PUNTO QUATTRO ALL'ORDINE DEL GIORNO...

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a cura dell’I.D.N. S.n.c. - 50 - PUNTO QUATTRO ALL'ORDINE DEL GIORNO: APPROVAZIONE STUDIO DI VARIANTE AL PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO E STUDIO DEL QUADRO DELLE OPERE DI MITIGAZIONE DEL RISCHIO IDRAULICO NEL TERRITORIO DI OLBIA. Parliamo finalmente dell'assetto idrogeologico della città. Io avrei intenzione di condurre i lavori su questo importantissimo e delicatissimo punto iscritto all'ordine del giorno in questo modo: do la parola all'Ingegner Azzena, della struttura dell'Assessorato all'Urbanistica, per introdurre l'argomento dal punto di vista tecnico, burocratico e giuridico. Poi do la parola molto volentieri al professor Marco Mancini, professionista incaricato dalla Amministrazione, docente al Politecnico di Milano, Idraulica, e anche al dottor Tilocca, geologo, affinché ci illustrino tutte le carte con tutte le loro implicazioni e le origini dello studio, i risultati dello studio e soprattutto i risultati attesi una volta che queste opere per step verranno realizzate, ovvero la "liberazione" di parti importanti della città dal vincolo di inedificabilità totale HI4 imposto dall’adozione della planimetria speditiva da parte del distretto idrografico della Regione Sardegna, che oggi incombe su buona parte del territorio della città.

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a cura dell’ I.D.N. S.n.c.

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PUNTO QUATTRO ALL'ORDINE DEL GIORNO: APPROVAZIONE

STUDIO DI VARIANTE AL PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGIC O E

STUDIO DEL QUADRO DELLE OPERE DI MITIGAZIONE DEL RI SCHIO

IDRAULICO NEL TERRITORIO DI OLBIA.

Parliamo finalmente dell'assetto idrogeologico

della città.

Io avrei intenzione di condurre i lavori su questo

importantissimo e delicatissimo punto iscritto all' ordine

del giorno in questo modo: do la parola all'Ingegne r Azzena,

della struttura dell'Assessorato all'Urbanistica, p er

introdurre l'argomento dal punto di vista tecnico,

burocratico e giuridico.

Poi do la parola molto volentieri al professor

Marco Mancini, professionista incaricato dalla

Amministrazione, docente al Politecnico di Milano,

Idraulica, e anche al dottor Tilocca, geologo, affi nché ci

illustrino tutte le carte con tutte le loro implica zioni e

le origini dello studio, i risultati dello studio e

soprattutto i risultati attesi una volta che queste opere

per step verranno realizzate, ovvero la "liberazion e" di

parti importanti della città dal vincolo di inedifi cabilità

totale HI4 imposto dall’adozione della planimetria speditiva

da parte del distretto idrografico della Regione Sa rdegna,

che oggi incombe su buona parte del territorio dell a città.

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Quindi la parola all'ingegner Agostino Azzena.

INGEGNER AZZENA

Buonasera a tutti. Prima di dare la parola ai

professionisti che di fatto hanno firmato lo studio di

variante al PAI, quindi professor Mancini e dottor Tilocca,

una breve introduzione su quello che è stato l'appr occio

metodologico e quelle che sono state le attività ch e abbiamo

posto in campo all'indomani dell'alluvione.

Intanto si è parlato da subito non di una variante

al PAI ma di uno studio più esteso, quindi l'abbiam o

chiamato "Studio di variante al piano stralcio per l'assetto

idrogeologico e del quadro delle opere di mitigazio ne del

rischio". Poi spiegheremo perché.

All'indomani dell'alluvione sono state poste in

essere tutta una serie di attività, com'è noto. Abb iamo

avuto modo di dibattere nelle varie commissioni del la

perimetrazione delle aree allagate, che sono state anche

oggetto di accese discussioni e comunque di un'atti vità che

ha impegnato gli uffici tecnici comunali in maniera molto

importante e molto puntuale.

All'indomani dell'alluvione abbiamo subito avuto

una serie di incontri con i soggetti istituzionalme nte

competenti per le attività consequenziali, è storia passata

la deliberazione del Consiglio Comunale, quella che ha dato

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il via a quest'attività del 13 dicembre, quindi pro prio

all'indomani dell'alluvione, perché si è visto che le norme

tecniche di attuazione del PAI rendevano in questo caso

appunto - come in caso di Olbia di dichiarazione di stato

d'emergenza - obbligatoria la redazione di una vari ante al

PAI.

Per cui c'erano due possibilità: che la facesse il

Comune ovvero che la facesse la Regione.

Il Comune di Olbia ha scelto di farla con questa

deliberazione e con la successiva deliberazione del la Giunta

dove sono state impartite direttive, direttive che andavano

nella direzione di fare non uno studio per conto no stro ma

uno studio condiviso, accompagnato dai soggetti

istituzionalmente competenti; uno studio che non ar rivasse

nei tavoli di Cagliari e magari venisse bocciato.

Ma anche uno studio finalizzato al dopo-alluvione,

cioè non solo uno studio che impone dei vincoli ma anche uno

studio che studia e propone le soluzioni.

Quindi si pone già in un approccio di carattere

critico verso l'individuazione delle opere di mitig azione e

soprattutto verso l'individuazione del quadro di pr iorità di

queste opere, con una suddivisione in lotti dell'en tità di

30/40 milioni di euro e quindi lotti realizzabili a nche

singolarmente.

Il gruppo di lavoro per quanto riguarda la parte

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tecnica, oltre al sottoscritto come responsabile de l

procedimento, ai miei collaboratori, al servizio ge stione

del territorio, ha visto l'affidamento dell'incaric o per

quanto attiene la parte idraulica al professor Marc o Mancini

che poi parlerà, e per quanto riguarda la parte geo logica al

dottor geologo Giovanni Tilocca.

Anche altre collaborazioni sono state intraprese,

in relazione soprattutto alla necessità di inquadra re lo

studio in maniera più corretta possibile, attravers o

un'analisi idrologica anche di quelle che sono stat e le

precipitazioni storiche nel bacino idrografico di O lbia e

soprattutto quelle che sono state le precipitazioni

dell'evento.

Quindi cos'è stato fatto?

Per accompagnare il percorso condiviso istituito

con una deliberazione della Giunta Regionale, all'i ndomani

su espressa richiesta del Comune di Olbia è stato i stituito

un tavolo di coordinamento interassessoriale - così è stato

chiamato - composto da tre Assessorati Regionali o, meglio,

dalla direzione generale dell'agenzia del distretto

idrografico, dalla direzione generale dell'Assessor ato ai

Lavori Pubblici e dell'Assessorato agli Enti Locali , Finanze

e Urbanistica e ovviamente dal Comune di Olbia, con compiti

di accompagnamento rispetto a tutta l'articolazione dello

studio sia nei contenuti introduttivi e terminali s ia poi

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nell'articolazione definitiva.

Questo perché si è pensato da subito, e su questo

ci si è trovati d'accordo, di evitare gli errori de l

passato.

Abbiamo visto in esempi tragici come quello di

Olbia, di eventi alluvionali che si sono verificati in

Sardegna, quanto sia difficile e quanto sia lungo l 'iter di

realizzazione delle opere pubbliche.

Avrete tutti sentito le polemiche che ci sono

state questi giorni a Genova, ritardi su ritardi.

Allora è necessario veramente ripensare

l'approccio, è necessario ripensarlo nei termini in cui gli

studi che vanno condotti devono essere articolati e

condivisi sin dal principio.

Ma articolati rispetto a quello che deve essere

l'inquadramento generale della problematica, in man iera tale

da evitare che un lavoro venga fatto al di fuori di questa

cornice e quindi sia in qualche maniera inutile al

raggiungimento dell'obiettivo finale di mitigazione del

rischio.

Ma poi devono essere anche articolati i lotti

funzionali in maniera tale che si individui davvero quello

che è il lotto che dà il massimo risultato in termi ni di

tutela dell’incolumità pubblica delle persone e del le cose e

poi via via possono venir realizzati gli altri.

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Questo è stato l'approccio e su questo abbiamo

volto una serie di incontri preparativi e poi degli incontri

formali, esattamente cinque, del tavolo interassess oriale

con altrettanti verbali.

Il risultato del tavolo quindi, come ho detto,

oltre a quelli dei contenuti e dell'analisi delle

problematiche, alla fine è l'individuazione dello s tudio di

variante al PAI e l'individuazione delle opere, con le

relative priorità di intervento che sono appunto

propedeutiche ai futuri finanziamenti, e su questo farò un

breve cenno.

L'articolazione dello studio è stato suddiviso in

cinque parti principali.

In particolare, lo dico per prima, l'analisi

idrologica, doverosa per verificare quello che era successo,

quella che è alla luce dell'evento l'attendibilità delle

curve di possibilità pluviometriche e così via.

E ha visto anche un'attività importante dove sono

stati acquisiti oltre trent'anni di analisi dei dat i

pluviometrici della stazione pluviometrica di Putzo lu che,

ricordo, è una delle quattro stazioni pluviometrich e che

sono state prese in esame, su questo poi il profess ore potrà

formulare ampie delucidazioni.

Questo perché quella era la più significativa

rispetto al bacino idrografico che ha creato maggio ri

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problematiche, ovvero quella Del Rio Seligheddu.

Questa purtroppo era una stazione cosiddetta

tradizionale, cioè attraverso misurazioni con lettu ra

manuale, diciamo così, e annotazione sul registro, per cui

abbiamo effettuato tutta la scansione e la digitali zzazione

di questi dati.

Questo è l'inquadramento del problema dal punto di

vista idrologico.

La ricostruzione dell'evento idem è stata valutata

indispensabile proprio per capire quali sono stati gli

effetti indotti, quali sono state le dinamiche che si sono

avute nel territorio e soprattutto per classificare questo

evento, cioè assegnargli un tempo di ritorno.

L'analisi dello stato attuale del reticolo,

ovviamente anche questa è di accompagnamento alle d ue fasi

finali, cioè quella della redazione dello studio di variante

al PAI vero e proprio, composto nella parte idrauli ca e

nella parte geologica, anche se si parla comunque d i uno

studio di compatibilità idraulica che viene sottosc ritto da

entrambi, sia dall'ingegnere esperto in idrologia s ia dal

geologo per le parti di rispettiva competenza; e po i la

parte anche più delicata per certi versi, quella

dell'individuazione degli interventi di mitigazione e della

loro suddivisione in lotti, con l'individuazione de l primo

lotto.

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Come è stato approcciato questo problema?

Attraverso un metodo che ci siamo dati con l'agenzi a del

distretto, cioè quello di valutare l'intervento att raverso i

suoi effetti.

Quindi sono stati simulati gli effetti post-

realizzazione dell'opera e si è visto che l'interve nto del

primo lotto, del quale poi si parlerà dettagliatame nte, è

quello che ha l'effetto più positivo rispetto alla

mitigazione del rischio in termini di salvaguardia proprio

delle persone e delle cose, non in termini di mitig azione

del quadro dei vincoli.

Le problematiche inerenti al finanziamento, come

ho detto prima, sono quindi di fondamentale importa nza

perché è stata assunta la decisione dal tavolo di b loccare,

di sospendere i cantieri che erano già stati avviat i.

Cito l'appalto della sistemazione idraulica del

rio San Nicola, cito i lavori già appaltati relativ i al

sottopasso ferroviario di via Amba Alagi.

Ovvero la sistemazione idraulica, il rifacimento

del ponte di via Galvani che non era ancora appalta to ma era

in fase progettuale perché si è deciso che questi i nterventi

ancorché in corso o in avanzata fase di realizzazio ne

dovevano essere inquadrati all’interno di questo qu adro di

opere di mitigazione.

Nella recente deliberazione della Giunta

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Regionale, quella del luglio 2014 che ha dato luogo anche a

diverse polemiche, sono state stanziate delle risor se e

l’Assessorato ha rimandato – qua c’è un passaggio – alla

definizione delle risultanze del tavolo di coordina mento

interassessoriale la definizione puntuale di questi

interventi.

Cioè è stato disposto il finanziamento, ma non è

stato detto per quali opere dovevano essere destina te,

proprio in attesa che venisse definito.

L’obiettivo che ci si è dati durante il corso dei

lavori, per lo meno dal punto di vista tecnico, è q uello di

rendere lo studio funzionale al finanziamento di un intero

lotto funzionale.

Quindi verosimilmente questa risorsa verrà

destinata a finanziare in parte il primo lotto funz ionale.

Andiamo adesso all’iter di approvazione che dovrà

seguire questa variante al PAI. La variante al PAI è

tipicamente stabilito dalle norme che regolano ques te

procedure e, dopo la predisposizione e lo studio, l a

delibera da parte del Consiglio Comunale viene tras messa al

Comitato istituzionale dell’Autorità di Bacino, o m eglio al

suo organo tecnico che è all’Agenzia Regionale di d istretto

idrografico che ne cura l’istruttoria a seguito del la quale

viene adottato preliminarmente da parte del Comitat o

istituzionale.

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Questa delibera fa scattare le norme e i vincoli

di salvaguardia.

Ovviamente dovrebbe contestualmente far decadere

quelli provvisori che sono stati apposti a febbraio 2014

sulle aree perimetrate allagate.

A questo punto si svolge una parte della procedura

che è aperta alla presentazione delle osservazioni perché il

piano viene pubblicato per 30 giorni consecutivi, v iene

depositato presso l’Agenzia del distretto e presso il

Comune, quindi tutti possono eventualmente presenta re delle

osservazioni, che vengono poi esaminate nel corso d ella

conferenza programmatica che viene svolta successiv amente.

Si ha poi la seconda deliberazione del Comitato

istituzionale di approvazione definitiva e poi l’it er

termina con la delibera della Giunta Regionale e co n il

Decreto del Presidente della Giunta Regionale.

A questo punto avrei terminato, mi permetto di

presentare i professionisti che hanno redatto lo st udio: il

professor Mancini, professore ordinario di costruzi oni

idrauliche e di sistemazione di bacini idrografici e

infrastrutture idrauliche al Politecnico di Milano, esperto

di modellazioni idrauliche e di idrologie di piena di

sistemazioni di bacini, autore di oltre 100 pubblic azioni è

stato impegnato in tutti gli ambiti importanti dove ci sono

stati progetti di mitigazione del rischio idraulico , cito

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quelle del bacino del Po o altre in Calabria e in

particolare conoscitore profondo delle problematich e della

nostra isola, proprio perché ha fatto gli anni pass ati

l’attività di coordinamento tecnico e scientifico d el piano

stralcio delle fasce fluviali e del PAI in origine.

Dottor Giovanni Tilocca forse lo conosciamo meglio

perché frequenta più la nostra città, è geologo di

comprovata esperienza, io lo definisco un professio nista

appassionato, proprio perché mette tanta passione e

dedizione a quest’attività e credo che anche in que sto

lavoro ce l’abbia messa.

Anche lui ha partecipato alla direzione

scientifica del piano stralcio delle fasce fluviali e alla

redazione delle direttive per la manutenzione delle aste

fluviali.

PRESIDENTE

Come d’accordo la parola ora al professor Marco

Mancini, ordinario di costruzioni idrauliche e sist emazione

dei bacini al Politecnico di Milano, incaricato

dall’Amministrazione per questo studio di mitigazio ne.

PROFESSOR MANCINI

Buonasera, innanzitutto mi fa piacere ringraziare

tutti voi partecipanti per la fiducia accordatami, fiducia

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che ho assunto a svolgere quest’incarico insieme an che al

Dottor Tilocca e ai miei collaboratori, con la

consapevolezza e l’impegno di una cosa delicata e g rave.

Delicata perché è a valle di un’alluvione che ha

purtroppo fatto danni e vittime e quindi tutto il r ispetto e

l’attenzione a queste cose è stato per me fonte di impegno e

pensiero sulle scelte e sui calcoli che questo stud io ha

dovuto portare.

Per un’altra cosa anche: occupandomi anche per

ricerca di questi argomenti è per me stata una sfid a, come

ogni volta che vengo chiamato a dare una consulenza , di

portare quanto di meglio io sapessi fare nelle atti vità

anche di ricerca scientifica, non solo in campo naz ionale,

ma anche internazionale, in questo contesto.

Ringrazio tutti, il Sindaco, le persone che sono

qui presenti, per questa fiducia che, vi ho detto, ho

assunto con estrema serietà per i motivi che vi ho

accennato.

Veniamo subito alla parte tecnica. La

presentazione riguarda due fasi, l’ingegner Azzena ha fatto

una sintesi brillante ed efficace perché ha mostrat o

fondamentalmente il modo di procedere, ossia un mod o di

procedere scientificamente corretto ma anche condiv iso con

l’autorità di distretto di Cagliari, che ha visto a nche

l’alternarsi di due direzioni, perché durante quest o studio

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e questa fattibilità di opere è scambiata, ma per l a verità

abbiamo trovato in entrambe le direzioni di distret to

accordo, interesse e stimolo allo studio che abbiam o

condotto.

Forse una cosa importante è stato detto in Regione

che questo studio è stato anche un caso campione ch e loro

vorranno ripetere nel seguito per la definizione de lle opere

idrauliche a scala di bacino.

Mi riallaccio a quanto diceva l’ingegner Azzena,

le opere idrauliche sono un po’ come una pasticca, una

pillola che il dottore ci dà quando non stiamo bene .

È importante che la pillola che ci viene data per

risolvere un particolare problema si inserisca bene

all’interno di tutto il nostro sistema del corpo um ano.

È in quest’ottica che dovete vedere le opere

idrauliche.

Lo studio fatto ha proprio una fase di analisi del

processo, soprattutto mirata a capire la dinamica d i cosa

successe quel benedetto giorno del 18 novembre, in termini

di come è uscita l’acqua e dove è andata e dopo una fase

successiva che è stata l’individuazione della soluz ione,

cioè della cura che si può fare.

Partiamo dal censimento che questa figura di

macchia blu che voi penso ben conoscete, che è il c ensimento

che con accuratezza l’ufficio tecnico del Comune ha eseguito

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sul territorio di Olbia anche in funzione delle ric hieste di

danni, ma dei sopralluoghi fatti rapidamente dopo i primi

giorni dell’evento alluvionale.

Sicuramente la problematica di Olbia è una

problematica tipica forse del nostro tempo, dove il nostro

benessere passa per l’urbanizzazione.

Forse l’urbanizzazione a volte non tiene molto

conto dei corsi d’acqua.

Questo non è un problema solo di questa città è un

problema sicuramente italiano.

Spesso questi corsi d’acqua, soprattutto nei climi

semiaridi sono spesso secchi e quindi la gente ne h a poca

percezione.

Dopo di che vengono un po’ ristretti, ma il corso

d’acqua è piccolo, ma quando mai, è sempre asciutto .

Ad Olbia c’è soprattutto il fatto che Olbia nasce

– qui poi il Dottor Tilocca farà un intervento – co me piana

di colmata anche e di bonifica.

Questi corsi d’acqua quindi in realtà sono spesso

poco stati visti come dei corsi d’acqua perenni, fa ccio un

esempio al Po ma può sembrare strano nel Po la gent e ha la

percezione che c’è il fiume, spesso qui la percezio ne del

fiume è stata ignorata.

Io sono napoletano d’origine è un problema che

compare in molte latitudini italiane sopratutto in quelle

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con clima semiarido.

Detto ciò la fotografia mostra sicuramente lo

sviluppo di questa urbanizzazione nei 60 anni che v anno

dalla foto del 54 ad oggi.

Per prima cosa questo studio fa un’analisi, quindi

la prima fase di questa presentazione è mirata a de finire

come l’acqua è uscita dal corso d’acqua e che gravi tà ha

avuto l’evento.

Questo perché ci è servito poi per la seconda fase

come un laboratorio numerico, un laboratorio virtua le per

definire quali erano le opere.

Qui voi vedete il territorio idrologico, cioè la

città di Olbia è alla foce di un sistema di bacini

idrografici che a loro volta, drenati da corsi d’ac qua,

confluiscono all’interno della laguna di Olbia, che poi è

contornata oggi da abitazioni e dalla città stessa.

Vedete che ci sono due rii importanti, che sono il

san Nicola, ma anche il Siligheddu.

Ed è proprio questo corso d’acqua che è quello che

questa volta ha creato maggiori problemi alla piana

alluvionale e nell’alluvione stessa, perché è il ba cino più

grande, questo bacino verde è un bacino di 40 chilo metri

quadrati.

Il san Nicola, il bacino rosa è di 20 chilometri

quadrati e poi ci sono una serie di corsi d’acqua p iù

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piccoli.

Riconoscete le aree di pertinenza del canale Zozò,

le aree afferenti al drenaggio del Gadduresu che pa ssa

attraverso la città in maniera tombata e riconoscet e le aree

del bacino Tannaule che è il corso d’acqua che fini sce al

Tribunale.

C’è una forte differenza di dimensioni.

Le aree sono sinonimo e sono proporzionali alle

portate che possono essere convogliate dal reticolo

idrografico.

E l’alluvione di Olbia ha visto forse in modo

sfortunato che la pioggia più grossa, più forte che si è

verifica a Puzzolu è andata a cadere proprio sul ba cino

verde, sul bacino più grande, producendo portate di un

ordine di grandezza stimate intorno ai 200 metri cu bi

secondo rispetto alle portate degli altri corsi d’a cqua che

sono stati più piccoli.

Per fare tutti questi conti - e vado un po’ veloce

perché vorrei arrivare alla parte più interessante, anche se

questa è la parte di grande interesse - è stato mes so a

punto e devo ringraziare, un modello abbastanza com plesso.

Quando dicevo prima uno sforzo anche di portare in

campo quello che un ricercatore universitario studi a è una

sfida importante perché cerca di portare tutta la c onoscenza

che attualmente c’è su quelle cose in delle cose ch e servono

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poi alla società.

Questo ci ha quindi impegnato, mi ha impegnato.

Questo è un modello particolare che abbiamo

sviluppato da anni.

Un modello è la rappresentazione della realtà,

quindi non è la realtà, è qualcosa che attraverso

l’equazione della matematica si avvicina per esempi o al

meccanismo con cui piove, il terreno rifiuta parte

dell’acqua che piove, quest’acqua scorre nei versan ti e poi

quindi nella rete idrografica con velocità che sono un po’

come quelle della superstrada rispetto alle stradin e

piccole.

Cioè l’acqua cammina molto più velocemente nei

corsi d’acqua principali che non nelle piccole stra dine sui

versanti.

Quindi il volume di acqua che si forma viene

convogliato con questa diversità di velocità attrav erso il

reticolo che vedete qui disegnato, questo è l’esemp io di uno

dei bacini e la portata che poi è il volume diviso il tempo

è funzione della velocità di risposta del nostro re ticolo

idrografico.

Questo modello che non sto a descrivere ma a chi è

interessato mi farà piacere descrivere nel dettagli o, sapete

che ne sono appassionato di questo modello ma mi po treste

dire che ogni scarrafone è bello alla mamma sua e d i questo

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come napoletano conosco la fonte.

Questo modello che voi trovate nei dettagli anche

applicato in condizioni di ricerca ma in studi e pr ogetti in

campo nazionale e internazionale, ha permesso di de finire

quali sono le sollecitazioni idrauliche, ossia le p ortate di

piena, alla nostra rete idrografica della pianura c ittadina

e quindi capire la dinamica delle piene.

Cominciamo dal campo di precipitazione.

La precipitazione è stata registrata, avete

un’idea della precipitazione registrata dal radar d i Monte

Rasu e avete un’idea di come questa precipitazione sia stata

particolarmente intensa anche sulla parte della pia nura di

Olbia che è l’ultima parte trasparente.

A questi dati sono stati utilizzati però anche i

dati a terra, che sono sicuramente i dati affidabil i dal

punto di vista della quantificazione poi della piog gia che

cade a terra, mentre l’immagine radar che prima fac evo

vedere dà un’idea della variabilità spaziale del fe nomeno,

le misure puntuali a cui faceva poi riferimento anc he

l’ingegner Azzena per l’aggiornamento e l’implement azione

dei dati, ha permesso di conoscere quantitativament e la

precipitazione su tutta quest’area.

Vedete che ci sono vari pluviografi che hanno

registrato durante l’evento e sono stati tutti util izzati

per il calcolo della portata che è successa durante

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l’evento.

Fate subito mente locale che Puzzolu grava sul

bacino più grande come avevo prima descritto e a Pu zzolu ha

piovuto molto.

Un’idea della gravità dell’evento in termini

pluviometrici, poi vedremo la trasformazione della pioggia

in portate, la possiamo ricavare da questi grafici, che sono

degli strumenti tecnici che l’ingegnere, l’idrologo usa per

definire le piogge in termini di durata consecutiva e

frequenza e periodo di ritorno.

Ossia il numero di anni medio per cui il valore

assunto può essere superato.

Qui noi vediamo per esempio che ci sono diversi

modelli, qui è stata fatta un’analisi di dettaglio che forse

- vado un po’ più veloce e sono a disposizione poi per

discuterla - sui dati delle stazioni di pioggia che sono

anche stati aggiornati in base alla disponibilità d el

distretto idrografico, ma anche del Comune che ha p ermesso

la digitalizzazione di quei dati che il distretto n on aveva

in formato digitale, elettronico.

Qua si vede fondamentalmente che la linea rossa e

la linea di Olbia, i puntini, quella statistica, le linee

continue rappresentano la statistica, i pallini blu

rappresentano l’evento che c’è stato.

A Olbia vediamo che siamo stati sotto i 200 anni

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di tempo di ritorno appena un po’, mentre già a Puz zolu che

è quello giallo, abbiamo valori ben superiori rispe tto a

tale situazione.

200 anni è il tempo di ritorno che l’autorità di

bacino, la regola italiana fissa per il dimensionam ento

delle opere idrauliche.

Ossia si definisce tempo di ritorno il tempo medio

intercorrente tra due eventi di superamento della v ariabile

di progetto.

Qui vediamo diversi modelli probabilistici,

comunque viene evidenziato il fatto che nella stazi one di

Olbia che poi è sul livello del mare, piove leggerm ente meno

della linea segnalatrice due centennale, nella staz ione di

Puzzolu piove sicuramente anche di più.

Una cosa importante viene evidenziata, che questa

linea segnalatrice tratteggiata, quella del piano d i assetto

idrogeologico viene in realtà confermata dai dati.

Cioè la linea segnalatrice esistente oggi del

piano di assetto idrogeologico che nasce da un’anal isi

abbastanza complessa di media spaziale delle piogge ed è

quindi l’applicazione di un modello probabilistico, è ancora

confermata dai dati aggiornati ad oggi, al 2014.

Qui vedete una serie di diagrammi che in termini

di analisi statistica si fanno per vedere l’affidab ilità dei

vari modelli utilizzati sui quali non mi fermo, vol o su

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tutta questa parte di statistica.

Quello che può essere interessante vedere è la

simulazione, la ricostruzione dell’evento.

Qui noi troviamo le piogge delle nostre stazioni,

vi ricordate tutte quelle stelline che si vedevano nel

dominio di calcolo e questa è la pioggia più grave di

Puzzolu.

Cioè Puzzolu anche se a Sa Pianedda ha piovuto un

po’ di più, ma Sa Pianedda è fuori dalle aree di dr eno,

incide poco, ma a Puzzolu ha piovuto tanto sul baci no manco

a farlo apposta sul bacino più grande.

Tanto è vero che questi sono gli idrogrammi, ossia

la trasformazione della pioggia caduta sul bacino

idrografico, considerando l’assorbimento del suolo che nasce

da un’analisi della tipologia della litologia e di uso del

suolo della quale abbiamo discusso a lungo anche co n il

collega Tilocca, per la definizione del coefficient e di

assorbimento di ogni celletta.

Questo modello lavora con cellette dell’ordine

delle decine di metri, nel caso specifico abbiamo l avorato

con cellette di 100 per 100 metri in una prima fase e poi di

50 per 50 in una fase seconda di dettaglio.

Il territorio viene discretizzato in maniera molto

fitta in modo tale da poter cogliere le caratterist iche che

determinano la trasformazione della pioggia in volu me

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rifiutato dal terreno e quindi in portata alle sezi oni di

chiusura di interesse.

Io sto cercando di essere il più divulgativo e

dire la verità perché ci sono una serie di concetti lunghi

che non si pretende che uno sappia, però se non fos se chiaro

vi prego di interrompermi e chiedere qualche spiega zione.

Quello che volevo vedere ancora è questa

differenza.

Queste sono le onde di piena che sono arrivate nei

nostri corsi d’acqua.

La cosa che sorprende, che come dicevo io... e che

è piovuto tanto, qui ci sta una grande onda di pien a che

arriva a circa 200 metri cubi/secondo rispetto alle altre

che sono molto più piccole, sono nell’ordine al mas simo di

50 metri cubi/secondo.

Tutto ciò è dovuto dal fatto che è piovuto tanto a

Puzzolu che grava sull’area più grande, quello del bacino

del Seligheddu che arriva a Olbia.

Mentre è piovuto un po’ meno sulle altre aree.

Questo tipo di onda, questo tipo di carico... è

chiaro quello che sto dicendo? Putzolu è qui, quest o è lo

spartiacque e questo è il Siligheddu.

Noi abbiamo avuto la combinazione, se volete

sfortunata, che è piovuto molto sull’area più grand e.

Questo si ripercuote e spiega il perché di questa

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onda molto più grande di piena per il torrente Seli gheddu,

che per esempio per il san Nicola e per gli altri.

Che cosa ne abbiamo fatto di queste onde, a che

cosa sono servite? La prima cosa è stata quella di

verificare, ho detto: vogliamo fare un’analisi e vo levamo

capire se ci credevamo o no a queste simulazioni, q uesto è

un modello, non è la realtà.

Non ho come in altri casi un confronto con dei

dati di portata osservata.

In questo caso il mio dato era solo quella macchia

colorata che però è anche in termini di altezza, qu elle aree

allagate che aveva censito il Comune.

Abbiamo preso l’area all’interno della tangenziale

e in base a un rilievo di dettaglio molto elevato c he ha

fatto il Ministero dell’Ambiente e che il distretto

idrografico ha reso disponibile immediatamente, per ché

questo lavoro per essere partito a marzo, varie riu nioni ma

è stato consegnato definitivamente ai primi di agos to.

Per avere questa tempistica è stato dovuto alla

speciale sinergia che si è creata tra i componenti intorno

al tavolo a cui faceva riferimento Tino Azzena e q uesto fa

onore a tutti.

Questo è un modello delle quote, ossia è un piano

quotato a risoluzione metrica, un metro.

Questo ha aiutato moltissimo perché noi abbiamo

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preso questo piano, lo abbiamo introdotto in un mod ello

idraulico di estremo dettaglio, che quindi corre a quel tipo

di risoluzione, all’interno del quale sono stati me ssi i

corsi d’acqua e abbiamo riprodotto quale potesse es sere

l’esondazione di quelle onde di piena che vi avevo fatto

vedere prima.

Ovviamente quando si va a fare questa operazione è

importante anche considerare la diversità tra le zo ne.

Noi sappiamo che parliamo di zona urbana

all’interno del perimetro della tangenziale, ma è a nche vero

che c’è una zona urbana molto più densa in ambito c ittadino

e una zona urbana ben meno densa appena più fuori s empre

all’interno della tangenziale.

Quindi sono stati assegnati a queste diverse

tipologie di usi del suolo, dove ci sono le strade per

esempio l’acqua scorre più liscia, perché l’asfalto è

liscio, dove ci sono le abitazioni, queste fungono da

ostacolo all’acqua è come una macroscabrezza, l’acq ua la

vede così.

È stata definita la scabrezza di tutta la pianura

di interesse del dominio di calcolo, in maniera tal e da

capire bene qual era la dinamica della piena.

