Psicologia di Comunità e progettazione in ambito … o comunicare con altri Tempo: 2 ore Esempio di...
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Psicologia di Comunità
e
progettazione in ambito psicosociale
Università di Chieti – Pescara
a.a. 2018-2019
dr. Pietro Berti
Programma del corso
Berti P. Progettare un intervento psicologico.
Maggioli editore, 2017
Santinello M., Vieno A., Lenzi M. Fondamenti di psicologia di comunità. 2° edizione, Il Mulino,
2018.
Slide fornite dal docente
Modalità di esame
●Prova scritta su un’ipotesi di progettazione di un
intervento sociale
●Sarà dato un tema o una problematica sociale, a cui si
chiederà di rispondere attraverso un intervento basato su
una teoria e/o una metodologia
●Il candidato potrà disporre dei libri di testo e dei suoi
appunti di studio, ma non potrà utilizzare smartphone o
tablet o comunicare con altri
●Tempo: 2 ore
Esempio di traccia d’esame (1)
Il candidato elabori un progetto di ricerca intervento su
committenza di un ipotetica scuola media inferiore finalizzato alla
prevenzione del bullismo.
Si richiede di elaborare il progetto secondo il seguente schema:
- definizione della problematica e dell’oggetto di intervento
- modelli e fattori psicologici sottesi
- obiettivi e ipotesi dell’intervento
- strumenti, tecniche e metodologia di realizzazione
- metodi di verifica dell’efficacia dell’intervento
Esempio di traccia d’esame (2)
Il candidato elabori un progetto di intervento psicologico volto a
sostenere i caregivers di persone che presentano gravi disabilità.
Nell'elaborazione progettuale si dovrà fare riferimento:
1) agli obiettivi da raggiungere;
2) al target e agli attori coinvolti;
3) alle metodologie e agli strumenti da utilizzare
4) alle eventuali altre figure professionali coinvolte nell'intervento
oltre allo psicologo;
5) ai metodi di valutazione del progetto;
Esempio di traccia d’esame (3)
Le dinamiche migratorie di questi ultimi decenni hanno cambiato profondamente la demografia di alcune zone; una di queste è la valle XYZ, che grazie alla presenza di insediamenti industriali ha visto aumentare la percentuale di immigrati stranieri fino ad oltre il 30% della popolazione.
Vi viene dato l’incarico di occuparvi di progetti di promozione del benessere nella valle XYZ, nella quale lavorate da poco. Avete quindi l’esigenza di conoscere a fondo il territorio prima di poter pensare a qualsiasi ipotesi progettuale.
Il vostro compito è di descrivere quanto più dettagliatamente possibile il percorso di ricerca che intendete attuare: descrivere le
metodologie utilizzate, gli strumenti e le ragioni delle vostre
scelte.
Nel materiale didattico è disponibile un file «Esempi e
spiegazioni sull’esame di psicologia di comunità», dove
ci sono diverse tracce su cui esercitarsi.
Indicatori di valutazione del compito d’esame
● Livello di spiegazione del perché si è deciso di utilizzare una
determinata teoria
● Livello di spiegazione del perché si è deciso di utilizzare una
determinata metodologia o strumenti
● Coerenza interna dell’ipotesi progettuale (ovvero, teoria e
metodologia devono essere compatibili fra loro)
● Coerenza esterna dell’ipotesi progettuale (ovvero, si deve affrontare il
problema sociale presentato)
● Scrittura in italiano corretto e con una grafia leggibile
●NB: la spiegazione di parti di teoria o di metodologia equivale, come punteggio,
a zero (con il libro è facile!)
La Psicologia di Comunità:
le basi storiche e teoriche
10
La psicologia di comunità:
Area di ricerca e di intervento
si occupa di problemi umani e sociali
è rivolta alla
interfaccia tra individuale e collettivo,
tra psicologico e sociale
11
Definizione di “Comunità”
Etimologia
- communis = bene comune
- cum moenia = mura comuni
cum munia = dovere comune
Tradizionalmente è stata definita in opposizione a
“società” [cfr. Tönnies, 1887]
12
La comunità può essere considerata come:
luogo definito in termini spazio temporali
entità sociale globale in cui i membri sono legati da sensodi appartenenza radicato nelle tradizioni
entità sovrindividuale: depositaria di un bene comune chepuò garantire e tutelare il singolo
civitas dove vigono diritti e doveri comuni
La mission della Psicologia di Comunità
1) Rendere consapevoli le persone nel capire quali sono
gli aspetti ambientali che determinano il loro
benessere
2) Aiutare le persone a cooperare per innescare
processi di cambiamento sociale e delle condizioni di
vita
14
Aree di interesse
1. la persona nel contesto (effetti prodotti dall’ambiente) (singoli e
membri di organizzazioni sociali)
2. reazione delle persone al cambiamento pianificato
3. gestione dello stress (funzionamento personalità e condizioni
socioculturali)
4. effetti prodotti dalle organizzazioni sociali sull’individuo
5. cambiamento sociale attraverso la modificazione di fattori
motivazionali e di personalità
6. valutazione dei processi di cambiamento sociale
15
I Valori della Psicologia di Comunità
● La difesa dei diritti e degli interessi degli individui e delle
comunità, e la condanna di ogni forma di oppressione e
di esclusione sociale
● La giustizia, che rimanda ad una distribuzione equa
delle risorse della società
● La solidarietà (…) in particolare verso persone e gruppi
oppressi e discriminati
● l’autonomia, la liberazione e l’emancipazione delle
persone e dei gruppi
(Jodelet, in Zani 2012)
Psicologia di comunità come
disciplina orientata al cambiamento sociale
I Principi guida
● La Metafora ecologica (persona nel contesto)
● Prevenzione e promozione del benessere
● Empowerment
18
Principi e modelli di azione
I principi pratici di applicazione prevedono:
● Accompagnamento dei gruppi sociali e degli individui
nella ricerca di benessere
● Sostegno alle strutture della comunità affinché
incoraggino la partecipazione
● Empowerment individuale, sociale, di comunità
● La difesa della diversità umana e culturale
● Contribuire alla trasformazione e al cambiamento
sociale
● Lotta contro la discriminazione di persone e/o gruppi
19
Lo Psicologo di Comunità:
● Agisce come agente di cambiamento personale e/o di
gruppo e/o sociale, come facilitatore dello stesso
● Considera le altre persone coinvolte nel processo come
portatrici di saperi e competenze proprie (no “visione
dall’alto”)
● Agisce come professionista senza porsi come l’unico
detentore della conoscenza, anzi cercando l’aiuto di altri
(networking)
La Progettazione in ambito psicosociale
21
Cos’è un progetto?
● Etimologia della parola progetto dal latino
proìcere “gettare avanti”
● Progetto indica un piano di azioni concrete e
organiche per rispondere a uno o più bisogni della
realtà in cui si opera
22
Una premessa
● Oggigiorno, gran parte delle attività sociali – anche quelle istituzionali degli enti pubblici! – sono finanziate sulla base di progetti d’intervento. Il finanziamento “a pioggia” non è quasi più previsto.
● (es.: i fondi ex-40% per la ricerca scientifica; la concessione di contributi di enti pubblici e/o privati; i fondi europei; ecc.)
● Saper progettare è diventata quindi una competenza indispensabile per poter reperire
risorse
Prof. Pietro Berti23
La “filosofia” della progettazione sociale
●Leone e Prezza (1999): gli approcci alla progettazione
1) Sinottico-relazionale
2) Concertativo
3) Euristico
Massima strutturazione
Minima strutturazione
24
… ma non solo...
◼(…) il lavoro sociale non è più affidato, come in
alcuni casi avveniva nel passato, alla semplice buona
volontà e capacità d'improvvisazione, ma all'abilità
di organizzare le proprie azioni e precederne gli
esiti in maniera realistica, nonché alla conoscenza
di metodi e procedure efficaci per promuovere il
cambiamento.
