Puglia_in giugno 2012

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sulla strada dei GIUGNO 2012 C 2,00 social INTERVISTE A FABRYKA E U PAPUN I DIALOGHI CAMBIAMENTO ` DEL SCHERMA A CINQUECERCHI in pug il magazine dell’eccellenza pugliese

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Il magazine dell'eccellenza pugliese

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Sommario

5 L’ editoriale

giugno 2012 - numero 4

La Puglia vista daAntonio StornaioloSiete mancini?

7

Sulla strada dei social

Un cinguettio ci salverà 8

Se Twitter è ancora un mistero... 10

Glossario 12

RIciclare alla moda

Swap party, riciclare con fantasia 16

(A)vendo talento 16

Tutti pazzi per il gelato 18

La pasta perfetta è pugliese 19

s torie tyles

ustog18

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Sommario2

14Tirocinio formativo attivo,per insegnare devi passare da qui

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GIUGNO 2012 C 2,00

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Sommario

Venti di cambiamento su Trani 20

Nel segno di Nicola 22 Le ferite di Jara 24

Palazzo dei Celestini 26

Sfogliando la Puglia 28

38Le cattedrali pugliesi sul mare Scherma a cinquecerchi

La scherma è pronta per i cinque cerchi 38

Dove nascono speranze 40

Vale, portaci a Londra 41

Indiesposti 34 C’è una nuova Fabrykadi musica e creatività 36

Italia e Montenegro dialogano sull’arte 37

A Bari Maggio è per l’infanzia 37

3420

32 entieris ports

ulturac pettacolis

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fabio Paparella

E ora dei lettori trepuntozero

L’editoriale

[email protected]

Siamo onesti, muoversi in questo marasma di socialmedia è una impresa titanica. Non fai a tempo a conoscere Facebook, che devi andare a stu-diarti google plus; stai ancora lì a ripassare il concetto di cerchie che ap-prendi che tutti quanti hanno un profilo su LinkedIn e tu, che sei un pro-fessionista, non puoi mancare. E le foto? su Yfrog ovviamente, anzi no, su Instagram, no, no, no condividiamole con Pintrest... Insomma è una battaglia dura da vincere, impossibile essere presenti su tutti i nuovi media. In questa giungla però, è chiaro che twitter oggi è la piattafor-ma del momento. Il microblogging si è imposto come vero e pro-prio socialmedia ma riserva ancora per molti, diversi lati oscu-ri: tutti lo vogliono ma ancora non tutti lo sanno usare, o se mi passate la metafora per rimanere in termini “orinitologici”: tutti vo-gliono volare ma in pochi ancora hanno imparato a distendere le ali. In questo numero abbiamo deciso di dedicare la rubrica “storie” ai social media ed in particolare a twitter che, nonostante le difficoltà che qualcuno possa incontrare nel suo utilizzo, si sta affermando come una vera e pro-pria rivoluzione (del resto ve ne parliamo da qualche numero).Anche la nostra redazione ha fatto un piccolo passo avanti, verso il fu-turo.In queste settimane molti di voi avranno avuto modo di testare il nostro nuovo modo di fare informazione attraverso i social media e per scelta abbiamo deciso di sacrificare in questo momento la classica impostazi-one del sito di informazioni e di sacrificare l’altrettanto classico magazine cartaceo. Probabilemnte queste scelte ci stanno costando qualcosa in termini di lettori e di inserzioni pubblicitarie ma siamo sicuri che alla fine tutto si riequilibrierà.Non temete caro lettore, presto avremo anche noi un sito più semplice, più “classico”, oggi, però, vogliamo che il sito sia la cosa meno impor-tante di noi, vogliamo navigare nel mare aperto delle cerchie, dei follower e dei mi piace.Il senso di questa scelta, caro amico lettore, è quello di renderti consa-pevole dell’epocale cambiamento del mondo dell’informazione: forse la carta non verrà mai abbandonata, forse i giornali on line continueranno ad essere come ora, ma di certo l’informazione non sarà più come prima. Stiamo andando verso una comunicazione 3.0 ormai. Ora il protagonista sei tu!Anche per noi, soprattutto per noi...Ora la nostra distribuzione sei tu, il nostro reporter diffuso sei sempre tu! Scarica il pdf online gratuitamente e diffondilo, segnalalo ai tuoi amici come se fosse tuo, scrivici una notizia in un tweet, fotografa la bellezza incantevole di questa Terra per noi. Questo giornale ormai è di fatto tuo. Abbiamo avviato un processo di cambiamento dove, tu lettore, sarai chiamato ad interagire; sarai per noi “uno dei nostri”. Passatemi la ba-nale parafrasi di uno slogan di un noto centro commerciale: “Puglia in sei tu, chi può darti di più”.Insomma le tag dunque saranno interazione, sondaggi, foto... Puglia in sta sbocciando come un fiore fa di questi tempi... non è più un semplice magazine, ma uno stile di vita.

Stiamo lavorando per una grande casa comune dell’informazione, sce-gliamo insieme come arredarla.

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antonio stornaiolo

Siete mancini?

La Puglia vista da

Anche in Puglia, come nel resto del Paese, tanto è il malcontento dei cittadini per l’andazzo preso dalla politica con la p minuscola. Tra tanto ciarpame e qualunquismo, ormai ogni elettore non è più sicuro della sua scelta e delle sue ideologie. A destra come a sinistra.

E proprio ai simpatizzanti di quest’ultimo schieramento, la sinistra, offriamo questo breve vademecum per verificare il loro spirito “democratico” e riformatore. Sette regolette con le quali chiarirsi le idee ed affrontare con capacità analitica e spirito di discernimento tutte le prossime tornate elettorali.

Siete “mancini”? E allora –nel senso buono- fatevi sotto!

1 – Si è di sinistra se si è raccontato, almeno una volta nella vita, una barzelletta su Berlusconi. Va bene tutto: una boutade, un aneddoto divertente, anche un semplice gioco di parole, purchè lo si abbia preso per i fondelli. A cominciare dai capelli modello “Mandrake”, passando dalle scarpe col rialzo e finendo –of course- alla notti brave in quel di Arcore.

2 – Si è di sinistra se si è indossato, almeno una volta nella vita, dei pantaloni di fustagno in pieno agosto.

3 – Si è di sinistra se si è compreso, almeno una volta nella vita, un teorema politico di Antonio Di Pietro.

4 – Si è di sinistra se si è visto, almeno una volta nella vita, Fassino ridere e Rutelli piangere.

5 – Si è di sinistra se si è partecipato, almeno una volta nella vita, ad un “girotondo” di protesta. Per noi pugliesi si dice vada bene anche uno “sguincio” o uno “strifone”.

6 – Si è di sinistra se si è sfilato, almeno una volta nella vita, ad una manifestazione contro l’invio di un contingente militare italiano in una zona di guerra. Vanno bene

tutte le guerre, tranne quella in Serbia, ovviamente.

7 – Si è di sinistra se si è pianto, almeno una volta nella vita, per la scomparsa di Enrico Berlinguer. Ma -soprattutto- si è veramente di sinistra se si riesce a dimostrare che nella vita non si è mai pianto nel vedere chi lo ha sostituito.

www.antoniostornaiolo.it

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tt

Alla domanda “Chi non ha mai sentito parlare di Twitter?” nessuna mano si alzerebbe, perché Twitter è il fenomeno del momento; il social network più diffuso al mondo non è solo una piattaforma nella quale riversare i propri pensieri, ma anche un “luogo” dove in soli 140 caratteri si concentrano discussioni, confronti e dibattiti sui temi più disparati. C’è un hashtag praticamente per tutto, simbolo di come ogni argomento, dal più aulico al più popolare, sia meritevole di essere discusso su Twitter.

Vero è che per apprezzare e conoscere le infinite potenzialità dell’ “uccellino” (che è il simbolo di Twitter, e non a caso i messaggi condivisi, i tweet appunto, in inglese sono l’equivalente del cinguettio) a volte c’è proprio bisogno di una guida

La piattaforma inventata da Biz Stone e soci permette ormai a chiunque di restare informato in tempo reale sugli argomenti di proprio interesse, oltre che di fare il cosidetto networking. e non dimentichiamoci dell’aspetto più frivolo: i gossip e la visibilità dei Vip. Ovviamente il bussines non poteva restar fuori da tutto questo e così si è sviluppata anche una “Social Media Marketing” che prevede le attività di incremento della visibilità sui Social Network , le community e le piattaforme open del web 2.0. Un esempio molto usato di Social Media Marketing è l’azione di Marketing virale che puo’ coinvolgere le piattaforme Facebook, Youtube, Myspace, Twitter e Flickr nella condivisione di contenuti in modo da creare lo scambio spontaneo tra gli utenti di network piuttosto che di un’altro.

Oggi casa nostra ci sta stretta, abbiamo bisogno di relazionarci con chiunque senza alcun limite ed è per questo che a febbraio il microblogging cinguettante ha raggiunto i 500 milioni di utenti attivi (per attivi si intende che fanno accesso almeno una volta al mese).

n cinguettioci

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Quindici anni di successi con share del 27%, un bel risultato per un programma radiofonico, poi all’improviso la chiusura. È successo l’anno scorso ad un programma importante della Rai: Italia, istruzioni per l’uso di Emanulea Falcetti. Il programma, che si proponeva di essere “una guida per il cittadino affinché costui sopravviva ai disservizi”, andava in onda su radio, Tv, internet e mobile ed era un brillante caso di successo di interazione fra vari mezzi comunicativi. Era, anche, uno dei pochi programmi “utili” della Rai ma questa è altra storia. Purtroppo però, proprio quando, con l’arrivo dei social media questa interazione sarebbe dovuta essere più forte e più facile, il programma è stato chiuso. Questo interessante caso è stato, tra le altre cose oggetto di un interessante incontro lo scorso 26 maggio avente per titolo #TTT05 quando radio e Tv incontrano Twitter dove la tripaT sta per “Twitter Tips & Tricks”, il cancelletto è nel gergo di twitter “l’hastag” (vedi boxino n.d.r) e lo “05” stava ad indicare che l’evento era alla sua quinta edizione nel giro di pochi mesi e si svolgeva in contemporanea in cinque città italiane

(Roma, Torino, Bologna, Messina e non ultima la nostra Lecce). Per partecipare all’evento occorreva versare 10 € per accaparrarsi un posto presso la Libreria Ergot di Piazza Falconieri a Lecce. L’ iniziativa organizzata sotto forma di corso/aperitivo è stata messa in piedi da Miriam Torrente, giovane spagnola trapiantata a Lecce appasionata di social media o come si autodefinisce nella propria bio di Twitter “Specialist Web 3.0 and New Media Marketing”. Il corso ha consentito di interagire con due relatori in live streamming il professor Marco Stancati, docente alla Sapienza di Roma e Francesco Soro, presidente del Corecom Lazio. Unico requisito fondamentale per essere ammessi: il possesso di uno smartphone, passpartout necessario!

Puglia in, sempre sensibile a questi temi che, non sono tipicamente pugliesi ma che possono sicuramente aiutare a far crescere la Puglia, era ovviamente presente e pochi minuti prima dell’inizio della manifestazione abbiamo letteralmente rapito Miriam Torrente per capire qualcosa di più.

Miriam, come è nata questa iniziativa? «È nata a Lecce nel mese di novembre con il supporto di Torino. La idea iniziale era di fare dei corsi di formazione avanzata sull’uso di Twitter in contemporanea da Lecce e Torino e sfruttare il microblogging e il live twitting per comunicare tra le due città. Twitter è un Social Media poco diffuso rispetto a Facebook in Italia e molti degli utenti che lo utilizzano non riescono a

farlo in maniera ottimale, quindi ci siamo posti come obiettivo insegnare ad utilizzare e diffondere le potenzialità di Twitter agli users più inesperti. Abbiamo fatto 2 edizioni a Lecce (#TTT01

“L’obiettivo del #TTT è quello di creare un network d’esperti di Twitter „

Il #TTT @Lecce

Se Twitter è ancora un oggetto del

Cinguettando con Miriam Torrente, specialst web 3.0 e New media marketing, per cercare di capirne di più

mistero...

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A sinistra alcuni scatti della serata

del 26 maggio a Lecce durante

l’aperitivo a base di vini delle

cantine Cantele (nel cuore del

Salento) e i tipici sapori

mediterranei di “Colori e Sapori” a cura di Gianlu-

ca di Pascalis. (Foto di Dario

Perrone).

e #TTT02), alla terza è entrata Torino (#TTT03), alla quarta Roma (#TTT04) e alla quinta edizione sono entrate Messina e Bologna (#TTT05)».

Non male come inizio, edizione dopo edizione il gruppo si allarga... «Il TTT è uno esperimento sociale continuo e stiamo alla ricerca della piattaforma giusta e il format giusto, ogni edizione cresciamo e miglioriamo».

S v o l g e n d o s i in diverse città immagino avrai qualcuno che ti aiuti... «Certo, interagisco con i tweet Angels, preziosissimi organizzatori delle serate nelle diverse città. Loro moderano la discussione sul tema e promuovono l’autoscambio di tweets tra i partecipanti durante l’evento».

Ma quale è l’obiettivo della manifestazione?

“Per sfruttare al massimo i Social Media bisogna conoscerli in maniera approfondita „

«L’obiettivo della manifestazione è quello di creare un network d’esperti di Twitter tra le diverse città d’Italia. Il TTT deve essere un momento d’incontro

tra persone appassionate di Twitter in ogni città con la finalità di creare un dibattito online (tra i partecipanti delle diverse città) e offline (tra i partecipanti della stessa città) su diverse tematiche d’attualità».

