PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO · da una condotta forzata DN 1000 mm con uno sviluppo pari a 2152...
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38100 TRENTO
Tel. 0461/983367Fax. 0461/983875
C.F. e Partita IVA:01344510225
via Oriola, 12
BETTI & VIALLISTUDIO DI INGEGNERIA
PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
COMUNI DI PIEVE TESINO E CASTELLO TESINO
OGGETTO: PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE DELLA CENTRALE IDROELETTRICA SUL TORRENTE GRIGNO
RIASSUNTO NON TECNICO TRENTO, gennaio 2010 IL PROGETTISTA dott. ing. Vittorino Betti
INDICE
INTRODUZIONE ........................................................................................................................................... 2
INQUADRAMENTO NORMATIVO ........................................................................................................... 2
PIANIFICAZIONE URBANISTICA E DI SETTORE ........... .................................................................... 3
PIANO GENERALE DI UTILIZZAZIONE DELLE ACQUE PUBBLIC HE .......................................... 9
ANALISI IDROLOGICA ............................................................................................................................. 13
SCELTA PROGETTUALE OTTIMALE E DESCRIZIONE DELL’IMPI ANTO ................................ 21
Opere di derivazione – Opera di presa sul torrente Grigno................................................................... 21
Opere di derivazione – Scala di rimonta ................................................................................................ 22
Opere di derivazione – Vasca sghiaiatrice ............................................................................................. 23
Opere di derivazione – Vasca dissabbiatrice ......................................................................................... 24
Opere di derivazione – Vasca di carico e camera di manovra valvole .................................................. 26
Opere di derivazione – Canale di scarico dell’opera di presa ............................................................... 27
Opere di adduzione – Condotta forzata .................................................................................................. 27
Edificio centrale ...................................................................................................................................... 28
Canale di scarico .................................................................................................................................... 29
Turbine e accessori ................................................................................................................................. 30
Schema elettrico dell’impianto ............................................................................................................... 30
Automazione dell’impianto ..................................................................................................................... 30
Apparecchiature ausiliarie ..................................................................................................................... 31
Linea di consegna MT ............................................................................................................................. 32
CENNI ALLA FASE COSTRUTTIVA ................................................................................................................ 32
IMPATTI AMBIENTALI E LORO MITIGAZIONE ............. .................................................................. 33
IMPATTI SULL’ATMOSFERA ......................................................................................................................... 34
Agenti fisici ............................................................................................................................................. 37
ALTRI IMPATTI ............................................................................................................................................ 40
QUADRO COMPLESSIVO ............................................................................................................................... 41
MISURE DI CONTROLLO ............................................................................................................................... 42
MITIGAZIONI ............................................................................................................................................... 42
CONCLUSIONI ............................................................................................................................................ 44
MITIGAZIONI E COMPENSAZIONI ................................................................................................................. 44
2
Introduzione
Il seguente elaborato costituisce lo Studio di Impatto Ambientale a supporto del procedimento di VIA per il
progetto “Impianto idroelettrico sul torrente Grigno tratto intermedio” proposto dall’Amministrazione
comunale di Pieve Tesino e Castello Tesino.
Il tratto di torrente Grigno interessato dalla derivazione è quello compreso tra il ponte che attraversa il torrente
in località Pian di Malene, dove sarà collocata l’opera di presa, a quota 1034.50 m s.l.m, fino ad arrivare al
sito dove verrà costruito l’edificio centrale, in corrispondenza dell’opera di presa dell’impianto idroelettrico
Tesino1 – Tesino 2, a quota 874.50 m s.l.m., poco a monte della vasca dissabbiatrice degli impianti predetti,
in una zona alle pendici del declivio e ad una quota tale da risultare al sicuro dalle piene. La lunghezza del
tratto interessato è di circa 2152 m.
L’impianto idroelettrico prevede la derivazione del torrente Grigno alla quota di 1034.50 m s.l.m..
La nuova centrale disporrà di due turbine Pelton poste in parallelo, in grado di turbinare le portate
provenienti dalla sezione di presa.
Entrambe le turbine sono dimensionate per utilizzare una portata massima pari a 750 l/s; saranno del tipo ad
asse verticale, con quattro getti, in grado di garantire buoni rendimenti anche per portate minime.
La derivazione sul torrente Grigno è composta da una nuova opera di presa posta a quota 1034.50 m s.l.m. e
da una condotta forzata DN 1000 mm con uno sviluppo pari a 2152 metri circa prima di essere collegata al
nuovo edificio centrale.
Il nuovo corpo centrale è ubicato a quota 874.50 m s.l.m., poco a monte della partenza del canale di carico
delle centrali Tesino 1 e Tesino 2 di proprietà della Società Industriale Trentina.
Inquadramento normativo
La legislazione a vari livelli ma anche la sottoscrizione di protocolli internazionali assegnano agli scenari
energetici un ruolo di centralità, anche in relazione alle problematiche connesse all’approvvigionamento ed
al consumo che si sono manifestate negli ultimi 15 anni. Per questo nel nostro Paese come nel panorama
internazionale, l’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili è divenuta un obiettivo da
perseguire in maniera prioritaria. L’Italia è una realtà ricca di acqua e con sistemi montuosi di diversa natura
che hanno regimi differenziati. Dopo l’elettrificazione del Paese, però, si è via via persa l’autarchia
energetica con l’aumento esponenziale delle importazioni di combustibili fossili. La recente inversione di
tendenza è rivolta ad obiettivi anche più nobili della mera autosufficienza, in quanto segue gli indirizzi
sottoscritti nel protocollo di Kyoto. È appena il caso di ricordare che la tecnologia small hydro realizza
impianti ad energia rinnovabile con impatti ridotti sulla componente ecosistemica locale e contribuisce a
ridurre, grazie alla produzione di energia “verde”, l’emissione di anidride carbonica e di altri gas cosiddetti
“serra”.
In base all’impianto normativo vigente la Provincia Autonoma di Trento è l’Autorità competente sia in
materia di rilascio della concessione sia per quanto concerne la compatibilità ambientale del progetto, che in
3
questa sede viene perseguita. La legge di riferimento è la L.P. 28/1988 con il relativo Regolamento di
Esecuzione, che inquadra gli impianti idroelettrici con potenza superiore a 220 kW nel procedimento di
verifica.
Pianificazione urbanistica e di settore
Lo Studio preliminare ha considerato la compatibilità del progetto con i diversi strumenti di pianificazione,
sia urbanistica sia di settore.
La pianificazione urbanistica si compone degli strumenti a scala provinciale e dei Piani Regolatori
Comunali. Per quanto concerne lo strumento provinciale, esso ha recentemente compiuto un
significativo processo di modifica, passando dal PUP del 2000 al nuovo PUP del 2006, adottato con D.G.P.
n°2402 del 17 novembre 2006. Le differenze tra le due versioni sono sensibili. Una composizione
più articolata dei tematismi del nuovo PUP testimonia la volontà di ricomprendere nello strumento
una serie di aspetti finora non trattati o considerati in altri ambiti. I tematismi del PUP 2006 sono
riportati di seguito.
- Inquadramento strutturale: costituisce sintesi interpretativa del quadro conoscitivo del territorio
provinciale e riferimento per la definizione di obiettivi/strategie per la pianificazione territoriale;
- Carta del paesaggio: fornisce analisi ed interpretazione del sistema paesaggio, inteso come sintesi
dell'identità territoriale nonché delle invarianti, che rappresentano il riferimento per valutare la
sostenibilità dello sviluppo ed il riconoscimento per la tutela dei valori paesaggistici;
- Carta delle tutele paesistiche: individua le aree di tutela ambientale per la funzione di tutela del
paesaggio disciplinata dalla legge urbanistica, i beni ambientali, i beni culturali;
- Carta di sintesi della pericolosità: è elaborata secondo i criteri stabiliti dalla Giunta Provinciale in
riferimento alle Carte della pericolosità;
- Reti ecologiche e ambientali: individua le aree interessate da reti idonee a interconnettere gli spazi
e le risorse naturali, in modo da assicurare la funzionalità ecosistemica e i movimenti necessari alla
conservazione della biodiversità;
- Sistema insediativo e reti infrastrutturali: disciplina il dimensionamento residenziale, i servizi, le
attrezzature di livello sovracomunale e le aree funzionali relative ai settori produttivi della provincia.
