggettidurante l’evolversi del processo criticodi restituzione o compositivo. D’altronde la gestione di siffatte proce-dure comporta una necessaria indivi-duazione delle fasi e una codificazionepuntuale della documentazione; ri-chiede un uso attento dei metodi edegli strumenti operativi informatici,al fine di elaborare scelte e scambiareinformazioni chiare con gli operatoridel processo senza ambiguità o ritardi.La complessità delle città, analizzatanel confronto dei temi in seguito indi-viduati, può essere sinteticamenteespressa anche attraverso una codifi-cazione delle procedure di rappresen-tazione, che potrebbero nel confrontofra le varie tipologie d’intervento evi-denziare in ultima analisi: - l’adattamento alla specificità delluogo, - la persistenza di determinate formeo tipologie, - l’iterazione di elementi base nell’ar-ticolazione di sistemi complessi. A fronte di una problematica cosìvaria ma ricca di aspettative, in pre-senza di strumenti di elaborazionenuovi e aggiornati, si può tracciareun percorso specifico, che riordini inumerosi dati a disposizione in unsistema informativo duttile e chepossa leggere un organismo vivo,come la città, secondo codici trasmis-sibili e univoci in un sistema apertodi conoscenze7.

Sul versante specifico della rappre-sentazione urbana, accanto alla pro-blematica tecnica del rilevamento, lascuola italiana ha una sua tradizioneoriginale sul disegno della città e sulrilievo urbano e ambientale nel-l’opera di Luigi Vagnetti continuatada Gaspare De Fiore8. Tenendo conto dei tanti progressifatti nel campo, si tenta di lavorarenella direzione del recupero di una ri-sorsa importante per la conoscenzadella città, com’è appunto la rappre-sentazione attraverso l’esperienza di-retta di essa e delle parti in cui siarticola. Pur essendo l’azione più na-turale da condurre, e per giunta construmenti semplici ed elementari,oggi costituisce un approccio semprepiù raro. Anche se strumento indi-spensabile per la comprensione dellospazio urbano e dichiarato tale da au-torevoli progettisti e studiosi dell’ar-chitettura, il disegno a mano libera, ineffetti, non è praticato diffusamente. L’attenzione principale è rivoltasempre di più verso i sofisticati si-stemi infografici che, pur di notevoleutilità pratica, sostituiscono l’imma-gine alla realtà, la visione mediataalla presenza sul campo. Da diversotempo a questa parte, infatti, moltimaestri interrogati a proposito si la-mentano che gli architetti non dise-gnano più9. In questo caso al disegnoviene dato il significato di disegnodell’idea (legata all’interpretazione oalla modifica dell’esistente), eseguitodirettamente senza filtri tecnologiciintermedi, quasi una trasmissionedal cervello al foglio. Quale palestra migliore può esseredata all’architetto, se non quella didisegnare la città! Quale occasionemigliore per analizzarla, per ricom-porla idealmente, per interpretarlaallo scopo di capire meglio questoantico fenomeno complesso, co-struito e frequentato dagli uomini,che l’attraversano, calpestano, vi-vono, modificandolo e rinnovandoloincessantemente!

D’altronde l’uso della nuova tecno-logia è d’obbligo non solo per esseregente del nostro tempo, ma soprat-tutto per utilizzare tutti gli strumentiche l’innovazione mette a nostra di-sposizione, per accelerare i processiripetitivi del lavoro e lasciare mag-giore spazio alla creatività. Comunque la tecnica è sempre unostrumento, per quanto sofisticato, ealla fine quello che conta è l’analisicritica e la formazione di modelli in-terpretativi più adeguati a quello chenoi consideriamo la realtà, nel nostrocaso rappresentata dal fenomeno ur-bano. Il disegno diretto è uno strumentoparticolarmente efficace per l’inter-pretazione della città, in quantomette minori filtri alla percezionedella sua dinamica e può realizzareuna rappresentazione il più possibilevicina al modello mentale, che ap-partiene in quel momento al dise-gnatore. Si insiste sul modello creatodall’operatore (disegnatore), inquanto il fenomeno città presentatante sfaccettature10, che lo rendonomutevole e ricco di spunti, che il di-segno diretto può percepire e rilan-ciare a sua volta non solo comeregistrazioni, ma anche come pre-vi-sioni progettuali. Per accennare a quante valenze d’in-novazione e originalità sono insite inun approccio, spesse volte dimenti-cato, diretto alla lettura dei fenomeniurbani, ma che lega indissolubil-mente rappresentazione e progetto,si può citare, per fare solo un esem-pio, la produzione grafica dell’archi-tetto olandese Michel De Klerk11. In essa insieme agli schizzi per leidee progettuali relative alle mo-derne residenze in mattoni si tro-vano splendidi schizzi delle anticheabitazioni di città tedesche. Esempio inimitabile sono i “Car-nets” di viaggio di Le Corbusiersulle città italiane e del Mediterra-neo, in cui sono raccolte innumere-voli riflessioni sul disegno del

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costruito come idea per invenzioniprogettuali12. Già Johann Wolfgang von Goethenel suo viaggio in Italia (1786-1788),pur essendo un bravo disegnatoredilettante, preferì farsi accompa-gnare da Cristhoph Heinrich Kniep,abile pittore professionista. Ricor-diamo ancora come agli inizi del-l’Ottocento Karl Friedrich Schinkel,appena ventenne, prima di essereconosciuto come uno dei più grandiarchitetti neoclassici, redige un dia-rio del suo viaggio in Italia ricco dischizzi di straordinaria incisività. Ecome non citare tra le opere grafichedei maestri del secolo XX i disegni diAlvar Aalto, eseguiti durante i suoiviaggi d’ispirazione nel Mediterra-neo o quelli di Louis Kahn altret-tanto efficaci e legati strettamentealla sua esperienza progettuale.

Disegno della città Gli studi sulla storia delle città sonostati sempre centrali nel dibattito ar-chitettonico e urbanistico, tanto cheè d’obbligo il riferimento ai testi clas-sici (Cattaneo, Poete, Lavedan,Munford, Sitte), senza il cui contri-buto non potremmo leggere il feno-meno nella sue articolazioni ecomplessità13. La città oggi va verso forme semprepiù articolate ed anche se in Italianon si raggiungono i fenomeni dellemegalopoli, tuttavia si sono consoli-date alcune aree metropolitane ed ilfenomeno dello “sprawl” indicanuovi assetti ancora non definiti, acui vari autori hanno tentato di daresignificato (Aymonino, Rossi, Gui-doni, Benevolo, Secchi, Romano, Pu-rini, Donadieu, Salzano, Ricci, ecc.)14.Pur facendo solo alcuni cenni di rife-rimento alla vasta letteratura sull’argo-mento, il nostro interesse s’indirizzaverso una tematica che, pur occupan-dosi della città nel suo insieme, man-tiene contatti e strette relazioni con laletteratura odeporica e i disegni deiviaggiatori del “Grand Tour”.

