Quaderni della Pro-Loco 'Naš Selo' sentiero/Il sentiero lungo dell_esistenza.… · ovunque ti...

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  • Quaderni della Pro-Loco "Naš Selo" Montemitro

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  • IL SENTIERO LUNGO DELL'ESISTENZA

    Antologia di poesie in lingua Croato-Molisana a cura di Sandro Galantini

    Quaderni della Pro-Loco "Naš-Selo" / 1 Montemitro

    Renato Cannarsa Editore

  • Proprieta letteraria riservata

    Volume pubblicato da Renato Cannarsa editore per conto del Comune di Montemitro

    e dell'Associazione Pro-Loco "Naš Selo" che se ne riservano tutti i diritti

    Coordinamento editoriale e traduzioni di Giovanni Romagnoli cura dei testi in croato-molisano di Agostina Piccoli

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    Nemojte zabit naš lipi jezik Nicola Neri (1761-1799)

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    PRESENTAZIONE

    Nell'accingermi a dare alle stampe la prima raccolta di alcune tra le poesie, in lingua Croato-Molisana, presentate nei concorsi indetti dal Comune di Montemitro da quasi un decennio, mi chiedevo se cio contraddicesse, in qualche misura, la caratteristica precipua del nostro idioma, ossia: l'oralita.

    A ben riflettere, pero, considerando il pro-gressivo depauperamento terminologico che la nostra lingua subisce, per tutta una serie di mo-tivi che non possono essere esposti in questa sede, con la pubblicazione delle poesie, si vuole arginare la crescente dispersione del nostro patrimonio culturale.

    In altre parole, si vuole costituire un punto di partenza, pur con la coscienza dei propri limiti, per un lavoro continuo e incessante, teso alla salvaguardia di cio, che sia pur faticosamente, resiste da quasi cinque secoli: naš jezik (la nostra lingua).

    Nel congedarmi, augurandomi che il nostro lavoro riscuota consenso, sento il dovere di rin-

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    graziare l'amico Sandro Galantini, per l'impe-gno, serio e attento, profuso in questa opera.

    Ringrazio, altresi, il Comune di Montemitro e l'Associazione Pro-Loco "Naš Selo" per l'in-dispensabile sostegno economico, nonche tutti gli autori e quanti hanno collaborato alla rea-lizzazione della raccolta.

    Giovanni Romagnoli

    Associazione Pro-Loco "Naš Selo"

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    NOTA DEL CURATORE

    Una antologia poetica merita sempre una attenzione particolare, se non altro perché pre-cipitare in una waste land, spesso composita nelle trame di un sentimento eterogeneo, implica la capacità tutt'altro che irrilevante di riuscire ad interpretare un aggrovigliato alfabeto.

    Si è detto a lungo, e tuttora si discute, circa i modi di accostarsi alla parola; il problema si attualizza con le parole di Borges: "Quando le immagini e i ricordi ci abbandonano, ci riman-gono solo le parole, le parole degli altri". Il pro-blema non è di poco momento, giacché nella poesia la parola non è da configurare come mero mezzo espressivo, impiego di codici più o meno accentuatamente ontologizzati, ma è addirittura dimensione, è ricerca, è, per mutuare una felicissima espressione di Cleanth Brooks, il "linguaggio del paradosso", come tale carico di una polivalenza che giunge alla disarticolazione delle espressioni codificate sino a configurarsi talvolta come negazione comunicativa.

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    Finita decisamente la stagione degli speri-

    mentalismi, obliterate fortunatamente talune allucinanti prove letterarie — i cui percorrimen-ti, sovente, hanno eluso l'incontro con l'umanità per farsi denormalizzazione degli assetti espressivi, e quindi "comunicazione separata", come è dato riscontrare nelle recenti avanguar-die (tra queste, emblematicamente, l'esperienza del Gruppo '69) — si avverte in modo veemente l'esigenza di una poesia che possa manifestarsi come esplosiva trascrizione di esigenze interiori in cerca di un rapporto frontale, se non addirittura frantumante, con la realtà, in una continua osmosi di attributi ed istanze.

    Si può verificare allora che la parola, dalle vibrazioni del tutto originali, mutui dal mondo della natura frammenti d'immagini e sintomi di tensione intorno alle varie categorie dell'essere.

    Diventa allora, al tempo stesso, roccia, aria, fiore, vento, tenebra, con cui vengono composti i molteplici paesaggi di un microcosmo, del quale creatore e dominus è il poeta con i suoi ricordi, i suoi fremiti, i suoi pensieri, le sue passioni.

