Quaderno di Campo n.2

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IL BOSCO: perché non è solo un insieme di alberi...

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Quaderno

di Campo n.2

IL BOSCO:

perché non è solo un insieme di alberi..

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I “Quaderni di Campo” dell'Ecomuseo Borgo La Selva sono piccole guide,

disponibili in internet per tutti i ragazzi che li vorranno semplicemente guardare

oppure leggere, o, meglio ancora, stampare (in tutto o in parte) e portare con

sé durante le loro esplorazioni su campo. L'osservazione del mondo che ci

circonda può essere fatta ovunque, durante una gita scolastica come durante

una passeggiata, in giardino, in campagna e anche in molti parchi di città; in

certi casi, addirittura dalla finestra! I nostri “Quaderni” vogliono stimolare

l'osservazione, spingere a farsi domande piuttosto che dare risposte.

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QUANDO ANDATE IN UN BOSCO, AL MARE, IN MONTAGNA.....

mettete in moto tutti i vostri sensi: vista, udito, gusto, olfatto, tatto e... gli

altri sensi che non hanno un nome, ma che vi aiuteranno a notare i

particolari che solo voi potete notare. Afferate ogni piccolo cambiamento, ogni

traccia, ogni segno e appuntàtelo su questi “Quaderni” o su un vostro

taccuino, insieme a luogo, data e ora delle osservazioni, in modo da poter

utilizzare le vostre annotazioni anche in seguito.

Ma anche senza uscire dalla città o dal vostro tran-tran quotidiano, potete

fare notevoli osservazioni naturalistiche: ad esempio, prendete l'abitudine di

annotare (su un vostro quaderno o su un foglio appuntato al muro o in un file

che vi appare appena avviate il computer) in che giorno dell'anno vedete in

cielo, sopra casa vostra, la prima rondine, o quando è fiorita una certa

pianta sul vostro balcone o in una via che attraversate per andare a scuola;

avrete così delle informazioni preziose sull'andamento reale delle stagioni nel

vostro ambiente.

Se poi provate anche a fare degli “schizzi” di un uccellino che viene a

becchettare le briciole sul vostro davanzale, o di una nuvola che vedete nel

cielo, o di un gatto che dorme, anche se all'inizio vi sembreranno brutti o

poco riusciti.... insistete! La confidenza con il disegno si acquisisce un po' per

volta, e vedrete che un appunto arricchito di uno schizzo, anche parziale, ma

che vi ricorda di che colore era il collo di un uccello, o il dorso di una rana,

o le macchie di una farfalla, sarà utilissimo quando, a casa o a scuola,

consulterete i libri, i manuali o internet per riconoscere la specie che avete

individuato, o per tenerne una lista.

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Se poi diventate veramente “Naturalisti curiosi” (come recita il titolo di un libro

del famoso etologo Niko Tinbergen) imparate a girare per i boschi, le spiagge o

le montagne portando con voi piccole buste o scatoline, con etichette e una

matita, dove annoterete data,

luogo e modalità del

ritrovamento. Potrete metterci

dentro foglie, penne, piccole

ossa, pigne rosicchiate,

conchiglie, ecc. Ricordate di

non danneggiare mai nessun

vivente, ma quanti elementi si

trovano in terra, che aiutano a

riconoscere un organismo!

Una foto è utilissima, se avete

una buona macchina, leggera,

maneggevole, e siete bravi, ma

non è indispensabile: cercate comunque di “stamparvi” in mente quello che vi

colpisce, e di riprodurlo a modo vostro.

Non dimenticate il binocolo, o magari un registratore per i versi degli uccelli,

degli anfibi, di insetti o mammiferi, se lo avete a disposizione.

Imparate poi a consultare i manuali per il riconoscimento di animali, piante,

funghi, minerali, ecc. La natura è talmente ricca di forme che serviranno

parecchie guide per rispondere a tutte le vostre domande; ma, senza comprarle

tutte, potrete consultarle a scuola, o nella biblioteca comunale o di quartiere, o

in una sezione di una qualche Associazione naturalistica vicina a casa vostra.

Ma un buon manuale per il riconoscimento degli uccelli o delle tracce o delle

piante sarà sicuramente utile nello zaino durante le gite!