Tuttavia il bagaglio culturale, che fada filtro alla lettura di una qualsiasicittà italiana, pur indispensabilenella sua utilità di base e di indirizzometodologico, non può sostituire ilcontatto diretto con la realtà urbana,dove il disegno cerca di riportare alsuo interno una rappresentazionedel senso complesso della dinamicache ha di fronte. Un rinnovamento sostanziale nel-l’analisi del fenomeno lo introducenegli anni sessanta del secolo scorsola comparsa di “Townscape” di Gor-don Cullen15, in cui il disegno dellacittà assume un valore non solo dianalisi e documentazione, ma so-prattutto di studio attento rivolto alprogetto e alla trasformazione del-l’ambiente. In questo senso viene su-perata la dizione accademica di“Disegno dal vero”, che ha conno-tato per un certo periodo il disegnodiretto della città. Il disegno vieneaffrancato dai caratteri estetizzantidelle accademie per assumere la va-lenza di elaborato indirizzato al-l’analisi critica e alla nuovaconfigurazione dello spazio urbano;la tecnica inoltre utilizzata è funzio-nale a questo scopo e si semplificacon un tratto moderno e dinamico. Anche gli studi di Kevin Lynch rin-novano l’attenzione sul fenomenourbano e sulle novità e dinamicitàdei flussi che lo attraversano. Studiin questo senso allargati al quadroterritoriale sono affrontati negli annisessanta con grande acutezza e sen-sibilità da Salvatore Bisogni e Ago-stino Renna per l’area dei CampiFlegrei e da Antonio Quistelli per isassi di Matera16. L’interesse che eranato da questi studi pioneristici si vapoi lentamente affievolendo in unpanorama non molto interessato al-l’innovazione degli strumenti inter-disciplinari di analisi urbana. Figura interessante, ma più appar-tata, appare in quegli anni FrancoMirri che, dall’iniziale disegno pae-saggistico di Sperlonga, si misura in

seguito con immagini, in cui prevalel’effetto urbano (Caracas, Roma,Narni, Ferrara)17. Nell’ambito della ricerca nell’areadella rappresentazione la rivista “Di-segnare idee immagini”, diretta daMario Docci, ha dato spazio a saggisul disegno diretto della città, vistonell’ampia tematica del rilievo ur-bano e architettonico con contributispecifici di Franco Purini, PedroCano, Franz Prati, Roberto Maestro,Diego Maestri, Fausto Ermanno Le-schiutta, Salvatore Santuccio. Se è importante la conoscenza dellastruttura, della conformazione, dellastratificazione, dell’evoluzione diuna città, lo è altrettanto l’occhio del-l’osservatore, che stabilisce di voltain volta il punto di vista e la linead’orizzonte. Sebbene la percezionesia legata ad una interpretazione cer-tamente soggettiva, tuttavia se for-nita dalle opportune conoscenze esuffragata da spirito critico, può es-sere penetrante e rivelatrice di valoriurbani altrimenti inespressi. La frammentazione delle visioniprospettiche parziali all’interno deltessuto urbano trova il suo doppionelle vedute sintetiche con linee diorizzonte variabili, con infilate diviali e piazze o con scorci che siaprono su ampi panorami o profilidi torri, cupole e campanili. L’analisi, che ha affrontato alcune re-altà presenti nel bacino dell’Italia me-ridionale e insulare, fa riferimento astudi sviluppati di recente attraversouna vasta letteratura di disegno diviaggio, nata il più delle volte in am-biente esterno al mondo accademicoitaliano e che ha risvolti interessantiper il modo con cui si propaga attra-verso il mondo digitale, pur rima-nendo in una visione soggettivistica,legata al disegno di viaggio o alla for-mazione personale del singolo dise-gnatore, che trova nei paesaggiurbani, innumerevoli motivi e occa-sioni di rappresentazione18. Alla comprensione della qualità

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dello spazio urbano hanno da sem-pre contribuito gli scrittori, chehanno intessuto le loro trame narra-tive all’interno delle città, descriven-dole in modo magistrale (Honoré deBalzac - Parigi, Jorge Luis Borges -Buenos Aires, Raymond Chandler -Los Angeles, Manuel Vazquez Mon-talban - Barcellona, Paul Auster -New York, Carlo Fruttero e FrancoLucentini - Torino, Giovanni Testori- Milano, Giovanni Arpino - Genova,Italo Svevo - Trieste, Vasco Pratolini- Firenze, Pier Paolo Pasolini - Roma,Domenico Rea - Napoli, VitalianoBrancati - Catania)19. Anche l’arte cinematografica20 hacontribuito a far conoscere più afondo le qualità dello spazio urbanoe ad esaltarle in un fascinoso dispie-garsi di immagini, che gli antichiavevano magistralmente intuito nelracconto continuo che si sviluppa aspirale nei bassorilievi scolpiti sullasuperficie cilindrica delle grandi co-lonne onorarie. Il cinema permette anche di inter-pretare la città registrandone la di-namica continua che lo attraversa,che non è solo velocità, movimento,confusione, ma anche senso e perce-zione profonda del luogo21. Il disegno certo non può sostituire lamacchina da presa, ma può regi-strare l’essenza delle cose percepite,in qualche modo sedimentata sullesuperfici rappresentate. Gli elementi di conoscenza pluridi-sciplinari, relativi al contesto da rap-presentare, aiutano a comprenderela realtà urbana a cui ci troviamo difronte, o almeno alcune sfaccettaturealtrimenti invisibili.

La dimensione narrativa Da diverso tempo il dibattito multi-disciplinare sulla città ha prodottouna vasta letteratura. Indirizzandosialla comprensione e all’ascolto sulterritorio dei fenomeni di sviluppo edi trasformazione; sono stati realiz-zati rilevamenti, reportage, mappe,

tutti rivolti ad una nuova definizionedei contorni dell’area urbana. Inuovi orizzonti sono stati definiti se-condo ampi modelli descrittivi, indi-viduando specificità e singolarità inuna moltitudine di relazioni, in cuisi annullano o si confondono e sfu-mano nella generalizzazione dei nu-

merosi elementi i significati profondidi un luogo o di un semplice manu-fatto. Recuperare quindi il sensodella narrazione architettonica attra-verso il disegno diretto, che si avvaledi conoscenze pluridisciplinari, èoggi uno scopo importante per rico-noscere nella città il luogo d’interesse

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Fig. 6. Matera. I Sassi e il villaggio La Martella Fig. 6. Matera. The Sassi and La Martella village

