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Relazione Generale PROVINCIA DI GENOVA PIANO PROVINCIALE DI PROTEZIONE CIVILE Modulo conoscitivo: PROGRAMMA PROVINCIALE DI PREVISIONE E PREVENZIONE DEI RISCHI Approvato con Delibera del Consiglio Provinciale n. 53 del 19 novembre 2003

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Relaz ione Genera le

PROVINCIA DI GENOVA

PIANO PROVINCIALEDI PROTEZIONE CIVILE

Modulo conoscitivo:PROGRAMMAPROVINCIALEDI PREVISIONEE PREVENZIONEDEI RISCHI

Approvato con Delibera del Consiglio Provinciale n. 53 del 19 novembre 2003

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PIANO PROVINCIALE DI PROTEZIONE CIVILE

PROVINCIA DI GENOVAAREA 6 DIFESA DEL SUOLO, OPERE AMBIENTALI E PIANI DI BACINO

Ufficio Pianificazione di bacino e Protezione Civile

MODULO CONOSCITIVO

PROGRAMMA PROVINCIALE DI PREVISIONE E

PREVENZIONE DEI RISCHI

Approvato con Delibera del Consiglio Provinciale n° 53 del 19 novembre 2003

RELAZIONE GENERALE

Elaborato Verificato Verificato Regolarità tecnica Data Rev.

Geom. Adriano GANGEMI

Dott. Geol. Luigi PerassoDott. Geol. Aurelio GIUFFRÈ Dott. Maria TRAVERSO Dott. Geol. Mauro LOMBARDI 30-09-2003 2

Certificato N° 6556/02

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Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi

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La Provincia di Genova fin dal 1993, attivandosi nella direzione indicata dall’allorarecentissima Legge 225/92, costituì al suo interno un Osservatorio dei Rischi Idrogeologici.

Questo Osservatorio svolse la propria attività attraverso la raccolta e l’organizzazione, inallora non completamente informatizzata, dei dati sia nazionali sia locali al momentodisponibili.

A partire dal 1994, con l’avvio della predisposizione dei Piani di Bacino, fu avviato unnuovo processo non più limitato alla sola raccolta dei dati sia recenti sia storici, ma finalizzatoall’integrazione di questi con studi e verifiche approfondite di carattere tecnico scientifico, checonsentì di individuare gli scenari di rischio potenziale con particolare riferimento a quelli dicarattere idrogeologico e d’incendio boschivo.

Con l’attuazione del D.Lgs 112/98 e dopo un complesso ed articolato lavoro, il 5 ottobre 2000si giunse alla presentazione al Comitato Provinciale di Protezione Civile del primo ProgrammaProvinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi che fu approvato dal Consiglio Provinciale il30 gennaio 2001.

Si trattava di un Programma ancora sperimentale, seppur ampio, rappresentatoprevalentemente su supporto cartaceo non informaticamente georiferito.

Proprio in quel periodo si stava completando l’elaborazione di tutti i Piani di Bacino delversante tirrenico provinciale e quindi, in stretta connessione con l’attività di Protezione Civile,la documentazione pianificatoria e programmatoria fu completamente e progressivamenteinformatizzata utilizzando le metodologie, ormai consolidate, dei Sistemi InformativiTerritoriali.

Il Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi - Modulo Conoscitivo delPiano Provinciale di Protezione Civile - è stato rivisto aggiornato e reso oggi maggiormentefruibile.

L’approvazione unanime del Consiglio Provinciale, avvenuta il 19 novembre 2003, pone lefondamenta di un processo che si completerà con l’adozione del Piano di EmergenzaProvinciale quale Modulo Logistico.

Il Programma rappresenta, quindi, il riferimento di base per la conoscenza dei rischipresenti sul territorio, la loro ubicazione ed identificazione ed è rivolto in primo luogo aiComuni che, si auspica, ne cureranno l’approfondimento attraverso un’analisi di dettagliopropedeutica alla Pianificazione Comunale d’Emergenza.

Il Programma disponibile sul sito Internet della Provincia di Genova all’indirizzowww.provincia.genova.it, attraverso un’agile consultazione, sarà utilizzabile anche da tutti isoggetti pubblici e privati interessati all’argomento.

L’obiettivo è che esso possa contribuire ad una più corretta gestione delle emergenze cheincombono sul nostro territorio, traguardando una trasformazione che tenda alla mitigazionedelle criticità presenti attraverso interventi, ove possibile, anche di carattere strutturale.

Il Vice PresidenteIng. Paolo Tizzoni

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Testo della Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 53/121021 del 19 novembre 2003.