P r o s s i m e iniziative, sapete già quali saranno le prossime città ad essere c o i n v o l t e ?

«Stiamo organizzando il #TTT06 estivo a Luglio, presto vi daremo tutta le informazioni al riguardo! Work in prorgress! Sccc...»

Fra pochi minuti inizia questo corso sul’interazione fra nuovi media e vecchi media, secondo lei

come i social media stanno cambiando la comunicazione? «I Social Media sono un ottimo mezzo per comunicare e diffondere la informazione molto più veloce che i media tradizionali, ma il problema principale è che per sfruttare al massimo i Social Media bisogna conoscerli in maniera approfondita altrimenti si rischia d’utilizzarli male e di non riuscire a capire le vere potenzialità. I Social Media e il Web in generale hanno rappresentato una rivoluzione al vecchio modo di fare marketing e di comunicare. Una buona conoscenza del web e di tutti i social Media ci può aiutare a migliorare il modo di comunicare, informare ed interagire. Il TTT ha come base la diffusione della cultura digitale attraverso degli esperti del microblogging con la finalità di trovare un linguaggio comune e la creazione di fonti attendibili d’informazione».

L’argomento di questa quinta giornata è caldo

ed interessantissimo i presenti “cinguettano” in con t inuaz ione, la discussione è interessante: come i n t e r a g i s c o n o

queste nuove forme di media con

le loro “antenate”, le tradizionali radio, TV

e stampa? L’intrusione di Twitter in molti programmi televisivi e radiofonici è evidentissima, quindi anche loro sembrano essersi fatti contagiare dalla voglia di collegare l’online con l’offline, spinti dall’incessante richiesta del pubblico di poter interagire in ogni fase, in ogni momento, dicendo la propria e sperando di conquistare quell’attimo di visibilità che fa gola a tanti. Una vera e propria rivoluzione copernicana chiamata “social tv” che rende per la prima volta protagonisti coloro che sono dall’altro lato, seduti sul divano a guardare la televisione e o in macchina ad ascoltare la loro radio preferita. E se Twitter ha

Nel cerchio a destra Miriam Torrente, organizzartice di #TTT

In alto la conduttrice Emanuela Falcetti, durante la trasmissione “Italia, istruzioni per l’uso”;

A destra una delle statistiche di Insights, servizio prodotto da Facebook

segue...

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completamente modificato quella che era la Tv o la radio che conoscevamo, che dire della stampa? Adesso grazie alla condivisione istantanea deve muoversi tutto più velocemente, giornalisti compresi… E forse anche questo fa sì che tutti si sentano un po’ reporter d’assalto; è sufficiente essere nel posto giusto e avere un cellulare con cui raccontare ciò che si è visto. Se questo sia un bene o un male…ai posteri l’ardua sentenza. L’hashtag dell’evento (#ttt05), intanto, è stato tra i Trend Topic del giorno.

TT - Trend TopicSono i temi di tendenza in quel mo-mento sul social. Una vera e propria classifica dei tag più gettonati. Twitter ti da la possibilità di scegliere anche il luogo di proprio interesse (Universale o una nazione).

DM - Direct messageSono in sostanza dei Tweet privati che possono leggere solo autore e destinatario

#FF - Followfriday«il venerdì delle persone da seguire» o «le persone da seguire del venerdì».Il venerdì di ogni settimana gli utenti di Twitter trovano sulla propria pagina de-cine di tweet contrassegnati dalla hashtag #FF, che invitano a seguire, per le ragioni o i meriti più vari, altri utenti del social network. La cosa sembra sia nata nel gen-naio 2009, quando, Micah Baldwin (@micah) che consigliava ai suoi contatti di seguire altri due utenti. La hashtag #fol-lowfriday gli venne suggerita poco dopo, e già dal primo giorno diventò trending topic su Twitter.

FriskFridayÈ l’hashtag più hot di twitter e anch’esso si scatena di venerdì. Le ragaze più sexy ed esibizioniste si fotografano o si fanno foto-grafare in pose hot, svestite o quasi. Una sfida tra le ragazze più sexy del mondo che si danno battaglia pubblicando su Twitter le loro foto più provocanti. Con questa eti-chetta capita di imbatterti in studentesse, pornostar, calasinghe annoiate e Vip (tra le più famose Scarlet Johannson).

Cosa sono gli hashtag? Sono dei tag, etichette che si “incollano” ai tweet utilizzando il simbolo cancelletto “#” (es. #Puglia, per indicare che il tweet fa riferimento alla Puglia) e che permettono a chiunque di leggere quanto si è twittato senza necessità di essere seguito da chi legge, sarà sufficiente fare una ricerca sul tag.

# - Hashtag

Glossario

Fabio Paparella Daniela De Sario

RIPRODUZIONE RISERVATA

Qui di fianco un precisa mappa dei social media tratta da blog francesce

fredcavazza.net

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avorol

Tirocinio formativo attivo,per insegnare devi passare da quiIl Tirocinio formativo attivo, corso annuale abilitativo all’insegnamento. Un anno di studio e formazione per giovani laureati, necessario per prepararsi all “difficile” di insegnante

Il Tirocinio Formativo Attivo (TFA) è un corso abilitante all’insegnamento istituito dalle università. Esso ha durata annuale e attribuisce, tramite un esame finale, il titolo di abilitazione all’insegnamento in una delle classi di abilitazione previste dal DM 39/1998 e dal DM 22/2005, sino a quando tali decreti non saranno sostituiti.

Il Tirocinio Formativo Attivo consiste di tre gruppi di attività: insegnamenti di materie psico-pedagogiche e di scienze dell’educazione; un tirocinio svolto a scuola sotto la guida di un insegnante tutor, comprendente una fase osservativa e una fase di insegnamento attivo; insegnamenti di didattiche disciplinari che vengono svolti in un contesto di laboratorio mirante a stabilire una stretta relazione tra l’approccio disciplinare e l’approccio didattico. Allo scopo, nei laboratori, è prevista una collaborazione tra docenti universitari, che li dirigono, e gli insegnanti tutor.

L’attività di tirocinio nella scuola si conclude con l’elaborazione di una relazione di tirocinio di cui è relatore un docente universitario e correlatore l’insegnante tutor che ha seguito l’attività di tirocinio. La relazione deve consistere in un elaborato originale, non limitato a una semplice esposizione delle attività svolte. L’elaborato deve evidenziare la capacità del tirocinante di integrare a un elevato livello culturale e scientifico le competenze acquisite nell’attività in classe con le conoscenze in materia psico-pedagogica, nell’ambito della didattica disciplinare e, in particolar modo, nelle attività di laboratorio.

È requisito per l’accesso all’anno di Tirocinio Formativo Attivo il possesso del titolo di laurea magistrale e dei crediti previsti dalla classe di abilitazione.

Per le classi di abilitazione relative agli insegnamenti della scuola secondaria di primo grado l’accesso al tirocinio è riservato ai laureati nei curricula o nelle classi di laurea magistrale a tale scopo istituiti. Coloro che siano in possesso del titolo di dottore di ricerca e degli specifici requisiti curricolari di accesso possono accedere in soprannumero al TFA relativo alle scuole secondarie di primo grado tramite un’apposita prova di ammissione organizzata secondo i criteri di seguito stabiliti per le scuole secondarie di secondo grado.

Le attività del Tirocinio Formativo Attivo fanno capo alle Facoltà che

organizzano sia le attività didattiche e di laboratorio, da svolgersi in sede universitaria, sia i tirocini che si svolgono presso gli istituti scolastici.

L’esame finale di abilitazione consiste nella discussione di una relazione finale di tirocinio di cui è relatore un docente universitario e co-relatore l’insegnante tutor che ha seguito l’attività di tirocinio. Le iscrizioni al test preliminare scadono l’11 giugno. Per ulteriori informazioni consultare https://tfa.cineca.it/

Isabella BattistaRIPRODUZIONE RISERVATA

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tyles

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Swap partyTutto si recupera e nulla si butta: binacheria, guardaroba e perfino cosmetici: ci si incontra e ci si sbarazza degli “oggetti inutili” dandogli una nuova vita

L’oggetto dei desideri a costo zero? Basta partecipare ad Swap Party, dove tutto si recupera ma con stile! E se nella Francia della Belle Époque le dame si riunivano per leggere un feuilleton oppure, in tempi più recenti, ci si incontrava durante le presen-tazioni commerciali di prodotti vari – per la casa, cosmetici, di biancheria -, oggi la tendenza sembra per certi versi ripetersi. Ben diversa è la finalità, che fa gola anche alle Fashion Victim più accanite, senza di-menticare il portafogli. L’idea arriva dagli States, dove è collauda-ta da tempo. Semplice la formula: ci si in-contra per barattare di tutto. E così, tra un biscottino e una tazza di te, ci si ritrova a rifarsi il guardaroba e a dare una seconda chance anche a quell’abitino, troppo largo o troppo stretto, comunque finito in fondo all’armadio e che proprio non ci piace più. Non piace più a noi però magari qualcun altro lo apprezzerà e saprà reinventarlo per dargli nuova vita. Ma durante uno Swap Party non si scam-biano soltanto vestiti ma anche scarpe, borse e accessori, nonché libri e cd. Di re-cente sul web fioccano siti internet dedica-

ti, gruppi appositamente creati all’interno dei socia network, iniziative delle associa-zioni o di singoli per favorire gli scambi ma anche per creare un modo nuovo per socializzare. Un trend che inizia a prender piede anche in Puglia. Tra le associazioni più attive sul territorio si segnala Adirt – Associazione Difesa Insediamenti Rupestri e Territorio (www.adirt.it), che promuove a Bari in-contri generici ma anche “a tema” , per scambiare un tipo mirato di oggetti. In ascesa anche lo Swap Party di Effetto Terra (www.effettoterra.blogspot.com), che organizza gli appuntamenti grazie all’ospitalità della cooperativa Ecopo-lis (sita in via M. Troisi, Bari-Japigia). Qui oltre allo swap vero e proprio si tengono corsi per riciclare materiali e dare libero sfogo alla creatività. In un laboratorio ad hoc c’è un esperto che all’occorenza for-nirà istruzioni passo passo per realizzare sportine partendo da buste di caffè o bi-joux attraverso materia prima di scarto. Insomma: “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.

Giovanna LodatoRIPRODUZIONE RISERVATA

riciclare con fantasia

Ci ripetono tante volte che la crisi può rappresentare un momento di rinascita per la creatività e l’occasione perfetta per risvegliare la fantasia, ma siamo abituati anche a cre-dere che sia solo una forma di patetica consolazione; ebbene, abbiamo le prove del fatto che non si tratta di un ritornello privo di significato, ma è davvero così. Le ristrettezze economiche aguzzano l’ingegno, e la Puglia sa davvero affrontare con spirito positivo le difficoltà, basta solo un po’ di originalità, fantasia e belle idee.Il 13 maggio, ad esempio, Brindisi è stata l’epicentro di un fenomeno che riesce a coniu-gare la forza dell’ingegno e la frugalità dei materiali usati per la realizzazione: la mostra mercato “(A)Vendo Talento” organizzata dall’Associazione “Vetrine Inedite” ha radu-nato un gran numero di pugliesi per presentare e vendere le loro inedite creazioni. La maggior parte sono giovani, alcuni delusi dalla realtà lavorativa non delle più felici, ma restano comunque determinati ad emergere e ad esprimere le loro potenzialità: c’è chi lo fa lavorando il metallo e ispirandosi a Picasso e Warhol, chi ricorrendo a materiali di riciclo e tipi di plastica sintetica quali fimo, cernit e premo, chi ancora riscoprendo anti-che tradizioni come il lavoro all’uncinetto… Insomma, i giovani pugliesi non si fermano mai e non vedono l’ora di far ripartire il mercato con la loro energia!

D.D.S.

(A)VENDO TALENTO

La mostra mercato per nutrire la fantasia dei giovani pugliesi

Un momneto dello Swap party organizzato a Bari dale centro commerciale “Mongolfiera”

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Tutti pazzi per il gelato

Le chiamavano “sherbet”. Bibite ghiac-ciate consumate dagli arabi per trovare sollievo dal caldo intenso. Ancora oggi il sorbetto è un ottimo rimedio al caldo e un antidoto all’ arsura. Un prodotto che esiste praticamente dalla notte dei tempi, e che diventa “gelato” a base di latte o alla crema di latte proprio in Italia, a Fi-renze nel 1560 da un’idea dell’architetto Bernardo Buontalenti. Dipendente alla corte di Caterina de’ Medici, Buontalenti, realizzava dessert a base di neve, sale, li-moni, zucchero, bianco d’uovo e latte per deliziare gli ospiti. Ma la corona di re dei gelati resta in capo a Procopio, un siciliano che nella seconda metà del 1600 propone-va il gelato in cento ricette diverse che lo resero famoso in tutta l’Europa. Da allora, il gelato, è l’alimento italiano più esportato al mondo. Così famoso da poter vantare riferimenti biblici. Nella Bibbia Isacco offre ad Abra-mo latte di capra misto a neve: uno dei primi mangia e bevi della nostra storia. La sua evoluzione non è negli ingredien-

ti, ma nei semilavorati. Prodotti composti, come la nocciola, il torroncino, la malaga.Ecco perché i gelati più buoni hanno una caratura regionale. Legata al territorio ed ai frutti che la sua natura regala. Un ali-mento di moda non solo in estate. Benché, a seguire il gelato anti-età, il team di “taste hunter” abbia introdotto nella lunga lista di gusti il gelato che abbronza. Ovvero il gelato per la primavera-estate 2012. Gra-zie ad un mix di prodotti freschi tipici delle isole tropicali, questo gusto innovativo sti-molerebbe la produzione di melaninaMa tornando alla tradizione, nei gusti alla crema o alla frutta, è amato da grandi e piccini, in tutte le stagioni, anche della vita. Oggi sappiamo che il gelato è un vero e proprio alimento. Come inserirlo allora in una dieta equilibrata?

