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Anno XXIII - N. 285 giugno 2019 Pubblicazione riservata ai Servi della Carità 285 San Luigi Guanella 23 ottobre 2011 Provincia S. Cuore - Opera don Guanella - Via T. Grossi, 18 - 22100 COMO (Italy) tel. (+39) 031.296.711 - fax (+39) 031.302.995 Internet: http://www.provinciasacrocuore.it - Email: [email protected] Lettera fraterna del P. Provinciale Armonia dentro l'uomo. Omelia del Papa a Pasqua Tutti a scuola del Carisma Quarto incontro A Riva San Vitale la festa di Primavera pag. 3 pag. 4 pag. 12 pag. 21 FRAMMENTI «...provocazioni che forse ciascuno di noi può riprendere nel corso dell’estate, quando avremo qualche giorno di vacanza per mettere mano, anche in forma più precisa, ad una rinnovata attenzione al nostro “crescere ” » A genda di f amiglia DALLA VISITA CANONICA

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Anno XXIII - N. 285giugno 2019Pubblicazione riservata ai Servi della Carità

285 San Luigi Guanella23 ottobre 2011

Provincia S. Cuore - Opera don Guanella - Via T. Grossi, 18 - 22100 COMO (Italy)tel. (+39) 031.296.711 - fax (+39) 031.302.995Internet: http://www.provinciasacrocuore.it - Email: [email protected]

Lettera fraterna del P. Provinciale

Armonia dentro l'uomo.Omelia del Papa a Pasqua

Tutti a scuola del Carisma Quarto incontro

A Riva San Vitale la festa di Primavera

pag. 3 pag. 4 pag. 12 pag. 21

FRAMMENTI «...provocazioni che forse ciascuno di noi può riprendere nel corso dell’estate, quando

avremo qualche giorno di vacanza per mettere mano, anche in forma più precisa, ad una rinnovata attenzione al nostro “crescere ” »

Agenda di famiglia

DALLA VISITA CANONICA

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O Cuore del mio Gesù, mostratevi

anche a me. Apparite-mi colla potenza della vostra grazia. Mostra-tevi col buon influsso delle vostre inspi-razioni sante. Buon Gesù, voi per amore vi trasfiguraste nel presepio, per amore al Taborre, per amore vi trasfiguraste al Cal-vario del patimento e

poi al sepolcro della risurrezione. Per amor mio voi vi trasfigurate nel Santissimo Sacra-mento dello altare, ma io quando sarà che per amor vostro mi sforzi a trasfigurarmi in voi con imitare le vostre sante virtù? Porgetemi l'aiuto vostro, o Cuore amantissimo di Gesù mio salvatore.

DON

GUAN

ELLA

CI P

ARLA

- RIFLE

SSION

I CUORE DI CRISTO, CUORE DI PADREGIUGNO - MESE DEL S. CUORE

Amore del Cuore di Gesù,

infiamma il mio cuore.Carità del

Cuore di Gesù, diffonditi nel

mio cuore.Forza del

Cuore di Gesù, sostieni il mio

cuore L. Guanella, Nel Mese del fervore, p. 1213

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n. 285 • Anno XXIII • giugno 2019 • pagina 3Agenda di famiglia

Nello scrivere questa lettera mensile desidero condivi-

dere due momenti particolari, vissuti nell’incontro personale con i Confratelli, nel corso delle visite canoniche di questi ultimi mesi. Mi riservo per un’altra occasione una condivisione più ampia e glo-bale sull’insieme della visita ca-nonica stessa, soffermandomi ora unicamente su due incontri che mi risuonano come una provocazione ricevuta e da condividere.In un primo incontro mi hai edifi-cato la disponibilità, non estorta o contrattata, ma libera e immedia-ta, con la quale ho avuto risposta ad una proposta di obbedienza che ha richiesto al confratello di lascia-re un’esperienza in corso buona e gratificante. Mi ha edificato la libertà sottesa, il non attaccamento ruoli o funzioni, il non possesso del compito affida-to, il percepirsi parte di un tutto pur nell’evidenza della fatica e del dispiacere di lasciare ciò che dà soddisfazioni e a cui si tiene parti-colarmente. Si può pensare che questa, per un religioso, sia la normalità ma mi hanno comunque colpito non solo la disponibilità ma l’immediatezza che l’ha accompagnata. Ho sco-perto in questa circostanza, tra-mite il confratello, un’espressione di San Francesco di Sales che non conoscevo nella quale si dice che “occorre saper fare volentieri ciò che molto volentieri si eviterebbe di fare“. Mi è parso davvero un esempio po-sitivo pensando anche alla nostra Provincia, nella quale per i tanti bisogni esistenti, si chiede a Con-fratelli che, soprattutto in ragione dell’età, avrebbero anche il “dirit-to” di stare tranquilli di “scomo-darsi” con nuove obbedienze.In un secondo incontro mi ha po-

sitivamente colpito che il primo ma soprattutto principale oggetto del dialogo personale sia stata la regola di vita. Il Confratello non mi ha parlato sbrigativamente del-le “nostre” regole, del fatto che è presente a meditazione o ai vespri, ma della “sua” regola di vita.Non è stata certo l’unica occasione in cui, nel corso della visita canoni-ca, in modo non formale qualcuno abbia parlato col Provinciale anche di sé e della propria vita spirituale, ma in questo caso mi ha sorpreso il metodo di una regola personale di vita come strumento codificato che ha richiesto pensiero e si espo-ne ad una verifica.La cosa mi ha colpito e edificato perché ho colto la tensione alla ricerca di un’autenticità non data per scontata dentro uno stato di vita, quella religiosa, che comun-que è già fatta di cose in sé buone, ma desiderata, ricercata e perse-guita attraverso impegni, attenzio-ni, priorità che diventano regola per sé stessi. Ho colto l’attenzione a dare senso e valore ad una serie di espressio-ni quotidiane attraverso le quali la propria maturità umana e di fede, la vita spirituale e comunitaria, il proprio servizio diventano oggetto di un’attenzione consapevole viva-ce e non scontato fluire di cose che comunque si fanno.Davvero una bella provocazio-ne che forse ciascuno di noi può riprendere nel corso dell’estate, quando avremo qualche giorno di vacanza per mettere mano, anche in forma più precisa, ad una rinno-vata attenzione al nostro “cresce-re”.Fraternamente don Marco Grega

CARISSIMI CONFRATELLI lettera fraterna

CONGREGAZIONE SERVI DELLA CARITÀ

VIA DI VIRTÙ E DI SANTITÀCOMMENTO ALLE COSTITUZIONI

«... con viva speranza mi au-guro che questo commento ci convinca a penetrare lo spirito del nostro testo fondamentale e divenga stimolo e aiuto per la preghiera personale e la condi-visione comunitaria. Auspico che divenga anche un valido sussidio di formazione, sia iniziale sia permanente, apprezzato da tutti e particolarmente dai giovani confratelli desiderosi di abbeve-rarsi alla spiritualità e al carisma di don Guanella, nella comune aspirazione ad assimilare sempre meglio i valori della vocazione e di viverli in fedeltà allo Spirito e alla nostra tradizione... »

P. Alfonso Crippa, Superiore Generale emerito

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a cura di don Marco Grega

LO SPIRITO non è, come potrebbe sembrare, una cosa astratta; è la Persona più concreta,

più vicina, quella che ci cambia la vita. Come fa? Guardiamo agli Apostoli. Lo Spirito non ha reso loro le cose più facili, non ha fatto miracoli spetta-colari, non ha tolto di mezzo problemi e opposito-ri, ma lo Spirito ha portato nelle vite dei discepoli un’armonia che mancava, la sua, perché Egli è ar-monia.