Questi sono stati i vari punti, cioè sono state

messe tutte le onde che venivano, sono state prodot te in

tutti questi punti d’ingresso come fosse un ingress o al

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reticolo idrografico e è stata fatta una prima simu lazione.

Questa ha fatto vedere queste macchie azzurre

evidenziavano già qualcosa di importante ma come ve dete non

rispecchiano questo perimetro rosso che erano quell e aree

azzurre con cui ho iniziato la mia presentazione ch e sono le

attuali aree di vincolo, le aree allagate censite d al

Comune.

Come mai non riuscivamo? Allora abbiamo sbagliato

qualcosa.

Si vedeva già una cosa importante: come dal

Seligheddu fosse in qualche modo tracimata nel Gadd uresu,

cosa che poi ha creato ovviamente dei problemi.

Ci siamo posti il problema: come mai non riusciamo

a riprendere quelle aree allegate? Qui si vede la d inamica

del filmino che in questa simulazione va a coprire

l’estensione delle aree registrate a terra, cioè la nostra

verità al suolo.

Si sta colorando, comincia nel tempo questa

dinamica e qual è il segreto? Perché prima no e ade sso sì?

Perché questa simulazione è stata fatta ostruendo

tutti i ponti della rete idrografica che noi abbiam o messo,

o meglio i ponti più importanti.

Cosa che purtroppo poi nella realtà è successa.

Cioè la piena ha ostruito una serie di ponti tipo

quello di via Galvani, che hanno anche sezioni

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particolarmente poco felici, cioè che accumulano,

favoriscono l’intasamento, ma non solo quelli, anch e quelli

di via Veneto, che hanno ostruito il corso d’acqua.

Quindi noi ci siamo trovati a dover lavorare con

un reticolo idrografico che non ha funzionato e qui ndi

quell’evento di piena che con il reticolo idrografi co faceva

vedere quell’estensione che avevo fatto io, ma che non

rispecchiava la registrazione a terra dell’evento s tesso,

era dovuta al fatto che i ponti non sono stati funz ionanti

durante l’evento alluvionale.

Questa è in realtà una sintesi della massima

esondazione che coincide abbastanza bene, ripeto il modello

non è la realtà, con le aree inondate.

Non solo coincide in termini di area, ma quello

che è più importante coincide in termini di livello .

Vedete che questi punti quadrettati dello stesso

colore della parte continua sono esattamente i rili evi che

ha fatto il Comune durante i piani di sgombero.

Cioè il Comune non solo ha rilevato i perimetri

rossi, ma ha rilevato anche quanta acqua c’era in q uella

particolare zona, allora proprio l’accordo tra i co lori dei

punti quadrettati e i livelli di acqua che si sono raggiunti

ci hanno confortato che l’ipotesi che avevamo fatto dei

ponti ostruiti dava una spiegazione congruente e ra gionevole

del fenomeno dell’allagamento.

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Questo è un problema che spesso affligge il

ricercatore universitario, perché prima ho citato P ino

Daniele per dire che ogni cosa che uno fa sicuramen te è

bella per chi la fa, poi bisogna anche vedere se qu esta cosa

veramente funziona, veramente risolve il problema.

Il ricercatore universitario si muove sempre con

un tetto, un modo di dire che nessuno crede al mode llo, se

non colui che l’ha sviluppato e tutti non credono a i dati se

non colui che li ha presi, perché anche in questi d ati ci

sono dei problemi di rappresentatività.

In questa fase siccome ho usato questo modello

come simulatore numerico dei calcoli delle opere ch e abbiamo

fatto, volevo che questo modello fosse in grado, mi avesse

dato qualche indicazione importante sul funzionamen to

dell’idraulica della pianura di Olbia e dei suoi ca nali.

Non solo qui abbiamo i livelli, ma quello che

sorprende, credo che alcuni di voi possono purtropp o

ricordare, perché quello fu un drammatico numero di ore, qui

si vedono le velocità della corrente che significa dove la

corrente va più veloce.

La corrente una volta che esce dai corsi d’acqua

poi sulle strade cammina veloce perché le strade so no più

lisce di un corso d’acqua.

Qui si vede quello che succede in questa brutta

curva del Seligheddu dove l’acqua usciva, usciva gi à nella

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prima simulazione che avevamo fatto ma per sfortuna trova

una serie di strade che sono quasi ortogonali alla curva,

vedete che qui noi abbiamo... e si va a immettere

quest’acqua nel nostro Gadduresu trovando tutti que i

problemi che conosciamo a cominciare da via Ambalag i che ha

creato problemi.

Qui vedete, si riconoscono le strade, cioè l'acqua

che si incanala.

Con il rosso stiamo parlando di velocità di quasi

un metro al secondo, mentre le aree marroni sono ve locità

dove ci sono velocità addirittura maggiori di un me tro al

secondo.

La pericolosità vera di una corrente sta nella

capacità di trascinamento.

Se voi ricordate le immagini che avete visto qui

ma anche quelle che si sono viste alla televisione, per

esempio nell'alluvione di Genova, le macchine, i ca ssonetti,

la gente è trascinata dalla corrente. Cioè la vera

pericolosità sta anche nella capacità di trasciname nto della

corrente. Quindi questa simulazione ha dato un'idea .

Qui vedete un modo classico dell'idrologia per

verificare la gravità o meno di un evento. Partiamo dal rio

San Nicola, poi c'è il rio Tilibbas.

Questo diagramma rappresenta a diversa frequenza –

permettetemi di chiamarlo ‘tempo di ritorno’ - qual i sono i

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valori di portata che ci si aspetta per la sezione di

chiusura del San Nicola, per la sessione di chiusur a del

Tilibbas.

I punti rossi sono in realtà i punti di stima del

piano fasce, perché va detto che per il territorio di Olbia

il rio San Nicola era stato già censito dal piano f asce.

Le rosse sono la portata che si è verificata

secondo quella simulazione che avevo fatto all'iniz io, dove

si vedeva quell'alto valore solo per il Seligheddu e gli

altri bassi valori più sotto; sono i picchi di port ata, cioè

di quelle onde che si sono verificate, si sono calc olati

alla sezione di ciascuno dei corsi d'acqua e vedete che

questi picchi sono abbastanza bassi rispetto al tem po di

ritorno duecentennale.

Ci sono alcune sezioni dove ci sono anche le

capacità di smaltimento. Per esempio questo è l'eve nto

rispetto a quanto in realtà avrebbe potuto portare il rio

Seligheddu.

Quest'analisi della capacità di smaltimento

rispetto alle onde di piena è stata evidenziata ana lizzando

le criticità che ci sono lungo tutto il reticolo

idrografico.

Una volta che avevamo simulato l'evento, che cosa

ne abbiamo fatto?

Abbiamo dovuto fare due cose. Ho detto prima che

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ci è servito come un laboratorio numerico per fare sia la

mappatura delle nuove aree di rischio, perché la Re gione

aveva assunto quale area di pericolosità HI4 quelle

storicamente avvenute, quindi quelle dell'alluvione .

Naturalmente è stato fatto anche un passo in

avanti, ossia quali sono le nuove aree allagabili i n base

alle indicazioni del piano fasce, quindi della Regi one,

quindi delle regole che poi sono regole ampiamente condivise

anche in ambito internazionale.

Oggi devo dire che l'Italia, forse per il

territorio difficile che ha e l'alta pericolosità i draulica

di frane, non ha mai fatto brutte figure, ma la dir ettiva

europea 2007 delle piene, che poi è ripresa dalla l egge

nazionale del 2010, praticamente non ha trovato l'I talia

impreparata, anzi l'ha trovata più preparata di alt ri Stati.

Quindi tutte queste regole sono state implementate

per il calcolo di questa macchia di colori che vede te qui

come area di inondazione, che diventano un prodotto di

questo lavoro come le nuove aree inondabili.

C'è differenza tra l'area di esondazione

dell'evento del 18/11 e le fasce di piena HI4 regis trate?

Nel centro urbano c'è una differenza, nel senso che le aree

allagabili sono fatte per norma con il reticolo di drenaggio

funzionante, mentre vi avevo detto che l'alluvione in realtà

ha ostruito di fatto un reticolo di drenaggio e per tale

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motivo l’acqua nei corsi d'acqua scorreva meno che sulle

strade, li ha trovati otturati.

Quindi vedete che in effetti le aree dell'evento

sono a volte un po' più estese - si parla di una se ssantina

di ettari di differenza in centro urbano - delle ar ee

dell'HI4 e delle aree pericolose calcolate.

Questo perché l'evento di progetto per le aree

pericolose è un evento più gravoso, come di quello in realtà

dell'alluvione, perché dura un po' più tempo e perc hé piove

un po' di più.

Ma con tutto questo le aree di calcolo allagate

sono un po' più piccole delle aree dell'evento, fat ta salva

ovviamente una parte esterna che vedete, che noi ab biamo

esteso un po' oltre il perimetro della tangenziale, per dare

un'informazione più completa.

Questa è la trasposizione di queste aree rosse

nella terminologia di aree di rischio, ossia di dan no

esposto. E' semplicemente una sovrapposizione di qu elle aree

di pericolosità idrauliche alle aree di elementi a rischio e

di loro vulnerabilità.

E' un'analisi che però fa parte sostanziale della

variante al PAI, perché è proprio in base al rischi o che

vengono in qualche modo definite le opere idraulich e.

Il rischio guardatelo come danno atteso. E'

evidente che più importante è il danno atteso, cioè più

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frequente è l'evento che esonda in zona urbana, in centro

urbano, più è necessario risolvere il problema con delle

opere.

Passo alla seconda parte della presentazione che è

un po' la definizione delle analisi.

La prima parte ha visto l'analisi del processo, ha

visto la definizione di quelle che sono le aree a

pericolosità a diverso tempo di ritorno, a diversa

frequenza, e invece la seconda parte della presenta zione si

concentra sulle opere, sul loro scadenzario tempora le e sui

loro effetti.

Voglio far vedere a tutti lo stato dei luoghi.

Questo rappresenta lo stato in cui oggi verte il

reticolo idrografico e che in realtà è stato causa anche

della situazione che abbiamo visto.

Cominciamo dal Paule Longa. Il Paule Longa è quel

corso d’acqua più a sud di tutti, quello che finisc e al

Tribunale passando per la scuola di Maria Rocca.

Vedete il corso d'acqua che inizia ad approcciare

il centro urbano, ma lo inizia ad approcciare con u n tombino

di questo tipo, che è un tombino del 400, cioè molt o

piccolo, che ovviamente si è otturato e tutta l'acq ua è

passata al di sopra andando a prendere tutta la str ada e

dando circa due metri d'acqua, come ricorderete, al la scuola

di Maria Rocca.

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Queste sono le sezioni di questo corso d'acqua nei

pressi del Tribunale, ma queste sezioni non vengono quasi

impegnate. Questo perché nel momento in cui l'acqua

fuoriesce e cammina sulla strada, questa parte qui è poco

presente.

Questo è l'ultimo tratto, vedete che addirittura

la strada passa al di sotto e c'è questo tombino ch e diventa

veramente poco importante.

Altre situazioni, Seligheddu. Qui siamo nei pressi

della A.S.L., dove l'acqua in parte è uscita. Quest a è la

situazione del canale Seligheddu con le lastre rive stite,

questa è la vista verso monte.

Questo è il ponte Isticadeddu su via Vittorio

Veneto, che si è intasato.

Fu anche ricostruito, penso rapidamente, dopo

l'alluvione. Ma questo tipo di struttura è altament e

insufficiente. Cioè questa è un'ostruzione che crea

allagamento a monte.

Questa stessa struttura di ponte tenetela a mente

perché è la stessa struttura, che ovviamente voi co noscete,

che c'è anche sotto via Vittorio Veneto quando anch e via

Vittorio Veneto è inglobata nel tombamento dal Gadd uresu.

Qui ci sono una serie di situazioni - adesso vado

veloce perché sennò faremmo veramente tardi e vogli o

arrivare alle opere - però è chiaro che ci sono in questi

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corsi d'acqua – dove forse la percezione del corso d’acqua è

bassa - una serie di attraversamenti che visti così non

fanno niente; ma immaginate questo tubo pieno di fr asche:

vuol dire che una buona parte di questa sezione è i nutile,

non serve, non trasmette acqua.

Qui siamo nella zona del parco dell'Armeria,

questa è la ferrovia vista da valle, qui siamo in f oce e c'è

quel rampone che voi ben conoscete, che obiettivame nte

ostruisce attraversando longitudinalmente il corso d'acqua.

Immaginate la sezione trasversale dell'ostruzione d i questa

cosa, cioè i piloni sono tutti storti rispetto al c orso

d'acqua, insomma è una bella ostruzione.

Poi qui c'è via Roma prima della foce in laguna.

Qui siamo al Pasana, anche qui c'è questo piccolo

corso d'acqua che oggi passa all'interno, sotto que sta

strada tombata.

Questo anche qui viene sistemato, quindi ci sono

una serie di situazioni.

Questo è il Tannaule, questa è la via Belgio dove

purtroppo c'è stata la vittima, la signora con la b ambina,

quando la piccola Smart si è infilata sotto questo ponte e

l'ha ostruito. Questi sono il ricordo dei fiori del tragico

avvenimento.

Questi sono i corsi d'acqua. Capite che quando si

ottura perché ci va un cassonetto della spazzatura o un

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qualcosa, queste sezioni sono praticamente non esi stenti,

l'acqua non può passare di là.

Ecco spiegata quella simulazione dell'evento della

piena con i ponti non funzionanti.

Ancora situazioni del genere. Questo è appena

prima della foce, è chiaro che io ho fatto quest'an alisi e

questi sopralluoghi con l'attenzione e con l'occhio

dell'idraulico, quindi voi alcuni li conoscete e al cuni no.

Qui c'è un campionamento di tutte queste cose e

c'è anche un campionamento fatto, che è piaciuto an che alla

Regione, di quelli che solo i tratti tombati e quel li no,

perché adesso hanno dovuto in Regione mappare col n uovo

Assessorato tutti quelli che sono i tratti tombati.

Questo è il rio Gadduresu, vedete che questi tipi

di ponte sono delicati dal punto di vista dello sma ltimento

delle acque.

Qui ancora siamo in via Edison, quindi queste

sezioni delicate; qui addirittura non si vede la fo to ma c'è

una gimkana che attraversa via Bellini.

Qua siamo all'inizio del tratto tombato del

Gadduresu. Questa è una foto ovviamente che non ho trovato

io, nel senso che si vede la struttura del ponte de lla via

Veneto inglobata all'interno, quindi non ha funzion ato. Cioè

questo è il Gadduresu tombato.

Per non dire poi di quelle situazioni di cui

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sentivo anche parlare prima, questa è l'attraversam ento

della via Amba Alagi che passa sotto la ferrovia. Q uesto è

il corso d'acqua che esce dal tombato, passa sotto la strada

di scorrimento veloce, esce fuori, qui c'è un alber go, e

passa sotto la ferrovia per poi reimmettersi qui fu ori.

Qui il corso d'acqua finisce e finisce in dei

tubetti di questo tipo.

Questa è l'uscita del corso d'acqua, c'è una

transenna ma l'uscita è qui. Questo sarà uno degli

interventi prioritari che vengono sistemati.

Ci sono una serie di ponti. Qualcuno mi ha detto:

guardate cosa si è fatto qui, queste sono le fondaz ioni sul

Rio Gadduresu, capite che sono dei vincoli idraulic i

importanti perché l'acqua non può salire oltre un c erto

livello.

Devo dire che però ho trovato questa stessa

fondazione della pila della tangenziale anche sul f iume

Lambro appena fuori, a est di Milano. Quindi devo d ire che

qualche ingegnere... sarà stato lo stesso ingegnere !

Questa è l'uscita del rio Gadduresu e quindi il

vincolo che la trave che porta al viadotto crea.

Ce ne sono varie di queste situazioni, non voglio

essere lungo. Questo è il canale Zozò con la sua de viazione.

Il canale Zozò scorre in questo modo, attraversa la città e

qui c'è lo scolmatore laterale, che è uno scolmator e senza

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soglia, quindi in realtà senza una vera e propria

regolazione. Comunque ha creato problemi di inondaz ione al

vivaio.

Qui c'è la via Noce, che ha qualche problema anche

lei.

Questa è l'uscita dello Zozò e qui una situazione

che poi peggiora sull'uscita del San Nicola: c'è la ferrovia

che passa lungo questo viadotto che è decisamente p iccolo.

Fortunatamente in questo caso non è troppo piccolo

per le portate dello Zozò.

Qui c'è il San Nicola, ci sono una serie di

sezioni.

Se preferite accelero un pochettino, perché sennò

vi tedio con questa vista. E' una visita particolar e della

città vista dal punto di vista dell'acqua. Però vog lio

accelerare.

Quando parlavo di San Nicola e quando parlavo di

ferrovia, questa è l’uscita del canale San Nicola: la luce è

quasi inesistente. Tenete conto che quando c'è il v ento da

scirocco quella luce è chiusa.

Le piene quando vengono? Quando ci sono i flussi

di umidità che arrivano dal mare, quindi per divers i motivi

il livello dell'acqua in laguna e quindi alla foce cresce

proprio per apporto di massa da fuori, perché c'è l a bassa

pressione.

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Succedono un po' quelle cose che fanno venire

l'acqua alta a Venezia. Qui ce n'è un po' di meno c ome

fenomenologia ma sono quelli i processi fisici e ch iaramente

questa luce diventa poco sufficiente.

Quest'analisi ha portato alla definizione di una

serie di insufficienze, quindi di portate smaltibil i per

tutti i corsi d'acqua, che sono tutti censiti.

Vedete rispetto alla portata smaltibile le diverse

portate, quindi se questa è la portata che passa

attualmente, questa è la portata in rosso cinquante nnale, in

verde quando ci passa e in rosso quando non ci pass a. C'è

sia quella con tempo di ritorno 50 che con tempo di ritorno

200. La stessa cosa è stata fatta per l'analisi dei vari

ponti.

Veniamo a noi. Come si è pensato di intervenire?

Si è pensato di intervenire attraverso non solo

quelli che sono i miglioramenti che possono essere fatti nel

piano di Protezione Civile, cioè attraverso degli i nterventi

non strutturali, ma adesso voglio parlare di quali sono gli

interventi strutturali che possono mettere la città di Olbia

al sicuro, anche andando a eliminare tutte quelle a ree

inondabili che noi abbiamo visto fino a 200 anni.

Le progettazioni che noi abbiamo proposto, seppure

a livello di fattibilità, sono calcolate con il car ico

idraulico, permettetemi questo termine, di 200 anni di tempo

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di ritorno.

Quindi tutte le aree H2, H3 e H4 vengono eliminate

di fatto, perché il contenimento delle onde di pien a è

assicurato dalle opere strutturali.

Quali criteri utilizzare e quali obiettivi?

Sicuramente quello di migliorare l'attuale capacità di

smaltimento del reticolo. Cioè ci quando siamo mess i a

lavorare su questa cosa, come fare?

Compatibilità all'attuale assetto urbanistico.

Cioè qua non siamo in posti tipo la Cina dove poi h anno

fatto la diga delle Tre Gole, il bacino delle Tre G ole è

lungo quanto l'Italia, addirittura evacuando e smon tando

paesi interi.

Bisogna comunque ragionare rispetto alla

compatibilità e all'assetto urbanistico e in questo

l'ufficio tecnico del Comune, l'ingegner Azzera che mi è

vicino, ci ha sicuramente molto seguito.

Poi quello della resilienza del sistema degli

interventi. La resilienza è un termine che si usa n ella

metallurgia. Cioè qual è la capacità di resistere o ltre il

carico di progetto? Anche questo è un problema.

La riduzione delle condizioni di rischio immediato

e immediatamente.

Sicuramente una delle preoccupazioni

dell'Amministrazione è stata: facciamo degli interv enti che

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possiamo realizzare anche presto, per dare una sicu rezza

alla comunità.

Ho apprezzato quello che diceva l'ingegner Azzena

prima, dicendo della vera pericolosità. Cioè non so lo quella

pericolosità amministrativa che sicuramente vincola

giuridicamente l'uso del suolo, ma quella pericolos ità che è

legata al tirante e alla velocità della corrente, c he ti

trascina via.

Un altro obiettivo è la riduzione del rischio

progressivo delle opere, cioè avere proprio rispett o al

punto precedente il fatto che se tu intervieni su u na zona

della città questa viene in qualche modo messa in s icurezza

e quindi poco alla volta puoi andare avanti.

Una compatibilità anche alla reale capacità

finanziaria, perché pensare a interventi eccessivam ente

grossi, Tino Azzena diceva che siamo arrivati a lot ti che

sono comunque importanti perché parliamo di 30 mili oni di

euro, i vecchi 60 miliardi di lire, e ne abbiamo in dividuati

cinque di questi lotti, non tutti di questa entità.

Ma avere la possibilità di poter intervenire e di

sistemare pezzo per pezzo tutte quelle difficoltà c he voi

avete visto, fatemele chiamare così, fatemele chiam are

disordine idraulico che abbiamo rapidamente scorso insieme

in quella Relazione 1 che poi è agli atti e se vole te potete

poi andare a guardarla. E anche quella della cantie rabilità

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in sicurezza.

Allora quali sono state le prime idee? Ci sono

state due grosse idee.

Una è quella dell'adeguamento del reticolo minore

e del reticolo principale, ovviamente alle portate

duecentennali, con in più questo discorso delle are e di

laminazione, ossia delle zone di invaso programmato delle

acque dei corsi d'acqua che servono in qualche modo a

ridurre e attenuare l'intensità del processo di pie na.

Vedete sulla cartografia, sulla foto aerea, una

serie di interventi che sono divisi nella sostanza - dopo

andiamo a vedere la loro sequenza temporanea - che sono

divisi in interventi sul reticolo principale.

Per reticolo principale, fatemelo dire, intendo

San Nicola e Seligheddu; San Nicola e Seligheddu so no i due

corsi d'acqua principali, uno ha 20 chilometri quad rati e

uno ne ha 40. Il Seligheddu, avete visto, ci ha pio vuto

tanto e ha fatto tanto danno.

Poi ci sono gli interventi sul reticolo minore,

non meno importanti perché oggi completamente poco

sufficienti rispetto a quelle che sono le sollecita zioni di

progetto.

Allora qui c’è il concetto importante - parliamo

di reticolo principale - tutto il sistema, come ho detto, è

stato pensato, ma anche in maniera condivisa con l' autorità

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di bacino e col distretto, adeguato a 200 anni di p eriodo di

ritorno.

Però come si può arrivare a smaltire portate?

Quanto più grande è il periodo di ritorno, più raro è

l'evento, più grande è la portata e più grande è l' opera.

Come si può arrivare a fare ciò? Sul reticolo -

ecco perché ci sta una differenza di approccio tra il

reticolo principale, che sono i due fiumi, e il ret icolo

secondario, che sono il Tannaule, il Paule Longa, i l Zozò e

il Gadduresu.

Sul reticolo principale il dimensionamento della

sezione idraulica, oggi stretta per smaltire la por tata di

progetto duecentennale, effettivamente veniva fuori una

sezione molto ampia, che sul San Nicola arrivava ol tre 20

metri e sul Seligheddu a quasi 45 metri.

Allora con l'autorità di distretto abbiamo detto:

questa questione diventa poco sostenibile in un ter ritorio,

ripeto, fortemente insediato.

Pensate solamente alla curva del Seligheddu che

sta qui a Isticadeddu, cioè ci passa via Veneto e d ove ci

sono tutte sponde a sinistra. Sì, è una strada larg a, io

all'inizio ho pensato: ci prendiamo tutta la strada ,

cambiamo tutti gli ingressi di quella zona.

Però si rischiava anche di fare delle

delocalizzazioni forti.

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Allora con l'autorità di bacino abbiamo detto:

benissimo, iniziamo a dire che otteniamo l'obiettiv o dei 200

anni, dal quale l'autorità di bacino non deroga, in due

passaggi.

Un passaggio è quello di adeguare la capacità di

smaltimento del reticolo del San Nicola e del Silig heddu

alla portata di piena cinquantennale e la differenz a della

portata di piena duecentennale lo facciamo assorbir e da

delle zone di laminazione programmate dove il corso d’acqua

si può spandere.

Questa cosa è stata condivisa con l’autorità di

bacino ed è stata valutata sia nei termini economic i sia nei

termini di fattibilità.

Il reticolo secondario invece, e stiamo parlando

per esempio del Gadduresu e del Zozò e del Paule Lo nga, è

stato tutto adeguato a 200 anni e stiamo parlando a nche del

Pasana.

Qui c’è una tavola degli interventi che poi

andiamo a guardare.

Giusto per darvi un’idea le dimensioni di queste

opere sono dallo stato di fatto a quelle dello stat o del

Seligheddu, passano a dimensioni piuttosto importan ti.

Qui siamo nella fase dell’analisi delle

alternative, stiamo parlando di costi di circa 85 m ilioni di

euro che comprendono adeguamenti sul Seligheddu per 33

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milioni per San Nicola su 12, il costo di quelle ar ee di

laminazione ossia di quelle aree programmate di spa ndimento

della piena sono circa 17 milioni.

E poi ci sono una serie di opere accessorie di 22

milioni circa.

Vantaggi e svantaggi.

Sicuramente l’adeguamento del reticolo attuale,

cioè noi miglioriamo quello che oggi c’è.

Significa minori espropri, andare a migliorare

quello che c’è e passare il sedime fluviale, c’è un discorso

di gradualità dell’intervento che era uno degli obi ettivi

che era stato previsto.

Cioè, io Inizio a mettere a posto questa parte,

inizio a mettere a posto quest’altra parte e quest’ altra

parte va a posto, poco alla volta avere un quadro d elle

cose.

Certamente imporre l’uso di queste aree di

laminazione, sono circa sei ettari, è un uso di suo lo

agricolo.

Ho usato la parola “uso” di suolo agricolo perché

queste aree vengono sì inondate dalla piena ma sono anche

delle zone che molti giorni all’anno, la totalità, non

vengono inondati da una piena e quindi possono mant enere

l’uso agricolo che oggi hanno ma anche viste come d elle zone

verdi, delle zone umide che possono anche dare un b enessere

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alla città.

Cioè l’idea oggi delle aree di laminazione in

territorio urbanizzato, se prendete la letteratura

internazionale è impostata a un uso multiplo di que sto

territorio.

Un esercizio ulteriore che è stato fatto è stato

quello all’interno di questa scelta di adeguamento del

reticolo, non mettere le aree di laminazione.

L’impegno di questa situazione, forse a fronte di

un minor costo ha però... attenzione queste sono so lo opere,

quindi non ci sono gli espropri, ha un problema imp ortante

sulla necessità di espropri e delocalizzazione.

Veniamo all’altra famiglia, una prima famiglia è

quella dell’adeguamento interno del reticolo e dell a

sistemazione con opere diffuse, una seconda ipotesi di

lavoro che non si poteva non ignorare, è una vecchi a idea

che nasce negli anni 70 e nasce a livello di plasti co, cioè

non c’è un vero e proprio progetto idraulico, cioè l’idea è

bella ma poi bisogna anche realizzarla, che è quell a di un

canale di gronda che prende tutti i corsi d’acqua e cinge la

città quasi in modo parallelo alla tangenziale, un po’ più

fuori e li porta nel Padrongianus.

Vi ho messo qui, questa è un’opera che ha molte

problematiche che vi inizio a narrere.

Qui trovate le portate che deve smaltire e le

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relative larghezze delle sezioni idrauliche di calc olo.

Tenete conto che la pendenza di questo canale

media è di circa il 2 per mille, cioè una pendenza molto

bassa per un’opera del genere.

Ovviamente quale potrebbe essere il vantaggio? Io

faccio un lavoro tutto in aree esterne.

Questa cosa è vera fino a un certo punto perché è

vera per un primo tratto ma non è più vera in quest a parte

qui che è una zona molto urbanizzata a cominciare d alla

strada, dalla ferrovia, dal passaggio.

Ma soprattutto questo è un esempio che poi adesso

andiamo a vedere insieme se volete sull’immagine

satellitare, questo è solo uno scatch.

Questo è il canale come viene fatto per

ottimizzare e questo è ottimizzato rispetto alle pe ndenze.

Come vedete questo è il rilievo topografico anche

di questa nuova versione del canale.

Cioè questo è un canale che presenta forte

difficoltà di pendenze diverse.

Stiamo parlando di undici chilometri di canale che

deve attraversare un territorio che è spesso in sal ita.

Quindi per fare un canale o ci passo in galleria

sotto per dargli una pendenza o devo scavare e ripo rtare

materiale.

Stiamo parlando di una sezione in fondo, nel

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tratto 5/6 che oscilla intorno ai 60 metri.

È vero che nel tratto 1 è una sezione piccolina di

10, ma è un’opera molto importante.

Giusto per far vedere alcune situazioni, questi

sono gli ingombri veri, cioè in scala nella zona de l rio

Pasana, cioè sotto la parte di Isticadeddu, perché le

pendenze vanno in quel senso, nella zona di via Top azio.

Adesso magari la andiamo a zoommare, se preferite

lo guardiamo bene.

Qui c’è il depuratore, qui il nuovo svincolo, qui

siamo a nord dell’aeroporto, si deve passare in gal leria con

sezioni molto importanti.

Qui vedete una conta degli attraversamenti in

arancione i principali, cioè di strade più importan ti in

giallo i meno importanti, cioè è una tangenziale d’ acqua

molto più grande intorno alla città, cioè è un’inci sione

importante nel territorio che, qui andiamo nel dett aglio,

capite bene che ci stanno problemi di localizzazion e.

Cioè questa cosa di dire: sono tutte aree non

urbanizzate nei tratti terminali, oggi non lo sono più.

Ho riassunto qui un costo di queste opere, sempre

delle sole opere senza gli espropri, che hanno valo re

intorno a circa 115 milioni da una stima speditiva e una

serie di vantaggi ma anche un po’ di svantaggi che mi fa

piacere guardare con voi.

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Sicuramente un profilo altimetrico molto

complicato, spesso in controtendenza.

Gli ingombri di sezione di canale grandi, cioè la

pendenza media di tutto questo canale è il 2%.

Il passaggio attraverso una serie di punti

obbligati, bisogna passare sotto la ferrovia per es empio,

sotto la 199 che stanno facendo.

Un problema di sezioni in galleria abbastanza

complesso e poi ci sono anche dei problemi di recap ito della

portata nel torrente Padrogianu.

Cioè queste cose sono state ovviamente discusse

molto con l’autorità di bacino, cioè stiamo portand o una

portata che è 500 su 2.500 metri cubi al secondo su l

torrente Padrongianus, che già ha i suoi problemi r ispetto

alla pista portuale, ai ponti etc..

Una necessità comunque di intervenire sul reticolo

residuo, perché non è che lo potete lasciare così, presenta

comunque una serie di situazioni, cioè c’è un’area residua a

valle che comunque deve essere adeguata, una serie di ponti

che devono essere sistemati.

Un problema legato agli aspetti manutentivi del

canale.

Questo è un punto importante che spesso l’Italia

ha dimenticato, io ho sempre pensato.

Dovete guardare l’opera idraulica come quando

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dovete andare a comprare l’automobile. Cioè io comp ro la

macchina e guardo anche il suo piano di manutenzion e.

Una soluzione idraulica non può essere solo la

soluzione di quel momento, perché il corso d’acqua lavora

tutti i santi giorni, non lavora solo quelle poche ore che

c’è la piena.

Per esempio, è successo così per parlare di un

posto vicino a sud, a Cagliari, sulla sistemazione del rio

San Girolamo.

La sistemazione che stanno perseguendo adesso è

molto onerosa dal punto di vista della manutenzione , perché

hanno una sezione molto larga.