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delle principali attività dell’uomo. Dove è possibile eseguire questotipo di operazione? Se non nel corpostesso delle città, in una strategia dicontinua ricerca e interrogazionedell’organismo urbano? Lontano dariferimenti a modelli precostituiti,che ingabbiano senza spiegare un fe-

nomeno in continuo movimento,una riflessione critica non può par-tire se non immergendosi nel vivodella città e ripercorrendo dall’in-terno la sua dimensione narrativa22. La letteratura, che ha come concretoteatro di svolgimento delle sue storiela città, i quartieri del centro e delle

periferie, è da considerare impor-tante da questo punto di vista prin-cipalmente sotto due aspetti: - Uno di lettura del fenomeno urbanonella sua evoluzione, che permette dicomprendere non solo il meccanismodi formazione complesso del tessutourbano con la dislocazione strategicadegli “unicum”, la comparsa dellepiazze, i luoghi d’incontro e di smi-stamento degli innumerevoli flussi,che ivi convergono, ma anche le re-lazioni che, infittendosi e diradan-dosi, s’instaurano tra i vari poli, sedidelle rappresentanze politiche, reli-giose e laiche23. - L’altro che riguarda la descrizionedella città da parte di scrittori, pit-tori, artisti. Fra questi bisogna citarein particolare i registi, che attraversoil cinema e la televisione hanno fattodella città un palcoscenico dalle in-numerevoli sfaccettature, tanto dacreare interpretazioni molteplici, vi-sionarie e realistiche, utopiche e con-crete, di una realtà in continuamutazione, in cui si possono intra-vedere le anticipazioni degli assettifuturi.A volte alcune descrizioni di città odi paesaggi sono più efficaci di tantidisegni; pertanto si farà riferimentonel corso del lavoro a quegli autoriche hanno descritto le città, oggettodi studio, ma anche altri che hannodescritto città, lontane dal nostro in-teresse immediato, ma in modonuovo, per alcuni aspetti più efficacee illuminante24.La ricerca è limitata al fenomeno ita-liano, perché dotato di elementi sin-golari e caratterizzato da aspettimultiformi, già da solo molto ampioe ricco di spunti interessanti, legatialle particolarità geografiche, allarete di infrastrutture storiche, alleconsonanze tipologiche. Ciò com-porterà una selezione dei temi legatao limitata da fattori contingenti, manon si può nascondere l’interesseverso la città europea, che in qualchemodo traspare per alcuni aspetti

Fig. 7. Messina. Monte di Pietà, Montalto, S. Maria degli Alemanni Fig. 7. Messina. Monte di Pietà, Montalto, S. Maria degli Alemanni

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Fig. 8. Napoli. Dai Gerolomini a S. Anna Fig. 8. Naples. From Gerolomini to Sant’Anna

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anche nelle tracce e nelle forme del-l’architettura della città italiana e vi-ceversa. E buona parte delle grandi città extraeuropee non sono nate su modellidei colonizzatori europei? Queste riflessioni portano lontano equindi è giusto accennare al vastoquadro di riferimento, fermandosiopportunamente di fronte ad unorizzonte interessante ma così ampiodi ricerca e di studio, cui si può faresolo qualche fugace accenno. Il riferimento alla “narrazione conti-nua” non è casuale anzi è legato allafinalità dello studio, che si proponedi mettere a punto una serie di rac-conti per immagini di città italiane25. Il contesto da indagare con occhi estrumenti del presente, attraversoletture in prevalenza grafiche (manon solo), è adatto a interpretazionimultiple, tutte comunque utili pertentare di capire o analizzare un fe-nomeno così complesso, spesso affa-scinante, ma anche confuso,inestricabile, difficile da gestire edindirizzare attraverso il progettoverso realizzazioni sostenibili26.

La città e le mura La città murata aveva limiti ben evi-denti. Le mura con la loro mole, con ipoderosi contrafforti, con le posta-zioni di avvistamento e di presidio,costituivano un’efficace barriera diprotezione e un baluardo di difesache stabiliva una netta divisione tra ildentro e il fuori. Le porte, anch’esselegate agli avvenimenti storici dellacittà e alla funzionalità delle sue parti,erano gli elementi che filtravano econtrollavano il passaggio dall’in-terno all’esterno e viceversa. Ogni porta non indicava solo il pas-saggio per imboccare una strada,aveva un carattere particolare, unnome, una storia, simbolismi e mo-numentalità che la legavano alla vitadel quartiere e che la facevano stret-tamente appartenere alla cultura diquella città in particolare27.

La differenza tra città e campagnaera inequivocabile, se non altro perl’atto del valicare un confine fisico esimbolico. La considerazione delle mura comefatto storico permette di distinguereeventuali cinte murarie, che neltempo con l’ampliarsi del loro peri-metro hanno incluso edifici, in ori-gine situati fuori le mura. Nel momento in cui le mura scom-paiono o sono inglobate dalle nuovecostruzioni, perdendo il valore diconfine, l’espansione entra in con-tatto con la campagna e la invade. Si formano comunque aree circo-scritte anche se non murate, ma illoro limite è labile, soggetto a modi-ficarsi in tempi brevi. I bordi della campagna che sono acontatto con il costruito incomin-ciano ad appannarsi, nel senso che learee coltivate diminuiscono e il dise-gno dei campi diventa meno di-stinto, quasi sfocato, costituendouna fascia in via di abbandono, mache non si naturalizza, anzi s’isteri-lisce, diventando facile preda dellacementificazione28. I paesaggi delle città italiane con leloro specificità, date dai luoghi edalle articolazioni delle strutture ur-bane, costituiscono un repertorio digrande ricchezza formale, anche sein alcuni casi non è facile rileggere lastoria dell’impianto. Le modifiche e le alterazioni avve-nute nel tempo, per interventi a voltesconsiderati e di particolare am-piezza, hanno eliminato, come in-fauste operazioni chirurgiche, partidi un organismo vivente di grandeinteresse sociale, umano ed anchearchitettonico. Tuttavia la forza, che trasmettono leparti delle città facenti capo al nu-cleo storico dall’identità ancora rico-noscibile, è tale che le lororappresentazioni costituiscono unostrumento di lettura attiva e pene-trante che, inserito in un percorso diconoscenza pluridisciplinare, arric-

chisce e da spessore e senso alla loroimmagine. Si ha una rappresentazione signifi-cativa della città anche attraversouna percezione diretta, seguendopercorsi in cui sia preminente ilruolo pedonale dell’osservatore conuna linea d’orizzonte, che è caratte-ristica di chi vive la città e vi è im-merso dentro29. Per questo la ricerca è limitata inlinea generale al disegno direttodella città, che ancora si può diretale, mentre i fenomeni di espan-sione, che vanno oltre, interessandotipologie di tipo metropolitanohanno bisogno di essere indagati conmodelli interpretativi più articolatied altri strumenti più appropriati,come ad es. il video o il cinema30. Ciò non accade perché il disegno di-retto o lo schizzo non siano efficaci.Tutt’altro, ma le distanze di tempo edi luogo, il dinamismo e la mobilitàportano necessariamente all’usod’immagini molteplici ed in se-quenza, che in alcuni contesti risul-tano sicuramente più efficaci, piùadeguate e coerenti per interpretareil senso dei luoghi. Facendo uso di questi altri stru-menti, in modo calibrato e control-lato, strettamente funzionale allavoro, secondo le risorse a disposi-zione e le necessità che si sviluppanodurante l’approfondimento deltema, il’indagine sarà più completae potrà contribuire fattivamente adesprimere i valori urbani indagati.

