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Interruttore Partiamo dall‟interruttore. L‟immagine accanto ti fa vedere l‟interruttore da dietro. Come è possibile notare dalla figura ha solo due morsetti . Nell‟interruttore vanno inseriti la fase e il ritorno di lampada. L‟interruttore serve per accendere e spegnere una o più lampade ma da un solo punto . Forse l‟elemento più utilizzato nei nostri appartamenti. Come dice il nome stesso , l‟interruttore serve ad interrompere la fase e quindi a non far arrivare la corrente alla lampada. Difatti l‟interruttore all‟interno ha un semplice contatto che quando si chiude ( cioè quando lo mettiamo in posizione acceso ) fa passare la corrente e quindi accendere la lampada Pulsante Il pulsante visto da dietro è uguale all‟interruttore. Come dice la parola stessa il pulsante , serve per dare solo un impulso. Infatti è provvisto di una molla interna che una volta premuto lo fa tornare indietro. Serve soprattutto negli impianti fatti con i relè , dove bisogna dare un impulso alla bobina per eccitarla, o più semplicemente per far suonare il campanello di casa.

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Interruttore

Partiamo dall‟interruttore. L‟immagine accanto ti fa vedere l‟interruttore da dietro. Come è possibile

notare dalla figura ha solo due morsetti . Nell‟interruttore vanno inseriti la fase e il ritorno di lampada.

L‟interruttore serve per accendere e spegnere una o più lampade ma da un solo punto .

Forse l‟elemento più utilizzato nei nostri appartamenti. Come dice il nome stesso , l‟interruttore serve ad

interrompere la fase e quindi a non far arrivare la corrente alla lampada. Difatti l‟interruttore all‟interno

ha un semplice contatto che quando si chiude ( cioè quando lo mettiamo in posizione acceso ) fa

passare la corrente e quindi accendere la lampada

Pulsante

Il pulsante visto da dietro è uguale all‟interruttore. Come dice la parola stessa il pulsante , serve per

dare solo un impulso. Infatti è provvisto di una molla interna che una volta premuto lo fa tornare

indietro. Serve soprattutto negli impianti fatti con i relè , dove bisogna dare un impulso alla bobina per

eccitarla, o più semplicemente per far suonare il campanello di casa.

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Deviatore

Il deviatore ha tre morsetti dietro. Serve quando abbiamo la necessità di accendere una o più lampade

da due punti diversi. Dietro al deviatore partiranno due fili , che vano all’altro deviatore . Nell’altro

morsetto andrà da una parte il ritorno di lampada e dall’altra ( sull’altro deviatore) la fase. Infatti

questo tipo di soluzione si chiama anche punto luce deviato , perché’ devia la fase.

Invertitore

L‟invertitore ha quattro contatti. L‟invertitore ci occorre quando dobbiamo comandare una o più luci da

più di due punti diversi. Difatti basta aggiungerne uno per ogni punto di accensione ( oltre ai primi due

deviatori ) . Ad esempio se vogliamo accendere da quattro cinque punti diversi la stessa

lampada , ci occorreranno due deviatori e tre invertitori. Se da tre punti due deviatori e un

invertitore. Dietro all’invertitore vanno attaccati sui morsetti di destra i cavi che vengono dal

primo deviatore e su quelli di sinistra i cavi che vengono del secondo deviatore.

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Interruttore bipolare

L‟interruttore Bipolare è da dietro molto simile all‟invertitore ed è molto facile confonderli. La differenza

in questo caso si vede dal “fronte” . Difatti il Bipolare ha i classici simboli 0-1 stampati sulla sua faccia.

Il bipolare ha una funzione completamente diversa dall‟invertitore, difatti serve per attaccare e staccare

elettrodomestici tipo forno , lavatrice, lavastoviglie, che hanno una carico molto “pesante”

Le differenze tra interruttore, deviatore e invertitore.

Ricapitolando, l’interruttore elettrico letteralmente interrompe il cavo della fase. Attraverso il

pulsante si dà un impulso alla molla posta dentro, attivando o disattivando il contatto all‟interno.

Il deviatore invece è deputato a gestire i punti luce da due punti diversi del locale. Da ciò si

capisce perché il deviatore debba essere sempre utilizzato insieme a un altro deviatore, così da

poter controllare, accendendo o spegnendo, la luce da diverse postazioni.

Di base quindi la differenza è semplice, il deviatore si usa tutte le volte che abbiamo la necessità

di accendere la luce da due punti distanti nello spazio.

Allo sguardo di una persona inesperta il deviatore può risultare in tutto e per tutto simile a un

interruttore. Nella sua parte posteriore però il deviatore ha tre morsetti, mentre l’interruttore ha

soltanto due morsetti.

