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Direzione Generale Politiche Attive e Passive del Lavoro
Regione Puglia
Provincia di Bari
Assessorato alla Formazione Professionale e
Politiche del Lavoro
Servizio Formazione Professionale
POR FSE PUGLIA 2007/2013
Piano di attuazione 2012
(Risorse anno 2012)
Allegato A alla Deliberazione di Giunta n 67 del 17/07/2012
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
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INDICE
PREMESSA pag. 4
Parte I - Il contesto socio-economico della provincia di Bari
1 - Premessa scenario pag. 6
1.1 - Analisi dello scenario imprenditoriale della provincia di Bari
con riflessi sull’Asse Adattabilità pag. 7
1.1.1 - Il sistema produttivo nella Provincia di Bari pag. 8
- Le unità locali pag. 8
- Il valore aggiunto pag. 9
- Il prodotto interno lordo pag. 9
- l’occupazione in Provincia di Bari pag. 9
- Beni e attività culturali ed ambientali pag.12
- Tutela delle acque e risparmio idrico pag 13
- Gestione dei rifiuti e della bonifiche pag.15
- L’offerta ricettiva della Provincia di Bari pag.18
- Andamento dei flussi turistici pag.20
- Destagionalizzazione ed internazionalizzazione pag. 22
1.1.2 - Competitività delle imprese pag. 25
- Le specializzazioni produttive della Provincia barese ed elementi
Strutturali del tessuto imprenditoriale pugliese pag. 27
- Il modello distrettuale e il rafforzamento dei settori strategici pag. 29
1.2 - Analisi dello scenario occupazionale della Provincia di Bari con
riflessi sull’Asse Occupabilità pag. 32
1.2.1 – Disoccupazione di lunga durata. Cassa integrazione e mobilità
Situazione in Italia pag. 32
1.2.2 - Disoccupazione di lunga durata. Cassa integrazione e mobilità
Situazione in Puglia e nella Provincia di Bari pag. 38
1.2.3 - La disoccupazione. Inattività giovanile
Situazione in Italia pag. 41
1.2.4 - La disoccupazione e l’inattività giovanile
Situazione in Puglia e nella Provincia di Bari pag. 46
1.3 - Il livello di istruzione della popolazione e le implicazioni
sull’occupabilità pag. 49
1.3.1 - I giovani e l’istruzione pag. 50
- La situazione nella Provincia di Bari pag. 51
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1.4 - Implicazione del processo di invecchiamento sull’occupazione pag. 53
1.4.1.- Situazione in Puglia e in Provincia di Bari pag. 55
1.5 - Lo scenario Information Communication Technology
In Italia pag. 58
1.5.1.- Situazione in Puglia e in Provincia di Bari pag. 59
1.6 – L’occupazione femminile pag. 62
1.6.1 - Situazione in Puglia e in Provincia di Bari pag. 64
1.6.2 – Imprenditorialità femminile pag. 67
1.7 – Il capitale Umano in Provincia di Bari pag. 70
1.7.1 - La dispersione scolastica pag. 70
1.7.2 - La dispersione scolastica nella regione Puglia pag. 71
Parte II - L’attuazione della delega in materia di formazione professionale da parte della Provincia di Bari pag.74
ADATTABILITA’ pag.86
OCCUPABILITA’ pag.96
CAPITALE UMANO pag.122
ASSISTENZA TECNICA pag.128
TAVOLA SINOTTICA pag.129
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PREMESSA
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Con il presente piano di attuazione, relativo all’anno 2012, redatto in esecuzione di quanto
previsto nell’art. 14 dell’accordo sottoscritto dalla Provincia di Bari in qualità di Organismo Intermedio
con la Regione Puglia, vengono individuate le priorità in materia di interventi formativi da attivare
nell’ambito della provincia di Bari per emanare gli avvisi pubblici, in linea con le indicazioni del POR
Puglia FSE 2007/20013 e le disposizioni attuative emanate dalla Regione Puglia.
La programmazione degli interventi formativi contenuta nel presente piano ha tenuto conto del
riparto finanziario per asse, categoria di spesa e per anno concordato con la Regione Puglia e
contenuto nell’atto di programmazione per l’attuazione degli interventi di competenza regionale e per il
conferimento di funzioni alle province pugliesi approvato con la deliberazione della Giunta Regionale n.
1575 del 4/9/2008, così come successivamente rimodulato con nota n. 12556 del 27/12/2009 della
Regione Puglia, a partire dall’anno 2010, a seguito della istituzione della sesta provincia pugliese.
Inoltre, si segnala la condivisione della Provincia di Bari alla compartecipazione al Piano di Azione e
Coesione e i numerosi contatti con la Regione Puglia al fine di creare una sinergia operativa per
l’attuazione del programma nell’anno 2012.
Le priorità ed i fabbisogni del territorio sono stati individuati, nel metodo e nel merito, attraverso un
approccio che si va progressivamente consolidando in momenti e sedi deputate alla condivisione dei
risultati di attuazione e alla concertazione delle linee di programmazione con le forze rappresentative
del mondo istituzionale, economico e sociale.
Il ruolo della Provincia, alla luce delle funzioni ad essa trasferite dalla Regione Puglia nel rinnovato
contesto costituzionale dato dalla riforma del Titolo V, riveste oggi, di fatto, una rilevanza strategica
decisiva nella definizione di interventi di politiche attive della formazione e del lavoro e nella promozione
dello sviluppo locale.
L'elevata dinamicità e volatilità dei mercati e il rapido sviluppo delle tecnologie spingono infatti verso
processi di rapido cambiamento delle strutture produttive e organizzative, con la conseguente esigenza
di mantenere alto il quoziente innovativo e competitivo delle imprese.
La formazione e l’orientamento per raccogliere queste sfide globali devono operare secondo una
strategia programmatoria unitaria, integrata e funzionale a perseguire l’obiettivo della migliore e più alta
occupabilità delle persone.
In tal senso occorre cogliere tutte le opportunità e le condizioni favorevoli per poter integrare i sistemi
lavoro, formazione e istruzione, in coerenza con la più ampia strategia europea di costruzione dello
“spazio europeo dell’istruzione e formazione permanente”.
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PARTE I
Il contesto socio-economico della Provincia di Bari
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1 - Premessa scenario
Il contesto economico locale è divenuto negli anni più recenti particolarmente cruciale per i processi
decisionali, di crescita e di capacità competitiva del sistema territoriale delle imprese, le quali a loro volta,
trovano spesso nel territorio un elemento determinante per le proprie strategie di sviluppo. Il territorio,
infatti, rappresenta l’insieme di conoscenze, competenze e regole che condizionano l’operare dell’impresa,
facilitandone l’orientamento all’innovazione. Osservare, dunque, le relazioni tra sviluppo e capitale umano,
tra performance economiche dei sistemi regionali e reti di rapporti economici e sociali e formazione può
condurre ad individuare diversi approcci a quel legame che sottende lo sviluppo economico localizzato e le
misure di capitale umano e sociale.
È abbastanza evidente che in un momento storico in cui l’economia appare sempre più dominata dalle
logiche della globalizzazione, si sta rafforzando l’attenzione sui sistemi produttivi locali formati da
numerose piccole imprese. L’apparente paradosso tra la dimensione mondiale e quella locale crea i giusti
presupposti di enfasi dei singoli territori di governare il proprio sviluppo locale attraverso forme di
imprenditorialità diffusa, capaci di dare vita a modelli competitivi di successo a livello mondiale senza
tuttavia rinunciare ai legami forti con le risorse, le culture e le comunità locali, ma soprattutto elevare le
competenze dei “cittadini” al fine di contrastare il gap di conoscenza che separano i territori più competitivi
da quelli meno sviluppati. Si tratta di un cammino difficile sia per chi lo sta intraprendendo per la prima
volta, sia per chi, come l’Italia, può contare su un’esperienza già storicamente consolidata come, appunto,
quella dei distretti industriali e produttivi.
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1.1 Analisi dello scenario imprenditoriale della Provincia di Bari
con riflessi sull’Asse Adattabilità
1.1.1 - Il sistema produttivo nella Provincia di Bari Per avere un’idea di quello che è lo scenario del sistema produttivo pugliese e nello specifico di quello
provinciale di Bari, ci avvaliamo di alcuni indicatori economici quali: le consistenze e le dinamiche delle
unità locali, il valore aggiunto il prodotto interno lordo1.
E’ doveroso precisare che le fonti dei dati includono nelle statistiche di Bari anche i dati relativi ai
Comuni che attualmente fanno parte della Provincia di Barletta – Trani –Andria.
- Le unità locali
A livello regionale, nel primo semestre 2010 si registra la presenza di 384.500 unità locali2.
Il peso maggiore viene detenuto dal settore terziario che nel 2010, a livello regionale, incide per il 48,8%
sul totale delle unità presenti nel territorio. Corrispondentemente il settore agricolo perde in incidenza
percentuale circa un punto all’anno. Anche le attività manifatturiere flettono in termini relativi, seppur in
lieve misura, passando dal 10,6% degli anni 2007-2008 al 9% dei primi sei mesi del 2010.
Nel 2010, il 40% delle unità locali della regione (grafico 1) appartengono alla provincia di Bari (153.629, nel
2007 154.220); seguono le province di Foggia (19,2%), Lecce (18,6%), Taranto (12,5%) e Brindisi (9,7%).
L’analisi dei gap 2007-2010 lascia intravedere interessanti spunti di riflessione. Sia l’agricoltura che le
attività manifatturiere perdono unità locali in misura più consistente nella provincia di Bari (rispettivamente -
3.398 e -2.486 unità) rispetto alle altre province.
1 Nella fattispecie, per l’analisi che segue si è attinto alla banca dati della CCIAA di Bari; le risultanze “anagrafiche” camerali hanno riguardato il IV trimestre del 2007, 2008, 2009 e del II trimestre del 2010. 2 impianto (o corpo di impianti) situato in un dato luogo e variamente denominato (agenzia, filiale, succursale, rappresentanza, magazzino, negozio, deposito, ecc.).
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Grafico 1 – Distribuzione delle UL per province (valori %). Anno 2010
Bari; 40,0%
Foggia ; 19,2%
Lecce ; 18,6%
Taranto ; 12,5%
Brindisi; 9,7%
Fonte: elaborazioni Ipres su dati della CCIAA di Bari
Al contrario, l’industria in senso stretto fa registrare trend crescenti in tutte le province e con maggiore
dinamismo nell’area di Bari ove si registra un incremento di 1.259 unità locali, a fronte di incrementi di circa
2.500 unità locali dei restanti territori provinciali.
Il settore terziario è quello che fa registrare incrementi di unità locali in tutte le province; anche qui il
primato lo detiene la provincia di Bari con +3.233 localizzazioni di impresa.
Tabella 1- Distribuzione delle UL per settori produttivi nella Provincia di Bari (valori assoluti e %). Annualità 2007- 2010.
Settori produttivi
Valori Assoluti Valori %
2007 2008 2009 2010 2007 2008 2009 2010
Agricoltura 32.676 30.962 29.811 29.278 21,2 19,8 19,3 19,1
Industria 17.397 18.122 18.694 18.656 11,3 11,6 12,1 12,1
Attività manifatturiere 18.375 18.909 16.243 15.889 11,9 12,1 10,5 10,3
Terziario 74.688 77.132 77.847 77.921 48,4 49,3 50,4 50,7
Altri 11.084 11.183 11.924 11.885 7,2 7,2 7,7 7,7
TOTALE 154.220 156.308 154.519 153.629 100,0 100,0 100,0 100,0
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Fonte: elaborazioni Ipres su dati della CCIAA di Bari
- Il valore aggiunto
In negli anni 2001-2009 mentre le province di Taranto e di Lecce registrano un incremento del valore
aggiunto3 (rispettivamente di 23,4% e 30,6%) la provincia di Bari registra addirittura una flessione,
spiegabile peraltro con il passaggio di alcuni comuni confluiti nella nuova provincia di Barletta - Andria -
Trani.
Va osservato, inoltre, che già nel 2001 la provincia di Bari registrava il 44,8% del v.a. regionale, per cui la
minore incidenza registrata sino al 2008 assume non già il significato di una perdita in termini di valore
aggiunto ma di un tendenziale allineamento delle altre province.
- Il prodotto interno lordo
Il prodotto interno lordo4 ripercuote a livello territoriale lo stesso andamento del valore aggiunto. In termini
relativi, ad una crescita generalizzata della Puglia, pari al 21,5%, tra il 2001 ed il 2009, corrisponde una
flessione della provincia barese di 9,6 punti. È l’area di Lecce a rappresentare il maggiore incremento (con
+35,9%), seguita dalla provincia di Taranto (con + 32%). Bari, invece, segna un +13,7% a fronte, però, dei
“suoi” sette comuni che dal 2007 sono confluiti nell’economia della nuova provincia BAT.
Tendenze tutte negative sono quelle che provengono dal settore dell’agricoltura: se la regione nel suo
complesso ha perso 24,1 punti percentuali, negli otto anni in questione (dal 2001 al 2009), Bari registra la
maggiore flessione con -45,2%.
- L’occupazione in Provincia di Bari
Nelle 153.629 unità locali della Provincia sono occupate5 517.903 persone .
Rispetto all’anno precedente si è verificato un decremento pari a 1604 Unità e rispetto al 2008, che fa
registrare i valori massimi del periodo 2004-2010, si sono persi 24.397 posti di lavoro.
3 E’ la misura dell'incremento di valore che si verifica nell'ambito della produzione e distribuzione dei beni e servizi grazie all’intervento dei fattori produttivi (capitale e lavoro). 4 Somma al valore aggiunto le imposte (IVA, imposte indirette nette e quelle sulle importazioni). 5 Secondo gli attuali criteri utilizzati dall'ISTAT nella Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro (RCFL), vengono conteggiati come occupate le persone con 15 anni e oltre che rientrano in una delle seguenti condizioni: a) nella settimana di riferimento hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che prevede un corrispettivo monetario o in natura; b) quelle che hanno svolto almeno un’ora di lavoro non retribuito nell’impresa di un familiare nella quale collaborano abitualmente; c) le persone che per diversi motivi sono assenti dal lavoro (per esempio per ferie, per malattia) con alcune limitazioni: (3a) nel caso dei lavoratori dipendenti l’assenza non deve superare i tre mesi e la retribuzione non deve essere sotto la soglia del 50%; (3b) nel caso dei lavoratori indipendenti, sono considerati “occupati” quelli che durante il periodo d’assenza, mantengono l’attività; (3c) nel caso, invece, dei coadiuvanti familiari, per essere considerati “occupati” l’assenza non deve superare i tre mesi.
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A farne maggiormente le spese è stato il terziario che in due anni ha fatto verificare una flessione di
occupati di quasi 2 punti percentuali pari a 21.663 lavoratori. Più contenuta la perdita dell’industria in
termini assoluti (7.933 lavoratori), ma più rilevante in termini relativi: rispetto al 2008, infatti c’è stato un
decremento di quasi 6,5 punti percentuali
Grafico 2- Evoluzione della occupazione per settori produttivi nella Provincia di Bari (valori assoluti. Annualità 2004- 2010).
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT - Rilevazione continua sulle forze di lavoro
Grafico 3- Evoluzione della occupazione nelle Province della Puglia (valori assoluti. Annualità 2004- 2010).
0
200
400
600
800
1000
1200
TOT 505,798 502,282 514,009 536,209 542,3 516,299 517,903
servizi 336,377 328,948 340,49 365,742 370,004 351,588 348,341
industria 133,556 144,177 142,585 137,059 135,528 125,587 127,595
agric.pesca 35,865 29,156 30,933 33,409 36,768 39,123 41,967
anno 2004 anno 2005 anno 2006 l anno 2007 anno 2008 anno 2009 anno 2010
0
200
400
600
800
1000
1200
1400
Lecce 245,617 243,01 253,064 252,162 247,195 243,323 240,038
Brindisi 124,459 118,064 122,872 121,742 124,729 115,95 112,214
Taranto 167,56 172,94 175,382 177,812 179,281 172,433 166,136
Foggia 191,8 185,187 190,562 195,6 193,271 189,615 186,822
Bari 505,798 502,282 514,009 536,209 542,3 516,299 517,903
2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
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Fonte: elaborazioni su dati ISTAT - Rilevazione continua sulle forze di lavoro
Il grafico 3 evidenzia come i cali di occupazione degli ultimi anni siano generalizzati: riguardano, cioè, tutte
le province pugliesi, anche se in misura diversa e anche se cambia l’anno iniziale di riferimento perché:
Bari, Brindisi, Taranto hanno fatto registrare i valori massimi nel 2008, Lecce nel 2006 e Foggia nel 2007.
Se calcoliamo le perdite subite dall’anno di massima espansione dell’ occupazione al 2010 abbiamo la
situazione seguente:
- Lecce 13.026 posti di lavoro persi, pari al 5,2% di tutti gli occupati della provincia
- Brindisi 12.515, pari al 10%
- Taranto 13.145, pari al 7,3%
- Foggia 8.778, pari al 4,5%
- Bari, 24.397, pari al 4,5%.
I 517.903 occupati nel territorio barese sono prevalentemente uomini. 370.004, infatti ,sono i maschi e
171.201 le donne ( cfr. grafico 4)
Grafico 4 - Ripartizione per sesso del numero di occupati in Provincia di Bari (valori percentuali. Annualità 2010). Fonte: elaborazioni su dati ISTAT - Rilevazione continua sulle forze di lavoro
Rispetto alle altre Province pugliesi quella di Bari vanta il miglior tasso di occupazione6 , sia totale
(38,24%), che maschile (52,78%) che femminile (20,87%). Si tratta però di una corsa tra soggetti in fondo
6 Il numero degli occupati viene rapportato alla popolazione in età lavorativa intesa in senso convenzionale (solitamente tra l'eta minima: 15 anni e l'età per la pensione: 65 anni)
67%
33%
uomini donne
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alla classifica. I tassi provinciali rapportati con quelli nazionali mostrano dei distacchi abissali: - 21,66 punti
per il tasso totale, - 15,02 per il tasso di occupazione maschile e addirittura - 25,23 per quello femminile.
Tabella 2- Tasso di occupazione delle Province della Puglia (Annualità 2010)
Province Tasso totale Tasso maschile Tasso femminile Foggia 32,63 47,28 23,74 Bari 38,24 52,78 20,87 Taranto 33,69 46,39 22,04 Brindisi 32,51 45,38 24,55 Lecce 34,33 46,18 18,9 ITALIA 59,9 67,8 46,1
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT-Rilevazione continua sulle forze di lavoro
- Beni e attività culturali ed ambientali Il territorio presenta un’offerta ricca che può contare:
- sul turismo balneare7;
- sul turismo culturale architettonico8;
- sul turismo culturale-antropologico, ricco di folklore, sagre, riti sacri;
- sul turismo naturalistico9.
Le competenze professionali richieste per promuovere, gestire, conservare questo particolare e articolato
mercato prevedono una pluralità di funzioni e competenze manageriali, tecniche progettuali, impiegati in
una pluralità di soggetti, pubblici e privati.
7 con le spiagge di Monopoli, Polignano a Mare e Giovinazzo 8 basato soprattutto sulle città d'arte (con i loro centri storici, ricchi di cattedrali in stile romanico pugliese, tra le quali spiccano quella di Altamura, Bari, Bitonto, Gravina in Puglia e Ruvo di Puglia), e sui castelli svevi e normanno-svevi (tra cui quelli di Bari, di Sannicandro di Bari). Di notevole interesse è il turismo che prevale nella valle d'Itria, la terra dominata da costruzioni a tetto conico (Alberobello) 9 che sussiste in particolare nelle Murge, con le masserie sparse intorno alle lame, in particolare Lama Balice, e con le numerose grotte formate nei millenni nel terreno carsico dai fiumi sotterranei (famose quelle di Castellana Grotte)
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Figura 1.- Tipologie di soggetti, pubblici e privati, che operano nel settore dei beni culturali e ambientali
- Tutela delle acque e risparmio idrico
La legge 36/94 “Disposizioni in materia di risorse idriche” ha introdotto in Italia un sistema di regolazione
del Servizio Idrico Integrato (SII) che ha previsto la definizione di Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) in cui
gestire efficacemente, con apposito Piano d’Ambito, la risorsa idrica, evitando frammentazioni gestionali.
Nel 2002, la Regione Puglia ha stipulato con l’AQP una convenzione per l’affidamento della gestione del
Servizio Idrico Integrato dell’Ambito Territoriale Ottimale Puglia che comprende l’intero territorio pugliese10.
La Società provvede alla gestione del ciclo integrato dell’acqua ed in particolare alla captazione,
potabilizzazione, trasporto di acqua (trasferimento, sollevamento e adduzione), distribuzione di acqua ad
usi civili, collettamento e depurazione delle acque reflue.
Dai dati relativi all’anno 2008 (cfr. grafico 5) si evince che su un totale di oltre 246 milioni di metri cubi
d’acqua forniti nel 2008, la provincia di Bari ne assorbe circa un terzo.
10 A seguito della legge 36/94 – nota come “legge Galli” – che reca disposizioni in materia di risorse idriche, la gestione del Servizio idrico integrato (acquedotto, fognatura, depurazione) viene collegata, oltre alla individuazione di Ambiti territoriali ottimali, anche alla istituzione delle relative “autorità d’ambito”.
1 musei/ fondazioni/ associazioni culturali/ gallerie
2 agenzie di gestione, promozione e valorizzazione di beni e delle attività culturali.
SOGGETTI che operano nel settore…
3 amministrazioni pubbliche, istituzioni impegnate nella tutela, conservazione e valorizzazione dei beni e delle attività culturali
4 architetti, conservatori, operatori culturali ecc.
5 agenzie di comunicazione e organizzazione eventi.
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Grafico 5 - Consumo idrico per provincia. Anno 2008 (valori %)
Fonte: IPRES Puglia in cifre 2009
In Puglia più che altrove assume particolare rilevanza una gestione del servizio idrico improntato a criteri di
efficienza ed economicità: nella regione, infatti, l’approvvigionamento idrico rappresenta da sempre un
problema di notevoli proporzioni. A determinare tali difficoltà in Puglia, non è soltanto il fattore climatico,
caratterizzato da scarse precipitazioni, ma anche le carenze dell’infrastruttura e le disfunzioni nella rete
idrica dell’acquedotto pugliese.
La carenza delle disponibilità idriche particolarmente rilevante per alcune aree del territorio regionale e le
difficoltà di rispettare i limiti imposti dalla normativa sarebbero da imputare all’altissima percentuale di
perdite fisiche sul totale dell’acqua immessa (circa il 50%). Notevoli, dunque le disfunzioni di un’opera
considerata una delle più imponenti opere di ingegneria idraulica sia per estensione che per capacità.
Diverse le strategie prospettate dalle autorità territoriali per far fronte a tale emergenza: in primo luogo
soluzioni di tipo “strutturale” che vanno dalla ristrutturazione della rete idrica all’apertura di nuovi pozzi.
Si potrebbe anche agire sul fronte del diverso utilizzo dell’acqua che implicherebbe il riutilizzo delle acque
reflue urbane, opportunamente depurate, per uso irriguo: il settore agricolo svolge, infatti, un ruolo
preponderante negli usi idrici pari a circa il 70%. Si è calcolato che in tal modo non solo sarebbe possibile
coprire il 30-40% delle attuali necessità ma si creerebbero anche i presupposti per la creazione di una
efficiente rete di impianti di depurazione (attualmente estremamente carente), con conseguente riduzione
dell’inquinamento del suolo e del sottosuolo ed una maggiore disponibilità di acque per uso potabile. Per
quanto attiene il servizio di “fognatura” o “allontanamento” si fa riferimento alla raccolta dei liquami
mediante rete fognante. Anche in tal caso il maggior peso demografico della provincia di Bari la fa
rappresentare con la maggiore incidenza sul totale con in valore del 34,9% (cfr. grafico 6). La tendenza si
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ripete anche per quanto concerne il servizio di “depurazione” legato al trattamento che permette di
eliminare totalmente o parzialmente dalle acque di rifiuto le sostanze inquinanti.
Grafico 6 - Raccolta dei liquami per provincia. Anno 2008 (valori %)
Fonte: IPRES Puglia in cifre 2009
- Gestione dei rifiuti e delle bonifiche
Tema centrale delle politiche regionali è da tempo il problema della gestione dei rifiuti. Gli interventi varati
mirano in particolare al contenimento sia della quantità sia della pericolosità dei rifiuti, all’incremento della
raccolta differenziata (RD) e alla promozione dell’economia del riuso e del riciclo11.
La regolamentazione della gestione dei rifiuti solidi urbani prevede una suddivisione del territorio regionale
in Ato (Ambiti territoriali ottimali). Si tratta in particolare di 15 aree che consentono più adeguate dimensioni
gestionali, definite sulla base di parametri fisici, demografici e tecnici. I rifiuti raccolti in modo differenziato
sono avviati a recupero di materia, mentre i rifiuti indifferenziati, residuali dalle operazioni di raccolta
differenziata sono avviati a smaltimento negli impianti di bacino.
La raccolta dei dati relativi alla quantità di rifiuti raccolti in modo differenziato e a quella residuale avviene
telematicamente, sulla base delle informazioni fornite dai singoli comuni pugliesi con cadenza mensile
come disposto dalla L.R. 25/2007.
11 Nel 2009 è stato varato un aggiornamento al Programma regionale per la tutela dell’Ambiente che prevede una pluralità di linee d’intervento, finalizzate in particolare alla tutela aree naturali protette, alla pulizia delle aree costiere, alla tutela della qualità dei suoli e bonifica dei siti inquinati, allo sviluppo dell’attività di monitoraggio e controllo ambientale
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In termini di RD, nel 2011 le aree più virtuose sono quelle di Lecce e Bari rispettivamente con quote
prossime al 18%, valore superiore alla media regionale (15,2%), ma ancora inferiore all’obiettivo europeo
per il 2012.
L’analisi territoriale barese evidenzia come il comune con la percentuale più alta di raccolta differenziata è
Toritto, nell’ATO BA4, con il 39,6%, seguono Poggiorsini (35,3%), Molfetta (32,4%), Cellamare (29,5%),
Corato (26,6%).
Situazione un po’ critica per i comuni di Cassano delle Murge (6,2%), Sannicandro di Bari e Gravina in
Puglia con il 7%
Il decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 ("decreto Ronchi") aveva previsto un Albo nazionale delle
imprese, al quale devono iscriversi "gli stabilimenti o le imprese che provvedono alla raccolta o al trasporto
di rifiuti a titolo professionale, o che provvedono allo smaltimento o al recupero di rifiuti per conto di terzi
(commercianti o intermediari)". L'Albo è stato costituito presso il Ministero dell'Ambiente ed è articolato in
un Comitato Nazionale, con sede presso lo stesso Ministero, e in Sezioni regionali e Provinciali, con sede
presso le Camere di commercio dei capoluoghi di regione e delle province autonome di Trento e Bolzano.
Le Sezioni regionali hanno il compito di iscrivere le imprese.
Figura 2 - Distribuzione delle ATO regionali
Fonte: Ato Puglia
Le imprese che, in base alla loro attività ed alle tipologie di rifiuti gestite, devono essere iscritte all`Albo
sono quelle della figura 2.
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18
L'Albo svolge un’importante funzione di selezione e di qualificazione delle imprese obbligate che, per
ottenere l'iscrizione, devono dimostrare il possesso di determinati requisiti soggettivi, di idoneità tecnica e
di capacità finanziaria.
Nel quadro della riforma delle norme in materia di gestione dei rifiuti, l'articolo 212 del decreto legislativo
152/06 ha istituito l'"Albo nazionale gestori ambientali", che succede all'Albo nazionale gestori rifiuti12.
Figura 3 - Tipologie di imprese iscritte all’Albo nazionale gestori ambientali (D. L.gs. 152/2006 art.212 comma 5)
Alla data del 12.1.2011 nell’Albo sono iscritte 424 ditte della Provincia, che salgono a 2.035 se si includono
le imprese che trasportano i propri rifiuti13.
12 L'attribuzione di nuove funzioni, che si aggiungono a quelle che già previste dal d.lgs. 22/97, fa assumere all'Albo una nuova fisionomia. In particolare, il d.lgs. 152/06 prevede l'iscrizione all'Albo dei trasportatori dei rifiuti già esentati dal d.lgs. 22/97, l'iscrizione delle imprese che svolgono le operazioni di recupero dei rifiuti in procedura semplificata, istituisce i registri delle autorizzazioni regionali e dei firmatari degli accordi di programma e interviene sulle procedure d'iscrizione vigenti.
1 raccolta e trasporto di rifiuti non pericolosi
2 raccolta e trasporto di rifiuti pericolosi
IMPRESE che svolgono attività di…
3 bonifica dei siti di commercio e intermediazione dei rifiuti
4 bonifica dei beni contenenti amianto
7 commercio e intermediazione dei rifiuti senza detenzione dei rifiuti stessi
6 gestione di impianti mobili di smaltimento e di recupero di rifiuti
5 gestione di impianti di smaltimento e di recupero di titolarità di terzi
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- L’offerta ricettiva nella Provincia di Bari
Al 2010, l’offerta turistica in Puglia ha registrato una capacità di 3.907 esercizi ricettivi e 229.941 posti letto.
