Pulsante - scuolanext.weebly.com · Difatti basta aggiungerne uno per ogni punto di accensione (...
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Interruttore
Partiamo dall‟interruttore. L‟immagine accanto ti fa vedere l‟interruttore da dietro. Come è possibile
notare dalla figura ha solo due morsetti . Nell‟interruttore vanno inseriti la fase e il ritorno di lampada.
L‟interruttore serve per accendere e spegnere una o più lampade ma da un solo punto .
Forse l‟elemento più utilizzato nei nostri appartamenti. Come dice il nome stesso , l‟interruttore serve ad
interrompere la fase e quindi a non far arrivare la corrente alla lampada. Difatti l‟interruttore all‟interno
ha un semplice contatto che quando si chiude ( cioè quando lo mettiamo in posizione acceso ) fa
passare la corrente e quindi accendere la lampada
Pulsante
Il pulsante visto da dietro è uguale all‟interruttore. Come dice la parola stessa il pulsante , serve per
dare solo un impulso. Infatti è provvisto di una molla interna che una volta premuto lo fa tornare
indietro. Serve soprattutto negli impianti fatti con i relè , dove bisogna dare un impulso alla bobina per
eccitarla, o più semplicemente per far suonare il campanello di casa.
Deviatore
Il deviatore ha tre morsetti dietro. Serve quando abbiamo la necessità di accendere una o più lampade
da due punti diversi. Dietro al deviatore partiranno due fili , che vano all’altro deviatore . Nell’altro
morsetto andrà da una parte il ritorno di lampada e dall’altra ( sull’altro deviatore) la fase. Infatti
questo tipo di soluzione si chiama anche punto luce deviato , perché’ devia la fase.
Invertitore
L‟invertitore ha quattro contatti. L‟invertitore ci occorre quando dobbiamo comandare una o più luci da
più di due punti diversi. Difatti basta aggiungerne uno per ogni punto di accensione ( oltre ai primi due
deviatori ) . Ad esempio se vogliamo accendere da quattro cinque punti diversi la stessa
lampada , ci occorreranno due deviatori e tre invertitori. Se da tre punti due deviatori e un
invertitore. Dietro all’invertitore vanno attaccati sui morsetti di destra i cavi che vengono dal
primo deviatore e su quelli di sinistra i cavi che vengono del secondo deviatore.
Interruttore bipolare
L‟interruttore Bipolare è da dietro molto simile all‟invertitore ed è molto facile confonderli. La differenza
in questo caso si vede dal “fronte” . Difatti il Bipolare ha i classici simboli 0-1 stampati sulla sua faccia.
Il bipolare ha una funzione completamente diversa dall‟invertitore, difatti serve per attaccare e staccare
elettrodomestici tipo forno , lavatrice, lavastoviglie, che hanno una carico molto “pesante”
Le differenze tra interruttore, deviatore e invertitore.
Ricapitolando, l’interruttore elettrico letteralmente interrompe il cavo della fase. Attraverso il
pulsante si dà un impulso alla molla posta dentro, attivando o disattivando il contatto all‟interno.
Il deviatore invece è deputato a gestire i punti luce da due punti diversi del locale. Da ciò si
capisce perché il deviatore debba essere sempre utilizzato insieme a un altro deviatore, così da
poter controllare, accendendo o spegnendo, la luce da diverse postazioni.
Di base quindi la differenza è semplice, il deviatore si usa tutte le volte che abbiamo la necessità
di accendere la luce da due punti distanti nello spazio.
Allo sguardo di una persona inesperta il deviatore può risultare in tutto e per tutto simile a un
interruttore. Nella sua parte posteriore però il deviatore ha tre morsetti, mentre l’interruttore ha
soltanto due morsetti.
Da una parte c‟è il cavo di fase che viene inserito nel morsetto contraddistinto dalla Lettera -L e
appunto „deviato‟, esteso fino all‟altro deviatore elettrico da utilizzare in coppia. Allo stesso modo un
altro cavo parte dal secondo morsetto del primo deviatore e si collega al secondo morsetto del secondo
deviatore. Infine c‟è l‟ultimo morsetto del secondo deviatore, che deve essere connesso con l‟ultimo
morsetto del primo deviatore.
A questo punto dal morsetto centrale del secondo deviatore viene fatto uscire un altro filo (di solito
contraddistinto con un colore diverso), che porta la fase al carico.