Da una parte c‟è il cavo di fase che viene inserito nel morsetto contraddistinto dalla Lettera -L e

appunto „deviato‟, esteso fino all‟altro deviatore elettrico da utilizzare in coppia. Allo stesso modo un

altro cavo parte dal secondo morsetto del primo deviatore e si collega al secondo morsetto del secondo

deviatore. Infine c‟è l‟ultimo morsetto del secondo deviatore, che deve essere connesso con l‟ultimo

morsetto del primo deviatore.

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A questo punto dal morsetto centrale del secondo deviatore viene fatto uscire un altro filo (di solito

contraddistinto con un colore diverso), che porta la fase al carico.

Saper distinguere un interruttore semplice da un interruttore deviatore è dunque questione di occhio.

Il deviatore ha sul retro tre entrate, tre morsetti, l‟interruttore soltanto due.

Punto luce deviato(Esempio con 2 Deviatori)

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Punto luce invertito

Infine prendiamo in considerazione la struttura di un invertitore. Si tratta della tipologia di

interruttore più complessa. L’invertitore infatti è utile qualora si decida di gestire una luce da tre

punti dislocati in posizione differente a livello spaziale. Per gestire tre punti di controllo luce per

la stessa lampada avremo bisogno di due deviatori e un invertitore.

Quando è necessario accendere la luce da tre o più punti?

Nelle nostre case esistono locali e stanze dove ci fermiamo più spesso che in altre, come saloni e

camere da letto. Poi esistono anche luoghi di passaggio, di transito, come corridoi o scale. In queste

situazioni è davvero utile poter gestire le stesse luci da più punti, in modo da non dover tornare ogni

volta indietro.

Valutando al meglio le necessità di ogni singolo locale, e soprattutto i percorsi e gli snodi di passaggio

in casa, possiamo dunque andare a definire con precisione di quale tipo di interruttore abbiamo

bisogno.

Per noi non addetti ai lavori, poco esperti di elettricità, le differenze tra interruttore, deviatore e

invertitore riguardano soprattutto lo schema delle luci da gestire, la grandezza delle stanze, la praticità

nel controllo dell‟impianto.

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Nella pratica, quando si vanno a controllare le stesse luci da tre o più punti avremo bisogno di due

deviatori e di un numero di invertitori pari ai punti da cui vogliamo gestire la lampada.

Nel caso avessimo quattro punti diversi con interruttori, il nostro schema sarà costituito dagli stessi due

deviatori e da due invertitori. Si parla in genere di Deviatore A e Deviatore B – solo per necessità di

individuazione.

Tra il Deviatore A e il Deviatore B viene installato un invertitore. Il primo deviatore serve a dirottare il

cavo della fase su uno dei due rami del circuito.

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Punto luce comandato da Relè

Il relè è un dispositivo elettrico comandato dalle variazioni di corrente per influenzare le condizioni di un

altro circuito. In sostanza, il relè è un deviatore che non viene azionato a mano, ma da

un elettromagnete.

L'elettromagnete, chiamato anche elettrocalamita, è un elemento elettrotecnico costituito da un

nucleo in materiale ferromagnetico (di solito ferro ) su cui è avvolto un solenoide, ovvero una bobina di

molte spire di filo elettrico. Lo scopo dell'elettromagnete è di generare un campo magnetico da

una corrente elettrica e si differenzia per questo dall'induttore, dove il fenomeno dell'induttanza è

sfruttato per accumulare energia.

Il primo elettromagnete fu costruito nel 1824 dall'ingegnere britannico William Sturgeon (1783 - 1850),

come diretta conseguenza delle relazioni tra correnti e magnetismo scoperte pubblicate daHans

Christian Ørsted del 1820. Un ruolo fondamentale nello studio e nello sviluppo di questo dispositivo

elettrico si deve al fisico statunitense Joseph Henry .

Fase 1 Interruttore spento Fase 2 Interruttore acceso

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L'intensità del campo magnetico generato può essere calcolata con le regole dell'induzione

magnetica ed essenzialmente:

è proporzionale al numero di spire che costituiscono l'avvolgimento, L'aumento del numero di spire

e quindi della lunghezza del filo riduce però la corrente circolante (a parità di tensione) in

conseguenza della legge di Ohm, per ovviare al problema si deve aumentare la sezione del filo.

è proporzionale alla corrente circolante nell'avvolgimento, l'attraversamento di corrente, genera

calore prodotto per effetto Joule, bisogna quindi porvi rimedio con lo smaltimento.

Per quanto riguarda la forza sviluppata dal campo magnetico, la sua intensità diminuisce con il

quadrato della distanza tra le parti, per questo l'elettromagnete è efficace solo a breve distanza.

