PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO AssessorATo provIncIALe … · del bio a Trento terratrentina ......

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4 PSR 2007-2013 La valutazione intermedia 12 FILIERE CORTE I mercati contadini 38 RICERCA Lotta alla ticchiolatura 48 BIOLOGICO La settimana del bio a Trento t erra t rentina PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO AssessorATo provIncIALe ALL’AgrIcoLTurA foresTe, TurIsmo e promozIone N. 2 anno LVI www.trentinoagricoltura.net periodico di economia e tecnica per un’agricoltura moderna al servizio del consumatore e dell’ambiente ACQUA L’ORA DELLE QUOTE speciale irrigazione

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4PSR 2007-2013La valutazioneintermedia 12

FILIERE CORTEI mercaticontadini 38

RICERCALotta allaticchiolatura 48

BIOLOGICOLa settimanadel bio a Trento

terratrentinaPROVINCIA AUTONOMA DI TRENTOAssessorATo provIncIALe ALL’AgrIcoLTurAforesTe, TurIsmo e promozIone

N. 2 anno LVI

www.trentinoagricoltura.net

periodico di economia e tecnica per un’agricoltura moderna al servizio del consumatore e dell’ambiente

ACQUAL’ORA DELLE QUOTEspeciale irrigazione

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PRIMO PIANO

PSR, INIZIA IL SECONDO TEMPOcome sta spendendo il Trentino i 280 milioni di euro messi a disposizione dal psr 2007-2013? La “pagella” della valutazione Intermedia.

Alexa Vanzetta, Federica Giovandone

LA CAMPAGNA AMICA VAL AL MERCATOpronti a partire 200 punti vendita coldiretti: prodotti locali certificati e a prezzi inferiori

Walter Nicoletti

periodico di economia e tecnica dell’agricoltura.organo dell’Assessorato provinciale all’agricoltura, foreste, turismo e promozione

reg. Trib. Trento n. 41 del 29.8.1955

Direttore responsabileGiampaolo Pedrotti

Coordinatore tecnicoSergio Ferrari

Coordinatore editorialeCorrado Zanetti

Segreteria di redazioneMarina Malcotti

Redazionepiazza Dante, 1538100 TrenToTel. 0461 494614 492670fax 0461 494615

comITATo DI DIrezIoneMauro FezziDipartimento agricoltura e alimentazioneFabrizio Dagostinservizio aziende agricole e territorio ruraleMarta Da Viàservizio promozione delle attività agricoleAlberto GiacomoniAgenzia provinciale per i pagamentiGiuliano DorigattiAgenzia provinciale per i pagamentiRomano MasèDipartimento risorse forestali e montaneMarina Monfredinifondazione e. mach - IAsmASilvia Ceschiniufficio stampafondazione e. mach - IAsmA

foTogrAfIe:Archivio Azienda per il turismo madonna di campiglio pinzolo -val rendena;Archivio coldiretti;Archivio cooperativa sant’orsola; Archivio Dipartimento Agricoltura pAT;Archivio IAsmA; Archivio federazione Allevatori Trento;Archivio servizio conservazione della natura e valorizzazione ambientale;Archivio servizio foreste e fauna;Archivio ufficio stampa cooperazione Trentina;Archivio ufficio stampa pAT;Archivio Donne in campo cIA;fototeca Trentino spa;Luca franceschi;giovanni frisanco;piero cavagna;giovanni cavulli;pietro Lorenzi;romano magrone; franco michelotti;Daniele mosna.foto in copertina: romano magrone

grAfIcAprima - Trento

sTAmpATipografia esperia - Trento

chiuso in redazione il 29/04/2011

02anno LvI

4PSR 2007-2013La valutazioneintermedia 12

FILIERE CORTEI mercaticontadini 38

RICERCALotta allaticchiolatura 48

BIOLOGICOLa settimanadel bio a Trento

terratrentinaPROVINCIA AUTONOMA DI TRENTOASSESSORATO PROVINCIALE ALL’AGRICOLTURAFORESTE, TURISMO E PROMOZIONE

N. 2 anno LVI

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Periodico di economia e tecnica per un’agricoltura moderna al servizio del consumatore e dell’ambiente

ACQUAL’ORA DELLE QUOTEspeciale irrigazione

[email protected]

E la canzone dell’acqua è una cosa eterna.È la linfa profonda che fa maturare i campi.

È sangue di poeti che lasciano smarrirele loro anime nei sentieri della natura.

Federico Garcia Lorca

Più ci saranno gocce d’acqua pulitapiù il mondo risplenderà di bellezza.

Madre Teresa di Calcutta

ATTUALITà

La settimana del Bio Carburante, i consumi vanno dichiarati Recinzioni tradizionali a Ortinparco

SOMMARIO4

FRUTTICOLTURA

REPORTAGELA TURCHIA FRUTTICOLA è GIà IN EUROPA Gastone Dallago, Andrea Branz, Lodovico Delaiti, Maria B. Venturelli

SANT’ORSOLA LE DIFFICOLTà NON FRENANO LA CRESCITA Sergio Ferrari

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Il vino trentino va in montagna Erika, la migliore vignaiola d’Europa Pane e dolci da forno alla Mostra dell’Agricoltura Merendina sì, ma con la vitamina

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COMPATTAMENTO IN VIGNETOcome evitarlo e curarloAndrea Pezzuolo

MAL DELL’ESCAcontinua il monitoraggio in Trentino

Bruno Mattè

TICCHIOLATURAIl controllo delle prime infezioni

Paolo Tait, Claudio Panizza

TECNICA FLASH32

TECNICA, RICERCA, SPERIMENTAZIONE

come soddisfare il bisogno idrico delle colture evitando sprechi? Dalla ricerca, innovazione tecnologica, riconver-sione dei vecchi impianti a pioggia ai sistemi a goccia e nuove conoscenze agronomiche le indicazioni per l’uso razionale e sostenibile dell’acqua. una risorsa pubblica, non asservibile alle politiche di settore e che in futuro do-vrà essere calibrata in quote. nello “speciale” di 13 pagi-ne i contributi offerti dal convegno svoltosi a san michele all’Adige a fine febbraio alla costruzione di una nuova “so-cietà dell’acqua”.

IRRIGAZIONEspeciale

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VITICOLTURA

L’INDAGINECOSÌ è CAMBIATOIL VIGNETO TRENTINOMario Chemolli, Libia Victoria Gaviria,Erman Bona, Claudio Tonon

ZOOTECNIA

RUBRICHE

A COME AGRICOLTURAALIMENTAZIONE, AMBIENTEWalter Nicoletti

NOTIZIE IASMA Silvia Ceschini

EUROPA INFORMA a cura di Europe Direct

NOTIZIE Sergio Ferrari

ORTO E DINTORNI: LA MELISSARICETTE CONTADINEIris Fontanari

CIBO E SALUTEminerale o del rubinetto? ce la danno a bereCarmelo Bruno

I fattori che influenzano l’igiene degli alimentiRosaria Lucchini

SCAFFALE

ASSOCIAZIONI Scampagnate in fattoria Assemblea Confagricoltura

MARKETING E TERRITORIO

VINI AMBASCIATORI DEL TURISMOTRENTINO IN POLONIAnuove strategie di promozione congiunta vino-territorio-turismo

Raffaele Farella

L’IPOFERTILITà BOVINADIPENDE DAL MANAGEMENTutili indicazioni per gli allevatori dalle tre giornate di “Allevatori Insieme”

Donatella Simoni

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PRIMO PIANO tt 02 anno LvI

PSR

INIZIA IL SECONDO TEMPO

Il programma di sviluppo rurale (psr) 2007-2013 della provincia di Trento ha raggiunto ormai la metà del periodo di programmazione. È tempo perciò di effettuare alcune prime con-

siderazioni in merito all’efficienza di tale strumento a favore del mondo agricolo e rurale trentino.La performance del programma viene misurata in base alla capacità da parte dell’Amministrazione di erogare i fondi a di-

sposizione, a bene-ficio di investimenti, premi o altre azioni in campo agricolo e rurale. Tale ca-pacità non è affat-to scontata, data la mole di regola-menti comunitari, nazionali e provin-ciali da osservare per l’applicazione del programma e del necessario iter

amministrativo.La provincia di Trento si attesta nei primi posti (4°) della graduatoria nazionale a livello regionale/provinciale, per quanto riguarda l’avanzamento della spesa pubbli-ca sostenuta dall’inizio della programma-zione (2007) fino ai primi mesi del 2011. In totale, sono stati erogati circa 101 milioni di euro sui 280 a disposizione, raggiungendo così un avanzamento della spesa del 36% circa. considerato il rallentamento iniziale nella partenza del programma, legato a dif-ficoltà tecniche ed amministrative, tale dato dimostra un ottimo recupero.entrando nel dettaglio dell’avanzamento finanziario, emergono alcune differenze in termini di performance tra gli assi del psr. All’ottimo avanzamento degli assi I “miglioramento della competitività del set-tore agricolo forestale” e II “miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale”, si contrappone un ritardo dell’asse III “Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia rurale”. L’asse Iv “Attuazio-ne dell’impostazione LeADer” presenta

di Alexa VanzettaDipartimento Agricoltura e Alimentazione PAT

PSR 2007-2013: AVANZAMENTO FINANZIARIO A MARZO 2011Asse Spesa pubblica

programmata 2007-2013 (risorse a disposizione) in €

Pagato dal 2007 a marzo 2011 in €

% pagamenti su spesa pubblica

Asse I 108.846.466 33.433.946,38 30,72%

Asse II 121.059.823 62.509.364,58 51,64%

Asse III 32.440.443 4.705.777,55 14,51%

Asse Iv 17.142857 395.159,81 2,31%

misura 511 1.143.773 162.467,29 14,20%

Totale 280.633.362 101.206.715,61 36,06%

2007-2013

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PRIMO PIANOtt 02 anno LvI

LA VALUTAZIONEINTERMEDIA

Il programma di sviluppo rurale (psr) 2007-2013 della provincia Autono-ma di Trento, ha ormai raggiunto la piena operatività. nel corso del 2009, come previsto dal regolamento (ce)

n. 1698/2005, sono state avviate le attività di valutazione del programma da parte del valutatore indipendente individuato nel rag-gruppamento Temporaneo di Imprese tra le società Ager srl e sTArTer srl. Tali attività hanno visto nel 2010 l’elabora-zione del rapporto di valutazione Interme-dia, attualmente all’esame dei responsabili della commissione europea. Il rapporto ha avuto come oggetto di analisi i 3.277 benefi-ciari dei circa 62,8 meuro (pari al 22,4% del-le risorse stanziate), erogati al 31/12/2009 dall’Amministrazione provinciale. Il psr trentino si sta muovendo in coerenza con alcuni obiettivi generali del piano strate-gico nazionale. per ciò che concerne l’obiet-tivo 1 – “migliorare la competitività del setto-re agricolo e forestale”, esso vi contribuisce nettamente soprattutto per quanto riguarda il sostegno alle produzioni agricole a maggiore valore aggiunto. L’impatto del psr previsto sull’obiettivo 2 – “valorizzare l’ambiente e lo spazio rurale attraverso la gestione del territorio” è positivo soprattutto per quanto riguarda il sostegno all’attività agricola di montagna all’integra-zione dell’attività agricola con le aree del territorio a più elevata vocazione naturale e ambientale.Anche per l’obiettivo 3 – “migliorare la qua-lità della vita nelle zone rurali e promuovere la diversificazione delle attività economiche”, il psr appare centrare le finalità previste a livello nazionale. Il Trentino, di fatto, ha una sua particolare struttura produttiva con una effettiva e “tradizionale” integrazione fra produzione, trasformazione, vendita diret-ta, ricettività e turismo. Il psr consolida ed estende tale modello, soprattutto nelle zone montane ove le attività primarie si devono co-niugare con oggettive difficoltà geografiche.nello specifico, le analisi condotte dal valu-tatore hanno evidenziato che il psr Tren-tino sta avanzando più che correttamen-te rispetto all’obiettivo del mantenimento dell’ambiente e dello spazio rurale tramite

la gestione del territorio, mostrando buone percentuali di raggiungimento dei target degli indicatori dell’Asse 2 “miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale”. In par-ticolare, i target relativi al mantenimento della biodiversità e alla valorizzazione degli habitat agricoli forestali di alto pregio, già in questa fase, sembrano essere completa-mente raggiunti, grazie all’apporto determi-nante dell’intervento B della misura 214 che sovvenziona il mantenimento delle superfici prative e a pascolo, imponendo nel contem-po dei limiti relativamente al carico di bestia-me e alla fertilizzazione.Il valutatore, a tal proposito, si è raccoman-dato per la misura 214 - intervento B – Azione B.1 “gestione delle aree prative” di valutare la possibilità di introdurre una premialità che compensi lo svantaggio derivante dalla pen-denza delle superfici oggetto di sfalcio. Inol-tre, al fine di rafforzare il contributo dell’Asse 2 agli obiettivi ambientali, nel rapporto di valutazione Intermedia si suggerisce di veri-ficare la possibilità di introdurre per la misu-ra 211 un criterio che permetta di svincolare il carico massimo di bestiame dalle uBA al fine di non penalizzare gli allevatori che scel-gono di destinare tali superfici a razze loca-li, tra cui la rendena, caratterizzate da una produzione inferiore di deiezioni rispetto ad altre razze lattifere maggiormente produttive Il contributo del psr alla competitività del sistema agricolo trentino, invece, alla fine del 2009 non ha raggiunto livelli soddisfa-centi, pur se alcune misure degli Assi 1 e 3 presentano un buon grado di avanzamento. per quanto concerne l’Asse 3 il valutatore ha rilevato la necessità di promuovere effet-tivamente una diversificazione dell’attività primaria, oltre che con la promozione della ricezione agrituristica, supportando la mes-sa in esercizio di un sistema di servizi erogati dalle imprese agricole nelle aree rurali.Le iniziative legate all’Asse 4 - Leader, al 31/12/2009, erano ancora del tutto ferme, ma nel 2010 hanno visto una rapida accele-razione con l’avvio delle attività del gruppo di Azione Locale in val di sole che fa ben sperare sul completo raggiungimento degli obiettivi entro la fine del periodo di program-mazione.

di Federica GiovandoneAGER&STARTER

un ritardo nell’esecuzione, tuttavia è neces-sario considerare che il gruppo di Azione Locale “Leader val di sole” ha raccolto negli ultimi 18 mesi un’ingente mole di progetti dei quali alcuni già in liquidazioneL’avanzamento finanziario delle singole mi-sure del psr può essere raggruppato in tre classi, sulla base del rapporto percentuale tra pagamenti effettuati sulle singole misu-re e la spesa pubblica programmata per il settennio: “rallentata” se inclusa tra 0-23%, “buona” se tra 24-46% e “ottima” se tra 47-70%. Dal quadro relativo all’avanzamento della spesa pubblica programmata 2007-2013 emerge che le 16 misure del psr (con-siderando l’asse Iv come unica misura) sono distribuite equamente tra una performance rallentata e una performance buona-ottima. Il raggiungimento della soglia del 24% dalla metà delle misure del psr può essere con-siderato come indice di buon avanzamento del programma. L’esecuzione rallentata (in termini di contributo erogato) di otto misure è da ricondursi a problematiche giuridico-amministrative in corso di risoluzione.

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PRIMO PIANO tt 02 anno LvI

IL VINO TRENTINOVA IN MONTAGNA

Mellarini al Vinitaly: “Valorizziamo questa propensione, compiendo scelte forti”

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PRIMO PIANOtt 02 anno LvI

Mellarini al Vinitaly: “Valorizziamo questa propensione, compiendo scelte forti”

Caratterizzare la produzione vitivinicola trentina al fine di creare un brand forte e rico-noscibile, quello di un vero e proprio “vino della monta-

gna”. A lanciare la proposta è stato, in oc-casione del recente vinitaly, l’assessore provinciale all’agricoltura, foreste, turismo e promozione Tiziano mellarini. una solleci-tazione che unisce una forte rivendicazione dell’identità territoriale a un progetto nuovo, sul quale riprogettare una unità di intenti ed una comune strategia delle varie “anime” del mondo vitivinicolo trentino.una proposta rimbalzata dal salone vero-

nese alla seconda giornata della kermesse, in occasione dell’incontro con la stampa tenutosi presso lo stand istituzionale del Trentino. A parlarne, nell’elegante sceno-grafia allestita per questa edizione del vi-nitaly dall’architetto Lupo, il professor Attilio scienza, ordinario di viticoltura presso la facoltà di Agraria dell’università di milano, elvio fronza, presidente del consorzio di Tutela vini del Trentino, e Adriano Dalpez, presidente della camera di commercio I.A.A. di Trento.Tema della giornata la vitivinicoltura di montagna. Il Trentino è un territorio in-teramente montuoso e dunque anche la

sua produzione agricola è profondamente influenzata da queste caratteristiche mor-fologiche. «Questa peculiarità del territorio rappresenta per la nostra vitivinicoltura una grossa opportunità - ha detto l’assessore Tiziano mellarini - ma ora è il momento di compiere scelte forti e lo dico anche ai no-stri produttori. Dobbiamo avere il coraggio di valorizzare questa propensione fino in fondo, puntando con decisione sui tratti ca-ratteristici che la montagna sa infondere ad un vino. un percorso da compiere anche in termini di brand, creando prodotti che inter-pretino al meglio lo spirito della montagna e le sue caratteristiche, come la freschezza e

di Roberto Bertolini

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PRIMO PIANO tt 02 anno LvI

la genuinità. I particolari microclimi del Lago di garda, che ci regala ad esempio gli ulivi più a nord in europa dai quali si ottiene olio di particolare eccellenza, affiancati da quelli propri delle vallate dolomitiche, dovrebbero rappresentare l’ingrediente principale per la nostra produzione vitivinicola”.Lo strumento a cui affidare il progetto è una consulta – spiega mellarini – “nella spe-ranza che tutti partecipino e camminino al nostro fianco. Il recupero della viticoltura di terreni posizionati oltre gli 800 metri di quota – aggiunge inoltre l’assessore - potrà offrire ai nostri agricoltori nuove opportuni-tà. Lo faremo coinvolgendo i produttori ed appoggiandoci a quella straordinaria fucina di ricerca e di professionalità per il mondo agricolo che è la fondazione mach di san michele all’Adige, una realtà di eccellenza trentina che in molti ci invidiano».sulla stessa lunghezza d’onda il professor Attilio scienza: «vitigni e territorio sono fon-damentali per la nascita di un buon vino. Il Trentino deve essere più consapevole della propria forza, valorizzando la viticoltura di montagna legata al lavoro degli uomini che l’hanno resa coltivabile. La storia ci dice che in Trentino le esperienze migliori di viticoltu-ra nascono proprio fra i monti, dove la cultu-ra di confine crea incontri di grande qualità, come chardonnay o riesling. ora occorre riprendere quella tradizione per produrre vini a basso impatto ambientale, puntando sul concetto di eco compatibilità».elvio fronza, del consorzio di Tutela vini del Trentino, ha invece sottolineato le forti radici storiche della vitivinicoltura trentina. «si trat-ta di un binomio importante quello fra terra e uomo, del quale il vino rappresenta il gon-falone più importante per il territorio, senza nulla togliere ad altri prodotti comunque si-gnificativi. ricordo il ruolo importante giocato in passato dal vino nella vita quotidiana del-le persone: eravamo i più grandi fornitori di uva dell’Impero Asburgico. Anche nel futuro dovremo fare così, occorre trovare momen-ti di forte aggregazione tra i produttori, che portino a risultati positivi. Il consorzio che io presiedo (con 10mila imprenditori agricoli) ha questa funzione, ossia fare squadra e dare forza al movimento vitivinicolo trentino».Adriano Dalpez, presidente della camera di commercio, ha ribadito l’importanza del concetto di identità: «Il Trentino è montagna al 100%, con l’80% della superficie sopra i 600 metri di quota, atmosfere che diventano ingredienti importanti anche per i vini. giusto dunque puntare su prodotti sempre più lega-ti a questa tradizione. occorre un progetto complessivo basato su una gamma di pro-dotti che rappresentino davvero il territorio, partendo da esempi positivi come Trento-doc, al quale abbiamo creduto fortemente. per farlo, però, occorre maggiore unione tra i nostri produttori ». (r.b.)

Mellarini: la promozione in ordine sparso non paga

“VITI OLTRE GLI 800 METRIPER FARCI RICONOSCERE”

Assessore Mellarini, ha lan-ciato un progetto relativo al vino “di montagna”. Ce lo può spiegare?Intendiamo creare una solida

sinergia tra peculiarità importanti della no-stra terra, il vino e la montagna, intesa anche come modo di vivere, che trasmette valori come la freschezza, la genuinità e l’amore per il territorio. Il Trentino, con i suoi oltre 10 mila ettari di vigneto suddivisi in più di 80 mila particelle ed una produzione di 1milione e 200 mila quintali di uva e 800 mila ettoli-tri circa, rappresenta l’area di viticoltura di montagna (così come classificata dall’ue) più importante d’Italia e d’europa. si tratta di un’opportunità da sfruttare creando una no-stra propria tipologia di vino “di montagna”, che abbia nella qualità e nel legame con l’ambiente i suoi tratti distintivi.

Come si realizza questo progetto?L’idea di fondo è quella di legare ad un brand vincente come quello della montagna (pen-siamo solo alla forza promozionale delle Do-lomiti patrimonio dell’umanità) un prodotto che ha bisogno sempre più di contenuti forti, che vanno al di là di quelli pur importanti le-gati a qualità organolettiche e sapore. In fu-turo, grazie ai mutamenti climatici in atto, il recupero alla viticoltura, come peraltro era in passato, di terreni a quote oltre gli 800 metri, potrà offrire ai nostri agricoltori interessanti opportunità di coltivazione di vitigni come il silvaner, il riesling, il Traminer, il moscato, ma anche di alcuni incroci interspecifici. si tratta insomma di caratterizzare il prodotto sulle peculiarità di questa terra, sviluppando una vera e propria tipologia di “vino di monta-gna” che abbia tratti originali, esclusivi e rico-noscibili. Questo anche grazie all’appoggio e alla collaborazione con la fondazione mach.

Al Vinitaly si è insistito sul concetto di fare squadra, fare sistema. Perché?In un mercato sempre più affollato come quello dei vini, che conta migliaia di pro-duttori e centinaia di migliaia di etichette in tutto il mondo, è difficile pensare di andare

a competere in ordine sparso. Aspetti come la promozione e la commercializzazione, necessitano di massa critica, di sinergie, sul modello di Trentodoc. un progetto nato nel 2007, che sta dando ottimi frutti e che inten-diamo implementare per rafforzare ulterior-mente l’autorevolezza del metodo classico trentino nel suo insieme. ma tutto il mondo del vino trentino deve puntare all’unità d’in-tenti, facendo squadra con orgoglio. È l’unica strada possibile per costruire futuro.

Che voto dà al Trentino in mostra al Vini-taly? Qualcuno non ha aderito..Dó un voto certamente positivo. gli esposito-ri si sono detti tutti soddisfatti, e sono sicuro che il prossimo anno aderiranno all’iniziativa anche coloro che quest’anno non vi hanno partecipato.

Un giudizio sullo stand?Lo stand unificato progettato dall’architet-to michelangelo Lupo ha inteso identificare la nostra provincia con i valori dell’efficacia e della sobrietà, attraverso l’uso del legno come elemento identitario del territorio. Il tut-to valorizzato dall’area istituzionale e da quel-la dell’enoteca provinciale di palazzo rocca-bruna, che hanno ricevuto riconoscimenti per la loro eleganza e funzionalità. (r.b.)

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PRIMO PIANOtt 02 anno LvI

Mellarini: la promozione in ordine sparso non paga

“VITI OLTRE GLI 800 METRIPER FARCI RICONOSCERE”

Premiata in Casa Pravis

ERIKA, LA MIGLIOREVIGNAIOLA D’EUROPA

È figlia d’arte erika pedrini (“sono nata per gemmazione” ama dire di sé), ma anche della sua valle dei Laghi, dove ora è “comple-tamente immersa” nell’azien-

da di famiglia, la pravis. figlia del Trentino migliore e giovane, ed ora anche figlia della vitienologia europea visto che è stata pre-miata come migliore giovane vignaiola eu-ropea 2011, “europaeische nachwuchswin-zerin des Jahres”, secondo la qualificata giuria del concorso Art-vinum Award 2011. A premiarla, lo scorso 6 aprile a stoccarda, è stato il ministro all’agricoltura del Baden Württemberg Helmut rau. Il concorso ogni anno individua nelle scuole di enologia, nelle università e nelle aziende viticole europee i giovani (200 i concorrenti quest’anno) che si sono distinti per impegno, innovazione e risultati nel mondo del vino.

Come si diventa migliore giovane vigna-iola d’Europa?Il riconoscimento è un premio alla persona assegnato in base al curriculum, nel mio caso ha premiato lo slancio verso il futuro, la ricerca, l’innovazione. mi è sempre piaciuto prodigarmi nello studio, non solo nella vitie-nologia ma anche nelle lingue, soprattutto

tedesco ma anche inglese. Il premio è sta-to una sorpresa e mi ha fatto enormemente piacere, ma lo considero anche un incorag-giamento a tutte le donne che lavorano in agricoltura, oltre che un indiretto riconosci-mento al Trentino vitivinicolo in un momento in cui si discute molto del suo futuro.

Oltretutto, questo non è il tuo primo rico-noscimento.si, nel maggio 2004 a Balatonfuered, in un-gheria, ho partecipato al concorso europeo, come candidata per san michele, settima edizione, di viticoltura ed enologia. era un concorso tecnico con domande specifiche inerenti al mondo del vino. mi sono piazzata terza su 36 concorrenti.

Tutto è iniziato a San Michele…mi sono diplomata all’Istituto tecnico agrario di san michele nel 2004 nel corso di viticol-tura ed enologia, il famoso “corso s”. Tesina di laurea su vitigni autoctoni trentini come la negrara e la vernaccia.

Scuola di famiglia l’Istituto agrario.sì, stessa scuola e stesso corso li frequentò qualche anno prima mio padre Domenico, e qualche anno dopo mia sorella giulia.

A te però il diploma non bastava.già. volevo ampliare i miei orizzonti e mi sono iscritta al corso di laurea in enologia presso la facoltà di Ingegneria a Trento, che collabora con san michele, laureandomi a pieni voti, prima nell’aprile 2008 in Italia e poi la doppia laurea in germania, Diploma di Ingegneria a geisenheim. Il tema della tesi scelto, in perfetta armonia con la valle da cui provengo, fu “fermentazioni di mosti ad alta concentrazione zuccherina con lieviti non saccharomyces” (relatore prof.cavazza), volendomi legare così alla produzione del nostro prezioso vino santo.

Ma nell’azienda di papà non ci volevi an-cora tornare.Durante gli studi ho sempre seguito l’azien-da di famiglia, ma prima di entrare full time ho fatto diversi tirocini, sia in Italia nella Te-nuta fontodi (Toscana) sia in francia, nella bellissima cote d’or da Domanine maldant, ed ancora in germania ad Hellbronn presso l’azienda familiare Albrecht-kiessling. Ho ag-giunto vari praticantati all’estero, sia in ger-mania che a Londra, per studiare le lingue straniere. Ho collaborato inoltre alla stesura di un report sul vino con la camera di com-mercio italo americana a Houston (Texas), dove mi ero recata per migliorare l’inglese.

E ora, ti senti pronta a fare la vignaiola?pronta. Dalla vendemmia 2009 sono com-pletamente immersa nell’anima pravis.

Progetti in corso?I vitigni antichi, perché crediamo nella nostra storia, ed i vitigni organici resistenti a oidio e peronospera, un settore che seguo attraver-so collaborazioni con istituti e centri di ricer-ca esteri quali ad esempio friburgo.

La Gran Medaglia di Cangrande, il prestigioso premio che l’Ente Fiera di Verona, su segnalazione delle Regioni italiane, assegna ai benemeriti della vitivinicoltura, è stata conferita a Paolo Endrici, dietro diretta segnalazione dell’assessore provinciale Tiziano Mellarini. La cerimonia si è svolta presso la sala Azzurra del Centro Congressi Europa, nel giorno di inaugurazione della 45^ edizione di Vinitaly. Paolo Endrici rappresenta la quarta generazione della famiglia Endrici, fondatori di ENDRIZZI, una delle più antiche aziende vinicole della provincia di Trento, che nel 2010 ha festeggiato i 125 anni dalla nascita. La produzione di vino della cantina Endrizzi è destinata solo all’alta ristorazione e alle

enoteche, dove vengono vendute più di 600.000 bottiglie di vini, Trento DOC e grappa per un fatturato di circa 5 milioni di euro. L’export supera l’80% della produzione ed è uno dei punti storici di forza della cantina Endrizzi. Anche negli ultimi due anni di crisi, la Endrizzi è riuscita a crescere, grazie al forte legame coi clienti, che hanno continuato a favorire dei vini che si distinguono – come dice anche l’associazione Slow Food – perché “buoni, puliti e giusti”. “La mia ambizione – dice Paolo Endrici (nella foto assieme all’assessore Mellarini) è stata quella di portare con passione ed entusiasmo la qualità, la storia, la salubrità del Trentino del mondo”.

A Paolo Endricila Medaglia Cangrande

di Corrado Zanetti

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È al pane e ai dolci da forno tradi-zionali che provincia e fonda-zione edmund mach - Istituto Agrario di san michele all’Adige hanno dedicato il proprio stand

comune alla mostra mercato dell’agricoltura di montagna, che si è svolta lo scorso mese di marzo a Trento, attirando decine di miglia-ia di persone. L’iniziativa è stata realizzata in collaborazione con l’Associazione panifi-catori del Trentino con l’obiettivo di mettere in evidenza la qualità, la salubrità nonché la valorizzazione delle produzioni locali. Dopo salumi, formaggi e piante officinal, a cui è stato dedicato spazio nelle edizioni degli scorsi anni, quest’anno è toccato ad un’altra tipologia di prodotti rappresentati nell’Atlan-te dei prodotti tipici trentini: il pane e i prodotti da forno tradizionali. All’interno dello stand i visitatori hanno potuto partecipare a degu-stazioni di Bine, gramolato (pan Taià), Bechi

panzalini, strudel, Torta de fregoloti, zelten, tutti prodotti che risultano appunto inseriti nell’elenco di quelli tipici e tradizionali trenti-ni. e ad accompagnare le degustazioni i vini forniti dalla cantina della fondazione ed-mund mach - Istituto Agrario di san michele all’Adige. Al pane era ispirata tra l’altro, in questa edizione della mostra, l’insolita pro-posta (ma non c’è da stupirsi visto il nome del vignaiolo) di mario pojer, che ha intrigato i visitatori proponendo loro una degustazio-ne olfattiva di due diversi tipi di pane conte-nuti in due bicchieri giganti, dichiarando le prime cinque associazioni mentali suggerite dalle sensazioni olfattive rese da entrambi. un gioco intrigante, con molte sorprendenti risposte. ma la mostra è stata naturalmente anche molto altro, confermandosi un gran-de appuntamento popolare. In queste due pagine alcuni “scatti” del fotografo giovanni cavulli.

PANE E DOLCI DA FORNO ALLA MOSTRA DELL’AGRICOLTURA

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PANE E DOLCI DA FORNO ALLA MOSTRA DELL’AGRICOLTURA

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Coldiretti ha lanciato una sfida al mondo agricolo e soprattutto al settore commerciale che sta per essere raccolta anche in Trentino. La sfida è quella del-

la “filiera tutta agricola e tutta italiana” che punta alla valorizzazione del prodotto locale e nazionale attraverso una rete di vendita controllata e gestita in prima persona dagli stessi produttori. A livello nazionale i mercati di campagna Amica sono oltre 700 con una crescita del 400% nel corso degli ultimi tre anni. ma l’obiettivo è soprattutto quello di aprire nel breve-medio periodo circa 20.000 punti ven-dita direttamente presso le aziende agricole. Di questi punti vendita aziendali ne esistono già 2.700 in tutta Italia, 200 dei quali sono pronti a partire in Trentino proprio in queste settimane. sono piccoli spacci dove il conta-dino gestisce con la sua partita Iva la vendi-ta diretta e dove il consumatore può trovare anche altri prodotti provenienti da aziende

vicine.Abbattere i costi dell’intermediazione (che sono diventati effettivamente insopportabi-li sia per il produttore, sia per l’acquirente) e garantire l’origine certificata del prodotto. ecco gli obiettivi di coldiretti che punta a definire una alleanza orizzontale e parte-cipata con il consumatore finale attraverso una specifica campagna di marketing e di comunicazione. In questo modo sono sta-te coinvolte nell’ultimo anno oltre 16.000 aziende agricole e 12 milioni di consumatori dentro un progetto che punta alla “terza via distributiva” alternativa sia alla grande distri-buzione organizzata, sia alla rete di vendita tradizionale.un progetto che vede il Trentino in prima fila nella promozione delle cosiddette filiere cor-te e che si è concretizzato negli ultimi anni in diverse iniziative dei mercati di campagna Amica. A Trento, il sabato mattina, è attivo da anni il mercato di piazza Dante al qua-le si affiancherà a breve la nuova area per

di Walter Nicoletti

LA CAMPAGN A AMICAVA AL MERCA TO

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la vendita diretta prevista in via filzi nelle giornate di mercoledì. A pergine valsugana il mercato è attivo quasi tutto l’anno, men-tre a villalagarina l’alleanza fra coldiretti e slow food ha portato all’organizzazione del “mercato della Terra”. Questa particolare iniziativa si svolge nel tardo pomeriggio del quarto venerdì del mese e prevede anche la presenza di artigiani, gastronomi, albergato-ri e ristoratori accanto alle associazioni cul-turali e di volontariato. un’idea che verrà in parte importata a rovereto, nel quartiere del Brione, dove si sta pensando di affiancare al mercato di campagna Amica anche un vero e proprio mercato rionale partecipato dalla circoscrizione e dalle associazioni locali.Altri mercati in pole position sono quelli della valle dei Laghi e di Ala, dove si stanno rac-cogliendo le adesioni dei produttori, mentre diverse manifestazioni di interesse per apri-re iniziative commerciali e culturali di questo tipo sono giunte negli ultimi mesi dai comuni di Borgo valsugana, strigno, cles, Arco, fol-

garia e dalla stessa municipalità di Bolzano.<Il nostro problema – afferma ezio Dandrea, responsabile per coldiretti Trento della rete regionali dei mercati di campagna Amica – è quello di garantire ai singoli comuni che stanno facendo richiesta un adeguato nu-mero di produttori che non sempre è facile reperire>. notizie che sicuramente possono incoraggiare il mondo agricolo in un mo-mento di profonda crisi e dove si fa fatica a collocare il prodotto a prezzi adeguatamente remunerativi.La forza di questo progetto sta nella garan-zia dell’origine che al 100% deve essere aziendale e certificata. <In questi anni – sot-tolinea Dandrea – abbiamo avuto ben otto esclusioni di aziende che non garantivano la completa provenienza aziendale del pro-dotto. e questo per specificare la serietà del nostro disciplinare>. un disciplinare che pre-vede anche una specifica attenzione al tema della gestione dei rifiuti grazie all’utilizzo di borse ed imballaggi riciclabili e di contenito-

ri riutilizzabili, in uno spirito che oggi come oggi potremmo definire da vera e propria decrescita.ma, ovviamente, a farla da padrone è sem-pre il prezzo. Il disciplinare di questi mercati prevede per i prodotti freschi e comparabili con la gDo e le reti di vendita tradizionali un risparmio minimo per il consumatore del 30%. per questo si fa riferimento al sito mini-steriale www.smsconsumatori.it o al numero 47947 attraverso il quale si può inviare un messaggio dal telefono cellulare specifican-do il prodotto fresco di riferimento.nella giornata del 26 marzo scorso, ad esempio, abbiamo provato ad inviare un messaggio chiedendo il prezzo delle patate. Il messaggio di ritorno indicava un prezzo di vendita al chilo di 1 euro, mentre i cartellini di riferimento del mercato di piazza Dante a Trento indicavano un prezzo di 40 cente-simi al chilo. un bel risparmio, non c’è che dire. coldiretti Trento una volta la settimana controlla i prezzi anche presso i supermer-

Pronti a partire in Trentino, per iniziativa di Coldiretti, 200 punti vendita. Prodotti locali, certificati e a prezzi inferiori del 30 per cento rispetto alla grande distribuzione organizzata

LA CAMPAGN A AMICAVA AL MERCA TO Il mercato dei contadini solandri a malè. A fianco il

mercato del sabato in piazza Dante a Trento.

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cati poli, orvea e superstore per indicare ai produttori aderenti al mercato settimanale il prezzo che dovrà essere scontato di almeno il 30%.<un obiettivo che non ci spaventa – sottoli-nea ancora Dandrea – visto che i costi delle intermediazioni commerciali non pesano in questo caso sul prezzo finale e quindi sulle tasche del consumatore>. In questo modo si riesce, ma parliamo essenzialmente del fresco, a garantire anche risparmi che, come nel caso delle mele, possono superare il 50% rispetto alla rete tradizionale.recentemente sul mercato si è affacciato anche il settore biologico, mentre per le pro-duzioni di nicchia, come nel caso ad esem-pio di ortaggi ricercati, piccole produzioni artigianali e quant’altro, vige il principio della non confrontabilità con i prezzi della gDo. In questo caso il produttore provvede a si-stemare vicino al prezzo l’indicazione “non confrontabile” in modo tale che il consuma-tore sia a conoscenza della particolarità del prodotto.I mercati di campagna Amica vogliono infine diventare dei veri e proprio progetti culturali tramite i quali divulgare il ruolo essenziale dell’agricoltura nei confronti della società e dell’ambiente e dove sviluppare una nuova cultura alimentare. <non ci consideriamo alternativi alla cooperazione – spiega pietro giacomozzi, presidente dell’Associazione Agrimercato – ma complementari. per le zone marginali o non vocate all’agricoltura intensiva la nostra proposta si colloca come una sorta di alleanza con i consumatori, i quali possono diventare per noi una sorta di consorzio di garanzia informale per garantire reddito e stabilità all’azienda agricola>.A dare manforte al concetto di complemen-tarità viene anche l’ultima creatura di col-diretti: le “Botteghe del contadino”, ovvero i punti della vendita Diretta organizzata. si tratta dell’ultimo e più ambizioso tassello del progetto della filiera tutta agricola e tutta ita-liana, che vede già strutturati ben 50 punti

vendita a livello nazionale all’interno dei quali il singolo produttore vende la sua merce con il suo registratore di cassa.un metodo che evita l’intermediazione, pur garantendo la presenza del produttore sul mercato. In provincia di Trento la condiretti ha avviato una serie di confronti sia con al-cune famiglie cooperative, sia con altre reti di vendita.<L’obiettivo – conclude ezio Dandrea – è quello di organizzare delle aree di vendita indipendenti, anche interne alla cooperazio-

ne, in grado di saltare passaggi intermedi, avvicinare produttori e consumatori finali, garantendo qualità e prezzi più vantaggiosi sia per i primi che per i secondi. In definitiva è una chance di maggior reddito per i pro-duttori, una garanzia di maggior qualità per i consumatori. La filiera corta significa so-stanzialmente “vendita diretta” dei produttori agricoli ai consumatori finali, che sempre di più esigono qualità controllata e certificata dal punto di vista della provenienza, della genuinità, dell’igiene e della sanità>.

“Qui non c’è speculazione”

Li chiamiamo acquirenti, preferendo il ter-mine a quello di consumatore, per indica-re anche un nuovo modo di fare la spesa.

più consapevole e responsabile se vogliamo, in ogni caso più vicino al lavoro del contadino. Li abbiamo incontrati a Trento, in piazza fiera, in una bella mattinata di primavera ed abbiamo ascoltato le loro opionioni.

