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LA REPUBBLICA 47 VENERDÌ 3 NOVEMBRE 2006 IL PRECURSORE DI NOSTRADAMUS PIERGIORGIO ODIFREDDI R inascimento, come è ov- vio, significa etimologica- mente «seconda nascita». Nel Medioevo si usava il termine in senso religioso, per indicare la rinascita spirituale dopo la mor- te dell’anima provocata dalla caduta narrata nella favola del Genesi. In seguito esso è invece passato a significare la fioritura culturale e artistica del Quattro e Cinquecento, che prese le di- stanze dal rintontimento teolo- gico del Medioevo e ritrovò le sue vere radici nella cultura classica. Naturalmente, sia nell’ontogenesi che nella filogenesi il pas- saggio dalla (ri)nasci- ta alla maturità avvie- ne attraverso periodi di infanzia e adole- scenza. E come sareb- be sciocco considera- re i balbettii di un bambino o i farfuglia- menti di un ragazzo alla stessa stregua dei discorsi meditati di un uomo, lo è altrettanto il pretendere di trova- re saggezza negli pseudofilosofi rina- scimentali: non a ca- so, le storie della filo- sofia moderna inizia- no da Cartesio, e pa- gano al massimo un imbarazzato tributo a personaggi di transi- zione quali Nicola Cu- sano o Giordano Bru- no. Il che non impedisce a coloro che ancor oggi si trovano allo stadio adolescenziale del pen- siero, facilmente riconoscibili perché accomunati dalla cre- denza che la confusione sia si- nonimo di profondità, di illu- dersi di trovare chissà quali ve- rità nel pensiero rinascimentale e in libri che mescolano in insa- lata russa gli ingredienti più di- sparati, dal neoplatonismo alla magia, passando per la cabala e l’astrologia. Un esempio tipico di questi piatti indigesti e illeggibili è l’im- mensa Hypnerotomachia Po- liphili, o «Sogno della notte d’a- more di Polifilo», di Francesco Colonna: un’opera del 1499, a metà tra lo scherzo goliardico e il delirio paranoico, che spazia dai racconti mitologici alle disserta- zioni esoteriche, passando per descrizioni architettoniche e di- squisizioni gastronomiche, in un guazzabuglio di lingue anti- che e moderne. E poiché il mon- do è vario, oggi c’è chi prende ancora questo libro sul serio e lo ristampa in edizione filologica (Adelphi), e chi invece lo prende in giro e ci imbastisce su un di- vertente romanzo come Il codi- ce dei quattro di Ian Caldwell e Dustin Thomason (Piemme). Un altro esempio, di poco po- steriore, è il Triompho di For- tuna di Sigismondo Fanti, pubblicato nel 1526 e apparte- nente alla nutrita schiera dei co- siddetti «libri della sorte» o «della ventu- ra»: di quei te- sti, cioè, che a partire dal clas- sico cinese I Ching, o «Libro dei Mutamenti» (Adelphi), millan- tano, in maniera seria o faceta, di fornire un aiuto di- vinatorio per di- stricarsi nei casi della vita. Con un approccio ossi- morico alla previ- sione del futuro, essi spesso pre- tendono di domi- narne la necessità attraverso la casualità: affidandosi, cioè, al- l’estrazione di bastoncini o al ti- ro di monete l’I Ching, e al tiro dei dadi o all’ora segnata dall’o- rologio il Triompho. Come diceva il premio Nobel per la fisica Niels Bohr, però, fa- re previsioni è sempre difficile, soprattutto sul futuro. Per tute- larsi, i maestri divinatori preferi- scono nascondere le loro dietro formulazioni vaghe e generiche, delegandone al fruitore la cor- retta interpretazione: il che, na- turalmente, risulta sempre faci- le col senno di poi, cioè dopo che i fatti sono ormai av- venuti, ma altrettanto sempre impossibile prima. D’altron- de, come potreb- bero i miseri 64 esagrammi dell’I Ching e i relativi oscuri commenti for- nire, da soli, una chiave per gli infi- niti avvenimenti possibili, se non attraverso un’in- terpretazione sfrenatamente creativa? Meglio equipaggiate, da questo punto di vi- sta, sono le sedici centurie di quarti- ne del Triompho, che eccedono per- sino le dieci Cen- turie (incomplete, per un totale di 942 quartine) del più famoso Nostradamus, pub- blicate a partire dal 1555. Queste e quelle quartine han- no trovato il loro Jung nella per- sona di Renucio Boscolo, che nella quarta di copertina del suo recente Summa Prophetica (Priuli e Verlucca, pagg. 352, eu- ro 18,50) si autocertifica come «il massimo studioso ed interprete di Nostradamus»: un titolo olimpico, visto il numero di per- digiorno che si dedicano ancor oggi, in piena era tecnologica e scientifica, a sprecare il loro tempo con le sue quartinate. Quanto al Fanti, il Boscolo è invece allo stesso tempo il suo migliore e peggior studioso e in- terprete, essendo anche l’unico: secondo la sua stessa testimo- nianza, infatti, «mai nella