Armonia dentro l’uomo. Dentro, nel cuore i disce-poli avevano bisogno di essere cambiati. La loro storia ci dice che persino vedere il Risorto non ba-sta, se non Lo si accoglie nel cuore. Non serve sa-pere che il Risorto è vivo se non si vive da Risorti. Ed è lo Spirito che fa vivere e rivivere Gesù in noi, che ci risuscita dentro. Per questo Gesù, incon-trando i suoi, ripete: «Pace a voi!» (Gv20,19.21) e dona lo Spirito. La pace non consiste nel siste-mare i problemi di fuori – Dio non toglie ai suoi tribolazioni e persecuzioni – ma nel ricevere lo Spirito Santo. In questo consiste la pace, quella pace data agli Apostoli, quella pace che non libe-ra dai problemi ma nei problemi, è offerta a cia-scuno di noi. È una pace che rende il cuore simile al mare profondo, che è sempre tranquillo anche quando in superficie le onde si agitano. È un’ar-monia così profonda che può trasformare persi-no le persecuzioni in beatitudini. Quante volte, invece, rimaniamo in superficie! Anziché cercare lo Spirito tentiamo di rimanere a galla, pensando che tutto andrà meglio se passerà quel guaio, se

non vedrò più quella persona, se migliorerà quel-la situazione. Ma questo è rimanere in superfi-cie: passato un problema ne arriverà un altro e l’inquietudine ritornerà. Non è prendendo le di-stanze da chi non la pensa come noi che saremo sereni, non è risolvendo il guaio del momento che staremo in pace. La svolta è la pace di Gesù, è l’armonia dello Spirito.

Oggi, nella fretta che il nostro tempo ci impone, sembra che l’armonia sia emarginata: tirati da mil-le parti rischiamo di scoppiare, sollecitati da un nervosismo continuo che fa reagire male a ogni cosa. E si cerca la soluzione rapida, una pastiglia dietro l’altra per andare avanti, un’emozione die-tro l’altra per sentirsi vivi. Ma abbiamo soprattutto bisogno dello Spirito: è Lui che mette ordine nella frenesia. Egli è pace nell’inquietudine, fiducia nel-lo scoraggiamento, gioia nella tristezza, gioventù nella vecchiaia, coraggio nella prova. È Colui che, tra le correnti tempestose della vita, fissa l’ancora della speranza. È lo Spirito che, come dice oggi San Paolo, ci impedisce di ricadere nella paura perché ci fa sentire figli amati (cfr Rm 8,15). È il Consolatore, che ci trasmette la tenerezza di Dio. Senza lo Spirito la vita cristiana è sfilacciata, priva dell’amore che tutto unisce. Senza lo Spirito Gesù rimane un personaggio del passato, con lo Spiri-to è persona viva oggi; senza lo Spirito la Scrittu-ra è lettera morta, con lo Spirito è Parola di vita. Un cristianesimo senza lo Spirito è un moralismo senza gioia; con lo Spirito è vita.

ARMONIA DENTRO L'UOMO dalla omelia di Pentecoste di papa Francesco, Roma 9 giugno 2019

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n. 285 • Anno XXIII • giugno 2019 • pagina 5Agenda di famiglia

Il 7 maggio, martedì mattina, la visita canonica è iniziata

condividendo il momento set-timanale della Lectio Divina co-munitaria. Direi che proprio la condivisione del vissuto quotidiano della co-munità religiosa è stata la cifra che ha contraddistinto la presenza di don Marco tra di noi. Evidente-mente le figure e i ritmi di vita dei confratelli non gli erano del tutto sconosciuti, sia per il fatto che egli vi viene a contatto frequentemen-te quando non è altrove sia per-ché negli anni scorsi è stato anche

superiore locale ad interim; tutta-via in questi giorni ha avuto modo di osservare più da vicino ed in modo continuativo la nostra real-tà di vita, cogliendone dinamiche, pregi e limiti.

A rendere particolare e forse più complicato che altrove questo accostamento alla quotidianità di noi della Casa Madre vi è il fat-to che la nostra presenza è abba-stanza dislocata: oltre al fatto che siamo impegnati su due fronti (Casa Divina Provvidenza e Casa di Gino), molti di noi sono cappellani presso le nostre consorelle, in for-

MONDO GUANELLIANO I TA L I A

a cura di DON REMIGIO OPRANDI &

DON DAVIDE PATUELLI

Nella condivisione

del vissuto quotidiano

VISITA CANONICA7 MAGGIO 2019

COMO CASA MADRE

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n. 285 • Anno XXIII • giugno 2019 • pagina 6Agenda di famiglia

MONDO GUANELLIANO SVIZZERA

ma residenziale (don Attilio a Menaggio, don Giu-seppe ad Albese, don Antonio a Lora, don Alberto a Saronno) o no (don Mariolino a Santa Marcellina, , don Roosewelt a Lipomo ma risiedendo a Casa di Gino). Questo ha comportato la necessità di de-dicare tempo ed energie per quelli spostamenti, che però hanno consentito di fotografare in loco la realtà dove il confratello opera.

Lo spazio riservato ai confratelli è stato quindi l’e-lemento preponderante della visita canonica. Ol-tre ai colloqui personale, ciò è stato evidente nella partecipazione ai momenti della nostra quotidia-nità, come i pasti e le pratiche di pietà. Il raduno comunitario conclusivo, svoltosi con il contribu-to, ovviamente, di tutti i confratelli, ed arricchito dall’apporto di don Nando, Economo Provinciale, e di don Domenico, convisitatore, ci ha restituito un’immagine realistica del nostro vivere insieme e dell’andamento di tutti gli ambiti della Casa, tra-smessa con delicatezza e chiarezza.

Non sono mancate certamente occasioni di con-fronto con coloro che sono i nostri più stretti col-laboratori nelle attività: don Marco ha avuto modo di presenziare al consiglio d’opera ed all’équipe direttiva della Rsa di Casa Divina Provvidenza ed

all’equipe direttiva di Casa di Gino e così rendersi con-to di persona dello stile di coinvolgimento che i nostri laici attuano nel vivere e lavorare al nostro fianco.

Momenti significativi sono state le celebrazioni euca-ristiche: con i ragazzi e gli operatori di Casa di Gino, con gli anziani della Rsa della Provvidenza e quella, presso le urne dei nostri Santi, con la presenza degli operatori e volontari della Casa Madre, concelebran-ti don Daniele, parroco dell’Unità pastorale entro la quale ci troviamo, e don Gianluigi, vicario foraneo della città. La presenza di quest’ultimi ha voluto si-gnificare il nostro radicamento nella Chiesa locale, mentre la partecipazione dei dipendenti e del volon-tariato ha ricordato a tutti, soprattutto a loro, la ne-cessità di abbeverarsi continuamente al carisma del Fondatore per alimentare il proprio operato in questa Casa.

C’è stato lo spazio, con i nostri laici, anche a momen-ti di convivialità, sia in via Oltrecolle sia in via Grossi: cena e pranzo nelle quali si è ravvivata la fraternità e la consapevolezza di essere destinatari dello stes-so carisma originato dal cuore di don Guanella, con qualche momento che ci ha fatto comprendere che la formazione di chi collabora con noi non è mai con-clusa una volta per tutte.

Un senso di gratitudine al Signore ha accompagnato e concluso lo svolgimento di quest’esperienza, unita-mente alla consapevolezza del lavoro che ancora ci sta davanti.

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n. 285 • Anno XXIII • giugno 2019 • pagina 7Agenda di famiglia

La visita canonica della Casa di Gino quest’anno

presenta una novità, visto che proprio lo scorso mese di ottobre la comunità religio-sa della Casa di Gino è stata unificata con la vicina Casa Divina Provvidenza; una si-tuazione nuova e diversa. Nella mattinata di venerdì, 10 maggio , Don Marco è “sa-lito in quel di Lora”. Già pochi giorni prima, in occasione della giornata di Formazio-ne Intercase per gli operatori delle case per disabili, ave-vamo incontrato Don Marco e nella giornata aveva già avuto modo di incontrare i nostri ragazzi, di intrattener-si in colloqui personali, e di

visitare la Casa.

Nella mattinata del 10 maggio la visita è stata dedicata all’ap-profondimento della situazio-ne attuale e della progettualità nel breve e medio periodo.

L’incontro ha anche permesso la presentazione del gruppo di lavoro diretto da Don Remigio e Gianni; è stata presentata l’e-quipe ed alcuni cambiamenti recentemente avviati nell’orga-nigramma della Casa, illustran-done le motivazioni. Vogliamo ora evitare di riprendere punto per punto i passaggi dell’in-contro ma ci sembra impor-tante ricordare l’intervento iniziale del Don Marco che, pur apprezzando con soddisfazio-ne la metodologia del lavoro,

MONDO GUANELLIANO ITALIA

a cura della ÉQUIPE DIRETTIVA

don Marco a Casa

di Gino

VISITA CANONICAalla CASA di GINO

LORA 10 Maggio 2019

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n. 285 • Anno XXIII • giugno 2019 • pagina 8Agenda di famiglia

MONDO GUANELLIANO ITALIA

ha invitato tutti i collaboratori ad uno stile di condivisione che non sia solo nel “fare” ma soprattutto nello “spirito”. Paro-le vere che hanno suscitato pensieri e riflessioni, domande ed interrogativi soprattutto alla luce della situazione attuale.