Le strutture appartenenti al settore alberghiero sono circa il 25% del totale e sono pari a 997 esercizi con
90.618 posti letto, mentre il comparto extra-alberghiero si compone di 3.109 strutture e 148.354 posti letto.
La Provincia di Bari, conta 498 strutture ricettive, di cui il 10,5% riguarda le strutture alberghiere e l’89,5%
quelle extra-alberghiere (o complementari).
Considerando gli esercizi alberghieri14, le 162 strutture complessive dispongono di 13.717 posti letto, pari
al 15,1% della dotazione a livello regionale.
La tipologia prevalente è rappresentata dagli alberghi a tre e a quattro stelle che rappresentano
complessivamente l’87% dell’offerta degli esercizi alberghieri. Sono appena 6 gli alberghi di lusso a cinque
stelle e solamente 1 quelli ad una stella.
Tabella 3 - Numero degli esercizi alberghieri per province. (Anno 2010)
PROVINCE NUMERO LETTI CAMERE
Foggia 323 26.348 12.006
Bari 162 13.717 6.557
Taranto 97 10.345 4.317
Brindisi 90 10.632 4.539
Lecce 283 27.364 12.752
Bat 42 2.212 1.139
Puglia 997 90.618 41.310
Fonte: elaborazione su dati ISTAT Nel comparto extra-alberghiero15 le strutture ammontano a 446 (pari al 14,3% del totale regionale) e
dispongono di 2.228 posti letti.
13
Ulteriori modifiche sono state apportate dalla promulgazione del d.lgs. 16 gennaio 2008, n. 4 "Ulteriori disposizioni correttive e integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale" (G.U. n. 24 del 29 gennaio 2008) che ha riscritto l'articolo 212 del d.lgs. 152/06, modificando in maniera significativa la procedura di iscrizione delle imprese che trasportano i propri rifiuti (comma 8), riattivato l'iscrizione in regime di comunicazione delle aziende speciali, i consorzi e le società di gestione dei servizi pubblici di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 per il servizio di gestione dei rifiuti urbani nei medesimi Comuni, e restituito in capo alle Province la registrazione degli impianti che effettuano operazioni di recupero in regime di comunicazione di inizio attività. 14 Le strutture alberghiere sono rappresentate da alberghi, hotel e residenze turistiche alberghiere. 15 Le strutture ricettive extra-alberghiere sono classificate secondo le seguenti tipologie: in alloggi privati, campeggi e villaggi turistici, agriturismi e altri esercizi. Queste ultime strutture non vengono annoverate in specifiche categorie perché di recente diffusione o dal ruolo estremamente limitato se marginalmente considerate, quali attività saltuarie di alloggio e prima colazione (Bed&Breakfast), case per ferie/centri vacanze per ragazzi (colonie), ostelli per la gioventù, case religiose di ospitalità, centri soggiorno-studi, ecc. religiose di ospitalità, centri soggiorno-studi, ecc.
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La tipologia di struttura ricettiva predominante è rappresentata, come del resto nelle altre province, dai bed
& breakfast con 319 esercizi che costituiscono il 71,5 % del totale delle strutture extra-alberghiere presenti
in Provincia. Seguono gli alloggi agro-turistici (quasi il 16%). La presenza rispettivamente degli alloggi in
affitto, dei campeggi e dei villaggi turistici appare più contenuta (appena l’11%). Se però analizziamo i
posti letto complessivamente disponibili, un ruolo di primo piano è svolto dai campeggi e
Grafico 7 - Distribuzione provinciale degli alberghi secondo la categoria. Anno 2010
0
20
40
60
80
100
120
140
160
180
1 Stella 36 1 0 2 11 1
2 Stella 3 14 8 8 27 3
3 Stella 173 82 47 41 156 19
4 Stella 52 59 38 32 82 19
5 Stella 3 6 4 7 7 0
Foggia Bari Taranto Brindisi Lecce BAT
Fonte: elaborazione su dati ISTAT
villaggi turistici, concentrati principalmente nei comuni di Monopoli, Giovinazzo e Alberobello che offrono il
76% del totale disponibili in provincia.
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Tabella 4 - Numero degli esercizi complementari per province. Anno 2010
Province
Campeggi / villaggi
Alloggi in affitto
Alloggi agri-turistici
Ostelli della gioventù
Case per ferie
B&B Totale
Foggia 157 196 47 0 7 198 605
Bari 8 45 71 0 3 319 446
Taranto 11 28 25 1 0 154 219
Brindisi 10 48 56 0 7 207 328
Lecce 32 231 104 1 8 970 1.346
Bat 4 18 13 0 2 127 165
Puglia 222 566 316 2 27 1.975 3.109
Fonte: elaborazione su dati ISTAT
- Andamento dei flussi turistici
La domanda turistica (totalità dei visitatori che hanno pernottato nelle strutture ricettive) si esplicita in
termini di arrivi e presenze. Gli arrivi rappresentano ogni occasione in cui un cliente prenda alloggio in un
esercizio ricettivo. Le presenze costituiscono invece il numero di notti trascorse consecutivamente dal
cliente nella stessa struttura ricettiva, pertanto forniscono in termini assoluti una misura della permanenza
del flusso turistico nelle strutture ricettive.
Malgrado la crisi che incalza l’economia nazionale e internazionale, dai dati dell’Osservatorio sul Turismo
della Regione Puglia, emerge come nel territorio pugliese il turismo ha subito un’impennata: più 4% degli
arrivi e più 6% delle presenze rispetto all’anno precedente.
Per quanto concerne i dati relativi alla provenienza dei turisti dobbiamo ricorre a quelli del 2009, non
essendo ancora disponibili quelli relativi al 2010..
La maggior parte dei turisti è di origine nazionale: le presenze italiane in Puglia sono state di 10.879.855
unità, pari all’86,8%, mentre gli arrivi sono stati più di 2,5 milioni circa l’86%. Gli stranieri rappresentano,
rispetto agli italiani, il 14% degli arrivi e il 13,7% delle presenze.
La permanenza media dei turisti italiani nella regione è di 4 giorni, mentre quella dei turisti stranieri è di 0,1
%. Nello spefico, la permanenza media negli esercizi complementari risulta di 8,6 giorni, di gran lunga
superiore agli esercizi alberghieri pari a 3,2 giorni.
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Tabella 5 - Movimento turistico italiani e stranieri per provincia (arrivi e presenze per esercizi alberghieri ed extra-alberghieri). Anno 2009. Valori assoluti
Province
Clienti Italiani Clienti stranieri Totale Clienti
Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze
Foggia 843.089 3.871.758 121.489 605.790 964.578 4.477.548
BAT 95.142 198.259 19.715 43.289 114.857 241.548
Bari 466.206 1.063.694 116.364 284.850 582.570 1.348.544
Taranto 216.928 899.101 22.843 98.066 239.771 997.167
Brindisi 235.610 1.083.935 44.292 199.635 279.902 1.283.570
Lecce 718.820 3.763.108 94.704 417.780 813.527 4.180.888
Puglia 2.575.795 10.879.855 419.407 1.649.410 2.995.205 12.529.265
Fonte: elaborazione Ipres su dati della Regione Puglia-Assessorato al turismo e industria alberghiera
La provincia di Foggia e a seguire quella di Lecce occupano le prime posizioni, per arrivi e per presenze.
In provincia di Bari, invece, il capoluogo rappresenta la prima località turistica per arrivi e presenze, con un
dato che supera il 35%. Gli altri due comuni che registrano flussi turistici rilevanti sono Alberobello (arrivi
12,7%; presenze 10,3%) e Monopoli (arrivi 10,4%; presenze 21,6%).
Riguardo la provenienza dei flussi turistici italiani in Puglia, e in particolar modo gli arrivi, si osserva che
Lombardia, Lazio, e Campania costituiscono insieme più del 36% del mercato italiano, con quote
rispettivamente pari al 10,2%, al 13,4% e al 12,7% del totale degli arrivi, anche se il dato più significativo è
sempre rappresentato dal turismo interno che rappresenta circa il 19%.
Per quanto concerne invece, il numero di presenze sul territorio pugliese, le tre regioni sopraccitate
raggiungono nel complesso il 41,8% del totale presenze con una forte connotazione della regione
campana (15,8%).
Tra i mercati stranieri si confermano al top tre Paesi europei: la Germania con il 17,1% delle presenze, la
Francia con il 17,1%, il Regno Unito e la Svizzera con l’8,3%. Seguono l’Austria (2,0%) e il Belgio (1,5%).
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Grafico 8 - Presenza dei turisti stranieri per paese di provenienza (valori% - Anno 2009)
17,1
8,3
8,3
2,92 1,5
Germania Francia Regno Unito Svizzera Austria Belgio
Fonte: Regione Puglia – Assessorato al turismo e industria alberghiera
- Destagionalizzazione e internazionalizzazione
Nonostante il territorio pugliese sia caratterizzato da una concentrazione del volume dei flussi turistici in
determinati spazi temporali (il 59,7% degli arrivi e il 79,3% delle presenze complessive si concentra tra
giugno e settembre), come è logico che sia per una regione dove il turismo è prettamente “balneare” e
stagionale, il confronto però con i risultati degli ultimi anni evidenzia un trend in crescita di un processo di
destagionalizzazione che investe tutti i mesi dell’anno.
L’incremento dei tassi di occupazione turistica si è verificato proprio nel primo trimestre, che in precedenza
si caratterizzava, invece, come il periodo di minor movimento turistico.
Un’analisi di dettaglio permette di leggere tutta l’importanza di questo cambiamento e, almeno in parte, di
ricondurlo a precise motivazioni.
In primo luogo sembra emergere una maggiore diversificazione dei prodotti turistici (dimensioni del turismo
culturale, del benessere e accoglienza, cineturismo, turismo enogastronomico e rurale, congressuale)
accompagnata da una valorizzazione di itinerari territoriali integrati.
Una importante componente è legata alla presenza del movimento business che ha caratterizzato
fortemente la Puglia: nel primo trimestre 2009, ad esempio, la quota di clientela per affari presente nelle
strutture ricettive pugliesi è stata del 38,5%, rispetto al 27,3% della media in Italia. A contribuire in maniera
determinante è soprattutto la provincia di Bari che in controtendenza con il resto delle province presenta un
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turismo dove il processo di “destagionalizzazione” è determinato prevalentemente dal segmento “turismo
d’affari”.
Parallelamente al fenomeno della destagionalizzazione cresce anche quello dell’internazionalizzazione. Se
nel 2005 l’incidenza di arrivi stranieri sul totale era del 10%, ha raggiunto il 13,9% nel 2009 ed il 15% nel
2010 risultando incrementata in 10 anni del 43,4%. Nello stesso anno si è registrato un +10,8% circa degli
arrivi e un +16,2% delle presenze di stranieri, rispetto all’anno Nel 2010 oltre 50.000 stranieri hanno visitato
la Puglia, scegliendola non solo come destinazione balneare ma anche come meta culturale,
enogastronomica, rurale, sportiva ma, soprattutto, come meta di turismo di qualità.
Considerando la tipologia dei “motivi” per i quali si sostiene una spesa turistica, per il 47% dei casi il motivo
prevalente dell’incoming straniero in Puglia è trascorrere una vacanza, per il 27,2% è legato a motivi
personali e solamente il 25,7% è da attribuire a motivi di lavoro. Interessante notare però come il trend di
crescita nel periodo 2000-2009 sia stato del 131,3% per la motivazione legata al “lavoro” e solamente del
7,9% per quella relativa alla “vacanza”.
Tabella 6 - Spesa dei turisti stranieri per motivo del viaggio. (Valori in milioni di euro, variazioni e composizioni percentuali
Motivi di viaggio 2009 Var.% 00-09 Var.% annua Composizione % (2009)
Vacanza 270 17,9 1,8 47,0
Altri motivi personali 156 44,4 4,2 27,2
Lavoro 148 131,3 9,8 25,7
Totale 574 43,4 4,1 100,0
Fonte: Banca d'Italia, Indagine campionaria sul turismo internazionale in Italia
L’analisi dei dati ci porta a queste evidenze:
- il turismo è un settore particolarmente importante per l’economia della Provincia per il volume
economico prodotto e per l’occupazione che impiega. Si consideri che a livello regionale quanti
lavorano in questo settore rappresentano più del 4% di tutti i lavoratori occupati della Puglia e che in
Provincia di Bari si aggirano sulle 5.000 unità.
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Grafico 9 – Occupati nel turismo in Puglia (valori% - Anni 2004 – 2008)
- la struttura turistica provinciale ha una ricettività inferiore alla media nazionale, ma superiore a quella
regionale
Due le annotazione più critiche e che abbiamo evidenziato anche nei Piani 2010 e 2011:
- il turismo della Provincia è ancora fortemente dipendente dalla stagionalità climatica. Il turismo
barese, come peraltro quello pugliese, da decenni è soprattutto un turismo estivo e marino, ma
si vedono segni positivi di destagionalizzazione, grazie, soprattutto al turismo d’affari.
- Il sistema turistico provinciale ha ancora ampi margini per competere con località italiane e
mediterranee per acquisire ulteriori segmenti di mercato internazionale.
Destagionalizzazione e internazionalizzazione sono le direttrici strategiche della politica turistica della
Provincia di Bari. Per sostenere tali direttrici la Provincia ha avviato una programmazione di specifici
interventi, che prevedono azioni sinergiche tra Comuni e categorie di settore, tra cui:
• coinvolgimento di grandi tour operator italiani e stranieri;
• promozione dell'entroterra barese per favorire soggiorni anche in provincia;
• turismo scolastico;
• potenziamento dello scalo marittimo del capoluogo;
• valorizzazione dei beni culturali.
Nello specifico, azioni qualificanti della promozione turistica, avviate di recente nella Provincia di Bari,
si sono rivelate:
4,03%
3,70%
3,60%
4,20%
4,30%
3,20%
3,40%
3,60%
3,80%
4,00%
4,20%
4,40%
anno 2004 anno 2005 ano 2006 anno 2007 anno 2008
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- le minicrociere in tutti i porti delle città costiere a nord e a sud di Bari, (il "Pescaturismo" e il " Discover
Tour Terra di Bari");
- i “riti della Settimana Santa ", in occasione delle ricorrenti festività pasquali, focalizzando l'attenzione
sulla moltitudine di paesi dell'hinterland barese dove questi riti, suggestivi e densi di misticismo
religioso, richiamano ogni anno migliaia di visitatori;
- il "turismo emozionale” ossia la possibilità, per i turisti, di scoprire le bellezze della Valle d'Itria e della
Murgia barese con rilassanti passeggiate a bordo di calessi d'epoca;
- l’aiuto nella fase di start up alle attività imprenditoriali collegate al turismo.
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1.1.2 - La competitività delle imprese
La compettività delle imprese è una componente essenziale per lo sviluppo economico di un territorio.
L’essere competitivi passa attraverso una strategia complessiva multifattoriale: la capacità di valorizzare le
proprie risorse per essere attrattivo, l’apertura verso il commercio internazionale e la capacità di attrarre
capitali esterni che a sua volta stimola le imprese locali a sviluppare le competenze richieste, creando così
un circolo virtuoso. Significa in altri termini, praticare una politica di innovazione continua dei prodotti,
attivare percorsi di ottimizzazione delle risorse umane, possedere capacità diagnostiche dei processi
organizzativi, conoscere le tecnologie più innovative, leggere il proprio mercato nazionale e internazionale
ed elaborare strategie.
Figura 4 - Il circolo virtuoso della competitività
Essere attrattvi significa aprire il proprio sistema economico, attrarre capitale, sviluppare nuove conoscenze
Questo stimola le imprese locali a sviluppare le competenze necessarie a divenire ancora più competitive
La competitività di un territorio passa attraverso la sua capacità di valorizzare le proprie risorse per essere attrattivo
Questo comporta un confronto più intenso delle imprese locali con la concorrenza internazionale
1
2
3
4
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- Le specializzazioni produttive della Provincia barese ed elementi strutturali del tessuto imprenditoriale pugliese
L’area industriale di Bari è il punto nevralgico del sistema produttivo dell’intera Provincia.
Nella zona è attivo il Distretto Tecnologico della Meccatronica (MEDIS)16 costituito dall’Università di Bari,
dalla Confindustria di Bari e da imprese di medie e piccole dimensioni operanti nel comparto
dell’automotive, meccaniche e informatiche.
Con riferimento al settore dell’elettromeccanica nel 2010 sono attive in Puglia 2.804 unità locali di
produzione, 466 società di capitali, 436 società di persone e 1.881 ditte individuali. Le principali
specializzazioni sono la produzione di lampade, trasformatori, quadri elettrici, pompe, gruppi elettrogeni,
impianti frigoriferi, impianti per il condizionamento autonomo e condensatori.
Con riferimento invece al settore della meccanica, si segnala nel territorio la presenza da un lato di poche
imprese di medio/grandi dimensioni attive nel settore della fabbricazione di autoveicoli e loro motori, motori
di motocicli, rimorchi e semirimorchi che da sole generano 540 milioni di euro di fatturato (pari al 13% circa
dell’intero fatturato regionale) e dall’altro una costellazione di imprese (526, pari al 65% del totale) attive
nella fabbricazione e lavorazione di prodotti in metallo e fabbricazione, installazione, manutenzione di
macchine e apparecchi meccanici che, insieme, realizzano più della metà del fatturato provinciale ed un
quarto di quello regionale.
Da sottolineare la presenza in provincia di alcuni insediamenti produttivi ad alto contenuto tecnologico nel
settore delle telecomunicazioni (Elettronika, ITEL). Questo comparto ha enormi potenzialità di crescita ed è
caratterizzato da una forte spinta all’innovazione.
Altro punto di forza dell’economia barese è rappresentato dall’agroalimentare che può contare sulla
disponibilità di materie prime come il grano, la vite, le olive e l’ortofrutta.
Infine, nell’area dell’hinterland barese, nel corso degli anni, si è ormai consolidata anche una significativa
capacità produttiva nei settori dell’ecologia, nei trasporti refrigeranti, nella produzione di salotti in pelle, abiti
da sposa, camicie e maglierie. Apprezzabile è anche la produzione di materiali per l’edilizia (cemento,
prefabbricati pesanti, marmi estratti nella zona della Murgia Barese).
Il sistema imprenditoriale della provincia barese, nonostante presenti, come abbiamo visto, un territorio
ricco dal punto di vista produttivo, non è ancora sufficientemente aperto verso l’internazionalizzazione e
presenta elementi di debolezza strutturale che limitano fortemente la capacità attrattiva del suo territorio e
pertanto il suo essere competitivo.
Ciò è vero sia in termini di saldi commerciali con l’estero (esportazioni ed importazioni), sia in termini di
attrattività di Investimenti Diretti Esteri17.
17 Gli Investimenti Diretti Esteri (IDE) rappresentano flussi finanziari in ingresso in un teritorio generali da investimenti in impianti e/o nuovi stabilimenti costruiti con l’obiettivo di produrre beni o servizi nel territorio medesimo.
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Dal punto di vista dei flussi commerciali, la Puglia presenta un grado di apertura internazionale che è pari a
circa la metà rispetto alla media nazionale e un terzo rispetto al Nord Italia. Rispetto invece al flusso di
Investimenti Diretti Esteri, nel periodo 2007-2010, la Regione è riuscita ad attrarre solamente lo 0.16% del
proprio PIL, posizionandosi agli ultimi posti della classifica delle regioni italiane (cfr. tabella 1).
Dal punto di vista poi del sistema di offerta, la Regione è penalizzata da bassi livelli di produttività e di
partecipazione alla forza lavoro, nonché da bassi livelli di innovazione. La Puglia in tal senso è la
quart’ultima regione italiana per PIL pro-capite, davanti alla Sicilia, Calabria e Campania e la produttività è
inferiore del 20% circa alla media nazionale.
Ma il limite maggiore è rappresentato dalla componente della dimensione del sistema imprenditoriale
caratterizzato da una forte presenza di piccole imprese che determinano il cosiddetto “nanismo” del
sistema industriale regionale. Una simile condizione non è infrequente in Italia, ma in Puglia assume
caratteristiche ancora più diffuse ed estese. Il settore dell’agricoltura, ad esempio, è dominato dalla
presenza di una moltitudine di aziende di piccole e piccolissime dimensioni, composte anche da 2/3
lavoratori, spesso appartenenti alla stessa famiglia. In Puglia la percentuale di aziende agricole con una
superficie agricola utilizzata inferiore ai due ettari è oltre il 60%, contro una media italiana che risulta
inferiore del 50%.
Anche nel settore metalmeccanico, che vede la presenza di alcuni gruppi multinazionali, le imprese hanno
dimensioni ridotte, (7,7 addetti per unità locale della Puglia contro i 10 dell’Italia).
Tabella 7 - Classifica dell’attratività misurata tramite gli IDE delle Regioni Italiane (valori percentuali. Annualità 2007-2010
IDE in % del PIL Media 2007-2010
Piemonte 2,32
Lombardia 2,30
Lazio 1,55
Veneto 0,76
Umbria 0,72
Liguria 0,71
Valle d’Aosta 0,68
Trentino A.A. 0,54
Media Regioni italiane 0,47
Sardegna 0,44
Marche 0,36
Friuli V.G. 0,24
Emilia Romagna 0,23
Abruzzo 0,21
Campania 0,21
Puglia 0,16
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30
Toscana 0,12
Calabria 0,8
Sicilia 0,7
Basilitata -0,4
Molise -2.4
Fonte: Elaborazione su dati dell’Ufficio Italiano Cambi
- Il modello distrettuale e il rafforzamento dei settori strategici Il “nanismo” che caratterizza le imprese pugliesi di tutti i settori economici, insieme allo scarso
orientamento alla collaborazione e all’apertura internazionale, è uno dei limiti maggiori alla crescita
economica.
Una possibile soluzione, verso cui la Regione è già attiva18, è quella del modello distrettuale, perché tende
ad aggregare non solo le imprese, ma anche associazioni, sindacati, università, centri di ricerca.
Figura 5 – Modello distrettuale
Tali distretti hanno un ambito territoriale regionale e si definiscono come sistemi sindacati, università, centri
di ricerca ed enti pubblico-privati, unite da obiettivi comuni quali l’incremento della competitività,
dell’innovazione, dell’internazionalizzazione, dell’occupazione e la creazione di nuovi business nel sistema
industriale pugliese, integrati di relazioni produttive, tecnologiche, istituzionali e di servizi, dotati di un
organizzazione governata dalla fiducia e dalla cooperazione.19
18 In Puglia, tra il 2008 e il 2010 sono stati costituiti 15 distretti produttivi secondo le disposizioni della Legge Regionale n. 23 del 3 agosto 2007. 19 I distretti sono organizzati secondo tre forme distinte: 1) produttivi, organizzati secondo aggregazioni orizzontali o filiere verticali di imprese, senza esigere il requisito della contiguità territoriale; 2) tecnologici, dedicati alle attività di ricerca di imprese, centri di ricerca pubblici e privati; 3) turistici.
aggregare
IMPRESE
ASSOCIAZIONI
SINDACATI
UNIVERSITA’
CENTRI di RICERCA
per incrementare
Competitività
innovazione
Occupazione
Internalizzazion
Nuovi business
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Inoltre, con riferimento ai fattori su cui fare leva per aumentare la competitività del sistema imprenditoriale
barese, risulta fortemente strategico il rafforzamento di alcuni settori che ben si prestano alla
specializzazione produttiva e/o l’innalzamento della qualità dell’offerta finale. Essi sono : Aeronautico,
Meccanico, Chimico20, Agroalimentare21; Turistico22.
Dalle analisi precedenti abbiamo ricavato informazioni che descrivono delle sostanziali fragilità del sistema
produttivo regionale:
- un ridotto grado di apertura internazionale (pari a circa la metà rispetto alla media nazionale e un terzo
rispetto al Nord Italia)
- una scarsa attrattività per investimenti esteri che rappresentano appena lo 0,16% del proprio PIL
- bassi tassi di innovazione.
Questi fenomeni si possono riassumere in uno solo: mediocri livelli di competitività, che pongono la Puglia
nelle posizioni di coda rispetto alle altre Regioni.
La competitività passa attraverso una strategia complessiva multifattoriale di ogni azienda.
Significa, infatti, oltre che praticare una politica di innovazione continua dei prodotti, attivare percorsi di
ottimizzazione delle risorse umane, possedere capacità diagnostiche dei processi organizzativi, conoscere
le tecnologie più innovative, leggere il proprio mercato nazionale e internazionale ed elaborare strategie.
Anche se mancano indicatori provinciali è ragionevole supporre che se, sostanzialmente, le fragilità
regionali sono anche le fragilità provinciali.
Questa situazione è aggravata da un ulteriore handicap: il nanismo delle imprese provinciali. Questa
appare la vera discriminante che tagli in due il sistema imprenditoriale barese:
- da una parte le poche imprese di dimensioni più ampie che mostrano una spiccata vocazione
all’internazionalizzazione e una propensione all’innovazione
20 In effetti settori quali l’aereonautico, il meccanico, grazie alle applicazioni della meccatronica (sintesi tra meccanica e elettronica) e il chimico, sono contraddistinti da elevati livelli di investimenti in Innovazione e R&S e da produzioni ad elevato Valore Aggiunto in grado di generare elevati spillover positivi nei confronti degli altri settori industriali nella Regione (si pensi ad esempio alla stretto legame tra aereonautica-meccanica-informatica-chimica e agroalimentare-chimica per le possibili applicazioni). Nello specifico, il settore chimico è considerato centrale per lo sviluppo e la competitività di qualsiasi altro settore, in quanto le innovazioni portano benefici a livello generale dei prodotti finiti, alla qualità della vita e al miglioramento continuo della qualità dell’ambiente contribuendo allo sviluppo sostenibile. 21 Una grande potenzialità per l’agroalimentare è rappresentata dai marchi protetti per i prodotti agroalimentari e vitinicoli. Tale diversificazione produttiva di qualità, sulla quale la provincia, e più in generale la Regione, vanta una posizione di primo piano nel panorma del Mezzogiorno, determinerebbe dunque, sia nel comparto agricolo che in quello alimentare, un indubbio vantaggio competitivo. 22 Cfr. scheda precedente: In relazione al turismo, il vantaggio competitivo è duplice e passa attraverso: 1) il superamento dei limiti dovuti ad un’offerta focalizzata principalmente sul turismo balneare, sviluppando altre forme di turismo suddivise per target di riferiemnto e periodi dell’anno. In particolare appare fondamentale rafforzare, a fianco del turismo balneare che resta un indiscusso punto di forza della provincia, il turismo culturale (beni culturali e artistici del territorio nonché la promozione d eventi e manifestazioni) e verde (vacanze presso agriturismi, visite a parchi ed aree protette); 2) proseguire nell’azione di potenziamento del settore turistico attraverso il miglioramento della quallità dei prodotti turistici, come leva su cui agire per generare effetti positivi sugli altri settori dell’economia pugliese, aumentando il peso del turismo internazionale nella provincia e nella regione e quindi la domanda di beni prodotti a livello locale. Infatti, va sottolineato che la domanda di beni e servizi connessa al business turistico determina ricadute a cascata su una molteplicità di settori: non solo alberghi e risptranti, ma nche servizi, commercio, trasporti, agroalimentare, settore moda, artigianato, ecc. Gli stessi impatti in termini di occupazione indiretta permettono al tursmo di agire in chiave anti-ciclica, sostenendo il mercato del lavoro nella regione.
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32
- e dall’altro una moltitudine di imprese di piccole e medie dimensioni, molto spesso a conduzione
familiare, che trovano grandi difficoltà negli stessi processi23.
E’ a quest’ultimo target, numericamente di gran lunga il più consistente, che il Piano 2012 intende riservare
una particolare attenzione, mettendo a loro disposizione la possibilità di avvalersi di strutture consulenziali
Queste ultime, però, hanno una particolare necessità di essere supportate ed accompagnate in un
processo di internazionalizzazione mediante una alta professionalità, assicurata da temporay management
23 Cfr. RACCOMANDAZIONE DELLA COMMISSIONE, del 6 maggio 2003, relativa alla definizione delle microimprese, piccole e medie imprese
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33
1.2 Analisi dello scenario occupazionale della Provincia di
Bari con riflessi sull’Asse Occupabilità
1.2.1 - Situazione in Italia - Disoccupazione di lunga durata Il permanere di condizioni critiche per la nuova occupazione ha fatto aumentare la quota di disoccupati di
lunga durata (soggetti in cerca di lavoro da almeno 12 mesi): nel 2009 erano pari al 44,1 % di tutti i
disoccupati, nel 2010 arrivano al al 48,3%.