    Degli autori di questa antologia — che po-tremmo definire poeti in fieri, giacché l'inte-riorizzazione abbisogna indubbiamente di altre, impegnative prove, di uno scavo interiore che sia esercizio completo e continuo — colpisce la

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    mancanza di sudditanza verso tralatici topoi, abusatissimi e spesso perduranti in recenti "stagioni" poetiche, cui fanno da pendant la 'testimonianza' del sentimento arcano dall'un lato, e larvate esigenze di sartriano impegno proprio di una visione aderente ai problemi esistenziali e sociali, dall'altro.

    Credo, per concludere questa breve nota, che ci si trovi di fronte ad una poesia autenti-ca, nel senso che essa — e qui non posso esi-mermi dal riportare i giustissimi rilievi dell'amico Vito Moretti — "(...) traduce sempre ciò che si è: l'esistenza di ieri nel ricominciamento dell'oggi, la quotidianità divenuta memoria e i desideri accattivati sulle ragioni inquiete del sogno, le presunte visioni del riscatto e i simboli appena decifrabili delle nascoste lacerazioni".

    Sandro Galantini

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    MUNDIMITAR Za te počet su iskal tvrdo ter su zabral ovi lipi brdo, su te tunal okolo fiške kano riba okolo liske; su te škrimal s ovimi puti zvono u srid ke čeljade budi. Puta oš putića do tebe zahodaju ke larga oš dubrave bahodaju, e ti stojiš lipo ode zgora a jerke jesi ndžera mora; gledaš dol nadno ti brbori rikica dviniš oč, je Majela kano kraljica stotine svići se vidu binoć sve di se bračaš najideš oč. E mi, Boga, za one pokonje ćmo molit si do tebe se moremo hualit.

    Mario Giorgetta

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    MUNDIMITAR (MONTEMITRO) Per iniziarti han cercato il solido e hanno scelto questo bel colle, ti hanno arrotondato intorno alla roccia come un pesce intorno alla sua lisca. Ti han rigato con queste strade la campana in mezzo che la gente sveglia. Strade e stradine da te escono che campi e boschi scrutano, e tu stai bene qui sopra; perché sei di fronte al mare; se guardi giù in fondo ti borbotta il fiume. Alzi gli occhi, c'è la Maiella come una regina. Cento e più luci si vedon di notte ovunque ti giri sazi gli occhi. E noi Dio, per quei defunti dobbiamo pregare se di te ci possiamo vantare.

    Mario Giorgetta (traduzione dell'autore)

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    METE Mete polako, palako sekoliko muči je melo sve do noćas se vidi samo jena stopa. Je Sep, je ponija za ist ovcami. Noća je bila duga, ovce jesu lačne. Gledam iz moje hiže, sekoliko je bilo, jena repac išće za ist. Muči sve muči, Moja duša živi.

    Angelina Menna

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    METE (NEVICA) Nevica piano, piano tutto tace ha nevicato tutta la notte si vede solo un'impronta. È Giuseppe, ha appena portato da mangiare alle pecore. È stata lunga la notte, le pecore hanno fame. Osservo da casa mia, tutto è bianco, un uccello cerca il cibo. Silenzio tutto tace, la mia anima vive.

    Angelina Menna

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    SUZA Koko stvari znaš na tako kratki put. Koko stvari rečeš na malo vrime. Samo te nećem veselit me ne znaš. E mi se tako malo smiješ suza.

    Gabriele Blascetta

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    SUZA (LACRIMA) Quante cose sai in un così breve cammino. Quante cose dici in così poco tempo. Solo non ti vorrei non mi rallegri. E mi sorridi così poco lacrima.

    Gabriele Blascetta

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    SI BI BILA Si bi bila zvizda, ne bi spa na noć za te moć gleda. Si bi bila misečina, bi osta funeštre tvorene za te činit ulist. si bi bila rosa, bi zaspa van za se smočit do tebe. Si bi bila suza, ne bi plaka za te ne zgubit. Ovo je život, nako jesi veseja, ovo je dobro.

    Giovanni Emilio Giorgetta

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    SI BI BILA (SE TU FOSSI) Se tu fossi una stella, non dormirei la notte per poterti guardare. Se tu fossi la luna, lascerei le finestre aperte per farti entrare. Se tu fossi rugiada, dormirei fuori per potermi bagnare di te. Se tu fossi una lacrima, non piangerei per non perderti. Questa è la vita, così è la mia gioia, questo è bene.