Saper distinguere un interruttore semplice da un interruttore deviatore è dunque questione di occhio.
Il deviatore ha sul retro tre entrate, tre morsetti, l‟interruttore soltanto due.
Punto luce deviato(Esempio con 2 Deviatori)
Punto luce invertito
Infine prendiamo in considerazione la struttura di un invertitore. Si tratta della tipologia di
interruttore più complessa. L’invertitore infatti è utile qualora si decida di gestire una luce da tre
punti dislocati in posizione differente a livello spaziale. Per gestire tre punti di controllo luce per
la stessa lampada avremo bisogno di due deviatori e un invertitore.
Quando è necessario accendere la luce da tre o più punti?
Nelle nostre case esistono locali e stanze dove ci fermiamo più spesso che in altre, come saloni e
camere da letto. Poi esistono anche luoghi di passaggio, di transito, come corridoi o scale. In queste
situazioni è davvero utile poter gestire le stesse luci da più punti, in modo da non dover tornare ogni
volta indietro.
Valutando al meglio le necessità di ogni singolo locale, e soprattutto i percorsi e gli snodi di passaggio
in casa, possiamo dunque andare a definire con precisione di quale tipo di interruttore abbiamo
bisogno.
Per noi non addetti ai lavori, poco esperti di elettricità, le differenze tra interruttore, deviatore e
invertitore riguardano soprattutto lo schema delle luci da gestire, la grandezza delle stanze, la praticità
nel controllo dell‟impianto.
Nella pratica, quando si vanno a controllare le stesse luci da tre o più punti avremo bisogno di due
deviatori e di un numero di invertitori pari ai punti da cui vogliamo gestire la lampada.
Nel caso avessimo quattro punti diversi con interruttori, il nostro schema sarà costituito dagli stessi due
deviatori e da due invertitori. Si parla in genere di Deviatore A e Deviatore B – solo per necessità di
individuazione.
Tra il Deviatore A e il Deviatore B viene installato un invertitore. Il primo deviatore serve a dirottare il
cavo della fase su uno dei due rami del circuito.
Punto luce comandato da Relè
Il relè è un dispositivo elettrico comandato dalle variazioni di corrente per influenzare le condizioni di un
altro circuito. In sostanza, il relè è un deviatore che non viene azionato a mano, ma da
un elettromagnete.
L'elettromagnete, chiamato anche elettrocalamita, è un elemento elettrotecnico costituito da un
nucleo in materiale ferromagnetico (di solito ferro ) su cui è avvolto un solenoide, ovvero una bobina di
molte spire di filo elettrico. Lo scopo dell'elettromagnete è di generare un campo magnetico da
una corrente elettrica e si differenzia per questo dall'induttore, dove il fenomeno dell'induttanza è
sfruttato per accumulare energia.
Il primo elettromagnete fu costruito nel 1824 dall'ingegnere britannico William Sturgeon (1783 - 1850),
come diretta conseguenza delle relazioni tra correnti e magnetismo scoperte pubblicate daHans
Christian Ørsted del 1820. Un ruolo fondamentale nello studio e nello sviluppo di questo dispositivo
elettrico si deve al fisico statunitense Joseph Henry .
Fase 1 Interruttore spento Fase 2 Interruttore acceso
L'intensità del campo magnetico generato può essere calcolata con le regole dell'induzione
magnetica ed essenzialmente:
è proporzionale al numero di spire che costituiscono l'avvolgimento, L'aumento del numero di spire
e quindi della lunghezza del filo riduce però la corrente circolante (a parità di tensione) in
conseguenza della legge di Ohm, per ovviare al problema si deve aumentare la sezione del filo.
è proporzionale alla corrente circolante nell'avvolgimento, l'attraversamento di corrente, genera
calore prodotto per effetto Joule, bisogna quindi porvi rimedio con lo smaltimento.
Per quanto riguarda la forza sviluppata dal campo magnetico, la sua intensità diminuisce con il
quadrato della distanza tra le parti, per questo l'elettromagnete è efficace solo a breve distanza.
Se la bobina è alimentata con una corrente variabile, il campo magnetico è a sua volta variabile e così
la forza prodotta.
I picconi del relè costituiscono gli interruttori o gli scambi, il cui stato (aperto o chiuso) dipende
dall'eccitazione dell'elettromagnete.