Nei Paesi dell’Unione europea in media la quota dei disoccupati da almeno dodici mesi è passata dal
33,1% del 2009 al 39,9% del 2010. Il rialzo è stato particolarmente brusco in Spagna, dove l’incidenza è
raddoppiata negli ultimi due anni, ed è presente, seppur in misura più contenuta, anche in paesi come il
Regno Unito e la Germania (Cfr. tabella 8), al punto da far supporre che l’accumulo dei disoccupati di lungo
periodo potrebbe rappresentare una delle eredità negative di carattere strutturale, che la fase ciclica
recessiva lascerà agli anni futuri, non solo in Italia.
Tabella 8 - Disoccupati di lunga durata in alcuni paesi dell'Unione europea. Anni 2009-2010
Maschi Femmine Totale
2009 2010 var. 2009 2010 var. 2009 2010 var.
Italia 42,0 47,2 5,2 47,0 49,8 2,8 44,4 48,4 4,0
Francia 35,4 41,5 6,1 35,1 38,7 3,6 35,2 40,1 4,9
Germania 44,4 48,1 3,7 47,0 46,3 -0,7 45,5 47,3 1,8
Regno unito 26,5 37,2 10,7 21,4 26,0 4,6 24,5 32,7 8,2
Spagna 20,9 35,9 15,0 27,2 37,4 10,2 23,7 36,6 12,9
UE 31,8 40,5 8,7 34,8 39,1 4,3 33,2 39,9 6,7
Fonte: elaborazione Ministero del Lavoro e delle Politiche Socilai su dati Eurostat
I dati Istat 2010 della Rilevazione sulle forze di lavoro (Cfr. tabella 9), in relazione alla disoccupazione di
lunga durata mostrano come l’incidenza della disoccupazione di lunga durata:
- è sempre caratterizzata dalla prevalenza di giovani e di donne, nonché dalla forte concentrazione nelle
regioni meridionali: quasi il 56% dei disoccupati di lungo periodo risultano residenti nelle regioni
meridionali. Al contrario, l’intensità della crescita della disoccupazione di breve durata si è rivelata
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34
nettamente superiore nelle regioni centro-settentrionali piuttosto che nel Mezzogiorno e ha coinvolto
maggiormente il genere maschile24.
- coinvolge maggiormente la fascia di età dai 30 ai 45 anni, mentre i giovani fino a 29 anni restano di gran
lunga la fascia di popolazione più coinvolta nella disoccupazione di breve periodo;
- l’aumento ha nuovamente coinvolto in modo più marcato, rispetto all’anno precedente, gli individui con
precedenti esperienze lavorative (+9,6% a fronte del +3,8% di quelli in cerca della prima occupazione) a tal
punto che quasi i tre quarti dei disoccupati hanno precedenti esperienze di lavoro;
- è rappresentata da circa la metà di individui che possiedono un livello di istruzione non superiore alla
scuola dell’obbligo, mentre l’incidenza scende poco oltre il 40% nel caso della durata breve; all’opposto, al
restringersi della durata della ricerca di lavoro cresce la presenza di disoccupati in possesso di titoli di
studio elevati.
Per avere il quadro sulla situazione delle singole Regioni occorre rifarsi al 2009. In quell’anno i disoccupati
di lunga durata in Puglia rappresentano il 48,2% (cfr. Grafico 2b) di tutti i disoccupati. Con questo valore
la Regione si colloca al 15.mo posto, seguita da Lazio (50,2%) Molise (50%) Calabria (51,8%) Basilicata
(54,9%) Campania (57,2%) Sicilia (60%).
Tra la Puglia e la Sicilia ci sono 11,8 punti percentuali di differenza in più, con il Veneto, la Regione con i
valori più bassi c’è una gap di 28,8 punti in meno; rispetto alla media nazionale (44,4%) i punti di differenza
si ridimensionano a + 4,2.
Tabella 9 - Tassi di disoccupazione e disoccupazione di lunga durata per sesso, circoscrizioni e classe d’età. Anno 2010 (Valori percentuali)
Circoscrizioni
Classe di età
Disoccupazione Disoccupazione di lunga durata
maschi Femmi. totale maschi Femmi. totale
Nord-ovest
15-24 anni 21,1 22,6 21,7 7,5 8,4 7,9
15-29 anni 14,1 15,1 14,5 5,4 5,7 5,5
15-64 anni 5,6 7,2 6,3 2,4 3,2 2,7
oltre15 anni 5,5 7,1 6,2 2,4 3,2 2,7
Nord-est
15-24 anni 16,2 23,0 19,1 5,0 7,1 5,9
15-29 anni 11,5 15,5 13,2 3,4 4,5 3,9
15-64 anni 4,6 7,0 5,6 1,6 2,4 2,0
oltre 15 anni 4,5 6,9 5,5 1,6 2,4 2,0
Centro
15-24 anni 24,9 27,4 25,9 11,6 11,0 11,3
15-29 anni 16,7 20,3 18,3 7,7 8,5 8,0
15-64 anni 6,7 9,0 7,7 3,0 4,3 3,6
24 La Banca d’Italia (2011) sottolinea come il calo dell’occupazione del Mezzogiorno sia da ricondurre non solo alla flessione dell’industria in senso stretto (superiore a quanto osservato nelle altre aree del paese), ma anche alla riduzione dell’occupazione nel terziario: in particolare, la dinamica dell’occupazione nei servizi nel Mezzogiorno ha risentito del calo del pubblico impiego;
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35
oltre 15 anni 6,6 9,0 7,6 3,0 4,3 3,6
Mezzogiorno
15-24 anni 37,7 40,6 38,8 18,1 21,9 19,5
15-29 anni 28,9 33,4 30,7 14,2 17,9 15,6
15-64 anni 12,2 15,9 13,5 6,2 9,2 7,2
oltre 15 anni 12,0 15,8 13,4 6,2 9,2 7,2
Italia
15-24 anni 26,8 29,4 27,8 11,6 13,0 12,1
15-29 anni 19,1 21,7 20,2 8,4 9,6 8,9
15-64 anni 7,7 9,7 8,5 3,5 4,8 4,0
oltre 15 anni 7,6 9,7 8,4 3,5 4,8 4,0
Fonte: elaborazioni Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali su dati Istat Grafico 10 – Disoccupati di lunga durata per Regione (Anno 2009; v.%)
42,4
36,233,6
40,0
21,624,4
26,628,7
26,5
0,0
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
35,0
40,0
45,0
Piemonte Valled'Aosta
Lombardia Liguria Bolzano Trento Veneto Friuli-V. G. Emilia-Romagna
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Grafico 11 – Disoccupati di lunga durata per Regione (Anno 2009; v.%)
- Cassa integrazione25 e mobilità Il 2010 si conferma come un anno record per quel che riguarda le ore di cassa integrazione autorizzate.
Queste sono state oltre un miliardo, il 31,7% in più rispetto al 2009 e oltre 4 volte tanto rispetto a quanto
riscontrato nel 2008, confermando l’eccezionalità del ricorso a questo strumento anche in una prospettiva
storica: incrementi così cospicui non si erano mai osservati nelle recessioni passate, che si erano invece
caratterizzate per un aumento più graduale delle ore di Cassa integrazione. Un dato così elevato da un lato
conferma l’importanza che ha avuto la Cig per contenere gli effetti occupazionali della crisi, mantenendo i
lavoratori collegati al loro posto di lavoro, dall’altro risulta di difficile assorbimento, soprattutto nelle aziende
medio/grandi e nei settori senza apprezzabile ripresa produttiva.
I dati sul 2010 confermano che l’industria è il settore che ha assorbito il maggior numero di ore autorizzate.
Le ore richieste dalle imprese, considerando anche quelle di tipo artigiano, sono state circa un miliardo,
l’86% del totale, e hanno coinvolto nell’insieme oltre 300 mila lavoratori del settore.
25 La Cassa Integrazione Guadagni è una prestazione che integra o sostituisce la retribuzione dei lavoratori sospesi o che lavorano ad orario ridotto presso aziende in difficoltà produttiva (momentanea o di più lungo periodo). Si distingue in ordinaria (CIG ordinaria),straordinaria (CIGS) e in deroga. La CIG ordinaria si verifica in presenza di crisi aziendale a causa di eventi temporanei e di breve periodo (ad es, mancanza improvvisa di ordinativi per un breve periodo). L’integrazione salariale spetta ai lavoratori che appartengono a determinate categorie (principalmente operai ed impiegati) e a determinati settori produttivi. La CIGS si verifica in presenza di crisi aziendale di natura strutturale e di più lungo periodo (ad es. ristrutturazione aziendale, riorganizzazione, riconversione produttiva, fallimento, concordato preventivo, ecc.). In aggiunta a tali strumenti si è ampliata l’applicazione della Cassa Integrazione Guadagni “in deroga” che ha permesso di estendere la copertura degli ammortizzatori sociali anche a categorie e situazioni non ammissibili in base ai primi due strumenti.
34,3 34,931,2
50,2
42,3
50,0
57,2
48,2
54,951,8
60,0
44,7 44,4
0,0
10,0
20,0
30,0
40,0
50,0
60,0
70,0
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Italia
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37
Il confronto con l’anno precedente permette di visualizzare in maniera immediata come sia cambiata la
proporzione tra componente ordinaria e straordinaria: il peso è ora decisamente maggiore per la
componente straordinaria (aumentata del 126,4 % mentre la cassa ordinaria è diminuita del 40,7%), quella
legata a situazioni di crisi ormai irreversibili e che, in assenza di una ripresa sostenuta, è a maggior rischio
di tradursi in licenziamenti per un numero elevato di lavoratori.
I dati sulla Cassa integrazione disaggregati a livello settoriale permettono di osservare che i settori in cui
l’incremento del peso della Cig straordinaria è stato più rilevante sono d’altra parte quelli che, in seguito
alla crisi, hanno sperimentato le maggiori difficoltà, come l’industria metallurgica (dove ormai il 60% delle
ore richieste dalle imprese è di tipo straordinario), la meccanica, e l’industria chimica e della gomma-
plastica, in cui le quote di Cig straordinaria sul totale sono rispettivamente del 48 e del 47%. Pochi sono i
settori dove questa percentuale non sia aumentata: fenomeno che denota una situazione ancora
fortemente instabile per la maggior parte del nostro sistema produttivo, e che segnala molti casi di
ristrutturazione aziendale.
Il ricorso alla Cassa integrazione, presenta comunque delle differenze a livello territoriale. Ovviamente il
Centro-Nord, dato il peso elevato dell’industria sul totale degli occupati, risulta più penalizzato dalle
conseguenze della crisi industriale e la stima del numero di persone momentaneamente sospese dal
lavoro è maggiore: nel comparto industriale i lavoratori interessati da interventi
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38
Grafico 12 - Indice delle ore di cassa integrazione autorizzate in Italia. Anni 1971-2010
Fonte: elaborazione Cnel su dati Istat
di Cassa integrazione hanno raggiunto le 225mila unità in quest’area, mentre al Sud se ne conteggiano
circa 47mila.
Tuttavia, nel Meridione si osserva anche un trend di progressivo aumento nel corso del 2010 dei lavoratori
in Cig, culminato soprattutto nell’ultimo trimestre. Nel corso dei mesi le piccole imprese, che per la maggior
parte caratterizzano il tessuto imprenditoriale del Meridione, sono probabilmente diventate maggiormente
consapevoli della possibilità di utilizzare un nuovo strumento come la cassa integrazione straordinaria o in
deroga, determinando una maggior diffusione di questi interventi anche in quest’area.
In linea con il peso via via maggiore assunto dalla cassa straordinaria, i dati dell’Inps mettono d’altro canto
in evidenza anche l’aumento del numero delle domande di mobilità: nel 2010 ammontano a 134mila,
ovvero rispetto al 2009 ci sono state quasi 20mila persone in più che hanno avuto accesso a questo
beneficio (+17,5% e del 55% rispetto al 2008).
I lavoratori che possono fare domanda per ricevere l’indennità di mobilità sono infatti generalmente quelli
che sono stati licenziati in seguito ad un periodo
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39
Grafico 13 - Domande presentate per Indennità di mobilità. Annualità 2004-2010
20.000
40.000
60.000
80.000
100.000
120.000
2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
Fonte: elaborazione Cnel su dati Inps
di Cig straordinaria e che le imprese, per motivi tecnici o produttivi, non sono riuscite a reinserire.
1.2.2 - Situazione in Puglia e nella provincia di Bari
- Disoccupazione di lunga durata La crisi economica ha avuto effetti significativi sul mercato del lavoro regionale nel corso del 2009 e 2010.
In quest’ultimo anno la forza lavoro (15-64 anni) ammonta a 1.400.000 persone, l’occupazione a 1.209.000
persone e la disoccupazione a 192.000 persone.
Il tasso di disoccupazione di lunga durata in Puglia è al 6,9% con circa 98.000 persone, poco più della
metà del totale dei disoccupati.
Sotto il profilo dinamico, nel 2010 rispetto all’anno precedente, si possono osservare diversi comportamenti
dei principali indicatori del mercato del lavoro:
- una leggera contrazione dell’offerta di lavoro, il che vuol dire che è aumentata, sia pure di poco, l’area
dell’“inattività”, soprattutto per la componente maschile, mentre è stazionaria la componente dei giovani tra
i 15 ed i 24 anni;
- una diminuzione dell’occupazione di circa 15.000 persone (-1,2%), attribuibile esclusivamente ai maschi,
poiché per le donne vi è un aumento di 4.000 occupate (+1%), mentre una contrazione significativa
dell’occupazione coinvolge i più giovani (15-24 anni);
- un aumento della disoccupazione di lunga durata del 15,3% (+13.000 persone) che colpisce in particola
modo i maschi e i giovani tra i 15 ed i 24 anni. Nonostante però il forte incremento abbia investito il
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40
genere maschile, le donne continuano a mantenerne il primato regionale con l’8, 9% contro l’8, 6% del
totale.
Tabella 10 - Indicatori caratteristici del mercato del lavoro in Puglia per fasce di età. Anno 2010 e variazione con il 2009
Indicatori Valori Assoluti 2010 Variazione % 2010/2009
(.000) Puglia Italia
Forza Lavoro 1.400 -0,2 0,0
15-24 anni 134 - -2,6
25 anni e oltre 1.266 -0,2 0,2
Occupati 1.209 -1,2 -0,7
15-24 anni 88 -2,2 -5,8
25 anni e oltre 1.121 -1,1 -0,4
Persone in cerca di occupazione 192 7,3 8,1
15-24 anni 46 4,5 6,7
25 anni e oltre 145 7,4 8,6
Disoccupazione di lunga durata 98 15,3 17,7
15-24 anni 23 21,1 18,1
25 anni e oltre 75 13,6 17,6
Fonte: elaborazione Ipres su dati Istat.
L’incremento della disoccupazione di lunga durata è particolarmente preoccupante per una fascia di ètà
così giovane in quanto si traduce in uno spreco di risorse umane con un potenziale di lavoro enorme e
rischio di rimanere ai margini del mercato del lavoro quando, invece, è necessario costruire percorsi di
rafforzamento delle competenze e delle capacità di lavoro.
Analizzando i dati a livello provinciale, si rilevano forti differenzazioni in ognuna delle province pugliesi: è
Taranto a registrare il minor tasso di disoccupazione anche se di poco rispetto a Bari (5,1% contro il 5,2%);
tale divario è invece più accentuato nel confronto di genere. Nel capoluogo il tasso femminile risulta di gran
lunga superiore a quello di Taranto dove al contrario il tasso del genere maschile risulta, seppur di poco,
superiore a quello barese. E’ comunque a Lecce che si verifica la disoccupazione più consistente con il
7,9% di cui solo le donne rappresentano il 10,9%. Rispetto alla variabile di genere la componente
femminile risulta comunque in tutte le province sempre penalizzata. (cfr. grafico 14).
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41
Grafico 14 - Tasso di disoccupazione di lunga durata per sesso e provincia. Anno 2010
Fonte: elaborazioni su dati Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro
- Cassa integrazione Nella regione Puglia nel 2011 (periodo gennaio-aprile) sono state autorizzate circa 17 milioni di ore di
cassa integrazione, di cui 41,1% straordinaria e 33,3% in deroga.
La categoria maggiormente colpita è quella degli operai, in particolare attraverso la CIG straordinaria
messa in atto per crisi aziendale strutturale. La categoria degli impiegati ha registrato, invece, un maggior
ricorso a quella in deroga, per oltre la metà della CIG nel complesso.
Rispetto al 2010 si può osservare una importante riduzione (-27,2%) delle ore autorizzate per la CIG: un
segnale di ripresa dell’attività produttiva, che si riflette in un minor ricorso alla richiesta di ore.
Tuttavia, questo dato riflette andamenti differenti tra le tre forme di CIG.
Infatti, mentre diminuisce in modo consistente la CIG ordinaria, minori contrazioni si riscontrano per la
straordinaria (la ripresa c’è ma è ancora incerta) ma soprattutto per la CIG in deroga, aumentata di oltre il
50% per gli impiegati.
È un segnale della debolezza di questa categoria di lavoratori che in questi anni sta subendo con maggiore
intensità gli effetti della crisi.
In Puglia, l’applicazione della CIG in deroga ha previsto un accordo con le parti sociali, ed ha consentito
l’estensione degli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori subordinati, compresi quelli a tempo determinato,
gli apprendisti, i lavoratori somministrati, i lavoratori subordinati professionale.
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42
Tabella 11 – Ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni. Gennaio-Aprile 2011
C.I.G.
Ore autorizzate (.000) Variazione %
Operai Impiegati Totale Operai Impiegati Totale
2011 2011-2010
Ordinaria 3.583 495 4.078 -46,5 -35,4 -45,3
Straordinaria 5.913 1.116 7.029 -26,7 -21,1 -25,9
In deroga 4.146 1.902 6.049 -23,0 54,9 -8,6
Totale 13.642 3.513 17.155 -32,3 3,1 -27,2
Fonte: elaborazione Ipres su dati INPS
I dati esaminati ci consegnano queste informazioni:
- in provincia di Bari si registrava nel 2009 un tasso di disoccupazione di lunga durata del 5,1%, (Regione
Puglia 6,9) (Cfr. grafico 3). In altri termini fatto cento le persone in età di lavoro (“15 o più anni”, secondo la
definizione ISTAT) 5 erano disoccupate da almeno 12 mesi, ma tra le donne il valore saliva a 7,4!
- se misuriamo i disoccupati di lunga durata rispetto a tutti i disoccupati, rileviamo che erano nel 2009 quasi
la metà ( 48,2%; dato nazionale 44,4%)
In questi ultimi due anni la situazione è ulteriormente peggiorata. Un miglioramento, invece, si è verificato
nel ricorso alla CIG, almeno quella ordinaria e straordinaria. Il ricorso a quella in deroga, invece, sul
versante degli impiegati, continua a crescere.
Ne consegue che il target di questa attività del POR, nel suo complesso di cassaintegrati e di disoccupati di
lunga durata (stimabile in più di 15.000 persone) tende ad aumentare.
Si tratta peraltro di un target quanto mai differenziato, in termini anagrafici culturali e di provenienza
lavorativa, a cui non si può presentare una offerta formativa indifferenziata o il “tradizionale” corso di
formazione d’aula.
1.2.3 - Situazione in Italia - La disoccupazione giovanile A livello nazionale, più di metà dei disoccupati (il 55% nel 2010) continua ad essere rappresentata da
persone appartenenti alle fasce di età più giovani, ossia con meno di 34 anni26, quando cioè si verifica
26 La categoria dei giovani, sotto un profilo mercatolavoristico, comprende le fasce 15-24 e 25-34 anni.
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43
prevalentemente l’ingresso nel mercato del lavoro, e sempre più con contratti di lavoro a termine, ovvero
da forme di lavoro che più agevolmente e con minori costi possono essere interrotte dalle imprese27.
Ciò ha comportato incrementi via via più marcati del tasso di disoccupazione giovanile, che nella media del
2010 si è attestato al 27,8%, con un massimo del 40,6% per le donne residenti nel Mezzogiorno.
È da sottolineare che il dato medio nazionale risente dell’estrema eterogeneità della situazione territoriale
italiana. Se infatti il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 18,2% nelle regioni del Nord (con un minimo
del 16,3% per i maschi), raggiunge il 36% tra i giovani residenti nel Mezzogiorno.
Se i dati comparati sull’occupazione giovanile sono decisamente negativi, così non è per l’occupazione
totale, che perde posti di lavoro in maniera contenuta. A fronte infatti di una riduzione dell’occupazione
totale pari a -0,7%, quella dei giovani appare decisamente più accentuata: rispettivamente del -4,3% per la
fascia dei 15-24enni e del -2% per i 25-29enni.
L’impatto della crisi sulla condizione occupazionale dei giovani italiani è stato anche più forte di quanto
successo nella media dei paesi europei: infatti ad un calo degli occupati totali (circa -4,5%) in linea con la
media europea, corrisponde una flessione superiore alla media, sia degli occupati 15-24enni (-5,7%) che
dei 25-29enni (-5,3%).
27 Considerando la media europea, i giovani tra i 15 e i 24 anni con contratti a termine nel 2010 rappresentano il 42,2% (51,6% nell’area dell’euro) dei giovani dipendenti rispetto al 10,7% (11,6% nell’area dell’euro) dei lavoratori fra i 25 e i 64 anni e al 13,9% del totale dei lavoratori 15-64 anni (15,6% nell’area euro).
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44
Grafico 15 - Trend di occupazione per fasce di età. Annualità 2004-2010
20
21
22
23
24
25
26
27
28
2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
15-24 anni
25-34 anni
Fonte: elaborazione Cnel su dati Istat Vale la pena sottolineare come dal 2008 al 2010 nell’Unione europea siano stati persi 5 milioni e
trecentomila posti di lavoro (-2,4%), di cui più di 2 milioni e mezzo (poco meno della metà) sono giovani tra
i 15 e 24 anni (-11%) e quasi 1 milione e mezzo tra i 25 e i 29 anni (-6%).
Tabella 12 - Occupati per classe di età nei principali Paesi dell’Unione Europea. Anni 2009 e 2010
Paesi U.E.
15-24 25-29
2009 2010 var. 2010/
2009 2009 2010
var. 2010/ 2009
valori assoluti (migliaia) val % valori assoluti (migliaia) val %
Unione Europea (27) 20.861 19.964 -4,3 24.368 23.793 -2,4
Euro area (17) 13.016 12.371 -5,0 15.396 14.878 -3,4
Italia 1.319 1.243 -5,8 2.167 2.052 -5,3
Germania 4.268 4.180 -2,1 3.774 3.726 -1,3
Spagna 1.382 1.196 -13,5 2.331 2.133 -8,5
Francia 2.333 2.291 -1,8 2.990 2.970 -0,7
Fonte: elaborazione Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali su dati Eurostat
In questo triennio la Spagna ha pagato il prezzo più alto in termini di occupazione giovanile (-34% per i 15-
24enni e - 0,6% per i 25-29enni), laddove la Francia e la Germania hanno subito le perdite minori
(rispettivamente -4,1% e -5,2% per i 15-24enni e -1,7% e -0,7% per i 25-29enni).
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45
Per avere un’idea di chi siano i giovani maggiormente colpiti dalla crisi è necessario considerare i dati
sull’occupazione. Nel complesso, l’occupazione giovanile si è ridotta di 545 mila posti di lavoro, pari ad una
riduzione del 14,1%.
Considerando l’incidenza percentuale della riduzione, le perdite più ampie si sono osservate oltre che nei
più giovani (16-24 anni) come detto sopra, tra gli uomini (a causa dell’elevata percentuale di occupazione
maschile nei settori maggiormente colpiti dalla recessione), nelle persone con titolo di studio bassi e
medio-bassi (-8,4%), nelle persone con contratto di lavoro a termine (-16,75%).
- L’inattività giovanile Destano allarme anche le dimensioni che sta assumendo in Italia il fenomeno dell’inattività giovanile28 e più
in particolare quelli dei NEET (Neither in Education nor in Employment or Training) ossia giovani, non
impegnati in corsi di istruzione e/o formazione ma neppure alla ricerca di attività lavorative.
Nonostante lo status di NEET sia spesso transitorio, va rilevato come questo gruppo di persone è da
considerarsi ad elevato rischio di marginalizzazione dal mercato del lavoro; inoltre quanto più si protrae la
permanenza in questo stato, più difficile si dimostra il loro successivo inserimento nella vita attiva o nel
sistema formativo.
In Italia l’incremento nel tasso di Neet è risultato sostanzialmente in linea con la media europea; quello che
però preoccupa è il livello raggiunto da tale tasso. Se prima della crisi il tasso di Neet si aggirava attorno al
16% tra la popolazione più giovane (16-24 anni) e al 24% per i giovani adulti (25-30 anni), tali percentuali
sono rapidamente aumentate, salendo rispettivamente al 18.6% e al 28.8% nel terzo trimestre del 2010.
Le dimensioni assunte in questo ultimo anno dal fenomeno dell’inattività sono senz’altro da ricondurre alla
difficile congiuntura economica del nostro Paese che ha causato, nel solo 2009, un incremento del numero
di giovani inattivi di circa 126 mila unità. Questa categoria di giovani è rappresentata in particolare dal
genere femminile (24,4% contro il 18,2% dei ragazzi) e concentrata nelle regioni del Mezzogiorno (30,3%
contro il 16% registrati al Centro ed il 14,5% al Nord ma sono in crescita anche gli inattivi al Nord (85 mila
in più) e al Centro Italia (circa 27 mila in più).
28 Per l’Istat il tasso di inattività fa riferimento ad una categoria di persone eterogenea al proprio interno, in cui convivono persone che per diverse ragioni hanno scelto di non lavorare. Pertanto differisce dal tasso di disoccupazione che è dato dal rapporto tra il numero delle persone in cerca di occupazione e la somma del numero degli occupati e le persone in cerca di occupazione (forze di lavoro).
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46
Grafico 16 - Quota di Neet per fasce di età. Anno 2010
15,7%
24,3%
16,0%
24,8%
17,7%
26,8%
18,6%
28,8%
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
2007 2008 2009 2010 (III trim.)
15-24 anni 25-30 anni
Fonte: elaborazione Cnel su dati Istat
Le motivazioni della mancata partecipazione al mercato del lavoro coinvolgono i giovani diversamente in
relazione alla fascia di età. Per quelli tra i 15 e i 24 anni (4.312 unità) la motivazione principale è legata alla
frequenza di corsi di studio o professionali (85,1%), mentre lo scoraggiamento influenza il 4,2% (senza
differenze di genere) e raggiunge l’8% nel Mezzogiorno. Nella classe di età 25‐34 anni gli inattivi si
dimezzano attestandosi a 1.935mila giovani. Sulle motivazioni della inattività si rilevano differenze di
genere: motivi di studio o formazione professionale per il 12,5% dei ragazzi e poco più del 5% per
scoraggiamento, mentre per il 31,4% delle donne i motivi connessi alla sfera familiare sono la causa
maggiore della mancata partecipazione al mercato del lavoro. Meno del 9% delle donne inattive giustifica
la propria condizione con lo scoraggiamento nella ricerca di una occupazione; il dato sale a 12,2% nel
Mezzogiorno contro il 3,5% delle regioni settentrionali.
I dati confermano anche che lo stato di inattività è fortemente condizionato dal livello di scolarità: in tutte le
circoscrizioni geografiche, infatti, a bassi livelli d’istruzione corrispondono alti tassi d’inattività. E’ pur vero
che una caratteristica rilevante dei nuovi Neet è che ad aumentare sono giovani diplomati (+12,1%) e
laureati (+11,5%); nel Mezzogiorno in una misura molto maggiore che nelle altre due circoscrizioni.
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47
1.2.4 - Situazione in Puglia e nella Provincia di Bari - La disoccupazione e l’inattività giovanile A livello regionale, in termini di disoccupazione, la fascia più penalizzata, come nel resto del territorio
nazionale, è quella dei giovani tra i 15 e 24 anni.
Per una rappresentazione più chiara e dinamica, bisogna rivolgersi ai tassi di occupazione e
disoccupazione.
Nel primo caso la Puglia si arresta complessivamente al 35,3%, di cui il 18,1% nella fascia dei 15-24 anni
e il 51,3% in quella dei 25-34; di contro i disoccupati rappresentano il 34,6% (46mila ragazzi) fra 15 e 24
anni e 145mila oltre i 25 anni.
In riferimento alla provincia di Bari, per quanto concerne la struttura demografica, la categoria dei giovani
(15-34 anni) comprende 315.440 unità, di cui il 47,3% rappresentato dai più giovani (147.009) e il 52,7 %
(168.431) dagli altri. (cfr. grafico 17). Rispetto alla variabile di genere, si rileva la presenza maschile
predominante in entrambe le fasce con un gap più accentato per la fascia dei giovanissimi con oltre 3 punti
percentuali.
Grafico 17 - Popolazione in età attiva nella provincia di Bari, per sesso e classi di età. Gennaio 2011
Fonte: elaborazione su dati Istat, Demo 2011
In relazione alla situazione occupazionale, la provincia di Bari, rispetto alle altre, presenta un tasso di
occupazione più alto: il 40,4%, di cui il 22,4% per la fascia 15-24 anni e il 55% per quella dei 25-34enni.