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Perciò: COSA METTERE NELLO ZAINO? una borraccia piena d'acqua (se è estate

almeno 1 litro e ½) un impermeabile o k-way, pieghevole

un cappellino, in caso di troppo sole o di

rischio pioggia

un binocolo

un taccuino o diario per le vostre

annotazioni natualistiche

una matita

matite colorate o acquerelli o carboncini

un coltellino pieghevole (piccolo e ....

attenti alle dita!)

la mappa del luogo dove andate (se ce

l'avete o se riuscite a stamparla da

internet)

una bussola: è molto utile imparare ad

usarla assieme alla carta topografica

guide naturalistiche (tutte non si

possono portare; a seconda che voi

siate più appassionati di uccelli,

insetti, mammiferi, piante, erbe, funghi,

ecc. scegliete il manuale che preferite.

Ovviamente dipende dal luogo dove

andate, e da cosa sarà più facile

osservare.... Magari siete con amici

che preferiscono cose diverse, e allora

è perfetto: ognuno ne porta una!)

bustine di plastica piccole (le trovate tra le forniture per ufficio)

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etichette adesive da applicare alle bustine dove inserite i vostri reperti

scatoline (perfette sono quelle da

fiammiferi)

eventualmente una macchina fotografica

e..... ovviamente le pagine di questi

Quaderni di Campo! Potrete stamparle e

fissarle con una grappetta, o rilegarle o tenerle insieme su una di quelle

tavolette rigide con una pinza sopra: sarà utilissimo per poterci scrivere o

disegnare, senza ogni volta doversi sedere, o appoggiare a un tronco o.....

alla schiena di un compagno!

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SE POI L'ESCURSIONE HA PER META UN BOSCO, AGGIUNGIAMO QUALCHE CONSIGLIO

IN PIU':

QUANDO ANDARE?

Se siete in stagione di caccia, i giorni migliori sono il martedì e il venerdì,

quando la caccia è sospesa.

COME VESTIRSI?

Ma si sa che in gita ci si va soprattutto di domenica: e allora, mentre per un

naturalista o per chi voglia comunque osservare gli animali senza farsi troppo

notare, viene spontaneo vestirsi di verde scuro, marrone, grigio, per essere in

sintonia con lo sfondo e poco visibile, ci sentiremmo, nel periodo della caccia, di

consigliarvi una maglietta rossa o gialla o azzurra, per essere ben visibili, e

non rischiare di non essere.... confusi con una preda!

A CHE ORA PARTIRE?

Tutti sanno che .... “il mattino ha l'oro in bocca”! E in un bosco questo è

particolarmene vero: se si riesce ad essere in un bosco (o in un qualsiasi altro

ambiente naturale) durante il passaggio dalla notte al dì, si proveranno

sensazioni magnifiche: si vedranno colori meravigliosi nel cielo; si udranno canti

attivissimi dei primi uccelli che si svegliano; si sentiranno i profumi più intensi,

come se i primi raggi del sole potessero risvegliare anche questo tipo di

stimolo! E' possibile vedere più allo scoperto animali che sono stati affamati

durante la notte, e che sfruttano le prime luci per placare la fame, prima di

riandare a nascondersi per paura dell'uomo, come i caprioli. Così come capita di

vedere quegli animali notturni che fanno gli ultimi rifornimenti prima di

affrontare la lunga interruzione di attività delle ore diurne, come gli istrici o i

tassi.

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CHE COS'è UN BOSCO?

Prima di leggere la risposta, cercate di dare la vostra definizione...

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Avete pensato a “un insieme di alberi”? Non solo; certo, gli alberi sono la parte più cospicua, ma da soli non bastano a fare un bosco.

Bisogna dire, prima di tutto, che un bosco è un tipo di AMBIENTE. Per cui è composto da molti tipi di piante (alberi, arbusti, erbacee, muschi, licheni), molti tipi di animali, molti tipi di funghi, moltissimi microrganismi e il terreno su cui gli alberi stanno.E tutti questi organismi sono strettamente legati gli uni agli altri, da tutta una serie di RELAZIONI, che costituscono l'essenza stessa della parola ECOLOGIA:

provate a disegnare dei punti, sparsi nel foglio, indicanti alcuni organismi che vivono in un bosco. Poi tracciate delle frecce da uno all'altro, scrivendoci accanto: “x è mangiato da y”, oppure “w è un rifugio per z”, o ancora “z compete con v per la risorsa a”, ecc., ecc.