    Giovanni Emilio Giorgetta

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    ZA TEBE Ostan bristra kakno rosa ostan lipa kakno cvitje ostan žena na tvoj srce.

    Giovanni Emilio Giorgetta

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    ZA TEBE (PER TE) Resta limpida come rugiada resta bella come un fiore resta donna nel tuo cuore.

    Giovanni Emilio Giorgetta

  • JENA PLAČ Te kosta koko malo su živil ma one oč koko stvari su vidil, one noge koko puta su činil, te brižne ruke su žel toko žita, ta čelo koko pota je hita za tvoja hiža moć bit sita. Onu ženu koko dobro si tija za ove dica ki velki otac si bija... sa su te ukrel, se te zgubija! Di jesi?... ć'mo te do iskat! Di si poša?... ć'mo te do čekat... Nidir... neć'mo na već suze za plakat.

    Mario Giorgetta

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    JENA PLAČ (UN PIANTO) Le tue ossa quanto hanno vissuto ma i tuoi occhi, quante cose han veduto; quelle gambe quanto han camminato, povere mani, quanto grano han mietuto per poter la tua casa essere saziata. La tua donna quanto hai amato, di questi figli, che gran padre sei stato. Ora ti han rubato, io ti ho perduto! Dove sei?... veniamo a cercarti! Dove sei andato? Stiamo ad aspettarti... in nessun posto... non troveremo neanche lacrime per piangere.

    Mario Giorgetta (traduzione dell'autore)

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    GRMI Mat zove dica, čeljade se išču kučke laju. Kako je crno tamo dol na more... Bože moj ti ki vrime danas! Zatvorite vraca! Skupite halje! Jo teško nami! Ki grubi vrime danas... vogošte neće nam, ostat nišče. Di gredete? ho 'te unutra Otac je poša van, nije si ponija nišče za se pokrit. Pada granula kano jajiča. Je nasolana zemblja. Ču tamo vane... ...je kano kada tuču ofičije. Nije nam osta jena cvitje. Žito je sve u zemblju. Pasbabin je na Kičero, fala Bogo, je sve prolo.

    Gabriele Blascetta

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    GRMI (TUONA) La mamma chiama i bambini le persone si cercano i cani abbaiano. Come è nero laggiù verso il mare... Dio mio che tempo, oggi! Chiudete la porta! Raccogliete i panni! Oh poveri noi! Che brutto tempo, oggi... quest'anno non ci resterà nulla. Dove andate? Venite dentro! Babbo è nei campi, non ha niente con sé per coprirsi. Cade la grandine come piccole uova sembra cosparsa di sale, la terra. Senti là fuori... ...paiono i bambini nella settimana santa1 Non si è salvato nemmeno un fiore, anche il grano è tutto per terra. Si vede l'arcobaleno dal Chicerro2, grazie a Dio è tutto finito.

    Gabriele Blascetta

    1 Per ricordare le percosse ricevute da Gesù nella passione, i bimbi colpivano con piccole verghe il legno dei banchi della chiesa. 2 Colle che domina Montemitro.

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    JE URA! Je ura! Tovar Kolin jesu tri vote ke rove. Deštro ustani se, korijera neće te čekat. Prstamadjeja tri ljuda govoru: žito nije uresa, nije daždilo ka biše vrime... Pogrado, pri Pikirž, pa na Gradin1 sako malo se peca koja svića... Ovo je Alberik s poštom... Je ura! Moj srce drće. Ovoje korijera! Ricier se šali kako svemaj... Stoji na malicj... čekaj... hod ode, nekam te cekit...! Sama! Gledam korijera ke palako zga gre. Moj srce drće još... Dvi velke suze mi padu zgora prsa... Iz naza čujem: bongiorn. Je cile Brijel Mendinin... Je ura! Deštro. Doma misit kruh.

    Autore anonimo 1 Nomi di quartieri di Montemitro

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    JE URA (È ORA!) È ora! L'asino di Nicola sono tre volte che raglia. Svelto. Alzati, la corriera non ti aspetterà. A largo Sant'Angelo tre uomini parlano: il grano non è cresciuto, non ha piovuto quando era il tempo. Prima in paese, poi alla Croce, infine alla Gradina, ogni tanto si accende qualche luce... Ecco Alberico con la posta... È ora! Il mio cuore trema. Ecco la corriera! Rizziero gioca come sempre... Stai attento... aspetta... vieni qui, lascia che ti baci...! Sola! Guardo la corriera che piano se ne va. Il mio cuore trema ancora... Due grandi lacrime mi cadono sul petto... Da dietro sento: buongiorno. È zio Brijel Mendinin... È ora! Presto a casa ad impastare il pane.