Foggia ha il più basso indice occupazionale (33,9%), segue Lecce ( 35,6%), Brindisi e Taranto (36,3%).
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48
E’ pur vero che nonostante Bari si attesti su valori significativamente superiori alla media regionale per
entrambe le fasce di età, rimane di gran lunga inferiore alla media nazionale (che fa registrare
rispettivamente per le due fasce d’età il 24,4% e il 70,1%).
In Puglia il fenomeno dell’inattività presenta dimensioni maggiori rispetto alla media nazionale (il 54,6%
contro il 48,6%) ed anche qui colpisce in modo particolar la fascia dei più giovani. (il 72,2% contro il
71,6%).
Nel confronto provinciale, Bari risulta la più virtuosa con il tasso più basso di inattività: il 52,1% anche se
comunque inferiore a quello nazionale di circa 6 punti percentuali. Da sottolineare però come in tale
primato barese contribuisca soprattutto la fascia dei più giovani (il 69,2% contro il 34,9% dei 25-34 enni); è
Lecce infatti a detenere il tasso più basso nella fascia successiva con il 31,4%.
Tabella 13 - Tasso di occupazione per classe di età e province pugliesi. Anno 2010
Regioni e Province 15 - 24 25 - 34 Totale
Puglia 18,1 51,3 35,3
Foggia 16,4 46,8 33,9
Bari 22,4 55,0 40,4
Taranto 17,9 61,2 36,3
Brindisi 24,7 48,1 36,3
Lecce 14,2 55,1 35,6
ITALIA 24,4 70,1 45,9 Fonte: elaborazione su dati Istat, Forze di lavoro Media 2010
- Piano straordinario per il lavoro in Puglia 2011ERSS IL LAVORO
IN PUGLIA 2011 Emerge un duplice ordine di problemi che connotano la condizione dei giovani all’interno del mercato del
lavoro regionale. Per un verso, permangono tutt’oggi tassi di dispersione scolastica particolarmente elevati,
che impongono l’adozione improcrastinabile di interventi di prevenzione e contrasto del fenomeno
dell’abbandono della scuola dell’obbligo. Per altro verso, i giovani con alti livelli di scolarizzazione
incontrano maggiori difficoltà di inserimento professionale, in quanto sono in possesso di titoli che non
risultano di facile incontro con le esigenze delle imprese.
Al fine di superare tali difficoltà nell’incrocio domanda/offerta, la Regione attraverso il Piano Straordinario
per il lavoro in Puglia 201129 intende confermare tutti quei meccanismi che hanno già favorito l’alternanza
29
Il Piano tiene conto dei fabbisogni e delle domande di innovazione dei sistemi produttivi regionali analizzate attraverso specifiche iniziative ed incontri promossi nell’ultimo biennio con il partenariato economico e sociale, nonché le indicazioni contenute nei progetti di investimento presentati dalle imprese a valere sui diversi avvisi regionali, nei programmi di sviluppo predisposti dai Distretti produttivi regionali, nelle attività svolte dai diversi Osservatori regionali, nei risultati delle analisi condotte dalle Agenzie regionali con particolare riferimento a PugliaSviluppo, all’Agenzia Regionale per la Tecnologia e l’Innovazione (ARTI) ed a InnovaPuglia.
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49
e l’integrazione dei sistemi di istruzione, formazione e lavoro e la mobilità transazionale di studenti,
disoccupati e lavoratori.
Grafico 18 - Tasso di inattività e classi di età nelle province pugliesi. Anno 2010
Fonte: elaborazione su dati Istat LTGGGE:FFFFjj
Il piano pertanto intende:RRFFFFNNNNNNNNMMMFFFFF
- mettere a disposizione nuove forme di incentivazione per percorsi di formazione post-diploma e post-
universitaria maggiormente raccordati alla esigenze delle imprese ed alle nuove domande del mercato del
lavoro;
- promuovere la partecipazione dei giovani nei settori creativi e innovativi;
- attuare modalità innovative per il microcredito ed i piccoli sussidi volti a sostenere nuovi percorsi di auto-
imprenditorialità;
- accedere a risorse finanziarie da utilizzare per alleviare le situazioni di disagio sociale e promuovere
percorsi individuali di fuoriuscita dalle situazioni di crisi e di povertà relativa.
Particolare attenzione viene prestata all’esercito di giovani alle prese con contratti atipici e precari,
attraverso la messa a disposizione di uno specifico strumento di intervento finalizzato al reimpiego ed
all’autoimpiego.
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50
1.3 - Il livello di istruzione della popolazione e le implicazioni sull’occupabilità Il possesso di un basso livello di istruzione è una delle principali criticità evidenziata in tutti le indagini
internazionali. Nel nostro Paese la percentuale di persone in età attiva sprovvista di un titolo di studio
secondario è molto alta.
Se la partecipazione alla scuola materna e a quella dell’obbligo risulta ormai pressoché totale, la situazione
è ben diversa sul fronte dell’istruzione superiore.
Nel 2010 più del 10% della popolazione tra 15 e 64 anni possiede solo la licenza elementare o nessun
titolo di studio, il 36,5% ha conseguito la licenza media e circa il 40% il diploma di scuola secondaria
superiore; le persone in possesso di titoli di formazione terziaria sono appena il 13% del totale.
L’Italia è l’unico tra i principali paesi europei ad essere sensibilmente distante dal target di Lisbona: nel
2010 solo il 19,8% dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio terziario, ben 20 punti percentuali sotto il
target e a quasi 14 punti dalla media dell’Unione Europea (33,6%). E se il Centro-Nord è al 22,4%, il
Mezzogiorno è addirittura fermo al 15,6%.
E’ sempre il Sud a detenere i tassi di abbandono scolastico più alti: nel 2009, 14 su 100 hanno lasciato
dopo il primo anno di scuola superiore (nel Centro-Nord il, rapporto è di 10 su 100). A pesare le condizioni
di degrado sociale e familiare.
L’Italia si distingue negativamente nel contesto europeo anche per la quota di early leavers from education
and training (giovani di 18-24 anni che hanno abbandonato gli studi senza aver conseguito un titolo di
scuola secondaria di primo grado), pari nel 2010 al 18,8% (22% per gli uomini e 15,5% per le donne), oltre
quattro punti percentuali in più della media UE30.
Mettendo in relazione il titolo di studio posseduto con la domanda di lavoro, si osserva come in tutte le
maggiori economie europee, fra cui l’Italia, si sia verificata una riduzione, rispetto agli anni precedenti la
crisi, dell’incidenza dei lavoratori con titoli di studio più bassi. Anche in termini di posti di lavoro distrutti, la
crisi sembra aver colpito soprattutto le persone con bassi titoli di studio: il numero di disoccupati, infatti, è
aumentato più o meno intensamente per tutti i livelli di istruzione considerati, anche se le persone con livelli
di istruzione medio/bassi restano il gruppo più svantaggiato nel mercato del lavoro italiano. Nel complesso,
gli occupati laureati sono cresciuti di numero, tra il 2007 ed il 2010 (+ 7,9%) e così i diplomati (quasi + 5%).
Invece si sono ridotti gli occupati con titoli di studio modesti (licenza elementare o al massimo il diploma di
scuola media inferiore), con un incremento di circa il 32%.
In particolare, per coloro che possiedono al massimo la licenza media inferiore si nota una
sovrarappresentazione nella disoccupazione rispetto al loro peso sulle forze lavoro. Questi risultati d’altra
parte non sorprendono se si considera il fatto che i settori maggiormente colpiti dalla recessione sono stati
l’industria in senso stretto e le costruzioni, queste ultime in particolare caratterizzate da una quota elevata
di lavoratori scarsamente qualificati. Al contrario, tra i lavoratori maggiormente qualificati, si osserva una
maggiore tenuta, e il ritmo di crescita dei disoccupati con laurea si è attenuato molto tra il 2009 e il 2010.
30 Cfr. Rapporto Svimez 2011.
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51
In sintesi, i dati sembrano suggerire che anche in un contesto di generalizzate difficoltà, l’istruzione abbia
operato in senso positivo, garantendo maggiori opportunità di occupazione e preservando, per quanto
possibile, il mantenimento del posto di lavoro.
Tabella 14 - Variazione dell’occupazione per titolo di studio. Anni 2007-2010
Titoli di studio tot. 15-64 giovani 25-34
migliaia var.% migliaia var.%
laurea e post.laurea 286 7,9 -41 -3,7
Diploma 4-5 anni 210 2,5 -246 -9,7
Diploma 2-3 anni 41 2,4 -28 -7,1
Lic. Media -496 -6,7 -380 -24,9
Nessun titolo, lic. Elementare -391 -25,4 -38 -27,9
TOTALE -350 -1,5 -732 -12,7 Fonte: elaborazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali su dati Istat
1.3.1 -I giovani e l’istruzione In tale contesto, la categoria dei giovani, per i quali una volta conclusi gli studi il rischio di lunghi periodi di
disoccupazione o addirittura di inattività è molto alto, risulta senz’altro la più penalizzata.
In Italia, la maggior parte dei giovani31 con impiego ha un titolo di studio medio-alto (rispettivamente il
49,5% il diploma di 4-5 anni e il 13,9% la laurea o dottorato), mentre oltre la metà dei giovani inattivi
possiede al massimo la licenza media (53,4%) e appare contenuta la quota di inattivi laureati (solo il 7%).
Tabella 15 - Popolazione per titolo di studio, classe d’età e condizione professionale. Anno 2010
Classe di età e condizione
professionale
Licenza elementare
Licenza media
Diploma 2-3 anni
Diploma 4-5 anni
Laurea breve, laurea, dottorato
15-29 2,0 42,2 4,9 41,0 9,9 occupati 1,5 26,3 8,8 49,5 13,9 persone in cerca 2,5 31,8 6,9 46,2 12,5 inattivi 2,3 53,4 2,2 35,0 7,0 15-64 10,1 36,5 6,5 33,9 13,0 occupati 5,1 30,7 7,9 38,9 17,5 persone in cerca 7,5 37,7 6,7 36,6 11,6 inattivi 17,9 45,0 4,5 26,1 6,5 Fonte: elaborazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali su dati Istat
31 Si fa riferimento ai dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali dove la fascia di età dei giovani considerata è compresa tra i 15 e i 29 anni.
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52
Il fenomeno della disoccupazione giovanile legata ad un basso livello di istruzione, pur comune a ciascuna
delle diverse ripartizioni territoriali, appare connotare fortemente le regioni meridionali dove si osserva la
più bassa percentuale di giovani occupati indistintamente per tutti i titoli di studio posseduti (cfr. grafico
19).
Grafico 19 - Tasso di disoccupazione dei giovani per titolo di studio e circoscrizioni. Anno 2010
Fonte: elaborazone su dati Istat
L’Ocse ha coniato la definizione di “left behind” per quei giovani che risultano privi di un titolo di scuola
superiore e si ritrovano in una condizione di Neet una volta concluso il breve percorso scolastico. Le stime
effettuate per il complesso dei paesi Ocse indicano che i left behind costituivano circa il 9% della
popolazione tra i 15 e i 24 anni nel 2007. Preoccupa constatare che tale livello di left behind è più elevato
tra i giovani adulti (25-34 anni), pari a quasi l’11%; inoltre, stime effettuate sul 2009 mostrano un
incremento nell’incidenza di left behind per entrambe le classi d’età, segno di un effetto negativo derivante
dal deterioramento del mercato del lavoro. I left behind, soprattutto quando appartenenti alla classe d’età
dei giovani adulti, registrano una maggior durata della non occupazione, proprio per la maggior difficoltà a
trovare un impiego, e sono a maggior rischio di scoraggiamento e quindi di definitivo abbandono del
mercato del lavoro e rappresentano pertanto una categoria che necessita aiuto e specifica assistenza.
- Situazione in Puglia e nella Provincia di Bari
Nel confronto con le altre regioni del Meridione, in Puglia il tasso di disoccupazione legato al basso titolo di
studio risulta superiore alla media: circa la metà delle persone in cerca di occupazione hanno al massimo
la licenza media (contro un circa 40% della media del Meridione). Il gap invece con la media nazionale,
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53
per entrambe le licenze, è ancora molto forte, circa il 6% per la licenza media e il 3% per quella
elementare.
Ad incidere maggiormente è la licenza media (con il 15,9%), mentre la licenza elementare contribuisce in
maniera più contenuta (con il 14,7%).
Più funzionale all’ingresso nel mercato del lavoro sembrano dunque i percorsi brevi, come i diplomi della
durata di 3 o 4 anni: si tratta in particolare di percorsi professionalizzanti realizzati negli istituti professionali
o nel canale della formazione integrata.
Grafico 20 - I left behind per classe di età. Annualità 2007 e 2009
0
2
4
6
8
10
12
2007 2009
16-24 anni 25-30 anni
Fonte: elaborazione Cnel su dati Istat
Dati sulla Provincia di Bari in merito ai disoccupati con basso titolo di studio non sono disponibili. Possono
essere, però, ragionevolmente stimati da quelli regionali, in considerazione anche del fatto che tra le
province pugliesi, Bari è statisticamente quella più in linea con i valori regionali del mercato del lavoro.
Se le persone disoccupate con bassi titoli studio rappresentano quasi la metà di tutti i disoccupati presenti
in regione, trasferendo questa media a livello provinciale, dove il totale dei disoccupati nel 2011 ammonta
a quasi 70.000 unità, si può ritenere che circa 35.000 persone abbiano conseguito al massimo la licenza
media.
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54
Grafico 21 – Tasso di disoccupazione per titolo di studio in Puglia e in Italia. Anno 2010
Fonte: elaborazone su dati Istat
Da uno studio nazionale32, confrontando il posizionamento occupazionale della Provincia di Bari per
ciascun titolo di studio, emerge che:
- chi possiede titoli superiori alla terza media, registra tassi di occupazione più bassi della media
nazionale e tassi di disoccupazione e di inattività superiori;
- chi possiede invece la licenza elementare ha tassi di occupazione più alti dei livelli nazionali;
- mentre per le donne con la terza media il tasso di inattività è molto superiore al livello nazionale,
per gli uomini è in media.
1.4 - Implicazioni del processo di invecchiamento sull’occupazione Il processo di invecchiamento demografico, in aumento fino al 2050 come ipotizzano le previsioni statistico-
demografiche, sottolinea come le persone over 45 siano destinate ad aumentare. Nello stesso tempo le
scelte di contenimento della spesa sociale perseguite da quasi tutti i Paesi europei soprattutto sul versante
previdenziale, con l’allungamento dell’età pensionabile, hanno determinato una richiesta diffusa di
contenere le fuoriuscite precoci dal mondo del lavoro. Richiesta rispetto a cui però le risposte delle imprese
non sempre sono coerenti, visto che si continuano ad ignorare le esigenze di formazione continua e di
adattamento reciproco fra processi lavorativi e manodopera occupata e si privilegia l’ingresso di nuove
32 Lo studio è stato condotto nel 2010 dall’Istituto Nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, nell’ambito della “Rilevazione Nazionale del Sistema Istruzione 2009-2010”.
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55
competenze provenienti dalle nuove leve di lavoratori a discapito spesso di quelli più maturi.
Tende quindi a cronicizzarsi, e paradossalmente forse anche a crescere un target di lavoratori maturi a
rischio. Inoltre, le trasformazioni in corso nel mercato del lavoro, quali ad esempio il ridimensionamento di
molti settori produttivi tradizionali nei quali la forza lavoro è mediamente più anziana, e una trasformazione
del tipo di competenze professionali richieste, per le quali quelle degli over 45 si rivelano piuttosto obsolete,
rafforzano la crescente possibilità per i lavoratori anziani di essere espulsi dal ciclo produttivo.
Parallelamente a queste criticità di carattere strutturale del mercato del lavoro, a rendere più difficile il loro
permanere in uno stato di occupazione ha contribuito in misura sempre più crescente la crisi economica.
Pertanto, se più di metà dei disoccupati (il 55% nel 2010) continua ad essere rappresentata da persone
appartenenti alle fasce di età più giovani, ossia con meno di 35 anni, i disoccupati over 45 sono cresciuti
del 12,7% nel corso dell’ultimo anno, e di oltre il 70% rispetto al 2007, (corrispondente ad un aumento
complessivo di 181mila persone in cerca di nuova occupazione), probabilmente a causa del progressivo
esaurirsi degli strumenti di “salvaguardia” del posto di lavoro, come la cassa integrazione, inizialmente
fortemente utilizzati dalle imprese.
I risultati emersi da una ricerca dell’Ires33 sul versante della nuova domanda sociale degli over 45, hanno
evidenziato, sia alcune tendenze generali sia alcuni profili specifici a livello regionale.
A livello nazionale, il profilo dell’over 45 senza lavoro si caratterizza per i seguenti aspetti:
1) sulla ripartizione di genere, si registra una prevalenza della componente femminile al Nord e di quella
maschile al Sud e in seconda battuta al Centro;
2) sui livelli di istruzione, prevalgono persone con titoli di studio generalmente bassi;
3) sul tempo trascorso dall’ultima occupazione, si evidenzia una diffusione dei disoccupati di lunga durata;
4) sulle competenze professionali, risultano spesso obsolete rispetto alle nuove richieste del mercato,
caratteristica messa in evidenza anche dalle condizioni retributive che sono inferiori alla media nazionale, e
che identificano l’over 45 come soggetto debole sul mercato del lavoro;
5) sulla presenza territoriale, si registra una prevalenza in termini assoluti al Sud ed in termini relativi al
Nord.
Tali risultati vengono confermati anche dai dati Istat relativi alla Rilevazione delle Forze lavoro del 2010.
(cfr. grafico 22 e tabella 16).
In particolare, sui livelli di istruzione, mettendo in relazione i dati Istat delle classi di età con i titoli di
studio, emerge come il tasso di occupazione sia particolarmente basso per la fascia di età over 45 con
licenza elementare e licenza media. Se tale scenario è valido per tutte le aree geografiche, lo è ancor di più
nel Mezzogiorno, dove tali titoli hanno un peso maggiore nel determinare uno stato di disoccupazione per
tale categoria. E’ da sottolineare come tale discorso valga anche per i diplomati superiori, che usufruiscono
33 Si tratta di un’indagine “Gli over 45 come nuova domanda sociale. Politiche di welfare e del lavoro: alla ricerca di un coordinamento territoriale” che l'Ires ha realizzato in collaborazione con lo Spi sulla relazione invecchiamento/lavoro. Il focus ha riguardato una lettura dei processi di attivazione in corso per gli over 45 ed un approfondimento sulle capacità di alcuni territori di sviluppare percorsi di coordinamento tra politiche del lavoro e politiche socio- assistenziali per questo target.
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56
di una preparazione ormai obsoleta rispetto alle attuali condizioni di lavoro in aree sia amministrativo-
contabili che tecnico-progettuali, soprattutto in considerazione degli anni in cui si è maturata questa
preparazione.
Grafico 22 - Ripartizione del tasso di disoccupazione degli over 45 per circoscrizioni e fasce di età. Anno 2010
Fonte: elaborazione su dati Istat, Rilevazione delle Forze Lavoro
1.4.1 - Situazione in Puglia e in provincia di Bari
A livello regionale, la ricerca dell’Ires ha evidenziato come in Puglia il profilo dell’over 45 è legato
fortemente al rischio della crisi occupazionale del lavoratore maschio breadwinner34. A fronte di un
mercato del lavoro dove la partecipazione dei giovani e delle donne è costituita da tassi di occupazione e di
attività bassi, gli over 45 maschi, da un punto di vista occupazionale, rappresentano dunque il cardine
principale intorno a cui ruota la sussistenza delle famiglie. Il loro indebolimento costituisce pertanto un
rischio diffuso e allargato di scivolare, nei periodi di alternanza tra lavoro e non, in situazioni di povertà.
Vediamo più in dettaglio la situazione della Puglia e della Provincia di Bari.
La Puglia, come la maggior parte delle regioni industrializzate, è caratterizzata da un intenso processo di
invecchiamento demografico. Tra le principali cause sono da annoverare la denatalità, frutto dei
cambiamenti socio-culturali che hanno investito il nostro paese, con conseguenze forti a livello individuale
e familiare, e la longevità, conseguenza delle migliorate condizione di vita e del progresso medico-
scientifico che hanno contribuito ad allungare notevolmente la vita media delle persone, in particolare della
popolazione femminile.
34 Letteralmente è colui che porta il pane.
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57
Tabella 16 - Tasso di occupazione degli over 45 per titolo di studio e ripartizione geografica. Anno 2010
CLASSI DI ETÀ Licenza
elementare Licenza media
Diploma 2-3 anni
Diploma 4-5 anni
Laurea dottorato
Totale
NORD
45-54 56,6 75,0 79,7 87,5 92,2 79,9 55-64 20,9 31,8 36,8 49,0 63,1 35,2
CENTRO
45-54 49,1 70,4 76,9 84,0 91,5 77,2 55-64 22,6 34,3 40,7 51,3 66,6 39,3
MEZZOGIORNO
45-54 32,2 52,6 65,8 72,8 90,3 58,7 55-64 18,0 32,9 38,1 52,7 68,1 34,3
ITALIA
45-54 42,2 66,2 76,8 82,3 91,5 72,2 55-64 20,0 32,6 37,7 50,7 65,6 35,7
Fonte: elaborazione su dati Istat, Rilevazione sulle Forze Lavoro
Gli over 45 in Provincia di Bari, al 1 gennaio 2011 sono 329.427, distribuiti per il 53,8% nella fascia di età
dei 45-54enni e per il 46,2% nella fascia successiva.
L’analisi di genere indica che le donne hanno il peso maggiore indistintamente per gli over 45 che per i 55-
64enni.
Dall’analisi regionale del mercato del lavoro, emerge come la Puglia risulti, tra le regioni meridionali, quella
con il più basso tasso di occupazione nella fascia indistinta dei 45-64enni insieme al Molise e alla Calabria,
mentre per la fascia degli over 55 l’unica a detenere il primato della disoccupazione con un tasso di
occupazione di quasi il 32% rispetto ad una media del Meridione di circa il 34% e ad un media nazionale
del 36,6%.
Grafico 23 - Popolazione in età attiva nella provincia di Bari, per sesso e classi di età. Gennaio 2011
Fonte: elaborazione su dati Istat, Demo 2011
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
58
Grafico 24 - Tasso di occupazione degli over 45 nelle regioni meridionali. Anno 2010
Fonte: elaborazione su dati Istat – Media 2010
Tale criticità regionale è bilanciata però dal risultato fornito dalla Provincia di Bari, che presenta, nel
confronto provinciale, il tasso di occupazione più alto per gli over 55, con il 33,5%, rispetto ad una media
regionale del 31,9%.
Grafico 25 - Tasso di occupazione degli over 45 nelle province pugliesi. Anno 2010
Fonte: elaborazione su dati Istat – Media 2010
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
59
Grafico 26 - Tasso di occupazione degli over 45 per sesso nella provincia di Bari. Anno 2010
Fonte: elaborazione su dati Istat – Media 2010
Dall’analisi provinciale emergono inoltre forti differenzazioni rispetto alla variabile di genere che vede la
componente femminile in una condizione di sensibile ritardo rispetto alla componente maschile (cfr. grafico
26).
Infatti, considerando la fascia dei 55-64enni, il dato che emerge indica che il 44,5% della popolazione attiva
risulta occupata, ma tale percentuale scende al 25,9% se si considera il dato della sola componente
femminile. Tale differenza diventa peraltro ancor più evidente confrontando i dati delle persone tra i 45 e i
54 anni, laddove la percentuale degli occupati passa dal 78,9% registrato per la componente maschile a
poco più del 33% per quella femminile.
1.5 - Lo scenario Information Communication Technology in Italia
I dati Istat35 del 2011 mostrano come la diffusione degli strumenti informatici sia ormai ampiamente
consolidata nelle imprese: il 94,3% delle imprese, con almeno 10 addetti, dispone di una connessione a
Internet; l’83% delle aziende è connesso a Internet tramite tecnologie in banda larga fissa o mobile anche
se il 73,3% dispone ancora di velocità inferiori a 10 Mbit/s. Il 62,6% delle imprese dispone di un sito web,
ma solo il 35% di questi siti fornisce almeno un servizio di elevata interazione con l'utente.
35 L’ISTAT annualmente effettua un’indagine per rilevare l'utilizzo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nelle imprese italiane con almeno 10 addetti e attive nell'industria e nei servizi35.
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
60
Altri elementi in grado di dare una precisa fotografia d'insieme della situazione fanno riferimento al 2010 e
riguardano:
− la presenza di reti Intranet ed Extranet attive rispettivamente nel 24,4% e nel 17,3% (cfr. grafico 27);
− l’utilizzo per il 65,2% delle imprese di servizi informativi offerti on-line dalla Pubblica Amministrazione e
l’nvio per il 39,3% alla P.A. di moduli compilati on-line. L'eccessiva difficoltà, il dispendio di tempo
richiesto dalle procedure amministrative on-line e la necessità di perfezionare le operazioni con un invio
cartaceo costituiscono, per una impresa su due, i principali ostacoli all'interazione on-line con la Pubblica
Amministrazione (P.A.);
− l’automatizzazione dell’interazione tra propri sistemi informativi e quelli di soggetti esterni (altre imprese,
banche, P.A.) per circa il 56% delle imprese. Le informazioni relative ad acquisti e vendite dell'impresa
vengono condivise internamente tra le varie funzioni aziendali con applicazioni IT nel 49% dei casi;
− l’utilizzo del commercio elettronico effettuato da circa tre imprese su 10, anche se solo il 5,4% vende on-
line i propri prodotti o servizi realizzando un fatturato pari al 5% di quello totale;
− il tema delle tecnologie 'verdi' (green Ict) che viene affrontato da quasi una impresa su due attraverso
l'adozione di iniziative finalizzate a ridurre il consumo energetico delle apparecchiature ICT o l'utilizzo di
applicazioni IT atte a ridurre i consumi di energia dei processi aziendali.
Le differenze tra circoscrizioni appaiono irrilevanti o poco significative. Il problema maggiore è
rappresentato dal divario (digitale) che separa le piccole imprese (con meno di 50 addetti) da quelle
di maggiori dimensioni (con oltre 250 addetti).
1.5.1 - Situazione in Puglia e in Provincia di Bari
La crescente attenzione della Regione per le tecnologie ICT è testimoniato dal fatto che la Puglia si è
dotata di recente di un Centro di Competenze nel settore dell’Information and Communication Tecnology
(Ict): si chiama Daisy-Net, società consortile a cui partecipano le Università di Bari, Foggia e del Salento, il
Politecnico di Bari e già 32 aziende locali. Ha sede a Tecnopolis ed ha per obiettivo fornire risposte
concrete e rapide al bisogno di innovazione delle imprese del territorio.
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
61
93,1
72,7
21,315,1
91,491,4
42
30,3
95,195,1
54,9
38,8
97,997,9
54,654,6
93,7
74,9
34,4
17,3
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
imp 10-49 imp 50-99 imp 100-249 imp 250 e oltre Italia
internet lan intranet extranet
Grafico 27- Imprese con almeno 10 addetti per tipologia di rete e classe di addetti (valori percentuali). Anno 2010
Fonte: elaborazione su dati Istat
Dei sei centri nati al Sud, organizzati su basi regionali, Daisy-Net (acronimo di Driving Advances of Ict in
South Italy - Net, http://daisy-net.com) è l’unico in Puglia nel settore dell’Ict. Il Ministero dell'Università e
della Ricerca, infatti, su indicazione Ue nel 2006 ha voluto la realizzazione dei Centri di Competenza come
un tipo di Polo di Innovazione. Quello Ict-Sud si compone di cinque nodi, nelle regioni dell'obiettivo 1:
Calabria (capofila), Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia. Daisy-Net rappresenta un polo di innovazione
ed è un laboratorio pubblico-privato attivo anche nei Distretti produttivi per trovare alle imprese il giusto
modello di business, anche trasformando i problemi ambientali, sociali ed industriali in nuove opportunità,
nonché le relative tecnologie idonee a perseguirlo. Il centro pugliese ha già visto approvarsi un progetto
nell’ambito del bando “Industria 2015”, il disegno di legge del 2006 che stabilisce le future linee strategiche
per lo sviluppo e la competitività del sistema produttivo italiano. Il progetto verte sulla gestione della
logistica per rafforzare il Made in Italy e la sua certificazione, in particolare nel settore portante
dell’agroalimentare.
Un quadro interessante dell’attenzione delle aziende pugliesi per le nuove tecnologie ICT emerge dalla
ricerca del 2008 della School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con SMAU36, su
un campione di 400 imprese pugliesi.
36 Il focus della ricerca è rappresentato dall’Osservatorio “La diffusione delle ICT nelle PMI della Puglia” che presenta i risultati quantitativi, statisticamente significativi, quali: la dimensione del mercato ICT delle imprese con meno di 500 addetti; il livello di diffusione delle ICT, sia infrastrutturali che applicative nelle imprese pugliesi con un numero di addetto compreso tra 10 e 500, il livello di maturità ICT come misura del livello di evoluzione nell’utilizzo delle ICT.
