PSICOLOGIA CLINICA E PSICOTERAPIA 9; - Aracne editrice · PSICOLOGIA CLINICA E PSICOTERAPIA 9; ......

21
PSICOLOGIA CLINICA E PSICOTERAPIA Collana diretta da Rosario Di Sauro A

Transcript of PSICOLOGIA CLINICA E PSICOTERAPIA 9; - Aracne editrice · PSICOLOGIA CLINICA E PSICOTERAPIA 9; ......

PSICOLOGIA CLINICA E PSICOTERAPIA

13

Collana diretta daRosario Di Sauro

A11404

Mauro CorsaroLa comunicazione non verbaleAnalisi del linguaggio corporeo

Copyright © MMXIARACNE editrice S.r.l.

[email protected]

via Raffaele Garofalo, 133/A–B00173 Roma(06) 93781065

ISBN 978–88–548–4128–4

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: giugno 2011

Il libro è dedicato a coloro che si occupano dello studio

dell’essere umano, nel rispetto della sua complessità

7

Indice

11 Prefazione 13 Introduzione 15 Capitolo I Premesse teoriche 19 Capitolo II Le emozioni 23 Capitolo III Premesse sulla CNV 25 Capitolo IV Il sistema paralinguistico 29 Capitolo V La postura 33 Capitolo VI La prossemica 37 Capitolo VII L’aptica

La comunicazione non verbale 8

41 Capitolo VIII La gestualità 47 Capitolo IX Gli occhi 51 Capitolo X La testa 55 Capitolo XI La bocca 59 Capitolo XII Le mani 65 Capitolo XIII Le braccia 69 Capitolo XIV Il tronco 71 Capitolo XV Gli arti inferiori 75 Capitolo XVI Le reazioni psicofisiologiche 79 Capitolo XVII L’anatomia dei muscoli facciali 81 Capitolo XVIII La mimica facciale 85 Capitolo XIX Le espressioni facciali

Indice 9

91 Capitolo XX Le microespressioni facciali 95 Capitolo XXI Le asimmetrie espressive 99 Capitolo XXII L’espressione della sorpresa 103 Capitolo XXIII L’espressione della paura 109 Capitolo XXIV L’espressione del disgusto 113 Capitolo XXV L’espressione della rabbia 117 Capitolo XXVI L’espressione della felicità 119 Capitolo XXVII L’espressione della tristezza 123 Capitolo XXVIII Segnali relazionali 129 Capitolo XXIX Stabilire il Baseline 135 Capitolo XXX Tecniche di analisi della CNV 139 Capitolo XXXI Incongruenze comunicative

La comunicazione non verbale 10

147 Capitolo XXXII Attenzione, percezione e memoria 153 Capitolo XXXIII Menzogne e CNV 157 Capitolo XXXIV Riconoscere la menzogna 163 Capitolo XXXV Manipolazioni delle espressioni 167 Appendice A Movimento delle singole parti del volto e muscoli 173 Appendice B Tabelle di ricerca rapida 181 Appendice C Tabelle con analisi differenziale 199 Appendice D Scheda per la definizione del Baseline 201 Appendice E Software utilizzati 203 Bibliografia

11

Prefazione Se una breve prefazione ad un testo vale come una presentazione

dell’autore e del suo impegno, accolgo con piacere l’invito che mi è stato fatto a scriverla.

Sappiamo che l’essere umano, per inviare messaggi interpersonali, si affida solo limitatamente alle parole e molto di più a tutto quell’insieme di gesti, atteggiamenti, significazioni somatiche che vanno sotto il nome di comunicazione non verbale.

Comunicazione non verbale come comunicazione corporea, sinteti-ca più che analitica, spontanea più che mediata.

Dunque comunicazione olistica, profonda, comportamentale, arche-tipica che si rivolge direttamente a ciò che nell’altro è simile, a dove è dato ritrovarsi, rispecchiarsi.

Il lavoro dell’autore non ha preso forma solo nell’elicitazione di contenuti saggistici armonicamente offerti al lettore, ma anche e so-prattutto nel coinvolgimento emozionale, appassionato che ci trasmet-te e di cui tale esposizione è un prodotto, maturato in lunghi periodi di esperienza clinica.

Esperienza protratta e centrata sulla relazione d’aiuto, sul contatto diretto con l’altro, sull’empatia necessaria per comprendere quanto ac-cade con l’altro, all’altro, e nell’altro.

Questo testo pertanto non si riduce ad essere un manuale per am-pliare e sistematizzare conoscenze sul principale modo di comunicare degli uomini, ma si presenta anche come testimonianza di un modo di procedere, sia nella prassi terapeutica che nell’attività intellettuale.