Il rispetto dei ruoli, le metodologie del lavoro quotidiano, le modalità di funzionamento di un’equipe, l’attenzione alle persone e tutto quello che possiamo immaginare non sono di per sé condizione sufficiente se non abbiamo ancora pri-ma una condivisione sui principi e sui valori che ispirano il nostro lavoro giorno per giorno. I valori cristiani e il carisma guanelliano devono costituire le fondamenta del nostro agi-re, del nostro lavoro quotidiano e … con umiltà e semplicità abbiamo la speranza di essere sulla strada giusta.

A seguire poi la celebrazione della Messa resa bella e genu-ina; all’offertorio i ragazzi hanno portato all’altare anche il frutto del loro lavoro quotidiano.

Il pranzo per chiudere la mattinata in allegria anche grazie alla bontà delle nostre materie prime e …. non dimentichia-mole, della bravura delle nostre cuoche.

A distanza di qualche giorno, un saluto e un grazie a Don Marco.

Don Marco ha invitato tutti i collaboratori ad uno stile di condivisione che non sia solo nel “fare” ma soprattutto nello “spirito”.

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n. 285 • Anno XXIII • giugno 2019 • pagina 9Agenda di famiglia

Ultimo incontro dell'anno pastoraleMartedì 4 giugno si è svolto l’ultimo

incontro dei Superiori in calendario nel corrente anno. Il tema conduttore, svi-luppato nei tre incontri, è stato quello del-la fraternità/interculturalità.In modo diversi i tre incontri ci hanno fat-to misurare esperienze di fraternità; il pri-mo, grazie alla testimonianza di un giovane ebreo, sulle dinamiche umane nell’incontro tra diversità, il secondo, con il vescovo au-siliario di Milano Mons Paolo Martinelli, sui fondamenti teologici ed antropologici della fraternità, e l’ultimo, con fra Dino, Guar-diano del Convento Cappuccino di Albino, con la testimonianza di una Comunità che si è ripensata in termini di condivisione quotidiana della fratenità.L’ intervento di fra Dino ha suscitato diver-si interventi dei confratelli a testimonianza Dell ‘ interesse suscitato. Fra Dino, infatti, ha raccontato l’esperienza di fraternità nel-la loro comunità cappuccina di Albino, che tenta di recuperare aspetti originari del ca-risma di San Francesco. Dopo un serio di-scernimento, in un loro recente Capitolo, hanno individuato alcuni criteri per iniziare una comunità che doveva provare a recu-perare aspetti essenziali del carisma. Si è così costituita, ad Albino, una comunità di frati vivono con fedeltà e soprattutto “con tempi precisi” la preghiera quotidiana, i la-vori domestici, la presenza in portineria, la cucina e gli incontri fraterni.Fra Dino ha narrato le fatiche iniziali per lasciare (“frantumare”) le idee personali ri-guardo alla vita comunitaria ma anche un

esito di bellezza proprio della vita sempli-ce e quotidiana condivisa realmente. I frati coinvolti, che hanno aderito liberamente alla proposta del Capitolo, si sono tutti ri-conosciuti in questa nuova esperienza. Nel recupero dei contenuti essenziali del cari-sma, inoltre, la loro comunità è ritornata particolarmente inserita e significativa nel contesto della Chiesa locale.Salutato fra Dino, Don Marco ha chiesto ai Confratelli di confrontarsi sul tema del-le prospettive e dei modelli per i prossimi anni nella composizione delle comunità e sullo stile della nostra vita fraterna.Ne è seguita una bella condivisione nella quale diversi interventi hanno conferma-to l’interesse per gli aspetti testimoniati da fra Dino come pure la nostra difficoltà a declinare la vita fraterna nel contesto di complessità che anche l’aspetto gestionale delle nostre Opere ci richiede. Si è sottoli-neata l’importanza del Progetto Comunita-rio come strumento per animare e reimpo-stare la Comunità.Nel pomeriggio Elisabetta Caronni ed Eli-sa Rimotti hanno presentato la riforma del Terzo Settore. A prima vista sembrerebbe un argomento che ci interessa direttamen-te solo nel caso di presenza nelle nostre Case di Associazioni di Volontariato iscritte agli Albi regionali o di Cooperative Socia-li Onlus ma che invece ci potrà riguardare anche rispetto al nostro posizionamento nell’ambito del Terzo Settore con i nostri servizi alla persona nel campo socio assi-stenziale ed educativo.

FRATERNITÀ & INTERCULTURALITÀ

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a cura di DON MARCO MAESANI

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n. 285 • Anno XXIII • giugno 2019 • pagina 10Agenda di famiglia

Un incontro per risvegliare il desiderio di

dedizione e di attenzione

ai giovani che incontriamo

nelle case dove operiamo e nelle attività pastorali

che svolgiamo.

Il 15 Maggio Don Marco e don Do-menico hanno incontrato alcuni

confratelli coinvolti nelle attività delle case per un confronto sul tema della pastorale giovanile vocazio-nale. È questo un tema che oggi evoca scenari di crisi e, non solo nel-le nostre comunità, e ci trova spesso rassegnati e rinunciatari. D’altra parte il mondo giovanile che ci presenta il sinodo del 2018, sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vo-cazionale” è un mondo disorientato, in cambiamento (pensiamo all’inter-culturalità, ai nuovi ambienti digitali) ma in ricerca. L’icona evangelica richia-mata dal documento finale del sinodo come paradigma dell’azione di pasto-rale giovanile è quella dei discepoli di Emmaus. In particolare mi soffermo sull’immagine di Gesù che si mette in

cammino a fianco dei discepoli che non hanno compreso i fatti accaduti e si allontanano da Gerusalemme e dal-la comunità: sta con loro, li interroga, cerca di comprenderli e li aiuta a com-prendere, annuncia con coraggio la Parola. Solo la sera, metaforicamente entrando nella loro notte, li aiuta a en-trare nella luce e a riprendere il cam-mino in direzione opposta.L’obiettivo dell’incontro è stato quello di risvegliare questo desiderio di de-dizione e attenzione ai giovani che in-contriamo nelle case dove operiamo e nelle attività pastorali che svolgiamo. Non è stato un incontro in cui abbiamo proposto iniziative, ma cercato di atti-vare una spia, un proposito che aiuti in ogni comunità a passare “dal dire al fare”. I giovani chiedono di essere ascoltati, riconosciuti e accompagnati,

a cura di ELISABETTA

CARONNI

INCONTRO DEI CONFRATELLI PASTORALE GIOVANILE

MONDO GUANELLIANO ITALIA

Un incontro di confratelli coinvolti sul tema della pastorale giovanile vocazionale

“I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”

MONDO GUANELLIANO ITALIA

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n. 285 • Anno XXIII • giugno 2019 • pagina 11Agenda di famiglia

PASTORALE GIOVANILEdice il sinodo, cercano autenticità e dedizione. Ab-biamo quindi richiamato alcuni atteggiamenti che vanno coltivati: la gioia della propria vocazione, la testimonianza, l’attenzione ai segni di vocazione e l’audacia nell’annuncio e nella proposta, la capaci-tà di ascolto e di accompagnamento. Dobbiamo far loro capire che “ci stanno a cuore”.Nel confronto tra i confratelli presenti, a partire dalle domande chi siamo, cosa facciamo e se incontriamo giovani nel ministero, è emerso che per i confratelli che lavorano in parrocchia si fanno i percorsi legati all’iniziazione cristiana, ma i ragazzi poi si perdono e si allontanano. Nelle altre case, ciascuna secon-do le specificità delle attività che la distinguono, si accolgono gruppi, alcuni sacerdoti fanno accom-pagnamento spirituale, propongono belle iniziati-ve per scoprire le realtà guanelliane e il carisma di San Luigi, ma mancano percorsi di formazione o di volontariato che vedano giovani presenti con conti-nuità nelle strutture. Le esperienze fatte nelle case da chi le vive con gruppi o per esperienze legate al percorso di studi sono spesso belle, tanto che è faci-le che riusciamo a suscitare il desiderio di diventare educatori o operatori nel sociale. Però è difficile che suscitiamo il desiderio di aderire a una chiamata “dall’alto”.