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
62
L'indagine mostra in relazione alle applicazioni da parte delle imprese dell’ICT una situazione caratterizzata
da luci e ombre:
- da una parte, la percentuale pari al 12% di imprese che possono essere considerate “lungimiranti”, in
quanto utilizzano un'infrastruttura ICT e un parco applicativo evoluti, in linea con la media delle PMI
italiane;
- dall'altra, il 52% delle PMI di questa regione, in particolare quelle di dimensioni minori, sono ancora
immature in termini di utilizzo di tali tecnologie (la media nazionale è del 42%).
Guardando alle imprese lungimiranti, emergono tratti comuni: una elevata sensibilità del vertice nell'utilizzo
di tali tecnologie, la funzione IT e i fornitori, e infine la presenza di una Direzione IT con competenze non
solo tecnologiche ma anche gestionali e di business.
La maggiore o minore “maturità” nell’uso IT passa anche attraverso la tipologia di settori merceologici. In
media più orientati a un utilizzo della tecnologia IT innovativo e quindi più maturi sono quelli della Chimica-
Gomma-Plastica, del Metalmeccanico-Elettrico e dei Servizi finanziari e assicurativi. Al contrario i settori
Costruzioni, Commercio e Trasporti hanno un livello di maturità ICT inferiore, dovuto principalmente alla
forte presenza di imprese di dimensioni minori, in cui l'adozione di tali tecnologie è ancora bassa.
Per capire i motivi di questa situazione è necessario analizzare più in dettaglio il parco applicativo e
l'infrastruttura IT delle PMI pugliesi.
Dall'analisi del parco applicativo dell'ICT delle PMI pugliesi risulta che una percentuale consistente di
imprese (pari al 25%) utilizzi sistemi sviluppati ad hoc "datati" (con un anno medio di adozione che risale al
2000) e quindi poco flessibili rispetto ai cambiamenti che si dovessero rendere necessari.
Al contrario, la percentuale di imprese che ha adottato sistemi gestionali "evoluti" (ERP internazionali,
gestionali verticali e gestionali nazionali), più flessibili, è inferiore rispetto alla media nazionale (22%
rispetto al 29%). Solo il 14% delle PMI ha integrato il sistema gestionale attraverso l'utilizzo di applicazioni
"evolute" quali, ad esempio, la Business Intelligence, il CRM, le applicazioni Mobile & Wireless, le
applicazioni Intranet ed Extranet, ecc. Negli altri casi di adozione si nota un uso di tali applicazioni limitato,
relegato ad alcuni ambiti specifici, senza un progetto di integrazione con il resto del parco applicativo.
In particolare, il 10% delle imprese con un numero di addetti compreso tra 250 e 500 utilizza applicazioni di
Business Intelligence, contro una media nazionale superiore al 30%. Le applicazioni Mobile & Wireless più
diffuse sono quelle più semplici di Mobile Office, seguite dalle applicazioni di gestione del magazzino e di
automazione della forza vendita (soprattutto nel commercio e in alcuni comparti del manifatturiero). È
basso l'utilizzo di applicazioni Intranet a supporto della gestione documentale e della collaborazione tra i
dipendenti. Nella maggioranza dei casi forniscono informazioni e servizi generici ai membri
dell'organizzazione.
Migliore è la situazione delle PMI della Puglia per quanto riguarda l’infrastruttura ICT. Se da una parte circa
1 impresa su 4 utilizza un'infrastruttura "Conservativa" (basata su tecnologia proprietaria), coerentemente
con la maggiore diffusione di sistemi sviluppati ad hoc che spesso si basano su tali infrastrutture, dall'altra
si evidenzia una percentuale contenuta di infrastrutture "Embrionali" e una diffusione di infrastrutture
"Evolute" in linea con i dati rilevanti a livello nazionale.
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
63
Infine, in relazione alla diffusione del mercato pugliese dell’ICT, sono le microimprese, con un organico
inferiore alle 10 persone, la tipologia di aziende più rilevante, pari a circa il 55%, mentre rappresentano
circa il 95% del totale delle imprese che operano in Puglia. Le imprese con un numero di dipendenti
compreso tra 10 e 49 cubano invece per circa il 30% del mercato, mentre il rimanente 15% è costituito
dalle imprese con un numero di addetti compreso tra 50 e 500.
1.6 - L’occupazione femminile L’andamento dell’occupazione femminile, nel corso degli ultimi anni, è stato più favorevole rispetto a quella
maschile. La quantificazione riflette però essenzialmente effetti di composizione settoriale, visto che i
settori dove l’occupazione è caduta in misura maggiore sono quelli dell’industria e delle costruzioni, dove
inferiore risulta l’incidenza della manodopera femminile.
Sebbene gli incrementi del numero di disoccupati siano stati maggiori per gli uomini, le donne, in effetti,
continuano a rappresentare la quota maggioritaria tra i disoccupati: se, infatti, il 41,2% delle persone attive
è donna, ben il 47,1% dei disoccupati lo è.
Grafico 28 - Trend di occupazione per genere. Anni 2004-2010
Fonte: elaborazione su dati Istat
Inoltre, l’ultimo Rapporto annuale dell’Istat (2011) ha evidenziato come la crisi abbia aggravato i problemi
strutturali dell’occupazione femminile. La creazione di posti di lavoro nei servizi ad alta intensità di lavoro e
a bassa qualificazione ha favorito l’occupazione femminile, accentuando la segregazione femminile in
questo segmento del mercato del lavoro, mentre è caduta l’occupazione qualificata. Il divario di genere si è
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
64
ampliato anche nel sottoutilizzo del capitale umano, dato che è aumentata, più di quanto osservato per gli
uomini, la quota di occupate con un impiego che richiede una qualifica inferiore a quella posseduta.
Se analizziamo il fenomeno della disoccupazione femminile con le variabili rispettivamente del territorio,
dell’età e del titolo di studio, si rilevano le seguenti tendenze:
- nel Meridione il tasso di disoccupazione è del 15,8% contro il 9% del Centro e di quasi il 6% del Nord;
- le giovani donne tra i 15 e i 24 anni rappresentano il target più colpito con il 27,8% (rispetto al 23,3% del
genere maschile), fino a salire drasticamente nel Meridione dove supera il 40%;
- esiste una forte correlazione tra il livello di istruzione e lo stato di occupazione. In altre parole la quota di
donne occupate è maggiore di quella rispettiva degli uomini con riferimento al possesso di titoli di studio
superiori (diploma superiore e laurea). Tale tendenza è però recente nelle regioni Meridionali.
Grafico 29 - Tasso di disoccupazione per circoscrizioni e genere. Anno 2010
0,0
2,0
4,0
6,0
8,0
10,0
12,0
14,0
16,0
maschi 7,6 5,1 6,6 12,0
femmine 9,7 7,0 9,0 15,8
totale 8,4 5,9 7,6 13,4
Italia Nord Centro Mezzogiorno
Fonte: elaborazione su dati Istat
Se infatti prima del 2008 gli occupati erano in possesso principalmente di titoli di studio medio-
bassi, con una predominanza della componente maschile, gli anni succesivi gli occupati hanno
principalmente un livello di istruzione medio-alto, con una predominanza in questo caso della componente
femminile (cfr. grafico 29).
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
65
1.6.1 - La situazione in Puglia e in Provincia di Bari L’occupazione femminile in Puglia, rappresenta appena un terzo degli occupati, e poco meno della metà
delle persone in cerca di occupazione. Quasi un terzo delle donne occupate, il 27%, ha contratti part-time.
Nel dettaglio:
− le forze di lavoro femminile nel 2010 ammontano a 497.000 unità, pari ad un tasso di attività del 35,3%
(inferiori alla media nazionale rispettivamente di 16 punti percentuali);
− le donne occupate ammontano a 418.000 unità, con un tasso di occupazione del 29,5% contro il 46,1%
della media italiana;
− è del 16,3% il tasso di disoccupazione, quasi 7 punti percentuali in più rispetto al dato nazionale;
− le donne inattive ammontano a 883.000, il 68,8% della popolazione femminile e il 64,1% del totale degli
inattivi.
Permane dunque la condizione di forte disparità tra uomini e donne nel lavoro, che si manifesta attraverso
notevoli gap retributivi, nel proliferare di rapporti discontinui, flessibili, precari e sottopagati, in una
generalizzata scarsa tutela contrattuale delle donne (congedi, maternità).
La Regione Puglia ha istituito l’Osservatorio sull’occupazione femminile e le condizioni di vita delle donne.
L’organismo è stato creato per promuove una cultura dei diritti delle donne nel mondo del lavoro attraverso
interventi in grado di incentivare il lavoro rosa ed incrementare l’occupazione nella regione
Grafico 30 - Occupati per titolo di studio e per genere nella regioni del Meridione (valori %). Anno 2010
10,6
41,6
4,1
31,8
12,0
7,7
24,3
3,6
40,7
23,7
0,0
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
35,0
40,0
45,0
uomini donne
Licenza elementare licenza media Diploma 2-63 anni
diploma 4-5 anni laurea breve, laurea, dottorato
Fonte: elaborazione Ipres su dati Istat
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
66
Tabella 17 - Indicatori del mercato del lavoro per classe di età e sesso in Puglia. Anno 2010 Indicatori
Valori % - 2010 Variazioni % 2010/2009
Puglia Italia Puglia Italia
Tasso di attività (15-64 anni) 51,4 62,2 -0,2 -0,3
di cui : donne 35,3 51,1 1,1 0,0
Tasso di occupazione (15-64 anni) 44,4 56,9 -1,1 -1,0
di cui : donne 29,5 46,1 1,0 -0,6
Tasso di disoccupazione 13,5 8,4 7,1 7,7
di cui : donne 16,3 9,7 0,6 4,3
15-24 anni 34,6 27,8 6,1 9,4
25 anni e oltre 11,3 7,0 6,6 9,4
Tasso di disoccupazione di lunga durata 6,9 4,0 15,0 17,6
di cui : donne 8,9 4,8 8,5 11,6
15-24 anni 16,8 12,1 16,7 21,0
25 anni e oltre 5,9 3,4 15,7 17,2
Fonte: elaborazione Ipres su dati Istat. * da almeno 12 mesi.
In riferimento alla provincia di Bari, per quanto concerne la struttura demografica, al 1 gennaio 2011, le
donne rappresentano il 51,6% rispetto al 51,9% del dato nazionale e di quello regionale. La distribuzione
della popolazione per sesso e classi di età rivela una situazione pressochè uniforme sia per distribuzione di
genere che per fasce di età con quella nazionale, circoscrizionale e regionale (cfr. tab.3).
Il 50% delle donne della Provincia si colloca nella fascia 25-54 anni, nell’età, cioè, di maggiore produttività
lavorativa (Italia 48,6%; Meridione 47,55%; Puglia 49,2%).
Tabella 18 - Popolazione di 15 anni e oltre per sesso, classe di età, stato, circoscrizione regione e provincia (al 1.01.2011; dati in migliaia)
Maschi Femmine Maschi e femmine
15-24
25-54 55 e oltre
Tot. 15-24 25-54 55 e oltre
Totale 15-24 25-54 55 e oltre
Totale
Italia 3.119 13.013 8.725 4.928 2.966 13.092 10.786 26.935 6.086 26.17519.601 51.863
Sud 887 3.120 1.889 5.774 848 2.966 2.299 6.236 1.735 6.086 4.188 12.010
Puglia 249 860 558 1668 237 889 682 1806 486 1749 1.249 3.474
Fg 41 133 86 260 39 136 104 279 80 269 190 539
Ba 76 270 169 515 72 277 203 552 148 547 372 1.067
Ta. 35 122 81 237 33 126 98 258 68 248 179 495
Br. 25 84 56 160 23 87 70 182 49 171 126 346
Le 47 166 117 330 45 176 149 370 92 339 266 700
BAT 25 85 49 159 24 86 57 166 49 171 106 326
Fonte: Istat, Demo 2011
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
67
Analizzando però lo stato civile delle donne appartenenti a questa fascia di età, emerge che nella Provincia
di Bari, in termini relativi, vi sia un minor numero di donne nubili rispetto al dato regionale e soprattutto
rispetto a quello nazionale, con una differenza pari a circa 5 punti percentuali (cfr. tab. 19).
Ne consegue che nella Provincia di Bari il modello prevalente è quello coniugale con un ruolo della donna
centrale nella vita familiare e (tendenzialmente) meno esposto nel mondo del lavoro.
In relazione al mercato del lavoro, Il tasso di occupazione è rappresentato dal 31,3%. E’ il dato più alto
dopo Lecce (31,7%), mentre più distaccate si trovano le province di Brindisi (27,5%) e di Foggia (24,5 %).
Tuttavia, nel confronto con le altre province, Bari presenta il gap di genere più consistente, inferiore per le
donne di oltre il 50% rispetto a quello maschile. Tale dato conferma come il modello familiare della
Provincia sia rappresentato dalla figura della donna sposata e di quella di un marito “breadwinner”, che
rappresenta il cardine principale intorno a cui ruota la sussistenza della famiglia.
Rispetto al 2009, l’offerta di lavoro femminile è diminuita del 2,8% (quella maschile è rimasta stabile) e
confluita nella quota delle donne inattive, aumentata del 2,2%.
In riferimento ai tassi di attività femminile, Bari rispetto alle altre province, si dimostra la più virtuosa con un
tasso del 63,5%, di poco inferiore alla media regionale (63,6%) ma ancora molto distante dalla media
nazionale (48,8%).
Un raffronto sui tassi di inattività per classi d’età evidenzia che lo scarto con il genere maschile rimane
pronunciato in tutte le fasce d’età, in particolare nella fascia 35-44 diviene molto accentuato (gap del
46,3%). Esso si amplifica nel successivo segmento dei 45-54 anni, in cui si registra un gap del 48,3%,
mentre si riduce notevolmente nelle fasce d’età (15-24 anni) e (55 e oltre).
Tabella 19 - Popolazione femminile 25-54 anni per stato civile e aree geografiche . Anno 2011
Bari Puglia Italia
v.a. % v.a. % v.a. %
Nubili 68.382 24,7 223.722 25,2 3.683.890 28,1
Coniugate 199,996 72,2 638.165 71,8 8.811.008 67,3
Divorziate 4.676 1,7 13.688 1,6 404.576 3,1
Vedove 3.790 1,4 12.936 1,4 193.047 1,5
Totale 276.844 100,0 888.511 100,00 13.092.521 100,00
Fonte: Istat, Demo 2011
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
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Grafico 31 - Tasso di occupazione nelle province pugliesi per genere. Anno 2010
59,6
29,5
44,4
57,9
24,6
41,2
63,2
31,3
47,2
57,0
28,4
42,5
55,5
27,6
41,2
57,8
31,7
44,4
0,0
10,0
20,0
30,0
40,0
50,0
60,0
70,0
Puglia Foggia Bari Taranto Brindisi Lecce
maschi femmine totale
Fonte: elaborazione su dati Istat
La dinamica del gap dell’inattività evidenzia dunque gravi situazioni nella fase che coincide con i periodi di
maternità o con l’uscita definitiva dal mercato del lavoro nella fase successiva legata spesso alla rinuncia a
cercare lavoro per dedicarsi alle attività di cura, o perché i carichi di lavoro mal si conciliano con i
sopravvenuti carichi familiari o perché si è scoraggiate nella ricerca di un lavoro che non c’è.
1.6.2 - Imprenditorialità femminile Alla fine di marzo ai registri delle Camere di commercio si sono contate 14.688 imprese femminili in più
rispetto alla stessa data del 2010, un aumento che corrisponde ad una crescita relativa dell’1% su base
annua, decisamente meglio della media del totale delle imprese cresciute, nello stesso periodo, dello 0,6%.
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
69
Grafico 32 - Tasso di inattività nelle province pugliesi per genere. Anno 2010
0,0
10,0
20,0
30,0
40,0
50,0
60,0
70,0
80,0
90,0
maschi 61,0 21,4 9,4 15,5 48,0
femmine 78,0 48,4 53,0 62,3 81,2
15-24 anni 25-34 anni 35-44 anni 45-54 anni 55-64 anni
Fonte: elaborazione su dati Istat
Il dato degli ultimi tre mesi del 2011 indica per la Puglia il terzo posto nel trend di crescita di “imprese rosa,
con un incremento pari all’1,7%, dopo la Toscana (con una crescita del 2%) e il Lazio (dell’1,9%).
Se si considera l’incidenza delle imprese femminili sul tessuto economico nazionale e regionale, a fronte di
un tasso di femminilizzazione italiano pari al 23,4%, si evidenzia che le regioni del Sud sono quelle in cui la
presenza femminile e la partecipazione delle donne alle economie locali è più accentuata.
Considerando che i valori più alti si rilevano in Molise (con il tasso di femminilizzazione più alto pari al
30,1%delle imprese femminili sul totale), in Abruzzo e Basilicata (con un tasso che supera in entrambi i
casi il 27%), la Puglia si colloca in una posizione intermedia con un tasso pari al 24,2% e con un numero di
imprese pari a 93.202.
Se si osserva la distribuzione delle imprese femminili per forma giuridica, si riscontra che alla fine di marzo
2011, un consistente 60,5% si concentra ancora nella ditta individuale, che distacca di gran lunga la
società di persone al 22,5% e la società di capitale al 14,5%.
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Tabella 20 - Distribuzione delle imprese per genere e tasso di feminilizzazione 8valori assoluti e %). Anno 2010
Imprese femminili Imprese maschili Totale imprese Tasso
femminiliz. Val. ass. Val. % Val. ass. Val. % Val. ass. Val %
Puglia 93.202 6,50% 292.228 6,20% 384.761 6,30% 24,2%
Meridione 355.754 25,00% 1.007.877 21,50% 1.363.631 22,40% 26,1%
Italia 1.421.085 100,00% 4.678.714 100,00% 6.099.799 100,00% 23,4%
Fonte: Osservatorio imprenditoria femminile Unioncamere
Le cooperative, i consorzi e le altre forme insieme non superano il 2,5%. Interessante notare, però, come
nell’ultimo anno ci sia stato un orientamento verso forme “associate” di gestione degli assetti aziendali. Non
a caso, le variazioni di maggior rilievo su scala nazionale e regionale, riguardano le società di capitale
(+4,6%), i consorzi (+5,2%) e le altre forme (+7,8%) a fronte di una sostanziale stabilità della ditta
individuale (+0,7%) e di un leggero decremento della società di persone (-0,5%).
Tabella 21 - Distribuzione provinciale delle imprese femminili e variazioni % rispetto al 2010. Anno 2011
Province n. di imprese Variazioni rispetto al 2010
Lecce 17.256 2,2% Bari 34.372 2,1%
Brindisi 8.943 1,5% Taranto 12.813 1,2% Foggia 19.818 0,9%
Fonte: elaborazione Unioncamere
I settori pugliesi che hanno avuto maggior impulso sono quelli dei servizi dedicati alle imprese e quelli delle
nuove tecnologie. Hanno invece avuto un recesso le imprese legate al settore dell’agricoltura, l’unico
settore che ha subito una crisi piuttosto forte.
Nel confronto provinciale, Bari detiene il primato di imprese rosa: 34.372. Seguono rispettivamente Foggia,
Lecce, Taranto e Brindisi.
Con riferimento alla dinamica delle imprese femminili per province pugliesi, nel marzo 2011 Bari fa
registrare una variazione positiva del 2,1% rispetto all’anno precedente.
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1.7 - Il Capitale Umano in Provincia di Bari
1.7.1 - La dispersione scolastica
La dispersione può essere definita come insieme di fattori che modificano il regolare svolgimento del
percorso scolastico di uno studente.
Questo fenomeno riassume un insieme di manifestazioni negative vissute nel percorso scolastico:
frequenze irregolari, bocciature, frequenti malattie, cambiamenti di sede e casi di analfabetismo o di scarso
apprendimento anche quando la scuola viene frequentata regolarmente.
E’ un fenomeno che investe l’intero contesto scolastico-formativo, in tutte le su fasi e snodi, ma che
presenta il suo momento di maggiore espansione nel passaggio tra le medie e le superiori.
La popolazione giovanile interessata al fenomeno di dispersione è quella nella fascia di età tra i 14 ed i 17
anni, cioè:
- i giovani impegnati nella scelta dei percorsi dopo la scuola media di 1° grado, che però non fanno
nessuna scelta e non intraprendono nessun percorso (evasioni),
- i giovani che ha fatto tale scelta, hanno intrapreso un percorso ma si fermano nei primi anni (abbandoni).
L’una e l’altra categoria fanno parte della cosiddetta dispersione esplicita37.
I percorsi formativi per l’esercizio del diritto-dovere, in base al nostro ordinamento, sono 3:
- l’istruzione secondaria superiore (sistema scolastico),
- i percorsi di istruzione e formazione professionale per il raggiungimento di una qualifica o un diploma
(sistema di F.P. regionale),
- l’apprendistato per la qualifica o il diploma professionali.
Il tasso di abbandono dei percorsi di istruzione, formazione professionale e apprendistato senza il
conseguimento di una qualifica o di un titolo di studio è nel 2009-2010 pari al 5,2%, sul totale della
popolazione tra i 14 e i 17 anni, cioè la fascia d’età che risulta maggiormente colpita dal fenomeno della
dispersione formativa. Si tratta di più di 120 mila giovani. Il dato relativo alla Regione Puglia evidenzia una
dimensione del fenomeno superiore alla media nazionale (6,7%), con un dato in termini di valori assoluti
che la colloca al quarto posto dopo Campania, Lombardia e Sicilia.
Distribuzione dei 14-17enni al di fuori dei percorsi formativi, a.s.f. 2009-10 per regione (v.a. e %)
Regione Dispersi (VA) % dispersi su popolazione regionale
% dispersi su totale
dispersi Italia
Piemonte 3.133 2,1 2,6
Valle d'Aosta 428 10,1 0,4
Lombardia 21.146 6,2 17,5
37 Ma si parla anche di dispersione potenziale, rappresentata da: a) ritiri formalizzati: interruzione della frequenza con atto formale di ritiro; b)
ripetenze: alunni risultanti ripetenti all’atto dell’iscrizione, c) non ammissioni: alunni che alla fine dell’anno scolastico siano risultati non ammessi
alla classe successiva o non abbiano superato l’esame d) frequenza irregolari: alunni che abbiano accumulato più di 50 gg. di assenza.
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Trentino Alto Adige 1.327 3,1 1,1
Veneto 5.916 3,4 4,9
FVG 558 1,4 0,5
Liguria 2.409 4,8 2,0
Emilia Romagna 1.532 1,1 1,3
Toscana 4.614 3,9 3,8
Umbria 586 1,9 0,5
Marche 312 0,6 0,3
Lazio 10.737 5,0 8,9
Abruzzo 2.781 5,5 2,3
Molise 191 1,5 0,2
Campania 25.042 8,7 20,8
Puglia 12.201 6,7 10,1
Basilicata - - -
Calabria 6.638 7,3 5,5
Sicilia 17.152 7,2 14,2
Sardegna 4.122 6,7 3,4
Nord ovest 27.116 5,0 22,5
Nord est 9.333 2,3 7,7
Centro 16.249 3,9 13,5
Sud 46.681 7,2 38,7
Isole 21.274 7,1 17,6
Totale 120.653 5,2 100,0
Fonte: elaborazioni Isfol su dati MIUR, MLPS, regionali, Istat
Significativi infine sono dei dati rilevati dall'indagine del Ministero della pubblica Istruzione, presso le
scuole statali e non statali riferiti all'A.S. 2006/07 che fanno emergere nella secondaria di secondo
grado come l'abbandono interessi prevalentemente il primo anno di corso; sono infatti, i primi ingressi
nel sistema scolastico e gli anni di passaggio da un ordine all'altro che costituiscono una soglia critica
nel percorso scolastico.
1.7.2 - La dispersione scolastica nella regione Puglia
Nello specifico della realtà pugliese appare di grande interesse e attualità il contributo offerto dalle
ricerche in corso nell’ambito del Progetto “Di.Sco.Bull” finanziato dal Ministero dell’Interno con il
Programma Operativo nazionale “Sicurezza per lo sviluppo ed in particolare le conclusioni del caso di
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73
studio pugliese “ABBANDONO SCOLASTICO E BULLISMO: QUALI RISCHI TRA I GIOVANI?” di cui
si riporta una sintesi delle conclusioni.
In Puglia gli studenti quindicenni con competenze minime in lettura, matematica e scienze
(rispettivamente 17,5%, 22,4% e 18,8%) sono meno che in Italia e lo sono ancor di più rispetto
all’insieme delle regioni del Sud; gli indicatori sui tassi di promozione evidenziano esiti positivi
tendenzialmente superiori a quelli rilevati a livello nazionale e nel Sud e nelle Isole, la quota
percentuale di diplomati pugliesi eccellenti, che hanno conseguito 100/100 all’esame di stato è
sensibilmente maggiore della corrispondente quota registrata nel paese: 8,7% (di cui con lode 21,4%)
a fronte di un valore medio nazionale di 6,4% (di cui con lode 16,4%).
Questi sono alcuni dei dati che testimoniano la presenza nella regione di un capitale umano di qualità,
in grado di avere performance educative anche al di sopra delle medie nazionali.
[…]
A fianco di queste virtuosità del sistema Puglia persistono elementi di criticità che impongono
l’adozione di azioni di rinforzo per accrescerne la capacità di inclusione e porre le condizioni per una
piena partecipazione dei giovani ai processi formativi, durante quella parte della loro esistenza che
dovrebbe essere naturalmente dedicata alla formazione e al consolidamento delle conoscenze.
Il 23,4% di 18-24enni pugliesi fuoriusciti precocemente dai percorsi formativi pone la Puglia in una
posizione molto distante dalla soglia del 10,0% fissata da Lisbona 2020 e comunque disallineata dal
paese nel complesso (18,8%), già di per sé lontano dall’indicatore europeo.
[…]
Sul fronte della devianza minorile i 1716 minori (pari a 2,3 ogni mille coetanei) denunciati nel 2009
perlopiù per reati contro il patrimonio (49,4%), e in misura inferiore per reati contro l’incolumità e la
libertà personale (24,4%) segnano uno iato tra la Puglia e il Sud e le Isole nel complesso. Nel primo
caso rispetto al 2006 vi è stata un’apprezzabile flessione pari a -11,2%, nel secondo i minori denunciati
sono cresciuti di +8,4%, nonostante il territorio pugliese, al pari di altre regioni meridionali, ospiti al suo
interno concentrazioni significative di criminalità organizzata.
[…]
Nell’ambito di questo scenario le opinioni raccolte sulla consistenza del bullismo a livello locale se, da
un lato, sono accomunate da una percezione non allarmistica del fenomeno, dall’altro, evidenziano
quanto sia difficile averne una circostanziata tracciabilità, enucleando tra enfatizzazioni mediatiche e
atteggiamenti reticenti i casi di vero e proprio bullismo da quegli episodi di prepotenza e/o sopruso che
pure occorrono nelle scuole e che, sulla base di ricerche condotte sul territorio barese, si stima
abbiano
interessato circa il 40,0% degli studenti di scuola secondaria di I grado intervistati.
Guardando alle cause scatenanti l’abbandono scolastico ed il bullismo, queste devono essere, in primo
luogo, ricondotte a fattori di ordine sovra regionale e afferenti il contesto di disaggregazione sociale e
di disorientamento educativo vissuto da giovani e minori, che accomunano il Sud con il Nord e che
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74
determinano per certi versi un’omologazione dei fenomeni in questione. Ovviamente su di essi insiste,
altresì, l’azione di criticità locali, quali possono essere, nel caso della Puglia, la presenza di alcune
aree, soprattutto nel contesto urbano di Bari, dove la penetrazione della criminalità organizzata e gli
elevati livelli di disagio socio-economico dei nuclei familiari determinano un’intensificazione della
disaffezione verso la scuola e ed una maggiore inclinazione ad assumere comportamenti devianti.
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75
PARTE II
L’attuazione della delega in materia di formazione
professionale della Provincia di Bari
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76
2.1 I l contenuto del la delega L’atto di programmazione approvato dalla Giunta Regionale con la deliberazione n. 1575 del
04/09/2008 delinea, in relazione all’affidamento di attività formative, due tipologie di competenze,
l’una esclusivamente regionale, l’altra affidata alla responsabilità provinciale, secondo la seguente
ripartizione:
- attività di competenza della Regione:
a) interventi fortemente innovativi e sperimentali, obiettivi di particolare rilevanza sociale;
b) interventi di particolare rilevanza innovativa e sperimentale, individuati con specifici atti di
programma;
c) apprendistato professionalizzante;
- attività di competenza delle Province:
a) interventi di formazione professionale, in riferimento agli assi “adattabilità”, “occupabilità”,
“capitale umano”.
Non sono state affidate alla competenza provinciale, in questa fase di delega, interventi contenuti
negli assi III (“inclusione sociale”), V (“transnazionalità”) e VII (“capacità istituzionale”), in quanto la
Regione Puglia ha ritenuto, per il momento, dato il loro carattere di novità all’interno della
programmazione 2007-2013, di mantenerli di esclusiva competenza regionale.