    Autore anonimo

  • HOMO NA VODO Homo na vodo e grad se šali, na druge vrimena, biše teg ne mali. Za napojit krave oš svinje binoć, ma hu se punit tinje. Na tovar se jarahu barela, za vazet vodu 'dje Funcumela. Za teć šturat Fundkanelu si ne urnahu mang panelu. Funit ne funit koze must tečahu za bit prve na Fundaušt. Biše bristra oš nimaše vonj, ka se vamaše dol na Fundonj. Čuda mrzla je voda 'dje Sta Luca kako je graša niz funde iz Doca. Iz nadugo se vidaše trava sirova, ka se idjaše 'dje funda Čitrilova. E na vraca vržahu sklok ke nadugo biše za potj na Potok. Bihu druge oš lipe mista, di voda biše bristra oš čista, di u škuro gredahu oš činahu vre. E sada voda sama doma gre. Homo na vodo ter grad se šali ma kako biše teško, neće znat ovi mali.

    Mario Giorgetta

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    HOMO NA VODO (ANDIAMO A PRENDERE L'ACQUA)

    Andiamo a prendere l'acqua... ora in paese è un gioco, ma in altri tempi era un lavoro non da poco. Per abbeverare maiali e vitellini, di notte si empivano i tini. Si caricavano sull'asino le barela1 per prendere l'acqua a Funcumela2, e per correre a sturare Fonte Cannella, non si mettevano a posto nemmeno la pannella3. A mungere le capre, si faceva a gara, pur di arrivare a Fonte Giusta, primi, con la giara. Era limpida e profumava, l'acqua che da Fundonj, sgorgava. Fresca è assai l'acqua di Santa Lucia, Come copiosa, è l'acqua che dal Dolazzo prende la via. Da lontano, l'erba fresca si scorgeva, 1 Recipiente usato per il trasporto dell'acqua. 2 Fonte di Montemitro. 3 Icasticamente "senza vestirsi". I toponimi qui citati si riferiscono a contrade e fontane di Mon-temitro.

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    quando a Fonte Citrilova andar si poteva. E bisognava ben bene la porta sbarrare, perché lunga, fino al Potok, era la strada da fare. Poi c'erano altri posti, assai belli dove, limpida e pulita, l'acqua usciva a ruscelli. Di notte e di corsa, si partiva, adesso invece, l'acqua in tutte le case arriva. Andiamo a prendere l'acqua, ora in paese è un gioco, ma quanto lavoro, il bimbo di oggi, non lo sa neanche un poco.

    Mario Giorgetta

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  • JESE SAM

    Kako je zima vičeras, puše vitar, vane je snig. Jese sam ode doma! Čujem zimu na ve kosta. Nikor tepli ove zida, puno bure, puno sniga. Kučak laje, laje... sam me ne ostane. U fugular je mali lambar, vidi mene ke se štangan. Dviže cambe, dviže lug hoće steplit moje ruke, puno kali, puno tega. Kučak laje na vu ruvu, čuje hot ume sniga. Benja nosi mbliko Ettorin. Oni znade ke jese živ.

    Autore anonimo

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  • JESE SAM (SONO SOLO) Come fa freddo stasera, il vento soffia e fuori c'è la neve. Sono solo in casa! Sento il freddo nelle ossa. Nessuno riscalda queste mura, piene di vento, piene di neve. Il cane abbaia, abbaia... non mi lascia solo. Nel focolare è tenue la fiamma, guarda la mia stanchezza, alza le zampe, alza la cenere, vorrebbe riscaldare le mie mani, piene di calli, piene di lavoro. Il cane abbaia nel vicolo, sente camminare nella neve, forse è Ettorino che porta il latte.1Lui sa che sono vivo.

    Autore anonimo 1 Ettorino è il lattaio del paese.

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  • SIN MOJ Mi prosiš solite saki dan ma što činiš, mi ne govoreš je umbra dan je počela noća, maneštra se mrzli za te čeka. Letu vlase e tvoja mat, gleda vane za te vit. Boli život za sta zgoro, samo mat te hoće dobro, sin moj. Nimam već suze za još plaka, nimam već riče za govorat, srce se guli za te mislit. Što ti prodava oni ke sve te išće. Polako govoru, čeljade saki dan, ke je dola droga na vi grad. Sin moj, tvoje oč bihu toko lipe, sada jesu mrtve. Boga ja molim, da ti živiš, drogu ja hoćem, da ti zabiš, doma te čekam, ke se vrniš. soliti ke mi prosiš, kupiš paradiz oš smrtu platiš.

