Quaderno SISM 2011 Le Armi Di San Marco

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    QUADERNO2011

    Le Armi diSan Marco

    Atti del Convegno di Venezia e Verona,

    29-30 settembre 2011

    La potenza militare veneziana

    dalla Serenissima al Risorgimento

    SOCIETITALIANADISTORIAMILITARE

    Societ Italiana di Storia Militare

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    PROPRIET LETTERARIA

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    Il Convegno SISM di Venezia e Verona

    (29-30 settembre 2011)

    La Societ Italiana di Storia Militare, associazione che promuove gli studidi storia militare, ha il grande merito di consentire che anche in Italia,cos come avviene nei principali Paesi occidentali, questo campo di studi non

    occupi lultimo posto fra le discipline di carattere storico, contrariamente a

    ci che accadeva nel secondo dopoguerra. Lesito infausto della seconda guer-

    ra mondiale, infatti, aveva provocato, fra laltro, anche un rigetto di tutte le

    questioni di carattere militare, tanto che parlare di storia militare era assimila-

    to ad una adesione al militarismo.

    Per fortuna, a partire dagli anni 80 tornato un certo interesse per i pro-

    blemi di carattere storico militare, molto spesso connato, per, a circoli

    ristretti dellambiente accademico o della ricerca. Ci ha fatto s che nellor-

    ganizzazione dei convegni di storia militare generalmente venisse privilegiata

    la citt di Roma come sede di svolgimento, per la presenza sia di un nutritogruppo di studiosi della materia sia degli archivi degli Ufci Storici delle

    Forze Armate e della stessa Societ Italiana di Storia Militare. Non sono certo

    mancati convegni organizzati in altre citt italiane, ma la parte del leone lha

    comunque sempre fatta Roma.

    La partecipazione a questi incontri ha naturalmente agevolato i numerosi

    appassionati, civili e militari, residenti della Capitale, che non hanno mai

    fatto mancare la loro presenza, anche se facile supporre che fossero quasi

    sempre i soliti.

    Avere organizzato un convegno della Societ Italiana di Storia Militare inVeneto ha consentito, in questo caso, di diversicare gli spettatori, portando

    il convegno a Venezia, allinterno dellIstituto di Studi Militari Marittimi, ed

    a Verona, citt nella quale opera il Comando delle Forze Operative Terrestri,

    offrendo questa opportunit di approfondimento ad una qualicata rappresen-

    tanza militare, che poi quella che ne trae i maggiori vantaggi professionali.

    E ci non solo perch lo studio delle guerre concorre ad acquisirne le regole

    pratiche, cio le leggi ed i principi dellarte della guerra, ma anche perch il

    mondo militare, come la storia, avendo come protagonista luomo, un or-

    ganismo complesso che riette condizioni e problemi della societ, verso cuireagisce a volte inuenzandola e modicandola.

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    Per questo stretto legame con la societ, necessario che i componenti del

    mondo militare siano uomini di cultura storica, cio aperti allavvenire purse legati alle tradizioni del passato, che non si spaventano di fronte al nuo-

    vo, di cui apprezzano il giusto valore confrontandolo con il passato da cui

    trarre valutazioni ed orientamenti idonei allazione; in altre parole, uomini in

    grado di agire da Capi e non solo da tecnici.

    Generale Enrico Pino

    Comandante Esercito Veneto, gi Capo Ufcio Storico dello SME

    29 settembre 2011: lArsenale di Venezia conquistato dalla SISM. Si riconoscono (da sinistraa destra) lAmm. Ferdinando Sanfelice di Monteforte, i prof. Donato Tambl e Virgilio Ilari, gliAmm. Pier Paolo Ramoino e Maurizio Ertreu, il prof. Mariano Gabriele (che invita il fotografoa decidersi), il CV Roberto Domini. In seconda fila il dott. Zampieri (dietro Ramoino) e il prof.Alberto Santoni (dietro Gabriele).

    Nella pagina a fianco:

    30 settembre 2011: I Fanti da Mar della SISM mentre si preparano a dare larrembaggioal Castelvecchio di Verona. Si riconoscono (da sinistra a destra), Federico Moro, DamianoIacobone, Piero Del Negro, Virgilio Ilari (con in mano lennesima copia della sua famigerataBiblioteca Militare Digitale), Alberto Santoni.

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    Le armi di San Marco

    C ome spesso accade nelle cose umane, anche questo convegno frutto dicircostanze fortuite. In particolare che un neo-pensionato, nel febbraio2011, si aggirasse nei dintorni della Stazione Termini per andare a vedere i

    treni su cui aveva pendolato per trentun anni; e che uno dei suoi pi cari amici,

    ancora in servizio attivo, avesse perso il treno.

    La loro amicizia data da alcune ere geologiche e sono entrambi membri

    della stessa associazione. Ringalluzziti dalloccasione della rimpatriata e cor-roborati da una granita di caff con panna, hanno deciso di fare ancora qual-

    cosa insieme. E siccome lamico ancora attivo lavora a Padova, al pensionato

    si accesa la lampadina circa il possibile argomento.

    Lorganizzazione scientica stata curata dal prof. Piero Del Negro, eme-

    rito di storia militare dellUniversit di Padova, tra i massimi specialisti di

    stria militare veneziana e membro del Direttivo SISM. Alla riuscita del con-

    vegno hanno contribuito pure il socio Federico Moro e Paolo Foramitti, della

    delegazione italiana del Souvenir Napolonien, e soprattutto lIstituto di Studi

    Militari Marittimi di Venezia, che ha messo a disposizione laula dellArsena-le per la prima giornata dei lavori, curando inoltre il trasporto dei convegnisti

    dalla e poi alla Stazione, e il Comando Esercito Veneto che ha agevolato il

    soggiorno nella foresteria di Padova convenzionata con la Difesa e lo svolgi-

    mento della seconda giornata presso il Circolo Ufciali nel Castelvecchio di

    Verona (sede del Veneto Militar Collegio da cui deriv la prima Accademia

    Militare di Modena, organo di formazione degli ufciali cisalpino-italici).

    Virgilio Ilari

    Presidente della SISM

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    Dont touch my Breil! (Venezia, 29 settembre 2011: si riconoscono gli Ammiragli Sanfelicedi Monteforte e Ramoino, i professori Tambl e Ilari e i dottori Paolo Cau e FrancescoZampieri, affascinato dallorologio di Marina con GPS dellAmmiraglio Ertreu).

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    Il potere marittimo di Venezia

    Roberto Domini

    Premessa

    C

    hiunque giunga a Venezia e si lasci andare al fascino della citt lagu-

    nare, si rende facilmente conto che le bellezze architettoniche e la ric-chezza spirituale che ne deriva non sono un regalo, ma una dura conquista daparte di una popolazione votata al mare.

    Tale spettacolare panorama stato ssato sulle tele dal Canaletto in mododa evidenziare il mare come parte essenziale del paesaggio veneziano e forsenon poteva che essere cos.

    Lo stesso avvenne nei quadri che il Canaletto dipinse in Gran Bretagna,dove egli lavor dal 1746 al 1755. In molti di essi si possono facilmente tro-vare alcuni parallelismi tra Venezia, la vecchia signora dei mari, e la Gran

    Bretagna, la nuova regina dei mari, come se tra questi due stati vi fosse unasorta di passaggio di consegne e di ruolo.Se da un lato la Gran Bretagna ha da sempre rappresentato il modello di

    potere marittimo, credo di non sbagliare affermando che senzaltro i britanni-ci seppero far buon uso delle esperienze di Venezia e si organizzarono proprioguardando a essa. Non un caso quindi che, sin da allora, molti siano statii libri scritti in Gran Bretagna sul potere marittimo veneziano e tantissimi icollegamenti diplomatico/culturali tra di essa e Venezia tra 600 e 700.

    Sul sito internet della Marina britannica viene messa in risalto questa fra-

    se emblematica: The Royal Navy made Britains trade boom and prosper, itsustained its colonies and reshaped its politics. The sailor enjoyed greaterpopular respect than the soldier.1

    Questa denizione vale di certo per la Marina veneziana che, molti anniprima, rappresent lo strumento di politica economica, estera e militare piefcace. Se si pensa alla battaglia di Trafalgar, a Nelson, alla cultura marittimabritannica e al mito che essa riuscita a costruire con le sue imprese, Venezia

    1 La Royal Navy rese efcace e prospero il commercio della Gran Bretagna, consent ilsostentamento delle colonie e fu strumento guida della sua politica. Gli uomini di mareguadagnarono un rispetto popolare superiore a quello goduto dai soldati. (N.d.A.)

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    ugualmente pu esprimere eventi, uomini, cultura e mitologia assolutamentepari a quelli britannici.

    Dopo una breve premessa desidero trattare schematicamente del poteremarittimo veneziano, un tema di estremo interesse sia storico sia politico.Credo di essere la persona adatta a scrivere di tutto ci in quanto a lungo mi

    sono occupato dello studio del potere marittimo degli stati, ma soprattutto diVenezia, citt a cui sono molto legato.Sfruttando uno schema che mette in graco alcuni elementi suggeriti da un

    pensatore italiano, Angelo Ginocchietti2, cercher di spiegare come Veneziacerc di risolvere i problemi che dovette affrontare al ne di dotarsi di unpotere marittimo. Sar unanalisi in termini generali, in quanto la storia diVenezia si sviluppa su quasi mille anni e pertanto non poteva seguire lineeimmutabili, ma doveva escogitare di continuo aggiustamenti e adattamenti.Spero di riuscire a esaurire il tema propostomi e a stimolare un eventuale

    dibattito.

    2 Angelo Ginocchietti era un ufciale di marina che inizi a scrivere giovanissimo sul po-tere marittimo e sulla storia navale. Tra i suoi libri vanno ricordati: Nozioni di arte mili-tare marittimadel 1928,La guerra sul maredel 1930,Nozioni di storia navalecon Fran-co Garofolo,La regia marina nella conquista dellimperodel 1937,La forza armata delmaredel 1938. Egli riusc a ottenere una discreta popolarit al punto da essere chiamatoa redarre, insieme ad Aldo Valori, uno dei testi di cultura militare in uso nelle scuole se-condarie. probabile che la sua vicinanza al regime fascista, in particolare alcune sue

    affermazioni piuttosto forti, abbiano comportato un suo allontanamento e ostracismo cul-turale. I testi in bibliograa sono quelli risalenti al periodo giovanile e quindi privi di ac-centi di tipo ideologico.