QUANDO È PREFERIBILE CONSUMARLO?Molto più che un dessert, una coppa me-dia di gelato fragola e fiordilatte può dis-setare e al tempo stesso essere un piacevo-

le spuntino. Infatti il gelato è per il 60% acqua e per il resto latte, uova, zucchero, frutta. La sua composizione apporta zuc-cheri corroboranti, proteine di alto valore biologico, grassi, vitamine e sali minera-li insieme ad una buona dose di calcio e fosforo, che ne fanno a tutti gli effetti un alimento completo.Il gelato in un una dieta equilibrata può essere consumato a metà pomeriggio, eventualmente a metà mattina, cercando però di stare attenti alle quantità.Solo saltuariamente, è consentito sostitu-irlo ad un intero pasto, insieme a qualche cialda per aumentare l’apporto di carboi-drati.Cento grammi di gelato alla crema forni-scono in media 230-300 calorie. Esatta-mente la metà, quello alla frutta.Una valida alternativa per chi deve se-guire un’ alimentazione restrittiva sono i ghiaccioli. Comodi e con poche calorie. Confezionato o artigianale, cono o cop-petta, in Italia consumiamo 10 chili di ge-lato all’anno.

Alla frutta o alle creme, classico o un po’ più particolare, artigianale o industriale con lo scoppiare della primavera nessuno resiste al fascino del gelato

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Quando si parla di eccellenza, in Italia e ancor più in Puglia viene immediato pensare al cibo, perché la cucina e i suoi prodotti sono tra le più grandi ricchezze del nostro patrimonio; e se a queste si aggiunge lo studio e la ricerca scientifica per scegliere quelle materie prime che renderanno il nostro cibo ancor più speciale, il risultato non può che essere eccezionale!

La buona tavola passa anche attraverso l’attività del CRA-CER, ossia il centro di ricerca per la cerealicoltura, polo di studi situato a Foggia che fin a partire dalla sua fondazione nel 1919, si è sempre impegnato e distinto per la sua attività di promozione del miglioramento genetico del frumento duro e di altri cereali, nonché per quella di aggiornamento dell’agrotecnica cerealicola. Finalmente adesso, dopo anni di ricerca, questo team di studiosi ha presentato la pasta perfetta made in Italy: essa nasce da una particolare varietà di grano duro (chiamato PR22D89), una materia prima nella quale si riscontrano un’inedita quantità e qualità delle proteine e che dona al prodotto finale un colore giallo intenso. Una semola così visivamente d’impatto, garantiscono i ricercatori del CRA-CER, non solo è garanzia di qualità ma è anche molto più accattivante per il pubblico, che quindi al momento dell’acquisto la sceglie più volentieri. Possiamo inoltre definirla pasta perfetta in quanto da un solo ettaro coltivato se ne possono produrre circa 40 quintali, simbolo di una grande capacità di produzione.

Questa formula è il lascito dell’ex direttore di fama internazionale del CRA-CER, Natale Di Fonzo, scomparso prematuramente nello scorso anno e che, dopo una vita dedicata allo studio dei cereali, è stato ricordato durante un convegno come “lo scienziato del grano”. Questo poiché credeva nelle potenzialità di un prodotto nostrano come la pasta, e sognava che, sedendosi in un ristorante, fosse possibile scegliere la pasta tra tante varietà proposte, proprio come si fa con la carta dei vini.

La pasta frutto della ricerca è un prodotto 100% meridionale, in quanto il grano creato dal centro di ricerca di Foggia è stato poi lavorato in un mulino di Altamura e trasformato nel prodotto finito in un pastificio in provincia di Napoli. L’unica pecca è che, trattandosi di un’eccellenza, il prezzo non sarà dei più democratici: ma in fondo si sa, la qualità si paga!

Maria Pia FerranteRIPRODUZIONE RISERVATA

La pasta perfettaè puglieseDal centro di ricerca per la cerealicultura di Foggia una varietà di grano duro in grado di fornire quantità e qualità di proteine superiore alla media

Immagini dell’archivio fotografico

del pastificio “Divella”

Quello industriale ha le stesse caratteri-stiche e la stessa composizione del gelato artigianale. Solitamente sulla confezione è riportata un’etichetta nutrizionale che descrive la composizione e l’apporto in ca-lorie. Insomma perfetto dal punto di vista della sicurezza alimentare.Il gelato artigianale lascia in bocca un mistero di bontà il cui segreto è invano rincorso dai prodotti industriali. Maga-ri stessi ingredienti, stessa ricetta, eppure l’intensità del sapore della frutta locale, un certo cioccolato raro, mescolati con fanta-sia e sapienza antica, svelano universi di gusto che copiare non si può.E per non rinunciare alle mode potremmo proporre un gelato gustoso che ci prepari alla tintarella senza dover arrivare ai Ca-raibi. Magari affidando la nostra pelle ad un “mastro” gelatiere che abbia voglia di preparare per noi un cono fragola e caro-ta.

Daniela De SarioRIPRODUZIONE RISERVATA

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Venti di cambiamento agitano il Mediterraneo. E’ su questo sfondo che si aprono I Dialoghi di Trani, manifestazione, giunta alla sua XI edizione, che si terrà presso il Castello Svevo di Trani dal 14 al 17 Giugno 2012. Il cambiamento politico, il cambiamento sociale, il cambiamento economico affrontati da molteplici punti di vista, in molteplici sfumature, attraverso il dialogo, il confronto. Il viaggio degli spettatori inizierà con la ricerca di una nuova identità, la sfida del lavoro per i giovani, il vento delle rivoluzioni arabe e lo sviluppo della scienza, passerà per la crisi quale spettro quotidiano del nostro tempo, dramma o nuovo punto di partenza, fino ad arrivare ad un approdo, dando la parola a giovani autori, innovativi imprenditori e tecnovisionari. Tutto questo affrontato tramite di conversazioni, spettacoli, mostre, workshop, laboratori e vetrine, tenuti da grandi nomi della Cultura nazionale ed internazionale. “I partiti sono soprattutto macchine di potere e di clientela”: La questione morale, la storica intervista rilasciata nel 1981 da Enrico Berlinguer ad Eugenio Scalfari da cui è tratta questa affermazione, tanto forte quanto attuale, sarà il tema dell’incontro di apertura del quale sarà protagonista il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola.

Si parlerà di Scienza con i giornalisti Antonio Pascale, autore di Scienza e sentimento (Ed. Einaudi), e Giuliano Foschini: le abitudini ed i prodotti del passato che spesso rimpiangiamo sono stati realmente migliori degli attuali o i cambiamenti apportati dalle innovazioni scientifiche e tecnologiche andrebbero rivalutati? Da non perdere sarà la tavola rotonda intitolata Gli italiani al tempo della crisi, alla quale parteciperanno Franco Cassano, professore di Sociologia della Conoscenza all’Università di Bari, Piero Dorfles, giornalista, critico letterario e co-conduttore della trasmissione televisiva Per un pugno di libri in onda su Rai3 e Roberta De Monticelli, professoressa di Filosofia della persona all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Ancora Piero Dorfles, insieme a Emil Abirascid, giornalista ed esperto di innovazione e impresa, e Jacopo Zanchini giornalista, vicedirettore di Internazionale, saranno attori della riflessione intitolata Intercettare il cambiamento: il valore della rete, nella quale si cercherà di comprendere il ruolo del Web nell’evoluzione della nostra società. Come già accennato, “non di soli Dialoghi” si godrà durante l’evento: tra le attività previste segnaliamo lo spettacolo in prosa Ri-tratto d Antonio Gramsci scritto ed interpretato da Betti

Pau ed il documentario sulla storia di Eluana Englaro realizzato da Giovanni Chironi e Ketty Riga, cui seguirà un dibattito al quale saranno presenti Beppino Englaro, Francesco D’Agostino, professore di Filosofia del diritto presso l’Università Tor Vergata di Roma e la giornalista Cinzia Sciuto. Inoltre, ci si potrà lasciar accarezzare dalla voce e dalle note della giovanissima artista biscegliese Erica Mou, seconda classificata nella sezione Giovani, premio della critica e premio della sala stampa radio TV del Festival di Sanremo 2012.Questa è solo una piccola anticipazione di ciò che offriranno “I Dialoghi di Trani” in questo inizio d’estate pugliese. Per i lettori/spettatori impazienti sarà possibile partecipare alle anteprime del 4 e 6 Giugno, “in compagnia” di Massimo Cacciari, in dialogo con gli studenti del corso di Linguaggi della filosofia dell’Università di Bari, e Dacia Maraini, nella nostra regione per presentare il suo ultimo libro, La grande festa.

Curiosi? L’appuntamento è a Trani, nel mese di Giugno e, per chi non potrà esserci, Puglia in ha in serbo una piacevole sorpresa (vedi articolo sulla diretta Twitter). Vi aspettiamo numerosi!

Alessia ColaianniRIPRODUZIONE RISERVATA

Dialogo e confronto tra i paesi e le culture del mediterraneo alla ricerca della nostra identità comune

Venti di cambiamento su Trani

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Alcuni dei volti più famosi presenti quest’anno a Trani: 1. Massimo Cacciari; 2. Dacia Maraini; 3. Nichi Vendola; 4. Erica Mou; 5. Beppino Englaro; 6. Piero Dorfles; 7. Roberta De Monticelli; 8. Franco Cassano; 9. Luciano Canfora

Quando i venti del dialogo e del cambiamento fanno beneLa Puglia è una regione ricca di meraviglie artistiche e naturalistiche, gremita di persone che vorrebbero rendere il nostro territorio migliore, valorizzandolo, tutelandolo, creando occasioni di crescita per il nostro Sud, tanto martoriato quanto ricco di straordinarie potenzialità. La nostra redazione si è sempre occupata delle eccellenze nate nella Nostra Terra con orgoglio, cercando di sostenerle il più possibile, come si fa tra amici che si stimano perché uniti da un fine comune. Partendo da questo punto di vista, Puglia In è fiera di poter scrivere de I Dialoghi di Trani. Oltre alle anticipazioni che troverete in questo numero, nel mese di Giugno potrete leggere approfondimenti sui temi trattati nel corso dell’evento, interviste con i protagonisti della kermesse, recensioni di alcuni dei libri degli autori presenti e molto altro ancora. Seguiremo la manifestazione “da vicino”, aggiornandovi in diretta tramite le nostre pagine Facebook (http://www.facebook.com/Puglia.in) e Twitter (@Puglia_in): il tema portante dei Dialoghi di quest’anno sarà Cambiamenti e sono proprio le trasformazioni che stanno subendo Informazione e Comunicazione negli ultimi anni che ci spingono verso questo nuovo modo di interagire con voi lettori, sempre più esigenti e sempre più desiderosi di accedere alle notizie velocemente ma non prescindendo dalla qualità e dalla chiarezza. Quindi non ci rimane che dirvi: “Rimanete connessi!”.

Undici edizioni, undici successi

Franco Cassano, Achille Bonito Oliva, Cristina Comencini, Gianrico Carofiglio, Moni Ovadia, Carmela Vincenti. Questi sono solo alcuni dei personaggi che hanno partecipato a I Dialoghi di Trani nel corso delle dieci precedenti edizioni: non semplici presentazioni di libri scritti da autori a caccia di pubblicità ma incontri tra persone differenti nei più svariati modi che, per l’appunto, dialogano a partire da un un’idea, una riflessione.

Un esempio di evento culturale che ha avuto modo di crescere nel tempo e diventare un vero e proprio riferimento, un appuntamento imperdibile per il pubblico pugliese e non solo: nato nel 2002 come “confronto fra scrittori, filosofi, scienziati, giornalisti, artisti su temi di pressante attualità” si configura oggi come un turbinio di conversazioni, spettacoli, mostre, visite tra le bellezze storico-artistiche della città ospitante ed esperienze legate al territorio (ricordiamo, ad esempio, il minicorso di degustazione guidata a cura di Strada dei vini DOC Castel del Monte dell’edizione del 2006).

Attualmente I Dialoghi di Trani sono una manifestazione promossa dalla Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo, in collaborazione con l’Associazione Culturale “La Maria del Porto” e il Comune di Trani, con il contributo di Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo, Comune di Trani, Regione Puglia – Assessorato al Turismo e Industria Alberghiera, Provincia BAT e il patrocinio dell’Università di Bari.

A.C.