Quanto più larga è la sezione, l’acqua tanto va

più piano, ma la piena ci passa una volta mediament e...

quella larghezza è fatta per farci passare un qualc osa ogni

200 anni, ma durante tutti gli anni che passano, l’ acqua

diventa un sedimentatore, una pozza, quindi questo materiale

si sedimenta, poi ci cresce la vegetazione, quindi è un

costo di manutenzione, anche una responsabilità imp ortante.

Per non dire poi degli imbocchi dei rii nei

canali.

L’acqua va presa e va indirizzata nel canale.

L’acqua arriva veloce, con una certa energia

cinetica importante, deviarla non è banale, richied e opere

importanti.

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Per non parlare anche degli aspetti di adeguamento

del Padrongianus e anche ambientali del Padrongianu s stesso

che danno dagli aspetti di tipo prettamente ambient ali

all’interno del delta del Padrongianus apportandogl i

dell’altro materiale che oggi non sarebbe previsto.

Per non parlare degli aspetti di drenaggio che

crea sulla superficie freatica della laguna.

Quindi sinceramente sembra un intervento al limite

della fattibilità.

Poi oggi la tecnica può permettere tutto, o quasi

tutto, però le cose poco sostenibili si vedono, mos trano

purtroppo presto la corda e il non funzionamento di questa

macchina.

Vogliamo andare a vedercelo puntualmente? So che

ci sono a volte idee diverse su questa cosa, però s iccome

negli obiettivi di questa sistemazione idraulica c’ era anche

quello di avere una programmazione nel tempo.

Cioè anche una compatibilità a togliere il rischio

man mano nel tempo che le opere procedano.

Ovviamente un’opera del genere il rischio lo

toglie nel momento che è finita tutta nella sua int erezza e

questo, con tutti questi vincoli che ci sono, molti tecnici,

altri ambientali autorizzativi...

Poi l’aspetto economico sicuramente è importante,

perché di sole opere stiamo parlando di 115 milioni di euro

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con una stima, ma in più ci sono anche gli espropri e i

passaggi particolari di tutta quella serie di

attraversamenti principali che avete visto, e secon dari, tra

cui ferrovia e la strada 190 appena fatta, che rend ono

quest’opera decisamente sconsigliabile sotto tutti i punti

di vista.

Questa non è solo una mia idea, ma è un’idea

ampiamente condivisa dal distretto idrografico, add irittura

dalle due direzioni.

È da maggio che noi lavoriamo sulla valenza di

quest’idea e come renderla possibile e sia la prima

direzione del distretto idrografico, sia quella che si è

insediata adesso, attualmente vigente, anche a loro

conviene, non approva questa cosa.

Il tavolo di coordinamento tecnico sotto cui

questo progetto nasce ha espresso completo disaccor do su

questo tipo di soluzione e francamente la condivido

pienamente questa cosa.

Qui comincia il canale nelle aree a nord. Qui

vedete la sezione si inizia ad allargare, questo è

l’ingombro reale della sezione, naturalmente in sca la.

Questo tracciato non è esattamente il tracciato

del plastico che esiste in Comune, è l’aggiustament o

rispetto alle pendenze di quel famoso rilievo di cu i vi ho

parlato che avevamo anche per questa cosa.

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Quindi c’è un rilievo di dettaglio, abbiamo

cercato di capirlo in tutti i modi, capendo scavi e riporto

prima di darvi quella sintesi che vi ho appena fatt o.

Andiamo a vedere qui gli attraversamenti. Queste

case hanno qualche problema.

Qui c’è il tratto in galleria. Ho visto anche il

tracciato proposto da altri studiosi, altri ingegne ri della

città che è un po’ questo bianco.

Vedete che ci sono dei problemi di tracciato, si

passa da 28 metri, qua bisogna passare a 26 metri, qua c’è

la ferrovia, questo è il profilo, ci sono dei probl emi seri

di pendenze e di idraulica che rendono sconveniente a tutti

gli effetti questa cosa.

Questo è il tratto di 600 metri in galleria che è

un’opera abbastanza delicata.

Qui noi possiamo entrare, zoomare punto per punto

e andarci a vedere il tracciato.

Questo è il Seligheddu, questa è la zona del

Tannaule, la pendenza se ci pensate funziona dirett a

nell’impluvio del Tannaule.

Come ho detto questo tracciato rosso... non esiste

un progetto, esiste il plastico che è un’idea sul p lastico

anche perché un po’ storicamente questo nasceva in tempi

diversi, cioè nasceva per la preservazione dei terr eni

agricoli, quindi con portate diverse.

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Questo è un disegno che minimizza, quindi è un

lavoro abbastanza di dettaglio che ottimizza il pas saggio

tra tutte quelle contropendenze che ci sono.

PRESIDENTE

Passa vicino a via Tre Venezie e si sposta vicino

al depuratore.

Quel tracciato del plastico, va bene lì però.

Professore è una battuta per sdrammatizzare.

Questa è l’ipotesi del canale scolmatore.

PROFESSOR MANCINI

Non esiste un progetto. Ci Terrei perché la

serietà di questo lavoro ha affrontato con la stess a serietà

anche questa roba qui, facendo anche un’attività di un

progetto che non esiste.

Quindi una cosa è un’idea, un disegnino sul

plastico, una cosa è un progetto.

Quindi un confronto io l’ho fatto proprio, come ho

detto, per quell’assunzione di responsabilità che h a

contraddistinto tutto il lavoro e mi ha fatto piace re farlo,

però devo dire che non esiste un progetto su questa cosa su

cui discutere.

È un confronto fatto, obiettivamente queste sono

le pendenze dei terreni e queste le problematiche, se devo

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dare da esperto un giudizio, questo intervento è fo rtemente

sconsigliabile, è al limite della fattibilità tecni ca, oltre

tutti i problemi che può portare.

Passo la parola un attimo al Dottor Tilocca.

DOTTOR TILOCCA – GEOLOGO DOTTORE DI RICERCA SASSARI

Io sono stato invitato a esprimermi su questa

faccenda dopo aver visto il disegno.

Noi non abbiamo visto un progetto, non sappiamo se

esiste un progetto, abbiamo analizzato un disegno, quindi un

tracciato la localizzazione di un tracciato.

Chi parla non aveva e non ha un’idea preconcetta

di questo disegno o progetto che sia. Io ho cercato perché

sono stato abituato così da chi mi ha insegnato il mestiere

a valutare le cose in modo ponderato e anche a guar darle e

riguardarle con tutta una serie di feedback.

Qui il problema qual è? Ragiono a consuntivo di

tutto quello che è stato il frutto del mio ragionam ento. A

me pare siamo di fronte a un’idea che negli anni 70 era

estremamente funzionale.

Erano quelle le idee.

Se andiamo a vedere come hanno ragionato per la

zona industriale, anche lì hanno fatto un bel canal e di

gronda che sposta tutto sul rio Padredduri e lo fa diventare

un gigantesco compluvio che funziona.

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Si tratta di vedere se dal punto di vista generale

noi accettiamo quest’idea.

Io quando l’ho vista emotivamente - questo è un

concetto che ho già espresso in diverse sedi - ho d etto:

questa è la panacea di tutti i mali, può essere la panacea

di tutti i mali perché evita che l’acqua arrivi a O lbia, a

Olbia non si realizzeranno più opere che romperanno le

scatole ora a questa o a quell’altra lottizzazione e va

bene.

Questo era il metodo degli anni 70 quando

probabilmente qui c’era un’altra logica, la logica dei

terreni.

Di buono questo progetto aveva che già negli anni

70 poneva il problema della pericolosità dell’acqua a Olbia.

Però si tratta di vedere se poi sia stato dato

seguito in città ai ragionamenti che si facevano.

Se avrò modo di illustrare la mia disamina storica

è chiaro che mentre si proponevano quei progetti ne gli anni

70 a Olbia si costruiva comunque dentro i compluvi, io le

chiamo le paludi, le concavità, le depressioni, ci si può

mettere d’accordo.

Da un punto di vista strettamente geologico e

geotecnico questo canale che sarà largo ci ha detto 50/60

metri, voglio capire se chi mi ascolta sa che cos’è un

canale di 50/60 metri che funzionerà una volta ogni tanto a

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smaltire quell’acqua.

Noi abbiamo visto in questi 15 anni di piedi

sporchi sui fiumi, le operazioni fatte di allargame nto dei

fiumi, di incremento della sezione hanno avuto come

risultato sul medio periodo la sedimentazione dell’ alveo.

Questo significa che quell’intervento che è stato

realizzato per allargare presto o tardi è stato res o non

dico inutile ma molto meno funzionale rispetto all’ ottica di

progetto perché i sedimenti si sono buttati lì.

Attenzione, nei sedimenti ci vanno a finire le

canne, faccio un passaggio indietro.

Chi è molto più anziano di me avrà visto che a

Olbia c’erano gli eucalipti e i pioppi dentro i can ali

storici.

Gli ultimi pioppi sono stati abbattuti nel vecchio

tracciato del Gadduresu a valle di via Pinturicchio , chi è

di Olbia lo sa, non so perché, esisteva anche una

commissione provinciale per l’esecuzione agronomica di

questi interventi, addirittura per consolidare le s ponde.

I fiumi servivano a consolidare le sponde.

Quello che dico, memore del fatto che chi mi ha

insegnato il mestiere era un naturalista ancorché g eologo

delle dighe dagli anni 60 in poi, lo dico perché mi fa

piacere sempre ricordarlo, il naturalista dice che con

l’ombra le canne crescono di meno, senza ombra le c anne

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crescono di più.

Quindi tutti gli interventi che hanno eradicato i

poveri eucalipti, che capisco che sono aloctoni qui ndi

qualcuno non li può vedere perché vengono dall’Aust ralia, in

realtà servivano - lo dico e lo ripeto - a far cres cere meno

le canne.

Chi li ha estirpati ritengo che non si sia reso

conto di questo.

Ritorno quindi al canale di gronda che è 50/60

metri.

Avete idea di che cosa capiterà in un canale di

gronda 50/60 metri che è fatto passare nel granito

arenizzato di cui è costituita tutta la sacca a imb uto di

Olbia, cosa porterà in termini di trasporto solido? Nessuno

lo sa perché nessuno lo studia in Sardegna, non c’è un solo

straccio di pubblicazione scientifica su questo, qu indi noi

siamo costretti a sperimentare delle vecchie pratic he

empiriche.

Ripristiniamo il buon vecchio Gavrilovich, uno

studioso slavo che ci ha messo la pulce nell’orecch io, nei

fiumi si può portare non solo l’acqua ma anche i se dimenti,

e soprattutto i sedimenti quando non si portano si fermano e

creano le condizioni per l’ostruzione.

Dal punto di vista strettamente geologico e

geotecnico quest’opera fa pensare, io non la voglio

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respingere, non ho un atteggiamento pregiudiziale, ho un

atteggiamento a consuntivo, cioè sono logicamente p ortato a

fare delle investigazioni, 50/60 metri.

L’ingegner Mancini faceva riferimento a San

Girolamo, anche lì ci saranno molti problemi di

manutenzione, oneri di manutenzione.

È giusto pensare che la manutenzione pian pianino

faccia strada alle opere, la condivido questa filos ofia ma

bisogna capire quanto costerà il canale di gronda i n 10, 20,

30 anni dopo che sarà realizzato con gli oneri di

manutenzione.

Aggiungo che molto probabilmente non saranno

sponde rivestite perché la grana per rivestire le s ponde

quei taglioni di x metri è notevole, quindi si lasc eranno

spoglie, più o meno come le lascia l’ANAS quando d eve

costruire le sue trincee. Le fa a 50/60 gradi e spe ra che

non si saturino mai d’acqua in modo che ci sia la f ranetta o

la franaccia.

E questo accadrà anche qui.

La mia idea, è chiaro che noi geologi quando

parliamo fanno tutti così perché paventiamo sempre il

rischio che accada qualcosa.

Io penso che quella situazione produrrà

un’infinità di sedimenti.

I sedimenti dove andranno? Andranno sul

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Padrongianus.

Se il Padrongianus non andasse dentro un porto di

cui si vuole la massima funzionalità, addirittura i l senso

doppio dove c’è una canaletta che dovrebbe essere

nell’ottica dell’Autorità Portuale, addirittura amp liata, io

potrei dire: i sedimenti nel Padrongianus che ci va dano anzi

meglio perché c’è un delta, non ho mai capito perch é non sia

una Zts, è un luogo meraviglioso.

Però va a finire dentro il porto, o meglio dentro

la laguna di Olbia, perché Olbia è una laguna, non è

certo... il porto di Olbia, che si sappia che si ra cconti

nelle scuole, spero che le scuole un giorno le stud ino

queste cose, ancora non ne vedo una attivarsi su qu esto

tema.

Il porto di Olbia è una laguna, per quello forse,

contrariamente a quello che diceva lui, l’effetto è quasi

come Venezia, sta scritto in alcuni manuali, non è

contraddittorio, è una visione un po’ diversa.

Se guardiamo Google heart, proviamo a guardarlo da

ovest l’inquadramento di Olbia, capiamo che va dent ro un

imbuto strettissimo che io chiamo laguna.

Ripeto ancora un concetto che ho avuto modo di

spiegare qui recentemente.

Questa cosa non la dico io, la dice l’Ammiraglio

Albini che nel 1842 se non ricordo male, faceva il

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campionamento del fondale di Olbia e all’isola dell a Bocca,

lo dico per chi non lo sapesse, la profondità del p orto di

Olbia oggi era di 1,5 metri.

Quindi una profondità che è molto meno della bocca

della laguna di Marceddì, che è considerata laguna, non so

se rendo l’idea.

La laguna di Marceddì è laguna, Olbia invece non è

laguna, invece è una laguna eccome.

Quindi tutte queste acque che si scaricano, questi

sedimenti che si scaricano è chiaro che producono d egli

effetti collaterali sui quali non mi è parso mai di capire

che ci sia armonia, perché le esigenze dell’Autorit à

Portuale sono x, le esigenze della città sono y.

Anche questo sarà un argomento che in futuro

bisognerà mettere a traguardo.

Una cosa è certa: andranno fatte anche le

manutenzioni alle foci perché se non si libera a va lle non

si capisce come funzioni a monte.

Quando ho visto la foce del Gadduresu dentro il

Siligheddu, la foce artificiale, sia ben chiaro, mi sono

drizzati i capelli, l’ho vista non più tardi di sei mesi fa,

a dicembre prima ancora della convenzione, ho visto che c’è

una trave che ostruisce quasi il 50% della luce del

Gadduresu.

Allora la domanda è: ma tutti quegli interventi di

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mitigazione che c’erano stati nei 15 anni precedent i a cosa

diavolo servivano?!! Non lo so, io la pongo sempre come

oggetto non di certezza ma di discussione dialettic a.

La mitigazione che abbiamo fatto aveva una

funzione nel lungo periodo? La risposta è chiarissi ma, io

non la dico ma è chiarissima.

Adesso faccio due passi indietro e dico brevemente

di cosa mi sono occupato.

Senza fare power point, io mi sono occupato della

parte di campo e della parte storica.

Una delle cose che non ho mai visto in questi 15

anni di intervento è stata l’anamnesi del problema Olbia,

quella cosa che forse è mancata al canale di gronda .

Il canale di gronda era il metodo dei metodi degli

anni 70.

Io risolvo tutto, non faccio arrivare l’acqua.

L’anamnesi del problema Olbia chi l’ha fatta?

Secondo me è un po’ una provocazione ma alla fine c hi aveva

le idee più chiare di tutti – secondo me - era Pane dda che

non era certo un geologo o un ingegnere, ha detto: i fiumi

erano 7, non solo il Siligheddu e il Gadduresu, noi quando

abbiamo fatto il Pai, lo dico facendo outing, ci er avamo

posti il problema di tanti canali, molti ne avevamo

documentati, se se ne sono andati a finire due e un

pezzettino del terzo che sarebbe il Gadduresu non l o so

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perché, noi li avevamo visti tutti compreso il Padr eddu, io

ho fatto dei sopralluoghi sul Padreddu che sarebbe quello

che finisce in zona industriale.

La gente dovrebbe anche sapere che sono stati

rettificati, il Cocciani è sparito dentro le cunett e della

strada, così come è stato rettificato il Cabu Abbas che

prima andava a Tilì e adesso ci va come una retta v ia.

Questo concetto della retta via, ritorno un po’

indietro: l’analisi storica.

È dal 1900 che si cerca di risolvere il problema

di Olbia.

Nel 1900 a Olbia si voleva risolvere il problema

della intemperie.

Era questa la parola che si dava alla malaria.

La intemperie si mitigava, non si conosceva ancora

la cura ma la si mitigava creando dei bei canali di

collegamento tra le paludi, io le chiamo depression i,

malariche al mare.

Dovevano andare velocemente al mare e Olbia nel

1900 non era ancora porto, sapete meglio di me

l’insurrezione che c’è stata nel 1900 per spostare da Golfo

Aranci.

Olbia era quella che era, l’acqua doveva arrivare

lì dritta per dritta.

La domanda che il geologo, l’ingegnere si dovrebbe

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fare: ma questa città dagli anni 20, 30, 40, 50, 60 e ancora

più 70, 80, 90 per non dire il 2000, ha fatto i con ti con

questo assetto che prevedeva autostrade? Se c’è una cosa che

ha dimostrato questa alluvione dell’anno scorso è c he

l’assetto della città non è compatibile con quella

configurazione idrografica.

Quella configurazione idrografica, ripeto, ha

fatto i conti con le paludi, con le depressioni, le ha

azzerate - non dico tutte, perché molte ce ne sono ancora -

e quindi le ha fatte diventare canali.

Il Paule Longa non è un rio, come rio si fermava a

un certo punto e stazionava nella zona di via Siena , via

Svizzera, da quelle parti, un po' più a monte. Si f ermava lì

e impaludava.

Dopodiché la bonifica di Paule Longa spostava

quell'acqua che lì si andava a concentrare verso il

Tribunale, quindi è stato creato il rio di Paule Lo nga.

Adesso quel rio è una situazione anomala, perché

sposta acqua laddove l'acqua prima si espandeva.

Quindi il concetto curioso è che noi adesso, visto

che sposiamo una certa idea che è quella delle cass e di

espansione, di fatto stiamo sposando il ripristino di

condizioni non dico come quelle di un tempo, ma il

ripristino del naturale.

Cioè bisogna che Olbia ritorni non come prima, ma

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che qualcuno impedisca all'acqua di arrivarci.

Quindi il canale di gronda era una soluzione;

l'altra soluzione è quella di far stazionare l’acqu a.

Quale delle due è più conveniente? Io ribadisco

questo concetto: tolto questo, tolto quell'altro, t olta

anche la parte ambientale che io qui non voglio aff rontare

ma è chiaro che esiste, strettamente ambientale per lomeno

come l'ambiente si codifica oggi, perché anche i se dimenti

sono ambiente; tolto tutto quando pensate che sia p ronta

un'opera che deve fare 10,5 chilometri di cui X anc he in

galleria?

Quando sarà pronta in un contesto di Italia, sia

pure in miglioramento come ci dicono? A occhio e cr oce non

saranno meno di dieci anni.

Quello che io vi dico è che quell'opera porterà

dei benefici, sicuramente li porterebbe, ma li port erà fra X

anni. Anzi, quattro volte X gli anni che saranno qu elli di

queste altre iniziative, perché quelle altre inizia tive alla

fine funzioneranno come ha detto l'ingegner Mancini , l'ha

anche illustrato in modo estremamente dettagliata;

porteranno dei benefici nel momento in cui termina e ognuna

di quelle porta benefici in quota parte dell'imbuto di

Olbia.

Quindi secondo me il buon senso, non certo una

posizione pregiudiziale, mi porta in una direzione.

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Vorrei che sia chiaro, io mi definisco più che un

libero professionista, un professionista libero, no n sono

condizionato da niente e da nessuno.

Vorrei che fosse ben chiaro questo concetto perché

non si sa mai che qualcuno si porti dietro qualche strana

idea per il fatto che io ero già nel PAI nei tempi passati.

Io ho uno scheletro nell'armadio: ho partecipato

alla progettazione del tombamento, ma le cronache s anno e la

mia relazione di 60 pagine, che volendo vi potete a ndare a

consultare, è riccamente dettagliata delle mie perp lessità

su quel progetto.

E non dico altro.

Su questa materia nessuno è così perfetto da

potersi arroccare il diritto di dire "questa è la v erità".

Quindi c'è molta incertezza in tutto quello che

diciamo ma, attenzione, voglio capire: in tutti que sti

discorsi che facciamo, ci ricordiamo una volta tant o che

sono morti dei bambini?

Chiudo con questo. La cosa che mi dà fastidio in

tutta questa operazione è che spesso noi facciamo i calcoli,

i tempi di ritorno, gli angoli di attrito nel mio c aso, le

quantità e i metri cubi di sedimenti.

Ma alla fine io mi dico: in tutta questa faccenda

i bambini cosa c'entravano?

Quella che vi voglio dare è un po' una

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suggestione, perdonatemi, però un po' mi dà fastidi o l'idea

che due bambini che non c'entrano niente, che non h anno

nessuna colpevolezza siano stati i testimonial - pa rdon per

questo termine - di un evento di questo genere.

Concludo dicendo questo: forse sarebbe più

opportuno che la città si riappropriasse della sua identità

e l'identità idrografica è una cosa molto important e.

Via Lazio sta lì a dimostrarlo. Via Lazio è una

conca depressa che è stata colonizzata da edificazi oni.

Se andate nella zona di via Cimabue, nel 1920 la

chiamavano Paule Lada, l'ho trovato nei documenti c he mi ha

dato a disposizione il Genio Civile tramite l'uffic io. Paule

Lada, via Cimabue, poi ha portato l'acqua dal Gaddu resu a

via Vittorio Veneto e dalle vie trasversali l'ha

ritrasferita al Seligheddu.

Questa alluvione si può condensare come un giro di

orologi: il Seligheddu che porta acqua al Gadduresu e il

Gadduresu che la trasferisce, tramite le vecchie co ncavità

del suolo e le vie, al Seligheddu. E in mezzo ci so no i

quartieri.

Questa è in estrema sintesi l'attività di terreno

che abbiamo fatto. Noi siamo spesso alle prese col terreno,

io non dico altro perché tutto quello che ha detto il

professor Mancini è un compendio delle attività che sono

state fatte sul campo.

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Una cosa terrei a dire, per salvare il mio lavoro

e se c’è Google Art ve lo faccio vedere.

Quando esco da Olbia per ritornare a Sassari mi

avvalgo dello svincolo di via Nervi.

Io il giorno dell'alluvione ero al Deffenu, dove

operavo, quest'anno no perché sono a riposo, ed era un'area

di allagamento.

Alle 8 circa sono andato a vedermi il rio Enas

alla stazione di Enas e nelle luci dei vigili del f uoco ho

visto che il fiume viaggiava - ho fatto quattro cal coli -

non meno di 6/7 metri al secondo. Se fosse 7 sarebb e 25

chilometri l'ora, giusto per dare un'idea.

Allora in quelle condizioni ho detto: se qui sta

arrivando a questa velocità mi piacerebbe vedere il

Seligheddu.

Qualche giorno dopo infatti dei colleghi mi hanno

trovato al Seligheddu che parlavo con delle persone , e da

quel momento ho cominciato a farmi un'idea.

Lì vedete il rio Gadduresu all'altezza del

viadotto. Il rio Gadduresu all'altezza del viadotto fa 25

metri di esondazione in destra e in sinistra pratic amente

non ne fa; ha un battente sul piano di campagna che da

quello che mi dicono i proprietari e da quello che ho visto

io sarà intorno a 20/25 centimetri, non di più.

La domanda è: ma è possibile che questo Gadduresu

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abbia fatto tutto questo bordellone a monte e a val le

soprattutto di via Stromboli, dove c'è la famosa se zione

trapezio ostruita dal ponte tubo?

Allora è chiaro che la soluzione bisognava

cercarla in un'altra storia. Quindi la storia a dic embre era

già abbastanza chiara, io sto parlando di metà o fi ne

novembre, di questi primi avvistamenti delle cose c he non

andavano bene.

A dicembre già era chiaro che ci fosse stato uno

scavalco dell'acqua. Per non farvi perdere tempo di co che la

soluzione del trabocco dell'acqua dal rio Selighedd u a

valle, tanto per capirci del deposito dell'azienda Nieddu,

era già chiaro in campagna.

Si vedevano tutte le tracce di questa velocità del

flusso che attraversa le strade perpendicolari al S eligheddu

in quel quartiere, che trasferisce l'acqua alla pov era

scuola elementare piccolina che nelle cartografie c hiamano

Diaz, comunque quella piccola scuola elementare che sta

nello spazio che c'è fra il Seligheddu e il Gaddure su.

Ora qui dico: parlano tanto di sicurezza delle

scuole, ma se lo faranno un esame di coscienza quel li che

hanno progettato l'IPIA a dieci metri dal canale pi ù

pericoloso di Olbia e queste scuole elementari dent ro i

compluvi non dimenticati dall'acqua?!

Perché questi che noi chiamiamo compluvi sono le

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vecchie depressioni.

Di fatto noi ci siamo messi d'accordo sulla fascia

geomorfologica.

Non so se l'avete notato, ma la fascia

geomorfologica non produce grandi impatti sulla dis ciplina

urbanistica, apre soltanto alla possibilità che il Comune

dia semmai delle dritte ulteriori, tipo gli scantin ati o le

aperture rispetto ai flussi, non so se sono stato c hiaro;

dei regolamenti edilizi, diciamo, un pochettino più

complessi.

Perché la fascia geomorfologica è così estesa?

Perché è veramente difficile in un'area che non è n eanche

alluvionale, perché se la guardo veramente con occh i

geologici, nella cosiddetta piana di Olbia io alluv ioni non

ne ho trovato. Se ne trovano rarissime.

Quindi i terrazzamenti sono tutti a scapito del

granito arenizzato, delle arenizzazioni del granito .

Quindi Olbia di fatto è una vicenda un po'

complessa anche dal punto di vista scientifico.

Tra parentesi dico che non si è mai degnata

l'Università né Ingegneristica né tanto meno la mia , la

Geologica, di scrivere una sola ipotesi in tutto qu esto.

Quindi noi geologi siamo figli di un Dio minore,

anche perché non abbiamo scienza su Olbia, ma zero netto

proprio.

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Quelle poche cose che so ho iniziato ad

apprenderle a partire dagli scavi di Rubens D’Orian o nel

1998 del tunnel.

E' stato lì il momento in cui ho capito che Olbia

è pericolosa dal punto di vista idrografico.

Dagli scavi del tunnel, per chi se lo fosse

dimenticato, le navi non sono sepolte da cose artif iciali e

basta, ma sono sepolte da alluvioni del Rio Selighe ddu. E il

rio Seligheddu nel 1902 aveva un delta laddove oggi vediamo

il viadotto.

Quello che ci siamo dimenticati e che anche le

scuole non hanno mai insegnato è che le foci dei no stri

fiumi, in particolare il rio Seligheddu, era una co sa

strabiliante rispetto a quella che noi vediamo oggi lì fra

via Redipuglia e quella a destra.

Che il campo sportivo lo chiamassero Paule di

Pedru Calvu, cioè intervento di bonifica della palu de di

Pedru Calvu ce lo siamo dimenticati? C'è una palude che si

chiama Coda di Rondine dentro un certo spazio.

Per chi vuole approfondire c'è nella parte

chiamato assetto storico, ci sono quelle carte che

documentano.

Secondo me è da lì che bisogna ripartire per non

dico legittimare tutto quello che stiamo dicendo no i perché,

vi ripeto, io non sono qui per dire "io ho ragione e gli

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altri torto", ma per dare qualcosa di più a questi sofferti

calcoli, a questa sofferta visione.

Concludo dicendo che io ben prima della

convenzione sono andato a occuparmi di questa facce nda e

probabilmente mi sarebbe piaciuto per certi versi f arla

comunque anche senza convenzione.

Non ho altro da dire, se ci sono domande è molto

meglio rispondere piuttosto che fare il soliloquio.

PROFESSOR MANCINI

Adesso procediamo così: vi volevo presentare la

suddivisione in lotti di queste opere, perché sono stati

fatti questi lotti e quali sono stati i criteri a m onte

della scelta di questi lotti e poi la loro definizi one.

Giusto per avere un'idea, i lotti - come ho detto

- abbracciano una serie di opere che vedete qui, ch e vanno

dall'adeguamento del Seligheddu agli adeguamenti di

Gadduresu, etc. per questi totali.

Queste opere sono ovviamente raggruppate. Questo è

un esempio: deriva da questo canale, c'è una carta di

dettaglio che è rappresentata nella tavola 5A.

Le opere principali sono quelle sul reticolo

principale. Cominciamo col San Nicola. A seguito di questa

analisi di fattibilità, questa analisi delle altern ative -

vi ripeto: fortemente condivisa anche con il distre tto

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idrografico, che è poi è un po' il giudice supremo su queste

cose - siamo andati a realizzare una serie di ipote si di

intervento.

Queste casse di laminazione con l'adeguamento del

corso d'acqua del San Nicola ha 50 anni di tempo di ritorno.

Andiamo in ordine da nord verso sud e poi andiamo

a vedere i lotti.

Si è pensato di non andare a toccare il canale

Zozò, in realtà lasciando l'opera idraulica che c'è ma

isolandola con una soglia più alta.

Oggi la soglia di derivazione delle scolmature del

Zozò dal San Nicola è rasa. Il piano è la stessa qu ota di

fondo del canale San Nicola e questo comporta che s i attiva

in maniera non controllata ed ha anche arrecato all agamenti.

Le sezioni del parco che sono state qui fatte non

sono sufficienti a prendere l'acqua del canale del San

Nicola ma sono sufficienti a prendere l'acqua del b acino

afferente al canale Zozò.

Questo bacino in realtà è stato parzializzato

perché tutta quest'area a monte viene intercettata da un

piccolo canalino di gronda che si infila nel San Ni cola.

Qui c'è tutta una zona tombata, lo vediamo se

andiamo a prendere le fotografie, assolutamente

insufficiente, anche per le portate...

Qui c'è quindi un piccolo canale scolmatore che

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sgrava le attuali sezioni del parco della parte val liva del

canale Zozò che quindi rimarrebbe non toccata, in m odo tale

da non andare a mettere mano e aprire un cantiere a nche lì.

Poi c'è forse uno degli scolmatori più importanti,

che è un'idea che è venuta veramente ragionando tan to qua,

sul rio Gadduresu. C'è la conclamata insufficienza del

tratto tombato del Gadduresu, che poi finisce in vi a Amba

Alagi anche dopo quella parte sotto le travi del vi adotto

terminale, nonché quella trave di foce del viadotto che

ostruisce fortemente la sezione di sbocco del Gaddu resu

stesso nel Seligheddu. Stiamo parlando di questa se zione.

Allora l'idea è stata quella di individuare negli

spazi urbani possibili, senza troppo colpo ferire

all'assetto urbanistico, uno spazio di un canale di 10 metri

di larghezza - forse 8 - che derivi acqua dal corso d'acqua

del Gadduresu e alleggerisca quindi il tratto di mo nte.

In tal modo questo tratto risulta sgravato della

portata di monte e risulta compatibile; quel tombam ento che

adesso c'è, la copertura che adesso c'è risulta men o

sollecitata e quindi compatibile.

Un'altra delicata situazione è quella del

Seligheddu, che vede forse la sua sezione più delic ata;

stiamo parlando della necessità di ampliare il Seli gheddu di

una quindicina di metri rispetto allo stato attuale .

Questa cosa diventa difficile da sostenere nella

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zona di Isticadeddu.

Questo è il canale Seligheddu e questa è la zona

di Isticadeddu. Questo ponte era quel ponticello ad arco che

vi ho fatto vedere all'inizio, che oggi costituisce una

sezione di vincolo e l'ha costituito anche durante la piena.