Concludendo quindi il richiamo a recuperare come sacerdoti e religiosi guanelliani la sensibilità di chi ascolta e accompagna, di chi sa entrare in relazione, questa produce frutto!Inoltre il richiamo che rende peculiare la nostra proposta di religiosi guanelliani è la testimonianza come comunità. È stato ripreso il tema del servizio civile, che ad oggi è un’esperienza privilegiata e data di presenza di giovani nelle case. Come li consideria-mo, come li accogliamo, come li accompagniamo. Chiudo la riflessione con un’ultima immagine, che ha usato nella Esortazione Apostolica Christus Vivit Papa Francesco, per dire come tutti abbiamo una parte nel “lavoro” pastorale, ciascuno per il suo ruo-lo nella casa e per la sua età: “la Chiesa è una canoa, in cui gli anziani aiutano a mantenere la rotta inter-pretando la posizione delle stelle e i giovani remano con forza immaginando ciò che li attende più in là. Non lasciamoci portare fuori strada né dai giovani che pensano che gli adulti siano un passato che non conta più, che è già superato, né dagli adulti che credono di sapere sempre come dovrebbero comportarsi i giova-ni. Piuttosto, saliamo tutti sulla stessa canoa e insieme cerchiamo un mondo migliore, sotto l’impulso sempre nuovo dello Spirito Santo”.

MONDO GUANELLIANO ITALIA

CARAVAGGIO,I discepoli di Emmaus

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n. 285 • Anno XXIII • giugno 2019 • pagina 12Agenda di famiglia

UN AUGURIO E UNA RIFLESSIONE PER I SCERDOTIa cura dei

PARTECIPANTI

TUTTI A SCUOLA DEL CARISMA

«(…) Il carisma originario è una fonte perenne di luce e di ispirazione, che viene compreso e incarnato in modo di-namico nelle diverse forme. Ognuna di esse offerta in uno scambio reciproco di doni che arricchisce tutti...»

Così Papa Francesco si è rivolto alla Fa-miglia camilliana lo scorso marzo. Pa-

role belle che danno fiducia e che tanto val-gono anche per la nostra realtà. È riprendendo queste parole che è iniziato il 4 incontro della Scuola al Carisma, l’appunta-mento mensile che da febbraio coinvolge tutte le realtà della nostra provincia. Un impegno importante che smuove circa 50 persone in modo intenso. Possiamo dire che, ad ogni incontro, sono circa 2.000 i chilometri percorsi complessivamente dai gruppi prove-nienti dalle diverse città! Un appuntamento per conoscere sempre più don Guanella e il suo carisma e così per “sentire i battiti del proprio

cuore” nel parlare di noi stessi e a noi stessi. L’occasione per porre da parte la frenesia del fare e mettere a fuoco l’origine del nostro agire così da farne ricchezza nel vivere quotidiano anche nel vortice delle cose. È questa una delle riflessioni cardine dell’ulti-mo incontro, guidato da don Domenico Scibet-ta. È necessario stare in allerta per non ridurre il carisma ad una mera dimensione del fare. “Carisma non è la gioia di aver trovato qual-cosa da fare, la direzione di marcia della vita, ma la fortuna della storia che don Guanella ha con Dio, quasi la cronaca della loro relazione, da cui scaturisce il che cosa fare” (Quad. For-mazione n.1).

SCOPRENDO IL CARISMA DI DON GUANELLA

DON DOMENICO SCIBETTA SDC, relatore del quarto incontro sul carisma

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n. 285 • Anno XXIII • giugno 2019 • pagina 13Agenda di famiglia

Risonanza a cura di Tania IL CARISMA DI DON GUANELLASiamo ormai al termine del primo dei tre anni di questa esperienza e il nostro è un cammino che diventa sempre più impegnativo ed intimo, nel senso che necessita di una riflessione più pro-fonda. I carismi, afferma Papa Francesco sono grazie particolari che vengono date ad alcuni per far del bene a tanti altri, parte da qui la nostra riflessione. Don Guanella è stato toccato da que-sto Dono e, rivelandosi per quello che è, ne è diventato mediatore, si delineano i punti cardine della vita del Santo: Carisma, Spirito e Missione. La funzione del mediatore caratterizza la figura biblica del profeta, egli rende possibile e facilita l’incontro tra parti, per svariati motivi, lontane. Il vero profeta è scelto, è colui che ha preso co-scienza che la sua bocca e le sue azioni sono strumenti posti a servizio di Dio. È in questo don Guanella può essere visto come un profeta, an-che lui ha risposto alla chiamata e l’ha messa in pratica seguendo l’esempio di Gesù ( altro me-diatore) , così la sua vita ha acquisito profondità. Cristo come San Guanella parlano al cuore che è l’intimità più profonda dell’uomo, sede della vo-

lontà, delle decisioni, dell’etica. Nel Nuovo Testa-mento Gesù sottolinea la necessità di purificare il cuore (spesso indurito come pietra), perché aspiri alla giustizia, al bene, all’amore di Dio e del prossimo. Date queste premesse non ci è diffici-le sentire nel Signore quel Padre misericordioso che ci guida e provvede a noi figli, colui cioè che vede innanzi, colui che sa già ciò di cui abbiamo bisogno. Questa Provvidenza non ha senso se non c’è un sentimento di figliolanza radicato, se non c’è un cuore aperto alla speranza. Questo il fulcro dell’incontro che ha lanciato tanti spunti di riflessione, il primo proprio sul rapporto Padre – Figlio, dovremmo viverlo come figli anche se . il mondo ci illude di essere padroni ( non padri) della nostra vita, anche se ci invitano ad un’os-sessiva ricerca di autodeterminazione. La risposta filiale è la partecipazione e l’azione per imitazione del vero Padre, questi sono i passi che dobbiamo percorrere ..e sono solo i primi.LA PAROLA AI GRUPPIUna vera ricchezza della Scuola al Carisma è il lavoro nei gruppi: mossi dalle riflessioni di don Domenico e dagli interrogativi suggeriti sotto ri-portati sono emerse le riflessioni che seguono.

Un appuntamento per conoscere sempre più don Guanella e il suo carisma e così per “sentire i battiti del proprio cuore” nel parlare di noi stessi e a noi stessi.

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n. 285 • Anno XXIII • giugno 2019 • pagina 14Agenda di famiglia

Quali difficoltà avete incontrato nel vivere la missione guanelliana come espres-sione e manifestazione del carisma della carità? Non conoscenza del carisma? Poco aiuto e sostegno dato a voi laici nel lavoro delicato di fare propri i contenuti carismatici e di tradurli poi con fedeltà nell’azione quaotidiana? Quali difficoltà in-contra secondo voi il carisma guanelliano ad essere accolto, accettato, e condiviso nei luoghi dove operate: famiglia, lavoro, contesto socio politico, realtà di Chiesa. Pensate siano maturi i tempi per avviare la ricerca di un modello interpretativo appropriato del Carisma del Fondatore affinchè possa continuamente mantenersi aperto a nuovi orizzonti di missione e evangelizzazione?

La premessa condivisa da tutti i partecipanti,

emersa durante il confron-to, è quella di essersi sentiti particolarmente toccati a li-vello personale dalle parole di don Domenico in questo incontro. Abbiamo sentito i temi molto diretti e perso-nali, tali da toccarci in modo introspettivo e individuale. Riteniamo molto positivo poi passare da questo livello individuale ad una condivi-sione in gruppo in cui poter far risuonare queste rifles-sioni. Riflettendo sulle difficoltà che spesso incontriamo nel vivere la missione guanel-liana è emerso il rischio di vivere il carisma nel quo-tidiano come attività ope-

rativa, in una dimensione esclusivamente legata al fare. La realtà con cui ci confrontiamo spesso è tal-mente frenetica che può essere più semplice con-centrarsi sulle cose da fare, piuttosto che sull’origine e causa vera delle stesse.La differenza e la nostra specificità deve essere sul-lo stile, non sul come dover fare le cose. La difficoltà è spesso nel ri-trovare l’origine di questo fare, conciliare la dimen-sione spirituale che deve rappresentare l’imprinting dell’azione con le diverse di-mensioni in cui operiamo. Importante è centrare il no-stro vivere la missione nelle “relazioni”:

con le persone che acco-gliamo che chiaramente esprimono un bisogno e pertanto per certi versi è più “semplice” cercare di offrire la risposta concreta, il “Pane” con i colleghi verso i quali più frequentemente abbiamo difficoltà a creare una vera condivisione della missione guanelliana per motivi di eterogeneità e di difficoltà a non scindere le dimensioni professionali da quelle personali...ci ren-diamo sempre più conto di quanto sia difficile trovare un equilibrio e momenti di comunione con i colleghi e collaboratori. Siamo tut-ti professionisti, ma come porsi in modo diverso? Con uno stile che traduca il cari-

