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LA VOCE di Limina Organo Semestrale di informazione per soci e simpatizzanti della Societá Operaia Liminese Pubblicazione Semestrale N°6 Luglio 2013 Distribuzione gratuita Editoriale 2-3 POLITICA COSÍ LA PENSO IO -4 CONSIDERAZIONI -5 LETTERA AL GIORNALE -6 LA GALLERIA DEGLI ERRORI -7 CULTURA IN ONORE DELLA VERITÁ 8-9 IN NOME DI FRANCESCO LO SARDO-10 LA FORGIA MITOLOGICA DELL´ETNA-11 LE NOSTRE COMUNITÀ SAN FILIPPO D´AGIRA DI CARACAS-12

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LA VOCE di Limina Organo Semestrale di informazione per soci e simpatizzanti della Societá Operaia Liminese

Pubblicazione Semestrale N°6 Luglio 2013 Distribuzione gratuita

Editoriale 2-3

POLITICA

COSÍ LA PENSO IO -4

CONSIDERAZIONI -5

LETTERA AL GIORNALE -6

LA GALLERIA DEGLIERRORI -7

CULTURA

IN ONORE DELLA VERITÁ 8-9

IN NOME DI FRANCESCO LO SARDO-10

LA FORGIA MITOLOGICA DELL´ETNA-11

LE NOSTRE COMUNITÀ

SAN FILIPPO D´AGIRA DI CARACAS-12

Erano gli anni millenovecent`ottanta. Da più di venti anni, l`Amministrazione Garigali aveva raggiunto la massima popo-larità politica nella comunità di Limina e fuori. Le opere di in-frastrutture più importanti realizzate durante il suo periodo, avevano trasformato il paese. Vale ricordare, ad esempio, quella prima storica ordi-nanza no. 29 del 6 agosto del 1959, scritta a mano su un semplice foglio di carta, con la quale Garigali, in veste di Commissario straordinario del Comune, ordinava, fra l`altro, “il divieto di far circolare animali suini sulle strade dell`abitato”, dando inizio al risanamento ambientale e sanitario in beneficio degli abitanti del paese. Con l `Amministrazione Garigali si sono realizzate le costruzioni dell`aquedotto, della rete idrica interna, la conseg-uente rete fognante, dell`edificio scolastico, con scuola materna, del nuovo impianto di illuminazione pubblica, di impianti sport-ive. Le strade di campagna sono state allargate e rese più raggi-ungibili ai lavoratori anziani della terra. Opere tutte queste, che hanno moralizzato la comunità. Sotto il profilo culturale, la co-munità si è potuta beneficiare con la rinascita della Banda Musi-cale, di un premio letterario dedicato al poeta popolare Giuseppe Saglimbeni, detto Bizzeffi, con la realizzazione di una selezione di opere d`arte, i Murales, eseguiti da validi pittori siciliani, con l`istituzione de una piccola biblioteca fornita di un gruppo di testi significativi. Per quanto concerne l`aspetto sociale, è stato assicurato il trasporto degli studenti, dalla comunità di Limina a Santa Teresa di Riva e a Messina. Sono stati istituiti la refezione scolastica e il servizio di assistenza agli anziani. Con l`aiuto della Amministrazione Garigali, lavorando senza nessuna discriminazione politica, gli anziani liminesi della So-cietà Operaia e della Società Agricola hanno ottenuto la pen-sione sociale, una conquista di indipendenza economica che prima dipendevano della protezione familiare. Negli anni dell`Amministrazione Garigali, si mantenevano i conti sempre positivi in cassa e zero debiti. Per questo intenso e continuo lavoro in nome del benessere del paese e dei suoi cittadini, gli elettori di Limina hanno premiato il medico Garigali con il loro suffragio.

Difatti, per ben 33 anni è stato il primo cittadino della comu-nità. Un evento che aveva sbalordito l`opposizione, lontana da un trionfo elettorale. Dopo tanti intenti falliti, l`opposizione ha scelto l`idea di cercare voti all`estero come unica maniera per ab-battere un governo che aveva fatto il suo corso. Ma più dell` idea, la decisione più importante ed intelligente dell`opposizione, è stata la scelta, dell`uomo che doveva portare avanti questo pro-getto. Era un giovane che si iniziaba nella politica liminese, nato a Caracas da onesti genitori emigranti, che si son portati avanti con sacrifici, rispettati da tutta la nostra comunità. Gli avversari di Garigali hanno istruito bene questo giovane e l`hanno inviato alla conquista di voti nella terra dove era nato. Questo giovane simpatico, amante della arepa, ha incominciato il suo lavoro, sen-za troppa fatica, viaggiando da Limina in Venezuela tre o quattro

Quanto sia laudabile in un principe mantenere la fede e vivere con integrità e non con astuzia.... Niccolò Machiavelli

volte all`anno, dove aveva trovato un terreno fertile. La nostra comunità si era costituita con forte legame d` amicizia, con un grande sentimento di fratellanza e con un profondo orgoglio di appartenenza ad una radice culturale comune. Mentre la nostra comunità cresceva e si inseriva nella società venezolana si sentiva una grande gioia collettiva vedendo come si portava avanti nel progresso economico, sociale e culturale. I liminesi nuovi arrivati potevano contare con l`appoggio morale, il buon consiglio e sen-tivano che dietro i loro passi c`era il sostegno di tutta la comu-nità. A quell`epoca io non ricordo mai che qualcuno domandava se tizio o caio era della società Operaia o della Società Agricola. Visitava le famiglie dei compaesani e si mostrava amico di tutti, si offriva per qualsiasi cosa di cui qualcuno avesse bisogno da Limina (documenti, messaggi ecc.) Non parlava molto di politi-ca, parlava della nostra terra di origine, delle radici che avevamo lasciato nel nostro paese. Seminava in silenzio e astutamente as-pettando il giorno della raccolta. E la raccolta è arrivata l`anno 1996 quando ha fatto arrivare a Limina 120 persone vincendo le elezioni comunali.( Nella precedente elezione del 1991 che han-no perso ne aveva portato 100 e il numero di persone aumentava ogni consultazione elettorale fino ad arrivare a 230 persone nelle elezioni del 2010). Con questa importante cifra di voti esteri, negli anni successivi si incominciarono a sentire “potenti”, intoc-cabili, incuranti di dialogo, di dibattiti. Non sentivano nessuna pressione per gestire la cosa pubblica con accuratezza e quando occorreva qualche forte dibattito con l`opposizione diceva “fateli parlare a questi che poi al momento arriva l`aereo pieno” Si sono sentiti sempre sicuri e si sono impoltroniti nel potere governando con prepotenza. Non hanno ascoltato più al popolo; trascurando le necessità dei cittadini e i gravi problemi che af-fliggono il nostro paese. Ma lui continuava a fare il suo lavoro all`estero con straordinario successo e mentre nel paese le cose andavano di male in peggio all`estero ci faceva credere che a Lim-ina “ tutto sta a posto- todo fino. L`euforia del lavoro ben fatto all`estero e dei soddisfacenti risultati elettorali gli avevano anneb-biato la mente, incapace di analizzare e vedere chiaro su quello che sta succedendo nel paese.