I Dialoghi di TraniIngresso al Castello:

intero euro 3ridotto (18-25 anni) euro 1,50

gratuito (fino a 18; oltre i 65 anni)

L’accesso sarà consentito fino ad esaurimento dei posti

Informazioni:Segreteria dei DialoghiTel. e fax 0883 482966

[email protected]

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Una mostra di meravigliose opere di arte applicata, una raccolta di paramenti sacri ricamati in oro, spettacoli di complessi folkloristici, una mostra fotografica, un’esposizione di dipinti, una rassegna cinematografica e concerti di cori religiosi: è questo il variegato “menu” di manifestazioni che anche quest’anno viene proposto ai cittadini baresi dal Festival dell’Arte Russa. Giunto ormai alla sua VI edizione e organizzato dalla Fondazione barese Nikolaos e dalla Fondazione Russa per le Iniziative Sociali e Culturali, il Festival è in programma nel nostro capoluogo dal 17 al 22 maggio. Un caleidoscopio di eventi, pensati e organizzati per favorire ancora una volta l’incontro, la conoscenza reciproca, lo scambio culturale e la fratellanza del popolo russo e di quello italiano, barese in particolare. Grazie a questa collaborazione, anche il Festival “Giardino invernale delle arti”, nelle due edizioni svolte a Mosca, si è accreditato come un appuntamento imperdibile, con artisti pugliesi e prodotti della nostra terra che hanno mostrato ai visitatori russi alcuni tra i migliori esempi della nostra eccellenza. Un vero e proprio dialogo tra città e culture, dunque, a testimonianza di quanto davvero Bari sia uno splendido ed efficace ponte d’unione tra Occidente e Oriente.E come ogni anno, la rassegna artistica si svolge in occasione delle festività in onore di San Nicola, già finite per i baresi, ma appena all’inizio per i pellegrini russi che, proprio il 22 maggio, festeggiano la memoria ortodossa del Santo Taumaturgo. Ma il festival non è solo un mezzo di dialogo e sviluppo culturale: mai come quest’anno è anche un’occasione per stringere rapporti di amicizia, collaborazione e sinergia economica. Grazie al Festival, nel 2010, è stato ad esempio stipulato un accordo di gemellaggio tra Bari e la cittadina sacra di Sergiev Posad; quest’anno nasce un primo contatto tra Bari e Kostroma, una cittadina medievale della Moscovia, che fu culla dei Romanov, la famiglia degli ultimi zar dell’impero russo. Oggi è un grande centro artigiano, noto per la sua gioielleria e produce manufatti apprezzati in tutto il mondo. Proviene da qui la ricca collezione di simboli ortodossi realizzati dalle abili mani di Vladimir Mikhailov, maestro orafo che, con tecniche dal sapore ancora antico, dà vita a gioielli bellissimi, come le sofisticatissime “uova di Pasqua” con soggetti di festa, o le icone con le vite dei Santi. Sono queste opere, forse, il fiore all’occhiello di una manifestazione che, anche quest’anno, vuole stupire e coinvolgere i baresi, coltivando la simpatia, la collaborazione, l’amicizia tra due popoli da sempre uniti nel nome di San Nicola.

Quinta edizione del Festival, caledoscopio di eventi pensati e organizzati per favorire l’incontro, la conoscenza reciproca, lo scambio culturale e la fratellanza del popolo russo con i baresi

Antonio VerardiRIPRODUZIONE RISERVATA

Nel segno di

NicolaFestival dell’arte russa a Bari

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storie

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La Fondazione prende il nome Nikolaos per rappresentarela città di Bari e il Suo Santo Patrono, amato con lo stessoslancio ed ardore dal popolo ortodosso.Nasce dall’esperienza di un'Organizzazione impegnata nellapromozione di dialoghi interculturali a confronto, in primoluogo tra la Puglia e la Russia, nell’interesse di far emergere evalorizzare l’arte e la cultura ricercate nelle espressioni po-polari che raccontano la loro storia della città di Bari e dellaRegione Puglia.Le diverse iniziative culturali ed economiche intraprese finoradalla Fondazione, hanno l’obiettivo di erigere idealmente un"ponte culturale" attraverso il quale si possano investire risorsee idee finalizzate a dare impulso allo sviluppo del territorio ba-rese e visibilità alle tante eccellenze dell’intera Regione Pu-glia.Grazie alla fratellanza e la spiritualità che lega il popolo pu-gliese a quello russo, alimentate nel tempo dalle molteplici af-finità sociali e culturali, hanno dato inizio ad un preziosorapporto tra la Fondazione Nikolaos e la Fondazione russadelle Iniziative Sociali e Culturali. Una collaborazione consoli-data in breve tempo grazie alla volontà e all’impegno di en-trambe che, a metà maggio ha visto la realizzazione del VIFestival dell’Arte Russa a Bari “Giardino estivo delle arti”,confermandolo ancora una volta tra gli appuntamenti tradizio-nali baresi. Inoltre, a dicembre prossimo venturo, vedrà lo svol-gimento nella città di Mosca del III Festival dell’Arte Italiana:Suggestioni di Puglia “Giardino invernale delle arti, entu-siasmante e prestigioso evento che da tre anni offre l’oppor-tunità alla produzione artistica e culturale pugliese di farsispazio oltre confine. La Fondazione Nikolaos auspica al suo fianco sostenitori che,nel condividere le finalità della sua autorevole missione, sianodisponibili a sostenerne le attività, nella convinzione che l’im-menso patrimonio storico-culturale e le mille risorse del terri-torio, possano dare impulso e visibilità alla città di Bari e a tuttoil territorio pugliese, elevandolo a rapporti di interesse interna-zionale, sia in ambiti culturali, sia economici.

Devolvere il 5 x 1000 dell’IRPEFè semplice e non costa nulla!

Aiuta la Fondazione Nikolaos a sostenere le sue iniziative. Scrivi nellapposito spazio il codice fiscale: 06914540726

[email protected], [email protected] operativa: Viale J.F. Kennedy, 51- 70124 BARI • ItalyTel/Fax +39 080 5093086

06914540726

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Nata a Bari nel 1977, Jara Marzulli ha conseguito il diploma di maturità artistica e il diploma di laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Bari. Successivamente ha insegnato tecniche pittoriche presso botteghe d’arte e nei laboratori scolastici, mentre attualmente collabora per realizzazioni di grafica creativa e illustrazioni. Ha partecipato a numerose esposizioni d’arte, estemporanee e concorsi artistici, ricevendo premi, riconoscimenti e pubblicazioni delle sue opere in cataloghi d’arte. Da segnalare la partecipazione alla XII Biennale dei Giovani Artisti d’Europa e del Mediterraneo presso Castel Sant’Elmo di Napoli nel 2005 e la recente “Wannabee Prize International Art Contest 2011” a Milano.

Il lavoro della Marzulli è basato sulla ricerca nella parte introspettiva dell’umano, in tutti i suoi mutamenti, in tutte le sue ambiguità nascoste. L’opera nasce assieme a chi posa per l’artista, in un gioco di sguardi e di segni tracciati sulla pelle che seguono ritmi lontani ed arcaici. I gesti sfiorano la teatralità, i corpi nudi, quasi sempre di donne e bambini, si trasformano in figure sospese, in una vita vissuta parallelamente al nostro secolo e al nostro universo, che ci trasmettono i loro drammi sociali apparentemente assenti,

attraverso delle piccole ferite inferte sul loro corpo.

L’ultima esposizione, intitolata Come bocca di pesce i pensieri, si è svolta ad Adelfia dal 31 marzo al 29 aprile. In tale occasione l’artista ha scelto di addolcire il tono delle figure femminili con la delicatezza del nastro per invitarlo a proseguire un discorso più intimo. Dietro, lo sfondo si anima per la prima volta e si evolve. Le pennellate richiamano la leggerezza dell’acquerello e si avverte la tridimensionalità dell’immagine, quasi a voler dimostrare che l’artista non ha più bisogno di utilizzare sfondi neutri per concentrare l’interesse sui corpi. Ma oltre al nastro e allo sfondo, nuovi simboli arricchiscono il repertorio di Jara, come la parrucca, che evoca il travestimento e la capacità di giocare con la propria identità, di provare a mettersi nei panni dell’altro per meglio comprenderlo, come lasciano intuire le raffigurazioni di coppie di donne. La ricerca personale ha fatto apparire sulle tele graffiti e figure di animali: come il colibrì, che con lo sbattere rapidissimo delle ali traccia la forma di un otto coricato, simbolo matematico dell’infinito; la sfinge del galio, che in quanto farfalla è segno di trasformazione e di rinascita, così come è simbolo dell’anima; il pesce,

Le ferite di

I drammi sociali di donne e bambi-ni come figure sospese in una vita parallela, sono i protagonisti di “Come bocca di pesce i pensieri” l’ultima esposizione dell’artista barese Jara Marzulli

JARAIn foto alcune delle opere dell’artista barese Jara Marzulli

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Antonio VerardiRIPRODUZIONE RISERVATA

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Una ridente cromaticità che si rivela in tinte squillanti ed espressive; dolci paesaggi che esprimono un proprio linguaggio interiore; volti pensosi e suggestivi; fiori e campi che sembrano testimoniare l’urlo di un ambiente del quale, forse, troppo presto, in molti hanno perso memoria e lsensibilità. Si riassume in questo l’espressione artistica di Antonella Ursi, pittrice tarantina che, sin dagli esordi degli anni ‘80, dà sfogo alla sua creatività osservando e rappresentando la natura della sua terra: distese di papaveri e margherite, uliveti, paesaggi rupestri, macchie mediterranee, brani di mare e di cielo.Una tantum compare l’immagine femminile, quasi mai isolata, ma sempre contestualizzata nel panorama della natura. Nel 1994, consegue il diploma in pittura, presso l’Accademia di Belle Arti di Bari. Nel 1998 avviene un incontro decisivo e stimolante per la carriera, con il critico e “personaggio” Vittorio Sgarbi che contribuisce a farla conoscere al grande pubblico. Così, partecipa a numerose mostre collettive e personali presso gallerie e spazi prestigiosi della Antonio Verardi

RIPRODUZIONE RISERVATA

propria regione e non solo, riscuotendo sempre maggiori consensi. I primi lavori, tempere ed olii, evidenziano un’attenta cura del particolare, tipica della pittura figurativa. Ma è nella resa generale del paesaggio che la Ursi dà il meglio di sé. Tra l’artista e la natura nasce e si instaura un rapporto immediato, viscerale, poetico ed appassionato allo stesso tempo. È un rapporto di simbiosi, di intima correlazione con l’ambiente, che la Ursi vive dentro di se in una sorta di introspezione dello stesso paesaggio, di “estasi panica” dannunziana. La luce che si diffonde e si ritrae, che si diversifica per intensità, trascendenza, quella luce che Antonella Ursi insegue con l’occhio dell’anima, diventa elemento fondamentale e fonte di ricerca, una luce che dona, ai suoi soggetti, uno strano effetto d’insieme fluorescente. Grazie alla sua capacità di sintesi, l’artista elabora tutte le possibili componenti di questa ricerca sensorial d emotiva sulla natura, il cui linguaggio, oltre a quello dei colori forti e naturali, è quello di un’anima turbinosa che sente il desiderio e la voglia di raggiungere un

obiettivo: la resurrezione delle menti e la riqualificazione del Sud. La Ursi è il Salento, la Murgia... la Puglia tutta, con la sua voglia di riuscire a mettere insieme preziosi cocci di un vaso frantumato dalle difficoltà civili, dai problemi, dall’assenza di regole stabili, dalla denigrazione. Antonella rappresenta la voce che si eleva alta per divenire riferimento illuminante, capace di schiarire sempre più le coscienze, sempre più luoghi comuni che sono stati alla base di un degrado intellettuale e sociale. Nelle su opere è la nostra terra che parla, i nostri fiori, le nostre architetture, la nostra anima. La bellezza della sua arte sta nell’aver saputo dare voce alle pietre, sensibilità ai fiori, riflessione alle persone, lasciandoci un invito a considerare la nostra natura come riferimento principale del nostro modo di essere. Occorrerebbe prenderne atto!

Antononella Ursi, pittrice tarantina osserva e rappresenta la natura della sua terra, instaurando con essa un rapporto viscerrale, poetico ed appassionato

I colori della natura ci sorridono

che dalla notte dei tempi è rappresentazione grafica del ventre materno, legato alla sessualità e alla fertilità e che è una parte del titolo della mostra.

Uno sguardo attento alle opere di Jara Marzulli e una mente aperta forniscono l’occasione allo spettatore di farsi coinvolgere in una riflessione introspettiva, con l’obiettivo rivolto ai corpi nudi e alle ferite interiori che trapelano da essi.