TUTTI A SCUOLA DEL CARISMA

GRUPPO 1Cercare la

Verità nelle relazioni e

sentirsi Figli a cura di Elisa

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n. 285 • Anno XXIII • giugno 2019 • pagina 15Agenda di famiglia

sma guanelliano?Crediamo sia semplicistico e riduttivo affermare di tro-vare delle difficoltà perché non ci sentiamo supportati dai religiosi, diversamente riteniamo importante fare una più vera analisi di co-scienza: siamo disponibili a lasciarci guidare? Cerchia-mo noi questo supporto?Un’altra difficoltà nel tra-durre il carisma è pensare che sia peculiarità di altri, dei religiosi. Spesso ci sen-tiamo addosso questo im-proprio atteggiamento di delega. In molti contesti temiamo di sentirci etichettati, giu-dicati per cui si tende ad assumere una diversa posi-zione…non sempre è facile esprimere questo nostro essere.Durante il confronto ci sia-mo soffermati su alcuni passaggi della relazione. Abbiamo ripreso quanto significativo sia il sentire quale nostra preoccupazio-ne non solo il “rimettere in piedi le persone fisicamen-te”, ma anche e soprattutto “rimettere il povero nell’a-micizia con Dio”. Nel fare ciò spesso sentiamo che manca un vero percor-

so di fede e di spiritualità personale che ci consente anche di sentirci accolti e guidati.In tale ottica una difficol-tà percepita è quella di un trascurare il proprio io nel rapporto con Dio, quella spiritualità che si esprime nel quotidiano e che nelle “dieci parole del Carisma di Don Guanella” ha il suo focus nel “Cuore di Carità” (nota costitutiva del cari-sma radicata in una profon-da convinzione di fede) e nel “Pregare e patire”. Soffermandoci a pensare ai diversi luoghi in cui operia-mo (famiglia, lavoro, conte-sti sociali ecc ecc) crediamo che le difficoltà maggiori siano determinate da que-sta perenne corsa in cui ci troviamo, questa frenesia del fare che caratterizza le nostre giornate, l’ansia da prestazione (non solo lavo-rativa) e il peso dei pregiu-dizi che caratterizza i nostri rapporti con gli altri e con noi stessi. Inoltre attribuiamo alcune difficoltà anche alle pres-sioni ricevute dall’esterno, e a volte anche dall’interno delle nostre realtà o incon-sciamente da noi stessi, che

orientano ciò che facciamo al fine di voler fare bella fi-gura e rispondere alle esi-genze di visibilità.Un altro fattore che cre-diamo caratterizzi i nostri giorni è quello del rischio di volersi sentire onnipotenti, l’incitamento della società generale al fare individual-mente, al successo indivi-dualistico che porta a voler sempre più essere autono-mi e indipendenti e i cui i fragili hanno sempre meno spazio e accoglienza. Abbiamo chiuso il nostro dibattito e lavoro di gruppo ponendoci un importante interrogativo riprendendo uno dei valori chiave del carisma guanelliano ovve-ro quello di sentirsi Figli, di un rapporto di filiazione (da cui consegue l’imita-zione). In un contesto così individualistico e in cui predomina il desiderio di “onnipotenza” quanto è più semplice porsi in rapporto con gli altri provando a dire “vogliamo aiutarti a essere indipendente e autonomo”, piuttosto che “vogliamo cu-rarci di te per farti sentire figlio di un padre amorevole e misericordioso”?

Quanto ognuno di noi conosceva il carisma

di Don Guanella prima di prendere parte a questo ci-cli di incontri? Le risposte sono state le più varie: c’era chi aveva una conoscenza più approfondita perché aveva intrapreso un percor-so in età giovanile che l’ave-va portato ad una maggiore vicinanza con il sentire e vivere la missione guanel-

liana, chi invece ne aveva solo una conoscenza super-ficiale perché si è trovato ad operare casualmente in una casa guanelliana e chi ancora conosceva Don Gua-nella solo perché vive nelle zone d’origine del santo. Nonostante queste diversi-tà, tutti siamo stati concor-di nell’affermare che essere entrati in contatto con la re-altà guanelliana ci ha aperto

una visione del mondo che ha permesso di mettere in luce aspetti che magari era-no già in nuce dentro di noi, ma che non avevamo ancora avuto modo di portare alla superficie. In modo partico-lare, visto che tutti operia-mo, a vario titolo all’interno della case guanelliane, ci siamo resi conto che lavo-rare a contatto con persone bisognose vivendo all’inter-

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GRUPPO 2Accogliere, accettare e condividerea cura di Annalisa

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n. 285 • Anno XXIII • giugno 2019 • pagina 16Agenda di famiglia

no di strutture improntate a seguire i dettami della mis-sione guanelliana, ha reso il nostro operato più fecondo e ricco di significato.ACCOGLIENZA, ACCETTA-ZIONE e CONDIVISIONE sono le 3 parole chiave su cui si è appuntata la nostra attenzione.ACCOGLIENZA: Parlando dell’accoglienza, ci siamo trovati concordi nel con-siderare che qualunque messaggio, per poter esse-re accolto e poi divulgato, deve essere conosciuto. Il terreno comune sul quale ci siamo mossi è stato quel-lo dell’ambito lavorativo e abbiamo rilevato come sen-tiamo la necessità che vi sia un maggiore incontro e confronto tra ecclesiastici e laici, tra chi si trova a fare una scelta di vita religiosa ed è quindi più consapevo-le di quel che è il carisma guanelliano e chi ne viene a conoscenza magari anche casualmente e si trova poi a condividerne aspetti senza

però avere una chiara co-noscenza di quali possano essere i mezzi peculiari che ci possono aiutare nel per-seguire la missione di esse-re d’aiuto a quanti ne hanno bisogno.ACCETTAZIONE: Il mes-saggio guanelliano rischia di essere oggi, come nel pe-riodo in cui Don Guanella si è trovato a vivere ed ope-rare, rivoluzionario e con-trocorrente rispetto alla realtà socio-politica che lui ha vissuto e che noi stiamo vivendo. La società odier-na è sempre più votata al materialismo, alla velocità, all’autoreferenzialità e il messaggio guanelliano di prediligere quelli che non ce la fanno a venire avanti da soli, o che si sono perduti affinché “nessuno rimanga indietro nella vita” rischia di essere quanto di più lon-tano possa essere accettato. Il mondo nel quale ci trovia-mo a vivere, fortunatamen-te non tutto, è votato invece a prediligere coloro i quali

vanno veloci, coloro i quali non hanno problemi affin-ché si possa raggiungere un sempre maggior progresso che si declina accompagna-to dall’aggettivo “economi-co”. Come gruppo abbiamo inteso però sottolineare il fatto che avere una sicu-rezza economica nella vita personale e nella nostra so-cietà non sia qualcosa di cui vergognarci perché tutti ab-biamo bisogno di certezze per noi e soprattutto per le persone che amiamo e che affidarsi alla provvidenza come ha fatto Don Guanel-la nel corso della sua vita non è un esercizio così sem-plice da condividere nella vita quotidiana. Conforta il fatto che riconoscerci tutti figli di Dio e riconoscere in lui un padre provvidente ci può aiutare ad affrontare le sfide che questo mondo ci pone di fronte come cri-stiani. Ci siamo soffermati in particolare sulla grande sfida rappresentata dall’on-data immigratoria da paesi

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ACCOGLIENZA,

ACCETTAZIONE

e CONDIVISIONE

sono le 3 parole

chiave su cui

si è appuntata

la nostra

attenzione.