Mirella Boccher: il rapporto qualità prezzo è il vero punto di forzaDa quanto tempo frequenta il Mercato e qual è secondo lei il suo punto di forza?<Lo frequento da circa un anno e penso che il suo punto di forza sia il rapporto qualità prezzo. Trovo molti prodotti naturali e artigianali ad un prezzo effettivamente vantaggioso. Inoltre risco-pro sapori e ricette che per me significano un vero e proprio ritorno al passato>.

Pippo Oggiano: mi piace perché qui non c’è spe-culazionePerché frequenta il Mercato di Coldiretti?<perché qui sono sicuro che non c’è la specu-lazione commerciale dovuta alle intermediazioni della grande distribuzione. mi sembra una pos-sibile risposta a questa crisi economica e anche un’idea di civiltà che si oppone alla cultura im-perante della competitività a tutti i costi e quindi della guerra>.

Annamaria Sandu: lo faccio per i miei bambiniPer lei è importante il rapporto diretto con il contadino, il fatto di conoscerlo personal-mente?<Lo ritengo molto importante, ma io sono qui innanzitutto per i miei bambini in quanto mi sen-to sicura della provenienza di questi prodotti. I piccoli possono assaggiare direttamente questi

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Contributo provinciale: solo 5 le domande presentate

ANCORA POCHI I COMUNIDELLA FILIERA CORTA

A partire dallo scorso anno i co-muni hanno l’opportunità di finanziare la realizzazione di mercati destinati alla vendi-ta diretta di prodotti locali da

parte degli imprenditori agricoli attraverso il contributo (90 % della spesa ammessa) con-cesso dalla provincia in base all’articolo 28 bis della legge provinciale 8 maggio 2000, n. 4 (ora sostituito dall’art. 65 della legge provinciale 30 luglio 2010, n. 17), secondo i criteri stabiliti dalla delibera (assessore olivi) della giunta provinciale n. 1461 del 17 giu-gno 2010.Tale opportunità non è stata finora molto sfruttata, nonostante la percentuale contri-butiva prevista sia del 90 % della spesa per interventi con spesa minima ammissibile pari a 10mila euro. Al servizio commercio della provincia sono infatti pervenute fino ad oggi solo 5 domande da parte di comuni o associazioni di comuni. Questi i progetti

attivati:►Comune di Villa Lagarina (in associazione

con Isera, nogaredo, pomarolo e nomi): il mercato della Terra della destra Adige è attivo dal 17 dicembre 2010 ed anima, con 14 bancarelle ospitate sotto una tensostruttura, piazza s.maria Assunta ogni ultimo venerdì del mese dalle ore 15 alle 19 (dalle 17 alle 21 in estate). un luogo dove è possibile confrontarsi con i produttori locali ma anche di Brentonico e della valle di gresta, fare la spesa in un’ottica di filiera corta, sperimentare e divertirsi all’interno dei laboratori del gusto di slow food, incontrarsi e mangiare in compagnia. ospita, a turno, anche un artigiano e un punto info dell’Apt. In preparazione un libretto con l’elenco e presentazione degli operatori.

►Comune di Arco: il progetto, approvato dal consiglio comunale lo scorso ottobre, riguarda la realizzazione del mercato del contadino in prossimità del viale delle palme, vicino al casinò (dove già oggi c’è un piccolo mercato), con una pensilina modulare in acciaio con pannelli fotovoltaici ed uno spazio centrale dove sarà possibile la sosta dei furgoni dei produttori adibiti alla vendita dei prodotti. Il nuovo mercato (15-20 postazioni) sarà affidato in gestione a coldiretti e potrà iniziare ad operare a fine anno, quando sarà ultimata la nuova sede del centro giovani. Il comune prevede un’apertura

inizialmente bisettimanale che potrebbe però diventare poi giornaliera.

►Comune di Folgaria. Il “mercatino della Terra” promosso dal comune debutterà a fine primavera: 4 casette di legno costruite in loco e facilmente smontabili per consentire al mercatino di essere itinerante ospiteranno prodotti lattiero caseari, vini, frutta e verdura biologici, miele e derivati delle aziende agricole della zona.

►Comune di Trento. La domanda di finanziamento è stata presentata al servizio commercio della provincia lo scorso dicembre e riguarda la realizzazione, in via filzi intersezione via D.chiesa e via Bezzi, di un secondo mercato del contadino in città (dopo quello di piazza Dante) con 25 postazioni.

►Comune di Cles. L’amministrazione comunale ha presentato domanda a metà del febbraio di quest’anno per il finanziamento dell’acquisto di 8 casette da collocare in corso Dante o nelle immediate adiacenze. Il mercato sarà aperto il sabato mattina da giugno a settembre. (c.z.)

INFO:

www.commercio.provincia.tn.it/Attività com-merciale/normativa

“Qui non c’è speculazione”prodotti senza problema. Inoltre è un posto ac-cogliente e sicuro per la famiglia>.

Luigi Deavi: da luogo di degrado a luogo di in-controSecondo lei l’agricoltura può diventare an-che un progetto culturale per la società?<premetto che sono un cliente del mercato fin dagli albori e lo sono in maniera entusiastica. Devo dire che qui c’è un bel gruppo di produttori, ma anche di acquirenti. ci si conosce tutti, c’è sempre una buona parola, un consiglio utile per come cucinare un prodotto. ogni contadino ha una sua specialità di stagione che è bene cono-scere e valorizzare come una primizia da esibire ed una leccornia da assaggiare. Infine va detto che iniziative come queste possono contribuire ad abbellire la città, a renderla più simpatica ed accogliente>. (w.n.)

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Spiegare ai bambini l’utilità di una sana e corretta alimentazione, a partire dal consumo di frutta e verdura, è un insegnamento che frutta. A patto che ad es-

sere educati a tali buone pratiche alimentari non siano solo i bambini e i ragazzi, sempre più “convertiti” (dalla pubblicità) a merendine industriali e al cosidetto “cibo spazzatura”, ma anche i loro genitori. È il messaggio che arriva dalla campagna “frutta nelle scuole”, un progetto europeo gestito dal ministero delle politiche agricole, alimentari e foresta-li in collaborazione, per quanto riguarda il Trentino, con gli Assessorati all’Agricoltura e all’Istruzione della provincia autonoma.Il 14 marzo scorso a rovereto, presso l’au-la magna della scuola media De gasperi, si è svolta la prima di una serie di giornate a tema dedicata agli alunni della scuola ele-mentare filzi, che si sono ritrovati in 170 per una mattinata all’insegna del gioco e del di-vertimento. Tutto con uno scopo: convincerli a mangiare più frutta e verdura, per crescere in salute ed evitare di diventare, da adulti,

persone in sovrappeso o, peggio, obese, cosa che oggi riguarda, rispettivamente, un adulto su tre e un italiano su dieci. per la verità, sovrappeso ed obesità sono presenti nella nostra provincia molto meno che nel resto d’Italia, ma ciò non è dovu-to - come spiega il nutrizionista pedrolli dell’Azienda sanitaria - ad una migliore ali-mentazione dei nostri bambini e ragazzi, quanto piuttosto ad una loro più intensa at-tività fisica.sul banco degli accusati sono soprattutto le merendine, quelle della pubblicità, preferite ad una mela, un kiwi, un’arancia o una ba-nana. ma anche non corrette abitudine fami-liari, prima fra tutte quella, pare assai diffusa, di non fare colazione al mattino prima di an-dare a scuola. “La colazione - dice ancora il dottor pedrolli - sta diventando sempre più un problema: se manca il “metronomo” del-la colazione, ne risulterà non armonica tut-ta la giornata; c’è una grande superficialità nell’affrontare i pasti in famiglia, si dedica al cibo poco tempo (più del 50 % dei trentini mangia fuori casa) perchè in generale le

di Corrado Zanetti

Ventisette gli istituti scolastici che partecipano alla seconda edizione dell’iniziativa per un totale di 456 classi e 7.478 alunni.Alle Scuole Elementari “Filzi” di Rovereto la prima giornata a tema.

La campagna “Frutta nelle scuole” in Trentino

MERENDINA SÌMA CON LA VITAMINA

tt 02 anno LvIPRIMO PIANO

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PRIMO PIANO

famiglie hanno poco tempo, mentre nelle mense scolastiche si somministrano menù comuni a chi ha abitudini alimentari diverse”.ma di non corretta alimentazione si soffre anche laddove ci si aspetterebbe una gran-de attenzione all’equilibrio nutrizionale, vale a dire nel mondo dello sport. “A volte lo sport diventa una cattiva palestra alimentare, quando si assumono alimenti con il fine non di nutrirsi ma di derivarne prestazioni agoni-stiche vincenti”.ecco dunque i motivi che sorreggono la cam-pagna, la quale si articola in un calendario di 30 distribuzioni programmate di frutta nelle scuole trentine alla pausa di metà mattina o in occasione della merenda pomeridiana, e in alcune misure di accompagnamento quali giornate a tema (ne sono previste 6), visite a fattorie didattiche, aziende agricole, centri di lavorazione o di trasformazione, mercati agricoli (8 in programma), realizzazione di 57 orti scolastici, distribuzione di materiali informativi.In Trentino sono 27 gli istituti scolastici pri-mari che partecipano quest’anno all’ini-

ziativa (giunta alla seconda edizione), che comprendono 71 plessi per un totale di 456 classi e 7.478 alunni. rispetto all’edizione 2010 - ha spiegato nicoletta zanetti, respon-sabile del progetto per l’Assessorato pro-vinciale all’istruzione - “frutta nelle scuole” ha aggiustato quest’anno il tiro superando, grazie agli sforzi fatti dagli assessorati pro-vinciali all’agricoltura e all’istruzione, alcuni problemi organizzativi e criticità: quest’anno le mele distribuite nelle scuole sono in parte trentine; gli imballaggi sono ridotti rispetto allo scorso anno, non più monodose e com-pletamente biodegradabili; si è ottimizzato il trasporto e la consegna della frutta alle scuole prevedendo una doppia fornitura di frutta/verdura per coprire le esigenze di due somministrazioni.e già si pensa, per il prossimo anno, a spe-cifiche iniziative rivolte appunto ai genitori, ma anche a formazione per gli insegnanti e ad una programmazione, auspicata, che ab-bracci un periodo pluriennale, benchè il ban-do (vinto per le regioni del nord est da un raggruppamento di imprese di cui è capofila

la Aop veneto ortofrutta) per la distribuzio-ne della frutta sia annuale.“Aggiustamenti questi ultimi - ha affermato il dirigente generale del Dipartimento Agricol-tura e alimentazione, mauro fezzi - che con-tribuiranno a rendere ancora più condiviso ed efficace il progetto”.Alla presentazione dell’iniziativa hanno par-tecipato a rovereto, accanto ai referenti del-la società incaricara dal ministero di curare le attività di comunicazione e promozione del progetto “frutta nelle scuole”, agli inse-gnanti ed al dirigente scolastico giuseppe santoli, anche la neo assessore all’istruzio-ne del comune di rovereto giovanna sirot-ti, e il sindaco di Isera enrica rigotti.

Il nutrizionista: “Anche il mondo dello sport può essere una cattiva palestra alimentare”

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Il programma “frutta nelle scuole” prevede la realizzazione di 57 orti scolastici (foto da DIDAscALIe 2009)

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Anche le imprese agricole potranno godere di incentivi per la loro parte-cipazione alle fiere nazionali e inter-

nazionali di settore. La novità è contenuta nella delibera del 25 febbraio scorso con la quale la giunta provinciale, su proposta dell’assessore Tiziano mellarini, ha appro-vato le modifiche dei criteri per l’applicazio-ne dell’articolo 7 della legge provinciale n. 6 del dicembre 1999, riguardante gli: “Aiuti per favorire l’esportazione di prodotti delle im-prese trentine”. nella sostanza, la modifica dei criteri estende anche al settore agricolo le incentivazione provinciali a favore delle piccole e medie imprese per la partecipa-

zione a fiere internazionali (anche svolte in Italia) al fine di promuovere i beni prodotti nel territorio della provincia. Ad oggi queste in-centivazioni erano previste solo per i settori manifatturiero, commercio, estrazione mine-rali, produzione software. vista la particolare normativa comunitaria vigente nel settore agricolo, le incentivazioni previste per que-sto settore hanno una loro definizione speci-fica e risultano essere le seguenti:le incentivazioni sono applicate a una spesa che deve essere compresa fra un minimo di 3.000 euro per ogni singola manifestazione fieristica ad un massimo complessivo per tutte le manifestazioni di 150.000 euro.

Prodotti alle fiere, incentivianche alle imprese agricole

SI’ AL DISEGNO LEGGESULLA CELIACHIA La quarta commissione del consiglio provinciale di Trento ha approvato all’unanimità il 2 marzo scorso il disegno di legge 143 proposto da pino morandini (pdl) che introduce “Interventi a favore di soggetti affetti da celiachia e dermatite erpetiforme”. Il voto è arrivato dopo un accordo maturato con l’assessore alla salute e alle politiche sociali ugo rossi e sancito da un pacchetto di emendamenti condivisi.

L’ANAGRAFEDEI FONDI RUSTICIIl 24 febbraio scorso il consiglio provinciale ha approvato la legge 3/2011 che disciplina l’assegnazione dei fondi rustici, quei fondi cioè che non sono né dei privati né adibiti ad usi civici e rientrano dunque nel patrimonio dei comuni o della provincia. La legge istituisce un’anagrafe provinciale di questi fondi, e interviene per sanare alcune situazioni problematiche sul territorio (molti comuni proprietari di fondi rustici non sanno nemmeno di possederli). I fondi rustici potranno inoltre essere affittati a singoli, associazioni, scuole per usi socio-didattici.

PSR, 960MILA EUROPER LE MISURE 121 E 112La giunta provinciale di Trento ha reso disponibili con due distinte delibere le risorse per coprire le domande rimaste in sospeso dal 2010 relative alle misure 121 e 112 del psr 2007-2013. I 960 mila euro previsti dalle due delibere consentiranno di finanziare 400 domande di interventi aziendali e 30 richieste di premi di insediamento. La somma del premio unitario

di insediamento è di 30 mila euro, se il giovane richiedente è titolare di azienda frutticola o viticola; di 35 mila euro se l’azienda è condotta con metodo biologico e di 40 mila euro se è ad indirizzo zootecnico.

PROTOCOLLO VIGILANZAPRODUZIONI AGROALIMENTARI La giunta provinciale ha approvato il protocollo d’intesa fra le regioni e le province autonome in tema di vigilanza sulle produzioni agricole di qualità regolamentata, sottoposte a sistemi di controllo e certificazione. L’accordo ottempera a una mancanza di un decreto specifico - da alcuni anni in discussione presso il ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali - che delega alle regioni e alle province autonome i controlli su tali produzioni. oltre all’istituzione di un coordinamento permanente volontario fra gli enti pubblici coinvolti indirizzato a garantire omogeneità di azione, il protocollo stabilisce a quale ente, di volta in volta, compete l’attività di vigilanza fra gli uffici periferici dell’Ispettorato nazionale controllo Qualità repressione frodi e le pubbliche amministrazioni. ogni regione e provincia autonoma dovrà ora individuare un ufficio di referenza.

FORESTE, AGGIORNATOIL PIANO DEGLI INTERVENTI La giunta provinciale ha approvato il 27 aprile scorso l’aggiornamento per il corrente anno del piano degli interventi 2010-2013 in materia di foreste, sistemazione idraulica e forestale, conservazione della natura e valorizzazione ambientale. per l’intero periodo di programmazione, il piano

prevede un investimento di circa 169 milioni di euro, oltre 100 dei quali destinati ad opere nel settore bacini montani.

CONTRIBUTI ALLE CANTINEPER LE BARRIQUES

Anche le aziende vitivinicole trentine potranno contare su un contributo statale, pari al 20 % della spesa, per l’acquisto di nuove barriques, ovvero botti di legno per l’invecchiamento dei vini. Lo prevede la delibera, firmata dall’assessore all’agricoltura Tiziano mellarini, con la quale la giunta provinciale ha adottato la misura “investimenti” prevista dal piano nazionale di sostegno per il settore vitivinicolo per la campagna 2010-2011. I fondi assegnati dal ministero delle politiche agricole ammontano a 207.000 euro. Le domande per beneficiare del premio dovranno essere presentate all’organismo pagatore Agea e alla provincia Autonoma di Trento – servizio vigilanza e promozione delle Attività Agricole. saranno finanziate solo le domande con una spesa ammissibile compresa tra 4.000 e 50.000 euro. Il termine ultimo di presentazione delle domande è il 31 maggio 2011.

firmato provincia

Partecipazione a fiera internazionale

Percentuale di finanziamento

1ª partecipazione 70 % a titolo di de minimis

dalla 2ª alla 5ª partecipazione

50 % a titolo di de minimis

dalla 6ª alla 8ª partecipazione

25 % a titolo di de minimis

dalla 9ª in poi nessun finanziamento

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Acqua bene prezioso. Lo scorso 22 marzo, la giorna-ta mondiale dell’acqua ha favorito riflessioni sull’im-portanza di questo bene e una presa di coscienza generale, indirizzando la “politica” verso un suo uti-lizzo più razionale e moderato. Il Trentino non è nuovo a questa consapevolezza, in

quanto da anni è sensibile alla tematica e la porta avanti nei fatti e ne-gli atti normativi. La provincia di Trento, ad esempio, si è evidenziata tra le prime realtà nazionali ad approvare un proprio piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche (pguAp). Questo approccio ha favorito una presa di coscienza sulla questione acqua in termini generali, di sistema.Troppo spesso si è infatti portati a ragionare sulla tematica dell’acqua a compartimenti stagni: l’utilizzo potabile, le grandi derivazioni idro-elettriche, gli aspetti legati all’agricoltura, piuttosto che agli aspetti ambientali legati alla qualità dei corsi d’acqua e dei laghi, ognuno evidenziando le proprie specificità in termini autoreferenziali. per-dendo così di vista così l’unitarietà degli elementi del territorio e il fatto che l’acqua rappresenta, in particolare per l’ambiente montano, un elemento unificante. Il pguAp è intervenuto con una visione di sistema, proponendo cri-teri e condizioni per le concessioni e i rilasci minimi vitali al fine di garantire la sostenibilità dei nostri corsi d’acqua. su questo aspetto, ognuno di noi è chiamato a una presa di responsabilità comune e a dare il proprio contributo.recentemente sono stati rivisti i criteri per le grandi derivazioni ed entro il 2016 l’agricoltura è chiamata a rinnovare le proprie conces-sioni ad uso irriguo. Al tempo stesso le amministrazioni comunali completeranno entro la fine dell’anno un percorso di monitoraggio dei consumi, nell’ottica di eliminare sprechi e razionalizzarne l’uti-lizzo.

parallelamente, anche gli aspetti ambientali regolati dal pguAp sono in fase di rivisitazione nell’ottica di definire la sostenibilità del “sistema trentino” con interrelazioni tra ambiente, settori produttivi, presenza antropica.Anche il comparto agricolo ha già da diversi anni intrapreso un con-creto percorso di razionalizzazione dell’uso dell’acqua irrigua attra-verso l’attività degli oltre 230 consorzi di miglioramento fondiario, l’impegno e la responsabilizzazione degli operatori agricoli.come noto, nel corso degli anni si è passati dai vecchi sistemi di irri-gazione a scorrimento a quelli a pioggia e successivamente ai siste-mi microirrigui che garantiscono un significativo risparmio di questo prezioso bene, guidati dal “buon senso” e con la consapevolezza che l’acqua è indispensabile per il mantenimento dell’attività agri-cola, ambito fondamentale anche per il mantenimento, la cura e la custodia del territorio.L’Assessorato all’agricoltura ha quindi posto particolare attenzione, e riservato importanti risorse, al sostegno dell’innovazione dei sistemi irrigui e la infrastrutturazione del territorio. In Trentino, dei quasi 20 mila ettari irrigui, oggi oltre il 55% sono riferiti a sistemi a goccia. si intende proseguire in questo percorso di conversione riservando significative risorse. In particolare, nel 2010 la provincia di Trento ha destinato i fondi europei dell’Health check per il rinnovo di quasi 900 ettari. L’auspicio è di proseguire tutti assieme questo percorso di presa di coscienza e di responsabilizzazione lavorando con convinzione per l’obiettivo comune.

Tiziano MellariniAssessore all’agricoltura, foreste, turismo e promozione

Provincia autonoma di Trento

ACQUA, PRESA DI COSCIENZA COMUNE. CON BUON SENSO.

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RISORSE IDRICHEIL TRENTINO CHE FÁ?

“Una risorsa da calibrare in quote. Pubblica. Non asservibile allepolitiche di settore”.

LA SOCIETÁ DELL’ACQUA

Gli scenari futuri relativi ai cambiamenti climatici pro-spettano, a livello mondia-le, un deficit delle risorse idriche, a fronte di un pro-

babile aumento della domanda d’acqua, come pure della diminuzione della sua qualità. Tutti questi fattori, per altro già misurabili anche in Trentino, devono condurre ad una diversa e più attenta ge-stione della risorsa idrica, secondo crite-ri di risparmio, limitazione degli sprechi, ottimizzazione del suo utilizzo.Tra i settori ad essere più direttamente interessati c’è ovviamente l’uso agricolo dell’acqua a scopo irriguo. Quali saranno le nuove compatibilità con le quali anche il settore agricolo dovrà fare i conti? A fronte di proiezioni che indicano al 2050

una riduzione del flusso idrico nell’arco alpino pari al 5 %, l’agricoltura si troverà in “concorrenza” con altri utilizzi (indu-stria, famiglie, turismo). In un territorio ricco d’acqua qual è il Trentino, difficile immaginare che possano crearsi “guerre dell’acqua”, ma è fuori dubbio che la di-sponibilità d’acqua diventerà, nei prossi-mi decenni, una risorsa strategica e che, in quanto tale, assumerà un ruolo rilevan-te come fondamentale fattore dello stes-so equilibrio sociale.Riflessioni, queste, che sono echeggia-te in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua (22 marzo), segnata quest’an-no dal dibattito sulla “privatizzazione” di questa fondamentale risorsa e dalla pro-spettiva aperta dal referendum promosso a difesa della proprietà pubblica dell’ac-

qua. E proprio in occasione della Gior-nata mondiale dell’acqua l’assessore all’ambiente e lavori pubblici Alberto Pa-cher ha fatto il punto sullo stato dell’arte, ovvero su cosa sta facendo la Provincia autonoma di Trento per tutelare le risorse idriche.“A fronte delle proiezioni relative ad una minore disponibilità di acqua già a par-tire dai prossimi anni – spiega Pacher - diventerà obbligatorio calibrare le quote destinate ai vari utilizzi, ma sarà assolu-tamente necessario mantenere una ge-stione fortemente centralizzata in mani pubbliche; non sarà più possibile che l’agricoltura, il settore energetico o quel-lo industriale perseguano proprie politi-che”.

di Corrado Zanetti

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RISORSA IDRICAE CAMBIAMENTI CLIMATICITutti gli studi sul clima prevedono per il prossimo futuro la riduzione della piovosi-tà estiva, l’aumento di quella invernale ma con riduzione delle precipitazioni nevose; l’aumento del rischio di eventi di siccità e di eventi di pioggia intensa; l’anticipo, l’inten-sificazione e il prolungamento della fusione nivo-glaciale. Tutti questi fattori determine-ranno importanti variazioni del ciclo idrico e della disponibilità di acqua. Il deficit delle risorse idriche potrebbe essere maggiore in estate ed autunno in particolare nei periodi di siccità, quando la richiesta è maggiore.Quali sono i principali impatti attesi? se nel settore idroelettrico l’aumento delle tempe-rature favorirà uno spostamento della do-manda di energia dal periodo invernale a quello estivo, nel settore turistico l’aumento del limite delle nevicate e la riduzione della stagione invernale determineranno un au-mento di fabbisogno idrico per l’innevamen-to artificiale, in agricoltura la diminuzione di acqua in estate ed autunno e l’aumento dei periodi di siccità determineranno l’aumento del fabbisogno irriguo in concorrenza con altri fruitori.

LA “CASSETTADEGLI ATTREZZI”per tutelare le risorse idriche del proprio ter-ritorio la provincia, forte anche delle proprie prerogative statutarie, può contare su una nu-trita “cassetta degli attrezzi”, un articolato im-pianto normativo e innovative procedure ge-stionali, che dovranno però essere adeguate alle nuove normative europee e nazionali.Il più importante strumento di governo delle risorse idriche è il piano generale di utiliz-zazione delle acque pubbliche (pguAp). esecutivo dal 15 febbraio 2006 e adottato d’intesa con lo stato, il pguap equivale ad un vero e proprio piano di Bacino di rilievo nazionale. esso prevede il rilascio negli alvei dei corsi d’acqua di un minimo deflusso vita-le (Dmv) - in vigore dal 2010 per le grandi derivazioni idroelettriche, entro il 2016 per tutte le rimanenti derivazioni -, e la definizio-ne, per ciascun ambito idrografico omoge-neo, del bilancio idrico. Il bilancio sarà dispo-nibile a breve per tutto il territorio provinciale (ad oggi sono stati predisposti i bilanci idrici per i bacini dei fiumi chiese, noce e sarca)

e consentirà la completa attuazione della di-sciplina del Dmv.“con il pguap – afferma l’assessore pacher - si afferma il principio della rinuncia all’uti-lizzo totale dell’acqua per riservarne una quota parte all’ambiente. L’obiettivo è quello di raggiungere un equilibrio tra le esigenze antropiche e il rispetto degli ecosistemi ac-quatici, chiarendo quale deve essere il livello d’uso attuale”.I dati relativi agli effettivi rilasci dopo l’entra-ta in vigore della norma sul Dmv non sono ancora definitivi, ma al servizio utilizzazio-ne acque pubbliche si stima che la quantità d’acqua rilasciata sia almeno il doppio ri-spetto a prima dell’applicazione della norma.

PIANO DI TUTELAPIANO RISANAMENTO ACQUEAl pguap si affiancano altri due strumenti di pianificazione, quali il piano di tutela delle acque (pTA) e il piano di risanamento del-le acque (prA). con il primo si analizza la qualità delle acque, non solo attraverso il monitoraggio, ma anche con la stima dei quantitativi di inquinamento ad esse conferiti e l’individuazione delle relative fonti. con il secondo si definiscono gli interventi di re-alizzazione degli impianti di depurazione e condotte fognarie di interesse provinciale. Il 4° aggiornamento (in corso) del piano di de-purazione delle acque prevede di accorpare i piccoli impianti (da 72 a 49 impianti biologi-ci di depurazione) e la riduzione delle fosse Imhoff (da 147 a 44), con l’obiettivo di porta-re entro i prossimi anni il trattamento secon-dario spinto al 99 % del carico prodotto.

DIRETTIVA QUADRO SULLE ACQUEPIANO DI GESTIONETale quadro normativo deve però fare riferi-mento, adeguandovisi, alla Direttiva quadro europea sulle acque (DQA), la 2000/60/ce. già nel 2009 la provincia ha inserito nel testo unico delle leggi provinciali in materia di tute-la dell’ambiente dagli inquinamenti un com-ma che prevede l’integrazione nel pguAp dei contenuti che la Direttiva demanda al piano di gestione del Distretto idrografico del Trentino, strumento operativo previsto dalla stessa Direttiva. Il Trentino appartiene a due Distretti: Distretto padano (bacino po) e Distretto delle Alpi orientali) e contempla quindi due piani di gestione.

FRA AUTONOMIA E NORME EUROPEE

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La partecipazione della provincia auto-noma di Trento alla stesura dei piani di gestione ha riguardato essenzial-

mente la fornitura di dati ambientali aggior-nati (risorse idriche, aree protette, scarichi, discariche ecc.), raccolti all’interno di un Ta-volo tecnico.In particolare l’attività della provincia, attra-verso l’AppA, è consistita nella individuazio-ne dei corpi idrici sia superficiali, laghi e fiumi (oltre 400), sia sotterranei (3).per ogni corpo idrico è stato definito uno sta-to ecologico attuale e definito l’obiettivo che ci si propone di raggiungere al 2015 (dero-

ghe al 2021 o 2027).se per quanto riguarda i corpi idrici con giu-dizio “buono” o “elevato” (360) l’obiettivo è il mantenimento di tale stato, per i 62 corpi idrici attualmente con stato qualitativo infe-riore l’obiettivo è il raggiungimento al 2021 o al 2027 dello stato “buono” per 47 tratti di corso d’acqua e 8 laghi/invasi. Hanno attualmente stato di qualità “scaden-te” 6 laghi/invasi e 1 tratto di corso d’acqua per i quali si vuole arrivare al “buono”. rag-giungono invece uno stato di qualità com-plessivo “elevato” 32 corpi idrici superficiali: 11 tratti di corso d’acqua, 20 tratti di corso

d’acqua ed 1 lago naturale. L’Agenzia provinciale per la protezione dell’Ambiente ha altresì individuato 56 cor-pi idrici “altamente modificati”: 44 all’interno del Distretto delle Alpi orientali (di cui 7 nel bacino idrografico del fiume Brenta e 37 nel bacino dell’Adige), e 12 nel Distretto idrogra-fico padano. un corpo idrico viene definito “altamente modificato” allorquando le modifiche fisiche dovute alle attività antropiche ne hanno al-terato il carattere tanto da rendere non con-seguibile l’obiettivo del “buono stato ecolo-gico”.

IL PROGRAMMADELLE MISURELe misure contenute nei documenti di piano di gestione, destinate a completare quelle por-tanti di altre normative di settore già emanate e recepite a livello nazionale (direttive Aree sensibili, nitrati/zone vulnerabili, uccelli sel-vatici, Habitat, Acque di balneazione, seveso, prodotti fitosanitari ed altre ancora, fino alla recente emanazione della Direttiva Alluvioni e della ancora più importante Direttiva sulla pro-tezione delle acque sotterranee dall’inquina-mento) sono di carattere generale e dovranno essere definite entro il 2012, come prevede la Direttiva quadro sulle acque.Il programma prevede anche alcune signifi-cative misure supplementari, quali i già citati Bilanci idrici ed i programmi di riqualificazio-ne fluviale.

L’ANALISIECONOMICALa Direttiva quadro sulle acque prevede anche che il piano di gestione contenga

un’analisi economica dell’utilizzo idrico. pur non considerando l’acqua un prodotto com-merciale al pari degli altri ma un patrimonio che va protetto e difeso, si mette in evidenza come si debba tenere conto degli interessi economici in gioco, per poterli rendere com-patibili con gli obiettivi ambientali. La stessa Direttiva prevede che entro il 2010 gli stati membri e quindi anche la provincia di Trento dovranno provvedere:- a che le politiche dei prezzi dell’acqua in-centivino in modo adeguato gli utenti ad usa-re le risorse idriche in modo efficiente;- ad un adeguato contributo (adattato alle condizioni locali) al recupero dei costi dei servizi idrici a carico dei vari settori di impie-go, tenendo conto del principio “chi inquina paga”.per quanto riguarda il Trentino si è già attiva-to un tavolo di studio presso il Dipartimento urbanistica e Ambiente in collaborazione con l’università di Trento, facoltà di eco-nomia, con la finalità di affrontare gli aspetti richiesti dalla Direttiva quadro sulle acque.

La stesura dei Piani di gestione e gli obiettivi

CLASSIFICATI OLTRE400 FIUMI E LAGHI

57 %delle superficiirrigate a goccia39 % irrigatea pioggia

871ettari interessatinel solo 2010 da progetti di riconversione(da pioggia a goccia)

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I primi impianti a pioggia in Trentino

PIAZZA DANTE IRRIGATA

Gran parte dei nostri terreni soffrono quasi ogni anno per la siccità estiva. Il problema è di acqua e di denaro, ma anche d’intelligen-

za e collaborazione.” era il 13 maggio 1950 quando, all’assemblea annuale dell’Associazione provinciale degli agricoltori, il conte franco crivelli così spiega-va cosa pensava del problema dell’irrigazione nella sua relazione dal titolo “problemi principali dell’eco-nomia trentina”. fu la valle di non, in quegli anni, a fare da battistrada: il primo impianto consortile a pioggia fu, infatti, quello di Lover nella Bassa val di non, realizzato nel 1948. serviva 100 ettari di prati, vigneto, frutteto e arativo. nel 1951 gli ettari irrigati a pioggia in provincia di Trento erano 556, contro i 16.756 irrigati a scorrimento. Dello stesso anno è un importante congresso sull’irrigazione che si tenne a Trento e a Bolzano. gli organizzatori della mostra dell’agricoltura (la prima edizione è del 1947) alle-stirono spettacolari campi di prova delle attrezzature nei giardini di piazza Dante e lungo l’Adige, nei pressi della funivia di sardagna. già nel 1951 l’ufficio tecni-co delle Aziende Agrarie aveva venduto e collaudato 20 impianti completi, mentre 9 ne aveva in progetto,nel 1980 la 34° edizione della mostra dell’agricoltura dedicò al settore uno spazio importante, che faceva il punto sulla diffusione degli impianti a irrigazione a pioggia nei vari comprensori. Dell’irrigazione a piog-gia lenta sovra chioma quale sistema di difesa dei

frutteti da gelate o ritorni di freddo si iniziò a parlare dopo la devastante gelata del 1957. nell’edizione 1982 dell’Almanacco agrario si trova invece uno dei primi articoli sull’irrigazione a goccia, con dati mol-to precisi: iniziava ad affermarsi la nuova “filosofia” dell’irrigazione in agricoltura che guardava alla so-stenibilità dell’uso della risorsa idrica in un’ottica di risparmio della stessa e di contenimento dei costi. Sergio Ferrari

19.778ettari la superficieirrigata in Trentinodi cui 15.500gestiti dai consorzi

231CMF di 1° grado, 15 di 2° grado, un consorzio di bonifica

9.300ettari la superficie irrigua consorzialeirrigati con sistemimicroirrigui a goccia

9 milionieuro all’anno il costodell’irrigazione in Trentino514 euro ad ettarodi SAU irrigata

5 %dei costi di produzioneassorbiti dall’irrigazionenelle aziende di collina(2-3 % in pianura)

500 millimetrila quantità d’acqua richiesta annualmentedal melo

5 %la riduzionedel flusso idriconell’arco alpinoprevista al 2050

Il campo prova delle attrezzature per l’irrigazione allestito nei giardini di piazza Dante a Trento in occasione della mostra dell’agricoltura del 1951 (Trento fiere spa)

Il sarca di nambrone.per 47 tratti di corso d’acqua e 8 laghi/invasi il raggiungimento dello stato ecologico “buono” è rinviato al 2021 o al 2027

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In un incontro a San Michele le “misure” per risparmiare l’Oro Blu

DALLA PIOGGIA ALLA GOCCIA

Come gestire l’irrigazione puntando, da un lato, a sod-disfare il bisogno idrico delle colture e dall’altro, ad evitare sprechi? regole e indicazioni precise per il corretto uso dell’acqua sono arrivate il 23 febbraio scorso, dall’Istituto Agrario di san michele all’Adige,

nell’ambito dell’incontro sull’uso razionale della risorsa idrica orga-nizzato dalla provincia autonoma di Trento in collaborazione con la fondazione mach, rivolto ai rappresentanti dei consorzi irrigui, di miglioramento fondiario e della cooperazione. L’acqua è un bene prezioso e andrà sempre più utilizzata con ra-zionalità. I consorzi sono stati sollecitati a seguire una serie di in-dicazioni, come il conteggio dei consumi irrigui, che in futuro potrà diventare necessario per poter accedere alle misure di sostegno delle infrastrutture irrigue e ai contributi alla produzione integrata. Questo è il messaggio lanciato dal dirigente generale del Diparti-mento Agricoltura e Alimentazione della provincia, mauro fezzi,

ai circa 200 addetti ai lavori presenti all’incontro.In base alle stime presen-tate dai tecnici del centro Trasferimento Tecnologico l’irrigazione costa all’agri-coltura trentina 9 milioni di euro all’anno, per una spesa media di 514 euro per ogni ettaro di superficie agraria utile irrigata. Dai dati contabili di aziende specializzate in frutti-viti-coltura l’irrigazione risulta

più onerosa in collina, dove “pesa” circa il 5% dei costi di produzio-ne totali, rispetto alla pianura, dove la percentuale si limita al 2-3% (dati Inea e rica). gli elementi considerati dalle misure di sostegno prevedono, ad esempio, il miglioramento e lo sviluppo di sistemi diretti o indiretti di rilevazione dell’umidità del suolo, la realizzazione di accumuli, l’installazione di misuratori di portata, la valorizzazione delle ac-que reflue ad uso irriguo. In linea generale, la provincia punta a riconvertire impianti irrigui del territorio da pioggia a goccia, com-patibilmente con il territorio e la coltura, e intende proseguire la collaborazione con l’Istituto di san michele nella verifica dell’uso di sistemi automatizzati per razionalizzare l’uso della risorsa acqua. Queste, in sintesi, le informazioni emerse all’incontro di san mi-chele e che sono sviluppate nel dettaglio nelle pagine che seguono di questo “speciale irrigazione” di Terra Trentina.

Nel redigere il documento guida per l’applicazione del piano di sviluppo rurale 2007-2013 il Dipartimento agricoltura e alimentazione della provincia

autonoma di Trento ha tenuto conto di tre mi-sure di carattere agroambientale suggerite dalla commissione europea. esse riguarda-no in particolare l’uso dell’acqua di irrigazione che deve rispondere a criteri di risparmio di un bene naturale esauribile nel tempo, la re-alizzazione di ampi depositi di reflui di stalla e l’acquisto di atomizzatori dotati di strumenti in grado di diminuire la dispersione di miscela nell’ambiente. Il primo principio riguardante l’irrigazione ha ispirato sia la gestione del pia-no di sviluppo 2007-2013 (misura 125.2 irri-gazione) sia l’applicazione della L.p. 4/2003 art. 34 “Infrastrutture agricole” e art. 35 “Irriga-zione e bonifica”. In termini pratici gli interventi finanziari sono diretti a favorire il raggiungi-mento dei seguenti obiettivi. ► miglioramento sviluppo sistemi diretti

o indiretti di rilevazione dell’umidità del suolo per attuare una gestione della pratica irrigua maggiormente rispondente alle esigenze agronomiche della

LA PROVIN CIA SPINGESUI NUOVI IMPIANTI

di Guido Orsingher e Sergio Finato Ufficio Infrastrutture agricoleProvincia Autonoma di Trento

di Silvia Ceschini

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LA PROVIN CIA SPINGESUI NUOVI IMPIANTI

L’obiettivo è di riconvertire “a goccia” 200 ettari all’anno

Privati 4.273 - 22%

Consorzi 15.505 - 78%

coltura in relazione alle caratteristiche fisico-chimiche del sistema suolo (art 7 pguAp);

► realizzazione di accumuli e/o attingimento dai serbatoi o dalle condotte idroelettriche (art 7 pguAp);

► applicazione del Dmv entro il 2016 (art 11 pguAp);

► riorganizzazione delle concessioni al fine di ridurre le perdite preferendo le concessioni collettive in grado di garantire migliori razionalizzazioni nell’uso e manutenzione della rete idrica (art 12 pguAp);

► installazione di misuratori di portata sulle opere di adduzione principale e di restituzione (art 13 pguAp);

► sistemi irrigui ad alta efficienza (microirrigazione permette un risparmio variabile dal 20 al 40 % in termini di volumi idrici giornalieri e stagionali vs il sistema ad aspersione compatibilmente alla coltura da irrigare) (art 14 pguAp);

► valorizzazione delle acque reflue ad uso irriguo (progetti di sperimentazione e ricerca avviati da Iasma e sois) (art 14 pguAp).

Tenuto conto delle considerazioni e valu-tazioni esposte, nonché dei documenti di pianificazione nell’uso irriguo dell’acqua, gli indirizzi della politica provinciale in questo settore tenderanno a sostenere principal-mente:1. L’incremento della conversione degli im-pianti di distribuzione con sistemi ad asper-sione a favore di quelli microirrigui a basso consumo, compatibilmente con il tipo di col-tura e la sostenibilità finanziaria dell’ammor-tamento esistente.► Attualmente dei 15.500 Ha (superficie

irrigua consorziale del territorio agricolo provinciale), quasi il 60% sono irrigati con sistemi microirrigui a goccia.