Le Reti infrastrutturali inquadrano la mobilità ed i corridoi energetici e telematici.
Il PUP 2006, sulla base della Carta di Sintesi Geologica, inquadra la zona in cui è inserito il progetto come
area di controllo geologico, idrogeologico e valanghivo e sismico, e l’intero tracciato interessa un’area critica
recuperabile, che secondo le norme di attuazione è un area che, pur essendo interessata da dissesti (area
alluvionabile o esondabile limitrofa agli alvei di piena ordinaria con arginatura assente o inadeguata, frane
in atto o potenziali, sprofondamenti, valanghe, ecc.), può essere recuperata con adeguati interventi
sistematori.
4
L’edificazione e la trasformazione urbanistica ed edilizia non è consentita prima della completa
realizzazione delle opere volte all’eliminazione del rischio.
Fanno eccezione i casi in cui:
l’intervento edilizio proposto costituisca in sé un’opera volta all’eliminazione del rischio;
specifici studi ed indagini geologiche attestino che il rischio non sussiste.
La condotta forzata si articola lungo circa 2152 metri di tracciato sulla sinistra orografica, in buona parte
lungo un’esistente strada forestale che costeggia il torrente.
figura 1: Carta di sintesi geologica
La zona in cui è previsto l’edificio centrale non presenta particolare pericolosità dal punto di vista geologico
ed idrologico, in quanto l’area ad elevata pericolosità rimane circoscritta alla zona d’alveo. La condotta, si
sviluppa per l’intero tracciato in aree critiche recuperabili; le uniche zone ad elevata pericolosità
idrogeologica, indicate sulla Carta di sintesi geologica, sono tre attraversamenti che di fatto hanno scarsa
importanza. Il primo attraversamento riguarda il Rio Secco, che non contiene acqua se non nei giorni di
pioggia, gli altri due attraversamenti non presentano alcun rischio, in quanto irrilevanti dal punto di vista
geologico ed idrogeologico.
Solamente la presa, in quanto prevista come traversa in alveo, si trova in un’area ad elevata pericolosità.
5
figura 2: Inquadramento strutturale. PUP 2006
Nella tavola che riguarda l’inquadramento strutturale, si nota come tutto il tracciato della condotta, l’opera di
presa e l’edificio centrale ricadano in aree definite boscate. La tipologia di “area a bosco” è regolamentata
dall’art. 40 delle norme di attuazione del PUP, che recitano quanto segue:
“1. Sono aree a bosco quelle occupate da boschi di qualsiasi tipo, secondo la definizione contenuta nelle
disposizioni provinciali in materia, e destinate alla protezione del territorio, al mantenimento della qualità
ambientale e alla funzione produttiva rivolta allo sviluppo della filiera foresta-legno e degli altri prodotti e
servizi assicurati dal bosco.
2. Le aree a bosco sono riportate nella tavola dell’inquadramento strutturale sulla base di quanto contenuto
nei piani forestali e montani previsti dalla legislazione provinciale in materia di foreste. I predetti piani
articolano la superficie boscata in relazione alle diverse vocazioni che essa assume sotto il profilo della
protezione idrogeologica, della produzione, dell’interesse scientifico, naturalistico e paesaggistico-
ambientale e alla sua evoluzione individuano altresì i boschivi pregio che costituiscono invarianti ai sensi
dell’articolo 8.
3. La Giunta provinciale, con la deliberazione di approvazione dei piani forestali e montani di cui al comma
2, nel caso in cui essi integrino o modifichino l’inquadramento strutturale e le invarianti, dispone
l’aggiornamento delle corrispondenti previsioni del PUP.
4. I piani regolatori comunali possono aggiornare i perimetri delle aree a bosco in relazione all’accertata
alterazione dello stato di fatto, purchè le modificazioni non pregiudichino i contenuti sostanziali dei piani
6
forestali e montani di cui al comma 2, in osservanza dei criteri e le definizioni contenuti nella normativa di
settore.
5. Nell’ambito delle aree a bosco possono essere svolte le attività e realizzati le opere e gli interventi di
sistemazione idraulica e forestale, di miglioramento ambientale nonché quelli a fini produttivi per la
gestione dei patrimoni, previsti dalle norme provinciali in materia, nel rispetto degli indirizzi e dei criteri
fissati dai piani forestali e montani di cui al comma 2. le aree a bosco possono altresì formare oggetto di
bonifica agraria e di compensazione ai sensi dell’articolo 38, comma 7, con esclusione dei boschi di pregio
individuati dai piani forestali e montani di cui al comma 2, che costituiscono invarianti ai sensi dell’articolo
8.
6. I piani regolatori comunali provvedono a definire le regole per un razionale utilizzo del patrimonio
edilizio tradizionale esistente ai sensi delle disposizioni stabilite in materia dalla legge urbanistica.
figura 3: Carta del paesaggio. PUP 2006
Dal punto di vista paesaggistico, l’intero tracciato si sviluppa in un’area di interesse fluviale, che si
sovrappone, nella prima parte, ad aree di interesse edificato tradizionale, per la presenza di masi stagionali;
inoltre tutta la zona interessata dall’intervento incontra lungo il percorso, sporadiche zone definite come aree
agricole. Circa a due terzi del tracciato, la Carta indica un paesaggio di particolare pregio, che è indicativo
7
dell’ambiente fluviale esistente; la condotta interrata totalmente sotto la strada esistente non modifica in
alcun modo la specificità del luogo.
Per quel che riguarda le Carta delle tutele paesistiche, non si riscontrano aree di particolare pregio. La Carta
delle reti ecologiche, che indica le zone di particolare pregio dal punto di vista naturalistico, elencando le
aree ad elevata naturalità ed integrità, i parchi, le riserve e i siti indicati da Natura 2000, non rileva nella zona
direttamente interessata dall’intervento alcuna particolarità di cui tenere conto, se non nelle zone limitrofe. Si
nota il sito denominato “Lagorai Orientale” contrassegnato dal codice 14, che fa parte degli habitat indicati
da Natura 200 per essere preservati. La Carta del sistema produttivo ed infrastrutturale, infine, non evidenzia
particolari modifiche e progetti in atto che interessino l’area in esame, le uniche informazioni che vengono
date sono la posizione della strada a viabilità locale che interessa la Val Malene, e il passaggio
dell’elettrodotto che scende dalla centrale ENEL di Costabrunella.
figura 4: Carta delle tutele paesistiche. PUP 2006
8
figura 5: Carta delle reti ecologiche. PUP 2006
figura 6: Carta del sistema produttivo ed infrastrutturale. PUP 2006
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Piano Generale di Utilizzazione delle Acque Pubbliche
Il PGUAP è lo strumento di governo delle risorse idriche che la Provincia ha adottato d’intesa con lo Stato.
Equivale ad un vero e proprio Piano di Bacino di rilievo nazionale e quindi, previsioni e prescrizioni
costituiscono direttive nei confronti degli strumenti di pianificazione territoriale come il PUP e i PRG dei
Comuni.
Le Norme di attuazione hanno il preciso obiettivo di armonizzare il ciclo artificiale con il ciclo naturale delle
acque, di contemperare le disponibilità e l’uso delle risorse idriche con la qualità ecologica e paesaggistica
degli ambienti acquatici, di potenziare la difesa del suolo, la funzionalità idrologica e la sicurezza idraulica
del territorio e di rispondere alle nuove esigenze economiche e di qualità della vita, secondo i principi dello
sviluppo sostenibile.
Il piano si propone di assicurare un rapporto ottimale fra suolo, acque e sicurezza del territorio, mettendo in
atto una rigorosa gestione del territorio, per garantire la sicurezza idraulica degli abitati.
L’impianto possiede i requisiti necessari per non contrastare con i criteri esposti sia dal punto di vista della
potenza sia per il contesto geografico in cui è previsto: il bacino del Grigno, prevede restrizioni come per
altre aste fluviali, come il Sarca, il Chiese, ecc…salvo che nel caso di realizzazione di un impianto ad alto
rendimento energetico e ad alta compatibilità ambientale. La concessione potrà essere assentita solo a seguito
di una pronuncia della Giunta Provinciale in merito alla “non sussistenza di un prevalente interesse pubblico
ad un diverso uso dell’acqua.