All'inizio avevamo pensato di adeguare questo e di

passare molto a raso delle abitazioni, con una seri e di

difficoltà anche di accesso di tutta questa zona di

Isticadeddu, ovviamente rifacendo il ponte con una luce ben

diversa.

Invece, ragionando anche con l'ingegner Azzena,

con Giovanni Tilocca e con i miei collaboratori, ab biamo

trovato la possibilità di aggiungere una sezione di

smaltimento lasciando quella che c'è, quindi quella che si

chiama tecnicamente uno scolmatore, in destra idrog rafica

del Seligheddu, che permette di smaltire quella por tata

d'acqua che oggi non transita in quella attuale.

Quindi questa cosa risolve in qualche modo questo

punto di vincolo molto delicato.

Si è deciso di non toccare, infatti non lo vedete

colorato in rosso perché qui in rosso sono colorate le cose

che vengono toccate, e di lasciare la sezione del S eligheddu

smaltibile per quanto può portare lei, e di aumenta re la

capacità di smaltimento attraverso questo canale ch e deve

portare circa 20 metri, l’adeguamento del tracciato è della

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portata 200 anni dello scolmatore del Seligheddu.

Praticamente è un bypass, si chiama canale

scolmatore vero e proprio, che lascerebbe quindi in variata

la sezione attuale, fatto salvo il ponte che viene

ovviamente modificato, tutte quelle tre campatine c he ci

sono verrebbero tolte e viene fatto questo scolmato re.

Questo è il Seligheddu. Qui vedete la tipologia di

risoluzione, questo è sul San Nicola ma ce n'è anch e sul

Seligheddu.

Vedete due tipologie di sezioni. Perché c'è

scritto "con franco" e "senza franco idraulico"? Pe rché per

evitare allargamenti ulteriori - vedete che la sezi one

arriva a circa 30 metri mediamente del nuovo corso d'acqua,

oggi è circa 20 e quindi è un allagamento important e -

avevamo discusso con l'autorità di bacino l'idea di non

avere franco idraulico sulle sezioni.

Ma questa cosa non è stata accettata. Ci hanno

detto: le regole sono regole per tutti, la progetta zione si

fa a 200 anni con il franco idraulico. Ovviamente i l franco

idraulico costa, perché costa allargare da 20 a 30 metri.

Però è possibile avere una sistemazione di sponda

fatta con queste tecniche, diciamo così, dell'ingeg neria se

vogliamo più ambientale, si chiamano tecniche di in gegneria

naturalistica, facendo attenzione però alla resiste nza che

queste opere, che queste sponde non in calcestruzzo devono

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dare.

Questo migliora un pochino anche l'inserimento

visivo all'interno della città perché naturalmente questa

sponda è parzialmente verde e la parte bassa, quell a più a

contatto dell'acqua e non quella del franco, è inve ce fatta

in massi o con una palizzata più resistente ma con il piede

anche in massi, questo per problemi di velocità d'a ttrito

della corrente e quindi di sforzo sui massi.

Questa è la tipologia di sezione del Siligheddu.

Qui ci sono tutte le sezioni dei vari corsi

d’acqua, come sono adesso, come devono venire allar gate.

Torniamo al Seligheddu che viene ampliato con

queste dimensioni.

Un’altra situazione delicata è questo scolmatore

che comprende sia il Paule Longa sia il Tannaule ch e oggi

scorre - qui poi c’è la via Belgio - viene lasciato com’è ma

viene fatto confluire sia il Paule Longa che il Tan naule in

un unico corso d’acqua, dimensionando opportunament e questo

canale che scorre lungo la ferrovia e facendolo imm ettere

una sola volta a monte del ponte della ferrovia che comunque

deve essere adeguato per le nuove larghezze del Sel igheddu

stesso.

Un’altra situazione delicata è questa del rio

Pasana, che oggi passa sotto la strada della nuova

urbanizzazione e viene in realtà portata lungo il b ordo

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strada ed inserita nel canale scolmatore del Seligh eddu

stesso.

In realtà se ci fate attenzione questo canale poi

passa sul vecchio incile del Pasana, risulta in que sto modo

sulla topografia.

Questi sono in larga massima tutti gli interventi

che vengono raggruppati in lotti.

Quali sono stati i criteri dei lotti? La

definizione dei lotti passa per una serie di criter i che

sono fondamentalmente questi: garantire prima di tu tto la

prima sicurezza idraulica del territorio; secondo t rovare

degli interventi che siano sinergici tra loro; terz o non

aggravare situazioni attualmente pericolose facendo per

esempio ampliamenti a monte senza allargare valle; essere

compatibili a dei lotti a delle dimensioni finanzia rie

ragionevoli nella situazione.

Questo a togliere una situazione di rischio

immediato.

Cioè noi guardando... abbiate pazienza siamo

stanchi tutti, sono le 8 e 30, facciamo uno sforzo tutti di

attenzione.

C’è un altro criterio che è stato seguito, quello

di correggere immediatamente le opere improprie.

Abbiamo chiamato come opere improprie una serie di

situazioni tipiche. Faccio un esempio: via Ambalagi sul

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Gadduresu, Via Galvani, via Detti sul San Nicola, u na serie

di ponticelli sul Gadduresu a nord della zona di Sa

Mariedda, il viadotto terminale del Seligheddu, son o opere

che abbiamo chiamato “improprie”, la cui eliminazio ne può

costituire oggi un miglioramento dello stato di

pericolosità.

Non portando a 200 anni ma comunque migliorando.

Quest’idea è anche piaciuta all’autorità di

bacino.

Per esempio se guardate questa foto questo è il

problema dei ponti, questa è via Galvani. Qual è st ata la

critica, se volete positiva, dell’autorità di bacin o?

Ha detto: dato per scontato che la larghezza del

corso d’acqua sarà quella con portata a 50 anni di tempo di

ritorno, stiamo parlando di una larghezza intorno a 17

metri; dato per scontato che la portata smaltibile è

dell’ordine dei 140 metri cubi secondo a 50 anni la

sistemazione complessiva dovrà funzionare con una p ortata

più alta di circa 200 metri cubi, che sarà garantit a

dall’invaso delle vasche.

Questa è un’opera impropria per esempio, però da

un punto di vista autorizzativo ovviamente l’autori tà di

bacino ha detto: ma noi non possiamo autorizzarvi a fare

questo lavoro se questo lavoro non prevede il famos o franco

sulla portata di progetto.

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Abbiamo detto: benissimo, faremo la sezione del

corso d’acqua per l’allargamento previsto per 50 an ni, con

in più il discorso di fare a monte le casse.

Però si crea un momento di intertempo tra la

costruzione delle casse e l’adeguamento di tutta la sezione

del Seligheddu da 12 a 17 metri, la realizzazione d i questo

ponte che toglie immediatamente il rischio.

Immaginate di andare qui, cambiare questa sezione,

prendere la sezione a 17 metri che lo studio di fat tibilità

dà, cioè per le portate maggiori e succede che il c orso

d’acqua fa un’asola. Cioè noi allarghiamo a monte e non

abbiamo allargato a valle.

In realtà facciamo un’operazione un po’

pericolosa: stiamo migliorando ma stiamo trasferend o a valle

il rischio idraulico senza averlo modificato.

L’idea è stata allora quella di dire: benissimo,

nel momento in cui si fa un’operazione del genere l a sezione

idraulica si migliora fino alla massima capacità at tuale di

valle.

Ecco quindi l’idea di preparare tutta la struttura

dell’impalcato finale, ma di ostruirla artificialme nte in

modo di non far sì che a valle la gente riceva più acqua di

quello che è smaltibile nello stato attuale.

Questa è l’idea che risolverebbe tutta una serie

di criticità delle opere improprie.

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Questi criteri hanno comportato la definizione di

tutti quegli interventi che vi ho descritto, ancorc hé

velocemente, in cinque lotti che comprendono prima di tutto

le aree di laminazione del Seligheddu e del San Nic ola che

andiamo a vedere, più gli interventi di riduzione d i

criticità per opere improprie.

Questo è sicuramente l’intervento più immediato

che si può fare, perché le aree di laminazione del

Seligheddu e del San Nicola sono effettivamente ad uso

agricolo e prevedono battenti d’acqua di non più di 2,50

metri, 3 metri e sono effettivamente realmente real izzabili.

Diversamente voi capite che un intervento a

risagomatura per esempio del San Nicola in centro u rbano,

che aumenta la sezione dagli attuali 12 ai 17, è un

intervento molto impattante sotto una serie di punt i di

vista, che verrà fatto successivamente.

Non solo, avere la possibilità di bloccare a monte

una parte delle portate di piena riduce intrinsecam ente il

rischio anche a valle, perché parte della portata d i piena

viene fermata e permetterà quindi in un successivo domani di

lavorare in un secondo lotto in maggiore sicurezza

all’interno del San Nicola e del Seligheddu stesso.

Trovate questa scadensazione temporale delle opere

in questi lotti, che oltre ad avere delle dimension i

finanziarie che all’autorità di bacino... tenete co nto che a

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questo tavolo tecnico siede non solo l’autorità di bacino,

ma anche l’Assessorato dell’Urbanistica e soprattut to i

lavori pubblici, che sono quelli che poi hanno il v ero

borsellino di tutta questa questione

Hanno condiviso e hanno anche suggerito le

dimensioni di questi valori, di questi volumi finan ziari.

Il secondo lotto in questo caso è la risagomatura

del rio San Nicola e la realizzazione del diversivo del

Zozò, che era quella parte che sgravava il canale Z ozò delle

aree di monte mettendole nel San Nicola, che ovviam ente non

può essere fatta se prima non sistemo il San Nicola .

Il terzo lotto è la risagomatura del Seligheddu

comprensivo dello scolmatore di Isticadeddu, a cui poi fa

seguito tutta quella sistemazione dei piccoli corsi d’acqua

che vanno dal Gadduresu al Paule Longa e Tannaule, perché

ovviamente questi corsi d’acqua devono trovare reca pito

all’interno del Seligheddu stesso.

Ci sono infine una serie di opere di completamento

che sono sistemazioni di clapet e di fognatura che comunque

creano, nel momento che questi corsi d’acqua aument ano di

livello, una non ricezione più, non drenaggio più d ella

fognatura bianca e addirittura alimentano al contra rio la

fognatura propagando i volumi di piena in aree anch e lontane

dai corsi d’acqua e altri piccoli interventi che so no

descritti.

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Dimenticavo che questi sono i lotti dei lavori, ma

qui troviamo che come lotto zero già l’Amministrazi one ha

aggiornato il proprio piano di protezione civile, c he in

base a questo studio, in base a questa dinamica del l’acqua

che scorre sulle strade, questo studio ha prodotto.

Questo è l’intervento zero a cui seguirà

probabilmente un sistema di allerta un po’ più di d ettaglio

rispetto a quelli tipici della protezione civile ch e sono

nati per scale, per aree più grandi e senza conside rare

fisicamente il reticolo idrografico a terra.

Per gli interventi nella eliminazione delle opere

improprie c’è anche – un intervento sicuramente imp ortante –

l’eliminazione di quel viadotto terminale, le cui t ravi però

- ce le siamo andati a guardare tutti e tre insieme -

possono essere riutilizzate perché sono in ottime

condizioni, questo per risparmiare un po’ di soldi.

Si può eliminare quel viadotto in foce di

Gadduresu, l’autorità di bacino l’ha fortemente aus picato e

questo rientro è un po’ all’interno di tutte queste opere

improprie che verrebbero tolte con il primo lotto.

Punto per punto noi troviamo qui l’elenco - per

voi forse può essere interessante perché ci sono le strade -

degli interventi di laminazione, su cui adesso dico due

parole in più, ma anche delle opere improprie che s ono

queste: via Galvani non viene computato perché già esiste un

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finanziato da RAS; anche la via Ambalagi, somma zer o nella

lista del finanziamento perché c’è già un finanziam ento.

Gli altri aspetti sono il ponte di Vittorio Veneto

sul Gadduresu, cioè quello che si vedeva nella pres entazione

tutto intasato dove c’è finita la barca dentro, che rimane

comunque un punto di criticità idraulica; il ponte di via

Sant’Elena; il ponte di via Dessì, questi sono picc oli

ponticelli, lo capite anche dagli importi, nella zo na di

Santa Mariedda, perdonatemi qualche imprecisione

toponomastica, è la zona di via Barcellona.

Poi c’è la curva di via Beata Angelico. Vi

ricordate che vi ho fatto vedere ad un certo punto che c’è

una gincane che fa il Gadduresu, questa potrebbe es sere

eliminata e poi c’è un ponte tra via Edison e via S tromboli

che non ha una strada di accesso, è subito a valle della via

Edison, è un ponticello che può essere eliminato.

Poi sul Seligheddu c’è la demolizione del ponte

svincolo foce, c’è il rifacimento della via Vittori o Veneto,

per il Paule Longa C’è la sistemazione del tombino sotto

quella casa che ha creato problemi all’esondazione.

Due parole su che cosa sono queste aree di

laminazione.

Sono delle zone piuttosto pianeggianti che sono

state cercate sul territorio, ma non all’occhio che spesso

inganna, ma attraverso la verifica delle quote che vengono

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fuori da quel dettagliato modello digitale a un met ro che

abbiamo, stiamo parlando di quelle sul San Nicola e Abba

Fritta, che sono tra l’altro comunicanti, che eserc itano un

controllo sull’onda di piena, permettendo all’onda di piena

che arriva di essere ridotta al di sotto di questa portata

smaltibile a valle.

Portata smaltibile a valle che in questo caso è

quella smaltibile della sistemazione finale, ma che

ovviamente all’inizio dovrà essere ridotta per la

funzionalità del canale come c’è a valle, tolte que lle opere

improprie.

In volume di invaso è la differenza tra l’onda di

piena e la portata smaltibile, che è questa rossa

tratteggiata. Questo per dire che è un processo di invaso

quasi naturale.

Questa è la via Nervi e questo tombino fatto in

sei tubi sovrapposti del mille è l’attuale sezione. In

realtà questa è già una sezione di controllo di un’ area di

laminazione.

Se andate a parlare con il pastore che gestisce lo

stazzo qui sopra, vi dice che durante l’alluvione t utta

quest’area si è praticamente invasata di acqua, pro teggendo

in qualche modo anche la parte di valle.

Quindi l’idea qui è di rialzare di poco la via

Nervi, perché qui abbiamo invasi di circa due metri ,

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ovviamente il rilevato della via Nervi deve diventa re a

tenuta idraulica e modificare opportunamente questa bocca

tassata – si chiama così - che funziona come una ch iave

d’arresto: non fa arrivare a valle più acqua di que lla

che...

Sì ma se cadi dalla bicicletta, sentivo dire...

questa è un po’ una vista assonometrica, l’idea di queste

aree, come diceva Giovanni Tilocca prima, è quella uno di

ripristinare quella funzionalità idraulica che era tipica di

quest’area, cioè di lagune, di zone di appantanamen to

dell’acqua, ma ripristinarla in un modo moderno, ci oè questa

zona diventa una zona umida anche piacevole per la

popolazione.

Fatto salvo che quando è cattivo tempo si chiude e

non ci si va.

Ovviamente è una zona che vedete con la bocca

tassata che deve essere un’opera idraulica e non qu ei

tombini che oggi ci sono; ovviamente ci sarà uno sf oratore

di troppo pieno ed è l’unica parte in calcestruzzo, mentre

tutto il rilevato è arginale a prova, a tenuta idra ulica.

Il laghetto che qui vedete condiziona il massimo

invaso e quindi permanente, cioè non è questa una v asca

piena da un laghetto sempre pieno, non è un laghett o

collinare assolutamente; è un’area vuota che si rie mpie con

un livello garantito da questo piccolo sbarramento a valle

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che è circa 3,50 metri comprensivo del franco, che quindi si

perde nel territorio quando la piena arriva al suo livello

di progetto.

Che effetto ha questa roba sulle aree inondabili?

Per riprendere quello che diceva l’ingegner Azzena ho fatto

alcune simulazioni.

Noi avevamo il modello, mettiamo questi volumi di

laminazione e vediamo cosa succederebbe sulle aree

cinquantennali, cioè quelle giuridicamente signific ative per

la gestione del territorio... perché voi mi potrest e dire:

io spendo circa 30 milioni di euro per fare il prim o lotto,

ma le cambiamo quelle aree HI4? Potrebbe essere una giusta

domanda.

La risposta è: noi quelle aree non le cambiamo ma

cambiamo la vera pericolosità e vi faccio vedere pe rché.

Questo è lo stato attuale, cioè queste aree di

allagamento del San Nicola, qui sto invece parlando degli

effetti di riduzione dei tiranti.

Sicuramente si riducono i tiranti, sicuramente si

riducono le velocità. Quindi la pericolosità vera d i

quell’evento di progetto cinquantennale con il qual e sono

fatte le aree HI4 si riduce, ma non se ne riduce ta nto

l’estensione.

Cioè c’è meno acqua, siccome il vincolo giuridico

non è fatto sulla capacità di trascinamento della c orrente,

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quindi su un insieme di tirante e velocità, ma è fa tto

solamente sull’estensione areale, ci sarà meno tira nte

idrico, meno velocità però l’estensione areale rima ne.

Ovviamente quelle casse non sono fatte per questa

portata duecentennale, sono per assorbire una diffe renza tra

100 e 150 metri cubi al secondo, non per portare 15 0 metri

cubi al secondo.

Qui c’è un po’ quantificata questa cosa, c’è

comunque un beneficio perché ci piace guardare un p o’ i

numeri.

Questi sono gli ettari delle aree di inondazione

HI4, si riducono un po’, da 250 a circa 160, si rid ucono

quasi di una novantina di ettari, che non sono molt i ma

neanche pochissimi.

Qui voi vedete l’effetto dei tiranti che si

spostano, l’azzurro è lo stato di fatto, il rosso è lo stato

di progetto, la grossa quantità dei tiranti si spos ta verso

tiranti più piccoli.

Noi andiamo con tiranti che diventano più piccoli

perché lo stato di progetto dall’azzurro passa al r osso.

Per esempio questo tirante di progetto scompare,

diventa questo e si va a ridurre la pericolosità.

Una domanda forse retorica ma giusta da porsi e di

gran buon senso era: cosa sarebbe successo se quest e vasche

ci fossero state con l’evento del 18 novembre? Ques ta invece

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è una simulazione importante, è la simulazione

dell’allagamento, questa è la simulazione senza le vasche.

Proprio perché l’evento del novembre non è stato

un evento enorme, ma sono stati forti i danni perch é ha

trovato un sistema idrografico poco pronto, l’effet to

esattamente su quella piena che abbiamo calcolato p rima

sarebbe stato importantissimo.

Questo per dire che queste vasche che vengono

fatte a monte, sono in realtà un primo baluardo a r isolvere

una pericolosità immanente in modo il più immediato

possibile.

Questo è un messaggio che è giusto che vi

trasmetta dopo aver studiato e lavorato su questo p roblema

con una certa assiduità e intensità.

Dopo di che qui c’è la stessa cosa calcolata in

termini di velocità e qui vedete quello stesso graf ico:

questo è l’evento, qui ci sono circa 300 ettari per ché le

aree allagate, come vi avevo detto prima, sono magg iori,

perché sebbene l’evento sia più piccolo dell’evento di

progetto delle aree H4, il fatto che i corsi d’acqu a

dell’area della sezione smaltibile era più piccola, non

funzionante, ha provocato un’esondazione genere.

Però sull’evento c’è un importante risultato in

termini di pericolosità oggettiva, cioè i livelli s i

spostano tutti in tiranti bassi, sono i tiranti di

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esondazione che si leggono su questa parta. C’è qui ndi un

effetto benefico.

Poi sono state valutate altre posizioni di queste

vasche, perché il Comune aveva a disposizione delle ipotesi

preliminari.

Però mi sento di consigliare che l’opera sistemata

immediatamente... qui la vedete, qui ci sono una se rie di

altre opere, ma le opere di laminazione devono esse re

sistemate il più vicino possibile delle sezioni da

proteggere, questo è un po’ il concetto, anche perc hé a

volte queste qui sopra non si riescono nemmeno a ri empire,

sono troppo a monte.

Non vi tedio su questo.

La modularità dell’intervento permette di

rispondere a questa sua giusta preoccupazione: cioè cercare

di risolvere il più immediatamente possibile questa

situazione di rischio.

Ecco che le vasche di laminazione che rientrano in

un quadro complessivo di sistemazione, fatte subito

permettono di dare un contributo importante subito. Questo è

un problema che è stato ben discusso e valutato anc he con i

lavori pubblici e il distretto, che anche loro hann o un po’

questa preoccupazione: fare opere che possono realm ente

togliere la pericolosità.

Quindi la risposta è: sì.

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D’altra parte lì ci sono dei terreni che vengono

utilizzati, sono dei terreni agricoli, non vengono

distrutti, certamente ci sarà una servitù di allaga mento che

verrà rimborsata, o il Comune in qualche modo adess o la

affronterà, però permette di evitare di avere onde di piena

importanti in città.

Io aprirei la discussione, perché magari la

discussione chiama anche tutti i lotti seguenti.

PRESIDENTE

Da questo momento aprirei agli interventi e anche

alle richieste di chiarimenti se ci sono da parte d i tutti i

Consiglieri, perché dopo un’esposizione così comple ssa da

parte del professor Mancini e del Dottor Giovanni T ilocca

credo che qualche domanda d’obbligo si imponga.

Se mi permettete inizio a farne due.

Pregherei il professor Mancini e il Dottor

Tilocca, se vogliamo seguire questo modo di condurr e, di

segnare le domande che facciamo così poi ci date un ’adeguata

risposta, perché ovviamente noi non essendo tecnici del

settore di domande ne abbiamo molte.

La prima domanda che voglio porre è: in questa

fase di studio abbiamo visto anche prima insieme al

professor Mancini che ci sono alcune aree della cit tà,

siccome il rilievo poggia sul rilievo digitale Lida r che ha

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fornito il Ministero dell’Ambiente che ha i dati de l 2009, i

dati del 2009 non riportano in alcune parti del ter ritorio

che sono state oggetto di trasformazione, per esemp io via

Nervi, per esempio una parte di quella lottizzazion e

Degortes, che sono state oggetto di riempimento.

Quindi c’è stata una modificazione significativa

delle quote che infatti ha visto quelle parti di

lottizzazione assolutamente estranee da fenomeni di

allagamento, nonostante quello che è successo, nono stante

tutte le problematiche che lei ci ha molto chiarame nte

spiegato. L’occlusione dei seti idrografici etc..

In queste maglie di calcolo da metri quadri 100 e

lì mi pare che invece fossimo nel dettaglio dei 400 metri

quadri, questo può essere sfuggito.

I legittimi proprietari possono ovviamente

riferirsi direttamente con lei prima ancora che que sto vada

in fase di osservazione? Perché se c’è un errore co sì

evidente non è un errore, la carta è del 2009, ques ta

lottizzazione è stata fatta dopo il 2009 quindi non è un

errore, è semplicemente un non tenere conto di una

modificazione dello stato dei luoghi che è interven uta in un

momento successivo.

Questo riguarda anche altre parti del territorio

sicuramente, non solo quella.

Questa è quella che mi è venuta in mente perché

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c’erano anche gli interessati che hanno eseguito qu ella

lottizzazione.

Un’altra domanda che vorrei porre è questa: la

diminuzione per la messa in sicurezza delle persone è

significativa ma non magari quello che per esempio io dal

punto di vista personale mi aspettavo.

Cioè io realizzo una serie di spese di interventi

importante e avrei piacere che, anche se per step - sono 5

lotti mi pare - almeno dai primi due interventi gra direi che

la mia città fosse liberata dalle zone HI4.

Questa è la mia aspirazione, da profano

ovviamente, da amministratore non da tecnico, da do cente

universitario.

Con la realizzazione del canale scolmatore che ha

presentato quelle criticità con quel tipo di percor so che

lei ha ben descritto anche dal punto di vista orogr afico,

con le pendenze, ci vorrebbero importanti lavori di

movimento terra per avere una pendenza uniforme e p oi

andiamo a finire con 60 metri di canale, dobbiamo f are una

foranea per portare tutto al rio Padrongianus e qui ndi

sfociare al porto.

Se noi in astratto disponessimo della cifra che è

stata stimata pari a 124 milioni di euro - più o me no si

equivale con lo studio che lei ha portato avanti mo lto bene

fatto per step – e potessimo realizzarlo intanto in tempo

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relativamente rapidi, tre anni, che è l’imposizione del

vincolo, avremmo la liberazione di tutte le zone HI 4

nell’immediato o no?

Io non ho altre domande da fare.

La parola al professor Mancini.

PROFESSOR MANCINI

Rispondo alla prima domanda, ossia: come

funzionano le osservazioni a questo piano? Questo è un piano

che rientra nella variante al PAI e come tale preve de una

fase di redazione, una fase quindi di presentazione , una

fase di esposizione al pubblico e quindi delle osse rvazioni

che possono arrivare in tempi – mi sembra sono 60 g iorni

dalla data di pubblicazione – al Comune, che poi fa le sue

opportune indagini e verifica le cose da sistemare.

Un’osservazione tipica come quella che ha fatto il

Presidente Sanna per esempio di un discorso di quot a

topografica non compresa all’interno di un piano qu otato per

qualcosa che è successa a posteriori al rilievo, fa ccio

presente che questo rilievo de Lidar è un rilievo d i valore

inestimabile, cioè averlo avuto ha permesso di rend ere

l’operazione di calcolo affidabile.

Certamente queste aree inondabili hanno, in un

dettaglio così difficile come quello delle strade, delle

case di Olbia, una possibilità di errore.

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Quindi la mia risposta è: da un punto di vista

prettamente formale tutti non si devono preoccupare ,

esamineranno le carte definitive e avranno modo di valutare

e di fare l’osservazione che viene presa in carico dal

Comune e verrà esaminata, se corretta accettata, se non

corretta rigettata con un motivo naturalmente.

Ovviamente può essere corretta questa cosa, però

non so bene, passerei comunque attraverso l’ingegne r Azzena

a cui passo la parola, che comunque è stato il regi sta di

questa operazione; anche perché è corretto che l’is tituzione

comunale regoli questa osservazione delle cose.

Noi abbiamo consegnato questo studio in bozza alla

Regione, perché la Regione per anticipare i tempi d egli

eventuali finanziamenti sta esaminando questo lavor o passo

per passo per non arrivare alla fine con un lavoro che ha 40

tavole e loro ci si prendono 6 mesi.

In realtà è un discorso che all’interno di quel

tavolo tecnico che ha regolato il lavoro permette d i andare

avanti.

Oggi come oggi, visto che il piano è stato

consegnato, se ci sono degli errorini siamo ancora nella

fase di correzione.

L’importante è che questo non ostacoli - come in

questo caso non ostacola - che per mancanza non so di una

virgola si ferma quel processo della ricerca del

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finanziamento dei vari lotti, sono due cose separat e.

PRESIDENTE

Assolutamente certo.

Prego ingegnere.

INGEGNERE AZZENA

Intervengo solo per precisare che la procedura

formale alla quale si riferiva ovviamente il profes sore è

quella di approvazione da parte dell’autorità di ba cino e

quindi dopo la prima deliberazione di adozione prel iminare

c’è la fase della pubblicazione, con la messa a dis posizione

della variante al piano del pubblico sia negli uffi ci

comunali che negli uffici regionali.

Questa poi si conclude con la cosiddetta

conferenza programmatica, dove tutte le osservazion i che

sono state presentate verranno congiuntamente esami nate dal

Comune ma soprattutto dall’autorità idraulica compe tente,

che poi è quella che in ultima analisi si deve espr imere

sulla variante al PAI.

La risposta quindi alla presentazione delle

osservazioni è quindi demandata a mio parere a ques ta fase:

dopo la delibera del comitato istituzionale, non es sendo

previste fasi intermedie.

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DPRESIDENTE

La parola al Dottor Tilocca.

DOTTOR TILOCCA

E' un complemento a quello che è stato già detto.

Un minuto per dire che è già capitato al

sottoscritto di essere avvicinato nei luoghi che st avamo

andando a documentare da cittadini che si sono lame ntati di

questi aspetti.

Ne abbiamo già parlato fra noi in modo informale e

la domanda che ho posto per dare seguito a queste

osservazioni che mi venivano fatte in città - quind i non

stiamo parlando di aree chissà dove - è se 10 centi metri in

quella via potessero provocare realmente l'HI3, l’H I2, l'HI4

o quello che è.

A questi cittadini ho risposto esattamente quello

che ha detto adesso Azzena, che tutto è rimandato a lla fase

delle osservazioni.

C'è da fare caso a una cosa che l'ingegner Mancini

ha detto: l'ADIS fino ad oggi si pronuncia sulla ba se dei

risultati del modello, cioè delle aree che vengono allagate

per tempi di ritorno, X, Y, Z e K.

Allo stato attuale all'ADIS non interessa il fatto

che anche il geologo per esempio possa aver riscont rato che

in quelle aree - mi riferisco per esempio alle trav erse di

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via Zandonai bassa, cioè via Giordano Bruno - l'acq ua sia

effettivamente 10 centimetri e che transiti a veloc ità

banali.

Quindi all'ADIS in questo momento non interessa

questo aspetto delle velocità, anche se l'ingegner Mancini

ha più volte detto che la pericolosità vera effetti vamente

era la pericolosità significativa, quella che poi a i fini

dell'evento è quella conta; anche se bassa all'ADIS in

questo momento non interessa.

Quindi noi possiamo dire che magari potremmo anche

avviare una consultazione su questo tema, per esemp io che in

una città valga la pena di riflettere su 10 centime tri che

viaggiano non a 7 metri al secondo come il rio Padr ongianus

di cui ho fatto l'esempio poc'anzi, ma molto meno, dieci

volte meno.

Noi possiamo riservarci anche la possibilità di

parlare di queste cose, però non è che possiamo avv alerci

del diritto di arrogarci una certezza.

E' molto difficile allo stato attuale ottenere una

deroga. Però il caso di Olbia secondo me va verific ato con

molta chiarezza, perché è evidente che nelle aree b orderline

il modello perde un po' di risoluzione, anche per l e cose

che diceva il Presidente.

Potrebbe sgranare qualcosa, perché la risoluzione

del modello è basata su quei vincoli che diceva, co n

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sottolineature specifiche, l'ingegner Mancini.

Quindi io stesso mi rendo conto che è difficile da

digerire. Però non c'è un caso in Sardegna in cui i n questo

momento si sia derogato sull'evidenza piuttosto che sul

modello.

PRESIDENTE

Ingegnere, risponderà dopo. Io sono anche

d'accordo, poi magari inizierà a rispondere per ord ine;

risponderà per primo a me e poi agli altri in ordin e, perché

voglio sapere quante aree si liberano.

Ha chiesto di intervenire sul tema il Consigliere

Giorgio Spano, ne ha facoltà.

CONSIGLIERE SPANO GIORGIO

Non faccio un intervento complesso, soltanto

alcune domande, perché anche a me sinceramente non è chiara

la procedura.

Oggi io leggo che noi abbiamo "approvazione studio

di variante al piano di assetto idrogeologico".

Che valenza ha l'approvazione che oggi dà il

Consiglio Comunale a questo progetto? Che valenza h a

l'approvazione di questo progetto?

Sono le domande che ci facciamo tutti, perché è un

campo sconosciuto ai più, a me personalmente lo è

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abbastanza.

Una volta approvata questa proposta, ci sono

effetti immediati per esempio dal punto di vista de lle norme

di salvaguardia?

Scattano delle norme di salvaguardia che possono

tradursi in norme di salvaguardia per esempio urban istica,

che vietano quindi l'edificazione nelle zone consid erate a

rischio per la vita umana o anche in altre zone che hanno

caratteristiche, come per esempio le zone HI3 oltre alle

zone HI4?