La città e l’acqua Ogni città ha sempre un rapportoprivilegiato con l’acqua sin dalla suafondazione, sia essa presente comecorsi d’acqua o rappresentata dalmare. Le città costiere hanno, nellamaggior parte dei casi, nell’ansa delporto un elemento urbano cardine,che ha contribuito a dare significatoe a determinare il particolare svi-luppo dell’abitato nel tempo. Corsid’acqua attraversano ogni città; al-

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cuni di piccola entità sono nascosti,coperti, intubati, altri invece restanovisibili e hanno bisogno di opereidrauliche e di regimentazione. La presenza dei ponti, che nel con-giungere le due sponde costitui-scono nodi importanti di raccolta deiflussi del traffico pedonale e veico-lare, caratterizza molte città. Tali opere sono punti di riferimentoimportanti oltre ad essere degli ele-menti architettonici in cui si sedi-menta significativamente, il piùdelle volte, il racconto della storiaurbana31.

Anche corsi d’acqua non particolar-mente rilevanti, come le fiumare,possono comunque connotare unterritorio su cui si sviluppa il tessutourbano, come ad es. quello di ReggioCalabria, contribuendo a definirlocertamente in maniera non seconda-ria rispetto all’insenatura del porto32. Analisi delle città si possono avviarea campione, sulle formazioni ur-bane, che costituiscono i capisaldidelle regioni italiane, principalmentetenendo conto della letteratura spe-cifica a disposizione e della cono-scenza diretta dei luoghi.

Necessariamente nella selezione sa-ranno escluse città anche di notevoleimportanza o interesse, perché sipreferirà in generale esaminare nontanto i centri più consistenti permole, ma quelli che spiccano per ca-ratteristiche percettive e paesaggisti-che rilevanti e quindi rappresentabilicon efficacia principalmente attra-verso forme di rilievo diretto e avista. Così possono essere oggetto di stu-dio anche centri di minore entità dalpunto di vista insediativo, ma cheabbiano elementi architettonici di

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Fig. 9. Palermo. Ballarò e dintorniFig. 9. Palermo. Ballarò and surroundings

Fig. 10. Parma. Al di qua e al di la del fiume Fig. 10. Parma. Both river banks

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spicco, in relazione tra loro, all’in-terno di trame urbane interessanti osiano inseriti nel paesaggio con unrapporto forte, costituitosi gradata-mente nel tempo. Saranno interessatidall’indagine alcuni centri (del Me-ridione e delle isole ma anche dialtre regioni), che hanno costituitoper molto tempo in passato nodi ter-ritoriali importanti, mentre oggi perle mutate condizioni economiche eproduttive hanno perso le funzionioriginarie e risultano ai margini operiferici rispetto alle infrastrutturepiù importanti della regione (Mo-

dica, Scicli, Gerace, Tropea ecc.). Ri-guardano in buona parte tipologieurbane che in epoca classica, impian-tatesi nelle pianure costiere, sonostate abbandonate e nel Medioevo sisono riformate arroccandosi versol’interno sulle creste collinari. Oradopo una lunga fase di deperimentola loro popolazione si riversa sullearee costiere, dotate di strutture e diprogrammi non adeguati ad acco-gliere tali flussi migratori. Infatti, i fenomeni dell’abbandonodelle coltivazioni agricole nella fa-scia collinare e dell’esodo dalle cam-

pagne da parte della popolazionerurale, sono stati accompagnati daun abnorme sviluppo delle aree co-stiere, che si susseguono ormai na-striformi, quasi a costituire unabarriera variabile e disordinata di ce-mento, che unisce senza disconti-nuità i centri costieri. Tentativi di arginare il deflusso dellapopolazione verso la costa sono statieffettuati e continuano ad essere intra-presi, tuttavia nonostante l’impegno,non sembra riescano a contenere, senon in minima parte, il lento ma con-tinuo movimento della popolazione.

Fig. 11. Perugia. Dentro il centro storico (di giorno e di no�e)Fig. 11. Perugia. The old city centre (day and night)

Fig. 12. Roma. S. Lorenzo fuori le mura, S. Maria Maggiore, Colosseo Fig. 12. Rome. St. Lawrence outside the walls, St. Mary Major, the Colosseum

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Le aree costiere interessate dal feno-meno, seppur notevolmente caoti-che, sono dotate di un minimo diservizi e di infrastrutture; in esse,anche se insufficienti di servizi pri-mari, compaiono e si sviluppano,senza criterio apparente, alcuni con-densatori urbani, come i nuovi centricommerciali. Nei centri collinari le fasce di età, incui si esprime prevalentemente laforza lavoro, tendono ad assotti-gliarsi, mentre aumenta percentual-mente la popolazione delle fasce piùalte di età. Pur se non sono di nostro specificointeresse non si può non far cenno aifenomeni dei centri storici minori edei borghi abbandonati, che nel Me-ridione assumono caratteristichepreoccupanti33. In realtà il tessuto edilizio dei co-muni rivieraschi si è quasi comple-tamente saldato lungo le stradelitoranee, infiltrandosi verso l’in-terno, ove possibile, nelle zone pia-neggianti delle fiumare. In una dinamica a lunga scadenza sista verificando l’inverso del feno-meno, che vide protagonisti nel Me-dioevo i borghi, alcuni daconsiderare a tutti gli effetti piccolecittà34. Essi si formarono con l’arretra-mento verso le colline e l’abbandonodelle strutture urbane di epoca clas-sica, fondate sulla zona pianeggiantecostiera, individuabili oggi comearee archeologiche. L’ampiezza delfenomeno, che porta sempre di piùad una configurazione lineare cao-tica, non sembra facilmente argina-bile e la situazione socio culturaleattuale non permette di prevedere inbreve tempo un assetto territoriale diuna certa chiarezza senza politicheurbanistiche mirate.In ogni caso attraverso i molteplicistrumenti della rappresentazione sipossono studiare i fenomeni in atto,che ancora non danno luogo a confi-gurazioni definibili, ma che tuttaviaincidono già profondamente sul ter-

ritorio preparandone il cambia-mento.