OGGETTO: Legge 24 febbraio 1992 n. 225 - DLgs 31 marzo 1998 n. 112 – L.R. 17 febbraio2000 n. 9. Piano Provinciale di Protezione Civile. Approvazione del “Moduloconoscitivo - programma provinciale di previsione e prevenzione dei rischi”.

Il Vice Presidente riferisce quanto segue.

La Legge 24 febbraio 1992 n. 225 definisce le competenze in capo ai diversi enti territoriali,nel complesso della azione di Protezione Civile, ed in particolare l’art. 13 attribuisce alleprovince la redazione dei programmi di previsione e prevenzione dei rischi.

Il DLgs 31 marzo 1998 n. 112, art. 108 comma 1, lettera b), oltre alle funzioni diprogrammazione attribuisce alle province le funzioni di pianificazione dell’emergenza dilivello provinciale.

La Legge regionale 17 febbraio 2000 n. 9, art. 4 definisce il livello provinciale quale sededi programmazione e riassume, nelle competenze assegnate alle province:

• la raccolta e l’elaborazione dei dati,• la predisposizione delle mappe di rischio,• la redazione del programma di previsione e prevenzione,• la redazione del piano di emergenza,

configurando così come tutte le iniziative a livello provinciale in materia di protezione civiledebbano fare riferimento ad un documento unico che partendo dall’analisi dei rischi descrivagli scenari e predisponga i modelli d’intervento da attuarsi in caso di evento.

La Provincia ha assunto nel tempo varie iniziative in materia di protezione civile tra cui unaspecifica azione di monitoraggio delle situazioni di maggiore criticità attraverso la costituzionedell’Osservatorio dei Rischi Idrogeologici, che ha provveduto all’effettuazione dell’inizialecensimento e catalogazione delle maggiori criticità.

In particolare sul fronte del rischio idrogeologico, la Provincia ha effettuato una rilevanteattività di pianificazione di bacino completando l’analisi del territorio afferente il versantetirrenico ed attivando quella riguardante il versante padano, fornendo così gli elementiconoscitivi utili alla definizione delle zone di rischio.

La Provincia di Genova con deliberazione del Consiglio provinciale n. 6 del 30 gennaio2001 ha approvato la prima stesura del Programma provinciale di previsione e prevenzione deirischi, redatto su supporto cartaceo e composto da testi e schede.

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L’iniziativa intrapresa, in forza del quadro normativo e operativo sostanzialmente nuovo chesi è andato configurando sia in ambito nazionale sia in ambito regionale, è orientata secondoun principio di efficacia che è perseguito attraverso la formazione di un unico documentoquadro in grado di omogeinizzare e meglio definire gli scenari, gli schemi operativi, i soggettie le competenze coinvolte.

Il nuovo documento ha fatto propri i concetti in materia di Protezione Civile disposti dalD.Lgs 112/1998 che attribuisce ad un unico soggetto le azioni orientate alla programmazionee alla pianificazione ponendole in capo alle Amministrazioni provinciali.

Il nuovo documento è stato redatto per scelta tecnica con la metodologia dei sistemiinformativi territoriali (GIS) che è funzionale alle necessità di implementazione eaggiornamento dei dati, coordinamento delle risorse e sviluppo delle attività.

Tale metodologia consente oltre alla georeferenziazione delle informazioni anche loscambio dei dati in tempo reale con gli altri soggetti interessati, con immediata e reciprocavisibilità con quelli dotati della stessa piattaforma informatica.

Il nuovo documento descrive le situazioni di rischio, rilevate e rappresentate alla scalaprovinciale, riguardanti gli eventi di:

• alluvione;• frana;• incendio boschivo, associato al tessuto insediato ed alle infrastrutture;• incidente rilevante (industriale), per la collocazione rispetto alle zone d’impatto e la

relazione con altri rischi;• sismico, a seguito della nuova classificazione dei Comuni.

Il documento per il quale si richiede l’approvazione, composto da cartografieinformatizzate tematiche generali e di sintesi, schede, tabelle, diagrammi e relazioni,denominato “Piano provinciale di protezione civile – modulo conoscitivo: Programma diPrevisione e Prevenzione”, è stato sottoposto all’attenzione del Comitato Provinciale diProtezione Civile in data 21 maggio 2003 che ha riconosciuto la validità di quanto elaborato ene ha approvato i contenuti e la forma.

Per maggiore visibilità la struttura e la composizione del documento viene in sintesirappresentata attraverso tre schemi allegati quale parte integrante della presente deliberazione.