    Pianta diVenezia.MuseiVaticani

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    9ILPOTEREMARITTIMODIVENEZIA

    Introduzione

    Quando ho deciso di affrontare questo tema, ho ritenuto necessario pormialcune domande che potessero aiutare a scegliere la strada migliore da seguire.Se vero che alla Gran Bretagna sono da sempre riservati onore e gloria peril suo passato sul mare, ugualmente non si pu dire di Venezia. Per assurdo,le biblioteche britanniche sono pi ricche di libri e saggi sul potere marittimoveneziano di quanto non lo siano le nostre. In Italia il potere marittimo ve-neziano stato dimenticato e non mai stato preso a riferimento, soprattutto

    politico ed economico, per la costruzione della nostra propensione al mare.Molti autori del passato riconoscevano a Venezia qualit politiche uniche

    nel panorama nazionale: quindi immediato pensare che il nostro paese sa-rebbe forse stato diverso se lItalia si fosse unita sotto guida veneziana anzichpiemontese3. Certamente la vocazione al mare sarebbe stata sancita al pi altolivello e la propensione marittima avrebbe forse superato quella terrestre.

    poi necessario domandarsi come mai, ancor oggi, la marina veneta, conil suo bagaglio di storia e tradizioni, non considerata parte delle marinepreunitarie, gruppo di cui fa parte la marina del Papa, anchessa, come quella

    veneta, assorbita dopo il raggiungimento dellunit4, ma certamente meno fa-mosa sul mare di quella veneziana.

    Nei primi anni del regno dItalia la Marina sabauda combatt contro quellache comunemente era conosciuta nella sua fase iniziale come marina austro-

    3 La storia della penisola vide nascere pi volte la possibilit che la guida degli stati italia-ni potesse essere presa da uno stato leader. Venezia, gi a partire dal 400, era certamen-te uno degli stati pi importanti e ricchi. Ununicazione anticipata rispetto ai tempi sa-rebbe stata forse possibile, nonostante le gelosie e le rivalit presenti tra gli stati italiani,qualora se ne fosse sentita lesigenza e vi fosse stato un uomo in grado di indirizzare leenergie verso questa direzione.

    4 Sul sito della marina militare, nonostante al leone di San Marco sia assegnato nella ban-diera il posto pi importante tra le repubbliche marinare, la marina veneta non consi-derata parte delle marine preunitarie, a differenza delle marine del Regno di Sardegna,toscana, ponticia e delle due Sicilie. La Marina veneta, a seguito dellannessione allAu-stria, transit in quella che venne chiamata stererreichische-venezianische Kriegsma-rine (marina da guerra austroveneta) che venne cancellata a causa della rivolta del 1848.

    Nonostante ci essa non scomparve, ma continu ad esistere con un altro nome sino al1866. Non sembrano esserci quindi impedimenti a ridare dignit alla marina veneta, lacui tradizione e fama di ben lunga superiore a quella delle marine preunitarie citate.

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    veneta5, ma dopo il 1918 il patrimonio materiale e culturale posseduto da

    questultima avrebbe dovuto essere inglobata nella marina italiana.Per concludere questa mia introduzione vorrei pormi una serie di obiettivida raggiungere. Vorrei ridare credito alla storia della marina veneziana e alsuo potere marittimo, vorrei spiegare scienticamente come Venezia si siapotuta sviluppare solamente grazie alla sua volont di guardare al mare comeunico riferimento, vorrei inoltre indagare sul legame tra potere marittimo edefcacia dello stato, tra volont di combattere e volont di pace, tra capacitguerriere dei capi e la rettitudine dei politici e come questi elementi abbianoinuenzato la crescita e la ne della citt-stato.

    Auspico che a breve la Marina Militare riconosca alla marina veneta queltributo di storia e cultura che per anni stato negato a causa forse di una batta-glia come quella di Lissa6, che ha pesato cos a lungo sulla storia dellItalia.

    Venezia e il contesto storico in cui nasce e si sviluppa

    Dal 500 al 1500 la storia europea visse un millennio, corrispondente almedioevo, in cui Asia ed Europa si contrapposero, divise da religioni, conce-zioni della vita e culture dando origine a unampia frammentazione e a tribin continua migrazione.

    In Europa i feudatari e i signorotti locali si combatterono tra loro sullaterra, raramente sul mare.

    In tale contesto, ove la gente comune viveva nellincertezza e nella dif-colt, Venezia rappresent un luogo diverso grazie a livelli di libert e sicurez-za che non avevano uguali. Venezia, nata dalla volont di non soccombere allepopolazioni barbare provenienti da levante, si concentr inizialmente sullasua sopravvivenza e sicurezza per sviluppare successivamente il commercio,del sale prima e quindi di beni provenienti dalloriente. Ci non imped, anzifavor, lo sviluppo della manifattura e della cultura del libro, di cui per annifu leader mondiale.

    Per proteggere la sua esistenza e la sua capacit di commerciare, fatico-samente conquistata sul mare e a causa del mare, divent una potenza marit-tima: lo fece con la galea, unit navale che rappresentava limbarcazione di

    5 Non vanno mai dimenticati i marinai giuliani, dalmati e istriani che sono da sempre con-

    siderati parte integrante della cultura marittima veneta.6 A Lissa oltre il 50% del personale imbarcato a bordo delle navi austriache era di origineveneta.

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    11ILPOTEREMARITTIMODIVENEZIA

    riferimento in tutto il Mediterraneo. Su di essa si trasportava il materiale, si

    difendeva il trafco mercantile, si combatteva contro gli avversari.Venezia, come le altre repubbliche marinare, seppe sfruttare le opportunitche le si presentavano. Le crociate, in particolare, ebbero un effetto dirompen-te sulla situazione preesistente grazie ai noli per il trasporto dei guerrieri e delsupporto logistico verso la Terra Santa, ma soprattutto per lapertura di canalicommerciali a oriente. La citt divenne ricca e in grado di ampliare semprepi la sua capacit di proiezione dal mare.

    Era quindi essenziale che Venezia presidiasse le rotte marittime, che esten-desse sempre pi lontano i suoi commerci e che stabilisse delle colonie per

    consentire il rifornimento delle unit navali oltrech per produrre beni spe-ciali.Nella fase iniziale della sua storia marittima, Venezia combatt per ottene-

    re il dominio sullAdriatico e sul levante, prima con le citt-stato adriatichee quindi con Bisanzio, Genova e inne gli Ottomani. Tra tutte le guerre van-no ricordate quelle iniziali per il dominio dellAdriatico contro Pola e Adria,la conquista di Costantinopoli del 1203-04, effettuata dal mare, le guerrecon Genova (1282 1302), contro i pirati della Dalmazia e quindi contro laMarina ottomana.

    Il potere marittimo veneziano (raggiunto compiutamente nel 1381 con lavittoria su Genova) divenne quindi la ragione stessa dellesistenza della citt-stato; senza le sue navi Venezia non poteva commerciare, senza il suo poteremarittimo Venezia non sarebbe stata in grado di assicurare la sua libert con-tro chi aveva desiderio di contrastarla.

    Fu un potere proteso verso il vicino oriente ovvero nel Mediterraneoorientale (quello occidentale le era precluso da altre potenze europee comela Spagna) e ci pose Venezia nella necessit di dover affrontare sul mare,quasi da sola, lImpero ottomano che, in piena espansione territoriale, desi-

    derava giungere in Europa attraverso i Balcani e i mari che li circondavano.Inizialmente era una lotta tra una potenza marittima e una continentale, maben presto i turchi si affacciarono sul mare divenendo un terribile avversario.

    Gli anni di scontro contro i turchi furono anche quelli delle grandi scopertegeograche e il progressivo utilizzo degli oceani e in tale nuovo scenario glispagnoli, eredi delle marine catalane e aragonesi, godevano del privilegio loroofferto dalla favorevole posizione geograca. Proprio con la Spagna, Venezia,spinta dalla lotta senza quartiere contro gli ottomani e dalla ferrea volontpapale, si alle per contrastare, nellambito della Santa Lega, lespansionismo

    turco. Tale alleanza port alla vittoria navale di Lepanto del 5 ottobre 1571.Venezia vi sacric quanto di pi prezioso aveva per la sopravvivenza propria

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    e delloccidente cristiano ma, cos facendo, condann se stessa a una progres-

    siva agonia, degna per di essere denita dai veneziani dignitosa e signorile.Linvidia e il disprezzo delloccidente7, la forza del nemico a oriente ela geograa condannarono Venezia e il suo potere marittimo a questa mortelenta che ebbe qualche momento di fulgore e gloria, ma che non si pot inter-rompere.

    Larrivo di Napoleone e il successivo dominio austriaco ridussero Veneziaalla schiavit dopo secoli di libert e conquiste, una ne inimmaginabile inconsiderazione dei risultati da essa ottenuti nella sua storia.

    Il mare, lo stato e il potere marittimo

    Quando si voglia analizzare il potere marittimo di uno stato, necessariocomprendere che esso rappresenta sia il punto di arrivo di un progetto benpianicato e ben condotto sia il punto di partenza per lottenimento di deter-minati obiettivi politici.

    Esso, infatti, rappresenta il momento nale di un complesso processo evo-lutivo che esprime la volont dello Stato di far uso del mare per la tutela deipropri interessi.

    Esso si esplica attraverso:

    - la difesa delle proprie attivit e il contrasto di quelle avversarie;

    - la protezione delle frontiere marittime, delle comunit nazionali e delleattivit economiche ovunque esse si trovino;

    - la proiezione al di l dellorizzonte della propria volont politica per affer-mare le scelte nazionali e il proprio prestigio8.

    Per spiegare questa denizione, utilizzer uno schema di riferimento basa-to su quanto esposto in un suo testo dal Ginocchietti9e da me opportunamenteelaborato. Esso mi servir da guida per la successiva trattazione.

    7 Basti pensare alla battaglia di Agnadello quando le forze appartenenti a una coalizione distati europei, frutto della lega di Cambrai, sconssero lesercito veneziano nel 1509. Unavittoria veneziana avrebbe forse potuto cambiare la storia dellItalia.

    8 La denizione, pur con alcune modiche, mutuata dal testo La dottrina marittima na-zionale, documento edito dallIstituto di Studi Militari Marittimi di Venezia per lo Stato

    Maggiore della Marina nei primi anni 2000.9 Ginocchietti A., Nozioni di arte militare marittima, Tipograa del Senato, Roma,1928, pagg. 1-114.

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    13ILPOTEREMARITTIMODIVENEZIA

    Perch uno stato possa ambire a costruire un proprio potere marittimo

    necessario che si verichino le seguenti circostanze:- goda di condizioni che possano favorire la nascita di un potere marittimo;

    - abbia una politica (economica, sociale e di sicurezza) rivolta al mare e lostato sia disposto a investire sulle attivit marittime;

    - sia dotato di una strategia marittima che guidi i suoi passi, inizialmente nelcampo della pianicazione delle risorse materiali, umane e organizzative esuccessivamente, predisposti tutti gli assetti e lo strumento, sia in grado diutilizzarlo al meglio operativamente al ne di poter far uso del mare per ipropri interessi.

    Fig. 1 - Lo schema mostra le quattro fasi dellacquisizione del potere marittimo: a)analisi delle condizioni dello stato e determinazione degli interessi; b) costruzionedello strumento marittimo; c) suo impiego; d) controllo/dominio del mare e verifica

    dei risultati.

