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PSICOLOGIA SOCIALE DEI GRUPPI 1. La realtà dei gruppi(concetto di gruppo, comportamento della folla) 2. Processi elementari nei gruppi(tensione tra orientamento vs il compito e orientamento socioemozionale, entrare in un gruppo) 3. Aspetti strutturali dei gruppi(status, leadership) 4. L’influenza sociale nei gruppi(Uniformità e cambiamenti, maggioranza e minoranza) 5. Individui versus gruppi(meglio il lavoro del singolo o del gruppo? Processi decisionali di gruppo) 6. Conflitto tra gruppi e cooperazione(pregiudizio intergruppi, scontento sociale, legame tra frustrazione e aggressività) 7. Pensare i gruppi(basi cognitive del comportamento intergruppi, categorizzazione sociale, stereotipi) 8. Identità sociale e relazioni intergruppi(discriminazione, effetti del considerare il proprio gruppo positivamente diverso dagli altri) Quando si prende in esame il comportamento del gruppo spesso si dà rilievo ai fattori negativi(es. hooligans), perché vengono considerati di natura antisociale. Il libro affronta lo studio del gruppo con un approccio eclettico, l’autore ammette che non esiste una teoria unica ed efficace per la definizione di gruppo. La pluralità di teorie permette di poter prendere decisioni personali e critiche nella fase educativa. 3 dei fondatori della psicol. dei gruppi: * Kurt Lewin (ricerca-azione, la teoria non può esistere senza la pratica) * Muzafer Sherif (ideatore esper. Laboratorio, coord. tra metodi di campo e laboratorio) * Henri Tajfel (critica alla metodologia, favorevole allo studio dell’individuo nel suo contesto) Temi principali: Dinamiche inter e intra gruppi Gruppi come fonte di identità sociale del’individuo Orientam. Vs il compito e orientam. Socioemozionale 1

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PSICOLOGIA SOCIALE DEI GRUPPI

1. La realtà dei gruppi(concetto di gruppo, comportamento della folla)2. Processi elementari nei gruppi(tensione tra orientamento vs il compito e orientamento

socioemozionale, entrare in un gruppo)3. Aspetti strutturali dei gruppi(status, leadership)4. L’influenza sociale nei gruppi(Uniformità e cambiamenti, maggioranza e minoranza)5. Individui versus gruppi(meglio il lavoro del singolo o del gruppo? Processi decisionali di

gruppo)6. Conflitto tra gruppi e cooperazione(pregiudizio intergruppi, scontento sociale, legame

tra frustrazione e aggressività)7. Pensare i gruppi(basi cognitive del comportamento intergruppi, categorizzazione sociale,

stereotipi)8. Identità sociale e relazioni intergruppi(discriminazione, effetti del considerare il proprio

gruppo positivamente diverso dagli altri)

Quando si prende in esame il comportamento del gruppo spesso si dà rilievo ai fattori negativi(es. hooligans), perché vengono considerati di natura antisociale.Il libro affronta lo studio del gruppo con un approccio eclettico, l’autore ammette che non esiste una teoria unica ed efficace per la definizione di gruppo. La pluralità di teorie permette di poter prendere decisioni personali e critiche nella fase educativa.

3 dei fondatori della psicol. dei gruppi:* Kurt Lewin (ricerca-azione, la teoria non può esistere senza la pratica)* Muzafer Sherif (ideatore esper. Laboratorio, coord. tra metodi di campo e laboratorio)* Henri Tajfel (critica alla metodologia, favorevole allo studio dell’individuo nel suo contesto)

Temi principali: Dinamiche inter e intra gruppi Gruppi come fonte di identità sociale del’individuo Orientam. Vs il compito e orientam. Socioemozionale

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1. La realtà dei gruppi Concetto di Gruppo

1 Per alcuni teorici è la presenza di un destino comune2 Per altri la struttura sociale (famiglia)3 Terza ipotesi esistenza di relazioni ‘faccia a faccia’.

Secondo Turner esiste una definizione più soggettiva di gruppo in termini di self-categorization, in base a qs definizione le persone si percepiscono appartenenti ad un gruppo in quanto membri della stessa categoria sociale.

Qs definiz sembra escludere la percezione che gli altri hanno del gruppo, ad es se un gruppo è costituito segretamente difficilmente lo si potrà studiare.

UN GRUPPO ESISTE QUANDO DUE O PIU’ PERSONE DEFINISCONO SE STESSE COME MEMBRI E QUANDO LA SUA ESISTENZA E’ RICONOSCIUTA DA ALMENO UN’ALTRA PERSONA O DA UN GRUPPO CHE NON NE FA PARTE.

La relazione tra l’individuo e il gruppoC’è nei gruppi qcs di + che la mera somma degli individui che lo compongono

Allport(approccio individualista) si schiera contro la tesi della ‘mente di gruppo’ affermando che non è possibile analizzare il comportam di un gruppo separat dagli individui che lo compongono. Affermare qs significa escludere il carattere distintivo dei gruppi sociali e le loro proprietà uniche.Esempio dell’acqua di Asch.

Asch e Sherif: la realtà dei gruppi emerge dalle percezioni che le singole persone hanno di se stesse in qualità di membri della stessa unità sociale. I prodotti di qs percezioni sono i valori del gruppo e norme.

CONCLUSIONE: l’essere membri di un gruppo influenza psicologicamente l’individuo che vi appartiene anche quando non è in compagnia degli altri membri.

Il continuum ‘interpersonale-gruppo’Tajfel distingue il comportamento interpersonale da quello in situaz. di gruppo. Tre criteri per poterlo distinguere:

Presenza di almeno 2 categorie socialiGrado di variabilità nei comport. delle persone di un gruppoGrado di variab nel comport della persona vs membri di altri gruppi

Il continuum di Tajfel ha alle estremità il comportam intergruppi e interpersonale. Turner: il concetto di sé dell’individuo è formato dall’identità personale e dall’identità

sociale, perciò oltre a quello che l’individuo percepisce di sé, vi è quello che l’individuo percepisce di sé all’interno di un gruppo, dal quale apprende e condivide valori e norme.

Esperim: foto femm e masch mostrate e 2 gruppi, tenendo i generi separati e no. Diversa reazione dei gruppi nell’attribuire caratteristiche, nel caso di generi separati gli stessi tratti non venivano attribuiti ad entrambi i generi.

Esperim: gli individui sono indotti a fornire risposte sbagliate se la maggioranza del gruppo la fornisce.

NON vi è dicotomia tra gruppo e interpersonale, ma interazione continua. Tuttavia non è consigliabile applicare teorie sullo studio dei comportamenti interpersonali per lo

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studio dei comport di gruppo.

La folla come gruppoEsempi di rivolte. Si nota che: La violenza non è diretta in modo incontrollato e discriminato La folla è composta da individui che si conoscono La violenza era contenuta geograficamente in una determinata zona Le singole persone erano orgogliose di appartenere alla comunità ed erano convinte di agire per difenderla.

Perché questo?

Secondo Le Bon i fattori endemici delle folle, cioè l’anonimato e la suggestionabilità permettono il nascere di qs comportamenti aggressivi collettivi guidati dalla ‘mente di gruppo’. In Gruppo il singolo acquisisce il coraggio di violare le regole.

Teoria della deindividuazione di Zimbardo : nasce dalla teoria dell’anonimato di Le Bon.

Input-cambiamenti psicologici intervenienti---comportamento risultante.

Input più importanti: anonimato responsabilità diffusa(stato psicologico di deindividuazione) ampiezza del gruppo

Comportamento risultante: impulsivo, irrazionale, regressivo, perché non soggetto al controllo sociale. Cresce al buio perché aumenta l’anonimato.

Esperim: studenti deindividuati e riconoscibili che hanno la possibilità di trasmettere leggere scariche elettriche ad un presunto allievo. I primi scariche più lunghe.

Studi etnografici confermano la teoria di Zimbardo (popolaz.che si travestono prima di adottare pratiche aggressive verso i nemici).Esempi di deindividuazione si trovano nella comunicazione elettronica dove non sono leggibili messaggi extraverbali e più spesso si usa un linguaggio disinibito.

A volte però, contrariamente alle teorie di Zimbardo, i gruppi assumono un comportamento PROSOCIALE.

Diener: nuovi esperimenti successivi mettono in rilievo che la deindividuazione genera anche un atteggiamento maggiormente prosociale, tutto dipende dalle norme rilevanti di ogni situazione.Diener afferma che la situazione di anonimato spinge l’individuo a distogliere l’attenzione da se stesso e a rivolgerla all’esterno. Qs fa si che l’individuo adotti come riferimento le norme immediatamente presenti nell’ambiente che lo circonda in ql momento.

Muller: studi sul linciaggio, più è ampia la folla più l’individuo è capace di compiere atrocità

Il comportamento della folla nella prospettiva intergruppiLe teorie di Zimbardo e di Diener pongono entrambe enfasi sul fatto che il comportamento della folla tende a diventare privo di regole, l’individuo tende a perdere la propria identità ed il proprio autocontrollo.

Ma qs accade sempre in caso di folla?

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Reicher fa alcune osservazioni: la folla delle situazioni prese in esame pareva avere acquisito una nuova identità che la

rendeva orgogliosa delle gesta che stava compiendo, piuttosto che aver perso la propria.

La violenza non era casuale ma mirata a precisi obiettivi Il comportamento della folla è sempre un comport. Intergruppo(polizia-dimostranti,

scioperanti f.dell’ordine), il gruppo non esiste isolato. Secondo Reicher la folla CAMBIA identità, non la perde.

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2. Processi elementari nei gruppi Diventare membro di un gruppoProvoca sempre ansia e tensioneAffronteremo 3 dei fenomeni discussi da Levine e Moreland:

la ricognizione iniziale i cambiamenti del concetto di sé il processo di iniziazione

Ricognizione iniziale: processo di investigazione attraverso il quale l’individuo sceglie vs quale gruppo dirigere la sua attenzione. Non sempre scegliamo noi, appartenenze prescritte influenzano le nostre scelte.

Come scegliamo il gruppo al quale appartenere? Sulla base della Teoria dello scambio sociale scegliamo il gruppo in base ad una valutaz di costi e benefici, sia a livello materiale che psicologico.

Quali fattori determinano la percez. Di costi e benefici?A seconda delle esperienze precedenti

Secondo Hogg un altro fattore è la somiglianza che l’individuo percepisce tra lui ed il membro ideale del gruppo.

L’individuo tende sempre a formarsi un’idea un po’ enfatica del gruppo dove ha deciso di entrare, è utile prima prendere informazioni. Le imprese che forniscono un’idea realistica della loro realtà tendono a conservare maggiormente i membri appena entrati.

I cambiamenti del concetto di sé: La ns identità sociale è strettamente legata alla ns appartenenza ad un gruppo,

pertanto quando cambiamo il concetto che abbiamo di noi sentiamo la necessità di diventare membri di un certo gruppo.

Divenire membri di un gruppo ha influenza sulla nostra autostima. Qualsiasi valore o prestigio legato al gruppo implicherà una diversa valutazione di noi stessi.

Esperim: gruppo coeso e non coeso, compito da svolgere affidato ad entrambi i gruppi. La valutaz. del compito negativa incide sull’autostima del singolo solo nel gruppo coeso.

L’iniziazione del gruppo:Come risponde il gruppo ai nuovi venuti?Nei gruppi stabili e formali il nuovo arrivo è sottolineato da rituali e cerimoniali.A volte rituali piacevoli(privilegi, celebrazioni) e a volte no(canzonature,aggressioni fisiche).

Gli antropologi (Van Gennep) hanno studiato qs riti che chiamano di passaggio. Alcuni prevedono mutilazioni(circoncisione), ma anche nei paesi industrializzati sono previsti riti aggressivi(marines, petto segnato da chiodi). Abusi sessuali nelle miniere del Kentucky.

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Perché succede questo?

L’atto simboleggia il passaggio da uno status all’altro, simboleggia il drastico cambiamento, dopo l’atto l’individuo si sente diverso.L’atto può fungere da apprendistato per il novizio.Il trattamento favorevole puo’ stimolare la lealtà vs il gruppo, ad opera della gratitudine e della colpa suscitati.

Ma come l’esperienza negativa stimola l’individuo ad entrare nel gruppo?

Spiegazione ingegnosa di Aronson e Mills : L’esperienza della vita di gruppo non è mai del tutto positiva, e questo può indebolire la coesione. I gruppi cercano di contrastare qs effetti con una iniziazione dolorosa. L’aver affrontato un’iniziazione spiacevole è per i membri incompatibile con eventuali ulteriori esperienze negative di gruppo. Ricollegandosi alla teoria della dissonanza cognitiva di Festinger, Aronson e Mills affermano che i membri cercheranno in tutti i modi di ridurre qs percezione di incoerenza/incompatibilità(dissonanza). Uno di questi modi è la valutazione positiva del gruppo. ). Il pensiero di aver subito ciò per entrare nel gruppo fa credere all’individuo che davvero qs gruppo è importante per lui.

Esperim: Aronson e Mills,studentesse,brano sul sesso(fungeva da rito di iniziazione)da leggere prima di partecipare ad una discussione sul sesso. Per alcune il brano era stato scelto osceno, per altre + leggero. La conversaz sul sesso era noiosissima ma fu giudicata più interessante da student iniziate in modo più forte. Rifatto esperim sostituendo brano osceno a scariche elettriche per eliminare la possibilità che l’oscenità potesse indurre eccitazione sessuale e far giudicare interessante la discussione in ogni caso. Stesso risultato.