La comunicazione non verbale 12

L’autore ci conduce lì dove ha allestito il suo laboratorio quotidia-no: un laboratorio di formulazione e verifica d’ipotesi, sostenute da continue riflessioni circa quella dinamica co-evolutiva, emozionale e comunicativa, che lega inevitabilmente terapeuta e paziente.

Paolo Montenero

13

Introduzione In questo manuale voglio occuparmi della comunicazione non ver-

bale (CNV). Voglio farlo in modo sistematizzato e chiaro, partendo dai presupposti teorici psicofisiologici, fino ad arrivare alla lettura dei segnali comunicativi più nascosti della CNV, che svelano però il si-gnificato completo.

Partirò dai lavori classici sull’argomento con l’obiettivo di sistema-tizzare un manuale che sia di facile consultazione, creando delle tabel-le esemplificative e di comoda interpretazione per chiunque voglia comprendere meglio come l’essere umano utilizza tutto il suo corpo per comunicare, in relazione ai pensieri, consapevoli e non, e ai vissuti emotivi concomitanti.

Spesso le persone prestano una grande attenzione al contenuto ver-bale della comunicazione sul piano cosciente, e captano in maniera più o meno automatica e talvolta addirittura inconsapevole, tutto ciò che concerne la CNV. Talvolta si manifestano delle incongruenze evidenti fra la comunicazione verbale e quella non verbale. Per esempio si può dire di no, annuendo con il capo, o dire di essere sereni con un tono di voce alto e stridente, o lasciar trapelare una microespressione di felici-tà all’interno di un volto triste.

L’intenzione di questo libro è quella di fornire una gamma di tecni-che, ma soprattutto una sorta di insight, schiudendo la possibilità di poter analizzare in modo più razionale, tutti gli aspetti comunicativi. Secondo uno studio condotto nel 1972 da Albert Mehrabian ciò che viene percepito durante la comunicazione può essere così suddiviso:

La comunicazione non verbale 14

Aspetto verbale 7%, aspetto dell’intonazione vocale 38%, movimenti del corpo (soprattutto espressioni facciali) 55%.

In relazione a ciò è interessante notare come in realtà noi prestiamo “attenzione analitica” con intensità quasi inversamente proporzionale alle percentuali espresse da Meharabian. Il fatto è tangibile quando ci capita di dire “il discorso sembra giusto, ma a pelle, a istinto, non mi convince”; oppure quando diciamo “non era convinto nemmeno lui di quello che stava dicendo”. In realtà l’istinto, il sesto senso, altro non sono che il frutto di processi mentali non codificati in modo analitico, bensì analogico, che però influenzano decisamente il significato com-pleto della comunicazione.

Questo discorso non è soltanto valido per ciò che riguarda la nostra funzione ricettiva, ma è parimenti traslabile alla funzione espressiva della comunicazione, e verosimilmente secondo le stesse modalità prestiamo attenzione a ciò che noi stessi diciamo.

Mauro Corsaro

15

Capitolo I

Premesse teoriche

Nel corso di questi ultimi decenni

le conoscenze sul cervello sono au-mentate notevolmente. E con l’aumentare del sapere neurofisiolo-gico, è parallelamente accresciuta la conoscenza del funzionamento dei processi mentali. Il cervello è fonda-mentalmente suddiviso in aree sotto-corticali ed aree corticali, ma le più recenti teorie funzionali tendono a considerare il cervello suddiviso in emisfero destro e sinistro. Mentre l’emisfero sinistro processa le informazioni in modo analitico, più len-to e più preciso, l’emisfero destro lavora in modo analogico, più velo-ce ma più impreciso. Le funzioni dell’emisfero destro, sono per lo più inconsapevoli e utilizzano un processo non lineare che consente un’elaborazione in parallelo. La dominanza dell’emisfero destro per quanto riguarda il funzionamento emozionale e corporeo che agisce in modo inconsapevole e automatico, consente all’emisfero sinistro di poter lavorare in modo logico-sequenziale.

Nel bambino le prime relazioni affettive formano dei circuiti nell’emisfero destro del cervello, utili a riconoscere e reagire alle per-sone significative, modellando risposte, le sensazioni di sicurezza o pericolo e l’autoregolazione emozionale (Sacco e Testa, 2009). Lesio-ni all’emisfero destro ad esempio possono compromettere la capacità

Figura 1 Modello a 8 punti

La comunicazione non verbale 16

di lettura delle espressioni facciali, della gestualità, della mimica e del tono della voce (Blonder et al., 1991). Dunque emozioni e risposte corporee scaturiscono prevalentemente dal pensiero di tipo analogico. Malgrado la comunicazione interemisferica, infatti, quasi sempre ten-diamo ad analizzare le cose in modo automatico, mediante l’emisfero destro; tra l’altro è molto meno faticoso. Spesso quindi sfugge il pro-cesso logico di pensiero che ci porta ad emozioni o comportamenti in una determinata circostanza. Eppure i processi mentali analitici e ana-logici sono sempre in funzione e generano una sorta di dialogo interio-re. Quest’ultimo può essere del tutto inconsapevole, parzialmente con-sapevole, pienamente consapevole, ed è ciò che porterà a provare e-mozioni ed adottare comportamenti.