    ESPANSIONE, SOPRAVVIVENZA, SICUREZZA

    VOLONTA POLITICA DI UNO STATO DIINVESTIRE SULLE SUE RISORSE MARITTIME

    SODDISFACIMENTO

    OBIETTIVI POLITICI

    LE CONDIZIONI CHE FAVORISCONOLO SVILUPPO DEL POTERE MARITTIMO

    CONFORMAZIONE

    E NATURA TERRITORIOPOSIZIONE

    DENSITA E CARATTERE

    DELLA POPOLAZIONE

    STRATEGIA GLOBALE DEL PAESE

    INTERESSI

    ECONOMICI

    INTERESSI

    POLITICI

    INTERESSI

    SOCIALI

    STRATEGIADELLE RISORSE

    STRATEGIA

    OPERATIVA

    PERSONALEMATERIALE

    MEZZI NAVALI

    SISTEMI DARMA

    NAVIGLIO

    MERCANTILE

    COSTA

    ORGANIZZ.

    COSTIERA

    BASI

    ORGANIZZ.

    CENTRALE

    CEMM

    UFFICIALI

    CULTURA E

    FORMAZIONE

    POTERE MARITTIMO

    LOGORAMENTO

    AVVERSARIO

    SOSTEGNOLOGISTICO

    NAVAL

    DIPLOMACY

    OFFESA ALL

    AVVERSARIO

    DIFESACOSTIERA

    AZIONIDAL MARE (PPA)

    STRATEGIA

    MARITTIMA

    DOMINIO

    DEL MARE

    COMMERCIORISORSE

    INFLUENZA POLITICAPRESENZA MILITARE

    DIPLOMAZIARICCHEZZA

    STABILITA SOCIALE

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    Per strategia marittimasintende quella componente della strategia globa-

    ledel paese che consente il raggiungimento degli obiettivi in campo maritti-mo. Essa prioritariamente intesa a creare e mantenere quelfattore di potenzadetto POTERE MARITTIMO, secondariamente a predisporre il suo migliorimpiego allo scopo di ottenere il dominio del mare, completo o temporaneoche sia. Queste due azioni sono considerate opzioni strategiche. La prima detta strategia delle risorse10ed volta alla costruzione dello strumento na-vale nel suo complesso (potere marittimo), la seconda detta strategia opera-tiva11ed volta a pianicare limpiego operativo delle forze (ottenimento deldominio del mare).

    Venezia e il potere marittimo

    LAmmiraglio Giovanni Sechi, fondatore dellIstituto di Guerra Marittimaitaliano, deniva cos il potere marittimo:

    Il potere marittimo il mezzo col quale gli stati esercitano il dominio delmare - talassocrazia per scopi militari, commerciali e coloniali: esso per-tanto esplica la sua azione non solo nel campo militare ma altres in quello

    politico ed economico ed evidentemente costituito dallarmata militare, dal-la otta mercantile e dagli appoggi che ad esse offre il litorale nazionale ecoloniale12.

    Come si gi visto precedentemente nel graco denominato comeGinocchietti modicato, per ottenere un potere marittimo necessario agiresu risorse materiali, umane e organizzative.

    Di seguito vedremo come Venezia ha risolto pi che bene queste aree diazione.

    10 Perstrategia delle risorsesintende unopzione di strategia marittima tesa a svilupparele componenti del potere marittimo ovvero realizzare, secondo un piano prestabilito, laquantit e la qualit dei mezzi materiali, umani e organizzativi necessari al conseguimen-to dello scopo.

    11 Perstrategia operativasintende unopzione di strategia marittima tesa a pianicare, co-ordinare e impiegare i mezzi secondo modalit operative (e tattiche) idonee a superare il

    contrasto avversario al ne di ottenere il dominio del mare (controllo) ovvero il soddisfa-

    cimento degli obiettivi politici a monte.12 Sechi Giovanni,Arte Militare Marittima, vol. 1, Giusti, Livorno, 1903, pag. 3.

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    Venezia e il mitoNellanno 829 vennero portate a Venezia, provenienti da AlessandriadEgitto, le reliquie di San Marco, trafugate da una spedizione capitanata daRustico di Torcello e Buono di Malamocco13.

    Il mito del martire Marco, proveniente dal mare, che pot divenire il protet-tore della citt ormai fondata e alla ricerca di una sua identit, rappresent lavolont di appropriarsi di un ruolo politico e religioso alternativo ad Aquileia,ma soprattutto la volont di innalzare la citt a ruoli e fasti che al momentocertamente non aveva.

    Ma San Marco non fu lunico mito di Venezia. A lungo si parl del trafuga-

    13 La leggenda racconta che Marco si fosse recato a predicare nellarea nord orientaledella penisola italiana. Colto da un fortunale mentre si trovava in mare, trov ripa -ro presso alcuni abitanti di unisola della laguna. Dopo aver accettato i doni di ospi-talit offertigli, il Santo si addorment e sogn un angelo che gli annunci che suquellisola sarebbe sorta una grande citt che avrebbe ospitato il suo corpo. Il rac-conto del sogno e le sue predicazioni rimasero a lungo nellimmaginario delle po-

    polazioni che lo avevano ospitato e il racconto di Marco venne trasferito di padre inglio per secoli sino a quando i due marinai andarono a trafugarne il corpo ad Ales-sandria nel 829.

    Il Mappamondo di Fra Mauro (1450), ora allinterno della Biblioteca Nazionale Marcianaa Venezia. Da notare che in cima c il Sud e in basso il Nord.A destra: La stessa immagine capovolta secondo le convenzioni moderne, mettendo in cimail Nord e in basso il Sud

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    mento del corpo di San Nicola, antico patrono dei marinai, in barba a quanto

    raccontato dai baresi, mito che per opportunit politiche fu fatto cadere e pas-sare alloblio proprio per non entrare in contrasto con un alleato nellarea diOtranto, porta dellAdriatico.

    certo che sin dal XI secolo esisteva una chiesa dedicata a San Nicol14,protettore di chi opera sul mare, e proprio il mare per i veneziani rappresentun mito su cui fondare le proprie volont politiche.

    San Nicola quindi forse una scusa per mitizzare il mare, dare origine allestorie raccontate ai giovani per invogliarli a lanciarsi nelle avventure di unavita difcile e pericolosa. Ma anche il mito dello sposalizio con il mare e

    del Bucintoro a indicare la speciale relazione che Venezia aveva con le acqueche la circondavano, dalle quali traeva sostentamento e ricchezza. Venezia eranata dalle acque e viveva su esse e ci, unitamente alla favorevole posizionestrategica, rappresentava la condizione ottimale perch si formasse un poteremarittimo degno di tale nome.

    Fattori del potere marittimo veneziano

    Quando si parla di condizioni alla base dello sviluppo del potere marittimodi uno stato, uso fare riferimento alle valutazioni diAlfred Tayer Mahanche,nel suo Linuenza del potere marittimo sulla storia, indic per primo unaserie di fattori imprescindibili. Per Mahan essi erano la posizione geogracadello Stato, gli aspetti sici dello Stato, lestensione del territorio, lentit del-la popolazione, il carattere della popolazione e il carattere del governo. Altriautori15concentrarono le loro attenzioni sulla geograa, sui trafci marittimi esulla marina mercantile o ancora sulle doti morali - come attitudine, caratteree coraggio del popolo - e su quelle materiali - come tipo e dislocazione deimezzi (navi), qualit e quantit delle basi, posizione geograca dello stato econdizioni della marina mercantile.

    Dopo questi grandi pensatori del passato, molti altri hanno provato a cer-care le giuste soluzioni con il solo risultato di non trovare un accordo suglielementi di maggior impatto atti a giusticare elevati investimenti da partedello stato.

    Recentemente il Kearsley ha suddiviso i condizionamenti in tre categorie

    14 I marinai veneziani erano soliti pregare il loro protettore proprio in questa chiesa. Ancora

    oggi nellarea veneta i regali ai bambini vengono portati il 6 dicembre da San Nicol, unmito che non ebbe quindi termine, ma si rinnov nel tempo.15 In particolare Julian Corbett e Herbert Richmond.

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    principali denibili come sici, economici e politici. Essi sono da lui cos

    elencati:- sici:

    elementi geograci locali;zone marittime soggette a sovranit;rapporto tra supercie terrestre e marittima;ricchezza del mare;

    - economici:rapporto PIL/ supercie ZEE;% del PIL dovuto allindustria;PIL pro capite;otta mercantile;cantieri navali;impiego dei porti;dimensione della popolazione;

    - politici:

    tradizione marinara;

    tipo di governo;appartenenza a blocchi di potere;interazioni politico-militari.

    facile notare come tutti questi studiosi del potere marittimo, eccettoMahan, partano da una situazione in cui gi presente una ricchezza e unapropensione marittima da parte dello stato. Gli elementi che essi propongonosono di fatto una giusticazione successiva a un processo gi iniziato.

    Ci non pu quindi essere applicabile per una citt-stato nei suoi primi se-coli di vita. Ecco perch ho scelto di rifarmi nuovamente al Ginocchietti che,oltre a essere un Ufciale di Marina italiano, inuenzato pi da Mahan chedagli altri pensatori.

    Egli considera tre principali aree che inglobano gli elementi necessari inmaniera certamente oggettiva e priva di condizionamenti ovvero:

    conformazione e natura del territoriocoste facilmente comunicanti con aree produttive (risorse);o

    mancanza di risorse sul territorio;o

    presenza di forti avversari sui conni terrestri.o

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    Posizione:

    (stati insulari) mare come scudo protettivo pi efcace;o(stati continentali) necessit di difendersi da stati che vogliono sfruttareole comunicazioni marittime.

    Densit e carattere della popolazione:elevato tasso di crescita della popolazione;odisponibilit ai sacrici che il mare comporta;odurezza nel carattere e sensibilit politica.o

    Venezia sorge su isole di sabbia allinterno di una laguna nella quale sfo-ciano alcuni umi che consentono il collegamento con le aree interne dellapianura veneta.

    La ragione della nascita di Venezia legata alla necessit di proteggere gliabitanti della regione invasa dalle orde barbariche. infatti risaputo che lecondizioni morfologiche dellarea e le condizioni climatiche spesso avverserappresentavano un ostacolo gravoso per i potenziali invasori. Tale caratteri-stica si dimostr efcace sino alla conquista da parte napoleonica, sebbenela scontta in quel caso fosse pi dipendente da motivi legati alla volont di

    non combattere piuttosto che al superamento degli ostacoli naturali16

    . EssendoVenezia circondata dal mare, la sua salvezza dipendeva dalla sua otta persventare gli eventuali attacchi da mare, ma soprattutto per assicurare i riforni-menti in caso di assedio da terra.