GRUPPO 2Accogliere, accettare e

condividerea cura di

Annalisa

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n. 285 • Anno XXIII • giugno 2019 • pagina 17Agenda di famiglia

poveri del sud del mondo e come la si possa affrontare alla luce di quello che è il messaggio guanelliano. Ab-biamo concordato che aiu-tare chi è in difficoltà deve diventare per tutti un impe-rativo, ma sulle modalità di questo aiuto abbiamo fatto alcune riflessioni anche e soprattutto alla luce di quel che la vita e l’opera di Don Guanella ci ha mostrato. L’aiuto non può essere letto solo alla luce di un generico “buonismo” verso l’altro che rischia di diventare mero assistenzialismo; l’aiuto deve essere responsabile nel senso che ci si dovrebbe impegnare a fornire i mez-zi opportuni a tutti coloro che si trovano in difficoltà per poter esprimere al me-glio le loro potenzialità per riuscire a vivere una vita dignitosa così come Don Guanella fece coi buoni fi-gli. A volte invece il cattolico di oggi sembra vergognarsi di ribadire le sue convin-zioni, si limita a cercare di non offendere gli altri, co-loro che hanno convinzioni diverse dalle sue. Questo è un errore e forse anche per questo l’accettazione del ca-risma della carità non trova

terreno fertile nella nostra società. Dobbiamo avere co-raggio; rispettare tutti nella loro diversità, ma avere la forza di ribadire ciò che noi siamo e come vorremmo fosse la nostra società.CONDIVISIONE: Condi-videre il carisma guanel-liano, anche alla luce delle precedenti riflessioni, non sembra essere cosa facile. Anche in questo caso, come gruppo, abbiamo inteso confrontarci soprattutto per quel che riguarda l’am-bito lavorativo che è il ter-reno che più ci accomuna. Ogni giorno ci troviamo a confrontarci con una realtà che ci mette a contatto con persone bisognose, con co-loro che rischiano di “rima-nere indietro” se non aiutati e supportati. In questo com-pito siamo accompagnati da colleghi che non sempre hanno una visione comune di quel che dovrebbe esse-re il modo di aiutare l’altro. C’è da aggiungere che le difficoltà quotidiane sono tante e a volte l’esercizio del carisma guanelliano si scontra con tempi lavorati-vi ristretti, con la necessità di rispondere a criteri legi-slativi che non possono es-

sere ignorati. Ci dobbiamo arrendere? La risposta per tutti è stata no. Condivide-re un approccio lavorativo alla luce del carisma di Don Guanella può non essere sempre facile, ma trovare una strada comune deve essere l’obiettivo di tutti noi operatori guanelliani af-finché il lavoro quotidiano, il lavoro di gruppo diven-ga non un ostacolo ma un insieme di energie, anche diverse che, se unite, diven-gono sinergiche. In questo ci può davvero aiutare il ca-risma guanelliano nel rico-noscere nell’altro il volto di Cristo, nostro fratello mag-giore. Pazienza e un sorriso rivolto ai nostri fratelli sono mezzi che la vita e l’agire di Don Guanella ci mette a disposizione affinché la condivisione possa non solo essere possibile, ma auspi-cabile.Riteniamo che il modello guanelliano sia sempre vali-do, che l’operare perché tut-ti noi si possa procedere in-sieme nella diversità fisica e ideologica che contraddi-stingue ogni essere umano, è messaggio condivisibile, moderno e appropriato.

TUTTI A SCUOLA DEL CARISMACiò che non deve mancare mai è il coraggio di affermare il carisma guanelliano da parte di tutti coloro i quali lo condividono, non avendo paura di offendere nessuno solo perché affermiamo ciò che siamo e ciò in cui crediamo.

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n. 285 • Anno XXIII • giugno 2019 • pagina 18Agenda di famiglia

I tempi, per loro stessa na-tura fluidi e dinamici, non

sempre permettono agli uo-mini di tenere il passo sen-za che essi debbano correre ai ripari per evitare che gli eventi li travolgano. Per at-tingere alla fonte della sag-gezza greca, “tutto scorre”, tutto evolve e nessuna cosa al mondo può permettersi di rimanere fissa e a se stes-sa identica. Esistono alcune eccezioni degne di nota. La missione guanelliana, oramai radicata in numero-se aree della Terra, ha sapu-to nel corso degli anni, e già dai primordi, mantenersi aperta alle esigenze ed alle diverse realtà cui ha dovuto far fronte, allo scopo di ren-dere chiara testimonianza del Carisma di Carità. Que-sta capacità di percorrere la Storia senza rimanere indietro, e senza lasciare indietro alcuno, pone le sue premesse nel solido e

sempre valido messaggio lasciatoci da San Luigi. L’e-redità del Santo, frutto di un’autentica e mai antiqua-ta adesione a ciò che c’è di più coerente e immutabile, il Vangelo di Cristo, non co-nosce le ingiurie del tempo, non è a lui soggetta né gli si prostra innanzi. Essa deriva ed è ispirata da quell’Amore divino che, granitico ed eterno, riesce a muovere ogni cosa, rima-nendo, a pieno titolo, asso-luto e perfetto. La volontà del Fondatore si dimostra valida a prescindere dal passare degli anni e non perderebbe nulla del suo valore e significato se fos-se trasposto in altra epoca e luogo. Deve allora forse cambiare il modo in cui il progetto di don Luigi si rea-lizza da sempre nelle comu-nità? Se è la testimonianza, ossia l’esempio concreto di vita cristiana, tale mezzo,

allora no, non serve cam-biare, perché è di questo strumento che gli Apostoli si servirono nei giorni in cui calcarono le strade terrene. Né il contenuto né il modo. Che cosa allora dovrebbe variare? Che cosa farebbe la differenza se opportuna-mente ripianificata? Cer-tamente la strategia orga-nizzativa, il metodo pratico che, sul campo, l’Opera deve adottare di volta in volta e a seconda del contesto, per far sì che quella testimo-nianza possa raggiungere, inalterata nel suo connatu-rato dinamismo, ogni speci-fico bisogno umano per poi soddisfarlo. E per rinnovare il piano d’azione, dobbiamo essere noi i primi ad affron-tare un percorso di crescita e di evoluzione, che passa, per forza di cose, dalla di-sponibilità all’apertura e dall’umiltà che rendono il dialogo fruttuoso.

TUTTI A SCUOLA DEL CARISMAGRUPPO 3

L'eredità guanelliana

oltre il tempo della Storia

a cura di Emmanuele

Questa capacità

di percorrere

la Storia senza

rimanere

indietro, e senza

lasciare indietro

alcuno, pone le

sue premesse nel

solido e sempre

valido messaggio

lasciatoci da

San Luigi.

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n. 285 • Anno XXIII • giugno 2019 • pagina 19Agenda di famiglia

TUTTI A SCUOLA DEL CARISMAGRUPPO 4Vivere il carisma e la nostra identità da protagonistia cura di Stefano

In merito alle riflessioni scaturite dal nostro grup-

po di lavoro, la fortuna o la sfortuna di essere l’ultimo di questi a presentare le conclusioni agli altri, impo-ne di non soffermarsi sugli stimoli già mossi ma prova-re a presentarne qualcuno di nuovo o diverso. Ecco allora che la nostra proposta inizia da una “pro-vocazione” che sentiamo mossa direttamente dalle parole di san Guanella che soleva dire ai suoi confratel-li: “fino a qui ci penso io…da ora ci pensa Dio”, in una modalità nella quale il no-stro santo sembra invece scuoterci e dirci, da ora (al mio Carisma) ci pensate voi.Questo invito perciò ci pone in una dimensione emotiva molto forte e molto contra-stante, entusiasmo, curiosi-tà ma pure responsabilità, spavento laddove consape-

voli della ricchezza e delle positività del Carisma gua-nelliano, il rischio che ci avvolge è quello di viverlo in maniera invece confusa e dimessa.Una confusione che na-sce dalla poca conoscenza stessa del Carisma o dal fatto che per alcuni di noi il messaggio di Don Guanella risulti “ridondante” in una situazione di assuefazione che quindi ci impedisce la sua piena espressione. All’inizio di questa giornata abbiamo pregato Maria, in un passaggio, abbiamo così recitato: Maria vorremmo somigliarti nelle nostre cor-se trafelate, ma non abbia-mo traguardi…siamo piú veloci di te, ma il deserto ingoia i nostri passi..La trasposizione nel nostro quotidiano di tali parole ci sbatte in faccia la nostra difficoltà a “praticare” sul

lavoro, nelle amicizie, nelle relazioni il Carisma di Don Guanella. Sembriamo sape-re che esso possa essere un nostro “traguardo”, ma in-capaci di tenere un ritmo di vita che ci consenta di rag-giungerlo, viviamo ciascuno “velocità’” che per alcuni di noi ci portano a celare pic-coli segni e manifestazioni dei doni interiori che il Ca-risma guanelliano ci da… non tutti siamo capaci di rimanere esempio o propo-sitivi all’interno delle varie realtà che ci circondano , esulando dal lavoro o dalla famiglia, contesti che forse ci permettono meglio il vis-suto di don Luigi, scivolia-mo in seconda fila nei grup-pi di genitori della scuola o dell’asilo, con i compagni di squadra, le piccole realtà di quartiere..Tutto ciò è ancora piú fati-coso qualora diventi meto-