Conclusioni provvisorie Esistono diversi modi per rappre-sentare la città. In questo caso sitiene conto delle immagini cartogra-fiche esistenti, della storia del luogo,delle descrizioni letterarie35 e ci si ad-dentra disegnando in essa con unpercorso di avvicinamento graduale.L’attenta immersione nel contestourbano è utile per ritrovare gli ele-menti di dettaglio peculiari, la storiadi un quartiere, di un’architettura, diuna quinta, di una scena. Si ritornapoi a disegni di riepilogo e di sintesidai punti riconoscibili solo a conclu-sione del viaggio, come veri capi-saldi di percezione urbana, nodi diuna fitta rete di relazioni spaziali. Nuove possibilità appaiono evidentinon tanto nel disegnare una o tantecittà o parti di città, esperienza le-gata al disegno di viaggio e in fondodi formazione personale e tipica-mente soggettiva, ma nel farlo sin-cronicamente in più soggetti o unitàdi ricerca. In questo modo si con-frontano insieme i risultati utili perla conoscenza delle città analizzate,usando un approccio adeguato alsingolo fenomeno, che può variarenotevolmente da un caso all’altro perdimensione, conformazione, localiz-zazione od altro. I viaggiatori “storici” operavano an-ch’essi in gruppo36 (vedi il caso del-l’equipe inviata nel sec. XVIII inItalia dall’abate di Saint – Non), maciò avveniva per determinati scopidella committenza e per ridurre itempi di produzione delle immagini,a quei tempi ricavate in forma sola-mente diretta e poi riportate sulrame in studio dagli incisori. Si cercherà quindi di considerareall’interno dell’indagine anche lecittà che ancora mantengonoun’identità riconoscibile in tutte leloro parti e che sono in prevalenzapiccole o di media grandezza, e dove

ogni parte, che risulta ben distintadall’altra, faccia in qualche modo dasfondo, da tramite o si inserisca par-zialmente nel paesaggio dell’altra. In questi casi le mura urbane o i lorotracciati acquistano un’importanza eun significato, che spesso rappre-senta la cifra caratteristica dell’iden-tità del luogo. Di altro tenore è il discorso sulle areemetropolitane, dove il fenomenodello “sprawl”, per quanto differentee diverso, non solo in quantità, non ètale da poter essere comparato conquello delle grandi aree urbanizzatedi altre nazioni, pur tuttavia anchenella nostra realtà diventa realmentedifficile attribuire a molti luoghi unaspecifica identità urbana37. Ciononostante si farà qualche incur-sione pilotata sui nuovi fenomeni ti-pici urbani contemporanei perrendere evidenti, se esistono, letracce di un’identità comune ai luo-ghi, direzioni o particolari segnali,che possono richiamare il filo rossoche un tempo legava le parti all’in-sieme e che ora si è sfilacciato op-pure è nascosto dalle trasformazioni. I fenomeni complessi di dissemina-zione urbana esistenti nel territorionon hanno solo interessato le città ele loro aree metropolitane, ma anchemolte zone rurali stanno subendouna trasformazione ancora non bendefinibile, pur tuttavia indagabile at-traverso il disegno diretto e la perce-zione attenta dei luoghi. Il rapportocon gli strumenti, che ci mette a di-sposizione la tecnologia, è stretto efunzionale al lavoro da compiere,ma non certo di dipendenza. Una visione laboriosa, che veda ap-plicata sul campo quanto esplicatonei capitoli precedenti, si può attuarecon laboratori itineranti, dislocatiprincipalmente secondo un circuito,le cui tappe sono sedi universitarie;in modo tale che sia facilitata il piùpossibile la partecipazione degli stu-denti ed il contributo pluridiscipli-nari di specialisti.

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In ogni caso un primo esempio, sep-pur soggettivo e parziale, può consi-derarsi la selezione di disegni allegata,che rappresenta il racconto di parti dicittà sparse lungo la penisola.La parte centrale e massiccia del la-voro viene eseguita direttamente daicomponenti delle unità su taccuini,di vario formato, in prevalenza contecniche semplici (da viaggiatore),china, lapis, pennarelli ed in qualchecaso acquerelli o matite colorate.Vengono poi le immagini riprese tra-mite scanner e composte variamentenon solo con il testo, ma anche in im-magini video. Per una comprensioneefficace sia delle sequenze, che dellaposizione dei punti di percezioneprincipali ci sarà bisogno di cartineapposite. Si farà uso in alcuni casi particolaridella costruzione di modelli in 3dper esemplificare o simulare vicendepercettive di un certo interesse. In ogni caso si usufruirà dell’usodella tecnologia infografica più ag-giornata, per elaborare immagini ecostruire modelli innovativi, tenendoconto però che la rappresentazionediretta in questo caso è il centro, ilnucleo del lavoro, in quanto ancorala mano che dirige la penna o la ma-tita che disegna sul foglio è il tramitepiù diretto con il cervello38. La grande mappa di un atlante, daformare con immagini ottenute conil disegno diretto e con altri stru-menti di rappresentazione, sarà il re-soconto di un viaggio, fatto perapprofondire la conoscenza di uncampione di città italiane grandi epiccole, a partire dallo studio dellemappe del territorio39. Quando si progetta un lavoro informa esecutiva perché possa essererealizzato, in qualche modo alcunistrumenti sono stati già messi apunto, altri elementi sono statiesplorati. Alcune di queste annota-zioni si possono considerare comeun risultato parziale, anche se solocome approccio iniziale.

Senza tali risultati forse non sarebbenato il nuovo programma di inda-gine. I disegni di città, che sono parteintegrante di questo saggio40, rappre-sentano, infatti, il nucleo iniziale, unapiccola parte di un lavoro individualesul campo, condotto per diversotempo, prima senza un interesse pre-ciso, poi sempre più indirizzato versogli obiettivi prima indicati. Occasioni di workshop, seminari,convegni hanno permesso progres-sivi approfondimenti per arrivaregradatamente a risultati, che potreb-bero diventare più efficaci e averepiù ampio interesse se facesseroparte di una ricerca più ampia e ap-profondita, condotta secondo lo spi-rito del disegnatore di città. In fondole considerazioni fatte sono statepossibili per le sollecitazioni avutedurante la rappresentazione dellecittà percorse e analizzate. La realtà complessa, a cui ci si trovadi fronte, spinge ad approfondirel’indagine per arrivare a risultati piùampi e condivisibili. La ricerca quindi è sempre continuae le tappe parziali ne prefigurano an-cora altre. Senza uscir di metafora lacittà è un campo in cui si può lavo-rare non solo in estensione ma so-prattutto in profondità.