    Allinterno della pianura era possibile trovare tutto quanto era necessarioal sostentamento, ma soprattutto le merci provenienti dal mare potevano es-sere facilmente trasportate verso lentroterra sin quasi alle montagne graziealle vie uviali. Ci diveniva indispensabile a causa delle scarse risorse chepotevano essere ricavate dalla laguna, a eccezione del sale. Parlare del sale

    ci porterebbe fuori strada, vista la sua importanza per il orire dei commerciveneziani, ma importante sottolineare che fu proprio il sale a consentire losviluppo del commercio che nel tempo and sempre pi crescendo17.

    16 Fino alloccupazione francese, nella memoria collettiva non si erano impresse tracce dipericoli mortali provenienti dallentroterra italiano. Tenenti Alberto inIl senso del mareStoria di Venezia, Temi: Il mare, Istituto dellEnciclopedia Italiana Roma 1991, pag. 7.

    17 Nella prima met del Seicento Paolo Morosini ricordava non senza compiacimento che

    n dal 1274 era stato emanato il divieto di acquistare terreni in terraferma, per costrin -gere i veneziani ad attendere alle cose di mare. Tenenti Alberto inIl senso del mare,Storia di Venezia, Temi: Il mare, Istituto dellEnciclopedia Italiana Roma 1991, pag. 7.

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    La spinta al mare era poi giusticata dalla presenza di potenziali avversari

    sulla terraferma, non solo i primi movimenti di unni, goti ecc, ma soprattuttoin una fase successiva prima i longobardi e poi i franchi che, premendo allespalle di Venezia, obbligavano lo stato a guardare solo e soltanto al marecome fonte di sopravvivenza.

    SullAdriatico Venezia si scontr ben presto con citt-stato a essa similiche potevano rappresentare un ostacolo alla sua crescita economica e politica.Non vi furono tentennamenti e, sfruttando la sua posizione centrale, riusc asconggere tutti i possibili avversari potendo cos contare sul dominio del-le comunicazioni marittime nellalto Adriatico, conquista che le consent di

    emergere rispetto alle altre citt e di guadagnare il sostegno e la protezione diBisanzio.

    Fig. 2 - Centralit di Venezia rispetto alle fonti di approvvigionamento economico

    nel levante e le aree di commercio in Europa.

    La posizione in cui Venezia si collocava era anche centrale tra lOriente elEuropa. Nella fase di sviluppo questa consapevolezza forse non era presentechiaramente ma in un secondo momento, avendo conquistato a duro prezzola possibilit di commerciare con il Levante e avendo ottenuto mano libera

    con Bisanzio, chiaro che Venezia fosse collocata geogracamente meglio ditutte le altre citt-stato marittime dellepoca.

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    Ecco come la storica britannica Eileen Power den la posizione di Venezia

    e la propensione al mare dei veneziani:Situata nel punto pi interno dellAdriatico, a met strada fra Oriente eOccidente, sullunico grande itinerario marittimo del commercio medievale;

    porto mediterraneo, eppure cos a nord da trovarsi quasi nel cuore dellEuro-pa; Venezia era il punto su cui convergevano tutte le vie di trafco terrestri emarittime che potessero essere percorse da bestie da soma o solcate da navi.

    Ma se la geograa aveva dato a Venezia una posizione senza pari, i Venezianifecero il resto. Per tutti i primi anni della loro storia sdarono Costantinopolia oriente, e il Papa e il Sacro Romano Imperatore a occidente: a volte rivol-

    gendosi a uno, a volte allaltro, ma sempre ostinatamente attaccati alla loroindipendenza. Capaci, se minacciati, di ritirarsi nelle loro isole. Consapevolisempre che, per essi, lavvenire si trovava sul mare e in quelle terre orientaliil cui calore si era insinuato nella loro civilt e aveva scaldato il loro sangue.

    Erano occidentali e orientali insieme, questi veneziani: cuori caldi nellama-re e nel conquistare, teste fredde nel progettare e nel governare 18.

    Lo splendido ritratto fatto da Eileen Power apre la porta allultimo puntoindicato dal Ginocchietti ovvero la densit e il carattere della popolazione.

    La Regione Veneto, sul proprio sito, tratta il periodo successivo alla ne

    dellImpero Romano e i cambiamenti nel tessuto sociale ed economico dellezone pianeggianti in maniera molto chiara che di seguito si riporta:

    A spiegare la decadenza e la scomparsa degli antichi centri municipali diAquileia, Concordia o Altino e la fuga in massa degli abitanti verso zone pisicure, non bastano gli eventi bellici. Alla loro ne concorsero:

    il venir meno del ruolo economico alla base del loro sviluppo;

    la riduzione dei commerci e il deterioramento delle infrastrutture, soprat-tutto della rete idrica;

    il collegato dissesto idrogeologico della zona.

    Una vasta fascia di terre scarsamente popolate e ricche di acque e boschidivise il Veneto longobardo da quello lagunare bizantino.

    Cambi la distribuzione dei pesi demograci ed economici nello spazioregionale: nei secoli VI e VII le aree coltivate regredirono, boschi e paludicrebbero, le citt ridussero il loro spazio edicato e abitato.

    Nellarco di poche generazioni la crescita delle paludi della bassa pianurarese impraticabili vaste zone costiere. Riacquistarono importanza la pianura

    18 www.brevemassima.it/index.php/frasi-su-venezia.

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    asciutta sopra il limite delle risorgive e la fascia pedemontana19.

    La zona lagunare e quella pedemontana divennero quindi pi abitate, seb-bene la ricerca delle risorse per la sopravvivenza fosse ben pi difcile chenella pianura. La popolazione veneziana and quindi crescendo non solo perle nascite sempre pi numerose tra la popolazione residente, anche grazie allemigliori condizioni di vita, ma soprattutto per la forte immigrazione dallen-troterra. Tale crescita rimase quasi sempre costante, tranne nei momenti diriduzione dovuti alle malattie o alle guerre. Nel Medioevo Venezia diventuna delle citt pi popolose dEuropa, in grado quindi di trovare la necessariamanodopera per armare le imbarcazioni, ma a nulla ci sarebbe servito senza

    una spinta al mare che fu propria di tutte le classi sociali. infatti da rimarcare come i veneziani fossero disponibili al sacricio e,pur temendo il mare per la sua pericolosit, esso veniva denito come spa-tioso et horribile a riguardare20, ritenevano che esso fosse domabile e che ledifcolt di una vita pericolosa fossero mitigate dalla gratica rappresentatadal bottino che le vittorie militari assicuravano.

    Chi conosce il mare, sa che esso impone regole ferree, durezza nei com-portamenti ovvero una disciplina senza la quale lequipaggio si trova a ri-schiare la vita. Ecco quindi che il commissario inquisitore Sebastiano Venier

    indica proprio nellaccettazione di regole la base delle fortune di Venezia: di vantaggio noto che cotesta Serenissima Patria riconosce i suoi avventurati

    principii dalla disciplina nelle cose di mare, con amplicazione di sua gran-dezza e gloria21.

    Imparata le regole del mare, la distanza mancante a diventare buoni sol-dati era breve. Colpisce che siano le donne a spingere i morosio i mariti allaguerra. Sono esse a cantare inni in cui si dice che si deve combattere per SanMarco, che si deve attaccare e vincere per lonore della famiglia. Tutte lefamiglie hanno qualche parente nella milizia marittima e i veneziani combat-

    tono con coraggio, tengono molto a distinguersi nella lotta per una vittoria chedoveva comunque dare lustro alla Repubblica. una scuola e una tradizionedi ardimento, gli uomini crescono uniti tra loro nellambito della propria isolacome essa fosse una nave. Sono gli di famiglie pi o meno facoltose, per

    19 www.archeoveneto.it/portale/?page_id=486.20 Tenenti Alberto inIl senso del mare, Storia di Venezia, Temi: Il mare, Istituto dellEnci-

    clopedia Italiana Roma 1991, pag. 12.21 Tenenti Alberto inIl senso del mare, Storia di Venezia, Temi: Il mare, Istituto dellEnci-clopedia Italiana Roma 1991, pag. 22.

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    nulla soggette alle divisioni di classe che si vericano nella terraferma; forse

    senza saperlo, sin da piccoli i veneziani vivevano su un lembo di terra similea una nave e ne acquisivano la disciplina quasi automaticamente.Il passaggio a una consapevolezza politica verso il mare era conseguente.

    Nel mare era la ragione di vita della Repubblica, la possibilit di difenderele ricchezze che il mare aveva permesso con i commerci e le acquisizioniterritoriali, ma soprattutto dal mare si traeva il prestigio, la considerazione eforse anche linvidia degli altri stati. Non appare strano quindi che fosse fattodivieto di acquisire terreni in terraferma e che i beni da investire fossero con-vogliati sui commerci marittimi. Il mare era tutto, ogni energia doveva essere

    indirizzata sulle attivit marittime e politici, commercianti e marinai-soldatierano una cosa sola, essendo capaci cos di salvaguardare la centralit dellostato pur assicurando una forma di liberismo economico difesa da una Marinae da un sistema diplomatico di primordine.

    Tutto ci rappresenta una semplicazione, in quanto non sarebbe possibilevalutare i temi trattati senza tener conto dei mutamenti succedutesi nel lungotempo di vita della Repubblica nella quale: ... la dimensione marittima chevi predomina ha senza dubbio registrato le oscillazioni provocate dalle vi-cende che lhanno accompagnata e non ha potuto sfuggire alle congiunture

    storiche22.

    Venezia e i suoi interessi

    Venezia aveva numerosi interessi da tutelare, fossero essi economici, so-ciali o politici. Essi erano condizionati dalla specicit della citt-stato e rap-presentavano il collante che univa i cittadini e li accomunava sia nello sforzodi puntare a grandi imprese sia nelle difcolt. A differenza di molte situa-zioni odierne, essi erano ben chiari e compresi da tutti i cittadini, consci delrischio rappresentato dal loro mancato soddisfacimento. Lo stato venezianoha via via modicato le sue inclinazioni in funzione dello sviluppo territorialeda cui derivava conseguentemente una maggior complessit di gestione degliinteressi stessi. facile affermare che, se in una fase iniziale ci che era mag-giormente ritenuto vitale era la sopravvivenza della citt e la sua possibilit dicommerciare localmente contro stati di ridotte dimensioni, con lespandersidellarea dinuenza verso levante e verso la terraferma gli interessi diventa-rono pi difcilmente perseguibili in quanto a contrastarli vi erano stati ben

    22 Tenenti Alberto inIl senso del mare, Storia di Venezia, Temi: Il mare, Istituto dellEnci-clopedia Italiana Roma 1991, pag. 9.

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    pi potenti. Ci port Venezia a saper dosare la forza attraverso la sua otta eil dialogo attraverso la sua diplomazia.

    Chiusa sulla terraferma per lungo tempo da stati ostili, condizionata da unPapato spesso determinato avversario della Repubblica, avversata sul mareda pirati e marine che ne mettevano a rischio le vie di comunicazione, fruttodinvidia da parte di molte case regnanti dEuropa, ma legata al mare per po-ter commerciare e vivere, Venezia invest a lungo il meglio delle sue risorse

    umane ed economiche nelle attivit marittime. Quando si risolse ad ampliareil suo dominio sulla terraferma, i costi conseguenti e la modica sostanzialedella sua ragione dessere la portarono a una progressiva decadenza.