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n. 285 • Anno XXIII • giugno 2019 • pagina 20Agenda di famiglia

TUTTI A SCUOLA DEL CARISMA

do e stile di relazione, svuotan-doci di una identità che già il contesto socio-culturale mette in discussione. Mantenersi se stessi in una re-altà che è cambiata dai tempi di don Luigi e che sta cambian-do in questo momento stesso, ci pone davanti a quel “deserto” della preghiera mariana che nessuno di noi anela e che solo la consapevolezza e la volontà di conoscere e portare avanti ri-flessioni e confronti come quel-li di oggi possono contrastare, darci speranza e forza.San Guanella dicevamo all’i-nizio sembra provocarci, ecco allora che solo passando alla Conoscenza di ciò che lui ci ha lasciato e non fermandoci al solo Sapere, potremo evitare il rischio di essere un “Corpo sen-za Anima” come nella sua prefa-zione ci ha invitato a riflettere don Domenico. Animati perciò da tale stimolo, la nostra ultima considerazione si sposta a dar risposta alla ne-cessità o meno di un nuovo me-todo interpretativo del Carisma del Fondatore…No…semplice, diretto, chiaro…le parole di Don Luigi ci sono chiare, forse obsolete, ma il messaggio e la loro forza non ci lasciano confusi…non dobbia-mo avviare nuove ricerche per veicolarlo ma bensì assumerci ciascuno la propria responsabi-

lità a Viverlo…ogni nostra realtà lavorativa o di volontariato ci im-pone compromessi, difficoltà, se riusciremo a tenere centrale la fonte carismatica del nostro vivere, potremo essere noi stes-si, ciascuno a suo modo, il “nuo-vo metodo” per interpretare gli insegnamenti di Don Guanella.In ultimo, dopo essere stati provocati, proviamo noi a con-trobattere, muovendo questa riflessione nell’ambito di quella missionarietà che non può fer-marsi al nostro “giardino” ma che i tempi moderni e la ric-chezza della interculturalità ci impone di allargare ai confini della realtà di tutte le espressio-ni guanelliane mondiali.La nostra ci dice di “vivisezio-nare” l’identità di chi servia-mo, aiutiamo, la monitoriamo, la psicanalizziamo e spesso la riduciamo a mero numero di contesto economico inseguendo parametri deprivanti l’identi-tà umana di chi incontriamo...le missioni africane, asiatiche, sud americane, che alcuni di noi hanno visitato, ci rimandano invece la semplicità, l’esigenza di stare in rapporto con le per-sone, il conoscerle...il rischio che stiamo correndo è quello anche lí di portare il Carisma guanelliano ad un livello orga-nizzativo, trafelato che svuoti la ricchezza stessa del messaggio evangelico..e se fosse invece ne-

cessario il contrario? Saper noi, interpretare in maniera sempli-ce e viva il Carisma? Non farci etichettare come rigi-di e dogmatici come onlus eco-nomiche, che rischiano di im-plodere ma bensì come identità di esempio..essere e diventare quell’Anima (guanelliana è il no-stro proposito) e aver la fortuna, in qualunque parte del Mondo si potrà frequentare di arricchi-re con essa il Corpo dei fratelli che potremo e dovremo ancora incontrare nel nostro cammino.Oltre il fare, guardando lonta-no…buon viaggio!Manca solo un incontro al ter-mine del primo anno di scuola, il cammino sarà ancora ricco di stimoli e interrogativi da condi-videre. A tutti l’augurio che sia occasione feconda di arricchi-mento personale e professiona-le per guardare l’orizzonte delle cose, oltre il fare, restando però ancorati alla nostra identità.Buona prosecuzione di “viag-gio”, perché come insegna l’in-traprendente gabbiano Jona-than Livingston “Quei gabbiani che non hanno una meta ideale e che viaggiano solo per viaggiare, non arrivano da nessuna parte, e vanno piano. Quelli invece che aspirano alla perfezione, anche senza intraprendere alcun viag-gio, arrivano dovunque, e in un baleno.”

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n. 285 • Anno XXIII • giugno 2019 • pagina 21Agenda di famiglia

La sera del 4 giugno, l’istituto Canisio di Riva San Vitale è

stato sede di una grande festa. Nella annuale Festa di Primavera ha avuto la centralità il concerto di una band di cantautori: I SULUTU-MANA. Il loro concerto è stato la conclusio-ne di un meraviglioso percorso du-rato 8 incontri, all’interno dei quali gli ospiti del settore adulti dell’isti-tuto hanno potuto sperimentarsi tra ritmo, musica e canto, senza rimarcare le differenze attitudinali ma sottolineando l’importanza di ognuno per la riuscita di un tutto... gestiti e accompagnati dai musici-sti del gruppo Giambattista, Fran-cesco e Nadir Se la prima finalità di questo labo-ratorio sembrava essere quella di far approcciare i nostri ragazzi alla musica non come esperienza didat-tica ma come esperienza di gioco e di coinvolgimento. In itinere l’espe-rienza si è rivelata molto di più. Un

progetto di vera inclusione, basato sulla relazione autentica e libera tra i componenti della band e i nostri ragazzi, un’esperienza naturale di cammino insieme, di condivisione di quotidianità e di imprevisti, che ha portato semplicemente ieri sera ad una esplosione di gioia, al di là di ogni aspettativa e scaletta.In questi incontri i ragazzi non si sono mai tirati indietro, si sono messi alla prova, hanno utilizza-to strumenti diversi anche a loro sconosciuti, hanno messo in gioco i loro limiti, hanno scoperto nuovi talenti e nuove possibilità hanno utilizzato la loro voce in modo na-turale e spontaneo, hanno potuto sentirsi protagonisti e attori dall’i-nizio alla fine.Questo emozionante percorso ha suscitato in loro il desiderio di scri-vere una nuova canzone basata su tematiche per loro emotivamente toccanti: la vita, l’amicizia, la nasci-ta, la morte, l’importanza del senso

MONDO GUANELLIANO S V I Z Z E R A

a cura di ANTONELLA MACCHI

Il concerto dei Sulutumana nell'annuale

Festa di Primavera

Concerto "Ogni giorno

è un dono"

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n. 285 • Anno XXIII • giugno 2019 • pagina 22Agenda di famiglia

Ringraziamo tantissimo chi ha permesso tutto questo: dagli operatori che hanno proposto questo progetto e lo hanno poi supportato ed accompagnato, al Direttore che lo ha fatto suo, approvandolo e… nutrendolo.

di appartenenza al nostro terri-torio. Da qui l’idea dei musicisti di scrivere “Ogni giorno è un dono”. Inedito che i nostri ra-gazzi hanno visto nascere fino alla registrazione del pezzo a Canzo, nello studio registrazio-ne dei Sulutumana stessi. E che infine hanno cantato come con-clusione del concerto, degno ri-sultato del cammino basato su relazione ed amicizia.Un pensiero speciale va a Giam-battista, Francesco e Nadir, che con la loro enorme sensibili-tà e umanità hanno accolto e accompagnato ogni ragazzo rispettandone le caratteristi-che, le potenzialità, le paure, le incertezze, le esplosioni di en-tusiasmo diventando semplice-mente... nostri amici .Ringraziamo tantissimo chi ha

permesso tutto questo: dagli operatori che hanno proposto questo progetto e lo hanno poi supportato ed accompagnato, al Direttore che lo ha fatto suo, approvandolo e… nutrendolo. I Sulutumana, Francesco, Giam-ba e Nadir, che hanno saputo entrare nelle pieghe di ciascu-no, valorizzando ogni caratte-ristica personale armonizzan-dola in un prodotto collettivo, perché sul palco non ci fosse una somma di “uno”, ma l’infi-nita possibilità data dal sentirsi insieme. E infine, in particolar modo ringraziamo i protagoni-sti: la “Suona-Canta-Ama band”, cioè tutti gli ospiti del settore Adulti dell’Istituto Canisio, che ci hanno travolto in una serata di emozioni.