Il PGUAP si esprime in termini di rispetto del Deflusso Minimo Vitale, di pericolosità delle aree ed
individua gli ambiti fluviali di diverso interesse. La disciplina per il calcolo del DMV è contenuta sia nel
PGUAP sia nel Piano di Tutela delle Acque. In particolare l’art. 8 delle norme di attuazione del PTA
stabilisce che:
“I valori del deflusso minimo vitale (DMV) sono determinati in ragione di ambiti idrografici omogenei. Le
nuove derivazioni di acque da corpi idrici superficiali, incluse quelle relative ad istanze ancora pendenti
alla data di entrata in vigore del presente piano, sono soggette fin dalla loro attivazione al rilascio del DMV
nel rispetto dei valori indicati dalla cartografia georeferenziata allegata al presente piano e corrispondente
alla cartografia di cui al capitolo III.6.3. del progetto di piano generale per l’utilizzazione delle acque
pubbliche”.
Le aree dei bacini o dei tratti di corsi d’acqua sono state caratterizzate da un valore di portata specifica che è
necessario assicurare come rilascio a valle delle derivazioni. Il piccolo bacino del rio è caratterizzato da una
portata specifica per il deflusso minimo variabile stagionalmente secondo la tabella riportata.
10
figura 7: Valori di portata unitari per il deflusso minimo vitale proposti dal PGUAP
In figura 8 si nota come tutta la zona del bacino del torrente Grigno sia caratterizzata da regime nivo-
pluviale con valori unitari di DMV che variano stagionalmente da 5,0 a 7,0 l/s km2.
figura 8: Estratto della cartografia del PGUAP relativa al DMV
Considerando la sezione di presa, che ha un bacino imbrifero sotteso di 38.62 km2, la portata di rispetto si
colloca tra 287 l/s ed un massimo di 402 l/s.
11
La zona del torrente Grigno, non è interessata da zone ad elevata pericolosità di esondazione, mentre il
PGUAP, sulla falsariga della carta di sintesi geologica, considera la zona di alveo come area ad elevata
pericolosità geologica.
Le zone di scavo per la posa della condotta sono di moderata pericolosità, mentre elevata in alcuni punti in
cui ci si avvicina al torrente; il tracciato segue per buona parte, l’andamento di una strada forestale esistente.
L’edificio centrale, infine, insisterà su un’area a moderata pericolosità geologica.
figura 9: Carta delle pericolosità. Estratto del PGUAP
figura
figura 11
12
figura 10: Carta del rischio. Estratto del PGUAP
11: Carta degli ambiti fluviali. Estratto del PGUAP
13
figura 12: Uso del suolo. Estratto del PGUAP
La Carta del rischio idrogeologico indica come lungo il tracciato dell’intervento non sono contemplate zone
ad elevato rischio idrogeologico, ricadendo tutto il progetto in aree a rischio moderato.
La Carta degli ambiti fluviali nella zona del Torrente Grigno non rileva alcun ambito fluviale paesaggistico
con valenza significativa, mentre la carta del valore d’uso del suolo, come la Carta del paesaggio del PUP,
indica la zona in esame come area a bosco.
Analisi idrologica
Per il torrente Grigno non sono disponibili misure sistematiche dirette delle portate naturali del torrente,
anche perchè il deflusso delle acque è fortemente influenzato e modificato dalla presenza del bacino
artificiale di Costabrunella, che collegato alla modulazione dell’invaso di Sorgazza, svolge, oltre alla
funzione di accumulo, anche quella di laminazione delle portate di morbida sul torrente Grigno, tramite
l’azione di un gruppo reversibile pompa/turbina.
Sono comunque disponibili una serie storica di osservazioni pluviometriche nelle due stazioni di
Costabrunella a quota 2030 m.s.l.m e di Pieve Tesino a quota 775 m.s.l.m; oltre a tali dati è possibile
disporre di dati sulla produzione media giornaliera e quindi sulla portata media giornaliera di una serie di
centrali ubicate lungo l’asta del Grigno. L’elaborazione di tali dati, tenendo conto delle particolarità
idrogeologiche del bacino del Grigno, soprattutto nel tratto terminale, consentono, se adeguatamente
valutate, di definire un quadro sufficientemente attendibile dei deflussi del corso d’acqua.
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Al fine di determinare la portata media mensile del torrente e quindi di dimensionare correttamente le opere
idrauliche, si è cercato di operare con diversi criteri, valutandone le positività e le negatività, intese come
vincoli, di ciascuno, al fine di determinare la curva, che ragionevolmente, meglio rappresenta l’andamento
idrologico del bacino.
La valutazione della disponibilità idrica generata dal bacino verrà dunque condotta secondo tre distinti criteri
e successivamente confrontata con lo studio del Tonini-Pulselli, per la necessaria verifica: i criteri utilizzati
si basano sostanzialmente il primo sulla determinazione delle portate per deduzione dalla produzione media
mensile della centrale HDE di Grigno, il secondo sulla quantificazione delle portate per deduzione sulla base
del turbinato medio annuo della centrale denominata Tesino 2 di proprietà di Dolomiti Energia SpA ed il
terzo per comparazione con bacini idrologici limitrofi, caratterizzati dalla presenza di aspetti morfologici e
pluviometrici simili a quello del torrente Grigno.
Determinazione delle portate sul criterio della produzione HDE nella centrale di Grigno.
Il bacino tributario complessivo della centrale di Grigno risulta essere pari a circa 77.339 Kmq, suddivisi nei
seguenti sottobacini:
gruppo 1
bacino torrente Grigno 49.921 Kmq
bacino rio Governana 8.656 Kmq
bacino rio Solcena 6.463 Kmq
gruppo 2
bacino torrente Chieppena 11.338 Kmq
bacino rio Pradellan 0.961 Kmq
Per l’intero bacino sopra descritto, sono disponibili i dati ricostruiti della portata media mensile dedotti dalla
produzione della centrale di Grigno nel periodo 1961-1972, riportati nella seguente tabella:
Mese Portate ENEL anni
1961-1972 (l/s)
Gennaio 1241
Febbraio 1206
Marzo 1395
Aprile 2250
Maggio 2883
Giugno 2937
15
Luglio 2286
Agosto 1793
Settembre 1792
Ottobre 1446
Novembre 1656
Dicembre 1285
Esiste uno studio ENEL, riportato anche nello studio di VIA per la costruzione di un impianto idrolettrico sul
torrente Grigno, presentato dal Consorzio Energetico del Tesino verso l’inizio degli anni ’90, che riporta una
dettagliata analisi della ripartizione delle portate fra i bacini considerati nel gruppo 1 (superficie complessiva
65.04 Kmq) e quelli valutati nel gruppo 2 (superficie complessiva 12.299 Kmq). Nella seguente tabella sono
riportati i dati, relativi ad uno specifico studio condotto sugli anni dal 1949 al 1955.
Mese
Portate disponibili
1949-1955
Gruppo 1
Portate disponibili
1949-1955 (l/s)
Gruppo 2
Portate complessive
1949-1955 (l/s)
Gennaio 616 152 768
Febbraio 568 156 724
Marzo 631 153 784
Aprile 1493 220 1713
Maggio 2985 407 3392
Giugno 3202 545 3747
Luglio 2001 382 2386
Agosto 1463 244 1707
Settembre 1291 221 1512
Ottobre 1957 285 2242
Novembre 1975 313 2288
Dicembre 1034 219 1253
Rapportando il contributo del bacino individuato dal Gruppo 1 sull’intera portata, si ottiene un rapporto
indicativamente pari a 0.85, all’incirca prossima al rapporto fra le superfici dei bacini sottesi; alla luce di
quanto sopra, si può ritenere che i valori di portata, in virtù anche delle caratteristiche del substrato simili su
16
tutto l’intero bacino sotteso, si possano determinare per semplice proporzionalità i valori di portata attesi
nella sezione di interesse, che sottende, come noto, una superficie di circa 38.26 Kmq.