    Strategia delle risorse - Risorse materiali

    Trovare le risorse economiche per far fronte alla costruzione e manuten-zione dei mezzi navali rientra nella strategia delle risorse che Ginocchietti de-n come materialee comprendeva la otta e la sua composizione, la marinamercantile e i sistemi darma.

    Lunit navale su cui poggiava il potere marittimo veneziano era la galea,derivata dal progressivo miglioramento delle liburne usate in Adriatico. Essa

    Particolare del Mappamondo di Fra Mauro. LOceano

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    era di massima lunga circa 45 metri, larga da 6 a 8, con un pescaggio di 1.3

    circa ed era dotata di uno o due alberi. La propulsione avveniva tramite remigovernati da tre o cinque vogatori in maniera detta a scaloccio ovvero ununico remo per banco. Solo nel XV secolo alcune galee adottarono sistemiremici detti a sensileovvero con pi remi sullo stesso banco. Le galee furo-no dotate di timone come oggi lo conosciamo intorno al XV secolo, mentreprecedentemente i timoni erano due, posti ai lati poppieri dellimbarcazione.Sia prima del XV secolo, momento in cui a bordo furono imbarcate le arti-glierie, sia successivamente, larmamento era collocato a proravia. La galeasopravvisse a lungo e forse questa potrebbe essere vista come una delle cause

    della decadenza navale veneziana. Infatti essi erano cos bravi a costruirle e legalee cos ben si adattavano agli scarsi fondali della laguna, che si adeguaronotecnicamente alla costruzione di velieri con ritardo rispetto alle altre potenzenavali dellevo moderno. In Arsenale si continuarono a costruire galee sinoalla guerra di Candia (1644 69).

    Le altre unit a remi erano le fuste, le galeotte, le saettie da 24/36 vogatori,i brigantini da 24/28 vogatori, le fregate da 16/20 rematori e le feluche.

    A partire dal XVII secolo anche vascelli e velieri furono inglobati nellamarina da guerra inquadrati in quella che veniva chiamata armata grossa. La

    prima unit a essere costruita in Arsenale il Giove Fulminantenel 1667. chiaro che si gi creato un gap tecnico che non verr pi colmato, se

    dalla met del 600 Venezia si vide costretta ad afttare le navi olandesi o adavere a bordo capitani stranieri e questo ha un costo enorme per le ormai sem-pre pi scarse risorse statali.

    Era iniziata la decadenza marittima che si pu dire conclusa nella met del700, quando Alvise Mocenigo valut la costruzione del vascello San Carlo

    Borromeoavvenuta nel 1750 in questo modo: riprovata dalla scienza, sicco-me parto capriccioso di una maestranza ignorante ed indegna di servir qual

    modello in un arsenale di tanta fama e riputazione23.La marina mercantile era invece dotata di galee da mercato lunghe sino

    a 50 metri e navi dette tonde come le Acazie e Tarideveneto-bizantine, lecocche, le caravelle, le caracche e successivamente i galeoni. Anche nel casodella marina mercantile vi un progressivo decadimento a partire dal XVIIsecolo che port tra il 1693 e il 1694 ad avere 35 navi a quattro alberi su 55acquistate allestero24.

    23 AA. VV. (Concina - 1991),Il mare, pag. 250.24 AA. VV. (Tenenti - 1991),La Venezia barocca,pag. 543.

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    Apro una parentesi per parlare delle mude ovvero dei convogli che daVenezia partivano verso i luoghi dinteresse. Lo scopo primario era di acqui-sire materie prime da poi vendere nel mercato europeo, ma anche di venderei prodotti niti provenienti dalle manifatture veneziane come armi, manufattie tessuti lavorati. Nel levante, alla ricerca di spezie, incenso, profumi e sete,vi erano le mude di:

    - Romaniache giungeva nel Mar dAzov e sulla costa settentrionale del MarNero;

    - Alessandriache giungeva in Egitto;- Siriache giungeva nellattuale Libano;

    - Trafegoche toccava i porti della Sicilia, dellattuale Tunisia, della Libia,dellEgitto e quindi del Libano.

    Nel Mediterraneo occidentale, alla ricerca di oro, vi erano le mude di:

    - Aigues Mortes che giungevano nei porti dei vari stati italiani del Tirreno eFrancia e Spagna meridionali;

    - diBarberiache giungevano nei porti dellAfrica settentrionale per poi risa-lire sino a Valencia.

    Mappa di Corf, XVI secolo

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    In Atlantico la muda delle Fiandre, alla ricerca di tessuti grezzi, pellicce e

    cuoio, giungeva nei porti della penisola iberica meridionale, Cadice, Lisbonae quindi Southampton, Bruges, Anversa e Londra.Nella produzione di sistemi darma Venezia riusc a mantenere un predo-

    minio o almeno una parit con gli avversari nel campo delle artiglierie sinoalla met del XVII secolo. Venezia produceva in proprio tutto ci che servivaalle dotazioni di bordo, ma venne soppiantata dalle capacit svedesi e britan-niche quando si pass dai cannoni di bronzo a quelli di ferro.

    Alcuni tentativi furono intrapresi nel tardo 600, inviando allestero dele-gazioni di esperti, tra cui in particolare Sigismondo Alberghetti25, senza che i

    suoi consigli fossero poi messi in pratica26

    .

    Strategia delle risorse - Risorse umane e culturali

    La strategia delle risorse umane e culturali che, Ginocchietti den comepersonale,si concentra sulla programmazione che deve esistere in uno statorelativamente alla qualit della classe dirigente della marina, ai sistemi perrendere le navi in grado di avere equipaggi adeguati e agli aspetti formativi eculturali. Venezia stata mediamente attenta a tali problemi, spesso occupan-dosene in maniera mutevole in funzione delle condizioni politiche ed econo-miche. da dire che non tutte le potenze marittime del passato dimostraronomolta attenzione a tale esigenza, forse perch condizionate dal fatto che, anti-camente, la vita aveva un valore decisamente pi scarso di quello attuale e trale masse povere era comunque facile reperire gli uomini da mettere ai remi o

    25 LAlberghetti si dedic, nella seconda met del sec. XVII, alla professione, tradizio-

    nale nella sua famiglia, di fonditore di artiglieria al servizio della Repubblica e allostudio della balistica e delle scienze meccaniche. Dapprima pubblic in Venezia unEsame de bombisti (1685), quindi unDirettore delle projettioni orizzontali: istro-mento inventato... per il meglior uso dellartiglieria(1691), questultimo dedicato aB. Erizzo, provveditore straordinario di Cattaro. Incaricato, verso la ne del secolo,dal Senato veneto di una missione in Inghilterra per studiarvi nuovi metodi di fu-sione dei pezzi, ne torn propugnando la costruzione di bocche da fuoco in ferro eladozione di proietti oblunghi, con corpo centrale cilindrico. Queste sue proposte- che non furono applicate nellArsenale di Venezia per leccessiva spesa che avreb-bero comportato - si trovano esposte nella sua ultima e pi importante opera, laNo-va Artilleria Veneta..., di cui uscirono due edizioni: luna nel 1699, laltra, postuma,

    nel 1703, dedicata al pontece Clemente XI. da www.Treccani.it26 Concina considera questo tentativo come primo caso di sforzo veneziano di aggiorna -mento sistematico in questo campo AA. VV. (Concina - 1991),Il mare, pag. 252.

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    alle vele. A partire dal 600 tale situazione si modic e il problema della leva

    marittima divenne serio.Gli stessi aspetti culturali sono unesigenza che si cominci a sentire apartire dal XIX secolo, quando la tecnologia entr prepotentemente in gioconella denizione delle speciche tecniche delle navi e nella pianicazionedi marine globali come quella britannica e americana. Certamente gli aspetticulturali, nel caso di Venezia, andrebbero visti nel profondo legame che lacitt visse con il mare.

    Ai pi sfugge, infatti, la comprensione della simbiosi che esiste tra Veneziain quanto luogo di vita simile a una nave, il mare e il sistema di vita dei suoi

    abitanti. una forma di societ diversa da quella cui i pi sono abituati: adesempio, la funzione di guida, propria di un comandante a bordo di una nave, sulla terraferma messa spesso in discussione, a Venezia molto di rado. Lacondivisione delle difcolt da cui il detto: sulla stessa barca non si applicaalla gente di terraferma, dove le vicissitudini storiche sono vissute diversa-mente a seconda di ricchezza, ruolo ecc.

    Venezia era essa stessa una barca e tutto, dal sistema sociale a quello poli-tico ed economico, rispondeva a regole diverse da quelle coeve nel resto delmondo contemporaneo. Vi era quindi una cultura del mare diffusa e propria

    di tutte le classi sociali. Ci comportava che le decisioni della classe dirigentedivenissero, quasi sempre, patrimonio della cittadinanza. La capacit di resi-stenza alle invasioni e alle guerre e la stessa lunga storia della citt possonoessere giusticate solamente da una condivisione e partecipazione totale. Ilmare univa quindi tutti gli abitanti su un modello di Repubblica la cui culturamarittima era diffusa e compresa al punto da fare di Venezia uno stato che nonebbe uguali nella storia dellumanit.

    Quando si vanno ad analizzare le categorie di uomini che costituivano gliequipaggi, si pu notare che, di massima, i comandanti delle unit militari,

    detti sopracomiti, sino al Seicento fossero sempre nobili. La carriera vedeva igiovani nobili imbarcare abbastanza presto come balestreri, poi diventare no-bili di poppa e quindi assurgere al comando, qualora scelti dal collegio della

    Milizia da mar,una specie diAdmiralty Boardbritannico. La marina da guerraera comandata dal Provveditore generale da mar27, mentre il comandante dellasquadra era detto capitano da mar. Entrambe queste incarichi venivano asse-gnati dal senato della Repubblica.

    Esistevano poi le gure dei comandanti le fortezze, assimilabili ai Capi di

    27 In guerra diventava Capitano generale da mar.

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    dipartimento attuali, che prendevano il nome di Provveditoree del comandan-

    te della guarnigione a bordo detto capitano degli armigeri.Nella marina mercantile esisteva la gura dei padroni o patroni che, di ori-gine modesta, comandavano di massima le navi mercantili. Essi erano a metstrada tra comandante e mercante e, per prendere il comando, dovevano averealmeno 10 anni dimbarco.