● (Inguglia, 2012, pag. 23)
25
Le parole – chiave di oggi
● Rete
● Disseminazione
● Sostenibilità
● Controfattuale
26
I Principali modelli di progettazione
27
Le tappe logiche della progettazione
1)Ideazione
2)Attivazione (creazione di alleanze)
3)Progettazione (stesura):◼Premessa
◼Finalità e obiettivi
◼Target
◼Metodologie e attività
◼Tempi di realizzazione
◼Budget
◼Realizzazione
◼Valutazione
● Fonte: Lavanco e Novara 2002 “Elementi di psicologia di comunità” – Mc Graw - Hill
28
Lo schema di progetto di Inguglia (2012)
◼Definizione del problema e analisi dello scenario
◼Obiettivi generali e specifici
◼Destinatari dell'intervento
◼Metodologia e attività
◼Tempi di realizzazione e articolazione
◼Valutazione
◼Mezzi e risorse
● (pp. 24-25)
29
Le 3 tipologie essenziali di valutazione
◼Valutazione ex ante
● Riguarda la valutazione fatta preliminarmente alla
stesura di un progetto d’intervento; comprende la
valutazione di contesto e di struttura
◼Valutazione in itinere
● Anche detta monitoraggio, valuta se il progetto si
sta svolgendo come programmato
◼Valutazione ex post
● E’ la valutazione dei risultati; comprende la
valutazione di efficacia, efficienza, output e
outcome
30Project Cycle Management: le fasi
31
La matrice del Logical Framework
Approach
Descrizione del
progetto
Indicatori Fonti di
verifica
Fattori esterni
Obiettivi
generali
Come l’obiettivo generale
può essere misurato come
quantità, qualità, tempo?
Come, da chi e con quali
strumenti saranno raccolte
le informazioni?
Quali sono i fattori esterni
che potrebbero ostacolare o
facilitare?
Obiettivi
specifici
Come l’obiettivo specifico
può essere misurato come
quantità, qualità, tempo?
Come sopra Quali sono i fattori esterni
che potrebbero ostacolare o
facilitare?
RisultatiCome i risultati possono
essere misurati come
quantità, qualità, tempo?
Come sopra Quali sono i fattori esterni
che potrebbero ostacolare o
facilitare?
AttivitàQuali sono i fattori esterni
che potrebbero ostacolare o
facilitare?
32
Model l o PRECEDE/ PROCEEDModel l o PRECEDE/ PROCEED (L.W.Green)
PRECEDEPRECEDE
PROCEEDPROCEED
V FASEDIAGNOSI
AMMINISTRATIVA
E POLITICA
IV FASEDIAGNOSI EDUCATIVA
E ORGANIZZATIVA
III FASEDIAGNOSI DEI
COMPORTAMENTI E
DELL’AMBIENTE
II FASEDIAGNOSI
EPIDEMIOLOGICA
I FASEDIAGNOSI
SOCIALE
VI FASEIMPLEMENTAZIONE
DELL’INTERVENTO
VII FASEVALUTAZIONE
DI PROCESSO
VIII FASEVALUTAZIONE
DI IMPATTO
IX FASEVALUTAZIONE
DI RISULTATO
PROMOZIONE
DELLA SALUTE
Educazione
alla salute
Definizione
del
piano e delle
politiche
di intervento
Fattori
predisponenti
Fattori
rinforzanti
Fattori
abilitanti
Comportamenti
e stili
di vita
Ambiente
SaluteQualità
della
vita
Il Percorso Logico di Progetto
1) Valutazione ex ante
2) Valutazione degli impatti, ovvero di come i risultati dovranno ridurre i bisogni di
partenza
3) Valutazione di struttura, dove si valuta la validità interna del progetto. Si valuta cioè
se le attività pensate sono coerenti con l’obiettivo da raggiungere
4) Valutazione di processo, che corrisponde alla valutazione in itinere o monitoraggio
5) Definizione dei parametri di valutazione ex post, dove si vanno a identificare
criteri, indicatori e standard di successo delle mie azioni
6) Valutazione della sostenibilità economica
7) Valutazione della trasferibilità in altri contesti, al fine di definire delle “buone
pratiche” che possano essere esportate
VALUTAZIONE DEL BISOGNO NEL CONTESTO
Inizio con il definire quale sia il contesto che
prendo in considerazione: territoriale, sociale, specifico
(o una combinazione di questi)
Bisogno
Definisco il bisogno rilevato, con l’indicazione
delle fonti dei metodi e degli strumenti
che mi permettono di rilevarlo.
Da questa fase avrò le indicazioni per
individuare il target
VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI
Si definisce l’Obiettivo (o obiettivi), ovvero quale sia il cambiamento atteso
che voglio avere a fine progetto. Tutti gli obiettivi devono essere SMART
VALUTAZIONE DI STRUTTURA
VALUTAZIONE DI PROCESSO
Sono le azioni che metto in campo per raggiungere gli obiettivi, ciò che di concreto realizzo.
Si suddividono i compiti (task) e attività (insieme di compiti coordinati).
Se so cosa voglio fare, allora posso anche definire i tempi e i costi delle azioni.
DEFINIZIONE DEI PARAMETRI DELLA VALUTAZIONE EX POST
Individuazione dei criteri, indicatori e parametri minimi di successo delle mie azioni
VALUTAZIONE DELLA SOSTENIBILITÀ
Dopo la fine del finanziamento, come si sosterranno le azioni proposte?
VALUTAZIONE DELLA TRASFERIBILITÀ
Si individuano i fattori che permettono di poter adattare le azioni anche in altri contesti
Definizione del problema e analisi dello
scenario
●Come prima cosa, è necessario definire quale sia
il contesto (territoriale, sociale, specifico) all'interno
del quale si intende operare.
●Dovrò cioè delimitare il mio ambito di intervento,
descrivendo il perché della scelta
Definizione del problema e analisi dello
scenario
L'analisi dello scenario prevede anche:
- le caratteristiche del problema/ bisogno
- il target per cui è rilevante il problema
- fattori, cause, dinamiche che concorrono alla
manifestazione del problema
- eventuali effetti che questo comporta su altre
situazioni esterne
37
Definizione del problema e analisi dello
scenario
Tutti gli elementi precedenti devono concorrere a
spiegare il razionale della mia proposta
ovvero, perché decido di occuparmi di quella cosa?
Perché ho individuato quel bisogno e non altri?
38
Destinatari dell'intervento (target)
◼Distinguere fra:
Destinatari diretti
Destinatari indiretti
Destinatari a breve termine
Destinatari a medio/lungo termine
39
Ex ante: valutazione di contesto
● Tramite la valutazione di contesto si viene a conoscere la realtà sociale, politica ed economica all’interno della quale è inserito il progetto. In questo tipo di analisi, ricoprono particolare importanza le risorse e le carenze della comunità che potrebbero facilitare (o ostacolare) il progetto stesso, oltre che i bisogni del territorio. È utile pertanto identificare i servizi, le istituzioni, le associazioni che potrebbero essere interessate allo sviluppo dell’intervento, prendere contatto con i leader di comunità (formali e informali) e prevedere momenti di incontro.
40
◼Da valutare anche la legittimità dell’intervento,
ovvero:
il progetto si sovrappone a qualche altra realtà
già esistente?
Se si, come sono i rapporti con essa, e come si
prevede possano cambiare?
Ci sono istituzioni pubbliche pronte a
riconoscere l’intervento?
41
Molti progetti falliscono perché….
◼Non è stata fatta la valutazione di contesto o è stata fatta male, pertanto:
Si è pianificato un intervento dove non ce n’era
bisogno
Non si è tenuto conto di alcuni fattori collegati (es.: un consultorio aperto in orari non comodi)
Non si è creata a priori una rete di collaborazione
Non si è indagato a priori le risorse già esistenti, e si
è duplicato un intervento già presente
42
Ragioniamo sulla valutazione di contesto..
1)Aprireste (e se si, dove) una gelateria nella vostra
città/ paese?
2)Aprireste (e se si, dove) uno studio di
psicoterapia?
3)Doveste programmare un intervento per ridurre la
disoccupazione nel vostro territorio, quali
informazioni andreste a ricercare?
4)Quali sono le condizioni favorenti e ostacolanti per
un programma a favore della promozione della
domiciliarietà di una persona anziana?