Mentre continuava a viaggiare per il Venezuela, tutto sorri-dente, passandoci la mano sulle spalle, a Limina, la mente per-versa del suo capo, lottando con i fantasmi del potere, mantiene la sua politica d`intolleranza di fronte alla critica, contumace nell`esercizio, impune della menzogna, crudele con quelli che lo hanno abbandonato, gonfio di un odio viscerale contro coloro che lo avversano, cercando sempre di intimidire e minacciare alla popolazione liminese. Ha creduto, con atteggiamenti del genere, di essere un forte incontrastato, come al tempo dei nobili terrieri, prepotenti, usurpatori, secondo la Memoria del sindaco demo-cratico Filippo Chillemi del 1915.

Mi riferisco ad una scrittura sconosciuta, molto interessante sotto

il profilo storico, che parla sul passato remoto di Limina, quel triste passato dei nobili che, quanto prima , verrà alla luce con

LA VOCE DI LIMINA

EDITORIALE LA VOCE di Limina

una pubblicazione.

Il giovane è convinto, e lo va predicando, di aver lavorato bene per la nostra comunità, ma non si è ancora accorto quanto il suo capo l`abbia utilizzato al fine di corservare a lungo il suo dominio e sottomettere la popolazione alla volontà della sua smisurata ossesione di potere.

Nel suo percorso di questo lavoro politico all`estero di con-tinuo successo, svuotato di un fine etico nei confronti di tutta la gente che è rimasta a Limina, non si è ancora accorto che va per la strada sbaglita affianco a chi non ha transitato mai il cammino della democrazia. E che dire degli atti amminis-trativi illegali, abusi di potere firmati dal Sindaco e ordinati dal suo capo? “Qualche giorno finirà in galera se continuarà ad eseguire gli ordini del caudillo” mi diceva un amico preoc-cupato della situazione. Un giorno nelle mie vacanze estive a Limina un altro amico mi ha detto: ”Voialtri venezuelani state distruggendo il paese”. Ma che stai dicendo –gli ho risposto. Come puoi pronunciare parole del genere se noi siamo quelli che più ritorniamo al paese, quelli che di più abbiamo inviato rimesse ai familiari, quelli che di più abbiamo costruito o ristrutturato le case. Non sai quanti bolivares stanno seminati nelle strade di Lim-ina? È vero, mi ha risposto “tutto questo lo sappiamo e lo aprezziamo moltissimo e siamo orgogliosi di tutta la vostra comunità. Ci fa tanto piacere di vedervi quì tutti gli anni, ma con il vostro voto, consegnate il potere a chi sta distruggendo il paese”Io, che non ero andato mai a votare a Limina, da quel giorno ho incominciato ad osservare la comunità dove sono nato non più con lo sguardo del turista. Così ho iniziato ad ascoltare, a domandare, a conoscere i problemi del paese, ad osservare la forma come in questi 18 anni hanno mal gestito il Comune. Poi, un giorno, ho provato a fare un piccolo calcolo. 3 viaggi all`anno in Venezuela x 23 anni erano 69 biglietti di aereo, più spese personali Biglietti per 150 persone (media) x 4 elezioni municipali, erano 600 biglietti di aereo, più vitto e alloggio per le persone

che non hanno casa a Limina.Lascio a ognuno di voi, cari amici lettori, di fare un calcolo di quanto hanno speso in ventitre anni per mantenersi nel po-tere.

Con questo mare di soldi, avrebbero potuto fare un `opera importante per Limina in beneficio di tutti i cittadini. Un progetto che poteva dare lavoro in forma permanente a molti giovani liminesi e dare inizio a un circolo virtuoso per la formazione di piccole imprese per creare richezza per il paese.

Facendo questo sicuramente li avrebbere fatto una statua all`entrata del paese in riconoscenza ai benefattori. Invece las-ceranno il governo con un paese spopolato (18 anni fa Limina contava 1342 abitanti, oggi meno di 900 abitanti) e indebita-to. A Limina ogni bambino che nasce s`affaccia al mondo con un debito di 3.500 euro come consequenza di mutui contratti a carico del Comune in 18 anni di questa Amministrazione, per costruire opere inutili che non hanno rappresentato nes-sun beneficio per il paese.

Il paese, pieno di problemi, sarà consegnato ad una nuova Amministrazione, la quale dovrà lottare parecchio per risanar-lo. La prossima Amministrazione, Insieme per la Rinascita di Limina, costituita da una alleanza politica di partiti di differ-enti colori, agruppati attorno a una concertazione di propositi con più amore al nostro paese e meno ambizione di potere, dovrà rivolgersi alla volontà di tutti i liminesi residenti e a tutti quelli sparsi per l`Italia e per il mondo per unire idee e progetti per salvare il nostro paese.Tanti saluti a tutti i liminesi residenti e non residenti. Per una Limina possibile Eligio Restifo [email protected]