    Un elemento che unisce tutti una scarsa preparazione nellarte del navi-gare. Nel Mediterraneo non era poi cos necessario essere provetti nelle mate-rie nautiche, non si rischiava di perdersi o di morire di scorbuto a causa dellapropria ignoranza come invece negli oceani. Ci che contava era lesperienza,

    ma essa, gi nel 500, era diventata inutile nel percorrere le nuove vie maritti-me che si erano aperte verso le Indie sia occidentali sia orientali.A bordo delle navi vi erano poi quelli che diremo i sottufciali ovvero il

    nostromo detto comito, i sottocomiti(di solito due esperti nella conduzionedella nave), laguzzino (scherzando potremmo dire il direttore di bordo dioggi), il pilota28(lufciale di rotta), i tecnici (calafatie marangoniaddettiallo scafo) e lo scrivanoovvero il furiere che doveva curare la compilazionedei libri di bordo.

    La maggior parte delle marine del 600 aveva un elemento in comune ov-

    vero la presenza dei nobili a bordo in qualit di comandanti. Essi erano icosiddetti gentiluomini. Talvolta erano non proprio cos capaci a svolgere ilproprio ruolo e mettevano a rischio la salvezza della nave e del suo equipag-gio. Era quindi il comito che, in molti casi, esercitava la sua competenza pro-fessionale. Nel caso di Venezia, il patrizio al comando dellunit da guerra eradi massima un mercante che n da bambino aveva navigato sulle mude cheabbiamo da poco indicato. Era certo pi competente di mare di quanto non lofossero i suoi colleghi inglesi e francesi29.

    A bordo delle galee vi erano inoltre i marinai che, inferiori a 30 nel nu-

    mero complessivo, si occupavano delle attivit di bordo; gli arcieri in qualitdi addetti allartiglieria che si occupavano di lanciare dardi contro le fanteriea bordo delle navi avversarie; i fanti di marina pronti allarrembaggio e i re-matori che, per Venezia, potevano essere volontari detti bonavoglia, di levadetti obbligatie, a partire dal XIV secolo, condannati o, dal XV-XVI secolo,prigionieri. interessante notare come Venezia fosse unica in occidente a far

    28 Spesso il padrone veniva da questa categoria di sottufciali.29 Una categoria di ufciali di professione si cominci a formare a partire dalla ne del600 e la Gran Bretagna fu la prima a battere questa strada.

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    leva sullarruolamento libero, sia attraverso una forma di servizio obbligato-rio sia tramite reclutamento vero e proprio. La marina mercantile era, di fatto,il serbatoio da cui attingere per avere a bordo delle navi da guerra espertimarinai.

    Per quanto attiene i rematori, Venezia non ebbe problemi sia allinizio del-

    la sua storia, grazie allafusso dimmigrati dallesterno, sia successivamentealle acquisizioni territoriali, grazie al servizio di leva obbligatorio. Il servi-zio a bordo fu sempre stimolato anche a scapito della leva terrestre, al puntoche molte cittadine dellinterno avevano facolt di consegnare o rematori nelnumero richiesto o soldati in numero quattro volte superiore. Il fatto che irematori fossero liberi, e quindi pronti a diventare uomini darme in combatti-mento, potrebbe essere il motivo della scarsa presenza di truppe a bordo dellegalee veneziane.

    Tale situazione favorevole and via via modicandosi negativamente con

    la progressiva espansione terrestre. Il Tenenti ci fornisce un dato sconfortantein un suo saggio sulla navigazione quando cita che gi ... nel 1710 .... ben 46

    Carta veneziana di Candia (Creta)

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    bastimenti su 77 complessivi, battenti bandiera veneta, fossero comandati da

    stranieri30

    . Tale decisione era forse inevitabile, visto che sin dal 600 alcu-ne ispezioni/inchieste effettuate avevano stabilito che i comandanti venezianiavevano unesperienza, abilit e una volont di livello inferiore ai loro prede-cessori del 500.31.

    Passerei ora a trattare gli aspetti culturali. Per molti anni Venezia detenneil primato per la produzione di libri e carte nautiche. La pi antica carta a noigiunta quella di Pietro Vesconte, edita a Venezia nel 1311: rappresenta ilMediterraneo centro-orientale e il Mar Nero.

    A met del 500 un immigrato profugo cretese, Giorgio Sideri, prepar

    carte nautiche del bacino mediterraneo, dellAfrica e delle coste atlantichedelle Americhe. Gi a met del 400 i primi portolani e atlanti erano a dispo-sizione dei marinai, in particolare da ricordare quello del 1321 detto di MarinSanudo. Anche nel campo bellico vi erano idonee pubblicazioni, tra tutte dacitare quella di Pier Maria Contarini titolata Corso di Guerra. Nel campo del-la navigazione Antonio Millo pubblic nel 1591Arte de navigar.

    Come si vedr a breve, il 500 rappresenta uno spartiacque che modiccompletamente la storia della navigazione. Lapertura ai commerci oceaniciconsent lo spostamento delle conoscenze dal Mediterraneo e da Venezia, che

    con Bisanzio ne era il centro culturale, al Portogallo prima e quindi a Olandae Gran Bretagna. Venezia, come molte altre civilt, non volle rendersi con-to che ci avrebbe rappresentato una nuova sda da affrontare con tutte leenergie culturali disponibili. Lo stato si trov nella condizione di pensare allapropria sopravvivenza come motivazione primaria, vanicando ogni volontinnovativa e soprattutto accontentandosi di quanto gi ottenuto. Venezia siauto-condann alla marginalit geostrategica, incapace di mettere a frutto lebuone idee, tra cui spicca quella della creazione di un canale che tagliasse lapenisola del Sinai.

    Si invest pi nellarte che nella cultura scientica e ci port al decadi-mento dello strumento e dellorganizzazione marittima nel suo complesso.

    Quando si va ad analizzare la formazione in campo nautico e militare, sipu notare come essa sia stato a lungo trascurata. Il primo a tentare listituzio-ne di una scuola apposita fu Andrea Musalo, un matematico di origine creteseche, nel 1697, venne chiamato a insegnare nautica presso le Procuratie, ma

    30 AA. VV. (Tenenti - 1991),La Venezia barocca,pag. 549.31 AA. VV. (Tenenti - 1991),La Venezia barocca,pag. 559.

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    dopo breve tempo, per ragioni nanziarie, linsegnamento fu cancellato32.

    Pochi anni dopo, nel 1707 si: ..pensa di chiamare presso i cantieri vene-ziani esperti inglesi o a inviare esperti veneziani in Inghilterra per rilevar levere regole della costruzione navale: e tutto si risolve in un nulla di fatto33.Ugualmente nel 1711, allAmbasciatore veneziano a Londra, Pietro Grimani,si chiese di: ... reperire alcuni esperti di navigazione e tecnici disposti a tra-sferirsi a Venezia onde aprire uno studio di nautica34. Anche in questo caso ilprogetto non ebbe successo.

    Stimolato nellorgoglio, alla notizia della nascita dei porti franchi di Trieste,Fiume e Ancona, il senato promosse nel 1733 listituzione di due corsi di in-

    segnamento di nautica, uno a Venezia, nalizzato al commercio, e laltro aCorf35, allo scopo di aggiornare il personale militare.Al matematico Giovanni Poleni fu chiesto di indicare chi secondo lui

    avesse i titoli per tali incarichi. Egli, che puntava a un insegnamento forte-mente caratterizzato dalla scienza, indic tre matematici, privi di conoscenzenautiche, nelle gure di Bernardino Zendrini e gli abati Suzzi e Crivelli. Ladecisione fu temporaneamente sospesa perch non di gradimento ai ceti mer-cantili, ma per Corf fu scelto Francesco Bronza di Perasto, un vero lupo dimare secondo Gullino.

    Il progressivo declino della marineria veneziana sembrava essersi fermatoin quegli anni anche per il ruolo avuto dalla Marina mercantile durante laguerra di successione austriaca, che consent a Venezia, grazie alla sua condi-zione di neutralit, di riguadagnare un minimo grado di capacit commercia-le. Ma fu un fuoco di paglia.

    del 1739 la tardiva nascita della denitiva Scuola Nautica36su volontdel Senato della Repubblica. Per Gullino tale scelta fu isolata e derivante pida motivazioni di ordine tecnico-professionali, piuttosto che di ammissione di

    32 Linsegnamento della nautica non cosa nuova essendo esso stato immaginato sin dal1673 su spinta di un ammingo abitante a Venezia (Giovanni Clare) e quindi accettatodal Senato veneziano nel 1680, che decise di istituire una cattedra dinsegnamento dellanautica presso la scuola di San Nicol dei marinarium. Tale cattedra non ebbe poi nascitaper mancanza di fondi.

    33 AA. VV. (Concina - 1991),Il mare, pag. 252.34 AA. VV. (Gullino - 1991),Lultima fase, pag. 755

    35 Essa funzion sino al 1748.36 La nautica era inserita nei programmi di studio presso laccademia dei nobili dellaGiudecca sin dal 1619.

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    unarretratezza divenuta cronica37. La conoscenza delle cose di mare, sino ad

    allora, si guadagnava a bordo imbarcando giovanissimi e sulla base dellespe-rienza. Ci non impediva al Senato di esprimere uno scopo corretto a giu-sticazione della decisione ovvero che la scuola avrebbe dovuto diplomare... persone atte a dirigere li bastimenti, per togliere con ci il disordine diafdarli a forestieri o non esperti o mal affezionati piloti.38

    I corsi di massimo 18 studenti quattordicenni gi alfabetizzati, si svilup-pavano su sei anni, i primi due nelle aule dove sinsegnava la navigazionesu basi scientiche, e quindi quattro anni a bordo di navi, due come cadettoe quindi gli ultimi due anni da pilotino, al termine dei quali lallievo dive-

    niva pilota e poteva essere nominato capitano di unit. A direttore dellascuola fu posto tale Giovanni Siron39, il quale venne sostituito alla sua mortedallinglese Arthur Edgecombe, scelto in Inghilterra per la sua esperienza40dal veneziano Cesare Vignola nel 1766. Alla sua morte nel 1776, a sostituirlofu chiamato il glio Thomas.

    del 1745 listituzione a Padova della cattedra di Teoria nautica e archi-tettura navale afdata a Gian Rinaldo Carli. Dopo pochi anni (1750) essa fusoppressa avendone vericata linadeguatezza della sede e degli insegna-menti.41

    Dopo qualche anno, nel 1756 e sino al 1760, si riapr il dibattito pressolUniversit di Padova nellambito dei corsi matematici tenuti dal matemati-co Poleni, dove si torn a discutere di architettura navale e anche di nautica.Vi fu inoltre il tentativo di rendere pratico lo studio effettuato dal Poleni,trasferendo le sue conoscenze sulle modiche da effettuarsi sul vascello SanCarlo, disegnato da Nobile. Esso, gi fortemente criticato dal Mocenigo, erapoi servito come modello per ulteriori cinque vascelli di primo rango, alcunidei quali mai varati, visto che i tempi tra impostazione e varo erano talvoltasuperiori a 50 anni.

    solo nel 1777 che la gura del protoquale disegnatore di modelli dinavi viene messa da parte grazie alla costituzione, proprio in Arsenale, di un

    37 AA. VV. (Gullino - 1991),Lultima fase, pag. 754.38 AA. VV. (Gullino - 1991),Lultima fase, pag. 757.39 Un veneziano di grande esperienza che aveva lungamente soggiornato in Inghilterra e

    navigato su molti mari, dal Baltico ai Caraibi. AA. VV. (Gullino - 1991),Lultima fase,pag. 757.