Gli elaborati testuali e cartografici, propedeutici alla formazione del Piano di emergenza,sono stati ulteriormente approfonditi dagli Uffici che hanno elaborato un documento definito“modulo logistico: piano di emergenza provinciale” che ha individuato, in particolare negliscenari di evento di livello provinciale, le azioni e le risorse utili all’attivazione del soccorso ealla gestione dell’emergenza.

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Tale ulteriore modulo, tuttora in fase di definizione nella stesura finale, è già stato oggetto,nelle sue linee generali, di positiva valutazione da parte del Comitato Provinciale di ProtezioneCivile nella medesima riunione del 21 maggio u.s. e sarà anch’esso sottoposto, non appenaultimato, all’approvazione del Consiglio provinciale.

Visto il parere del Direttore dell’Area 06 - Difesa del suolo, opere ambientali e piani dibacino espresso ai sensi dell’art. 49, comma 1 del D.Lgs. 267/2000, come da allegato;

Esaminato dalla Commissione Consiliare competente il cui parere si allega in estratto alpresente provvedimento quale parte integrante;

Tutto ciò premesso ed in considerazione del fatto che la materia è di competenza consiliareai sensi e per gli effetti dell’art. 42 del D.L. 267/2000, la Giunta propone al ConsiglioProvinciale:

1. di approvare il “Modulo conoscitivo - programma provinciale di previsione eprevenzione dei rischi” quale parte del Piano provinciale di protezione civile, documentounitario e di sintesi per il coordinamento delle azioni di protezione civile;

2. di inviare a tutti i soggetti interessati copia del documento in forma cartacea e/oinformatizzata.

Le Aree provvederanno alle incombenze che discendono dalla presente deliberazione.

Nessun Consigliere avendo chiesto la parola, Il Presidente mette ai voti le proposte dellaGiunta.

Il Consiglio mediante votazione per alzata di mano, con l’assistenza degli scrutatori approvaall’unanimità.

Del che si è redatta la presente deliberazione n. 53 che previa lettura e conferma, viene cosìsottoscritta:

Il Presidente del ConsiglioMauro Cavelli

Il Segretario GeneraleCarmelo Carlino

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1 OBIETTIVI GENERALI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17

1.1 L’ORGANIZZAZIONE DELLA PROTEZIONE CIVILE IN ITALIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17Figura 1: Scopo del Servizio Nazionale di Protezione Civile. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17Figura 2: Il Servizio Nazionale di Protezione Civile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18Figura 3: Il Governo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19Figura 4: Attività degli Enti Territoriali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20

1.2 IL PIANO PROVINCIALE DI PROTEZIONE CIVILE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21Figura 5: Diagramma circolare di flusso delle attività di PROTEZIONE CIVILE . . . . . . . . . . . . . . . . 25Figura 6: Diagramma lineare di flusso delle attività condotte. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27

2 INTRODUZIONE AL PROGRAMMA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29

2.1 CONTENUTI GENERALI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29Figura 7: Elaborazione e stesura del Programma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30Figura 8: Cronistoria ed iter del Programma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31Figura 9: Elementi di rilievo nelle fasi di programmazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32

2.2 PREVISIONE E PREVENZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 332.3 SCHEMA DEL PROGRAMMA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39

Figura 10: Quadro di riferimento delle attività di redazione del programma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 402.4 LA LEGISLAZIONE IN MATERIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41

Figura 11: I compiti di Protezione Civile a livello provinciale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43Figura 12: La normativa relativa all’Ordinamento dello Stato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45Figura 13: La normativa di protezione civile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46Figura 14: La normativa del settore idrogeologico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47

2.4.1 Normativa connessa alle mappe di rischio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 482.4.2 Norme inerenti il Comitato Provinciale di Protezione Civile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51

2.5 I LIVELLI DELLE COMPETENZE: GLI ENTI LOCALI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 532.6 GLOSSARIO DELLA TERMINOLOGIA DI RISCHIO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 542.7 INDIVIDUAZIONE DELLE TIPOLOGIE DI RISCHIO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57

2.7.1 Rischio idrogeologico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 572.7.1.1 Alluvioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 572.7.1.2 Frane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 582.7.1.3 Dighe. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58

2.7.2 Rischio d'incendio boschivo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 592.7.3 Rischio industriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 602.7.4 Rischio sismico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61