POLITICA 3LA VOCE di Limina LA VOCE di Limina

Quando, due anni fa, ho lasciato la presidenza della Società Operaia, l’ho fatto per motivi di età, di salute e di rinnovo generazionale.Allora pensavo che non avrei più interferito sugli sviluppi della politica liminese, lasciando ai giovani questa importante incombenza.La situazione precaria del nostro paese mi costringe ad esporre la mia opinione su ciò che sta accadendo a Limina.Purtroppo per Limina ed i Liminesi, nel nostro paese non accade nulla!!Non accade nulla per l’assenza totale dei nostri amministratori, dimostratisi, in questi anni, inefficienti e privi di sensibilità nei confronti dei Liminesi e dei loro stessi elettori.Cicerone diceva che “la storia è maestra di vita”. Tutti i Liminesi sono orgogliosi della loro storia, fino a farne un vero e proprio culto.Essa però non deve restare fine a se stessa, ma deve insegnarci a vivere il presente e proiettarci nel futuro.Anche i nostri Amministratori dovrebbero capirlo!I Liminesi non vogliono sentire “parlare” di amministrazione, ma vogliono “vedere” ciò che l’amministrazione fa per rendere migliore la loro vita “presente”.I giovani attendono che si faccia qualcosa per il loro futuro; gli adulti attendono che si facciano opere utili al loro “presente”; gli anziani attendono che si torni ad una assistenza domiciliare decente e continua e che si renda agibile il Centro diurno costruito per loro e divenuto preda delle intemperie per l’incredibile abbandono nel quale l’Amministrazione l’ha lasciato.I Liminesi tutti vorrebbero trovare presenti i loro Amministratori per potere, qualche volta, parlare delle loro necessità ed esporre loro le cose che a Limina non vanno.Invece tutto si svolge nel totale disinteresse!Gli uffici comunali vengono gestiti dai pochi dipendenti, per fortuna solerti e sensibili alle esigenze dei cittadini, ma del Sindaco nessuna traccia.

Spesso sentiamo dire che va a trovare i Liminesi residenti in Venezuela per deferenza e rispetto. Noi pensiamo.

invece che lo fa per “curare” gli elettori che lo hanno sostenuto, i quali non si rendono conto, in buona fede, che questa Amministrazione non utilizza al meglio i loro voti, che dovrebbero servire per realizzare ciò che è bene per il nostro paese.Le manifestazioni culturali sono sparite dai programmi del nostro Comune.Di cantieri di lavoro, che potrebbero servire ad alleviare in qualche modo la disoccupazione, non si parla da molto tempoLa manutenzione dell’acquedotto a monte è azzerata; in estate rimane in funzione solo l’acquedotto in salita, definito tanto tempo fa, “l’errore politico di Garigali”.Le strade interne rimangono sempre scivolose a causa della lastricatura eseguita con pietra non idonea.“Limina Notizie”, il periodico pubblicato dal Comune con i soldi dei contribuenti liminesi, è ridotto a semplice agenda di notizie, per lo più private, senza accenni a dibattiti né riferimenti alle condizioni del nostro paese.Spesso a Limina non arriva la posta per parecchi giorni: nessuna protesta dei nostri Amministratori nei confronti di Poste Italiane, per cercare di evitare il ripetersi di questo serio inconveniente.I Liminesi “godono” soltanto della presenza delle varie cattedrali nel deserto: una sulla circonvallazione Martiri di Bologna, ancora inutilizzata né utilizzabile; una in piazza 25 Aprile, costruita, tra l’altro, occupando abusivamente terreno privato; la fantomatica zona artigianale, che non sarà mai pronta per la fruizione da parte degli artigiani.E poi fumo, tanto fumo e nessuna opera che possa servire a migliorare veramente la vita dei cittadini Liminesi.Utili certamente sono le case popolari, alcune delle quali però ancora non vengono consegnate, dopo molto tempo dal loro completamento, perché?Bisogna forse studiare a fondo gli assegnatari prima delle prossime elezioni amministrative?Oppure ci sono altri motivi che, i cittadini non possono sapere?

C’è da rilevare comunque che quelle già consegnate cominciano a dare qualche segno di precarietà; di chi la colpa?Ho cercato di mettere in evidenza i guai che affliggono il nostro piccolo paese: che spera di esserne liberato.Credo che l’unico pensiero dei nostri Amministratori sia quello di arraffare consensi, carpendo la buona fede dei Liminesi, in particolari di quelli residenti all’estero, per perpetuare la condanna del nostro paese a rimanere sempre e comunque alla deriva.Per venire fuori da questa drammatica situazione è necessaria una opposizione guardinga e costante.Io credo che i consiglieri che rappresentano l a Società Operaia all’opposizione facciano il loro dovere come impegno in Consiglio Comunale, ma ciò finora non è bastato, perché manca loro quella efficacia necessaria per evidenziare le non poche pecche dei nostri amministratori e nel rendere pubbliche le osservazioni e le proposte da loro sollevate nella sede istituzionale.Senza questo incisivo impegno il lavoro, anche se valido e costruttivo, rimane fine a stesso e non produce i giusti effetti sui cittadini liminesi, che rimangano esclusi da notizie importanti per giudicare l’operato della maggioranza consiliare e dei consiglieri di opposizione.Noi riponiamo nei nostri consiglieri una fiducia incondizionata; poichè l’avvenire del nostro paese sta loro a cuore come a noi e per i motivi prima esposti, noi chiediamo una maggiore incisività nella loro azione e soprattutto nel rendere pubblica la loro attività con ogni mezzo.Solo cosi i cittadini potranno comprendere bene l’atteggiamento dei nostri rappresentanti in Consiglio Comunale e “vedere” i nostri Amministratori così come veramente sono.In un prossimo futuro i Liminesi avranno la possibilità di riflettere bene prima di scegliere i loro rappresentanti, perché Limina possa risorgere.

Così la penso io Francesco Garigali.

(Presidente onorario della Società Operaia)

POLITICA4LA VOCE di Limina

Limina è un paese.

Così si esprimeva a metà degli anni sessanta il genio di Sebastiano Saglimbeni in apertura dell’opera “i Domineddio”.

Certo Limina era, ed è ancora un paese, abitato oggi da poco più di 900 abitanti.Nonostante il grande “impegno” degli attuali amministratori, che cercano con prodigiosi effetti speciali di incrementare la popolazione residente, con la fattiva collaborazione di “ominicchi” senza alcuna dignità, persa probabilmente appresso a qualche banconota da cento euro. La popolazione è composta in gran parte da anziani che nelle belle giornate cercano di animare la vita sempre più spenta della piazza. Anziani che oltre ad essere la memoria storica del nostro piccolo centro, hanno anche indubbiamente un grande valore di traino nell’economia locale e grazie ai quali certamente si innalza il quoziente reddituale familiare (!!!!).