► La pAT intende sostenere la riconversione a goccia dei rimanenti impianti irrigui ad aspersione a pioggia o a scorrimento per oltre 200 Ha/anno.

► nel 2010 sono stati finanziati progetti di riconversione per 871 ha.

2. Accumuli (serbatoi, invasi etc) della risor-sa idrica nei periodi di maggior disponibilità con preferenza ad iniziative di carattere col-lettivo;

3. La manutenzione straordinaria e rifaci-mento delle opere adduttrici principali;4. Lo sviluppo di sistemi per il miglioramen-to della gestione e funzionamento degli im-pianti irrigui. Al fine di ottimizzare e massimizzare l’utiliz-zo dell’acqua a scopi irrigui la pAT vuole pro-seguire la collaborazione con IAsmA nella verifica dell’uso di sistemi automatizzati di controllo (es. sensori) delle necessità idriche delle colture ricorrendo a metodi che metta-no in relazione la quantità di acqua effetti-vamente presente nel terreno a disposizione delle piante e il momento in cui necessita provvedere all’irrigazione.Il progetto che si propone vuole verificare gli impatti sulle produzioni, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo e potrebbe con-sentire di migliorare, nel tempo, l’efficienza d’uso della risorsa idrica.

ConclusioniÉ necessario dare regole al fine di utilizzare nel miglior modo possibile la risorsa idrica. Questo obiettivo potrà essere perseguito a seguito della definizione di appositi Bilanci idrici che si collocano tra i due principali stru-menti di pianificazione (pguAp e pTA)La salvaguardia di adeguate disponibilità idriche al comparto agricolo non può pre-scindere da altre priorità che verranno indivi-duate nei documenti finalizzati a disciplinare l’utilizzo della risorsa acqua.elemento incisivo sulla disponibilità delle portate utilizzabili per l’agricoltura è l’obbli-go di garantire (dal 2016), il rilascio del Dmv nei corsi d’acqua, previsto dal pguAp e dal pTA.L’applicazione dei valori di Dmv previsti do-vrà subire, in determinati casi, una diminu-zione rispetto agli attuali valori indicati, già ad una prima analisi difficilmente applicabili.

superfIcIe IrrIgATA A LIveLLo provIncIALe suDDIvIsA TrAsoggeTTI prIvATI e enTI consorzIATI - Anno 2010(19.778 eTTArI)

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Qual è la normativa provincia-le di riferimento per il rilascio di una concessione di acqua pubblica a scopo irriguo? una prima distinzione – spiega Ti-

ziano refatti, direttore dell’ufficio gestione delle risorse idriche della provincia autono-ma di Trento – va fatta a seconda che si tratti di derivazioni di acqua superficiale o sotter-ranea. per la concessione di una nuova deri-vazione di acqua superficiale le procedure si dividono in: procedura ordinaria e procedura semplificata, distinguendo per quest’ultima tra concessione di derivazione temporanea per una portata fino a 20 l/s massimi, e con-cessione di derivazione per uso irriguo per una portata fino a 2 l/s massimi con opere di presa mobili e 0, 50 l/s massimi con opere fisse. per derivazioni da sorgenti su terreno non demaniale per uso irriguo fino a 0,50 l/s massimi è richiesta una dichiarazione pre-ventiva. per la concessione di una nuova derivazio-ne di acqua sotterranea si hanno invece le seguenti procedure: procedura ordinaria; dichiarazione preventiva (per derivazioni da pozzo su terreno non demaniale per uso irri-guo fino a 0,50 l/s massimi). criteri di riferimento per il rilascio della con-cessione► Le quantità d’acqua concedibili per uso

irriguo sono accordate nel rispetto dei criteri delle norme di attuazione del

piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche. In particolare per l’uso irriguo il parametro di riferimento è pari a l/s 0,50/ ettaro per impianti a pioggia.

► Le concessioni irrigue sono di norma rilasciate ai consorzi per tutti i fondi ricadenti nel perimetro degli stessi; è ammessa l’assegnazione direttamente a soggetti privati per i soli appezzamenti agricoli non irrigabili con la rete consortile.

► Le acque sotterranee e quelle prelevate da sorgente sono destinate in via prioritaria al consumo umano; può essere assentita l’utilizzazione per usi diversi solo nei casi di ampia disponibilità delle risorse predette e di accertata carenza qualitativa e quantitativa di fonti alternative di approvvigionamento, ivi compreso il riutilizzo di acque reflue depurate.

rinnovo e proroga delle concessioni► Titoli a derivare acqua ai sensi

dell’articolo della L.p. n. 10/98 ► riconoscimenti di antico diritto ► concessioni ordinarie

Il rinnovo è subordinato alle norme di attua-zione del p.g.u.A.p. e in particolare rispetti-vamente:a. all’adeguamento dei prelievi ai parametri

quantitativi previsti dal p.g.u.A.p. entro un termine non superiore a 10 anni e comunque commisurato alla rilevanza delle derivazioni interessate rispetto all’equilibrio del bilancio idrico e al mantenimento o al raggiungimento degli obiettivi di qualità eventualmente definiti per il corso d’acqua.

b. Alla verifica della funzionalità della rete alimentata e al risanamento della stessa ove siano accertate dispersioni di risorsa idrica.

Al fine di ottemperare a quanto previsto alle norme di attuazione del piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche sono state redatte le linee guida per l’adeguamen-to delle utilizzazioni idriche alle disposizioni esistenti in materia di rinnovo di cui al me-desimo piano ed al piano di tutela delle ac-que relativamente a tutte le tipologie di uso, escluso il potabile per acquedotto pubblico o di interesse pubblico. Tale documento è stato redatto al fine di standardizzare la do-cumentazioni mediante la creazione delle schede tecniche per ogni uso della risorsa idrica che l’utente deve presentare per ot-temperare a quanto sopra riportato. per ulteriori approfondimenti consultare il sito www.suap.provincia.tn.it

Sergio Ferrari

NOrMaTIVa e PrOCedure

LE CONCESSIONIAD USO IRRIGUO

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una razionale irrigazione poggia su tre co-lonne: ►disponibilità di acqua, bene sempre più

conteso tra settori economici, ►adatta impiantistica, uno dei pilastri della

politica agraria trentina ► buona gestione, ultimo anello della

catena, che diventa veramente importante solo quando il costo del metro cubo d’acqua non è trascurabile (es. pompaggi dal Lago di santa giustina).

come ogni studente di agronomia sa, l’irri-gazione è un’attività che riguarda la pianta (l’utilizzatore finale), il terreno (il serbatoio) e il sistema atmosfera (fornisce o si pren-de l’acqua). mantenere per tutto il periodo vegetativo la pianta in condizioni ottimali è l’obiettivo di chi irriga.

LA PIANTALa via più logica da seguire a tal fine sarebbe “far parlare ” la pianta, farci indicare il suo stato idrico e i suoi bisogni. Lo stato di idra-tazione delle foglie o la velocità di crescita dei frutti sono semplici indici di stress idrico. un indice è anche l’assorbimento di anidride carbonica (co2), perché in situazioni di ca-renza idrica si chiudono gli stomi e rallenta la fotosintesi. un altro indice di stress è la misura della riemissione, in forma di fluo-rescenza, dell’energia luminosa assorbita, ma incapace di far fotosintesi per carenza di co2. pure misurando la temperatura delle foglie nelle ore più calde si stima lo stress:

le foglie con stomi chiusi si scaldano più di quelle con stomi aperti. Anche la velocità della linfa può essere misurata, così come le infinitesime variazioni di diametro del tronco. Alcune tecniche per ascoltare “la voce” del-la pianta dunque esistono, però solo poche sono economicamente e/o tecnicamente alla portata degli agricoltori.Il controllo pratico della gestione irrigua deve perciò ricorrere a vie traverse, focalizzando l’attenzione sul terreno e sull’atmosfera.

IL TERRENOper quanto riguarda il terreno, è interessante l’apparizione negli ultimi anni di sensori ca-pacitivi di umidità a prezzi abbordabili, la cui utilità è molto accresciuta dalla diffusione di centraline di telemisura in grado di “leggere” il sensore e trasmettere rapidamente il dato ad un sito WeB. Lo studio di un aspetto fino ad oggi troppo trascurato, quello dell’avan-zamento del fronte di bagnatura, è un altro farmaco per intervenire sul rendimento, ner-vo scoperto dell’irrigazione a goccia, che dal potenziale 95% spesso plana verso il 50% per effetto della cattiva gestione. una specie di imbuto (fullstop; http://www.fullstop.com.au) interrato 30 o 60 cm sotto un gocciolato-re permette di segnalare quanto tempo dopo l’apertura dell’irrigazione il fronte di bagna-tura arriva a quel livello. se il fronte supera la profondità massima delle radici, l’acqua è definitivamente sprecata.

L’ATMOSFERApassando all’atmosfera, le stime di evapo-traspirazione e le misure di pioggia riman-gono sempre fondamentali capisaldi per calcolare il bilancio idrico dei suoli. La rete dell’Istituto Agrario di san michele, forte di più di 80 stazioni agro-meteorologiche, for-nisce questi dati per tutte le aree agricole del Trentino. Dal 2011, oltre alle misure delle stazioni, verranno resi disponibili anche dati di previ-sione del tempo generati dai modelli ad area limitata di cosmo (consortium for small-scale modeling; http://cosmo-model.cscs.ch/), forniti all’Istituto da ArpA emilia ro-magna. La previsione del tempo può essere consultata dal gestore di impianti irrigui, per decidere eventuali sospensioni dei turni in vista di piogge abbondanti e probabili.

L’UOMOper un funzionamento coerente di tutte que-ste armi contro la siccità e la creazione di un vero “sistema d’arma” è necessaria natural-mente l’esperienza e la conoscenza umana. I tecnici del centro meteo di san michele, che da lungo tempo praticano il mondo dell’irri-gazione facendo misure in campo e produ-cendo software per l’assistenza irrigua, da quest’anno collaboreranno con un gruppo di tecnici del cTT specializzati nell’assistenza irrigua in modo da creare uno scambio fluido di conoscenze tra Istituto e agricoltori.

Le NOVITà TeCNIChe

UN “SISTEMA D’ARMA”CONTRO LA SICCITà

Sensori dell’umidità del suolo,strumenti di tele-misura,apparecchi per il controllodell’avanzamento del fronte di bagnatura, dati di stimadell’evapo-traspirazione,accurate previsioni del tempo,software di assistenzairrigua su WEB, tecnici specializzati nella gestione dell’acqua.Solo l’uso simultaneodi varie tecniche di controllopermette una razionalegestione dell’irrigazione.

di Giambattista Toller Istituto Agrario di San Michele all’Adige (FEM)

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specialeIRRIGAZIONE tt 02 anno LvI

Va cercato un equilibriocorretto e costante

tra le esigenze idriche

L’acqua è uno degli elementi fon-damentali della vita e, particolare non da poco, considerata negli ultimi anni fonte non rinnovabi-le. studi sull’utilizzo dell’acqua

a livello mondiale dimostrano che i consumi sono così distribuiti: 70% in agricoltura, 20% nell’industria e solo il 10% per uso domesti-co (cangemi 2003). nei paesi industrializza-ti cala il consumo agricolo fino al 55% men-tre sale sia l’industriale (28%) che l’umano (17%). La sensibilità verso una razionalizzazione dell’uso dell’acqua in agricoltura sta rapida-mente aumentando e questo deve far riflet-tere il settore agricolo che fino ad ora non ha mai sofferto di limiti nell’utilizzo dell’acqua. L’acqua rappresenta un elemento fonda-mentale che entra in tutti i processi fisiologici e metabolici delle piante. costituisce l’80-90% della massa fresca, entra come com-ponente essenziale della fotosintesi clorofil-liana e attraverso la traspirazione concorre a regolare la temperatura della pianta.ci sono molti fattori che influiscono sul fab-bisogno d’acqua da parte delle piante, al-cuni di origine orografica quali tessitura e struttura del terreno e giacitura dello stesso. Altri di origine climatica quali la piovosità, la distribuzione della stessa nel corso dell’an-no e la ventosità; altri che dipendono dalle caratteristiche della coltura stessa quali portainnesto, varietà, forma di allevamento, stadio fenologico, stato vegetativo e carica produttiva.sulle condizioni di origine climatica non ab-biamo nessuna possibilità di intervento. Il trend degli ultimi anni comporta in piovosi-tà inferiori alla media ed eventi intensi che costituiscono fino al 30% del totale, con-centrati in due o tre settimane consecutive, intervallate da lunghi periodi secchi. Questo determina un surplus di disponibilità idrica in alcuni momenti associati poi a lunghi periodi di deficit. Anche sulle caratteristiche orografiche non

possiamo incidere; ci possiamo solo adat-tare. I terreni della nostra provincia, a parte qualche rara eccezione sono caratterizzati da una predominanza di sabbia e limo, oltre che da una importante componente schele-trica; la percentuale argillosa generalmente è molto bassa e raramente supera il 10%. Buona parte dell’acqua che arriva al terreno dopo pochi giorni tende a percolare verso il basso a causa della predominante presenza dei macropori che non riescono a trattener-la. Al contrario nei terreni argillosi prevalgo-no i micropori ove l’acqua viene trattenuta con maggiore forza. nelle due principali colture arboree da reddi-to che caratterizzano la provincia di Trento, il melo e la vite, una oculata gestione della ri-sorsa acqua ha enormi ricadute sulla qualità del prodotto che si va ad ottenere. La prima sicuramente è quella che interessa la salva-guardia delle produzioni contro le gelate sia dal punto di vista numerico che qualitativo, che laddove possibile, rappresenta il siste-ma migliore di protezione delle colture.valutando singolarmente i fattori su cui il vi-ticoltore può incidere, l’interazione portainne-sto varietà è uno dei principali. generalmente i primi 60 cm di terreno vengono esplorati da più dell’80% delle radici di vite e solo la rima-

nente parte si approfondisce. La scelta miglio-re per il fattore acqua è certamente preferire portainnesti con radici che si approfondiscono nel terreno, ma non sempre ciò è possibile, poiché tendenzialmente aumenta anche il vi-gore. L’eccesso di vigore nei terreni fertili tipi-ci dei nostri territori, soprattutto in viticoltura costituisce un problema, perchè i vigneti con vegetazione lussureggiante non forniscono produzioni qualitativamente elevate e la sen-sibilità alle malattie fungine è maggiore.Il melo ha sicuramente esigenze idriche maggiori che non la vite; l’85% della mela è rappresentata da acqua. In viticoltura le cultivar bianche sono più sensibili agli stress idrici delle cultivar rosse, soprattutto nella fase che va dall’invaiatura alla vendemmia. Lo stress idrico va ad in-cidere in maniera pesante sulla riduzione di alcuni parametri quali acidità, freschezza e profumi. A seconda dello stadio fenologico il melo e la vite abbisognano di diversi quantitativi di acqua. nel melo i due periodi dove le esigenze idriche sono maggiori si identificano con la fase che va da inizio fioritura ad allegagione avvenuta (indicativamente da metà aprile a metà maggio) e nella fase che precede la

MELO E VITE, ACQUAQUANDO E DOVE SERVE

di Maurizio Bottura, Gastone Dallago Istituto Agrario di San Michele all’Adige - FEM, Centro Trasferimento Tecnologico

IrrIgazIONe e quaLITà deLLe PrOduzIONI

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specialeIRRIGAZIONEtt 02 anno LvI

raccolta. meno esigenze idriche si hanno nella fase estiva e dopo la raccolta. Tuttavia le temperature dei mesi estivi e la lunghezza dei giorni fanno si che il fabbisogno giorna-liero (stima) di un meleto in evapotraspira-zione passi dai 2,5 mm di maggio ai 3,5 mm di acqua in giugno ai 4,5 mm di luglio, fino ai 3,5 mm di agosto. nella generalità dei casi in un anno il melo ha bisogno di 450-500 mm di acqua, fabbisogno generalmente soddi-sfatto dalla piovosità annuale che purtroppo è concentrata solitamente nei periodi au-tunnali e primaverili, con carenze in estate. L’influenza sulla qualità delle produzioni si manifesta attraverso alcuni parametri facil-mente valutabili quali numero di frutti alle-gati, pezzatura, equilibrio nel contenuti tra zuccheri e acidità, mancanza di spaccature e rugginosità.La vite necessità giornalmente di 2,2 mm a giugno, di 2,5 mm a luglio e di nuovo 2,2 ad agosto. Il momento di maggior richiesta d’acqua si ha nella fase che va dall’allega-gione all’invaiatura, dove il grappolo è in at-tiva moltiplicazione cellulare. uno stress idri-co in questa fase determina una riduzione nel peso medio del grappolo e quindi perdita di produzione. Il fabbisogno idrico torna a decrescere nella fase che va dall’invaiatura alla maturazione e quindi vendemmia una corretta gestione irrigua nell’ultima fase ha una incidenza notevole sulla qualità del pro-dotto che si andrà ad ottenere.per la migliore e più razionale gestione irri-gua è senz’altro la goccia il sistema irriguo preferibile. L’acqua viene distribuita in un unico punto e si distribuisce con dei profili che variano a seconda del tipo di terreno. più stretti e allungati nei terreni sciolti, più globo-si nei terreni argillosi. I vantaggi del sistema a goccia oltre alla riduzione del consumo di acqua per ettaro, si esplicano in un inumidi-mento più profondo del terreno, in uno stimo-lo più moderato all’accrescimento vegetativo evitando fenomeni di forzatura produttiva, in un miglior controllo delle infestanti sull’interfi-la e un costante livello di umidità del terreno nel caso di turni brevi e ripetuti.pertanto ogni singolo agricoltore o ogni consorzio irriguo deve valutare attentamen-te per singolo meleto o vigneto le differenti esigenze idriche in relazione allo stadio fe-nologico raggiunto e al momento temporale della stagione. È necessario trovare un equilibrio corretto e costante poiché la risorsa acqua è un bene sempre più prezioso e il suo utilizzo deve essere razionalizzato in base alle diverse esigenze idriche delle zone e della coltura. sulla reale necessità dell’intervento irriguo devono essere fatte a monte tutte le valuta-zioni del caso in base alle conoscenze che ogni agricoltore ha della propria azienda e non solo perché il turno lo consente.

Nel disciplinare di produzione in-tegrata del melo predisposto da Apot per la stagione 2011, già

consegnato ai frutticoltori del Trentino, è inserita per la prima volta la linea gui-da nazionale riguardante l’uso corretto dell’irrigazione emanata dal ministero per le politiche agricole. pur facendo riferimento solo al melo, in quanto la direttiva ministeriale non è stata finora recepita nei disciplinari di produzione di altre coltivazioni, la novità si configura come un ulteriore passo nell’evoluzione della produzione integrata, un processo che prese avvio a metà degli anni ’70 del secolo scorso allorquando il conco-pra (consorzio cooperative produttori agricoli) intraprese la “campagna frutta pulita”. L’obiettivo, allora, era evitare che partite di mele del Trentino dirette in ger-mania venissero bloccate a seguito del rinvenimento di residui di antiparassitari nocivi alla salute.A ricordare le tappe della “lunga mar-cia” della produzione integrata è renato martinelli. responsabile del servizio vi-gilanza e promozione delle attività agri-cole della provincia autonoma di Trento.verso gli anni ’80 la giunta provinciale diede vita ad un progetto finalizzato a salvaguardare la salute dell’agricoltore, del consumatore e del territorio sotto il profilo bioecologico e che prevedeva l’approntamento di schede di affidabili-tà dei 12 principi attivi più diffusi, corsi di formazione professionale, analisi dei residui sulla frutta (mele), sperimenta-zione di nuove varietà di mele resistenti alle principali fitopatie, raccolta ed eli-minazione delle confezioni vuote di an-tiparassitari, smaltimento delle acque di lavaggio, acquisto di attrezzature per il controllo degli atomizzatori.Il primo “protocollo d’intesa e autodi-sciplina per la produzione integrata di mele” fu predisposto da un gruppo di la-voro designato dall’Assessorato provin-ciale all’agricoltura, poi sottoscritto dai vari enti di rappresentanza alla fine del 1989 e che ebbe applicazione a partire dalla stagione 1990. si trattava ancora

una volta di una scelta volontaria basata sulla sensibilità degli ope-ratori e garantita dall’ente pubblico. negli anni successivi il protocollo fu esteso a piccoli frutti e ortaggi, mais da polenta, susine, kiwi e ciliegie. ma è sempre il protocollo mele ad avere inte-resse prioritario.A metà degli anni ’90 subentra infatti una Direttiva comunitaria che disciplina l’atti-vità delle organizzazioni di produttori or-tofrutticoli (op) e consente alle stesse di inserire la produzione integrata di mele

nel piano operativo annuale, assicuran-do un incentivo finanziario a quanti se-guono sotto rigido controllo il disciplinare aggiornato all’inizio di ogni stagione.nel 2005 la giunta provinciale di Trento assegnò ad ApoT il compito di gestire e controllare l’applicazione del disciplina-re tramite due commissioni di gestione e di controllo. A livello nazionale anche il ministero per le politiche agricole inizia ad occuparsi di produzione ortofruttico-la integrata, quando già la provincia di Trento (insieme a quella di Bolzano) ha alle spalle ormai una esperienza pluri-decennale ed è in grado di orientare le stesse scelte del ministero (linee guida nazionali) verso modalità organizzative ed esecutive già sperimentate e convali-date in Trentino.

Sergio Ferrari

L’evoluzione della disciplina dalla metà degli anni ’70 ad oggi

LA LUNGA MARCIA DELLAPRODUZIONE INTEGRATANel disciplinare Apot per il melo inseritala Linea guida nazionale sull’irrigazione

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specialeIRRIGAZIONE tt 02 anno LvI

Per stimare l’incidenza delle spe-se per irrigazione nella frutticol-tura e nella viticoltura trentina si sono utilizzati i dati delle rete di Informazione contabile Agrico-

la. nello specifico si sono impiegati i dati con-tabili del 2007, ultimo anno a disposizione, re-lativi a 77 aziende agricole specializzate nella coltivazione di frutta e 29 aziende specializ-zate in viticoltura senza attività significative di vinificazione in azienda.si sono quindi calcolati i valori medi per grup-pi di aziende, cercando di distinguere, oltre alla specializzazione produttiva, tra realtà di fondovalle e di collina (vedi tabella in alto). A tale scopo si è utilizzata la localizzazione della sede aziendale. Tale parametro non garan-tisce in termini assoluti che i relativi terreni siano effettivamente collocati in fondovalle e collina, si può però ritenere che il margine di errore sia circoscritto in termini accettabi-li. per la frutticoltura sono state considerate separatamente le aziende con sede in val di non da quelle con sede nei comuni della valle dell’Adige e della valsugana; per la viticoltura le aziende con sede in val di cembra da quel-le con sede nella rotaliana, valle dell’Adige e vallagarina.Dai risultati dell’elaborazione l’irrigazione risulta più onerosa per le aziende in collina, dove “pesa” circa il 5% dei costi di produzione totali, rispettivamente 720 €/ha per viticoltu-ra e 840 €/ha per frutticoltura. nelle aziende situate in pianura la percentuale si limita al 2-3%. come metro di paragone, in un recente studio sulle aziende risicole del vercellese il costo dell’irrigazione risultava variabile tra il 9 e il 12% del costo di produzione.In media i costi di irrigazione nelle 106 azien-

de prese in considerazione assommano a poco più di 600 euro per ettaro di superficie agricola irrigata. se questo fosse il dato medio dei circa 18.000 ettari di superficie irrigua in Trentino, saremmo di fronte a più di 10 milioni di euro spesi ogni anno dagli agricoltori per l’irrigazione delle colture.

I costi, così come i ricavi, sono certamente aspetti fondamentali, andrebbero però con-siderati non a sé stanti, ma nel quadro delle scelte effettuate da individui e imprese. A tale riguardo va ricordato che in economia:► si presuppone che le scelte vengano

effettuate secondo criteri di “razionalità” (economica), cioè un’azione viene effettuata soltanto se i benefici ad essa connessi sono superiori o almeno pari ai relativi costi;

► si presuppone che le scelte economicamente rilevanti riguardino l’utilizzo di risorse “scarse”, intendendo con questo termine la situazione in cui la quantità delle risorse a disposizione è insufficiente per soddisfare tutti i bisogni e desideri relativi al loro utilizzo.

razionalità delle scelte e scarsità delle risor-se sono quindi due dei principali paletti che delimitano il campo di applicazione dell’eco-nomia. nel concreto però:► fino a non molto tempo fa, in particolare

in Trentino dove la presenza dei ghiacciai ha favorito una disponibilità continua e relativamente abbondante e stili di vita tradizionali ne prevedevano un utilizzo relativamente parco, l’acqua non era una risorsa scarsa;

► per ragioni sia legali (finalità mutualistica e carattere pubblico dell’attività dei

consorzi) che economiche (prevalenza dei costi fissi indiretti sui costi diretti di fornitura), i costi sopportati dalle aziende agricole per l’irrigazione sono indipendenti dai livelli di utilizzo della risorsa, si paga il servizio di fornitura.

conseguentemente le analisi economiche nella gestione della risorsa idrica sono ge-neralmente intervenute a valle del processo decisionale, nella quantificazione dei costi di scelte già effettuate, e non è disponibile un database informativo per valutazioni più fini. In secondo luogo non è al momento possibi-le contare sui meccanismi di tipo economico, cioè il confronto tra benefici e costi derivati

di Giorgio De Ros Fondazione E. Mach – Centro Trasferimento Tecnologico Unità Economia e Territorio

Costi di produzione (€/ha) in aziende specializzate in viticoltura e frutticoltura della provincia di Trento

VITICOLTURA FRUTTICOLTURA

fondovalle collina fondovalle collina

Difesa colture e fert. 1.045,21 932,95 1.630,67 1.597,06

per meccanizzazione 662,19 596,38 791,90 1.001,08

Irrigue e consortili 343,20 724,52 225,05 844,84

Altre spese 455,46 456,44 523,87 413,86

Assicurazioni* 47,19* 30,20* 579,61 750,65

generali e fondiarie 488,23 427,36 603,76 651,85

SPESE TOTALI 3.041,48 3.167,85 4.354,86 5.259,34

AMMORTAMENTI 3.196,91 4.005,22 2.593,45 4.223,54

MANODOPERA 5.175,00 6.390,00 7.110,00 7.500,00

TOTALE 11.413,39 13.563,07 14.058,31 16.982,88

* per le aziende viticole il dato medio è scarsamente rappresentativo perché solo poche aziende di questo gruppo risultano assicurare il raccolto (con costi ad ettaro variabili tra i 202 e i 338 €). Fonte: ns elab. dati RICA-INEA 2007.

10 MILIONI DI EURO

Dal 1° gennaio 2014 sull’intero territorio dell’unione europea la difesa integrata diventerà obbligatoria. La direttiva 2009/128/ce parla di difesa integrata obbligatoria e non di produzione integrata. Appare quindi evidente che dal 2014 la difesa integrata comprenderà buona parte delle tecniche di coltivazione che oggi caratterizzano in Trentino la produzione integrata, e dunque anche l’irrigazione. con il 2014 sarà quindi necessario che Apot e gli altri enti competenti per la frutticoltura del Trentino ridefiniscano nuovi e più elevati standard per quanto riguarda la produzione integrata. nell’intento di anticipare i tempi rispetto a tale scadenza, il ministero per le politiche agricole ha emanato nuove linee guida, alle quali si conforma anche il disciplinare 2011 per la produzione integrata di mele per la provincia di Trento. nel quaderno di campagna, già consegnato ai frutticoltori trentini, è inserita per la prima volta una scheda riferita al

La BOLLeTTa IdrICa deLL’agrICOLTura TreNTINa

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Il ruolo dei consorzi irrigui e di miglioramento fondiario

UN CATASTODELL’IRRIGAZIONE

Attualmente in provincia di Trento operano circa 250 consorzi di miglioramento fon-diario che investono della loro attività complessivamente circa 180 mila ettari, oltre un quarto della superficie territoriale provinciale, svolgendo un fondamentale ruolo

nella gestione del territorio. Di tutta la superficie irrigata nella nostra provincia-circa 15 mila ettari- ben il 78% è irrigato a cura dei consorzi di miglioramento fondiario che sono riconosciuti dal piano generale di utilizzazione delle acqua pubbliche come gli attori princi-pali sulla scena dell’irrigazione. Anche nel contesto irriguo, come in qualsiasi altro settore, diventa sempre più importante poter disporre di dati precisi e attendibili per poter gestire l’irrigazione in modo corretto. In questo contesto la federazione ha pensato di utilizzare uno strumento che già esiste e viene impiegato ormai da molti anni: la revisione triennale dei bilanci. “nel far fronte a questo adempimento obbligatorio, previsto dalla L.p. n. 9/2007 e che la federazione svolge nei confronti di più del 90% dei consorzi – spiega Lorenzo cattani della federazione provinciale dei consorzi irrigui e di miglioramento fondiario - ab-biamo individuato la concreta possibilità di raccogliere e archiviare interessantissimi dati di prima mano e pertanto particolarmente attendibili. Questo archivio può venire utilizzato in qualsiasi momento”. per la federazione la gestione dei dati irrigui e dei relativi dati eco-nomici deve passare attraverso la costituzione di un sistema informativo territoriale, una sorta di catasto, accessibile a tutti i soggetti istituzionalmente ed operativamente coinvolti, che riporti tutte le informazioni relative ad opere irrigue, superfici irrigate, metodi irrigui, concessioni di derivazione ecc. La divulgazione dei dati stessi potrà avvenire sia in forma massiva, tramite appositi protocolli informatici sia puntualmente tramite interrogazioni ef-fettuate su piattaforma Web con opportune restrizioni alle visualizzazioni, organizzando i livelli di accesso. La base di dati del sistema e l’applicazione Web risiederanno quindi presso un server specificatamente ed esclusivamente indirizzato dal sistema. “In questa fase – afferma ancora cattani - l’attenzione sarà focalizzata soprattutto sul-la realizzazione del dataset dei perimetri consortili (superficie statutaria) e delle schede aziendali dei consorzi. A tale scopo potranno essere utilizzati i dati catastali, l’elenco delle particelle del catasto del consorzio e i dati contenuti nell’archivio della federazione. In-crociando queste tre fonti si può arrivare ad un primo livello di costruzione che andrà poi validato dal consorzio stesso ottenendo così il tematismo del perimetro consortile”.

Sergio Ferrari

10 MILIONI DI EUROda diversi livelli di utilizzo della risorsa, su cui pure la Direttiva Quadro Acque (Dir. 2000/60/ce) sembra fare tanto affidamento.In conclusione, è innegabile che molto è sta-to fatto in Trentino in vista di un uso razionale della risorsa idrica. Il contesto sta però cam-biando, l’acqua è ormai una risorsa scarsa, e pare ormai maturo il momento per disporre di un database informativo che consenta di af-fiancare a considerazioni di tipo agronomico e idraulico anche più approfondite analisi eco-nomiche. solo su tale base si potrà poi valuta-re l’opportunità di una maggiore integrazione tra meccanismi di politica agraria, istituzionali ed economici nelle decisioni relative al settore irriguo.

dal 2014 difesa integrata obbligatoia

APOT ALLA PROVAcorretto uso dell’irrigazione. “come principio – spiega Alessandro Dalpiaz, direttore di Apot - l’irrigazione deve soddisfare il fabbisogno idrico del melo evitando di superare la capacità di campo. occorre quindi dimostrare che il fattore acqua è stato utilizzato in modo ottimale. I dati da segnare nella scheda cambiano in base al tipo di gestione dell’irrigazione: a livello aziendale o di consorzio. nel primo caso l’azienda deve registrare data e volume di irrigazione e quantità di pioggia caduta nel periodo da sottrarre al quantitativo d’acqua erogato. per le sole aziende di superficie aziendale inferiore ad 1 ettaro può essere indicato il volume di acqua distribuito per l’intero ciclo colturale prevedendo in questo caso l’indicazione delle date di inizio e fine irrigazione. Il dato relativo alla pioggia è ricavabile da pluviometro o capannina meteorologica o si può desumere dai resoconti quotidiani e periodici dei servizi meteo”.

se la gestione dell’irrigazione è a livello di consorzio, i dati vengono acquisiti direttamente da Apot. Quelli relativi a data e volume di irrigazione attraverso i consorzi irrigui e di miglioramento fondiario anche con collegamento con i software di gestione impianti irrigui. I dati relativi alla pioggia si possono avere attraverso la fondazione edmund mach che gestisce proprie stazioni meteo in tutta la provincia. “L’acqua – afferma ancora Dalpiaz - è una risorsa limitata ed è una delle priorità dell’azione comunitaria. una risorsa da usare con attenzione per i risvolti sulla qualità/conservabilità dei frutti. Dobbiamo conoscere meglio questa risorsa del sistema Trentino. possiamo lavorare meglio in rete. È una strada per la valorizzazione delle esperienze tecniche (fondazione mach) e gestionali (consorzi) già operativi e disponibili. È un modo per comunicare alla collettività anche su questo tema la sensibilità e maturità dei frutticoltori trentini”. (s.f.)

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Il compattamento del terreno rappre-senta da sempre una spina nel fianco per la produttività delle aziende agri-cole tanto che fino a non molti anni fa, veniva visto come un inevitabile prezzo

da pagare, per poter eseguire nell’arco della stagione colturale importanti interventi agro-nomici in modo tempestivo.se da un lato è comprensibile che non sem-pre sia agevole conciliare il tentativo di non entrare in campo quando il terreno non è transitabile, dall’altro è importante conside-rare anche i possibili effetti che si procurano quando si opera in condizioni al limite della praticabilità.Il compattamento può essere meglio definito come una riduzione permanente della poro-sità a seguito di una sollecitazione di com-pressione provocata dall’azione lavorante di una macchina operatrice o dall’organo di propulsione di una macchina motrice. La diretta conseguenza della riduzione del-la macroporosità si accompagna a cambia-menti significativi della fertilità del suolo, in particolare nelle proprietà strutturali, nonché del suo regime termico ed idrico, in quanto si assiste ad una riduzione della velocità di movimento dell’acqua lungo il profilo che si traduce in fenomeni di ristagno superficiale e di saturazione lungo tutto il suo profilo.

Dal punto di vista colturale, l’aumento della densità del terreno e la possibile creazione di masse compatte, porta ad un ambien-te inidoneo per la crescita radicale, dovuto ad una riduzione dello spazio per l’allunga-mento radicale e ad una forte contrazione del tasso di ossigeno disponibile. Questa condizione sfavorevole porta ad un minor assorbimento di elementi nutritivi da parte dell’apparato radicale con gravose ripercus-sioni sulle rese colturali.oltre all’aspetto fisico e agronomico, i danni si possono notare anche da un punto di vi-sta biologico, osservando una minore entità microbica e una minore entità dei processi di ossidoriduzione.In vigneto, data la presenza di corsie di traf-fico pressoché “obbligate”, in quanto stret-tamente delimitate dall’interfila dell’impianto, le ormaie provocate dalle macchine motrici e dalle macchine da raccolta occupano una posizione pressoché permanente all’interno dell’interfila e molto spesso, specialmente in impianti molto fitti, si trovano a stresso ridos-so dell’apparato radicale della pianta, alte-rando notevolmente le proprietà del terreno della zona radicale. Il continuo ripetersi negli anni di gravi feno-meni di compattamento può compromettere in modo irreversibile l’efficienza della coltu-

di Andrea Pezzuolo Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-forestaliUniversità degli Studi di Padova

TECNICA, RICERCA E SPERIMENTAZIONE

COMPATTAMENTO IN VIGNETOCOME EVITARLO E CURARLO

La compressione esercitata dalle macchine agricole riduce la fertilità del terreno e inibiscela crescita radicale, compromettendoa lungo andare in modo irreversibile l’efficienza della coltura.La prevenzione iniziadallo sgonfiaggio delle ruote…

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TECNICA, RICERCA E SPERIMENTAZIONE

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ra, in quanto gli effetti provocati sono molto spesso persistenti e le possibilità di un even-tuale recupero negli anni sono assai limitate.un terreno compattato, specialmente se ar-gilloso, da un punto di vista della lavorabilità, necessiterà di un maggior apporto energeti-co (e quindi economico) per lo svolgimento delle lavorazioni colturali.

PRIORITà ALLA PREVENZIONEper una ottimale gestione del compattamen-to, il viticoltore attento dovrà attuare azioni atte a ristabilire e a conservare la struttura del suolo, che è stata sottoposta a fattori perturbanti; e nello stesso tempo cercare di limitare il traffico delle macchine agricole sul terreno adottando opportune modalità ope-rative.

Azioni sulle macchine agricole riduzione della massa applicata sugli assali: azione non facilmente gestibile dall’agricol-tore, specialmente per le trattrici, in quanto vi è uno stretto vincolo tra massa e forza di trazione. Tuttavia, il mantenimento della fer-tilità del terreno e l’attento controllo del com-pattamento può non solo ridurre i consumi energetici per lo svolgimento delle lavora-zioni colturali ma anche ridurre la potenza unitaria necessaria e quindi anche la massa delle trattrici.più agevole è la possibilità di riduzione della massa gravante sugli assali in alcune mac-chine operatrici, in particolare per le irroratri-ci, dove adottando una distribuzione a basso volume, i serbatoi saranno caratterizzati da una inferiore capacità di carico. Aumento della superficie di contatto suolo/pneumatico: la distribuzione dei carichi su un pneumatico di maggiore sezione o l’utilizzo di pneumatici a bassa pressione permetto-no di attenuare la pressione esercitata sul terreno. Questa azione può risultare molto interessante soprattutto per macchine se-moventi, quali vendemmiatrici o scavallanti polivalenti.

Azioni sulla gestione colturalescelta del momento ottimale e tempestività di intervento: il transito delle macchine do-vrebbe essere evitato quando il suolo si tro-va allo stato semi-plastico. Il viticoltore deve considerare che lo stato idrico del terreno è il parametro che forse più di altri influisce sul compattamento e che la tessitura definisce l’arco temporale in cui il terreno è più o meno sensibile al compattamento.riduzione del numero di passaggi: agendo attraverso l’utilizzo di macchine scavallanti

Dall’alto verso il basso:

vista frontale di un decompattatore ad ancore a profilo dritto.

vista laterale di un decompattatore ad ancore curve lateralmente. (Foto Mainardi C. s.n.c)

vigneto con vistoso ristagno idrico superficiale.

Nella pagina accanto:vista posteriore di una trattrice dotata di un sistema di irrorazione a ultra basso volume. (foto AGRICENTER s.r.l)

in grado quindi di dominare un maggior nu-mero di filari o avvalendosi di attrezzature associate in modo tale da adempiere a più lavorazioni colturali con un unico passaggio.organizzazione dei cantieri di trasporto: aspetto che riguarda soprattutto le opera-

zioni connesse alla vendemmia. Qualora questa sia meccanizzata è bene che la fase di scarico del prodotto raccolto avvenga su capezzagne portanti e ben inerbite.

Azioni sul terrenoInerbimento delle capezzagne e delle inter-fila: oltre a preservare i terreni dall’azione erosiva dell’acqua e del vento, permette di innalzare il tenore di sostanza organica, ren-dendo il terreno meno vulnerabile al transito delle macchine agricole. La maggiore por-tanza è attribuibile alla minore umidità pre-sente nello strato superficiale, conseguente non solo alla maggiore utilizzazione dell’ac-qua da parte del cotico erboso, ma anche alla maggiore infiltrazione dell’acqua lungo tutto il profilo.una migliore transitabilità si abbina poi con la tempestività d’intervento, aspetto di rile-vante importanza specialmente per l’esecu-zione dei trattamenti fitosanitari.Aumento della sostanza organica: conferen-do una maggiore stabilità agli aggregati, la sostanza organica permette al suolo di ave-re una maggiore resistenza alla compatta-zione. necessaria sarà una idonea gestione dell’inerbimento (mulching) abbinata ad un importante presenza della fertilizzazione or-ganica (letame, compost) nei piani di conci-mazione aziendali.

