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1 I GRUPPI NELLA PROSPETTIVA DELLA PSICOLOGIA SOCIALE I gruppi divengono oggetto di interesse scientifico sotto la spinta di eventi storici, quali la crisi economica in Usa e il New Deal, i totalitarismi europei e lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Sollecitazioni di tipo scientifico: Superamento di una visione negativa del gruppo (passività, diminuzione dell’efficacia, irrazionalità dell’individuo all’interno del gruppo) Metodi utilizzati: alternanza fra esperimenti di laboratorio e studi sul campo - ricerche di Elton Mayo agli stabilimenti Hawthorne sulla produttività di gruppo in relazione alla soddisfazione lavorativa - Kurt Lewin fonda il Centro di Ricerche sulle Dinamiche di Gruppo

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I GRUPPI NELLA PROSPETTIVA DELLA

PSICOLOGIA SOCIALE

I gruppi divengono oggetto di interesse

scientifico sotto la spinta di eventi storici, quali la

crisi economica in Usa e il New Deal, i totalitarismi

europei e lo scoppio della Seconda Guerra

Mondiale

Sollecitazioni di tipo scientifico:

Superamento di una visione negativa del gruppo

(passività, diminuzione dell’efficacia, irrazionalità

dell’individuo all’interno del gruppo)

Metodi utilizzati: alternanza fra esperimenti di

laboratorio e studi sul campo

- ricerche di Elton Mayo agli stabilimenti

Hawthorne sulla produttività di gruppo in relazione

alla soddisfazione lavorativa

- Kurt Lewin fonda il Centro di Ricerche sulle

Dinamiche di Gruppo

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L’interesse della Psicologia Sociale per i

gruppi

- in USA anni 30 -50, in Europa dopo anni 50

anni 60: nascita della Psicologia Sociale europea

- Europa: prospettiva più “sociale”

Stati Uniti: prospettiva più “individualistica”

social cognition

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TIPOLOGIE DI AGGREGAZIONI SOCIALI McGrath, 1984

- Unità sociali come modelli di relazione:

insieme di individui che condividono valori e

abitudini.

Culture, parentele.

- Aggregazioni artificiali: insiemi di persone

classificate in base a caratteristiche comuni;

non implicano necessariamente delle relazioni.

Gruppi statici o categorie sociali (età, livello di reddito, nazionalità).

- Aggregazioni organizzate: insieme di

individui che si trovano nello stesso luogo e

nello stesso momento senza altri legami.

Viaggiatori di un aereo, pubblico di una conferenza.

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TIPOLOGIE DI AGGREGAZIONI SOCIALI

McGrath, 1984

- Unità sociali meno intenzionalmente

progettate: vi sono scopi comuni, le relazioni

tra i membri possono essere sia dirette che

indirette.

Associazioni, organizzazioni volontariato,

gruppi di amici

- Unità sociali strutturate: insieme di

individui caratterizzato da

interdipendenza e relazioni strutturate.

Comunità, famiglie, società.

- Unità sociali intenzionalmente

progettate: insieme di individui con scopi

comuni, status e ruoli differenziati.

Aziende, organizzazioni, gruppi di lavoro.

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CLASSIFICAZIONE DEI GRUPPI

- Gruppi secondari: i membri hanno obiettivi da

raggiungere, ruoli distinti e relazioni formali

basate su fini pratici

- Gruppi estesi: collettività organizzate

(es:gruppi religiosi o professionali, movimenti

politici)

- Piccoli gruppi: numero limitato dei membri

(es: villaggi, classi scolastiche, famiglie)

gruppi faccia a faccia: i membri hanno

interazioni dirette e continuative

- Gruppi primari: i membri hanno interazioni

dirette, vincoli affettivi, forte senso di

appartenenza e di lealtà verso il gruppo

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CLASSIFICAZIONE DEI GRUPPI

- Gruppi di riferimento: gli individui si

identificano con essi o ai quali possono

aspirare ad appartenere; sono fonti di

atteggiamenti e di valori

- Gruppi formali: si formano all’interno di

un’istituzione, hanno obiettivi specifici e

svolgono specifiche attività (associazioni

sportive, politiche, religiose)

- Gruppi informali: aggregazioni spontanee

centrate sull’intensità delle relazioni tra i

membri e non su attività specifiche (gruppi di

amici)

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LEWIN: il gruppo è una totalità dinamica

caratterizzata dall’interdipendenza di

destino e compito fra i suoi membri

SHERIF: il gruppo è una struttura i cui

membri sono legati da rapporti di status e

ruoli (differenziati per funzioni e potere) e

in cui delineano norme e valori comuni

TAJFEL: ciò che costituisce un gruppo è che

l’individuo si sente parte di esso:

- sa di appartenere ad esso (componente

cognitiva)

- l’appartenenza può essere connotata

positivamente o negativamente (componente

valutativa)

- l’appartenenza si associa a sentimenti ed

emozioni (componente emozionale)

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2. ENTRARE E USCIRE DAI GRUPPI

RITI DI PASSAGGIO:

meccanismi cerimoniali che guidano, controllano

e regolamentano i cambiamenti degli individui e

dei gruppi

svolgono la funzione di facilitare i mutamenti di

stato senza scosse violente per la società

RITI DI INIZIAZIONE: immettono il neofita in

una nuova condizione che modifica il suo

modo di vivere, la sua identità e la sua

visione del mondo

- sono caratterizzati da una simbologia

ricorrente sulla morte e la rinascita

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Le transizioni sociali accompagnano tutto il

ciclo di vita degli individui e sono caratterizzate

da cambiamenti di ruolo e di identità;

contribuiscono alla costruzione sociale della

realtà.