CONCLUSIONI: l’iniziazione dolorosa rende certamente più attraente il gruppo

Interdipendenza e processi di gruppo

Le azioni ed i risultati di un membro sono legati alle azioni e ai risultati degli altri membri.Kurt Lewin osservò per primo qs processi di interdip. E formulò due idee chiave per la loro comprensione:

Interdipendenza del destinoInterdipendenza del compito

Interdipendenza del destino: essere accomunati dallo stesso destino trasforma un gruppo di persone estranee in un ‘gruppo’(es. gruppo di ostaggi in un pullman, aereo)

Esperim: Rabbie e Horwitz , gruppi di scolari che non si conoscevano sono riuniti in gruppi, si dà loro la possibilità di vincere o non vincere un premio, in base al lancio della moneta(destino comune, gratificaz o deprivaz è uguale). Alcuni gruppi non partecipano a qs evento del premio. Viene chiesto ad ogni gruppo di valutare la coesione dell’altro in base a scale sociometriche. Risultato mostra valutaz + favorevole per coloro che avevano destino in comune.

Interdipendenza del compito: L’interdip del destino è debole, l’interdip del compito, cioè l’implicaz che i risult di un individuo hanno sugli altri membri, crea più coesione.Quali sono le prove di ciò?Quasi ogni gruppo ha un obiettivo comune.L’interdipendenza positiva crea motivazione a cooperare ed aiutare gli altri

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L’interdipendenza negativa crea competizione.

Esperim di Deutsch: 2 gruppi di studenti ai quali viene affidato un compito. I membri del primo vengono valutati sulla base delle prestaz del gruppo, nel secondo riceveranno votaz.individuali.Il primo gruppo mostra maggior collaborazione e partecipazione.

Un secondo esperim permise di confermare qs, e di affermare che in situazione di interdipendenza negativa :diminuisce la produttivitàla coordinazionel’attrazione interpersonale

Gruppi cooperativi di apprendimento migliorano le prestazioni degli studenti.

Tutto quanto detto smonta le strutture competitive presenti ancora nelle istituzioni educative e di lavoro.

Esecuzione del compito e mantenimento delle relazioni

Fino ad ora i Lewiniani hanno fatto poca luce su come il compito veniva eseguito.Bales cerca di fare luce su questo.

L’analisi de processi di interazione(Bales)Bales vede come fine ultimo del gruppo lo svolgimento di un compito.Partendo da ciò Bales distingue tra

Comportamento strumentale o diretto al compitoComportamento socioemozionale o espressivo diretto alla relazione

Durante lo svolgimento del compito possono sorgere conflitti tra i membri su come svolgere il compito, per qs motivo entreranno in gioco processi di neutralizzazione che tenderanno a riequilibrare tali tensioni. Qs processi si concentrano sulle relazioni interpersonali esprimendosi in risate o accessi di collera.Altro aspetto di qs teoria è che i gruppi abbiano una naturale tendenza all’equilibrio, e ciò si manifesta in tre fasi:

orientamento vs il problema valutazione delle decisioni da prendere controllo reciproco affinché le decisioni siano applicate con successo

Sulla base di ciò Bales struttura schema per ‘osservaz. dell’interaz. di gruppo(IPA, Analisi dei processi di interazione).Il comportamento viene scomposto in 12 ‘atti’(posture, vocalizzazioni, atteggiamenti).Il comportamento del gruppo viene osservato ed alla fine, in base al tempo dedicato ad ogni atto, viene fornito il profilo dell’interazione di gruppo.3 -4 mesi di addestramento degli osservatori….

I dati dell’IPA non considerano le valutazioni soggettive dei componenti del gruppo su come percepiscono le relazioni…….

La coesione del gruppoGruppo coeso, capace di restare unito con forte desiderio di appartenenza dei membri.Somma dei legami interpersonali esistenti fra i membri. Presenza di partner amicali favorisce la coesione.

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Qs definizioni tendono a semplificare troppo. Critiche:- visione riduzionistica, il gruppo non è la somma di tanti elementi e basta- un gruppo può essere coeso anche se i membri non si piacciono tra loro- se un gruppo è grandissimo e i suoi membri non si conoscono non può allora essere coeso??

Soluzione proposta da Hogg: La coesione è attrazione dei membri all’idea del gruppo. La coesione è l’attraz vs i membri del gruppo in quanto tali.

Le origini della coesione:

Prossimità fisica, comunanza di gusti.Ricerca Newcomb longitudinale su studenti , tendenza tra gruppi amicali a sviluppare atteggiamenti comuni e a credere di possedere visioni comuni.

Facilità di raggiungere l’obiettivo.Esperim, gruppi dove era facile raggiungere il compito volevano continuare a far parte del gruppo, gli altri no.(interdipendenza positiva)

Esperim di Sherif del campo estivo??Competizione intergruppo diminuisce coesione, intragruppo l’aumenta.Il successo genera coesione, l’insuccesso abbassa il morale.

Ma davanti ai fallimenti non sempre la coesione si abbassa( esempio squadre perdenti, coesione sempre alta).

Ma come può essere?

Secondo Turner dipende dalla scelta iniziale non forzata di appartenere al gruppo. Entra in gioco la teoria della dissonanza cognitiva di Festinger (ho scelto io di appartenere a qs gruppo, e se l’ho fatto nonostante vada male, vuol dire che ci credevo veramente)

Esperim: individui che credevano di aver scelto il gruppo di appartenenza e altri che pensavano fosse stato loro imposto. Alla fine manifestavano maggior coesione, in caso di sconfitta, quelli che credevano di aver scelto.

Secondo Hogg il processo di coesione è determinato dall’attrazione sociale, cioè il desiderio dei membri del gruppo di avvicinarsi alla posizione prototipica del gruppo, anche se sul piano personale possono non esservi affinità.

Conseguenze della coesioneLa coesione è una buona cosa, il gruppo sereno e coeso dovrebbe aumentare le prestazioni. Ma non è così semplice.

Analisi di Mullen e Copper :quanto affermato è maggiormente vero nei gruppi sportivi piuttosto che ne gruppi di lavoro.Inoltre la coesione fondata sull’impegno piuttosto che sulla relaz interpersonale incide maggiormente a livello di prestazioni.Le analisi confermarono inoltre studi già fatti da altri, che la coesione dipende dalla prestazione e non la prestazione dalla coesione(studio sui sommozzatori).

Già i primi ricercatori affermavano che la coesione non aumenta la prestazione, ma rafforza l’adesione alle norme. Se le norme giocano a favore della prestazione vi sarà un aumento di qs, altrimenti può esserci una diminuzione.

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L’acquisizione e lo sviluppo di norme di gruppo Nonostante l’eterogeneità che distingue i gruppi per valori, obiettivi ecc, in ultima analisi

essi si comportano in maniera unica per quanto riguarda il processo di acquisizione delle norme.

Le norme sono scale di valori che definiscono accettabile o no un comportamento. Stabiliscono regole comportamentali(es. stili abbigliamento)

Come avviene il processo di interiorizzazione delle norme?

Studi di Newcomb in un collegio Americano anni 30.Studenti provenienti da famiglie conservatrici, finte votazioni, gli studenti mostravano diversità nelle scelte politiche tra i primi anni e gli ultimi di collegio, a favore dell’impostazione del collegio.

Osservaz su bambini che entrano per la prima volta in un gruppo, all’inizio stanno da parte osservando per capire quali sono le regole prima di entrarvi.

Funzione individuale e sociale delle norme

Funzione individuale:strutture di riferimento attraverso le quali viene interpretato il mondo. Servono come riferimento in situazioni ambigue. Qs ultima definizione illustrata da un famosissimo esperimento di Sherif:Esperim: illusione ottica dell’effetto autocinetico, veniva chiesto di stimare il movim del puntino luminoso, il gruppo si stabilizzava dopo un po’ su una certa misura che era stata assunta dai suoi membri come norma!

Funzione sociale: Aiutano a coordinare l’attività dei membri del gruppo. Facilitano il raggiungimento degli scopi anche perché nascono in funzione ad essi e scoraggiano coloro che impediscono il raggiung dell’obiettivo.(es. operaio trasferito in altro reparto, 50/60 pz ora).

Variazione delle norme L’ampiezza di accettazione delle norme, cioè la gamma di comportamenti prevista è variabile.I membri di status più alti avranno la possibilità di deviare maggiormente rispetto agli altri anche se dovranno servire sempre da modello,soprattutto nei rapporti con gli outgroup.

Studio di Sherif e Sherif su bande di adolescenti americani. Adottavano segni distintivi(tatuaggi), abbigliamento rigoroso,regole rigorose di condotta. Uno dei leader trovato dalla polizia con un’arma offensiva addosso, fu aspramente criticato dai componenti del gruppo

Le norme cambiano per mutate condizioni esterne ed esigenze.

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3. Aspetti strutturali dei gruppiLa struttura del gruppo è la cornice all’interno della quale hanno luogo i processi trattati nel precedente capitolo.

La differenziazione di ruoloA individui o posizioni nel gruppo sono associate aspettative diverse, questa è la differenziazione di ruolo.Talvolta i ruoli sono stabiliti formalmente(fabbrica, azienda), in gruppi più informali la distinzione è meno visibile ma esiste ugualmente.

Studi di Slater col sistema IPA di Bales: in un gruppo si distingue lo specialista del compito(prevalenza del comportamento strumentale) e lo specialista socioemozionale(il più simpatico).

La famiglia è il più importante dei piccoli gruppi. Le due figure genitoriali distinte permettono l’esistenza dei due ruoli distinti: quello di orientamento al compito e quello socioemozionale.Secondo Parson e Bales nelle famiglie + efficienti qs distinzione di ruoli è più netta(madre emozionale e padre strumentale).

Non è vero che i due ruoli, strumentale e socioemozionale si escludono a vicenda, possono convivere. E non è sicuro che la solidità della famiglia dipenda dalla loro netta distinzione. Una struttura troppo rigida crea problemi impedendo di far fronte agli imprevisti.

Perché esistono diversi ruoli?

Perché facilitano il raggiungimento dell’obiettivo che è la ragione dell’esistenza del gruppo.La divisione dei ruoli consente di non creare sovraccarichi ai leader.Portano ordine al gruppo, rendendo le azioni prevedibili e ordinateContribuisce a definire l’identità dei membri. La carenza di qs ruoli nell’ambito della famiglia comporta conseguenze negative,provoca disturbi mentali. Occorre sapere e saper trasmettere chi siamo e che cosa gli altri si aspettano da noi.

La differenziazione di statusI ruoli sono considerati e rispettati in modo diverso.2 i temi ricorrenti relativamente allo status:

lo status elevato implica la tendenza a dare inizio ad attività e idee implica una valutaz positiva degli altri membri(prestigio consensuale)

La gerarchia di status non è immutevole, perché è mutevole il contesto intergruppi.

Anche la presenza di status può essere attribuito alla necessità del gruppo di esistere in una dimensione prevedibile e ordinata. Tutto ciò sempre a favore degli obiettivi del gruppo.

TEORIA DEGLI STATI DI ASPETTATIVA: le persone tendono ad adeguarsi al livello di prestazione che ci si attende da loro. I compagni tendono ad attribuire a quelli definiti più bravi maggiori capacità e contemporaneamente coloro che sono definiti più bravi hanno una maggior stima di sé che permette una maggior riuscita nel compito. Così le differenze tendono ad amplificarsi.(Esperim alunni superdotati che in realtà avevano i risultati peggiori) – Collegato alla teoria dell’etichettamento.

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Le differenze non nascono solo dal gruppo, stereotipi sociali esistono ancora prima che un individuo entri nel gruppo. Differenze di sesso, di colore.

La valutazione di se stessi attraverso il confronto sociale Se i ruoli ci aiutano a capire chi siamo, lo status ci fa capire quanto siamo capaci .

La teoria del confronto sociale

Festinger è il primo a scoprire l’importanza psicologica della valutazione di sé. La teoria del confronto sociale è una delle pietre miliari della psicologia sociale.

Secondo lui la motivazione che spinge l’uomo a valutare le sue capacità è la convinzione che la vita sarebbe difficile se non avessimo il modo per valutarle!!

Come otteniamo la conoscenza di noi stessi?

Attraverso strumenti oggettivi di valutazione e ricorrendo al confronto con gli altri

Esperim di Radloff sui marinai, veniva affidato un compito e coloro che avevano ottenuto una votazione uguale, alla richiesta di fornire valutazioni di se piu profonde, davano risposte più accurate perché avevano la possibilità di confrontarsi. Quelli con votaz anche maggiore ma che non avevano nessuno con cui confrontarsi non riuscivano a fare lo stesso.

Solitamente si tende sempre a confrontarsi con persone che si ritenga abbiano le ns stesse caratteristiche, e qui emergono gli stereotipi maschio femmina ed altro. Indagini su studenti, con chi confronterebbero il punteggio del proprio compito. No femmine, solo studenti del proprio gruppo.

Con chi confrontarci?

Qualsiasi confronto non è senza conseguenze, perché l’autostima è un elemento molto importante e uscire perdenti da un confronto potrebbe farla vacillare.Vuol dire allora che tendiamo a confrontarci con persone inferiori per evitare di uscirne perdenti?No perché un confronto simile potrebbe essere sfavorevole per noi.

La tendenza nelle culture occidentali è di superare i risultati degli altri, questo produce 2 effetti+ competizione ed instabilità tra i membri del gruppo(complotti)+ tendenza a confrontarsi sempre con quelli che occupano posiz + elevate

Risultato: gli individui scelgono persone un po’ migliori di loro.

Esistono situazioni in cui le persone desiderano confrontarsi con individui inferiori, questo quando si trovano in situazioni negative. Lo scopo è proteggere un’autostima minacciata.