2.8 SINTESI DELLA PRESENZA DEI RISCHI NEI COMUNI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62Tabella 1: sintesi dell’impatto delle pericolosità e delle classificazioni ad oggi note, sui sistemiinsediativi urbano (E3) e rurale (E2), sulle infrastrutture e sui servizi o siti strategici. . . . . . . . . . . . . 64Tabella 2: sintesi elaborata per evidenziare una possibile distribuzione del rischio incendi boschivi,diverso dalle classi attribuite dal Piano regionale, che scaturisce dalla valutazione delle interferenzeper contatto tra i principali elementi vulnerabili esposti e la maggiore pericolosità d’incendio inrelazione alle tipologie vegetative individuate ed indicare la differenza nella sommatoria delletipologie di rischio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67

Sommario

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Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi

Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1

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2.9 COMPOSIZIONE DEL PROGRAMMA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 742.10 INTERAZIONI CON ALTRI STUDI. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75

3 METODOLOGIA UTILIZZATA E PROCESSI LOGICI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77

3.1 LA RACCOLTA E L'ELABORAZIONE DEI DATI: L’OSSERVATORIO DEI RISCHI IDROGEOLOGICI . . . . . . . . . . . . . . 773.2 LINEAMENTI E CRITERI GENERALI DEL PROGRAMMA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 783.3 FINALITÀ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 803.4 INTERAZIONE TRA IL PROGRAMMA E LA PIANIFICAZIONE DI BACINO. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81

Figura 15: Schema del processo di mitigazione del rischio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 83

4 ILLUSTRAZIONE DEL PROGRAMMA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85

Figura 16: Elementi conoscitivi di base propedeutici alla stesura del programma . . . . . . . . . . . . . . . . 86Figura 17: Elementi conoscitivi utilizzati per la elaborazione del GIS Osservatorio . . . . . . . . . . . . . . 87Figura 18: Schema attività rischio inondazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 88Figura 19: Schema attività rischio frana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 89Figura 20: Schema attività rischio incendi boschivi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90Figura 21: Schema attività rischio industriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91Figura 22: Schema attività di rischio sismico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 92Figura 23: Prodotti del programma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93

5 CARATTERISTICHE GENERALI, TERRITORIALI E SOCIO ECONOMICHE . . . . . . . . . . . . . . 95

5.1 INFORMAZIONI SINOTTICHE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 955.1.1 La popolazione nella Provincia e nei Comuni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 96

Tabella 3: popolazione provinciale complessiva degli ultimi 40 anni (dati ISTAT) . . . . . . . . . . . . . . . . 97Tabella 4: popolazione e superficie dei Comuni e della Provincia (dati ISTAT) . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98Figura 24: Comunità Montane e Comuni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 103

5.2 CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICA, TETTONICA E GEOMORFOLOGICA DEL TERRITORIO . . . . . . . . . . . . . . . . 1045.2.1 Aspetti geologici. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 104

5.2.1.1 Cristallino di Arenzano (ARZ) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1045.2.1.2 Gruppo di Voltri (GDV). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1055.2.1.3 Zona Sestri-Voltaggio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 106

5.2.2 Coperture detritiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1145.2.3 Cenni di tettonica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1155.2.4 Caratteristiche geomorfologiche del territorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 118

5.3 ASSETTO VEGETAZIONALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1205.3.1 L’ambiente forestale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 120

5.4 IDROLOGIA DEL TERRITORIO PROVINCIALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1225.4.1 Il clima . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1225.4.2 Il regime pluviometrico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 122

Tabella 5: sintesi elaborata per evidenziare la distribuzione degli eventi alluvionali storiciattraverso un elenco dei dati di cui si ha documentazione storica. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 125

5.4.3 Il regime termometrico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1345.4.4 Le precipitazioni nevose. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1345.4.5 Caratteristiche generali della rete idrografica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1355.4.6 Invasi artificiali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1365.4.7 Rete di monitoraggio degli eventi meteorologici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 137

5.5 DESCRIZIONE DELLA FASCIA COSTIERA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 139

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5.5.1 Inquadramento geografico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1395.5.2 Morfologia del tratto costiero. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1395.5.3 I mari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1425.5.4 I venti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 142

Figura 25: Direzione e velocità dei venti - periodo di registrazione 1963-1996,anemometro presso Aeroporto Cristoforo Colombo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 143

5.6 SISTEMA DI INFRASTRUTTURE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1445.6.1 Rete stradale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 144

5.6.1.1 Catasto informatico delle strade. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1495.6.2 Rete ferroviaria. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1495.6.3 Comunicazione aerea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1505.6.4 Rete marittima e infrastrutture portuali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 150