MONDO GUANELLIANO SVIZZERA

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n. 285 • Anno XXIII • giugno 2019 • pagina 23Agenda di famiglia

MONDO GUANELLIANO ITALIA

A fine Maggio (28 e 29) la nostra Casa ha ricevuto

l’attesa visita del Padre Pro-vinciale don Marco Grega. Come RSA di Caidate siamo abituati alle visite canoni-che, queste rimanendo pun-to fermo di incontro e cresci-ta, trovano ogni volta una diversa accezione. Cambia il Padre Provinciale in visita, cambia la Comunità Religio-sa che lo accoglie, mutiamo persino noi operatori come staff di cura e soprattutto variano le persone anziane accolte nella nostra realtà. Nel momento plenario il mu-tare dell’utenza è stato un punto focale di discussione. In una sala teatro folta di ope-ratori c’è stato un significativo

scambio di visioni e di com-menti. Don Marco, nel discor-so introduttivo ha ricordato come la Casa di Riposo San Gaetano sia apprezzata a livel-lo territoriale, ponendo l’ac-cento anche su cosa ci con-traddistingue: il carisma gua-nelliano. Che non rappresenta solo uno slogan, ma è quella marcia in più, quello stile che ci permette come diceva San Luigi Guanella, di essere mani, mente e cuore. A tal proposi-to invitava tutti ad un appro-fondimento anche attraverso l’aiuto della Comunità Reli-giosa. L’importanza del nostro fare deve trovare concretezza nella comprensione di chi sia-mo, da qui l’importanza del confronto, del non sentirsi

VISITA CANONICAalla CASA San GAETANO

CAIDATE 28-29 Maggio 2019

a cura di LUCA LODI

L a bellezza dell'incontro

con don Marco

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arrivati. Molti sono stati gli interventi che hanno spaziato dalla RSA aperta, alle normative regionali, ai momenti d’incontro promossi a favore dei fami-gliari, ai percorsi che possono ritener-si guanelliani nel rispondere agli agiti delle persone affette da demenza.Con un sincero sorriso e con un’infinità disponibilità, don Marco, in più occa-sioni ha prestato ascolto. Un ascolto concreto e interessato. Si è soffermato con i nostri anziani, ha celebrato per loro la Santa Messa. Si è reso dispo-nibile per alcuni colloqui individuali e per incontri più istituzionali come quelli avvenuti con l’équipe direttiva e la Comunità Religiosa. Nel secondo giorno è stato affiancato dall’economo provinciale e da don Remigio. Ripren-dendo il titolo di questo breve articolo, siamo consci che la visita ha rappre-sentato un impegno istituzionale, ma oltre a questo abbiamo trovato la bel-lezza dell’incontro. Un grazie particola-re a te don Marco e a tutto il Consiglio Provinciale per il prezioso lavoro che svolgete.

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GUANELLIANA F O R M A Z I O N E

F FORMAZIONE INTERCASE DISABILI

Come ormai da lunghissima e bella tradizione, anche nel 2019 si è svolta la giornata di formazione per gli

operatori inter Case Disabili, promossa e organizzata dalla Commissione Servizi alla Persona, il 7 e il 14 maggio (ripe-tuta per dare la possibilità di ampia partecipazione) pres-so Casa di Gino, con un totale di 181 operatori provenienti dalle Case di Cassago, Gatteo, Lora, N.Olonio, Riva S.Vitale e Voghera, dalle Case delle Suore guanelliane di Ardenno, Fratta e Verdello e anche dalla Cooperativa S.Michele di Tirano (ex Guanella). Sull'importantissimo argomento “Il lavoro d'equipe per una proposta educativa unitaria” sono stati chiamati come relatori il Superiore provinciale don Marco Grega SdC e il prof. Giuseppe Trevisi, pedagogista e assistente sociale, docente di Pedagogia sperimentale presso l'Università Statale di Milano.Dopo una breve introduzione del Consigliere provinciale e responsabile della Commissione don Remigio Oprandi, don Marco ha sviluppato il tema “Relazioni comunitarie in stile gua-nelliano, partendo dagli scritti del Santo Fondatore don Luigi Guanella e attualizzandoli. Anzitutto ha ricordato il metodo preventivo che è caratterizzato dal circondare di affetto e solle-citudine, da usare con tutti, prendendosi cura gli uni degli altri. Ciascuno deve lavorare su di sé perché le relazioni comunitarie possano davvero essere tali. Tratti dominanti dei rapporti sono l'allegria, l'incoraggiarsi anche attraverso la correzione fraterna, la consapevolezza di come si è fatti per andare oltre l'istintività. Ci vuole comprensione verso le fragilità, ma occorre stare atten-

ti alla mormorazione, alla maldicenza. La varietà dei caratteri è paragonata alla varietà di cibi, quindi certamente positiva. E ci vuol pazienza. Dalle lettere di don Guanella ai confratelli emer-gono indicazioni chiare: relazioni cordiali, fraterne, paterne, con accoglienza, il fare sentire accolti. Ci vogliono pazienza, affabi-lità nei modi, evitando malintesi e cercando l'affiatamento con tutti, coinvolgimento. Occorre larghezza di vedute. La benevo-lenza caratterizza i rapporti, nel rispetto dei ruoli e nella valoriz-zazione delle competenze.Trevisi nel suo intervento sulla “Metodologia del lavoro d'equipe” ha evidenziato che occorrono punti di riferimento per valutare le relazioni. Ha portato come esempio la bussola, chiedendo: dov'è il vostro nord? Il nord è l'aspetto culturale e valoriale. E da questo spunto ha provocato: ce l'abbiamo una cultura? Le risorse e l'organizzazione sono conseguenti alla cultura. La pri-oritaria domanda in un'equipe è: dove stiamo andando? Ci si imbarbarisce su obiettivi, organizzazione, regole e risorse e si va a finire nella burocrazia, nella carta. E quindi: come accom-pagnare una persona con disabilità? Quali relazioni? Necessita condividere le modalità dell'accompagnamento. Necessita un progetto educativo personalizzato che prenda in considerazio-ne la persona creativamente e unitariamente, senza scompor-la in settori. Le riunioni d'equipe sono fondamentali. E in esse lo sguardo positivo sulle persone, oltre i problemi e i bisogni. La progettualità è collettiva, non individuale. Necessita corre-sponsabilità, ascolto, analisi delle situazioni e delle condizioni, progettazione.

OPERATORI DELLE CASE 7 e 14 maggio 2019

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n. 285 • Anno XXIII • giugno 2019 • pagina 25Agenda di famiglia

a cura di VITTORE MARIANI

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ESORTAZIONE POST-SINODALEAI GIOVANI E A TUTTO IL POPOLO DI DIO

«Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella gio-vinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diven-ta giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cri-stiano sono: Lui vive e ti vuole vivo!».

Inizia così l’Esortazione Apostolica postsinodale “Christus vivit” di Francesco, firmata lunedì 25 mar-zo 2019 nella Santa Casa di Loreto e indirizzata «ai giovani e a tutto il popolo di Dio».

Nel documento, composto di nove capitoli divisi in 299 paragrafi, il Papa spiega di essersi lasciato «ispi-rare dalla ricchezza delle riflessioni e dei dialoghi del Sinodo» dei giovani, celebrato in Vaticano nell’otto-bre 2018.

Auguri a

Redazione e Stampa: Ufficio Comunicazioni Provincia S. Cuore - Como Impaginazione e grafica: Gianmario Colciago

Agenda di famiglian. 285 • Anno XXIII giugno 2019 • pagina 26

ANNIVERSARI DI SACERDOZIO45° GALLI Don GIUSEPPE .......................29-06-197440° SARTOR Don GERASIMO .................09-06-197940° CARSANA Don ENZO ........................16-06-1979

COMPLEANNI DI GIUGNOBIANCOTTO Ch. STEFANO ................................... 10MAZZOLA Don ATTILIO .......................................... 11CERIOTTI Don GIOVANNI ...................................... 24MAESANI Don MARCO .......................................... 28CERUTTI Don MICHELE ........................................ 29

“Trovo tre caratteristiche significative nella nostra gioia sacerdotale: è una gioia che ci unge, è una gioia incorrut-tibile ed è una gioia missionaria che si irradia a tutti e attira tutti, cominciando alla rovescia: dai più lontani.” (Omelia del Santo Padre Francesco durante la Santa Messa del Crisma nella Basilica Vaticana, 17/04/2014)

AppuntamentiAGENDA DEL PROVINCIALE4 giugno 2019: COMO 4° Incontro Superiori5-9 giugno 2019 : MILANO: Visita canonica24-27 giugno 2019 : FRACISCIO: Consiglio

ProvincialeCOMMISSIONI PROVINCIALI17 giugno: NUOVA OLONIO - Commissione

Servizi alla Persona