Ma non è sempre così.

Indagine su un gruppo di disabili, solo il 25% si confrontava con disabili, il resto con persone normali.Il confronto vs l’alto o vs il basso dei malati tumorali dipende dal controllo che pensano di avere sulla malattia e dalla loro autostima.

Confronto sociale e prestazione

Quale la conseguenza del confronto sociale sulla prestazione?

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2 previsioni di Festinger:

spinta al miglioramento che nasce dal confronto vs l’alto i membri di status più alto poiché desiderano il miglioramento ai livelli più bassi

possono addirittura fornire prestazioni inferiori per non apparire troppo diversi.

Esperim. Sollevatori di pesi, le prestazioni migliorano se il dislivello tra i membri non è troppo alto né troppo basso, cioè troppa omogeneità o troppa discrepanza.

Valutazione della teoria del confronto sociale di Festinger

Osservazioni cautelative:

la teoria afferma che in assenza di criteri oggettivi il confronto avviene con gli altri.

In affetti giocano un ruolo importante anche i confronti temporali , tra prestaz. attuale e passata o futura, soprattutto se i confronti sociali sono sfavorevoli.Nella fanciullezza ed età matura prevalgono i confronti socialiNell’infanzia e vecchiaia quelli temporali.

Ogni tipo di confronto viene utilizzato comunque a seconda dell’individuo e delle sue necessità personali.

Altra osservazione cautelativa, la teoria di Festinger afferma che i confronti sociali sono improbabili al di fuori del gruppo, se si tratta di gruppi di status differenti, forse con la fantasia.

A proposito vi è lo studio di Abeler che pone la domanda agli intervistati: chi sta meglio di te e della tua famiglia? Solo il 25% indicò persone dello stesso gruppo.Stesso risultato in indagine svolta nei paesi europei, i confronti sociali degli intervistati erano fatti con paesi di status più elevato.

Altro punto,Festinger afferma che i processi di confronto sociale sono generali e vengono effettuati da chiunque in modo identico. Indagini dimostrano invece che alcune persone sono più interessate di altre ad effettuare qs confronti.

Quanto sono intenzionali i processi di controllo?

Secondo Festinger solitamente esiste una strategia che tende ad individuare il tipo di confronto che consente di ottenere le informazioni più utili per l’autovalutazione.In realtà qs confronti avvengono in maniera meno volontaria,Esperim di Gilber, Giesler e Morris sulla collaboratrice capace e incapace, con elemento distrattivo.

La leadershipLeader: colui che occupa posizione di status più elevato, ha la caratteristica di essere più propositivo, ha i mezzi per influenzare il gruppo maggiormente di quanto il gruppo influenza lui.Il leader raggiunge la sua posiz attraverso nomina, elezione, usurpazione, spontaneamente, con conseguenze differenti per il gruppo.

Tipi di personalità o prodotti della situazione?

Si ritiene che debbano avere tratti comuni distintivi, i sostenitori della teoria del “grande uomo” tuttavia non riescono a fare un elenco di qs qualità limitandosi a dire che qs persone possiedono carisma o sono dei geni.

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In generale dovrebbero essere un po’ più intelligenti, sicuri, dominanti, ma nessuna di qs correlazioni è troppo evidente.

In opposizione alla teoria della personalità: (punto di v espresso anche da Bales) il leader è la persona più adatta in quel momento a guidare il gruppo al raggiungimento degli obiettivi. In un altro luogo/momento potrebbe non esserlo.Tesi conferm da studi sul campo di Sherif: assegnati a coppie di studenti 3 compiti differenti(intellettuale, compito d’ufficio, montaggio). Nessun individuo eccelleva nei tre compiti.

CONCLUSIONE: è più utile pensare che il leader non sia un individuo dotato di caratteristiche particolari bensì il prodotto di una situazione.

Il comportamento dei leader

Secondo Lippit e White : il leader crea un clima sociale che favorisce la coesione e le prestazioni(studio dei climi sociali)Esperim: studenti al doposcuola, ai leader fu chiesto di adottare stili di leadership differenti per 7 settimane:

Autocratico, autoritario, imponeva ai bambini le azioni democratico-discuteva coi bambini il da farsi permissivo,

Poi i leader venivano scambiati nei gruppi, le variaz al comport dei bambini erano dovute a questo cambiamento.

Nei gruppi democratici clima più sereno e collaborativi, produttività stabile con e senza leader.In quelli autocratici più tensione e aggressività, produttività alta ma solo se leader presenteIn quelli permissivi il clima era sereno ma poca produttività, che si alzava quando il leader non c’era

Il leader nella teoria di Bales si rifà all’IPA e fa corrispondere il leader ai due ruoli: lo specialista del compito e quello socioemozionale. Il primo in particolare è meglio attrezzato ad aiutare i membri nel raggiung. Degli obiettivi, il secondo presta maggiormente attenzione ai sentimenti degli altri.

Ohio, questionari somministrati a membri militari e industriali. I temi emergenti erano due:----dare origine ad una struttura----considerazione degli altri.Questo ricorda i leader di Bales.

Conclusione: il leader maggiormente efficiente è quello che riesce a coniugare nella sua funzione entrambi questi aspetti. Confermato da esperimenti.

INDAGINE INTERCULTURALE su stili di leadership inUkUSA: molto incentrato sul compito e formale con i collaboratoriGiappone: coesistenza dei due compiti, leader pronti ad ascoltare i collaboratoriHong Kong

I temi emergenti sono sempre relativi al compito e alle persone, nonostante stili differenti dovuti alle culture.

Bass Negli ultimi anni maggior importanza alla dimensione carismatica intesa come caratteristica della relazione che si instaura piuttosto che tratto del carattere. Capacità di infondere ispirazione e motivazione(stile trasformazionale, quello transazionale prevede

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l’intervento del leader solo in caso di bisogno). La leader trasformazionale è utile nei momenti di crisi, di cambiamento.Studi effettuati presso aziende dimostrano che esiste una relazione tra il carisma e la produttività, ma soprattutto che la soddisfazione dei membri aumenta.L’aspetto debole di questa prospettiva è rappresentato dall’indeterminatezza dei fattori relativi al carisma, alcuni autori lo criticano appunto per questo.

L’interazione tra lo stile del leader e la situazione

Fielder: non esiste una relazione diretta tra stile del leader ed efficienza del gruppo. Perciò propone un modello interazionista di leadership dove l’efficienza è dipendente dalla corrispondenza tra stile del leader e tipo di situazione.(modello della contingenza).In poche parole l’atteggiamento del leader dipende dalla situazione.

Fielder sviluppa uno strumento per misurare la differenza tra stile orientato al compito ed orientato alla relazione.(LPC, Scala del collaboratore meno preferito). In base agli aggettivi usati per valutare il collaboratore col quale si è lavorato peggio i leader si inseriscono in un punteggio più o meno vicino ai due stili di Bales.

Dopo la distinzione dei 2 tipi Fielder identifica 3 elementi che a suo parere sono favorevoli per la situazione di leader:

1 atmosfera del gruppo: se il leader apprezza atmosfera positiva è meglio 2 struttura del compito: procedure ben strutturate = lavoro più facile3 Maggior/minor potere e ricompense , mezzi a disposizione.

Pertanto secondo Fielder la situazione del leader può essere considerata +/- favorevole in relazione alla presenza di qs elementi.

In situaz. ottimali l’orientamento alla relazione non è sempre necessario, al contrario in situazioni molto sfavorevoli non perdono molto se scelgono uno stile autocratico. In situazioni intermedi lo stile può incidere.

Fielder viene criticato quando afferma che l’orientamento del leader è immutabile e non influenzato dalle circostanze. E’ infatti dimostrato che non esiste coerenza temporale tra situazioni diverse nel comportamento degli individui.Viene anche criticato quando afferma di poter classificare in modo dicotomico il leader in base al suo punteggio in LPC

Altri modelli di leadership(condividono con Fielder l’assunto per cui non esiste uno stile adatto a tutte le situazioni ma vi è interdipendenza tra leader e situazione

Modello della leadership situazionale (di Hersey e Blanchard)- SLTI leader devono modulare il loro stile in base alla prontezza dei loro collaboratori. Se il collaboratore non è pronto adottare stile di orientamento al compito, se il collaboratore è molto competente si può delegare ma non orientarsi alla relazione, che avrebbe ragione di essere a livelli intermedi di prontezza. Interazione tra variabile prontezza, orient al compito ed alla relazione.Differenza con Fielder che non riconosce altrettanta flessibilità al leader.Gli studi effettuati non hanno prodotto grandi elementi a sostegno della SLT e pertanto non hanno ricevuto conferma scientifica. Modello della leadership di Vroom e Ietton. La teoria si focalizza sulla decisione.

Tenta di definire il livello di partecipazione ideale che il gruppo dovrebbe avere(e che il leader dovrebbe incoraggiare) per prendere la decisione correttaIl modello della contingenza da loro proposto

La leadership come processo

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La definizione di leader data fino ad ora di persona capace di influenzare il gruppo più di quanto sia da esso influenzato, solleva la questione: come può un leader essere fedele al gruppo adeguandosi alle sue norme e nel contempo convincerlo ad adottare nuove norme?

Esperimento di Merei in una scuola materna ungherese. Inserimento in un gruppo di un bambino con doti di leadership e osservazione su come avrebbe raggiunto questo ruolo. Coloro che riuscivano ad imporsi come leader inizialmente accettavano gli usi del gruppo limitandosi a dare blandi suggerimenti. Solo dopo un po portavano innovazioni radicali.

La teoria della leadership di Hollander sposa qs comportamento di esplorazione iniziale finalizzata all’ottenimento di credibilità, che sarà successivamente lo strumento per riuscire ad introdurre modifiche.Hollander definisce qs aspetto credibilità idiosincratica.

Come può un leader acquisire credibilità nel gruppo secondo Hollander?

1 adeguarsi inizialmente alle norme del Gruppo(già dimostrato da Merei)2 via attraverso la quale raggiunge la sua posizione. Eletti dal gruppo(la migliore secondo

Hollander fornisce legittimità superiore) o nominati da autorità esterna.3 Capacità di soddisfare gli obiettivi del gruppo4 Condivisione degli ideali del gruppo e capacità di identificarsi nel gruppo(poco studiata)5 Equità nella distrib dei premi e delle sanzioni

Indagine di Hollander sul conformismo iniziale del leader, esperim dove il comportamento idiosincratico veniva introdotto in diversi momenti dall’inizio del compito. Conferma ipotesi, il gruppo tendeva a seguire maggiormente i consigli se il suggerimento arrivava dopo il periodo iniziale di conformismo.

Comportamento imparziale in termini di premio(giustizia distributiva) ai collaboratori(almeno qs deve essere percepito)

Conseguenze sul gruppo della mutata posizione del leader in caso di insicurezza. I risultati sperimentali hanno mostrato che in qs casi di bassa popolarità il leader tende ad assumere atteggiamenti aggressivi nelle politiche intragruppo. Es. leader internazionali, Clinton invade Irak 1992, scandalo Lewinsky. Tachter Falkland 1982, periodo di bassa popolarità della signora.

Le reti di comunicazioneBavelas studiò i sistemi di comunicazione dei gruppi. Ideò alcuni indici tra cui il concetto di distanza che secondo la sua teoria è il nr minimo di legami da attraversare per mettersi in contatto con un altro individuo. (reti di comunicazione a ruota, cerchio, catena, a ‘y’ ).Studiò gli effetti delle diverse reti sulla produttività del gruppo.

Esperim di Leavitt:tavolo con gruppi, divisori in legno tra i membri che simulavano i vari tipi di reti di comunicazione. L’info passa meglio nelle reti centralizzate(Y e catena), i membri al centro apprezzano il compito + dei periferici e spesso vengono nominati leader.

Contestazioni: sovraccarico cognitivo nei membri in posizione centrale, scontento degli altri per autonomia negata dalla necessità di passare sempre dalla posizione centrale.

Nella realtà è pericoloso centralizzare i processi decisionali soprattutto per i limiti cognitivi dell’individuo e lo scontento e senso di inutilità che crea nelle posizioni decentrate. La democrazia forse ha una giustificazione psicosociale.

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Conclusioni: sistemi di comunicazione centralizzati vanno bene in strutture semplici ma in quelle complesse è nettamente superiore quello decentralizzato.

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4. L’influenza sociale nei gruppiQuando gli individui si trovano nei gruppi abbiamo visto che non esitano ad abbandonare le proprie credenze per uniformarsi al gruppo. Festinger lo afferma nella teoria del confronto sociale: il riferimento agli altri è indispensabile per l’individuo non solo per la valutazione delle capacità ma anche della correttezza del ns operato.Per molti anni l’influenza sociale nei gruppi è stata vista come conformismo nei confronti della maggioranza, oggi si assiste a fenomeni dove la minoranza riesce a cambiare le opinioni della maggioranza(studi di Moscovici).E’ importante la modalità di categorizzazione della fonte di influenza, che sia maggior. o minor.Se coloro che ne sono il bersaglio percepiscono di appartenere a quella categoria se ne faranno influenzare.

Il potere della maggioranza Esempio incidente aereo, pilota + ingegnere vs copilota

La pervasività del conformismo

E’ possibile dimostrare l’esistenza del conformismo degli individui alle pressioni del gruppo?

Esperim di Asch: soggetto in una stanza con altri individui apparentemente arrivati da poco.Devono confrontare la lunghezza di una riga con un’altra ‘tipo’. Risposte fornite ad alta voce.Quando i collaboratori iniziano a dare risposte palesemente sbagliate il 36% dei soggetti veri si adegua!Successivamente quando si chiede ai partecipanti perché abbiano dato quelle risposte, rispondono:

che avevano il dubbio ma si sono conformati alla maggioranza credevano che gli altri concorrenti avessero maggiori informazioni.