Alla luce di quanto sopra, si può ragionevolmente ipotizzare il seguente schema idrologico per il torrente
Grigno in corrispondenza dell’opera di presa prevista nel presente progetto
Mese Portata attesa (l/s)
Gennaio 620
Febbraio 603
Marzo 698
Aprile 1125
Maggio 1442
Giugno 1469
Luglio 1143
Agosto 897
Settembre 896
Ottobre 723
Novembre 828
Dicembre 643
Determinazione delle portate sul criterio della produzione HDE nella centrale di Tesino 2
Una ulteriore valutazione delle portate può essere determinata dall’analisi della produzione media
dell’impianto idroelettrico di Tesino 2, la cui opera di presa sottende un bacino leggermente maggiore di
quello dell’opera in progetto, ma che, dal punto di vista idrologico, non si discosta in modo sostanziale da
quello sotteso per la presenza del solo impluvio del rio Secco.
I dati medi di produzione di energia della centrale, riportati nello studio di VIA per la costruzione di un
impianto idrolettrico sul torrente Grigno, presentato dal Consorzio Energetico del Tesino verso l’inizio degli
anni ’90, sono rappresentai nella seguente tabella, ove, accanto ai valori di produzione, sono stati riportati i
dati dichiarati dalla SIT, riguardo alla potenza media e portata media mensile. I valori di portata media
mensile sono stati determinati considerando un rendimento globale del sistema idraulico ed elettromeccanico
pari al 58% in considerazione della vetustà dei gruppi.
17
Mese
Produzione media
Centrale Tesino 2
Anni 1986-94 (Kwh)
Potenza media
(kw)
Portata media
Mensile (l/s)
Gennaio 116338 156 685
Febbraio 96176 138 606
Marzo 136170 183 803
Aprile 189855 264 1159
Maggio 226487 304 1334
Giugno 205794 286 1255
Luglio 202587 272 1194
Agosto 146701 197 865
Settembre 131063 182 799
Ottobre 147597 198 869
Novembre 160786 223 979
Dicembre 147020 198 869
Come si nota, i valori di portata nei mesi di morbida sono fortemente sottostimati rispetto al criterio
precedente; tale inconveniente è sostanzialmente dovuto alla vetustà dei tre gruppi, che palesano ripetuti
arresti temporanei, ininfluenti nei mesi di magra, ma determinanti sui valori medi finali nei periodi di
morbida. Per questo motivo, si ritiene che i valori di portata ricavati per i periodi di morbida siano
sicuramente sottostimati.
Ragguagliando poi i valori alla superficie del bacino del nuovo progetto, pur con la considerazione che
probabilmente si tratta di una riduzione di portata solo teorica, si ottengono i valori riportati nella seguente
tabella:
Mese Portata attesa (l/s)
Gennaio 616
Febbraio 545
Marzo 723
Aprile 1043
Maggio 1201
Giugno 1130
Luglio 1075
18
Agosto 778
Settembre 719
Ottobre 782
Novembre 881
Dicembre 782
Terzo criterio basato sul contributo unitario derivato da bacini simili
Una terza valutazione della portata media mensile si ricava dalla comparazione del bacino del Grigno con il
bacino del Ceggio a Maso Costi, che ha una superficie pari a circa 19.5 Kmq, con il bacino sotteso
all’impianto di Caoria, di superficie pari a 128 Kmq, con quello sotteso all’impianto di S. Silvestro, di
superficie pari a 16 Kmq e con quello sotteso all’impianto idroelettrico di Val Schener, con superficie pari a
204 Kmq.
Su tutti questi bacini sono state condotte delle misure sistematiche di portata, sia da parte dell’Ufficio
Idrografico della PAT, che da parte di ENEL.
Nella tabella sottostante sono stati ricavati, dalle portate di cui sopra, i contributi specifici unitari per i vari
bacini e si è determinato un valore medio che si ritiene di poter applicare al torrente Grigno.
Mese Caoria
(l/s*Kmq)
S. Silvestro
(l/s*Kmq)
Val Schener
(l/s*Kmq)
Ceggio
(l/s*Kmq)
Valore medio
(l/s*Kmq)
Gennaio 6.80 9.83 18.40 7.69 10.68
Febbraio 5.76 8.20 17.51 7.18 9.66
Marzo 7.73 12.46 19.82 15.40 13.85
Aprile 28.59 33.52 32.74 42.60 34.36
Maggio 103.66 79.26 53.15 74.40 77.62
Giugno 98.98 74.23 54.25 74.40 75.46
Luglio 50.93 42.05 42.96 44.10 45.01
Agosto 35.93 29.64 33.86 28.20 31.91
Settembre 35.27 33.48 37.69 23.60 32.51
Ottobre 34.17 34.21 38.72 43.60 37.68
Novembre 25.21 31.17 40.20 34.40 32.74
Dicembre 10.51 16.10 25.85 16.90 17.34
19
Applicando il contributo specifico unitario medio al bacino sotteso dall’opera di presa del progetto, si
ottengono dei valori di portata media mensile del torrente Grigno riportati nella tabella seguente:
Mese Portata attesa (l/s)
Gennaio 409
Febbraio 370
Marzo 530
Aprile 1315
Maggio 2970
Giugno 2887
Luglio 1722
Agosto 1221
Settembre 1244
Ottobre 1442
Novembre 1253
Dicembre 663
Nel sottostante diagramma sono riportati i valori di portata determinati nelle tre differenti ipotesi.
Nei mesi primaverili ed autunnali si evidenzia come i dati reperiti da ENEL e SIT siano sostanzialmente
equivalenti, mentre vi sia una forte discrepanza fra i vari dati nei periodi di morbida; la differenza fra i dati
0500
100015002000250030003500
(l/s)
Determinazione portate medie mensili
ENEL SIT Modello
20
SIT ed ENEL è spiegabile con limite superiore delle macchine SIT, che non sono in grado, per vetustà e
dimensionamento, di turbinare la portata presente in alveo. Per quanto invece riguarda la discrepanza con i
dati ricavati con il terzo criterio, occorre tenere presente che nei periodi di morbida le opere di presa sia
ENEL che SIT sfiorano in quanto dimensionate per captare la portata massima derivabile. Per i mesi estivi e
per la morbida autunnale, dunque, sembra più corretto dare credibilità ai valori di portata derivati
dall’interpolazione dei contributi medi dei bacini vicini, ipotesi che tiene conto del fenomeno di scioglimento
delle nevi in quota e delle piogge autunnali.
Alla luce di quanto sopra, nella seguente tabella vengono riportati i valori delle tre ipotesi e quello ritenuto,
in base alle considerazioni sopra riportate, più attendibile per ben rappresentare l’andamento idrologico del
torrente Grigno:
Mese Portate stimate
con metodo 1
Portate con
con metodo 2
Portate con
con metodo 3
Portata media
stimata (l/s)
Gennaio 620 616 409 613
Febbraio 603 545 370 570
Marzo 698 723 530 704
Aprile 1125 1043 1315 1315
Maggio 1442 1201 2970 2970
Giugno 1469 1130 2887 2887
Luglio 1143 1075 1722 1722
Agosto 897 778 1221 831
Settembre 896 719 1244 802
Ottobre 723 782 1442 746
Novembre 828 881 1253 1253
Dicembre 643 782 663 706
Il diagramma definitivo di derivazione e rilasci può dunque essere rappresentato come nel diagramma
seguente.
21
Scelta progettuale ottimale e descrizione dell’impianto
L'impianto idroelettrico oggetto del presente studio risulta costituito dalle seguenti opere:
a) opera di presa sul torrente Grigno;
b) scala di rimonta;
c) vasca sghiaiatrice;
d) vasca dissabbiatrice;
e) vasca di carico e camera di manovra valvole;
f) scarico dell’opera di presa;
g) condotta forzata di lunghezza pari a 2152 metri (di cui i primi 100 m con DN 1200 mm e i restanti
2052 m con DN 1000 mm);
h) edificio centrale per alloggiamento macchinari;
i) viabilità di servizio ed linea di consegna MT.
Opere di derivazione – Opera di presa sul torrente Grigno
L’opera di presa ha lo scopo di derivare dal torrente Grigno la portata di 1500 l/s, cioè quella di
funzionamento dell’impianto idroelettrico, garantendo nel torrente la presenza del DMV previsto, al fine di
tutelare l’ecosistema fluviale e la sua biodiversità.