Isabella BattistaRIPRODUZIONE RISERVATA

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Una tappa fondamentale per chi visita Lecce (da qualcuno definita la “Firenze del Sud”), è certamente il complesso dello zingarello, o meglio noto come il Palazzo dei Celestini. Senza dubbio una delle espressioni più ricche ed emblematiche del barocco leccese, l’edificio fu per tre secoli fastosa residenza dei padri Celestini, ed è oggi sede dell’Amministrazione provinciale e della Prefettura. Le origini del Palazzo sono incerte. Il riferimento più credibile può farsi risalire al 1154, quando i Padri Celestini diedero inizio alla costruzione della loro nuova chiesa, quella di S. Croce, e all’annesso monastero. Ne affidarono la costruzione all’architetto leccese Gabriele Riccardi: alla sua mano sono da ascrivere il disegno del chiostro cinquecentesco e il portale d’accesso alla chiesa. Nel ‘600 i lavori proseguirono sotto la direzione di Giuseppe Zimbalo, che operò sul primo livello del lungo prospetto principale. La realizzazione del secondo livello si deve, invece, a Giuseppe Cino, allievo dello Zimbalo. Nel 1807 l’ordine dei Celestini venne soppresso ed il Palazzo divenne sede

dell’Intendenza della Terra d’Otranto. Nel corso del tempo, l’edificio ha subito restauri e ristrutturazioni che hanno inciso profondamente sul suo aspetto originario; tuttavia, il tempo ha conservato, nella sua forma integrale, la facciata e il chiostro, che riassumono l’immagine architettonica che i suoi fondatori diedero al grande monastero. Nel chiostro, in fondo al cortile e di fronte al portale d’accesso, c’è la grande scala d’onore che conduce ai locali di rappresentanza. E’ questa la parte dell’edificio che ha conservato, nelle decorazioni e nell’arredamento, le caratteristiche originali del palazzo: locali ampi e fastosi, in linea con la dignità delle istituzioni che ospita dagli inizi del secolo. Tra le sale più interessanti si segnala il Gabinetto del Prefetto, con i suoi preziosi mobili d’epoca, il grande lampadario e, soprattutto, un bellissimo soffitto affrescato con le allegorie delle province di Bari, Taranto, Lecce e Brindisi. La sala degli stemmi introduce ad una serie di ampi saloni riccamente decorati con tappezzeria, stucchi e marmi. Nel grande Salone delle feste, arredato

Un viaggio nella “Firenze del Sud” per scoprire una delle più belle espressioni di architettura barocca, oggi sede della Provincia di Lecce e della Prefettura

Antonio VerardiRIPRODUZIONE RISERVATA

con eleganti specchiere, lampadari di cristallo e mobili della prima metà dell’800, si svolsero fastosi ricevimenti ai quali parteciparono illustri ospiti, come Gioacchino Murat e il re Ferdinando II. Qui, nel 1859, fu attuato il primo esperimento di illuminazione elettrica e qui si svolsero le prime importanti cerimonie per la celebrazione dell’Unità d’Italia. Esternamente, il Palazzo dei Celestini è tra i più belli ornamenti di Lecce, splendida testimonianza della cultura barocca salentina. Gli ordini della facciata sono divisi verticalmente da lesene; il prospetto è arricchito da due loggette poste sui lati, da numerose finestre decorate con elaborate cornici e da un fregio ornato con scudi araldici. Il portale d’ingresso, posto al centro, offre una ricca decorazione di putti e grappoli di frutta. Testimone di tanta parte della storia religiosa, civile e architettonica di Lecce e del Salento, il complesso dei Celestini mantiene inalterato il suo antico splendore e pulsa ancora oggi di vita, cultura e attività umana.

Palazzo dei Celestini

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28 il magazine dell’eccellenza puglieseinpuglia

A volte la lettura di un libro può essere un codice per accedere a valutazioni nuove. Questo capita soprattutto con i libri storici e politici. Questo capita con il nuovo libro di Clio Pedone “L’uomo che guardò oltre il muro – la politica estera italiana dagli euromissili alla riunificazione tedesca”. Un libro su Francesco Cossiga che svela un politico lontanissimo dal solito cliché’ del ‘’picconatore’’, concentrandosi su quello che del presidente emerito della Repubblica era un grande amore: la politica estera. Il volume è arricchito dalla prefazione della figlia del presidente, Anna Maria Cossiga, dall’introduzione dell’ambasciatore Luigi Vittorio Ferraris e da interviste all’ex ministro della Difesa Lelio Lagorio, all’ambasciatore e già capo ufficio stampa di Cossiga negli anni del Quirinale, Ludovico Ortona, e all’attuale vice capogruppo vicario del Pd a palazzo Madama, Luigi Zanda, fidatissimo collaboratore di Cossiga quando fu ministro della Riforma per la Pubblica Amministrazione. L’autrice, giornalista esperta di politica internazionale, ha intervistato il Presidente emerito della Repubblica Italiana su alcuni

Il mondo visto da

COSSIGA Chissà quante volte vi sarà capitato di sentir-vi dire da qualcuno che Bari la conosce poco (e poco l’ama) che il capoluogo pugliese non ha grandi monumenti al di là di un paio di basiliche, uno stadio ultramoderno e un lun-gomare hollywoodiano. Niente di più falso e impreciso. Questo volume, per esempio, pre-senta ben 60 capolavori dell’architettura ba-rese, sparsi fra centro e periferia, costruiti tutti fra la seconda metà del diciannovesimo secolo e l’ultimo trentennio del ventesimo.Sono una scelta ristretta, chè i due autori garantiscono d’essere in grado di individuar-ne altrettanti e non è escluso che a breve ne vedremo tracce in libreria. Basterebbe far-si qualche passeggiata in centro (e non solo) guardando finalmente un po’ in giro, magari con il volume a disposizione, quasi fosse una piccola guida turistica.Palazzi magnifici, uffici pubblici sorprenden-ti, facoltà universitarie, licei classici: Bari è costellata di stupende realtà architettoniche, non tutte tutelate e protette dalle variazioni decise senza troppo riflettere, come purtroppo è accaduto all’attuale palazzo dell’economia, in Corso Vittorio Emanuele. E meno male che a sanare la nostra vista, in quella piazza, oggi c’è il bellissimo Cavallo con Gualdrappa di Mario Ceroli.

Sfogliando la Puglia rubrica a cura dI Fortunata Dell’Orzo

passaggi cruciali dell’ultimo Novecento italiano: dalla crisi degli euromissili alla crisi di Sigonella, dal mondo diviso in blocchi al Muro di Berlino che, con il suo significato più profondo, è la scenografia che fa da contorno al dispiegarsi di questa narrazione. Le affascinanti pagine del libro, che si leggono catturati come dal fascino di un romanzo, descrivono la realtà di uno scacchiere internazionale molto complesso, realtà che - come appunto spiega Cossiga nel testo - ha profondamente condizionato tutta la storia politica italiana. Cossiga racconta alla giovane scrittrice come tutto sia legato da fili più o meno invisibili e che non sarebbe stato difficile, con questa consapevolezza, ipotizzare e prevenire la crisi della politica, delle ideologie e dei partiti che le incarnavano nel momento in cui il Muro di Berlino venne giù. Ed è proprio questo il codice di valutazione che questo libro, edito da Rubbettino, ci regala: la possibilità di capire cosa è oggi l’Europa, quanto incide su di essa il colosso tedesco o l’ingresso di quegli Stati e dei loro popoli dai quali il Berlin Mauer ci teneva separati.

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Questo libro svela un Francesco Cossigalontanissimo dal frusto cliché del “picco-natore”. Per diversi anni, infatti, con dis-crezione e acume, Cossiga perseguì e con-dusse, prima come presidente del Consi-glio e poi come Capo dello Stato, una po-litica estera parallela a quella dei Gover-ni e di quella ben più lungimirante.Quando ancora dominavano realpoli-

tik e timori, il presidente emerito, da sta-tista quale fu, vide più lontano, intuendoprima di altri l’incipiente crollo del siste-ma sovietico, la riunificazione della Ger-mania e il ruolo che il gigante tedesco tor-nato unito e l’Italia avrebbero potuto gio-care insieme nel nuovo contesto europeo.Un’opera di diplomazia personale du-

rata per moltissimi anni, poco nota e an-cor meno compresa, che oggi può final-mente essere raccontata e valutata con se-renità.

Clio Pedone, giornalista specializzata in po-litica estera, ha collaborato con cattedre diDiritto e Politica internazionale presso leuniversità “La Sapienza” e “Lumsa”.Si è occupata di comunicazione istitu-

zionale e politica presso i Ministeri dellaGiustizia e dell’Ambiente.Ha pubblicato con l’Athena Editoriale

Lo Stato Papale dall’interno e dall’ester-no e curato diverse pubblicazioni della Ca-mera dei Deputati, tra cui Il ruolo dell’Ita-lia nelMondo eGuerra in Libia. Riflessio-ne sul dibattito parlamentare.

Illustrazion

ediAlberto

Giammaruco,H

aunagDesign

.

€ 14,00

Rubbettino

CLIO PEDONE

STUDI INTERNAZIONALI

L’UOMO CHE GUARDÒOLTRE IL MUROLA POLITICA ESTERA ITALIANADAGLI EUROMISSILIALLA RIUNIFICAZIONE TEDESCASVELATA DA FRANCESCO COSSIGA

L’uomo che guardò oltre il muro

Clio Pedone

AUTORE

CASA EDITIRCE

Rubettino

Pagine e prezzo

88 pp. 14,00 €

Atlante ‘900

Nicola SignorileFrancesco Gismondi

AUTORI

CASA EDITIRCE

Laterza

Pagine e prezzo

231 pp. 20,00 €

Atlante ‘900Per la tutela dell’architettura contemporanea a Bari

Page 31: Puglia_in giugno 2012

ulturac

29giugno duemiladodici inpuglia

Un abbraccio sin dal titolo, che in Bantu-Kimbundu (una delle lingue dell’Angola significa ap-punto “benvenuto”) da parte di un filosofo e antropologo afri-cano, uno dei pochissimi (e per certi aspetti l’unico) che scri-vano e insegnino direttamente in italiano le “secrete cose” del pensiero africano Bantu (l’et-nia più numerosa e complessa del Continente Nero).Una sintesi, ma molto esau-stiva che poi mette voglia di approfondire e continuare lo studio perché parole come in-tercultura e convivenza delle differenze non siano sintesi vuote e stanche parole d’ordi-ne. Un testo alla portata di chi sia appena appena avvertito di filosofia e che abbia la curiosità sufficiente di aprirsi a un mon-do e a un pensiero nuovi, nel quale il principio di non con-traddizione (quello che esclude ogni terza via) non solo non è praticato, ma viene visto come fonte di profonde divisioni dell’Essere. E il benvenuto del titolo, grazie anche alla postfazione di An-gelo Prontera, diventa davvero un caldo abbraccio esistenzia-le.

TussangheSintesi epistemologica di Filosofia Africana

Mile e na notte

Luigi Canonico

AUTORE

CASA EDITIRCE

E/it Edizioni

PAGINE E PREZZO

141 pp. 00,00 €

L’autore è un barese che ha avuto la pazienza di raccoglie-re ben 1000 fra proverbi veri e propri e modi di dire in dialet-to barese ancora non “sporca-to” dal gergo urbanizzato degli ultimi quarant’anni. Un’ope-razione di archeologia che, in-sieme a tante altre, certo serve solo per mantenere memoria materiale di un dialetto che va scomparendo, come tutti quelli che mai sono assurti alla digni-tà di “lingua” (il napoletano, il siciliano specie agrigentino, i quattro grandi ceppi sardi, il lombardo e il veneto).Canonico attribuisce alla suo-cera questa specie di pozzo senza fondo in cui il buon sen-so, la saggezza popolare, l’iro-nia sempre un po’ disincantata dei baresi e la loro grande fan-tasia hanno costruito nei secoli quella strana parlata, molto influenzata sia dall’arabo sia dal francese, che oggi è ridot-ta quasi a pura cadenza, che li rende riconoscibili in pochi secondi. L’importante, per chi legge, è sapere che quelle pa-gine, in realtà, sono ceneri da venerare. Nulla più.

Mile e na notteLe ditte de srogheme

Terra di BariLuoghi di memorie

Francesco Tateo Pietro Sisto

AUTORI

CASA EDITIRCE

Cacucci Editore

PAGINE E PREZZO

222 pp. 25,00 €

Se avete qualche amico riot-toso, che ha spesso rifiutato il vostro invito a visitare Bari e il suo territorio, la soluzione è regalargli questo magnifico volume, con le affascinanti fo-tografie di Mimmo Guglielmi. Non resisterà oltre. Un volume in cui si profonde la cultura sterminata di due accademici dell’Ateneo barese, impagina-to secondo l’originale sequen-za di mettere insieme luoghi, nomi, storie, vicende dalle antiche origini quasi ai giorni nostri. Fotogrammi preziosi in grado di restituire l’emozione intima e l’incredibile stupore che prende chiunque abbia appena un po’ di sensibilità ri-spetto ad una terra che parla e canta nel sangue della sua gen-te, nelle radici dei suoi alberi, nella vita dei suoi animali e nello splendore del mare.Una di quelle opere che ci con-solano circa il ruolo che Bari e la Puglia hanno avuto e posso-no ancora avere nel panorama più complessivo della storia italiana e che ci fanno sentire orgogliosi d’essere nati fra tan-ta storia e tanta bellezza.

Terra di Bari Luoghi di memorie

Geopolitica e nuove poverta

Michele Monno

AUTORE

CASA EDITIRCE

Editrice Rotas

PAGINE E PREZZO

135 pp. 14,00 €

Geopolitica e nuove povertà

Crisi e non capirci nulla. Glo-balizzazione, finanza, specu-lazioni. La sensazione che stia andando male e che le speran-ze di intere generazioni rischi-no di squagliarsi come neve al sole, è fortissima. La certezza che non ne usciremo tanto pre-sto e che, soprattutto, nessuno abbia davvero idea di come farlo, genera ancora più ango-scia. Insomma, serve un po’ di studio in più, chiunque si senta in grado di dare un contributo, lo deve fare.Michele Monno non è un ac-cademico ma un imprenditore che ha fatto “le scuole alte” e che da giovane ha militato in quella sinistra chiamata extra-parlamentare. Oggi è un poli-tico del PD, area Margherita, e si sente in grado con questo testo di darci delle indicazioni sui perché e i percome ci siamo ridotti alle pezze. Un testo che consigliamo so-prattutto a chi sta studiando da economista: un bignamino sulle complicate vicende che ci hanno regalato questa crisi che sembra infinita e incomprensi-bile.