L’USO DEI DECOMPATTATORIAzione curativa: la decompattazione del terreno compattatoI decompattatori o arieggiatori sono mac-chine che tagliano e sollevano in profondità il terreno, ripristinando la porosità ma allo stesso tempo evitando sfavorevoli rimesco-lamenti degli strati superficiali e la forma-zione di zollosità. Il graduale ripristino della porosità permette di aumentare la capacità di infiltrazione del terreno, favorendo lo svi-luppo e l’assorbimento radicale.Attualmente sul mercato, da un punto di vista costruttivo, vi sono decompattatori ad anco-ra diritta o ad ancora ricurva lateralmente. I modelli ad ancora diritta, garantiscono un omogeneo innalzamento della porzione di suolo interessata alla lavorazione ma richie-dono una maggiore potenza unitaria rispetto al modello ad ancora ricurva.operativamente parlando, è preferibile ope-rare alla profondità di 30-35 cm con un ter-reno in stato di tempera o in stato friabile e ad una velocità compresa tra i 4 e i 7 km/h in modo tale da non favorire azioni di liscia-mento profondo.

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TECNICA, RICERCA E SPERIMENTAZIONE

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tt 02 anno LvI

Il monitoraggio nazionale di Diabrotica del mais (Diabrotica virgifera virgifera Leconte) sviluppato nel corso del 2010 è stato effettuato sulla base di nuovi criteri di monitoraggio e di gestione del-

le infestazioni dell’insetto nocivo Diabrotica virgifera virgifera Leconte nel territorio italia-no, in applicazione del D.m. 8 aprile 2009”. I nuovi criteri, sono stati predisposti allo scopo di fornire standard tecnici per l’effettuazione dei monitoraggi nelle varie regioni italiane, che hanno lo scopo di accertare i livelli di in-festazione. Le tipologie di monitoraggio e le misure fitosanitarie connesse ai risultati del-le indagini sono individuate tenendo conto di cinque diverse “zone”:a. zona indenne;b. focolaio;c. zona infestata;d. zona di contenimento;e. zona tampone.

CRITERI DI MONITORAGGIOper l’effettuazione del monitoraggio le linee guida prevedono l’impiego di trappole di di-verso tipo:1. trappole a feromone sessuale (le

cosiddette “pAL”, prodotte in ungheria,

e le trappole tipo “Diabrotica Track”, italiane, che hanno dimostrato a livello sperimentale pari efficacia purchè la loro base invischiata venga sostituita con frequenza); la loro capacità attrattiva si prolunga per 30-40 gg.. In caso di prolungato stoccaggio queste trappole devono essere conservate con gli involucri integri a temperature inferiori a -10°

2. trappole cromotropiche (il tipo europeo di riferimento è la trappola “pherocon Am-pAm), costituite da una base invischiata di colore giallo, con effetto attrattivo sugli adulti di Diabrotica;

3. trappole non saturabili, attivate o meno da feromoni (es. KLp, crW, YATLorf), che sono preferibili talvolta alle trappole cromotropiche per aspetti gestionali e di costo

per le zone infestate il monitoraggio ha lo scopo di valutare i livelli di popolazione per modulare eventuali interventi finalizzati alla gestione delle popolazioni, alla sostenibilità delle produzioni di mais e al controllo delle potenzialità di espansione dell’insetto verso zone indenni.per queste aree sono preferibili trappole

cromotropiche, integrabili, nelle zone dove le popolazioni sono basse e le trappole cro-motropiche non sono adeguate per seguire la dinamica delle infestazioni, con trappole a feromone sessuale.

MONITORAGGIONAZIONALEnel 2010 la superficie maidicola italiana era pari a circa 1.211.000 ha, di cui 925.000 ha di mais da granella e 286.000 ha di mais ce-roso (fonte dati IsTAT).L’areale di presenza di D. v. virgifera com-prende l’Italia settentrionale ed un’area circoscritta del Lazio (ad ovest di roma) e della Toscana. (comune di vicchio vicino a firenze).A livello nazionale sono state monitorate 1.711 stazioni, di cui 358 con trappole a fe-romone (ca 740 trappole) e 1.353 con trap-pole cromotropiche tipo phAm (oltre 4.000 trappole).Le trappole sono state posizionate in cam-po tra la fine di giugno e l’inizio di luglio e i monitoraggi si sono conclusi tra agosto e settembre-ottobre.secondo quanto definito nella specifica nota tecnica, nelle zone infestate si ritiene ade-

a cura dell’Ufficio Fitosanitario PAT

DIABROTICA AN CHESUL NOSTRANO DI ST ORO

I trattamenti fitosanitari

possono “tamponare” la diffusione

dell’infestazione ma non possono

competere con la rotazione

in un bilancio complessivo

costi/benefici che tenga conto,

oltre che della produzione,

anche delle ricadute ambientali

I rISuLTaTI deL MONITOraggIO 2010

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guata una soglia di intervento pari a 6 indi-vidui per trappola cromotropica per giorno, considerando un periodo di monitoraggio di 6 settimane consecutive a partire dall’inizio dei voli di sfarfallamento. La superficie interessata dalla presenza del coleottero ha segnato un modesto incre-mento, con espansione in aree coltivate a mais della valle d’Aosta, della provincia Au-tonoma di Bolzano e della Toscana.nonostante D. v. virgifera sia ormai presente in tutti i principali comprensori maidicoli del-la pianura padana, con differenziati livelli di infestazione, nel 2010 la specie non ha ar-recato gravi danni alle coltivazioni. I livelli di popolazione dell’insetto sono risultati ovun-que in evidente calo rispetto al 2009.sui 1.353 appezzamenti di mais monitorati nelle zone infestate il valore di soglia caute-lativo pari a 6 adulti/trappola/giorno è stato superato su complessive 162 stazioni, con una maggiore frequenza nelle regioni pie-monte e Lombardia.In piemonte i danni economici sono stati stimati nella misura di circa 1.400 ha, pari allo 0,7% della superficie totale regionale coltivata a mais. sono stati inoltre osservati allettamenti circoscritti in qualche appezza-

mento della Lombardia e delle province di Trento, piacenza e vicenza.

MONITORAGGIO IN TRENTINODiabrotica virgifera virgifera è presente in tutte le aree provinciali coltivate a mais. In tali aree nel corso del 2010 sono state instal-late complessivamente 48 trappole a fero-mone così distribuite: 18 nella zona di storo, 15 nell’area giudicarie e 15 nella valsugana. sono state installate anche 48 trappole cro-motropiche: 18 nella zona di storo, 15 nelle giudicarie esteriori e 15 in valsugana.Le catture complessive con trappole a fero-mone sono state 2657. su 18 stazioni con trappole cromotropiche, 17 hanno avuto cat-ture uguali a zero e 1 stazione ha registrato catture medie comprese fra 0 e 3. I valori medi giornalieri di catture su trappole cromo-tropiche sono compresi tra 0,024 e 2,048 per la zona di storo, tra 0 e 0,31 nelle giudicarie esteriori e 0 in valsugana.si sono comunque notati sintomi su circa 15 ettari e danni economici da allettamento per la prima volta su 3 ettari localizzati nella piana di storo coltivati a “nostrano di storo” (vecchia varietà locale).Il manifestarsi dei danni economici da al-lettamento nella piana di storo conferma quanto al livello teorico era già stato ipotiz-zato, considerata l’ormai nota modalità con la quale Diabrotica v.v provoca il danno su mais. Il danno maggiore è infatti determinato dalla rosura delle radici ad opera delle lar-ve che, a seconda dell’intensità, causano lo stroncamento o l’allettamento delle piante di mais. Le piante colpite tendono a risollevar-

si assumendo un tipico portamento “a collo d’oca”. La pianta continua a crescere, ma ha uno sviluppo stentato e produce spighe di ridotte dimensioni non potendo contare su un apparato radicale pienamente efficiente. nel caso del mais di storo il problema è ag-gravato dal fatto che l’apparato radicale del-la varietà locale non è sviluppato come nei mais ibridi e pertanto il rischio di allettamen-to e di deperimento della pianta è maggiore.gli adulti possono inoltre causare danni ali-mentandosi sulle spighe e determinando la mancata allegagione di ampie porzioni di spiga. Il danno complessivo è quindi rappre-sentato dalla diminuzione della produzione e dalle perdite alla raccolta dovute all’alletta-mento delle piante. Tenuto conto che la normativa specifica considera adeguata una soglia di interven-to pari a 6 individui/trappola cromotropica al giorno alla fine del periodo di monitoraggio, sarà comunque necessario adottare quanto prima un’avvicendamento del mais su vasta scala, la misura di maggiore efficacia e pri-va di effetti collaterali sull’ambiente. L’avvi-cendamento delle colture è peraltro previsto anche dal decreto ministeriale n. 30125 del 22/12/2009, che disciplina il regime di con-dizionalità ai sensi del regolamento (ce) n. 73/2009.si ribadisce pertanto che i trattamenti fitosa-nitari, se da un lato hanno il pregio di “tam-ponare” la diffusione dell’infestazione nella zona trattata e in quelle limitrofe, dall’altro non possono competere con la rotazione in un bilancio complessivo costi/benefici, che tenga conto oltre che della produzione an-che delle ricadute ambientali.

DIABROTICA AN CHESUL NOSTRANO DI ST ORO

A sinistra: adulto di Diabrotica

A destra: le uova svernanti schiudono dal momento del germogliamento

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Il mal dell’esca della vite è una malattia fungina che sta destando non poche preoccupazioni nelle più importanti aree viticole mondiali.Le specie fungine corresponsabili

dell’insorgenza della malattia sono gli asco-miceti phaeomoniella chlamydospora (pch), phaeoacremonium aleophilum (pal) e il ba-sidiomicete fomitoporia mediterranea. oltre alle specie sopra elencate, anche l’eutypa lata e la neonectria possono avere, secon-do alcuni ricercatori, possibili associazio-ni sinergiche con i funghi tracheomicotici dell’esca. vengono definiti tracheomicotici pch e pal in quanto colonizzano i vasi xilematici del fusto (foto) e, ostruendo meccanicamente questi vasi, limitano il trasporto linfatico. Inoltre questi agenti patogeni producono enzimi pectinolitici, responsabili dell’imbrunimento del legno, e fitotossine che trasportate a li-vello fogliare causano le tipiche tigrature. La fomitoporia mediterranea, comunemente chiamata carie del legno, è in grado di de-gradare il legno dell’ospite rendendolo una massa spugnosa friabile. L’interazione non sempre simultanea di questi funghi fin qui citati è la causa principale del formarsi della malattia.

SINTOMATOLOGIALa patologia si può presentare in forma cro-nica o in forma acuta. I sintomi manifesta-ti da una vite colpita da una forma cronica sono le tipiche tigrature fogliari, la compar-sa di macchie puntiformi bruno-violacee sull’acino, l’insufficiente maturazione dei grappoli ed infine un mancata lignificazione (agostamento) dei tralci. Il disseccamento parziale o totale della pianta è la conseguen-za di un decorso acuto dell’infezione (colpo apoplettico).Il mal dell’esca assume un comportamento simile al legno nero in quanto la pianta in-fetta può evidenziare i sintomi in modo irre-golare nel corso della sua vita, non manife-standoli anche per lunghi periodi. per questo motivo è molto difficile stimare l’incidenza reale della malattia all’interno di un vigneto, mentre è più immediato dare una stima an-nuale conteggiando le piante sintomatiche (esca manifesta)

INOCULO E DIFFUSIONE DELLA MALATTIALa diffusione dell’esca, essendo un com-plesso di funghi, avviene mediante spore che si diffondono tramite il vento e gli schizzi d’acqua con temperature medie superiori ai

di Bruno Mattè

Fondazione E. Mach – IASMACentro Trasferimento Tecnologico Unità Viticoltura

Nosiola,Sauvignon blanc, Cabernete Muller Thurgau le varietà maggiormente sensibili.Più espostialla malattia i vigneticon oltre 25 anni

La malattia è stabile, e non incide per più dell’1 per cento

MAL DELL’ESCA

Il disseccamento improvviso delle foglie rappresenta la forma acuta della malattia

Il fungo occlude i vasi xilematici (linfa grezza o ascendente)

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tt 02 anno LvI

10°c, raggiungendo il picco in tarda prima-vera (maggio-giugno). nei mesi di luglio ed agosto e nei mesi invernali il volo delle spo-re è nullo. I funghi patogeni penetrano nella pianta attraverso i tagli di potatura o le ferite dovute a spollonature tardive, a massicce lavorazioni del terreno e a danni meccanici provocati da avversità atmosferiche come la grandine o spaccature da freddo.Le fonti di inoculo sono costituite dalle viti ammalate che si trovano in campo o nell’area viticola limitrofa.

DIFESAAd oggi non disponiamo di alcun anticritto-gamico efficace e quindi non si può effettua-re una difesa diretta contro il patogeno. si cerca quindi di improntare una difesa per lo più indiretta della pianta.La prima cosa da fare in un vigneto è limitare le fonti di inoculo eliminando e asportando le viti fortemente compromesse dalla malat-tia in modo da non lasciare residui di legno infetto in pieno campo. nelle operazioni di potatura, fin dalla fase di allevamento, si devono limitare i tagli di ritorno troppo inva-sivi che consentono la facile penetrazione dei patogeni nella pianta. nel caso si deb-ba intervenire con tagli su legno di grosse dimensioni si consiglia di ricoprire la ferita con una miscela cicatrizzante composta da colla vinilica, acqua e da un prodotto a base di rame ad alta concentrazione (ossicloruri, poltiglie, ecc…).su sistemi a spalliera, in fase di potatura invernale, è consigliabile eseguire sempre tagli su legno di due o tre anni.È preferibile effettuare potature in pieno inver-no ed evitare di potare dopo eventi piovosi con temperature medie superiori agli 8 - 10 °c.La spollonatura va eseguita prima che i suc-chioni lignifichino. se si usano macchine spollonatrici è importante dosare l’attività dei flagelli agendo sulla velocità di avanzamen-to della trattrice per non causare pericolose ferite sui ceppi.secondo michael fischer, dell’Istituto fede-rale di friburgo, alcune operazioni colturali

come le potature lunghe con conseguen-ti eccessi di produzione, possono essere un’ulteriore causa del manifestarsi della ma-lattia, essendo essa soggetta a stress.

MONITORAGGIO IN TRENTINOIl monitoraggio è iniziato nel 2005 con la nascita del progetto interregionale mesvIT finanziato dal ministero per le politiche agri-cole e forestali. Tale progetto è nato con lo scopo di chiarire le modalità di comparsa e diffusione del mal dell’esca. In trentino l’Istituto Agrario di san michele all’Adige partecipò a tale progetto affidando al centro safecrop, in collaborazione con il centro di Assistenza Tecnica (cAT), i compi-ti di valutazione dell’incidenza ed evoluzione della malattia in Trentino.

per il monitoraggio si scelsero 100 vigneti rappresentativi della viticoltura trentina per varietà ed età dei vigneti (nel 2010 rimasti 80 causa estirpi). All’interno di questi vigneti sono state mappate circa 200 piante.Dal 2005 al 2007 i controlli sono stati fatti dal centro safecrop in collaborazione col centro per l’assistenza tecnica. Dal 2008 in poi, causa la fine del progetto mesvIT e la trasformazione di safecrop, il lavoro è sta-to interamente preso in mano dall’ormai ex cAT ora centro Trasferimento Tecnologico, unità viticoltura e portato avanti fino ad oggi.nel grafico possiamo notare l’incidenza media della malattia negli impianti mappati dislocati nelle aree viticole provinciali; sono state monitorate circa 21.000 piante. possiamo notare come la malattia, nono-stante l’aumento del 2008 dovuto al clima piovoso e quindi favorevole allo sviluppo fungino, sia stabile, con valori poco superio-re al 1% di incidenza. Il Trentino è una delle zone viticole italiane dove la malattia è meno diffusa; le cause possono essere molteplici. Il clima invernale più rigido consente di eseguire la potatura in un periodo dove non vi sono spore di pa-togeni presenti nell’atmosfera; la ridotta di-mensione aziendale, con conduzioni poco meccanizzate, permette una maggiore e migliore tempestività di intervento in caso di piante malate e inoltre una gestione più ac-corta in potatura, non ultimo la relativa gio-vane età media dei vigneti rispetto ad altre zone d’Italia.Dal monitoraggio possiamo ricavare la sen-sibilità alla malattia delle principali varietà coltivate in Trentino. Le varietà maggiormen-te sensibili alla malattia sono: nosiola, sau-vignon blanc, cabernet e muller Thurgau; quelle mediamente sensibili sono: Traminer, marzemino, chardonnay, pinot nero, schia-va. Infine le meno sensibili all’esca: merlot, Lagrein, Teroldego e il pinot grigio. elaborando i dati si vede nettamente come l’incidenza della malattia sia correlata all’età dei vigneti e l’incidenza maggiore la si rag-giunge in vigneti con età superiore ai 25 anni.

% ESCA

1,291,48

1,892,12

1,26

1,78

0

0,5

1,0

1,5

2,0

2,5

3,0

2005 2006 2007 2008 2009 2010Anno

Ringraziamenti: si ringraziano per la collaborazione tutti i colleghi dell’Unità Viticoltura del Centro Trasferimento Tecnologico

Tigrature su foglia

macchie puntiformi sull’acino

Mappate 200 piante in 100 vigneti rappresentativi per varietà ed età della viticoltura trentina

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IL CONTROLLO DELLE PRIME INFEZIONIARMA CONTRO LA TICCHIOLATURA

La ticchiolatura è riconosciuta come il principale patogeno del melo e negli ultimi 2 anni ha ma-nifestato tutta la sua potenzialità e aggressività. già nell’annata

2009 è stata particolarmente aggressiva, determinando un forte inoculo per la prima-vera 2010, in cui si sono presentate condi-zioni molto favorevoli per lo sviluppo di infe-zioni primarie e secondarie del fungo. Il periodo più importante al fine del conteni-mento delle infezioni primarie risulta esse-re quello primaverile, compreso tra l’inizio germogliamento della coltura e la metà di giugno.nel fondovalle già le piogge di fine marzo – inizio aprile, alla fase fenologica di orec-chiette di topo – mazzetti affioranti, hanno determinato la prima infezione. I sintomi sono comparsi sui testimoni non trattati ver-so il 20 aprile, con percentuali di attacco va-riabili tra il 5 e il 15%.Il periodo più grave per le infezioni primarie, sia in fondovalle che in collina, è risultato es-sere, quello dei primi 15 giorni di maggio. si sono registrati più di 100 mm di pioggia con bagnatura prolungata della vegetazione per oltre 10 giorni. nei casi peggiori queste con-dizioni hanno comportato lo sviluppo di infe-zioni gravi con comparsa di sintomi sia sui germogli che sui frutti (nei testimoni non trat-tati le percentuali di germogli colpiti raggiun-gevano già il 100% e sui frutti fino al 43%). In

questo periodo hanno iniziato a sovrapporsi infezioni primarie e secondarie. Queste condizioni fortemente favorevoli allo sviluppo della ticchiolatura sono state ampli-ficate inoltre dalla non corretta e tempestiva esecuzione dei trattamenti fitosanitari specifici.nel 2010 anche il periodo estivo – autunna-le, caratterizzato da consistenti eventi pio-vosi, è stato favorevole ad ulteriori infezioni secondarie di ticchiolatura.verso la metà di giugno si sono avuti altri 6 giorni di pioggia consecutivi, con apporti consistenti di acqua (per un totale di c.a. 110 mm), che hanno dilavato gli interventi pre-ventivi precedenti. I frutteti più a rischio sono risultati chiara-mente quelli con presenza di macchie in pianta, in cui la situazione è evoluta con una moltiplicazione esponenziale dell’attacco su foglie e frutti.A metà agosto c’è stato un ulteriore periodo favorevole allo sviluppo della ticchiolatura in cui le abbondanti piogge e la prolungata bagnatura della vegetazione, hanno com-pletamente dilavato i fungicidi e determinato le condizioni ideali per lo sviluppo di ulteriori infezioni secondarie principalmente a carico dei frutti. Questa situazione ha interessato principalmente le varietà più sensibili alla ticchiolatura secondaria quali golden Deli-cious che stava arrivando alla maturazione sia in fondovalle che in montagna.I frutteti che in questo periodo risultavano privi di attacco del fungo, anche in presenza di questo evento particolarmente piovoso, non hanno manifestato comparsa di ticchio-latura a carico dei frutti.Il periodo autunnale è stato contrassegna-to da diverse precipitazioni tutte importanti sia dal punto di vista della durata (almeno 2-3 giorni consecutivi) che della quantità di pioggia caduta (sempre > di 50 mm). Queste condizioni climatiche hanno reso difficoltosa la gestione della difesa di pre-raccolta.La raccolta si è svolta con ulteriori condizioni

critiche che potenzialmente hanno aggra-vato la situazione fitosanitaria. Le aziende sono state impegnate in una cernita accura-ta delle mele onde evitare di portare in con-servazione frutti con ticchiolatura evidente. si intendeva quindi prevedere l’evoluzione della malattia in conservazione, anche se le partite lavorate fino ad ora non hanno mani-festato aumento significativo dei danni.

CONCLUSIONILa difesa dalla ticchiolatura nell’annata 2010 è stata contraddistinta dalle condizioni climatiche favorevoli alla malattia e dal for-te inoculo di partenza derivato dall’annata precedente. In molte situazioni si sono evi-denziate delle carenze nel corretto utilizzo delle macchine nell’esecuzione dei tratta-menti che hanno determinato un successo parziale della difesa. Tutto questo, associato all’andamento climatico particolarmente pio-voso di fine anno, potrà determinare un ino-culo elevato anche per la stagione entrante.con queste condizioni le azioni da attuare da parte dell’agricoltore per migliorare la difesa dovevano essere indirizzate su più fronti:► riduzione dell’inoculo attraverso

l’aumento della decomposizione delle foglie con azioni dirette quali pacciamatura o asportazione delle stesse dall’appezzamento

► migliorare l’efficacia del trattamento attraverso una regolazione ottimale delle macchine (manutenzione ordinaria e taratura periodica), il giusto momento d’intervento, il corretto volume d’aria originato dalla ventola e il volume di miscela impiegato, l’ottimale velocità d’avanzamento.

ricordiamo che la migliore difesa dalla tic-chiolatura si ottiene attraverso il massimo controllo delle infezioni primarie; se non sono presenti macchie di ticchiolatura in pianta nel mese di giugno non potranno na-scere in quel frutteto infezioni secondarie.

a cura di Paolo Tait, Claudio PanizzaFEM-IASMA, Unità [email protected]

pre raccolta, forte infezione sui frutti

maggio 2010, infezione primaria su foglia

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OLIVI PIANTATIFUORI ZONA LIMITE

nella zona classica dell’olivo che si identi-fica con la valle del sarca e l’entroterra del Lago di garda la messa a dimora di piante di olivo è stata anche quest’anno limitata e cir-coscritta. fuori dall’area considerata ottimale cresce invece la propensione a piantare olivi sfidando a proprio rischio i limiti di altitudine e di esposizione. Il tecnico franco michelotti consiglia di non allontanarsi troppo dall’area tradizionale, di piantare solo varietà consoli-date quali casaliva e frantoio e di scegliere zone dove si trovano naturalmente piante di leccio e/o di pungitopo.

ACARI SULLEPARETI DI CASAIl proprietario di una casa di abitazione di Andalo si è rivolto agli entomologi dell’unità di fitoiatria dell’Istituto agrario di s. michele all’Adige perché le pareti esterne confinan-ti con un prato-giardino erano coperte da chiazze brunastre di piccolissimi animaletti mobili che sembravano insetti. Dall’esame di laboratorio è risultato che si trattava di un acaro della famiglia Tetranichidi denominato Bryobia praetiosa che dall’erba secca del prato si è spostato sulle pareti della casa. È bastato un getto d’acqua aggiunto di un pic-colo quantitativo di detersivo per staccare le chiazze dalle pareti. I tecnici hanno suggerito al proprietario di coprire una fascia dell’erba con sabbia sottile per formare una barriera ed impedire che gli acari si spostino nuova-mente sulle pareti della casa.

LA PRIMAVERAENTRA IN CANTINA In coincidenza con le prime belle giornate di primavera che fanno rialzare la temperatura anche all’interno della cantina familiare il pro-prietario deve effettuare un controllo del vino ancora presente nelle botti o nelle vasche usando possibilmente tutti i sensi. All’occhio possono apparire sulla superficie del bicchie-re frammenti bianchi di fioretta. All’assaggio si possono cogliere i primi sintomi di ace-scenza che i tecnici chiamano “spunto”. Al naso non può sfuggire l’odore di uova marce dovuto alla lunga permanenza del vino sulla feccia. Il microbiologo di s. michele Agostino

cavazza consiglia un travaso e l’aggiunta di 40 milligrammi di bisolfito per litro. se invece all’orlo del bicchiere del vino rosso si notano piccolissime bollicine effervescenti significa che non si è ancora completata la fermen-tazione malolattica. In questo caso il travaso deve essere ritardato di qualche giorno.

VOLO ESTEMPORANEODI MAGGIOLINI L’ufficio tecnico delle cantine mezzacorona ha segnalato ai primi di aprile un volo secondario di maggiolini che dalla piana rotaliana si sono spostati sulle latifoglie delle colline di cadino e di faedo, per poi tornare a deporre le uova nei terreni di provenienza. si tratta di un volo di entità piuttosto ridotta che non desta preoc-cupazione, ma rappresenta uno sfasamento rispetto all’infestazione principale che si avvia a completare il ciclo quadriennale. Il volo di massa si avrà infatti nella primavera del 2012.

APICOLTURA: NO ALLAASSISTENZA DOMICILIARE

Il centro per il trasferimento tecnologico dell’Istituto agrario di san michele si avvale di un gruppo di tecnici che si occupano di apicoltura, coordinato dall’entomologo pao-lo fontana, che sarà potenziato già a partire dalla corrente stagione con l’arrivo di nuovi tecnici. La finalità operativa del gruppo non è l’assistenza tecnica porta a porta, come vor-rebbero gli apicoltori, ma l’assunzione e la risoluzione di problemi di carattere generale segnalati dagli stessi apicoltori. paolo fonta-na è reperibile presso il centro operativo di vigalzano, tel. 0461 519105.

RETI PER FERMARELA CARPOCAPSA In occasione del convegno sul controllo del-la carpocapsa del melo che si è svolto il 1° marzo scorso all’Istituto agrario di s. miche-le, l’esperto guilhelm severac della camera di agricoltura di Avignone ha dimostrato che è possibile impedire l’entrata nel frutteto del-le farfalline generatrici del verme delle mele seguendo due modalità di protezione alter-native denominate rispettivamente “mono-filare” e “monoparcella”. La prima consiste nel coprire singoli filari con reti di plastica a maglia stretta. La seconda prevede il com-

pletamento della protezione dei fianchi aperti del frutteto già coperto da rete antigrandine. Il costo va da 7.000 a 12.000 euro a ettaro.

LOTTA ALLA PERONOSPORAAFFIDATA A COMPUTER si chiama vITI-meTeo un programma in-formatizzato di previsione delle infezioni di peronospora validato nei vigneti della piana rotaliana dal tecnico mauro varner, respon-sabile dell’ufficio consulenza del gruppo mezzacorona. Il programma è stato messo a punto dall’Istituto per la viticoltura di fribur-go su indicazioni teoriche fornite dagli Istituti di ricerca frutti viticola di Waedensville e di changins. Le prove di convalida in Trentino sono iniziate nel 2005. Il programma è risul-tato valido e potrebbe essere introdotto an-che in Trentino.

ARBUSTI COLPITIDA COLPO DI FUOCO sono molte le specie di piante arbustive ornamentali appartenenti alla famiglia del-le rosacee utilizzate per formare siepi che si possono ammalare di colpo di fuoco. si tratta di una malattia causata da un batterio denominato erwinia amylovora che provoca gravi danni sui meli. Le piante ornamentali rappresentano solo una fonte di diffusione del batterio che viene trasportato da uccelli o trasmesso tramite attrezzi di potatura. Il sin-tomo principale è rappresentato da dissecca-mento degli apici. La presenza della malattia va segnalata all’ufficio fitosanitario della pro-vincia di Trento, tel. 0461-495783.

OLIVI POTATIA “VASO POLICONICO”La potatura degli olivi nel Basso sarca e in vallagarina è stata preceduta da una se-rie di lezioni dimostrative tenute da tecnici del centro per il trasferimento tecnologico dell’Istituto agrario di san michele, finalizza-te a diffondere il modello di potatura deno-minato “vaso polifonico”. La pianta deve as-sumere la forma di un vaso aperto alla luce del sole, dal cui tronco le branche fruttifere devono dipartire a forma di cono.

RAME CONTROL’OCCHIO DI PAVONE nell’ultima settimana di aprile nel Basso sar-ca si è proceduto al primo trattamento fitosa-nitario della stagione 2011 sugli olivi. Il tecni-co franco michelotti ha consigliato l’impiego di una miscela acquosa di prodotto rameico e olio bianco, entrambi a dose bassa. Il trat-tamento è servito per controllare l’occhio di pavone che attacca le foglie e la cocciniglia cotonosa che è presente sui rami e sulle cime ma senza arrecare danni rilevanti.

tecnica flash a cura di Sergio Ferrari

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ATTUALITà tt 02 anno LvI

frutticolturareportage

Una piccola delegazione di tec-nici del centro di trasferimento tecnologico dell’Istituto agrario di san michele all’Adige (maria Beniamina venturelli, gastone

Dallago, Andrea Branz, Lodovico Delaiti) ed il responsabile qualità dell’op melinda mas-similiano gremes ha partecipato lo scorso anno ad un breve viaggio nel cuore della Turchia ortofrutticola, concentrando la pro-pria attenzione nella parte situata a nord-est del paese. Tra l’altro la Turchia è un enorme paese, lar-go più di 2000 km e lungo circa 1000, grande come germania, francia, olanda, Austria e rep. ceca messi assieme, con una diversi-tà di situazioni climatiche e di paesaggi che offrono produzioni di tutti i tipi, com’è facile osservare in qualsiasi mercato di Istanbul. non mancano le montagne (monte Ararat, con un’altezza di poco superiore ai 5000 m slm) e le zone desertiche verso l’Iran e l’Iraq.La carta d’identità dell’attività frutticola di questo paese, sempre più orientata alla pro-duzione di elevata qualità destinata all’espor-tazione nei paesi dell’unione europea e del-la russia, è rappresentata da 130.000 ettari di melo, 130.000 ha di drupacee, 480.000 ha di uva, 800.000 ha di verdura.

FITOSANITARI, VALGONOLE REGOLE EUROPEEÈ interessante notare come l’organizzazione governativa stia predisponendo un veloce adeguamento ed allineamento rispetto alla normativa produttiva e fitosanitaria vigenti nell’unione europea, tant’è che le registra-zioni di nuove sostanze attive avviene solo se già state autorizzate nell’ue. Ben tre le nuove regole entrate in vigore nel 2009, tutte orientate alla restrizione, rispetto alla libera vendita, dei prodotti fitosanitari e completa-te dall’obbligo della registrazione dei tratta-menti su un documento ufficiale, secondo un meccanismo che nella pratica corrisponde al nostro sistema autorizzativo, che parte dalla formazione di tecnici e agricoltori per arri-vare al quaderno di campagna approvato e vidimato dagli uffici ministeriali competenti.Questo percorso, particolarmente impe-gnativo, è stato illustrato da Ihsan Duman, responsabile del servizio fitosanitario del ministero dell’Agricoltura di Bursa, che co-ordina tutte le attività di monitoraggio delle patologie vegetali, compresa evidentemente quella da quarantena, e dirama bollettini fi-tosanitari di orientamento operativo per tutti gli agricoltori della zona, avvalendosi di una rete di tecnici, anche privati, che provvedono alla prescrizione dei trattamenti necessari.

LA TURCHIA FRUTTICOLAè GIÁ IN EUROPA

di Gastone Dallago, Andrea Branz, Lodovico Delaiti, Maria B. Venturelli

FEM-IASMA, Unità Frutticoltura

I partecipanti in visita alla sede staccata del ministero dell’Agricoltura turco di Bursa

In alto: mercato Istanbul, variabilità di colori

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tt 02 anno LvI FRUTTICOLTURA

ogni anno il ministero pubblica il prontuario completo dei prodotti fitosanitari ammessi per coltura ed avversità, sul quale vengono riportati anche gli avvertimenti relativi ai li-velli di residuo ammesso nei principali paesi di destinazione nel caso di prodotti destinati all’esportazione.nei numerosi corsi di formazione organizza-ti, vengono già stabiliti piccoli compendi tec-nici sui quali sono riportati i principali paras-siti e le patologie caratteristiche di ciascuna specie vegetale, con l’indicazione delle stra-tegie di contenimento.Anche sul fronte della produzione vivaisti-ca sono attivi progetti di collaborazione, in particolare con Italia, germania e Lituania, per avvicinare i due sistemi di certificazione delle piante, secondo il modello europeo del passaporto fitosanitario.Durante la visita all’Istituto sperimentale di Yalova si sono potuti riscontrare i risultati di un intenso programma di miglioramento ge-netico, in particolare su fragola, dove l’immi-nente registrazione di alcune nuove varietà (indicate con la sigla 77, identificativa della regione) dovrebbe soddisfare le attese di chi punta ad una fragola molto saporita e molto conservabile. un altro settore immediatamente messo in evidenza dalle interessanti prove su varietà e portainnesti è la cerasicoltura, la cui pecu-liarità è emersa nella sua completezza dalla visita all’azienda ALArA.

L’EXPLOIT DELL’AZIENDACERASICOLA ALARAnel giro di una sola decina d’anni questa azienda ha portato la cerasicoltura turca

all’attenzione di tutti i più interessanti mer-cati europei, sviluppando anche forme di partenariato con l’emisfero sud per garan-tire un’ulteriore presenza in termini di mesi di mercato. L’azienda ALArA si è anche fatta artefice della promozione di iniziative di investi-mento in agricoltura, offrendo un “pacchet-to completo” che va dalla fornitura delle piante alla formazione del personale tec-nico e delle maestranze, all’attivazione di consulenze super-specialistiche dall’olan-da o dall’Italia, fino al confezionamento e alla commercializzazione del prodotto. Il tutto principalmente per le ciliegie, dove il basso costo della manodopera rende la Turchia particolarmente concorrenziale, ma anche per mele, pere, pesche e net-tarine.L’azienda ha sviluppato programmi di forte espansione per l’esportazione delle cilie-gie, prodotte ormai su un arco di tempo di tre mesi continuativi, puntando sulle forti differenze climatiche dei luoghi di colti-vazione (dal livello del mare fino a 1400 metri) e sull’impiego di varietà A diversa precocità. Il tutto accompagnato dallo svi-luppo delle strumentazioni mobili di pre-refigerazione, utilizzate per garantire la tenuta del prodotto nelle lunghe distanze da percorrere per raggiungere gli esigenti mercati inglesi. La conoscenza dell’azienda Alara si è completata con la visita dei vivai, da cui escono più di un milione e mezzo di piante ogni anno, derivate da piante madri impor-tate dall’europa e strettamente controllate per gli aspetti sanitari e varietali.

L’”IMPRONTA ITALIANA”DI ALTIBACHE SUSURLUCnell’azienda Altibache susurluc, con 40 et-tari di melo, si è potuto toccare con mano “l’impronta italiana”, poiché nostri sono i consulenti che hanno impostato gli impianti e che continuamente intervengono nella loro gestione. granny-smith sembra oggi essere la varietà di maggior successo, essendosi accreditata come “frutto dietetico”, ma gala, fuji e red sono comunque varietà molto apprezzate dai mercati turchi.Le considerevoli quantità prodotte a livello nazionale non possono ora competere per qualità con le nostre, ma di fatto i mercati di rifornimento per l’esportazione sono i mer-cati arabi limitrofi.Impianti razionali, giovani, ben gestiti, equi-librati: nulla è lasciato al caso e tutto viene svolto con professionalità. Anche le visite agli impianti di melo hanno quindi dato conferma che questa fertilissima terra ha tutte le carte in regola in termini di modernità, determinazione, razionalità, pro-grammazione, il tutto inserito in un contesto amministrativo e sociale ugualmente pronto e determinato a svolgere un ruolo di primo piano nel prossimo futuro.

Azienda Alara, vivaio, produzione piante in serra

In basso a sinistra: Azienda Alara, campo sperimentale di ciliegio.