43
La Valutazione degli impatti: la
definizione degli obiettivi
44
Obiettivi generali e specifici
Finalità (o obiettivi generali): sono astratte, generiche e indicano l’ideale a cui si vuole tendere
Es.: sensibilizzare la comunità all’accettazione della diversità e alla integrazione delle persone disabili
Obiettivi (o obiettivi specifici): sono concreti, pratici
Es: eliminare le barriere architettoniche per persone in carrozzina nella sede municipale, in modo che possano accedere agli uffici senza disagi
45
◼Gli obiettivi specifici devono essere sempre realistici, realizzabili in un tempo ragionevole
◼Il linguaggio deve essere semplice, diretto, senza giri di parole o troppe parafrasi
46
Alcuni suggerimenti per scrivere gli obiettivi
a) Usare verbi orientati all'azione (aumentare,
diminuire, ridurre, ecc.)
b) non confondere gli obiettivi con le attività!
c) un obiettivo = un risultato atteso
d) tutti gli obiettivi devono essere coerenti fra loro
(coerenza interna)
47
Obiettivo specifico
Risultato atteso
Indicatore
di valutazione
Ovvero, il parametro con il
quale valuterò il successo
della mia azione
48
S = specifici / “spezzettati”
M = misurabili
A = assunto come responsabilità
R = realizzabile
T = “tempificato”
Gli obiettivi devono essere SMART:
49
Laddove gli obiettivi siano troppo generici o troppo ampi, è bene segmentarli in diverse azioni, in modo che sia possibile raggiungerli per gradi
Bisogna trovare una misura, anche empirica, di ciò che vogliamo perseguire. Non è obbligatorio infatti avere uno strumento di misura certificato, dobbiamo dare l’idea dei parametri che andremo ad osservare
S = specifici / “spezzettati”
M = misurabile
50
Gli obiettivi devono essere accettabili a livello culturale dal contesto in cui stiamo agendo; non possiamo imporre azioni che non si vogliono compiere
Tutto quello che ci si prefigge deve essere realistico, tenendo conto anche del contesto in cui vengono inserite le azioni. Se infatti le condizioni ambientali non sono favorevoli, l’obiettivo non può essere SMART
A = accettabile
R = realizzabile
51
Tutto il processo deve essere scandito in tempi predefiniti, in modo da sapere a priori (e su che cosa) quando si valuteranno gli stati di avanzamento delle azioni. Non basta stabilire una data di termine, è necessario fissare delle scadenze intermedie.
T = “tempificato”
52
Valutazione di struttura e di processo
Le attività ipotizzate, servono a ridurre il bisogno di partenza?
Work Breakdown Structure (WBS)
La WBS (struttura analitica di progetto) è l’elenco di tuttele attività che compongono il progetto, organizzatesecondo la loro capacità di raggiungere un risultato.
Il risultato finale è ottenuto dalla somma di tanti risultatiparziali, che vengono chiamati deliverable
Esempio di costruzione di una WBS
55
Esempio (2) di WBS
● Obiettivo: prendere la laurea magistrale in psic. Scolastica e di
comunità
● Attività: superare gli esami
Azione: superare l'esame di Promozione della salute nelle
comunità
Task 1: studiare il capitolo 1 del libro Zani Cicognani
Task 2: studiare il capitolo 2.....
● Attività: discutere la tesi di laurea
Principi alla base della costruzione di una WBS
•Regola del 100%: la WBS deve includere il 100% del lavoro e includere tutto ilnecessario alla sua realizzazione, inclusa la gestione del progetto stesso.
•Programmazione dei risultati, non delle azioni: il modo migliore di seguire laregola del 100% è di definire gli elementi della WBS in termini di risultati.
•Elementi reciprocamente esclusivi: è importante che non ci sianosovrapposizioni nella definizione dei limiti tra due elementi della WBS chepotrebbe portare a raddoppiamenti di lavoro e fraintendimenti circaresponsabilità e autorità.
•Livello di dettaglio ed elaborazione progressiva: permette ai dettagli della WBS diessere progressivamente ridefiniti prima che il lavoro inizi su ogni singoloelemento.
La strutturazione logica e temporale:il Diagramma di Gantt
Diagramma di Gantt
✓Il diagramma di Gantt è uno strumento di supporto alla gestione deiprogetti ed è formato da:
• un asse orizzontale - a rappresentazione dell'arco temporale totale delprogetto, suddiviso in fasi incrementali (ad esempio, giorni, settimane,mesi)•da un asse verticale - a rappresentazione delle mansioni o attività checostituiscono il progetto.
✓Barre orizzontali rappresentano le sequenze, la durata e l'arcotemporale di ogni singola attività del progetto che possono sovrapporsi.
In un diagramma di Gantt sono visibili:
Attività: sono le azioni da svolgere affinchè il progetto venga compiuto
Task: i singoli compiti da eseguire che formano le attività
Milestone: i punti di verifica, ovvero i momenti critici su cui concentrarel’attenzione in momenti particolari
Vincoli: sono le relazioni tra le attività (vincolo fine-inizio; inizio-fine;inizio-inizio; fine-fine)
Date prefissate
Calendario
61
La valutazione in itinere(o di processo)
62
In itinere: la valutazione di processo
◼Quali le componenti critiche (in positivo e in
negativo) del progetto?
◼Come queste si legano agli obiettivi e risultati attesi
del progetto? Quali facilitano e quali ostacolano?
◼Come si può modificare il progetto per far sì che i
principali ostacoli possano essere superati e/o
aggirati?
63
● Secondo Rossi e Freeman (1993), valutare il
processo significa verificare la corrispondenza fra
quanto teorizzato e quanto realizzato, prendendo
in considerazione anche le risorse impiegate e il
target di popolazione raggiunto.
64
Ragioniamo sulla valutazione di processo…
◼Pensate al vostro percorso scolastico fino ad ora:
Pensate agli imprevisti: cosa vi ha accelerato e cosa vi ha rallentato?
Quali sono le materie che studiate meglio e quali quelle che studiate meno volentieri?
Avete trovato un vostro metodo di studio?
Come affrontate le prove intermedie (esami, interrogazioni …)?
Avete portato dei correttivi al vostro studio nel corso del tempo?
Come pensate di proseguire d’ora in avanti?
65
Definizione dei parametri della valutazione ex post:
criteri, indicatori e standard di valutazione
66
“Verifica” e “Valutazione”
◼VERIFICARE: controllare, certificare l’esattezza e/o la regolarità di qualcosa
◼VALUTARE: confrontare, “giudicare con apprezzamento”
● ”la valutazione è un processo dinamico attraverso il quale un soggetto (CHI) esprime giudizi di valore, qualitativi e/o quantitativi, nei confronti di un oggetto (COSA) in base a criteri determinati, facendo riferimento a standard e utilizzando metodi e strumenti appropriati (COME).”
67
Ex post: la valutazione di risultato(o di esito)
◼È la valutazione comunemente intesa, e mira a
indagare quali risultati siano stati raggiunti
◼Si valutano 4 aspetti fondamentali:
Risultati ottenuti (output)
Efficacia
Efficienza
Impatto (outcome)
68
Come si valuta?
● Fissando a priori:
◼Criteri
◼Indicatori (ovvero, le variabili che saranno valutate)
◼Standard (il livello della variabile valutata che risulta discriminante per il giudizio di valore).
Standard di derivazione storica
Standard di derivazione scientifica
Standard di derivazione normativa
(….e se manca?)
◼Metodi e Strumenti
69
Cosa ricerchiamo dalla valutazione ex
post?
● - l'efficienza
● - l'efficacia
● - l'impatto
● - la sostenibilità
70
Efficienza
◼Efficienza: rapporto fra costi e benefici
I risultati ottenuti, si potevano ottenere con una
spesa inferiore?
La spesa è sostenibile nel futuro o è legata a
circostanze contingenti favorevoli (es.: finanziamento difficilmente ripetibile)
71
Efficacia
◼Efficacia: capacità di un progetto di raggiungere i
risultati attesi
Confronto fra risultati sperati e ottenuti
Valutata da chi ha portato avanti l’intervento
Valutata dal target di riferimento
72
L’impatto (outcome)
◼Rappresenta il come i risultati ottenuti dal progetto hanno ridotto il bisogno di partenza
Il bisogno di partenza è rimasto uguale o si è
modificato?
In alcuni casi, lo scopo di un progetto potrebbe essere quello di
aumentare il bisogno di partenza, come nei casi dei progetti di
sensibilizzazione ad un problema non troppo sentito (es.: tutti i
progetti di comunicazione del rischio sanitario)
Si può valutare l’impatto o è molto difficile farlo?