6 PROGRAMMA DI PREVISIONE DEI RISCHI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 151

6.1 RACCOLTA, ELABORAZIONE E RAPPRESENTAZIONE DEI DATI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1516.1.1 Base cartografica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1526.1.2 Cartografia dei sistemi insediativi e della densità della popolazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1536.1.3 Cartografia dei siti strategici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 158

Tabella 6: siti strategici – sedi comunali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 161Tabella 7: siti strategici – sedi comunità montane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 164Tabella 8: siti strategici – edifici del patrimonio scolastico provinciale (al 2002) . . . . . . . . . . . . . . . 165Tabella 9: siti strategici – uffici postali (escluso il Comune di Genova) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 166Tabella 10: siti strategici – comando e stazioni del Corpo Forestale dello Stato . . . . . . . . . . . . . . . . 168Tabella 11: siti strategici – ospedali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 168Tabella 12: siti strategici – comando e distaccamenti dei Vigili del Fuoco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 169Tabella 13: siti strategici – stazioni dell’Arma dei Carabinieri (escluso il Comune di Genova). . . . . 169Tabella 14: siti strategici – invasi artificiali (esclusivamente quelli riportati in cartografia) . . . . . . . 170

6.1.4 Cartografia delle infrastrutture. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 170Tabella 15: valori di esposizione al rischio assegnati alle infrastrutture . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 171

6.1.5 Cartografia delle aree inondabili e storicamente inondate(elementi a maggior pericolosità idraulica) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 172

Tabella 16: classi attribuite alle aree in base alla loro pericolosità idraulica . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1736.1.6 Cartografia della franosità reale (elementi a maggiore pericolosità geomorfologica) . . . . . . . . 1746.1.7 Cartografia dell’assetto vegetazionale e cartografia della predisposizione agli incendi. . . . . . . 175

Tabella 17: classificazione delle essenze arboree in base alla predisposizione egli incendi. . . . . . . . 1766.1.8 Cartografia delle industrie a rischio d’incidente rilevante (D. Lgs. 334/99) . . . . . . . . . . . . . . . . 177

6.1.8.1 Glossario del rischio di incidente rilevante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 177Tabella 18: elenco delle industrie a rischio di incidente rilevante. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 178Tabella 19: individuazione delle zone di danno esterne alle industrie. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 181

6.1.9 Cartografia delle aree per attendamenti, roulottes e containers . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 182Tabella 20: campi sportivi attrezzabili ad aree per attendamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 184Tabella 21: campi sportivi attrezzabili ad aree di ricovero con containers . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 188Tabella 22: campeggi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 191

6.1.10 Cartografia delle stazioni di monitoraggio e punti d’atterraggio per elicotteri. . . . . . . . . . . . . . 193Tabella 23: centraline di acquisizione dati meteo (Regione Liguria). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 195Tabella 24: stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria (Provincia di Genova) . . . . . . . . . . . . . . 195Tabella 25: stazioni pluviometriche (ex Servizio Idrografico) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 196Tabella 26: punti di atterraggio per elicotteri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 197

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6.2 INDIVIDUAZIONE DELLE SITUAZIONI DI RISCHIO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2006.2.1 Schematizzazione degli scenari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 200

Diagramma 1 - Scenario rischio Alluvioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 203Diagramma 2 - Scenario rischio Frane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 204Diagramma 3 - Scenario rischio Incendi Boschivi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 204Diagramma 4 - Scenario rischio Industriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 205

6.3 INDIVIDUAZIONE DEGLI ELEMENTI VULNERABILI SOGGETTI AL RISCHIO IDROGEOLOGICO . . . . . . . . . . . . . . 2056.3.1 Il rischio alluvioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 205

Diagramma 5 – rischio Alluvioni - descrizione del processo e risultanze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2066.3.2 Cartografia “Rischio alluvioni” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 206

Matrice del rischio alluvioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2086.3.3 Descrizione e interpretazione delle tabelle associate al “Rischio Alluvioni” . . . . . . . . . . . . . . . 211

Legenda rischio alluvioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 211Report 1 di analisi: siti strategici a rischio alluvioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 212Report 2 di analisi: stima della popolazione presente in aree a rischio alluvioni . . . . . . . . . . . . . . . . 214Report 3 di analisi: industrie a rischio d’incidente rilevante, ai sensi del DLgs 334,presenti in aree a rischio alluvioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 219Report 4 di analisi: aree di ricovero ricadenti in aree critiche a rischio alluvioni . . . . . . . . . . . . . . . 220Report 5 di analisi: infrastrutture interferenti con aree critiche a rischio alluvioni . . . . . . . . . . . . . . 221