In basso a destra: Azienda Altibache susurluc, 40 ettari di mele

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tt 02 anno LvI

Il profilo della cooperativa sant’orsola di pergine valsugana (leader per frago-le, piccoli frutti e ciliegie tardive) merita maggiore attenzione delle cifre del bilan-cio 2010. che si riassume in questi dati:

5.530 tonnellate di prodotto fresco conferito dagli associati, cui si aggiungono partite di lamponi e mirtilli acquistate, nei mesi di assen-za di prodotto proprio, da aziende controllate del sud America. un fatturato di 53,4 milioni di euro, comprensivo di altri proventi diversi dal-la vendita della frutta fresca. prezzo di vendita medio 6,53 euro a kg. Liquidati ai soci 20,8 mi-lioni di euro. Le aziende associate sono 1145 così suddivise: 700 di piccola o piccolissima dimensione, condotte da coltivatori a tem-po parziale; 400 specializzate a conduzione famigliare; circa 50 altamente specializzate condotte da agricoltori professionali. I 440 et-tari coltivati sono situati tra 200 e 1400 metri di altitudine ed allocati nei seguenti distretti: Bassa valsugana, Alta valsugana, valle dei mocheni, Altopiano della vigolana, Altopiano di pinè e, solo per le ciliegie, nelle valli giudi-carie e in Alta val di non. La diversità di altitu-dine e di microclima, se da un lato consente di puntare su una maturazione scalare, dall’altro può creare difficoltà di natura climatica, come è accaduto nel 2010. Le alte temperature di giugno hanno fatto maturare le fragole con-temporaneamente e troppo velocemente, creando disomogeneità di maturazione ed un’offerta eccedente da smaltire. A questo

inconveniente si può fare fronte adottando adeguati mezzi e metodi di refrigerazione e di ombreggiamento all’interno dei tunnel serra. portare gli impianti più in alto non è possibile, perché non ci sono terreni disponibili, o me-glio ci sarebbero, ma i proprietari, per lo più di età avanzata, non sono disposti né a coltivare piccoli frutti né a cedere i terreni in affitto o in comodato. A creare problemi, lo scoro anno, è poi intervenuto anche un nuovo insetto, de-nominato Drosophila suzukii o mosca ame-ricana dei piccoli frutti, le cui larve hanno fat-to marcire il 10% dei mirtilli coltivati in Bassa valsugana. per avere ragione di questa nuo-va minaccia, i soci di sant’orsola confidano nell’Istituto agrario di san michele, dal quale si attendono indicazioni utili a tenere quanto meno sotto controllo la Drosophila, possibil-mente senza dover ricorrere a trattamenti insetticidi. Tre le novità annunciate per la sta-gione 2011: il potenziamento del contatto on line con i consumatori, un nuovo tipo di conte-nitore, che mantiene più a lungo la freschezza del prodotto facilitandone la conservazione in casa, oltre che l’esposizione nei punti vendita. La terza novità consiste nel dare la possibilità ai titolari di 23 aziende associate, variamen-te rappresentative, di registrare con l’aiuto di esperti su apposite schede tutti i dati contabili della gestione, potendoli poi confrontare con quelli di altre aziende dello stesso tipo. L’ini-ziativa è sostenuta finanziariamente dalla cassa rurale di pergine valsugana.

di Sergio Ferrari

SANT’ORSOLA: LE DIFFICOLTà NON FERMANO LA CRESCITA

Le prime derivano da alterazioniclimatiche, scarsità di terrenie “mosca americana”. La secondaè testimoniata, oltre che dal fatturato,dai progetti e dalle novitànella commercializzazione

FRUTTICOLTURA

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tt 02 anno LvI ZOOTECNIA

Dopo le quattro campagne di vaccinazione effettuate lo scorso anno, l’intero territorio provinciale sotto i 2300 metri è attualmente interessato da

una nuova campagna di vaccinazione anti-rabbica per via orale delle volpi. La giunta provinciale ha approvato il 25 marzo scorso, su proposta dell’assessore alla salute ugo rossi, le modalità con le quali l’Azienda pro-vinciale per i servizi sanitari, affiancata da mezzi aerei messi a disposizione dal mini-stero della salute, dal personale del servizio foreste della provincia, ed in collaborazione con il servizio organizzazione e qualità delle attività sanitarie e con l’Istituto zooprofilatti-co sperimentale delle venezie, deve attiva-re il piano di vaccinazione. fissate anche, con una seconda delibera, le modalità della vaccinazione precontagio obbligatoria degli animali (bovini, equini, ovicaprini) destinati al pascolo o all’alpeggio. L’obbligo di vacci-nazione riguarda anche i cani di proprietà. La nuova campagna di vaccinazione anti-rabbica ha preso il via i primi giorni di mag-gio. La distribuzione delle esche (capsule contenenti vaccino vivo attenuato racchiuse in panetti di grasso e farina di pesce) avvie-ne mediante lancio da aereo od elicottero ed interesserà l’intero territorio provinciale posto al di sotto dei 2300 metri in modo da garantire una densità di 25-30 esche per kmq. Tale distribuzione sarà completata dal-

la posa manuale di altre esche sul terreno, in prossimità delle aree urbane e suburbane, ad opera dei forestali. si prevede in questa prima campagna di distribuire, complessiva-mente, circa 100mila esche.Il piano prevede anche una seconda cam-pagna di vaccinazione nel periodo ottobre-novembre 2011 che potrebbe però riguar-dare, se la verifica dei dati epidemiologici relativi alla campagna primaverile dovesse avere esito positivo, una porzione più ristret-ta del territorio provinciale, vale a dire la sola area della valle dell’Adige e quella di tutti i comuni ad est della stessa (valli di fiemme e fassa, valsugana e primiero).nell’imminenza della stagione degli alpeggi, dovrà essere ripetuta anche la vaccinazio-ne obbligatoria antirabbica preinfezionale di tutti i bovini, equini, caprini ed ovini, e se del caso suini, destinati alla monticazione. La campagna di profilassi interesserà circa 10mila bovini, 20mila ovini e caprini e 600-700 equini che saranno condotti al pascolo casalingo o in alpeggio nei territori dei co-muni della valle dell’Adige ed in quelli dei comuni posti ad est della stessa.L’Apss ha provveduto al rilevamento d’uffi-cio degli insediamenti zootecnici che hanno programmato la conduzione al pascolo dei propri animali, al fine di completare la pro-filassi in tempi utili per la conduzione al pa-scolo degli animali. La vaccinazione, infatti, dev’essere effettuata almeno 21 giorni prima

della partenza per il pascolo o l’alpeggio.La rabbia è una malattia virale diffusa in tut-to il mondo e le volpi rappresentano il prin-cipale serbatoio e vettore del virus. La loro vaccinazione, assieme alla vaccinazione dei cani di proprietà e degli erbivori domestici che si recano al pascolo, rappresenta un’im-portante misura per contrastare la diffusione di questa malattia. Tutti i cani di età superio-re ai tre mesi presenti nella nostra provincia devono essere vaccinati contro la rabbia. La vaccinazione va effettuata ogni anno fino a quando la malattia non sarà eliminata. per vaccinare il cane ci si può recare ai raduni vaccinali organizzati nei comuni, negli am-bulatori dell’unità operativa di igiene e sa-nità pubblica veterinaria dell’Apss oppure al proprio veterinario di fiducia. sulla home page del sito www.apss.tn.it si trovano tutte le informazioni sui raduni vaccinali e sulle modalità di pagamento.

VACCINAZIONE ANTIRABBICAVIA ALLA NUOVA CAMPAGNA

distribuite sull’intero territorio provinciale 100mila esche

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tt 02 anno LvIZOOTECNIA

Allevatori insieme” è diven-tato un appuntamento fisso per gli allevatori trentini che - come recita lo slogan della proposta formativa - vogliono

“conoscere per prevenire ed imparare per progredire”. ogni anno gli organizzatori, la federazione provinciale allevatori di Trento, l’Istituto Agrario di san michele all’Adige e l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle venezie, dedicano una particolare attenzio-ne alla fase progettuale, al fine di individuare di volta in volta argomenti che siano di rea-le utilità per gli operatori zootecnici. È nato così un percorso incardinato su tre giornate ad alto contenuto scientifico, per informare gli allevatori sugli ultimi risultati e sui nuovi orientamenti della ricerca, nonché per sti-molare la curiosità ed il dibattito su temi e problematiche di loro attuale interesse.Anche alla settima edizione di “Allevatori Insieme” hanno partecipato numerosi alle-vatori, oltre 200, tra cui molti giovani, con-fermandosi come l’opportunità formativa di riferimento del settore in provincia, ma so-prattutto esprimendo il coinvolgimento degli allevatori trentini, quale dimostrazione del buon livello qualitativo ad essi riconosciuto.

L’INTERPARTOSI ALLUNGALa prima giornata si è svolta mercoledì 26 gennaio ed ha trattato il problema della fer-tilità delle bovine sotto un duplice aspetto, quello della genetica e del management dell’allevatore. si è parlato innanzitutto di seme sessato e di quanto oggi il suo utilizzo sia un formidabile strumento per migliorare la gestione dell’allevamento di bovini da latte.cinzia casali, esperta nel campo delle bio-tecnologie ed in particolare della produzione di materiale seminale, ha sottolineato come il poter decidere quante femmine e quanti maschi nasceranno nella propria mandria comporti notevoli vantaggi nella gestione aziendale. permette, ad esempio, di ottene-re figlie femmine per la rimonta proprio dalle bovine migliori e, attraverso l’utilizzo combi-nato di seme di razze pregiate da carne, di spuntare prezzi più alti per i nati dalle vacche meno interessanti, che possono essere in-seminate con dosi contenenti solo sperma-tozoi maschili.L’introduzione del seme sessato è certa-mente una rivoluzione nel modo di pianifica-re il futuro dell’azienda e, accanto ad un’op-portuna gestione, può dare risultati molto

utili indicazioni per gli allevatori dalle tre gornate di “allevatori Insieme”

L’IPOFERTILITà BOVINADIPENDE DAL MANAGEMENT

“di Donatella Simoni

Il contributo migliorativo della genetica è parziale,risulta determinante la condotta dell’allevatore che influisce sulle cause di allungamento dei tempi tra un parto e l’altro

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tt 02 anno LvI ZOOTECNIA

interessanti. senza dubbio il seme sessato conviene, come ha avuto modo di ribadire claudio valorz, direttore tecnico della fe-derazione provinciale Allevatori di Trento, nell’ambito del suo approfondimento del tema, supportato da esempi ed esperienze di campo.nel corso dell’incontro inoltre, sono stati for-niti alcuni dati sull’andamento dell’interparto e, più in generale, della fertilità in provincia di Trento. oggi il problema della ipofertilità è molto sentito nelle stalle perché la selezio-ne del bestiame ha spinto in alto gli indici di allevamento e purtroppo la fertilità è un ca-rattere che viaggia in antitesi con la produ-zione. L’ideale per l’allevatore sarebbe che la vacca partorisse una volta all’anno, ma da dieci anni a questa parte la media dei parti si è attestata ogni 14/15 mesi. Questo ha in-nescato anche un aumento di costi di man-tenimento del bestiame: considerando che ogni giornata ha un costo di mantenimento di 2,5-3 euro per capo, la perdita di fertilità delle vacche comporta un maggior costo di circa 100 euro a capo l’anno.siamo di fronte ad un fenomeno in peggio-ramento in tutte le razze ed il trend negativo è ancor più sensibile in quelle specializzate nella produzione di latte. Da questo primo appuntamento, quindi, è partito un messag-gio inequivocabile rivolto proprio agli alleva-tori: una delle maggiori cause dell’ipofertilità bovina è senza dubbio l’errato management; in realtà, il contributo migliorativo della gene-tica è parziale, quello che risulta determina-te è la condotta dell’allevatore, che influisce pesantemente sulle cause di allungamento dei tempi tra un parto e l’altro.

IL PERIODO DELLA“TRANSITION COW”Le problematiche della vacca da latte sono state protagoniste anche della seconda tappa del percorso formativo (mercoledì 23 febbraio), dedicata ai problemi gestio-nali dell’animale nel periodo di transizione, ovvero quel periodo che va dalla messa in asciutta alla successiva fecondazione, pas-sando per il parto. Il cosiddetto periodo della “Transition cow” è uno dei momenti più critici dal punto di vista metabolico per la vacca da latte ed errori gestionali o di razionamento possono causare un peggioramento delle performance produttive e riproduttive, met-tendo a serio rischio la vita commerciale dell’animale. gli esperti intervenuti nel corso della gior-nata hanno analizzato questo periodo sia dal punto di vista gestionale, con riguardo a cure e dieta specifiche, sia infettivo, esami-nando le malattie che possono essere con-

tratte dalla vacca da latte in questo delicato momento, quando le sue difese immunitarie sono naturalmente più basse.Anche in questo caso l’attenzione dell’alle-vatore risulta fondamentale. É stato provato che un animale soggetto a cure appropriate e che trascorre un buon periodo di asciutta, giunge al momento del parto in ottima salu-te, in adeguate condizioni di fertilità e par-torisce regolarmente. È altresì interessante notare che in tutto questo gioca un ruolo importante la tipicità dell’ambiente e dell’ali-mentazione, come per esempio l’utilizzo di foraggio locale di qualità che, favorendo una massima ingestione ed un buon funziona-mento del rumine, contribuisce ad allevare un animale sano.

LA FILIERADEL GRANA nella terza ed ultima giornata (mercoledì 16 marzo), si è parlato del ruolo dell’allevatore nella qualità della filiera del grana Trentino. L’incontro ha fornito suggerimenti tecnici per migliorare la produzione del Trentingrana a partire dalle operazioni di azienda, dai forag-gi che devono essere utilizzati fino alle giu-ste modalità di allevamento, ed in particolar modo all’alimentazione dei capi di bestiame. L’incuria, per esempio nella dieta, può riper-cuotersi sulla qualità del prodotto, come può accadere in caso di clostridi del latte, che in un formaggio a lunga stagionatura come il grana Trentino sono responsabili del gon-fiore tardivo delle forme e del conseguente deprezzamento del prodotto. gli allevatori, quindi, sono stati sensibilizzati ad assumere comportamenti in linea con il proprio ruolo nella filiera, che non si limita a far stare bene l’animale, ma lo richiama ad una serie di responsabilità, ancor più che nel sistema trentino i loro redditi non derivano dai proventi del latte prodotto ma è la vendita del formaggio a fine filiera che sancisce l’esi-to economico della produzione. “La qualità del latte – ha spiegato Angelo pecile, responsabile dell’unità risorse forag-gere del centro Trasferimento Tecnologico della fondazione edmund mach – è ormai fondamentale per ottenere formaggi di pre-gio e quindi contribuire ad assicurare soste-

nibilità economica alle aziende zootecniche di montagna. Inoltre, un formaggio di pregio rappresenta il risultato di un gioco di squadra dove è importante che ogni giocatore svolga bene il proprio ruolo”.proprio per accompagnare l’allevatore nel-le scelte più opportune e adeguate per la produzione di un latte di qualità, quindi per conservare e, ancor meglio, accrescere le caratteristiche qualitative del prodotto gra-na Trentino, è stato realizzato e presentato nell’occasione, un “manuale dell’allevatore”, che affronta problematiche chiave come la produzione di foraggio, l’alimentazione del-la vacca da latte e la gestione dell’igiene in stalla, ma soprattutto raccoglie consigli prati-ci per garantire il benessere agli animali.

LE CINQUE LIBERTÁDELLA VACCA DA LATTEA tale riguardo, sono emblematiche le co-siddette “cinque libertà” della vacca da lat-te, che rappresentano le precondizioni al benessere e quindi alla qualità del prodotto: libertà dalla fame e dalla sete, favorendo l’accesso ad acqua fresca e pulita e ad una dieta che mantenga l’animale in salute e vi-gore fisico; libertà dal disagio, provvedendo ad un ambiente adatto al soggiorno dell’ani-male; libertà dal dolore, da stimoli dannosi e da malattie, con l’approntamento di sistemi di prevenzione e di rapida diagnosi e cura; libertà di espressione, fornendo all’animale sufficiente spazio, installazioni appropriate e vita sociale propria della specie allevata; libertà dalla paura e da fattori stressanti, as-sicurando condizioni e cure che evitino sof-ferenze psichiche. Al termine di queste tre giornate, il bilancio è stato senza dubbio positivo. gli allevato-ri hanno potuto approfondire gli argomenti trattati sia dal punto di vista teorico che da quello pratico-applicativo, hanno acquisito tutti gli aggiornamenti necessari per rispetta-re le normative di settore vigenti e, soprattut-to, sono stati dotati di strumenti utili per con-tinuare a svolgere il loro lavoro ad alto livello.Anche sull’onda dell’esperienza positiva di “Allevatori insieme”, la federazione Al-levatori di Trento ha sperimentato un’altra proposta di formazione, un ciclo di seminari itineranti su temi molto specifici, organizzati ad oggi in valli giudicarie, val di sole e val di non. sono state individuate tre tematiche di inte-resse pratico, ovvero la mungitura e l’igiene del latte, la cura dei piedi degli animali e il miglioramento genetico, sulle quali gli alle-vatori, guidati da un esperto, sono invitati a condividere e confrontare il loro bagaglio di conoscenze.

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tt 02 anno LvIVITICOLTURA

COSÌ è CAMBIATOIL VIGNETO TRENTINO

Una delle immagini più belle che sicuramente si imprime subi-to nella mente di chi viene in Trentino sono le campagne coltivate a vite che modellano

il nostro territorio, dal fondovalle alle pendici dei monti, con terrazzamenti abbarbicati su pendii che, guardandoli da lontano, viene da chiedersi come abbiano fatto i viticoltori a re-alizzarli e con quali mezzi li coltivino.ci è voluto tanto lavoro e tanti sacrifici per sfruttare in montagna degli ambienti unici e molto vocati.La viticoltura trentina è una nicchia nel pano-rama nazionale, ma rappresenta una com-ponente molto importante dell’economia della provincia, dell’agricoltura, ma anche del turismo e di tutti i comparti economici che

fanno del territorio il loro punto di forza.una componente fondamentale anche del-la nostra cultura ed una risorsa ambientale da tutelare e conservare per le generazioni futureun settore pertanto che, per tutti questi aspetti, va attentamente monitorato per comprenderne le dinamiche e per poter elaborare nuovi progetti che consentano di assicurare nel tempo lo sviluppo di una im-portante fonte di reddito di molte famiglie del Trentino.L’esigenza di conoscere la consistenza delle superfici vitate, le varietà di viti per la produ-zione di vino, è stabilita da fonti giuridiche nazionali ed europee come il reg. (ce) n. 1234/2007, recante l’organizzazione comu-ne dei mercati agricoli e disposizioni specifi-

che per taluni prodotti agricoli (regolamento unico ocm).È fatto obbligo dalla normativa comunitaria ad ogni stato membro di tenere un inventa-rio aggiornato del proprio potenziale produt-tivo vitivinicolo.Di seguito illustriamo sinteticamente l’anda-mento evolutivo delle superfici vitate e dei vitigni coltivati nella provincia di Trento pre-senti negli ultimi anni, soffermandoci anche con alcuni dati sulle caratteristiche delle im-prese vitivinicole locali e dei loro conduttori.

LE UVE BIANCHESFIORANO IL 70 %negli ultimi trenta anni la composizione va-rietale della superficie viticola trentina si è costantemente e profondamente modificata

di Mario Chemolli, Libia Victoria GaviriaUfficio Tutela produzioni Agricole/PAT

di Erman Bona, Claudio TononConsorzio Vini Del Trentino

viticolturaL’indagine

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tt 02 anno LvI VITICOLTURA

a favore delle uve a bacca bianca.Questo orientamento è stato dettato dalle caratteristiche del nostro territorio, partico-larmente vocato alla produzione di vini bian-chi, e dall’esigenza di offrire sui mercati na-zionali ed internazionali vini con specificità difficilmente ripetibili in altri contesti.I vitigni a frutto bianco nel 2010 rappresen-tano il 68,3% della superficie totale. I dati relativi alle superfici oggetto di rinnovo degli ultimi anni confermano la tendenza ad un aumento delle uve bianche, benché ad un ritmo minore rispetto al passato.

LE SUPERFICIE LE DOC NEL 2010La vite è coltivata in Trentino in 107 comuni e si estende su 10.176 ettari.si stima che le superfici vitate in Trentino siano dislocate per il 39% in fondovalle, per il 41% in collina e per il 20% in montagna.oltre al mercato esiste un limite intrinseco nelle particolari condizioni orografiche e morfologiche del territorio Trentino che non consente un grande sviluppo della vite come di altre colture agricole.

Anno Superficie a vite (ha)

1970 10.860

1975 10.104

1980 8.880

1985 8.967

1990 8.734

1995 8.765

2000 9.510

2005 9.845

2010 10.176

Le uve vengono utilizzate soprattutto per ot-tenere vini a denominazione di origine con-trollata; oltre il 92,5% della superficie è infatti

interessata alla produzione di uve D.o.c., mentre la rimanente parte è destinata alla produzione di uve I.g.T. per il 3,6% e di uve per vini senza indicazione di origine per il 3,9%.

FORME DI ALLEVAMENTOED ETà DEI VIGNETIper quanto riguarda le forme di allevamento della vite, in Trentino è utilizzata soprattut-to la pergola semplice o doppia (78 %); la prima viene utilizzata in collina e nei vigneti in pendenza, la seconda nei fondovalle. Ac-canto a questo tradizionale sistema di alle-vamento sono state recentemente introdotte forme a spalliera nelle varianti guyot (15 %), archetto e cordone speronato (2 %).Il 27 % dei vigneti trentini hanno dai 4 ai 10 anni di età, il 25 % dai 21 ai 30 anni, il 22 % dagli 11 ai 20 anni, il 18 % oltre i 30 anni, e l’8 % sono piante giovani fino a 3 anni.

UN VIGNETO“POLVERIZZATO”un altro dato riguarda la suddivisione delle aziende per dimensione della superficie vi-tata aziendale, che evidenzia un fenomeno di grande frammentazione e polverizzazio-ne. una caratteristica questa che si è riflessa anche sul profilo imprenditoriale delle impre-se vitivinicole locali con un forte sviluppo, anche in questo settore, della forma coope-rativa. La grande maggioranza delle aziende, oltre 4 mila (47,8 %), non superano i 0,5 ettari con una superficie totale rappresentata pari a mille ettari (9,8 %); 1.753 le aziende da 0,5 a 1 ettaro (1.250 ettari totali pari al 12,3 % della superficie vitata); 1.325 quelle da 1 a 2 ettari (1.888 ettari, 18,6 %); 1.013 quelle da 2 a 5 ettari (3.122 ettari, 30,7 %); 246 le aziende che hanno da 5 a 10 ettari (1.645 et-tari complessivi, 16,2 %); 70 le aziende con

oltre 10 ettari (1.268 ettari, 12,5 % della su-perficie). La superficie aziendale media delle 8.849 aziende viticole trentine risulta così di 1,2 ettari.

VITICOLTORI SEMPREPIÚ ANZIANIse guardiamo all’età dei viticoltori in rap-porto alla superficie vitata coltivata (con l’esclusione delle società), il dato che si ri-cava evidenzia un grandissimo problema di innalzamento dell’età media dei conduttori, passata negli ultimi cinque anni da 58 a 61 anni. Questo è anche dovuto alla presenza di aziende tipicamente famigliari nelle quali il conduttore è prevalentemente il padre, co-munque affiancato dai famigliari (figli) nelle lavorazioni aziendali.oltre la metà (52,8 %) delle aziende, per una superficie coltivata pari 3.581 ettari (40,2 %), sono condotte da ultrasessantenni, negli ul-timi cinque anni tali aziende sono cresciute dell’8,3 % passando da 3.718 a 4.354. Il 38,3 % delle aziende (4.000 ettari, 45 % della superficie vitata provinciale) sono con-dotte da coltivatori tra 41 e 60 anni; 566 (6,9 %) sono le aziende condotte da giovani di età compresa tra 31 e 40 anni per una super-ficie coltivata di 1.10 ettari, e solo 170 (2,1 %) quelle i cui conduttori hanno meno di 30 anni, per una superficie di appena 323 ettari.Dai dati sopra esposti possiamo rilevare che in questi ultimi anni c’è stata una grande di-namicità del settore con importanti riconver-sioni varietali, un percorso questo che dovrà continuare con l’obiettivo di dare al vigneto trentino dei caratteri sempre più propri e irri-petibili in altri contesti. È chiaro però che occorre dare la possibili-tà ai giovani di succedere agli anziani nella conduzione delle aziende, cercando all’uo-po gli strumenti più idonei e tarati alla nostra realtà.

PRINCIPALI VARIETà DI VITE COLTIVATE IN PROVINCIA DI TRENTO - 2010

merLoT 7% TeroLDego 6%

mArzemIno 4% scHIAve 4%

cABerneTs 4% pInoT nero 2%

LAgreIn 2% cHArDonnAY 28%

pInoT grIgIo 23% muLLer THurgAu 9%

TrAmIner AromATIco rs. 3% moscATo gIALLo 1%

sAuvIgnon pInoT BIAnco 1%

nosIoLA 1% ALTre vArIeTA' 4%

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tt 02 anno LvIBIOLOGICO

In contemporanea con le altre regioni italiane, anche il Trentino ospiterà la “settimana del bio”, che si terrà dal 9 al 15 maggio. Durante queste giorna-te, per iniziativa del servizio vigilanza

e promozione delle attività agricole - ufficio per le produzioni biologiche della provincia autonoma di Trento, in collaborazione con associazioni e cooperative del settore agri-colo e della ristorazione, verranno realizzati una serie di eventi, a Trento in piazza cesa-re Battisti e in varie parti della provincia, per informare i cittadini sui valori e le caratteri-stiche delle produzioni biologiche. La “set-timana del bio” è una delle iniziative di sen-sibilizzazione e informazione sugli alimenti biologici previste nell’ambito di uno specifico progetto finanziato dal ministero delle politi-che agricole alimentari e forestali. evento centrale della settimana è il mercato degli agricoltori biologici trentini, che piazza Battisti ospiterà da venerdì 13 a domeni-ca 15 a cura della confederazione italiana agricoltori. sono previste degustazioni, con-ferenze, laboratori per bambini, una mostra didattica e varie attività.

APPUNTAMENTI IN PROVINCIA

Lunedì 9 maggioronzo - chienis, val di gresta ►ore 9-12 attività didattiche e mostra

itinerante per ragazzi (consorzio val di gresta, tel. 0464/802922);

►ore 14-17 attività e la mostra itinerante aperte a tutti.

Martedì 10 maggioravina - maso pez ►ore 9-12 attività didattiche e mostra

itinerante per ragazzi (con.solida., tel.0461/235723);

►ore 14-16 attività e mostra itinerante aperte a tutti.

Mercoledì 11 maggioronzo - chienis val di gresta ►ore 9-12 attività didattiche e mostra

itinerante per ragazzi; ►ore 14-17 attività e la mostra itinerante

aperte a tutti.

Giovedì 12 maggio rovereto - supermercato coop Trentino di viale Trento 31 ►ore 10-17 punto espositivo ed informativo

con i produttori della val di gresta e mostra didattica itinerante (supermercato coop Trentino, tel. 0464/410885).

Giovedì 12 maggioTrento presentazione nei 5 ristoranti self della città gaia, glenda, Isotta, giulia e gusto della cooperazione Trentina di un menù con materie prime biologiche, a cura di risto 3.

Venerdì 13 maggio piazza c.Battisti - Trento►ore 9-19 “Le piazze del bio” mercato degli

agricoltori biologici trentini; ►ore 11-13 conferenza “I controlli di veridicità

nella filiera biologica: vantaggi per la salute e per l’ambiente”, relatore: Luca chiesa (università di milano), presso lo spazio Archeologico sotterraneo del sas;

►dalle ore 13 degustazione guidata di prodotti confezionati con materie prime biologiche, a cura di risto 3;

►ore 14-19 laboratori del fare per bambini “Lumacinando facciamo i chapati:

►cuociamo il pane sulla pietra” e “Dragomanicando facciamo le bio-pizzette” a cura dello studio naturalistico giorgio perini;

►a partire dalle ore 17.30 “seguendo l’acqua alla scoperta della Trento eco-solidale” -

►presentazione itinerante del capitolo su Trento della “guida all’Italia eco-solidale” edita da

►Altreconomia, con Dario pedrotti dell’ecosportello “fa’ la cosa giusta!”;

►un corridoio virtuale unirà la piazza del mercatino con l’ecosportello “fa’ la cosa giusta!”.

Sabato 14 maggio ►ore 9-19 “Le piazze del bio” mercato degli

agricoltori biologici trentini - conoscere e gustare i prodotti bio;

►ore 10-12 attività “Le scatole dei sensi” a cura

degli esperti del museo Tridentino di scienze naturali;

►ore 11-13 conferenza “Le mense scolastiche e la piramide alimentare biologica in Trentino: dati di ricerca e prospettive desiderabili”, relatore: prof. giorgio chiari (università di Trento), presso lo spazio Archeologico sotterraneo del sas;

►a partire dalle ore 14 mostra didattica itinerante;

►ore 16-18 attività “erbe in cucina” a cura degli esperti del museo Tridentino di scienze naturali;

►un corridoio virtuale unirà la piazza del mercatino con l’ecosportello “fa’ la cosa giusta!”.

Domenica 15 maggio ►ore 9-19 “Le piazze del bio” mercato degli

agricoltori biologici trentini - conoscere e gustare i prodotti bio;

►ore 10-12 attività “erbe in cucina” a cura degli esperti del museo Tridentino di scienze naturali;

►ore 16-18 attività “Le scatole dei sensi” a cura degli esperti del museo Tridentino di scienze naturali;

►durante il pomeriggio spettacoli di giocoleria a cura dell’associazione “giratutto!”.

venerdì 13, sabato 14, domenica 15 maggio menù bio presso alcuni ristoranti della città che aderiscono all’iniziativa.

INFOTcs srl confederazione Italiana Agricoltori, tel. 0461.421214con.solida., tel.0461/235723;federazione Trentina della cooperazione, progetto “senti la differenza”, tel.0461/898356

IL PROGRAMMA

LA SETTIMANADEL BIO

dal 9 al 15 maggio a Trento, ravina, rovereto, ronzo Chienis

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tt 02 anno LvI MACCHINE AGRICOLE

Con la legge sul federalismo fi-scale, si è stabilito un riordino ed una generale riorganizza-zione del complesso dei tri-buti statali, regionali e locali.

Il nuovo sistema prevede l’introduzione di una maggiore autonomia finanziaria per le regioni ordinarie e in parte anche le regioni autonome. per il nostro territorio la questione ha già trovato soluzione grazie all’accordo sottoscritto nel mese di novembre 2009 tra governo e province autonome di Trento e Bolzano. A seguito di tale modifica, il sistema delle entrate della provincia adesso è basato principalmente sulla compartecipazione ai gettiti tributari statali riferiti al territorio provin-ciale, mentre sono eliminate le altre fonti di finanziamento statale come, ad esempio, la partecipazione al riparto di fondi statali desti-nati al finanziamento delle regioni ordinarie.In tale situazione, venuti meno i diversi tra-sferimenti statali a vario titolo, assume note-vole rilevanza quantificare con precisione le entrate spettanti alla nostra provincia e, fra queste, il gettito delle accise sui carburanti per autotrazione. sulla base anche di tale motivazione, l’artico-lo 42 della legge provinciale 30 luglio 2010, n. 17, di riforma della materia del commercio e dei carburanti, ha esteso l’obbligo di fornire annualmente il dato del carburante utilizzato dagli imprenditori agricoli per la propria at-tività (obbligo esistente da anni per tutte le altre categorie imprenditoriali), tenuto altresì conto che anche l’accisa del carburante age-volato d’ora in poi sarà computata ai fini della quantificazione delle entrate provinciali.L’obbligo di fornire annualmente il dato del carburante utilizzato per la propria attività agricola riguarda dunque i seguenti soggetti:►imprenditori agricoli che utilizzano

carburante agevolato;►imprenditori agricoli che utilizzano

anche o solo carburante non agevolato e si riforniscono presso i rivenditori all’ingrosso.

sono invece esclusi dal computo (e quindi dall’obbligo di comunicazione) quelli che si riforniscono direttamente presso i distributori stradali, in quanto sono i gestori di questi ul-

timi tenuti a quantificare i consumi comples-sivi.per quanto riguarda il dato inerente il consu-mo di carburante agevolato, l’AppAg – unità Tecnica Investimenti - fornirà il dato richiesto, mentre rimane la necessità che ciascun im-prenditore agricolo che utilizza in parte o to-talmente carburante non agevolato e si rifor-nisce presso i rivenditori all’ingrosso fornisca il dato relativo al proprio utilizzo di carburanteTale obbligo viene assolto semplicemente compilando annualmente e inviando, anche

solo tramite posta elettronica o fax, un ap-posito modello predisposto dal servizio com-mercio e cooperazione della pAT e non com-porta alcun costo e alcuna conseguenza di natura fiscale o in ogni caso onerosa a carico dell’imprenditore agricolo, ma solo vantaggi ai medesimi soggetti e alla collettività.Infatti, al di là della sanzione prevista dalla nuova normativa per chi viola l’obbligo di comunicazione (che va da 1.000 a 6.000 euro), è importante e potrà essere fruttuo-sa una collaborazione a tutti i livelli al fine di non disperdere quelle che potrebbero e dovrebbero essere risorse finanziarie provin-ciali (destinate quindi a servizi in favore degli utenti trentini, compresi gli stessi imprenditori agricoli), le quali, se non accertate e non di-chiarate dalla provincia, confluiranno inevita-bilmente nel bilancio dello stato.Trattandosi del primo anno di attuazione di tale nuovo adempimento a carico degli im-prenditori agricoli, per consentire di dare corso alle necessarie procedure di avviso e di raccolta dei dati, l’articolo 75 della legge finanziaria provinciale 2011 ha rinviato al 30 settembre (negli anni passati il termine era fissato al 30 gennaio) il termine per la pre-sentazione del dato relativo ai consumi utiliz-zati nell’anno 2010.

In sintesi:► tutti gli imprenditori agricoli che

utilizzano anche o solo carburante non agevolato e si riforniscono presso i rivenditori all’ingrosso debbono rinviare entro il 30 settembre il dato relativo al carburante consumato:

►sono esclusi da questo obbligo coloro che utilizzano il carbuarnte agevolato in quanto il dato viene comunicato dall’APPAG e coloro che si riforniscono presso i distributori stradali

per informazioni è possibile rivolgersi alle proprie associazioni di categoria, oppure direttamente a giuseppe Dalpiaz del servi-zio commercio e cooperazione pAT, o Luca sighel dell’AppAg – unità Tecnica Investi-menti.

Comunicazione obbligatoria entro il 30 settembre

CARBURANTE, I CONSUMIVANNO DICHIARATI

COS’è L’ACCISA

L’accisa è un’imposta sui consumi che viene applicata a prodotti energetici, elettricità, alcool etilico e tabacchi. essa è già compresa nel prezzo di acquisto e colpisce quindi prodotti energetici quali benzina e gasolio ed alcoli come birra e grappa. Quando compriamo ad esempio una bottiglia di grappa nel prezzo finale sono comprese accise per un valore superiore ai 2 euro, tale valore può arrivare anche all’ottanta per cento del prezzo finale. nel territorio italiano, sull’acquisto dei carburanti gravano un insieme di accise, istituite nel corso degli anni allo scopo di finanziare diverse emergenze quali i terremoti del Belice, friuli ed Irpinia, l’alluvione di firenze, il disastro del vajont, ma anche la guerra di etiopia del 1935 o la crisi di suez del 1956. si comprende che, una volta venute meno le ragioni che avevano portato all’introduzione della nuova tassa, gli aumenti in questione vengono di fatto trasformati in entrate ordinarie per l’erario. Dal momento che tali valori incidono in modo tangibile sul prezzo dei combustibili, provocano numerose polemiche. Attualmente l’accisa (un tempo anche chiamata “Tassa di fabbricazione”), per le benzine è pari a 0,5713 euro/litro e per il gasolio a 0,4303 euro/litro. A fronte di tali valori viene, alla fine, ricalcolata l’IvA al 20%, quindi l’accisa costituisce anche base imponibile. Le accise per i carburanti costituiscono una parte considerevole delle entrate totali dello stato e delle regioni. In particolare i nove decimi delle accise riscosse sul territorio trentino rimangano in capo alla provincia autonoma, si tratta annualmente di milioni di euro di entrata per poter finanziare strade, scuole, sanità, agricoltura, i comuni, etc..

di Luca SighelAppag - Unità tecnica di autorizzazione investimenti

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tt 02 anno LvIORTICOLTURA

RECINZIONITRADIZIONALIIN TRENTINO

Il paesaggio del Trentino era scandito da tanti tipi di recinzione, di origine di-versa e di varia provenienza così come lo sono le tante, piccole comunità che ancora convivono con le loro parlate, le

loro tradizioni e la loro storia. In passato, la gente di montagna conosceva molto bene il legno e la pietra, i due princi-pali materiali da costruzione dell’ambiente alpino, che erano sempre rintracciati sul po-sto. nel caso delle recinzioni si risparmiava sui costi di trasporto, si ottimizzava l’uso dei materiali, anche reimpiegando quello ricava-to da vecchi pavimenti e coperture di edifici, e si investiva soprattutto nell’attenzione alla lavorazione e alla posa in opera dei materiali costitutivi. La forte diminuzione degli addetti all’agricol-tura, l’intensificazione delle pratiche colturali e l’impiego di recinzioni elettriche hanno comportato la perdita progressiva di queste conoscenze e, nel segno di una presunta modernità, l’affermazione del gusto perso-nale, delle mode del momento oppure di supposti motivi di risparmio economico. Anche nel caso della riproposizione corret-

ta delle recinzioni in legno, possono essere ignorate alcune regole di realizzazione o di scelta delle specie legnose. per esempio, è tuttora in voga l’impiego di pali torniti di pino impregnato, credendo durino più a lungo e costino meno di quelli tradizionali. Invece, i pali in legno naturale di larice o di castagno possono durare oltre trent’anni mentre quelli impregnati si deteriorano prima e risultano spesso più costosi. nel caso della pietra, è oggi diffuso l’impiego di pietre diverse da quelle locali, nella con-vinzione che importate da lontano siano più belle, pregevoli o vantaggiose dal punto di vista economico. Invece, si ignorano le re-cinzioni locali in pietra rustica, ritenute pove-re e improvvisate anche se durano da secoli e documentano la loro varietà e l’esperienza esecutiva della lavorazione.ne risulta che molti tipi di recinzione diffusi nel passato sono ora quasi scomparsi e la semplificazione delle forme e dei materiali rende spesso difficile riconoscere le diverse tradizioni dei luoghi. È necessario, invece, ri-pensare all’identità dei luoghi e riscoprire gli insegnamenti del passato per una corretta riproposizione e manutenzione dell’esisten-te.Il ruolo primario della gente di montagna nel-la difesa del proprio territorio, nell’uso cor-retto degli spazi e nell’impiego dei materiali locali vede la provincia Autonoma di Trento promotrice di studi, progetti e iniziative tese a valorizzare queste specificità.È questo il caso della ricerca sulle recinzio-ni tradizionali in Trentino, che sembrava-no scomparse dai luoghi e dalla memoria, condotta dal servizio foreste e fauna e dal servizio geologico: quanto inizialmente po-

teva apparire un tema generico si è dimostrato un insieme ricco e differenziato di

soluzioni e impieghi che, con le funzioni d’uso, do-

cumenta la vita di monta-gna, racconta la storia dei

luoghi e l’impegno delle sue genti.

recinzioni tradizionali del Trentino, animali da cortile di razze non più diffuse, piante e frut-ti curiosi e dimenticati: questi i “temi” dell’8° edizione di ortinparco, la festa di primavera dedicata a tutto quanto fa orto, ospitata dal 23 aprile al 1 maggio nello storico parco delle Terme di Levico, in valsugana. La vocazione del parco asburgico, uno spazio verde custode e “promotore” della memoria di tradizioni colturali e culturali, di saggezze contadine e di sapienze artigianali, si è anco-ra una volta espressa con successo (20mila i visitatori nei ben 9 giorni della manifestazio-ne) ospitando orti giardino, mercatini, labora-tori, degustazioni, esposizioni e spettacoli.Decine di occasioni, insomma, per celebrare loro, gli orti di ortinparco, quest’anno offerti anche sotto una visione originale e divertente, quella resa da una visita radioguidata e tea-tralizzata.

AAA, SEMI ANTICHICERCANSIsi chiama “seed savers” (conservatori di semi) l’iniziativa promossa da gabriele chi-stè e paolo miorelli del centro per il trasfe-rimento tecnologico della fondazione mach-Istituto Agrario di s. michele. Il progetto ha come scopo il recupero, la valorizzazione e la conservazione di vecchie varietà di ortag-gi e/o cereali a rischio di estinzione. per cre-are la “banca dei semi antichi” i due tecnici chiedono di essere contattati telefonicamen-te (cell. 335-8098603) da quanti, soprattutto nelle zone periferiche del Trentino, utilizzano in proprio vecchie varietà di ortaggi e/o cere-ali (compresa la patata) da almeno 15 anni. poiché la generalità degli agricoltori e degli amatori fa ricorso alle confezioni di seme se-lezionato che si trovano da acquistare nei ne-gozi specializzati o presso le aziende floricole sparse sull’intero territorio, è tutt’altro che im-probabile che i semi antichi vadano incontro ad estinzione. (s.f.)

di Giovanni Giovannini e Prisca Giovannini

Il volume di giovanni giovannini e prisca giovannini con i disegni a china del grafico Tommaso marcolla

ANIMALI E FRUTTICURIOSI E DIMENTICATIA

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LEGISLAZIONE

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tt 02 anno LvI

Primo in Italia, il Trentino ha af-frontato il tema dei rifiuti peri-colosi prodotti dalle aziende agricole, definendo un percorso semplificato per la loro gestione

e che garantisce al tempo stesso la traccia-bilità dei rifiuti stessi. A seguito delle rilevanti modifiche introdotte dal decreto legislativo 3 dicembre 2010, n. 205 in attuazione della di-rettiva 2008/98/ce del parlamento europeo e del consiglio del 19 novembre 2008 relati-va ai rifiuti e che abroga alcune direttive, non da ultimo l’introduzione del sistema di con-trollo della tracciabilità dei rifiuti –sIsTrI-, si è resa necessaria la revisione del prece-dente accordo di programma tra la provin-cia autonoma di Trento e le organizzazione professionali del comparto agricolo per ga-rantire l’aderenza dell’impianto provinciale al mutato scenario nazionale.L’accordo di programma per la gestione nel-le aziende agricole di modiche quantità di rifiuti pericolosi è stato sottoscritto l’8 apri-le 2011 dal presidente Lorenzo Dellai e dai presidenti delle organizzazioni professionali agricole (coldiretti, cia, Act, confagricoltura e Aic). L’accordo ha validità fino al 31 dicem-bre 2011 per quanto stabilito dalla norma nazionale sulla temporanea esenzione delle imprese agricole dall’iscrizione al sIsTrI.