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Detto così sembra molto complicato (ed in effetti lo è!), ma non è difficile.

Ora provate a pensare a un singolo animale che vi piace, ad es. la VOLPE.

Mettetela al centro del foglio, e fate partire da essa tante frecce, una per

ogni organismo con il quale essa interagisce, e lungo la freccia scrivete

l'interazione.

Iniziate con tutti gli organismi che PER LA VOLPE SONO ALIMENTI: − topolini (e qui già il discorso si complica, perché le specie di topini sono

tantissime, differenti in ogni area);− scoiattoli;− insetti (come sopra, e ancora peggio: gli insetti sono innumerevoli!);− altri artropodi;− lombrichi;− vermi;− rane;− rospi;− uova (come sopra);− uccelli (come sopra);− conigli;− lepri;− lucertole;− chiocciole;− lumache;− frutti e bacche (di tantissime piante);− piccoli di animali domestici (molte specie);− cereali (molte specie);− pesci (ed altri organismi marini o lacustri o fluviali, dipende da dove vive

la nostra volpe...);− placenta di mucche, cavalli, cervi, ecc.− e.... spazzatura di ogni genere: resti di cibo, ecc.

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Poi, riflettete su: CHI SI NUTRE DI VOLPI?

Nel senso di “uccidere una volpe per mangiarla”, ben poche specie: nelle nostre

regioni:

− lupo;

− grossi cani

− uomo (la uccide non per mangiarla, ma per la pelliccia o perché la considera

un competitore);

− aquile e poiane (magari predano

solo i cuccioli di volpi)

Però vi sono molti animali che si nutrono di “carcasse di volpi”:

-batteri (tantissime specie);

-insetti necrofagi (tantissime specie);

-funghi (tantissime specie);

-topi;

-cornacchie;

-vari organismi acquatici, se la carcassa cade in acqua;

-ecc.

Inoltre vari parassiti si nutrono di “volpi”, mentre esse sono vive e sane:

-pulci;

-zecche;

-pidocchi;

-ecc.

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Se ora da ognuno degli organismi scritti ricominciassimo le stesse considerazioni:

TOPOLINI: DI CHE SI NUTRONO?

CHI LI PREDA?

CHI LI PARASSITA?

CHI LI DECOMPONE?

SCOIATTOLI: DI CHE SI NUTRONO?

CHI LI PREDA?

CHI LI PARASSITA?

CHI LI DECOMPONE?

potrete immaginare che il nostro foglio diventerebbe un grosso garbuglio di

frecce e puntini. E anzi, per riuscire a collegare tutti gli elementi fra loro, un

foglio non ci basterebbe, ma avremmo bisogno di una di quelle costruzioni di

palline e bastoncini, che si possono montare in tutte le direzioni, ottenendo

quindi dei “MODELLI TRIDIMENSIONALI”. Anzi, per l'esattezza, quello che noi

stiamo costruendo non sarebbe un modello tridimensionale, ma

MULTIDIMENSIONALE, e ci vuole molta fantasia per immaginarselo...

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Un ambiente naturale, come è un bosco, è dunque un SISTEMA complicatissimo, in cui ogni ELEMENTO CHIMICO che entra nella composizione ha un suo CICLO, a sua volta molto complicato. E, come ogni elemento entra in molte reazioni chimiche, così ogni organismo interagisce con moltissimi altri, nonché con moltissime RISORSE.

Si definiscono RISORSE tutte le cose usate da un organismo, e che, una volta usate da uno, non sono più disponibili per gli altri. Quindi per esse può esserci COMPETIZIONE, se sono presenti in quantità limitate.Qundi, QUALI SONO? provate ad elencarle:

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Riassumiamole insieme:− acqua;− sali minerali;− luce (per le piante);− ossigeno;− anidride carbonica (per le piante);− organismi intesi come cibo;− lo spazio (per le piante è fisso, per molti animali è “mobile”, ma pur sempre

necessario);− siti specifici (tane, posatoi, nascondigli, ecc.)