Tussanghe

CASA EDITIRCEMilella editore

Pagine e prezzo

150 pp. 00,00 €

Pedro F. MiguelAUTORE

Page 32: Puglia_in giugno 2012

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30 il magazine dell’eccellenza puglieseinpuglia

Pensieri e parolei nostri lettori raccontano

Sua madre non aveva fatto in tempo a chiederglielo che lei si era già offerta di accompagnarla. Il tri-gesimo del fratello maggiore: un altro pezzo di una famiglia immensa, come si usava una volta, s’era disperso nel mistero della morte. Chissà perché, vi-sto che abitavano da tutt’altra parte, i congiunti avevano scelto una chiesa in pieno centro, creando immediatamente il problema del parcheggio per chi arrivasse dalla periferia. “Ti porto io, mamma” aveva rasserenato così lo sguardo affranto che sem-brava pregarla senza parlare. Il sorriso azzurro dei suoi occhi la compensava da quella non gradita scocciatura.Lei, la figlia, in chiesa ci andava poco anzi nulla. La madre si sforzava di farlo almeno per le circostanze “ri-cordevoli” o per i funerali di qualche vecchio amico o col-lega. Per suo fratello Settimio (era il settimo di una sfilza innumerevole) non poteva mancare. Caso volle che il parcheggio spuntasse inopinatamente a due passi dalla chiesa. Per cui madre e figlia scesero dal-la macchinetta utilitaria, la prima al braccio della secon-da. Ma quando la figlia ebbe accompagnato al banco la madre, le disse in un orecchio che l’avrebbe aspettata fuori. E uscì. Una bella giornata di sole, un venticello gentile: quasi senza accorger-sene si ritrovò seduta sul penultimo gradino della scalinata che costituiva il piccolo sagrato. Pochi istanti e un giovanotto dall’aria trasandata e un po’ seppiata dalla vita, una chitarra a bandoliera sulla schiena, apparve alla base dei gradini.Sedendosi fece due cose: si tolse il cappello che posò per terra davanti a lui e si passò sul petto la chi-tarra. Due gesti fluidi e risaputi, fatti centinaia di volte. Non la degnò di uno sguardo mentre ar-meggiava per accordare il suo strumento dal suono dolce e preciso. Iniziò a suonare, intenso e compe-

Il miracolotente, lo sguardo sempre altrove, i capelli folti, lisci, appena appena argentati mossi dal lieve vento.Lei si ritrovò a sorridere sulla nota melodia: il suono trillava dalla chitarra come acqua da una chiara fonte e fu solo allora che gli occhi indefiniti di lui la inquadrarono. Le sembrò le sorridesse-ro ma fu davvero un lampo. Tornarono a perdersi nell’altrove come delfini al largo.Iniziarono ad arrivare i fedeli: l’aria compunta dei trigesimi, tutta gente a lei sconosciuta. Getta-vano appena un occhio a lui, attirati dal suono, e poi a lei, seduta e trasandata quasi quanto lui al capo opposto della piccola scala. Ne passarono

una mezza dozzina prima che una donna, più o meno dell’età di sua madre, le por-gesse complice e comprensiva una banconota da mille lire. “Tienili tu, che lui se li va a bere”. E moltissimi di quelli che ar-rivarono, fecero la stessa cosa: lanciavano risibili monete nel cappello di lui e poi le mette-vano in mano più sostanziose carte. Qualcuno le chiedeva se avessero bambini e lei, che aveva ancora una folta e riccioluta chioma scura, rispondeva di sì, arrossendo appena. Quando iniziò la messa e finì il flusso dei fedeli, lei aveva raccolto venticinquemila lire:

era evidentemente una mendicante credibile. Si alzò e senza dire una sola parola infilò tutto nel cappello di lui, che aveva smesso di suonare. “E non te li bere tutti” aggiunse proprio come avrebbe fatto una moglie devota.Lui guardò il cappello con attenzione poi spostò gli occhi su di lei. Sorrideva più divertito che sod-disfatto. Prese il cappello e si alzò. Mise al sicuro l’incasso e si risistemò la chitarra a bandoliera. “Domani suono a San Ferdinando” la informò prima si allontanarsi.

Angela Biavasco

[email protected]

Invia il tuo racconto a:

Indicate in oggetto:“Pensieri e parole”;Massimo 3000 battute più una introduzione di massimo 500 battute(spazi inclusi).

@

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entieris

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in posizione leggermente sopraelevata e, in origine, era totalmente isolata e distaccata da ogni altra costruzione. Fu Arsone I, nel 1125, ad iniziare i lavori della cripta, ma solo il popolo, alcuni sovrani e la generosità pontificia concorsero alla costruzione dell’intero tempio, che dovette iniziare verso il 1165. Il 23 maggio 1283 la cattedrale fu consacrata e dedicata all’Assunta. Ignoto resta il nome del suo costruttore. Le facciate di interesse artistico sono quelle di levante e di mezzogiorno: presentano un bel rosone, un’ampia bifora ed un caratteristico portale ornato da un timpano poggiante su corte colonne tortili. I campanili sono due: il maggiore si erge per oltre 43 metri e conserva miracolosamente quasi integri gli elementi decorativi di stile romanico; il minore è stato rifatto nel 1700. Se l’esterno della chiesa conserva l’originario stile romanico, l’interno si presenta fortemente rimaneggiato per i continui restauri e i rifacimenti di gusto barocco e rinascimentale. Apprezzabile è l’altare del Crocifisso, che presenta un grande Cristo in croce, antico e “miracoloso”, se è vero che, dinanzi ad esso, ha sostato in preghiera perfino S.Giuseppe da Copertino. Con grande emozione e sorpresa, rimuovendo il pavimento ottocentesco del coro, durante i lavori di restauro del 1990, sono venuti alla luce preziosi frammenti di mosaico, con raffigurazioni umane e bei motivi ornamentali di fattura locale,

forse della seconda metà del XII secolo. Di grande significato religioso e bella fattura è poi la preziosa icona bizantina, venerata da secoli nella cittadina, sotto il titolo di Madonna di Corsignano. La cripta, il cui accesso è all’esterno del tempio, è articolata in 15 crociere,

Le vacanze in Puglia sono sinonimo di mare, sole, divertimento, cibo buono…ed anche cultura. Le coste lungo la regione offrono, infatti, un panorama sorprendente di paesaggi incantevoli e sempre diversi, ma conservano anche prestigiose testimonianze architettoniche del romanico pugliese. Le bellissime cattedrali che si stagliano sul mare sfoggiano ancora intatto il loro antico splendore e diventano segni di un medioevo che qui ha espresso un’architettura unica nel suo genere. La Puglia nel XII sec. era governata dai Normanni e costituiva terra di transito di un gran flusso di pellegrini provenienti da tutta l’Italia e diretti in Terrasanta. Fra il XII secolo e la prima metà del XIII sec. le città si arricchirono perciò di splendide cattedrali. Dalla Capitanata fin giù al Salento, passando per la provincia di Bari, un ricco fermento ha portato alla costruzione di numerosissimi edifici sacri, tra i quali spiccano le chiese baresi come punto di riferimento, creando una meravigliosa e articolata costellazione che merita assolutamente di essere visitata e conosciuta. Un percorso interessante è quello che si snoda lungo il mare adriatico e tocca le cattedrali di Giovinazzo, Molfetta, Bisceglie e Trani.

GIOVINAZZO

La cattedrale di Giovinazzo si leva ritta e snella nella sua sagoma, a nord della città,

Le cattedrali pugliesi sul

Come in ogni angolo del religiosissimo Mezzogiorno d’Italia, in Puglia diversi sono i luoghi da visitare durante i riti della Settimana Santa, noi vi proponiamo un percorso alternativo nel profondo Sud pugliese.

MARE

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poggianti su 10 colonne e 12 pilastrini. Le colonne derivano certamente da materiale di spoglio e di esse sei sono in marmo cipollino, due in marmo greco, una, la più antica, è di marmo numidico. I capitelli sono medioevali eccetto due più recenti. Sulla parete est della cripta è incastonata una lastra tombale del 1386 che racchiude le spoglie del nobile giovinazzese Antonio Sindolfi e dei suoi eredi.

MOLFETTA

Il duomo di San Corrado di Molfetta sorge sul limite del mare, quasi ad estendere la sua protezione non solo al borgo ma anche alle navi che solcavano le acque prospicenti. Si ignora la data di fondazione della chiesa che, comunque, risale alla seconda metà del XII secolo. Nei secoli successivi vennero costruite le cappelle gentilizie che circondano l’edificio, solo in parte abbattute nei restauri moderni. Estremamente suggestiva è la vista della fiancata settentrionale rivolta verso il mare aperto. Le tre cupole, poste in asse, sono nascoste da strutture coperte da piramidi di altezza diversa, mentre le due torri orientali, che sorgono ai lati dell’abside principale, sono state ricostruite nel XVII secolo. L’interno della chiesa è costituito da tre campate coperte da cupole affiancate da navatelle coperte a semibotte. La pianta irregolare dimostra che i costruttori incontrarono difficoltà progettuali che modificarono in parte

il progetto originario. Archetti pensili, pennacchi, piastrini, mensole aggettanti e capitelli con decoro prevalentemente vegetale o antropomorfico arricchiscono la decorazione.

BISCEGLIE

La cattedrale di Bisceglie fu fondata nel 1073 per volontà del Conte Normanno Pietro II, che volle dedicare una chiesa al Santo del suo nome. La sua costruzione, piuttosto lunga, terminò nel 1295 quando, il primo maggio dello stesso anno, il Vescovo Leone la consacrò con una cerimonia solenne a cui parteciparono altri sette vescovi. Costruita in stile romanico-pugliese risulta oggi senza uno stile architettonico preciso, dovuto ai vari rifacimenti che ogni vescovo apportava per renderla attuale allo stile in vigore. Da questa deturpazione sono rimasti illesi solo l’abside, parte della facciata ed i muretti dei matronei. La facciata presenta un portale decorato con triplice fascia di tralci e foglie ed un piccolo portico sorretto da agili colonnine poggianti su grifi con capitelli di foglie di acanto. Dei due portali laterali, sono rimasti solo gli archivolti sorretti da mensole con testa leonina. Due bifore e quattro monofore completano la facciata insieme ad una finestra barocca che sostituisce l’originario rosone. Sul lato destro si trova un grande portale fra due colonne antiche su cui poggiano le statue di San Pietro e Paolo. L’interno, basilicare a tre navate ha perso la sua originaria bellezza, imbruttito dal barocco sfacciato apportato durante i rimaneggiamenti. La cripta anch’essa rimaneggiata poggia su dieci colonne di colore giallastro, ed è la sede ove si conservano i resti e le reliquie dei tre santi patroni. Ai lati del presbiterio è presente un coro ligneo in noce massiccio proveniente dalla Badia di Santa Maria dei Miracoli in Andria. Su di esso vi è scolpita tutta la storia dell’ordine Benedettino dalle origini fino alla fine del medioevo. Composto da due ali che occupano interamente i lati del presbiterio,è formato da 38 stalli; 24 nel primo ordine e 14 nel secondo, ma vi è anche un terzo ordine formato da nude panche. Affinché il coro fosse sistemato nel presbiterio, fu necessario ridurne le proporzioni, asportarne qualche pezzo.

TRANI

Parlando di tappe obbligate, non si può, però, omettere la cattedrale di Trani, la “regina delle chiese di Puglia”, forse l’edificio più emblematico del romanico pugliese. Alla sua fama ha certamente contribuito lo splendido scenario in cui è inserita: una splendida e ampia piazza affacciata direttamente sul mare: progettata in ideale posizione scenografica, la chiesa testimonia lo

Antonio VerardiRIPRODUZIONE RISERVATA

In foto la cattedrale di Molfetta;sotta, a sinistra la cattedrale di

Giovinazzo, e a destra Trani.

splendore della Trani medievale. Eretta in onore di S. Nicola Pellegrino, un ragazzo greco di 18 anni morto a Trani in odore di santità il 2 Giugno del 1094, si tratta di un edificio maestoso e imponente, non solo per le notevoli dimensioni, ma anche per l’intensità che è capace di trasmettere. La facciata spicca per la sua luminosità dovuta all’uso di una pietra bianco-rosata di cui sono ricche le cave locali, che si arricchisce di mille riflessi alla luce del sole. La costruzione viene collocata presumibilmente tra il 1159 e il 1186, mentre i lavori di costruzione

del bellissimo campanile, alto m. 58,90, iniziarono nel XIII secolo e si protrassero per più di un secolo. Se l’impatto migliore con la costruzione si ha venendo dal mare, non si può non rimanere colpiti anche dal corpo absidale. Dalla poderosa struttura del transetto si staccano i semicilindri delle tre absidi altissime, da cui emerge prepotentemente quella centrale arricchita da un monumentale finestrone. L’accesso all’interno della chiesa è possibile attraverso una porta aperta nella fiancata sud. Da qui si accede alla chiesa di S. Maria: una lunga aula divisa in tre navate da ventidue colonne di spoglio. Continui scavi hanno portato alla luce vasti tratti di pavimentazione musiva, visibili attraverso botole aperte sul pavimento della cripta. Una scala permette l’accesso al sacello di S. Leucio. Sempre dalla chiesa di S. Maria, scendendo alcuni scalini, si accede alla cripta di S. Nicola Pellegrino. Qui colpisce la presenza di colonne di marmo greco alte e sottili, che conferiscono un’impressione di levità. Tra le due cripte due scalinate conducono alla chiesa superiore: una vasta aula divisa in tre navate da un doppio filare di sei colonne. Purtroppo, oggi l’unica testimonianza dell’antico splendore è ciò che resta del pavimento musivo nell’area dell’altare maggiore: è certo poco, ma anche sufficiente a far immaginare una chiesa sontuosamente addobbata e ricca di colore, come lo furono tutte le cattedrali pugliesi.