LE CATEGORIEDI RIFIUTILe categorie di rifiuti interessate dall’accordo sono le seguenti:

► imballaggi contenenti residui di sostanze pericolose o contaminati da tali sostanze;

► rifiuti agrochimici contenenti sostanze pericolose;

► assorbenti, materiali filtranti (inclusi filtri dell’olio non specificati altrimenti), stracci e indumenti protettivi, contaminati da sostanze pericolose (es. maschere protettive, tute, guanti).

per le aziende agricole le semplificazioni in-trodotte si concretizzano con:► la previsione dell’utilizzo di un unico

documento di registrazione, il “quaderno di campagna” in sostituzione del registro di carico e scarico;

► un servizio di microraccolta curato

rIFIuTI agrICOLI

I “PERICOLOSI” NEL QUADERNO DI CAMPAGNAdi Lorenza LongoServizio per le politiche di risanamento dei siti inquinati e di gestione dei rifiuti

Il nuovo accordo di programma tra Provincia e organizzazioni agricole ha definito un percorso semplificato per la loro gestione. Istituito un servizio di microraccolta

direttamente dalle associazioni di categoria con la messa a disposizione, da parte della ditta che effettua il servizio, di appositi contenitori per la raccolta separata delle diverse tipologie di rifiuti corrispondenti con i diversi codici cer (codice europeo dei rifiuti);

► la non necessità di iscrizione all’Albo gestori Ambientali presso la camera di commercio di Trento;

► l’esenzione dall’iscrizione al sIsTrI.

LE QUANTITàCONFERIBILIIn particolare l’agricoltore potrà conferire al circuito organizzato di raccolta i rifiuti sopra-menzionati nel limite dei 100 kg/litri anno con una frequenza massima di 4 conferimenti di complessivi 30 kg/litri ciascuno.sul quaderno di campagna dovranno essere eseguite le seguenti operazioni:

► indicare il nominativo del soggetto che effettua il servizio di raccolta, se non già prestampato nella parte del quaderno di campagna riservata alla gestione dei rifiuti pericolosi;

► indicare gli estremi della convenzione stipulata con la ditta incaricata della

raccolta, se non già riportati nel quaderno di campagna;

► barrare lo spazio relativo al codice del rifiuto prestampato sull’apposito spazio nella parte del quaderno di campagna riservata alla gestione dei rifiuti pericolosi;

► indicare la quantità del rifiuto (espressa in litri, kg o unità) per ogni operazione di carico;

► indicare gli estremi del documento rilasciato dal soggetto che effettua la raccolta – schede sIsTrI – area movimentazione;

► indicare la data delle operazione di carico (di norma coincidenti con la chiusura del sacco e comunque entro 10 giorni) e di scarico (coincidenti con la consegna alla ditta autorizzata),

► conservare presso la sede dell’impresa agricola o presso una sua organizzazione delegata, per 5 anni dalla data dell’ultima movimentazione, le registrazioni e renderle disponibili in ogni momento agli organi di controllo.

GIà INIZIATALA RACCOLTALe aziende che si sono aggiudicati i ritiri di rifiuti agrochimici presso le attività agricole della provincia di Trento secondo l’accordo di programma:

Lavoro e Servizi Valsugana s.c. scurelle, Loc. Lagarine n. 21persona riferimento: cristian campestrin tel. 0461/763838 oppure 335/5835371

Arco Pegaso s.c.Arco, via Aldo moro n. 9/apersona riferimento: nives cont tel. 0464/532597 oppure 335/7839830

Le raccolte sono iniziate il 4 aprile 2011 presso varie cooperative Agricole di mele e frutta e proseguiranno durante tutto il mese di aprile e maggio presso le varie cantine secondo un calendario che verrà fornito an-ticipatamente da parte dei vari responsabili. successivamente ci sarà un periodo di pau-sa nella raccolta dei rifiuti per proseguire nei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2011.

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LEGISLAZIONE

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tt 02 anno LvI

CONdIzIONaLITÁ

L’AGRICOLTURAA TUTELA DELL’AMBIENTEdi Matteo FaesAgenzia provinciale per i pagamenti

La condizionalità è l’insieme degli impegni che gli agricoltori euro-pei devono rispettare per poter accedere a determinati contributi finanziari della politica Agricola

comunitaria. Tali impegni riguardano la cor-retta gestione agronomica dei terreni, la sal-vaguardia dell’ambiente, la salute pubblica, degli animali ed il loro benessere.I regimi di sostegno che sono subordinati al rispetto della condizionalità sono il regime di pagamento unico, previsto dal regolamen-to 73/2009, le misure a superficie del piano di sviluppo rurale 2007 – 2013, previste dal regolamento 1698/2005, ed i pagamenti nell’ambito dei programmi di sostegno del settore vitivinicolo, come riportato dal rego-lamento 1234/2007. pertanto gli agricoltori che richiedono queste contribuzioni devono rispettare gli obblighi di condizionalità. A partire dal 2011 sono state escluse da questi obblighi le misure ambientali dei pro-grammi operativi ocm, previste dal reg. (ce) 1234/2007. Questa scelta è dovuta alla

mancanza di una base giuridica adeguata per poter gestire i controlli e gli esiti.

Cos’è la condizionalitàLa condizionalità è definita dal regolamento 73/2009. gli agricoltori beneficiari dei paga-menti diretti sono tenuti a rispettare due ca-tegorie di obblighi:► criteri di gestione obbligatori (cgo):

18 Direttive e regolamenti relativi alla sanità pubblica, alla salute delle piante, all’ambiente e al benessere degli animali. gli impegni dei cgo sono denominati “atti” e vengono elencati nell’allegato II del regolamento 73/2009. In questa categoria rientrano anche gli obblighi legati allo stoccaggio dei carburanti (atto A2), alla compilazione puntuale del quaderno di campagna (atto B9) e la gestione delle deiezioni animali (atto A4/requisito minimo fertilizzanti).

► Buone condizioni Agronomiche ed Ambientali (BcAA): insieme di norme che regolano il mantenimento ottimale dei terreni agricoli. sono impegni di natura agronomica (erosione, regimazione delle acque superficiali, struttura e fertilità dei terreni) ed ambientale (protezione dei pascoli permanenti, gestione del set-aside, manutenzione degli oliveti e dei vigneti). Hanno lo scopo di delineare un livello base di conduzione e di evitare rischi di deterioramento degli habitat. gli impegni delle BcAA sono elencati nell’allegato III del regolamento 73/2009.

Le norme di condizionalità sono costante-mente in evoluzione, sulla base degli ag-giornamenti dei diversi quadri normativi, pertanto l’applicazione delle disposizioni co-munitarie in Italia è disciplinata da specifici provvedimenti emanati dal ministero delle politiche Agricole Alimentari e forestali (mi-paaf) e dalle regioni o provincie Autonome.Il mipaaf emana annualmente un decreto per l’applicazione della condizionalità. per il 2010 le disposizioni sono contenute nel Dm

Corretta gestione agronomica dei terreni,salvaguardia dell’ambiente, della salute pubblica, degli animali e del loro benessere:questi gli obblighi chiesti agli agricoltoriper accedere ai regimi di sostegno EU

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LEGISLAZIONE

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tt 02 anno LvI

n. 30125 del 22 dicembre 2009. La provincia Autonoma di Trento, sulla base dello stesso Dm, ha disciplinato gli impegni di condizio-nalità sul proprio territorio attraverso la de-libera della giunta provinciale n. 1059 del 7 maggio 2010 e la delibera n. 1677 del 16 luglio 2010. per il 2011 è in fase di appro-vazione un nuovo Dm, che prevede alcune modifiche; la più importante è l’esclusione dal regime di condizionalità delle misure ambientali rientranti nei programmi operativi dell’ocm ortofrutta.

Il sistema dei controlliAnnualmente viene estratto un numero di aziende a campione da sottoporre al con-trollo di condizionalità, pari ad almeno l’1% sul totale richiedenti contributi (pagamento unico, misure 211 e 214 del piano di svilup-po rurale). La responsabilità dei controlli di condizionalità è dell’organismo pagatore territorialmente competente, l’Appag per la provincia di Trento, il quale può delegare parte di questi controlli ad enti specializzati. nella nostra provincia vengono svolti in par-te dall’Appag, in parte dai servizi veterinari ed in parte da Agea.Agea è competente per il controllo delle BcAA (Buone condizioni Agronomiche Am-bientali), che viene eseguito attraverso la fotointerpretazione. Il rispetto dei cgo (cri-teri di gestione obbligatori) viene verificato sia dai servizi veterinari, per gli atti di loro competenza, sia dai funzionari controllori dell’Appag. Questi controlli prevedono sem-pre una visita aziendale.

I controlli in TrentinoLa visita in azienda nel corso di un anno civile può essere ripetuta, per dare la pos-sibilità agli agricoltori di sanare le posizioni trovate in infrazione in occasione del primo incontro. sul territorio provinciale i controlli sono iniziati nel 2008 e sono stati seguiti da funzionari di Agea su 133 aziende. Le infra-zioni segnalate sono state 40, così suddivi-se: 26 sull’atto A2 (stoccaggio carburante), 4 sull’atto B9 (stoccaggio e utilizzo prodotti fitosanitari), 11 sul requisito minimo ferti-

lizzanti, relativo al dimensionamento della concimaia.In occasione della seconda visita, intesa a verificare che l’azienda abbia effettuato gli interventi prescritti entro il termine fissato, le infrazioni rilevate sono state ancora 23, ed hanno originato le dovute riduzioni dei pa-gamenti. Alla luce di questi dati, nel 2008 è stato deciso di effettuare tre visite aziendali, in modo da introdurre gradualmente il regi-me di condizionalità. nonostante ciò sono emerse 14 posizioni ancora irrisolte al ter-mine delle visite. A queste aziende è stata applicata la reiterazione dell’infrazione. I controlli 2009 sono stati effettuati da funzio-nari dell’Appag su 53 aziende estratte. Dalle prime verifiche sono emerse ben 29 infra-zioni, di cui 18 sull’atto A2, 4 sull’atto B9, 5 sull’atto B11. Di queste infrazioni, solamente 3 sono risultate residue durante la seconda fase di controlli. 29 sono state le infrazioni rilevate anche durante i primi controlli del dicembre 2010, su un campione di 69 azien-de. È oggi ancora in corso il secondo ciclo di visite.

La condizionalità nella PACDal 6 all’8 ottobre 2010 si è tenuto a roma “condizionalità 2010”, workshop organizza-to dal ministero delle politiche Agricole Ali-mentari e forestali, in collaborazione con la commissione europea e l’Agea. Il meeting ha visto protagonisti gli esperti internazio-nali di condizionalità, con la partecipazione di rappresentanti di stati membri dell’unio-ne europea e dell’Italia (mipAAf, regioni e provincie Autonome, Agea e organismi pa-gatori). come sottolineato da giuseppe Blasi (mi-pAAf) e da Inge van oost (commissaria europea per l’agricoltura): “finalmente la condizionalità riveste oggi un ruolo centrale all’interno della politica Agricola comune”.La commissaria van oost ha inoltre eviden-ziato che “nel 2010 è importante che tutte le terre coltivabili europee siano mantenu-te secondo i criteri delle Buone condizioni Agronomiche ed Ambientali (BcAA), e che le aziende rispettino i criteri di gestione ob-

bligatori (cgo)”.efficace l’inglesismo con cui la van oost conclude il suo intervento: “farmer shall…” invece di “farmer should…”, l’agricoltore “deve”, e non “farebbe bene a… “. sono gli imprenditori agricoli, quindi, gli attori prin-cipali del rispetto ambientale, a patto che gli obblighi previsti siano loro comunicati in modo chiaro.A parlare della condizionalità in Italia è il dott. zaccarini (mipAAf) il quale mostra alcuni dati:Le aziende agricole italiane con obblighi di condizionalità sono state 800.000 nel 2005 e sono diventate 1.400.000 nel 2008.essenziale quindi per zaccarini offrire ser-vizi efficaci agli agricoltori, rinforzando ad esempio il sistema di consulenza pubblica e privata, tenendo presente che attenersi agli obblighi di condizionalità rappresenta un co-sto per le aziende agricole.Dagli interventi degli altri rappresentanti emerge come nell’eu le problematiche sia-no così diversificate nei 27 stati membri. Le difficoltà variano da regione a regione: l’abbandono delle aree rurali, i problemi di inquinamento dei corsi d’acqua, dei grandi allevamenti bovini e suini sono solo alcuni esempi. ogni stato membro ha il dovere di analizzare il proprio territorio, in collabora-zione con le regioni o le provincie Autono-me, che hanno una conoscenza più diretta delle singole realtà.

FRUTTICOLTURA INTEGRATAESENTATA DALLA CONDIZIONALITà

Al rispetto delle norme di condizionalità fissate ogni anno dall’unione europea non sono tenuti i frutticoltori che applica-no il disciplinare di produzione integrata per il melo. L’esenzione deriva dal fatto che i frutticoltori che si attengono alle regole del disciplinare per ricevere l’in-centivo previsto dal piano operativo delle organizzazioni di produttori ortofrutticoli operano già in conformità con il principio del rispetto dell’ambiente e della salute del consumatore.

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MARKETING & TERRITORIO tt 02 anno LvI

Innovazione e tradizione, il binomio strategico in questo tempo di sfide corre anche sulle creste di roccia delle Alpi, fino ad interessare i rifugi (che di sfide, tra l’altro, se ne intendono). Spartani ed essenziali (“la montagna è fatica”), oppure nidi hi tech con tutti i confort (il wellnes ad alta quota)? Due aspettative, due modi di vivere la montagna, due “target” di fruitori diversi. Triangolare il “riposizionamento” dei rifugi di montagna mettendo a confronto diversi punti di osservazione, affrontando il doppio problema che oggi vivono i rifugi di montagna - il rischio dell’omologazione e della perdita d’identità da una parte, l’esigenza di rispondere a nuove

domande funzionali dall’altra - è quanto si propone il convegno “I rifugi fra tradizione e innovazione: quale rapporto con la montagna” che Accademia della Montagna del Trentino ha organizzato per venerdì 20 maggio 2011 nella Sala Depero di Piazza Dante a Trento. Se nella tradizione si riconosce la ragione storica della nascita dei rifugi, l’innovazione sollecita a non adagiarsi su comode ed anacronistiche rendite di posizione di un passato che non esiste più. Il rapporto stretto con la montagna deve però essere sempre alla base della ragion d’essere di un rifugio alpino.

di Raffaele Farella

Nuove strategie di promozione congiunta vino-territorio-turismo

VINI AMBASCIATORI DEL TURISMOTRENTINO IN POLONIA

Il binomio vino-territorio si sta rivelando una strategia di marketing sempre più apprezzata dagli operatori del mercato internazionale. sempre più spesso il consumatore tende infatti ad abbinare

le caratteristiche organolettiche e sensoriali di un vino alle conoscenze, ai ricordi perso-nali e alle percezioni di piacere legate alle eccellenze ambientali, storiche ed artistico-culturali del territorio di origine del prodotto scelto e degustato. È con queste premesse che a metà dello scorso mese di marzo è stato organizzato in polonia, all’interno del programma promozionale “Il Trentino incon-tra varsavia”, un importante evento di pro-mozione di alcune delle produzioni di pun-ta del Trentino in campo vitivinicolo con la partecipazione congiunta di cantine ferrari, cavit, mezzacorona, casagirelli-Lavis.L’appuntamento – preceduto non a caso da un workshop di promozione dell’offerta turi-stica estiva agli operatori polacchi del setto-re - si è svolto presso l’Hotel Intercontinental nel centro di varsavia in una sala resa sug-gestiva da una ambientazione assai cura-ta e molto apprezzata dai partecipanti alla serata. Le varie tipologie di vini prodotti in Trentino, le caratteristiche pedoclimatiche e le potenzialità territoriali del vigneto trentino

sono state illustrate e descritte dal somme-lier roberto Anesi, mentre la degustazione degli otto vini (due per ogni azienda) presen-tati al pubblico polacco è stata condotta da Tomasz Kolecki majewicz, vincitore 2010 del campionato nazionale sommelier polacchi e di vari premi a livello europeo, che ha ac-compagnato i fortunati invitati in un viaggio immaginario sulle montagne e nelle vigne del Trentino.nel fitto programma della giornata trentina a varsavia (workshop di promozione economi-ca; incontri commerciali tra aziende trentine e polacche; incontri del presidente Dellai e dell’assessore mellarini con Lech Walesa e con il maresciallo della masovia struzik) non a caso “l’evento vino” è stato preceduto nel pomeriggio da un workshop di promozione turistica presso gli operatori polacchi di set-

tore organizzato da Trentino marketing spA. obiettivo dell’incontro quello di presentare e “aprire” al mercato polacco la stagione estiva trentina (con le sue 520mila presenze nella scorsa stagione invernale la polonia è già, per altro, il primo paese che sceglie le nostre montagne per lo sci) con le sue tante occasioni di sport all’aria aperta, con in te-sta mountain-bike e trekking, proposte che sono state illustrate – con un intervento di apertura dell’assessore mellarini - ad oltre 60 giornalisti e tour operator. Testimonial e interlocutore dei giornalisti polacchi per l’oc-casione era czeslaw Lang, titolare del Lang Team, azienda organizzatrice del Tour de pologne, gara ciclistica internazionale per professionisti gemellata col Trentino, che ha illustrato alla platea i tanti ottimi motivi per una vacanza d’estate in Trentino.

I RIFUGI FRA TRADIZIONE

ED INNOVAZIONE:

QUALE RAPPORTO CON

LA MONTAGNA

20 MAGGIO 2011 • CONVEGNO

Riferimento organizzativo:

Accademia della Montagna del Trentino

[email protected]

Tel. 0461 493175stam

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Istituto di Istruzione LORENZO GUETTI

liceo della montagna

UN CONVEGNOSUI RIFUGI

L’incontro della delegazione trentina a varsavia con Lech Walesa

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tt 02 anno LvI

Undici aziende agricole multifunziona-li, lo spirito imprenditoriale di 11 agri-coltrici, la creatività di 11 donne, la

capacità di fare rete di 11 “colleghe” dell’agri-coltura, tante e positive “cose” da dire alla comunità e in particolare alle nuove genera-zioni. sono gli ingredienti di un modo del tutto innovativo di fare cultura del mondo agricolo: l’iniziativa, che ha preso il via ad aprile e che proseguirà fino ad ottobre, si chiama “scam-pagnate in fattoria” e vede protagoniste le aziende agricole delle “Donne in campo”.si tratta della seconda edizione dell’iniziativa promossa dall’associazione affiliata alla cIA che sostiene la presenza e l’imprenditoria-lità femminile nel settore agricolo. L’idea è quella di aprire le porte delle proprie azien-de alla comunità per offrire una domenica in campagna a contatto con la natura: visitare un’azienda agricola, conoscere le piante, gli animali e la produzione, sperimentare nuovi modi di creare e divertirsi con quello che offre la terra.

ma a fare delle “scampagnate” un’iniziativa del tutto unica è la capacità di fare squadra delle 11 donne partecipanti: ad ogni dome-nica infatti sarà presente non solo la titolare dell’azienda agricola ma anche le altre 10 donne. “esserci tutte a tutte le domeniche sarà quasi impossibile – ci raccontano – ma ci siamo impegnate per venire almeno in 3/4 ad ogni scampagnata: in questo modo possiamo offrire un programma più ricco e aiutarci tra noi”. e così ogni domenica il programma è assicurato: giochi e attività di animazione didattica, laboratori artigianali del fare per bambini e adulti, visita guida-ta all’azienda agricola e anche il mercatino dei prodotti agricoli con uno slogan apposi-tamente creato: “dalle terre delle Donne in campo sapori da gustare”.

INFORMAZIONI:►francesca eccher

tel. 0461.421214http://donneincampo.cia.tn.it/

SCAMPAGNATE IN FATTORIA

ASSOCIAZIONI

Il 21 marzo scorso nella sala Incontri del-le cantine ferrari di ravina si è svolta l’assemblea annuale di confagricoltura

del Trentino. La relazione ufficiale è stata presentata da Diego pezzi che ha così inau-gurato il suo primo anno di presidenza. vari i problemi da lui toccati, a partire dal rappor-to tra agricoltura e turismo - un “incontro” di cui si parla da decenni ma ancora in buona parte da realizzare – per arrivare alla dife-sa dei terreni agricoli di pregio, per la quale cofagricoltura dà atto alla provincia di avere adottato nell’ultima versione del prg misure forti e determinanti per la loro salvaguardia.pzzi ha anche parlato dell’innalzamento dell’età dei conduttori agricoli e della man-

canza di giovani leve che assicurino la conti-nuità della gestione: “serve una politica che favorisca l’assunzione in affitto di terreni da parte dei giovani”.Altro capitolo la consulenza. per confagri-coltura occorre proseguire sulla strada della semplificazione delle procedure burocrati-che per chi accede ai contributi, “elevare laqualità della consulenza agricola prestata dalla fondazione edmund mach coinvol-gendo le aziende nel pagamento almeno parziale del servizio”, e rivedere l’attuale impostazione della ricerca, che privilegia la genomica, dando spazio anche ad altri com-parti e soprattutto alla soluzione di problemi contingenti dell’agricoltura trentina.“c’è un ritorno di giovani all’agricoltura – ha replicato l’assessore mellarini - grazie anche ai corsi di formazione complementare tenuti da s. michele. La sinergia fra agricoltura e turismo sta prendendo corpo grazie ad un gruppo di giovani albergatori”. A breve la fe-derazione trentina della cooperazione farà partire un progetto di integrazione al quale silavora da tre anni”.

Sergio Ferrari

L’assemblea di Confagricoltura del Trentino

“TERRENI IN AFFITTOAI GIOVANI AGRICOLTORI”

“CIAO RENZO, GRAZIEDALLA TUA UDIAS”

non è certo facile, e sicuramente non è di moda, parlare oggi di un’associazione che abbia come scopo principale quello di mantenere un legame tra vecchi

amici di scuola, annodando relazioni tra le generazioni che si susseguono sugli stessi banchi e che riesca a fare di quest’appartenenza un motivo di orgoglio e di vanto. eppure questa è stata ed è tuttora uDIAs, l’unione Diplomati dell’Istituto di san michele all’Adige. L’amico renzo santoni, da poco scomparso, ne è stato presidente e guida per oltre un ventennio: dalla metà degli anni sessanta fino a quasi la fine degli anni ottanta. Anni in cui il Trentino ha saputo trasformare la sua struttura sociale agricola facendola diventare matura e consapevole delle proprie potenzialità. L’infaticabile attività promossa da renzo, tramite viaggi tecnici internazionali, organizzazione d’incontri di confronto e aggiornamento, ha dato un inestimabile contributo in questa trasformazione. ma renzo ha saputo, soprattutto, potenziare e valorizzare il fattore “umano”, mantenendo e rinsaldando i legami tra le persone: i tecnici, i periti agrari, gli esperti agricoltori diplomati presso san michele. Tutte queste cose non nascono per caso, richiedono caparbietà e capacità di motivare, voglia di continuare a migliorarsi e spirito di collaborazione, dedizione e passione, organizzazione e senso di appartenenza. Tutte cose di cui in questi tempi stentiamo a trovare qualcuno che ne parli, immaginiamoci poi che le viva! eppure renzo è stato questo! per uDIAs, per san michele, per l’agricoltura del Trentino. I giovani d’oggi, che non hanno avuto la fortuna di conosce e incontrare renzo, negli anni in cui era nel pieno delle sue attività, hanno bisogno di serbare ricordo di persone come lui. Hanno bisogno di qualcuno che racconti loro che la storia che ci lasciamo alle spalle e della quale siamo figli non è frutto del caso o della fortuna, ma il risultato dell’impegno di persone che si sono dedicate e rese disponibili, che hanno fermamente creduto nella possibilità di migliorare e migliorarsi. ricordare renzo santoni oggi, significa questo. significa anche, ringraziandolo, ringraziare quanti hanno condiviso con lui gli anni ruggenti e oggi vivono una fase della vita che non li vede più in prima linea, perché siano consapevoli chi possono essere ancora d’esempio per i giovani. grazie di cuore renzo, da tutti noi, dalla tua uDIAs!

La Presidenza e la Direzione UDIAS

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RUBRICHE

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Noris, Laura, Michela: un’altra agricoltura di montagna

ALLA RICERCA DELL’ARMONIA

a cura di Walter Nicoletti [email protected]

A COME AGRICOLTURA

Questa crisi economica che, lo ricordiamo, è anche ecologi-ca ed energetica, ci propone il ritorno alla terra. Non un ritor-no al passato, ma alla consa-

pevolezza dei nostri limiti e di quelli dello svi-luppo. Per questo riteniamo particolarmente significativo proporre questi profili di donne che hanno scelto la campagna e la natura per realizzare i propri sogni professionali e personali. In queste esperienze c’è un termi-ne che ricorre ed è la parola armonia. Forse questo è il tempo in cui, soprattutto in cam-pagna, risulta essere positiva la ricerca di ar-monia, sia dentro noi stessi, sia nei confronti dell’ambiente.

NORIS, la raccoglitrice nomadeche ascolta la montagnaLe sue esperienze sono estreme quanto il suo sguardo. noris cunaccia ha scelto la na-tura e anche il suo linguaggio: quando parla il messaggio è denso di significato, sicuro eppure dolce, armonico. si definisce una raccoglitrice nomade, appassionata di erbe, bacche, radici e resine che trasforma in cibo attraverso procedimenti che ne conservano gli aromi ed i sapori nel segno della soste-nibilità.La sfida è quella di un’attività dedicata al cibo di grande qualità, al sapore selvaggio dei frutti più estremi in un ciclo di trasforma-zione coerente con la filosofia e l’ecologia della montagna. È da questa sfida che, nel 2003, è nata primitivizia, un neologismo che sta per primizia primitiva.noris è passata per importanti esperienze nella ristorazione ed ha viaggiato molto. ma poi ha conosciuto quella fase della vita in cui, per usare la parole di carlo maria martini, “si ritorna nel bosco” e con gli oc-chi più piccoli si scoprono le grandi cose. Questa riscoperta delle proprie radici ha coinciso con la riscoperta di se stessa e del-la propria anima selvaggia e spontanea. Da

qui la scelta di cercare la qualità nelle parti estreme dell’ambiente naturale. Lassù, dove per noris ci sono i più bei posti del mondo e dove cresce il radicchio dell’orso, il pino mugo, il luppolo, il crescione, il tarassaco e tante altre prelibatezze selvatiche. ma primi-tivizia ha anche un cuore maschile, quello di giovanni, fratello di noris, anch’esso pro-veniente dall’alta ristorazione e promosso sul campo ad “alchimista” nel laboratorio di Borzago, in val rendena.<Il nostro segreto – spiega noris – è quello della filiera corta della trasformazione che

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RUBRICHE

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passa attraverso il confezionamento imme-diato del prodotto fresco attraverso proce-dimenti che non ne alterino le proprietà ed il sapore>. Da questo sistema naturale di conservazione e pastorizzazione derivano 21 prodotti fra essenze e creme destinate all’alta gastronomia italiana ed europea. pri-mitivizia è infatti un’esperienza di rete corta locale che si trasforma in rete lunga com-merciale e che ha raggiunto recentemente anche gli stati uniti e l’Australia. <La nostra esperienza – conclude noris – ci ha portato ad essere un ponte fra il passato e quello che verrà dopo di noi>. un ponte che ha consentito il recupero della memoria materiale e popolare delle genti di montagna per il cibo spontaneo. una passione appresa sul campo parlando con le persone sempli-ci e gli intellettuali, ascoltando la natura e la sua storia. un’esperienza che fa dire a no-ris: “i miei maestri sono stati i boscaioli ed i dottori, mia madre e mia nonna, poetessa dialettale”.

LAURA, la ragazza che ha scelto l’allevamentoÈ da quindici anni che vive in Trentino, ma il grande salto verso la montagna l’ha compiu-to esattamente un anno fa. si tratta di quei salti tipici dei montanari, quelli che si lascia-no tutto alle spalle. Laura viene dalla provin-cia di varese e si laurea a rovereto in in-gegneria informatica. Quel settore la occupa per alcuni anni, ma non in modo totalizzante. Intanto il suo sguardo inizia a spaziare verso l’alto e verso la vita di montagna. È qui che Laura vuole ritrovare una motivazione forte, un legame sincero, una passione continua. e il sentimento si consolida con la conoscen-za dell’allevamento. La capre sono il suo primo grande amore di contadina. Inizia con un primo nucleo di tre Bionde dell’Adamello che acquista in val sa-viore nel cuore del ghiacciaio che dà il nome

a questa razza rustica, adatta alla mon-tagna. A castione, sulle pendici del monte Baldo, trova un appezzamento in affitto dove costruisce una prima, rudimentale stalla. Il gregge cresce, le conoscenze si affinano fino a fare di Laura una vera e propria esper-ta di razza di Bionda dell’Adamello. per la federazione provinciale allevatori esegue una serie di controlli e di valutazioni di questi animali per verificarne la purezza e la mor-fologia al fine di migliorare la razza e preser-varne l’estinzione.ma la grande occasione per misurarsi con la vita in montagna Laura la coglie nel maggio dell’anno scorso quando eugenio schelfi, noto allevatore di razza bruna di Brentonico, gli offre una collaborazione in stalla. Il salto diventa realtà e con perfetta coerenza e co-raggio femminili Laura si butta in una nuova avventura. Lascia definitivamente l’informa-tica ed il lavoro in ufficio per dedicarsi alla sua vera passione: la stalla e l’allevamento.È così che una giovane colta e dinamica in-formatica di città si sposta in montagna per vivere a castione di Brentonico e allevare capre e vacche da latte. La giornata si di-vide fra la stalla delle capre e l’allevamento di Brentonico. Alle sei e mezzo del mattino inizia la mungitura, poi c’è la pulizia e così la sera per un totale di cinque ore al giorno per sei giorni la settimana. poi via, verso la stalla delle capre.Il bilancio del primo anno è più che lusinghie-ro: l’esperienza si consolida, il lavoro appas-siona, la libertà si fa più vicina tanto che si profila un nuovo, inedito sogno. Quello di un minicaseificio dove trasformare il latte di ca-pra per la gioia dei tanti amici di Laura che intanto si radunano con interesse attorno a questa bella quanto semplice esperienza.

MICHELA, in campagna per educaremichela Luise ha sempre insegnato. I giovani e la natura sono stati i suoi obiettivi professionali fin da quando, nei parchi e nei boschi del Trentino, si occupava di educazione ambientale. poi c’è stata la scelta della campagna. A partire dal 2000, assieme ad Armando, il compagno di una vita, si è incamminata verso la valle di gresta per coltivare prodotti biologici e tagliare fieno. nasce così l’azienda Le Driadi che oggi si compone di circa un ettaro di terreno coltivato ad ortaggi e tre ettari a fieno ai quali si aggiungono 12 asini adibiti al trekking e all’accompagnamento dei bambini.<sono diventata contadina – spiega michela Luise - per poter dare più forza al mio proget-

to ambientale ed educativo che si realizza nell’accompagnamento dei ragazzi, nella di-vulgazione sui temi naturalistici e soprattutto nella gestione della fattorie didattiche>. La passione la porta anche ad intraprendere la strada della promozione dell’agricoltura biologica che si realizza in un’intensa attività formativa rivolta soprattutto alla conoscen-za e alla comunicazione delle esigenze dei consumatori per un’alimentazione sana e sicura. Luisa è inoltre formatrice esperta nel settore agroalimentare e naturalistico.nell’esperienza di michela il lavoro manua-le e quello intellettuale si compenetrano. Dall’orto alla stalla degli asini, dal trekking all’aula didattica il mestiere di educatrice e di montanara scorre in piena armonia e coe-renza. certo, il prezzo della libertà è elevato. si lavora quasi sempre e quasi mai si riposa. ma le soddisfazioni non mancano.Dal 2006 al 2010 michela e Armando gesti-scono con successo malga cimana, sulla montagna di villalagarina, dove sviluppano iniziative di fattoria didattica e di accompa-gnamento con gli asini. All’impresa di affian-ca anche la collaboratrice federica Aste che cura la parte educativa e psicologica. Insie-me propongono attività di escursionismo, ricreazione ed intrattenimento per i bambini grazie soprattutto alla grande disponibilità e dolcezza degli asini che si rivelano degli animali particolarmente indicati, anche a fini terapeutici, per la compagnia e la socializ-zazione.L’attività cresce tanto che nell’ultimo anno, attraverso i rapporti con associazioni e co-operative sociali, sono stati accolti oltre mil-le bambini e sono stati promossi oltre cin-quanta incontri dedicati alle fattorie sociali. L’esperienza di Luisa ci insegna che la mon-tagna è anche un laboratorio dove possono crescere, oltre all’azione e all’impegno soli-dale, anche il pensiero e la ricerca culturale.

A COME AGRICOLTURA

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RUBRICHE

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L’acqua è un bene pubblico univer-sale che non va ridotto a merce. ma è anche un bene per la salu-te. Il corpo umano è composto da due terzi di acqua e ogni giorno

una persona deve assumerne due litri per poter assolvere a tutte le importanti funzioni vitali.L’acqua è fondamentale per la salute e per l’ambiente. Lo sanno bene le popolazioni al-pine le quali hanno sviluppato nei secoli un rapporto di amore ed odio per l’acqua e la sua forza. Il Trentino, terra alpina per eccellenza, beneficia di grandi quantitativi idrici ed è una regione produttrice di energia leader nel mon-do. ma non per questo va abbassata la guar-dia in tema di salvaguardia e promozione di questo bene inestimabile.Le Alpi, tanto per fare un esempio, sono uno dei più grandi e delicati giacimenti di acqua dolce del mondo. ma questa risorsa naturale è un bene sempre più scarso, basti pensare che oggi sono circa un miliardo e mezzo le persone alle quali viene negato il diritto all’ac-cesso all’acqua potabile. per questi motivi la sua salvaguardia è diventato un tema politico.La comunità trentina ha dimostrato da tempo di interessarsi di questo argomento anche dal punto di vista dell’etica e della gestione responsabile. La giunta provinciale aveva promosso a suo tempo una campagna in fa-

vore dell’acqua del rubinetto, mentre comu-ni come Arco e segonzano sono in prima fila nella gestione razionale di questo bene pub-blico e nella sua salvaguardia contro gli “ap-petiti” degli speculatori.A fronte di una gestione ottimale della rete idri-ca (le perdite sono scese fino al 15%), i trentini dimostrano inoltre di apprezzare sempre di più “l’acqua del sindaco” tanto da superare la media nazionale dei consumi di ben 35 metri cubi l’anno per abitante.A rafforzare la consapevolezza del consumo in house della risorsa idrica ci ha pensato an-che il comune di cavalese, tanto che l’asses-sore all’ambiente, il giovane sergio finato, ha promosso una vera a propria campagna in favore “dell’acqua a portata di brocca”. Lo scorso 22 marzo, in occasione della giornata mondiale dell’acqua, c’è stata la presentazio-ne di questa iniziativa che si pone l’obiettivo di informare i cittadini circa le qualità intrinseche dell’acqua proveniente dall’acquedotto, di va-lorizzarla come risorsa pubblica e di divulgare una serie di buone pratiche ed indicazioni per limitarne il consumo e gli sprechi.I vantaggi ambientali di una scelta di questo tipo saltano subito agli occhi se consideria-mo che le acque in bottiglia comportano co-sti onerosi di confezionamento, imballaggio e trasporto, senza considerare il disastroso bilancio ambientale che ne consegue. ma

quella del rubinetto è veramente migliore? <L’obiettivo della campagna – spiega finato – non è quello di attaccare l’acqua in bottiglia, quanto quello di far conoscere in maniera po-sitiva quella del rubinetto. un bene pubblico che viene monitorato e controllato diverse volte nel corso dell’anno in modo tale da con-sentire il massimo della garanzia e della sicu-rezza per il consumatore>.per questo il comune di cavalese ha stam-pato un opuscolo a firma del sindaco silvano Welponer e dell’assessore finato dedicato all’acqua del rubinetto che sarà distribuito a tutte le famiglie e alle associazioni assieme ad una brocca promozionale. successivamente è previsto un percorso di sensibilizzazione ri-volto alle scuole e ai cittadini con un ciclo di in-contri sul tema del bilancio idrico del comune ed una serie di approfondimenti. La campa-gna si concluderà con lo spettacolo “H2oro” realizzato dalla compagnia teatrale Itineraria di milano e con la visita agli acquedotti da par-te delle scuole, degli anziani e dei pensionati dell’università della Terza età. (w.n.)

A COME ALIMENTAZIONE

L’ACQUA (IN BROCCA)DEI SINDACI

L’iniziativa “pro rubinetto” del Comune di Cavalese

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RUBRICHE

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A COME AMBIENTE

Anche il consorzio melinda strizza l’occhio al biologico e sceglie di incrementare que-sto tipo di produzione. I dati di mercato parlano chiaro.

I frutticoltori della val venosta hanno au-mentato del 4% le produzioni biologiche nel corso dell’ultima annata, mentre i trend dei consumi nazionali indicano un aumento del 6,2% per il settore ortofrutticolo biologico. Le mele coltivate nel rispetto del Disciplinare di produzione Biologica rappresentano oggi il 1,5 - 2% del totale delle mele consumate in europa. Dati che hanno sollecitato il consiglio di amministrazione del consorzio noneso a definire il progetto melaBio, che prevede di arrivare, nel corso dei prossimi anni, ad una raccolta di 5.000-6.000 tonnellate di mele da agricoltura biologica. Attualmente a melinda vengono conferite 1.200 tonnellate/anno di mele biologiche che vengono desti-nate in parte alla grande Distribuzione ed in parte agli operatori del catering. sul totale di oltre 300.000 tonnellate di mele raccolte ogni anno nelle valli di non e di sole signi-fica circa il 0,4%. L’obiettivo, fissato sulla base della realistica capacità del mercato di assorbire l’offerta, è quello di estendere la produzione biologica al 1,5-2% della produ-zione di melinda.

<si tratta semplicemente – spiega il direttore del consorzio Luca granata – della volontà del nostro consorzio di provare a creare le condizioni per soddisfare una potenziale ri-chiesta del mercato, operando però - come sempre - secondo modalità finalizzate ad of-frire una ragionevole probabilità di adeguata soddisfazione economica ai soci produttori che vorranno eventualmente aderire al pro-getto.>Il progetto prevede una tempistica altret-tanto puntuale. Dopo la decisione del cdA del marzo scorso, si stanno svolgendo le singole assemblee presso i 16 magazzini aderenti. In queste riunioni i quattromila soci di melinda vengono informati sui particolari tecnici del progetto e sugli obiettivi di lungo periodo. entro il prossimo autunno verranno raccolte e valute le adesioni, in modo tale da indicare le aziende che potranno accedervi. <si tratta – afferma il presidente di melinda, michele odorizzi – di un percorso non facile in quanto il sistema di produzione biologica necessita di appezzamenti sufficientemente ampi e debitamente separati da quelli che utilizzano il metodo integrato>. per questo verranno avviati anche incon-tri con i comuni e la comunità di valle per definire zone idonee ed uniformi dove poter sviluppare questo tipo di coltura. La condi-zione minima per la realizzazione di mela

Bio è dunque quella di reperire in valle circa 100-120 ettari da convertire al biologico. Le aziende aderenti dovranno avviare il proces-so di totale conversione al nuovo sistema produttivo e per questo il consorzio ha pre-visto un sistema di accompagnamento e di remunerazione dedicata.In particolare, il progetto prevede per i frutti di calibro inferiore agli 80 mm delle 4 varietà consigliate un differenziale garantito - per un periodo di 10 anni - di prezzo di liquidazione che, in relazione ai diversi calibri e varietà, varia dal +80% al +20% rispetto a quello che sarà, anno per anno, il prezzo medio di liquidazione di melinda per i calibri corri-spondenti delle stesse varietà coltivate con il metodo della produzione Integrata.nel periodo necessario per passare dall’inte-grato al biologico, fissato in tre raccolti con-secutivi successivi al momento in cui viene segnalato l’inizio della fase di conversione, la quota differenziale garantita sarà pari alla metà di quella sopra citata e la produzione verrà convogliata dal magazzino di riferi-mento nelle produzioni integrate marchiate melinda. Le varietà sulle quali si è deciso di puntare sono la golden (leader anche nel settore bio), la red Delicious, la gala e la fuji mentre renetta, per diversi motivi di na-tura commerciale, non rientra tra le varietà consigliate per la produzione bio. (w.n.)