Prenderò in considerazione una teoria cognitivista elaborata da Wessler & Wessler (1980) detta “modello ad otto punti”. Sarà utile per schematizzare quali sono i processi di pensiero analitici e analogi-ci. (fig.1). In altre parole scopriremo cosa pensa il cervello in modo più o meno inconsapevole prima che nasca un emozione o un compor-tamento.

1) Evento attivante. È la circostanza in cui la persona si trova in uno specifico momento. In seguito ad un dialogo interiore soggettivo, la persona tenderà a collegare una determinata emozione all’evento stesso, in modo automatico e senza un’attenta analisi dei flussi di pen-siero. (Es. “Andare in banca mi fa venire ansia”. Tale evento in sé non significa nulla, è neutro; saranno i successivi processi mentali a far scaturire ansia o meno).

2) Attenzione selettiva. L’attenzione non è un processo passivo ma dipende da una scelta più o meno inconscia che la persona opera. Condizionati dalle proprie convinzioni le persone non considerano tut-ti gli aspetti della realtà ma si focalizzano su particolari che al momen-to ritengono più importanti. (Es. La stessa persona in banca sarà più attenta a considerare il numero di persone piuttosto che le brochure dei servizi bancari: “C’è troppa gente”).

3) Rappresentazione e simbolizzazione. Nei loro processi di pensie-ro le persone percepiscono, definiscono e descrivono le cose, gli av-venimenti e le situazioni, in un determinato modo, attraverso rappre-sentazioni metaforiche. Si accede alla conoscenza implicita, agli schemi corporei, ai simboli, e alle rappresentazioni inconsce, e tutto

Capitolo I - Premesse teoriche 17

ciò assume un valore soggettivo. (Es. “Per me la banca significa stare a stretto contatto con gli altri, mi manca l’aria”).

4) Inferenze e interpretazioni. Nel processo inferenziale, le persone coloriscono una situazione o un evento a loro piacimento, interpretan-do la realtà senza alcun riscontro oggettivo (es.: “Siccome perderò un sacco di tempo in banca significa che sto sprecando il mio tempo e non riuscirò a fare tutte le cose importanti che devo assolutamente fa-re”). Ho sottolineato quattro processi inferenziali, che non sono ogget-tivi e riscontrabili a priori.

5) Valutazione e giudizio. Qui avviene il più importante processo cognitivo della sequenza, cioè il passaggio dai precedenti processi co-gnitivi, relativamente “freddi”, di definizione e interpretazione della percezione dell’evento, a quelle che vengono chiamate “cognizioni calde”. (Es. “Siccome non riuscirò a fare quello che dovrei e spreco il mio tempo significa che non so gestire la mia vita, né oggi né mai!”)

6) Emozioni esperite. Lo stato d’animo e l’emozione saranno una conseguenza dei precedenti processi mentali. (Es. La persona prova forte ansia).

7) Risposte corporee e comportamenti. Comportamenti o reazioni corporee vanno di pari passo con lo stato emotivo (Es. La persona re-spira affannosamente, si agita e suda, impallidisce, ecc.).

8) Rinforzi ambientali. L’ambiente in cui l’individuo si trova forni-sce delle informazioni e delle risposte. L’ottavo punto torna dunque ad essere un primo punto, cioè un evento attivante da cui procederà un nuovo processo di attenzione selettiva e così via (Es. La persona an-siosa attirerà l’attenzione del vicino di fila e logicamente la sua atten-zione selettiva ne coglierà il fatto, stando attento a chi lo guarda - di certo non a chi non lo guarda). Questo significherà altro ancora.

Riassumendo, la persona dell’esempio, proferirà verbalmente la frase utilizzando l’emisfero sinistro per esprimere a parole il concetto: “Andare in banca mi fa venire ansia”; in realtà la persona pensa, in modo analogico, ben altro: “Vado in banca, ma c’è troppa gente, si-gnifica stare a stretto contatto con gli altri e in questi casi mi manca l’aria, oltretutto perderò un sacco di tempo, e non riuscirò a fare tutte le cose importanti che dovrei assolutamente fare; questo significa che non saprò gestire la mia vita, né oggi né mai!”. Questo è il vero mo-tivo per cui questa persona prova l’ansia. I due pensieri non sono di-

La comunicazione non verbale 18

versi, e coesistono. Uno viene espresso mediante la comunicazione verbale, l’altro, la versione lunga e analogica, più autentico e vicino alla sfera emotiva, mediante la CNV.