Un'altra domanda, proprio dopo aver sentito il

dirigente - ci vorrebbe forse più chiarezza per me, perché

non ho esattamente chiaro il quadro – è: se le osse rvazioni

possono essere fatte soltanto dopo che l'autorità d i bacino

ha approvato il progetto, allora mi chiedo: la nost ra

approvazione è propedeutica a quell'approvazione? E '

obbligatoria oppure è semplicemente una presa d'att o che fa

il Consiglio Comunale?

Perché se è una presa d'atto noi prendiamo atto

semplicemente di tutto lo studio che è stato fatto, che è

uno studio che si basa su calcoli matematici e sul quale

certamente non contano le nostre opinioni.

Probabilmente possono contare per le decisioni

politiche che riguardano la realizzazione delle ope re di

mitigazione, però queste decisioni sono fortemente

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condizionate, per quanto mi riguarda, da pareri

autorevolissimi, da pareri di tecnici che ci indica no una

strada.

Però io credo che l'unica facoltà che noi possiamo

avere è quella di fare determinate opere piuttosto che

altre. Certamente non possiamo incidere sull'analis i tecnica

e scientifica che è stata fatta.

Allora questo passaggio in Consiglio Comunale è un

passaggio di informazione, di presa d'atto che si è fatto un

lavoro? E va bene. Ma noi possiamo incidere dicendo che lo

approviamo oppure no? Anche se è chiaro che non sar à così.

Le osservazioni se non vengono fatte in questa

fase vengono fatte in una fase successiva; allora n oi non

abbiamo la facoltà.

Per essere chiari, quando il dirigente diceva che

le osservazioni dovranno essere esaminate dall'auto rità di

bacino e dal Comune, il Comune chi? L'ufficio tecni co del

Comune oppure il Comune attraverso il Consiglio Com unale e

quindi attraverso la commissione? Che deve esaminar e che

cosa? Delle osservazioni che sono prettamente tecni che? Non

credo sia compito della commissione farlo.

Su questo argomento ritengo che le risposte

debbano essere un po' più precise perché noi capiam o

esattamente qual è il nostro compito e fin dove arr ivano le

nostre prerogative.

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PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pizzadili.

CONSIGLIERE PIZZADILI

Prima di iniziare il mio intervento vorrei sapere

se il professor Mancini è andato via o se mi può as coltare.

Lo aspetto, perché ho la necessità di rivolgermi

al tecnico progettista.

PRESIDENTE

Io credo che tanti di noi abbiano curiosità perché

non siamo esperti. A noi interessano le ricadute su l

territorio ovviamente, quelle positive ma anche que lle

negative.

Intanto l'ingegner Azzena risponde alle domande

del Consigliere Spano. La parola all'Ingegner Azzen a.

INGEGNER AZZENA

Per quanto riguarda le norme di salvaguardia,

ovviamente non scatta nessuna norma di salvaguardia né

nessun vincolo da questa deliberazione del Consigli o

Comunale.

La deliberazione che appone norme di salvaguardia

è quella dell'autorità di bacino, quindi alla prima domanda

la risposta è: no, non scattano alcune misure di

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salvaguardia.

L'approvazione del Consiglio Comunale invece è

obbligatoria, è richiesta. Tutte le varianti che ve ngono

inoltrate all'autorità di bacino devono essere assi stite da

deliberazione del Consiglio Comunale, e abbiamo anc he

verificato tutte le ultime varianti.

D'altronde anche l'autorità di bacino ci ha

scritto di produrre una deliberazione del Consiglio

Comunale.

Per quanto riguarda la fase delle osservazioni, la

procedura è in capo esclusivamente all'autorità di bacino.

Il Comune partecipa ai tavoli tecnici ma non vi è u n esame

delle osservazioni da parte dell'organo politico co munale o

di altri organi comunali.

La decisione è esclusivamente in capo all'autorità

di bacino e nello specifico all'organo tecnico dell 'autorità

di bacino che è l'agenzia del distretto idrografico .

Quindi diciamo che il Comune sì partecipa alla

conferenza programmatica con i propri organi tecnic i, ma la

decisione è in capo a loro.

PRESIDENTE

In relazione a quello che ho detto prima per via

Nervi e quella lottizzazione, proprio per quanto le i adesso

ha affermato in risposta al quesito posto dal Consi gliere

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Spano, non sarebbe meglio correggere l'errore prima che vada

all'approvazione dell'autorità di bacino?

Perché se c'è un errore formale, mi pare sia

inutile far fare poi le osservazioni.

Se c'è, questo invia il documento alla attenzione

sua e di professor Mancini, si corregge prima per e vitare

forche caudine di osservazioni, magari incomprensio ni. Si

può?

Si può se c'è un errore formale? Voglio sapere

questo, ingegnere, perché è importante.

INGEGNER AZZENA

Su questo chiedo assistenza alla Segretaria,

perché qua state approvando un documento, un piano, con una

precisa perimetrazione. E questo il Consiglio Comun ale

delibera.

Dopodiché lo stesso Consiglio Comunale, attraverso

un emendamento evidentemente, chiede che su quell'a rea venga

verificato meglio se vi è un errore.

Io adesso francamente non sono in grado di dire se

vi è un errore, mi sono confrontato anche con profe ssor

Mancini e nemmeno lui mi dice che è in grado.

Una valutazione si può fare solo compiutamente

sulla base di un dato più analitico, comprendere, r ifar

girare il modello verificando l'attuale orografia d ei suoli

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e di questo abbiamo anche il volo aggiornato, con m odello

tridimensionale aggiornato a luglio 2013, quindi do vrebbe

riportare esattamente la situazione attuale. Non mi pare che

da luglio 2013 a oggi ci siano stati grossi stravol gimenti

da nessuna parte della città.

Per cui l'unica cosa che si può fare è questa.

Però, ripeto, oggi si sta approvando un documento,

quindi ci viene dato anche mandato per verificare q uale

porzione di territorio ed eventualmente anche di co rreggere

le tavole e di inoltrarle corrette, senza ulteriore

passaggio.

Ovviamente la verifica si può concludere anche con

esito negativo, nel senso che magari una verifica p otrebbe

comunque condurre a dire: sì, la perimetrazione era valida.

PRESIDENTE

Allora io preparo l'emendamento. Abbiamo

riscontrato questo errore; c'erano qua i tecnici ch e sono un

ingegnere e un architetto.

Un emendamento per controllare quell'area, che non

sono 100.000, è una. Se c'è un errore c'è un errore , non è

che possiamo perseverare nell’errore. C'è un errore , punto.

PROFESSOR MANCINI

Innanzitutto guardatelo sull'ultima versione, che

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è quella di ottobre, perché quella che c'è sul tavo lo è

quella di agosto.

PRESIDENTE

Va bene, prepariamo l'emendamento.

PROFESSOR MANCINI

L'ingegner Azzena solleva un problema formale e

corretto.

Io sono a disposizione naturalmente per verificare

questo, però attenzione, comunque è una questione c he passa

per l'ARDIS, cioè per la Regione Sardegna.

Lei sta dicendo: mandiamo un documento dove è già

corretto quest'errore.

Da parte nostra nulla osta, però l'approvazione di

oggi non deve essere inficiata eventualmente da que sta

correzione, perché sennò ci sono i tempi, come dice va

l'ingegner Azzena, previsti dalla normativa per far e le

giuste osservazioni, non cambia niente nella sostan za.

Forse questa è la cosa importante da dire, e mi

sembra corretto: qual è la situazione oggi? Quali s ono le

aree vincolate oggi? Quelle dell'alluvione. Punto.

Questo studio non ha nessun valore finché l'ARDIS

non lo adotta, ma questo è già successivo alla fase di

correzione.

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Quindi forse lascerei le cose come dice l'ingegner

Azzena, non gli cambia niente.

PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pizzadili.

CONSIGLIERE PIZZADILI

Io parto da una considerazione che ha fatto

l'ingegner Azzena e che condivido.

Ha detto nel primo intervento, e l'ha confermato

adesso, che questo è un progetto che deve essere co ndiviso.

Sulla base di questa condivisione, ma anche in

applicazione alle norme che regolano questo tipo di

progettazione, di pianificazione, cioè la 267 all'A rt. 42, è

evidente che questa - l'ha detto l'ingegner Azzena poco fa -

che questa non è un'approvazione ma è un'adozione.

Perché è un'adozione? Perché noi siamo l'elemento

di legame con la comunità proprio per la condivisio ne.

Ma non basta. Per poterlo condividere è necessario

non solo che qualche cittadino sia venuto qua e sia venuto a

conoscenza di questo errore e può essere messo nell e

condizioni di correggerlo.

Noi dobbiamo mettere nelle condizioni di

correggere gli errori tutti i cittadini di Olbia. Q uindi

tutti hanno diritto di fare le osservazioni!

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Il dirigente Azzena ha detto poc'anzi che verrà

pubblicato anche in Comune. Dopo la pubblicazione v errà

riportato qua con l'approvazione e con la discussio ne

eventualmente dell'acquisizione di queste osservazi oni con

parere positivo o negativo.

I progettisti torneranno qua per esprimere anche

un parere tecnico oltre al parere di legittimità te cnica

dovuto che esprimerà l'ingegner Azzena, dopodiché s i potrà

mandare a Cagliari, però con la partecipazione popo lare,

perché noi siamo qua perché rappresentiamo una comu nità,

cari professionisti.

Noi stiamo esaminando un progetto e una variante

al PAI che determinerà il futuro della nostra città .

Questo è più importante del piano urbanistico

comunale, perché a seconda delle decisioni che pren deremo la

nostra città sarà sconvolta su tutto.

Dobbiamo stare molto attenti, non è una cosa che

si può definire in poche ore da poche persone. Va

assolutamente definita con la condivisione di tutti .

I tecnici rispondono a esigenze tecniche,

ingegneristiche, idrauliche, quello che volete.

Ma la comunità, la gente, noi per loro abbiamo

bisogno di sapere altre cose perché abbiamo altre e sigenze,

noi cittadini di Olbia.

Abbiamo esigenze di sicurezza, è ovvio, le avete

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anche voi; esigenze sociali; esigenze di vivibilità , di

ridurre i disagi. Abbiamo esigenze che ci consentan o di

esprimere pareri anche sugli aspetti tecnici.

Il professor Mancini mi perdonerà se quanto dirò

non concorda in alcune parti col progetto in esame e con il

suo esame. Quindi mi permetto di fare anche conside razioni

di carattere tecnico, perché le considerazioni di c arattere

tecnico, le scelte tecniche, poi condizionano tutto l'altro

e condizionano la nostra vita.

E noi dobbiamo vivere in questa città e ci

vogliamo continuare a vivere e vogliamo anche conti nuare a

lavorare in questa città.

Allora che cosa è stato fatto? Voi ci avete

illustrato due progetti.

Il professor Mancini ci ha illustrato il progetto

che ha pensato si adattasse, sicuramente sarà quell o, per

questa situazione drammatica della nostra città.

Ha illustrato la fase storica e poi i vari lotti e

le soluzioni che ritiene da fare.

Il geologo Tilocca ha fatto una critica a un

progetto, prevalentemente il suo discorso era incen trato sul

canale di gronda, che è un progetto che non esiste.

Però avete puntualizzato su questo aspetto: il mio

progetto è valido perché quello non vale. E ha dett o perché

non vale, ma quel progetto non esiste!

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Tant'è che a una mia richiesta su quel tracciato

in rosso, lei, professor Mancini, ha affermato che l'ha

fatto lei. Ma un progetto di massima, di studio di

fattibilità di un altro progetto non esiste.

Però io non voglio parlare di altri progetti, io

voglio parlare del vostro progetto. E neppure degli altri

due che avete illustrato in due paginette per dire che il

vostro va bene e gli altri non vanno bene. Non ne v oglio

neppure discutere, non mi interessa.

Mi interessa comunque sapere che il vostro

progetto è un progetto che verrà fatto aprendo un g rande

cantiere per decine di anni nella nostra città, con i disagi

che questo comporta.

E parto da una considerazione: lei ha detto

poc'anzi che i calcoli sono fatti su un tempo di ri torno di

200 anni.

Poi un po' l'ha corretto, perché questo non è

vero. Il canale Seligheddu e il canale San Nicola s ono

dimensionati con un tempo di ritorno di 50 anni. E' vero?

Lo leggo dalla sua relazione: Allargamento sezione

rio Siligheddu. Progetto, quota di ritorno 50 anni.

E' vero o non è vero che sono 50 anni? L'ha detto

anche lei.

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PROFESSOR MANCINI

(INTERVENTO FUORI MICROFONO)

L’intervento complessivo però. Lei deve stare alle

cose(...)

CONSIGLIERE PIZZADILI

E lei deve ascoltarmi come io ho ascoltato lei.

Lei mi ascolti e poi farà le sue considerazioni.

E ha anche detto che, per fare i calcoli

dimensionali del canale di San Nicola e del Selighe ddu, ha

avuto praticamente una deroga dal distretto idrogra fico.

Mi chiedo: come mai per il rio Seligheddu e il San

Nicola vengono calcolati con un tempo di ritorno di 50 anni

che mi consente di avere una sezione minore natural mente,

perché se lo calcolo per 200 anni la sezione è molt o più

ampia, anche se nonostante tutto, nonostante ci sia stato

detto "ci spaventa per esempio il canale di gronda che parte

da 10 meri e arriva anche a 50 metri di sezione", i l rio

Seligheddu parte da 10 metri e arriva a 40 metri ne l vostro

progetto. Il rio Seligheddu oggi da una sezione di 10/15

metri arriva a 30/40 metri.

Ma l'agenzia del servizio idrografico ha chiesto

in lottizzazioni ad Olbia per calcolare tombini, pe r

calcolare passaggi d'acqua sotto strade di poca imp ortanza,

un calcolo con un tempo di ritorno di 500 anni.

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Ma la stessa agenzia, il tempo di ritorno lo sta

usando per calcolare il nuovo ponte sul Padrongianu s: 500

anni.

E' evidente che se faccio un tempo di ritorno

maggiore di 50 anni la sezione si allarga. Ma nonos tante

tutto la sezione è larga, è molto larga, perché il rio

Seligheddu arriva a 40 metri e in certi punti quest o canale

andrà a toccare le case di abitazione, oltre che an dare ad

impegnare aree dove oggi sono presenti strade impor tanti.

Vi faccio un esempio: se andate a vedere quella

carta, il canale allargato sulla via che dal ponte Tre

Venezie porta all'ospedale non ci sarà più.

Dove passerà questa strada? Non lo so.

Aggiungo che il rio Siligheddu - l'avete detto

tante volte - è il fiume più importante, quello che ha un

bacino imbrifero di 38,5 chilometri quadrati, che

corrisponde a 38 milioni di metri quadri, 38.000 et tari. E'

una cosa enorme.

Il rio Seligheddu in questo vostro progetto, che

in molte parti condivido, in molte altre no, riceve anche

l'acqua di altri due canali. Quindi è un canale che ha una

portata enorme e ne riceve altra.

Allora che cosa fate per poter ridurre la sezione

del canale Siligheddu e del San Nicola? Si fanno le vasche

di laminazione. Le vasche di laminazione sono quatt ro: due

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dentro l'area urbana e una verso Putzolu più o meno , sulla

destra.

Quelle due hanno una capacità di 400.000 metri

cubi l'una e l'altra mi pare di 200.000, 600.000 in tutto;

le altre, quelle di via Nervi - avete presente via Nervi,

dentro la città? - una di 160.000 e una di 100.000.

Quella vasca di 100.000, come avete ripetuto più

volte, ha come sbarramento la strada di via Nervi, che dovrà

essere addirittura sollevata - è vero o non è vero? - con

tutto quello che comporta.

Saranno contenti quelli di quel quartiere che è

molto abitato, dove c'è una grande espansione, una grande

lottizzazione, non so di quanti abitanti, in corso di

realizzazione.

Queste vasche di laminazione cosa sono? Facciamo

un calcoletto che mi sono divertito poc'anzi a fare : se

prendiamo il Seligheddu, che ha un bacino da realiz zare di

20 ettari, con una portata di 152 metri cubi al sec ondo -

sono dati vostri - l'altro di 9,2 ettari, con 45,5 metri

cubi al secondo, con un volume di invaso complessiv amente di

610.000, intercetta una superficie idrografica sott esa non

di 38 ettari come l'intero bacino, ovvio, non prete ndiamo

tanto, ma una superficie molto inferiore, cioè - se mpre dati

vostri - 15,3 metri quadri, cioè meno della metà.

Questo significa che tutta la restante parte

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dell'acqua che cade in quel bacino idrografico va a finire

direttamente nei canali.

Così complessivamente, tra i quattro bacini che

sono uno di area sottesa di 15 ettari, l'altro di 4 ,6,

quello di San Nicola uno di 10 e l'altro di 8 chilo metri

quadrati, per complessivi 18,2 chilometri quadrati, cioè

circa 18 milioni di metri quadri, corrispondono...

Se io dovessi pensare a un momento di intensità di

pioggia di 100 millimetri - il 18 novembre, dati se mpre

presi dalle vostre relazione, erano a Putzolu 172 m illimetri

di pioggia, a Olbia 117, ma facciamo 100 - 100 mill imetri di

pioggia su questa superficie sottesa corrispondono a

2.030.000 metri cubi, che dovrebbero essere compens ati in

queste vasche di laminazione di circa 800.000 metri cubi.

Però poi c'è tutto il resto. Ci sono gli altri

1.400.000 metri cubi che non vengono intercettati d alle

vasche di laminazione.

E dove vanno a finire? Nei canali. A Seligheddu,

al San Nicola e agli altri.

Allora le vasche di laminazione -dico un'altra

cosa - quando si riempiono perché c'è stata una sit uazione

eccezionale - e questo è un intervento su situazion i

eccezionali - l'acqua che tracima è pari a quella c he entra.

E se questo avviene, allora le vasche di

laminazione non servono a niente, tant'è vero, lei lo sa,

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professore, che a Genova le vasche di laminazione l e hanno

escluse, le hanno eliminate, non le stanno prendend o in

considerazione.

Non è vero?

In un’ipotesi di questo tipo cosa succede? Arriva

tutta l’acqua nei canali e i canali continueranno a

trasportare i volumi, i sedimenti di materiale soli do, con

vasche di laminazione o senza e comunque i volumi

arriveranno sia con il canale di gronda, arrivano a l

Padrongianus magari ripristinando il fiume come era un tempo

ed esce fuori dal golfo di Olbia.

Comunque queste masse che giustamente si

preoccupava il geologo Tilocca di queste grandi mas se di

volumi di sostanza solida, vanno a finire sempre, c osì come

hanno coperto le navi del periodo romano, continuer anno ad

arrivare con o senza vasche di laminazione nel golf o di

Olbia.

Io le chiedo, ecco perché la comunità ha bisogno

di certezze e noi abbiamo bisogno che sia condiviso dalla

comunità: quali sono i problemi grossi che avrà nei prossimi

anni la comunità, oltre ad avere dei cantieri impor tanti

dentro la città?

Per esempio voi avete fatto delle analisi sui

costi, d’accordo avete calcolato il vostro progetto , perché

c’è un progetto di massima e siete in grado di calc olare i

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costi.

Come si fa a calcolare i costi delle altre tre

soluzioni che non mi interessa esaminare in questo momento

se non c’è un progetto di massima, un piano di fatt ibilità,

se non c’è un qualcosa, che opere dobbiamo fare? Ne i costi

del progetto che stiamo esaminando oggi abbiamo com preso

tutto? Penso di no, sono andato a vedere il computo metrico

estimativo che avete fatto.

A parte qualche voce, avete usato il prezziario

regionale, invece di usare le voci D, che sono comp oste, si

sono usate per esempio per il calcestruzzo, per il ferro e

per le casseformi importanti per rivestire i canali e tutte

le opere in cemento armato si è usata la voce A che nei

computi metrici non si usa.

La voce A è una voce semplice dove ci mancano

diverse spese, tant’è che andate a vedere i prezzi a metro

cubo del calcestruzzo sono piuttosto bassi.

Ma chiedo tra le spese se negli anni passati sono

state realizzate delle opere pubbliche e anche priv ate e

oggi le dobbiamo demolire, non è un costo quello o forse non

sono soldi pubblici?

Se invece facciamo un progetto che evita di

demolire anche la rampa della strada sostitutiva ch e è stata

realizzata oltre 30 anni fa dalla Provincia di Sass ari, i

cortili delle case, i parcheggi pubblici e privati, i

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giardini delle case, se queste opere vengono demoli te non

sono una spesa quella?!

Allora dobbiamo aggiungere a quel costo che si

dice è necessario per realizzare questo grande prog etto.

Una domanda che le ha fatto il Presidente del

Consiglio molto opportuna.

Oggi abbiamo un’area vincolata perché la procedura

è che noi oggi non stiamo vincolando niente, ma noi mandiamo

a Cagliari delle carte dove diciamo: questo è il ri schio con

queste opere.

Loro con la variante al Pai noi abbiamo l’obbligo

tra qualche mese di adeguare il nostro piano di

fabbricazione a questo nuovo Pai dove dovremmo inse rire

obbligatoriamente quel vincolo e questo vincolo cad rà – lo è

già – su gran parte della città.

Allora il Presidente del Consiglio opportunamente

ha detto: se realizziamo tutte le opere, supponiamo un colpo

di fortuna, naturalmente ha detto bene il dirigente i lavori

pubblici sono lunghi, lunghissimi e i finanziamenti – lo

stiamo vivendo sulla nostra pelle – non arrivano ma i...

VICE PRESIDENTE DAMIGELLA

Consigliere Pizzadili arrivi cortesemente alla

conclusione, sono 18 minuti.

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CONSIGLIERE PIZZADILI

Presidente Damigella per favore, dopo 4 ore di

illustrazione abbiamo diritto di...

VICE PRESIDENTE DAMIGELLA

Anche gli altri Consiglieri hanno diritto di

intervenire.

CONSIGLIERE PIZZADILI

Parleranno anche gli altri Consiglieri. Se dovesse

avere questo colpo di fortuna arriva un altro giapp onese,

cinese o un altro Qatar che ci dice: vi do 150 mili oni fate

le opere.

Domanda del Presidente: queste aree Hi4 verranno

eliminate? No, avete detto. I lavori parziali quant o

dureranno? Mi direte: in base ai finanziamenti, dur eranno

una vita.

Noi non la vedremo mai la soluzione di questo

problema, perché ha detto bene uno dei progettisti in

un’assemblea a cui ho partecipato, affermava che gl i olbiesi

dovranno convivere con eventi alluvionali, ci si do vrà

adeguare.

Serve programmare gli allertamenti.

È vero?! E io ho assistito a quell’assemblea,

c’era anche lei, ingegnere Azzena, a me non mi conv ince

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questo.

Io per conto della mia comunità vorrei invece una

città che sia messa in sicurezza con opere che non

stravolgano la città, che ci metta questa generazio ne e la

prossima generazione con disagi tali che in questa città non

si potrà vivere facendo queste opere mastodontiche dentro la

città.

Canali larghi 40 metri in città dentro il centro

urbano, così come prevede il vostro progetto è molt o più di

un disagio rispetto a 50 metri come dicevate di un canale

fuori dalla città.

Allora io credo che dovremmo ripensare alle

soluzioni tecniche in funzione delle esigenze della nostra

comunità.

Altrimenti, signor Sindaco, vi state prendendo una

responsabilità enorme per il futuro di questa comun ità.

Questa città dovremmo riportarla ad essere

vivibile, i nostri cittadini non devono vivere in u n

cantiere perenne, noi abbiamo bisogno di attirare g ente, non

di farla andare via da questa città.

E allora ripensiamo a un progetto, io avrei

preferito che, come dissi in altra assemblea, ma no n per

denigrare questo progetto perché ha la sua validità , avrei

preferito confrontarlo con altre soluzioni.

Oggi non abbiamo questa possibilità, perché non è

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stata accettata un’idea che aveva un Consigliere Co munale e

disse: fate una gara internazionale, vediamo le var ie

soluzioni e può darsi che troveremo la soluzione ch e si

attanaglia meglio alle esigenze della nostra comuni tà.

Con questo progetto personalmente ritengo che noi

avremo solo disagi grossi e la soluzione del proble ma non la

vedremo mai.

VICE PRESIDENTE DAMIGELLA

La parola al Consigliere Fois.

CONSIGLIERE FOIS

Buonasera a tutti, cerco di riportare il clima un

po’ più disteso visto che c’è stato Tonino che ha f atto una

sfuriata. È il modo, noi ti conosciamo.

Ringrazio i tecnici perché hanno fatto un lavoro

egregio, hanno studiato tutto nei minimi dettagli e

particolari, prendendo in considerazione tutte le s oluzioni

e sono riusciti a fare questo lavoro in poco più di sette

mesi forse.

Io però avrei una domanda: ho visto che si è

analizzato bene con le varie soluzioni e i vari pro getti da

attuare per cercare di mettere in sicurezza la citt à e lo

stato d’animo dei nostri cittadini che hanno subito una

tragedia come quella dell’anno scorso.

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Ho visto che nello studio non sono state prese

ancora in considerazione le frazioni.

È stato analizzato l’ambito urbano e mi chiedo:

una volta che questa variante necessaria, obbligato ria che

mi auguro venga approvata nel più breve tempo possi bile,

verrà portata all’attenzione dell’autorità di bacin o senza

l’analisi delle frazioni, cosa succede? Viene modif icato il

percorso, verrà implementato, oppure dobbiamo riman dare

l’approvazione all’autorità di bacino?

In più, analizzando le frazioni, facendo parte

naturalmente dello stesso territorio dell’ambito ur bano

proprio della città, viene modificato questo tipo d i studio?

Era questo che volevo sapere, approvando questo

senza le frazioni cosa succede? E una volta impleme ntato lo

studio inserendo le frazioni e alcune zone della ci ttà della

parte alta volevo sapere se si percorrevano due str ade o

venivano integrate.

VICE PRESIDENTE DAMIGELLA

La parola al Consigliere Urtis.

CONSIGLIERE URTIS

Io non parlerò né di Hi4, né di Hi3, non sono un

tecnico e se il Presidente è profano io sono profan o tre

volte.

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Voglio toccare subito un argomento già toccato dal

Consigliere Pizzadili che è quello della partecipaz ione.

L’argomento in discussione è credo uno dei più

importanti degli ultimi 30/40/50 anni di questa cit tà per

cui io credo che la partecipazione sia una cosa

assolutamente necessaria.

Il coinvolgimento della città in questa cosa credo

sia assolutamente fondamentale, lo dimostra la pres enza

stasera dei comitati di quartiere, che sono voluti venire a

vedere di cosa stavamo parlando, perché nessuno li ha messi

al corrente.

Leggo un passo di una mozione che il Consiglio

Comunale ha approvato qualche mese fa e che si inti tola:

istituzione della ricorrenza del giorno della memor ia della

rinascita.

Forse qualcuno se l’è dimenticato. La giornata del

18 novembre dovrà essere caratterizzato da manifest azioni

pubbliche di tipo religioso e laico, convegni, most re,

dibattiti, tavole rotonde che permettano di ricorda re quanto

accaduto, di comprenderne le cause ma soprattutto s tudiare e

far conoscere le teorie e le tecniche che permettan o che

tutto ciò non accada più.

Quale occasione migliore i giorni del primo

anniversario dell’alluvione per discutere di questi

argomenti con la cittadinanza? O vogliamo ripetere l’errore

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fatto nei giorni dell’alluvione in cui ci si è rins errati in

molti nella torre d’avorio a lavoro ma sconnessi da tutto

ciò che succedeva fuori?.

Questo è un argomento che pongo all’attenzione del

Consiglio Comunale e credo sia fondamentale.

Il nostro gruppo ha messo giù alcuni argomenti che

in parte sono stati anche già toccati ma volevo rip renderli

con qualche domanda ai tecnici che hanno fatto un g rande

loro devo dire, perché assolutamente è da ritenere un grande

lavoro, anche abbastanza approfondito.

Poi sulla condivisione probabilmente qualcosa può

essere detta.

Ci sono alcuni passaggi che non abbiamo capito.

Una delle domande riguardava ad esempio la grossa d ifferenza

che c’era tra la situazione prevista nel Pai delle zone

alluvionabili in città e quella che poi effettivame nte è

stata, ma l’ingegnere l’ha spiegato benissimo dove i detriti

trasportati dall’acqua hanno chiuso i ponti facendo diga,

l’acqua ha sfogato giustamente da altre parti causa ndo tutto

quello che è stato causato, questo l’abbiamo capito molto

bene.

Il problema lo diceva il Consigliere Pizzadili

prima è su queste vasche, che stanno in città comun que

scatenando una certa discussione che credo sia molt o utile

ascoltare.

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Vorrei sapere se è stata fatta una valutazione

degli studi che avete fatto sull’impatto della pres enza di

queste strutture, perché ho capito – se sbaglio cor reggetemi

– che arriviamo ad altezze di 3 metri, 3,5 metri,

addirittura 6 metri come contenimento.

Quindi è un impatto visivo anche importante dal

punto di vista delle possibili conseguenze sull’amb iente,

stiamo creando delle zone umide, l’acqua non si ria ssorbe

così velocemente, l’umidità permane per tempo, fa f ango,

tutti passaggi che ben conosciamo.

Stiamo ricostituendo in parte la situazione

paludosa che fa parte della storia antica di Olbia con tutte

le possibili conseguenze?

Dal punto di vista economico con interventi così

massicci, sanitario sociale, vista soprattutto

l’immediatezza di queste zone a strutture residenzi ali,

moltissime, vorrei sapere quali sono state le vostr e

conclusioni eventualmente.

I costi collaterali, noi li abbiamo chiamati così.

Non abbiamo trovato nella documentazione fornita

l’elencazione, comunque la quantificazione di event uali

costi collaterali.

Vi spiego cosa sono secondo noi, perché la

rettifica di canali, creazione di nuovi canali,

predisposizione delle vasche causeranno sicuramente la

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revisione di numerose infrastrutture e parlo di str ade, dei

ponti, linee elettriche, telefoniche, fognature, tu bazione

dell’acqua e del gas e sicuramente il coinvolgiment o di

numerose strutture civili e industriali anche di pr oprietà

privata.

In più il costo degli espropri.

Possiamo quantificare il costo di questi

interventi in qualche maniera?

Questi sono costi, caspita se sono costi come

diceva il Consigliere Pizzadili prima di me.

Poi c’è la questione dei tappi come li chiamo io.

I tappi che sono i ponti di via d’Annunzio e la zon a di via

Roma e via Ungheria.

Nella relazione c’è secondo me una specie di

discrasia, nel senso che i tecnici dicono: bisogna eliminare

quei blocchi, però si può attenuare la situazione c on

interventi sugli argini, gli argini morbidi come mi piace

chiamarli in questo momento, fatti con il legname e le

tipologie che l’ingegnere spiegava prima.

Non fa a cazzotti una cosa con l’altra? L’acqua

che arriva continuerà a trovare in qualche maniera il blocco

dei ponti stradali e ferroviari di via d’Annunzio, del

centro Martini, continuerà a trovare il blocco del ponte di

ferro.

Qual è la soluzione? Esiste una soluzione?

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La domanda quindi è questa: se manteniamo o

correggiamo solo in parte la situazione di via d’An nunzio,

quindi i due ponti stradali più il ponte ferroviari o e la

situazione di via Roma e via Ungheria, il problema viene

risolto o no? Il problema del blocco del flusso del l’acqua.

E poi l’ultima cosa: la quantità di pioggia che si

è abbattuta sui dintorni di Olbia, soprattutto nell a zona di

Putzolu come è stato più volte detto, nella giornat a del 18

novembre è stata notevole ma non è stata eclatante nei

confronti di altre situazioni che nella stessa sera ta si

sono verificate in altre zone della Sardegna, vedi Bitti,

Onanì, Orgosolo che credo sia stato il punto di pio ggia più

forte e più copiosa.