PROVE DI BIOLOGICOA MELINDA VALLEY

L’iniziativa “pro rubinetto” del Comune di Cavalese

La produzione di mele bio del consorzio salirà dal 0,4 al 2 per cento

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tt 02 anno LvINOTIZIE IASMA

Da oggi i vitigni pinot grigio, Terol-dego, goldtraminer e rebo hanno una “marcia” in più, grazie all’attivi-

tà di selezione clonale condotta dall’Istituto Agrario di san michele all’Adige. Il ministe-ro delle politiche agricole forestali ha infatti

riconosciuto sette nuovi cloni di vite di inte-resse locale ed extraprovinciale che portano il marchio congiunto IsmA_AvIT. si tratta di un primo importante risultato nato dalla col-laborazione tra l’attività di selezione clonale sanitaria curata dal centro di Trasferimento Tecnologico di san michele e l’Associazione vivaisti viticoli Trentini. scelti in vigneti preferenziali durante gli ul-timi due decenni, le gemme e le barbatelle innestate di queste selezioni clonali possie-dono caratteristiche produttive, qualitative e sanitarie molto interessanti e saranno presto disponibili nel mercato vivaistico per il rinno-vo degli impianti. In particolare, la commissione ministeriale preposta all’inserimento delle novità vegetali nel registro nazionale delle varietà di vite ha approvato i dossier per il riconoscimen-to di un clone di pinot grigio denominato “IsmA®-AvIT 513”, di due cloni di Traminer aromatico “IsmA®-AvIT 904 e 920r”, uno di Teroldego “IsmA®-AvIT 155”, due di rebo “IsmA®-AvIT 583 e 590” ed uno di goldtra-miner “IsmA®-AvIT 3001”, quest’ultimo de-stinato per la produzione di vini da vendem-mia tardiva.

NATI SETTE NUOVI CLONI “ISMA -AVIT”di Silvia CeschiniUfficio Stampa Fondazione Edmund Mach - IASMA

I PRIMI PASSI DI “ABATE”PER SALVARE IL TEMOLO

Tecnici, ricercatori e rappresentanti dei pescatori a raccolta recentemente, a san michele, per fare il punto sulla tutela e la gestione sostenibile del Temolo, la terza specie guida del bacino del fiume Adige, dopo la Trota marmorata e il Barbo, da alcuni anni in declino demografico. contro il pericolo di estinzione del Thymallus thymallus, causato dall’impatto antropico e, in particolare, dall’immissione di pesci di provenienza danubiana e atlantica, si è mosso l’Istituto Agrario con un progetto di ricerca denominato “ABaTe”. Il progetto, finanziato dalla provincia autonoma di Trento attraverso il bando marie curie Action – cofund postDoc 2009 Incoming, intende caratterizzare geneticamente le popolazioni locali di temolo.

PRESENTATII RAPPORTI CRI E CTTAlla presenza del presidente della provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai e del presidente IAsmA francesco salamini, sono stati presentati due rapporti realizzati dal centro ricerca e Innovazione e centro Trasferimento Tecnologico. Dalle pubblicazioni emerge che lo IAsmA ha in corso più di 200 collaborazioni quotidiane con università e centri di ricerca di tutto il mondo e che ha creato negli ultimi anni un network internazionale che coinvolge i cinque continenti e più di 30 paesi. Inoltre, per quanto

riguarda l’attività di trasferimento tecnologico, si contano nel 2010 15.180 analisi su vino, 3000 test su vite, 300 su melo e 900 su piccoli frutti, 2690 analisi di suoli e vegetali, 700 indagini microbiologiche sugli alimenti. e ancora, 744 avvisi tecnici, 1455 incontri tecnici e corsi di formazione per un totale di 44.713 presenze e 16.210 consulenze aziendali.

IL VINO ROSSO MITIGAGLI EFFETTI DELLE ABBUFFATEL’InrAn, l’ente pubblico italiano per la ricerca in materia di alimenti e nutrizione vigilato dalministero per le politiche agricole, alimentari e forestali, ha condotto in collaborazione con il entro ricerca e innovazione della fondazione edmund mach e con il Dipartimento di scienze biochimiche dell’università La sapienza di roma uno studio pilota per valutare la capacità del vino rosso di ridurre l’aumento nel sangue dei grassi ossidati dopo un pasto molto ricco. La ricerca è stata recentemete pubblicata sul “British Journal of nutrition”.

Dallo studio è emerso che il consumo di vino rosso durante il pasto ha prevenuto l’aumento nel sangue dei prodotti di perossidazine lipidica, sa lipidi idroperossidi che ossidi del colesterolo, che si è osservato invece dopo il consumo del pasto con acqua.

IL SUCCESSO DEISEMINARI DEL MASTER Hanno riscosso una grande partecipazione di pubblico i due seminari su marketing e web organizzati dall’Istituto Agrario di san michele all’Adige nell’ambito del master universitario sui vini di origine, realizzato in collaborazione con l’università degli studi di milano. gli incontri sono stati organizzati in collaborazione con selecta-Winejob risorse umane per il vino e vinix Lab Academy. molti gli spunti di riflessione e i suggerimenti pratici per affrontare le sfide future nel mondo del vino con l’obiettivo di familiarizzare, anche nel settore del vino, con le opportunità offerte dalla rete e dalle nuove tecnologie.

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Un grande paese in continua crescita, oltre un miliardo di abitanti, notevoli risorse finanziarie a disposizione, gusti raffinati che si stanno sempre più affermando. È anche

questa la cina visitata lo scorso mese di aprile da Dacian ciolos, commissario europeo all’agricoltura. obiettivo della missione: promuovere i prodotti alimentari europei e le bevande di qualità recanti indicazioni geografiche (Ig). Durante la visita in cina, ciolos ha inaugurato l’iniziativa eu-china Trade project, uno dei maggiori programmi mai varati dall’ue nel settore commerciale.La finalità del viaggio è stata quella di accrescere l’interesse dei consumatori cinesi per i prodotti europei di qualità: oltre 3200 prodotti alimentari e un’innumerevole gamma di vini e bevandse spiritose a Ig oggi apprezzati in cina solo da un ristretto gruppo di intenditori.Anche la cina, però, dispone di un ricco patrimonio di prodotti tradizionali e a questo proposito il commissario ciolos ha di-scusso con il governo di pechino le migliori modalità intese a tutelare reciprocamente queste denominazioni e commercia-lizzarle nei mercati europei e cinesi. La gastronomia cinese è estremamente popolare in europa. negli ultimi anni gli scambi commerciali di prodotti agricoli fra l’ue e la cina sono aumentati considerevolmente, le esportazioni dell’ue nel 2010 sono infatti aumentate del 50 % rispetto ai livelli del 2009.

EUROPA INFORMA

INDAGINE EUROSTAT:“RIFIUTI? IO? POCHI!”La maggior parte dei cittadini europei ten-de a sottostimare la propria produzione di rifiuti domestici. A dirlo è un’indagine euro-sTAT, seconda la quale il 60% dei cittadini ue è convinta di produrre una quantità tut-to sommato limitata di rifiuti. peccato che i dati ufficiali indichino una produzione media pro capite di rifiuti di oltre 500 chilogrammi. Analogamente, il 10% dei cittadini dichiara di non produrre rifiuti alimentari, mentre oltre il 70% stima di non buttare più del 15% del cibo acquistato. ma anche in questo caso i dati ufficiali (ricavati da un studio inglese, nell’ambito del Waste & resources Action programme) dicono qualcosa di diverso: più della metà dei cittadini europei getta almeno un quarto del cibo nella spazzatura!

NUOVO FONDO PER L’EFFICIENZA ENERGETICAun fondo per il cofinanziamento e l’assisten-za tecnica a progetti di risparmio energetico, efficienza energetica ed impiego di fonti rin-novabili. european energy efficiency facili-ty rientra nell’ambito del programma euro-peo per il recupero energetico e finanzierà enti locali regioni o comuni, a sostegno di iniziative di risparmio energetico quali per-formance energetiche di strutture pubbliche o private, impianti di cogenerazione (micro generazione e combinazione calore/raffred-damento), investimenti decentrati nelle fonti rinnovabili, trasporto urbano pulito, ammo-dernamento delle infrastrutture. sono 125 milioni di euro messi a disposizione per fi-nanziare i progetti, con l’aggiunta di altri 20 milioni destinati all’assistenza tecnica.

50 COMUNI IN CORSA PER IL TITOLO DELLA “SERIE A-CQUA”sono stati 51 i comuni trentini che alla sca-denza del 28 febbraio hanno inviato i dati relativi ai loro consumi idrici nel corso del 2009, mettendosi così in gara per diventa-re i campioni trentini del risparmio di acqua potabile nella terza edizione della “serie A-cqua”. sostenuta dai quattro consorzi BIm del Trentino (Brenta quale capofila, Adige, chiese e sarca-mincio-garda), l’iniziativa è giunta alla terza edizione e intende premiare i comuni trentini che si sono maggiormente distinti nel consumo limitato di acqua po-tabile. Il consorzio BIm più rappresentato quest’anno è quello del sarca con 19 comu-ni, seguito dal BIm Brenta con 18 comuni, dal BIm Adige con 11 e dal BIm chiese con tre.

CENTRO DI INFORMAZIONE DELL’UNIONE EUROPEA via della val, 2 - casalino38057 pergIne vALsugAnA (Tn) - ItalyTel: 0461 534848 - fax: 0461 [email protected]://europedirect.iasma.it

Istituto Agrario di San Michele all’Adigea cura di Silvia Ceschini e Giancarlo Orsingher

Missione del Commissario Ciolos a Pechino

LA VIA CINESE PER I PRODOTTIEUROPEI DI QUALITà

un meleto in cina

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NOTIZIE

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FIRMATO IL PROTOCOLLO D’INTESATRA GBC ITALIA E PEFC ITALIALo scorso 1 febbraio è stato firmato a ro-vereto, presso la sede del green Building council Italia, il protocollo d’intesa tra gBc Italia e pefc Italia. Il documento (disponibi-le nel sito del pefc Italia) si propone di lan-ciare un chiaro messaggio al mercato che le due organizzazioni puntano a valorizzare il legname certificato nell’edilizia e in partico-lare il legname locale, convenendo “di favo-rire lo sviluppo della cultura e pratica della certificazione della filiera del legno e della sostenibilità in edilizia, promuovendo altre-sì la valorizzazione delle aree dove la cer-tificazione forestale pefc è maggiormente sviluppata”.

“CHI CERCA INNOVA”SU RAI TRE“chi cerca innova” è il titolo della nuova serie televisiva che dal 6 febbraio scorso rai Tre trasmette a diffusione regionale alle ore 10, in 12 puntate quindicinali, raccontando così lo stato dell’arte della ricerca scientifica nella provincia di Trento e conducendo il telespet-tatore all’interno della galassia dei laborato-ri dove i ricercatori lavorano con passione alla costruzione del futuro collettivo, ma che spesso non sono noti al grande pubblico. riflettori sui successi trentini nel campo del-la ricerca condotti da diversi enti di ricerca trentini.

ULTIMA GELATADEVASTANTE NEL 1997Il germogliamento delle viti si presenta omo-geneo in tutto il Trentino, con un anticipo di 15 giorni nel fondovalle e nella media collina. I viticoltori temono un ritorno di freddo che provocherebbe gravi danni. L’ultimo evento devastante di questo tipo si è verificato nella notte tra il 17 e il 18 aprile del 1997. L’anti-cipo di vegetazione che si riscontra su tutte le coltivazioni da frutto ha accresciuto negli agricoltori trentini l’interesse per l’assicu-razione contro i danni da ritorni di freddo o gelate tardive. Le polizze sottoscrivibili sono di due tipi: pluririschio gelo-brina-grandine-vento e per l’uva anche eccesso di pioggia e multirischio che copre tutte le avversità. Il tempo utile per sottoscrivere il contratto scade il 31 maggio, ma va tenuto presente che la copertura assicurativa parte solo se la polizza è stata sottoscritta almeno tre giorni prima dell’evento calamitoso.

SEGHERIE AUSTRIACHEACQUISTANO LEGNAME IN TRENTINO negli ultimi due mesi alcune grosse seghe-rie dell’Austria si sono rivolte al mercato ita-liano per acquistare legname da opera. La loro presenza si è notata in Alto Adige, nella carnia ed anche in Trentino. Il motivo dell’in-solita presenza è da ascrivere ad insuffi-ciente disponibilità di legname nelle regioni dell’Austria nelle quali operano le segherie.

non è possibile stabilire se il fenomeno è temporaneo o destinato a durare.

LOPPIO ATTIRAMIGLIAIA DI ROSPI

L’alto livello di acqua presente nel lago di Loppio ha richiamato dal monte Baldo e dal-la valle di gresta migliaia di rospi, in maggio-ranza femmine già fecondate. “una femmina di rospo – spiega il naturalista pietro Lorenzi del museo civico di rovereto, che segue da anni la discesa dei rospi - depone le uova inglobate in lunghi cordoni di materiale ge-latinoso che possono raggiungere anche i 6 metri. una femmina depone da 8 a 12 mila uova. gli individui che raggiungeranno l’età di adulto non superano le 4-6 unità su 10.000”.

PIANO DI PROFILASSIANIMALE: FINORA OKI medici veterinari dell’Azienda per i servizi sanitari della provincia di Trento avevano

in breve a cura di Sergio Ferrari

DUE MILIONI DI GERANI centocinquanta aziende, seicento addetti, 280 mila metri quadrati di superficie, due milioni di gerani e piante da balcone col-tivate, 370 mila ciclamini, 340 mila viole e primule. sono alcuni numeri che fotografa-no la floricoltura trentina, raccolti dal cen-tro Trasferimento Tecnologico dell’Istituto Agrario di san michele all’Adige, impegna-to sul fronte della consulenza anche in que-sto comparto. negli ultimi trent’anni il numero di aziende

floricole trentine è cresciuto notevolmente: dalle circa 50 presenti agli inizi degli anni settanta si è passati alle oltre 150 attuali. La produzione lorda vendibile supera i circa 27 milioni di euro e in prevalenza le aziende sono condotte con manodopera familiare. ne deriva che il floricoltore deve impegnarsi in ruoli diversi: produttore, venditore, ope-ratore del verde, rapporto col mercato. Le nuove aziende sono nate in prevalenza nelle valli periferiche, stimolando nuove oc-casioni di lavoro in molte aree di montagna. per quanto riguarda l’ubicazione delle serre sul territorio, il 30 % si trovano a Trento e dintorni, il 15 % a rovereto e Avio, il 20 % a riva e Arco, il 14% in valsugana e primiero, il 12% nelle valli di non e sole.“L’indiscussa preparazione tecnica dei nostri floricoltori – spiega umberto viola, consulente del centro Trasferimento Tec-nologico – abbinata a particolari condizioni microclimatiche, conferiscono alle nostre produzioni delle caratteristiche qualitative particolari e riconoscibili”.

La produzione si protrae tutto l’anno, le pause produttive sono inesistenti, per il flo-ricoltore questo determina un grosso impe-gno perché impone ritmi e tempi che non ammettono scusanti e ritardi di sorta. (s.c.)

I numeri della floricoltura trentina►150 aziende ►600 addetti►280.000 metri quadrati superficie

coltivatafiori maggiormente coltivati: ►gerani, piante da balcone, poinsettie,

crisantemi, primule e viole ►gerani e piante da balcone, oltre 2

milioni di piante ►ciclamini, 370 mila piante ►poinsettie, 350 mila piante ►crisantemi, 240 mila piante ►viole e primule, 340 mila piante ►piante da fiore annuali, oltre un

milione di piante ►ortaggi e aromatiche, oltre tre milioni

di piante

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effettuato a metà aprile i due terzi dei sopral-luoghi e dei prelievi di materiale da sotto-porre ad analisi previsti dal piano annuale di profilassi del patrimonio zootecnico locale. Le malattie oggetto di indagine sono: TBc, brucellosi, leucosi, rinotracheite infettiva o IBr, malattia delle mucose o BvD per i bo-vini. per pecore e capre il piano di profilassi è limitato alla brucellosi. Il risanamento da agalassia contagiosa segue un percorso specifico e separato. Il patrimonio zootec-nico interessato al piano sanitario è rappre-sentato cumulativamente da 44.000 bovini e da 24.000 tra pecore e capre.

LA PROCESSIONARIA DELLAQUERCIA: LA BIOLOGIAuna specie di processionaria della quercia è presente anche in Trentino, ma ha una biologia ed un comportamento diverso da quello della processionaria del pino. sverna da uovo sui rami e compie lo sviluppo larvale entro la primavera, vivendo in aggregazioni più o meno consistenti. Le crisalidi si forma-no entro bozzoli dispersi alla superficie o all’interno dell’ultimo grosso nido costruito

dalle larve nella parte bassa delle piante. esclusa l’eventualità di gravi defogliazioni, rimane il rischio di infiammazioni della cute, degli occhi e soprattutto delle mucose della bocca e delle vie respiratorie per il bestiame al pascolo sotto le piante infestate a causa dei peli urticanti. Lo stesso pericolo sussiste per le persone.

POLO LATTE, STUDIO AFFIDATOALL’UNIVERSITà DI PIACENZAnel dicembre scorso, il servizio vigilanza e promozione delle attività agricole ha affidato all’università cattolica del s.cuore di pia-cenza un incarico di studio e ricerca volto ad una analisi complessiva del settore lattiero – caseario trentino. L’università, attraverso l’Alta scuola in economia Agroalimentare – smeA, dovrà finalizzare la ricerca ad una analisi preliminare dell’intero comparto pro-vinciale e dei principali gruppi presenti, con riguardo particolare alla nuova realtà deri-vata dalla fusione fra i due caseifici sociali Latte Trento e pinzolo fiavè rovereto. Le conclusioni dell’analisi dovranno configurare soluzioni per una ristrutturazione del settore

con riguardo al riassetto dei gruppi citati e alla definizione di un business plan.L’esigenza dello studio affidato consegue all’impegno assunto dalla provincia di Tren-to in sede di protocollo di intesa con fede-razione Trentina della cooperazione e con Latte Trento sca, sottoscritto a fine anno scorso, volto a sostenere la realizzazione del nuovo polo lattiero caseario della provin-cia di Trento.

MOTOBARCHE IMPEGNATENELLA PULIZIA DELLE FOSSE Il territorio di fondovalle che fa capo al con-sorzio trentino di bonifica è percorso da 170 km. di fosse di scolo dell’acqua in esubero. La pulizia del fondo delle fosse da varie spe-cie di erbe e di alghe è fatta con l’ausilio di 3 motobarche del peso di 12 quintali cadauna, trasportate con carrello e movimentate da una gru montata sul mezzo di trasferimen-to. Il lavoro sulla motobarca è affidato a 2 operai. uno regge il timone, l’altro manovra la lama di taglio che può lavorare fino a 1,70 metri, partendo da un livello minimo di inva-so di 70 cm.

L’AGRICOLTURA ITALIANATORNA A CRESCEREnel quarto trimestre 2010 quello agricolo è stato il settore più dinamico dell’economia nazionale, meglio dei servizi e dell’industria. secondo le rilevazioni dell’Istat nell’intera annata 2010 si è registrato un aumento del valore aggiunto del settore primario dell’1%, in netta controtendenza con il meno 2,3% registrato nel 2009. Bene anche l’export: le vendite all’estero dei prodotti di base dell’agricoltura e della pesca sono cresciute di oltre il 21%, un risultato che fa il paio con un progresso dell’11% dell’export di alimenti trasformati e bevande. L’agricoltura inoltre ha contribuito ad argi-nare il fenomeno della disoccupazione, re-gistrando nel terzo trimestre 2010 un nuovo recupero dei livelli occupazionali con un au-mento su base annua del 3%, circa 14.000 unità in più, soprattutto al sud. La crescita complessiva, inclusi i lavoratori non dipen-denti, è stata dell’1,3%, in netta controten-denza con il meno 2,3% dell’industria e il calo dello 0,5% dei servizi.

ALTO ADIGE SOSPENDEEXPORT MELE IN LIBIAcon l’eplodere della crisi libica, la val veno-sta (Alto Adige) ha sospeso l’esportazione di mele verso il paese africano. La vip, Asso-

ciazione dei produttori ortofrutticoli della val venosta che raggruppa sette cooperative e 1.800 contadini, esporta circa il 5% della sua produzione annua di 320 mila tonnellate nel magreb. “Attualmente - spiega il responsabile mar-keting michael graffer - i problemi maggiori sono in Libia, mentre l’esportazione verso l’Algeria sta tuttora funzionando”.

LEGGI ANTI OGMIN FRIULI E TOSCANADopo la provincia autonoma di Bolzano, an-che la regione friuli venezia giulia ha ap-provato una legge che vieta le coltivazioni di ogm sul proprio territorio, salvo che a fini sperimentali purchè autorizzate ai sensi del-la direttiva comunitaria del 2001 in materia. La legge, inoltre, raccomanda alla ristorazio-ne collettiva di scuole, luoghi di cura ed enti pubblici la somministrazione di prodotti ogm free, biologici, tradizionali, Dop o Igt. Altra re-gione che ha annunciato una legge anti ogm è la Toscana, che la notificherà a Buexelles. “La Toscana – ha annunciato l’assessore regionale all’agricoltura, gianni salvadori - non può in alcun modo essere una terra dove si produce o dove si fa ricerca in mate-ria di ogm. se si dovesse spargere la voce che in Toscana ci possa essere anche il mi-nimo rischio di contaminazione da ogm, ci

sarebbe un’incalcolabile perdita di competi-tività del nostro settore agroalimentare, tutto vocato alla qualità”. Da registrare, nel frattempo, anche la presa di posizione contro gli ogm del nuovo mini-stro dell’agricoltura saverio romano.

CENSIMENTO AGRICOLTURA-20% AZIENDE IN 10 ANNI

In dieci anni il mondo agricolo ha subito una contrazione del numero di aziende attive pari a circa il 20% rispetto al censimento del 2000. si tratta dei primi dati relativi al sesto censimento generale dell’agricoltura, in cor-so da parte dell’Istat. Il censimento in corso è anche il primo banco di prova dell’utilizzo del web quale alternativa alla compilazione tradizionale del questionario tramite i rileva-tori. sono state oltre 61.000 infatti le aziende che hanno scelto di rispondere al questiona-rio su Internet.

dall’Italia

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UE-MERCOSUR, AGRICOLTURA PAGA PREZZO PIÙ ALTO emergono numerosi aspetti critici che po-trebbero mettere a repentaglio l’equilibrio dei mercati agricoli europei, creando situa-zioni di difficoltà per i produttori comunitari, dall’analisi di impatto sui negoziati di libe-ro scambio tra l’ue e i paesi del mercosur (Brasile, Argentina, uruguay e paraguay). È questa, in estrema sintesi, la prima preoc-cupante conclusione a cui è giunto il team di esperti agricoli della commissione euro-pea che il 27 aprile scorso oggi a Bruxelles ha esaminato la valutazione d’impatto con gli esperti dei 27 stati membri. A pagare la fattura più salata nei negoziati ue-mercosur (che comprendono anche l’accesso al mer-cato di prodotti non agricoli e i servizi) sa-rebbero proprio le produzioni agricole, sia

quelle continentali come quelle mediterra-nee. nell’occhio del ciclone ci sono carne bovina, suina, pollame, ma anche latte, riso, olio d’oliva e, soprattutto, ortofrutta.

CORSA AL “FREEZER”DELLA BIODIVERSITàLa corsa per effettuare i depositi nella ban-ca della biodiversità del pianeta che si tro-va nelle isole svalbard è dettata anche dai recenti episodi di cronaca, come la crisi in egitto che ha provocato il saccheggio della Banca genetica egiziana del deserto nel si-nai settentrionale, dove era conservata una preziosa collezione di frutti e piante medici-nali. Tra i ghiacci delle svalbard, in norvegia è stato effettuato un prezioso deposito in una delle cassaforti di biodiversità del pia-neta, la banca sotterranea dei semi. si trova

ad una profondità di 125 metri e ha stanze con temperatura costante di -18 gradi. In una spedizione recente sono stati aggiunti ai 600mila semi, esemplari di rari fagioli di Lima, il cantalupo resistente alla ruggine, i progenitori dei pomodori rossi ricchi di an-tiossidanti, i semi di solanum chilense e solanum galapagense, parenti selvatici del pomodoro il cui materiale genetico è stato usato dal dipartimento dell’agricoltura ame-ricano per creare pomodori ad alto contenu-to di licopene e di beta-carotene. In molte parti del mondo si stanno attivando spedi-zioni alla volta delle svalbard per conser-vare semi importanti per la sopravvivenza dell’agricoltura, qualora dovesse verificarsi una calamità naturale. Dalla siria sono stati inviati fagioli e cereali, dall’etiopia campioni di foraggio.

dal mondo

Il vino può aiutare a vedere ed a senti-re. no, non si tratta dell’ultima scoperta scientifica correlata agli effetti benefici

del vino, ma dell’esito della originale inizia-tiva di solidarietà promossa dall’Associazio-ne “Amici del senatore giovanni spagnolli” di rovereto, organizzatrice il 25 febbraio scorso alla cantina cavit di ravina dell’Asta dell’Amicizia: 300 bottiglie di pregiati vini trentini, nazionali ed esteri “battuti” all’asta per raccogliere fondi a favore di due inizia-tive, il mantenimento operativo di un ambu-latorio oculistico a Bujumbura (Burundi) e l’organizzazione di una clinica mobile per la diagnosi e la fornitura di apparecchi acusti-ci per alcune centinaia di bambini audiolesi nelle città indiane di calcutta, vizak e Kaki-nade. un’asta particolare, che si è svolta in un clima di festa e di amicizia, della quale è stata tra gli altri testimone anche l’assesso-re alla solidarietà internazionale Lia giova-nazzi Beltrami. All’appello dell’associazione presieduta da giuliano Tasini hanno risposto davvero in molti, ad iniziare dalle sezioni trentine di Assoenologi e Associazione della sommellerie professionale Italiana, confra-ternita della vite e del vino, ordine nazionale assaggiatori e sovrano e nobilissimo or-dine dello Antico recioto. In sala, di fronte al banditore dell’asta, più di 150 persone che hanno fatto a gara a chi offriva di più,

rilanciando sul prezzo base delle bottiglie di vino e distillati donate dalle cantine. circa 8 mila euro, alla fine della serata, i fondi rac-colti all’Asta dell’Amicizia. “contribuire a far uscire da situazioni di isolamento bambini che non vedono e non sentono - ha affer-mato l’assessore Beltrami - dev’essere per noi trentini motivo di orgoglio. L’iniziativa dell’Associazione “Amici del senatore spa-gnolli” è un messaggio rivolto a tutti, affinchè ognuno faccia la propria parte per aiutare i più sfortunati nel mondo”.orgoglio che si leggeva nella soddisfazione di quanti hanno acquistato, spesso a più del doppio del prezzo base di partenza dell’asta, le preziose confezioni di vini. preziose per-ché grazie a quei vini l’oculista gianna rue-le, già aiuto primario dell’ospedale s. mariadel carmine di rovereto, e l’ortottista rober-ta della site riusciranno a far andare avanti nel migliore dei modi l’ambulatorio oculistico allestito in Burundi e che aiuterà, in particola-re, gli alunni della scuola “città di rovereto” e dell’asilo “giovanna medici” di gatumba, nella capitale del paese africano, i ragazzi del centro giovani di Kamenge, gli orfani diBuyengero e i bambini del mercato del “cen-tro giriteka” di ngozi. e preziose anche per il dottor millo Beltrame, primario presso il reparto di otorinolaringoiatria dell’ospedale roveretano, che si sta spendendo per aiuta-

re i bambini sordomuti che una missionaria olandese da anni segue in alcune importanti città indiane. Il dottor Beltrame ha anche ri-volto un appello, chiedendo a quanti hanno in casa protesi acustiche non più utilizzate a portarle all’ospedale s. maria del carmine per poter essere poi riutilizzate a favore dei bambini indiani. All’appello ha risposto tra l’altro la Luxottica, che ha donato un migliaio di occhiali che un gruppo di oculisti porterà nei prossimi mesi in Burundi per proseguire le cure iniziate quasi un anno fa.Iniziative alle quali si aggiunge anche l’inter-vento di sostegno che l’associazione cura afavore del dottor carlo spagnolli, figlio del senatore giovanni, da dieci anni impegna-to in zimbabwe. per aiutarlo nella sua lotta contro l’Aids, il 14 marzo è arrivato a rove-reto anche il calciatore pippo Inzaghi, cam-pione del mondo 2006, un “amico in più” che la “Amici del senatore spagnolli” ha accolto assieme al dottor carlo spagnolli. (c.z.)

vicino e lontano

Vini all’asta per aiutare a vedere e sentire

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NOTIZIE

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enonews

Per evitare il rischio che la diversità di posizioni interna al settore vitivinicolo trentino sulla costruzione della consul-

ta del vino porti a “generare pesanti, negative ripercussioni sull’immagine e quindi anche sul valore di uno dei comparti più importanti dell’economia provinciale” l’assessore Tizia-no mellarini ha deciso di accantonare il pomo della discordia e di affidare a quattro esperti super partes, quattro “saggi” di riconosciuta

esperienza e competenza professionale, il compito di indicare proposte e priorità operati-ve per ridare slancio e futuro al mondo del vino trentino. I quattro “saggi”, che hanno accolto l’invito di mellarini con l’urgenza, l’impegno e lo spirito di servizio richiesto dalle circostanze, sono Attilio scienza docente di viticoltura all’univer-sità di milano, emilio pedron tra i più autorevoli manager del vino italiani, enrico paternoster enologo dell’Istituto di san michele e fabio piccoli esperto in marketing e comunicazione di settore. saranno affiancati da una segreteria coordi-nata da mauro fezzi, dirigente del Dipartimen-to Agricoltura e alimentazione della provincia autonoma di Trento.unità, condivisione delle scelte, immediata operatività, serenità nell’affrontare i necessa-ri cambi di marcia e di visione: queste le pa-role d’ordine che mellarini ha consegnato ai quattro esperti, che hanno già iniziato a con-frontarsi con tutte le componenti del variegato mondo vitivinicolo provinciale. “con l’auspicio che questo impegno e l’accantonamento della consulta – afferma l’assessore - rasserenino il clima e consentano di tornare a costruire con tempestività, responsabilità e dedizione il futu-ro del vino trentino”.

Piano vino, si riparte da 4 saggi

DA SAN MICHELEDUE NUOVI MONASTERO Dalla cantina dell’Istituto Agrario di san michele all’Adige arrivano due

nuovi “gioielli” rossi: “monastero Trentino pinot nero” e “monaste-ro Trentino Lagrein” che vanno a completare la gamma dei vini cru rossi nata lo scorso anno con il “monastero cabernet franc” e che si affiancano alla linea monastero di vini bian-chi (sauvignon vigneto maso

Togn, riesling vigneto rauti e char-donnay vigneto Weizacher). prodotti molti raffinati, frutto dell’attento lavoro dell’enolo-go enrico paternoster e del personale della cantina, i due nuovi vini sono stati ufficial-mente presentati al recente vinitaly 2011.

VINI BIO TRENTINIIN GUIDA SLOW WINEnella corposa guida slow Wine (1200 pagi-ne) dei vini prodotti da vitigni locali coltiva-

ti con il metodo biologico, curata da fabio giavedoni, sono segnalati anche i vini di 43 aziende trentine: 7 hanno meritato la “chioc-ciola slow food” con 5 vini slow, altrettanti grandi vini e 8 vini quotidiani.

DISTILLAZIONE DI CRISI CHIESTA DA SEI REGIONIsaranno sei le regioni (piemonte, calabria, Lazio, sardegna, marche e puglia) che ri-correranno alla distillazione di crisi. La mi-sura, che dà ai produttori la possibilità di distillare le eccedenze di produzione, è stata ultimamente modificata estendendone l’am-bito anche ai vini a denominazione di origine e ad indicazione geografica. Da una prima stima, ammontano a circa 114.000 ettolitri i volumi di vini a Do e Ig che saranno sottoposti a distillazione di crisi. per i vini comuni, il quantitativo massimo ipotiz-zabile si attesta a circa 135.000 ettolitri, in massima parte riferibili alla regione puglia. A fronte di tali quantitativi, la spesa prevista è stimabile intorno ai 7 milioni di euro per i

vini a Do e Ig e a 2,9 milioni di euro per quelli comuni, per un costo complessivo di gran lunga inferiore al limite massimo utilizzabile, pari al 10% dello stanziamento assegnato al programma nazionale di sostegno del setto-re vitivinicolo (23.239.000 euro).

ROMANO: “NO ALLA LIBERALIZZAZIONE DELL’IMPIANTO DI NUOVE VIGNE”Intervenendo all’inaugurazione della 45° edizione del vinitaly il neo ministro delle po-litiche agricole saverio romano ha annun-ciato l’opposizione dell’Italia alla liberalizza-zione dell’impianto di nuove vigne. “D’accordo con la francia, porteremo con forza la nostra voce nell’ambito dell’unione europea: non permetteremo che venga-no applicate nuove regole senza fornire ai produttori e alle filiere adeguate certezze di conservazione di quel valore di sistema, che fino ad oggi ha consentito lo sviluppo del no-stro vino made in Italy di qualità”.

VINO BIO, L’UE CI RIPROVA MA SENZA SUCCESSO La commissione europea ha tentato di rilanciare - ma senza successo - il progetto perregolamentare la produzione di vino biologico in europa. si è trattato dell’ennesimo tentativo di Bruxelles - su un testo già respinto lo scorso anno dagli stati membri - per trovare un compromesso credibile affinchè chi produce si adegui a dei reali standard biologici rispetto a quelli in vigore per il vino convenzionale. “La commissione ue - hanno spiegato esperti comunitari - ha dovuto constatare che le posizioni dei partner europei restano immutate, in particolare sulle soglie da autorizzare per la presenza di solfiti nel vino’’. Il progetto del commissario europeo all’agricoltura Dacian ciolos, prevedeva infatti per il vino biologico una presenza di solfiti pari a 100 milligrammi il litro per i vini rossi e 150 per i vini bianchi e rosé, ossia 50 milligrammi in meno per ogni categoria rispetto ai livelli attualmente in vigore per i vini convenzionali. contro questi limiti, considerati troppo rigidi, erano insorti una maggioranza di paesi ue, essenzialmente del nord europa, francia compresa, stati in tutto o in parte carenti di sole, e che hanno bisogno dei solfiti (ossia dell’aggiunta di anidride solforosa che è un antiossidante) per stabilizzare il vino, oltre che dello zucchero per alzarne la gradazione alcolica. contro questo approccio i partner del sud, come l’Italia, dove il vino biologico rappresenta una nicchia di produzione ancora tutta da sfruttare: un mercato che i paesi del nord europa non vogliono perdere, senza rinunciare ai solfiti.

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nel catalogo della 3° edizione della mostra dell’agricoltura di Trento (1949) si dice della coltivazione della patata che “essa occupa una superficie di circa 10 mila ettari. La pro-duzione annuale oltrepassa normalmente il milione di quintali con una media di circa 100 quintali a ettaro”. È quindi giustificato l’impe-gno scientifico a professionale che alla pa-tata hanno dedicato personaggi illustri non solo a scopo di ricerca ma anche con finalità socio-economiche. La patata, con il mais e i legumi (fagioli), era la base dell’alimentazio-ne della popolazione trentina. giulio catoni (1869-1950) parlò per primo al congresso nazionale sulla patata che si svolse a como nel 1935 di “degenerazione”, ipotizzando che a determinarla fossero entità ultramicroscopi-che che negli stessi anni altri studiosi hanno identificato con i virus. catoni, che all’epoca dirigeva l’osservatorio per le malattie delle piante del consiglio provinciale dell’economia corporativa di Trento, ebbe l’idea di costituire un “centro studi per la patata” di cui fu primo direttore. A lui si deve anche la fondazione a livello nazionale dei cemopa, centri di molti-plicazione patate da seme. All’Istituto agrario di s. michele, al quale era annessa la stazione sperimentale, ad occuparsi di patate furono il prof. enrico Avanzi, direttore dal 1929 al 1941,

e il genetista rebo rigotti che operò in questo ed in molti altri campi fino a metà degli anni ’60. fedele all’insegna dell’autarchia voluta dal re-gime, il prof. Avanzi raccolse nel 1936 decine di varietà di patata da tutte le regioni d’Italia per valutarne le caratteristiche e scegliere le mi-gliori per la coltivazione su larga scala. La ma-jestic fece il suo ingresso in Trentino nei primi anni ’50. Ad occuparsi della sua diffusione in Trentino fu il dr. riccardo Dorigatti, funzionario ed in seguito anche direttore dell’Ispettorato provinciale all’agricoltura di Trento. egli si oc-cupò anche dell’allestimento di campi di molti-plicazione di questa ed altre varietà di patate da seme. “La varietà - spiega giovani Biade-ne, agronomo di origine veneta ma residente a Brunico, che ha dedicato l’intera vita pro-fessionale alla coltivazione della patata e alla commercializzazione dei tuberi da seme pri-ma per conto della federconsorzi di roma, poi quale direttore del consorzio patate da seme della val pusteria –è stata ottenuta nel 1911 da A. findlag, un agricoltore scozzese, fecon-dando i fiori di una varietà denominata British Queen con il polline di una varietà rimasta sco-nosciuta. La majestic ha mantenuto per de-cenni, insieme alla Kennebec di origine nord americana il primato delle patate coltivate in Trentino”. giovanni Biadene ne elenca le qua-

lità che l’hanno fatta preferire fino all’avvento di una folta lista di varietà concorrenti: buona produttività, maturazione tardiva, facilità di conservazione fino a primavera inoltrata, me-dia consistenza della polpa bianca, polivalen-za dell’utilizzo in cucina. La curva discendente è iniziata a metà degli anni ’70, perché i paesi produttori di patate da seme (olanda, francia, Danimarca, estonia, ma soprattutto la scozia, patria di origine della majestic) iniziarono a mettere in commercio varietà migliori. venen-do a mancare il rifornimento costante, la maje-stic è andata incontro a due fenomeni negativi: minore produttività e degenerazione di natura virale. nel 2004 l’ufficio per le produzioni bio-logiche della provincia di Trento ha dato vita, con il supporto finanziario del ministero per le politiche agricole, ad un progetto di recupero della majestic coinvolgendo l’Istituto speri-mentale mauro neri di Imola.

prodotti a cura di Sergio Ferrari

mercati a cura di Sergio Ferrari

LEGNO TRENTINOIN RIPRESA

Bilancio positivo quello del 2010 per il pro-getto legno, l’iniziativa della camera di com-mercio di Trento che dal 1993 promuove la commercializzazione del legname tondo trentino “allestito su strada”. Dopo un 2009 dall’andamento incerto (67.415 mc venduti su 80.258 mc offerti), il 2010 ha fatto regi-strare un recupero della domanda che ha esaurito il 96% circa dell’offerta, per un to-tale di quasi 72.000 mc venduti. Il progetto legno - che prevede la realizzazione di aste periodiche per la vendita di tronchi preleva-ti dal bosco, sfrondati e accatastati in aree predisposte al prelievo e alle operazioni di

carico - ha coinvolto nel 2010 ben 23 merca-ti locali, 57 amministrazioni pubbliche e 287 imprese, con un’offerta concentrata soprat-tutto nell’area delle valli di fiemme e fassa.che ha avuto una media di 12,5 imprese per gara. I metri cubi posti in vendita sono sta-ti 75.243 e il venduto effettivo (72.000 mc) ha raggiunto il valore di 6.414.000 euro; a favore dei mercati hanno giocato dei prezzi mostratisi sempre crescenti a ogni asta. ol-tre 5.500 sono stati i metri cubi venduti fuori provincia a 17 aziende. rispetto al passato si registra la tendenza ad avere un numero maggiore di acquirenti a livello provinciale e un accresciuto quantitativo complessivo di legname venduto.