TRANSIZIONI SOCIALI E INIZIAZIONI

Funzioni dei rituali di inserimento in un

gruppo:

- cambiare e rafforzare l’identità dell’individuo

e del gruppo

- suscitare la lealtà e l’identificazione col

gruppo da parte del nuovo membro

- permettere al nuovo membro di socializzarsi

all’interno del gruppo (fase di apprendistato)

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LE INIZIAZIONI SEVERE

Esperimento (Aronson e Mills, 1959):

- ai soggetti (studentesse) viene chiesto di sostituire

un membro di un gruppo di discussione già costituito

- 3 condizioni: iniziazione severa, moderata e

controllo

- in seguito i partecipanti del gruppo vengono

presentati ai soggetti che devono ascoltare una loro

noiosa discussione e infine valutare sia i partecipanti

sia la discussione

- il compito è partecipare alla discussione tramite

interfono leggendo del materiale di carattere sessuale

ad alta voce di fronte allo sperimentatore

- Risultati: più è severa l’iniziazione più il

gruppo e la discussione sono

valutati positivamente

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- Spiegazione: dissonanza cognitiva tra

iniziazione negativa e scoperta di aspetti

spiacevoli del gruppo tendenza ad

esagerare gli aspetti posi tivi del gruppo

FUNZIONI DELLE INIZIAZIONI SEVERE

Suscitare nel nuovo membro maggiore

impegno nei confronti del gruppo

Scoraggiare gli aspiranti poco motivati

Acquisire informazioni sul nuovo arrivato

Rendere il nuovo arrivato più dipendente dai

membri del gruppo

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L’ENTRATA NEI GRUPPI:

I CONTESTI SCOLASTICI

I PASSAGGI DI SCOLARITA’:

- richiedono capacità di adattamento da parte

dell’individuo e impongono costi psicologici

- costituiscono una prova cruciale in quanto ogni

ordine scolastico prevede specifiche norme,

ordinamenti strutturali e attese specifiche

- costituiscono dei difficili compiti di sviluppo:

rottura dello schema delle relazioni sociali in

riferimento sia al gruppo dei pari che al gruppo

degli adulti (insegnanti e autorità scolastiche)

- vengono considerati vere e proprie transizioni

sociali

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L’ENTRATA NEI GRUPPI:

LE STRATEGIE DEL NUOVO ARRIVATO

Strategie che facilitano l’ingresso in un gruppo:

1. Condurre un efficace processo di ricognizione

2. Giocare il ruolo di “nuovo membro”

3. Cercare dei referenti di fiducia nel gruppo

4. Collaborare con gli altri nuovi arrivati

- i nuovi membri hanno poche o nessuna esperienza

Fattori che favoriscono l’assimilazione di nuovi

membri nel gruppo

- gruppi aperti

- l’immissione di nuovi membri avviene uno per

volta

- i nuovi membri sono simili ai membri del gruppo

- i nuovi membri si sentono più impegnati nei

confronti del gruppo di quanto il gruppo non si

senta impegnato verso di loro

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PROCESSI DI SOCIALIZZAZIONE DI GRUPPO

Processi attraverso i quali gli individui

acquisiscono conoscenze, abilità e disposizioni

che li rendono in grado di partecipare come

membri effettivi di un gruppo.

- processo di apprendimento sociale

- processo interattivo (l’individuo da socializzare è

un soggetto attivo che può influenzare il gruppo)

- processo di negoziazione

Quando l’individuo entra in gruppo deve

immergersi nella cultura del gruppo, che include:

- modi condivisi di vedere la realtà (conoscenze

sul gruppo, i membri, rappresentazioni e

atteggiamenti)

- costumi comuni (routine, resoconti, gergo, rituali

e simboli)

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TEORIA DELLA SOCIALIZZAZIONE DI GRUPPO

Moreland e Levine (1982)

- sia l’individuo che il gruppo sono agenti attivi di

influenza reciproca

- le relazioni all’interno del gruppo cambiano in

modo sistematico nel tempo

Processi psicologici implicati:

1. VALUTAZIONE: stimare e massimizzare i

vantaggi

2. IMPEGNO:più aumenta la percezione di avere

dei vantaggi più gruppo e individuo si sentiranno

impegnati reciprocamente

3. TRANSIZIONE DI RUOLO: avviene quando

l’impegno reciproco cambia; implica un

cambiamento delle relazioni e delle aspettative

Assunti di base innovativi:

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1. ESPLORAZIONE: ricognizione da parte

dell’individuo e reclutamento da parte del

gruppo

2. SOCIALIZZAZIONE:il gruppo cerca di cambiare

l’individuo perché contribuisca al

raggiungimento degli scopi (assimilazione);

l’individuo cerca di cambiare il gruppo perché

risponda maggiormente ai suoi bisogni

(accomodamento).

ACCETTAZIONE: l’individuo diventa membro

del gruppo a pieno titolo

Cinque fasi separate da quattro transizioni di ruolo:

ENTRATA: l’individuo diventa un nuovo membro

TEORIA DELLA SOCIALIZZAZIONE DI GRUPPO

Moreland e Levine (1982)

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USCITA: i livelli di impegno scendono sotto i

criteri di uscita; l’individuo diventa un ex

membro

3. MANTENIMENTO: negoziazioni di ruolo tra

gruppo e individuo

CONVERGENZA: i livelli di impegno superano i

criteri di divergenza e l’individuo torna membro

a tutti gli effetti e (transizione rara)

DIVERGENZA: la negoziazione fallisce, gli

impegni diminuiscono e l’individuo diventa un

membro marginale

4. RISOCIALIZZAZIONE: gruppo e individuo

cercano di ripristinare i contributi che ciascuno

dei due può fornire.

5. RICORDO: le memorie su quanto l’individuo ha

fatto nel gruppo diventano parte della

tradizione di quest’ultimo.

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Fattori che influiscono sull’abilità del gruppo

di assimilare nuovi membri

- i gruppi aperti assimilano più facilmente (sono

caratterizzati da instabilità di appartenenza).

- inserimento di pochi nuovi membri alla volta e con

poche esperienze in gruppi simili (quindi

predisposti ad una maggiore accettazione delle

regole).

- somiglianza tra nuovi membri e membri esistenti

Ruolo delle sottoculture

Alcuni membri (definiti marginali) non si

riconoscono a pieno titolo nella vita di gruppo e

possono vivere situazioni di isolamento; sono uniti

da legami più intensi, e resistenze più o meno

esplicite alle norme di gruppo.

Se i membri marginali vogliono riguadagnare la

credibilità, possono rafforzare l’impegno dei nuovi

membri, se no possono indebolirlo cercando di

danneggiare il gruppo.

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LO SVILUPPO DI GRUPPO

- Socializzazione e sviluppo di gruppo sono nozioni

distinte che provengono da tradizioni di ricerca

diverse

- Iter temporale che segna la vita di ogni gruppo e

che produce trasformazioni del suo assetto

complessivo.