Era raro che avessero percepito realmente l’uguaglianza delle righe.

Possiamo perciò distinguere tra un conformismo che implica un cambiamento percettivo ed un conform che è solo una condiscendenza, andare con gli altri.

Particolarità: all’aumentare dei collaboratori il conformismo diminuisce leggermente(forse perché il deviante è meno visibile al gruppo pertanto corre meno il rischio di essere escluso)

Variante introdotta da Asch: spezzare il consenso della maggioranza risulta essere decisivo per ridurre il conformismo. Esperim due soggetti che affrontano la maggioranza fanno diminuire considerevolmente il conformismo.

Il paradigma di Asch ha trovato conferma in tutti gli studi effettuati in altre culture.

Berry afferma l’esistenza di una relazione tra il livello di conformismo in un paese e il suo tipo di economia: paesi con marcata tendenza ad accumulare cibo presentano> livello di conformismo(generato dall’interdipendenza) rispetto a società dove l’individuo sono tra loro + indipendenti.Bisogna tuttavia considerare nelle diverse culture i valori predominanti: nelle culture individualistiche prevale la competizione, l’indipendenza,(UK, USA) mentre le società collettive si basano maggiormente sul consenso, la cooperazione.(Giappone, Brasile)

Perché gli individui si conformano?

Esiste una tendenza generale a modificare il proprio atteggiamento per uniformarlo a quello degli altri.

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Paradigma sperimentale di Milgram: soggetti con ruolo di insegnanti devono somministrare scariche elettriche ai loro allievi(che sono collaboratori). Spinti da due assistenti collaboratori i soggetti si facevano convincere a somministrare scosse molto più alte di quanto stabilito.La pressione degli assistenti poteva anche agire, al contrario, da antidoto sociale.Nella realtà Vietnam e Jugoslavia.

Che cosa spinge l’individuo a conformarsi alla maggioranza?

Una delle spiegazioni più accreditate ci è data da Festinger: anticipando la sua successiva teoria del confronto sociale ipotizza che l’individuo verifica continuamente le teorie che riesce a costruire nella sua esistenza, e verificandole con gli altri, si sente più sicuro se sono condivise. E poiché gli individui ritengono che l’uniformità del gruppo sia importante fanno di tutto per mantenerla, conformandosi ad esso.Maggiore è qs tendenza quando si tratta di decisioni importanti.

Altra spiegazione di Festinger: presenza di uno scopo particolarmente importante nel gruppo. Senza uniformità nel gruppo sarebbe difficile raggiungere l’obiettivo

Lewin mette in risalto la capacità del gruppo di indurre cambiamenti di atteggiamento nei membri più di un’imposizione esterna. Esempio consigli del nutrizionista nel dopo guerra in America, per convincere le donne a mangiare parti del bovino(cuore rene) poco pregiate ma nutrienti. Le casalinghe che di concerto decidevano di provare lo facevano perché riuscivano ad interiorizzare il comportamento nuovo come scopo del gruppo, i soli consigli del nutrizionista venivano vissuti come imposizione dall’esterno.

Si evidenzia una relazione positiva tra comunicazione intergruppo e conformismo, in fondo è attraverso la comunicazione che si verifica il conformismo. Ed ovviamente il conformismo può determinare conseguenze spiacevoli quando ci si conforma ad un comportamento scorretto(esempio disordini alimentari 2 gruppi amicali che si frequentano).

Ma tornando all’esperimento della lunghezza delle righe di Ash, in quel caso NON esisteva un gruppo perché le persone non si conoscevano, non c’era uno scopo importante da raggiungere, inoltre la lunghezza era un dato oggettivo ed indiscutibile.

Allora, cosa era successo?

Deutsch e Gerard propongono allora una terza spiegazione in contrasto con Festinger: gli individui si adeguano per non essere esclusi(influenza normativa)Insieme idearono un esperimento che avrebbe verificato simultaneamente le ipotesi di Asch e la loro. E l’esperimento confermò che tutte e tre le motivazioni addotte(bisogno di verifica e presenza di uno scopo importante di gruppo-Festinger e timore di essere esclusi- Deutsch e Gerard) sono valide.

Turner fornisce un’altra spiegazione: poiché il soggetto si identifica nel gruppo e nelle sue usanze e abitudini, attraverso un processo che Turner chiama auto stereotipo, il soggetto opera un cambiamento della percezione di sé conformandosi al gruppo, così come un attore che immedesimandosi nel personaggio riesce ad impersonarlo nel modo migliore. In questo sta secondo lui la chiave del conformismo.

Molto forte è il desiderio di conformità nei bambini e adolescenti(gruppo dei pari).Dai 3 anni in poi scelgono di giocare con bimbi dello stesso sesso, importante per la formazione dell’identità di genere, perché formano un gruppo sono in grado di rilevare le differenze con gli altri.

Diventare devianti

Come si produce l’uniformità come risultato del conformismo?

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Fino ad ora abbiamo analizzato il conformismo come fenomeno privato, come ristrutturazione cognitiva dell’individuo. E qui abbiamo un’altra ipotesi di Festinger, cioè che sia la maggioranza a fare pressione sul deviante affinché si conformi. Il prezzo che il deviante paga se resta della sua opinione senza conformarsi è l’esclusione dal gruppo.Esperim di Schachter per verificare il grado di desiderabilità dei devianti e il nr di comunicazioni dedicate a lui durante la discussione. Discussione con falsi membri del gruppo, uno deviante, uno conforme, l’altro che si conforma dopo l’inizio della discussione.Il deviante risulta poco desiderabile ma tutti durante la discussione gli prestano più attenzione che agli altri.

L’influenza della minoranzaPer Festinger l’influenza sociale è un processo unidirezionale dove i devianti sono i destinatari delle pressioni provenienti dalla maggioranza.

Moscovici allora si chiede: ma se il gruppo si dedica alla sua stabilità e uniformità, come possono cambiare ed evolvere le norme?

I gruppi possono cambiare al variare delle circostanze esterne. Ma questo non spiega numerosi cambiamenti storici attribuibili a un’esigua minoranza: ad esempio le teorie darwiniane.Secondo Moscovici dipende dalle strategie usate per promuovere qs nuove idee, ad esempio il continuare a sostenerle nel tempo nonostante l’opposizione. C’è poi da considerare che all’interno di un gruppo ci sono sempre elementi più favorevoli al cambiamento di altri che possono essere ‘risvegliati’ da un’idea innovativa di un deviante.

Esperim di Moscovici, Lage e Naffrechoux per dimostrare l’influenza delle minoranze: simile a quello di Asch delle linee, qs volta la maggioranza era formata da ingenui e bisognava dire a voce alta il colore di alcune diapositive. Nella situazione di controllo i soggetti non sbagliavano colore ma in fase sperimentale venivano influenzati dalla minoranza.In un secondo momento i soggetti furono sottoposti ad un test per la rilevazione dell’esatta percezione dei colori. L’esperienza precedente aveva influito anche sulla cognizione dei soggetti riguardo l’identificazione dei colori. Il blu-verde era percepito +come verde che come blu.

Le minoranze sembrano esercitare la loro influenza non immediatamente ma a distanza di tempo. A volte possono fungere da catalizzatori di cambiamento scatenando conflitti cognitivi nella maggioranza anche su temi non direttamente connessi a quello che ha determinato la devianza della minoranza.

Esperim (Peres- Mugny- Moscovici) condotto in Spagna ha confermato l’effetto a distanza del messaggio minoritario che portava i suoi frutti a distanza di 3 settimane mentre quello della maggioranza svaniva. Il tema principale era dell’aborto e la verifica dopo 3 settimane era stata fatta anche su un tema connesso, la contraccezione. Secondo i 3 ricercatori infatti le tesi espresse dalla minoranza si estendono alle opinioni che riguardano un tema connesso(in qs caso contraccezione).

Ma cosa succede se il secondo tema è poco connesso al primo?

Esperim Alvaro e Crano, tema iniziale la partecipazione degli omosessuali alla guerra, tema connesso il controllo del possesso di armi da fuoco. I soggetti leggevano un mex che si opponeva agli omosess nell’esercito, espresso da una minor o maggioranza. Dopo venivano sentiti sullo stesso tema per verificare qualche cambiamento, in effetti il cambiamento significativo era sul tema connesso.Questa è un’importante strategia di persuasione: trovare un tema debolmente collegato a quello in gioco e propagandarlo. Incontrerà le opposizioni della maggioranza ma trasformerà la mentalità riguardo alla questione cruciale.

In generale una minoranza ha meno successo di una maggioranza, sono inoltre rilevanti l’interesse personale per la questione, la cultura e lo spirito del momento.

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Categorizzazione sociale e influenza della minoranza

La fonte minoritaria tende spesso ad essere categorizzata e considerata esterna al gruppo.

Che cosa deriva da questo?

Abbiamo detto in precedenza parlando del leader, che il suo status è più elevato in quanto ha la possibilità/capacità di influenzare gli altri membri del suo gruppo.Allora lo stesso ragionamento potrebbe applicarsi alle minoranze!

David e Turner verificano qs ipotesi.Australia, dibattiti fra ambientalisti favorevoli alla conserv della foresta pluviale e favor al suo sfruttamento. Fatto sentire messaggio a fav o contro il tema del dibattito, verificato che solo le opinioni della minoranza ingroup sortivano effetto di modificare il pdv dei soggetti. Quelli outgroup sortivano effetto contrario.

Due processi di influenza o uno solo?I processi psicosociali generati dall’influenza delle minoranze e delle maggioranze sono uguali o differenti?

1 Scuola di pensiero duale: Moscovici afferma che i mezzi sono diversi. La maggioranza ottiene un conformismo pubblico derivante da ragioni di informazione e dipendenza sociale. Le minoranze ottengono cambiamenti privati, ristrutturazioni cognitive del singolo individuo.

Esperim domande sui diritti degli omosessuali, in pubblico i soggetti sperimentali si adeguavano alla maggioranza ed in privato tendevano a seguire maggiormente la minoranza.

Esperim Moscovici e Personnaz uguale a quello dei colori(verde-blu). Per dimostrare che la ristrutturazione cognitiva operata dalla minoranza agisce a livello inconscio.Dopo la scomparsa dello schermo veniva chiesto di che colore fosse lo schermo bianco.(colore complementare). Coloro che erano stati influenzati avevano un diversa percezione del colore complementare!!!Purtroppo le repliche di qs esperimento non hanno dato esisti favorevoli.

Altre prove a favore di qs scuola di pensiero: L’influenza della minoranza è chiamata da Moscovici teoria della conversione per la sua capacità di operare nell’individuo cambiamenti e di indurlo a pensare, al contrario della maggioranza che genera un conformismo passivo. Le minoranze sono inizialmente rifiutate ma sono loro a provocare il pensiero.

De Vries pensa esattamente il contrario e lo dimostra con i suoi esperimenti.

Allora la minoranza dà luogo ad una modalità di pensiero differente, più creativa.Nemeth indica alcune ragioni di qs fenomeno. Gli individui all’inizio provano ansia vs la minoranza che minaccia la stabilità del gruppo e si focalizzano sulla verità della maggioranza, che permette loro di sentirsi ‘tranquilli’. In questa posizione di tranquillità possono pensare alla proposta alternativa della minoranza e valutarla, compiere scelte più creative ed originali.

2. Scuola di pensiero del singolo processo che afferma che i due tipi di influenza(minoritaria e maggior) siano identiche e differiscano solo negli effetti.

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Latanè e Wolf affermano che la differenza sta nel nr di fonti di influenza. In base alla teoria dell’influenza sociale che sostiene l’impatto generato dagli stimoli aumenta in base al loro numero ma con accelerazione negativa, si deduce che la minoranza ha uno stimolo che può apparire inizialmente maggiore. Es molte lampadine nella stanza buia. Riuscirono a dimostrare, come previsto dal loro modello, che all’aumentare della maggioranza il conformismo cresceva ma in maniera decrescente.Se fosse così matematico si potrebbe controllare l’influenza sociale, prevedendone gli effetti, attraverso simulazioni informatiche. E’ proprio quello che ha fatto Latanè con alcuni suoi collaboratori definendo una popolazione ipotetica, distribuendo a caso una serie di opinioni e applicando il programma.

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5. Individui versus gruppi

Gli studiosi si sono sempre domandati se è meglio il lavoro singolo o di gruppo

La produttività di gruppoLa presenza di altri limita o favorisce la prestazione?

Esperim. Di Triplett, egli aveva notato prestazioni migliori nei ciclisti quando gareggiavano in gruppo rispetto a quando correvano da soli. Avvolgere canne da pesca, i ragazzi lavoravano meglio in situazioni competitive.

Esperim Allport: la presenza di un coattore (facilitazione sociale) migliora la prestazione in caso di compiti semplici ma la ostacola in caso di compiti complessi.

Perché?

Zajonc aveva notato che questa particolarità non riguarda solo la razza umana ma un nr impressionante di specie animali, dedusse quindi che si trattava di una legge universale del comportamento sociale. Ipotizzò che ciò fosse dovuto all’aumento, in presenza dei propri simili, di risposte adattive(fuga, difesa,lotta) limitando nel contempo quelle finalizzate all’apprendimento.

Differenti teorie attribuivano ciò a 3 differenti ragioni:1 preoccupazione di essere valutati2 difficoltà nel riuscire a controllare la situazione imprevedibile3 necessità di badare al compito e all’altro.