Note 1 Questo lavoro prende le mosse da una pro-posta di ricerca PRIN (LA CITTÀ DISEGNATA. Ungiro d’Italia in album con orizzonti e velocitàvariabili) non finanziata, concordata con unitàdelle università di Salerno (S. Talenti), di Ber-gamo (L. Colombo) di Brescia (S. Innocenti).Non legati da schemi o da limitazioni di sorta,qui si tenta di esplicarne la reale fattibilità, lavalenza pluridisciplinare e non ultime le rica-dute didattiche attraverso una partecipazionediffusa. In un tentativo di questo tipo non èdifficile scadere nell’ovvio o nel superficiale,perdersi nel frammento e non trovare il filoconduttore, soprattutto nei riferimenti aibordi della propria disciplina. Tuttavia una ri-cerca del genere non si fa da soli; il lavoro co-mune può smussare le asperità, colmare ivuoti, effettuare confronti e ridisegnare unquadro interpretativo delle città italiane piùarticolato e attuale. Per questo una riflessione

sul lavoro fatto può essere utile per control-lare il percorso, per fissare alcuni punti edavere un quadro più ampio. 2 Cfr. M.G. Cusmano, Misura misurabile. Argo-menti intorno alla dimensione urbana, FrancoAngeli, Milano 1997. 3 Il disegno dei viaggiatori del Grand Tour eraindirizzato allo studio della classicità, deigrandi monumenti greci e romani. Solo in unsecondo tempo si comincia ad interessaredelle grandi cattedrali normanne. E anche secontemporaneamente (nel secolo XVIII) fer-vono i lavori per la ricostruzione barocca delVal di Noto, la profonda trasformazione inatto non viene minimamente documentata. 4 Vittorini fa descrivere Scicli in un suo ro-manzo dai protagonisti pastori. La descri-zione di “Irene” di Calvino, che inizialmentesembra riprendere quella di Vittorini, in se-guito se ne distacca per indicare una città so-gnata e mai raggiunta. Cfr. E. Vittorini, Le cittàdel mondo, in “Le opere narrative”, Milano1996, vol. II, p. 471/472; I. Calvino, Le città in-visibili, Torino 1972, p. 131/132.5 Brevemente si citano alcuni capiscuola sto-rici: Augusto Cavallari Murat per Torino,Luigi Vagnetti per Genova, Palermo e Firenze,Paolo Maretto per Venezia. In particolare perquest’ultimo autore bisogna dire che gli studisulla città mettono in pratica le teorie di Save-rio Muratori, già applicate sul tessuto urbanodi Roma, continuate e sviluppate anche daaltri studiosi (Gianfranco Caniggia, LuigiMaffei, Renato e Sergio Bollati, Giancarlo Ca-taldi, Guido Marinucci e altri) sulle tipologiearchitettoniche e l’edilizia di base di nume-rose città italiane. Le opere di altri autori piùvicini a noi, non solo di tempo, ma anche dalpunto di vista disciplinare, risultano di parti-colare interesse, perché, pur occupandosi avarie scale e con tematiche differenti, inda-gano comunque all’interno del corpo vivodella città, utilizzando con maggiore deci-sione strumenti relativi alla disciplina dellarappresentazione. Cfr. A. Baculo, Napoli inassonometria, R. De Rubertis, La città rimossa,Officina, Roma 2002; C. Cundari, Il palazzoreale di Caserta, Kappa, Roma 2005; S. Coppo,Il disegno di luoghi e mercati in Piemonte, Alle-mandi & C., Torino 2007; C. Mezzetti, Teate.Il disegno di una città, Kappa, Roma 2008; cfr.anche G. Moglia, C. Boido, Dalla conoscenzadella forma urbana alla gestione e selezione delleinformazioni per le rappresentazioni della città, in“DISEGNARE CON”, marzo 2008. 6 Cfr. V. Cardone, Lo spazio urbano: spazio ma-teriale e spazio immateriale, in C. Cundari, L.Carnevali (a cura di), “Il Rilevamento urbano.Tipologia Procedure Informatizzazione,Kappa, Roma 2003, p. 445/458. 7 Cfr. C. Cundari, Il rilievo urbano come sistemaaperto di conoscenze, in C. Cundari, L. Carne-vali (a cura di), op. cit., Roma 2003, p. 5/8. Que-ste poche pagine ad introduzione di una

M. Manganaro, Interpretazioni di ci�à. Note, appunti, ragionamenti per ampliare una ricerca

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ricerca Prin sono chiare come un manifesto. 8 Dopo l’esperienza di rilievo diretta da. L. Va-gnetti su Genova e “La Strada Nuova” il la-voro continua e si amplia a livello regionalecon G. De Fiore, che dirige la collana Liguriadelle edizioni SAGEP; poi continuerà con ladirezione di P. Marchi. 9 Vedi per tutti l’intervista ad Arata Isozaki sulCorriere della Sera del 7.12.2008; cfr. anche P.Eisenman, Sei punti, in “Casabella” n. 769,sett. 2008, p.3/6. 10 Cfr. R. Maestro, Disegnare è, in “Disegnareidee immagini”, n. 36, 2008, p. 7/9. 11 Cfr. M. Bock, S. Johannisse, V. Stissi, Michelde Klerk, Electa, Milano 1997, p. 29; M. Ca-sciato, W. De Wit, Le case Eigen Haard di DeKlerk, Zanichelli, Bologna, p. 49. 12 Cfr. Le Corbusier, Carnets – Les voyages d’Al-lemagne – Voyage d’Orient, Electa, Milano 2000;con ricco apparato di testi di Giuliano Gre-sleri; cfr. anche G. Marrucci, Disegni Architet-ture Paesaggi nei carnets dei maestri Le CorbusierKahn Siza, Kappa, Roma 2005. 13 Per non fare un riferimento puramente in-dicativo si preferisce citare solo un testo rela-tivamente recente, che riconosce all’internodella compagine urbana un patrimonio d’im-magini, di strutture e quindi di risorse, chesebbene messo a dura prova, è ancora ricono-scibile; F. Choay, L’allegoria del patrimonio, Of-ficina, Roma 1995 (Paris 1992). 14 Cfr. B. Secchi, Il racconto urbanistico, Ei-naudi, Torino, 1984; P. Donadieu, Campagneurbane, Donzelli, Roma 2006 (I ed. 1998); si ci-tano solo questi due lavori fra tanti contributi,tra loro differenti per metodo e approccio, macapisaldi utili alla comprensione del feno-meno urbano. La figura di Edoardo Salzanospicca per l’impegno costante sugli studi in-torno al fenomeno urbano; incominciando daiprimi articoli pubblicati tra il 1964 e il 1965sulla “Rivista trimestrale”, diretta da FrancoRodano e Claudio Napoleoni, per arrivare adoggi in cui tiene aggiornato un sito (Eddyburg)sui problemi più scottanti delle città; cfr. E.Salzano, Urbanistica e società opulenta, Laterza,Roma – Bari, 1969. 15 Cfr. G. Cullen, Il paesaggio urbano. Morfologiae progettazione, Calderini, Bologna 1976, (Tow-nscape, Cambridge 1961); K. Lynch, L’imma-gine della città, Marsilio, Padova 1964, (Theimage of the city, Boston 1960). 16 Cfr. S. Bisogni, A. Renna, Introduzione ai Pro-blemi di Disegno Urbano dell’Area napoletana, in“Edilizia Moderna”, n. 87-88 (La forma delterritorio), 1988, p. 116/131. 17 Cfr. F. Mirri, Sperlonga, Thyrus, Terni 1965;F. Mirri, Disegno dal vero e visione prospettica:analisi e rapporti. Roma, 25 disegni dal vero,Corbo, Ferrara 1984. 18 Cfr. D. Cogliandro, Disegni da viaggio, Bi-blioteca del Cenide, Cannitello di Villa S. Gio-vanni (RC) 2002 con introduzione (Lavoratoriall’estero) di U. Rosa; risulta interessante anche