Avendo iniziato a ragionare sulla COMPLESSITA' di un ECOSISTEMA (= un

ambiente e tutti gli organismi che in esso vivono), riuscite a fare degli

“ESPERIMENTI MENTALI”? Coè ad immaginare le conseguenze di un fatto? Ad

esempio, che cosa succede a un bosco se si elimina una specie che fa parte del

sistema?

Facciamo un'ipotesi: se in un bosco si estingue una specie che è parte

importante della dieta di un predatore, come il cervo per il lupo, il predatore

incomincerà a nutrirsi di altre prede: nel caso del lupo prederà più caprioli, o

cinghiali, o magari più pecore, che però hanno un “padrone” umano, con ovvie

conseguenze e problemi.

Altra ipotesi: accidentalmente, a causa di qualche azione umana, giunge da un

altro continente un parassita che attacca una specie di alberi, e contro cui, in

quel luogo, non è stata sviluppata nessuna difesa: potrebbero morire migliaia di

alberi prima che sia trovata una soluzione.

O, fatto accaduto spesso in passato, viene rilasciata una specie animale

proveniente da un luogo lontanissimo, che non trovando predatori adatti si

diffonde rapidissimamente, danneggiando le specie autoctone (cioè locali).

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O ancora, elencate altri eventi che potrebbero perturbare un sistema naturale, con grosse conseguenze:

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Ora però, dopo aver affrontato temi molto teorici e generali, concentriamoci sul concreto: SIETE IN UN BOSCO?

Se sì, GUARDATEVI ATTORNO, e FATE UN ELENCO DI TUTTO QUELLO CHE VEDETE:

Quanti tipi di ALBERI VEDETE? Non importa che ne conosciate i nomi, ma è importante che riusciate ad osservarne le differenze. In ogni stagione ci sono elementi che vi guideranno di più:

− quando ci sono le FOGLIE, esse sono sicuramente un elemento molto indicativo.

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quando le foglie non ci sono, che cosa vi aiuta?

Sicuramente il PORTAMENTO di tronco o rami (provate a fare lo schizzo di un cipresso e di una quercia: sono molto diversi, no?)

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Poi la CORTECCIA: colore, disegno, rilievo, ecc. Provate a disegnare alcune cortecce diverse, scrivendo a quale specie ognuna appartiene:

(se pensate di essere negati per il disegno, provate con della carta da lucido, quella un po' trasparente, appoggiandola direttamente sul tronco....)

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Poi, ovviamente, nel periodo di FIORITURA o di FRUTTIFICAZIONE molti altri elementi ci possono aiutare.Elenca qui sotto alberi di cui sapresti riconoscere il PROFUMO ad occhi chiusi:

E gli alberi di cui ami di più i FRUTTI?

E quali hanno i semi più facili da riconoscere?

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E altri i cui semi sono diffusi dagli animali?

Una volta che hai individuato le SPECIE DIFFERENTI, sai individuare alberi che pur

appartenendo alla stessa specie hanno grosse differenze fra di loro? Sai

descriverle?

Alcune dipendono dall'età: ad es. alcuni alberi hanno le spine “da piccoli”, per

difendersi da animali che potrebbero mangiarli, ma poi le perdono quando sono

diventati abbastanza alti da non correre più questo rischio.

Altre dipendono dal luogo in cui sono cresciuti: lo stesso albero crescerà molto

diversamente se posto in mezzo a un campo con molta luce, o nel sottobosco,

con poca luce e molte piante attorno.

Altre dal clima.

Altre dal terreno.

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Ora concentriamo lo sguardo proprio su questo elemento: il TERRENO.

Com'è? Se umido o secco dipenderà ovviamente da quando è stata l'ultima

pioggia.... Ma è sassoso? sabbioso? o vi sembra ricco di HUMUS? Sapete cosa

significa questa parola?

Non serve che qui diate una definizione perfetta, da esame di scienze...