6.3.4 Il rischio frane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 228Diagramma 6 – rischio Frane - descrizione del processo e risultanze. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 229

6.3.5 Cartografia “Rischio frane” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 229Matrice del rischio di frana. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 231

6.3.6 Descrizione e interpretazione delle tabelle associate al “Rischio frane”. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 234Legenda rischio frane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 234Report 6 di analisi: siti strategici a rischio frane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 235Report 7 di analisi: stima della popolazione in aree a rischio frane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2366.3.6.3 Industrie a rischio d’incidente rilevante presenti in aree a rischio frane . . . . . . . . . . . . . . . 240Report 8 di analisi: aree di ricovero ricadenti in aree critiche a rischio frane . . . . . . . . . . . . . . . . . . 240Report 9 di analisi: infrastrutture interferenti con aree critiche a rischio di frana . . . . . . . . . . . . . . . 242

6.4 INDIVIDUAZIONE DEGLI ELEMENTI VULNERABILI SOGGETTI AL RISCHIO INCENDI BOSCHIVI . . . . . . . . . . . . 2456.4.1 Il rischio incendi boschivi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 245

Diagramma 7 - rischio Incendi Boschivi - descrizione del processo e risultanze . . . . . . . . . . . . . . . 2466.4.2 Cartografia “Rischio incendi boschivi” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2466.4.3 Descrizione e interpretazione delle tabelle associate al “Rischio incendi boschivi” . . . . . . . . . 248

Legenda rischio incendi boschivi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 248Report 10 di analisi: individuazione di aree del sistema insediativo urbano a contatto conle aree a maggior predisposizione agli incendi boschivi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 249Report 11 di analisi: individuazione di infrastrutture a contatto con le aree a maggiorpredisposizione agli incendi boschivi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 252

6.5 INDIVIDUAZIONE DEGLI ELEMENTI VULNERABILI SOGGETTI AL RISCHIO INDUSTRIALE . . . . . . . . . . . . . . . . 2546.5.1 Il rischio industriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 254

Diagramma 8 - rischio Industriale - descrizione del processo e risultanze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2556.5.2 Cartografia “Rischio industriale”. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 256

Matrice del rischio d’incidente rilevante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2576.5.3 Descrizione e interpretazione delle tabelle associate al “Rischio Industriale” . . . . . . . . . . . . . . 262

Legenda rischio industriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 262Report 12 di analisi: siti strategici a rischio industriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 263Report 13 di analisi: stima della popolazione presente nelle “zone” a rischio di incidente rilevante 265

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Report 14 di analisi: industrie a rischio d’incidente rilevante in “Zone” ad impatto decrescente(valutazione effetto domino) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 267Report 15 di analisi: aree di ricovero ricadenti in aree critiche a rischio di incidente rilevante . . . . 268Report 16 di analisi: infrastrutture in aree critiche a rischio di incidente rilevante . . . . . . . . . . . . . . 269

6.6 CENNI SUGLI INDICATORI DI EVENTO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 271

7 PROGRAMMA DI PREVENZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 273

7.1 INTERVENTI STRUTTURALI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2737.1.1 Prevenzione in caso d’inondazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 273

Schema 1: delle azioni suggerite in caso d’inondazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 274Figura 26: Schema d’esempio dell’attività di prevenzione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 275

7.1.2 Prevenzione in caso di frana. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 276Schema 2: delle azioni suggerite in aree a rischio di frana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 277

7.1.3 Prevenzione in caso d’incendio boschivo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 279Schema 3: delle azioni suggerite in aree d’incendio boschivo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2807.1.3.1. Applicazione di tecniche di prevenzione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 281

7.1.4 Prevenzione in caso d’incendio boschivo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 281Schema 4: delle azioni suggerite in aree d’incidente rilevante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 282

7.2 INTERVENTI STRUTTURALI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2857.3 INTERVENTI NON STRUTTURALI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 285

7.3.1 Normative . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2857.3.2 Procedure . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 286

8 CONCLUSIONI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 287

9 ELABORATI E SUPPORTI ALLEGATI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 289

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1 OBIETTIVI GENERALI

1.1 L’organizzazione della Protezione Civile in Italia

Nel nostro paese le funzioni e l’organizzazione della Protezione Civile possono essere

sintetizzate e rappresesentate come nelle seguenti figure:

Figura 1: Scopo del Servizio Nazionale di Protezione Civile

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Figura 2: Il Servizio Nazionale di Protezione Civile

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Figura 3: Il Governo

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Figura 4: Attività degli Enti Territoriali

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1.2 Il Piano Provinciale di Protezione Civile

Lo scopo del presente documento è la “conoscenza dei rischi” e la “pianificazione

dell’emergenza” alla scala provinciale; ciò nel caso che accadano eventi, all’interno del

territorio della Provincia di Genova, preliminarmente individuati e rappresentati in scenari di

rischio classificati come eventi di tipo “b” ai sensi dell’art. 2, comma 1, lettera b, della legge

24 febbraio 1992, n° 225.