    Tvoja mat (Autore anonimo)

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  • SIN MOJ (FIGLIO MIO) Mi chiedi i soldi ogni giorno cosa fai, non mi parli Muore il giorno, inizia la notte, si raffredda, aspettandoti, il cibo. Volano i capelli e tua madre, guarda fuori per vederti. È stanco il mio corpo, per rimanere in piedi ma solo tua madre ti ama, figlio mio. Non ho più lacrime da versare non ho più parole per parlare, il cuore si strugge nel pensarti. Cosa ti vende, quello che ogni giorno ti cerca. La gente dice sommessamente ogni giorno, che è arrivata la droga nel nostro paese; figlio mio, erano cosi belli i tuoi occhi, adesso sono spenti. Prego Dio perché tu viva, vorrei che tu scordassi la droga, e aspetto, a casa, il tuo ritorno. Con il denaro che mi chiedi, credi di comprare il paradiso, ma paghi la morte.

    Tua madre (Autore anonimo)

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  • VRIME Vrime, vrime, kako prohodaš novo išćeš, staro ostavljaš. Bihu dite, za šalu gubahu san, jutrim budan ne bihu, idjahu van. Čuvahu ovce oš junce, se gorahu na ni sunce. Prodjaše zim, dojaše lito mi ženjahmo oš vršahmo žito. Bihu mblade, moja mat oš moj otac, vesele bihu dane dol niz Dolac. Vrime vrime... Sada jese Ijud, nadugo se poša doje lito, si rečem: se doša. Ustarena mi je mat, star mi je otac plačemo lipe dane u naš Dolac. Gledam drače, gledam dube sočo restu gusto, kano zube. Nijeh ovce, nijeh junce staro je mi osta samo sunce. Vrime, vrime, kako prohodaš novo iščeš, staro ostavljaš.

    Mario Giorgetta 38

  • VRIME (TEMPO)

    Tempo, tempo, come passi il nuovo cerchi, il vecchio lasci. Da bambino, per il gioco, perdevo il sonno, il mattino non dormivo, andavo nei campi. Pascolavo pecore e vitelli, bruciavo sotto quel sole. Passava l'inverno, veniva l'estate, noi mietevamo e trebbiavamo il grano. Erano giovani, mia madre e mio padre, felici trascorrevano i giorni là nella vallata1. Tempo, tempo... Adesso son uomo, lontano sono andato, viene l'estate mi dico: son ritornato. Invecchiata è mia madre, vecchio è mio padre, rimpiangiamo i giorni là nella vallata. Osservo i rovi, guardo gli alberi dappertutto crescono fitti, come denti. Non ci sono pecore, né vitelli, di vecchio mi è rimasto solo il sole. Tempo, tempo...

    Mario Giorgetta

    1 Dolac, contrada di Montemitro.

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  • ZEMBLJA IŠĆENA

    Prosim čeljadi ke se vmu, si hoću ostat reču keja, je njihova zemblja. Za koko štic pota one maju ostat nije nišće na vi svit ke ne bi hi činija statj, je njihova zemblja. Zemblja iščena, ti brižna, ke brižne si činja z ga po, nemo plaka, nemo se čut kriva, čeljade ke se vmu, ga nimaju s tebom, se vmu za tebe. Zemblja iščena, za koko ti bi mogla bit brižna ja te držim svemaj na moj srce, za koko ja bi moga bit nadugo do tebe svemaj bi se tija vrnit.

    Leopoldo Lalli

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  • ZEMBLJA IŠĆENA (TERRA CERCATA) Chiedo alle persone che tornano, se vogliono restare rispondono sí e la loro terra. Per quante gocce di sudore essi debbono versare non c'e niente in questo mondo che non li farebbe restare, e la loro terra. Terra cercata, tu povera, che poveri li hai fatti andar via, non piangere, non sentirti in colpa la gente che ritorna non ce l'ha con te, torna per te. Terra cercata, per quanto tu possa essere povera ti porto nel mio cuore, per quanto possa esserti lontano da te sempre vorrei tornare.