storia mente umana ha colto questa magnifica occasione di indaga- re, spalancare questo Libro di Presagi sull’imminente futuro dell’umanità tanto su questa Terra quanto in altri possibili mondi». Scrutinate con l’infallibile strumento della «Kronoseman- tica», concepita dallo stesso Bo- scolo, le centurie di Fanti rivela- no qualcosa di «cosí incredibile da apparire paradossale»: e cioè, a «una mente libera e allenata da tempo a spiare l’oriz- zonte della storia» esse «snocciolano in successione i quadri di tantis- sime vignette, quasi un fu- metto che reca immagini con- cise, icastiche e sorprendente- mente enciclo- pediche, in cui si narrano — o me- glio, si anticipano — gli scenari della sorte umana, da quella della gente più comune sino a quella di potenti, tiranni, papi, im- peratori, re, princi- pi, cardinali, mo- naci, ladri, calcia- tori, navigatori, at- tori, clown, alchi- misti, geometri, muratori, co- struttori, scienziati, architetti, pittori, medici, fabbri, aviatori». Naturalmente, «tutte cose che sono per noi ancora inspiegabili secondo la metodologia della lo- gica». Per non rimanere nel vago delle perorazioni, un esempio di interesse universale chiarirà la metodologia dell’esegeta. Si tratta della profezia (postuma) della tragica morte della princi- pessa Diana, contenuta nella centuria «Diana correndo per iniqui scanni / Per un che asson- na teco nel tuo letto / Di maggior duol signa futuro effetto / Quasi sanato de presenti affanni»: in- terpretando gli scanni come i se- dili dell’auto che scappa dai fo- tografi, colui che assonna nel letto come l’amante Al Fayed, e «quasi sana- to» come «qu’assassi- nato», il risultato è ineluttabile. E poiché a questo genere di deduzioni niente è precluso, Bo- scolo ha facile gioco a ritrovare nel Fanti ri- ferimenti che vanno dal tragico al comico: ad esempio, da «gli in- terventi dell’Occiden- te cristiano in Iraq» a «l’incredibile gioco d’un nome: Armando Diego Maradona». Ma chi era vera- mente questo Fanti, al di là delle interpreta- zioni dei lestofanti? Nella prefazione al Triompho egli si defi- nisce «matematico in- degno»: un termine ambiguo, che nella confusione rinasci- mentale indicava sia il ciarlatanesco numerologo o astrologo, che il serio studioso dei numeri o delle stelle. E il Fan- ti era entrambe le cose, come di- mostrano da un lato le sue cen- turie, e dall’altro i lavori da lui elencati in una lettera al duca Alfonso d’Este del 1521, tra i qua- li si trovano opere di aritmetica, geometria, algebra, algoritmica e astronomia. In questi lavori non c’era evi- dentemente nulla di memorabi- le, visto che il nome del loro au- tore non compare in nessuna Storia della matematica, da quella omonima di Carl Boyer (Mondadori) a Il pensiero mate- matico di Morris Kline (Einau- di). Ci è però pervenuta una sua opera seria di matematica appli- cata: la Theorica et Pratica del 1514, nella quale il Fanti si dedi- ca al problema non banale di co- struire geometricamente le let- tere minuscole dell’alfabeto. Il suo metodo estende quello usa- to per le maiuscole nel 1509 da Luca Pacioli, nel famoso trattato De Divina Proporzione, e si situa in una tradizione iniziata mezzo secolo prima da Felice Feliciani e portata a compimento nel 1986 da Donald Knuth con il monu- mentale Computers and Type- setting (Addison Wesley), che costituisce la Bibbia della tipo- grafia digitale. Quanto al semischerzo del Triompho, sarebbe stato meglio lasciarlo am- muffire dove stava. Il Boscolo ne ha invece anzitutto cambiato il tito- lo, chiamando- lo appunto S u m m a Prophetica, per adeguarlo alla memoria di un proprio sogno premonitore: fe- dele in questo al suo motto pro- grammatico, che se l’immaginazio- ne non si adegua ai fatti, si possono ben adeguare i fatti all’immagi- nazione. E ne è poi diventato il solita- rio esegeta, am- mettendo che «nessuno ha mai ipotizzato che cosa questo testo contenesse davvero, perché nessuno sinora aveva avuto la pazienza e la ca- pacità di leggerlo e analizzarlo sino in fondo senza andar fuori di testa». E il suo libro conferma: nessuno. Tra gli scoop la morte di Diana e la vicenda di Maradona Sono molti anche oggi gli esaltatori della cabala e dell’astrologia Pubblicato il “Triompho di Fortuna” del matematico Sigismondo Fanti È un tipico libro della sorte, uscito per la prima volta nel 1526, dove in quartine si predice il futuro del mondo Avrebbe divinato, secondo un interprete, anche la guerra in Iraq, ma si sa che agli indovini si concede tutto Il cosmo nell’interpretazione di Nostradamus (sotto, a destra, un suo ritratto). A sinistra, Lady Diana Repubblica Nazionale