- Questi studi sono incentrati su piccoli gruppi

particolari, i training groups:

sono formati da individui motivati a lavorare

insieme sotto la guida di un conduttore con lo

scopo di capire meglio se stessi e gli altri.

- La metodologia più comunemente impiegata è

quella degli studi di campo

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Il Modello di McMurrain e Gazda

Basato sull’analisi degli incontri di un gruppo di

otto psichiatri per formazione e counseling.

Individuazione di quattro stadi di sviluppo

1. Esplorativo i membri interagiscono in modo

esitante cercando di conoscersi fra loro

2. Transizione negoziazione tra le modalità degli

incontri fino all’accordo di comportarsi in modo

aperto ed empatico

3. Azione centraggio sul compito

4. Conclusione il gruppo fronteggia i sentimenti

conflittuali di gioia per aver creato un buon

gruppo e di tristezza per doverlo lasciare

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Il Modello di Tuckman

Basato su una rassegna di 50 studi sullo sviluppo

di piccoli gruppi.

Si evidenziano tendenze ricorrenti sia negli scambi

socioemozionali sia in quelli relativi al compito.

Individuazione di cinque stadi di sviluppo

1. Forming comprende dipendenza e

orientamento; comportamento esitante, ansioso

e circospetto 2. Storming fase dei conflitti; cominciano le

ostilità perché i bisogni dei membri si scontrano

fra loro

3. Norming negoziazione delle regole e delle

linee direttive del gruppo; si attenuano i conflitti,

c’è coesione e scambio

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Il Modello di Tuckman

4. Performing fase del lavoro cooperativo per

raggiungere gli obiettivi di gruppo; fase del role-

taking e problem solving

5. Adjourning sospensione; i membri ritirano il

loro coinvolgimento sia socioemozionale sia

centrato sul compito. Viene fronteggiata la fine

del gruppo.

- che gli individui passano attraverso varie fasi di

appartenenza al gruppo

(esplorazione,socializzazione, mantenimento)

L’approccio dello sviluppo di gruppo non considera:

- che membri dello stesso gruppo possono trovarsi

in fasi diverse.

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Considerazioni di Moreland e Levine

nella fase di storming sono probabili attività di

socializzazione, ma non di mantenimento e

risocializzazione

negli stadi di forming, storming e adjourning è più

probabile che tutti i membri siano nella stessa

fase di socializzazione

nella fase di norming sono probabili attività di

mantenimento e risocializzazione

Le attività di socializzazione si differenziano a

seconda degli stadi di sviluppo del gruppo:

nella fase di norming è probabile che si formino

una maggioranza e una minoranza

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Il Modello di Worchel et al.

Obiettivo: studiare l’evoluzione dei gruppi reali la

cui nascita avviene spesso per distacco da gruppi

precedenti.

1. Periodo di malcontento condizione

preliminare per il formarsi di un nuovo gruppo

sulla base di uno già esistente. Alcuni membri si

sentono delusi, apatici e senza prospettive per il

futuro.

2. Evento precipitante dà ai membri la

speranza di poter cambiare attraverso

un’azione comune3. Identificazione di gruppo il nuovo gruppo

ricerca identità, norme e valori comuni. Si

enfatizza la somiglianza ingroup e la differenza

con l’outgroup. Il gruppo è chiuso e richiede

conformismo.

Basato su studi di archivio di gruppi reali quali

movimenti sociali, partiti politici, etc.

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Il Modello di Worchel et al.

4. Produttività di gruppo il gruppo si centra

sugli obiettivi da raggiungere, i membri vengono

valutati in base alle loro competenze. Esame

realistico delle risorse ed evitamento dei

conflitti.5. Individuazione diminuzione dell’investimento

sul gruppo, centraggio sui bisogni individuali,

buona accoglienza di nuovi membri, sguardo

all’esterno.

6. Declino il valore del gruppo è messo in

questione, si diffonde l’inerzia, si accendono

competizioni, c’è collera e malcontento.

Si creano le condizioni per la fase del

malcontento, in cui gli individui si allontanano

dal gruppo e possono essere poste le basi per

crearne uno nuovo.

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USCIRE DAI GRUPPI

Il processo di uscita da un gruppo dipende:

- dal tipo di gruppo: naturale/di laboratorio,

obbligato/volontario,ampio/piccolo

- dalla posizione dell’individuo: uscita autonoma/

allontanamento, insieme a tutti gli altri/da solo

L’uscita da alcuni tipi di gruppi comporta:

- la messa in gioco di appartenenze sociali e quindi

dell’identità sociale dell’individuo.

- una serie di sanzioni da parte del gruppo

- una revisione dell’identità personale

- ha implicazioni per l’autostima

- una ristrutturazione dei quadri di riferimento

dell’individuo (es: conversione religiosa)

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Salienza delle appartenenze di gruppo

Moscovici e Doise

- partecipazione attiva dei membri: è garantita la

libertà di azione e parola.

- perseguimento di obiettivi comuni

- riconoscimento di valori condivisi

- tonalità affettiva (costruisce particolari climi di

gruppo)

Quanto più l’appartenenza è contraddistinta da

tali fattori tanto più l’uscita dal gruppo sarà

vissuta come perdita importante e necessiterà

di una rielaborazione dell’identità personale e

sociale.

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L’IDENTITIA’ SOCIALE

Tajfel(1981)

- è comparativa e relazionale, cioè si costruisce in

un contesto sociale in cui sono presenti vari

gruppi rispetto ai quali l’individuo svolge

confronti e valutazioni

- deriva dall’insieme di appartenenze di un

individuo ad un gruppo

Tajfel distingue fra:

Il passaggio da un gruppo ad un altro è un

evento che può comunemente realizzarsi perché

è più probabile che le identità degli individui

siano insicure.