(es.: quante vite ha salvato l’introduzione del casco
obbligatorio?)
Può essere a breve, medio o lungo termine
73
Sostenibilità
● Rappresenta la probabilità che il progetto/
intervento continui anche dopo la fine del
finanziamento
74
Esercitiamoci sulla valutazione dei
risultati…
◼Quali risultati vorreste conoscere per valutare un
progetto di riduzione del tasso di disoccupazione?
◼Sono utili le campagne di promozione del dono del
sangue nelle scuole medie?
75
Ragioniamo sulla valutazione ex post...
76
I risultati ottenuti (output)
◼Quali sono i principali risultati ottenuti? Come e chi li
ha misurati?
● Con quali strumenti?
77
● “Non tutto quello che si può contare conta, non tutto quello che contasi può contare.”
● Albert Einstein
78
● Cosa cercate di sapere per poter dare un giudizio su un fenomeno?
◼Un parametro statistico (es.: p<0,5)
◼Un dato numerico assoluto
◼Un dato numerico relativo o comparativo (es.: %)
◼Una tendenza statistica
◼Un confronto fra un T0 e un T1
79
Alcuni esempi di valutazione fuorviante
◼Il farmaco XYZ si è dimostrato molto efficace nella
riduzione della pressione arteriosa. Testato su 10.000
persone, e paragonato ad un concorrente, ha
ottenuto risultati migliori con p<0.001
● La riduzione in termini assoluti però era poco meno
di 1 mm, quindi del tutto irrilevante dal punto di vista
clinico
80
Alcuni esempi di valutazione fuorviante (2)
◼Il progetto ABC per la raccolta di generi alimentari
da donare a persone bisognose ha avuto un ottimo
esito: grazie alla sensibilizzazione nelle parrocchie, in
un anno sono stati raccolti 170 quintali di cibo.
● L’anno precedente, senza l’azione di
sensibilizzazione, ne erano stati raccolti 167 quintali,
e l’azione è costata 5000 €.
81
Alcuni esempi di valutazione fuorviante (3)
◼Un politico alla conclusione del suo mandato, dice:
“durante la mia gestione, sono state costruite nuove
strade, con un incremento del 17% rispetto a prima”.
● All’inizio del mandato, con un decreto legge aveva trasformato
in 3 corsie le autostrade a 2 (+ 50%) senza effettuare alcun
lavoro. Al termine del mandato, con un altro decreto ha riportato
a 2 corsie le autostrade a 3 corsie (- 33%).
● Il tutto senza aprire alcun cantiere.
82
Alcuni esempi di valutazione fuorviante (4)
◼In Italia, nel periodo 2001 – 2006 i laureati sono
aumentati di molto
● Si, però c’è stata l’istituzione della laurea triennale,
che ha risparmiato 2 anni di studio a moltissimi
studenti prima di essere laureati!
83
Alcuni esempi di valutazione fuorviante (5)
◼In un convegno nel 2001, una ricercatrice affermò che
un progetto di educazione civica in una scuola superiore
per l’utilizzo del casco aveva avuto un grande successo:
nel questionario pre a inizio marzo, solo il 20%
dichiarava di usarlo, nel questionario post a fine aprile,
ben il 90%!
● La ricercatrice però si era dimenticata di dire che il
16 marzo 2001 il casco era diventato obbligatorio per
legge
84
Alcuni esempi di valutazione fuorviante (6)
◼La compagnia aerea XYZ ha avuto un ottimo risultato industriale, aumentando dell’8% la vendita di biglietti aerei rispetto all’anno prima.
● Si, però il dato è relativo all’anno 2002, e dimostra una tendenza positiva rispetto all’anno 2001, quando dopo l’11 settembre ci fu un crollo delle vendite. Il bilancio 2001 si chiuse con un – 25%.
● Ragionando in termini monetari, nel 2001 la compagnia perse molto, e perse meno – ma perse –nel 2002.
85
Alcuni esempi di valutazione fuorviante (7)
◼L'Azienda XYZ, per quanto riguarda le spese di
struttura, è passata in un anno dal 15% al 20%, segno di
una gestione inefficace e deludente
● Invece no! Le spese si sono ridotte!
● fatturato 1° anno: € 1.000.000,00 spese struttura €
150.000 (15%)
● fatturato 2° anno: € 700.000,00 spese struttura €
140.000 (20%)
86
● Attenzione a non confondere mai correlazione e
causalità: ad esempio, una gravidanza è legata
causalmente con un rapporto sessuale, ma
difficilmente risulteranno correlati con uno studio
statistico
87
Valutazione della
Sostenibilità
economica
&
della Trasferibilità ad
altri contesti
Le attività del progetto
hanno un futuro?
Buone Pratiche
88
Progettare un intervento psicologico
89
Le 7 aree da approfondire
1) Valutazione ex ante: in questa fase dovrò definire anche la teoria di
riferimento che guida il mio lavoro
2) Valutazione degli impatti
3) Valutazione di struttura: dovrò definire la metodologia che userò
4) Valutazione di processo
5) Definizione dei parametri di valutazione ex post
6) Valutazione della sostenibilità economica
7) Valutazione della trasferibilità in altri contesti; in questa fase dovrò aiutare
la persona o il gruppo target a saper trasferire i risultati ottenuti in altri ambiti
della vita, nel caso in cui ce ne fosse la necessità.
90
Per progettare un intervento psicologico...
● In primo luogo, scegliere una metodologia o
modello di intervento, in altre parole si dichiara quali
assunti teorici e operativi costituiscono la base per le
attività che verranno realizzate. (Inguglia, pag. 36)
● Si può partire dalla letteratura, dalla propria
esperienza, da altri progetti simili realizzati, da nuove
ipotesi che si vogliono verificare, ecc.
91
Prospettive teoriche
della Psicologia di Comunità
92
Le sfide attuali della PdC
Francescato e Zani (2010), in Zani 2012, pp.56-61
●L’aumento della povertà e dell’ingiustizia sociale
●La presenza di social divides (etnia, genere, età, ecc.)
●I migranti
●I giovani
●Il gap di genere
●Lo scenario politico
93
Il principio fondamentale:
LA PERSONA NEL CONTESTO
La Psicologia di Comunità considera gli individui
all’interno del contesto e dei sistemi sociali di cui
fanno parte o che li influenzano
Comportamento = adattamento dell’individuo alle
risorse dell’ambiente e alle circostanze che si
verificano
La Metafora ecologica: assunti di base (1/4)
●Se il comportamento di una persona è legato ad un
contesto, per modificare il comportamento è necessario
modificare il contesto
La Metafora ecologica: assunti di base (2/4)
● Per decidere quali modifiche sono da apportare ai
contesti, è bene sapere quali sono le componenti
maggiormente influenti
La Metafora ecologica: assunti di base (3/4)
● Prima di intervenire su un contesto, bisogna
conoscerlo.
È necessario capire quali sono i punti di forza e di
debolezza, cosa si può modificare e cosa no.