Quando l'elettromagnete di un comune relè a tre contatti è a riposo, il contatto mobile risulta
elettricamente connesso ad un contatto fisso formando un circuito chiuso; un terzo contatto, anch'esso
fisso, risulta invece disconnesso (circuito aperto). Quando l'elettromagnete viene eccitato la situazione
si inverte: il contatto mobile si sposta disconnettendosi dal primo contatto fisso e connettendosi all'altro.
I contatti fissi sono quindi rispettivamente detti normalmente chiuso (NC) e normalmente
aperto (NO), in chiaro riferimento allo stato normale (cioè quando l'elettromagnete è
diseccitato).
I relè con due contatti sono generalmente di tipo normalmente aperto. Esistono in commercio relè
con un numero di contatti multiplo di due o di tre, dove cioè sono presenti più interruttori o deviatori
comandati simultaneamente dallo stesso elettromagnete.
Il termine relè deriva dal francese relais, che indicava ognuna delle stazioni di posta dove i messi
postali, durante il loro itinerario, potevano cambiare i cavalli in modo da svolgere più celermente il loro
servizio; per analogia, ai primordi della telegrafia, si usò il termine relè nell'indicare i dispositivi grazie ai
quali si trasferiva un messaggio in codice Morse da una stazione di partenza a una stazione di arrivo,
come se un virtuale messo postale si servisse di tali dispositivi per arrivare finalmente alla meta.
1.Relè a riposo
2.Relè eccitato
Dato un numero elevatissimo di relè installati in tutto il mondo, sono state concepite negli anni ben tre
generazioni di relè.
Prima generazione: in questa generazione troviamo i più semplici e ingombranti dispositivi, che
inoltre richiedono una notevole energia per funzionare. Vengono comunque utilizzati al giorno
d'oggi per impianti di Illuminazione e nella conduzione di macchine elettriche.
Seconda generazione: questi relè si trovano di dimensioni piuttosto ridotte, e nonostante ciò
godono di una ottima efficienza e richiedono una ridotta quantità di corrente elettrica. Vengono
adottati in ambiti medici, di telecontrollo e in dispositivi elettrici d'ufficio.
Terza generazione: derivati da quelli di seconda generazione, questi relè hanno spesso
incorporato un circuito integrato, il quale aumenta le prestazioni e il numero di compiti che potrebbe
svolgere, anche grazie alle ridotte dimensioni ma soprattutto alla possibilità di essere programmato.
Prende così il nome di relè IC.
Relè passo passo
I relè passo-passo sono utilizzati al posto di deviatori e invertitori, in quanto il loro uso consente
numerosi vantaggi:
1) l'impianto elettrico è molto semplice, facile da realizzare e soprattutto da modificare ed
espandere;
2) il carico non passa attraverso i conduttori dei pulsanti e pertanto questi ultimi possono essere di
sezione molto piccola;
3) esistono in commercio relè di diversi tipi, che oltre ad accendere e spegnere possono anche
regolare l'intensità luminosa, realizzare più accensioni con lo stesso comando ed effettuare
accensioni temporizzate (ad esempio scale dei condomini).
Ogni volta che la bobina viene percorsa da corrente (in temine tecnico si dice “eccitata”), il campo
magnetico generato muove la barretta che fa fare uno scatto alle camme della rotella, chiudendo e
aprendo alternativamente il contatto contrassegnato dai numeri 1 e 2.
Ad ogni pressione del pulsante il relè passo-passo effettuerà la commutazione: se il contatto era
aperto si chiude, se invece era chiuso si apre; si veda a riguardo lo schema seguente.
Il relè temporizzatore, è un altro dispositivo utilizzato in impianti civili per diverse applicazioni,
sostanzialmente per temporizzare l‟evento di comando per un generico carico o un dispositivo.
Questo tipo di relè, risulta semplice da cablare, in quanto lo schema, come al solito riportato sul
relè stesso o sul foglio di istruzioni del relè risulta molto chiaro e non differisce di molto dai
precedenti per il lato comando, ovvero il pulsante P taglia un lato di alimentazione della bobina, ed
il relativo contatto di uscita che comanda il carico. In questo relè la variante è quella di dover
settare il timer al tempo necessario per l‟applicazione che si vuole ottenere. Un esempio classico è
quello del relè temporizzatore per le luci del vano scale di un‟abitazione. Tramite l‟ausilio di
condensatori ritardano la fase di diseccitazione della bobina.