- Identità sicure: fisse e immutabili

- Identità insicure: non immutabili

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Struttura di credenze: permette all’individuo

di scegliere se comportarsi in quanto tale o in

quanto appartenente ad un gruppo

- Mobilità sociale: quando i confini tra i gruppi

sono percepiti come permeabili e il gruppo non

fornisce più contributi positivi all’identità

sociale passaggio ad un altro gruppo

Continuum interpersonale - intergruppi:

- Cambiamento sociale: quando i confini tra i

gruppi sono percepiti impermeabili difficoltà

di passaggio ad un altro gruppo

progettazione di azioni collettive per mettere in

discussione lo stato di cose

- All’estremo interpersonale le persone agiscono in

quanto individui

- All’estremo intergruppi le persone agiscono in

funzione della loro appartenenza di gruppo

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Condizioni che portano gli individui ad uscire

dal gruppo

- percezione di forti minacce da parte di altri gruppi

• Gruppi superiori:

- forte conflitto di valori che annulla i contributi

positivi dell’identità sociale (es: dovuti

all’illegittimità della superiorità del gruppo)

• Gruppi inferiori:

- situazione di mobilità sociale: possibilità per chi ha

energie e capacità di cambiare gruppo nel caso in

cui non esistano sanzioni o conflitti di valore

Vincoli che possono trattenere l’individuo nel

gruppo

- interni: sistema di credenze e di valori che

sottostanno alla base dell’appartenenza di un

individuo ad un gruppo

- esterni: forza e permeabilità dei confini di gruppo,

contesto delle relazioni intergruppi

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I FENOMENI DINAMICI DELLA VITA DI

GRUPPO

Le interazioni ripetute tra i membri di un gruppo

mettono in moto fenomeni dinamici e ricorrenti,

che permettono cioè la sua strutturazione nel

tempo:

- sistema di status

- ruoli

- norme

- processi comunicativi

- leadership

Sono rinvenibili sia nei gruppi formali che

informali, nei gruppi di laboratorio e in quelli

naturali, nei gruppi con una storia e nei gruppi a

tempo limitato.

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IL SISTEMA DI STATUS

- Le differenziazioni di status danno luogo a

gerarchie formali od informali

Posizione che gli individui occupano nel gruppo

e valutazione di tale posizione su una scala di

prestigio

- Gli indicatori di status sono almeno due:

1) La tendenza a promuovere iniziative (attività o

idee), che vengono seguite dal resto del

gruppo. Chi ha uno status più elevato

possiede più potere di iniziativa.

2) Una valutazione consensuale del prestigio

connesso ad un certo status.

C’è maggior accordo di giudizio

soprattutto per quanto riguarda le posizioni

estreme.

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Come si produce lo status nei gruppi?

Corrente ETOLOGICA:

Fin dalle prime interazioni ai membri del gruppo

vengono assegnate posizioni diverse (in

particolare la dominanza) in base ad indizi

percettivi come statura, apparenza fisica,

espressione facciale, etc.

Corrente degli STADI D’ASPETTATIVA:

I gruppi fin dalle prime interazioni hanno

aspettative sul raggiungimento degli obiettivi e i

contributi che ogni membro può offrire.

Tale gerarchia potrà rimanere immutata o

modificarsi nel tempo con l’aggiunta di nuove

informazioni.

Alle persone che presentano tratti più congruenti

con queste aspettative verrà assegnata una

posizione più elevata.

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I cambiamenti di status

Pur essendo un aspetto strutturale, tendente alla stabilità, il sistema di status si può modificare per:

- cause interne al gruppo

Funzioni delle differenziazioni di status

- creare ordine e prevedibilità nel gruppo

- confronto o conflitto con altri gruppi

- coordinare le forze in vista del raggiungimento degli obiettivi

- permettere l’autovalutazione di ogni membro del gruppo;

tale autovalutazione può portare ad un adeguamento dei propri comportamenti alle attese del gruppo.

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IL SISTEMA DI RUOLI

Insieme di aspettative condivise circa il modo in cui dovrebbe comportarsi una persona che

occupa una certa posizione nel gruppo.

- Il ruolo si situa in una rete di reciprocità, quindi non implica solo aspettative sul comportamento di una persona in una determinata posizione sociale nei confronti degli altri, ma anche come su come gli altri devono agire nei confronti della stessa persona.

- Le aspettative di ruolo hanno le radici nella cultura, cioè nei valori, ideologie e rappresentazioni condivise

Esperimento di Zimbardo sulla Stanford Prison 1972

Simulazione della relazione fra guardie e carcerati

Partecipanti: volontari pagati per uno studio psicologico “sulla vita di prigione”; buon equilibrio psicologico.

Procedura: le “guardie” vengono informate sui limiti etici e pratici della simulazione; il primo giorno dello studio viene simulato l’arresto dei “carcerati”. Quindi viene simulata la vita di prigione in un seminterrato.

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Risultati:

- dopo 2 giorni i “prigionieri”si ribellarono contro le “guardie”, che misero in atto prepotenze e vessazioni per ridurli all’obbedienza

- 4 prigionieri dovettero uscire presto per gravi disturbi emozionali e psicosomatici

- le “guardie” mostrarono un aumento dell’aggressività e della violenza; un terzo andò al di là di quanto richiesto dalle istruzioni dell’esperimento

- dopo la ribellione i “prigionieri” presero una posizione di passività e rinuncia dando segni di destrutturazione personale e di gruppo, che furono interpretati come segni di perdita d’identità.

I comportamenti osservati non erano espressione di caratteristiche di personalità, bensì modelli di risposta specifici di ruoli e istituzioni sociali

I comportamenti di ruolo sono legittimati dalle istituzioni (sistema carcerario e università), che generano aspettative condivise

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Ruoli formali

- sono, per esempio, quelli delle organizzazioni sociali

- Stili di ruolo: rientrano negli aspetti soggettivi di interpretazione del ruolo da parte di chi lo esercita e si collega a caratteristiche personali, valori e modelli.

- hanno aspetti definiti e obbligati

Ruoli informali

- Non sono soggetti ad un copione stabilito formalmente

- I ruoli più comuni sono quelli di leader, nuovo arrivato e capro espiatorio (Levine e Moreland) a cui si aggiunge quello di Clown (Baron).

- I ruoli possono differenziarsi per essere centrati sul compito o sulla componente socio-emozionale (Bales)

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Funzioni dei ruoli

- Facilitare il raggiungimento dello scopo del gruppo: la divisione dei ruoli permette la divisione del lavoro fra i vari membri

- Portare ordine e prevedibilità nel gruppo: i ruoli si basano su aspettative condivise, così tutti sanno cosa aspettarsi e da chi, soprattutto nei momenti cruciali.