La Metafora ecologica: assunti di base (4/4)
● Quando un contesto viene modificato, le ripercussioni
vengono avvertite non solo dalle persone direttamente
coinvolte, ma anche da quelli che ne sono collegati
anche indirettamente
98
Il contributo di Kurt Lewin (1951)
C = f (P,A)
Il comportamento ( C ) è funzione (f) della
persona (P), dell’ambiente (A) e della
loro interazione
L’interazione fra persona e ambiente è chiamato SPAZIO DI VITA
99
La psicologia ecologica di R. Barker
Rottura col metodo sperimentale di
laboratorio, a favore dell’osservazione sul
campo del comportamento umano:
l’ambiente “pre-percettivo”
I SETTING COMPORTAMENTALI
Sequenza di comportamenti da attuarsi in
specifiche situazioni: in questi casi, l’influenza
dell’ambiente è molto più forte della personalità
individuale
100
I sistemi di Urie Bronfenbrenner (1979)
Micro-
Meso-
Eso-
Macro-
Microsistema: relazioni prossimali
Mesosistema: gruppi primari
Esosistema: situazioni ambientali complesse
Macrosistema: cultura, ideologie, normative
101
Bronfenbrenner
L’ambiente ecologico è dato da una serie
strutture concentriche, che si includono e
si influenzano a vicenda
Determinate zone ambientali
particolarmente favorevoli (o sfavorevoli)
per lo sviluppo individuale sono dette
“nicchie ecologiche”
102
L’approccio ecologico: i principi fondamentali (Kelly,
1966)
➢Interdipendenza dei membri di una realtà sociale
➢Creazione, definizione e distribuzione delle risorse
➢Adattamento reciproco fra individuo e ambiente
➢Dinamicità dell’ambiente per quanto riguarda i cambiamenti e le trasformazioni (successione)
Pag. 68
I processi sociali di
cambiamento
● Processi di primo ordine: influenze dirette dei contesti di vita sull’individuo
● Processi di secondo ordine: influenze date dall’interazione dei contesti di vita
(es.: scuola-famiglia)
● Processi di terzo ordine: influenze date dai vari contesti sociali e della
comunità a livello allargato
Levine: i 5 principi della pratica
1. Un problema nasce in un contesto: i fattori situazionali sono
fondamentali nel causare, innescare, mantenere un problema
2. Un problema nasce perché la capacità adattiva del contesto
è bloccata
3. Per essere efficace, un aiuto deve essere dato in maniera
strategica rispetto all’insorgere del problema
4. Scopi e valori dell’operatore devono essere compatibili con
quelli del contesto
5. L’aiuto deve essere sistematico, anche utilizzando risorse
esterne al contesto
106
La Promozione del benessere
107
Il modello Bio-Psico-Sociale
La condizione di salute è la conseguenza dell’interazione
fra fattori
Biologici, Psicologici, Sociali
Azione fondamentale è la promozione della salute
(non solo lotta alle malattie o prevenzione)
L’evoluzione: l'ICF
Si tratta della classificazione internazionale del funzionamento
della disabilità e della salute accettato in sede di Organizzazione
Mondiale della salute da 191 paesi.
Questa classificazione approvata nel maggio 2001 serve da
standard internazionale per misurare e classificare salute e
disabilità
Si Basa sul Modello Bio-Psico-Sociale, che va oltre la semplice
diagnosi
Fondamenti dell'ICF
Funzionamento Umano non la sola disabilità
Modello Universale non modello per minoranze
Modello Integrato non solo medico o sociale
Modello Interattivo non progressivo-lineare
Inclusivo del contesto non la sola persona
Equivalenza non causalità eziologica
Applicabilità Culturale non concezione occidentale
Per tutte le classi di età non centrato sull’adulto
Componenti dell’ ICF
Funzioni&
StruttureCorporee
Attività&
Partecipazione
FattoriAmbientali
Barriere
Facilitatori
Funzioni
Strutture
Capacity
Performance
ICF: da Compliance a Concordance
Da un approccio basato sulla malattia ad un approccio basato
sulla persona
Da un approccio paternalistico (compliance) ad un approccio che
vede come modello l’accordo terapeutico (concordance)
Se non è possibile guarire bisogna prendersi cura del paziente
stabilendo con lui le tappe di un’assistenza che garantisca la
miglior qualità di vita possibile
112
Dalla prevenzione alla
promozione del benessere
Si parla di fattori di rischio e fattori protettivi sia a livello
individuale che sociale
113
L’attenzione agli Stili di Vita Sani
● Più della metà delle patologie è legata all’adozione di stili di
vita non sani (OMS)
Stili di Vita sani
- dormire almeno 7 ore- fare colazione- non mangiare al di fuori dei pasti- fare attività fisica- uso modesto di alcool- non fumare- tenere sotto controllo il peso
Benessere sociale
- istruzione- stabilità lavorativa- soddisfazione nelle relazioni- grado di coinvolgimento nella comunità- rete sociale
Maggiore probabilità di salute anche nel futuro
The Alameda Study
114
La Carta di Ottawa
per la promozione della salute (1986)
Dalla carta di Ottawa, cosa è cambiato nelle politiche per
la salute?
115
Cambiamenti nelle politiche di salute negli ultimi
30 anni
Cosa funziona in ambito di prevenzione e promozione?
● Agire contemporaneamente su più livelli
● Interventi con solide basi teoriche
● Usare metodologie interattive di coinvolgimento
● Sufficiente «dosaggio»
● Culturalmente rilevante e accettabile
● Formazione adeguata dello staff
● Valutazione degli esiti
Empowerment,
senso di comunità
&
azione sociale
118
EMPOWERMENT
DEFINIZIONE (1)
Processo che mira a favorire l’acquisizione di potere,
cioè accrescere la possibilità dei singoli e dei gruppi
di controllare attivamente la propria vita
(Rappaport, 1981)
119
EMPOWERMENT
DEFINIZIONE (2)
Processo di ampliamento (attraverso il miglior uso
delle proprie risorse attuali e potenziali acquisibili)
delle possibilità che il soggetto può praticare e
rendere operative.
(Bruscaglioni, 1994)
120
EMPOWERMENT
DEFINIZIONE (3)
Processo attraverso il quale l’individuo comprende che
gli obiettivi/risultati che persegue dipendono dalle
strategie che attiva per raggiungerli.
(Mechanic, 1991)
121
Il termine “Empowerment” descrive
sia un processo, sia il risultato stesso
del processo
122
EMPOWERMENT: UN CONCETTO MULTILIVELLO(Zimmerman, Rappaport, 1988)
Empowerment psicologico
Empowerment organizzativo
Empowerment sociale
e di comunità
Dimensione di processo e dimensione di stato
Variabili interpersonali
e individuali
Mobilitazione delle
risorse sociali, opportunità
di partecipazione
Variabili sociopolitiche
123
EMPOWERMENT
PSICOLOGICO
124
EMPOWERMENT
Ovvero passare da uno stato di
IMPOTENZA APPRESA
(learned helplessness)
Ad uno stato di
SPERANZA APPRESA
(learned hopefullness)
PROCESSO
DI
EMPOWERMENT
125
IMPOTENZA APPRESA
●Sentirsi in “scacco”
●Sfiduciati
●Senza prospettive future
●Ci si sente vittime di eventi incontrollabili
126
IMPOTENZA
APPRESA
SPERANZA
APPRESA
PROCESSODI
EMPOWERMENT
Processi di Attribuzione Causale:
•interne/esterne
•mutabili/immutabili
•parziali/globali
Processi di Valutazione
Autoefficacia e autostima
Processi di Prefigurazione Del Futuro
Saper valutare nel tempo le conseguenze delle proprie azioni, anche indirette
Processi di Partecipazione alle azioni sociali e communitarie
Locusof control
127
COMPONENTI DELL’EMPOWERMENT PSICOLOGICO
EMPOWERMENTPSICOLOGICO
Percezione diautoefficacia
Percezionedi competenza
Consapevolezza di poter influenzare
il contesto
Speranzaappresa
Motivazioneall’azione
e allapartecipazione
Attribuzione internaal sé dellacausalità
Fonte: Bruscaglioni, 1994
128
FINALITA’ DELL’INTERVENTO ORIENTATO
ALL’EMPOWERMENT
● Aiutare le persone ad utilizzare le proprie forze, abilità e
competenze verso la conquista di maggior autonomia
decisionale.
● Aiutare le persone ad ampliare le proprie possibilità di scelta
(Bruscaglioni, 1994)
● Rafforzare il potere di scelta dei singoli, migliorandone le
competenze e conoscenze in un ottica non solo terapeutica e
riabilitativa, ma politico-emancipatoria (Francescato, Leone,
Traversi, 1993)
129
REQUISITI DELL’EMPOWERMENT(KIEFFER, 1981)
Acquisizione di abilità, conoscenze e potere sufficiente da
influenzare la propria vita attraverso:
1) Lo sviluppo di un potente senso di sé (sense of self), che promuove il coinvolgimento sociale attivo.
2) La capacità di fare un’analisi critica dei sistemi sociali e politici che definiscono il proprio ambiente.
3) L’abilità di sviluppare strategie di azione e di coltivare risorse per raggiungere i propri scopi
4) La capacità di agire in modo efficace in collaborazione con altri per definire e raggiungere scopi collettivi.