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LA REPUBBLICA 47VENERDÌ 3NOVEMBRE 2006

IL PRECURSOREDI NOSTRADAMUS

PIERGIORGIO ODIFREDDI

Rinascimento, come è ov-vio, significa etimologica-mente «seconda nascita».

Nel Medioevo si usava il terminein senso religioso, per indicare larinascita spirituale dopo la mor-te dell’anima provocata dallacaduta narrata nella favola delGenesi. In seguito esso è invecepassato a significare la fiorituraculturale e artistica del Quattro eCinquecento, che prese le di-stanze dal rintontimento teolo-gico del Medioevo e ritrovò lesue vere radici nellacultura classica.

Naturalmente, sianell’ontogenesi chenella filogenesi il pas-saggio dalla (ri)nasci-ta alla maturità avvie-ne attraverso periodidi infanzia e adole-scenza. E come sareb-be sciocco considera-re i balbettii di unbambino o i farfuglia-menti di un ragazzoalla stessa stregua deidiscorsi meditati di unuomo, lo è altrettantoil pretendere di trova-re saggezza neglipseudofilosofi rina-scimentali: non a ca-so, le storie della filo-sofia moderna inizia-no da Cartesio, e pa-gano al massimo unimbarazzato tributo apersonaggi di transi-zione quali Nicola Cu-sano o Giordano Bru-no.

Il che non impedisce a coloroche ancor oggi si trovano allostadio adolescenziale del pen-siero, facilmente riconoscibiliperché accomunati dalla cre-denza che la confusione sia si-nonimo di profondità, di illu-dersi di trovare chissà quali ve-rità nel pensiero rinascimentalee in libri che mescolano in insa-lata russa gli ingredienti più di-sparati, dal neoplatonismo allamagia, passando per la cabala el’astrologia.