Il nostro paese è abitato da sempre meno giovani, che per motivi intuibili (studio e soprattutto lavoro) ripercorrono le strade dei propri padri in direzione nord, e da famiglie piccole che ordinariamente provano con grandi equilibrismi ad arrivare dignitosamente alla fine del mese garantendo uno standard di vita adeguato per se ed i propri figli.

A Limina non esiste un lavoro al femminile, anche se esiste un lavoro fatto da donne. Le nonne, le madri, le mogli e le sorelle che negli anni hanno lottato contro la dura vita della campagna, che hanno vissuto le tristezze dell’emigrazione e dell’emarginazione, che hanno cercato di riscattarsi attraverso lo studio e la specializzazione vivono oggi nel nostro paese prendendosi cura in maniera encomiabile delle proprie famiglie ma senza alcuna mèta in ambito lavorativo.

A Limina non esiste la possibilità per un giovane di autogestirsi economicamente, di potersi pagare gli studi o solo le spese per il conseguimento della patente di guida, in quanto non esiste la possibilità di un qualsiasi tipo di inserimento lavorativo. Manco cà pala e cù picu.Ma non per tutti è così.

Per qualcuno ogni mattina qualcun altro (o alcuni altri) si alza(no), e senza poi doversi sforzare troppo, sulle spalle della collettività viene(vengono) coccolati, svezzati e …. rifocillati, altro che dignitosamente arrivare alla fine del mese.

Come dire non è importante se sei lince o gazzella ….. ma siediti che ti serviremo la pelle del leone su un vassoio d’argento.A Limina, grazie ai già citati effetti speciali dei nostri amministratori, ci possiamo permettere però di pagare svariate decine di migliaia di euro di benefit ai dipendenti comunali capi area e al segretario comunale. Liquidiamo decine di migliaia di euro in missioni agli amministratori a fronte di nessun risultato tangibile. Impegniamo somme in rivoli e rivoletti, in cose inutili ed inutilizzabili.

Però dalle undici di sera abbassiamo le luci e romanticamente cominciamo a risparmiare, anche se non è dato sapere in quanti decenni (sic!) si ammortizzerà l’investimento a carico della nostra collettività di oltre 300.000 euro per il rifacimento dell’impianto di illuminazione pubblica. Certo il paese descritto ne “I Domineddio” era un paese che usciva dalla carestia della guerra, che aveva voglia e volontà di rinascere, di affrancarsi dal potere quasi feudale da cui era stato soggiogato fino al primo dopoguerra.

Era un paese che voleva spezzare il giogo del potere e liberare le nuove energie in una sorta di rivolta sociale e culturale.

Il nostro paese oggi langue sotto scelte personali non condivise e non condivisibili assunte da persone che potrebbero scatenare disparità, dissidi e discordie tra i cittadini.

Il paese rischia di pagare un prezzo troppo alto nello scontro tra Sindaco e questo gruppo di persone che possono mettere in pericolo quanto di vita e rapporti sociali sono ancora in essere in questo paese. Limina ai Liminesi non è principio condivisibile se esso non viene accompagnato da valori di tolleranza, di rispetto e di amore per se stessi e per il proprio paese.Non è condivisibile allo stesso modo l’inerzia amministrativa che con grave incapacità penalizza la società liminese ostacolandone lo sviluppo ed impedendone la rinascita. Non è altrettanto condivisibile l’uso del potere come atto di ritorsione e minaccia.Capisca chi ha la responsabilità oggi dell’esercizio del potere, sia esso il pupo o il pupàro, che non è certamente con l’emanazione di un editto che possono essere risolte le proprie guerre personali. Anzi questo è, o può essere, motivo di altri scontri ed ulteriori dissidi in una spirale infinita. Pensano di sfidarsi sulla pelle dei cittadini, come elefanti in una cristalleria, fino alla sconfitta di…… tutti.

“ C’è un momento in cui dobbiamo decidere in maniera risoluta cosa fare, in caso contrario la deriva inesorabile degli eventi prenderà la decisione a posto nostro”. Benjamin Franklin.

Considerazioni Sebastiano Musumeci

POLITICA 5LA VOCE di Limina LA VOCE di Limina

Illustrissimo Direttore, quando sono a Limina mi ricordo del Suo giornale che apprezzo molto in quanto finalizzato a migliorare le condizioni dei Liminesi e-se ciò può contribuire- Le chiedo di pubblicare questo breve articolo.

Alcuni mesi or sono mi ero illuso che i partiti tradizionali subissero un collasso, e ci fossero le condizioni per dare un taglio netto col passato mandando a casa il vecchiume politico che tanti danni ha recato agli italiani.

Sarebbe stato un passo molto importante, una rivoluzione copernicana, ma purtroppo sia la Massoneria illegale, sia i poteri forti, hanno prevalso ed ancora una volta il vero cambiamento politico ha perso il treno, con riflessi negativi anche sulle realtà locali, tra cui Limina.

Detto ciò, mi preme rilevarLe il pensiero di un Liminese, che condivido, col quale parlando qualche giorno fa mi disse: “Ci sono emigrati Liminesi che hanno possibilità economiche quasi infinite, ed anziché sperperare denaro in pompa magna con fuochi d’artificio, sopraelevare case vuote, ovvero comprando voti elettorali pagando viaggi d’oltre oceano a persone che Limina la vedono solo sulla cartina geografica per quanto poco o nulla hanno a che fare con essa; costoro potrebbero investire il loro denaro ponendo azioni concrete sì da creare lavoro a beneficio della collettività Liminese”.

Questa riflessione ritengo abbia in se’ molto buon senso, anche perché iniziative economico-occupazionali possono trovare terreno fertile in Limina che- ricordo- era il fiore all’occhiello della Valle D’Agrò . Sotto questo profilo mi limito a rilevare che si potrebbe incentivare l’agriturismo, lo sviluppo agricolo, le cooperative sociali e/o imprenditoriali, lo sviluppo del territorio e del turismo intelligente, le associazioni private per la prevenzione degli incendi e/o il rimboschimento di piante autoctone, ecc.