Se la bobina è alimentata con una corrente variabile, il campo magnetico è a sua volta variabile e così

la forza prodotta.

I picconi del relè costituiscono gli interruttori o gli scambi, il cui stato (aperto o chiuso) dipende

dall'eccitazione dell'elettromagnete.

Quando l'elettromagnete di un comune relè a tre contatti è a riposo, il contatto mobile risulta

elettricamente connesso ad un contatto fisso formando un circuito chiuso; un terzo contatto, anch'esso

fisso, risulta invece disconnesso (circuito aperto). Quando l'elettromagnete viene eccitato la situazione

si inverte: il contatto mobile si sposta disconnettendosi dal primo contatto fisso e connettendosi all'altro.

I contatti fissi sono quindi rispettivamente detti normalmente chiuso (NC) e normalmente

aperto (NO), in chiaro riferimento allo stato normale (cioè quando l'elettromagnete è

diseccitato).

I relè con due contatti sono generalmente di tipo normalmente aperto. Esistono in commercio relè

con un numero di contatti multiplo di due o di tre, dove cioè sono presenti più interruttori o deviatori

comandati simultaneamente dallo stesso elettromagnete.

Il termine relè deriva dal francese relais, che indicava ognuna delle stazioni di posta dove i messi

postali, durante il loro itinerario, potevano cambiare i cavalli in modo da svolgere più celermente il loro

servizio; per analogia, ai primordi della telegrafia, si usò il termine relè nell'indicare i dispositivi grazie ai

quali si trasferiva un messaggio in codice Morse da una stazione di partenza a una stazione di arrivo,

come se un virtuale messo postale si servisse di tali dispositivi per arrivare finalmente alla meta.

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1.Relè a riposo

2.Relè eccitato

Dato un numero elevatissimo di relè installati in tutto il mondo, sono state concepite negli anni ben tre

generazioni di relè.

Prima generazione: in questa generazione troviamo i più semplici e ingombranti dispositivi, che

inoltre richiedono una notevole energia per funzionare. Vengono comunque utilizzati al giorno

d'oggi per impianti di Illuminazione e nella conduzione di macchine elettriche.

Seconda generazione: questi relè si trovano di dimensioni piuttosto ridotte, e nonostante ciò

godono di una ottima efficienza e richiedono una ridotta quantità di corrente elettrica. Vengono

adottati in ambiti medici, di telecontrollo e in dispositivi elettrici d'ufficio.

Terza generazione: derivati da quelli di seconda generazione, questi relè hanno spesso

incorporato un circuito integrato, il quale aumenta le prestazioni e il numero di compiti che potrebbe

svolgere, anche grazie alle ridotte dimensioni ma soprattutto alla possibilità di essere programmato.

Prende così il nome di relè IC.

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Relè passo passo

I relè passo-passo sono utilizzati al posto di deviatori e invertitori, in quanto il loro uso consente

numerosi vantaggi:

1) l'impianto elettrico è molto semplice, facile da realizzare e soprattutto da modificare ed

espandere;

2) il carico non passa attraverso i conduttori dei pulsanti e pertanto questi ultimi possono essere di

sezione molto piccola;

3) esistono in commercio relè di diversi tipi, che oltre ad accendere e spegnere possono anche

regolare l'intensità luminosa, realizzare più accensioni con lo stesso comando ed effettuare

accensioni temporizzate (ad esempio scale dei condomini).

Ogni volta che la bobina viene percorsa da corrente (in temine tecnico si dice “eccitata”), il campo

magnetico generato muove la barretta che fa fare uno scatto alle camme della rotella, chiudendo e

aprendo alternativamente il contatto contrassegnato dai numeri 1 e 2.

Ad ogni pressione del pulsante il relè passo-passo effettuerà la commutazione: se il contatto era

aperto si chiude, se invece era chiuso si apre; si veda a riguardo lo schema seguente.

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Il relè temporizzatore, è un altro dispositivo utilizzato in impianti civili per diverse applicazioni,

sostanzialmente per temporizzare l‟evento di comando per un generico carico o un dispositivo.

Questo tipo di relè, risulta semplice da cablare, in quanto lo schema, come al solito riportato sul

relè stesso o sul foglio di istruzioni del relè risulta molto chiaro e non differisce di molto dai

precedenti per il lato comando, ovvero il pulsante P taglia un lato di alimentazione della bobina, ed

il relativo contatto di uscita che comanda il carico. In questo relè la variante è quella di dover

settare il timer al tempo necessario per l‟applicazione che si vuole ottenere. Un esempio classico è

quello del relè temporizzatore per le luci del vano scale di un‟abitazione. Tramite l‟ausilio di

condensatori ritardano la fase di diseccitazione della bobina.