    Leopoldo Lalli (traduzione dell'autore)

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  • TRLINCAKE

    Trlincake jesu kako hi hoš ma nimaš di hi vrć moreš hi ist nikor će hi tit moreš hi dat nikor neće znat se kuhaju, se daju se ne poznaju. Moru bit prisne, proskuhane oš tisne velke oš slake široke oš žuke se kako bidu. svemaj se hitu. Trlincake sirem ja hi ne poznajem se reče ke su slake jerke jesu meke meke, si no malo se stvrdnu nimaš imat udno, jerke jena ke ti hi daje, mang hi ne poznaje. Trlincake jesu kano traskurace ke se štoknu kano sferce ode niču svemaj se ne Eunu kraske maj: se govore do onihi dvahi jena čuje trihi

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  • drugi ke čuje malo reče ke je temperalo oni ke ju sluša ti reče ke je vršija ti govoru do onoga druga maje na stvara duga oni sa je pa ma ne bidu one dva. Kano na stvara ferma oš slaka nako je trlincaka si jesi malo drit nečeš ju vit si si čuda pija, nonda si ju razumija.

    Leopoldo Lalli

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  • TRLINCAKE1 Trlincake son come le vuoi ma non hai dove metterle puoi anche mangiarle nessuno le vorrà le puoi regalare nessuno ne vorrà sapere si cuociono, si danno ma non si conoscono. Possono essere poco, o molto cotte oppure strette grandi e gustose larghe e amare in tutti i modi esse siano sempre si buttano. Trlincake con il cacio io non le conosco si dice che sono buone perché sono morbide e se un poco induriscono non devi prendertela perché chi te le dà 1 Trlinzaka vuol indicare “niente”.

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  • neanche le conosce. Trlincake sono discorsi che si tagliano come carta qui nascono sempre e non terminano mai: si parla di loro due e uno capisce tre l'altro che sente poco dice che è tutto un gioco chi ascolta ti dice che ha trebbiato ti parlano di quell'altro sarà una cosa lunga quello che adesso è caduto ma non sono quei due. Come una cosa forte e buona, cosi è trlincake se sei poco sveglio non la riconoscerai ma se avrai bevuto, allora si che l'avrai capito.

    Leopoldo Lalli

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  • MALINGUNIJA Do toko stvari se pitam zašto, nise umija znam našto. Prohodu toko dani jese sve nonde s moždani. Na teg se čuka glavu ma niše tija gledat ovu lipu travu kako je cvitjava oš zelena oš kako mrlušu štilja hijena, nise već čeka lito, za žet oš vršit žito. Mislahu ke biše malo živit oš imat samo koji držalo, se tijaše koji solit ter se svila senca mislit. Lipi svit je ovi ke se naša srce moj, s menom, nije doša moždane ode ne hoču statj one mista gredu natj. Me ide malingunija mi je udno ke zabrat nise umija.

    Mario Giorgetta

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  • MALINGUNIJA (MALINCONIA) Di tante cose mi chiedo il perché non ho saputo e so in cosa, passano i giorni e son sempre li con la mente al lavoro mi sono piegato ma guardare quest'erba non ho voluto com'é verde e fiorita né come profuma il fieno, non ho più atteso l'estate per trebbiare e mietere il grano, pensavo fosse poco vivere e avere solo una zappa ci voleva un po' di denaro così son partito senza pensare. Ho trovato un bel mondo qui ma il mio cuore non mi ha seguito, la mia mente non vuole stare qui cerca quei posti... La malinconia mi uccide perché scegliere non ho saputo.

    Mario Giorgetta (traduzione dell'autore)

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  • NAŠA JE POVIJEST KNJIGA SA SEDAM PEČATA

    U molizanskim Apeninima, sagradjena na vrhovima brežuljaka, leže tri sela sa nekih tri tisuća stanovnika koji su hrvatskog porijekla, i danas još govore jezikom stare domovine.

    Postoje divergentna mišljenja o vremenu naše seobe i o razlozima koji su uvjetovali do-seljavanje Slavena u južnu Italiju. Kao mali pre-gled iznijet ću ovdje nekoliko teza.

    U članku "Slavenske riječi u Apeninima" (Frankfurter Allgemeine br. 212 od 13.IX.1969) Johann Georg Reissmüller smatra da su naši preci početkom 16. st. pobjegli iz Dalmacije, sa ušća Neretve, pred Turcima preko mora i na-stanili se u tada nenaseljenom molizanskom po-dručju.

    U članku "Woher die südslavischen Colo-nien in Süditalien" (Archiv für slavische Philo-logie, XIV, str. 78-82, Berlin, 1892) Josip Aranza smatra na osnovi jezika starije hrvatske književnosti i moliško-hrvatskoga govora, da su moliški Hrvati doselili iz okolice Zadra.