Dal canto mio non voglio porre limiti alla fantasia umana, purché essa sia sempre nel rispetto delle leggi, dell’ambiente, della cultura e delle tradizioni locali.

Mi consenta solo di suggerire che un buon investimento reputo sia quello di costituire una sorta di “Cooperativa locale di giornalisti”, con il compito specifico di divulgare tutte le notizie (con interviste e collegamenti con le TV locali) afferenti lo sviluppo del territorio, promuovere iniziative, stimolare l’Amministrazione locale (su cui grava la maggiore responsabilità) su scelte specifiche, finanche denunciando eventuali sprechi, connivenze, assistenzialismo ingiustificato, abusi edilizi, rovina del territorio e quant’altro.

Sono tanto convinto dell’importanza dell’informazione, che ritengo debba precedere qualsivoglia iniziativa economica. Per quanto concerne i magnati d’oltre oceano, e non solo loro, potrebbero contribuire a costituire tale cooperativa, dando lustro al Paese e favorendo la rinascita e lo sviluppo di Limina, che da anni è il fanalino di coda della Valle D’Agrò.

Caro Direttore, dobbiamo tutti impegnarci perché ritengo che la realtà sia drammatica: Limina si sta svuotando ed impoverendo dei propri valori e tradizioni, e tra non molto si troverà solo anziani con badanti disoccupati, farciti dai soliti politici poco lungimiranti.

Chi vuole bene a Limina deve farsi un esame di coscienza e metterci la faccia contribuendo-se possibile- con denaro e promozioni locali.

Ogni cittadino ha il dovere di fare la propria parte senza timore di vergognarsi, e a tutti ricordo: chi parte non è mai solo, semmai è il primo.

LETTERA AL GIORNALELuciano Conconi

POLITICA6LA VOCE di Limina

POLITICA

La Galleria Degli Errori

Casa albergo per anziani Costo 4 miliardi di vecchie lire

La scala d`oro- progetto e costruzione €13.000

Costo dell`opera € 676.000

Area Artigianale 1o Lotto Costo dell`opera € 1.150.000

Acquistati alcuni anni fa per un importodi € 15.000 -Abbandonati

Scala costruita in una proprietà privatacon i soldi del Comune

Centro diurno per anziani da anni abbandonato

Lavori di urbanizzazione per case popolari fuori del paese in terreni coltivabili € 700.000

7LA VOCE di Limina LA VOCE di Limina

Dopo tanti anni di emigrazione, ritornai a Limina ed incominciai a passeggiare nel paese a rivedere i luoghi della mia giovinezza. Scesi a visitare la Chiesa dei Pregi e ho trovato un cumulo di rovine. Porte divelte, usuario manomesso, muri e tetto cadente. Andai a visitare la Chiesa di San Filippo e spingendo una porta socchiusa ho trovato dentro un deposito di legname e mortai per giochi di artificio. Muri e soffitto ricoperti di muffa e sull`altare un palmo di polvere. Altrettanto scioccante è stato il giorno della festa del Murazzo. Dal lato destro arrivava un odore di carne al forno, dalla sinistra un fetore asfissiante di un porcile che invadeva la Chiesa. Le strade impolverate, le bancarelle in disordine accavallate l`una su l`altre e i fedeli che andavano alla ricerca di un bagno inesistente.. Preso dallo sconforto, dopo un paio di giorni di riflessione, mi sono chiesto cosa potevo fare per recuperare i tre santuari

del nostro paese.

Quando abitavo nella città di Valera in Venezuela ho conosciuto al Vescovo della città, e col passare del tempo siamo diventati amici. Ci frequentevamo spesso in quanto a quell`epoca io ero membro dell`organizzazione Rotary Club che lavorava assieme alla Chiesa per aiutare alla gente più povera della città.

Col passare del tempo questo Vescovo amico è stato elevato a Cardinale e l` hanno trasferito a Roma. Dopo un paio di anni, il Cardinale Rosalio Castillo Lara è diventato Governatore della Città del Vaticano. Ho pensato subito rivolgermi a lui per aiutarmi in questo mio progetto per Limina e poi pensandolo bene ho deciso di continuare da solo e magari chiedere il suo aiuto più avanti.Così cercai un paio di collboratori einsieme abbiamo fondato un`Associazione, che si ocupasse del Recupero Ambientale e Culturale del nostro paese.I nostri obbiettivi, come avevano scritto i giornali di allora, erano: 1°. Recupero e ristrutturazione della Chiesa di San Filippo, chiusa da moltissimi anni, che al complemento degli interventi restituirla al Culto. 2°- Recupero della Chiesa Madonna delle Preghiere, la cui struttura è attualmente fatiscente e in rovina e che avremmo adibito, dopo i lavori, ad un museo permanente. 3°. Riqualificazione del Santuario del Passo Murazzo, dedicato a San Filippo D`Agira e di tutta l`aria circostante.Abbiamo subito informato e ottenuto il loro consenso dall`Amministrazione Comunale di Limina, la Curia di Messina, padre Tatì allora prete della parrocchia di Limina, e dell`Amministrazione Provinciale. Ci rimaneva solo contattare e trovare le persone giuste al posto giusto.Per la Chiesa dei Pregi abbiamo contrattato all`Architetto Gesualdo Campo che allora occupava la carica di Direttore dei Beni Culturali Provinciale. Dopo avergli consegnato un attestato del Comune di Limina, certificando che la Chiesa era pericolante, l`Architetto Campo ha subito dato ordini di puntellare la Chiesa e ci aveva garantito che avrebbe inserito nel piano triennale il complemento dell`opera.Per la Chiesa di San Filippo a Limina, abbiamo dato mandato all`ingegnere Santi Nitopi, il quale dopo diversi

sopraluoghi, aveva manifestato che era necessario aprire due cantieri di lavoro, perchè oltre alla ristrutturazione, bisognava alzare il campanile, in quanto era troppo basso rche le finestre laterali si dovevano fare in forma ottagonale tali com`era la porta d`ingresso.A Passo Murazzo, abbiamo portato l`Architetto Marino di Messina, che dopo aver circoscritto dalle mappe catastali l`aria Demaniale, abbiamo

inoltrato richiesta al signor Sindacodi Limina, per provvedere i permessi necessari per poter avviare i lavori che consistevano:1°. La costruzione di una Sacrestìa sul fianco sinistro della Chiesa, per facilitare l`entrata e l`uscita dei fedeli 2°. Il realizzo di box ai lati della strada di entrata e di uscita per darli in affitto ai venditori ambulanti. 3° Il rinsaldamento del torrente “Caprinaro” dove si dovevano sistemare i macellai, in modo di non infastidire i fedeli con il cattivo odore. Nelle stesse vicinanze, la costruzione di vari gabinetti in modo che lo scarico finesse nel torrente 4°. Realizzare dei vialetti trasversali alberati e fornite di sedili, e al centro dello spiazzale una rotonda, allo scopo di organizzare spettacoli varie, prima,durante e dopo la festa.