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pettacolis

Il gruppo barese “U’Papun”, guidati da Alfedo Colella, pubblica il nuovo cd “Cabron” e lancia il primo singolo “Indiesposto” contro l’omologazione di massa.

Un progetto nato dal lavoro di un cantautore, quattro musicisti e un teatrante, che propongono uno spettacolo di musica e teatro che spazia dal cantautorato alla musica etnica, dal folk al funk, dal jazz alla tradizione popolare, il tutto miscelato ad un sound rock e moderno. La band U’ Papun, capeggiata dalla voce e dalla teatralita’ del carismatico frontman Alfredo Colella, vanta la presenza di musicisti con moltissime esperienze di background e ottima qualità tecnica: Gigi Lorusso (chitarra elettrica e strumenti etnici), Enrico Elia (piano e tastiere), Mario Orlandi (basso) e Cristiano Valente (batteria e percussioni). Il loro repertorio inoltre è accompagnato nei live da siparietti ricchi di sorprese e colpi di scena.

Come è nata la vostra esperienza musicale?

«Stiamo insieme dal 2005 circa e abbiamo fatto un percorso tra festival , concorsi, aperture di concerti degli Après la classe, Goran Kuzminac, Marta sui Tubi, Suoni Mudu e Caparezza, con il quale abbiamo anche avuto una collaborazione e abbiamo realizzato un brano dal titolo l’Appapparenza. Successivamente abbiamo pubblicato un disco, Fiori Innocenti, un album che contiene 16 tracce molto varie musicalmente, ma legate testualmente dalla finta innocenza dei personaggi di cui si parla. Uomini colmi di paure e insicurezze che cedono alla corruzione del proprio animo. È un disco che abbiamo pubblicato dopo anni di attività live grazie a Just Play Music, con la quale abbiamo pubblicato anche Cabron!».

A proposito dell’Appaparenza, voi parlate dell’omologazione nel mondo dello spettacolo. In questo album a mio avviso avete esteso un messaggio di

denuncia sociale in tutto il disco. «Quest’ultimo lavoro, per certi versi più maturo e consapevole del primo album, ha un filo conduttore che si dirama in tutte le tracce. Lo definirei un disco sociale, che parla della situazione attuale, dell’omologazione di massa e di censura, di omicidi sentimentali, di storie raccontate e confessate dai protagonisti e soprattutto dell’amore visto da un’altra prospettiva, da quella del fallimento di una relazione o del tradimento».

Anche nel look, al contrario del video con Caparezza, avete un aspetto più sobrio, totally black. Soprattutto nel make up... «A differenza degli esordi, in cui avevamo un look più folcloristico, in cui io (Alfredo, ndr) portavo anche una maschera tribale ed eravamo più truccati, adesso con il nuovo album abbiamo deciso di rendere più misurato il nostro abbigliamento, caricandolo il meno possibile e restando anche in linea con il nome del gruppo, dato che in dialetto

Indiesposti

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pettacolis

Cabron!

da ascoltareU’PAPUN

barese U‘Papunn significa Uomo nero».

Il primo singolo che avete lanciato è Indiesposto, una vera provocazione contro l’omologazione di massa. Come voi stessi avete ammesso, ci sono diverse citazioni riprese da altri videoclip... «L’idea è stata messa su dal regista Enzo Piglionica, che già ci aveva diretti nel video dell’Appapparenza. All’epoca volevamo un video in stile Monty Python i cui personaggi, interpretati da noi, dovevano avere quel non so che di demenziale. Essendo il nostro primo video volevamo farci rappresentare al meglio, mettendo in luce quella teatralità che caratterizza i nostri show. Enzo è stato il regista giusto perché è riuscito ad entrare in simbiosi con noi, creando una situazione lavorativa spassosa e a tratti surreale. Indiesposto invece è un omaggio ai video di alcuni dei più importanti artisti del panorama indie internazionale, tra i quali facilmente riconoscibile

è la citazione del video Seven Nation Army dei White Stripes o quella dei Radiohead in No Surprises».

Alfredo, nel vostro sound si percepisce sia l’influenza internazionale che quella delle vostre radici culturali, come nel brano Terra. Avete mai scritto un brano totalmente in dialetto barese? «Effettivamente sì, nel disco precedente c’è una canzone dal titolo La nebbie, che ho scritto di getto una notte in cui la città di Bari, raramente invasa dalla nebbia, ne era completamente avvolta. È un brano che parla del lato oscuro della città, delle malefatte, dei pregiudizi e del degrado che la sta piano piano avvolgendo, come una nebbia appunto».

Durante i live vi avvalete della collaborazione di un attore sul palco. Come è nato questo

connubio?

«Francesco Tatone ricopre i ruoli più svariati, dal comico alla maschera, dall’ironico al drammatico. In realtà la collaborazione con lui è nata per caso, infatti l’abbiamo provata durante un concerto e vedendo che questa fusione tra musica e teatro, piaceva al pubblico, abbiamo deciso di mantenerla».

A proposito di live, avete in progetto un tour per Cabron? «A partire da fine maggio inizia la nostra serie di concerti per la promozione del disco. Il 24 infatti, in occasione della Notte Bianca degli studenti, saremo al Campus di Bari per aprire il concerto dei Marta sui Tubi, mentre da giugno in poi, partirà il tour di Cabron!, con dei live ricchi di sorprese».

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Isabella BattistaRIPRODUZIONE RISERVATA

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pettacolis

«Finalmente qualcosa di nuovo e non ovvio dal palco degli “emergenti”. Bravi, eleganti, per nulla provinciali. Niente male, davvero». Così Ernesto Assante parla dei Fabryka nel suo blog nel post dedicato al concerto del Primo Maggio. Il gruppo barese dei Fabryka, nato nel 2005, è un laboratorio musicale dall’attitudine indie pop, dalle esperienze elettroniche e le ambizioni internazionali. Nel 2009 la band trova nuovo assetto e dimensione live nella formazione che vede Tiziana Felle alla voce, Stefano Milella alla batteria acustica/elettronica, Raffaele Stellacci al pianoforte e synth, Agostino Scaranello al basso e chitarra baritona, ed Alessandro Semisa alla chitarra elettrica. Sperimentare è il minimo comune denominatore che dal 2004 porta la band a percorrere diverse strade musicali con conseguenti cambiamenti di line up. L’ultimo lavoro in termine cronologico è l’Ep 5 Days (Snowy Peach) del 2011. Questo importantissimo lavoro grazie alla direzione artistica di Ugo Tempesta,

collaboratore di Alex Britti, Irene Grandi, Fiorello, segna la svolta sonora per la band e la stabilità nella formazione. A t m o s f e r e m a l i n c o n i c h e , romantiche si fondono in sonorità più acustiche e ritmi più incalzanti, energici, valicando così i confini del folk rock indipendente e del pop internazionale. Pochi mesi di attività bastano per portare il nuovo progetto discografico su Mtv New Generations con il videoclip di The good insight, e all’interno della compilation di XL “Puglia Sounds Now” con il brano Silence. Recentissima è la vittoria del premio “Via Asiago Live”,

organizzato da radioRAI, grazie al quale la band si è esibita sul paco del Primo Maggio di Roma, riscuotendo grandi

consensi da parte di pubblico e stampa. A tal proposito abbiamo intervistato la cantante, Tiziana Felle.

Tiziana, che s e n s a z i o n i avete provato nell’esibirvi su un palco così importante come quello di Piazza san Giovanni? « S i c u r a m e n t e un’emozione molto forte. In quell’occasione non solo abbiamo avuto visibilità, come dimostra

il commento di Assante sul suo blog, ma dietro le quinte siamo riusciti anche a conoscere personalità

C’è una nuova Fabryka di musica e creatività

“5 Days è un album positivo, parla del coraggio di cambiare, della vita e delle scelte„

Dopo la bella performance sul palco del Primo maggio, siamo andati a trovare il gruppo barese dei Fabryka per conoscerli meglio ed ascoltare insieme il loro ultimo album “5 Days”

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pettacolis

Cinquantadue eventi hanno arricchito la quindicesima edizione della manifestazione dedicata ai bambini

Isabella BattistaRIPRODUZIONE RISERVATA

come Massimiliano Casacci dei Subsonica, i Dente e il Teatro degli Orrori».

Dai commenti ho notato che il vostro stile è piaciuto molto. Chi si occupa dello styling? «In realtà nessuno, ciò che vedete è il risultato del nostro gusto personale. Ognuno di noi si veste nel modo in cui si sente più a suo agio, non è affatto studiato o imposto».

Come vi definireste musicalmente? «Siamo un gruppo pop che può essere collegato all’indie folk. Per noi è molto importante l’apertura nel campo internazionale, infatti scriviamo i nostri testi sia in italiano che in inglese, mentre il nostro sound è molto vicino alla scena nord europea della fine anni ’80 inizi anni ’90».

Il vostro ultimo album, 5 days, a partire dalla copertina, è un album pieno di spensieratezza e allegria. Che messaggio avete voluto trasmettere? «In effetti 5 Days è un album molto positivo, parla del cambiamento e dell’andare oltre determinati schemi, del coraggio di cambiare, della vita e delle scelte che si intraprendono e alle rinunce che molto spesso si devono fare. La copertina vuole trasmettere l’idea di questo slancio vitale, con una costruzione fotografica onirica a cura di Valeria Giampietro. 5 Days è il diario di una band in continua evoluzione che, nel giro di cinque anni di carriera ha vissuto numerose trasformazioni nel suono e nella line-up, fino a giungere a un’inedita formazione a cinque che, per la prima volta insieme in sala d’incisione, ha concepito e realizzato i cinque brani che compongono questo lavoro».

Ci sono progetti futuri? «Adesso siamo in partenza per un tour in Italia, il 9 maggio a Torino con Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione, mentre il 17 maggio parteciperemo alla selezione del Neapolis Festival. Successivamente parteciperemo ad altri live, ma nel frattempo stiamo già lavorando al nuovo album, che sarà in linea con 5 Days».

Il nastro della XV “Maggio all’infanzia” è stato tagliato il 12 maggio e per quest’anno non sono mancate le novità: innanzitutto la durata dell’evento è stata raddoppiata, per un totale di otto giorni e addirittura saranno interessate a questo festival delle aree che negli anni passati non erano coinvolte, come l’ allestimento dello Chapiteau in piazza Diaz, un vasto spazio proveniente dal Belgio simile ad un giocoso tendone da circo. Il tutto per 52 eventi tra mostre, proiezioni di film, spettacoli (alcuni debuttanti, altri come prime regionali), documentari, concerti, forum e incontri.

Il Maggio all’Infanzia nasce a Gioia del Colle, ma è stato “importato” dal 2009 dalla città di Bari, portando però avanti lo stesso spirito con il quale è venuto al mondo: questo, infatti, resta sempre un festival dell’infanzia e non per l’infanzia, sottolineando così l’importanza di coltivare per tutta la proprio vita il lato infantile di ogni uomo, quello curioso, assetato di scoperte e naturalmente aperto verso l’esterno. Proprio questa spiccata propensione ad un approccio “filosofico” all’esistenza tipica dell’infanzia è stata oggetto di un dibattito tenutosi il 12

maggio con Mariella Procaccio, la quale sostiene che i bambini siano quanto di più vicino esista alla figura del filosofo, poiché entrambi abituati a giocare tanto con le cose quanto con le idee, immaginando altri universi possibili.

Il tema scelto per quest’edizione è stato La natura dei bambini, facendo riferimento sia alla natura interiore sia a quella letteralmente intesa: per far sì, quindi, che i ragazzini la conoscano davvero e si riavvicinino all’ambiente avendo con esso un rapporto sano, per tutta la durata della manifestazione (e anche oltre) essi avranno accesso al Giardino del teatro Kismet, dove hanno ricevuto nozioni base di giardinaggio e potranno dar vita ad un piccolo orto cittadino. Tutte le strutture coinvolte (il teatro Kismet, il Granteatrino e l’intera Fondazione Città Bambino) si sono impegnate comunque a rispondere all’esigenza dei bambini di avvicinarsi all’arte e al teatro insieme alle loro famiglie per tutto il corso dell’anno, e quindi non unicamente durante la manifestazione.

Daniela De SarioRIPRODUZIONE RISERVATA

La Fondazione Museo Pino Pascali, lo scorso 18 maggio, in occasione della Giornata Mondiale dei Musei, ha presentato in Montenegro una mostra d’arte contemporanea presso il Museo Nazionale d’Arte Moderna ubicato nel Palazzo Reale di Cetinije. L’esposizione, dal titolo Dialoghi Est/Ovest, presentava opere di artisti pugliesi ma che risultano inseriti in circuiti nazionali ed internazionali: Dario Agrimi, Cristina Bari, Raffaele Fiorella, Michele Giangrande, Claudia Giannuli, Pierpaolo Miccolis, Francesco Schiavulli, Francesca Speranza, Giuseppe Teofilo e Nicola Vinci che in questa mostra erano presenti con opere installative, sculture, pittura e fotografia. La mostra, a cura di Rosalba Branà, direttrice della Fondazione Pascali e coadiuvata dai giovani curatori Antonio Frugis e Maria Paola Spinelli, si è conclusa il 2 giugno ma avrà un seguito in Puglia. Nel mese di settembre infatti gli artisti montenegrini Irena Lagator, Danijela Mrsulja, Ana Pejovic, Marija Popovic, Djordje Rasovic e Natalija Vujosevic saranno ospitati nelle nuove sale della Fondazione Museo Pino Pascali a Polignano a Mare. La mostra, suddivisa in due sezioni, ha esposto nel Palazzo Reale Sala Biljarde le opere dei giovani e promettenti artisti pugliesi con l’intento di creare un dialogo virtuale e un rapporto vitale tra le due sponde dell’Adriatico, uno spazio visivo nel quale narrarsi e conoscersi, una preziosa occasione per definirsi gli uni rispetto agli altri pur conservando la propria identità.Nella centralissima piazza Re Nicola di Cetinije invece è stata istituita la sede staccata del Museo Nazionale ‘L’Atelier Dado’ in omaggio all’artista surrealista Dado Duric, negli spazi del suo originario studio, è sorto un Centro per l’Arte sperimentale molto innovativo e attivo a livello nazionale e internazionale.