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  • U knjizi "Rotas Opera Tenet Arepo Sator" (Rim. 1950) Teodoro Badurina iznosi drugačije mišljenje. Proučivši govorne osobine moliških Hrvata, zaključuje da oni potječu iz štokavskog-vlaškog kraja u južnoj Istri.

    I Mate Hraste, poznati lingvist, usput dotiče i ovo pitanje. U "Govori jugozapadne Istre" (Zagreb, 1964) na str. 33 doslovno piše: 'Tom se prilikom stanovništvo toga plodnog kraja uzaledju Zadra do Šibenika selilo na sve strane. Jedan dio je odselio u Istru, jedan se zaustavio trajno na otocima pred Zadrom, a jedan se od-selio u pokrajinu Molise; nastanio se u nekoliko sela". Potom malo niže nastavlja: "Mišljenje Badurinino da su Hrvati u južnoj Italiji doselili iz štokavsko-vlaškog produčja u južnoj Istri ne može stati, jer je prirodnije da su Hrvati iz Dalmacije krenuli u Italiju ravno morem preko Jadrana, nego preko Istre u kojoj bi se u tom slučaju morali neko vrijeme zaustaviti".

    Kako i Giacomo Scotti (Z one bane mora, Rijeka, 1980) kaže: "Najmonumentalnije djelo o talijanskim Slavenima pojavilo se 1911. godine, a napisao ga je učenjak svjetskog glasa Milan Rešetar za Bečku kraljevsku-carsku akademiju, Komisiju za Balkan, pod naslovom "Die Serbokroatischen Kolonien Süditaliens".

    Ne usudim se ići dalje ovim strmim putem: bilo bi to dosadno ponavljanje jedne te iste i svima poznate stvari.

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  • Pošto stoljećima nitko o jeziku vodio računa niti ga pismeno sačuvao on je zakržljavio, ta-lijanski su jezični dijelovi podvrgnuti starohr-vatskoj gramatici (npr. "Gredem s maginom").

    Medjutim nije jedini razlog što mi sada pri-čamo mješavinom talijanskog i hrvatskog taj što je vrijeme sa sobom donosilo zaborav na staru riječ.

    Postojala su neka povijesna razdoblja u ko-jima su molizanski Hrvati bili prisiljeni zabora-viti ili barem potisnuti jezik koji nije bio tali-janski.

    Ono što je danas za nas važno to je sačuvati "naš jezik".

    Novije je vrijeme, vrijeme našeg Nacional-nog preporoda (što smo zaostali za Evropom!). Vode se u našim mjestima znanstvene rasprave o jeziku, različiti pokušaji uvodjenja nastave hrvatskog jezika, a zadnje po vremenu a ne po važnosti, pokušaj objavljivanja ove male an-tologije pjesničkih ostvarenja na molizansko-hrvatskom narječju.

    Naš zastarjeli oblik štokavske ikavštine oživljuje našu svijest za nešto što je besmrtno: " "Nemojte zabit naš lipi jezik". (Nicola Neri, 1761-1799)

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  • LA NOSTRA STORIA È UN LIBRO CON SETTE SIGILLI1

    Nell'Appennino molisano, costruiti sulla ci-ma dei colli, dormono tre paesi con circa tremila abitanti di origine croata che ancor oggi parlano l'idioma dell'antica patria.

    Esistono opinioni divergenti riguardo al pe-riodo della nostra trasmigrazione e ai motivi che hanno condizionato l'immigrazione slava in Ita-lia meridionale.

    A titolo puramente esemplificativo citerò qui alcune tesi.

    Nell'articolo "Slavenske riječi u Apeninima" (Frankfurter Allgemeine, n. 212 del 13.11.1969) Johann Georg Reissmüller ritiene che i nostri avi all'inizio del XVI secolo siano fuggiti dalla Dalmazia, e più precisamente dalla foce della Narenta, in seguito all'invasione turca e, attraverso il mare, si siano stabiliti nel territorio molisano allora non abitato. 1 indica un libro di difficile comprensione, di arduo significato.

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  • Nell'articolo "Woher die südslavischen Co-lonien in Süditalien" (Archiv für slavische Phi-lologie, XIV, pagg. 78-82, Berlin, 1892) Josip Aranza sostiene, basandosi sulla lingua dell'an-tica letteratura croata e sul linguaggio croato-molisano, che i Croati del Molise provengano dai dintorni di Zara.