19

Capitolo II

Le emozioni

Le emozioni possono essere con

licenza definite uno strumento che abbiamo per interpretare la realtà. At-traverso lo stato emotivo esperito ci rendiamo conto di quanto sia piace-vole o spiacevole una situazione per noi, al di là dei processi mentali che soggiacciono ad essa.

Una distinzione che emerge dalla letteratura sulle emozioni è quella tra “emozioni primarie” ed “emozioni secondarie”. La maggior parte delle ricerche empiriche riporta dati su specifiche emozioni come la paura, la rabbia, la tristezza o la gioia, indicate come primarie. Meno numerose sono le ricerche su emozioni non primarie, quali la vergogna, la colpa, l’orgoglio, l’imbarazzo, il rammarico, e simili, indicate come secondarie o complesse. Questa di-stinzione è molto antica e risale alla tradizione filosofica, dalla quale le emozioni primarie erano generalmente considerate il fondamento di tutta la vita umana. In realtà si potrebbe stringare il tutto a due sempli-ci emozioni di base: piacere e dolore.

La psicologia considera per lo studio delle emozioni tre approcci fondamentali. Secondo l’approccio categoriale le emozioni sono degli eventi complessi qualitativamente diversi l’uno dall’altro. Molti autori si sono occupati di queste diversificazioni e si è giunti nel 1972 a con-

Figura 2 Ruota di Plutchick

La comunicazione non verbale 20

siderare nella tradizione psicologica sette emozioni differenti: paura, tristezza, rabbia, gioia, interesse, sorpresa e disgusto. Successivamente Izard nel 1977 arricchì l’elenco con altre tre emozioni: timidezza, ver-gogna e colpa.

Nell’approccio dimensionale le emozioni non sono realtà assolute e separate, ma piuttosto variano in funzione di un gradiente di intensità.

Sulla base delle descrizioni individuali fornite dai soggetti nelle ri-cerche di laboratorio, Plutchick ha elaborato una chiave di lettura che mostra le risultanti della mescolanza delle emozioni. Secondo Plu-tchick è utile fornire una lettura combinata di alcune emozioni (fig.2).

Per esempio paura e sorpresa si combinano nello spavento. L’intensità dell’emozione può variare su un asse ortogonale al cer-

chio, per esempio la paura aumentando può divenire terrore, diminu-endo può divenire apprensione.

Esiste inoltre l’approccio componenziale, che ipotizza che almeno alcune componenti fondamentali della mimica facciale possiedono un significato intrinseco. Tale approccio si pone a metà fra quello catego-riale e quello dimensionale. Tale approccio considera la mimica fac-ciale come indicatore di stati emotivi.

Le emozioni sono dunque un fattore indiscutibilmente importante per l’analisi della CNV e fortemente associato ai comportamenti.

Il comportamento, insieme all’emozione, è il risultato finale di pro-cessi mentali che insorgono al verificarsi di una qualsiasi situazione attivante, che provenga dall’esterno o dall’interno della persona. Ma come abbiamo visto i processi di pensiero possono essere sia analitici che analogici, consapevoli o inconsapevoli, consci o inconsci. Sia in un caso che nell’altro, essi giocano un ruolo fondamentale sia per le emozioni che per i comportamenti. Questi ultimi hanno a che fare con il corpo, e possono essere volontari o involontari (arrossire, respirare, muoversi, ecc). Infatti i comportamenti riguardano anche le risposte psicofisiologiche. Di conseguenza il linguaggio non verbale sarà intri-so di pensieri analogici, preconcetti, principi fondamentali, correlati emotivi, che si manifesteranno nei comportamenti e nelle risposte cor-poree. Possiamo concludere quindi che tutta la CNV è un comporta-mento.

Secondo la teoria dell’autopercezione, è altrettanto vero che siamo in grado di capire i nostri stati emotivi solo avendo una rappresenta-

Capitolo II - Le emozioni 21

zione mentale del nostro comportamento non verbale. Da questo punto di vista le sensazioni sono la conseguenza dei nostri comportamenti. In uno studio del 2003 (Schnall S., Laird J. D.) si è osservato l’effetto che produceva l’assumere la stessa espressione per tempi relativamen-te lunghi (circa mezz’ora). Questo comportava l’insorgere di stati e-motivi e ricordi legati all’emozione corrispondente alla mimica faccia-le. Essendo un processo di tipo circolare è vero che le emozioni e i comportamenti si influenzano a vicenda e insieme influenzano i pen-sieri, com’è altrettanto vero il contrario.

Figura 3 Schema processi mentali emotivi e comportamentali