- Contribuire alla autodefinizione dei membri, alla consapevolezza di ciò che sono; se un ruolo è ambiguo o in contraddizione con ruoli che l’individuo ricopre in altri contesti, vi sono conseguenze negative per l’individuo e per il gruppo.

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LE NORME DI GRUPPO

- Possono anche essere definite come le aspettative condivise circa il modo in cui dovrebbero comportarsi i membri del gruppo.

Sono scale di valore che definiscono ciò che è accettabile o meno in un gruppo, in una comunità o in una società.

La differenza col ruolo è che esso riguarda le aspettative condivise su come dovrebbe comportarsi un individuo particolare nel gruppo.

- Sono un prodotto collettivo e non riguardano solo regole di comportamento, ma anche linguaggi particolari, abbigliamento, culto, pratiche alimentari, etc.

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Le norme possono essere:

- Esplicite: regolamenti scritti , deontologie di riferimento su cosa è permesso o proibito (come avviene nei gruppi formali)

- Implicite: non sono scritte né espresse direttamente, ma hanno ugualmente influenza e forza di impatto sufficienti per escludere un membro che le abbia violate

- Centrali: si riferiscono a questioni che hanno conseguenze sull’esistenza e il funzionamento del gruppo; per questo i devianti sono puniti in maniera spesso esemplare

- Periferiche: riguardano questioni considerate marginali dal gruppo, per cui non c’è né accettazione né rifiuto.

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Esperimento di Sherif sull’effetto autocinetico 1935

Scopo: studiare la formazione di norme in condizioni individuali e di gruppo

Condizioni sperimentali:

individuale: i soggetti vengono esposti individualmente all’effetto autocinetico

Compito dei soggetti: indicare di quanti pollici o frazioni di pollici si fosse mosta la luce presentata (in realtà immobile). Ciascun soggetto espresse circa un centinaio di giudizi in sedute di più giornate.

di gruppo: 1) i soggetti vengono esposti all’effetto prima da soli poi in gruppo

2) i soggetti vengono esposti all’effetto prima in gruppo e poi da soli

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Risultati:

A) Condizione individuale: i soggetti nel corso delle varie presentazioni elaborano una norma individuale come punto di riferimento per giudicare le variazione del movimento, che viene conservata nelle ripetizioni

L’esperimento ha contribuito a mettere in luce come si formino le norme in situazioni in cui i soggetti non hanno interessi personali o scopi comuni.

B) Condizione di gruppo: la situazione di gruppo fa convergere i giudizi individuali anche se più debolmente nella condizione di esposizione individuale seguita da quella di gruppo

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Funzioni dei ruoli

- Avanzamento del gruppo: le norme sono funzionali al raggiungimento degli obiettivi del gruppo. Nelle situazioni di emergenza, come il conflitto con un altro gruppo, le norme possono divenire rigide e costrittive allo scopo di incrementare la coesione interna.

- Mantenimento del gruppo: le norme permettono al gruppo di preservarsi in quanto tale, di continuare ad esistere in quanto entità condividendo, ad esempio, costumi,, pratiche religiose, abbigliamento, ecc.

- Costruzione della realtà sociale: le norme assicurano al gruppo una concezione comune della realtà, che serve come punto di riferimento anche per l’autovalutazione dei membri per fronteggiare situazioni ambigue, non familiari, emozionali.

- Definizioni delle relazioni con l’ambiente sociale: le norme consentono di precisare i rapporti con l’ambiente esterno, in quanto la realtà sociale costruita dentro al gruppo permette di giungere ad un consenso circa le relazioni con gli altri gruppi.

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COMUNICARE NEI GRUPPI

Struttura di comunicazione

È l’insieme di comunicazioni (verbali e non) che si sono effettivamente scambiate all’interno di un gruppo.

Es: chi parla di più e di meno, il contenuto delle comunicazioni, il momento temporale degli scambi, chi emette la comunicazione e chi la riceve, le comunicazioni non verbali.

Rete di comunicazione

È l’insieme dei canali di comunicazione presenti nel gruppo.

I canali di comunicazione sono l’insieme di condizioni materiali che rendono possibile un passaggio di informazioni.

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Esperimento di Moscovici e Lacuyer1972

Scopo: esplorare l’influenza di uno spazio “caldo” o “freddo” sui processi decisionali di gruppo

Compito dei soggetti: dilemmi di scelta, di cui uno più rischioso

Condizioni sperimentali:

1) i soggetti sono disposti a quadrato intorno ad un tavolo; è considerata una condizione più calda perché permette alla gente di guardarsi , di interagire in modo più diretto

2) i soggetti sono disposti in allineamento cioè seduti uno di fianco all’altro; è considerata una disposizione più fredda, perché le persone non agiscono in modo agevole e diretto

Risultati: i soggetti arrivano a decisioni più polarizzati nella condizione “a quadrato”.

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Spiegazione: i soggetti hanno avuto modo di interagire più direttamente, si sono implicati di più, l’oggetto della discussione appare più concreto, la comunicazione è più spontanea e attiva

Anche la disposizione spaziale (come sono disposte le persone, ma anche com’è la stanza dell’incontro) contribuisce a creare percezione di climi “caldi” o “freddi” incidendo sui livelli di implicazione delle persone e quindi sull’esito delle decisioni

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4. LA LEADERSHIP: TEORIE A CONFRONTO

Il leader è la persona che può influenzare gli altri membri del gruppo più di quanto

sia essa stessa influenzata

- In un gruppo può esservi più di un leader, ma con ambiti di influenza differenziati

- Il leader può essere formale quando ha un incarico ufficiale, oppure informale, quando emerge nel corso delle interazioni ma non è istituzionalmente definita.

- Il leader può essere imposto ad un gruppo o emergere spontaneamente, può essere legittimo o illegittimo

- Il leader gioca il ruolo più importante nel dirigere le attività di gruppo, nel mantenimento delle sue tradizioni e nell’assicurare il raggiungimento degli obiettivi.

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Distinzione fra le nozioni di:

- Potere: capacità di influenzare o di vincere le resistenze degli altri assicurandosi adesione o acquiescienza.

- Autorità: legittimità dell’esercizio del potere che si fonda su regole stabilite e rispetto ad un certo campo di attività

- Controllo: modalità in cui viene valutato il conseguimento degli obiettivi predefiniti e si assicura il rispetto di un certo patto sociale che lega fra di loro gli attori sociali.