    Nel libro "Rotas Opera Tenet Arepo Sator" (Roma, 1950) Teodoro Badurina espone una tesi diversa. Studiando le particolarità del linguaggio croato-molisano, giunge alla conclusione che i Croati del Molise siano originari dalla regione stocavo-morlacca dell'Istria meridionale.

    Anche Mate Hraste, insigne linguista, questa problematica. Nei "Govori jugozapadne Istre" (Zagreb, 1964) a pagina 33 testualmente scrive: "(...) In questa occasione la popolazione di questa fertile zona dell'entroterra da Zara a Sebenico è immigrata in diverse direzioni. Una parte si è stabilita in Istria, un'altra si è fermata stabilmente nelle isole prospicienti Zara, e un'altra ha trovato riparo nella regione Molise, suddividendosi in diversi villaggi". Poco dopo continua: "L'idea di Badurina che i Croati dell'Italia meridionale provengono dalla regione stocavo-morlacca dell'Istria meridionale non è attendibile, perché è più naturale pensare che i Croati della Dalmazia siano emigrati in Italia attraverso il mare Adriatico che non attraverso

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  • l'Istria, nella quale si sarebbero dovuti fermare per qualche tempo".

    Come rileva anche Giacomo Scotti (Z one bane mora, Rijeka, 1980) pensa: "L'opera più monumentale sugli Slavi dell'Italia è nata nel-l'anno 1911 per opera di Milan Rešetar, studioso di fama mondiale, scritta per la Commissione per i Balcani dell'Accademia viennese, sotto il titolo di "Die Serbokroatischen Kolonien Südi-taliens".

    Non voglio addentrarmi oltre in questo dif-ficile cammino: sarebbe mera ripetizione di no-zioni a tutti conosciute.

    Siccome attraverso tanti secoli nessuno ha curato il linguaggio e tantomeno conservato at-traverso la scrittura, esso si è atrofizzato, di contro, parti del linguaggio italiano, sono assog-gettate alla grammatica antica croata (p.e.: Gre-dem s maginom).

    Comunque non è il solo motivo della nostra mescolanza tra croato e italiano, quello del lento trascorrere del tempo che ha portato con sé l'oblio dell'antica parola. Ci sono stati periodi storici in cui i Croati molisani sono stati costretti a dimenticare, o almeno a reprimere, la lingua dei propri avi, a favore della italiana.

    In ultima analisi, l'importanza primaria, per la nostra comunità alloglotta, è senza dubbio, la conservazione della lingua, proponimento,

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  • che è in una sorta di osmosi con tutto quel fe-nomeno di inizio secolo, noto come "nacionalni preporod" nel quale furono tracciati i criteri guida per l'ortoepia e l'ortografia del moderno croato.

    Nei nostri tre paesi si promuovono convegni sulla lingua, ci si attiva per l'insegnamento del croato nelle scuole e quale ultimo impegno in ordine di tempo, ma non certo di importanza, è stata pubblicata questa raccolta di poesie in lingua Croato-Molisana.

    L'antica e vetusta, ma non per questo inutile espressione del Neri, risveglia nelle nostre coscienze qualcosa che è immortale: "non di-menticate la nostra bella lingua". (Pierino Neri, 1761-1799)

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  • Notizia bio-bibliografica sul curatore

    Sandro Galantini, nato a Senigallia (An), da tempo risiede a Giulianova (Te).

    Giornalista, scrittore e poeta, collabora con saggi, poesie, recensioni, ad alcune tra le prin-cipali riviste letterarie italiane.

    Vincitore di premi letterari nazionali ed internazionali, è stato insignito nel 1988 del Collare Gran Premio II Quadrato, conferitogli dalla omonima associazione milanese per me-riti letterari.

    Socio onorario del Centro Ricerche poesia contemporanea, si è interessato di etnopoetica, della poesia di Vladmir Holan e di letteratura minore abruzzese dell'800.

    Collabora al quotidiano "II Tempo" con articoli di carattere culturale. Il disegno in copertina è del pittore giuliese Pasquale Chiappini. Le immagini all'interno del volume sono dell'artista croato Milorad Pavlović ("Grupa 69", Zagreb)

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  • Finito di stampare nel mese di agosto 1991 da Arti Grafiche Galvan – Sambuceto / Ch

    Per conto di Renato Cannarsa Editore

    Fotocomposizione: Il Nuovo – S.E.A. srl – Vasto / Ch

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