130
INTERVENTI DI EMPOWERMENT
DIMENSIONE PERSONALE
lavoro sul singolo
(bisogni, risorse)
DIMENSIONE INTERPERSONALE
lavoro sul gruppo
(reti di relazione)
DIMENSIONE ORGANIZZATIVA
(AMBIENTALE MICRO)
cambiamento
del contestodi riferimento
131
EMPOWERMENT
quindi vuol dire:
● Responsabilizzazione
● Potenziamento
● Delega e trasferimento del potere
● Condivisione
● Aumento di capacità di fare
● Sviluppo di potenzialità
● Apertura a nuovi mondi possibili
● Creatività (nuove soluzioni a vecchi problemi)
● Aumento di conoscenza
132
EMPOWERMENT SOCIALE
133
EMPOWERMENT SOCIALE
DEFINIZIONE
Processo intenzionale e continuo attraverso il quale le persone di una comunità locale possono
accedere più facilmente alle risorse e accrescere il controllo su di esse.
(Cornell, Empowerment Group)
Si basa su:
●Rispetto reciproco
●riflessione critica,
●attività di cura
●partecipazione di gruppo
134
IL FINE DELL’EMPOWERMENT
SOCIALE E’ LA NASCITA DI UNA
“COMUNITA’ COMPETENTE”
(Iscoe, 1984)
135
COMUNITA’ COMPETENTE
Una comunità può dirsi competente se:
●Ha un repertorio di possibilità e di alternative
(potere)
●Sa dove e come ottenere risorse (conoscenza)
●Chiede di essere autonoma (motivazione e
autostima)
136
Il compito dello psicologo di comunità è sostenere il
processo di empowerment sociale favorendo
l’assunzione di responsabilità
ATTRAVERSO
AZIONE SOCIALE
(STRATEGIA
POTENZIALMENTE
CONFLITTUALE)
SVILUPPO DI
COMUNITA’(STRATEGIA
COOPERATIVA)
137
AZIONE SOCIALE
●Ridistribuzione Delle Risorse
●Modifica Degli Equilibri Di Potere
138
SVILUPPO DI COMUNITA’
● Accrescere il senso di comunità
● Sviluppare senso di coesione sociale
● Sensibilizzare i cittadini
● Promuovere leader locali
● Usare le competenze dei professionisti per favorire
le esperienze di auto organizzazione sociale
● Favorire reti di collaborazione tra servizi formali e
informali
139
SENSO DI COMUNITA’
(Sarason, 1974, 157)
“La percezione della similarità con gli altri, una
riconosciuta interdipendenza, una disponibilità a
mantenere questa interdipendenza offrendo o
facendo per altri ciò che ci si aspetta da loro, la
sensazione di appartenere ad una struttura
pienamente affidabile e stabile”.
140
Le 4 componenti del SENSO DI COMUNITA’
(McMillan, Chavis, 1986)
●IL SENTIMENTO DI APPARTENENZA
●L’INFLUENZA E IL POTERE
●L’INTEGRAZIONE E LA SODDISFAZIONE DEI
BISOGNI
●LA CONNESSIONE EMOTIVA CONDIVISA
141
Il Senso di Comunità territoriale...
142
… altre forme di SdC...
143
… e le nuove sfide del SdC (1/2)
144
… e le nuove sfide del SdC (2/2)
145
Metodi di ricerca
146
Due metodi a confronto
Ipotetico – deduttivo
Formulazione di una teoria
Ipotesi teorica da verificare
Rilevazione dei dati
Scoperta di leggi universali
da applicare al particolare
Empirico – induttivo
Osservazione sul campo
Rilevazione di dati
Formulazione di un nesso
Scoperta di leggi
particolari da ricondurre al
generale
147
STRUMENTI DI RICERCA
QUANTITATIVI QUALITATIVI
QUESTIONARI,
SONDAGGI…OSSERVAZIONI,
INTERVISTE…
Nella ricerca, è sempre auspicabile l’integrazione
dei due metodi
148
I METODI QUALITATIVI
I metodi qualitativi vengono utilizzati per
generare nuove ipotesi, o per scoprire
nuove possibilità interpretative. Si rifanno
al paradigma costruttivista
149
I metodi qualitativi nascono dall’insoddisfazione verso i
metodi quantitativi, che talvolta riducono
eccessivamente la complessità degli avvenimenti,
eliminando o attenuando l’effetto di molte variabili
I metodi qualitativi studiano inoltre argomenti che non si
potrebbero studiare con l’adozione di metodi
quantitativi (es.: lo studio dei casi)
150
L’oggetto di studio nella ricerca qualitativa
●È visto nella sua particolarità e unicità, partendo
dallo studio dei casi singoli
●È visto nella sua globalità e complessità, non
escludendo a priori variabili ritenute irrilevanti
●È studiato nel suo contesto naturale, e non in una
situazione artificiale
●Assume il significato che gli danno i partecipanti
alla ricerca
151
Conoscere la comunità:
I Profili di comunità
152
◼ Profilo territoriale
◼ Profilo demografico
◼ Profilo economico
◼ Profilo dei servizi
◼ Profilo istituzionale
◼ Profilo psicosociale
◼ Profilo antropologico
◼ Profilo del futuro
153
Profilo Territoriale
Vengono esaminati i dati relativi all’aspetto fisico-geografico di una data zona:◼AMBIENTE NATURALE:confini
clima
risorse naturali
INFLUENZANO LO SVILUPPO DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE
◼AMBIENTE COSTRUITO DALL’UOMOinfrastrutture
reti di comunicazione
strutture residenziali
urbanizzazione
livelli di degrado ambientale
CONSENTONO DI RILEVARE LE SITUAZIONI PROBLEMATICHE LEGATE ALLA STRUTTURA URBANA ( ES. INQUINAMENTO, SOVRAFFOLLAMENTO ECC.)
◼RAPPORTO AMBIENTE NATURALE /AMBIENTE COSTRUITO DALL’UOMO
154
Profilo Demografico
L’attenzione è focalizzata sulle caratteristiche della popolazione
Rilevazioni di stato
POPOLAZIONE
DENSITA’ E AFFOLLAMENTO
DISTRIBUZIONE
INVECCHIAMENTO
Stratificazione sociale
Rilevazioni di movimento
TRASFORMAZIONI NEL TEMPO
MOVIMENTI MIGRATORI
Mobilita sociale
155
Profilo Economico
è relativo alla condizione lavorativa e professionale dei vari membri della comunità
CAMBIAMENTI NEL SISTEMA PRODUTTIVO NAZIONALE INTERNAZIONALE;
DISTRIBUZIONE DELL’OCCUPAZIONE NEI DIVERSI SETTORI DI ATTIVITA’ ECONOMICA;
MODIFICAZIONE NELLA TIPOLOGIA DI OCCUPAZIONE;
DISOCCUPAZIONE;
LAVORO SOMMERSO
156
Profilo dei servizi
Si raccolgono dati relativamente alla presenza alla distribuzione dei servizi (socio sanitari, educativi, di solidarietà sociale) all’interno della comunità.
◼SERVIZI EDUCATIVISCUOLE
ATTIVITA’ PARROCCHIALI
ASSOCIAZIONISMO
◼SERVIZI SOCIOSANITARIDI BASE
SPECIALISTICI
DOMICILIARI
VOLONTARIATO ORGANIZZATO
COOPERATIVE SOCIALI
◼SERVIZI RICREATIVO CULTURALI (PUBBLICI PRIVATI)ATTREZZATURE SPORTIVE
LUOGHI DI RITROVODISCOTECHE
TEATRI
CINEMA
BIBLIOTECHE
157
Profilo Istituzionale
Organizzazioni specifiche che hanno aspetti normativi e morali
◼Istituzioni statali (comune, AUSL)
◼istituzioni economiche (imprese, banche)
◼Istituzioni politiche (partiti, club)
◼Istituzioni religiose
◼Forze dell’ordine
L’analisi delle caratteristiche strutturali del contesto deve essere affiancata dall’analisi del modo in cui le persone lo vivono.
158
Profilo antropologico
◼Attraverso la definizione del PROFILO ANTROPOLOGICO E CULTURALE è possibile conoscere storia, tradizioni e cultura di una comunità, ma anche i valori che orientano i comportamenti della persone che la compongono (atteggiamenti nei confronti di particolari problemi della comunità, ad esempio verso la tossicodipendenza, gli anziani, l’immigrazione). Secondo Martini e Torti (1988), la cultura è rappresentata da
<<tutti quei suggerimenti radicati nell’intimo e regolati da norme implicite che spingono gli individui a fare scelte di vita in una maniera che a loro sembra la più banale, la più ovvia, la più scontata e che invece è legata al loro sistema di valori>> (p. 34)
159
Profilo psicosociale
Analisi dei legami sociali (vincoli affettivi, Interessi comuni) che caratterizzano la comunità.