- Leadership: è una forma di influenza caratterizzata dalla capacità di creare un consenso volontario, un’accettazione soggettiva e motivata rispetto agli obiettivi del gruppo

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Le teorie del grande uomo

Tentativo di rilevare un insieme di tratti di personalità che costituiscono dei predittori o delle spiegazioni dell’emergere di un leader.

- Esistono alcuni tratti di personalità che distinguono i leader dagli altri: un individuo con tali caratteristiche è un leader “naturale” indipendentemente dalla situazione

- I tratti più tipici di un leader: propensione alla responsabilità ed alla esecuzione del compito, tenacia nel perseguire gli obiettivi, originalità nell’affrontare i problemi, tendenza a prendere l’iniziativa, fiducia in sé, capacità di tollerare le frustrazioni, abilità nell’influenzare gli altri… (Stodgill,1974)

- Critiche: i comportamenti delle persone variano a seconda delle situazioni e la leadership è un processo interattivo (Hollander, 1985)

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L’APPROCCIO SITUAZIONISTA

Cerca di definire cosa sia richiesto ad un leader

nella situazione in cui si trova, poiché un leader ha

funzioni diverse in situazioni che richiedono

compiti differenti

I MODELLI DELLA CONTINGENZA

L’efficacia di una leadership è legata a situazioni

particolari che il leader deve diagnosticare per

modulare il proprio comportamento per

raggiungere gli obiettivi

- Il modello di Fiedler

- Il modello di Vroom e Yetton

- Il modello di Hersey e Blanchard

LE TEORIE TRANSAZIONALI

Le relazioni fra leader e membri del gruppo si

sviluppano e si mantengono attraverso uno

scambio di risorse

- La teoria di Hollander

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LEADERSHIP TRASFORMAZIONALE

- Si riferisce ad un processo che cambia e trasforma gli individui coinvolti

- Il leader valuta le motivazioni dei sottoposti, va incontro ai loro bisogni, ne sviluppa le potenzialità; così cambia anche se stesso perché è pienamente coinvolto nelle interazioni

- Sono coinvolti valori, prospettive etiche e scopi a lungo termine

- I leader stimolano le motivazioni dei seguaci allo scopo di raggiungere sia i propri scopi che quelli dei seguaci

LEADERSHIP CARISMATICA(fa parte degli approcci trasformazionali)

- Il leader possiede dominanza, desiderio di influenzare, fiducia in sé, consapevolezza dei propri valori morali.

- Fornisce forti modelli di ruolo ai seguaci perché adottino particolari credenze e valori.

- Mostra elevati livelli di competenza

- Ha la capacità di comunicare ai seguaci le sue alte aspettative nei loro confronti e ha fiducia nella loro capacità di rispondere ad esse.

- E’ in grado di attivare le motivazioni rilevanti per raggiungere gli scopi

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Effetti della leadership carismatica sui seguaci- Fiducia (a volte fede) nell’ideologia del leader

- Obiettivi elevati con la fiducia di poterli raggiungere

- Similarità tra le credenze dei seguaci e quelle del leader

- Incondizionata accettazione della leadership, che può arrivare ad obbedienza ed identificazione

- Coinvolgimento emozionale

- Sentimenti di affetto verso il leader che possono giungere alla devozione.

Secondo Baas il carisma è condizione necessaria ma non sufficiente per una leadership trasformazionale

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Fattori di leadership trasformazionale:

- Stimolazione intellettuale è incoraggiata la creatività

- Influenza idealizzata i comportamenti del leader (che antepone i bisogni altrui ai propri) sono modelli per i seguaci e danno un senso di missione

Cosa caratterizza la leadership trasformazionale, quella transazionale e la non-leadership? (Bass e Avolio)

- Motivazione ispirazionale dà significato al lavoro generando entusiasmo e spirito di gruppo

- Considerazione individualizzata attenzione ai bisogni di tutti; promozione di opportunità di apprendimento; il comportamento è calibrato a seconda delle caratteristiche dei seguaci.

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Fattore di non - leadership:

- Laissez faire il leader rinvia le decisioni, non prende le sue responsabilità, non ha scambi coi sottoposti, non considera i loro bisogni.

Fattori di leadership transazionale:

- Ricompensa contingente degli sforzi dei seguaci (rinforzo positivo); è efficace anche se non come i fattori di leadership trasformazionale

- Direzione per eccezione critica tendente a correggere (rinforzo negativo); è attiva se le correzioni agli errori avvengono immediatamente e passiva se avvengono quando gli standard non sono stati raggiunti

Si realizza quando il leader premia e punisce a seconda dell’adeguatezza delle prestazioni.

Assenza o evitamento della leadership.

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I leader più efficaci usano prevalentemente lo stile trasformazionale e talvolta quello transazionale.

- Superamento dell’ottica della ricompensa

Applicando il modello di Baas e Avolio sono state effettuate ricerche che mostrano che:

Punti di forza delle teorie trasformazionali.

Nei gruppi diretti da un leader trasformazionale la soddisfazione è più elevata, vi sono migliori relazioni interpersonali e più impegno.

- Si focalizzano sull’importanza dei valori che superano gli interessi soggettivi per un bene comune

- La leadership è un processo interattivo che coinvolge bisogni e valori di leader e seguaci.

Critiche alle teorie trasformazionali.

- Troppa enfasi sulla forza trascinante del leader

- Sono basate solo su analisi di leadership ad alto livello

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5. FORZE CENTRIPETE E CENTRIFUGHE NEL GRUPPO: UNIFORMITA’ E DIVERGENZA

- Coesione e conformità tendono a mantenere unito il gruppo nel tempo e a rendere uniforme la sua visione del mondo

- Devianza e conflitti (intra o inter-gruppo) minano la coesione e la stabilità del gruppo

I PROCESSI SCISMATICI

SCISMA: Processo di divisione di un gruppo in sottogruppi e secessione finale di almeno uno dei

sottogruppi dal gruppo originario

Condizioni necessarie perché avvenga uno scisma

- Percezione di una minacci all’identità di gruppo la minaccia è interna, cioè portata da un sottogruppo nei confronti della “vera”identità del gruppo; si teme una futura identità che contrasta con la storia e le tradizioni del gruppo

- Percezione di una mancanza di entitatività del gruppo non c’è più coerenza interna, il cemento del gruppo sembra perso.