il lavoro di Simonetta Capecchi (non solo suNapoli), diffuso attraverso il suo blog (In viag-gio col taccuino). Altrettanto interessanti sonole attività svolte nelle annuali “ InternationalSummer School in Creativity and Design”, di-rette da Giuseppe Amoruso del Politecnico diMilano. Sono itineranti e hanno toccato variecittà e interessato più atenei non solo italiani;nel 2010 (con la direzione di G. Amoruso e diA. Conte) il seminario più recente ha avutoluogo a Parigi e a Matera, organizzato dal Po-litecnico di Milano e dalla Facoltà di Architet-tura della Basilicata. Nel 2006 Antonio Conteaveva organizzato un “Laboratorio a cieloaperto” nei Sassi di Matera, che aveva vistodisegnare insieme studenti, dottorandi e do-centi; cfr. A. Conte (a cura di), Comunità Dise-gno, Franco Angeli, Milano 2008. 19 In questo caso ogni citazione pecca per difetto.Gli autori che interpretano un ambiente urbanosono tanti e citarne uno solo è sempre una sceltariduttiva. Ad esempio per Napoli citare Dome-nico Rea è una scelta che non vuol tralasciareCurzio Malaparte, Giuseppe Marotta, EduardoDe Filippo, Raffaele La Capria, Erri De Luca, Va-leria Parrella e tanti altri contemporanei, chehanno contribuito a raccontare il fascino e lecontraddizioni di una grande città. 20 Cfr. A. Licata, E. Mariani Travi, La città e ilcinema, Testo & Immagine, Torino 2000; M.Bertozzi (a cura di), Il cinema, l’architettura, lacittà, Dedalo, Roma 2001. 21 Cfr. J. Tati, Monsieur Hulot nel caos del traffico(Trafic) 1971. È senz’altro significativa la scenadella durata di 7 minuti, con cui si conclude“Professione: reporter”, descritta dal punto divista tecnico nell’intervista al regista, pubbli-cata sul n. 9, luglio 1975 di “Filmakers Ne-wletters”; cfr. M. Antonioni, Fare un film è perme vivere. Scritti sul cinema, Marsilio, Venezia2001 (1994), p. 295/303. 22 Cfr. G. Grutter, Il cinema come veicolo del-l’ideologia urbana, in M. Bertozzi, op. cit., p.157/160. 23 Cfr. M. Romano, Ascesa e declino della cittàeuropea, Raffaello Cortina Editore, Milano2010 e dello stesso autore La città come operad’arte, Einaudi, Torino 2008; anche se il testoha i suoi anni rimane lo stesso un esempio dilettura illuminante di una città complessa cfr.L. Quaroni, Immagine di Roma, Laterza, Roma– Bari, 1975. 24 I racconti delle città da parte di eccellentiautori sono raccolti in P. Colarossi, J. Lange,Tutte le isole di pietra. Ritratti di città nella lette-ratura, Cangemi, Roma 1996. 25 Si tratta in questo caso di approfondire lalettura di una città o di un territorio determi-nato e non di sviluppare un itinerario, che persua natura privilegia il viaggio da una città al-l’altra. Per questo può essere utile rileggerecome viene descritto in concreto da Mirri ilsuo approccio al disegno della città di Ferrara;cfr. F. Mirri, Disegnare Ferrara, in “Quaderni

del Dipartimento di Rappresentazione e Ri-lievo, Università degli Studi “La Sapienza” diRoma, n. 1/2, 1988, p. 43/51. 26 Il lavoro alla conclusione del percorso con-sisterà in una serie di contributi, legati alle in-dagini dei ricercatori nell’ambito delle lorounità ed in particolare alle tappe, in cui si ef-fettueranno i seminari con il laboratorio di di-segno diretto della città. Oltre ai contributi deiricercatori delle unità partecipanti a seminarie convegni sul tema, vi saranno i prodotti dellaboratorio in forma di poster, poi raccolti incatalogo, e che saranno presentati in mostranel seminario successivo. 27 Anche nei piccoli centri antichi collinari delMeridione, dove le mura erano ridotte all’es-senziale per integrare quanto non aveva fattola natura, si aprivano almeno due porte, unamonumentale, da cui erano soliti passare i no-bili o i forestieri nei pressi del palazzo del si-gnore o della chiesa madre, un’altra piùcomune, detta spesso “Porta di Terra”, usatacomunemente dai contadini per raggiungerele campagne. 28 Cfr. G. Marucci (a cura di), Periferie? Pae-saggi urbani in trasformazione, numero mono-grafico della collana “Architettura & Città”, DiBaio editore, Milano 2007. 29 Cfr. L. Malerba, Città e dintorni, Mondadori,Milano 2001; e anche G. De Fiore, La mia pro-spettiva, in “Ikhnos”, n. 9, 2009, p. 159/174. 30 Vale per Napoli con F. Rosi e “Le mani sullacittà”, per Milano e la Lombardia con E. Olmi;Roma e Rimini con F. Fellini, Orte e Saana conP.P. Pasolini. Per il rapporto intenso cheun’opera instaura con la città, nel caso speci-fico di Napoli e il film di Rosi si cita un vo-lume monografico approfondito edocumentato, stampato in occasione dellalaurea honoris causa conferita al regista dal-l’università Mediterranea di Reggio Calabria;cfr. Francesco Rosi. Le mani sulla città.1963/2003, in “CINEMACITTÀ” (diretta da E.Costa), a. 1, n. 1/4, 2005. 31 Cfr. A. Seppilli, Sacralità dell’acqua e sacrilegiodei ponti, Sellerio, Palermo 1990. 32 Cfr. F. Spirito, Tre traverse da montagna a ma-rina, Falzea, Reggio Calabria 2000. 33 Cfr. D. Colistra (a cura di), Le città abbando-nate della Calabria, Kappa, Roma 2001. 34 Cfr. F.C. Nigrelli, Per una fenomenologia dellepiccole città, in “DRP – Rassegna di studi e ri-cerche”, n. 3, 2000, p. 83/98.35 Vedi il caso di narrazioni più recenti dicittà italiane; cfr. F. La Porta, Uno sguardosulla città. Gli scrittori italiani contemporaneie i loro luoghi, Donzelli, Roma 2010; G. Fa-langa, Non si può dividere il cielo. Storie dalMuro di Berlino, Carocci, Roma 2009; P. Co-larossi, J. Lange, op. cit. 36 Vedi il caso dell’abate di Saint-Non, autoredel “Voyage pittoresque”, che manda nel SudItalia Vivant De Non con numerosi disegnatori(Desprès, Chatelet, Renard), che eseguono ri-