La derivazione viene realizzata mediante l’inserimento di una paratoia a ventola in acciaio, disposta
trasversalmente al corso d’acqua e situata ad una quota di 1034.50 m s.l.m. La sua lunghezza è di 10.00 m e
l’altezza è di 1.2 m, in maniera da operare uno sbarramento del torrente con lo scopo di poter controllare
l’altezza del tirante idrico nell’alveo in prossimità della presa: in questo modo viene imposto il carico
idraulico nella sezione di presa, che rappresenta l’elemento chiave per determinare l’entità della derivazione.
Per la continuità dell’ecosistema fluviale è prevista la realizzazione di una scala di rimonta per i pesci,
attraverso la quale viene garantito il passaggio di 386.2 l/s grazie all’utilizzo di uno stramazzo, che consente
0500
100015002000250030003500
(l/s)
Diagramma portate medie mensili
Portata naturale portata derivata rilascio
22
il transito dell’acqua dal fiume al manufatto e impedisce il passaggio di ghiaia o materiale che può andare ad
ostacolare il corretto funzionamento dell’opera.
La derivazione dell’acqua verso la vasca sghiaiatrice è invece realizzata mediante l’utilizzo di una bocca
situata a 20 cm dal fondo e collocata alla quota di 1034.70 m s.l.m. A questa è applicata una griglia realizzata
con barre in acciaio larghe 1 cm, disposte ogni 5 cm, con lo scopo di fermare il materiale più grossolano.
Attraverso questa bocca l’acqua defluisce prima in una camera sghiaiatrice e da qui viene convogliata in una
vasca dissabbiatrice situata a monte della vasca di carico della condotta forzata.
La bocca è stata dimensionata ipotizzando di essere in un caso di stramazzo rigurgitato, per descrivere il
comportamento del quale è stata utilizzata la seguente legge:
( ) ( ) ( ) ( )
∆−⋅⋅⋅∆−⋅⋅+∆−⋅⋅⋅∆−⋅⋅= hhghhhhghhBQ 1112 23
22 µµ
Quest’equazione è stata risolta accoppiandola all’espressione che tiene conto della perdita di carico dovuta
alla presenza della griglia:
( ) ( )αsin)2/(2 2
12
23
4
⋅+⋅⋅⋅
⋅
⋅=∆hhBg
Q
b
sKh
Dove:
• Q è la portata derivata verso le turbine pari a 1500 l/s;
• B la larghezza utile della bocca pari a 3.33 m. Questo valore è stato ottenuto fissando una larghezza
di 4 m, alla quale è stato sottratto lo spazio occupato dall’ossatura della griglia;
• g l’accelerazione di gravità pari a 9.81 m/s2;
• µ un coefficiente adimensionale pari a 0.85 per traverse in soglia larga;
• h2 l’altezza dell’acqua all’interno della vasca sghiaiatrice rispetto alla bocca. Il suo valore è pari a
0.78 m;
• ∆h la perdita di carico legata alla presenza della griglia;
• s lo spessore delle barre della griglia, pari a 0.01 m;
• b la larghezza della maglia della griglia, pari a 0.05 m;
• α l’angolo di inclinazione delle barre della griglia, pari a 80°;
• h1 rappresenta la perdita di carico che si ha nel passaggio attraverso la bocca. Essendo noti tutti gli
altri dati, il valore di h1 può essere ricavato, e risulta pari a 5cm.
Opere di derivazione – Scala di rimonta
Per la continuità dell’ecosistema fluviale è prevista la realizzazione di una scala di rimonta per i pesci,
attraverso la quale viene garantito il passaggio di 386.2 l/s grazie all’utilizzo di uno stramazzo, che consente
il transito dell’acqua dal fiume al manufatto e impedisce il passaggio di ghiaia o materiale che può andare ad
23
ostacolare il corretto funzionamento dell’opera. All’interno della rampa sono inseriti altri due stramazzi, in
modo da colmare il dislivello che si crea per l’inserimento della paratoia.
Per il dimensionamento degli stramazzi si è fatto riferimento alla formula dello stramazzo Belanger:
2
3
2 hgcBQ d ⋅⋅⋅⋅=
dove: • Q è la portata transitante, pari a 386.2 l/s;
• B è la larghezza dello stramazzo, pari a 4.0 m per il primo stramazzo e 1.50 m per gli altri;
• Cd è un coefficiente che vale 0.385;
• g l’accelerazione di gravità pari a 9.81 m/s2;
• h rappresenta il tirante a monte dello stramazzo che vale 0.15 m per il primo stramazzo e 0.30 m per
gli altri. Viene ricavato dalla relazione precedentemente illustrata.
Fra uno stramazzo e l’altro sono state posizionate delle vasche di dimensioni all’incirca pari a 3x3 m, con
una profondità di tale da consentire ai pesci di sostare per riposare durante la risalita.
Opere di derivazione – Vasca sghiaiatrice
È la prima camera attraversata dall’acqua prelevata dal torrente. Il suo scopo è quello di far sedimentare il
materiale ghiaioso riducendo la velocità della corrente in ingresso. Affinchè questo avvenga la vasca ha una
larghezza di 4.40 m ed un tirante di 1.42 m.
Tale vasca può essere svuotata dell’acqua per consentire una periodica pulizia, grazie alla presenza di una
paratoia di dimensioni L4400xH1200, posta all’imbocco della camera che all’occorrenza impedisce il
prelievo di acqua dal torrente.
Un’ulteriore paratoia di dimensioni L1200xH900, collocata nella parte terminale della vasca, permette
inoltre di scaricare l’acqua nel torrente attraverso il canale di scarico. In questa paratoia è anche stato
praticato un foro di 0.10 m di diametro, attraverso il quale defluiscono costantemente 20 l/s così da garantire
una eventuale via di fuga per i pesci che, superando la prima griglia, vengono a trovarsi nella vasca
sghiaiatrice.
La formula utilizzata per il dimensionamento del foro è la seguente:
hgSCQ c ⋅⋅⋅⋅= 2
• Q è la portata di transito pari a 20 l/s;
• Cc il coefficiente di contrazione che vale 0.611;
• g l’accelerazione di gravità, pari a 9.81 m/s2;
• h il carico idraulico che vale 1.2 m;
• S la superficie del foro.
24
Per assorbire le variazioni di portata del contributo di Deflusso Minimo Vitale mensile rispetto al valore
minimo (286.2 l/s) utilizzato per dimensionare la rampa di risalita dei pesci, sono stati previsti due ulteriori
fori che consentono l’allontanamento di questa variazione verso il canale di scarico. Questi fori, dimensionati
sfruttando la relazione precedente con diametro pari 0.16 m e 0.20 m, sono caratterizzati da un valore di
tirante pari rispettivamente a 1.30 m e 1.00 m.
Per impedire che pesci o altro materiale passi dalla camera sghiaiatrice alla vasca dissabbiatrice, il passaggio
dell’acqua tra le due è regolato da uno stramazzo rigurgitato sul quale è collocata una griglia a maglia di 5
mm. Il dimensionamento di questo manufatto è stato fatto con le stesse formule utilizzate nel caso della
bocca che preleva l’acqua dal torrente (stramazzo rigurgitato e perdite di carico legate alla griglia). In questo
caso sono stati assunti i seguenti valori:
• Q = 1500 l/s
• B = 2.14 m
• g = 9.81 m/s2
• µ = 0.65
• h2 = 0.55 m
• s = 0.002 m
• b = 0.005 m
• α = 80°
Il valore della perdita di carico h1 che ne risulta è pari a 0.17 m e quindi il pelo libero nella vasca
sghiaiatrice si trova ad una quota di 1035.45 m s.l.m.
Opere di derivazione – Vasca dissabbiatrice
Depurata dal materiale ghiaioso, l'acqua viene immessa nella vasca dissabbiatrice che si trova a ridosso
dell'opera di presa, e da qui convogliata nella vasca di carico da dove parte la condotta forzata. Il flusso nel
dissabbiatore deve risultare sufficientemente lento da garantire la sedimentazione di granuli aventi diametro
superiore a 0.35 mm, al fine di preservare il macchinario dai danni dovuti all'usura dei materiali.