Le Province, dunque, concorrono, per i tre assi innanzi indicati, e naturalmente per la parte di
essi affidata alla responsabilità provinciale, al raggiungimento pieno degli obiettivi del programma
FSE 2007-2013.
Di seguito si riepilogano le attività ad oggi affidate alla competenza delle Province e quelle
riservate alla competenza regionale, suddivise per assi e per categorie di spesa, secondo lo
schema predisposto dalla stessa Regione Puglia e contenuto nell’atto di programmazione
approvato.
Asse I – ADATTABILITA’
Potenziali beneficiari
I beneficiari degli interventi saranno prevalentemente imprese e loro associazioni, enti di formazione accreditati, persone destinatarie di assegni formativi e di servizi alle persone.
Potenziali destinatari
Gli interventi saranno diretti a tutti i lavoratori e le lavoratrici occupate, con particolare attenzione a quelli anziani e con bassa qualificazione, alle persone in contratto di apprendistato, ad imprenditori e manager, ai lavoratori autonomi, alle imprese.
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77
Attività Attività di competenza REGIONALE
Attività di competenza PROVINCIALE
Interventi di qualificazione, qualificazione e specializzazione delle competenze professionali degli operatori privati presenti nei settori dei beni e delle attività culturali ed ambientali, dell’industria e dei servizi, della tutela delle acque e di risparmio idrico, della gestione dei rifiuti e delle bonifiche (categoria di spesa 62) Interventi di riqualificazione delle competenze nel settore turistico, in particolare al fine di migliorare il posizionamento strategico dell’offerta pugliese sui mercati nazionali e internazionali, attraverso il miglioramento delle funzioni di promozione, accoglienza, ospitalità, ecc. (categoria di spesa 62)
x
X
Formazione e servizi alle imprese (check up aziendali, diagnosi organizzative e analisi di mercato) finalizzate in particolare a migliorare il loro posizionamento strategico e i fenomeni di internazionalizzazione, al ricambio generazionale e allo sviluppo di settori innovativi (categoria di spesa 64)
X
Asse II - OCCUPABILITA'
Potenziali beneficiari
I beneficiari degli interventi saranno prevalentemente enti di formazione accreditati, istituzioni scolastiche, enti pubblici e privati, imprese, servizi per l’impiego e singoli individui.
Potenziali destinatari
Gli interventi saranno diretti ai servizi per l’impiego e ai loro operatori, a persone disoccupate, inoccupate e inattive, ai migranti.
Attività Attività di competenza REGIONALE
Attività di competenza PROVINCIALE
Azioni di qualificazione e aggiornamento professionale degli operatori dei servizi per il lavoro in materia di counseling, orientamento, osservatorio mercato del lavoro, marketing alle imprese, progettazione formativa (categoria di spesa 65)
X bando
regionale concordato con Province
Azioni di potenziamento dei servizi per il lavoro, in particolare con il sostegno all’attività dei centri per l’impiego anche attraverso la conferma delle azioni già svolte nel precedente periodo di programmazione (categoria di spesa 65)
X attività
concordata con Province
Interventi a sostegno della qualificazione dell’incontro domanda-offerta
X bando
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78
(categoria di spesa 65) regionale concordato con Province
Attività promozionale e di monitoraggio dell'attività dei servizi per il lavoro (categoria di spesa 65)
X bando
regionale concordato con Province
Azione integrate (formazione, servizi e incentivi) per agevolare l'emersione dei lavoratori non regolari, in particolare nei lavori di cura, nell'edilizia e nell'agricoltura, nei servizi (categoria di spesa 65)
X bando
regionale concordato con Province
Azioni di qualificazione e sostegno ai disoccupati di lunga durata, ai lavoratori in CIGS e mobilità, per l'inserimento e il reinserimento lavorativo (categoria di spesa 66)
X
Interventi di sostegno agli accordi fra le parti sociali finalizzati all’inserimento lavorativo previo percorso di formazione mirata interventi per la promozione della partecipazione femminile al mercato del lavoro (categoria di spesa 66)
X
Servizi integrati (accompagnamento, formazione, incentivi) per lo sviluppo ed il supporto ad interventi di riequilibrio delle opportunità di ingresso nella vita attiva (inclusione sociale giovanile e lavoro giovanile), anche mediante azioni di sostegno alla cooperazione giovanile, specie nelle periferie urbane (categoria di spesa 66)
X
Azioni di sostegno alla riqualificazione professionale delle persone con basso titolo di studio, finalizzata all'acquisizione di un livello minimo di competenze per agevolare l'ingresso nel mercato del lavoro (categoria di spesa 66)
X
Azioni di sistema (studi e ricerche) finalizzate a migliorare la conoscenza del mercato del lavoro pugliese (categoria di spesa 66)
X X
Azioni integrate per l'adattamento delle competenze delle persone con più di 45 anni alle esigenze del sistema produttivo e per consentire la loro permanenza attiva sul mercato del lavoro (categoria di spesa 67)
X
Azioni per promuovere la crescita di nuova imprenditorialità basata su un uso estensivo delle tecnologie ICT (categoria di spesa 68)
X
Introduzione e messa a regime di politiche di conciliazione per promuovere l’accesso delle donne al mercato del lavoro e alla frequenza ai percorsi formativi, attraverso lo sviluppo di servizi innovativi come il tutoraggio e i voucher di conciliazione (categoria di spesa 69)
X
Iniziative a supporto della lotta alle discriminazioni retributive e di carriera per le donne (categoria di spesa 69)
X
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79
Rafforzamento e qualificazione dell'offerta di servizi attraverso la formazione di nuove figure professionali, quali figure di “sostituzione” per favorire le donne lavoratrici (categoria di spes a 69)
X
Percorsi integrati e individualizzati per il recupero e la transizione al lavoro delle donne, anche in condizione di disagio sociale (categoria di spesa 69)
X
Interventi di accompagnamento, formazione, emersione per gli iimmigrati, in particolare neo ed extra comunitari anche con il supporto delle reti i stituzionali esistenti nel territorio (categoria di spesa 70)
X
Percorsi interculturali e linguistici per l’inserimento occupazionale degli immigrati (categoria di spesa 70)
X
Potenziamento dell’offerta formativa interculturale per persone immigrate attraverso la formazione delle nuove professioni sociali nel campo della mediazione interculturale e linguistica (categoria di spesa 70)
X
Asse IV - CAPITALE UMANO
Potenziali beneficiari
I beneficiari degli interventi saranno prevalentemente enti pubblici e privati, enti di formazione accreditati, istituzioni scolastiche, imprese, centri di ricerca, università e singoli individui.
Potenziali destinatari
Gli interventi saranno diretti a persone in cerca di occupazione, studenti, ricercatori, imprese, centri di ricerca, università.
Attività
Attività di competenza REGIONALE
Attività di competenza PROVINCIALE
Prevenzione della dispersione scolastica attraverso interventi finalizzati a migliorare la funzione di inclusione sociale del sistema scolastico (orientamento, socializzazione extra-scolastica e accompagnamento) (categoria di spesa 73)
X
Azione di socializzazione extra-scolastica finalizzate a migliorare il grado di attrattività della scuola e le sue relazioni con il territorio e prevenire la dispersione scolastica (categoria di spesa 73)
X
Azioni mirate per il contrasto alla dispersione scolastica dei minori immigrati e per elevare il grado di istruzione delle persone immigrate (categoria di
X
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80
spesa 73) Percorsi integrati di inserimento, permanenza e reinserimento dei soggetti a rischio di dispersione scolastica e formativa (categoria di spesa 73)
X
Interventi per promuovere il successo scolastico attraverso strategie didattiche e formative orientate a migliorare le competenze di base attraverso la valorizzazione delle potenzialità dei singoli, comprese le competenze informali e non formali (categoria di spesa 73)
X
Interventi di aggiornamento delle competenze degli insegnanti finalizzate a migliorare la loro azione preventiva nei confronti della dispersione scolastica (categoria di spesa 73)
X
Percorsi formativi e servizi successivi al conseguimento dell'obbligo scolastico fino a 16 anni, rivolti all’acquisizione di una qualifica (categoria di spesa 73)
X
Percorsi formativi, anche integrati con il sistema scolastico, per il completamento della formazione di base e per l'acquisizione di un livello minimo di competenze da parte delle persone che siano senza la qualifica o senza il diploma (categoria di spesa 73)
X
Interventi di formazione di base per adulti: EDA (categoria di spesa 73)
X
Interventi di istruzione e formazione tecnica superiore I.F.T.S. (categoria di spesa 73)
X bando per IFTS interprovinciali
X
Interventi per il potenziamento delle figure direttive, manageriali e organizzative nel settore turistico (categoria di spesa 73)
X
Percorsi di stages per allievi delle scuole medie superiori (categoria di spesa 73)
X
Azioni di informazione, sensibilizzazione, educazione, comunicazione, promozione della partecipazione, finalizzate all’incremento della raccolta differenziata, a favore delle scuole, delle imprese, dei cittadini e delle cittadine, in funzione del ruolo svolto nell’ambito dell’organizzazione del lavoro domestico (categoria di spesa 73)
X
Interventi formativi per l'educazione, l'informazione e la formazione permanente sulle strategie di difesa del suolo e della mobilità sostenibile (categoria di spesa 73)
X
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
81
L’atto di programmazione approvato dalla Regione Puglia, che definisce la ripartizione delle funzioni
tra Regione e Province, come innanzi fotografata, sancisce anche che il conferimento alle
Amministrazioni Provinciali della delega in materia di formazione professionale ha un carattere graduale
e, pertanto, quanto contenuto nell’atto stesso debba avere carattere provvisorio e debba essere rivisto a
metà della programmazione 2007-2013, ponendo riferimento gli effettivi risultati e le criticità manifestatesi
nella prima fase di attuazione della delega.
Ciò ovviamente sprona la Provincia di Bari ad attuare le funzioni delegate nella maniera più efficace,
trasparente e produttiva possibile, in modo da potersi presentare all’appuntamento di metà percorso con
tutte le carte in regola per rivendicare il conferimento più pieno della delega, nello spirito peraltro della
stessa legge, che nella pienezza la conferisce e comunque nell’interesse del territorio.
2.2 Le r isorse f inanziarie destinate
Con l’atto di programmazione approvato dalla Giunta Regionale nel 2008 sono state globalmente
assegnate alle cinque Province pugliesi risorse finanziarie per un importo di 387.007.960,00 euro, su un
totale complessivo di spesa pubblica di 1.239.200,00 euro prevista nel programma approvato, per
l’attuazione di una parte degli interventi contenuti nei quattro assi per i quali è stata stabilita attribuzione
di competenza a livello provinciale (Adattabilità, Occupabilità, Capitale Umano ed Assistenza Tecnica),
come risulta dalla “tabella di ripartizione delle risorse finanziarie” che segue sub lettera A.
Tale importo è stato ripartito nei sei anni di possibile operatività del programma da parte delle
Amministrazioni provinciali, dal 2008 al 2013, in ragione di un sesto dell’importo totale per ogni anno, a
partire dal 2008.
Tali risorse, corrispondenti al 30,25% della dotazione dell’intero programma, sono state distribuite tra
le cinque Province utilizzando il criterio della ripartizione demografica, sulla base dei dati ISTAT relativi
alla popolazione residente contenuti nel bilancio demografico nazionale, come riportato nella tabella di
“riparto delle risorse tra le Province” che segue sub lettera B.
Successivamente, con l’avvento nel 2009 della nuova provincia Barletta-Andria-Trani, la Regione
Puglia con nota n. 12556 del 27/12/2009 ha comunicato la nuova distribuzione delle risorse finanziarie
sulle sei province, a partire dalla annualità 2010.
Infine con Delibera della Giunta Regionale del 10 febbraio 2011, n. 193 recante il “Piano di riparto
annuo risorse destinate alle Province in qualità di Organismi intermedi” la Regione ha approvato la tabella
“Ripartizione delle risorse tra le Province – Annualità 2011”, che segue sub lettera C.
Le Province sono tenute ad iscrivere nei propri bilanci di competenza le rispettive risorse assegnate,
istituendo un capitolo in entrata, nel quale far confluire i fondi trasferiti dalla Regione, correlato a quattro
differenti capitoli di spesa in uscita, uno per ciascun asse di intervento finanziato.
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
82
All'atto dell'approvazione delle graduatorie provinciali di ammissione a finanziamento e previa
comunicazione degli estremi degli atti amministrativi di approvazione, la Regione trasferisce a ciascuna
Provincia, in termini di cassa, una quota pari al 95% del valore delle attività autorizzate.
A seguito della comunicazione da parte di ciascuna Provincia recante l'esito delle certificazioni di
spesa e di chiusura delle attività, la Regione eroga, in termini di cassa, una quota finale commisurata al
raggiungimento dell'importo massimo riconoscibile, pari al 100% del valore delle attività realizzate.
Al fine di scongiurare il mancato superamento della soglia posta dalla regolamentazione comunitaria
con la regola dell’n+2 (disimpegno automatico delle risorse), a partire dalla fine del 2009 le Province sono
obbligate a rispettare un livello di impegni di spesa regolato dal meccanismo dell’n+1 delle risorse annuali
che la Regione trasferisce, ossia il livello di spesa impegnata delle Province deve aumentare ogni anno
dell’intero importo relativo all’annualità precedente).
Alla fine del 2011 ciascuna Provincia deve quindi conseguire un livello di spesa impegnato almeno
pari all’importo dell’intera annualità 2010 assegnata.
2.3 Categorie di spesa - Earmarking
Per i P.O. 2007-2013, il Regolamento Generale, confermando da un punto di vista generale i principi
fondamentali dei Fondi strutturali già presenti nella passata programmazione, introduce tra i nuovi principi
di intervento, quello dell’earmarking, che consiste nell’introduzione di target di spesa per gli interventi delle
politiche di coesione finalizzate agli Obiettivi di Lisbona – Orientamenti integrati per la crescita e
l’occupazione, nella misura del 60% della spesa destinata all’obiettivo Convergenza.
Al fine di raggiungere tali obiettivi prioritari, nel Regolamento Generale sono previste le categorie di spesa
relative all’earmarking (in particolare le categorie attinenti al campo di applicazione FSE, sono quelle
comprese tra il codice 62 e il 74 dell’allegato IV del Regolamento Generale n. 1083/2006).
Alla luce di quanto previsto nella D.G.R. n. 1575/2008 si riporta di seguito un prospetto riepilogativo nel
quale viene individuata l’incidenza massima percentuale che ciascuna categoria di spesa, oggetto di
delega, può avere rispetto alla dotazione massima prevista, per l’intera durata della programmazione, per
ognuno degli Assi I – II - IV:
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
83
Di tali percentuali, l’Amministrazione Provinciale di Bari ne tiene conto nella predisposizione di codesto
piano di attuazione, che intende “riequilibrare” le posizioni dei precedenti Piano di Attuazioni presentati.
Pertanto, a fronte della suddetta volontà e dei dati riportati nella nota n.0011318 del 23/04/2010 si
riporta la distribuzione delle risorse come da tabella B.
In merito all’Asse dell’Occupabilità si evidenzia che, per riequilibrare la percentuale già impegnata in
termini di risorse sulla categoria 70 negli anni 2008 e 2010, la Provincia di Bari non destinerà alcuna
ulteriore risorsa finanziaria alla suddetta categoria, confermando l’impegno generale a rispettare le
percentuali previste dall’earmarking.
Provincia di Bari - Servizio Form
azione Professionale
84
(Tabella A)
(Tabella B)
ASS
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TTA
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(*)
CA
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OR
IA
62
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66
67
68
69
70
73
TOTA
LE
AN
NO
201
2 950.780,57
396.124,90
3.812.082,58
620.957,13
824.719,48
1.649.438,96
6.873.095,00
15.127.198,62
1
.346
.905
,00
6.9
07.1
98,0
0 6
.873
.095
,00.
EA
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70
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1
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2
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3.7
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e al P
iano di A
zion
e e Coe
sione per un valore di 3
.834.865,00
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
85
2.4 La predisposizione degli avvisi pubblici e la valutazione delle proposte
Il Comitato di Sorveglianza del POR Puglia FSE 2007-2013 in date 23/01/2000 e 08/07/2008 ha
approvato i criteri di selezione delle operazioni finanziate con le risorse del Fondo Sociale Europeo, di
cui all’art. 65, primo comma, lett. A del Regolamento CE n. 1083/2006. Tali criteri sono ovviamente
prescrittivi per le Province e devono essere rispettati.
2 .5 L’assistenza tecnica e d i processi riorganizzat ivi
L’Autorità di Gestione e gli Organismi Intermedi devono attivare soluzioni organizzative atte ad
assicurare la verifica della qualità e della esaustività dei dati, ai differenti livelli di dettaglio, e realizzare il
controllo della regolarità delle spese, che è condizione essenziale per la certificazione delle spese
ammissibili e, quindi, per il buon funzionamento del circuito finanziario del programma.
Al fine di rendere efficace l’attuazione del POR Puglia FSE 2007/2013 le Province, in quanto
Organismi Intermedi, debbono dotarsi di una organizzazione conforme a quella prevista nel sistema di
gestione e controllo regionale, ai sensi del Regolamento CE n. 1083/2006.
Tale Organismo deve disporre di un sistema di contabilità, sorveglianza e informativo finanziario,
separati e informatizzati.
Le Province, per adempiere a questi obblighi, saranno dotate di apposite risorse umane e strumentali
a carico dell’asse “Assistenza Tecnica”.
La rimanente quota di 6.000.000 euro saranno erogati direttamente alle Province, per servizi
specialistici di assistenza tecnica da attivare da parte delle stesse. Alla Provincia di Bari, in particolare,
per l’anno 2012, toccherà, per tali dirette necessità, la somma di euro 307.700,00.
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
86
Asse I - Adattabilita’
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
87
Attività
• MODULI FORMATIVI DI AGGIORNAMENTO, SPECIALIZZAZIONE ,
PERFEZIONAMENTO
• TUTORING FORMATIVO PER L’AGGIORNAMENTO, LA
SPECIALIZZAZIONE ED IL PERFEZIONAMENTO
Obiettivo
specifico:
a)
SVILUPPARE SISTEMI DI FORMAZIONE CONTINUA E SOSTENERE
L’ADATTABILITA’ DEI LAVORATORI
Obiettivo
operativo
ACCOMPAGNARE I PROCESSI DI INNOVAZIONE E ADATTABILITA’
DELL’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO E DEI SISTEMI PRODUTTIVI PER
ACCRESCERE LA COMPETITIVITA’ DEL SISTEMA ECONOMICO IN
UN’OTTICA DI COESIONE SOCIALE E QUALITA’ DELLO SVILUPPO
Categoria di
spesa:
62
SVILUPPO DI SISTEMI E STRATEGIE DI APPRENDIMENTO PERMANENTE
NELLE IMPRESE: FORMAZIONE E SERVIZI PER I LAVORATORI PER
MIGLIORARE LA LORO ADATTABILITA AI CAMBIAMENTI ATTRAVERSO
IL MIGLIORAMENTO DELLE FUNZIONI DI PROMOZIONE, ACCOGLIENZA,
OSPITALITÀ E DELL’INNOVAZIONE
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
88
La declaratoria utilizzata dal P.O.R. per questa attività prevede interventi di
riqualificazione e specializzazione nell’ambito di quattro aree economiche: beni e attività culturali
ed ambientali, tutela delle acque e risparmio idrico, gestione dei rifiuti e bonifiche, industria e
servizi. Mentre le prime tre aree economiche rappresentano dei “segmenti” del sistema produttivo
con dimensioni piuttosto contenute, l’ultima denominazione include due dei tre settori con cui
tradizionalmente si articola il sistema produttivo: cioè il secondario (industria) e il terziario
(commercio e servizi).
Pertanto, tratteremo del settore dell’industria e dei servizi in un contesto di descrizione
generale del sistema produttivo regionale e provinciale per poi successivamente descrivere più
nello specifico le altre tre aree economiche.
STRATEGIE E AZIONI OPERATIVE
I dati esaminati descrivono una situazione provinciale economico-produttiva in recessione
(diminuzione delle Unità locali, calo dell’occupazione), in un contesto con un tasso di
occupazione già basso e con una flessione del prodotto interno lordo.
Le competenze da elevare sono indicate, per il 2011, nella ricerca di NOMISMA38 sul
rapporto tra formazione e impresa nella Provincia di Bari relativa ai settori industriali (edile,
agrolimentare, metalmeccanico, tessile e del mobile.e dei servizi) e dei servizi,
Il complesso dei fabbisogni formativi evidenziato dalla ricerca in questione può essere così
ricostruito:
a) INDUSTRIA: le richieste riguardano prevalentemente la formazione sui processi produttivi
e l’innovatività dei prodotti e le competenze in materia di allargamento del mercato e di
incremento della capacità di rispondere alle esigenze dei clienti e l’ICT (Cfr. Graf. n. 6)
b) SERVIZI. Le aree di competenza di cui le imprese sentono il maggior bisogno sono
soprattutto quelle relative agli aspetti commerciali, più in particolare: la rispondenza alle
richieste specifiche del cliente, l’ampliamento della rete distributiva e commerciale, la
presenza su mercati esistenti e l’aumento delle competenze funzionali all’introduzione di
nuovi servizi.
Grafico 4 - Aree di competenza che le Imprese della Provincia di Bari desiderano potenziare (valori %)
38 NOMISMA Il rapporto tra formazione e impresa in Provincia di Bari, secondo rapporto semestrale p.m. marzo 2011
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
89
47,2 46,943,1 42,5 41,6
38,9 38,635,7 33,9 32,7
29,226,5
0,0
10,0
20,0
30,0
40,0
50,0
Fonte: Nomisma….
Grafico 5 - Aree di competenza che le imprese desiderano potenziare (Valori %)
50,0
42,6 41,7 40,7
35,2 34,3 32,4 32,429,6
18,514,8
0,0
10,0
20,0
30,0
40,0
50,0
60,0
Fonte: Nomisma…
Per l’anno 2011 verranno previste azioni formative che riguarderanno, preferenzialmente, i
fabbisogni di aggiornamento, di specializzazione e di perfezionamento degli occupati nei settori
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
90
dell’Industria e dei servizi individuati dalla ricerca summenzionata. Verrà riconosciuta una priorità
alle donne, agli over 45 ed ai soggetti con basso titolo di studio.
1 Moduli formativi di aggiornamento, specializzazione, perfezionamento
� Obiettivo
Moduli formativi di aggiornamento, specializzazione, perfezionamento in particolari aree di
competenze su tematiche specifiche nei settori beni e attività culturali e ambientali, industria
e servizi, tutela delle acque e risparmio idrico, gestione dei rifiuti e delle bonifiche
(ristrutturazione e recupero architettonico di edifici storici, restauro degli edifici, attività
culturali legate alla pianificazione turistica e dell’ambiente, miglioramento dei servizi di
fruizione dei beni culturali attività correlate al settore dello spettacolo, adeguamento delle
figure professionali per il controllo, monitoraggio e gestione della problematica ambientale,
sviluppo delle attività produttive e commerciali ecc.).
� Struttura, numero di edizioni e parametro finanziario
L’azione prevede l’attivazione di corsi, della durata massima di 150 ore, con 15 allievi
per corso e con un finanziamento di 15 euro x h/allievo. L’azione interesserà
complessivamente 300 unità.
� Potenziali beneficiari
Possono partecipare agli avvisi pubblici emanati dalla Amministrazione Provinciale di Bari:
a) organismi di formazione accreditati, operanti nell’ambito provinciale;
b) aziende aventi sede di lavoro o unità produttive nel territorio provinciale, per i propri
dipendenti.
� Potenziali destinatari
Lavoratori occupati in aziende aventi sede di lavoro o unità produttive operanti in provincia
di Bari.
� Vincoli o premialità nella valutazione dei progetti
In sede di valutazione dei progetti si terrà in debito conto la presenza tra i destinatari
dell’azione formativa di donne, over 45 e soggetti con basso titolo di studio.
Gli organismi di formazione accreditati dovranno accludere al progetto la richiesta da parte
della/e azienda/e di progettare e realizzare un intervento formativo per il personale alle
proprie dipendenze, con la specificazione del numero, delle qualifiche e delle motivazioni a
supporto.
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
91
� Tempi di presentazione e valutazione dei progetti
I progetti possono essere presentati, dai soggetti competenti, dalla data fissata dal relativo
Avviso Pubblico della Provincia di Bari secondo le modalità e la tempistica stabiliti in avviso
°°°°°°°
C’è una ulteriore caratteristica del sistema produttivo barese, dell’industria e dei servizi, con la
quale necessariamente una politica formativa deve misurarsi: le dimensioni delle imprese per
numero di persone utilizzate: ossia il numero di addetti per ogni unità locale.
Dal grafico 1 sappiamo che nel 2010 le unità locali dell’industria e dei servizi in provincia
ammontavano a 114.041; dal grafico 2 rileviamo che in queste unità locali operavano 483.076
addetti.
Ne deriva che la media di addetti per ogni unità locale è pari a 3,88. Naturalmente dietro tale
dato ci sono aziende di medie e grandi dimensioni, ma anche piccole e micro imprese. Imprese
che mai potrebbero accedere alla formazione di tipo corsuale e che necessitano di percorsi
formativi che tengano conto e del loro ridotto numero di addetti e delle loro esigenze organizzative.
Occorre, cioè una formazione il più possibile “personalizzata”.
2 Tutoring formativo per l’aggiornamento la specializzazione il perfezionamento
� Obiettivi
Aggiornare, specializzare e perfezionare la professionalità del personale (dell’industria e dei
servizi, dei beni e delle attività culturali e ambientali, della tutela delle acque e risparmio idrico,
della gestione dei rifiuti e delle bonifiche) in particolari aree di competenze, mediante interventi
formativi personalizzati da parte di tutors che alternino informazioni tecnico-professionali e
formazione on the job
� Struttura, durata e costo
I tutoraggi, tenuti da tecnici ed esperti, sono rivolti a all’imprenditore/manager dell’azienda e due
addetti individuati all’interno dell’azienda per coadiuvare il titolare nel processo di innovazione. I
tutoraggi avranno una durata massima di 150 ore, da realizzarsi nell’arco di 12 mesi dalla data
dell’approvazione formale del progetto da parte della Provincia.
Costo : euro 15 x 150 h(max) per ogni soggetto tutorato.
� Potenziali beneficiari
Possono partecipare agli avvisi pubblici emanati dalla Amministrazione Provinciale:
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
92
a) aziende dell’industria e dei servizi, dei beni e delle attività culturali e ambientali, della tutela delle
acque e risparmio idrico, della gestione dei rifiuti, aventi sede di lavoro o unità produttive nel
territorio Provinciale, per il proprio personale.
� Potenziali destinatari
Lavoratori occupati, con qualsiasi tipo di contratto, in aziende dell’industria e dei servizi, dei beni e
delle attività culturali e ambientali, della tutela delle acque e risparmio idrico, della gestione dei
rifiuti e delle bonifiche.
� Vincoli
I consulenti dovranno accludere al progetto il curriculum vitae. Da tale curriculum dovrà risultare, a
pena di non ammissibilità, una pregressa operatività nel tipo di prestazione richiesta di almeno
cinque anni.
� Tempi di presentazione e valutazione dei progetti
I progetti possono essere presentati, dai soggetti competenti, dalla data fissata dal relativo Avviso
Pubblico della Provincia di Bari secondo le modalità e la tempistica stabiliti in avviso
3. PARTE TERZA: INDICATORI DI REALIZZAZIONE E DI RISULTATO
3.1.- INDICATORI PROVINCIALI
3.1.1.- Indicatori di realizzazione
AZIONI A FAVORE DEI DESTINATARI INDICATORI
1
Moduli formativi di aggiornamento, specializzazione perfezionamento
N. di progetti (approvati, avviati, conclusi) per tipologia di intervento N. di destinatari (approvati, avviati, conclusi) per tipologia d’intervento e per caratteristiche principali (degli avviati)
2
Tutoring formativo per l’aggiornamento la specializzazione il perfezionamento
3.1.2. – Indicatori di risultato
AZIONI A FAVORE DEI DESTINATARI
Dato di part.
Dato atteso Fonte
1
Interventi formativi per l’aggiornamento la specializzazione e il perfezionamento
Certificazione conseguita dal 90% degli allievi iscritti
Sistema regionale di monitoraggio
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
93
2
Tutoring formativo per l’aggiornamento la specializzazione il perfezionamento
3.2.- INDICATORI REGIONALI (P.O.R.)