ACQUIRENTI INTERESSATIAI VINI ROSSI 2010 Il mercato del vino in Trentino procede bene. I vini si vendono con soddisfacente continui-tà ed i prezzi non segnano alcuna riduzione. In qualche caso, per partite eccellenti, si re-gistrano anche aumenti, seppure contenuti. La valutazione positiva è confermata senza riserve per i vini bianchi, ma si estende an-

che ad alcuni vini rossi, quali merlot, caber-net sauvignon e Lagrein, purchè di accerta-ta qualità.

MELE, GIACENZE OTTIMALIE VENDITE REGOLARILa situazione delle giacenze nel settore mele in Italia è ottimale e le vendite prose-guono regolarmente. In base alle rilevazioni di Assomela, al primo aprile scorso le gia-cenze risultavano inferiori dell’1,9% rispetto allo stesso momento del 2010. Dall’inizio della campagna di commercializzazione le vendite totali sono state pari a 1.364.636 tonnellate, in linea rispetto agli obiettivi di decumulo dell’annata commerciale 2010-2011. La qualità del prodotto disponibile viene giudicata molto buona per i mesi fino alla chiusura della stagione. Le informazioni provenienti dai paesi produttori dell’emisfero sud confermano un volume di importazione in europa inferiore rispetto al 2010, con un leggero ritardo nelle operazioni di raccolta e di spedizione. Tutti fattori che giustificano una ripresa dei prezzi nell’ordine del 20% ri-spetto alla stagione precedente.

La Majestic compie 100 anni

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SCAFFALE

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►emma clauserLE ERBE DEI NOSTRI CAMPIRiconoscere e cucinare le erbe di campoArti Grafiche Saturnia, pp. 152, euro 18

Le erbe dei nostri campi, ultimo libro di emma clauser, nasce dall’osservazione e dal censimento delle specie selvatiche che crescono in tre vigneti di collina a nord di Trento, coltivati dall’autrice con particolare cura per la salvaguardia della biodiversità. Il volume è un invito a cimentarsi nel raccogliere erbe, a rilassarsi, riascoltando il fruscio dei prati, il canto del cuculo, assaporando profumi intensi, gusti antichi e quasi scordati. Accanto alla classificazione botanica delle piante, i veleni vegetali, la fecondazione incrociata, il libro offre schede dettagliate delle piante commestibili con relative immagini fotografiche, una serie di gustose e semplici ricette tutte da scoprire ed una parte conclusiva nella quale l’autrice affronta il rapporto tra uomo e natura visto da un’angolatura propria.

►meret BisseggerLA MIA CUCINA CON LE PIANTE SELVATICHERiconoscere, raccogliere e cucinare le erbe spontaneeEdizioni Casagrande, 2011, pag 320

meret Bissegger è una delle cuoche più note e apprezzate della svizzera italiana, pioniera della cucina biologica e da tempo attiva nel movimento slow food. La sua passione per le piante selvati-che commestibili, nata circa trent’anni fa, la rende oggi una delle maggiori esperte del campo. Il libro propone 130 semplici e squisite ricette con erbe spontanee, che spaziano dall’aperitivo al dolce. Delle oltre 60 piante esaminate, ampiamente illu-strate dalle belle fotografie di Hans-peter siffert, vengono descritti l’habitat e i “segni particolari” che ne permettono il riconoscimento. per ogni erba si danno inoltre indicazioni sul modo più idoneo di raccoglierla. ricettario insolito, strumento prezio-so che va a completare molti manuali di botani-ca e di erboristeria, il libro di meret Bissegger è rivolto non solo a chi voglia conoscere il mondo delle erbe spontanee, ma anche a chi ritiene che un’alimentazione variegata a base di prodotti na-turali, biologici e regionali sia una componente essenziale per uno stile di vita sano e rispettoso della natura.

►matteo TauferCALICI ALL’ORLO. Variazioni armoniche sul vinoIl Monogramma, Ravenna, 2010, pp. 120, euro 10

Docente di greco e latino presso il Liceo classico “g. prati” di Trento e ricercatore di latino all’univer-sità di Trento, matteo Taufer ama occuparsi di sim-bolismi e filologie. Autore di più saggi sul “simbo-lismo acqueo”, sul “viaggio”, sul “pellegrinaggio”, sulla “parola perduta”, con questo libro dedicato al vino mira a dare un’idea della poliedricità seman-tica del vino, còlta entro vari orizzonti e diverse latitudini, e al contempo intende suggerire chiavi di lettura – senza presunzione di esaustività – per i contesti culturali, talvolta “sacrali”, presi in esame.

►A cura di Antonio pecilePRODURRE LATTE DA TRENTINGRANAE FORMAGGI A MEDIA E LUNGA STAGIONATURAFondazione Edmund Mach

nata dal progetto “Qualità della filiera del Trentin-grana”, commissionata alla fondazione edmund mach da parte del Trentingrana – consorzio dei caseifici sociali Trentini e realizzata con il suppor-to scientifico di importanti centri di ricerca naziona-li, questa pubblicazione è il frutto di un un “gioco di squadra” a favore di tutto il settore zootecnico trentino, grazie alla collaborazione di un team di la-voro articolato che ha presidiato con un approccio multidisciplinare, tutte le diverse fasi della produ-zione dell’informazione tecnica, dalla sua elabora-zione fino alla sua distribuzione. ne è risultato un sintetico manuale d’uso quotidiano destinato agli allevatori, ai tecnici e agli esperti, nel quale sono raccolti i principali aspetti che possono influenza-re, modificandole in positivo, le prassi gestionali ormai da tempo in uso nelle filiere di produzione del Trentingrana e dei formaggi a media e lunga stagionatura.con la supervisione scientifica del professor An-drea formigoni dell’università di Bologna, ed il coinvolgimento diretto e continuo dei tecnici dell’unità risorse foraggere e produzioni zootec-niche del centro Trasferimento Tecnologico della fondazione mach, sono stati analizzati per mezzo di indagini “sul campo” i fattori che, nella produ-zione del latte, possono avere un’influenza sulla qualità del formaggio; quindi, sono state presenta-te con taglio operativo, problematiche e soluzioni relative a quattro aspetti chiave per la produzione di latte nell’ottica della successiva trasformazione e commercializzazione: la produzione di foraggio, l’alimentazione della vacca da latte, la gestione dell’igiene in stalla e il benessere degli animali. utilizzando le fonti bibliografiche più aggiornate e valorizzando l’esperienza maturata nell’ambito della consulenza degli operatori zootecnici, que-sto manuale è a disposizione degli allevatori che possono avere un’utilità dal vedere raccolte, in un’unica pubblicazione, le indicazioni tecniche più aggiornate riguardo gli argomenti affrontati. (d.s.)

►Libri Terra trentina - mauro neriMAGIE DI MALGA TRA RICOTTE, FORMAGGI E LEGGENDEFederazione provinciale allevatori-Provincia autonoma di Trento, Trento, pp. 96, 2011

L’obiettivo di questo libro è far sì che il mondo di fantasie e di miti cresciuto nei filò, che un tempo si dipanava quieto nelle stalle e nelle calde cucine di vecchie case, sopravviva nel patrimonio culturale di tutti noi. Qui sono riunite le leggende che hanno per argomento il bestiame e gli animali da cortile cari all’allevamento nostrano così come la vita in malga: leggende raccolte e riscritte da mauro neri, autore che al suo attivo vanta oltre 1000 leggende legate al Trentino. Ad arricchire questo sguardo sulla montagna vi sono poi le schede tecniche cu-rate da silvia vernaccini, dedicate all’alpicoltura, alla “professione” del malgaro, alle desmontega-de, alla magia del latte e ai suoi derivati, ai caseifici sociali ed altro ancora, i tutto corredato da piace-voli fotografie. per concludere, in appendice, una sintesi della storia della federazione provinciale Allevatori-Trento.

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tt 02 anno LvIORTO E DINTORNI: LE AROMATICHE

Accanto alle varie piante aro-matiche ed officinali del nostro orto non dovrebbe mai manca-re la melissa, un’erbacea dal-le foglie molto simili a quelle

dell’ortica, le quali tuttavia non procurano la dolorosa sensazione urticante che tutti noi conosciamo, e quando si strofinano fra le dita emanano, invece, un gradevole profu-mo di limone che rende la pianta inconfondi-bile fra le altre consimili: proprio per questo

essa è detta anche “erba limona”, “limonci-na” o “cedronella”.Il nome melissa deriva dal greco mèlissa (ape), la cui radice mèli-mèlitos signifi-ca miele. I fiori di questa pianta sono, in effetti, ricchi di nettare e perciò molto ricercati dalle api; pertanto, senza tema di smentita, si può asserire che la me-lissa è una delle migliori piante mellifere

dell’orto.

La pianta era nota agli erboristi dell’antichità, che però sembra non ne apprezzassero le proprietà medicinali; al contrario, nel X seco-lo, gli Arabi la ritennero utile per il cuore e per combattere le crisi di melanconia.molto più tardi, nel secolo XIX, vari fitoterapi-sti dichiararono che la pianta si doveva rite-nere un ottimo tonico e antispasmodico per l’organismo in generale, nonché un efficace stimolante delle funzioni gastriche. La pianta era detta “rallegracor” dagli anti-chi piemontesi, proprio per la sua capacità di calmare il cuore e di risollevare, al tempo stesso, lo spirito. Tuttora la melissa è ritenu-ta valida per le sue virtù tonico-ricostituenti e antidepressive.

Note botaniche e colturaliLa melissa (melissa officinalis) è un’erbacea perenne appartenente alla famiglia delle La-biate.

CALMATEVI, è SOLO

melissadi Iris [email protected]

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La ricetta

L’ACQUA DELLE CARMELITANE

far bollire, per 5 minuti, mezzo litro d’acqua contenente 25 g di foglie fresche di melissa e 5 g di ciascuna delle seguenti “droghe”: scorza di limone grattugiata, noce moscata (possibilmente non in polvere), chiodi di garofano e cannella. spegnere il fuoco e aggiungere mezzo litro di buona grappa, mettere il tutto in un recipiente ben chiuso ed esporre al sole o in luogo ben caldo.Dopo un mese filtrare il liquido con apposita carta da liquori e conservarlo in bottiglie di vetro scuro. Questo preparato si assume generalmente prima dei pasti o al momento del bisogno (un cucchiaino da caffè in un po’ d’acqua).In cucina la melissa viene usata in piccole dosi, a causa del sapore aromatico piuttosto amaro e leggermente acre: le sue foglie e i suoi apici freschi possono insaporire insalate fresche, frittate, carni e pesce e aromatizzare liquori, bevande, vino e aceto. In ogni caso, come aroma si può usare anche la pianta essiccata e polverizzata.

ORTO E DINTORNI: LE AROMATICHE

Il genere melissa comprende quattro o cin-que specie di piante cespugliose, origina-rie delle regioni meridionali dell’europa e dell’Asia. La m. officinalis è l’unica specie del genere, indigena del nostro paese, in cui cresce, spontaneamente, nei luoghi freschi e ombrosi, lungo le siepi, alla base dei muri e sulle macerie, dal livello del mare fino a 1000 metri d’altitudine. La pianta, alta fino ad un metro, è general-mente liscia, a volte coperta di finissimi peli ed emette un intenso profumo da ogni sua parte (se strofinata). Il fusto è eretto, ascen-dente, molto ramificato con foglie picciolate, di colore verde intenso, cuoriformi alla base, ovali e più piccole all’apice, con margine cre-nato-dentato; lucide e coperte di peli nella pagina superiore, reticolate e più chiare in quella inferiore. I fiori sono dapprima gialla-stri poi, una volta fecondati, bianchi o rosati; sono riuniti in verticilli di 6-12 all’ascella delle foglie e compaiono da maggio ad agosto.A scopo terapeutico si utilizzano le foglie (raccolte preferibilmente prima della fioritu-ra) ed i fiori (raccolti in piena estate); dopo averli fatti essiccare all’ombra, in locali aerati e asciutti, si conserveranno al buio in scatole di latta o in recipienti di vetro.La melissa si può coltivare in terreni profon-di, per semina o per divisione dei cespi a pri-mavera. Attualmente è coltivata soprattutto per l’estrazione dell’essenza, ma è sfruttata anche per preparare antispasmodici, corret-tivi e aromatizzanti vari.

Proprietà terapeutiche ed usiLa melissa, come altre labiate (menta, la-vanda, basilico, timo ecc.) è particolarmente indicata per la cura di varie patologie legate al sistema nervoso. Deve, infatti, la sua fama

alla famosa acqua antisterica delle carmeli-tane, che veniva un tempo usata per curare le più svariate forme nervose come l’isteri-smo, l’epilessia, gli svenimenti ecc.I suoi principali costituenti (olio essenziale, acido succinico, tannino, resina) esercitano, all’inizio, una leggera azione eccitante che si trasforma, in seguito, in calmante. per questo la melissa – assunta, secondo le pre-scrizioni mediche, sotto forma di infuso, di olio essenziale a gocce o di tintura alcolica – può essere utilizzata per curare numero-si disturbi: eccitazione e insonnia, crampi allo stomaco, colite spastica, tachicardia da ansia e da tensione nervosa, dolori ne-vralgici, cefalea, coliche gassose dei bam-bini, mestruazioni dolorose ecc., ma la sua azione è utile anche a chi presenta sintomi di segno opposto: depressione, sonnolenza, stitichezza, inappetenza, spossatezza, dige-stione lenta ecc.La pianta, oltre ad avere proprietà antispa-smodiche, è anche carminativa (riduce ed elimina i gas intestinali), diaforetica (provoca sudorazione), stomachica (promuove la se-crezione gastrica) ed emmenagoga (favori-sce il flusso mestruale).L’infuso (10-15 g di foglie e fiori essiccati in un litro d’acqua bollente; coprire e, dopo una decina di minuti, colare e addolcire con mie-le) è un ottimo digestivo dopo i pasti, efficace contro l’emicrania, la spossatezza ecc. e to-nico di tutto il sistema nervoso.Dotato delle stesse proprietà dell’infuso, ma molto più gradevole, è il vino di melissa che si ottiene con 15-20 g di fiori in un litro di vino bianco. va preso a bicchierini dopo i pasti come digestivo e durante il giorno come sti-molante.La tintura alcolica ottenuta mettendo a ma-

cerare, per una decina di giorni, 20 g di foglie e fiori freschi in un dl di alcol a 45°, e as-sorbita su zollette di zucchero, allevia il “mal di montagna” (difficoltà di respiro, vertigini, cefalea ecc.). La stessa tintura, applicata localmente, può alleviare il mal di denti e il mal di testa.per curare molti disturbi riguardanti, in parti-colare, il sistema nervoso, io sono solita pre-parare ogni anno anche l’acqua di melissa o delle carmelitane.

Nome in latinoMelissa officinalisFamiglia LabiatePrincipi attivi> oli essenziali> sostanze amare> tannini> acido di rosmarino (effetto con l’herpes labiale)> flavonoidi> stomamichicaParti utilizzateFoglie seccate di melissaNome in ingleseLemon balm (melissa)Nome in tedescoZitronenmelisse, CitronelleNome in francese mélisse, mélisse citronée, “citronnelle”

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tt 02 anno LvIRICETTE CONTADINE

Nei tempi passati, sulle parche mense dei contadini, oltre alle solite (poche) verdure coltivate negli orti e nei campi, si trova-vano anche molti ortaggi sel-

vatici di cui oggi abbiamo perso ahimè, qua-si del tutto, il ricordo: erano “erbe” preziose per la nostra salute, soprattutto a primavera, quando l’organismo avvertiva la necessità di liberarsi delle tossine accumulate duran-te l’inverno. Quelle foglie, quei teneri steli e germogli e quelle gustose radici avevano un sapore unico e antico, dovuto ad una cresci-ta spontanea, secondo ritmi realmente natu-rali, non sollecitati o forzati da fitofarmaci e dal lavoro dell’uomo.Attualmente, delle moltissime piante spon-tanee che la tradizione contadina italiana è

solita mettere in tavola, le più comuni e le più facili da riconoscere nelle nostre valla-te sono circa una trentina, alcune rinvenibili all’inizio della bella stagione, altre nell’arco dell’anno, fino all’autunno: da sole o me-scolate con altre, magari anche con quelle dell’orto domestico, costituiscono sempre gustose insalate e prelibati contorni.fra le piante più ricercate e apprezzate dal-le nostre nonne, con le quali esse solevano preparare gustosi piatti e, con alcune, anche tisane e bevande salutari, vi erano in partico-lare: il tarassaco (“dent de cagn”), il crescio-ne d’acqua, la rucola, l’asparago di monte (Aruncus silvester), le cime di luppolo (“fio-ranzesi”), la cicoria selvatica, la valerianella (“nosioi”), la silene o bubbolino (“sgrizzo-la”), l’ortica, la lattuga scariola, il sambuco,

la barba di becco (Tragopogon pratensis), l’acetosa, lo spinacio selvatico (chenopo-dium bonus Henricus), la salvia dei prati, il farinaccio selvatico (chenopodium album), il papavero, il radicchio d’orso (cicerbis alpina), il cumino dei prati, il timo, la primula (primula veris), il ra-ponzolo.Questi vegetali possono inte-grare perfettamente anche la dieta di noi “moderni”: essi ci offrono, infatti, soprattut-to se consumati crudi, fi-bre, proteine vegetali, sali minerali e vitamine, tutti componenti essenziali per una sana e corretta alimen-tazione.

di Iris [email protected]

SELVATICIMA CHE ORTAGGI!

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tt 02 anno LvI RICETTE CONTADINE

Zuppa di steli di ortica

Ingredienti:►300 gr di steli di ortica tagliati a pezzetti,

30 gr di pancetta, 2 cucchiai d’olio, una piccola cipolla, una patata media, brodo (anche di dado), sale

far soffriggere nella pentola, a fuoco lento perché non si colorino, la pancetta con l’olio e la cipolla. Aggiungere la patata grattugiata e, dopo 5 minuti, gli steli di ortica. Diluire con il brodo e salare, cuocendo a pentola coper-ta e, se necessario, allungando con acqua bollente, senza diluire troppo. servire con crostini rosolati nel burro e una spolverata di parmigiano.

Insalate miste di erbe selvaticheA primavera si possono creare, proprio come facevano le nostre contadine, delle gustose misticanze, utilizzando le foglie e i germogli (e, volendo, anche i fiori) freschi di numerose piante selvatiche.

un piatto di verdura, bello anche a vedersi, è quello in cui siano mescolate, in parti uguali, foglie di tarassaco e di valerianella selvatica (“nosioi”), qualche tenera foglia di primula, pratolina e crescione, corolle di primule, vio-lette e salvia dei prati, petali di calendula e di malva o altri, a piacere. È buona regola aggiungere i fiori solo dopo aver mescolato gli altri ingredienti, i quali saranno stati conditi già prima con olio extravergine d’oliva, succo di limone, sale e pepe.

Risotto con germogli di “sgrizzole”fra le piantine più ricercate c’era, e c’è tutto-ra, la silene vulgaris (“sgrizzola”), i cui ger-mogli, cotti e cucinati con burro, sale e una spolverata di grana, sono davvero prelibati.

Ingredienti:►due grosse manciate di germogli di silene

(le foglie più tenere), una piccola cipolla, riso per 4 persone, 30 g di burro, formag-gio grattugiato, olio d’oliva, sale

Dopo averle ben lavate, sbollentare le sgriz-zole per qualche minuto in un litro d’acqua che verrà poi conservata. Aggiungere la verdura scolata ad un soffritto di burro, olio d’oliva e cipolla tritata finissima. Lasciar soffriggere a fuoco lento per pochi minuti, aggiungere il riso e mescolare a lungo accuratamente perché si insaporisca bene. Aggiungere quindi, un po’ alla volta, l’acqua di bollitura, sempre mesco-lando.Quando il riso è cotto, toglierlo dal fuoco e condirlo con un cucchiaio d’olio e una manciata di formaggio grattugiato.

Lo sai che i papaveri ...

A primavera mia madre cucinava sempre, ol-tre alle varie erbe selvatiche che abbondava-no in campi e prati, anche le piante giovani del papavero, prima che spuntassero i boccioli. si trattava del rosolaccio (papaver rhoeas), che è una pianta officinale un tempo molto comune nei nostri campi, soprattutto in quelli di frumento. Dopo aver immerso per qualche minuto in poca acqua bollente le rosette ba-sali dei papaveri, le faceva sgocciolare e le metteva a insaporire in padella con olio o bur-ro, sale, pepe e una spolverata di formaggio grattugiato (quando c’era!).La stessa cosa era solita fare con le piante più “mature” del tarassaco (“denti de cagn”), i germogli del bubbolino (“sgrizzole”) e i cespi giovani della lattuga selvatica (Lactuca scariola), talvolta le quattro “erbe” primaverili veniva-no cucinate insieme ed erano davvero squisite!

Frittata alle cime di luppolo (“fioranzesi”)Allo sciogliersi delle nevi, spesso assai prima dell’inizio della primavera, presso le famiglie delle nostre vallate non mancava mai il “rito” della raccolta dei denti de cagn (tarassaco), ossia di quelle deliziose piantine tanto utili per depurare l’organismo dalle sostanze nocive accumulate durante il lungo inverno. mia ma-dre era espertissima in questo e andava ogni giorno a cercare i cespi del tarassaco, predili-gendo quelli teneri che crescevano fra le zolle o sotto le foglie secche. nei giorni a seguire, quando le piante si facevano più grandi, ne raccoglieva solo le foglie, badando sempre a scegliere le più tenere; più tardi, prima della fioritura, anche la pianta intera per consumar-la lessa e fritta come gli spinaci e berne pure l’utilissima e diuretica acqua di cottura.

Ingredienti:►4 uova, 4 etti di cime di luppolo, mezza ci-

polla, 20 g di burro, 50 g di formaggio grat-tugiato, sale, olio

Scottare le cime di luppolo in acqua salata. Quando sono cotte, scolarle, tritarle grosso-lanamente e rosolarle in padella con il burro e la cipolla rosolata fine. Sbattere le uova con il formaggio grattugiato e un pizzico di sale, uni-re le punte di luppolo e versare il composto in una padella unta d’olio. Lasciar cuocere finché la frittata sia ben rappresa.Le cime di luppolo, tritate e fatte rosolare nel burro assieme al trito di cipolla, possono co-stituire anche un ingrediente per una gustosa minestra di riso.

Gnocchetti di spinaci selvatici (del “Buon Enrico”)

per il suo gusto affine a quello degli spinaci coltivati, il “Buon enrico” è sempre stato mol-to usato in cucina. In passato serviva, infatti, nella preparazione di minestre e gnocchi e per il ripieno di vari tipi di ravioli. La ricetta che qui riportiamo è tipica soprattutto dei malgari che sono soliti cucinarla quando le mucche sono all’alpeggio e possono pertanto usufru-ire della ricotta, fresca o affumicata e, natu-ralmente, anche dello spinacio selvatico che cresce spontaneo proprio in vicinanza delle malghe e dei casolari di montagna.

Ingredienti:►4 etti di foglie di spinaci, 2 hg di ricotta fre-

sca, un po’ di cipolla, 2 uova, un pizzico di noce moscata, parmigiano grattugiato, burro, pangrattato, farina bianca

Lessare e scolare gli spinaci, quindi tritarli bene e metterli a rosolare con la cipolla taglia-ta fine e un po’ di burro. Toglierli poi dal fuoco, versarli in una terrina e amalgamarli con le uova, la ricotta ben sbriciolata, un po’ di sale, qualche cucchiaiata di formaggio grattugiato e alcune manciate di pangrattato, regolan-do la consistenza con eventuali aggiunte di quest’ultimo.Mettere a bollire abbondante acqua salata e intanto preparare gli gnocchi: arrotolare rapi-damente un po’ d’impasto alla volta sul tavolo infarinato, ricavandone pezzetti larghi poco più di un dito e larghi circa 2 cm. Tuffare gli gnocchetti nell’acqua bollente e, man mano che vengono a galla, levarli col mestolo forato e versarli direttamente nei piatti, quindi condirli con burro fuso (meglio se rosolato) e con parmi-giano o ricotta di malga affumicata grattugiata.

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tt 02 anno LvICIBO E SALUTE

Cerchiamo di capire cosa c’è nell’acqua che beviamo. In-nanzi tutto quale acqua bevia-mo? Quella di rubinetto o quel-la minerale? se usciamo dal

supermercato carichi di confezioni di acqua minerale, la domanda più banale che dob-biamo porci è: vale la pena spendere tanti soldi? Quell’acqua è di qualità superiore ri-spetto a quella di rubinetto? oppure ci por-tiamo a casa un’acqua che con meno fatica e meno soldi possiamo avere dal rubinetto? per dare una risposta adeguata a queste domande, diamo un’occhiata ad alcuni dati chimici che vengono misurati in un’acqua potabile.

IL RESIDUO FISSO E LA MANIADELLE ACQUE OLIGOMINERALIche cos’è? se facciamo evaporare 1 litro di acqua a 180°c nel recipiente rimane una certa quantità di sostanze: questo è il resi-duo fisso (r.f.). esso ci dà un’idea del con-tenuto totale di minerali disciolti nell’acqua (sodio, potassio, calcio, magnesio, cloruri, solfati, bicarbonati). A seconda della quan-tità di residuo, abbiamo:acque “minimamente mineralizzate”, se il re-

siduo fisso è molto basso (<50 mg/litro); le acque hanno pochissimi sali minerali, sono adatte per neonati, da aggiungere al latte in polvere.acque “oligominerali”, sono quelle più diffu-se, con un r. f. è tra 50-500 mg/l. gran parte dell’acqua di rubinetto e delle acque minerali appartiene a questa categoria.acque “medio-minerali” con un residuo fisso tra 500-1500 mg/l. Le acque ricche in mine-rali con residuo fisso superiore a 1500 mg/l, sono definite medicamentose.Quale acqua bere ogni giorno? per il con-sumo quotidiano è bene scegliere un’acqua con r. f. al di sotto dei 500 mg/l cioè oli-gominerale. per l’acqua di rubinetto il r. f. massimo ammesso è di 1500 mg/l, anche se gran parte dell’acqua che gli italiani bevono è attorno ai 200 mg/l, cioè oligominerale.

SODIO E IPERTENSIONEAlcuni minerali sono presenti naturalmente nell’acqua, che li raccoglie passando attra-verso il terreno. Tra di essi c’è il sodio, che è un minerale molto diffuso. Lo troviamo sotto forma di cloruro di sodio nel sale da cuci-na. chi soffre di ipertensione deve limitare l’assunzione di sodio. Alcune acque mine-

di Carmelo Bruno

già docente di chimica all’ITI “Buonarroti” di [email protected]

CE LA DANNO A BERE

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tt 02 anno LvI CIBO E SALUTE

rali esaltano nella pubblicità proprio il basso contenuto di sodio. Bisogna dire che è più efficace ridurre il sale aggiunto ai cibi piut-tosto che quello contenuto nell’acqua. un cracker contiene da solo la quantità di sodio di due litri di acqua di rubinetto!! chi è iperte-so, non deve preoccuparsi dell’acqua ma di quello che mangia.

DUREZZA (CALCARE)E CALCOLI RENALIIl grado di durezza di un’acqua esprime il contenuto totale di carbonati di calcio e ma-gnesio. si esprime in gradi francesi (g.f.). In base alla durezza le acque sono classifi-cate da “dolci” (<15 gradi francesi) a “dure” (>30 gradi francesi). La durezza dell’acqua non ha effetti negativi sulla salute. c’è un certa pubblicità che vorrebbe far passare l’idea che l’acqua di casa è causa di calcoli, perché troppo dura. ciò è tutto da dimostra-re. Le acque più dure fanno male agli elet-trodomestici per le incrostazioni, non alle persone. mentre le acque troppo dolci non apportano minerali necessari alle funzioni vitali.

SOSTANZE DOVUTEALL’INQUINAMENTOoltre alle sostanze che derivano natural-mente dal terreno e dalle rocce, ne esisto-no altre, estranee, dovute agli insediamenti urbani, alle pratiche agricole e agli scarichi industriali. ne citiamo qualcuna.

nITrATIL’inquinamento da nitrati deriva da alleva-menti, fertilizzanti agricoli e fognature. nel-le coltivazioni intensive vengono impiegati fertilizzanti azotati, sotto forma di nitrati, che le piante assorbono facilmente. ma le pian-te hanno capacità limitata di assorbimento e trasformazione in proteine, i nitrati in più restano nella pianta come accumulo o nel terreno. per mezzo della pioggia arrivano nelle acque superficiali o nella falda acqui-fera e da qui ai nostri rubinetti. I nitrati, oltre che nell’acqua, sono contenuti nelle verdure e sono usati come additivi chimici per salumi e prosciutti. I rischi di un’eccessiva quantità di nitrati riguardano la possibile formazione delle nitrosamine cancerogene. Il limite per i nitrati è di 50mg/l di acqua, ma il valore con-sigliabile è di 25mg/l e scende a 10 mg/l per donne in gravidanza e lattanti.

cLoro AmmAzzA BATTerIe TrIALomeTAnII processi di potabilizzazione prevedono la disinfezione da effettuare tramite il cloro e i suoi derivati. Tale operazione viene spesso effettuata anche quando si utilizzano acque di falda, in modo da proteggere da eventuali inquinamenti in rete. A partire dagli anni ’80 sono stati evidenziati nelle acque potabi-li degli usA composti organoclorurati, che provengono dal processo di clorazione. per-ché si formino queste sostanze è necessario che nelle acque da trattare siano presenti particolari sostanze organiche, che sono in grado di reagire col cloro formando i trialo-metani. perché ce ne occupiamo? perché alcune di queste sostanze sono cancero-gene. Bisogna dire che le concentrazioni nell’acqua sono molto basse, dell’ordine del milionesimo di grammo (microg). In ogni caso, un’analisi di tali componenti fatta pre-levando l’acqua in parecchi comuni del Tren-tino, ha dato esito quasi sempre negativo.

e L’AcQuA cHe sA DI cLoro?La soglia di percezione del cloro per il sapo-re è di 0.5 mg/l, mentre la quantità massima di cloro che può essere presente nell’acqua potabile è di 0.1 mg/l. perciò, quando bevendo sentia-mo sapore di cloro, potrebbe voler dire che si è 5 volte sopra il limite.

ALTrI possIBILI InQuInAnTI?oltre a questi, la legge pre-vede limiti e controlli per altri composti indesiderabili come l’ammoniaca e i nitriti (derivan-ti da sostanze organiche in decomposizione), tensioat-tivi (derivanti da detersivi) e limiti ancora più restrittivi per le sostanze tossiche come i metalli pesanti e i fitofarma-ci.

ACQUA MINERALEO ACQUA DI RUBINETTO?un paio di anni fa la rivista Altroconsumo ha effettuato un’analisi sull’acqua di 35 città ita-liane (compresa Trento). I risultati ci dicono chiaramente che l’acqua di rubinetto è buo-na e sicura e non ha niente da invidiare alla parente arricchita che si presenta in bottiglia, col nome di qualche marchio famoso. I mes-saggi pubblicitari ci propongono “un’acqua oligominerale è adatta a chi deve fare una dieta povera di sodio”. certamente si tratta di un’acqua minerale che contiene quantità molto basse di sodio, nitrati e residuo fisso. ma concentrazioni simili di queste sostanze si trovano nell’acqua che esce dai rubinetti di casa nostra. peccato che la pubblicità mar-tellante ci abbia convinto che siano qualità esclusive dell’acqua in bottiglia! nell’anali-si effettuata da Altroconsumo sull’acqua di Trento, il giudizio globale è “ottimo”.

PRIVATIZZARE L’ACQUA?Da qualche anno è in atto un dibattito sul-la privatizzazione dell’acqua. partiamo dal presupposto che l’acqua è un diritto di tutti, e quindi bisogna impedire che trattamento e distribuzione dell’acqua vengano occupati da chi vuole fare affari e abbia più interesse a vendere l’acqua piuttosto che a promuove-re la sua tutela e il risparmio.

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CIBO E SALUTE

Se consideriamo l’alimento come l’ambiente di vita per numero-si tipi diversi di microrganismi alcuni utili e altri dannosi, pos-siamo allora pensarlo come un

complesso ecosistema che si regge su rego-le ben precise della competizione e sinergia microbica. I prodotti tradizionali ne sono un esempio importante perché sono arrivati fino a noi grazie al lavoro di chi nel tempo ha tro-vato il giusto bilanciamento tra la tecnologia di lavorazione delle materie prime e le con-dizioni ambientali per ottenere un prodotto gradevole. Qualora tale equilibrio si rompa, ecco che possono verificarsi casi di prolife-razione indesiderata, sviluppo di odore o co-lore anomali, o addirittura l’instaurarsi di casi di tossinfezione alimentare per la presenza di microrganismi patogeni.La conoscenza delle interazioni che si cre-ano tra l’alimento e la flora microbica, che lo può inquinare nel corso della lavorazione fino al suo utilizzo, è basilare per garantire la salute del consumatore.I produttori di alimenti sono sempre più alle prese con analisi microbiologiche per la ri-cerca di patogeni come la salmonella o la Listeria monocytogenes, o per la numera-

zione di batteri indicatori di igiene derivanti da contaminazioni ambientali come escheri-chia coli, enterobacteriaceae, stafilococchi o microrganismi specifici del processo di produzione.Durante la realizzazione di prodotti fermen-tati quali formaggi, salumi, ma anche crauti, la matrice alimentare subisce trasformazioni progressive, cambiando consistenza, per-dendo umidità o altro, rendendo l’ambiente interno poco favorevole alla crescita di pa-togeni e promuovendo l’evoluzione di forme microbiche che giocano un ruolo essenziale nella produzione dell’aroma e del sapore, oltre alla consistenza dell’alimento, quali lattobacilli, lattococchi, streptococchi, micro-cocchi, muffe e lieviti.Infatti la crescita di tali microrganismi è in-fluenzata da diversi fattori intrinseci quali l’acidità o l’umidità, oppure da fattori estrin-seci quali la temperatura di conservazione, il tipo di confezionamento in atmosfera mo-dificata o sottovuoto, la presenza di additivi alimentari. conoscere i fattori intrinseci ed estrinseci di un prodotto, assume un’impor-tanza decisiva per bloccare la duplicazione microbica, o rallentarla a garanzia della qua-lità dell’alimento.

L’IMPORTANZA DELL’UMIDITàI microrganismi necessitano di acqua dispo-nibile per la loro crescita. uno dei meccani-smi più antichi per conservare la carne con-sisteva proprio nel salarla ed essiccarla, per abbassarne così l’umidità, e ridurre la cresci-ta microbica. La ricotta salata e affumicata, che ancora è prodotta in alpeggio durante il periodo estivo, è nata per poter essere con-servata anche in assenza di locali refrigerati.Il grado di legame dell’acqua nell’alimento, quindi la sua disponibilità per partecipare alle reazioni chimiche/biochimiche, e la sua disponibilità a facilitare la moltiplicazione dei microrganismi è definita attività dell’acqua libera (aw), che si ottiene dal rapporto del-la pressione del vapor acqueo del substrato alimentare e la pressione del vapore dell’ac-qua pura, valutato alla stessa temperatura.L’aw dell’acqua pura è pari a 1,00 e l’aw di un alimento completamente disidratato è 0,00. molti alimenti freschi come la carne, i vegetali e la frutta hanno valori di aw tra 0,97 e 0,99 strettamente corrispondenti ai livelli di crescita dei molti microrganismi (ta-bella n. 1), che presentano esigenze varie. La maggior parte dei microrganismi posso-no moltiplicarsi con aw compresa tra 0,99 e

di Rosaria Lucchini

Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie – Sezione di Trento

IGIENE DEGLI ALIMENTINON SOLO CONTROLLIMICROBIOLOGICI

I microrganismi crescendo fanno cambiare il pH del terreno agar facendo virare il colore da verde a giallo oro

tt 02 anno LvI

Il terreno selettivo chromo Agar consente una crescita microbica differenziale per forma e colore delle colonie

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CIBO E SALUTE

0,91, mentre muffe e lieviti crescono anche a valori di aw bassi fino 0,80, per questo colo-nizzano spesso la superficie dei salumi e la crosta dei formaggi.Alcuni batteri, come staphylococcus aureus, possono crescere a livelli di aw abbastanza bassi (0,83) e possono causare problemi in alimenti come carni salate e formaggi. An-che il congelamento riduce la disponibilità di acqua libera, per la formazione dei cristalli di ghiaccio, così come l’utilizzo dello zucchero, che lega le molecole di acqua libera e le sot-trae ai microrganismi presenti.

IL PH E L’ACIDITà Il pH misura il grado di acidità. In una sca-la da 1 a 14, il valore neutro del latte, del sangue umano, dell’acqua si aggira intorno a 7. La maggior parte degli alimenti freschi, come la carne, il pesce, i vegetali sono poco acidi mentre la maggior parte dei frutti sono moderatamente acidi. gli insaccati e i for-maggi, prodotti fermentati come lo yoghurt, i cetriolini o preparazioni sott’aceto presenta-no un pH progressivamente acido spostan-dosi a valori da 6 a 4. pochi alimenti come l’albume dell’uovo sono alcalini.La crescita microbica è influenzata anche dalle condizioni di acidità dell’ambiente.

L’aumento dell’acidità, ottenuto con la fer-mentazione (sviluppo di flora lattica che comporta la produzione di acido lattico) o con l’aggiunta intenzionale di acidi deboli (conserve di verdura sott’aceto o agrodol-ce), è un metodo da sempre usato per la conservazione degli alimenti. generalmente i microrganismi crescono bene a pH neutro (pH=7), ma i batteri lattici, importanti per la caseificazione o per la produzione di salu-mi, crescono bene in ambienti acidi e anche alcuni patogeni crescono fino a valori di 5.

nel piano di campionamento per il control-lo dell’igiene degli alimenti, in particolari prodotti tipici quali mortandela, luganega, e carne salada, non possono mancare la misura dell’acqua libera e la misura del pH. Infatti tali valori possono dare utili informa-zioni al produttore per definire se l’alimento presenta caratteristiche intrinseche che lo rendono un terreno favorevole o meno per la proliferazione batterica e quindi impostare le successive ricerche microbiologiche. per ridurre il rischio da contaminazioni microbi-che di origine ambientale la strategia miglio-re resta sempre quella di curare al massimo la detersione delle superfici di lavoro e delle attrezzature e di verificarne l’efficacia.

tt 02 anno LvI

I microrganismi crescendo nelle provette fanno cambiare il pH del terreno facendo virare il colore da rosso (destra) ad arancio (sinistra)

Tab. 1: valori di attività dell’acqua aW degli alimentiAw Tipologia di alimenti

> 0,98 carne frescapesce frescofrutta fresca

0,98-0,93 Insaccatiformaggipane frescoconserva di pomodoro

0,93-0,85 Insaccati stagionatiprosciutto crudo e altri salumi

0,85-0,60 frutta seccafarinacerealipesce sotto sale

< 0,60 prodotti da forno miele

Tab. 2: valori di pH degli alimentipH Tipologia di alimenti

12-10 squalo fermentato10-8,5 Albume7,5-5,0 pesce fresco

carne frescovegetaliLattefarina

5,5-3,0 AgrumiBibiteBirraYoghurt

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