Ulteriori studi misero in luce che questo comportamento non era così universale, la spiegazione fisiologica non soddisfala e gli studiosi si orientarono vs spiegazioni fondate su processi psicologici.

Tre esempi:

L’aumento del livello di attivazione riduce l’attenzione e di conseguenza la prestazione in caso di compiti complessi.Compito di Stroop, indicare il colore dell’inchiostro con cui è scritta una parola. Se il colore è coerente con la parola la risposta è veloce altrimenti + lenta. Secondo Monteil e Huguet il tempo di risposta nel II caso si riduce in presenza di un’altra persona

La prestazione dipende dalle aspettative di riuscita che sono alte in caso di compiti semplici e più basse nei compiti difficili.

Due teste sono davvero meglio di una??

Esperimento di Ringelmann, tecnico agricolo, tiro alla fune, singolarmente i soggetti impegnati raggiungevano un risultato migliore che in gruppo dove perdevano il 25% del risultato.

Gli psicologi sociali hanno misurato le prestazioni dei singoli e dei gruppi attraverso la soluz di problemi logici. Esperim di Shaw su soluz problemi in gruppo e da soli. Migliori risultati in gruppo anche se con tempi maggiori.Risultati confermati successivamente con altri esperimenti analoghi.

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Ma come si comportano i gruppi quando si tratta di svolgere compiti che richiedono creatività ed immaginazione? Una di qs tecniche è il brainstorming. Usata molto nel mondo degli affari, al gruppo si da libero spazio a qualsiasi tipo di associazione, senza esprimere giudizi su ciò che emerge. Studi hanno dimostrato che il brainstorming aumenta la sua utilità quando prima viene eseguito in privato usando poi il gruppo di interazione come luogo di discussione pubblico per approfondire le idee emerse.

Produttività potenziale e effettiva: le teorie del deficit di gruppo

Quando in un gruppo si misura la prestazione dell’individuo migliore, i risultati sembrano contraddire quanto detto fino ad ora. A tale proposito Steiner compie degli studi individuando 3 fattori per determinare la prestazione:-----Le richieste del compito-----Le risorse-----Il processo

Classifica inoltre i vari tipi di compito:

---divisibili o unitari---massimizzanti(raggiung.risult.massimo) o ottimizzanti(raggiungere lo standard)---additivi(i contributi dei soggetti sono aggregati, es brainstorming)---disgiuntivi(il risultato è o/o)---congiuntivi(tutti devono completare il compito insieme, es alpinisti vs vetta)---discrezionali, ognuno può decidere come svolgere il compito

In un mondo perfetto le risorse corrispondono esattamente alle necessità del compito, pertanto conoscendo il tipo di compito e le risorse si può calcolare la produttività potenziale. Consideriamo 2 esempi

Compiti additivi: la produtt potenziale è la somma de contributi dei singoli individuiCompiti disgiuntivi: la produtt è uguale alla probab di avere nel gruppo soggetti in grado di trovare una risposta.

La produttività effettiva di solito non riesce a raggiungere la produttività potenziale perché raramente vengono utilizzate tutte le risorse.

Quali sono i processi imperfetti che impediscono al gruppo di sfruttare al massimo le sue capacità?

- Problemi di coordinazione degli sforzi (es. tiro alla fune),nel brainstorming non possono parlare tutti insieme e la produzione delle idee è rallentata.

- Processi do controllo sociale di individui che tendono ad uniformare le loro risposte al gruppo(brainstorming)

- Presenza di esperti e valutatori- Tendenza dell’individuo ad impegnarsi meno nel gruppo rispetto a quando

lavora singolarmente(modifiche a esper.della fune di Ringelmann lo confermano).

La tendenza dell’individuo a lavorare meno in gruppo viene definita da Latanè inerzia sociale(social loafing).Alcuni ricercatori affermano che dipende dal fatto che le istruzioni impartite sono rivolte a tutti e tendono a disperdersi, mentre date singolarmente sono maggiormente recepite.Il social loafing potrebbe così essere ridotto identificando maggiormente ed enfatizzando i compiti dei singoli membri del gruppo.

Studi di Karau e Williams: hanno confermato la presenza di social loafing , hanno peraltro identificato una serie do condizioni nelle quali esso scompare e si nota invece un aumento della laboriosità(social labouring).

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I due fattori secondo Karau e Williams che promuovono qs laboriosità sono la salienza del gruppo agli occhi dei suoi membri e l’importanza del compito.Altri fattori sono la cultura di base del gruppo(in oriente il loafing è generalmente minore).

I benefici del lavorare in gruppoI due modelli teorici di produttività appena visti(Steiner e Latanè) sono individualistici.

Steiner afferma che in ultima analisi i collaboratori rappresentano un impedimento a raggiungere il potenziale massimo del gruppo.Latanè afferma che l’individuo cerca in gruppo di economizzare gli sforzi al massimo.

Entrambe qs teorie dimenticano la possibilità che le persone possano essere motivate da fonti sociali o che il gruppo possa generare forme di valore aggiunto non prevedibili in fase sperimentale.Inoltre le situazioni sperimentali hanno utilizzato compiti spesso molto banali, non coinvolgenti.

Cosa succederebbe se i compiti fossero più coinvolgenti?

Esperim di William e Karau, brainstorming, a metà dei partecipanti viene detto che è un importante studio e all’altra metà che sarebbe stato un compito banale. Social loafing si verificava nel secondo gruppo.

Studiato anche l’effetto compensazione, cioè il desiderio di compensare le prestazioni di un partner meno brillante aumentando le proprie. Il livello di abilità non deve essere né troppo omogeneo né troppo differente(compensazione sociale di Festinger) altrimenti qs riequilibrio non avviene.Qs forme di compensazione potrebbero avere importanti risvolti in campo educativo, es far lavorare insieme studenti normali e con disturbi nell’apprendimento. Prove empiriche dimostrano che ciò è utile per i bambini disabili e anche per quelli normali, e lavorando in gruppo portavano a termine un maggior nr di lavori.

Altri studi indagano sull’effetto della maggior salienza del compito sul gruppo. Nei gruppi sperimentali manca la prospettiva di una prosecuzione del rapporto, manca un obiettivo, l’dentificaz col gruppo è minima. E qs è fondamentale(teoria dell’identità sociale di Tajfel e Turner che afferma che la concezione che gli individui hanno del proprio valore deriva dall’appartenenza ai gruppi).Esperim di Harkins e Szymanski. Brainstorming, una parte dei soggetti crede che il suo compito sarebbe stato verificato individualmente, l’altra parte che sarebbe stato valutato complessivamente nel gruppo. Introdotta variabile di uno standard di confronto rappresentato dalle prestazioni di un altro gruppo. Il confronto intragruppo, a conferma della teoria dell’identità sociale, fece lavorare più alacremente i membri. Teoria confermata da esperim Worchel.

La psicologia interculturale raccomanda di considerare la cultura entro la quale l’esperimento è stato svolto, in qs caso le culture occidentali industrializzate. Questo vale per tutti i settori di ricerca. Solo il 10% degli esperim di William e Karau riguardavano culture non occidentali. Sappiamo che molte culture orientali sono estremamente collettivistiche, cioè attribuiscono al gruppo di appartenenza(famiglia, villaggio, gruppo di valore) un valore forte ed adottano vs il gruppo un forte atteggiamento cooperativo. Al contrario le culture individualistiche aspirano maggiormente al raggiungimento di obiettivi personali e sono maggiormente indipendenti dal gruppo.

Processi decisionali di gruppoGli esperimenti fino ad ora descritti hanno quasi sempre comportato un risultato oggettivamente verificabile. Ma molti dei compiti della vita quotidiana non lo sono(decisioni

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familiari,verdetto di una giuria).Pertanto un gruppo sceglierà tra diverse, un’opzione più favorevole, pertanto non dovremo stabilire, come abbiamo fatto prima, se il gruppo supera l’individuo nel prendere qs decisioni, bensì qual è la relazione tra le opinioni individuali e quella consensuale del gruppo.

La teoria degli schemi di decisione socialeQuando la produttività effettiva è differente da quella reale vi è la presenza di un fattore interferente e noi possiamo solo ipotizzare quale sia. E’ difficile anche solo ipotizzarlo perché l’osservazione dei gruppi è molto difficile, in dati sono difficili da interpretare.Metodo di Davis per ovviare a qs difficoltà: esperimenti sul pensiero ???????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????

Le decisioni degli individui e dei gruppi sono diverse?

Le teorie sul conformismo ci suggeriscono di si,Esperim di Stoner(uno dei + famosi), i soggetti sono studenti di economia ai quali fu chiesto di esprimere un giudizio su ipotetici dilemmi sociali, es: lavoro attuale sicuro a stipendio modesto o lavoro incerto a stipendio molto alto. Le decisione prese dal gruppo erano sempre più rischiose di quelle prese singolarmente. Qs comportamenti non erano solo il risultato della presenza del gruppo ma venivano interiorizzati e ricomparivano quando la domanda veniva riproposta al singolo successivamente.

Numerosi successivi esperimenti evidenziarono la presenza di altri 3 fattori:

Polarizzazione: tendenza del gruppo a spostarsi verso la media delle scelte individuali.Posizione iniziale: la posizione presa dal gruppo alla fine del processo decisionale era strettamente collegata alla posizione iniziale presa dal gruppo stesso, anche se estrema.

Teniamo presente che questi studi sono stati fatti in condizioni di laboratorio e le decisioni non avevano conseguenze reali.Osservando poi la realtà, emersero numerose situazioni di incongruenza(analisi verdetti dei giudici federali, si polarizzazione; realtà aziendale, punteggi attribuiti ad una serie di lavori no polarizzazione).

Osservazione per spiegare qs incongruenze: il gruppo reale rispetto al gruppo di laboratorio ha una struttura e ciò può impedire la polarizzazione(rappresentanti ufficiali, ordine del giorno). Infatti negli studi effettuati i gruppi dove non si verificò la polarizzazione erano gruppi già consolidati da tempo.

Spiegazioni della polarizzazione di gruppo

Esistono attualmente 3 approcci al problema

1. Polarizzazione mediante confrontoSanders e Baron sono i suoi sostenitori. Secondo loro ogni argomento su cui i gruppi si trovano a decidere viene associato a dei valori sociali. Pertanto fin dall’inizio i membri del gruppo si orientano vs soluz che soddisfino qs valori. Qs posizione viene accentuata(polarizzazione) quando scoprono che altri membri sono ancora più vicini di loro a qs valori, pertanto il desiderio di presentarsi agli altri sotto una luce ancora più favorevole li spinge a muoversi ancora di più nella direzione iniziale. Presupposto fondamentale di qs teoria è che i membri conoscano le altrui posizioni, e questo è stato provato simulando una discussione solo a gesti: la polarizzazione è stata ugualmente raggiunta.

2. Polarizzazione mediante persuasione

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La causa della polarizzazione è lo scambio di opinioni che avviene prima della decisione collettiva.Sostenitori Burnstein e Vinokur, raccolte moltissime prove a loro favore.Le decisioni di gruppo sono il risultato dei contributi individuali.Hanno cercato anche di dimostrare la non validità dell’approccio dei confronti sociali descritto al p.1. Tuttavia sono state mosse critiche a qs approccio primo perché altri esperimenti hanno smentito i risultati dei primi, secondo perché è stato dimostrato che in gruppo non tutte le informazioni vengono condivise. Solitamente quelle note vengono espresse ma quelle non condivise rimangono nascoste. Esperimenti confermano che i gruppi passano il tempo a discutere su info che già possiedono piuttosto che su quelle nuove.

3. Polarizzazione come differenziazione intergruppiPrendendo spunto dalla teoria dell’autocategorizzazione di Turner, Wetherell sostiene che la polarizzazione nasce dalla tendenza del singolo ad adeguarsi alla posizione che risulta essere più prototipica e normativa per il loro gruppo. Esperim per verificare polarizzaz in gruppo di studenti al quale veniva fatto ascoltare messaggio. La polarizzazione sulle info del mex avveniva maggiormente se credevano provenisse dal loro gruppo. Se outgroup molto meno.

Nel mondo reale sono presenti tutti e tre i tipi di processi, dipende dalla situazione e nessuno esclude l’altro.

La qualità del processo decisionale

Non esiste un criterio diretto per misurare la qualità del risultato.Però è possibile valutare il processo decisionale.Janis analizzo alcune decisioni prese in America in materia politica è notò che quando le cose andarono male per gli americano il processo presentava 5 caratteristiche:

1 Gruppo molto coeso2 Privo di info dall’esterno3 Non vi era stata valutazione dei vantaggi4 Gruppo stressato dalla necessità di decidere in fretta5 Il leader era molto direttivo.

Tutte qs condizioni secondo Janis conducono il gruppo verso un conformismo forzato che lui chiama ‘pensiero di gruppo’ e ne elenca alcuni sintomi:

1 Il gruppo molto coeso esercita pressioni sui devianti escludendoli in caso di non conformismo

2 Dal punto precedente deriva l’illusione di unanimità e correttezza. Invece un atteggiamento così chiuso preclude alternative creative.

3 Formazione di stereotipi negativi sugli outgroup, questo accade soprattutto tra gruppi politici.

Un gruppo con qs caratteristiche e che sostiene l’inferiorità degli altri gruppi è esattamente non può condurre un processo decisionale corretto che prevede la valutazione di tutte le opzioni disponibili.

I dati analizzati da Janis sono storici, tuttavia egli può avere omesso nel trarre le sue conclusioni, fattori sociopolitici a favore di processi psicologici.