L'importante è che sappiate che l'humus è quella parte di terreno proveniente

dalla decomposizione di materia vivente, ricca quindi di sostanze nutritive, che

le piante possono riutilizzare per riavviare il ciclo della materia organica.

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Allora, tornando con lo sguardo al terreno: che cosa vedete?

Normalmente, nei boschi, il terreno è ricoperto di uno strato più o meno spesso

di FOGLIE CADUTE. E fra queste, più nei mesi caldi che in quelli freddi,

moltissimi animali.

Sotto lo strato più superficiale c'è uno strato di foglie in decomposizione,

anch'esso ricchissimo di fauna, e più sotto ancora l'humus.

Poi ci saranno molti RAMI CADUTI e, a seconda del tipo di bosco, troverete

anche frutti (tutti voi saprete riconoscere le CASTAGNE o le GHIANDE, anche se

solo i più esperti sapranno riconoscere le ghiande delle diverse specie di

quercia: leccio, farnia, rovere, ecc.) o SEMI PARTCOLARI (bellissimi quelli di

acero). PIGNE saranno presenti nelle pinete, e se si tratta di pino marittimo

potrete fare raccolta di PINOLI.

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Ma ci sono cose da raccogliere ancora più

pregiate di castagne e pinoli, solo che c'è

bisogno della guida di un esperto: dopo le

piogge, soprattutto in autunno ma non solo, nei

boschi, nei luoghi più adatti, crescono i FUNGHI.

Come molti di voi sapranno (e gli altri è bene

che lo imparino!) i funghi

costutuiscono

un REGNO a sé (accanto a quelli di

ANIMALI, PIANTE, PROTISTI e

MONERA).

I FUNGHI sono organismi molto più

variati rispetto ai pochi che noi

possiamo mangiare, e che ben

conosciamo. Ne esistono delle forme

più varie, ma la caratteristica che

li

accomuna

è di essere tutti ETEROTROFI (cioè devono

prendere le sostanze nutritive già formate da

altri, non le possono costruire dai componenti

“non-viventi”, come fanno le piante) e sono

DECOMPOSITORI, cioè hanno un ruolo

fondamentale nel trasformare la sostanza

morta in nutrienti nuovamente utilizzabili.

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Aguzzando la vista, ne potrete vedere in un bosco moltissimi, dalle forme più

diverse. Provate ad elencarne e a disegnarne alcuni:

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Alcuni li troverete a terra:

Altri sui tronchi di alberi vivi:

Altri su rami caduti o altra materia morta:

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E chi di voi conosce quei funghi il cui corpo fruttifero è sempre

sotterraneo, e che crescono in rapporto SIMBIOTICO (detto MICORRIZA)

con le radici di alcuni alberi o arbusti (più spesso querce)?

Sembra una domanda difficile, ma se vi dicessero che si tratta di un

alimento estremamente pregiato, per trovare il quale vengono addestrati

cani (a loro volta molto ambiti, se sono ben addestrati), sicuramente

trovereste la risposta.

E se nemmeno così vi viene in mente, vi basterebbe annusarne il

profumo, per riconoscerli: i TARTUFI.

Il loro profumo intenso si è evoluto proprio per attirare cinghiali, tassi,

ghiri o volpi, a scavare, dissotterrando il corpo fruttifero e diffondendo

le spore, per farli propagare.

I funghi, oltre che avere un ruolo fondamentale nel ciclo della materia,

essendo tra i principali decompositori, sono in alcuni casi ALIMENTO per

alcuni animali: non sarà raro, girando per i boschi, trovare tracce di

dentini su qualche bel fungo. Topini, scoiattoli, uccelli, insetti: sono in

tanti a ricavare nutrimento dai funghi.

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Cos'altro si può osservare che CRESCE SUGLI ALBERI?

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I LICHENI sono una forma di SIMBIOSI tra un fungo e un organismo

AUTOTROFO (un'alga o un cianobatterio): quest'ultimo compie la fotosintesi,

mentre il primo fornisce supporto, sali minerali, acqua.

Hanno un importante ruolo di COLONIZZAZIONE, perché riescono a crescere

sulla roccia, laddove le piante non riuscirebbero mai a metter radici.