    40 Egli era un ex Ufciale di Marina che dirigeva a Portsmouth un collegio di nautica digrande reputazione. AA. VV. (Gullino - 1991),Lultima fase, pag. 784.41 AA. VV. (Concina - 1991),Il mare,pag. 252.

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    corso di studisico matematici relativi alla navale architetturadella durata

    di 5 anni tenuto dal matematico Gianmaria Mafoletti e da Simone Stratico,sostituto di Poleni nella cattedra di architettura navale a Padova.

    Strategia delle risorse - Aspetti organizzativi

    Gli aspetti organizzativi che Ginocchietti den con il termine costa, siconcentrano sullesigenza di denire con chiarezza il sistema nervoso di unapotenza marittima. Nel medioevo e nellevo moderno la navigazione era con-dizionata dai rifornimenti di viveri e acqua, dalla stanchezza dei rematori,dallimpossibilit di navigare in condizioni meteo avverse o di notte. Eraquindi necessario prevedere un susseguirsi di punti di appoggio logistico sullerotte da seguire e dei punti avanzati di difesa e osservazione, il che presuppo-neva unorganizzazione a monte in grado di gestire tutti gli aspetti legati a taleesigenza, fossero essi sociali, legali, militari, logistici ecc..

    Per concludere le competenze di questa strategia va inoltre ricordata lor-ganizzazione centrale dello stato per quanto attenne alle responsabilit incampo marittimo e la sua politica navale.

    Ci di cui i veneziani vanno ancor oggi eri il loro arsenale, luogo sicoin cui la potenza marittima veneziana si espresse al meglio con una capacitcostruttiva assolutamente allavanguardia nel periodo medioevale, che vennemeno solamente a partire dalla ne del secolo XVI. Pur non volendo racconta-re in dettaglio la storia di questa realt industriale, forse necessario ricordareche fu fondato nel 1104 e da quel momento in avanti, pur perdendo in capacittecnologica, mantenne un ruolo-guida sociale e politico per la citt sino allin-surrezione di Daniele Manin nel 1848. Dopo lannessione del Veneto allItaliacontinu nel suo ruolo sino alla Seconda Guerra mondiale, per poi via viadivenire luogo della memoria e coscienza della cultura marittima nazionale.La presenza oggi al suo interno dellIstituto di Studi Militari Marittimi e delCentro studi della Marina Militare d senso al suo valore storico.

    Nato nellarea orientale di Venezia, chiuso da alte mura protettive, pro-gressivamente ampliatosi in funzione delle esigenze e delle caratteristichedelle unit navali che vi venivano costruite, stato il vero cuore pulsante delpotere marittimo veneziano. Gli arsenalotti godevano di privilegi importanti,tra cui la guardia al doge e un ruolo durante le cerimonie di elevato prestigio,ma soprattutto rappresentavano un reparto pronto ad agire quando necessario

    o richiesto dalle circostanze.Larsenale era condotto da un consiglio di amministrazione chiamato

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    Eccellentissima bancae composto da 2 magistrature con il compito di sorve-

    gliare sia sullordinamento sia sul funzionamento dellarsenale: la prima for-mata da 3patroni allarsenale42ovvero patrizi scelti tra i membri del MaggiorConsiglio che rimanevano in carica per 32 mesi con il compito di custodirelarsenale; la seconda formata da 3provveditori allarsenale43che rimaneva-no in carica per 16 mesi sia con il compito di alta vigilanza sia come rappre-sentanti del Senato della Repubblica. Sia i patroni sia i provveditori a turnodimoravano allinterno dellarsenale senza possibilit di uscirne.

    Vi erano inoltre attivit che necessitavano di magistrature, che pur di livel-lo inferiore alle precedenti, erano valutate necessarie in quanto dovevano ge-

    stire aree considerate delicate e sensibili al buon funzionamento della marinada guerra. Esse erano quelle dei:- tre Visdomini della tana44(precedentemente Ufciali alla camera del cane-

    vo) con il compito di gestire il deposito cordami della tana;

    - provveditori ai biscotti;

    - provveditori alle artiglierie45;

    - provveditori alle galee dei condannati.

    Sulleccellentissima banca vegliavano:

    - i cinque savi(2 agli ordini, due di terraferma e un savio grande) che rap-presentavano lorgano politico di controllo attraverso almeno una visita almese da parte di un patrono e un provveditore;

    - lInquisitorato dellarsenalecome organo giudiziario di controllo quandosi rendeva necessaria unindagine amministrativa causata da una cattivagestione;

    - il Consiglio dei Dieciqualora lemergenza richiedesse lintervento di que-sto alto organo di governo.

    Al comando militare dellarsenale era posto il magnico ammiragliocheaveva il compito di organizzare le attivit e di vericare lapertura e la chiu -sura dello stabilimento. Era responsabile delle chiavi e svolgeva un ruolo didirettore tecnico della produzione. In tale veste si occupava della:

    - gestione disciplinaree la sorveglianza che venivano effettuate da un capi-

    42 Listituzione sembra essere del XIII secolo.43 Provenienti dal corpo del Senato, erano 2 sino al 1490.44 Responsabili della divisione delle corderie.45 Responsabili della divisione di artiglieria.

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    tanoe dai suoi aiutanti46;

    - gestione tecnicaovvero il controllo delle fasi relative alle arti maggiori ealle arti minori a capo delle quali vi erano iproti, tecnici di una determinatabranca professionale;

    - gestione contabile che era effettuata in un modo un po complesso chevedeva la presenza dei seguenti libri mastri: quello di cassaper il riportodi pagamenti e riscossioni di denaro, quello detto alle porteper indicarelentrata e luscita del materiale dallarsenale, quello alle maestranzeperindicare entrata e uscita degli arsenalotti, quello alle munizioni che indi-cava la quantit e la qualit delle stesse, quello agli armizi con la nume-razione di gomene, sartie e cime, quello alla casaper elencare le quantitdi piombi, sego e micce e quello dei soprastantirelativo alle navi e al loromateriale. I compilatori rispondevano del loro operato al nodaro,al nodarocriminale47e al masser della cassa, una specie di ragioniere contabile. Ilnodaro aveva inoltre responsabilit di controllo sulle previsioni di spesaattraverso la visione di un libro, normalmente conservato in un luogo se-greto che, compilato da 3 marangoni48, indicava il preventivo sia sui costidelle lavorazioni sia sugli stipendi. Su tale libro veniva anche riportata lasituazione del legname conservato in arsenale.

    Inne gli arsenalotti, una specie di consorteria in parte tecnica in partemilitare, erano i lavoratori dellarsenale e si occupavano delle varie aree tec-niche di pertinenza. Vi erano quindi i calafati(addetti al calafataggio), i ma-rangoni(addetti alla costruzione di navi), i remeri(costruzione dei remi), glialboranti(costruzione degli alberi), i veleri(operai addetti alle cuciture dellevele), i segadori(addetti a segare il legno), i mureri(addetti alle costruzioni),i tageri(costruttori di carrucole), i conzacanevi(lavoranti alle funi) e ifabbri.Interessante evidenziare che marangoni, calafati e remeri avevano obbligo diimbarcare, qualora necessario, sulle galee.

    Dal punto di vista della produzione, larsenale era diviso in tre reparti prin-cipali dette divisioni: quella dellartiglieria, quella delle costruzioni navali equella delle corderie. Allinterno della divisione delle costruzioni navali ogni

    46 Revisore alle maestranze, quattro appontadori alle maestranze, tre dipontadori alle mae-stranze e i portoneri dellarsenal.

    47 Si occupava delle questioni scali.48 Scelti tra gli addetti alla lavorazione del legno, essi dipendevano per via gerarchica dalmagnico ammiraglio.

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    patrono aveva una sua area di responsabilit relativamente a costruzione dello

    scafo, costruzione di tutto ci che sta sullo scafo (anche artiglieria e sartiame)e la progettazione della nave. Di tale attivit i patroni dovevano lasciare trac-cia scritta su di unzornal(libro). Lammiraglio rispondeva direttamente ai 3patroni.

    Fig. 3. Organizzazione dellarsenale di Venezia.

    Come si visto sino a questo momento, la complessit di dotarsi di unpotere marittimo elevata, ma essa raggiunge livelli ancora pi alti quandosi vada ad analizzare lorganizzazione messa in atto per assicurare le materieprime necessarie alla costruzione delle navi.

    In tempo di pace facile pensare che tutto si possa trovare al mercato liberoma per quanto attiene gli aspetti militari, si deve sempre tenere in considera-zione che i materiali hanno una valenza strategica; che, se non disponibili sulmercato interno, devono essere comunque reperibili da fonti diverse, al ne di

    porsi alternative alla chiusura di uno o pi degli usuali mercati di prelevamen-to. Per lo stesso motivo quando un bene sia ritenuto essenziale, facile che

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    lo stato debba prendere in considerazione leventualit di possedere, diretta-

    mente o indirettamente attraverso accordi o altre forme di controllo, il bene daprelevare. Ragionando in questottica si possono quindi meglio comprenderealcune delle azioni messe in atto da Venezia nella sua millenaria storia.

    Il primo bene da considerare il legno. Da sempre il legno ha rappresen-tato unesigenza essenziale per luomo ma, vista la sua essenzialit nella co-struzione delle navi del periodo in esame, esso certamente bene strategico. possibile che nei suoi primi anni Venezia, pur acquistando sul mercato liberoparte delle sue necessit di legno, abbia stipulato particolari ed esclusivi trat-tati con le signorie/comunit dellinterno. Questi erano inizialmente posseduti

    dalle comunit, dai comuni o erano in mano a privati. Da quando mise piedein terraferma, Venezia si dimostr sempre molto attenta a preservare i boschi,rendendoli un bene da tutelare afdando a provveditori e a funzionari da tene-re sul posto49il controllo e la loro gestione sin dal 1464. I boschi rappresen-tavano una riserva per larsenale: soprattutto erano molto ricercate le querce,di cui la zona veneta era piuttosto decitaria, ma che erano indispensabilisoprattutto nella costruzione delle chiglie. Si arriv poi nel 1490 a ritenere iboschi, sia quelli comunali sia gli altri, inalienabili e sottoposti a diretta tu-tela del Consiglio dei Dieci50. Le aree di principale prelievo boschivo erano

    quelle di Somadida in Cadore, del Cansiglio vicino a Vittorio Veneto, delMontello vicino a Treviso, di Cisiliaris in Friuli, di Ca Tron vicino ad Altinoe di Montona in Istria, zona ottima per le querce. Una volta tagliati, i tronchivenivano fatti discendere al mare ottando sui umi a cura degli zattieri, unacategoria ormai scomparsa, ma che ancor oggi rimane nella memoria dellegenti del luogo, e quindi stivati in arsenale secondo procedure e metodi moltoprecisi.