Studi effettuati su importanti organizzazioni in periodi favorevoli e di recessione hanno invece smentito la teoria di Janis verificando che la prestazione economica efficace si associava ad un team coeso e a un leader forte.

Allora, come evitare i rischi di una presa di decisione collettiva?

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Non lasciare la decisione in mano a singoli individui, tenere conto dei vantaggi che derivano dal confronto e dallo scambio di opinioni, anche se non sempre vengono sfruttate appieno.La strada maestra consiste nell’individuare procedure capaci di ottimizzare la partecipazione dei membri e assicurare il contributo massimo di info. Tre fattori sono rilevanti:

1 Stile del leader, non troppo direttivo ed impositivo, ma ciò è in relazione alla situazione con la quale il gruppo si confronta.

2 Distinguere tra direttività finalizzata alla conferma della propria posizione nel gruppo e direttività finalizzata al raggiungimento degli obiettivi

3 Livello di coesione, che solitamente o non ha effetto sulla decisione o sviluppa un miglior processo decisionale. I membri sono più a loro agio nell’esprimere le opinioni se il gruppo è coeso.

4 Rendere note al gruppo le info possedute dai singoli membri. Assegnare a ciascuno un compito ben definito fa sentire i membri più responsabili e li invoglia a condividere le informazioni con gli altri.

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6. Conflitto tra gruppi e cooperazioneFinora abbiamo parlato di dinamiche e comportamenti all’interno del gruppo, ora parleremo di comportamento e atteggiamenti di individui di gruppi diversi. Conflitto e cooperazione, concetto deprivazione relativa, ecc.

Deprivazione e scontento socialeIl pregiudizio è inteso come assunzione di atteggiamenti dispregiativi vs un altro gruppo.Come spiegare queste ostilità?

Frustrazione, pregiudizio e aggressività intergruppi

Una delle prime teorie del pregiudizio le ricollega ad una frustrazione subita, e per frustrazione si intende il mancato soddisfacimento di un bisogno elementare (fame, sete, affetto materno). L’aumento di attivazione prodotto da qs carenza, se non speso subito resta attivo e si scatena alla minima occasione.Se l’obiettivo fonte della frustrazione non può essere raggiunto perchè più grande di noi, più forte o sconosciuto, l’aggressività è scaricata su obiettivi più facili e indifesi(minoranze).

Dollard usò qs teoria x spiegare antisemitismo.Come? Crollo economia tedesca degli anni 20, deprivazione economica, minoranze semite diventano capro espiatorio.-confermato da indagine America del sud, quando prezzo cotone diminuiva aumentavano linciaggi ai neri.Teoria accreditata da altri esperimenti, tuttavia si verificava il contrario vs membri neri del proprio gruppo, in caso di prestazione scadente in un compito sperimentale. Cioè il soggetto considerava il membro nero in modo più favorevole.

La difficoltà è capire quale bersaglio sceglierà il soggetto frustrato.Miller : né troppo simili né troppo diversi dalla fonte che li ha originati.

Difficoltà è la scoperta che la frustrazione non è sufficiente e nemmeno necessaria a generare il comportamento aggressivo. Questo ha indotto Berkowitz a riformulare la teoria tenendo conto degli indizi relativi alla situazione e che in passato sono stati associati ad aggressività. Applicando questa teoria al pregiudizio, il capro espiatorio è più facilmente un gruppo che in passato era stato associato a situazioni di conflitto e antipatia.Berkowitz introduce anche una modifica al significato di frustrazione: non è solo un mancato soddisfacimento di un bisogno oggettivo, è qcosa di soggettivo, e ogni individuo può interpretare una situazione in modo differente, quello che conta è l’idea di essere deprivati.Altri fattori che provocano aggressività: dolore, caldo, freddo.In conclusione, secondo lui la causa della frustrazione sono gli eventi contrari.Studi eseguiti dimostrano che le rivolte nelle città americane sono avvenute nei giorni + caldi e umidi, fattori che aumentano i livelli di attivazione.

Critiche alla teoria della frustrazione-aggressività:

I momenti di aggressività collettiva sarebbero allora momenti in cui centinaia di persone frustrate casualmente scelgono lo stesso oggetto per scaricare la loro aggressività.Inoltre, la folla durante le rivolte non manifesta comportamenti totalmente irrazionali, bensì organizzati, mirati ad un oggetto preciso e circoscritti geograficamente. Qs sarebbe in contrasto con la teoria frustr-aggres che attribuisce l’aggressività ad una reazione irrazionale.

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Deprivazione relativa e disagio socialeBrano tratto dal saggio di Orwell sulla condizione della classe operaia inglese anni 30.La deprivaz secondo l’autore non è una condizione assoluta ma relativa alla norma che stabilisce quello che è necessario e no. Qs teoria è alla base di diverse spiegaz dei disagi sociali.Pertanto gli individui diventano scontenti quando percepiscono una discrepanza tra quello che hanno e quello che credono di dover avere.

Gurr afferma che qs è il motore della violenza collettiva..

Runciman: esiste anche la deprivazione collettiva, dove l’individuo sente deprivato non lui come singolo ma il gruppo. Prova ne è che nelle rivolte razziali i partecipanti non erano sempre gli individui più deprivati.Studi dimostrano che esiste una relazione positiva tra livello di deprivazione e nr di tumulti nel paese.

Allora, che cosa determina le aspettative degli individui?

Fattori possibili: Davies: esperienza passata, gli individui tendono a fare previsioni sulla base della propria

vita trascorsa. Se l’ultimo periodo è stato di crescente miglioramento, si aspettano guadagni futuri. In relazione a qs teoria le rivolte scoppiano + facilmente dopo un calo successivo ad un periodo di benessere piuttosto che dopo un lungo periodo di deprivazione.La rivoluz Russa, francese, nazismo, guerra civile americana nascono tutte dopo un periodo di prosperità seguito da uno di recessione.

Runciman: contatto con altri gruppi. Colletti bianchi e coll blu in UK, ognuno di qs gruppi si sentiva deprivato. Altri studi effettuati dimostrano che l’atteggiamento pregiudiziale deriva maggiormente da situazioni di deprivaz collettivistica piuttosto che egoistica(i soggetti la vivevano come sorte personale)

Studi su situazione di deprivazione delle donne. Nonostante le differenze di trattamento sociale con l’uomo, parecchi studi dimostrano che la donna non mostra livelli di scontento alti. E’ stato constatato che la donna convoglia il suo stato di deprivazione nel desiderio di modificare le cose attraverso atti di protesta non violenti.La trasformazione della deprivazione in azioni collettive di gruppo è legata alla deprivazione collettiva piuttosto che a quella egoistica.

Quattro punti che spiegano ancora meglio il legame tra deprivazione relativa e scontento sociale:

1 Il senso di appartenenza e di identificazione col gruppo favoriscono le azioni di gruppo.2 Credenza che le azioni di protesta possano provocare cambiamenti sociali3 Natura dell’ingiustizia subita, ossia Illegittimità nei metodi di distribuzione delle

risorse(ingiustizia procedurale).4 Termini di confronto sociali attraverso i quali l’individuo decide di avere subito

un’ingiustizia. Entra maggiormente in gioco, in qs punto, il concetto di relatività.

Le persone utilizzano per i loro confronti individui simili a loro, per qs le donne sembrano indifferenti alle discrepanze con gli uomini, perché si confrontano con le donne!!

Comportamento intergruppi e interessi di gruppoScopi conflittuali e competizioni intergruppi

Teoria di Sherif: ogni gruppo sostiene i suoi interessi, e quello che è bene secondo un gruppo, è male secondo un altro gruppo. Dove qs interessi sono in conflitto, nascono atteggiamenti ostili.

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Esperim: studi del campo estivo per ragazzi di Sherif. Longitudinale, 3 settimane. Studiavano le modific del comportamento in seguito ai cambiamenti delle relazioni intergruppi.

3 fasi:--formazione del gruppo--conflitto intergruppi--riduzione del conflittoCampione non rappresentativo, ragazzi psicologicamente stabili, eventuali aggressività no attribuibili a frustrazioni personali.Divisione in due gruppi, introduzione di una situazione di conflitto di interessi organizzando una competizione a premi tra i due gruppi. Il comportamento dei ragazzi cambia vistosamente. Mentre prima la convivenza tra i due gruppi era pacifica, ora vi erano episodi di derisione e aggressione fisica.I gruppi divennero più coesi all’interno. I ragazzi menzionavano come migliori amici i ragazzi dello stesso gruppo, anche se nei primi due studi i migliori amici erano stati divisi e appartenevano a gruppi diversi.Attenzione, la tendenza del gruppo vincente a screditare maggiormente il gruppo perdente faceva vacillare la teoria della frustrazione-aggressività!!

Scopi sovraordinati e cooperazione intergruppi

Ma come si possono invece produrre cooperazione ed amicizia tra gruppi?Tornando all’esperimento del campo estivo di Sherif, il modo era modificare la situazione conflittuale in una in cui i gruppi fossero positivamente interdipendenti, cioè avessero bisogno uno dell’altro per il raggiungimento di un obiettivo. Introdussero pertanto nell’esperim degli scopi sovraordinati, per raggiungere i quali i gruppi dovessero necessariamente cooperare. Autocarro rotto, troppo pesante..Cambiamento di atteggiamento, meno aggressivi, meno favoritismo per ingroup.

Altre ricerche hanno però evidenziato i limiti degli scopi sovraordinati.Si ipotizza che non sia la cooperazione stessa a migliorare i rapporti intergroup ma la riuscita del compito. Esperimenti lo dimostrano.Inoltre gli individui sembrano reagire negativamente di fronte all’incertezza di confini generata da questa cooperazione, soprattutto in un clima di forte rivalità.

La teoria realistica del conflitto di gruppo: una valutazione

E’ chiaro che la competizione fra gruppi, più della cooperazione, porta al formarsi di atteggiamenti pregiudiziali, che non scompaiono in caso di cooperazione.E’ inoltra sempre necessaria la presenza di un conflitto di interessi affinché possano sorgere atteggiamenti discriminatori tra gruppi.

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7. Pensare i gruppiCosa ci spinge a pensare alle altre persone come membri di un gruppo e cosa succede quando lo facciamo?Si analizzerà la categorizzazione sociale, concetto che sta alla base di ogni forma di comportamento. Secondo gli psicologi di tutti gli orientamenti il pensiero non sarebbe possibile senza una semplificazione del mondo in categorie. Qs processo ovviamente rafforza la percezione delle differenze tra gruppi e all’interno dei gruppi, favorendo le discriminazioni.

Perché scegliamo alcune categorie piuttosto che altre?

Attraverso il processo di ‘attribuzione di senso’ scegliamo la categoria che ci permette meglio delle altre di dare un senso alla situazione che abbiamo di fronte.

Fenomeno concomitante con il processo di categorizzazione è lo stereotipo, cioè la tendenza ad attribuire ai membri dello stesso gruppo le medesime caratteristiche.

La categorizzazione sociale come chiave di volta del comportamento intergruppi

Come disse Bruner, la categorizzazione è una caratteristica fondamentale dell’esistenza dell’uomo. Questa è una necessità dell’uomo, altrimenti senza un ordine il mondo e le cose sarebbero un insieme troppo complesso da gestire. Questo ci permette di affrontare gli stimoli in modo più efficiente senza bisogno di rivedere e rinegoziare tutto ogni volta. Valutazioni categoriali ci permettono di uscire da situazioni di pericolo, es. se ho bisogno di un poliziotto so riconoscerlo dalla sua divisa che mi indica l’appartenenza ad un gruppo, oppure riconosco un delinquente con cattive intenzioni.La funzione della categorizzazione è di accentuare le differenze tra un gruppo e l’altro e di livellare quelle interne al gruppo.Esperim bambini a cui vengono mostrate foto di persone di sesso maschile e femminile. Comportam diverso tra chi sapeva che vi saranno stati maschi e femmine e chi non lo sapeva. Nel primo caso tendenza ad attribuire gli stessi tratti allo stesso gruppo.

Fattori di influenza dell’uso delle categorie

Esempio, siamo in un ambiente dove ci sono persone differenti intermini di genere, età sesso, mestiere.Quali categorie tenderemo maggiormente ad usare? Per fare ciò occorre sapere di più sull’osservatore. Bruner diceva che gli individui tendono ad usare le categorie più accessibili.Tornando a ciò che dobbiamo sapere di più sull’osservatore. Mettiamo che stia cercando l’anima gemella, la categoria prevalente sarebbe quella di genere. E così via.

Campbell prende in esame gli elementi che fanno si che le persone siano considerate appartenenti allo stesso gruppo:

destino comune somiglianza prossimità

ma per essere funzionali le categorie che ne scaturiscono devono corrispondere alle effettive differenze fisiche e psicologiche reali.La percezione di qs differenze dipende dalla situazione, dalla cultura dell’individuo. Es differenze di etnia verranno maggiormente percepite e categorizzate da persone sensibili a qs argomento(persona razzista, etnologo).

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Teoria dell’autocategorizzazione di Turner: la dimensione categoriale che sarà più probabilmente adottata sarà quella che minimizzerà la differenza tra sè e il membro più tipico della categoria di appartenenza e massimizzerà quella tra il membro prototipico dell’ingroup e dell’outgroup. Ovviamente in ogni situazione si attivano categorie percettive diverse.

INTEGRAZIONE CATEGORIALEIl rapporto in cui le persone si trovano una con l’altra(Campbell, vedi sopra) è detto entitatività percepita.La percezione dell’entitatività viene misurata in un esperim dove la qualità dell’incontro di un gruppo di persone viene sistematicamente variata, introducendo di volta in volta gli elementi definiti da Campbell essenziali per il riconoscimento del gruppo(elementi distintivi, colori, compiti).La categorizzazione aumenta con la presenza di qs elementi.