Il documento prende in considerazione e descrive gli scenari ad oggi individuati suddivisi in:

� eventi calamitosi che possono generare un’emergenza in aree con porzioni di territorio

appartenenti a più Comuni: eventi di tipo b, art. 2, comma 1, lettera b, della legge 24

febbraio 1992, n° 225;

� eventi calamitosi che possono generare un’emergenza rilevante in termini d’impatto sulla

popolazione in aree con porzioni di territorio appartenenti ad un singolo Comune: eventi di

tipo b, art. 2, comma 1, lettera b, della legge 24 febbraio 1992, n° 225;

� eventi calamitosi complessi impattanti su singoli Comuni: eventi di tipo a, art. 2, comma 1,

lettera a, della legge 24 febbraio 1992, n° 225, che per la loro diffusione e contemporaneità,

riferite ad ambiti territoriali più ampi quali la vallata o il bacino idrografico, possono

evolversi come eventi classificabili di tipo “b”.

Il Piano è strutturato in modo da ripartire le informazioni in due gruppi principali di elementi

definiti “MODULI”:

• I dati di base e gli scenari, appartenenti ai “Moduli conoscitivi” tra i quali l’elemento

fondamentale è noto come PROGRAMMA PROVINCIALE DI PREVISIONE

E PREVENZIONE DEI RISCHI DI PROTEZIONE CIVILE;

• I modelli d’intervento, appartenenti ai “Moduli logistici” noti come

PIANI DI EMERGENZA.

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La caratteristica peculiare del Piano, con risultanze sia di tipo programmatorio sia di tipo

pianificatorio, è rappresentata proprio dalla modularità delle parti che lo compongono e che

ne costituiscono il contenuto. Tale struttura ne consente l’implementazione in fasi successive

e l’acquisizione di dati utili all’aggiornamento conoscitivo e formale previsto con cadenza

annuale.

L’attività di pianificazione, che è l’insieme delle procedure operative, logistiche e d’intervento,

da attivarsi nel caso accada un evento calamitoso, fonda i suoi presupposti sul Programma

approvato e sugli aggiornamenti tecnici e conoscitivi successivi.

La predisposizione degli elaborati si è ispirata, complessivamente, alle indicazioni fornite nel

“Metodo Augustus”, redatto dal Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del

Consiglio dei Ministri.

I risultati dell’attività d’elaborazione, dei dati e dell’analisi territoriale, sono stati rappresentati

nelle seguenti parti:

• Parte testuale con descrizione dei riferimenti, delle metodologie e dei dati generali;

• Parte testuale con analisi della popolazione con tabelle derivate da dati ISTAT e algoritmi

associati alle densità abitative;

• Cartografie tecniche con rappresentazione territoriale, di base e tematica, dei dati raccolti;

• Individuazione degli scenari degli eventi attesi;

• Indicatori del modello logistico territoriale relativo agli eventi descritti negli scenari.

Nei dati di base sono confluite le informazioni di tipo territoriale e statistico contenute nei

documenti ufficiali emanati dalle rispettive Autorità di Bacino o redatti dai vari Organismi

competenti in materia, comprendenti:

• la base topografica;

• la distribuzione della popolazione;

• la dislocazione dei servizi e delle infrastrutture principali;

• i fattori di rischio.

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Il Piano Provinciale di Protezione Civile nel suo complesso ed il Modulo Conoscitivo

“Programma”, sono stati redatti tramite l’elaborazione informatizzata di:

• files di testo;

• tabelle di data base;

• diagrammi di flusso sequenziali, esplicativi dei procedimenti adottati;

• tavole di cartografia.

La metodologia scelta per l’elaborazione e l’analisi si basa sulla strutturazione

informatizzata degli elementi fisici in ambiente GIS ad oggi noti, utili alla definizione del

rischio e catalogati mediante gli strumenti informatici noti come Sistemi Informativi

Territoriali.

Con la formazione del Piano si completa, quindi, la costruzione di un “unicum” riferito

ai temi della Protezione Civile, composto di vari moduli conoscitivi e pianificatori, le cui

analisi e risultati saranno in ogni modo oggetto di continua evoluzione e aggiornamento.