3.2.1.- Indicatori di realizzazione
Obiettivo specifico: b) INDICATORI Favorire l’innovazione e la produttività attraverso una migliore qualità del lavoro
N. di progetti (approvati, avviati, conclusi) per tipologia di intervento N. di destinatari (approvati, avviati, conclusi) per tipologia d’intervento e per caratteristiche principali (avviati)
3.2.2. – Indicatori di risultato
Denominazione Dato di partenza Target Fonte Obiettivo specifico a): Sviluppare sistemi di formazione continua e sostenere l’adattabilità dei lavoratori
Tasso di copertura dei destinatari degli interventi di formazione continua cofinanziati, rispetto al totale degli occupati (media annua) declinato per genere
0,3
0,4%
Monitweb e ISTAT, rilevazione continua delle forze di lavoro
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
94
Attività
FORMAZIONE E SERVIZI ALLE IMPRESE (CHECK UP AZIENDALI,
DIAGNOSI ORGANIZZATIVE E ANALISI DI MERCATO) FINALIZZATE IN
PARTICOLARE A MIGLIORARE IL LORO POSIZIONAMENTO
STRATEGICO ED I FENOMENI DI INTERNAZIONALIZZAZIONE, AL
RICAMBIO GENERAZIONALE E ALLO SVILUPPO DI SETTORI
INNOVATIVI
Obiettivo
specifico:
C)
SVILUPPARE POLITICHE E SERVIZI PER L’ANTICIPAZIONE E GESTIONE
DEI CAMBIAMENTI, PROMUOVERE LA COMPETITIVITA’ E
L’IMPRENDITORILITA’
Obiettivo
operativo
ACCOMPAGNARE I PROCESSI DI INNOVAZIONE E ADATTABILITA’
DELL’ORGANIZZAZIONE DE LAVORO E DEI SISTEMI PRODUTTIVI PER
ACCRESCERE LA COMPETITIVITA’ DEL SISTEMA ECONOMICO IN
UN’OTTICA DI COESIONE SOCIALE E QUALITA’ DELLO SVILUPPO
Categoria
di spesa:
64
SVILUPPO DI SISTEMI E STRATEGIE DI APPRENDIMENTO PERMANENTE
NELLE IMPRESE: FORMAZIONE E SERVIZI PER I LAVORATORI PER
MIGLIORARE LA LORO ADATTABILITA AI CAMBIAMENTI ATTRAVERSO IL
MIGLIORAMENTO DELLE FUNZIONI DI PROMOZIONE
DELL’IMPRENDITORIALITA’ E DELL’INNOVAZIONE
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
95
3 Formazione e accompagnamento da parte di strutture consulenziali
� Obiettivo
Supportare e accompagnare con l’aiuto di strutture consulenziali il management in processi di
diagnosi aziendale, innovazione dei processi e dei prodotti, di posizionamento strategico, di ricambio
generazionale.
� Struttura e parametro finanziario
Saranno finanziati progetti per un valore massimo per progetto di euro 20.000,00 con i quali
retribuire la prestazione di strutture specializzate nella consulenza aziendale.
� Potenziali beneficiari
Possono partecipare agli avvisi pubblici emanati dalla Provincia di Bari, per l’assegnazione di
interventi di formazione/accompagnamento, micro, piccole e medie imprese aventi sede di lavoro o
unità produttive operanti nella Provincia.
� Potenziali destinatari
Management e personale occupato in micro, piccole e medie imprese aventi sede di lavoro o
unità produttive operanti nella Provincia
� Vincoli
Le aziende dovranno accludere al progetto il curriculum della struttura consulenziale. Da tale
curriculum dovrà risultare, a pena di non ammissibilità, una pregressa operatività di tale struttura nel
tipo di prestazione richiesta di almeno cinque anni.
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
96
ASSE II – OCCUPABILITA’
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
97
Attività
AZIONI DI QUALIFICAZIONE E SOSTEGNO AI DISOCCUPATI DI LUNGA
DURATA, AI LAVORATORI IN CIGS E IN MOBILITÀ, PER L'INSERIMENTO
E IL REINSERIMENTO LAVORATIVO
Obiettivo
specifico:
e)
ATTUARE POLITICHE DEL LAVORO ATTIVE E PREVENTIVE CON
PARTICOLARE ATTENZIONE ALL'INTEGRAZIONE DEI MIGRANTI NEL
MERCATO DEL LAVORO, ALL'INVECCHIAMENTO ATTIVO, AL LAVORO
AUTONOMO E ALL'AVVIO DI IMPRESE
Obiettivo
operativo
SOSTENERE LA PARTECIPAZIONE AL MERCATO DEL LAVORO E
L'INSERIMENTO OCCUPAZIONALE TRAMITE L'OFFERTA DI MISURE
ATTIVE E PREVENTIVE RIVOLTE IN PARTICOLARE A GIOVANI,
DISOCCUPATI DI LUNGA DURATA, PERSONE CON BASSO TITOLO DI
STUDIO, E/O CON PIÙ DI 45 ANNI
Categoria
di spesa: 66
ATTUAZIONE DI MISURE ATTIVE E PREVENTIVE SUL MERCATO DEL
LAVORO
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
98
4 Interventi per l’acquisizione di competenze professionale certificate
� Obiettivo
Acquisire competenze professionali certificate di immediata spendibilità nel sistema produttivo,
mediante azioni formative in presenza e sul lavoro e misure di accompagnamento.
� Struttura e parametro finanziario
L’azione prevede l’attivazione di interventi corsuali della durata massima di 900 ore, delle quali
il 30%-40% in attività di stage, con 18 allievi per corso e con un finanziamento di 12 euro x
h/allievo (comprensivo dell’indennità di frequenza degli allievi non inferiore ai 2 euro x h/allievo
da assegnare per ogni ora di formazione, accompagnamento e tirocinio effettivamente svolte).
L’intervento si articolerà pertanto nelle seguenti fasi sequenziali:
a) la selezione dei partecipanti, mediante colloqui individuali, sulla base della propensione
personale del candidato e delle specifiche competenze d’ingresso, se previste nel progetto;
b) un percorso formativo frontale preceduto dalla analisi/bilancio delle competenze. La
progettazione dell’intervento prevederà, obbligatoriamente, la formazione alla sicurezza sui
luoghi di lavoro ai sensi dell’articolo 37 comma 2 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 e
successive modifiche e integrazioni, da un minimo di 8 a un massimo di 16 ore a seconda della
classificazione delle attività economiche per classe di rischio, ai sensi di quanto previsto
dall’Accordo in Conferenza Stato-Regioni del 21 dicembre 2011.
c) la fase di stage compresa tra il 30% e 40% delle ore totali del corso
� Potenziali beneficiari
Possono partecipare agli avvisi pubblici emanati dalla Amministrazione Provinciale di
Bari Organismi di formazione accreditati, operanti nell’ambito Provinciale, con la collaborazione
delle aziende che ospitano gli stage.
� Potenziali destinatari
Lavoratori con ammortizzatori, in mobilità o che hanno cessato un’attività
imprenditoriale senza sostegno al reddito, disoccupati di lunga durata iscritti nelle anagrafi dei
Centri per l’Impiego della Provincia di Bari.
� Vincoli o premialità nella valutazione dei progetti
È considerata vincolante ai fini dell’ammissibilità del progetto la collaborazione con
aziende, operanti nel settore professionale di riferimento del corso, che ospitano gli stage. Si
prevede una possibilità di riservare una quota del totale allievi iscritti pari al 10% per lavoratori
in mobilità e del 10% per neo comunitari e/o extracomunitari con regolare permesso di
soggiorno e residenza in Provincia di Bari
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
99
3. PARTE TERZA: INDICATORI DI REALIZZAZIONE E DI RISULTATO
3.1.- INDICATORI PROVINCIALI
3.1.1.- Indicatori di realizzazione
AZIONI A FAVORE DEI DESTINATARI INDICATORI 1
Interventi per l’acquisizione di competenze professionale certificate
N. di progetti (approvati, avviati, conclusi) per tipologia di intervento N. di destinatari (approvati, avviati, conclusi) per tipologia d’intervento e per caratteristiche principali (degli avviati)
3.1.2. – Indicatori di risultato
AZIONI A FAVORE DEI DESTINATARI
Dato di part. Dato atteso Fonte
1
Interventi di formazione e di accompagnamento al lavoro
Certificazione conseguita dall’80% degli allievi iscritti
Sistema regionale di monitoraggio
2
Tirocini di reinserimento lavorativo
90% tirocini conclusi 30% tirocinanti assunti
3.2.- INDICATORI REGIONALI (P.O.R.)
3.2.1.- Indicatori di realizzazione
Obiettivo specifico: e)
INDICATORI
Attuare politiche per il lavoro attive e preventive con particolare attenzione all'integrazione dei migranti nel mercato del lavoro, all'invecchiamento attivo, al lavoro autonomo e all'avvio di imprese.
N. di progetti, di richieste di tirocini (approvati, avviati, conclusi) per tipologia di intervento. N. di destinatari (approvati, avviati, conclusi) per tipologia d’intervento e per caratteristiche principali (avviati).
3.2.2. – Indicatori di risultato
Denominazione Dato di partenza
Target Fonte
Obiettivo specifico e) : attuare politiche del lavoro attive e preventive con particolare attenzione all'integrazione dei migranti nel mercato del lavoro, all'invecchiamento attivo, al lavoro autonomo e all'avvio di imprese
Tasso di copertura della popolazione Monitweb e
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
100
servita dalle politiche attive e preventive sostenute dall’obiettivo (media annua), declinato per genere
0,8 %
0,8 %
ISTAT, rilevazione continua delle forze di lavoro
Tasso di incidenza degli interventi finalizzati al lavoro autonomo e all’avvio di imprese sul totale di quelli realizzati dall’obiettivo
0
14,1%
Monitweb
Tasso di inserimento occupazionale lordo dei destinatari di Fse per target group prioritari dell’obiettivo (immigrati, popolazione in età matura) declinato per tipologia di rapporto di lavoro
21,7%
33,3%
Specifiche indagini campionarie sugli esiti occupazionali dell’azione (indagini di placement)
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
101
Attività
INTERVENTI CORSUALI DI FORMAZIONE E DI ACCOMPAGNAMENTO
AL LAVORO NELL’AREA DEGLI ANTICHI MESTIERI
Obiettivo
specifico: e)
ATTUARE POLITICHE DEL LAVORO ATTIVE E PREVENTIVE CON
PARTICOLARE ATTENZIONE ALL'INTEGRAZIONE DEI MIGRANTI NEL
MERCATO DEL LAVORO, ALL'INVECCHIAMENTO ATTIVO, AL LAVORO
AUTONOMO E ALL'AVVIO DI IMPRESE
Obiettivo
operativo
SOSTENERE LA PARTECIPAZIONE AL MERCATO DEL LAVORO E
L'INSERIMENTO OCCUPAZIONALE TRAMITE L'OFFERTA DI MISURE
ATTIVE E PREVENTIVE RIVOLTE IN PARTICOLARE A GIOVANI,
DISOCCUPATI DI LUNGA DURATA, PERSONE CON BASSO TITOLO DI
STUDIO, E/O CON PIÙ DI 45 ANNI
Categoria di
spesa: 66
ATTUAZIONE DI MISURE ATTIVE E PREVENTIVE SUL MERCATO DEL
LAVORO
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
102
I dati esaminati ci hanno consegnato un quadro da cui emerge l’assoluto rilievo
quantitativo del fenomeno dei disoccupati con basso titolo di studio nella provincia di Bari
(circa 35.000 persone).
Abbiamo anche rilevato che il possesso di un titolo basso favorisce la inattività,
che nella maggior parte dei casi è dovuta alla perdita di speranza di trovare una
collocazione nel mercato del lavoro.
La natura del fenomeno critico analizzato comporta strategie di soluzione
obbligate: l’attivazione di processi formativi per acquisire competenze che rendano meno
problematica l'entrata nella vita attiva di quanti già sono penalizzati da titoli di formazione
bassi.
Processi formativi però per un target adulto e con un precario bagaglio di
apprendimenti formali e quindi percorsi di formazione fortemente personalizzati e con
largo spazio alla alternanza e all’apprendimento on the job.
5 Interventi corsuali di formazione e di accompagnamento al lavoro nell’area degli antichi mestieri
� Obiettivo
Acquisire competenze teoriche e pratiche nell’ambito dell’artigianato di qualità, in particolare
di quello che si occupa di mestieri tradizionali, a rischio di estinzione.
Acquisire competenze che possono favorire la creazione di micro-imprese artigiane
� Struttura e parametri finanziari
L’intervento si articolerà nelle seguenti fasi sequenziali:
- selezione dei partecipanti, mediante colloqui individuali, sulla base della propensione
personale del candidato e delle specifiche competenze d’ingresso, se previste nel progetto;
- percorso formativo frontale della durata di 250 ore,
I contenuti formativi riguarderanno:
• il contesto lavorativo di riferimento (antichi mestieri);
• le tecniche e i metodi di realizzazione dei prodotti nonché della professionalità specifica
del mestiere da promuovere;
• gli strumenti amministrativi e gestionali necessari per la conduzione di un’impresa
artigiana;
La progettazione dell’intervento prevederà, obbligatoriamente, la formazione alla
sicurezza sui luoghi di lavoro ai sensi dell’articolo 37 comma 2 del decreto legislativo 9 aprile
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
103
2008, n. 81 e successive modifiche e integrazioni da un minimo di 8 a un massimo di 16 ore a
seconda della classificazione delle attività economiche per classe di rischio ai sensi di quanto
previsto dall’Accordo in Conferenza Stato-Regioni del 21 dicembre 2011.
- laboratorio simulato di 100 ore in aula per la dimostrazione pratica dei contenuti teorici.
- stage di 250 ore presso botteghe artigiane in provincia, in regione o fuori regione; attraverso
l’affiancamento tutor aziendale con sufficiente e dimostrabile esperienza lavorativa afferente
alla specificità professionale proposta.
- azione di consulenza e accompagnamento al lavoro, di 10 ore , per favorire l’inserimento
lavorativo e la creazione d’impresa
Il costo complessivo di ciascun intervento è da calcolare come segue:
• per le attività di formazione in aula e di stage in regione con parametro massimo di
costo di € 20,00 per ora/allievo;
Agli allievi frequentanti, il soggetto attuatore dovrà corrispondere un’indennità di frequenza
oraria pari a € 2,00 lordi.
� Potenziali beneficiari
Possono partecipare agli avvisi pubblici emanati dalla Amministrazione Provinciale di Bari
costituiti o costituendi Raggruppamenti Temporanei di Scopo (R.T.S.), ai sensi del D. Lgs. 12
aprile 2006 n. 163, a condizione che il soggetto capofila sia un Ente di formazione in possesso di
una sede operativa in provincia, accreditata per la macrotipologia “formazione superiore”.
Il R.T.S. dovrà comprendere, pena l’esclusione, nella propria compagine un’Associazione
di categoria riferita al settore di intervento del progetto, con i seguenti ruoli: collaborazione nella
individuazione delle strutture ospitanti lo stage; collaborazione nelle azioni di accompagnamento
al lavoro/creazione d’impresa;
� Potenziali destinatari
Disoccupati o inoccupati con basso titolo di studio (licenza elementare e media
inferiore), senza qualifica o altro titolo di studio; iscritti nelle anagrafi dei Centri per l’Impiego
della Provincia di Bari.
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
104
6 Tirocini di inserimento/reinserimento per diversamente abili
� Obiettivo
Acquisire competenze professionali di immediata spendibilità nel sistema produttivo
mediante esperienza formativa on the job.
� Struttura, numero di edizioni e parametro finanziario
L’azione va realizzata in collaborazione con i Centri per l’Impiego della provincia di Bari.
Il tirocinio avrà la durata di 6 mesi. Al tirocinante verrà riconosciuto un contributo di
4.800,00 euro, erogato in tranches trimestrali di 800 euro a rimborso.
Il tirocinio viene realizzato sulla base di un progetto che prevede la presenza di un tutor
aziendale e la definizione delle competenze da acquisire. Inoltre, in funzione del
numero delle domande pervenuto e rispetto alla dotazione finanziaria impegnata
potranno essere previste condizioni di proroga dei termini della durata del tirocinio
stesso.
� Potenziali beneficiari
Possono partecipare agli avvisi pubblici le aziende, produttrici di beni e servizi, aventi
sede di lavoro o unità produttive nella provincia di Bari.
� Potenziali destinatari
Avere compiuto 18 anni alla data di inizio del tirocinio; non aver svolto altro tirocinio
retribuito od altra attività lavorativa retribuita per più di quattro settimane consecutive presso
la stessa azienda ospitante; certificare la propria diversabilità ed essere iscritti nelle
anagrafi dei Centri per l’Impiego della provincia di Bari.
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
105
3. PARTE TERZA: INDICATORI DI REALIZZAZIONE E DI RISULTATO
3.1.- INDICATORI PROVINCIALI
3.1.1.- Indicatori di realizzazione
AZIONI A FAVORE DEI DESTINATARI
INDICATORI
1
Interventi corsuali di formazione e di accompagnamento al lavoro nell’area degli antichi mestieri
N. di progetti (approvati, avviati, conclusi) per tipologia di intervento N. di destinatari (approvati, avviati, conclusi) per tipologia d’intervento e per caratteristiche principali (degli avviati)
2 Tirocini di inserimento/reinserimento lavorativo per i diversamente abili
3.1.2. – Indicatori di risultato
AZIONI A FAVORE DEI DESTINATARI Dato di part. Dato atteso Fonte
1 Interventi corsuali di formazione e di accompagnamento al lavoro nell’area degli antichi mestieri
Certificazione conseguita dall’80% di allievi iscritti
Sistema regionale di monitoraggio Sistema regionale di monitoraggio
2
Tirocini di inserimento/reinserimento lavorativo per i diversamente abili
90% tirocini conclusi. 10% tirocinanti assunti
3.2.- INDICATORI REGIONALI (p.g.r.) 3.2.1.- Indicatori di realizzazione
Obiettivo specifico: e)
INDICATORI
Attuare politiche del lavoro attive e preventive con particolare attenzione all'integrazione dei migranti nel mercato del lavoro, all'invecchiamento attivo, al lavoro autonomo e all'avvio di imprese
N. di progetti (approvati, avviati, conclusi) per tipologia di intervento N. di destinatari (approvati, avviati, conclusi) per tipologia d’intervento e per caratteristiche principali (avviati)
3.2.2. – Indicatori di risultato
Denominazione Dato di part. Target Fonte Obiettivo specifico e): attuare politiche del lavoro attive e preventive con particolare attenzione all'integrazione dei migranti nel mercato del lavoro, all'invecchiamento attivo, al lavoro autonomo e all'avvio di imprese
Tasso di copertura della popolazione servita dalle politiche attive e preventive
Monitweb e ISTAT,
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
106
sostenute dall’obiettivo (media annua) declinato per genere
0,8 0,8% rilevazione continua delle forze di lavoro
Tasso di incidenza degli interventi finalizzati al lavoro autonomo e all’avvio di imprese sul totale di quelli realizzati dall’obiettivo
0
14,1%
Monitweb (da svilupp.)
Tasso di inserimento occupazionale lordo dei destinatari di Fse per target group prioritari dell’obiettivo (immigrati, popolazione in età matura) declinato per tipologia di rapporto di lavoro
21,7%
33,3%
Specifiche indagini campionarie sugli esiti occupazionali dell’azione (indagini di placement)
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
107
Attività
AZIONI INTEGRATE PER L'ADATTAMENTO DELLE COMPETENZE DELLE
PERSONE CON PIÙ DI 45 ANNI ALLE ESIGENZE DEL SISTEMA
PRODUTTIVO E PER CONSENTIRE LA LORO PERMANENZA ATTIVA SUL
MERCATO DEL LAVORO
Obiettivo
specifico: e)
ATTUARE POLITICHE DEL LAVORO ATTIVE E PREVENTIVE CON
PARTICOLARE ATTENZIONE ALL'INTEGRAZIONE DEI MIGRANTI NEL
MERCATO DEL LAVORO, ALL'INVECCHIAMENTO ATTIVO, AL LAVORO
AUTONOMO E ALL'AVVIO DI IMPRESE
Obiettivo
operativo
SOSTENERE LA PARTECIPAZIONE AL MERCATO DEL LAVORO E
L'INSERIMENTO OCCUPAZIONALE TRAMITE L'OFFERTA DI MISURE
ATTIVE E PREVENTIVE RIVOLTE IN PARTICOLARE A GIOVANI,
DISOCCUPATI DI LUNGA DURATA, PERSONE CON BASSO TITOLO DI
STUDIO, E/O CON PIÙ DI 45 ANNI
Categoria di
spesa: 67
MISURE CHE INCORAGGINO L’INVECCHIAMENTO ATTIVO E
PROLUNGHINO LA VITA LAVORATIVA
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
108
Se l’esclusione dal mercato del lavoro da parte degli over 45 è legata ad una
professionalità obsoleta, la possibilità per ridimensionare tale rischio è intervenire sul loro
bagaglio di competenze, per “adattarle” alle nuove performances lavorative richieste.
D’altra parte le storie dei disoccupati over 45 sono diverse per età motivazioni esperienze
e competenze lavorative.
E’ evidente, pertanto, che non è sufficiente l’erogazione di un semplice “corso”, ma che
sono necessari anche interventi personalizzate prima della formazione “formale” e misure di
accompagnamento dopo la formazione.
Ne è prospettabile a questo target come unica soluzione finale il reingresso nella vita
attiva come lavoratore dipendente, ma che occorre mantenersi aperti anche alla possibilità di
creazione di nuove imprese.
.
7 Percorsi formativi di riqualificazione per acquisizione competenze certificate
� Obiettivo
Sostenere la permanenza nella vita attiva e facilitare il reingresso nel mercato del lavoro di
soggetti disoccupati over 45 mediante processi formativi di riqualificazione delle proprie
competenze.
� Struttura e parametro finanziario
L’azione prevede l’attivazione di interventi corsuali della durata massima di 900 ore, delle
quali il 30%-40% in stage, con 18 allievi per corso e con un finanziamento di 12 euro x
h/allievo (comprensivo dell’indennità di frequenza degli allievi non inferiore ai 2 euro x
h/allievo da assegnare per ogni ora di formazione e stage effettivamente svolte).
L’intervento si articolerà pertanto nelle seguenti fasi sequenziali:
a) la selezione dei partecipanti, mediante colloqui individuali, sulla base della propensione
personale del candidato e delle specifiche competenze d’ingresso, se previste nel progetto;
b) il percorso formativo frontale, preceduto dalla analisi/bilancio delle competenze. La
progettazione dell’intervento prevederà, obbligatoriamente, la formazione sulla sicurezza sui
luoghi di lavoro ai sensi dell’articolo 37 comma 2 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 e
successive modifiche e integrazioni da un minimo di 8 a un massimo di 16 ore a seconda della
classificazione delle attività economiche per classe di rischio ai sensi di quanto previsto
dall’Accordo in Conferenza Stato-Regioni del 21 dicembre 2011;
c) la fase di stage compresa tra il 30% e 40% delle ore totali del corso
� Potenziali destinatari
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
109
Disoccupati over 45 anni, iscritti nelle anagrafi dei Centri per l’Impiego della Provincia di
Bari, che intendano riqualificare le competenze di cui sono in possesso
� Potenziali beneficiari
Possono partecipare agli avvisi pubblici emanati dalla Amministrazione Provinciale
organismi di formazione accreditati, operanti nell’ambito Provinciale, con la
collaborazione delle aziende che ospitano gli stage.
� Vincoli o premialità nella valutazione dei progetti
È’ considerata vincolante ai fini dell’ammissibilità del progetto la collaborazione con
aziende, operanti nel settore professionale di riferimento del corso, che ospitano gli stage. Si
prevede una possibilità di riservare una quota del totale allievi iscritti pari al 10% per neo
comunitari e/o extracomunitari con regolare permesso di soggiorno e residenza in
Provincia di Bari
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
110
3. PARTE TERZA:
INDICATORI DI REALIZZAZIONE E DI RISULTATO
3.1.- INDICATORI PROVINCIALI
3.11.- Indicatori di realizzazione
AZIONI INDICATORI 1
Percorsi formativi di riqualificazione per acquisizione competenze certificate
n. di progetti approvati, attivati e conclusi n. di destinatari previsti, ammessi alle prove finali e ritenuti idonei
3.1.2.- Indicatori di risultato
AZIONI Dato
partenza Dato atteso Fonte
1
Percorsi formativi di riqualificazione per acquisizione competenze certificate
Certificazione finale conseguita da 80% iscritti
Sistema di monitoraggio regionale
3.2.- INDICATORI REGIONALI (P.O.R.) 3.2.1.- Indicatori di realizzazione
Obiettivo specifico: e) INDICATORI Attuare politiche del lavoro attive e preventive con particolare attenzione all'integrazione dei migranti nel mercato del lavoro, all'invecchiamento attivo, al lavoro autonomo e all'avvio di imprese
N. di progetti (approvati, avviati, conclusi) per tipologia di intervento N. di destinatari (approvati, avviati, conclusi) per tipologia d’intervento e per caratteristiche principali (degli avviati)
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
111
3.2.2. – Indicatori di risultato
Denominazione Dato di partenza
Target Fonte
Obiettivo specifico e) : attuare politiche del lavoro attive e preventive con particolare attenzione all'integrazione dei migranti nel mercato del lavoro, all'invecchiamento attivo, al lavoro autonomo e all'avvio di imprese Tasso di copertura della popolazione servita dalle politiche attive e preventive sostenute dall’obiettivo (media annua) declinato per genere
0,8%
0,8%
Monitweb e ISTAT, rilevazione delle forze di lavoro
Tasso di incidenza degli interventi finalizzati al lavoro autonomo e all’avvio di imprese sul totale di quelli realizzati dall’obiettivo
0
14,1%
Monitweb (da svilupp.)
Tasso di inserimento occupazionale lordo dei destinatari per target-group prioritari età matura) declinato per dell’obiettivo (immigrati, popolazione in tipologia di rapporto di lavoro
21,7%
33,3%
Specifiche indagini campionarie sugli esiti occupazionali dell’azione (indagini di placement)
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
112
Attività
AZIONI PER PROMUOVERE LA CRESCITA DI NUOVE
IMPRENDITORIALITA’ BASATA SU UN USO ESTENSIVO DELLE
TECNOLOGIE ICT
Obiettivo
specifico: e)
ATTUARE POLITICHE DEL LAVORO ATTIVE E PREVENTIVE CON
PARTICOLARE ATTENZIONE ALL'INTEGRAZIONE DEI MIGRANTI NEL
MERCATO DEL LAVORO, ALL'INVECCHIAMENTO ATTIVO, AL LAVORO
AUTONOMO E ALL'AVVIO DI IMPRESE
Obiettivo
operativo
SOSTENERE LA NUOVA IMPRENDITORIALITA’ IN PARTICOLARE NEI
SETTORI STRATEGICI INDICATI NEL DOCUMENTO STRATEGICO
REGIONALE E DELLA PROGRAMMAZIONE REGIONALE A FINALITA’
STRUTTURALE
Categoria di
spesa: 68
SOSTEGNO AL LAVORO AUTONOMO E ALL’AVVIO DI IMPRESE
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
113
In sintesi le conclusioni dell’analisi possono essere così ricostruite: la maggiore o
minore maturità delle aziende dipende
(a) dalle dimensioni aziendali
(b) dalla sensibilità del management al mondo delle ICT
(c) dal settore nel quale le aziende operano.
Informazioni sulla diffusione dell’ICT nelle imprese della Provincia di Bari non sono
disponibili ma il quadro presentato ragionevolmente rappresenta la situazione anche della
Provincia del Capoluogo di Regione. Se qualche percentuale va rivista rispetto alla media
regionale, va corretta in senso positivo, in considerazione della tipologia di sistema economico
produttivo del territorio barese.
1. Interventi di formazione e di accompagnamento al lavoro
� Obiettivo
Sviluppo di competenze per la creazione o il rafforzamento di aziende che puntino come
fattore strategico sull’uso estensivo delle ICT.
� Struttura, numero di edizioni e parametro finanziario
L’azione prevede l’attivazione di interventi corsuali della durata massima di 900 ore, di
cui il 30%-40% di stage, con 18 allievi per corso e con un finanziamento di 12 euro x h/allievo
(comprensivo dell’indennità di frequenza degli allievi non inferiore ai 2 euro x h/allievo da
assegnare per ogni ora di formazione e stage effettivamente svolte).
L’intervento si articolerà pertanto nelle seguenti fasi sequenziali:
- la selezione dei partecipanti, mediante colloqui individuali, sulla base della propensione
personale del candidato e delle specifiche competenze d’ingresso, se previste nel progetto;
- il percorso formativo frontale, preceduto dalla analisi/bilancio delle competenze. La
progettazione dell’intervento prevederà, obbligatoriamente, la formazione sulla sicurezza sui
luoghi di lavoro ai sensi dell’articolo 37 comma 2 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 e
successive modifiche e integrazioni da un minimo di 8 a un massimo di 16 ore a seconda della
classificazione delle attività economiche per classe di rischio ai sensi di quanto previsto
dall’Accordo in Conferenza Stato-Regioni del 21 dicembre 2011;
c) la fase di stage compresa tra il 30% e 40% delle ore totali del corso
� Potenziali beneficiari
Possono partecipare agli avvisi pubblici emanati dalla Amministrazione Provinciale
Organismi di formazione accreditati, operanti nell’ambito Provinciale, con la collaborazione delle
aziende che ospitano gli stage.