Oggi i licheni sono per noi importanti INDICATORI ECOLOGICI, perché, essendo

molto sensibili all'inquinamento, muoiono laddove l'aria non è pulita.

Anche i MUSCHI, piccolissime piante non lignificate, possono crescere SU

tronchi e rami di altre piante. Come i licheni, hanno l'importantissima

FUNZIONE DI COLONIZZAZIONE e contribuiscono alla FORMAZIONE DI SUOLO.

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Guardatevi attorno: dove vedete muschi? Perché, secondo voi, proprio in

quel luogo?

Se osservate bene, su alcune foglie di varie specie di piante, osserverete

delle strane escrescenze: possono essere palline, o bolle, o ciuffi,

variamente colorati, distinguibili dal fatto di essere presenti su una foglia

o su poche, ma mai su tutte. Si chiamano GALLE, e sono dovute a dei

parassiti (batteri, funghi, insetti o acari) che, deponendo le proprie uova,

provocano la proliferazione dei tessuti dell'ospite. Le galle sono quindi dei

tumori (benigni), formate da tessuto della pianta stessa. Non costituiscono

un danno per la pianta, perché in genere interessano una o poche foglie.

I parassiti di una certa specie scelgono tutti la stessa specie di pianta, e

producono quindi, galle sempre uguali.

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Continuiamo a guardare a terra. Troverete tracce di animali. Quali?Prendetene nota e cercate di disegnarle:

orme:

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escrementi:

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penne:

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tracce di denti:

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scortecciamenti:

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resti di pasto:

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aculei o ciuffi di pelo:

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frammenti di guscio:

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Passiamo ora ad annotare elementi SONORI: cosa udite intorno a voi, se

riuscite a rimanere in perfetto silenzio? Elencate voi stessi, prima di leggere:

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vento e rumori di rami e foglie;

pioggia;

canti di uccelli;

ronzii di insetti (soprattutto d'estate);

gracidii di rane (soprattutto in primavera ed estate);

scricchiolii e fruscii dovuti al movimento di animali nella vegetazione

(spesso solo lucertoline o uccelli);

versi di mammiferi: potreste udire belati o muggiti di animali

d'allevamento; o latrati di cani in lontananza; ma se siete fortunati

e soprattutto se siete intorno all'alba o al tramonto potreste udire

un “abbaio” di capriolo (sì, sembra proprio un cane che abbaia, ma

chi lo ha già sentito vi aiuterà a distinguerlo); un grufolare di

cinghiali; un richiamo di volpi; un urlo di riccio (assomiglia ad un

abbaio un po' ringhioso), ecc.

Poi vi sono alcune specie che emettono il loro verso soprattutto nel

periodo degli accoppiamenti , per richiamare le femmine: ad es. i

cervi, in ottobre, bramiscono intensamente di notte.

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Potreste poi, anche se non è possibile portarli a casa, né registrarli

elettronicamente, ma solo imprimerverli nella memoria, distinguere i differenti

ODORI presenti nel bosco:

− quelli dei differenti fiori;− la resina delle conifere;− le essenze di alcune specie di cespugli (soprattutto della macchia

mediterranea);− il terreno (soprattutto dopo la pioggia);− i funghi (alcuni in modo particolare);− tracce di animali (noi percepiamo intensamente gli escrementi di volpe; ma

se abbiamo con noi il nostro cane, vedremo che esso sarà attentissimo ad

altri stimoli, che per noi sono poco evidenti;− ecc.

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Quali odori sapete IDENTIFICARE con certezza?

Non abbiamo ancora accennato ai segni che in un bosco noterete lasciate

dalla specie animale più “invadente” di tutte: qual'è?

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Già, è LA SPECIE UMANA. Che tipo di segni lascia?

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Sì, è vero: i RIFIUTI sono purtroppo la traccia più onnipresente (e qui vi

ricordo che voi non ne dovete lasciare nessuno! E' ammesso giusto qualche

avanzo di cibo, che gli animali gradiranno, ma che non deve essere

accompagnato da nessun pezzo di plastica, né alluminio, né vetro, né carta;

IMPRONTE di scarpe, ma anche di automezzi;

COSTRUZIONI;

RECINZIONI;

TAGLI DI ALBERI;

FUOCHI e INCENDI;

ecc. ecc.