La vasca costituente il dissabbiatore è realizzata con forma rettangolare, con lato maggiore lungo la linea di
flusso pari a circa 16.0 m e dimensione trasversale pari a 5 m. La velocità di caduta delle particelle in acqua
ferma è stimabile con la relazione di Stokes (riportata di seguito), che vale nel caso di Re inferiore a 2:
ργγ⋅
⋅−⋅=875.13
)(Re 06.0 d
W s
Dove:
• γs è Il peso specifico del solido, pari a 2650 Kg/mc;
• γ il peso specifico dell’acqua, pari a 1000 Kg/mc;
• d0 il diametro minimo della particella, pari a 0.00035 m;
25
• ρ la densità dell’acqua, pari a 1000 kg/m3.
In questo caso l’acqua all’interno della vasca è in moto con una velocità di circa 0.19 m/s ed allora la
velocità di sedimentazione si riduce al valore stimabile mediante la seguente relazione:
( )HuWv ⋅+−= 3.27.5/0
Dove:
• u è la velocità dell’acqua pari a 0.19 m/s;
• H il tirante nella vasca, pari a 1.55 m.
Il processo utilizzato per calcolare la velocità di sedimentazione delle particelle è un metodo iterativo:
assumendo una W di primo tentativo di 0.11 m/s (ricavata dalla relazione di Stokes) si calcola il numero di
Reynolds, quindi W e poi v0. Il valore di v0 ottenuto si può quindi assumere come condizione di partenza
per l’iterazione successiva. Questo processo va ripetuto fino a convergenza. Una volta ottenuta la velocità di
sedimentazione definitiva, la lunghezza minima della vasca si ottiene dalla seguente relazione:
mv
HuL 32.11
0
=⋅=
La lunghezza totale della vasca è quindi stata assunta pari a 16.00 m, in maniera tale da lasciare il primo
tratto come assestamento dell’acqua immessa dalla camera sghiaiatrice.
In testa al dissabbiatore è posto uno stramazzo di larghezza pari a 3 m, destinato a consentire il passaggio
dell’acqua dalla vasca del dissabbiatore alla vasca di carico; in condizioni di regime alla massima portata
funziona come stramazzo rigurgitato, in quanto il tirante idrico presente nella vasca di carico della condotta,
risulta maggiore dell’altezza del petto dello stramazzo. Per il calcolo delle perdite in questo caso è stata
utilizzata la relazione dello stramazzo rigurgitato, già utilizzata nei due casi precedenti della bocca per la
captazione della portata dal fiume e del passaggio dallo sghiaiatore al dissabbiatore. In questo caso però non
è presente alcuna griglia e quindi l’equazione delle perdite ∆h non è stata utilizzata. I valori utilizzati nella
formula sono i seguenti:
• Q = 1500 l/s
• B = 3 m
• g = 9.81 m/s2
• µ = 0.65
• h2 = 0.55 m
Il valore della perdita di carico h1 che ne risulta è pari a 0.08 m e quindi il pelo libero nella vasca di carico si
trova ad una quota di 1035.15 m s.l.m.
Il dissabbiatore è dotato di uno sfioratore laterale, in grado di scaricare in alveo, attraverso il canale di
scarico, eventuali portate derivate in eccesso. Questo manufatto si colloca ad un’altezza di 1035.50 m s.l.m.,
quota che coincide con quella del pelo libero in prossimità della paratoia. Tale valore è stato scelto
considerando che, nel caso in cui la portata transitante nell’opera di presa sia molto modesta, le perdite di
26
carico tra la derivazione dal fiume e la vasca sghiaiatrice diventino praticamente nulle e il livello dell’acqua
in questa camera cresca rispetto alla situazione di regime dell’impianto.
Inoltre nella vasca dissabbiatrice è presente uno scarico di dimensioni H1200xL500 che permette di vuotare
la camera per le operazioni di pulizia.
Opere di derivazione – Vasca di carico e camera di manovra valvole
La vasca di carico, situata immediatamente a valle del dissabbiatore, ha la funzione di accumulare la quantità
d'acqua necessaria per far fronte all'avviamento della condotta forzata e garantire un regolare funzionamento
di attacco e stacco del regolatore di livello al quale è asservita la manovra delle macchine in centrale.
La sommergenza da garantire al di sopra del cielo della tubazione di partenza è data dalla relazione
DVs ⋅⋅= max54.0
dove
• Vmax è la velocità massima all’interno della condotta forzata considerando la massima portata
derivata dalla condotta pari a 1.33 m/s;
• D è il diametro della condotta, pari a 1200 mm;
• s è la sommergenza, che risulta pari a 0.78 m.
Il valore teorico calcolato nelle condizioni di funzionamento dell’impianto, viene garantito con un margine
sufficiente a tutelarsi anche dalle perdite di carico aggiuntive dovute al restringimento della vena liquida
all’imbocco della tubazione.
Le perdite di carico possono essere stimate considerando un coefficiente di perdita concentrato pari a 0.5. La
perdita di carico risulta pertanto:
g
Vh
25.0
2
⋅=
Dove:
• V è la velocità del flusso nella condotta pari a 1.33 m/s;
• g è l’accelerazione di gravità;
• h è il valore di perdita di carico pari a 0.04 m.
Il valore minimo teorico della sommergenza da garantire al cielo della tubazione affinché non si formino
vortici è pari alla somma dei valori precedentemente calcolati e risulta essere pari a 0.83 m. Questo valore è
stato successivamente incrementato di 1.00 m per ovviare a possibili problemi indotti dalle oscillazioni del
pelo libero nella vasca di carico. Per verificare la possibile formazione di vortici sono state utilizzate le
seguenti relazioni proposte da Gulliver, Rindels e Liblom (1986):
5.07.0 <=>gD
VNDS F
27
Il rispetto di entrambe le condizioni è assicurato introducendo un tratto iniziale di condotta lungo 100 m
caratterizzato da un diametro di 1200 mm.
Il volume minimo da assegnare alla vasca, che peraltro non riveste funzioni di accumulo e regolazione, è
quello per il quale la condotta va a regime (nel tempo di avviamento t):
gh
LVTa =
Dove:
• L è la lunghezza della condotta forzata pari a 2152 m;
• V la velocità massima del flusso in condotta, pari a 1.91 m/s;
• h il salto lordo, pari a 160.25 m;
• g è l’accelerazione di gravità;
• Ta è il tempo di avviamento, pari a 2.61 s.
Il tempo T per il quale si hanno le condizioni di regime è pari a circa 3 volte il valore di Ta; risulta pertanto
necessario un valore minimo teorico pari a 11.765 mc, stimato dalla seguente relazione:
QTVol a ⋅⋅= 3
La vasca di carico è realizzata in maniera tale da garantire con sufficiente margine di sicurezza il minimo
volume teorico richiesto. La camera delle valvole verrà realizzata a ridosso della vasca di carico, con le
dimensioni necessarie all’alloggiamento del sistema di protezione della condotta. Il vano richiesto
all’installazione della valvola e relativo quadro di comando è pari a 5.0 m x 6.0 m. L’accesso dall’esterno
avverrà con un botola d’ispezione.
Opere di derivazione – Canale di scarico dell’opera di presa
Viene realizzato con una sezione mista che consente di restituire in alveo tutta la portata derivabile, pari a
1500 l/s, ma anche di garantire un tirante sufficientemente alto quando transitano 20 l/s di acqua, in maniera
da consentire il passaggio dei pesci che possono ritornare nel torrente attraverso lo scarico, dopo essere finiti
nella camera sghiaiatrice. Per ottenere questo risultato è stato considerata una sezione composta sul fondo da
una parte triangolare (inclinazione delle pareti a 45° e base pari a 25 cm) e immediatamente sopra da una
rettangolare (larghezza pari a 1.5 m). In questo modo viene assicurato un tirante pari a circa 12 cm che
coinvolge la sola porzione triangolare al passaggio dei 20 l/s, mentre un tirante di circa 25 cm al passaggio
dell’intera portata (1500 l/s).Il canale, rivestito in calcestruzzo liscio, risulta avere una pendenza media pari
al 2.3% che consente la restituzione delle acque derivate al torrente ad una quota di è 1033.70 m s.l.m.
Opere di adduzione – Condotta forzata
E’ costituita da una tubazione in PRFV della lunghezza complessiva pari a circa 2152 m. Per problemi legati
alla formazione di vortici nella vasca di carico sono stati considerati due differenti tratti: uno iniziale di 100
m con diametro pari a 1200 mm ed il restante di 2052 m caratterizzato da un DN pari a 1000 mm.