◼GRADO DI INTERAZIONE/INTEGRAZIONE TRA GRUPPI FORMALI E INFORMALI◼COLLABORAZIONE E CONFLITTO◼MAPPATURA DEI SOGGETTI◼COMPORTAMENTI COLLETTIVI [MOTIVAZIONI ED ESITI]◼GRADO DI APERTURA VERSO L’ESTERNO◼PROCESSI DI CREAZIONE DEL CONSENSO E DELL’EMARGINAZIONE
◼SENSO DI COMUNITA’
160
Profilo del futuro
Rappresenta il modo in cui una comunità si immagina il futuro, in relazione a tutti gli altri profili
ad esempio, come sarà il futuro della comunità XYZ dopo la chiusura delle industrie più grosse? Quale l’impatto sulle aspettative di qualità della vita?
I Focus group
162
I Focus group
●Il Focus group è una intervista – discussione di gruppo,
che mira ad indagare le opinioni personali rispetto ad un
determinato oggetto, stimolare la discussione rispetto
ad esso, condividere una visione di gruppo e proporre
(eventualmente) soluzioni ad un problema, o visioni
alternative
Presupposti
• L’interazione di gruppo favorisce l’emergere diinformazioni originali
• Discutendo con gli altri, le persone hanno lapossibilità e l’opportunità di dire la propria opinionee di farsi un’opinione riguardo ad un certoargomento
Obiettivi specifici di un focus group
• Rilevare i bisogni, i motivi, le percezioni e atteggiamenti di
partecipante/utente/ consumatore su una questione o prodotto
• Comprendere linguaggi e modi di dire tipici dell’
utente/consumatore su un fenomeno
• Pre-testare prodotti o materiali
• Analizzare l’adeguatezza di un intervento nello specifico
contesto (comunità, target)
• Diagnosticare i potenziali problemi di un servizio, prodotto,
programma o altro
•Interpretare i risultati di indagini quantitative
Vantaggi dei FG
• Sinergia e interazione
• Gli altri come “stimolo”, “reazioni a catena” tra i partecipanti
• Possibilità di affrontare argomenti “delicati”
• Risposte spontanee
• Raccolta dati veloce
Limiti del FG
• Mancanza di rappresentatività e risultati non
generalizzabili
• Uso improprio per dimostrare “ipotesi a priori” del
ricercatore o committente (“cherry-picking”)
• Dipende dalle abilità del conduttore
• Difficoltà nell’analisi dei dati
Criteri di selezione dei partecipanti
• In generale, omogeneità
• Si evitano quelle condizioni (es. diverso grado di istruzione) che potrebbero ostacolare la comunicazione e inibire l'intervento di alcune persone
• Si tende a non mettere insieme persone con status diverso
Caratteristiche di un FG
• In media 8 -12 partecipanti per gruppo
• Durata : circa 2 ore
• Metodo di registrazione: audio e video
• Setting rilassato e informale (refreshments)
Ruolo del conduttore
•Conosce l’argomento e prepara una guida per le domande
•Facilita una discussione stimolante senza perdere di vista l’obiettivo
•Mostra entusiasmo per catturare l’interesse del gruppo
•Mantiene il controllo del gruppo senza influenzare i partecipanti
Moderare un focus group
Apertura
●Si definisce la “cornice”:
•presentazione•descrizione ed obiettivi della ricerca•registrazione e anonimato (chi le ascolterà, assegnazione nomi fittizi)•regole e tempi
Esempi di apertura
•Benvenuti, grazie per…
•Il mio nome è …. lavoro per…
•C’è qui con me un’altra persona che mi aiuta…
•Abbiamo intenzione di capire meglio/studiare i…
•Abbiamo invitato, voi siete stati selezionati …
•Siamo molto interessati ad ascoltare il vostro
punto di vista perché avete molta esperienza in
merito…
Regole iniziali
•Stiamo registrando per non perdere parte dei commenti fatti da ognuno. Nessun nome sarà mostrato nel report finale.•Parlerà una sola persona per volta•Non ci sono risposte giuste o sbagliate ma punti di vista diversi.•Non c’è bisogno di essere d’accordo con gli altri però vi chiedo di ascoltare rispettosamente il punto di vista altrui.•Regole sui cellulari (o sull’uscire/mangiare/pause)
Le domande
•aperte, stimolante, utili, essenziali
•formulate in forma semplice, breve e chiara
•non imbarazzanti o colpevolizzanti o giudicanti
•tendenzialmente dirette al gruppo (in linea generale, senza chiedere il “giro”)
Durante il focus group
•Chiedere una domanda per volta
•Rimanere più neutrali possibili e non esibire reazioni
emotive particolari (assumere la posizione del “come se
avessi già sentito tutto”)
•Spiegare i passaggi degli argomento (“abbiamo parlato
fino ad adesso di.. adesso vorrei spostare l’attenzione
su…”)
•Non perdere il controllo dei presenti (occhi del
conduttore sempre sui partecipanti)
Domande introduttive
•Presentazione di ciascuno
–nome, dove vivi, qualifica
–Ice-breaker
•Domanda generale che introduce l’argomento.
–“quando senti la parola “X” cosa ti viene in mente?”
–“Qual è stata la vostra prima impressione del progetto
Y?”
Domande di transizione
•Domande che richiedono di esaminare la questione
sempre più in profondità
–“Quali sono i vantaggi del…?”
–“In che modo siete stati coinvolti in questo
progetto?” “
–“Parliamo delle iniziative che avete realizzato…”
Domande chiave
•Domande centrali per gli obiettivi di ricerca
•2-5 domande
•richieste di approfondimenti
–Parliamo dei tentativi che avete fatto per cambiare…
ma che non sono riusciti
–Quale è il ruolo degli altri in quello che avete fatto?
–Che cosa vi ha spinto a partecipare al trattamento?
Domande di chiusura
•Domanda di riassunto e rielaborazione–Di tutte le cose che abbiamo detto, quale è la più importante per te?–Immagina di avere un minuto per parlare di questo problema. Cosa direste?–Scrivi su un pezzo di carta una frase che meglio descrive la tua posizione riguardo la questione
•Chiedere conferma:–“Ho descritto bene quello che è stato detto?”
–“Ho dimenticato qualcosa?”
–“C’è qualcos’altro che si potrebbe aggiungere e che non è stato detto?”
La Ricerca-azione
181
La Ricerca-azione
Processo di studio e intervento su una comunità, nella
quale si stimola e si favorisce la partecipazione più ampia
possibile delle persone in tutte le fasi
Può utilizzare uno o più metodi di ricerca, sia quantitativi
che qualitativi
182
Requisiti per una Ricerca-Azione Partecipata
● Deve svilupparsi all’interno della comunità target
● Ha come obiettivo un cambiamento sociale, la
costruzione di una “comunità competente”
● Non ci sono separazioni rigide fra “soggetti” e “oggetti”
della ricerca, fra “tecnici” e “cittadini”.
● Anche per quanto riguarda la scelta degli strumenti, la
raccolta dei dati e la loro interpretazione
● Ogni conclusione di percorso deve dare spunto per una
nuova ripartenza
183
Il Ruolo dello Psicologo nella RAP
● Aiutare a identificare e circoscrivere il problema
● Assistere nella raccolta dei dati e nella loro
interpretazione, fornendo chiavi di lettura
● Collegare la situazione locale con quella più generale
● Aiutare a identificare soluzioni ai problemi
● Diffondere i risultati
184
La ricerca – azione (action – research) di Kurt
Lewin
Teoria e pratica sono strettamente
collegate, in un rapporto di circolarità a
livelli di complessità sempre maggiori.
Nasce dall’esigenza di conoscere e trasformare la
realtà
(Lewin 1946)
Pag. 150
186
Le caratteristiche peculiari della ricerca - azione
1) Approccio olistico al problema
2) Significatività del tema di ricerca per gli attori
coinvolti
3) Disponibilità del ricercatore a negoziare le fasi
4) Intervento del ricercatore nelle azioni da svolgere
5) Assenza di un metodo predefinito
6) Sviluppo personale e professionale degli attori della
RAP
7) Emancipazione degli attori
8) Strumenti descrittivi per la valutazione dei risultati
9) Produzione di un cambiamento sociale
187
Errori da evitare in una Ricerca-Azione
● Non indicare quale sia il gruppo di progetto e da chi è
composto: non si lavora mai da soli!