Un esempio tipico di questipiatti indigesti e illeggibili è l’im-mensa Hypnerotomachia Po-liphili, o «Sogno della notte d’a-more di Polifilo», di FrancescoColonna: un’opera del 1499, ametà tra lo scherzo goliardico e ildelirio paranoico, che spazia dairacconti mitologici alle disserta-zioni esoteriche, passando perdescrizioni architettoniche e di-squisizioni gastronomiche, inun guazzabuglio di lingue anti-che e moderne. E poiché il mon-do è vario, oggi c’è chi prendeancora questo libro sul serio e loristampa in edizione filologica(Adelphi), e chi invece lo prendein giro e ci imbastisce su un di-vertente romanzo come Il codi-ce dei quattro di Ian Caldwell eDustin Thomason (Piemme).

Un altro esempio, di poco po-steriore, è il Triompho di For-tuna di SigismondoFanti, pubblicato nel1526 e apparte-nente alla nutritaschiera dei co-siddetti «libridella sorte» o«della ventu-ra»: di quei te-sti, cioè, che apartire dal clas-sico cinese IChing, o «Librodei Mutamenti»(Adelphi), millan-tano, in manieraseria o faceta, difornire un aiuto di-vinatorio per di-stricarsi nei casidella vita. Con unapproccio ossi-morico alla previ-sione del futuro,essi spesso pre-tendono di domi-narne la necessità attraverso lacasualità: affidandosi, cioè, al-l’estrazione di bastoncini o al ti-ro di monete l’I Ching, e al tirodei dadi o all’ora segnata dall’o-rologio il Triompho.

Come diceva il premio Nobelper la fisica Niels Bohr, però, fa-

re previsioni è sempre difficile,soprattutto sul futuro. Per tute-larsi, i maestri divinatori preferi-scono nascondere le loro dietroformulazioni vaghe e generiche,delegandone al fruitore la cor-retta interpretazione: il che, na-turalmente, risulta sempre faci-

le col senno di poi, cioè dopoche i fatti sono ormai av-

venuti, ma altrettantosempre impossibile

prima. D’altron-de, come potreb-bero i miseri 64e s a g r a m m idell’I Ching e irelativi oscuricommenti for-nire, da soli, una

chiave per gli infi-niti avvenimentipossibili, se nonattraverso un’in-t e r p r e t a z i o n es f r e n a t a m e n t ecreativa? Meglioequipaggiate, daquesto punto di vi-sta, sono le sedicicenturie di quarti-ne del Triompho,che eccedono per-sino le dieci Cen-turie (incomplete,

per un totale di 942 quartine) delpiù famoso Nostradamus, pub-blicate a partire dal 1555.

Queste e quelle quartine han-no trovato il loro Jung nella per-sona di Renucio Boscolo, chenella quarta di copertina del suorecente Summa Prophetica

(Priuli e Verlucca, pagg. 352, eu-ro 18,50) si autocertifica come «ilmassimo studioso ed interpretedi Nostradamus»: un titoloolimpico, visto il numero di per-digiorno che si dedicano ancoroggi, in piena era tecnologica escientifica, a sprecare il lorotempo con le sue quartinate.

Quanto al Fanti, il Boscolo è

invece allo stesso tempo il suomigliore e peggior studioso e in-terprete, essendo anche l’unico:secondo la sua stessa testimo-nianza, infatti, «mai nella storiamente umana ha colto questamagnifica occasione di indaga-re, spalancare questo Libro diPresagi sull’imminente futurodell’umanità tanto su questa

Terra quanto in altri possibilimondi».

Scrutinate con l’infallibilestrumento della «Kronoseman-tica», concepita dallo stesso Bo-scolo, le centurie di Fanti rivela-no qualcosa di «cosí incredibileda apparire paradossale»: e cioè,a «una mente libera e allenatada tempo a spiare l’oriz-zonte della storia»esse «snocciolanoin successione iquadri di tantis-sime vignette,quasi un fu-metto che recaimmagini con-cise, icastiche esorprendente-mente enciclo-pediche, in cui sinarrano — o me-glio, si anticipano— gli scenari dellasorte umana, daquella della gentepiù comune sino aquella di potenti,tiranni, papi, im-peratori, re, princi-pi, cardinali, mo-naci, ladri, calcia-tori, navigatori, at-tori, clown, alchi-misti, geometri, muratori, co-struttori, scienziati, architetti,pittori, medici, fabbri, aviatori».