ACCESSIBILITA’ CATEGORIALEOltre agli elementi appena visti, ve ne sono altri che stimolano una categorizzazione piuttosto che un’altra:-- natura degli avvenimenti immediatamente precedenti-- la disposizione personale dell’osservatore-- l’obiettivo/compito della persona che osserva.

Esperim:presentaz subliminale ad un gruppo, di una serie di parole(pigro, atletico, negro) correlate all’etnia dei neri, all’altro mostrate in % minore. Nel primo gruppo gli stimoli di priming attivano subliminalmente la categoria neri e di conseguenza lo stereotipo relativo. Alla fine dell’esperim bisogna esprimere valutaz. relativa ad una persona descritta sommariamente(soggetto bersaglio), nel primo gruppo emerge lo stereotipo attivato dalla presentazione subliminale.Risultato messo in discussione successivamente. Dimostrato che non era il materiale categoriale fornito(parole mostrate) a scatenare l’atteggiamento pregiudiziale bensì la connotazione negativa che evocavano, cioè l’etnia nera. Mostrato poi materiale categoriale senza connotazioni negative,in qs caso i soggetti già tendenti al pregiudizio mostravano comunque di giudicare negativamente il soggetto bersaglio, gli altri no. Per cui dipendeva dalla pregiudizialità dell’individuo.Esperim: si chiede(compito/obiettivo) di osservare un filmato e di concentrarsi sul protagonista, sulla sua altezza e sulla qualità del filmato.

La categorizzazione sociale nei bambini

La categorizzazione è presente anche nei bambini.Esperim 5 fotografie mostrate ai bambini per evidenziare la salienza categoriale: in ordine rilevano etnia, genere e status socio-economico.Già a due anni i bambini distinguono il genere.Stesso esperim a bambini inglesi, la salienza categoriale è la medesima. Ma se il compito affidato al bambino cambia, es gli si chiede: chi giocherebbe con chi? Il genere diventa la prima categorizzazione.

Il contesto agisce sulla categorizzazione: esperim su bambini di una scuola elementare che avevano e non avevano occasione di trascorrere tempo con bambini disabili di una scuola speciale. Le categorizzazioni effettuate su foto mostrate erano diverse.Studi su bambini di pochi mesi, mostrate foto di persone appartenenti alla stessa categoria(es. femmina) e misurata la durata dello sguardo, che aumentava(segno che avevano percepito una differenza) quando il genere cambiava.

Alcune conseguenze della categorizzazione sociale.

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Mera appartenenza al gruppo e discriminazione intergruppiL’esistenza fra i gruppi di fenomeni di discriminazione anche in assenza di obiettivi conflittuali, fa pensare che la sola appartenenza di un membro al gruppo possa far provocare qs fenomeni di intolleranza.Provato da numerosi esperimenti che la mera appartenenza ad un gruppo genera nell’individuo un comportamento discriminatorio.(esperim distribuz equa di denaro tra ingroup e outgroup. Favorito ingroup).

Eccezione interessante: questa discriminazione presente nel caso di distribuzione di ricompense, si attenua o sparisce addirittura quando si chiede di ripartire penalità o stimoli negativi. In questi casi la tendenza del risultato è l’equità. Ricompare se i l’outgroup ha uno status inferiore.

Formulata ipotesi dell’interdipendenza secondo la quale gli individui favoriscono i membri del proprio gruppo in modo poi da ricevere in cambio la stessa preferenza.

Omogeneità percepita nel gruppoSi ritiene comunemente che le persone tendano a notare una maggiore omogeneità negli outgroup piuttosto che nel proprio gruppo, affermando che nel proprio gruppo ci sono elementi tutti diversi tra loro mentre negli altri gruppi no. A detta di alcuni psicologi sociali questo è un comune fenomeno della percezione di gruppo.Fenomeno studiato, chiesto a membri di associazioni universitarie di valutare la somiglianza di valutare la somiglianza dei membri del proprio gruppo e di altri gruppi in base ad alcuni tratti, i membri dell’outgroup risultavano sempre più somiglianti.

Come spiegare qs effetto?

Diversa qtà di info a disposizione dell’outgroup inducono a generalizzare nelle sue valutazioni a differenza del gruppo di appartenenza dove gli individui hanno una conoscenza reciproca maggiore.

Secondo un’altra spiegazione, l’osservazione dall’esterno implica che a valutazione non avvenga attraverso l’osservazione dei singoli individui in particolare ma attraverso una valutazioni per caratteri generali del gruppo. Inoltra il gruppo di appartenenza è un insieme più importante(appartiene il sé dell’individuo) e pertanto oggetto di osservazione più accurata.

L’effetto dell’omogeneità dell’outgroup viene tuttavia smentito da alcuni esperimenti.

Ricordiamo la teoria di Turner riguardo al processo di identificazione del membro nel gruppo(massima somiglianza con l’elemento prototipico e massima lontananza dal prototipo dell’outgroup.

Da notare una sostanziale differenza tra gruppi di minoranza e di maggioranza.Quello di maggioranza tende a vedere più omogeneità nell’outgroup. Quelli di minoranza, soprattutto quelli appena formati, tendono a percepirsi più omogenei degli altri, in particolare per gli aspetti rilevanti per la loro identità.

Gli stereotipi come “quadri mentali”Gli stereotipi sono elementi di spicco che ci balzano immediatamente alla mente quando pensiamo ad una certa categoria. Definiti da Lippman ‘stampi cognitivi’ , in altri termini quadri mentali.-esempio donne pilota, confronto con uomini

Come interpretare il pensiero stereotipo dal punto di vista della psicologia sociale?

Tre caratteristiche degli stereotipi nella relazione intergruppi: le credenze legittimanti

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le aspettative le profezie che si autoavverano

Gli stereotipi come credenze legittimanti

Gli stereotipi sono rappresentazione mentali che contribuiscono, come le categorie, a dare senso al mondo che percepiamo.Adempiono alla funzione di giustificazione ideologica, vedi es. donne pilota, giustificano in pratica il comportamento del gruppo.Sono condivisi, pertanto non sono una rappresentazione individuale bensì sociale.Si modificano rapidamente al modificarsi delle relazioni intergruppi.

La percezione stereotipa di un gruppo può non dipendere da elementi oggettiva, bensì può nascere snche da situazioni culturali ed economiche conosciute dall’esterno.Su qs basi si innesca la percezione stereotipa che si trasforma dal ciò che è al ciò che deve essere, trasformandosi in giustificazione ideologica.Studi dimostrano l’importanza dell’origine socioeconomica degli stereotipi.

Esperim valutazione abitanti di un lontano pianeta: acmiani e orinziani. (0% lavoratori e il resto allevatori di figli. Gli attribuiti messi a disposizione dei soggetti sperimentali erano attribuiti alle due categorie sulla base di stereotipi esistenti.

Gli stereotipi come aspettative

Gli stereotipi possono riflettere la realtà ma anche distorcerla. Essi influiscono sulle valutazioni sociali(es responsabile che deve decidere chi promuovere) sulla base delle aspettative dell’osservatore. Pertanto sulla base dello stereotipi attribuito noi già sappiamo come la persona si comporterà.Stereotipi di genere influiscono sulla scelta dei candidati e del lavoro da affidargli.

Stereotipi di classe sociale potrebbero influire sulle valutazioni delle prestazioni scolastiche.Esperim di Darley e Gross su qs punto. Proiettato filmato su ragazza, descritta come proveniente da ambiente privilegiato o operaio per creare aspettative diverse. 2 gruppi, in uno venivano fornite info aggiuntive e nell’altro no. Chiesto di ipotizzare il risultato che avrebbe ottenuto in alcune prove.Contrariamente a quello che c si aspettava, cioè applicazione dello stereotipo in assenza di altre info, esso non veniva applicato indiscriminatamente ma prevalentemente nel caso in cui i soggetti avevano a disposizione maggiori info sul soggetto da valutare.

Purtroppo anche la ricerca di info sulle persone viene fatta a scopo confermativo delle proprie aspettative, le info non confermative vengono sottovalutate.

Esperim colloquio con pers introversa/estroversa, scegliere le domande da fare, tendenza a ricercare informazioni confermative del tipo di persona.Il fatto più disturbante è stato che in alcuni colloqui gli intervistati iniziavano a comportarsi esattamente come gli intervistatori si aspettavano che si sarebbero comportati.

Gli stereotipi influenzano non solo le nostre attese future ma anche il nostro passato.I tratti associati ad una categoria una volta memorizzati le vengono attribuiti anche in loro assenza!

Stereotipi e ingroup/outgroup: nutrendo l’individuo delle aspettative per l’ingroup, quando deve ricordare elementi positivi e negativi emersi dal suo gruppo e da un outgroup, mentre assocerà correttamente ai 2 gruppi i comportamenti positivi, ricorderà prevalentemente solo quelli negativi dell’outgroup.

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Addirittura gli stereotipi sono talmente radicati che non abbiamo nemmeno bisogno del tempo per riflettere attingervi. Esperim. di Perdue per dimostrare l’esistenza di aspettative diversamente connotate tra ingroup e outgroup(nell’esperim. gruppo di giovani vs anziani).Venivano proiettate a studenti giovani per millesimi di secondo l’etichetta categoriale ‘giovane’ e ‘anziano’, seguite da termini che venivano connotati positivamente o negativamente a seconda dell’etichetta presentata subliminalmente.

Gli stereotipi come profezie che si autoavverano

Lo stereotipo non è un processo unidirezionale, l’individuo che ne è oggetto solitamente reagisce al trattamento ricevuto con un comportamento che tende a rafforzare lo stereotipo, dando corpo a profezie che si autoavverano.Esperim di Word, Zanna e Cooper.Gruppi di intervistati bianchi e neri(collaboratori) e di intervistatori. Qs ultimi assumevano posture diverse, discorrevano più impacciatamente, colloqui più brevi a seconda che l’intervistato fosse bianco o nero. Inversione di ruoli, intervistatori (collaboratori di razza bianca) ed intervistati. Il comportamento dell’intervistato era strettamente collegato a quello dell’intervistatore.

Altro esperim di attivazione dello stereotipo dell’afroamericno tramite esposizione alla visione subliminale (13 millisecondi) di visi neri, altro gruppo di visi bianchi.(I soggetti non riuscivano a realizzare coscientemente di avere visto l’immagine perché troppo breve il tempo)Durante il successivo compito svolto insieme, i soggetti del primo gruppo mostravano tra loro più ostilità per l’attivazione dello stereotipo.

Nelle scuoleAltro esperim di studenti presentati agli insegnanti come individui con grosse capacità che concludono con voti più alti degli altri. D’altro canto stereotipi negativi che nascono nelle scuole(origini operaio, razza nera, status basso) contribuiscono a valutazioni negative autoavveranti.

Coloro che attivano qs processo sono coloro che manifestano lo stereotipo.

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8. Identità sociale e relazioni intergruppiLa teoria dell’identità sociale spiega una gamma di fenomeni intergruppi che tendono a discriminare l’outgroup e ad intensificare e personalizzare il clima all’interno del gruppo

Identità sociale e conflitto intergruppi

Una teoria dell’identità sociale

Gli individui preferiscono avere di sé un concetto positivo, di riflesso, poiché la considerazione che hanno di loro stessi è definita anche in termini di affiliazione al gruppo, preferiscono vedere i loro gruppi in modo positivo.

Ma come nasce questa valutazione?

Turner e Tajfel, estendendo la teoria dei confronti sociali di Festinger affermano che la valutazione che effettuiamo del ns gruppo è relativa perché ottenuta tramite il confronto con altri gruppi. Questo ci porterà ad effettuare confronti talvolta distorti, pur di dare valore al gruppo.

Come può la teoria dell’identità sociale portare alla discriminazione intergruppi?

Esperim: soggetti sperimentali assegnati a due gruppi insignificanti, cioè senza connotazioni particolari se non un tratto distintivo. Gli individui non si conoscono, tuttavia quando viene loro affidato il compito di spartire del denaro tra i due gruppi favoriscono quello di appartenenza.

Legame tra autostima e discriminazione provato dall’esperim di Oakes e Turner. Riprendendo la situaz sperim precedente, l’autostima aumenta se viene concessa ai membri del gruppo la possibilità di distribuire ricompense, quindi di discriminare. Altrimenti rimane + bassa.

Perché invece in caso di ripartizione di penalità questa discriminazione non c’è?

Le ragioni non sono ancora state comprese. Tuttavia formulate 3 ipotesi(Mummendy e Otten), la più plausibile:

In una situazione sperimentale dove lo sperimentatore chiede di fare cose spiacevoli, l’individuo può generare un’ulteriore classificazione, cioè dall’iniziale, che era gruppo 1, gruppo 2 e sperimentatore, la nuova sarebbe gruppo sperimentale e sperimentatori. Questa nuova percezione permetterebbe ai soggetti di considerare i compagni come membri dello stesso gruppo, pertanto verrebbe a cadere la discriminazione

La teoria dell’identità sociale è interessante non solo a livello sperimentale ma soprattutto nella realtà, quando riesce a spiegare favoritismi intergroup che altrimenti non avrebbero ragione di esistere.

Distinguersi come gruppo

La teoria dell’identità sociale si può spiegare attraverso il desiderio dei membri di appartenere ad uno status più elevato rispetto all’outgroup, esempio operai stabilimento inglese, viene loro mostrata una tabella e loro scelgono uno stipendio tra quelli più bassi proposti ma che permette loro di differenziarsi da un altro gruppo.