    Anche la canapa era un materiale ritenuto strategico dai veneziani. AVenezia si dice che essa veniva prelevata nellarea del Mar dAzov detto

    Tanai, da cui poi Tana, il nome dato alle ofcine che si occupavano di corda-mi, ma di ci non ho trovato conferma scientica. Se anche cos fosse stato,con larrivo dei turchi la libert di navigazione sulla via marittima verso il marNero sub condizionamenti non accettabili. Internamente il mercato era nellemani dei bolognesi, che ne producevano quantit adeguate alle esigenze ma-rittime, ma il prezzo e le quantit venivano da essi gestite in regime di mono-polio. Inizialmente le necessit variavano dalle 200 alle 250 tonnellate annue.

    49 Tale era il capitano del bosco, una specie di guardia forestale ante litteram.50 Uno dei massimi organi di governo della Repubblica.

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    Non appena Venezia entr in possesso di territori adatti alla coltivazione, alla

    luce delle tensioni allinterno dellItalia che avrebbero potuto condizionare ladisponibilit di un bene gi ritenuto strategico, inizi a produrne nellarea diMontagnana, Este e Cologna. In tal modo essa si rese indipendente dalle for-niture altrui e riusc comunque ad abbatterne il costo a livelli accettabili.

    Altro bene essenziale per la costruzione delle navi era la pece (detta pgo-la) che era usata per la calafatura delle opere vive delle galee. Essa si ottenevamettendo a bollire la corteccia tolta agli alberi di abete e pino no a ottenereun impasto denso. Il governo della Serenissima sin dal 1282 fece s che ilprocesso di produzione della pece fosse in regime di monopolio. Non solo i

    boschi dellentroterra veneto e friulano furono utilizzati a tale proposito, mala pece veniva prodotta anche in Istria, Dalmazia e in Montenegro.Anche il catrameveniva prodotto allinterno dei conni della Repubblica,

    facendo bollire gli alberi di pino morti.La tela delle veleveniva fatta afuire dal sud Italia e dalloriente e veniva

    quindi lavorata in arsenale.I metallinecessari alla produzione sia delle parti metalliche delle navi sia

    delle artiglierie in particolare rame, stagno, piombo e ferro - venivano impor-tati dalle aree settentrionali come Carinzia, Stiria, Sassonia e Alta Ungheria.

    Da ultimo il materiale per produrre la polvere da sparo salnitro, zol-fo e carbone dolce veniva preso dallarea di Brescia, dalla Sicilia o dallePuglie.

    Dopo aver parlato di quanto atteneva alla base principale della marina ve-neziana e allorganizzazione necessaria alla costruzione dello strumento, ne-cessario passare alle basi oltremare, posizionate sulle rotte marittime pi bat-tute dai mercanti veneziani. Lorganizzazione e la conquista, ove necessario,di queste basi furono due dei principali motivi a giusticazione di unespan-sione territoriale e unorganizzazione diplomatica e di governo tese a gestire i

    rapporti con le comunit locali. Dove non era possibile avere un ruolo politi-co, vi era comunque un rappresentante che si prendeva cura degli interessi deimercanti veneziani in transito e delle loro esigenze logistiche.

    Le citt che storicamente entrarono a far parte della Repubblica erano mol-tissime e ben oltre 100 di esse ebbero rappresentanti governativi presenti.Al tempo della sua massima espansione, ben il 25-30% della popolazionedella Repubblica proveniva dalle colonie. Tutte rispondevano alle esigenzedi fornire rifugio, assistenza e talvolta riparazione delle navi ad esempio aLesina vi era un arsenale in grado di effettuare tutti i tipi di lavorazioni sulle

    imbarcazioni ma soprattutto approvvigionamento logistico.

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    Fig. 4. Le basi navali erano poste in modo da poter sostenere logisticamente leesigenze delle navi lungo le rotte marittime. La distanza tra esse era inizialmentedi massima quella che una galea poteva coprire in un giorno. Successivamente,quando le condizioni di sicurezza migliorarono grazie alla bussola, tale distanza

    poteva essere maggiore.

    In alcuni casi queste basi divenivano essenziali per poter commerciare conlentroterra, magari ricco di materie prime necessarie, e tale esigenza port

    allo sviluppo di una rete di relazioni che, con laumento degli scambi, si ri-verber sugli investimenti infrastrutturali sia portuali sia nei mercati. Veneziavide nelle sue colonie, nonostante alcuni storici locali non concordino su que-sta tesi, unopportunit commerciale senza eccessivi interessi sul territorioo sulle popolazioni, a meno di considerare alcune di esse come una riservadi manodopera da inviare a bordo delle sue navi come marinai o soldati. Dimassima il potere era gestito in comunione con i nobili locali e le esigenzedi tassazione erano giusticate dallelevato costo delle guerre contro i turchi.Quando si giudica un periodo storico passato, non mai possibile farlo con

    gli occhi delloggi e soprattutto lanalisi deve essere svuotata delle ideologiepresenti nel mondo culturale di cui si parte. Ecco perch alcune valutazioni

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    croate e greche non risultano cos attendibili come invece sarebbe necessario

    fossero verso una societ che, per quanto oligarchica, aveva dei livelli di liber-t e democrazia decisamente pi elevati di quelli presenti negli stati coevi.Le basi doltremare avevano necessit di essere, in alcuni casi, protette da

    mura. Lesigenza era maggiore nel levante, dove la costante minaccia rappre-sentata dai turchi imponeva una difesa del territorio maggiore che in altre par-ti. Certamente i veneziani furono grandi costruttori di fortezze che avrebberoconsentito, qualora ben guidate, di resistere allespansione turca, anche per-ch la maggior parte godeva di un porto che avrebbe permesso il rifornimentodei difensori dal mare. Tali fortezze erano anche avamposti essenziali nella

    raccolta di informazioni sul principale avversario di Venezia.

    Il Governo della Repubblica opportuno sintetizzare lorganizzazione dello stato veneto al ne di com-

    prendere passaggi che altrimenti sarebbero oscuri.In cima alla piramide si trovava ilDoge, un patrizio eletto con un sistema

    complicato e secondo una tradizione antica e mai pi modicata negli anni.Egli era come un re, privo di potere ma perfettamente in grado di rappresen-

    tare la Repubblica. Al suo anco, come consiglieri, sedevano i membri delMinor Consiglio.

    Fig. 5

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    Il potere esecutivo era nelle mani del Maggior Consiglio, una specie di

    parlamento dove sedevano rappresentanti delle famiglie patrizie e dove si di-fendevano gli interessi dellaristocrazia ovvero gli interessi economici e com-merciali inizialmente dei mercanti, successivamente dei proprietari terrieri.Composto da numerosi membri, aveva soprattutto compiti di controllo sulledecisioni prese dagli altri organi dello stato.

    Tra questi vi erano il Collegio dei Savi, che si occupava degli affari diplo-matici e militari e nanze, il Senato, che si occupava di politica estera anchequale organo di consulenza al Doge, il Consiglio dei Dieci, che si occupavadella sicurezza dello stato, gliInquisitori di stato, afancati al Consiglio dei

    Dieci, che si occupavano di controspionaggio e i Tribunali della quarantiache si occupavano di giustizia e amministrazione.I tre capi di questultimo organo, unitamente al Minor Consiglio e al Doge,

    formavano la Serenissima Signoria, unistituzione atta a presiedere tutte leriunioni dei vari consigli dello stato, tesa anche a inglobare il doge in un con-sesso di consiglieri con il duplice scopo di coadiuvarlo e di controllarlo nelledecisioni.

    Lorganizzazione territorialeIl controllo territoriale della Repubblica era inizialmente limitato alle aree

    della laguna e al dogado, la fascia dentroterra connante con la laguna stessa.Da questo primo nucleo Venezia si espanse sui territori limitro sino a inglo-bare alla massima espansione un territorio ampio che comprendeva il Friuli,le provincie lombarde di Bergamo e Brescia e Cremona, tutto il Veneto, partedella provincia di Ferrara e la Romagna. Questo veniva chiamato Stato daTera. Ugualmente lo sviluppo si ebbe anche sul mare verso le aree costiere

    adriatiche e nel levante, in quello che veniva chiamato Stato da Marche com-prendeva lIstria, la Dalmazia, la Morea e le isole greche.Il dogado era a sua volta suddiviso in 12 distretti, a capo dei quali era un

    rappresentante dello stato (rettore). Venezia svilupp un sistema gestionalesimile anche nei domini di terraferma, dove il territorio fu diviso in circoscri-zioni dette reggimenti, in quanto un reggitore/rettore aveva il ruolo di rap-presentare la Repubblica. Di massima cos avvenivano le inclusioni di nuovecitt nei domini veneziani ovvero il riconoscimento dellautorit dogale senzamodiche sostanziali della classe dirigente locale.

    I rettori venivano designati dal Maggior Consiglio e di grado e pertinenzediverse in funzione delle situazioni e degli obiettivi statali. In particolare ilcapitanoera un governatore militare, il castellanoera il governatore civile

  • 8/12/2019 Quaderno SISM 2011 Le Armi Di San Marco

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    e militare di una fortezza, il conteera un governatore di una circoscrizione

    governata ancora su base feudale, il luogotenenteera un governatore di unacircoscrizione governata su base monarchica, il podestera un governatorecivile di una citt o borgo, il provveditore era un magistrato responsabile diimportanti funzioni di comando sia militare sia civile e iprovveditori generalierano magistrati dotati di ampi poteri con compiti di controllo sui provveditorie sui rettori.

    Le citt pi importanti erano governate da due rettori, un capitano conresponsabilit di ordine pubblico e militare e un podest con responsabilitcivili. Le citt pi piccole avevano un solo rappresentante nel ruolo del po-

    dest. Il Friuli, considerato territorio autonomo, era governato da un provve-ditore generale dal quale dipendevano diversi rettori. Nelle citt sottoposteal vincolo di giuramento di fedelt a Venezia, rimanevano in vigore le leggilocali che venivano fatte rispettare da un comitato misto aperto alla nobiltlocale. Qualora fossero sorti problemi, veniva interpellata la Quarantia con ilcompito di dirimere le questioni.

    Per la riscossione delle tasse e per la concessione delle cosiddette regalie51era chiamato in causa il Camerlengo, che aveva la responsabilit della tesore-ria del reggimento.

    I domini dello Stato da Marsi componevano di tutti quei territori che era-no raggiungibili da Venezia via mare ed erano il frutto del suo espansionismoverso il basso Adriatico e il levante. Sin dal principio tali territori erano legatia Venezia da vincoli di tipo feudale con lo scopo di invogliare i patrizi ve-neziani a investimenti personali e di presenza in quelle terre. Ci perch, inquanto potenza maritt