● Prevedere a priori la fase di ricerca e la fase di azione:
quest’ultima deve scaturire dalla fase di ricerca, pertanto
a priori si possono fare solo ipotesi
Gli strumenti di azione dello
psicologo di comunità
(…) è importante ribadire come non vi siano
metodologie migliori di altre, ma queste debbano
essere coerenti con gli obiettivi del progetto e
adeguate alla comunità in cui si lavora. Lo psicologo di
comunità, nella scelta delle azioni da svolgere, dovrebbe
identificare:
1) Qual è la comunità su cui vuole lavorare, analizzare le
caratteristiche peculiari e i bisogni specifici;
2) Quale cambiamento vuole perseguire, individuando
gli obiettivi dell’azione, il livello a cui si vuole agire, il
target a cui si vuole rivolgere
3) Come perseguire il cambiamento, ossia quali modelli
di lavoro e quali buone prassi utilizzare
Santinello, Vieno, Lenzi pag. 171
Gli strumenti dello psicologo di comunità
● Il cambiamento individuale
– training
– coaching e mentoring
● Il lavoro sul contesto
– Peer education
– Gruppi di auto-aiuto
● Lavoro di Rete
Il Training individuale
● Aumentare le conoscenze
● Promuovere abilità
● Modificare atteggiamenti
Mentoring e Coaching
Tecniche che prevedono l’accompagnamento
ad una persona o un gruppo
per sviluppare il potenziale di crescita
Principale differenza:
il mentoring si affida ad una risorsa volontaria
Il coaching ad una risorsa professionale
La peer education: lavorare sul contesto
● Tecnica di formazione/training che si basa sulla
simmetria di relazione fra le persone
● Fasi:
–Reclutamento dei pari
– Formazione dei pari
– Azione dei pari
– Sostegno e monitoraggio ai pari
– Valutazione
I Gruppi di auto-aiuto
Piccoli gruppi di persone che si riuniscono per specifiche
finalità:
a) Controllo del comportamento (es.: alcolismo)
b) Sostegno reciproco in fasi o situazioni delicate
c) Crescita personale e autorealizzazione
d) Azione sociale
È possibile che ci siano gruppi «misti», così come è possibile che
le finalità cambino nel corso del tempo
195
Il lavoro di rete
196
DEFINIZIONE DI RETE SOCIALE
●Insieme specifico di legami tra un insieme definito
di persone. (Mitchell, 1969)
Le caratteristiche dei legami aiutano a comprendere e
ad interpretare il comportamento sociale delle
persone coinvolte in tali legami
197
DISTINZIONE TRA RETE SOCIALE E RETE
PERSONALE
●RETE SOCIALE
insieme dei legami fra tutti i membri di una
popolazione
●RETE PERSONALE
insieme dei legami che circondano un singolo
individuo
198
LA RETE SOCIALE
(Cohen, Wills, 1985)
Essere inserito in una rete sociale permette di :
◼Vivere esperienze positive
◼Ricoprire, all’interno della comunità, un insieme di
ruoli stabili, socialmente riconosciuti e gratificanti
◼Sviluppare legami e/o rapporti supportivi
199
CARATTERISTICHE DELLA RETE SOCIALE (1)
●STRUTTURA
●INTERAZIONE FRA LE PERSONE
●QUALITA’ DELLE RELAZIONI
●FUNZIONE, OVVERO TIPO DI SOSTEGNO FORNITO
200
CARATTERISTICHE DELLA RETE SOCIALE (2)
STRUTTURA
Comprende variabili morfologiche quali:
●Ampiezza: numero di persone incluse nella rete
●Densità: grado di interconnessione fra i membri
della rete
●Frequenza dell’interazione: frequenza, forza e
intensità dei legami sociali
●Clusters; sottoinsieme della rete dove i rapporti tra i
membri sono molto fitti
201
CARATTERISTICHE DELLA RETE SOCIALE (3)
INTERAZIONE TRA LE PERSONE
Comprende variabili che descrivono il tipo di relazione tra i
membri
●Reciprocità
●Complessità
●Setting ambientale
202
CARATTERISTICHE DELLA RETE SOCIALE (4)
QUALITA’ DELLE RELAZIONI
La vicinanza, la qualità affettiva dei legami
(superficiali, di amicizia , di intimità, etc)
203
CARATTERISTICHE DELLA RETE SOCIALE (5)
FUNZIONE
La specifica funzione svolta dai membri della rete
(sostegno emotivo, aiuto pratico, informazioni utili, etc)
204
UN ESEMPIO DI RETE SOCIALE
PAOLO
ANDREA
LUCA
MARCO
LE LINEE UNISCONO LE
PERSONE CHE SI
CONOSCONO
LA LUNGHEZZA DELLE LINEE È
PROPORZIONALE ALLA
VICINANZA EMOTIVA
205
EGO
Famiglia/parentela
A
m
i
c
i
Vicini
di casa
Colleghi di
lavoro o di
scuola
Operatori sociali
professionali
COSTRUISCI LA TUA RETE SOCIALE
1. INDIVIDUA I SETTORI PIÙ IMPORTANTI
Fonte: Todd (1979)
206
EGO
Famiglia/parentela
Amici
Vicini di casa
Colleghi di lavoro o di
scuola
Operatori sociali professionali
2. SCRIVI I NOMI DELLE PERSONE CHE COMPONGONO LA RETE, A SECONDA DELLA LORO VICINANZA
MARCOLUISA
FRANCO
CARLA
ANGELAMARIO
SOFIA
207
EGO
Famiglia/parentela
Amici
Vicini di casa
Colleghi di lavoro o di
scuola
Operatori sociali professionali
3. UNISCI I NOMI AL CENTRO
MARCOLUISA
FRANCO
CARLA
ANGELAMARIO
SOFIA
208
EGO
Famiglia/parentela
Amici
Vicini di casa
Colleghi di lavoro o di
scuola
Operatori sociali professionali
4. UNISCI I NOMI DELLE PERSONE CHE SI CONOSCONO
MARCOLUISA
FRANCO
CARLA
ANGELAMARIO
SOFIA
209
L’INDIVIDUAZIONE DELLA RETE SOCIALE
●Vengono studiati alcuni elementi della rete, al fine di capirne i punti di forza e di debolezza:
–Dimensione della rete
–Tipo di legame (qualità, forza, interazioni..)
–Frequenza dei contatti
–Reciprocità dei legami e loro durata
–Possibilità della rete di suddividersi in unità più piccole
–Eventuali conflittualità fra unità o fra persone
210
CARATTERISTICHE DELLA RETE E POSSIBILITA’ DI
SOSTEGNO (1)
●RETE COESA ED OMOGENEA
Buone possibilità e disponibilità di sostegno, ma
spesso dipendente dal controllo normativo che la
rete richiede (l’individuo, per far parte della rete,
deve seguire determinate regole)
211
ESEMPIO DI RETE COESA ED OMOGENEA
212
CARATTERISTICHE DELLA RETE E POSSIBILITA’ DI
SOSTEGNO (2)
●RETE FRAMMENTATA
Piccoli gruppi quasi indipendenti fra loro; offre
maggiori possibilità di ricevere sostegno, ma meno
stabile e diffuso rispetto alla rete coesa
213
ESEMPIO DI RETE FRAMMENTATA
214
CARATTERISTICHE DELLA RETE E POSSIBILITA’ DI SOSTEGNO
(3)
●RETE DISPERSA
Rete di persone che per lo più non si conoscono,
caratterizzata da relazioni sporadiche e di breve
durata. Le possibilità di ricevere sostegno sono
minime
215
UN ESEMPIO DI RETE DISPERSA
216
IL LAVORO DI RETE - OBIETTIVI
Una volta individuata e rappresentata la rete sociale, è
possibile lavorare per:
– Valorizzare gli elementi positivi delle relazioni
– Minimizzare la dispersione delle risorse della rete,
riorganizzando i sistemi di supporto
– Rinforzare e sostenere i legami
– Allargare la rete con nuove risorse
– Contattare gli irraggiungibili