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- Le percezioni dei due gruppi devono essere simmetriche, cioè reciproche se c’è asimmetria è più probabile trovare un via di negoziazione

- Lo scisma dipende anche da fattori contestuali es: le relazioni di status fra i sottogruppi

- Perché avvenga uno scisma è importante anche il verificarsi di un evento scatenante.

Esempi studiati da Sani e Reicher (1998, 99):

- Lo scisma del PCI nel 1991, da cui emergono PDS e RC; l’evento scatenante è il dibattito sul cambiamento del nome, del simbolo e del programma del partito avviato da Occhetto, allora segretario del PCI.

- Lo scisma della Chiesa d’Inghilterra dovuto al problema dell’ordinazione delle donne prete.

- Effetto accentuazione quando si realizzano le due condizioni precedenti, vengono accentuate le differenze fra i sottogruppi avversi e le somiglianze fra i membri di uno stesso sottogruppo

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6. CONFRONTI, CONFLITTI E TENSIONI NELLE RELAZIONI FRA GRUPPI

Mappa sociale di Winston Parva (Elias, Scotson, 1965)

Zona1: area residenziale abitata da classi medie

- Gli established metto in atto processi di etichettamento e di stereotipizzazione contro gli outsiders

Zona2: area abitata dalla classe operaia di vecchio insediamento (gli established), rete sociale di famiglie con tabù condivisi, codice normativo piuttosto rigido

Zona3: area abitata dalla classe operaia di nuovo insediamento (gli outsiders), presenza di alcune famiglie problematiche, tasso più elevato di delinquenza giovanile

- Gli outsiders sono percepiti come una minoranza anomica; la discriminazione si sostanzia in processi di esclusione e congelamento delle relazioni; si pratica un evitamento ideologico.

Esempio di processo di stigmatizzazione di gruppo e di discriminazione nei confronti dell’outgroup.

- Nel corso dello studio di campo si realizza un decremento della delinquenza nella Zona 3, che diventa quasi sovrapponibile a quello della Zona 2, ma la discriminazione non varia.

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Quali sono le caratteristiche del comportamento intergruppi?

Comportamento intergruppi: prevarrà in presenza della credenza secondo cui i confini tra due gruppi sono rigidi: per modificare la propria condizione, l’individuo deve operare come membro del gruppo per perseguire un cambiamento sociale

Tajfel (1981): si può immaginare che comportamento interpersonale e comportamento intergruppi siano posti su un continuum teorico

Comportamento interpersonale: prevarrà in presenza della credenza secondo cui i confini tra i gruppi sono permeabili: per modificare la propria condizione, l’individuo può passare da un gruppo all’altro.

La percezione di una situazione sociale come rilevante per l’appartenenza di gruppo dipende:

- dalla consapevolezza di tale appartenenza

- dall’ampiezza delle valutazioni positive e negative ad essa associate

- dall’estensione dell’investimento emozionale ad essa associato

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In quali condizioni si genera animosità fra i gruppi?

Sherif et al. (1961): i fenomeni intergruppi non possono essere spiegati invocando esclusivamente problemi di personalità o frustrazioni individuali

E’ necessario considerare le proprietà dei gruppi e le conseguenze dell’appartenenza di gruppo sugli individui

Ricerche nei campi estivi (1948 - 1952)

Partecipanti: adolescenti americani, non consapevoli di partecipare ad una ricerca, che trascorrevano due settimane in un campo estivo diretto da Sherif e collaboratori

1) Dopo una settimana, divisione in due gruppi distinti, Rossi e Blu, apparentemente al fine di organizzare le attività del campo. Separazione degli amici più stretti. Fine delle attività comuni.

- Evoluzione delle abitudini e delle gerarchie intragruppi

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3) Introduzione di uno scopo sovraordinato per i due gruppi

- Diminuzione dell’ostilità e della tensione fra i gruppi

Conclusioni di Sherif:

- il conflitto di interessi, anche rappresentato da giochi competitivi, è all’origine del conflitto intergruppi.

- scopi competitivi conducono dunque a conflitto intergruppi

- scopi sovraordinati conducono a cooperazione fra gruppi

Ma è davvero necessario, come indicato da Sherif, che sia presente un interesse materiale concreto per originare una tensione intergruppi?

- Rapido deterioramento delle relazioni intergruppi, caratterizzate da ostilità e formazione di stereotipi negativi dell’altro gruppo. Forte coesione all’interno di ciascun gruppo Le tensioni intergruppi non cessavano nemmeno al termine delle situazioni competitive

2) Introduzione di competizione fra i due gruppi

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Linea di ricerca di Rabbie ed Horwitz (1969):

Quali sono le condizioni minime sufficienti a

generare discriminazione intergruppi?

- è sufficiente la mera classificazione in gruppi?

- o è necessaria l’esperienza di un destino comune?

Procedura sperimentale: divisione di soggetti

estranei fra loro in Blu e Verdi, seguita o meno da

un’esperienza di destino comune di gruppo.

Variabile dipendente: positività delle “prime

impressioni” sui membri dell’ingroup e

dell’outgroup

Risultati: l’esperienza di un destino comune,

positivo o negativo, è la condizione necessaria e

sufficiente per osservare favoritismo verso il

gruppo di appartenenza

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Linea di ricerca di Tajfel, Billig, Bundy e

Flament (1971)

La semplice categorizzazione in gruppi, in

assenza di conflitti oggettivi di interessi o

di interdipendenza del destino, può

stimolare favoritismo verso l’ingroup?