Quaestio - Anno XIII, nn. 23-24 o�obre 2011

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lievi e disegni sul campo, incisi poi al loro ri-torno a Parigi; e ancora Goethe che si fa accom-pagnare dal fido Kniep, cfr. J. W. Goethe,Viaggio in Italia, Mondadori, Milano 1983 (I,1816; II, 1817; III, 1829) e M. Cometa, K.F. Schin-kel. Viaggio in Sicilia, Sicania, Messina 1990; cfr.C. De Seta, Italia del Grand Tour. Da Montaignea Goethe, Electa, Napoli 1996; A. Brill, Il “Petittour”. Itinerari minori del viaggio in Italia, SilvanaEditoriale, Milano 1988; A. Brill, Le città ritro-vate, Silvana Editoriale, Milano 1989.37 Sono interessanti alcune riflessioni, visti dapunti di vista molto differenti, sul tema naturae città; cfr. M. D’Eramo, La natura scende inpiazza, in “architetturacittà, rivista di architet-tura e cultura urbana”, n. 9/10 (Verso un nuovourbanesimo), La spezia 2004, p. 19/21 e anche R.Ingersoll, Verso l’agri-civismo, ibidem, p. 22/24. 38 Cfr. J. Horan, Conversazioni con un disegno,in “Disegnare idee immagini”, n. 39, p. 38/47.39 In particolare saranno indispensabili le ta-volette I.G.M. (1/25000), le planimetrie cata-stali e le aerofotogrammetrie (1/2000), laguida rossa del T.C.I. e gli studi di storia ur-bana specifici dei luoghi oggetto d’indagine. L’uso appropriato degli strumenti summen-zionati e la lettura paziente dei segni, dei sim-boli e dei toponimi sulle mappe, finoall’individuazione di percorsi antichi e nuovid’interesse storico, architettonico e paesaggi-stico, saranno solo la premessa al diario diviaggio dei ricercatori. Infatti, non trascurando le stratificazioni sto-riche, le variazioni morfologiche, le correla-zioni architettoniche e le trame urbanistiche,le impressioni, che ancora si riusciranno apercepire, saranno trasformate in immaginiprevalentemente grafiche, ma anche fotogra-fiche, video e registrazioni sonore, durantel’esplorazione delle città italiane studiate. Il lavoro preparatorio di analisi urbana, con-dotto in stretta collaborazione tra le varie unità,servirà per progettare i percorsi all’interno deltessuto urbano, individuando le stazioni, dacui si diramano assi percettivi preferenziali, ca-nali ottici o viste panoramiche.La caratteristica pluridisciplinare delle ri-

sorse all’interno delle varie unità potrà forniremaggiore efficacia al lavoro comune d’impo-stazione e nella sua esecuzione sarà altret-tanto utile fare uso della complementaritàdelle competenze. 40 Le immagini raccolte nelle tavole allegate altesto sono una selezione ristretta di un rac-conto, in questa sede necessariamente sinte-tico, che si sviluppa all’interno degli spaziconsueti o imprevedibili di città italiane, at-traversate a piedi e quasi toccate con la puntadella penna.

Appendice sui riferimenti bibliografici Nell’indicare sinteticamente il patrimonio let-terario, a cui si fa riferimento, per un primoapproccio alle problematiche del disegno di-

retto della città italiana, non si può fare ameno di indicare la nuova edizione dellaguida rossa del T.C.I., che inserisce alcuni ca-pitoli con riferimento specifico alla storia ur-bana delle principali centri. L’incremento dinotizie in tal senso anche in una collana, de-dicata al turismo, sia pure colto, è indice diuna nuova attenzione per gli studi sul feno-meno urbano e di una conseguente maggiorediffusione. Su una tale linea si sono indirizzatii numerosi studi recenti sulle città italiane, tracui, per ampiezza d’indagine ed approfondi-mento critico dei contributi, si inseriscono apieno titolo i volumi de Le città nella storiad’Italia, collana delle edizioni Laterza direttada Cesare De Seta e per certi aspetti peculiaril’Atlante del Barocco, a cura di Marcello Fagioloper i tipi della casa editrice De Luca (anche seancora non completato). Non sono nominatealtre collane, che pur avendo interessi piùampi, contengono comunque al loro internopregevoli studi su diversi centri urbani dellapenisola; allo stesso tempo sarebbe troppolungo citare i fondamentali contributi di rivi-ste come Studi urbani o Storia della città(quest’ultima purtroppo estinta). Nelle indicazioni seguenti sono state selezio-nate, per abbreviare, solo singole opere di au-tori, che in quanto specialisti hanno prodottoanche altri testi importanti sull’argomento. Leopere citate non riguardano solamente glistudi sulla città in senso stretto, ma indicanopercorsi di lettura non limitati al panoramaitaliano, ma che sono altrettanto efficaci nelladescrizione di atmosfere e paesaggi urbani in-confondibili. Le indicazioni dei testi che seguono nonhanno la pretesa di essere ampie; tutt’altro! Semai tentano di esprimere un taglio partico-lare, funzionale al lavoro da compiere nellaconsapevolezza che il fenomeno urbano è dif-ficile da comprendere, ma che in ogni caso peril disegnatore presenta imprevisti e sorprese,da interpretare hic et nunc. I rimandi ad altre discipline o ad altre artisono essenziali; basta pensare ai suoni che ca-ratterizzano un ambiente urbano e di cui quisi può fare solo un cenno (Genova cantata daFabrizio De Andrè, Bologna da FrancescoGuccini, Napoli da Eugenio Bennato, le mu-siche usate da Ermanno Olmi in “Milano ‘83”tra il rock di Mike Oldfield e l’Ernani di Giu-seppe Verdi, ecc.).

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QUAESTIO. Studi e ricerche per il disegno e la documentazione dei beni culturali. Anno XIII, nn. 23–24, ottobre 2011ISBN 978–88–548–4508–4DOI 10.4399/97888548450842pag. 17–32