Non vogliamo neanche pensare cosa poteva succedere

a Olbia se quell’acqua si fosse spostata di un cent inaio di

chilometri verso nord est.

Dato il continuo ripetersi di fenomeni

meteorologici sempre più improvvisi e violenti in t utto il

bacino del Mediterraneo e anche in questi giorni ne abbiamo

avuto degli esempi chiarissimi, sono stati utilizza ti per la

predisposizione e il calcolo degli interventi valut azioni e

studi sulle possibili e repentine e pericolose modi fiche nel

clima della nostra zona mediterranea o siamo rimast i fermi a

situazioni meteorologiche precedenti?

Grazie per l’attenzione.

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VICE PRESIDENTE DAMIGELLA

Grazie Consigliere Urtis per il suo prezioso

intervento e contributo.

Per quanto riguarda il discorso di avvisare i

comitati di quartiere o altro, il Consiglio Comunal e è

aperto a tutti i cittadini.

È chiaro che nella fase di osservazione sarà cura

di questa Amministrazione sentire le osservazioni c he

saranno recepite da parte sia dei comitati di quart iere, sia

delle associazioni, sia dei privati cittadini.

La parola al Consigliere Spano Pietro.

CONSIGLIERE SPANO PIETRO

Buonasera a tutti, esposizione interessantissima

dall’inizio alla fine che a me personalmente ha dat o tanto

in quanto non esperto di settore.

Rispetto a ciò che ha dichiarato qualcuno in

questi giorni, ma anche in questo Consiglio poco fa penso

che provvedimenti o studi di questo tipo evitano e avrebbero

evitato che la città venisse stravolta dagli accadi menti del

18 novembre.

Questi sono provvedimenti coraggiosi, studi

coraggiosi.

La seconda ipotesi che ci ha presentato l’equipe

di esperti credo sia la più interessante, ovverosia quella

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di provvedere alla sistemazione dell’esistente unit amente

alla predisposizione di aree di laminazione così ch iamate a

monte.

Mi pare più interessante anche per il fatto che il

cronoprogramma per la realizzazione di tale interve nto

prevederebbe appunto dei lavori suddivisi per lotti , e come

si evince da alcune carte che tutti abbiamo avuto m odo di

leggere e di vedere qua stasera in questa sede, la

realizzazione lotto per lotto di queste opere di mi tigazione

del rischio ci porterebbero contestualmente anche a ridurre

in determinate aree il vincolo di inedificabilità.

L’invito che voglio fare all’Amministrazione,

all’ufficio tecnico però anch’io è quello di fare

particolare attenzione ad eventuali osservazioni pr esentate

dai nostri cittadini ed eventuali errori rilevati d a noi

Consiglieri e dai tecnici, dai cittadini in questo studio,

qualora ci fossero.

Ci siamo assunti una responsabilità importante

anche successivamente al 18 novembre, ovverosia que lla di

dare vita a una perimetrazione speditiva a tutela d elle vite

umane che probabilmente in quanto speditiva non è s tata

perfetta.

Tanti cittadini lamentavano il fatto che

rientravano all’interno di aree soggette a pericolo

evidente, quindi definite HI4, case, zone o piccole vie non

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toccate dall’alluvione.

Quindi particolare attenzione alle osservazioni,

ad eventuali errori e qui il mio invito lo rivolgo al

professor Mancini e al Dottor Tilocca è quello di d are piena

disponibilità anche nella fase successiva all’adozi one di

questo piano nei confronti di noi tutti per poter p ortare a

compimento un progetto che sia davvero efficace e p erfetto

in tutti i suoi aspetti.

Ai contestatori di mestiere dico che questa

Amministrazione nei giorni successivi all’alluvione e anche

nei mesi successivi all’alluvione, rispetto alle ve trine e

alle televisioni e ai microfoni ha scelto la strada del

lavoro.

Non siamo fuggiti, non siamo scappati, non abbiamo

evitato il confronto della gente, anzi al contrario

amministrare comporta assumersi responsabilità incr edibili.

Un Consigliere Comunale poco fa ha detto questa

frase: vi state assumendo nell’approvazione di ques to

dispositivo una responsabilità incredibile.

E questo significa amministrare facendoci carico

di onori ma anche di oneri di questo tipo.

VICE PRESIDENTE DAMIGELLA

Prego i colleghi Consiglieri che intendono

intervenire di iscriversi.

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La parola al Consigliere Cristo.

CONSIGLIERE CRISTO

Sto terminando di scrivere il discorso, preferirei

se fa parlare prima il Consigliere Ricciu.

VICE PRESIDENTE DAMIGELLA

Non ci sono problemi se il Consigliere Ricciu è

d’accordo.

CONSIGLIERE RICCIU

Mi rivolgo ai colleghi e ai presenti in aula, è

chiaro che dichiarare di avere le idee chiare, di e ssere

assolutamente convinto di ciò che stiamo facendo

significherebbe per me dire una fesseria, perché io credo

che la forza e la determinazione dei tecnici che ha nno

elaborato questo progetto e il come difendere il pr ogetto

per me può essere per certi versi rassicurante, nel senso

che nel momento in cui si difende un progetto di qu esta

portata si sta dicendo in fiducia a chi ti ha dato il

mandato, cioè noi: abbiamo fatto il migliore lavoro

possibile.

Nonostante questo però qualche preoccupazione,

qualche dubbio ce l’ho anche io.

Facendo una sorta di analisi di quello che si è

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discusso stasera in quest’aula, ci sono praticament e due

possibilità in discussione, ma io vorrei aprire ad altre

possibili possibilità.

Quindi rispetto al canale di ronda o alle casse di

laminazione, così a naso ritengo che il canale di g ronda sia

meno opportuno, perché molto più invasivo rispetto anche

alla fotografia fatta da Tilocca.

Cioè è un fiume che scarica sulla bocca del nostro

meraviglioso porto, della nostra laguna ed è chiaro che

tutta la sedimentazione di una nuova ferita sul ter ritorio è

sicuramente più invasiva del progetto che si sta di scutendo

stasera e quindi quello delle casse di laminazione.

La terza possibilità che noi abbiamo è invece

ritornare a quegli 8 fiumi che scaricano sul porto, che di

fatto non esistono più.

Anche questa è una scelta. È una scelta però che

incide nella carne viva dei cittadini, perché le ca se sono

state edificate laddove i fiumi oggi sono tombati o laddove

i fiumi non ci sono più, però è una questione che c i

dobbiamo porre.

Questo perché per noi e per chi amministrerà dopo

di noi c’è un altro grande problema: noi non è che possiamo

pensare soltanto ad individuare le cause e ad anali zzare ciò

che è successo e non pensare al futuro della città; se noi

facciamo una fotografia chiara oggi e fotografiamo le

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cosiddette aree rosse, quindi il ritorno a 50 anni e nello

stesso tempo oggi dovremmo pianificare la città, è

fortemente condizionante l’analisi dello stato di f atto, è

fortemente condizionante ciò che l’alluvione ha fat to.

Cioè a dire: questa Amministrazione – adesso non

mi rivolgo ai tecnici e poi ci ritorno ma mi rivolg o ai

colleghi, al Sindaco, stiamo discutendo la pianific azione

urbanistica della città, evidentemente dobbiamo ten er conto

di quello che stiamo facendo oggi. Noi oggi stiamo

approvando e stiamo togliendo dalla possibilità edi ficatoria

e di sviluppo il 50% delle aree della città.

Quindi stiamo pensando ad un nuovo disegno della

città, ad una nuova espansione della città, condizi onati di

fatto da ciò che purtroppo il 18 novembre è capitat o.

Ecco perché sono in crisi rispetto all’indirizzo

da prendere, rispetto al progetto da sposare, perch é quello

che facciamo oggi sarà condizionante.

Ci sono altre possibilità? Non lo so. Le altre

possibilità ce le possono evidenziare i tecnici, do bbiamo

prenderci dieci minuti di tempo ancora utilizzando i tecnici

per analizzare meglio quello che stiamo facendo? No n lo so,

il professor Mancini mi dice no con la testa, però mi creda

professore, lei ha fatto il tecnico, io quando oper o nei

cantieri in cui lavoro sono deciso come lei e dalle

fondazioni arrivo fino al tetto, punto.

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Ma lei – noi per questo ci siamo rivolti a lei –

però mi creda quello che noi stiamo facendo può ess ere

condizionante per la città.

Abbiamo sovrapposto un possibile sviluppo della

città rispetto a ciò che stiamo approvando oggi? No n

l’abbiamo fatto però dobbiamo essere anche veloci, dobbiamo

decidere, ha ragione lei. Uno degli esempi ce l’abb iamo

laddove hanno deciso a Genova ultimamente.

Si decide di fare un fiume che porta fuori l’acqua

dalla città e di fatto la burocrazia blocca il fium e e

succede quello che è successo.

Quindi sono d’accordo con lei e dico: sì, ci vuole

decisione.

Però la città la stiamo modificando radicalmente.

Discutendo e non dormendo la notte in questo

periodo per esempio dico, magari sto dicendo una fe sseria,

l’ho analizzato con degli amici forse il Sindaco ne è a

conoscenza, forse anche gli Assessori Careddu e Bac ciu, per

esempio il nostro terreno ormai impermeabile perché con la

rasatura del prato di fatto i terreni sono impermea bili,

potrebbe essere, una volta arato e con un’ordinanza

sindacale, più permeabile, potrebbe quindi contener e meglio

situazioni come quelle che sono avvenute il 18 nove mbre?

Cioè potrebbe fare da spugna e quindi potrebbe

essere utile fare un’ordinanza sindacale in questo senso per

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chi ha le zone agricole perché ormai sono impermeab ili? Ne

dico una.

Stiamo decidendo una cosa molto importante.

È chiaro che poi alla fine si deve arrivare a una

decisione però io mi rivolgo ai tecnici, perché son o loro

che ci devono guidare.

E ribadisco il concetto.

La portata di questa decisione ridisegnerà la

città, può essere che invece attraverso la pianific azione

urbanistica di cui purtroppo siamo fortemente in ri tardo con

accordi pubblico/privati sulla base di volumi ci po ssono

permettere di spostare delle case dai fiumi e quind i

allargare le portate, ci possono permettere di aver e nuovi

affluenti verso il porto?

Può essere intelligente non fare il canale di

gronda ma fare tanti piccoli canali di gronda?

E' necessario un'ulteriore riflessione per non

stravolgere l'assetto urbanistico della città, sì o no? La

mia domanda è questa.

Quindi meglio di voi, come si vuol dire a volte

quando si parla con gli amici o quando si vuole con vincere

qualcuno, col cuore in mano io direi: c'è la possib ilità di

svestirsi un po' dei panni del tecnico e di pensare invece

un po' all'aiuto che si può dare ad una città ritro vando

magari degli accorgimenti che in qualche modo ci fa nno

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evitare un chiodo che sarà difficile da togliere?

Queste sono le mie riflessioni interiori che ho

voluto riportare all'attenzione sua e dei colleghi.

VICE PRESIDENTE DAMIGELLA

La parola al Consigliere Cristo.

CONSIGLIERE CRISTO

Io ho un grande rispetto per questi tecnici.

Rispetto il loro lavoro, lo ritengo anche personalm ente un

gran lavoro.

Fra le due opportunità che sono state presentate

sicuramente ritengo migliore la seconda, che è quel la che

prevede le casse di laminazione perché si lavora pe r gradi,

si lavora a lotti, si dà anche tutto il tempo che a rrivino i

soldi, pochi ne arrivano e pochi ne spendiamo, e co sì

finiremo chissà quando.

La domanda che io sto per fare, quello che io mi

sto chiedendo non è una provocazione. Ripeto, conti nuo ad

avere grande rispetto.

Voglio chiedermi: sicuramente voi siete sicuri di

aver fatto bene, perché anch'io quando nel mio camp o svolgo

ricerche, anche con equipe e non da solo, mi pongo mille

domande, perché l'unica scienza esatta è la matemat ica. Ed è

vero, voi state applicando la matematica.

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Però in base alla mia esperienza naturalistica, a

volte la natura va oltre la matematica. Lo vediamo anche nei

modelli matematici del tempo e così via.

E' interessante, ripeto, il famoso modello

matematico che ci ha fatto vedere come si evolve la

situazione che ha presentato poc'anzi sui vari inta samenti,

niente da dire.

Però questa è un'opera che salva la città. O,

meglio, dev'essere l'opera, io penso che sarà l'ope ra più

importante dal tempo della fondazione di Olbia.

E non vi faccio il solito pistolone storico, ve

l'ho già fatto tempo fa e avete capito.

Perciò deve essere l'Opera.

Il suo curriculum parla chiaro, ingegnere; il

valente geologo Tilocca lo conosco da tanto tempo e non ho

niente da dire.

Siete due uomini coraggiosi sicuramente, lavorate

d'equipe, avete la vostra equipe, perciò non c'è so lo una

mente che sta determinando e portando avanti questo lavoro,

però questa è un'opera che sconvolgerà Olbia.

Non sappiamo quando inizierà, non sappiamo neanche

quando finirà.

E concludo chiedendomi: da naturalista l’accetto,

però come amministratore - come diceva il Consiglie re

Pizzadili - abbiamo a che fare con una città, noi d obbiamo

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dare delle risposte ad una città.

E siccome ad Olbia dal tempo dei cartaginesi, anzi

ancora da prima, dai Greci, fondatori della città, sono

stati commessi tanti errori, qui sono arrivati le p iù grandi

quintuple sentimenti in questa città e vediamo a ch e livelli

siamo.

Ogni Consiglio Comunale, ogni maggioranza aveva le

sue carte e però ci ritroviamo con un'alluvione, no n

sappiamo se ne arriveranno altre, non possiamo dare una

risposta alla città. Perciò il problema è gravissim o, è

molto grave.

Sono stanco quindi di leccarmi le ferite. Anzi

siamo stanchi dal tempo dei Greci di leccarci le fe rite in

questa città.

Perciò mi domando, e non è una provocazione: ma un

concorso d'idee internazionale non sarebbe stato ma le, senza

toglier niente ai nostri tecnici.

Io accetto questo lavoro, lo ritengo un ottimo

lavoro, ma io sono un misero naturalista di provinc ia, io

non so cosa c'è dietro l'angolo, cosa può succedere in

un'area geomorfologicamente insanabile a mio avviso .

Ma io non sono nessuno per dire questo. La conca è

talmente grande, le velocità sono talmente alte - è stato

spiegato molto chiaro dal geologo Tilocca - che io non so se

una volta sistemato tutto, tutto finirà o inizierem o daccapo

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perché ci sarà un altro grosso problema, perché la natura è

stata sconvolta, perché il clima è cambiato e così via.

Perciò una volta che il dado è tratto non si può

più ritirare. Io mi auguro, ingegnere, che lei si s ia

consultato a livello internazionale. Gli americani

sicuramente avrebbero distrutto la città e ne avreb bero

fatto un'altra.

PROFESSOR MANCINI

(INTERVENTO FUORI MICROFONO)

CONSIGLIERE CRISTO

Lo so, l'ho anche detto. Perciò in funzione a

quello che lei risponde noi siamo tranquilli a ques to punto,

perché è come se avessimo fatto un concorso di idee che ci è

costato anche meno. E' vero? Ho detto qualcosa di s bagliato?

Abbiamo fatto un concorso di idee e ci è costato

meno. Ottimo, sono contento.

Però il problema qual è? Che la responsabilità poi

l'abbiamo noi perché la gente ricorderà questa

Amministrazione, come io esalto e ammiro la famosa

Amministrazione che salvò Olbia dal petrolchimico.

Noi vogliamo essere l'Amministrazione - tutti i

Consiglieri qui presenti - che salva Olbia dalle pr ossime

alluvioni.

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Noi dobbiamo essere questi, ecco perché dobbiamo

avere la certezza prima di portare avanti un discor so del

genere.

Lei giustamente dice: anch'io pubblico in inglese,

anch'io faccio congressi, anch'io scrivo libri.

Però, ripeto, metto sempre le mani avanti.

Questa è un'opera talmente grande, mi permetto da

amministratore, non da cittadino privato, io devo a nche

tutelare il resto della popolazione e voglio capire . Questo

deve funzionare, questa deve essere l'Opera, attenz ione.

Ecco perché i dubbi io li ho, il lavoro per me è

fatto bene: serio, sicuro, un bel lavoro d'equipe e

l'accetto. Però io non sono nessuno per dire: è l'O pera.

VICE PRESIDENTE DAMIGELLA

A dire la verità vorrei fare un inciso: la verità

in tasca non ce l'ha nessuno.

E' chiaro che questa Amministrazione, questo

Consiglio Comunale, sta facendo i conti con una cit tà già

costruita e, sulla base di quello che è costruito, sulla

base del reale, stiamo apportando le opportune modi fiche per

cui se alcuni Consiglieri vogliono fare dei voli pi ndarici,

nessuno glielo proibisce.

Però cerchiamo di stare con i piedi per terra. Noi

abbiamo il dovere morale di dare delle risposte nel tempo

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più breve possibile alla nostra cittadinanza.

Opere faraoniche che eventualmente si sarebbero

potute fare, si sarebbero dovute iniziare trent'ann i fa. E’

chiaro che avendo la verità in tasca e la risoluzio ne del

problema, anche i numeri matematici possono essere variabili

all'infinito, però è vero anche che le risposte bis ogna

darle.

E ciascuno di noi se è seduto in Consiglio

Comunale è per assumersi delle responsabilità.

Volevo semplicemente precisare questo. Poi

naturalmente tutto ò migliorabile.

E' chiaro che noi facciamo un'adozione, ci saranno

le osservazioni, ci sarà un nuovo passaggio in Cons iglio

Comunale.

Ci dovrebbe essere un passaggio in Consiglio

successivamente? Va bene, allora correggo il mio in tervento.

Per cui chiaramente il tutto sarà naturalmente

chiarito.

(INTERVENTO FUORI MICROFONO)

No, quando la Presidenza parla, parla al Consiglio

Comunale, non parla a nessuno in modo personale.

La parola all'Assessore Bacciu.

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ASSESSORE BACCIU

Buonasera a tutti. E' ora tarda e l'argomento è

importante. Ho deciso di intervenire perché, come q ualcuno

ha ribadito, questo è uno degli atti, nel momento i n cui

verrà formalizzato successivamente alle osservazion i, più

importanti che verranno prodotti e che riguardano q uesta

città.

Consentitemi di ringraziare chi ha seguito fino ad

oggi questo iter, e quindi la struttura, segnatamen te

l'ingegner Azzena e il collega Carlo Cadeddu in par ticolar

modo e tutti quelli che hanno seguito in primis una

procedura così delicata.

Ovviamente il professor Mancini e il geologo

Tilocca che stanno portando avanti uno studio molto

complesso, ma ritengo appunto fondamentale per il f uturo di

questa città.

Questo è uno degli atti post-alluvione, forse

l'atto più importante anche se ancora non è tangibi le, non è

perfezionato, ma è la dimostrazione - ancorché ovvi amente ce

la impone la legge, la variante al PAI - di quanto

seriamente questa Amministrazione intenda affrontar e il

problema della messa in sicurezza, per quanto mi ri guarda

principalmente, di questa città.

Ci vuole grande senso di responsabilità, e ognuno

di noi lo deve avere, nel prendere atto di uno stud io come

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questo, essere consci anche dei propri limiti, e io professo

di avere grandi limiti ovviamente in questa materia

occupandomi di altre cose, ma allo stesso tempo son o pronto

a prendermi la mia fetta di responsabilità.

Come ci ricordava qualcuno prima, amministrare la

città in un momento come questo è molto difficile, forse la

città non ha mai vissuto un momento così difficile.

Ed è opportuno che chi manovra le leve del comando

di questa città affronti questo problema di petto e porti

avanti uno studio come questo, certi di aver indivi duato -

la struttura ha fatto questo - certamente fra i mig liori

professionisti, quantomeno nel campo italiano, chia mati a

trovare delle soluzioni per la messa in sicurezza d i questa

città.

Qualcuno richiamava prima la necessità di

condividere. Io sono d'accordo.

Certo mi dispiace che ancora oggi non tutto il

consesso consiliare sia presente in un momento stor ico così

importante per questa città.

E' facile uscire sulla stampa, polemizzare, andare

a cercare il cosiddetto pelo nell’uovo quando poi q ua oggi

non ci sono tutti quelli che sono i rappresentanti della

nostra città.

E questo mi dispiace tanto perché è un atto che

merita approfondimenti, merita che ci siano qua tut ti coloro

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che sono stati chiamati alla responsabilità di ammi nistrare,

ciascuno per il proprio ruolo, e questo è un dato c he ci

deve far riflettere.

Il percorso credo che sia quello giusto, il

percorso che è stato individuato da subito, quello di

trovare una strada condivisa con chi poi alla fine dovrà

sigillare lo studio.

L'ha ricordato prima l'ingegner Azzena: ci sono

stati già cinque, sei, non ricordo quanti incontri, alcuni

in Regione e alcuni ad Olbia, con un percorso e qui ndi una

strada condivisa ed è stata scelta appositamente.

Vedete, non abbiamo voluto confezionare progetti,

studi che poi arrivassero a Cagliari subendo la man naia

degli Assessorati regionali.

Lo abbiamo voluto fare, e questa è anche la

portata storica di questo progetto, in maniera cond ivisa

perché deve essere condivisa la scelta di trovare l e

soluzioni migliori per questa città.

E, come diceva qualcuno giustamente, nessuno ha la

sfera magica e nessuno crede di avere la soluzione in tasca.

Però aver portato avanti uno studio di cotanta

importanza seguiti passo passo, credo che sia qualc osa,

anche questo, che non sia mai avvenuto prima.

L'ha ricordato anche l'Assessore Regionale ai

lavori pubblici, l'ha ricordato come esempio da pre ndere per

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le altre Amministrazioni.

Gli stralci delle opere previste comportano un

impegno finanziario enorme.

Con l'approvazione di questo progetto, già una

buona porta di opere che impattano sul regolare def lusso

delle acque potrebbe essere portata avanti da subit o;

l'hanno ricordato anche prima professor Mancini, l' ingegner

Azzena e l'ingegner Tilocca, quando hanno evidenzia to quelli

che sono alcuni veri e propri tappi al deflusso.

I finanziamenti per alcune di queste opere ci

sono, alcune sono addirittura già appaltate, altre sono in

stato avanzato di progettazione, altre ancora sono inserite

nel primo stralcio funzionale di questo progetto.

E noi dobbiamo dire chiaramente - perché la città

ha necessità di messaggi positivi - che se avessimo da

subito la possibilità di portare avanti queste oper e,

avremmo fatto già molto per mettere in sicurezza qu esta

città.

L'Assessore Regionale si deve ricordare di noi non

solo quando ci cita come esempio nel tavolo della

condivisione ma si deve ricordare di noi anche nel momento

in cui quei 30 milioni del primo stralcio devono es sere

finanziati, subito.

Perché il progetto è bello, il progetto è

funzionale e necessario assolutamente, ma il proget to non ci

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mette in sicurezza.

Allora ai progetti poi devono seguire i

finanziamenti e devono seguire immediatamente le op ere.

Questa è la battaglia che abbiamo iniziato a

condurre in maniera un pochino più forte quest'esta te, e

credo che i toni di questa battaglia devono essere sempre

tenuti alti perché questo è un passaggio fondamenta le. Nel

momento in cui questo Consiglio Comunale dovesse ap provare

questo progetto, e io spero di sì, all'indomani ci sarà poi

il passaggio fondamentale in Regione così com'è sta to

chiarito, con le osservazioni e i passaggi di appro vazione

definitiva. E poi da subito i finanziamenti messi a

copertura quantomeno del 1° stralcio da subito.

Mi piacerebbe, questa è una richiesta che ho fatto

per vie brevi e la ridico anche nel mio intervento, che si

facesse comprendere finalmente la portata delle cas se di

laminazione.

E' fondamentale far capire a noi stessi e ai

cittadini di questa città di cosa stiamo parlando.

Io le perplessità sulle casse di laminazione di

via Nervi le ho esternate a suo tempo al professor Mancini

durante i nostri incontri, mi è stato spiegato il p erché del

posizionamento in quei siti.

Io spero che sia appunto la soluzione migliore e

quindi la condivido nel momento in cui il tecnico i ncaricato

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mi dice che in quel sito la funzionalità è altament e

maggiore rispetto ad altri siti.

Ho finito e spero che questo Consiglio Comunale

voglia portare avanti e voglia votare questa varian te al PAI

con l'indicazione delle opere perché questo, com'è stato

detto, è uno degli atti fondamentali di questa

Amministrazione nel post-alluvione.

PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carzedda.

CONSIGLIERE CARZEDDA

Io ho apprezzato molto il lavoro che ha svolto il

professor Mancini, la struttura del Comune di Olbia ,

l'Assessore all'Urbanistica, ai Lavori Pubblici,

all'Ambiente.

Un intervento fondamentale, uno dei più importanti

che sicuramente l'Amministrazione è stata chiamata a

svolgere negli ultimi vent'anni.

E' uno dei passaggi più delicati e anche

drammatici che questo Consiglio è chiamato a valuta re e a

votare.

Io sono venuto qui oggi con la consapevolezza che

avrei votato favorevolmente un provvedimento che de sse una

mano immediatamente alla nostra città, al futuro de i nostri

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figli, al futuro dei nostri giovani, qualsiasi cosa potesse

essere di aiuto alla nostra gente.

Purtroppo mi sono reso conto, analizzando le

carte, anche dall'illustrazione che ha fatto il pro fessor

Mancini, che vi sono delle perplessità che potrebbe ro

portare in qualche modo a vanificare il futuro dell a nostra

città in modo favorevole.

Ci sono cose che devono essere secondo il mio

modestissimo parere, chiarite, verificate meglio, v agliate,

condivise anche con la popolazione, anche con la no stra

gente.

Non possiamo calare dall'alto un provvedimento

urbanistico di questo tipo che ha una portata maggi ore

rispetto al PUC.

Allora, amici della maggioranza, signor Sindaco,

signor Presidente e Assessori, facciamolo tutti un passo

indietro.

Sospendiamo certi tipi di valutazioni, vediamo

meglio il progetto, vediamo se ci sono ipotesi migl iorative,

ipotesi che in qualche modo possano sì programmare, ma non

danneggiare la nostra città, non vincolare, non blo ccare

aziende, non bloccare attività, non bloccare lo svi luppo

urbanistico laddove lo sviluppo urbanistico ci può essere in

un momento di grave difficoltà economica.

Facciamo tutti insieme un lavoro più profondo, più

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vicino alle necessità attuali della nostra gente.

E' stato fatto un lavoro importantissimo da parte

della struttura del Comune di Olbia, io sono il pri mo a

riconoscerlo e a fare i complimenti alla struttura.

Però questo è un momento importante, dove c'è

bisogno di più condivisione e di un approfondimento

maggiore.

PRESIDENTE

La parola all’Assessore Russu.

ASSESSORE RTUSSU

Grazie signor Presidente. Voglio ringraziare

l’Assessorato all’Urbanistica nella persona dell’As sessore

Carlo Careddu, il Sindaco, Davide Bacciu e i tecnic i che

hanno lavorato a questa importante pianificazione e

l’Assessorato all’Ambiente.

Questa importante pianificazione che è diventata

la base del nuovo piano di protezione civile.

La protezione civile è previsione, è formazione, è

prevenzione, è pianificazione.

Previsione significa lo studio dei rischi ai quali

è sottoposto il nostro territorio.

Quindi significa che lo studio fatto dal geologo e

dall’ingegnere sarà la base sulla quale noi dovremm o

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lavorare e sulla quale abbiamo già lavorato per ind ividuare

la nuova carta dell’area del rischio del nostro ter ritorio,

sovrapponendo l’evento del 18 novembre alle carte d i ritorno

a 50 anni, 200 anni, 500 anni.

È stata individuata l’area massima di rischio e in

base a questo lavoro fatto sono state individuate l e aree di

attesa della popolazione, quindi quelle aree che me ttono in

sicurezza le persone durante un evento alluvionale.

Qualcuno l’ha accennato prima, io non ho voglia di

fare polemica, non ho voglia di parlare del passato , questa

Amministrazione si assume la propria responsabilità e porta

la croce dal 18 novembre come più volte ha detto il mio

Sindaco.

Abbiamo lavorato incessantemente, abbiamo

dimostrato di sapere reagire a un evento di questo tipo.

Io sono orgoglioso di appartenere a questa

Amministrazione che ha saputo in questi mesi e in q uesto

anno fare un percorso di studio del nostro territor io, che

ha potuto e ha saputo rimettere in piedi le infrast rutture

in un breve periodo.

Qualcosa che ci riconosce anche la protezione

civile nazionale riconoscendo al mio Sindaco di ess ere uno

dei pochi Sindaci che ha dato un apporto costante a lla

protezione civile nel momento tragico dell’alluvion e.

Questo non glielo riconosco io, non glielo

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riconosce questa maggioranza o questa Giunta, ma gl ielo

riconoscono gli operatori di protezione civile.

Quindi a cosa serve questo studio? Oggi vogliamo

parlare ancora di edificazione, sicuramente importa nte,

vogliamo parlare delle zone di rischio Hi4, del fat to che

molte zone non potranno essere edificate.

Io ritengo che tre quarti di questo territorio sia

stato edificato in maniera scellerata che ora – è q uesta

l’opinione di Ivana Russu, non della mia maggioranz a – il

nostro obiettivo deve essere quello della salvaguar dia delle

vite umane.

Le infrastrutture purtroppo arriveranno tra 10

anni, 5 anni, 8 anni, questo non lo so, so che la m ia

amministrazione si batterà con forza come già sta f acendo

per portare i denari necessari a casa per fare le p rime

minime infrastrutture oltre i lavori che ha già fat to

durante quest’anno.

Però quello di cui ci dobbiamo occupare noi in

questo momento è il rischio imminente, nel senso ch e non

dobbiamo allarmare nessuno, la protezione civile è anche

pianificazione come abbiamo detto e prevenzione.

Un percorso di consapevolezza di come dobbiamo

comportarci.

Tutti dobbiamo sapere cosa fare in caso di

allerta, dobbiamo imparare a comportarci secondo il rischio

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che oggi è attuale in questa città, un rischio coge nte:

oggi, domani, dopo domani, tutti dobbiamo fare ques ta

operazione e io voglio veramente ringraziare questi tecnici

che hanno fatto un lavoro straordinario e che oggi è la base

di uno studio serio per fare un piano di protezione civile

serio dove non vengono dimenticati bacini, dove non vengono

dimenticati finalmente fiumi tombati o canali tomba ti perché

noi fiumi non ne abbiamo, dove non vengono dimentic ati

canali o ponti sotto terra.

Questo studio mi permette di attuare un piano di

protezione civile serio su un piano di assetto idro geologico

che verrà adottato serio e da questo punto di vista noi nel

breve periodo faremo un’attività di pianificazione e

prevenzione di protezione civile seria, grazie allo studio

portato a termine da questa amministrazione e da qu esti

tecnici e su quest’area di rischio lavoreremo.

PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pinna.

CONSIGLIERE PINNA

Non so se apprezzare o no il continuo alternarsi

degli interventi degli Assessori e dei Consiglieri.

Non è consuetudine in un Consiglio Comunale però

se questa è la conduzione dei lavori del Presidente

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accettiamo anche questo, non è che non condivida gl i

interventi, anche quest’ultimo dell’Assessore...sì ho capito

però se facciamo botta e risposta per ogni interven to che fa

un Consigliere cambia un po’ il metodo di lavoro.

Ho anche detto: apprezzo l’intervento

dell’Assessore Russu però probabilmente i lavori si

conducono in un modo un po’ diverso, lo deciderà le i.