Paradigma sperimentale dei “gruppi minimi”

- assenza di interazioni faccia a faccia

- anonimato di tutti i membri dei gruppi

- assenza di un legame strumentale fra i criteri di

categorizzazione in gruppi e le risposte richieste ai

soggetti

- assenza di interesse personale nelle risposte dei

soggetti

- rilevanza delle risposte richieste per i partecipanti

Compito sperimentale: distribuzione di risorse ad un membro dell’ingroup e dell’outgroup mediante matrici, strutturate in modo tale per cui ad una certa somma per il membro dell’ingroup ne corrisponde un’altra per il membro dell’outgroup

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Esempio di matrice utilizzata da Tajfel e al. (1971)

- In questo caso, la riga superiore indica il gruppo di appartenenza, la riga inferiore l’altro gruppo

Blu 13

Verdi 18

Strategie di scelta possibili:

- Massimo profitto comune: scelta della casella corrispondente alla somma più alta da “estorcere” allo sperimentatore

- Massimo profitto per il gruppo di appartenenza: massimo punteggio per il membro del gruppo di appartenenza

- Massima differenza a favore del gruppo di appartenenza: scelta che massimizza la differenza anche se questo implica un guadagno relativamente minore rispetto a quello massimo possibile

- Imparzialità: punteggi uguali o simili per i due destinatari

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Risultati

- preponderanza di scelte di massimo profitto per il

gruppo di appartenenza e soprattutto di massima

differenza a favore dell’ingroup

- rilevanza della scelta di equità

Interpretazione avanzata da Tajfel et al. (1971):

- le scelte dei partecipanti riflettono un compromesso

fra due norme sociali: una norma di equità ed una

norma centrata sul primato del proprio gruppo, in

base alla quale è “appropriato” favorire i membri del

proprio gruppo a discapito di gruppi esterni

Conclusioni:

- la categorizzazione sociale di per sé è

sufficiente per produrre discriminazione

intergruppi

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Modello della differenziazione categoriale di

Doise (1976)

- Il processo di categorizzazione fornisce uno

strumento per differenziare gruppi e categorie

sociali.

- Distinzione fra tre aspetti delle relazioni

intergruppi: comportamentale, dei giudizi di

valore e delle rappresentazioni

- Le differenziazioni a ciascun livello sono

interconnesse: ad esempio, un giudizio di valore

ed una rappresentazione generalmente

accompagnano il comportamento intergruppi

Verifiche sperimentali al modello della

differenziazione categoriale:

- l’aspettativa di interazioni competitive con un

altro gruppo induce un aumento della

differenziazione

- l’incrocio delle appartenenze categoriali provoca

una diminuzione delle differenziazioni categoriali

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LA TEORIA DELL’IDENTITA’ SOCIALE

- Il confronto intergruppi attiva negli appartenenti

un bisogno di specificità positiva del proprio gruppo

rispetto all’outgroup.

- Attraverso il raggiungimento di tale specificità

positiva, il gruppo contribuisce a fornire ai suoi

membri un’identità sociale positiva

Identità sociale: l’insieme degli aspetti del concetto di

sé che derivano dall’appartenenza ad un gruppo

Competizione sociale: il conflitto fra gruppi può

essere la conseguenza di una competizione non

solo per risorse materiali, ma anche di una

competizione per il prestigio

- Tre processi fondamentali in gioco nella

competizione sociale:

la categorizzazione sociale

l’identificazione sociale

il confronto sociale

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I processi cognitivi che sottostanno ai

fenomeni intergruppi

TEORIA DELLA CATEGORIZZAZIONE DEL SE’

(Turner et al., 1987)

- La SIT considera l’identità sociale come un aspetto

di Sé derivante dall’appartenenza di gruppo; per

l’SCT essa costituisce un livello di astrazione della

rappresentazione cognitiva del sé

Obiettivo: spiegare gli antecedenti e le

conseguenze della formazione psicologica di un

gruppo, partendo dal processo cognitivo di

categorizzazione

Differenze fra Teoria della categorizzazione di Sé

(SCT) e Teoria dell’Identità Sociale (SIT):

- La SIT distingue fra agire nei termini del Sé ed

agire nei termini del gruppo; la SCT considera

comportamento individuale e di gruppo come un

agire nei termini del Sé, un Sé che opera a diversi

livelli di astrazione

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- livello intermedio: Sé come membro di un gruppo

(identità sociale)

Tre livelli di categorizzazione di sé:

Conseguenze della categorizzazione di sé a livello

intermedio:

- livello subordinato: Sé come individuo unico (identità

personale)

- livello sovraordinato: Sé come essere umano

(identità umana)

- accentuazione del carattere prototipico e

stereotipico del gruppo

- depersonalizzazione della percezione di sé, che

comporta un incremento della somiglianza percepita

fra sé ed i membri del proprio gruppo

Critiche: è difficile predire con esattezza quale

categorizzazione di sé sarà saliente in contesti in

cui le categorizzazioni possibili sono numerose

(Hogg e McGarty, 1990

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Individualismo e collettivismo nella dinamica intergruppi

MODELLO DI HINKLE E BROWN (1990)

- In alcuni esperimenti riguardanti i rapporti di status fra gruppi, i gruppi di status inferiore evidenziano favoritismo verso l’outgroup

Critiche ai postulati fondamentali della SIT:

- In situazioni di confronto multidimensionale con altri gruppi, uno stesso gruppo può dimostrare favoritismo verso l’ingroup su certe dimensioni e favoritismo verso l’outgroup su altre

- In alcuni contesti intergruppi, i gruppi non sembrano impegnarsi in processi di confronto

- Frequente assenza di correlazione fra identificazione con il gruppo di appartenenza e favoritismo verso l’ingroup

Le società collettiviste sono centrate sul gruppo, le società individualiste sono centrate sull’individuo e sui suoi bisogni

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Hinkle e Brown: introduzione di due dimensioni

che permettono di differenziare fra tipologie di

gruppi

Individualismo - collettivismo

- Le società collettiviste sono centrate sul gruppo,

le società individualiste sono centrate

sull’individuo e sui suoi bisogni

- Triandis (1990): a livello di individui, si può

distinguere fra personalità idiocentriche e

allocentriche

Orientamento autonomo - relazionale

- I gruppi autonomi non effettuano confronti con

altri gruppi, ma ad esempio valutano l’ingroup

rispetto a criteri astratti

- Ipotesi derivante: I processi socio psicologici

previsti dalla SIT possono verificarsi solo in

individui o gruppi collettivisti con orientamento

relazionale

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Le verifiche al modello condotte da Hinkle e Brown

hanno dimostrato che:

- Le dimensioni individualismo - collettivismo e

orientamento autonomo - relazione sembrano

essere indipendenti

- Gli individui collettivisti e relazionali esprimono la

correlazione più alta fra identificazione con il gruppo e

favoritismo verso lo stesso

- Negli esperimenti condotti, la dimensione

individualismo-collettivismo riguardava il livello

degli individui, non dei gruppi

- Necessità di specificare i processi in gioco per gli

altri tre tipi di gruppi

Problemi