Già, quasi tutti segni di presenza umana sono negativi, ma non sempre: alcune

costruzioni, soprattutto se antiche, sono bellissime. Le recinzioni in genere non

sono positive per alcune specie di mammiferi che vedono il loro areale tagliato

a metà; ma possono essere molto utili per la salvaguardia di alcune specie a

rischio.

Anche il taglio di alberi, se fatto in modo sostenibile, può non essere troppo

dannoso, ma permetterci di usufruire di una risorsa, permettendone il

rinnovamento.

Perciò, in Italia abbiamo pochissimi esempi di bosco veramente “al

naturale” (ad es. la riserva naturale integrale di Sassofratino, dove non si

entra se non per motivi di studio, e quelle poche altre riserve dove un albero

caduto si lascia lì, per permettere alla natura di compiere il suo ciclo

completo).

In tutti gli altri casi il bosco è “governato” a CEDUO o a FUSTAIA: nel primo

caso si sfrutta la capacità di alcune specie di rigettare dalla ceppaia (il

troncone di fusto e le radici che rimangono nel terreno dopo l’abbattimento

della pianta). In questo caso le piante si riproducono agamicamente, non c'è

quindi nessuna variazione genetica. Perciò, solitamente, vengono risparmiate

alcune piante, le MATRICINE, perché producano semi, per sostituire le vecchie

ceppaie, quando è necessario.

Parliamo invece di FUSTAIA quando il bosco si rinnova a partire dai semi

(prodotti dagli alberi prima del loro abbattimento, e finiti nel terreno): in

questo caso c'è stato scambio di materiale genetico tra alberi.

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Comunque sia, il taglio viene effettuato con una certa periodicità, e con un

certo distanziamento, lasciando agli alberi il tempo di ricrescere.

ATTIVITA' UMANE NEL BOSCO.

Oggi le popolazioni umane (particolarmente in Italia) si sono concentrate nelle

città, e le campagne sono percorse da reticoli di strade, e non ci sono quasi

più luoghi veramente isolati.

Ma queste trasformazioni sono state veramente rapide, negli ultimi decenni.

Invece per secoli e millenni i nostri paesaggi sono rimasti piuttosto immutati,

e i boschi erano degli ambienti pochissimo abitati, ma abbastanza sfruttati.

Sebbene fosse raro trovare insediamenti umani in mezzo ai boschi (se non in

alta montagna, nelle valli), i boschi costituivano una ricchezza in più per chi

abitava nelle campagne limitrofe.

Pensate a quali sono le risorse che un bosco può fornire, e quali attività

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I TAGLIALEGNA è sicuramente la prima cosa che viene in mente: il lavoro per

eccellenza che si può svolgere solo dove crescono molti alberi! Il legno serve

ancora oggi come materiale da costruzione, ma un tempo era ancora più

essenziale di oggi. Nell'antichità, intere isole greche vennero disboscate, per la

costruzioni di grandi flotte.

Pensate che l'Opera del Duomo di Firenze era la proprietaria (almeno dal XV

al XVIII secolo) delle Foreste Casentinesi, e si accaparrava il diritto di

tagliarne i preziosi abeti bianchi, tra cui solo quelli plurisecolari

raggiungevano le dimensioni richieste per la costruzione del Duomo o per

essere venduti ai cantieri navali di Pisa e Livorno. Se un ALBERO DI MAESTRA

era alto 28 metri, l'abete che veniva tagliato ne doveva misurare almeno 40,

con un diametro a 6 metri dalla base, di 80 cm.

Riuscite a immaginare come lo si abbatteva e come lo si trasportava

dall'Appennino al mare? C'erano delle VIE DI ESBOSCO, e molti buoi dovevano

trascinare un singolo tronco. Si doveva raggiungere Pratovecchio, con un porto

sull'Arno, ed attendere le piene. Poi i carichi di legname, opportunamente

legati, venivano guidati fino a Firenze o Pisa.

Fino a non molti anni fà il legno era il principale materiale con cui si

costruivano mobili; carri; strumenti di ogni tipo, ed era essenziale come

combustibile. Oggi è in parte sostituito, tranne che per alcune industrie

speciali, come quelle dei mobili o degli strumenti musicali.