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Una delle forme fondamentali attraverso le quali il gruppo si identifica è il linguaggio, importante mezzo di mediazioni con ingroup e con outgroup.I pregiudizi possono insinuarsi nel linguaggio intergruppi per esempio attraverso il differente modo in cui vengono raccontate situazioni relative a membri in o out.

Un terzo esempio di differenziazione intergroup proviene dai giochi infantili. I bambini sono molto selettivi nella scelta dei loro compagni di gioco, già a tre anni dimostrano una netta preferenza per i compagni dello stesso.Gli studiosi escludono che dipenda dai genitori, infatti in loro presenza addirittura qs tendenza diminuisce. Piuttosto credono che alla base vi sia l’importanza assunta dalla categorizzazione sin dalla tenera età.Per favorire questa categorizzazione è utile creare dei gruppi di gioco omogenei per sesso. Le bambine sviluppano qs categorizzazione a 28 mesi forse per difendersi dall’impetuosità dei giochi maschili.

Risposte all’ineguaglianza di status

Consideriamo cosa accade quando si appartiene ad un gruppo dominante o ad un gruppo subordinato.Parliamo di status elevati, dobbiamo immaginare che gli individui non soffrano di particolari problemi di identità e che abbiano, grazie al gruppo al quale appartengono, una elevata percezione di sé. Di conseguenza dovremmo dedurre che non abbiano la necessità di manifestare atteggiamenti di differenziazione intergruppi.

Le ricerche condotte sugli atteggiamenti intergruppi denotano la tendenza dei membri a favorire il proprio gruppo. Quando il confronto avviene tra gruppi dove esiste una differenza di status, questo atteggiamento è ancora più accentuato da parte dei gruppi di status elevato.

Mentre in condizioni sperimentali qs tendenza si manifesta in modo consistente, nella realtà le variabili intervenienti ne modificano il risultato.

Esperim gruppi con abilità identiche ma status diversi, chiesta valutazione abilità membri ingroup e outgroup. Status elevati e status simili tendevano a valutare meglio il proprio, status bassi favorivano outgroup.

Ma potrebbe anche essere che proprio in caso di somiglianza i gruppi cerchino maggiormente di differenziarsi(es squadre di calcio pari punti fine campionato), ma qs è situaz. troppo competitiva.

Studio delle somiglianze intergruppi in un contesto scolastico. Si fa credere ai ragazzi di essere sottoposti ad un compito insieme ai membri di un’altra scuola con le medesime caratteristiche della loro.Tre punti emersi:

1 I membri dell’altra scuola hanno atteggiam uguale al nostro, allora ci preferiscono.

2 I livelli di bias(differenziazione intergruppo) calavano quando credevano di impegnarsi in un compito con l’altra scuola

3 Attraversata una certa soglia di somiglianza era come se i gruppi si sentissero minacciati pertanto aumentavano i livelli di bias.

Quali conseguenze ha appartenere ad un gruppo di status subordinato? Strategie di adattamento

Se dal confronto sociale dipende la stima di sé, possiamo dire che i gruppi di status inferiori non escono vincenti da un confronto con quelli di status più elevati.Abbiamo già visto in un esperimento che a parità di capacità, i gruppi si status bassi giudicano migliori i compiti svolti da quelli più alti. Questo conferma ciò che sostengono Tajfel e Turner,

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Page 38: PSICOLOGIA SOCIALE DEI GRUPPI SOCIALE DEI... · Web viewE’ chiaro che la competizione fra gruppi, più della cooperazione, porta al formarsi di atteggiamenti pregiudiziali, che

cioè che c’è la tendenza a staccarsi dal proprio gruppo e aggregarsi a quello di status più elevato.Esperimenti dimostrano che questo è molto frequente nei bambini, tuttavia è spesso presente anche negli adulti. Alla base di ciò vi è prevalentemente una bassa identificazione, infatti non sempre i membri di un gruppo hanno il desiderio(o la capacità) di spostarsi ad un livello superiore.

Quando non c’è la capacità o la possibilità di uscire dal proprio gruppo?

I membri fanno altri tipi di confronti più favorevoli all’ingroup, ciò accresce molto la propria autostima.Razzismo del bianco povero: atteggiamento spiccatamente pregiudizievole dei soggetti di razza bianca poveri vs classi medie. Forse per evitare confronti.

Gli individui ‘perdenti’ possono cercare prestigio e rispettabilità attraverso modalità alternative di confronto intergruppi , cioè valorizzando alcune loro capacità che le classi superiori non possiedono.

Tuttavia…..nessuno di qs atteggiamenti riesce a soddisfare i membri di un gruppo di status inferiore perché la differenza continua a sussistere.

La reazione più ovvia sarebbe mettere in discussione l’effettiva superiorità dell’altro gruppo per ottenere un cambiamento sociale. Perché qs accada occorre che i membri trovino una situazione alternativa a quella vissuta (esmpi di ribellioni nella storia:movimenti per i diritti civili, lotta contro apartheid), ma soprattutto occorre che si convincano che l’ordine esistente non è né giusto né inevitabile.

I tre elementi ritenuti fondamentali perché l’alternativa cognitiva si avveri sonoo confini valicabili tra gli status (impossibile se si parla di gruppi di maschi e di femmine!!)o differenze di status instabili, o percezione dell’illegittimità della differenza

La loro importanza dimostrata da ingegnoso esperimento che ha simulato situaz di confronto tra management e lavoratori.

Gli effetti intergruppi compaiono con forza anche nei gruppi di status superiore quando si vedono minacciati da relazioni di status destabilizzanti o delegittimanti che possono provocare reazioni nei gruppi inferiori

Natura e conseguenze dell’identificazione sociale: alcune questioni ulterioriNatura e conseguenze dell’identificazione sociale: alcune questioni ulteriori

Uno dei motivi di fondo secondo Tajfel e Turner della discriminazione intergruppo nasce dalla necessità dell’individuo diUno dei motivi di fondo secondo Tajfel e Turner della discriminazione intergruppo nasce dalla necessità dell’individuo di raggiungere un’identità sociale positiva. Questo ci fa capire tantissimi fenomeni intergruppi. La teoria dell’identitàraggiungere un’identità sociale positiva. Questo ci fa capire tantissimi fenomeni intergruppi. La teoria dell’identità sociale solleva ancora 3 problemi:sociale solleva ancora 3 problemi:

11 legame tra autostima e discriminazione intergruppilegame tra autostima e discriminazione intergruppi22 legame tra identificazione col gruppo e pregiudizio a suo favorelegame tra identificazione col gruppo e pregiudizio a suo favore33 concetto omogeneo di gruppo al quale si ispira la teoria dell’identità sociale.concetto omogeneo di gruppo al quale si ispira la teoria dell’identità sociale.

Autostima e discriminazione intergruppiAutostima e discriminazione intergruppiLa teoria ipotizza l’esistenza di un nesso tra qs due elementi, generato dalla necessità dei membri di percepirsi inLa teoria ipotizza l’esistenza di un nesso tra qs due elementi, generato dalla necessità dei membri di percepirsi in termini positivi. termini positivi. Tre studiosi hanno concepito un testi(IAT implicit attitude test ) per verificare il livello di autostima.Tre studiosi hanno concepito un testi(IAT implicit attitude test ) per verificare il livello di autostima.Propositi termini-stimolo con connotaz negative e positive, da categorizzate in piacevole e spiacevole. Poi i terminiPropositi termini-stimolo con connotaz negative e positive, da categorizzate in piacevole e spiacevole. Poi i termini sono riferiti pronominalmente al soggetto o ad altri, ed in base al tempo impiegato per rispondere(più è rapido più lesono riferiti pronominalmente al soggetto o ad altri, ed in base al tempo impiegato per rispondere(più è rapido più le associazioni sono coerenti) si misura il risultato. Questo per ovviare alla complessità dei risultati degli esperimenti.associazioni sono coerenti) si misura il risultato. Questo per ovviare alla complessità dei risultati degli esperimenti.Un’altra motivazione della discriminaz potrebbe essere, considerando le stranezze della fase sperimentale, la necessitàUn’altra motivazione della discriminaz potrebbe essere, considerando le stranezze della fase sperimentale, la necessità di dare un senso alla propria posizione in quel momento, altrimenti ambigua.di dare un senso alla propria posizione in quel momento, altrimenti ambigua.

Identificazione con il gruppo e bias(differenziazione intergruppiIdentificazione con il gruppo e bias(differenziazione intergruppi))

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Identità sociale e armonia intergruppi

Fino ad ora abbiamo analizzato il lato negativo e oscuro della relazioni fra gruppi, cioè il conflitto, il pregiudizio e l’orientamento a favore del gruppo di appartenenza.

La riduzione del pregiudizio attraverso il contatto

Allport nel libro ‘La natura del pregiudizio’ afferma che il miglior modo per ridurre le ostilità fra gruppi è il contatto, che tuttavia non bastava da solo, dovevano sussistere alcune condizioni:

1 Contatto prolungato e non casuale, svolgimento di attività congiunte(obiettivo comune)2 Sistema ufficiale ed istituzionale che fornisca sostegno a questa nuova

struttura(tribunali, commissioni) creando un diverso clima sociale.3 Il contatto deve coinvolgere individui di status simile. In caso contrario gli incontri

potrebbero rafforzare il pregiudizio(es schiavi e padroni)

Conferme a livello empirico di qs teoria.

L’ignoranza è considerata da Stephan e Stephan uno dei motori principali di qs pregiudizio, intesa come mancanza di informazioni sull’outgroup. Il fondamento di qs teoria è che le informazioni possono far scoprire ai gruppi elementi di affinità e incentivare la scomparsa del pregiudizio.

Contro qs teoria:Non è consigliabile far passare a tutti i costi l’idea che tutti siamo uguali , perché è’ anche vero che il contatto può mettere in luce le differenze anziché addolcirle.Inoltre i conflitti possono essere generati da cause oggettive(conflitti di interesse) che non hanno attinenza con la mancanza di conoscenza dell’altro gruppo.

Appartenenze intersecate di gruppo Quando alcuni gruppi entrano in contatto fra loro accade che alcune categorizzazioni iniziali vengano a cadere e se ne formino altre. Pertanto il soggetto che prima era nero, dopo potrebbe essere maschio o femmina. Studi sulle società hanno dimostrato che le lotte interne sono meno frequenti in una organizzazione caratterizzata da sistemi di parentela o tribali piuttosto che piramidali.Se in laboratorio qs può essere confermato, la realtà è molto più complessa. La sovrapposizione di dimensioni categoriali può talvolta far si che una di qs prevalga annullando l’effetto desiderato.

Modificare la salienza delle identità di gruppo

L’ipotesi del contatto si è rivelata utile ma il problema è la sua generalizzabilità. Un conto è riuscire a modificare gli atteggiamenti vs singoli membri di un gruppo, un conto è modificare gli stereotipi vs l’intero gruppo.L’ipotesi del contatto prevede tre sviluppi che hanno cercato di affrontare il problema della generalizzabilità e che nascono dall’assunto che poiché il senso di appartenenza al gruppo

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Page 40: PSICOLOGIA SOCIALE DEI GRUPPI SOCIALE DEI... · Web viewE’ chiaro che la competizione fra gruppi, più della cooperazione, porta al formarsi di atteggiamenti pregiudiziali, che

viene incorporato dall’individuo nel suo concetto di sé, è proprio su questo aspetto di salienza di identità che bisogna lavorare per rendere efficace il contatto tra gruppi.

La decategorizzazione generata dal contatto favorisce il rapporto personale anziché il rapporto pregiudiziale tra gruppi considerati nel loro stereotipo.Esperim gruppi dove il rapporto con altri membri veniva personalizzato(focus su persona) o spersonalizzato(focus su compito). I primi mostravano alla fine meno favoritismi degli altri.

Fornire al gruppo modelli di ruolo pubblicamente visibili e coerenti con i gruppi che rappresentano, che avessero relazioni con un membro intergroup. La ricategorizzazione propone di ridisegnare sia a livello fisico sia cognitivo i confini categoriali dei gruppi, creando una dimensione categoriale superiore che li comprenda, i membri dei gruppi si sentirebbero parte di un unico gruppo superando i confini dei precedenti

Questi due modelli non permettono però di generalizzare a tutto il gruppo l’atteggiamento senza non pregiudiziale che si viene a creare tra i singoli membri durante la ricateg. e la decateg.

Il terzo modello prevede che l’incontro avvenga tra membri rappresentativi di un gruppo invece che a livello interpersonale tra membri disaggregati. Pertanto si propone di non abbassare la salienza dell’identità del gruppo bensì tende alla cooperazione.Anche qs ultimo modello presenta difficoltà. Il mantenimento della salienza mentre da una parte può aiutare la cooperazione dall’altra rischia di accentuare i problemi tra gruppi. Gli incontri intergruppi possono infatti provocare maggior ansia che gli incontri interpersonali.

Proposta di un terzo modello che

Assimilazione dell’identità o pluralismo

Difficoltà del modello della decategorizzazione: in laboratorio non sussistono i problemi reali.Anche il non voler guardare per esempio il colore della pelle con lo scopo di non effettuare discriminazioni, puo produrre effetto contrario, cioè far sì che effettivamente qs categoria sia tralasciata e comunque discriminata.

Nel modello della ricategorizzazione dove i membri dei due gruppi si ritrovano appartenenti ad un’altra gruppo che può essere la scuola, c’è il rischio dell’assimilazionismo, idea che i membri delle minoranze debbano conformarsi ai valori e alle norme del gruppo dominante, col rischio di incontrare resistenze.

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