Faccio riferimento alla richiesta che abbiamo

fatto noi come gruppo di Forza Italia dicendo che

trattandosi di un argomento così importante che

probabilmente non coinvolge soltanto i Consiglieri oggi

presenti, e mi riferisco all’Assessore Bacciu che h a fatto

riferimento a molti Consiglieri assenti, spesso ci troviamo

nell’assenza quasi totale dei rappresentanti della Giunta

eppure non vengono mai evidenziati.

Molti di questi Consiglieri sono giustificati, ne

è a conoscenza anche il Presidente del Consiglio, s e

qualcuno non c’è bisogna anche sapere il motivo.

A prescindere da questo, quando abbiamo dato

questa evidenza della presentazione di questo piano

importantissimo che l’Amministrazione vuole portare avanti e

che lo studio ha illustrato oggi ma ho avuto anche modo di

vederlo nella presentazione durante le commissioni

congiunte, è stato evidenziato che probabilmente è lo

strumento più importante che l’Amministrazione andr à ad

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approvare e che sicuramente cambierà il volto della città,

come ha detto l’Assessore Russu.

È anche vero che se si tratta di un argomento e di

un piano così importante probabilmente rifletterci un po’ di

più non farebbe male.

Mi è parso di capire che non soltanto da parte

nostra della minoranza ma anche della maggioranza q ualche

dubbio è venuto fuori.

Anche io inizialmente avevo valutato positivamente

la soluzione che questa Amministrazione vuole porta re al

voto, però a volte ascoltando l’intervento di uno e

valutando le cose in modo diverso probabilmente ci

potrebbero essere delle soluzioni alternative.

La scelta che ha fatto l’Amministrazione di dare a

uno studio qualificato, all’ingegner Professor Manc ini che

ha un curriculum che sicuramente avrà avuto modo di non

presentare soltanto a questa Amministrazione ma mi auguro a

tante altre Amministrazioni, posso dire che potrebb e essere

anche motivo di confrontarsi con altri studi, con a ltri

professori, con altri ingegneri e questo non dovreb be

sminuire il lavoro già fatto.

Quello che ha fatto in effetti ha portato a

conoscenza molte situazioni che non tutti sapevamo o che

molti non hanno denunciato oggi, sappiamo la situaz ione che

Olbia ha in questo momento.

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È anche vero che da quello che si è fatto

purtroppo negli anni, sbagliando come ogni uomo può

sbagliare, può portare a fare cose migliori e oggi che ci

troviamo in una situazione che possiamo valutare in modo

diverso prendiamoci un po’ di tempo, non è detto ch e oggi

per forza deve essere licenziata questa proposta.

Non voglio mettere in discussione il lavoro ben

fatto dall’Amministrazione, la collaborazione che p enso

anche gli Assessori che hanno avuto modo di contatt are e

avere un rapporto diretto con lo studio del profess or

Mancini abbiano sollecitato interventi che potranno

risolvere tutti i problemi della città.

Probabilmente sì, però se ci riflettiamo un attimo

possiamo ancora prendere un po’ di tempo, coinvolge re la

popolazione.

Da domani, quando usciranno gli articoli sui

giornali, abbiamo approvato, questo è un nuovo pian o, non so

se tutta la cittadinanza si sentirà coinvolta.

È vero che abbiamo il compito di prendere delle

decisioni, siamo stati eletti come rappresentanti d ella

città, però è anche vero che su argomenti che proba bilmente

hanno bisogno di meno attenzione possiamo prenderci quella

responsabilità in più.

Oggi forse la richiesta che abbiamo fatto come

gruppo consiliare di Forza Italia sono ancora più c onvinto

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che il tempo che abbiamo chiesto, 10/15 giorni, se servono

anche più giorni, forse non è sbagliato.

Invito quindi l’Amministrazione, il Presidente del

Consiglio a valutare bene questa proposta e penso c he magari

tra 10/15 giorni si potrà trovare una condivisione più

ampia.

PRESIDENTE

La parola all’Assessore Careddu.

ASSESSORE CAREDDU

Circa un anno fa di questo periodo, mancano ancora

alcuni giorni all’anniversario, ci guardavamo negli occhi al

di là delle appartenenze, delle diverse idee politi che,

della storia di ciascuno di noi, ripetendoci come u n motivo

ricorrente: niente sarà più come prima.

Lo si diceva quando insieme siamo stati in giro

per le strade, lo si diceva quando in Consiglio Com unale

abbiamo affrontato, quel tragico Consiglio Comunale del 13

dicembre abbiamo affrontato questo tema così pesant e che

deriva da un evento che ha lasciato tanta morte,

disperazione e distruzione sul nostro territorio.

Si era deciso insieme, all’unanimità, ma non avevo

dubbi e non c’erano dubbi per persone ragionevoli c he si

dovesse fare in questo modo, che niente sarebbe sta to più

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come prima e che insieme saremo dovuti andare a mar ce

forzate, a tempi e ritmi serrati ad individuare del le

soluzioni che potessero restituire, per quanto poss ibile a

questa città, una qualità di vita accettabile, la s erenità e

la tranquillità perdute quella tragica giornata.

Si era detto che bisognava fare in fretta, subito

e bisogna farlo bene, e quindi ci siamo messi a cor rere

tutti insieme perché in queste occasioni il tempo n on è una

variabile indipendente.

Io non so questi giorni in che modo voi guardiate

il cielo quando si addensa, si annuvola, quando qua lche

goccia cade o quando arriva sul vostro i-pad un avv iso di

allerta meteo come quello che è arrivato poco fa me ntre,

guarda caso insieme stavamo discutendo di piano di assetto

idrogeologico e di opere di mitigazione del rischio .

Certo ci sarebbe piaciuto tutti quanti concorrere

di più e meglio, ci sarebbe magari anche piaciuto p ercorrere

gli schemi che oggi vanno molto di moda, che qualcu no dice

anche molto efficaci.

Concorsi che possano coinvolgere l’universo mondo

nella risoluzione di problemi locali come il nostro .

E però noi in poco tempo abbiamo ritenuto di dover

approntare subito delle soluzioni e soprattutto ele vare

anche il livello e la qualità dei nostri interlocut ori.

Per troppo tempo questa città si è affidata a

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tecnici progettisti e non solo certamente ottime pe rsone sul

piano personale, anche ottimi professionisti ma che facevano

di tutto, dal piano di lottizzazione al piano casa per poi

occuparsi anche delle opere di mitigazione del risc hio

idrogeologico.

Non voglio mettere in discussione quelle

professionalità, ma noi abbiamo ritenuto opportuno

rivolgersi e questo l’ha fatto, gliene do merito il nostro

dirigente all’urbanistica, a persone che avessero u n

curriculum che comprovasse un’esperienza, una periz ia e una

capacità che qua non abbiamo saputo individuare

evidentemente, che avessero lavorato altrove, in qu este

situazioni e anche più gravi.

Mi pare che l’esito di questi studi dimostra che

quella scelta è stata probabilmente ben riposta, qu ella

fiducia è stata accordata alle persone giuste.

Ho sentito parlare poc’anzi del fatto come una

considerazione anche discutibile se volete, che que sto

studio cambierà il volto di questa città.

Ho sentito parlare di danni, di vincoli, di

sviluppo che verrebbe imbrigliato e bloccato.

Io però nel momento in cui sentivo proferire

queste parole, sentivo percorrere questi temi che m olto

spesso la politica usa strumentalmente soprattutto durante

la campagna elettorale o quando si vuole accusare l a parte

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politica avversa di non essere in grado di assecond are lo

sviluppo o un certo tipo di sviluppo, pensavo sempr e a

quelle scene, a quelle strade, a quei volti, a quel le case,

a quelle famiglie.

Gli stessi sentimenti e gli stessi ragionamenti

che rivivo e che con molti di voi ripercorro quando anche

questi giorni abbiamo visto scene analoghe a quelle che noi

abbiamo vissuto.

Sono di poche ore fa le notizie di gravi

allagamenti a Massa, nello spezzino, addirittura un a tromba

d’aria a Catania e le persone per strada, così come è

avvenuto a Genova di recente, disperate, a disperar si e

chiedere aiuto alle istituzioni che molto spesso no n sono

neppure in grado di dare quelle risposte e molto sp esso si

attardano in discussioni perché bisogna aspettare d ieci

giorni, perché bisogna aspettare un anno, perché in quelle

carte lì forse bisogna aggiustare con i pennarelli qualcosa,

perché il mio terreno è dentro, perché il mio terre no è

fuori, perché forse lo sviluppo della città non ci

consentirà più di andare avanti a vele spiegate a r incorrere

certi miti che ci siamo lasciati alle spalle nel pa ssato.

E a utilizzare anche degli argomenti nobili, si è

parlato di condivisione.

Ho letto anche in questi giorni di articoli di

giornale che parlavano di procedure, non è stato us ato

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questo termine ma più o meno è questo, opache.

Come se qualcuno si fosse chiuso insieme al

professor Mancini e al geologo Tilocca all’interno di una

stanza per decidere in che modo imbrigliare questa città, in

che modo imbrigliare lo sviluppo e non invece per d ecidere

in che modo salvare questa città, in che modo resti tuire

serenità ai nostri cittadini, quelli che ancora ogg i quando

vedono due gocce d’acqua e magari hanno subito l’al luvione,

soffrono di una vera e propria patologia psichica e chiamano

l’universo mondo dicendo: aiutateci, ancora oggi di cono sui

giornali, a chiunque passi per strada, a chiunque s ottoponga

sotto il loro mento un microfono: non abbiamo ricev uto

risposte.

Ancora lo Stato, la Regione e il Comune non sono

stati in grado oggi di approntare alcuna risposta.

Ebbene, io ritengo che una prima risposta

fondamentale da dove parte tutto è proprio questa: il Pai,

lo studio particolare, con grande dettaglio del nos tro

territorio che ci consente di individuare le critic ità

partendo da quell’evento alluvionale che è stato an alizzato

e vivisezionato dai professori poc’anzi, che hanno

riprodotto esattamente quello che è avvenuto e ci h anno

detto cosa è successo e in che modo si può fare per ché

quello che è successo non possa più avvenire, appro ntando

quindi un quadro di opere ben preciso.

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Non sono un ingegnere idraulico, né un geologo,

sono stato qua eletto come voi dai cittadini per

rappresentarli al meglio ma ho sempre creduto nel m io

impegno politico che è abbastanza giovane, non sono in

quest’aula da molti anni, che le scelte politiche, quelle

più consapevoli, si debbano innestare sulla conosce nza vera,

quella scientifica che oggi ci è stata offerta.

Io penso che i nostri tecnici ci abbiano proposto

un’analisi compiuta che ci mette tutti nelle condiz ioni di

dover scegliere.

Io avevo il compito di procedere a marce forzate

per proporre al Consiglio Comunale uno studio preci so e un

quadro di opere che possa mitigare quel rischio che tanto

ancora oggi ci spaventa, e così è stato fatto.

Penso che tutti voi siate dotati di quel

comprendonio, di quel senso di responsabilità per i l quale

siete stati eletti, che vi porterà a fare delle val utazioni

serene e a decidere quale sarà il futuro di questa città.

Certo è che avevamo detto niente sarà più come

prima e quel motivo ricorrente non ce lo dobbiamo

dimenticare oggi, se vogliamo assicurare a questa c ittà un

futuro, se vogliamo assicurare ai nostri concittadi ni

serenità e se vogliamo essere tranquilli anche in c oscienza.

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PRESIDENTE

La parola al Consigliere Putzu.

CONSIGLIERE PUTZU

Stasera approfitto giusto per fare qualche domanda

agli illustri ospiti, perché nei giorni successivi purtroppo

al tragico evento dell’alluvione ho avuto il piacer e di

partecipare a qualche piccolo incontro nel quale er a

presente un illustre collega italiano, un geologo c he sta in

Francia, ormai di lunga data esperto di lavori di i draulica

e ricordo che una delle poche cose che avevo impara to in

quei giorni era questa, cioè ricordo che l’ipotesi che anche

allora l’illustre collega fece era che l’unica poss ibilità

che aveva la città era quella di realizzare delle v asche di

laminazione.

In quei giorni avevo assunto una certezza che era

questa: che l’acqua c’è, l’acqua piove, l’acqua fin isce e

deve finire per forza al mare e ha due possibilità: o corre

lungo – se ci sono degli alvei sufficienti per cond urla al

mare, dove non ci sono per tutte le ragioni che sta sera

abbiamo sentito corre anche per altri versi, oppure si

possono realizzare delle strutture chiamate “vasche di

laminazione” che quei giorni mi era sembrato di cap ire

avevano una funzione che era quella di smorzare l’e nergia e

ritardare l’arrivo al mare.

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Cioè in un certo senso hanno quella funzione,

l’acqua nelle vasche di laminazione mi era sembrato di

capire si ferma ma non per incantesimo sparisce, po i da lì

dovrebbe defluire e quindi la funzione che hanno è

chiaramente di permettere un deflusso rallentato co n una

forza inferiore, quindi con tutte quelle cose che s tasera

abbiamo sentito, con quella che è quel trasporto, q uella

violenza che quest’acqua ha e quindi con la riduzio ne della

possibilità dei danni.

Stasera interviene il Consigliere Pizzadili e mi

ha destabilizzato questo principio.

Quando ha detto che chiaramente le vasche di

laminazione hanno una portata e quando si riempiono , l’acqua

che arriva deborda, in un certo senso il problema s i

ripropone, perché l’acqua dalle vasche di laminazio ne

ritorna nuovamente a defluire secondo i suoi percor si.

Questa era quindi una domanda che io facevo

stasera per cercare se effettivamente questo è un e lemento

non dico vero perché non discuto perché non è chiar amente il

mio mestiere.

Questa è la prima domanda che faccio.

La seconda che è una considerazione – forse mi è

sfuggito qualcosa - mi è sembrato che tra i vari qu esiti che

stasera si sono posti, si è detto, da profano dico: la

valutazione per non fare il famoso canale di gronda , tra gli

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svantaggi l’aspetto economico, l’aspetto manutentiv o,

perfetto, l’aspetto temporale perché certamente ha bisogno

di tempi più lunghi, benissimo.

Uno che non è del mestiere capisce immediatamente

che sicuramente l’impatto sulla città di un canale di gronda

probabilmente è inferiore rispetto a tutte le opere da

costruire all’interno della città.

Signor Sindaco, mi lasci passare questa

grossolanità per far capire.

Mi chiedevo, perché poi mi è sfuggito qualche

passaggio: stasera è stata fatta più volte la doman da: ma

sia che si faccia un’opera piuttosto che un’altra, stasera è

stato chiesto, il famoso rischio idraulico nelle va rie aree

si riduce oppure no?

Io lo vorrei capire perfettamente questo, perché a

me sinceramente è sembrato che dopo quello che è su ccesso

l’anno scorso sia cambiato qualcosa.

Vorrei capire le due opzioni terapeutiche,

chiamiamole così visto che faccio un mestieraccio, sono una

soluzione che comunque non cambia quello che è il r ischio

idraulico all’interno dei terreni? Cioè per intende rci:

quelle aree vincolate rimarrebbero ugualmente?

PRESIDENTE

Dobbiamo intervenire io e il Sindaco.

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Io volevo intervenire per ribadire un concetto,

siccome il Consiglio Comunale oggi si rende conto – non solo

oggi ma oggi c’è un argomento molto importante per il futuro

della città.

Io parto da una considerazione: io faccio il

professionista nella vita, certo non faccio il poli tico di

professione ma il professionista e ritengo che l’in carico

che viene rivolto a dei professionisti sia esclusiv amente

fiduciario.

Io ho la massima fiducia nel dirigente ingegnere

Azzena che come ha ribadito prima l’Assessore si è rivolto

all’esterno e quindi ha individuato due tecnici che oltre a

studiare a fondo il problema, le cause, le origini di quanto

è accaduto, hanno una indubbia preparazione profess ionale e

l’interesse a fare il bene di questa città.

Quindi io ho per delega estrema fiducia

nell’operato del professor Marco Mancini e del Dott or

Giovanni Tilocca e su questo non ci sono dubbi.

Anzi, io dai loro interventi e cito per ultimo

quello che ricordo meglio e che mi fa più piacere s otto

certi aspetti del Dottor Tilocca, che ha ricordato appunto

che all’autorità di bacino si può proporre, previa

l’approvazione di questo piano, una certa liberazio ne di

aree per quelle strade che hanno avuto dieci centim etri di

battente idraulico e laddove la velocità di scorrim ento –

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scusatemi il termine magari non molto ortodosso dal punto di

vista tecnico – è abbastanza lieve.

Quindi io credo che abbiano operato per il meglio,

hanno proposto una serie di soluzioni che questo Co nsiglio

per legge deve adottare.

Per legge per mettere in sicurezza le persone.

Non vorrei però che i professionisti incaricati si

sentissero in qualche modo vincolati alla real poli tic che è

quella del finanziamento, cioè dei denari.

Ovvero della logica capacità di acquisizione di

questi finanziamenti.

È vero, Assessore Careddu, ce lo siamo detti il

giorno dopo dell’alluvione: niente sarà più come pr ima, noi

abbiamo sempre giocato sulla scorta dei vari Minist ri,

Presidenti del Consiglio che sono qua intervenuti i n rapida

successione, a parlare di svincoli del patto di sta bilità, a

parlare di finanziamenti infrastrutturali delegati all’ANAS,

a parlare di altri tipi di finanziamenti che al mom ento

ancora non abbiamo visto.

Uno dei motivi per i quali non abbiamo visto i

finanziamenti discende proprio dalla mancata approv azione e

adozione di questo studio che hanno redatto molto b ene i due

professionisti incaricati che hanno avuto anche il piacere

di illustrarlo a questo Consiglio Comunale.

Ma niente sarà più come prima perché noi dobbiamo

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uscire anche dalla difensiva.

Noi abbiamo il dovere di chiedere per questa

città, al pari di quella di Genova, perché noi nel 79

abbiamo avuto un’identica alluvione che ha comunque

provocato danni, per fortuna non morti ma moltissim i danni

alla città, 34 anni fa, quindi c’è una reiterazione

dell’evento particolarmente importante e noi abbiam o il

dovere di chiedere una legge speciale allo Stato it aliano.

Noi dobbiamo chiederlo con forza, signor Sindaco.

Noi abbiamo un territorio che è una piana

alluvionale soggetta e a fortissimo rischio di ques ti eventi

meteorologici e atmosferici e dobbiamo chiederla qu esta

legge, come la legge su Napoli che ci fu tantissimi anni fa

per risanare dal punto di vista igienico sanitario.

Vi fu uno sventramento della città perché dovevano

dare spazi, arieggiamento alle residenze, soleggiam ento,

quindi luminosità e noi abbiamo un territorio forte mente

naturalmente compromesso dal fatto di essere il fon do di un

catino.

Siamo circondati da delle alture non molto elevate

però laddove si verifica una forte precipitazione s ul bacino

del Siligheddu piuttosto che su quello del rio Gadd uresu,

caso strano, da tutte e due le parti arriva l’acqua anche

con una certa velocità perché abbiamo delle forti p endenze

che poi si riversano in questa piana.

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- 215 -

Quindi noi non siamo un Comune come un altro così

come non lo è Genova, ma Genova penserà per conto s uo, noi

abbiamo il dovere di pensare per la nostra città.

È per questo che noi vogliamo sapere e conoscere,

con la fiducia che abbiamo in voi, l’abbiamo detta e ce

l’abbiamo, e ci mancherebbe altro, siete due squisi te

persone, avete un curricula di tutto rispetto, ma v orremmo

sapere se piuttosto che realizzare le opere studiat e

certosinamente, pazientemente con una serie di riun ioni per

le quali ringrazio gli Assessori Bacciu, Careddu, R ussu,

Spanu e il Sindaco, ringrazio la struttura di quest i

Assessorati.

Però se vi è un'altra possibilità che pur

spendendo più soldi, che presuppone però l'acquisiz ione in

maniera massiva dei finanziamenti, dobbiamo saperlo .

Dobbiamo sapere se di fronte ad un malato così

grave qual è il territorio della città olbiese, pos siamo

accedere a una cura amara oppure a una cura meno am ara.

La cura è sempre amara però c'è quella amara e c'è

quella meno amara.

Se un canale scolmatore mi permette di mettere

ancora più in sicurezza i miei cittadini, mi permet te di

liberare tutte le aree a fine di realizzazione dei lavori e

di opere dal famoso vincolo HI4, io credo che...

Ho sentito da parte di tutti i Consiglieri

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l'esigenza di non votare stasera, ma la notte porta

consiglio e lo votiamo sicuramente domani se non lo votiamo

stasera, lo deciderà questo Consiglio Comunale.

Poi dobbiamo capire se questa nostra città può

essere salvata in un modo piuttosto che un altro, p erché non

vorrei che il vostro pazientissimo, professionale e

certosino lavoro sia stato anche incanalato in qual che modo

dalle esigenze della realpolitik cui ho accennato p rima.

Cioè procediamo per step, i finanziamenti notoriame nte in

Italia non arrivano mai veloci.

Questo però, sappia il Consiglio Comunale, è il

primo passo proprio per liberare l'acquisizione dei

finanziamenti necessari per mettere in sicurezza la nostra

città e sappia anche il Consiglio Comunale, perché ce l'ha

spiegato molto bene prima l'ingegnere Azzena, che n on scatta

nessuna norma di salvaguardia dopo questa nostra vo tazione,

ma le norme di salvaguardia scattano dal momento

dell'approvazione da parte dell'autorità di bacino.

Una volta approvato questo piano dall'autorità di

bacino ci sono i 60 giorni per le osservazioni. E l e può

fare chiunque, anche questo Consiglio Comunale.

Tutti i cittadini, tutte le associazioni di

categoria, tutte le associazioni e gli ordini profe ssionali,

chiunque del popolo può presentare osservazioni, ch iunque ne

abbia interesse. E quindi anche noi.

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- 217 -

Quindi non è che noi stiamo prendendo una

decisione capitale oggi alla quale non possiamo por re

rimedio.

Se noi possiamo mettere rimedio porremo rimedio.

Se non si può porre rimedio perché la norma non lo

consente noi non possiamo desiderare neanche la lun a nel

pozzo, non la possiamo desiderare perché non la si può

ottenere.

Io vorrei anche tranquillizzare i Consiglieri

Comunali sotto questo aspetto e mi aspetto dal Sind aco una

richiesta, magari anche contattando il Sindaco di G enova,

che per sua sfortuna non naviga - è il caso di dirl o - in

buone acque in questo momento, per far fronte comun e per

chiedere una legge speciale.

Queste due città hanno una situazione plano-

altimetrica del loro territorio che è diversa dalle altre in

Italia e non può essere sovraesposta o esposta a ri schi

incombenti e reiterati.

A Genova è successo dopo appena due anni. Io non

voglio essere certamente portatore di cattivi presa gi, però

noi abbiamo il dovere di pensare non in grande, abb iamo il

dovere di pensare di mettere in sicurezza definitiv amente la

nostra città.

Se quindi non bastano 120 milioni e ce ne vogliono

200 di milioni dobbiamo chiederli, perché Olbia ha sempre

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fatto la sua parte nell'ambito nazionale e soprattu tto in

quello regionale, e abbiamo il dovere di chiederli con forza

al Governo Nazionale e anche al Governo Regionale.

Olbia non è una città come le altre, Olbia è una

città che ha dato lavoro a tutta la Sardegna, però ha un

territorio a fortissimo rischio idrogeologico.

E non è vero, e qua lo voglio dire

definitivamente, perché sono anche stanco di sentir parlare

della mia città male ingiustamente, che questo epis odio

alluvionale si è verificato a causa del forte inurb amento,

del forte abusivismo.

Tutte balle, signori. L'abbiamo detto anche

immediatamente dopo l'alluvione, perché nel 1979, o vvero 35

anni fa, non c'erano le costruzioni che ci sono ogg i, eppure

c'è stata l'alluvione, perché il ponte che collega Olbia con

Loiri, che sta dietro l'aeroporto Costa Smeralda, è crollato

e lì gli alvei non sono mai stati toccati da nessun o, non ci

ha mai costruito nessuno, non vi è alcuna costruzio ne

abusiva, eppure si hanno portato via i piloni del p onte che

ci collega con Loiri.

Questa è la dimostrazione perfetta del fatto che,

seppure abbiamo visto oggi, dopo ampia illustrazion e, che la

maggiore causa di questa alluvione è stata proprio causata

dai tappi dei setti idrografici, cioè dei nostri po nti che

non hanno fatto correttamente defluire le acque, no n si può

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certamente dire che quelle ostruzioni siano state c ausate

dalle costruzioni che sono adiacenti, che nulla fan no, sono

inermi, cioè sono inattive sotto questo aspetto.

Invece è vero, e questo mi piace dirlo perché

anche l'ordine dei dottori agronomi e forestali l'h a

rilevato, che le ostruzioni che si sono verificate nei setti

idrografici sono state provocate da un Decreto del

Presidente della Giunta Regionale che è ancora vige nte e si

chiama piano paesaggistico regionale, che dal 2006 vieta il

taglio del legnatico a ridosso dell'alveo dei fiumi .

E questo significa che, quando ci sono eventi come

quelli catastrofici che si sono verificati il 18 no vembre,

si portano via tutto questo legname che specialment e nel

ponte della ferrovia che, caso strano, era quello c he ha

creato la maggiore occlusione per lo sfogo del Seli gheddu,

l'onda di piena quando si trasporta insieme una ser ie di

tronchi, oltre che contenitori della spazzatura e l avatrici

e tutto quello che si sono portati via, non è vero che i

tronchi fanno da rete per fermare tutti questi detr iti.

E l'onda di piena del rio Seligheddu quando ha

trovato l'ostruzione del ponte della ferrovia che, caso

strano, c'era da anni...

Nel 79 è successo lo stesso ma non con questa

intensità, perché il legname a ridosso dei fiumi no n c'era

perché si poteva tagliare, non c'era il PPR.

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Quindi questa è una norma ingiusta che bisogna

modificare.

Anche questo bisogna chiedere con forza alla

Giunta Regionale, che nella legge di riordino urban istico

che si accingono a fare eliminino questa incongruen za, che è

un'assoluta scemenza e si è verificata tale in tutt a la sua

portata con l'evento del 18 novembre.

Anche questo noi dobbiamo chiedere alla Giunta

Regionale, e lo può fare subito con un semplice col po di

penna.

Non è pensabile che noi andiamo a pulire i nostri

canali... quanto abbiamo speso, Assessore all'Ambie nte, per

effettuare la pulizia di tutti i nostri canali?

Quando poi se si verifica un evento non

dell'intensità tale di quella del 18 novembre, ce l i

ritroviamo sporchi di tutti questi tronchi che non si

possono tagliare nel rispetto dell'ambiente.

E poi invece il rispetto dell'uomo e l'incolumità

delle persone va a farsi benedire?

Io dico che bisogna contemperare le giuste

esigenze delle persone, anzi soprattutto delle pers one, con

quelle dell'ambiente e non il contrario, dell'ambie nte

rispetto alle persone.

Questa concezione manichea non mi appartiene e

quindi non la condivido.

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Non vedo il professor Mancini ma il dottor Tilocca

sì, e vorrei avere le risposte che ho chiesto in pr ima

istanza all'apertura di questi lavori e che ho volu to

reiterare oggi.

Se vi sono problemi legati alla corposità e

soprattutto alla tempestiva acquisizione di finanzi amenti

che vi hanno orientato in una soluzione piuttosto c he in

un'altra, e se con la soluzione da voi prospettata rispetto

all'altra si liberano maggiori aree oppure il contr ario dal

vincolo di HI4 perché se è possibile, ma di questo voi ne

siete perfettamente consapevoli e avete tutta la no stra

fiducia, quantomeno la mia, se si può trovare una s oluzione

la meno invasiva e la meno dolorosa possibile, noi abbiamo

il dovere come Consiglio Comunale di ricercarla.

Ma voi siete coloro i quali detenete la conoscenza

e voi siete quelli che ci devono dare queste rispos te.

La parola al Sindaco.

SINDACO

Do a lei, Presidente, una prima risposta

relativamente al piano straordinario per la città d i Olbia.

Qua c'è un articolo: “quarta commissione ad Olbia

dei lavori pubblici per la verifica degli intervent i per

l'alluvione”. A un certo punto gli organi di inform azione

riportano le mie parole: “per questo c'è bisogno, s alvo le

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premesse, di un piano straordinario per la città di Olbia”,

cosa che abbiamo rappresentato anche al Governo e

all'universo mondo, perché già per esempio alla Reg ione

piuttosto che al Presidente Renzi sono arrivate, so no

pervenute proprio l'impianto organico complessivo d i tutte

le opere che vengono ritenute necessarie per la mit igazione

del rischio idrogeologico.

Oggi abbiamo firmato l'ennesima ordinanza nei

confronti di chi evidentemente non la pensa come l' Assessore

Careddu e come tutti noi nel momento in cui abbiamo detto

che Olbia non sarebbe stata più la stessa, tant'è c he hanno

deciso di chiudere, di accecare un alveo di scolo d i acque

meteoriche creando una sorta di diga e mettendo a

repentaglio la pubblica incolumità di chi abita nel le case.

Parlo della zona di Maria Rocca.

Episodi analoghi ve ne potremmo raccontare diversi

e qui vorrei anche richiamare la battuta che aveva fatto

quella signora che si aveva visto la casa allagata quando mi

disse: la colpa è del Comune perché non mi ha ferma to quando

stavo costruendo sul canale abusivamente.

Allora noi abbiamo deciso perché abbiamo assunto,

purtroppo a nostre spese, a spese della collettivit à, la

consapevolezza che questa città non dovesse essere più la

stessa.

E abbiamo posto come obiettivo, nella coerenza e

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nella linearità dei percorsi amministrativi, la

concertazione con chi ha anche in Sardegna il compi to e che

presiede anche alla valutazione dei progetti soprat tutto in

materia idrogeologica.

Allora, come giustamente ricordava prima

l'Assessore Bacciu, abbiamo intanto fortemente volu to

individuare dei tecnici qualificati che potevano go dere del

massimo apprezzamento sotto il profilo dei loro cur ricula, e

secondo abbiamo deciso di dialogare, di creare o di

sostenere la formazione di questo gruppo di lavoro che non è

formato dalla cooperativa X o dalla società Y, ma è

costituito dall'Adis, Agenzia per il Distretto Idro grafico

della Sardegna, dall'Assessorato Regionale ai Lavor i

Pubblici, dai tecnici del Comune di Olbia, insomma da un

insieme di figure qualificate che devono ovviamente ,

necessariamente godere della nostra stima e della n ostra

fiducia.

Non abbiamo dato alcun tipo di orientamento:

guardate che vogliamo spendere di meno o vogliamo s pendere

di più, vogliamo spendere in fretta o vogliamo spen dere in

tempi più lunghi.

Noi abbiamo semplicemente detto: in scienza e

coscienza valutate, di concerto con gli organi che abbiamo

prima citato, quale soluzione più efficace può esse re

portata avanti per mitigare il rischio idrogeologic o della

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nostra per consentire che i nostri cittadini vivano in una

condizione di migliore tranquillità. Il tutto con i minori

sacrifici.

Questo è il compitino che abbiamo dato.

Il gruppo di lavoro ha fatto ciò che doveva fare.

Ci restituiscono, dopo attente valutazioni, uno stu dio

poderoso che non è paragonabile evidentemente, prop rio per

la sua natura, al concorso di idee; qui non stiamo

scegliendo come riqualificare una piazza cittadina, stiamo

decidendo di intervenire in ambiti che sono anche a l di

fuori di quella che è una nostra diretta competenza .

E qui c'è anche il discorso della responsabilità a

cui noi siamo chiamati, e non soltanto alla respons abilità

politica ma anche alla responsabilità personale, ch e non è

cosa da sottovalutare.

Allora che cosa abbiamo detto ai tecnici?