28
Le perdite di carico distribuite lungo i due tratti di condotta possono essere calcolate considerando il moto
assolutamente turbolento della corrente ricorrendo alla formula di Colebrook.
Il risultato del calcolo, suddiviso per i due diametri, viene di seguito riportato:
DN 1000 mm DN 1200 mm
Scabrezza assoluta tubazione ε [mm] 0.020 0.020
Portata massima della tubazione Q [l/s] 1500 1500
Numero di Reynolds Re [-] 1.9*10^6 1.6*10^6
Coefficiente di resistenza con formula di
Colebrook λ [-] 0.011 0.011
Lunghezza della condotta L [m] 2054 100
Cadente formula di Darcy J [-] 0.002 0.001
Cadente dimensionale J [m] 4.23 0.084
Tabella 1: Parametri perdite di carico tubazione.
A causa della presenza di una variazione di sezione lungo la condotta è stata valutata la relativa perdita di
carico ricorrendo alla relazione riportata di seguito
g
VE c 2
2
ξ=∆
Dove:
• cξ è il coefficiente di contrazione funzione del rapporto fra le aree corrispondenti ai due tratti a
diametro diverso, pari a 0.14;
• V è la velocità della corrente nel tratto a DN 1000 mm, pari a 1.91 m/s.
Dalla relazione precedente si ottiene un valore di perdita di carico concentrata dovuta a brusco
restringimento pari a 0.026 m. Considerando inoltre una maggiorazione del 10% dovuta alle altre perdite di
carico concentrate, si ottiene un valore complessivo di perdita di carico pari a 4.90 m.
La condotta verrà posta in opera completamente interrata con materiale inerte vagliato e preselezionato fino
almeno a 15 cm sopra la generatrice superiore della tubazione.
Nei punti di maggiore deviazione plano-altimetrica è prevista la realizzazione di blocchi di ancoraggio; si
ritengono trascurabili le sollecitazioni termiche applicate alla condotta in virtù dell'isolamento termico
esercitato dal terreno.
Edificio centrale
L'edificio centrale è posto in corrispondenza dell’opera di presa dell’impianto idroelettrico Tesino1 – Tesino
2, a quota 874.50 m s.l.m., poco a monte della vasca dissabbiatrice degli impianti predetti, in una zona alle
29
pendici del declivio e ad una quota tale da risultare al sicuro dalle piene. Dato il valore ambientale e
paesaggistico della val Malene e del Tesino in generale, nella progettazione di questa costruzione si è
cercato, compatibilmente con le necessarie volumetrie, di realizzare una struttura parzialmente interrata,
all’interno del quale trovano alloggiamento il gruppo turbina, i gruppi trasformatori e gli apparecchi di
controllo.
Il solo fronte di accesso al fabbricato, nel rispetto della tradizione locale, visibile per chi transita sulla strada
forestale ubicata in sinistra orografica del torrente Grigno, verrà rivestito in pietra locale.
L’edificio è posto su di un solo livello; la distribuzione planimetrica vede la collocazione al piano terra
dell'ampio vano atto a contenere le due turbine Pelton, i quadri M.T. i quadri B.T. e il quadro comandi, un
vano per il trasformatore principale ed uno di minori dimensioni per il trasformatore ausiliario, un locale
misure, un locale batterie condensatori di rifasamento ed un locale di servizio.
Un ampio portone in lamiera verniciata color grigio permette l'accesso anche a mezzi pesanti.
Il locale Enel per le batterie stazionarie ha accesso separato direttamente sull’esterno; le porte, di dimensioni
cm 120x250, sono realizzate in acciaio verniciato color grigio.
L'illuminazione è assicurata da aperture finestrate quadrate, ricavate nelle porte di ingresso al fabbricato.
La tecnica costruttiva prevista si basa sui principi della tradizione architettonica locale. I muri perimetrali
sono realizzati in muratura in calcestruzzo con un rivestimento lapideo nelle parti in vista.
Sotto il livello del solaio del piano terra e del piazzale si prevede di disporre il canale di scarico dell'acqua
che va a raggiungere il canale di carico degli impianti idroelettrici Tesino 1 e Tesino 2.
Per l’accesso al fabbricato, verrà utilizzata la viabilità forestale esistente; non occorre dunque prevedere la
realizzazione di nuovi tracciati carrabili.
Canale di scarico
Viene realizzato di larghezza pari a 275 cm, completamente interrato e deve essere in grado di restituire in
alveo la portata massima turbinabile pari a 1500 l/s; tale valore è stato determinato come valore massimo di
portata scaricabile.
E' previsto con una pendenza longitudinale pari a 0,5% con uno sviluppo pari a circa 48.5 metri, con pareti
rivestite in calcestruzzo liscio esprimibile mediante un coefficiente di Strickler pari a 80. La quota di scarico
è posta pari a quota 872.70 m s.l.m.
Il canale è grado di convogliare la portata richiesta con un tirante pari a circa 41 cm, con una velocità di
deflusso pari a circa 1.33 m/s; viene pertanto previsto di sezione cm 250x275 compreso di franco di
sicurezza.
30
Turbine e accessori
In funzione delle caratteristiche dell’impianto e della variabilità delle portate, oscillanti tra 160 a 1500 l/s, si
prevede l’utilizzo di due turbine Pelton a 4 getti, di potenza nominale massima pari a 1027 Kw; presenta alti
rendimenti (superiori al 88%) per portate variabili da 160 a 750 l/s.
L'apertura e la chiusura delle spine avverrà mediante regolatore automatico pilotato da un complesso
elettronico di regolazione, che controlla, di fatto, il massimo livello nella vasca di carico, al variare della
portata in arrivo. Tale sistema di controllo verrà realizzato con un sistema via cavo, montando un’unità
periferica in corrispondenza della vasca di carico ed una centrale di supervisione all’interno dell’edificio di
nuova realizzazione. In questo modo il flusso in condotta verrà alternatamente mandato ad una delle due
turbine in funzione del valore di portata.
Schema elettrico dell’impianto
Lo schema elettrico di principio dell'impianto con due generatori della potenza nominale di 1300 kVA, si
compone essenzialmente delle seguenti parti:
a) generatore elettrico trifase, asincrono, corredato di organi di protezione, regolazione ed avviamento;
b) gruppi di misura, comprendente le misure Utif - Enel per l'energia prodotta e la strumentazione per la
conduzione e la sorveglianza dell'impianto;
c) un interruttore automatico di b.t., che separi il generatore dai guasti interni dell'impianto;
d) interruttore automatico di M.T., comandato dalle protezioni di linea;
e) gruppo di protezioni di linea (massima e minima frequenza e tensione massima corrente), coordinate
con le protezioni ENEL ed eventualmente con la misura dell'energia attiva e reattiva scambiata con
la rete;
f) il collegamento alla rete, comprendente sezionatori di linea e di messa a terra e scaricatori si
sovratensione;
g) i servizi ausiliari, prelevati dalla rete ed integrati da una batteria locale.
Automazione dell’impianto
Il complesso elettromeccanico è gestito da un attuatore di sequenza e mantenuto costantemente in sicurezza
da una serie di organi di protezione che possono determinare le seguenti situazioni:
• allarmi (segnalazioni di anomalie);
• scatti (arresto del gruppo con riavviamento automatico);
• blocchi (arresto totale del gruppo per gravi anomalie).
Con il consenso del regolatore elettronico di livello e la presenza della tensione sulla linea a 20 KV avviene
l'apertura della valvola posta a guardia delle turbine Pelton e quindi l'apertura delle spine.
Al raggiungimento dei giri nominali un relè tachimetrico determina la chiusura dell'interruttore di macchina.
31
Con il gruppo in parallelo, il regolatore di livello provvederà alla regimazione della potenza in funzione della
portata in arrivo, in modo da mantenere la vasca di carico sempre al massimo livello.
In caso di arresto del gruppo, la sequenza automatica mette a riposo tutti gli organi di governo dell'impianto.
Apparecchiature ausiliarie
L'impianto idroelettrico, previsto non presidiato, necessita di alcune misure semplici, registrate in modo
continuo da alcuni strumenti registratori, che consentono in ogni momento di ricostruire quale sia stato il
funzionamento dell'impianto.