Organizzare gli interventi urgenti, anche di natura tecnica, per fronteggiare l’emergenza,

dire in parole semplici “chi fa, che cosa fa e dove agisce in funzione delle necessità”, è

un’attività complessa che trae beneficio dall’esperienza maturata sia nell’ambito della

fase di studio sia nell’ambito delle diverse fasi d’intervento concreto, preventivo o di

soccorso.

La pianificazione può essere ottimizzata attraverso opportune verifiche e tarature del processo

conoscitivo e previsionale.

Questi controlli consentono da un lato di conoscere sempre meglio la realtà e dall’altro,

adottando strumenti scientifici e d’analisi sempre più moderni ed avanzati, di individuare la

risposta più efficace da attuare per il soccorso alle popolazioni colpite.

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La pianificazione migliorerà, quindi, con l’aumentare:

• del livello di dettaglio conoscitivo;

• delle capacità di coordinamento ed utilizzo delle risorse esistenti;

• dell’individuazione puntuale dei fabbisogni;

• della rapidità e chiarezza nello scambio d’informazioni tra i soggetti coinvolti;

• della capacità preditiva di identificare gli scenari, in funzione:

• degli eventi temuti ……. (scenario territoriale d’evento)

• della risposta operativa ……. (modello d’intervento).

Ad ogni scenario d’evento atteso corrisponde, infatti, uno specifico modello d’intervento.

Con la scelta di questo “modus operandi” si costituisce, in altri termini, un processo

metodologico “virtuoso”, che genera, nelle successive fasi d’elaborazione:

➣ la sempre più approfondita conoscenza dei pericoli, la classificazione dei rischi e degli

eventi temuti e la capacità previsionale rappresentata dagli scenari;

➣ la conseguente attività di “progettazione” degli interventi di prevenzione, sia di tipo

strutturale sia di tipo non strutturale;

➣ la redazione di norme e prescrizioni;

➣ la valutazione e la definizione delle attività di formazione ed informazione;

➣ l’individuazione del modello d’intervento ottimale o della migliore risposta possibile

riguardo agli scenari descritti, alle risorse censite ed impiegabili e alle necessità

occorrenti per fronteggiare l’emergenza e ripristinare le normali condizioni di vita.

L’esperienza fin qui maturata ha dimostrato che la trattazione “in successione continua” delle

diverse tipologie d’analisi e d’identificazione degli scenari e delle procedure, trae beneficio

dalla definizione in concreto dei pericoli e della relativa risposta da parte dei soggetti preposti

al soccorso.

Tale metodologia consente approfondimenti e tarature che garantiscono una “filiera” della

pianificazione d’emergenza costruita su passaggi di dati d’ingresso e dati d’uscita sempre più

aderenti alla realtà provinciale e pertanto sempre più efficaci.

Tale filiera, intesa come processo in continua evoluzione, può essere così rappresentata:

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Figura 5: Diagramma circolare di flusso delle attività di PROTEZIONE CIVILE

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I dati di OUTPUT (uscita) del Programma sono stati utilizzati per impostare ed avviare

il Piano d’Emergenza, acquisendo le informazioni ed i risultati come dati di INPUT

(ingresso).

Il Programma fornisce la risposta alla seguente domanda fondamentale:

➣ Quanti e quali sono gli eventi che per le loro caratteristiche richiedono di una

risposta organizzata a livello provinciale?

Identificati gli eventi e formulati gli scenari d’impatto, il passo successivo è contenuto nel

Piano d’Emergenza, che risponde alla seguente domanda:

➣ Quante e quali sono le “funzioni di supporto”, in base al METODO AUGUSTUS,

da impiegare per fronteggiare l’emergenza e ripristinare le condizioni di

normalità?

Stabilite le risorse ed identificati i referenti di ciascun Ente o Soggetto coinvolto, l’operazione

che segue è dare una risposta alle seguenti domande:

➣ Quali sono le procedure che assicurano l’intervento efficiente (inteso come

“prontezza” e “capacità di rapida attivazione”) ed efficace (inteso come

“risolutivo”) da porre in essere?

➣ Chi gestisce il coordinamento delle diverse componenti?

➣ Dove è situata la sala operativa del Centro Coordinamento Soccorsi (CCS)?

➣ Dove sono situate le sale operative dei Centri Operativi Avanzati (COM o COC)?

➣ Cosa deve attuare ciascun soggetto che partecipa al soccorso, sulla base della

propria capacità di risposta operativa?

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Figura 6: Diagramma lineare di flusso delle attività condotte