Metteteci nelle condizioni a questo punto di portar e avanti

un programma serio di opere che necessariamente dev ono

essere gestite a stralci, perché abbiamo la variabi le tempo

che, come ben sappiamo non è indipendente.

Una cosa è dire “nel 2015 avremo completato il

primo lotto funzionale”, un'altra cosa è dire “cari

concittadini, aspettate 5 o 10 anni perché forse fr a 5 o 10

anni vi consegniamo un pacchetto sicurezza”.

E nel frattempo? Genova ci insegna.

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E allora io dico, ma anche sotto il profilo della

ragionevolezza del nostro ruolo di essere amministr atori pro

tempore di questa città: se abbiamo individuato un percorso,

se questo percorso è stato condiviso dai massimi te cnici

presenti in Sardegna e di livello comunque nazional e o

anche, me lo permetterete, internazionale; se il so ggetto

con cui stiamo dialogando è il soggetto che

istituzionalmente per legge è preposto alle valutaz ioni di

queste progettualità, oggi chi è di voi che si vuol e

assumere la responsabilità di cassare questo percor so e di

avviare una stagione di confronto per vedere quali

situazioni, quali soluzioni, apriamo un concorso di idee?

Ringraziamo e paghiamo i professionisti perché dal

cilindro può venir fuori qualcuno che ha inventato chissà

quale soluzione per mitigare il rischio idrogeologi co della

città?

Io capisco il ruolo delle parti, gli atteggiamenti

della minoranza e della maggioranza, capisco la vis ibilità

personale.

Però qui stiamo parlando della messa in sicurezza

della città.

Allora è giustissimo il livello di coinvolgimento,

ho visto prima che c'era il rappresentante di quart iere

Fulvio D'Anna. Io sono andato da Fulvio d'Anna e ho detto, a

lui e anche ad altri presidenti di comitati di quar tiere,

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che ci sarà la massima partecipazione rispetto a qu esto come

ci sarà la massima partecipazione rispetto al piano di

Protezione Civile che con Ivana stiamo portando ava nti.

Ho chiesto io personalmente una settimana fa,

dieci giorni fa, al professor Mancini: caro profess or

Mancini, anche se riprenderemo con la televisione, poi

divulgheremo il dvd, mi faccia una presentazione in maniera

tale che possiamo portare questo piano all'attenzio ne del

numero maggiore di nostri concittadini, proprio per ché

riteniamo che sia utile che tutti partecipino a que sto

cambio di passo.

Oggi francamente addirittura – e mi scuso con il

professor Mancini e con il dottor Tilocca - l'aver avvertito

anche delle affermazioni da parte di qualche Consig liere che

quasi quasi sbattevano in faccia ai nostri professi onisti

una sorta di patente quasi di incapacità o di inade guatezza,

questo sinceramente a me dispiace e dà fastidio, dà fastidio

dal punto di vista umano e dà fastidio per il rispe tto

professionale che è dovuto a questi professionisti e che io

so, e come me lo sappiamo in tanti, quanto si siano

adoperati, quanto abbiano lavorato; anche il giorno prima di

ferragosto il professor Mancini era qui ad Olbia a nostra

disposizione. Stessa cosa il dottor Tilocca.

Allora vuol dire che ci hanno messo qualcosa in

più, che era quello che noi volevamo.

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Per cui io da questo punto di vista, fermo

restando la massima disponibilità alla partecipazio ne attiva

dei cittadini, dico che dobbiamo percorrere una str ada

maestra.

Ci diceva il Presidente del Consiglio: non è che

per caso è stata fatta qualche scelta subordinandol a agli

aspetti finanziari? Perché questo in qualche modo p otrebbe

giocare negativamente sulla qualità della scelta.

Io sono sicuro che così non è, ma sono anche

sicuro che in questi giorni, in queste settimane si faranno

scelte importanti anche rispetto a quanto io ho chi esto al

Presidente Renzi, cioè di liberare i 30 milioni di euro che

ci serviranno per la realizzazione del primo lotto

funzionale.

Di questo ho parlato anche ieri con il dirigente

della Protezione Civile a livello nazionale.

Allora, se noi non perdiamo questo treno, se non

ci mettiamo nella stagnazione della contrapposizion e o delle

pause politiche, noi potremmo avere le carte in reg ola visto

che abbiamo fatto un percorso condiviso, visto che abbiamo

tutti i progetti pronti, visto che abbiamo già i so ldi,

perché i 30 milioni di euro ce li abbiamo, ma per s penderli

bisogna derogare al patto di stabilità.

E questo il Governo Nazionale e il Governo

Regionale lo possono consentire alla luce di un per corso per

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il quale siamo stati elogiati, come ha citato David e.

E secondo me dovremmo concludere questo percorso

quanto prima, fare tutte le correzioni puntuali ris petto a

possibili errori cartografici, e mi pare che su que sto ci

sia la massima disponibilità.

Ma dopodiché votare e procedere nel mettere in

sicurezza quanto prima questa città.

PRESIDENTE

Assolutamente sì, anche perché questo è un atto

assolutamente prodromico rispetto all'acquisizione dei

finanziamenti, l'ho già detto più volte.

Io non ho altri iscritti a parlare, quindi

inviterei i Capigruppo ad esprimersi sul voto.

Ci sono prima le risposte del professor Mancini e

del dottor Tilocca.

La parola al Professor Mancini.

PROFESSOR MANCINI

Permettetemi di rispondere alle tante domande.

Volevo rispondere partendo da due domande, che

sono quelle del Consigliere Ricciu e quello del Con sigliere

Putzu.

La prima soprattutto mi ha colpito, ma io ho

precisato, è la prima cosa che ho detto stamattina:

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l'attenzione, come ha detto lei, a mettersi la mano sul

cuore e di aver valutato tutte le possibili soluzio ni.

La risposta è: sì, la soluzione viene fuori da

un'analisi attenta, come quando si va dal medico

specialista.

Purtroppo questa soluzione è una medicina, e la

medicina ha effetti positivi se risolve il problema ma se è

compatibile a tutto l'organismo a cui la si sta dan do.

Quindi la soluzione che noi abbiamo individuato è

una soluzione che non è, e voglio in questo tranqui llizzare

il Presidente Sanna, una soluzione influenzata dall e più o

meno ampie o piccole disponibilità economiche che s ono del

tutto casuali. Quindi non è una soluzione dipendent e da

eventi casuali che forse nessuno di noi riesce a go vernare.

E' la soluzione che viene fuori da un'analisi di

dettaglio e quantificata.

Capisco che entrare nel dettaglio di questo studio

non sia facile, perché ci vuole la competenza delle materie,

non è facile perché sono tanti problemi diffusi, no n è

facile perché sono tante pagine scritte e tanti cal coli.

Ma esiste anche una relazione generale che

riassume in linguaggio non tecnico tutte le problem atiche

che sono state affrontate.

Per cui io invito, e sono a disposizione anche per

rispondere ai vari punti che chiaramente sono scrit ti, sono

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approfonditi e che voi troverete.

Credo che se voi leggerete con attenzione tutto il

materiale sicuramente troverete anche una risposta.

Questa non è, diciamo così, riprovare un'attenta

lettura, ma sono molte tavole, sono molti concetti delicati

e difficili che richiedono sicuramente approfondime nto.

Quindi la risposta al Consigliere Putzu e anche al

Consigliere Cristo, la soluzione è stata una soluzi one molto

pensata, anche molto sofferta dal punto di vista de lla

scelta.

I dubbi sono delle persone intelligenti. Io faccio

il ricercatore e il ricercatore ha il senso del dub bio.

L'imprenditore no giustamente, deve produrre queste

bottigliette e decidere che quello è il modo miglio re per

produrle.

Il ricercatore pensa sempre che quella cosa non è

esattamente quella, ha idea che c'è un intervallo d i

confidenza nelle cose che dice, perché i fenomeni n aturali

sono così.

Però questo è per rassicurare sull'attenzione al

problema e sulla scelta della soluzione.

Era d'obbligo controllare queste due soluzioni,

anche se come dice il Consigliere Pizzadili non esi ste un

progetto del canale scolmatore, è esistita un'idea; noi

abbiamo fatto una fattibilità, esiste un modello de lle

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quote, è possibile quantificare una soluzione di qu ello;

abbiamo dato al Comune, abbiamo dato all'agenzia de l

distretto argomento di cui discutere, perché senza quello

non avremmo potuto discutere.

E vi dico che quella soluzione, che anche a me

all'inizio piaceva di più perché era fuori, quando sono

andato a metterla sulla carta, quando ho visto dove

bisognava passare negli ultimi tratti, quando mi so no reso

conto di tutte le difficoltà, ve la sconsiglio, com e un buon

medico sconsiglia una terapia a un paziente. Poi il paziente

ha la sua libera scelta.

Ho risposto così anche il Presidente Sanna.

Una cosa volevo dire sulla riduzione delle aree a

rischio.

E' evidente che tutte le soluzioni che rispettano

le variabili di progetto, per ipotesi, perché rispe ttano le

variabili di progetto, annullano le aree a rischio.

Quindi annullano le aree H2, H3 e H4, perché le

acque non scorrono più sulle strade, perché quelle soluzioni

prevedono, qualunque esse siano, questo.

E' chiaro che io ho fatto vedere, avendo fatto una

divisione in lotti e forse questo ha creato anche

confusione, che facendo il primo lotto le estension i delle

aree giuridiche delle HI4 non cambiava moltissimo, seppure

cambiava di circa 80 o 90 ettari, che non è pochiss imo su

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250. Sono tanti in area urbana, però non cambiava

tantissimo.

Ma cambiava la vera pericolosità e quindi io ho

apprezzato il discorso di molti.

C'è un Consigliere giovane che ha parlato e di cui

ho apprezzato questo senso di distinguere tra la

pericolosità effettiva e la pericolosità giuridica, che ha

anche un suo ruolo.

Oggi le norme dell'autorità di bacino sono queste.

Giovanni Tilocca prospettava la possibilità, potreb be

essere, alcune Regioni l'hanno fatto. Nel 2002 io h o

lavorato a un piano che aveva quest'idea a Genova, in

Regione Liguria.

La Regione Liguria si è trovata mappata da tutte

le aree della pianura con tiranti d'acqua esagerati .

Allora ha detto: ma possiamo diversificare queste

aree in funzione dei tiranti e della velocità.

L’hanno fatto, si è deregolamentato, adesso su

alcune zone sono ritornati indietro perché molti di questi

lavori, che tra l’altro mi sono anche tolto la sodd isfazione

di pubblicare su un giornale internazionale, sebben e una

consulenza ma di ampio respiro... trovate sul sito del

Dianese, sono sei corsi d’acqua, sembra un po’ Olbi a da

questo punto di vista la zona di Diano Marina a ove st di

Genova vicino ad Imperia, in questa cosa hanno fatt o un po’

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marcia indietro.

Ovviamente quando non sono studiati con molta

attenzione questi lavori producono degli errori, pe rché

oltre alla portata di progetto c’è il volume.

Allora uno potrebbe dire: ma qual è la variabile

di progetto che devo fare per disegnare un’area cri tica di

allagamento? È diverso da quello di segnare un cana le.

C’è un mondo dietro, credetemi, ma per questo c’è

chi studia queste cose.

Per quanto riguarda la giusta osservazione sempre

del Consigliere Putzu, messa un po’ in dubbio dalle

affermazioni del Consigliere Pizzadili, sull’effica cia delle

casse di laminazione perché piccole rispetto al vol ume che

cade sul bacino, devo ricordare che non va confusa quella

che è la portata con il volume, non vanno fatti que sti conti

così brutalmente, vanno seguiti con le dovute caute le.

Cioè la vasca di laminazione, che in questo caso

non è altro che una specie di area verde che si int asa di

tanto in tanta, fa da ammortizzatore, invasa il vol ume, ma

mentre invasa l’acqua esce con la portata che perme tte il

canale.

È sbagliato calcolarla come un volume chiuso dove

l’acqua non esce, moltiplicando la pioggia, che tra l’altro

è la pioggia delle 24 ore per tutta l’area del baci no, non è

una diga, è sbagliato il concetto, si confonde il v olume con

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la portata, ossia un valore volumetrico con un flus so.

Un volume diviso il tempo non è il volume, è

diverso.

Questo per tranquillizzarla, ma anche per dire di

stare attenti per piacere a non assumere delle conc lusioni

sbagliando le definizioni di base dell’idraulica e

dell’idrologia, perché questo poi crea confusione.

Un’altra cosa a cui invece mi fa piacere

rispondere e chiarire all’assemblea anche a seguito delle

critiche, perché francamente sono sembrate anche a me un po’

così ma sono del tutto lecite e anche giuste.

Consigliere Pizzadili, anche io sono sanguigno

come te e quando uno è sanguigno in senso buono, ci oè

risponde con pathos, lo fa con la massima buona fed e, te ne

do atto, però non hai colto una cosa delicata che s iamo

riusciti a portare proprio per non stravolgere la c ittà, che

il distretto ci ha approvato: cioè quel combinato d isposto

di mitigazione del rischio fatto in parte con l’all argamento

del canale, ma in parte anche con il volume della c assa.

E’ l’insieme di quelle due opere che toglie tutte

le aree di mitigazione solo sui due canali.

Quindi non è che da una parte abbiamo fatto 200 e

da un’altra parte 50 perché ci girava la testa così , per

imbrogliare le carte, assolutamente no.

L’opera di difesa del Seligheddu e del San Nicola

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è la somma degli effetti delle due cose.

È evidente che siccome non è lineare, cioè la

portata con 50 anni di tempo di ritorno è circa 100 /120

metri cubi sul San Nicola, quella duecentennale è 2 50.

Cioè la differenza tra 50 e 200 in termini di

tempo di ritorno non è la stessa in termini di port ata,

quindi la vasca è un piccolo volume che assorbe que lla parte

per far portare a 200 anni l’insieme dell’opera.

Portare a 200 anni l’insieme dell’opera significa

che l’area a rischio, anche la H2 va via.

Quindi la città è salvaguardata, tutte le aree

spariscono.

Quello che ho cercato di dire è che facendo questi

lotti, perché purtroppo non abbiamo la bacchetta ma gica per

fare tutto in un momento, c’è un tempo di realizzaz ione e in

queste fasi di realizzazione si svincolano poco a p oco delle

aree.

Ma - e questa è una scelta di coscienza e ritorno

al cuore in mano – avrebbe avuto senso non pensare di

togliere quelle situazioni di sicuro rischio, tipo quei

ponticelli distrutti, quel tombino che ci sta al Pa ule Longa

che poi ha portato l’acqua alla scuola Maria Rocca.

Quella situazione anche il distretto l’ha

sofferta, perché ci hanno detto: tu ci stai chieden do di

autorizzare interventi che in realtà non sono a nor ma,

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perché all’inizio quelli non sono a norma a 200 ann i, sono a

norma solo quando li vedi nel combinato disposto di tutta

l’opera.

Però si sono convinti perché hanno visto che

dietro c’è un piano e hanno chiesto al Comune l’imp egno al

vincolo delle aree, ecco l’importanza di assumere q uesto

progetto, perché in questo modo loro riescono ad au torizzare

perché sono all’interno di un piano, di una terapia

completa, per usare un termine medico.

Questa era una cosa che mi faceva piacere dire.

Sono contento che questo lavoro abbia aiutato la

protezione civile perché, come ho detto, quello è

l’intervento zero.

Ho apprezzato molto il suo intervento Assessore

Russu, senza plageria, perché è stato un intervento preciso

e perché dice le cose che anche io vado dicendo non solo

dalla cattedra agli studenti.

È un insieme di operazioni di buon senso, una per

esempio: il divieto di sosta lungo i corsi d’acqua dove –

come vi ricordate dalle immagini che vi ho fatto ve dere - la

velocità della corrente che esonda è più forte di s trade

dove stanno più lontane, è anche intuitivo.

Se voi mettete il divieto di sosta quando c’è

l’allerta meteo, è un piccolo fastidio per la popol azione,

ma rispetto al pericolo, al danno che voi eliminate è un

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intervento che non costa niente o quasi niente.

Quando si parla di buon senso si parla di costi di

intervento rispetto a quello che si pagherebbe in c aso di

mancato allarme.

Cioè quelle scene di Genova, della gente che corre

a prendersi la propria macchina già circondata dall ’acqua,

la macchina è un bidone, galleggia per la spinta di

Archimede e quindi crea doppio danno e questo si co nosce già

dall’alluvione di Firenze del 66, dove le macchine – c’erano

già allora – si incastrano nelle piccole stradine d i Firenze

e fanno diga, fanno alzare i livelli, quindi i live lli più

alti maggioreranno.

C’è anche un rischio indiretto: la gente corre a

prendersi la macchina e quanta gente rimane nella m acchina,

soprattutto in queste macchine moderne dove, mi ins egnate,

essendo tutte elettriche le cose si blocca e quindi voi vi

trovate nell’acqua e non riuscite più ad aprire la porta.

Prima ci voleva la calma che ci voleva, però

aprivi il finestrino, compensavi la pressione a des tra e a

sinistra e riuscivi ad uscire.

Oggi con l’elettronica, bello il finestrino

elettrico però forse in macchina ci vorrebbe la pic cozza da

geologo in questo caso e ci vuole anche il sangue f reddo per

farlo!

Volevo solo rispondere al Consigliere Carzedda. Il

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discorso della partecipazione è importantissimo, pe rò la

partecipazione va fatta in diversi livelli, prima v a fatta

una partecipazione tra saggi, tra persone che parla no e

conoscono il problema.

Se io vado a parlare con uno che non conosce

l’idraulica, sarà tanto bravo in altre cose, si ris chia che

la soluzione è il non fare nulla.

La partecipazione è che invocata dalla

legislazione europea... queste cose mi sembravano d elle

osservazioni che volessero mettere in dubbio.

La partecipazione comincia da adesso, nel momento

che questo lavoro in qualche modo viene ufficializz ato.

Si dirà: questo è giusto, questo no, la cura però

non cambia, la cura è quella, ve lo dico con il cuo re in

mano.

Le domande sono state molto più articolate, io le

ho ridotte vista l’ora tarda, però se ci sono delle cose a

cui non ho risposto fatemelo presente.

PRESIDENTE

È stato chiarissimo.

La parola al Dottor Giovanni Tilocca.

DOTTOR TILOCCA

Prendo un minuto per dire due cose, la prima al

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Presidente del Consiglio: questi professionisti son o

convinti che l’urbanizzazione c’entri.

Magari non c’entra la casa direttamente, ma la

viabilità in conseguenza, è un dato di fatto, l’ha

dimostrato lui con il modello.

PRESIDENTE

E gli anni del PPR?

DOTTOR TILOCCA

Ne possiamo discutere, io ho fatto anche l’esempio

delle canne non a caso, ci sono tante cose su quel tema.

La seconda cosa è: canali di gronda o no. Come

diceva lui noi vi consigliamo questo, soffertissimo

programma, tra parentesi non pensiate che non ci si a

dialettica tra di noi, ci sono confronti, vedute di verse,

due impostazioni anche che in qualche modo divengon o

complementari ma che partono da modi di operare div ersi: io

sono sul campo e professor Mancini è la matematica.

Se si compendiano queste due cose è meglio.

Alla fine quello che possiamo dirvi è che l’ADIS e

l’Assessorato ai Lavori Pubblici sul tema del canal e di

gronda si sono pronunciati e ci hanno detto in modo assai

esplicito, almeno nell’ambito delle discussioni che

facciamo, che quelle sono soluzioni che loro non

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- 240 -

finanzierebbero.

PRESIDENTE

Una precisazione dall’ingegner Azzena.

INGEGNERE AZZENA

Intervengo per rispondere ad uno dei quesiti posti

dal Consigliere Fois: perché mancano le frazioni.

Le frazioni non sono state oggetto di questa parte

dello studio. Questa si è riferita all’ambito urban o della

città di Olbia e all’ambito periurbano.

La frazione di Pittulongu è già stata oggetto di

uno studio che è stato approvato come Art. 8 comma 2, il

cosiddetto studio di maggior dettaglio nel 2013

dall’autorità di bacino, abbiamo tre anni di tempo dal 2013

per fare la procedura di variante al PAI, mentre le altre

frazioni sono in fase di studio e verranno presenta te

successivamente.

Non inficiano questo percorso, avranno un percorso

separato che potrà anche sovrapporsi, però diciamo che

questo era quello assolutamente più urgente.

PRESIDENTE

La parola al Consigliere Spano per dichiarazioni

di voto.

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CONSIGLIERE SPANO GIORGIO

Avremmo potuto procedere direttamente con il voto,

ma io ritengo che sia utile, visto che c’è stato qu alche

piccolo tentennamento in aula consiliare, esprimere le

ragioni che ci portano a dire che intanto vogliamo votare,

le ragioni che ci portano ad esprimere in un certo modo il

nostro voto.

Abbiamo assistito ad una relazione che ha delle

basi solide che scaturiscono da un’analisi di detta glio dei

fenomeni, che certamente non è stata fatta mai prim a d’oggi,

quanto meno non è mai stata fatta in questo modo.

Si parla della nostra città, una città che è

cresciuta in fretta in periodi in cui non c’erano c ertamente

gli studi che si fanno oggi, in tempi nei quali

probabilmente non c’era questa attenzione nei confr onti di

un tema così importante come quello della pericolos ità

idraulica.

È vero che è una città cresciuta male, senza

programmazione, ma è anche vero che probabilmente c hi l’ha

fatta crescere in quegli anni non aveva proprio la

conoscenza neanche tecnica della pericolosità

dell’edificazione in determinati luoghi.

Non è vero che sono state allagate soltanto le

case vicine ai canali, perché l’onda di piena è and ata fino

a 200 metri dai canali, per cui pensare che a 200 m etri dal

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canale ancora non si è sicuri, allora dovremmo cost ruire le

città soltanto in collina.

Sono rimasto colpito però da un fatto: nella

simulazione dell’evento che è stata presentata dal professor

Mancini, in una prima simulazione le aree di allaga mento

risultavano notevolmente inferiori a quelle che si sono

effettivamente allagate il 18 novembre.

Ci si chiedeva come mai il modello dava quel

risultato, rispetto invece ad una realtà che dava u n

risultato completamente diverso.

È stato detto: abbiamo provato a togliere i ponti

che si interrompono e abbiamo già visto che la simu lazione

dava effetti completamente diversi.

Da qui mi viene da pensare che evidentemente la

ragione principale, forse quella che potrebbe porta re ad una

mitigazione maggiore del rischio, è proprio quella relativa

a tutte le opere, ma in particolar modo ai ponti ch e

costituiscono ostacolo per il deflusso normale dell e acque.

Anche da testimonianze dei cittadini che, come me

molte volte prima ancora dell’alluvione spesso vann o sui

canali per capire se ci sono pericoli, perché ci so no

persone che noi conosciamo, anche familiari, che ab itano

purtroppo in quelle zone, io spesso sono andato a v edere e

da testimonianze delle persone sappiamo che la magg ior parte

delle esondazioni sono dovute proprio al fatto che i ponti

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si tappano.

Mi raccontava l’altro giorno una persona che abita

lì nel quartiere di Isticareddu, che qualche tempo fa c’è

stata una piccola esondazione, il ponte era complet amente

tappato e a tappo del ponte c’era una mucca.

A volte non parliamo di alberi, di tronchi, ma è

sufficiente anche che un animale dalla campagna ven ga

trascinato che già può costituire un problema, perc hé con le

sezioni dei ponti che abbiamo visto basta una mucca ...

PRESIDENTE

Anche quella del PPR, la mucca sicuramente.

CONSIGLIERE SPANO GIORGIO

Mi viene da pensare che gli interventi prioritari

debbano essere soprattutto nell’attuale situazione rivolti

al miglioramento di quelle infrastrutture che sono

soprattutto date dai ponti, perché sono ad oggi la ragione

principale che ha causato i danni maggiori.

Poi ovviamente ci saranno anche le sezioni dei

canali e poi c’è tutto il resto, ma se tanto mi dà tanto, se

da una simulazioni a ponti liberi non sarebbe succe sso tutto

questo disastro è evidente che nei ponti risiede la causa

principale del problema.

C’è un altro aspetto sul quale io vorrei

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soffermarmi: questa differenza tra la pericolosità effettiva

e la pericolosità giuridica.

Questo è un aspetto a mio avviso interessante,

perché la pericolosità cosiddetta giuridica corrisp onde ad

un’ipotesi di rischio che però determina un vincolo

urbanistico di totale inedificabilità.

Mi riferisco a tutte quelle zone che poi

diventeranno zone a rischio HI4, che sono considera te nella

scala del rischio la scala più pericolosa, cioè que lla che

mette a rischio le vite umane, sapendo bene che que lle zone

non hanno il rischio effettivo, ma si tratta di un rischio

giuridico, perché ci sono abitazioni che non sono n eanche

state toccate dall’acqua, che da quella simulazione

giuridicamente sono classificabili HI4, ma di fatto sono

case che vanno all’asciutto.

Cos’è che dovremmo puntare? Il problema quale

sarà? Non tanto che si debbano edificare delle zone a

rischio, ma noi stiamo parlando di zone che sono gi à

edificate e ci sono due soluzioni: o quelle case le

abbattiamo e troviamo i soldi per costruirle altrov e,

altrimenti dobbiamo trovare il sistema perché in qu elle case

si possa continuare a vivere e si possano anche far e degli

interventi all’interno di quelle case.

Si era parlato tempo fa della possibilità di

consentire ad alcune abitazioni che potessero magar i

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- 245 -

delocalizzare dai piani terra fino ai piani superio ri e

questo secondo me è un modo per mettere la gente in salvo.

Dire che assolutamente si vieta tutto significa

volersi trincerare dietro una non assunzione di

responsabilità: tu lì comunque non fai niente, comu nque

vadano le cose, perché questo ti mette in salvo.

Non è così! E’ probabile che se una famiglia non

ha una camera da letto al piano superiore in una zo na che

potenzialmente è a rischio, è a mio avviso utile ch e possa

magari, non potendosi trasferire altrove, edificare una o

due camere al piano superiore, magari dismettendo l e camere

al piano terra, che saranno destinate a parcheggio o non so

a cos’altro e in questo modo dare delle risposte.

Si può fare perché lo prevedono anche delle norme

del Pai e lo dovremo prevedere anche noi.

Io credo che ci debba essere nell’imposizione del

vincolo, valutato il rischio, anche una certa gradu alità di

intervento.

Non sto parlando del fatto che si debba edificare

nelle zone a rischio, perché questo sarebbe da foll i, ma sto

parlando del fatto che bisogna ottimizzare delle co struzioni

che comunque ci sono, ottimizzare il tipo di interv ento che

sia sempre rivolto non all’edificazione o agli ampl iamenti,

ma semplicemente alla messa in sicurezza, che non s empre

coincide con il fatto che non si può fare nulla.

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Ci sono esempi di persone che vogliono chiudere la

porta, che vogliono chiudersi nella zona dove arriv a

l’acqua, ma non possono fare nessun tipo di interve nto oggi,

neanche un muretto, perché per costruire un muretto alto 90

centimetri, non dico nei limiti del canale, proprio nel

proprio lotto in una zona HI4 si deve fare un proge tto, fino

a quando non sarà approvato questo, di compatibilit à

idrogeologica.

Comunque è necessario che ci si soffermi su questi

aspetti e lo si dovrà fare subito, lo dico a chi an drà

all’autorità di bacino perché valuti questo aspetto , lo

faccio ai colleghi Consiglieri perché quando andrem o ad

approvare mi auguro, comunque ad esaminare i piani

urbanistici comunali si considerino questi aspetti, perché

non si può più pensare di programmare la città in m aniera

uniforme.

Una zona B in una zona alluvionale va trattata

diversamente da una zona B senza rischio.

Questi argomenti quindi dovremo riprenderli.

Io credo che si debba procedere comunque alla

votazione di questa proposta perché possa proseguir e il

proprio cammino, andare a Cagliari e ricevere, come è

dovuto, la relativa approvazione da parte degli ent i

competenti.

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PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pizzadili sull’ordine dei

lavori.

CONSIGLIERE PIZZADILI

Relativamente al punto 4 all’ordine del giorno

Proposta N. 123, avente ad oggetto: “approvazione s tudio di

variante al piano di assetto idrogeologico e studio del

quadro delle opere di mitigazione del rischio idrau lico nel

territorio di Olbia si procederà con il seguente or dine dei

lavori: nella prima seduta verrà illustrato l’argom ento e

forniti i chiarimenti al Consiglio Comunale; nella seduta di

prosecuzione si procederà con la valutazione del

provvedimento. Firmato il Presidente del Consiglio” .

Questo è quanto abbiamo stabilito l’altro giorno

nella Conferenza dei Capigruppo.

I Consiglieri assenti sanno che è domani la

prosecuzione della discussione e della votazione di questo

argomento.

Lei Presidente non può fare diversamente, non è

che oggi cambia quanto già disposto e concordato co n tutti i

Capigruppo.

PRESIDENTE

Oggi è già domani, mancano un paio di minuti.

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CONSIGLIERE PIZZADILI

Quindi lei sta contravvenendo a quanto...

PRESIDENTE

No, io ho detto altre cose a chi è andato via, che

poteva essere così non che doveva essere. Legga ben e.

CONSIGLIERE PIZZADILI

“Comunico inoltre che relativamente al punto 4

dell’ordine del giorno etc. si procederà con il seg uente

ordine dei lavori: nella prima seduta verrà illustr ato

l’argomento e forniti i chiarimenti e nella seduta di

prosecuzione – cioè domani perché c’è scritto prima - si

procederà alla votazione del provvedimento”, perché il

Consiglio è convocato anche per domani.

PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ricciu.

CONSIGLIERE RICCIU

Io credo che comunque la discussione fatta ci

abbia permesso di discutere un argomento importanti ssimo,

l’abbiamo ribadito tutti, forse uno degli argomenti più

importanti e purtroppo di necessità dobbiamo far vi rtù.

Credo comunque che questa approvazione debba

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essere spiegata alla città; abbiamo corso tanto per ché era

necessario dare una risposta e siamo d’accordo, mi riferisco

anche all’Assessore Careddu, però io credo che sia

necessario che la città sappia esattamente cosa sti amo

facendo e perché lo stiamo facendo.

Non è assolutamente collegato il discorso che

un’Amministrazione faccia una scelta così important e, dal

fatto che la città sappia il perché di questa scelt a, quindi

è fondamentale che il Sindaco, l’Assessore all’Urba nistica,

gli Assessori che hanno partecipato da domani evide nzino e

spieghino perfettamente il perché di questa scelta, del

fatto che siamo stati condizionati a questa scelta.

E’ innegabile che la città rispetto ad una

pianificazione futura subirà delle modificazioni, è

assolutamente innegabile perché purtroppo non sarem o pronti

con i soldi e con gli investimenti per ridurre il r ischio

idrogeologico che noi ricerchiamo con questo docume nto, con

questa approvazione.

Quindi, ripeto, lascio al Sindaco e alla Giunta, a

chi di competenza da domani la necessità di dover s piegare

alla città il perché questo voto e questa impostazi one

rispetto alle possibilità in campo.

Per quanto ci riguarda siamo assolutamente

d’accordo a votare e voteremo chiaramente come grup po del PD

favorevolmente il documento.

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PRESIDENTE

La ringrazio Consigliere Ricciu, tuttavia devo

dare atto che relativamente al punto 4 all’ordine d el giorno

effettivamente è precisato nella convocazione, quin di

l’unica possibilità che potessimo votare oggi quest o ordine

del giorno è che avessimo esaurito tutti i punti de l

Consiglio.

Siccome questo non è possibile e dobbiamo chiudere

i lavori prima della mezzanotte, in ossequio a quan to ho

scritto nella convocazione del Consiglio Comunale, la

votazione si terrà domani.

Quindi il Consiglio è convocato per domani alle 15

e 30.

LA SEDUTA È SCIOLTA