IN ONORE ALLA VERITÀ Giovanni Cannavò

CULTURA8LA VOCE di Limina

Durante questo oneroso impegno mio e di tutti i membri dell`Associazione, abbiamo commesso un errore, che ha avuto un finale increscioso. L`errore è stato la mia insistenza di voler costituire l`Associazione senza fini di lucro e ancora peggio, che fosse apolitica e apartitica. Ignorando i metodi politici liminesi, la mia è stata una leggerezza che abbiamo pagato a un prezzo molto salato.

A quei tempi si era creata nel paese una accanita battaglia politica tra la Società Agricola e la Società Operaia di Mutuo Soccorso, per la elezione del Sindaco del paese. Tutti coloro che non si schieravano con una parte o con l`altra, erano persone da combattere e in consequenza qualsiasi iniziativa privata come la nostra Associazione che onestamente e con tanta passione avevamo portata avanti si doveva assolutamente ostacolare.L`ingegnere Santi Nitopi incaricato per la Chiesa di San Filippo di Limina ci informa che il primo progetto per il restauro della Chiesa lo aveva portato a termine e che mancava solo la firma del Padre Tatì. Abbiamo subito contattato al Padre Tatì ma con sorpresa di tutti noi si è negato a firmare.

Dopo un paio di giorni vado a trovare l`ingegnere Nipoti e mi informa che il progetto lo aveva ritirato Padre Tatì. Chiesi notizia al prete e mi rispose che il progetto lo aveva dato per prenderne visione, ad un signore che fin da ragazzo e ancora adesso da grande, non ha perso l`abitudine di frequentare la Sacrestìa e che a quei tempi, era anche diventato un faccendiere politico.Una domenica durante l`Omelia, peccando di eresìa, in quanto diceva il falso, il parroco di Limina Tatì informava i fedeli in Chiesa, che il paese doveva ringranziare due persone, facendo nome e cognome, i quali hanno avuto il merito di fare realizzare un progetto, per la sistemazione ed il restauro della Chiesa di San Filippo.Dopo qualche anno è stato finanziato il cantiere, e un architetto

liminese che seguiva i lavori, non avendo potuto completare l`opera, in quanto i due personaggi non si sono più interessati di fargli fare il secondo progetto, ha dovuto chiedere offerte agli emigrati liminesi in USA e in Venezuela per completare i lavori di rifinitura.L`architetto Gesualdo Campo Direttore dei Beni Culturali Provinciale, incaricato del progetto della chiesa delle Preghiere, ricevendo la nostra richiesta, aveva provveduto a puntellare il tetto e le pareti della Chiesa ed aveva fatto inserire nel programma triennale, il completo restauro della Chiesa.Nel frattempo era in corso la campagna elettorale per eleggere il nuovo Sindaco di Limina e durante un comizio, un cittadino dei tanti, non facendo parte della lista elettorale, da un balcone informa i presenti che i lavori che si stavano eseguendo, per ristrutturare la Chiesa dei Pregi, era opera sua e che grazie al suo impegno presso la Regione Siciliana, aveva fatto iniziare i lavori di restauro.Nel Santuario di passo Murazzo, sia sulla destra che sulla sinistra, buona parte del terreno demaniale era e lo è ancora oggi occupato abusivamente da varie persone. Le autorità comunali che si sono susseguiti nel tempo non hanno mai preso in considerazione di inoltrare richiesta al Demanio ed entrare in possesso del terreno, forse preoccupati di non perdere quanche consenso elettorale.Quest`anno per raggiungere il suo Santuario, San Filippo ha dovuto percorrere il torrente “Caprinaro” come accadeva mezzo secolo indietro! Credo opportuno manifestare che dopo tutto, sono contento nel vedere la Chiesa di San Filippo riaperta al Culto, orgoglioso di vedere la Madonna delle preghiere nella sua Chiesa ed avere evitato che fosse stata demolita per costruire la solita piazzetta, come qualcuno in paese aveva gìa progettato.Un dolore mi è rimasto nel cuore, quello di non aver potuto realizzare, il Santuario di passo Murazzo.

9LA VOCE di Limina LA VOCE di Limina

CULTURA

Francesco Lo Sardo nella chiusa del suo primo Memoriale, scritto nell’anno 1927 nel carcere di “Regina Coeli”, dopo un anno di detenzione, conclude: “Noi possiamo intonare, con sicura coscienza, l’orazione Exoriare aliquis nostris ex ossibus ultor. (Sorga dalle mia ossa un vendicatore!) Questo ricorso al verso virgiliano 625 del IV libro dell’ Eneide suona come un messaggio e una conseguente rivendicazione della sua giusta causa ideologica e dell’ingiusta, ignominiosa e letale prigione decretata da quel potere fascista imperante.