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
114
� Potenziali destinatari
Giovani disoccupati o inoccupati. iscritti nelle anagrafi dei Centri per l’Impiego
della Provincia di Bari.
� Vincoli o premialità nella valutazione dei progetti
È considerata vincolante ai fini dell’ammissibilità del progetto la collaborazione con aziende,
operanti nel settore professionale di riferimento del corso, che ospitano gli stage.
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
115
3. PARTE TERZA: INDICATORI DI REALIZZAZIONE E DI RISULTATO
3.1. INDICATORI PROVINCIALI
3.1.1.- Indicatori di realizzazione
AZIONI A FAVORE DEI
DESTINATARI INDICATORI
1
Interventi di formazione e di accompagnamento al lavoro
N. di progetti (approvati, avviati, conclusi) per tipologia di intervento N. di destinatari (approvati, avviati, conclusi) per tipologia d’intervento e per caratteristiche principali (degli avviati)
3.1.2. – Indicatori di risultato
AZIONI A FAVORE DEI
DESTINATARI Dato di part. Dato atteso Fonte
1
Interventi di formazione e di accompagnamento al lavoro
Conclusione frequenza 80% iscritti
Sistema di monitoraggio regionale
3.2 INDICATORI REGIONALI (P.O.R.)
3.2.1.- Indicatori di realizzazione
Obiettivo specifico: e) INDICATORI
Attuare politiche del lavoro attive e preventive con particolare attenzione all'integrazione dei migranti nel mercato del lavoro, all'invecchiamento attivo, al lavoro autonomo e all'avvio di imprese
N. di progetti (approvati, avviati, conclusi) per tipologia di intervento N. di destinatari (approvati, avviati, conclusi) per tipologia d’intervento e per caratteristiche principali (degli avviati)
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
116
3.2.2. – Indicatori di risultato
Denominazione Dato di partenza Target Fonte Obiettivo specifico e): attuare politiche del lavoro attive e preventive con particolare attenzione all'integrazione dei migranti nel mercato del lavoro, all'invecchiamento attivo, al lavoro autonomo e all'avvio di imprese Tasso di copertura della popolazione servita dalle politiche attive e preventive sostenute dall’obiettivo (media annua) declinato per genere
0,8%
0,8%
ISTAT, rilevazione continua delle forze di lavoro
Tasso di incidenza degli interventi finalizzati al lavoro autonomo e all’avvio di imprese sul totale di quelli realizzati dall’obiettivo
0
14,1%
Sistema regionale di monitoraggio
Tasso di inserimento occupazionale lordo dei destinatari per target group prioritari dell’obiettivo (immigrati, popolazione in età matura), declinato per tipologia di rapporto di lavoro
21,7%
33,3%
Specifiche indagini campionarie sugli esiti occupazionali dell’azione (indagini di placement)
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
117
one e prospettive
Attività
PERCORSI INTEGRATI E INDIVIDUALIZZATI PER IL RECUPERO E LA
TRANSIZIONE AL LAVORO DELLE DONNE, ANCHE IN CONDIZIONE DI
DISAGIO SOCIALE
Obiettivo
specifico f)
MIGLIORARE L’ACCESSO DELLE DONNE SULL’OCCUPAZIONE E RIDURRE LE DISPARITA’ DI GENERE
Obiettivo operativo
SOSTENERE L’ACCESSO DELLE DONNE AL MERCATO DEL LAVORO
Categoria di spesa: 69
MISURE PER MIGLIORARE L'ACCESSO ALL'OCCUPAZIONE ED
AUMENTARE LA PARTECIPAZIONE SOSTENIBILE DELLE DONNE
ALL'OCCUPAZIONE PER RIDURRE LA SEGREGAZIONE DI GENERE SUL
MERCATO DEL LAVORO E PER RICONCILIARE LA VITA LAVORATIVA E
PRIVATA, AD ESEMPIO FACILITANDO L'ACCESSO AI SERVIZI DI
CUSTODIA DEI BAMBINI E ALL'ASSISTENZA DELLE PERSONE NON
AUTOSUFFICIENTI
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
118
Il P.O.R FSE PUGLIA ha già individuato le linee operative per promuovere l’occupazione
femminile e i dati e le analisi del primo paragrafo offrono indicazioni importanti per
contestualizzarle e dettagliarle.
Le analisi realizzate con il ricorso a diversi indicatori mercato lavoristici, portano ad una
conclusione univoca: in un contesto come quello della provincia di Bari, che pure presenta
normalmente andamenti più positivi di altre province pugliesi , ma che è strutturalmente più
debole rispetto alla media italiana, le donne (che rappresentano il 51,6% rispetto al 51.9% del dato
nazionale e regionale) fanno registrare
- un tasso di attività del 63,5%% rispetto al 48,8% nazionale
− con in tasso di occupazione di 31,3% rispetto al 46,1% dell’intero Pa
Le donne previste da questa linea di attività, in condizione di disagio sociale, sono quelle
afflitte da povertà, dipendenze, carcere, disagio minorile, prostituzione. E’ questa una criticità nelle
criticità, una priorità nelle priorità.
Data la situazione molto soggettiva del loro vissuto questo universo femminile necessita di
una strategia “multifattoriale”.
9 Interventi di orientamento, formazione e accompagnamento nella vita attiva
� Obiettivo
- prendere consapevolezza da parte delle destinatarie dell’intervento delle proprie potenzialità e
criticità
- acquisire competenze professionali certificabili.
- usufruire di servizi di accompagnamento alla vita attiva.
� Struttura, numero di edizioni e parametro finanziario
L’azione prevede l’attivazione di corsi, della durata massima di 600 ore, delle quali il 30%-40%
di stage, con 18 allieve per corso e con un finanziamento di 12 euro x h/allievo (comprensivo
dell’indennità di frequenza degli allievi non inferiore ai 2 euro x h/allievo da assegnare per ogni
ora di formazione e stage effettivamente svolte).
L’intervento si articolerà pertanto nelle seguenti fasi sequenziali:
- selezione dei partecipanti, mediante colloqui individuali, sulla base della propensione
personale del candidato e delle specifiche competenze d’ingresso, se previste nel progetto;
- percorso formativo frontale, preceduto dalla analisi/bilancio delle competenze. La
progettazione dell’intervento prevederà, obbligatoriamente, la formazione sulla sicurezza sui
luoghi di lavoro ai sensi dell’articolo 37 comma 2 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 e
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
119
successive modifiche e integrazioni da un minimo di 8 a un massimo di 16 ore a seconda della
classificazione delle attività economiche per classe di rischio ai sensi di quanto previsto
dall’Accordo in Conferenza Stato-Regioni del 21 dicembre 2011;
- la fase di stage compresa tra il 30% e 40% delle ore totali del corso
� Potenziali beneficiari
Possono partecipare agli avvisi pubblici emanati dalla Amministrazione Provinciale di Bari gli
organismi di formazione accreditati, operanti nell’ambito provinciale, con la collaborazione di
strutture che operano nel campo del disagio sociale (comunità terapeutiche, enti di accoglienza
e di attenzione al disagio giovanile..) con almeno tre anni di attività a far data dal 1° gennaio
2005.
� Potenziali destinatari
Donne in situazione di disagio
� Vincoli o premialità nella valutazione dei progetti
La collaborazione con strutture che operano nel campo del disagio è considerata vincolante ai
fine dell’ammissibilità del progetto
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
120
PARTE TERZA: INDICATORI DI REALIZZAZIONE E DI RISULTATO 3.1. INDICATORI PROVINCIALI 3.1.1.- Indicatori di realizzazione
AZIONI A FAVORE DEI DESTINATARI INDICATORI 1
Interventi di orientamento, formazione e accompagnamento nella vita attiva
N. di progetti, di tirocini, di voucher, di aiuti, (approvati, avviati, conclusi) per tipologia di intervento N. di destinatari (approvati, avviati, conclusi) per tipologia d’intervento e per caratteristiche principali (degli avviati
3.1.2. – Indicatori di risultato
AZIONI A FAVORE DEI DESTINATARI Dato di part.
Dato atteso Fonte
1
Interventi di orientamento, formazione e accompagnamento nella vita attiva
Conclusione frequenza 80% iscritti, con costituzione di imprese
Sistema di monitoraggio regionale
3.2.- INDICATORI REGIONALI (P.O.R.)
3.2.1.- Indicatori di realizzazione
Obiettivo specifico: f) INDICATORI Migliorare l’accesso delle donne all’occupazione e ridurre le disparità di genere
N. di progetti (approvati, avviati, conclusi) per tipologia di intervento N. di destinatari (approvati, avviati, conclusi) per tipologia d’intervento e per caratteristiche principali (avviati)
3.2.2. – Indicatori di risultato
Denominazione Dato di part. Target Fonte Obiettivo specifico f): Migliorare l’accesso delle donne all’occupazione e ridurre le disparità di genere Tasso di copertura della popolazione femminile raggiunta dalle politiche attive e preventive sostenute dall’obiettivo (media
0,7%
1,1%
Monitweb e ISTAT, rilevazione continua delle
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
121
annua) forze di lavoro Tasso di inserimento occupazionale lordo della popolazione femminile raggiunta dall’obiettivo, per età, cittadinanza, titolo di studio, condizione, rispetto al mercato del lavoro, tipologia di rapporto di lavoro
21,7%
33,3%
Specifiche indagini campionarie sugli esiti occupazionali degli interventi (indagini di placement)
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
122
ASSE IV – CAPITALE UMANO
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
123
Attività
INTERVENTI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIORE
Obiettivo
specifico
i.2)
CREAZIONE DI RETI TRA UNIVERSITA’, CENTRI TECNOLOGICI DI
RICERCA ED IL MONDO PRODUTTIVO E ISTITUZIONALE CON
PARTICOLARE ATTENZIONE ALLA PROMOZIONE DELLA RICERCA E
DELL’INNOVAZIONE
Obiettivo
operativo
RAFFORZARE LA FILIERA FORMATIVA TECNICO-SCIENTIFICA E I
PERCORSI POST-LAUREA IN COLLEGAMENTO CON LE ESIGENZE
DI COMPETITIVITA’ E DI INNOVAZIONE DEI SISTEMI PRODUTTIVI
LOCALI
Categoria
di spesa
73
MISURE NE PERMANENTE, ANCHE ATTRAVERSO PROVVEDIMENTI
INTESI A RIDURRE PER AUMENTARE LA PARTECIPAZIONE
ALL'ISTRUZIONE E ALLA FORMAZIOL'ABBANDONO SCOLASTICO,
LA SEGREGAZIONE DI GENERE RISPETTO ALLE MATERIE ED
AUMENTARE L'ACCESSO ALL'ISTRUZIONE E ALLA FORMAZIONE
INIZIALE, PROFESSIONALE E UNIVERSITARIA, MIGLIORANDONE LA
QUALITA’
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
124
L’Istruzione e Formazione Tecnica e Superiore, introdotta nel nostro ordinamento formativo
con l’art, 69 della L. 17 maggio 1999 n. 144, è un percorso formativo di livello post-secondario
di tipo non universitario, volto a favorire l'ingresso nel mondo del lavoro per i giovani e a
riqualificare chi è già in possesso di un'esperienza lavorativa.
I percorsi IFTS hanno rappresentato una forma innovativa di alternanza scuola-lavoro, che
si esplicita attraverso il raccordo tra diversi soggetti/ambiti, scuola, formazione professionale,
università e mondo del lavoro, sia in fase di progettazione che di attuazione, e lo stretto
collegamento con il mondo del lavoro.
La programmazione spetta alle singole Regioni, sulla base di figure definite dalla
Conferenza Stato-Regioni e ricavate da indagini sui fabbisogni professionali.
Le attività vengono finanziate attraverso le risorse messe a disposizione dalle
amministrazioni centrale e risorse aggiuntive, indicate dalle Regioni, anche utilizzando quelle
provenienti dai programmi del Fondo Sociale Europeo, in misura non inferiore al 30% del costo
complessivo dei piani approvati (cfr. prospetto n. 1).
Prospetto n. 1 - Tipologia di intervento da parte dei soggetti pubblici nella implementazione degli IFTS
Se consideriamo il numero di corsi realizzati in otto anni e la funzione dell’ IFTS, che
rappresenta una risposta alla situazione di estraneità dal mondo del lavoro anche
CONFERENZA STATO-REGIONI
DEFINISCE FIGURE PROFESSIONALI
REGIONI
PROGRAMMANO
STATO - MIUR REGIONI (con FSE)
FINANZIANO
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
125
dell’istruzione tecnica e professionale, ci si rende conto che questa offerta formativa è ancora
fortemente sottodimensionata.
L’esiguità dei numeri ci dice che siamo di fronte ad un percorso di formazione di “nicchia”.
Con una dotazione cospicua per il 2011 (quanto viene destinato all’IFTS rappresenta circa il
20% della dotazione finanziaria del IV Asse Capitale umano) si intende offrire una opportunità
non trascurabile a giovani già in possesso di competenze e crediti.
10 Interventi formativi dell’Istruzione Formazione Tecnica Superiore (IFTS)
� Obiettivo
Acquisire competenze professionali certificate, mediante un percorso modulare formativo
post-secondario non universitario, relative a figure professionali di settori strategici e/o
significativi per l’economia provinciale.
� Struttura, numero di edizioni e parametro finanziario
L’azione prevede l’attivazione di corsi, della durata di 900 ore, con 18 allievi per corso e con un
finanziamento di 12 euro x h/allievo. L’azione interesserà complessivamente 342 unità.
� Potenziali beneficiari
Possono partecipare agli avvisi pubblici emanati dalla provincia di Bari istituti scolastici,
organismi di formazione accreditati operanti nell’ambito provinciale, università, imprese o
associazioni di categoria o altro soggetto pubblico o privato, tra loro associati con atto formale,
anche in forma consortile.
� Potenziali destinatari
Giovani di età superiore ai 18 anni, in possesso di diploma di scuola media superiore.
� Priorità nella valutazione dei progetti
Sono ritenuti prioritari i progetti che riguardano i settori turismo, agroalimentare, beni culturali,
informatica, servizi alla persona, ambiente, servizi alla produzione ed ICT.
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
126
Attività
INTERVENTI DI FORMAZIONE TECNICA PER GIOVANI, POST-
DIPLOMA E/O POST-LAUREA, IN RISPOSTA ALLE ESIGENZE DI
COMPETITIVITA’ E DI INNOVAZIONE DEI DISTRETTI PRODUTTIVI
Obiettivo
specifico
i.2)
CREAZIONE DI RETI TRA UNIVERSITA’, CENTRI TECNOLOGICI DI
RICERCA ED IL MONDO PRODUTTIVO E ISTITUZIONALE CON
PARTICOLARE ATTENZIONE ALLA PROMOZIONE DELLA RICERCA E
DELL’INNOVAZIONE
Obiettivo
operativo
RAFFORZARE LA FILIERA FORMATIVA TECNICO-SCIENTIFICA E I
PERCORSI POST-LAUREA IN COLLEGAMENTO CON LE ESIGENZE
DI COMPETITIVITA’ E DI INNOVAZIONE DEI SISTEMI PRODUTTIVI
LOCALI
Categoria
di spesa
74
SVILUPPO DI POTENZIALE UMANO NELLA RICERCA E
NELL'INNOVAZIONE, IN SPECIAL MODO ATTRAVERSO STUDI E
FORMAZIONE POST-LAUREA DEI RICERCATORI, ED ATTIVITÀ DI
RETE TRA UNIVERSITÀ’, CENTRI DI RICERCA E IMPRESE
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
127
11 interventi di formazione post diploma e post laurea collegati ai temi di innovazione prioritari per il sistema produttivo regionale e locale
� Obiettivo
Acquisire competenze professionali certificate, mediante un percorso modulare formativo post
diploma o post-universitario, relative a figure professionali che sono espressione dei
fabbisogni formativi dei Distretti Produttivi, istituiti nella Provincia di Bari, alla data di
pubblicazione dell’avviso.
� Struttura, numero di edizioni e parametro finanziario
L’azione prevede l’attivazione di corsi, della durata di 900 ore (stage di 30%-40% delle ore
totali), con 18 allievi per corso e con un finanziamento di 12,25 euro x h/allievo. L’azione
interesserà complessivamente 288 unità.
� Potenziali beneficiari
Possono partecipare agli avvisi pubblici emanati dalla provincia di Bari, organismi di
formazione accreditati operanti nell’ambito provinciale, università, imprese o associazioni di
categoria o altro soggetto pubblico o privato, tra loro associati con atto formale, anche in forma
consortile.
� Potenziali destinatari
Giovani di età superiore ai 18 anni, in possesso di diploma di scuola media superiore o
diploma di laurea.
� Priorità nella valutazione dei progetti
I progetti presentati dovranno rispondere esclusivamente ai fabbisogni espressi dai Distretti
Produttivi. La Provincia di Bari presenterà un elenco puntuale dei profili e metterà a
disposizione dei soggetti proponenti una indagine sul settore predisposta dalla Nomisma
Provincia di Bari - Servizio Formazione Professionale
128
ASSE VI – ASSISTENZA TECNICA
Obiettivo
specifico
n)
MIGLIORARE L’EFFICACIA E L’EFFICIENZA DEI PROGRAMMI
OPERATIVI ATTRAVERSO AZIONI E STRUMENTI DI SUPPORTO
Categoria di
spesa:
81
MECCANISMI PER AUMENTARE LE BUONE PRATICHE
POLITICHE E L’ELABORAZIONE, IL MONITORAGGIO E LA
VALUTAZIONE DEL PROGRAMMA, A LIVELLO NAZIONALE,
REGIONALE E LOCALE, LA CAPACITY BUILDING
NELL’ATTUAZIONE DELLE POLITICHE E DEI PROGRAMMI
La realizzazione delle azioni previste nel presente piano implica competenze professionali specifiche, sia
relative ai processi di pianificazione, monitoraggio e valutazione, sia per ambiti disciplinari particolari.
Il ricorso esclusivo alla dotazione organica dell’Assessorato provinciale non è praticabile sia per il volume
lavorativo da realizzare sia per la specificità di alcune competenze e professionalità implicate.
Si rende necessaria pertanto, a supporto degli Uffici dell’Assessorato, una azione di consulenza
ed assistenza tecnica, prestata da esperti esterni, da reclutare mediante apposito avviso pubblico.
Provincia di Bari - Servizio Form
azione Professionale
129
TAVOLA SINOTTICA
ASSI, CATEGORIE DI SPESA, ATTIVITA’, AZIONI P
ROGRAMMATE, T
ARGET DI U
TENZA E RELATIVI COSTI
ASSE I - ADATTABILITÀ
Target
Previsione
di spesa
Previsione di
spesa
Attività delegate alla Provincia
Azioni programmate
(numero e
tipologia)
delle azioni
dell’attività
Categ
oria di spesa 62): sviluppo di sistemi e strategie di apprendimento permanente nelle imprese; formazione e servizi per i lavoratori per
migliorare la loro adattabilità ai cambiamenti; promozione dell’imprenditorialità e dell’innovazione
Form
azione continua legata ai distretti produttivi
della Provincia di Bari – sulla base del fabbisogno
di form
azione espresso dalle imprese costituenti il
distretto.
Moduli form
ativi d
i aggiornamento specializza
zione
perfezionamento
300 giova
ni
675.000,00
945.000,00
Tutoring form
ativo per l’aggiornamento la
sp
ecializza
zione il perfezionamento
120 la
voratori
270.000,00
Totale categoria di spesa 62
945.000,00
Provincia di Bari - Servizio Form
azione Professionale
130
Categoria di spesa 64: sviluppo di servizi specifici per l’occupazione, la formazione e il sostegno in connessione con la ristrutturazione dei
settori e delle imprese, e sviluppo di sistemi di anticipazione dei cambiamenti economici e dei fabbisogni futuri in termini di occupazione e
qualifiche.
Form
azione e servizi alle imprese (check up
aziendali, diagnosi organizzative e analisi di
mercato) finalizzate in particolare a m
igliorare il
loro posizionamento strategico ed i fenomeni
di internazionalizzazione, al ricambio
generazionale e allo sviluppo di settori
innovativi
Form
azione e acc
ompagnamento da parte di strutture
consu
lenziali
20 aziende
400.000,00
400.000,00
Totale categoria di spesa 64
400.000,00
Totale Asse I
1.345.000,00
Provincia di Bari - Servizio Form
azione Professionale
131
ASSE II - OCCUPABILITÀ
Target
Previsione di
spesa
Previsione di
spesa
Attività delegate alla Provincia
Azioni programmate
(numero e
tipologia)
delle azioni
dell’attività
Categ
oria di sp
esa 66: attuazione di m
isure attive e preven
tive su
l mercato del lavoro
Azioni di qualificazione e sostegno ai disoccupati
di lunga durata, ai lavoratori in cigs e mobilità, per
l’inserimento e il reinserimento lavorativo
Interventi di form
azione e di a
ccompagnamento al
lavo
ro
180 adulti
1.944.000,00 1.94
4.00
0,00
Azioni
di
so
stegno alla riqualificazione
professionale delle persone con basso titolo di
studio, finalizzata all’acquisizione di un livello
minimo di competenze per agevolare l’ingresso
nel mercato del lavoro
Interventi
corsuali
di
form
azione
e
di
acc
ompagnamento al lavo
ro nell’area degli
antichi
mes
tieri
144
inocc
upati e
disocc
upati
1.728.000,00 1.72
8.00
0,00
Tirocini form
ativi d
i inse
rimento/reinse
rimento per i
diversamente abili
80
diversament
e abili
384.000,00
384.000,00
Totale categoria di spesa 66
4.056.000,00
Provincia di Bari - Servizio Form
azione Professionale
132
Categ
oria di spesa 67: m
isure che inco
raggino l’invecch
iamen
to attivo e prolunghino la vita lavorativa
Azioni
integrate
per
l’adattamento
delle
co
mpetenze
delle persone con più di 45 anni alle
esigenze
del s
istema produttivo e per co
nse
ntire la
loro perm
anenza
attiva sul m
ercato del lavo
ro
Percorsi form
ativi d
i riqualificazione per
acq
uisizione di u
na qualifica
72
disocc
upati
ove
r 45
777.600,00 777.600,00
Totale categoria di spesa 67
777.600,00
Categ
oria di sp
esa 68: so
steg
no al lavoro autonomo e all’avvio di imprese
Azioni p
er promuove
re la
cresc
ita di n
uova
im
prendito
rialità basa
ta su un uso
estensivo
delle
tecn
ologie ICT
Interventi di form
azione e di a
ccompagnamento al
lavo
ro per la creazione o il rafforzamento di m
icro e
picco
le im
prese
basa
te sull’uso
estensive
delle ICT
72
disocc
upati,
diplomati o
laureati
777.600,00 77
7.600,00
Totale categoria di spesa 68
777.600,00
Provincia di Bari - Servizio Form
azione Professionale
133
Categ
oria
di sp
esa
69: misure per miglio
rare l’accesso
all’o
ccu
pazione
ed au
men
tare la partecipazione
sosten
ibile delle donne
all’o
ccupazione per ridurre la seg
regazione di genere su
l mercato del lav
oro e per riconciliare la vita lavorativa e privata, ad esempio
facilitan
do l’accesso
ai s
ervizi d
i custodia dei bam
bini e all’assisten
za delle perso
ne non autosu
fficienti
Percorsi integrati e individualizzati per il recupero
e la transizione al lavoro delle donne, anche in
condizione di disagio sociale
Interventi di o
rientamento, form
azione e
acc
ompagnamento nella vita
attiva
180 donne in
situazione di
disagio
1.296.000,00 1.29
6.00
0,00
T
otale categoria di spesa 69
1.296.000,00
Totale Asse II
6.871.500,00
Provincia di Bari - Servizio Form
azione Professionale
134
ASSE IV - CAPITALE UMANO
Target
Previsione di
spesa
Previsione di
spesa
Attività delegate alla Provincia
Azioni programmate
(numero e tipologia)
delle azioni
dell’attività
Categoria di spesa 73: misure per aumentare la partecipazione all’istruzione e alla formazione permanente, anche attraverso provvedimenti
intesi a ridurre l’abbandono scolastico, la segregazione di genere rispetto alle materie ed aumentare l’accesso all’istruzione e alla formazione
iniziale, professionale e universitaria, migliorandone la qualità
Interventi di istruzione e formazione
tecnica superiore I.F.T.S.
Percorsi di formazione tecnica superiore della durata di 900
ore, di cui almeno 30% mediante stage in azienda, su
figure professionali di settori strategici e/o significativi per
l’economia provinciale: turismo, ICT, industria e
artigianato, trasporti e agricoltura
342 giova
ni
3.693.600,00
3.69
3.60
0,00
Totale categoria di spesa 73
3.693.600,00
Provincia di Bari - Servizio Form
azione Professionale
135
Categoria di spesa 74: sostegno allo sviluppo delle competenze delle risorse umane nei settori della ricerca e sviluppo tecnologico tramite
interventi di formazione post diploma e post laurea collegati ai temi di innovazione prioritari per il sistema produttivo regionale e locale
Sostegno
allo
sviluppo
delle
competenze delle risorse umane nei
settori della ricerca e sviluppo
tecnologico tramite interventi di
formazione post diploma e post laurea
collegati ai temi di innovazione
prioritari per il sistema produttivo
regionale e locale
Interventi di formazione tecnica per giovani, post-diploma
e/o post-laurea, in risposta alle esigenze di competitivita’ e
di innovazione dei distretti produttivi
288 giova
ni
3.175.200,00
3.17
5.20
0,00
Totale categoria di spesa 74
3.175.200,00
Totale Asse IV
6.868.800,00
Provincia di Bari - Servizio Form
azione Professionale
136
ASSE VI – ASSISTENZA TECNICA
Target
Previsione di
spesa
Previsione di
spesa
Attività delegate alla Provincia
Azioni programmate
(numero e tipologia)
delle azioni
dell’attività
Categoria di spesa 81: meccanismi per aumentare le buone pratiche politiche e l’elaborazione, il monitoraggio e la valutazione del
programma, a livello nazionale, regionale e locale, la capacity building nell’attuazione delle politiche e dei programmi
Migliorare l’efficacia e l’efficienza
dei
programmi operativi attrave
rso azioni e
strumenti di supporto
Assisten
za tecnica
===
===
307.700,00
Totale categoria di spesa 81
307.700,00
Totale Asse VI
307.700,00
Provincia di Bari - Servizio Form
azione Professionale
137
NOTA CONCLUSIVA
Il programma operativo Puglia FSE 2007-2013 co
lloca
le attività
relative ai d
iversi o
biettivi s
pecific
i, nei q
uali si articolano gli assi,
all’interno di u
na specifica categoria di spesa
.
Le attività
delegate dalla R
egione Puglia alla Provincia di B
ari sono relative alle categorie di s
pesa
62, 64, 66, 68, 67, 69, 70,
73. Il programma stabilisce per ciascuna categoria di sp
esa
un valore percentuale in base
al quale vanno utilizza
te le risorse
finanziarie.
Sintesi della spesa
prevista nel p
iano:
�
Asse Adattabilità : € 1.345.000,00 (finan
ziam
ento asseg
nato: € 1.346.905,00)
�
Asse O
ccupabilità : €
6.907.200,00 (finan
ziam
ento asseg
nato: € 6.907.198,00)
�
Asse C
apita
le U
mano : € 6.868.800,00 (finan
ziam
ento asseg
nato: € 6.873.095,00 co
n decurtazione per Piano di
Azione e Coesione di € 3.834.865,00)
N.B. :
- per la categ
oria di spesa
62 è previsto un im
peg
no di €
945.000 (€ 5.780,57 in m
eno rispetto allo stim
ato per il 2012)
-per la categ
oria di spesa
64 è previsto un im
peg
no di €
400.000 (€ 3.875,10 in più rispetto allo stim
ato per il 2012)
-per la categ
oria di spesa
66 è previsto un im
peg
no di €
4.056.000 (€ 243.917,42 in
più rispetto allo stim
ato per il 2012)
- per la categ
oria di spesa
67 è previsto un im
peg
no di €
777.600,00 (€ 156.642,87 in più rispetto allo stim
ato per il 201
2)
- per la categ
oria di spesa
68 è previsto un im
peg
no di €
777.600,00 (€47.119,48 in più rispetto allo stim
ato per il 2012).
- per la categ
oria di spesa
69 è previsto un im
peg
no di €
1.296.000,00
(€ 353.438,96 in
meno risp
etto allo stim
ato per il 2012)
- per la categ
oria di spesa
73 è previsto un im
peg
no di €
3.693.600,00
(€3.179.495,00 in m
eno
rispetto allo stim
ato per il 2012).
- per la categ
oria di spesa
74 è previsto un im
peg
no di €
3.175.200,00
(€3.175.200,00 in più rispetto allo stim
ato per il 2012).
Nel p
rossim
o anno, co
n il piano 2012, sa
ranno effettuate le
dovu
te compen
sazioni tra le
categ
orie in
teressate.