Naturalmente, «tutte cose chesono per noi ancora inspiegabilisecondo la metodologia della lo-gica».

Per non rimanere nel vago

delle perorazioni, un esempio diinteresse universale chiarirà lametodologia dell’esegeta. Sitratta della profezia (postuma)della tragica morte della princi-pessa Diana, contenuta nellacenturia «Diana correndo periniqui scanni / Per un che asson-na teco nel tuo letto / Di maggiorduol signa futuro effetto / Quasisanato de presenti affanni»: in-terpretando gli scanni come i se-dili dell’auto che scappa dai fo-tografi, colui che assonna nel

letto come l’amante AlFayed, e «quasi sana-to» come «qu’assassi-nato», il risultato èineluttabile.

E poiché a questogenere di deduzioniniente è precluso, Bo-scolo ha facile gioco aritrovare nel Fanti ri-ferimenti che vannodal tragico al comico:ad esempio, da «gli in-terventi dell’Occiden-te cristiano in Iraq» a«l’incredibile giocod’un nome: ArmandoDiego Maradona».

Ma chi era vera-mente questo Fanti, aldi là delle interpreta-zioni dei lestofanti?Nella prefazione alTriompho egli si defi-nisce «matematico in-degno»: un termineambiguo, che nellaconfusione rinasci-mentale indicava sia il

ciarlatanesco numerologo oastrologo, che il serio studiosodei numeri o delle stelle. E il Fan-ti era entrambe le cose, come di-mostrano da un lato le sue cen-turie, e dall’altro i lavori da luielencati in una lettera al ducaAlfonso d’Este del 1521, tra i qua-li si trovano opere di aritmetica,geometria, algebra, algoritmicae astronomia.

In questi lavori non c’era evi-dentemente nulla di memorabi-le, visto che il nome del loro au-tore non compare in nessunaStoria della matematica, daquella omonima di Carl Boyer(Mondadori) a Il pensiero mate-matico di Morris Kline (Einau-di). Ci è però pervenuta una suaopera seria di matematica appli-cata: la Theorica et Pratica del1514, nella quale il Fanti si dedi-ca al problema non banale di co-struire geometricamente le let-tere minuscole dell’alfabeto. Ilsuo metodo estende quello usa-to per le maiuscole nel 1509 daLuca Pacioli, nel famoso trattatoDe Divina Proporzione, e si situain una tradizione iniziata mezzosecolo prima da Felice Felicianie portata a compimento nel 1986da Donald Knuth con il monu-mentale Computers and Type-setting (Addison Wesley), checostituisce la Bibbia della tipo-grafia digitale.

Quanto al semischerzo delTriompho, sarebbe stato

meglio lasciarlo am-muffire dove stava.

Il Boscolo ne hainvece anzituttocambiato il tito-lo, chiamando-lo appuntoS u m m aProphetica, peradeguarlo alla

memoria di unproprio sognopremonitore: fe-dele in questo alsuo motto pro-grammatico, chese l’immaginazio-ne non si adeguaai fatti, si possonoben adeguare ifatti all’immagi-nazione. E ne è poidiventato il solita-rio esegeta, am-mettendo che

«nessuno ha mai ipotizzato checosa questo testo contenessedavvero, perché nessuno sinoraaveva avuto la pazienza e la ca-pacità di leggerlo e analizzarlosino in fondo senza andar fuoridi testa». E il suo libro conferma:nessuno.

Tra gli scoopla morte di Diana

e la vicendadi Maradona

Sono molti ancheoggi gli esaltatori

della cabalae dell’astrologia

Pubblicato il “Triompho di Fortuna” del matematico Sigismondo Fanti

È un tipicolibro della

sorte, uscitoper la prima

volta nel1526, dovein quartine

si prediceil futuro

del mondo

Avrebbedivinato,secondoun interprete,anchela guerrain Iraq, masi sa che agliindovini siconcede tutto

Il cosmo nell’interpretazione di Nostradamus (sotto, a destra, un suo ritratto). A sinistra, Lady Diana

Repubblica Nazionale