“Un vendicatore” potrei considerare me stesso: per tutto ciò che ho provato s e n t i t a m e n t e a costruire, riscattando e facendo, in qualche modo, circolare il pensiero scritto negletto di Lo Sardo. dal 1979, con qualche i n t e r r u z i o n e , che propongo occasioni per solennizzare il nome di Lo Sardo, uno dei nostri

grandi italiani. In quell’anno, l’1 agosto del 1979, alcuni giornali avevano diffuso la sconcertante notizia delle spese di giustizia del Tribunale Speciale pervenute al nipote del martire, il medico messinese Salvatore Lo Sardo, che aveva ereditato la casa dello zio. Un articolo su “la Repubblica”, dal titolo “Il conto del Tribunale speciale arriva dopo mezzo secolo agli eredi/ martire antifascista e moroso”, a firma di Daniela Pasti, mi ha motivato ad un lungo impegno consistente nel ritrovamento di tutte le lettere che Lo Sardo aveva spedito dal 1926 al 1931 alla moglie Teresina Fazio e al nipote Francesco dalle carceri di Messina, Catania, Roma, Sassari, Oneglia, Turi di Bari e Poggioreale di Napoli. Dopo questo mio approccio con la vicenda losardiana, a cura del nipote Francesco, che si sentiva come in colpa nei confronti dello zio, di cui custodiva molto materiale inedito, è uscito nel 1981 Nessuno lo dimentichi (Edizioni del Paniere), con il sottotitolo “Vita, discorsi, memoriali, lettere inediti di Francesco Lo Sardo”, e con una mia nota introduttiva.Dopo alcuni anni, nell’ottobre del 1988, a mia cura, con la stessa editrice, tutto l’Epistolario, un grande romanzo di fede, di dolore e di lenta, straziante morte. Il titolo sulla prima pagina di copertina reca la riproduzione di un dipinto

di Salvatore Tropea, all’interno immagini del martire e la riproduzione di alcune sue lettere originali annerite dalla censura che mascherava quelle comunicazioni contenenti bisogni e patimenti fisici e morali del “terribile nemico del Duce”. Si legge nelle lettere uno stile fatto di naturalezza e semplicità, con dentro l’uomo di sempre, seppure lacerato nel fisico, l’uomo vivo nello spirito che irrompe ricordando l’interezza della sua fede, per cui - “e per nessuna altra ragione” - si trova rinchiuso in carcere. “Qui ci chiamano tutti per numeri. Io sono il (numero) 8938 …, quanto a me, la mia educazione, i miei studi, la mia età, le mie ragioni per cui soffro non possono farmi deviare per queste inerzie…”, scrive il morente prigioniero del fascismo in una delle lettere indirizzate alla moglie Teresina Fazio dalla casa penale di Oneglia il 5/2/1929. In un’altra, fra le ultime, prima di morire, per mancanza (freddamente studiata) di cure, comunica al fratello Giovannino: “Ormai il mio destino è segnato! Chiuderò la mia esistenza in carcere, privo di questi conforti che sono il migliore viatico per chi deve dare l’ultimo addio alla vita. Che fare? Disperarsi. No, affatto…”.

Lo Sardo non s’era disperato nemmeno - e prevedeva una sua brutta fine - quando il deputato Crisafulli- Mondio, un asservito al regime fascista, lo voleva assassinare con un pugnale, quando alcuni facinorosi gli andavano cantando: “Con la barba di Lo Sardo / facciamo spazzolini / per pulire le scarpe / a Benito Mussolini”, e quando, mentre parlamentare, con arbitrio e illegalità, lo arrestarono a Messina. All’impegno di chi questa nota redige si sono uniti altri, in nome di Lo Sardo.

IN NOME DI FRANCESCO LO SARDOSebastiano Saglimbeni

10LA VOCE di Limina

La forgia mitologica dell’Etna Pietro Saglimbeni

Questo Giugno 2013, toccherà a Phnom Penh, capitale della Cambogia, accogliere i rappresentanti di circa 190 nazioni di tutto il mondo membri del Comitato del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. L’agenzia delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura quest’anno proclamerà l’Etna patrimonio mondiale dell’Unesco e quindi, patrimonio dell’umanità.Sarà la sesta volta che la Sicilia otterrà questo riconoscimento, sia per i beni naturali che per i culturali. Dopo la Valle dei Templi di Agrigento, la Villa del Casale di Piazza Armerina, le Isole Eolie, Siracusa e il Barocco di Val di Noto adesso tocca all’Etna. Tra le motivazioni indicate dall’organizzazione dell’Unesco, nello scegliere il vulcano siciliano, vi è la seguente: “La notorietà, l’importanza scientifica e i valori culturali ed educativi del sito possiedono un significato di rilevanza globale”.Questa occasione dovrebbe essere un motivo in più per il mondo, e per gli stessi siciliani, di conoscere e saperne di più su à Muntagna per antonomasia. In Sicilia basta dire il monte o la montagna e s’intende il vulcano Etna. A volte durante la calura estiva qualcuno esclama: ”pari cà scuppiau a muntagna!”, per affermare che fa troppo caldo. I siciliani si riferiscono all’Etna anche col nomignolo Muncibeddu (Mongibello) (in limminoto: Muncipeddu) che a prima vista sembrerebbe avere il significato di Montebello ma in effetti vuol dire soltanto monte in latino ed in arabo insieme. Una simpatica risultanza di accorpamento culturale tra mons (monte in latino) e gebel (monte in arabo), mons-gebel quindi Mongibello.L’Etna, oltre ad essere una montagna (3300 mt) che occupa un grande spicchio del triangolo Sicilia, è soprattutto un vulcano molto attivo, il più grande d’Europa, le cui eruzioni tra lo storico ed il mitologico si raccontano da tremila anni.Il sostantivo –vulcano- con varianti di scrittura e pronuncia è usato in tante lingue del mondo. L’origine di questa parola è dovuta a Vulcanus, dio del fuoco e fabbro divino per gli antichi romani. Lo stesso dio, con simili caratteristiche, per i greci si chiamava Efesto, figlio di Zeus e di Era; Giove e Giunone per i romani. Con nome greco o romano, il dio del fuoco è strettamente legato alla Sicilia perchè aveva la sua favolosa forgia nelle viscere dell’Etna. Vulcano, il dio, era rappresentato brutto e di cattivo carattere ma abilissimo nella sua professione di forgiaro. Alcuni suoi lavori parlano per lui: l’armatura e lo scudo di Achille, il carro dorato del dio Sole, la cintura di Venere, l’elmo e i sandali di Mercurio, l’arco e le frecce di Eros. Alcune sue opere sono particolarissime come gli automi, creature fatte di metallo che si comportano come esseri viventi. Il fabbro divino, tremila anni fa, ricreava nella sua fucina etnea, fanciulle, uomini e animali che si comportavano come fossero vivi. Vogliamo chiamarli robot?Il fuoco perenne del grande vulcano siciliano viene donato all’umanità da un altro personaggio della mitologia. Il titano