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IL CARBONAIO è un lavoro strettamente legato al precedente. Il carbone

serviva come combustibile (in case, fabbriche e mezzi di trasporto: treni,

navi), era più leggero del legno da trasportare (nel processo di

carbonizzazione tutta l'acqua viene eliminata), e la sua combustione

raggiungeva temperature maggiori rispetto al legno, permettendo la

lavorazione dei metalli.

I carbonai conoscevano i segreti di come trasformare il legno in carbone, e

viaggiavano per i boschi, con le loro famiglie, sempre in movimento,

coordinando il loro lavoro con quello dei taglialegna e dei VETTURINI che

poi trasportavano via i sacchi di carbone, per andarlo a vendere nei paesi e

nelle città.

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Un'altra importante risorsa dei boschi è la SELVAGGINA, che forniva sia

CARNE sia PELLICCE, ma andare a caccia o mettere trappole, alle nostre

latitudini, era più un “arrotondamento”, un ampliamento della magra dieta

contadina, che non un lavoro a tempo pieno.

Ancora oggi, in certi periodi dell'anno, gli abitanti delle campagne vanno nei

boschi a cercare prodotti specifici: FUNGHI, CASTAGNE, ASPARAGI, TARTUFI,

PINOLI, BACCHE, ERBE, ecc. Oggi lo facciamo per il gusto di certi sapori; un

tempo, quando si viveva dei prodotti della terra, questi “extra” erano molto

importanti.

Nel bosco si ricercavano anche:− fascine di legna per accendere il forno (questo a volte era concesso dai

padroni dei boschi ai contadini: solo i padroni avevano il diritto di

tagliare gli alberi, ma gli scarti erano lasciati ai poveri)− rami e canne per intrecciare cesti;− radici di erica per fare le pipe;− ghiande per i maiali;− pezzi di legno da intagliare per costruire giocattoli o strumenti;− cortecce per costruire contenitori;− ecc.

Oggi, i boschi hanno un importantissimo valore ecologico: sono dei serbatoi

di specie viventi, alcune delle quali a rischio di estinzione. Sono inoltre i

produttori di ossigeno della terra, e senza di essi noi non potremo più

vivere.

E' stato inoltre riconosciuto ai boschi un importante ruolo nel dare

benessere, soprattutto a chi vive in città e vi si reca di domenica per

ricercare un contatto con l'ambiente naturale.

Per non parlare del ruolo estetico, in ambito paesaggistico: non è

irrilevante, soprattutto per un paese che ha il turismo come risorsa

economica fondamentale!

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BIBLIOGRAFIA:

Oggi l'uso di internet ha reso antiquate le guide e i manuali cartacei: ma in

realtà chi è abituato ad usare un libro per riconoscere un albero o un

uccello, sa che sfogliare le pagine e percorrere le illustrazioni, rinfrescando

la memoria su particolari già conosciuti, o permettendo il confronto fra 2 o

3 specie simili, è sia utile sia piacevole.

In traduzione italiana (e riferite alla natura italiana o, più generalmente

europea) ci sono diverse guide: consiglio a quelli di voi che si

appassioneranno all'argomento, di frugare sempre sulle bancarelle di libri

usati: infatti molti manuali, pubblicati in Italia negli anni '70, '80 e '90 non

sono più disponibili né dagli editori né in libreria, ma sono sempre validi, e

ormai preziosi....!

Ne sono un esempio le celebri guide di “Selezione dal Reader's Digest”:

“Guida pratica agli alberi e arbusti in Italia”, 1983

“Guida pratica ai funghi in Italia”, 1983

“Guida pratica ai fiori spontanei in Italia”, 1983

Sono sempre raccomandabili le “Guide naturalistiche” edite da Franco

Muzzio, come ad es.:

Riconoscere i funghi d'Italia e d'Europa Pandolfi Massimo; Ubaldi Davide,

2004,

Riconoscere i mammiferi d'Italia e d'Europa 2004,

Riconoscere i rettili e gli anfibi d'Italia e d'Europa, 2004

Cespugli e arbusti selvatici, Witt R., 1989,