I.B.

A Bari Maggio è per l’infanzia

Si è svolta a maggio una mostra di artisti pugliesi in Montenegro. A settembre scambio di cortesie a Polignano a Mare

Italia e Montenegro dialogano sull’arte

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Non solo calcio

A meno di due mesi dall’appuntamento con lo sport e lo spettacolo delle Olim-piadi di Londra 2012, sono in molti a fare le previsioni sulle possibili medaglie azzurre, su dove possiamo puntare alla vittoria olimpica, e su quali sport, invece, dobbiamo puntare per eventuali sorprese.Una cosa è certa. Se c’è uno sport da sem-pre per l’Italia fonte di riserva aurea e di tante gioie olimpiche, è la scherma.Non soltanto negli ultimi anni, con il do-minio delle ragazze del fioretto, di Valen-tina Vezzali, di Giovanna Trillini, di Aldo Montano e di tanti altri nomi ma-

gari meno noti al grande pubblico, ma fin dagli albori dell’olimpismo e dello sport a cinque cerchi.

Come dimenticare Edoardo Mangia-rotti, che ci ha lasciato qualche giorno fa? L’atleta più vincente della storia della scherma e l’italiano più medagliato nel-la storia delle Olimpiadi. Nato a Rena-te (Milano) il 7 aprile 1919, specialista di spada e fioretto impostato come manci-no, allievo e figlio del Maestro Giuseppe Mangiarotti, è stato l’azzurro che ha vinto il maggior numero di medaglie olimpiche,

partecipando come atleta ai Giochi del 1936 a Berlino (1 oro), del 1948 a Londra (2 argenti – 1 bronzo), del 1952 ad Helsin-ki (2 ori – 2 argenti), del 1956 a Melbou-rne (2 ori – 1 bronzo) e del 1960 a Roma (1 oro – 1 argento). In queste due ultime edi-zioni dei Giochi è stato anche Portaban-diera della squadra italiana unico, insieme al marciatore Ugo Frigerio, ad ottenere questa duplice ed onorifica designazione. Dall’edizione del ‘36 fino a quella di Pe-chino2008, passando per Tokio1964, Me-xico City1968, Monaco1972, Montreal1976, Mosca1980, Los Angeles1984, Seoul1988,

La scherma è pronta per i cinque cerchi

Mancano poche settimane alle Olimpiadi e la suqadra italiana come sempre difenderà il proprio orgoglio grazie a sport meno quotati durante l’anno rispetto al “Dio Calcio” come ad esempio la scherma, che da sempre ci regala grosse soddisfazioni

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Barcellona1992, Atlanta1996, Sydney2000 e Atene2004, Mangiarotti ha vissuto tutte le edizioni, senza perderne una, come atle-ta, giornalista-inviato della Gazzetta dello Sport, Segretario Generale e rappresen-tante della Federazione Internazionale di Scherma, Capo delegazione delle scher-ma italiana e con accredito del Comitato Olimpico Internazionale.E dopo Mangiarotti tantissimi atleti che hanno cantato l’inno ai giochi di Oimpia, fino ad arrivare ai nostri giorni con quella Valentina Vezzali che da 14 anni divora oro in ogni competizione mondiale.

VERSO LONDRAPer Londra le speranze della scherma ita-liana sono tante. Nei recenti campionati europei abbiamo fatto incetta di medaglie, soprattutto d’oro, non soltanto con i sena-tori della squadra, ma anche con giovani rampanti che non vedono l’ora di cimen-tarsi con i giochi a cinque cerchi.

E la Puglia in questo sport con la scuola foggiana, la tradizione barese dell’Angiul-li ed i rampanti giovani di Trani e Lecce non è assolutamente di secondo piano (ne parliamo a parte n.d.r.). Tante soddisfazioni a

livello nazionale ed internazionale in uno sport di cui, purtroppo, si parla soprat-tutto ogni 4 anni, quando perdere un oro olimpico significa delusione e silenzio per i prossimi quattro anni.Così non è. Gli almanacchi della scher-ma italiana sono ricchi di soddisfazioni e di grandi successi. Peccato non vengano adeguatamente celebrati. Lo meriterebbe-ro sicuramente di più di qualche effimero successo di un calcio malato, corrotto e viziato.

Roberto MastrangeloRIPRODUZIONE RISERVATA

Due Schermidori delle “fiammegialle” a duello. Foto tratta dal sito fiammegialle.org

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Il movimento pugliese è in continua espansione e vi riportiamo in queste pagina alcuni significativi esempi di come la scuola e i maestri della nostra regione stiano lavorando sui giovani per un futuro vincente

GIOVANISSIMI: IL BILANCIO DELLA SCHERMA PUGLIESE

Nessun titolo italiano per i giovanissimi pugliesi nell’edizione numero 49 del Gran Premio Giovanissimi, ma dall’appunta-mento svoltosi a metà maggio a Riccione la Puglia torna con un ricco bottino di me-daglie che può senz’altro definire positiva la spedizione.Tre medaglie d’argento e due di bronzo sono state conquistate dagli schermitori pugliesi: secondi posti per Giorgia Chirol-li (Club Scherma Foggia) nella Sciabola Bambine, Flavio Maria Tricarico (Foggia Fencing) nella Sciabola Allievi e Davide De Vivo (Circolo Schermistico Dauno) nella Sciabola Giovanissimi; terzi posti per Ester Morlino (Circolo Schermistico Dau-no) nella Sciabola Bambine e Francesco Pio Iandolo (Foggia Fencing) nel Fioretto Giovanissimi. Il bilancio per la Puglia è ul-teriormente arricchito dalla quinta piazza per Sofia Pollice del Club Scherma San Severo nella Sciabola Allieve, da altri dieci atleti qualificati per gli ottavi (5 nella scia-

bola, 3 nel fioretto e 2 nella spada) e, in totale, 35 atleti che hanno raggiunto il ta-bellone principale, di cui 19 nella sciabola, 8 nel fioretto ed 8 nella spada. La scherma pugliese riassapora dunque dopo due anni il gusto della finale tricolore anche se è an-cora costretta a rinviare l’appuntamento col titolo più ambito.A livello di armi si nota una sostanziale conferma della sciabola come specialità trainante del movimento pugliese, anche se si sta assistendo ad una sensibile crescita da parte di fioretto e spada. Ci sono buone speranze per poter migliorare ancora, a partire magari già dalla 50esima edizione del prestigioso torneo giovanile nazionale.

COPPA ITALIA A2: NONO POSTO DI VERRONE

Ad Ancona, per la fase nazionale di Cop-pa Italia – svoltasi unitamente ai campio-nati a squadre di serie A2 – il miglior at-leta pugliese è risultato Fabrizio Verrone, attualmente tesserato per la società Greco Roma, classificatosi al nono posto nella

sciabola maschile; subito dietro di lui il miglior rappresentante dei club pugliesi è stato Francesco D’Armiento del Circolo Schermistico Dauno. Nei campionati a squadre di Serie A2, in-fine, da segnalare nella sciabola maschile il nono posto del Circolo Schermistico Dau-no (con Caldarulo, D’Armiento, De Meo e Marsico) nella gara vinta dalla Virtus Bologna in cui militano, assieme all’olim-pionico Aldo Montano, anche i due oriun-di foggiani Giuseppe Gramazio e Fran-cesco Scisciolo; nella sciabola femminile undicesimo posto per la Scherma Trani con Ramona Cataleta, Adriana Lattanzi, Margherita Pappolla e Francesca Pasqua Dibisceglie.

CAMPIONATI ITALIANI A SQUADRE: LE PROMOSSE PUGLIESI

Grandi successi per la scherma pugliese in occasione dei Campionati Italiani a squa-dre: l’affermazione più prestigiosa arriva dal Club Scherma San Severo, che nella sciabola maschile conquista la promozio-

Dove nascono SPERANZE...

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Il fioretto femminile ancora una volta portabandiera italiana nella cerimonia innaugurale delle ‘Olimpiadi. Dopo Giovanna Trillini nell ‘96 tocca alla plurimedagliata olimpica e mondiale Valentina Vezzali

Valentina Vezzali sarà la portabandie-ra azzurra ai Giochi Olimpici di Lon-dra2012. A distanza di sedici anni dall’in-gresso di Giovanna Trillini nello stadio olimpico di Atlanta, la scherma azzurra avrà l’onore, attraverso Valentina Vezzali, di tenere in alto il tri-colore nel corso della cerimonia di inaugu-razione dei Giochi Olimpici di Londra, in programma il pros-simo 27 luglio.

«È un riconoscimento ad un monumento della scherma e dello sport ita-liano - è il commento del Presidente della Federazione Italia-na Scherma, Giorgio Scarso -. Il Coni ha scel-to un’atleta il cui curricu-lum ricchissimo è già em-blematico del grandissimo valore sportivo. Valentina Vezzali è una campionessa di cui la scherma italiana si vanta - prosegue il Presidente federale - non solo per i suoi successi, ma anche per l’esempio di grande impegno, dedizione, passione e spirito di sacrificio. È l’emblema della nostra disciplina e siamo profondamente onorati che a Londra sarà

la rappresentante dell’intero movimento sportivo italiano».

Valentina Vezzali sarà la sesta rappre-sentante della scherma italiana a rice-vere il ruolo di “alfiere azzurro”. Prima di

lei, infatti, vi sono stati Nedo Nadi (Anversa ‘20), Giulio Gaudini (Berlino ‘36), Edoardo Mangiarotti (Mel-bourne ‘56, Roma ‘60), Giuseppe Delfino (Tokyo ‘64), Giovanna Trillini (Atlanta ‘96).«Come Presidente della Fe-derazione Italiana Scher-ma - prosegue ancora Giorgio Scarso -non posso che essere grato al Coni per la scelta operata, che valuto sia anche un riconoscimento indiretto alla scherma italia-na. Dopo Giovanna Trillini, un’altra grande donna oltre che straordinaria schermitri-ce, onorerà la nostra disci-plina, testimoniando anche come con l’impegno quoti-

diano, stile e professionalità, si riesce ad essere simboli, emblemi e... alfieri dello sport azzurro».

R. M.

ne in A2; sempre nella sciabola maschile la Scherma Trani viene promossa in B1, mentre il Foggia Fencing conquista ben tre promozioni (in B1 nella sciabola femmi-nile e nel fioretto femminile, in B2 nella sciabola maschile); nella spada maschile infine il Club Scherma Taranto viene pro-mosso in B2.

CIRCOLO SCHERMISTICO DAUNO: 50 ANNI D’ORO

Le nozze d’oro sono un traguardo impor-tante, e cinquant’anni di felice e proficua convivenza fra il Circolo Schermistico Dauno di Foggia e scherma andavano celebrati solennemente: per questo il pre-stigioso club pugliese ha predisposto un ricco calendario di eventi, iniziati quasi un ano fa con il pellegrinaggio al Santuario di S. Michele Arcangelo (protettore degli schermidori) a Monte Sant’Angelo, con l’organizzazione di una mostra d’arte in novembre, con le celebrazioni ufficiali del-lo scorso 22 dicembre ed infine una serie di gare e di esibizioni per tutti i livelli e le età.“I 50 anni del Circolo Schermistico Dauno – ha dichiarato il presidente del club, Dauno Morlino – rappresentano un evento sicuramente significativo, soprattutto in una città dal tessuto molto particolare come Foggia: anni di grandi sod-disfazioni ma anche con tanti sacrifici, poiché fare sport nel Mezzogiorno, dove le risorse economiche sono limitate, diventa sempre più difficile”.Anni difficili, ma anche pieni di soddisfazioni, vero?“Sicuramente sono stati anche anni ricchi di suc-cessi: 81 titoli italiani, un titolo europeo, tre titoli mondiali, uno scudetto, una Coppa Italia e due stelle al merito sportivo sono traguardi che ci inor-gogliscono. Gli ultimi successi, in ordine di tempo, sono il titolo italiano nella sciabola Giovani per Francesco D’Armiento ed il secondo posto Cadetti per Nicola De Meo, che ha anche conquistato un oro europeo a squadre”. E la storia continua…

Vale, portaci a...

Valentina Vezzali in una foto di Maurizio Camagna

In foto, due schermitori del “circolo schermistico dauno”;

Nella pagina a fianco una panoramica di una palestra prima degli incontri.

Roberto MastrangeloRIPRODUZIONE RISERVATA

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Puglia inAnno V n. 4 • giugno 2012Periodico free pressRegistrato c/o Tribunale di Bari al n. 3 dell’1 febbraio 2008

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