Prometeo disubbidendo al volere di Giove ruba, di nascosto dal dio Vulcano, il fuoco dell’Etna per regalarlo agli uomini. Il padre degli dei all’inizio si fidava di Prometeo; lo aveva incaricato di modellare l’uomo stesso dal fango. Dopo averlo creato ed animato col calore del fuoco Prometeo, sempre promotore degli uomini, ma ancora ladro, ruba da Atena intelligenza e memoria. L’ira di Giove sarà terribile, punisce questa disobbedienza incatenando Prometeo, nudo e alle intemperie, su un’alta montagna rocciosa. Inviando, ogni giorno, un’aquila (simbolo di Zeus/Giove) perché gli squarciasse il petto e gli dilaniasse il fegato, che gli ricresceva durante la notte.Ma ormai il danno, o il bene, era stato fatto. L’intelligenza, la memoria e il fuoco dell’ingegno rimasero doni degli dei all’umanità e pensiamo che anche i siciliani, da dove tutto è iniziato, ne abbiano tratto qualche vantaggio.La lava raffreddata e le ceneri dei vulcani col tempo formano uno strato di fertilissima terra e anche per questo molti popoli del

mondo, pur temendoli, abitano vicino ed intorno ai vulcani. Alle falde dell’Etna da secoli si è creata una fiorente agricoltura che va dai frutteti alle viti, dagli ortaggi agli agrumeti, passando per specialità come il pistacchio di Bronte, le pesche di Moio Alcantara o lo zafferano di Zafferana. Oltre alla terra fertile a Muntagna offre sorgenti d’acqua in abbondanza. Uno dei tanti piccoli fiumi che hanno origine sull’Etna sfocia nel mare Jonio sulla costa detta dei Ciclopi. La sua portata d’acqua è poco significativa ma vasta è la sua storia; parliamo del fiume Aci. Deriva il suo nome dalla mitologia che vuole il fauno Aci (Akis in greco), bellissimo pastore alle falde del vulcano e impareggiabile suonatore di flauto. Di lui s’invaghisce Galatea (bianca come il latte), una ninfa marina; i due si vedono e si amano. Questo amore

è causa di odio per Polifemo, il ciclope a sua volta accecato da Ulisse, che era stato rifiutato da Galatea. Quando Polifemo vede insieme i due innamorati, perde il lume della ragione e pieno di rabbia, si scaglia contro il povero pastorello uccidendolo con un masso. La ninfa Galatea disperata si rivolge agli dei e per farlo rivivere lo trasforma in sorgente d’acqua dolce, che a lei si ricongiunge nella schiuma del mare per l’eternità.Questa storia nei secoli ha appassionato molti pittori, scultori, poeti e musicisti che hanno dedicato delle loro opere ad Aci e Galatea. Citiamo tra i tanti: Raffaello, Poussin, Dalì, Ovidio e Handel. Ma anche le popolazioni intorno all’Etna non dimenticano il loro pastorello nominando le loro comunità col nome di Aci, come: Acireale, Aci Castello, Acitrezza, Aci Bonaccorsi, Aci Sant’Antonio, Aci Catena, Aci San Filippo, Aci Platani, Aci Santa Lucia. Al meeting dell’Unesco, probabilmente non lo diranno, ma un modo unico ed originale di visitare e conoscere la Sicilia potrebbe essere seguendo itinerari e percorsi mitologici. Le storie ed i luoghi certamente non mancherebbero.

CULTURA 11LA VOCE di Limina LA VOCE di Limina

Il 6 giugno scorso è stato solennizzato San Filippo d`Agira nella Chiesa Pompei di Caracas. Alle 5 pomeridiane è stata celebrata la santa messa dal sacerdote Padre Michele, il quale con una emotiva omelia ha fatto vibrare di fede cristiana tutti i fedeli che riempivano la chiesa. Ha ricordato le origini del Santo, l`incarico che il Santo Padre gli aveva dato di viaggiare in Sicilia per evangelizzare le terre che ancora erano nelle mani dei pagani.Il sacerdote ha risaltato lo spirito combattivo e la fede cristiana di San Filippo d’Agira. La messa è stata dedicata ai morti della nostra comunità liminese che ci hanno lasciato negli ultimi anni. Una comunità che quest`anno compie 65 anni di vita in Venezuela.Dopo la Santa Messa si è svolta la processione lungo la strada, in vicinanza della Chiesa, accompagnata dalla Banda Musicale del Colegio Bolivar y Garibaldi, una scuola bilingue italiano-spagnolo frequentata principalmente da figli e nipoti di italiani, fondata dal professore siciliano Milazzo e dalla sua consorte. Dopo la processione, ci siamo riuniti nel salone della Chiesa Pompei dove abbiamo ascoltato il concerto della Banda Musicale e degustato la eccellente salsiccia preparata dal nostro compaesano Paolo Smiroldo con i semi di finocchio raccolti a Limina.

Vogliamo esprimere i nostri più sinceri complimenti e ringraziamenti alla commisione per i festeggiamenti di San Filippo d`Agira, per la eccellente organizzazione e la conseguente riuscita di tutta la festa. Va dato risalto alla presenza di moltissimi giovani, nipoti e pronipoti dei vecchi emigranti liminesi e giovani venezuelani uniti per parentela o amicizia alla nostra comunità liminese. Questa presenza è di una significativa importanza perché garantisce la continuità e la permanenza attraverso i tempi del nostro San Filippo in Venezuela.

Ê doveroso ricordare la memoria di quattro compaesani ed amici che ci hanno lasciati, alcuni in età prematura, Filippo Noto, Antonino Coglitore, Filippo Saglimbeni e Giovanni Saglimbeni,che nel 1974 hanno costituito una Commissione per studiare la costruzione della vara di San Filippo d’Agira in Venezuela. Tutta la comunità liminese ha dato il suo contributo, in nome delle più sentite tradizioni religiosi portate da Limina.

La prima chiesa dove è rimast il Santo per alcuni anni è stata la Iglesia de la Santisima Concepciòn nel quartiere del Paraiso di Caracas e dopo alcuni anni, ha occupato, definitivamente un posto nella chiesa Pompei gestita da sacerdoti italiani.

San Filippo D´Agira di CaracasEligio Restifo

LE NOSTRE COMUNITÁ12LA VOCE di Limina