E' previsto il controllo delle seguenti misure, per ciascun gruppo:
• portata e prevalenza all'ingresso delle turbine;
• tensione di macchina;
• potenza attiva e reattiva erogata dai generatori;
• energia prodotta;
• ore di servizio;
• velocità di rotazione dei gruppi;
• temperatura in alcuni punti.
Saranno inoltre adottati indicatori della posizione delle principali valvole idrauliche presenti nell'impianto e
segnalatori dell'intervento delle diverse protezioni.
Tutti i controlli, segnalazioni e misure di centrale faranno capo ad un trasduttore di ingresso multiplex
predisposto per la centralizzazione del servizio di controllo, in un unico centro, con collegamenti previsti
lungo le linee SIP.
Caratteristiche tecniche della turbina Tipo Pelton
Portata Massima Qmax 750 l/s
Portata Minima Qmin 100l/s
Numero getti tegoli 4
Potenza massima indicativa 1030 KW
Velocità di regime 750 rpm
Asse Verticale
Regolatori automatici di apertura 1
Valvole di macchina: tipo Sferica
Numero 1
Diametro 600 mm
Pressione nominale 25 bar tabella 2: Caratteristiche tecniche della turbina
Caratteristiche tecniche del generatore Tipo Asincrono
Macchina 1
Portata massima 1300 KVA
32
Tensione indicativa 400 V
Numero poli 4
Giri al minuto 750
Frequenza 50 Hz
Forma costruttiva B3
Protezioni IP23
Classe isolamento F/B
Eta max % 95.5 tabella 3: Caratteristiche tecniche del generatore
Linea di consegna MT
Non esistono particolari difficoltà nella realizzazione né dell'edificio centrale né dell'opera di presa; per
l'allacciamento alla linea ENEL da 20000 Volt si prevede la costruzione di un tratto di linea interrata dello
sviluppo pari a circa 40 m verso la linea che alimenta la loc. Malene, ubicata a ridosso di una strada forestale
posta in sinistra orografica del torrente Grigno.
Cenni alla fase costruttiva
La fase costruttiva risulta essere senz’altro un momento di significativa interferenza con il territorio; essa
corrisponde al periodo nel quale si verificano i maggiori impatti in relazione alla necessità di occupazione
degli spazi durante la realizzazione dell’impianto ed alle operazioni di cantiere.
I disagi arrecati dalle opere cantieristiche sono ‘mitigati’ dalla pressoché completa reversibilità degli impatti
in relazione al ripristino dello status quo in corrispondenza con l’inizio dell’esercizio di produzione. Nella
descrizione delle attività cantieristiche sono tenute a riferimento metodologie esecutive classiche, con usuali
macchinari utilizzati normalmente per simili lavorazioni e tecnologie operative standard per analoghe
lavorazioni.
La realizzazione dell’impianto si compone di diverse tipologie di know how in relazione alle varie opere
previste. In particolare le lavorazioni sono così suddivise:
• Opere di scavo e reinterro: riguardano tutto il tracciato della condotta, ma anche la zona di testa e la
centrale. La posa in opera delle tubazioni va realizzata mediante uno scavo a sezione idonea.
• Opere di ingegneria civile: si tratta delle strutture di testa e dell’edificio centrale, ovvero delle opere in
cemento armato che ospiteranno gli organi di presa e di regolazione a monte, gli organi di produzione a
valle.
• Opere elettromeccaniche: si compongono della turbina, del generatore, del trasformatore e di tutti gli
strumenti di regolazione e controllo presenti nella centrale di produzione.
Con riferimento alle imprese partecipanti ai lavori, il soggetto principale curerà la parte di opere civile,
movimenti terra e tutta l’organizzazione del cantiere. Una lavorazione specifica e ad elevato valore aggiunto
è sicuramente quella relativa alle opere elettromeccaniche, che saranno realizzate da un’impresa altamente
33
specializzata nel settore. Le necessità di velocizzare i tempi di realizzazione dell’opera sono correlate a due
esigenze principali e tra di loro non in contrasto:
• rapida messa in esercizio della centrale al fine di iniziare più rapidamente possibile la produzione,
ritornando al più presto degli investimenti sostenuti;
• minimizzazione dei tempi di occupazione del suolo e dunque degli impatti, sia in relazione alle
componenti più strettamente ambientali, sia con riferimento ai disagi che la presenza del cantiere può
arrecare alla popolazione del luogo ed alla fruizione del territorio anche a scopo turistico.
Con riferimento a questo secondo aspetto, i tempi andranno ottimizzati e ridotti il più possibile coordinando i
diversi interventi nelle zone di monte e di valle, ma soprattutto in relazione alla posa in opera della condotta
forzata.
TIPOLOGIA D'OPERA MESI DI LAVORO
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
lavoro per allestimento della centrale di produzione
lavoro per la formazione della briglia di raccolta e del sistema di limpidazione delle acque
lavoro per la formazione e posa della condotta di trasporto acque (PRFV)
lavori minori di raccordo e finitura
figura 13: Cronoprogramma proposto per la cantieristica
Il cronoprogramma proposto prevede 4 mesi di tempo per la posa della condotta, in un’ottica piuttosto
cautelativa. L’accessibilità dei luoghi non è particolarmente problematica e gli spazi a disposizione per la
cantieristica sono tutto sommato congrui rispetto alle esigenze. La sezione della pista viene fissata pari a 4
metri e presenta una larghezza sufficiente per l’accatastamento del materiale di scavo e di posa. Si è
comunque scelto di utilizzare tubazioni in PFRV che non necessitano di scavi localizzati in testa ai giunti, al
contrario delle tubazioni di acciaio per le quali si realizzano nicchie di saldatura, e che presentano un peso
limitato rispetto ad analoghe tubazioni in ghisa o acciaio.
L’obiettivo di ridurre al minimo i tempi di posa in opera della condotta sarà quello maggiormente perseguito
in relazione alle problematiche di accessibilità dei luoghi e del transito lungo la strada forestale, che sarà
interrotta per il periodo strettamente necessario alle operazioni. La condotta sarà posta in opera in periodi
che, non avversi dal punto di vista meteorologico (ghiaccio e neve), siano interessati da turismo ed utenti in
maniera marginale. Il periodo migliore potrebbe essere quello che và da aprile a fine giugno e da settembre a
ottobre
Impatti ambientali e loro mitigazione
Gli impatti di maggior rilievo causati dall’esercizio di un impianto idroelettrico sono tipicamente
riconducibili all’idrosfera, ovvero alla riduzione di portata d’acqua che si produce nel tratto compreso tra la
34
presa e la restituzione. Questo impatto è di norma compensato dai vantaggi economici ed ambientali
derivanti dalla vendita di energia elettrica. Questa energia ha il pregio di provenire da fonti rinnovabili e
dunque non ha generato nella sua produzione anidride carbonica ed altri gas responsabili del cosiddetto
effetto serra.
Impatti sull’atmosfera
Le emissioni locali prodotte da un impianto idroelettrico sono per definizione nulle. Nel bilancio è necessario
considerare anche i benefici che, a livello globale, la messa in esercizio di un impianto alimentato ad energia
rinnovabile comporta. Nell’ambito della presente analisi ambientale attinente la realizzazione di un impianto
idroelettrico, va in altre parole considerata la voce riguardante il risparmio energetico indotto
dall’immissione in rete di energia proveniente da fonti rinnovabili. A tale scopo è possibile quantificare il
cosiddetto risparmio energetico convenzionale, commisurando l’energia prodotta con l’equivalente energia
che sarebbe stata ottenuta mediante la combustione di prodotti derivati dal petrolio. Si introduce in altre
parole il concetto di TEP (tonnellata equivalente petrolio): 1 TEP corrisponde all’energia termica sviluppata
da una tonnellata di petrolio, cioè 10 milioni di kcal, ed equivale ad 11.6 MWh termici, corrispondenti a 4.5
MWh elettrici. In altre parole ogni kWh prodotto dall’impianto permette di risparmiare 2.2·10-4 TEP. Ne
consegue che, nel caso in oggetto, il risparmio energetico è quantificabile in circa 6.241.879 kWh·2.2·10-4 =
1373TEP. L’impatto sull’ambiente su scala globale è dunque positivo. Il risparmio quantificato è
caratterizzato da una connotazione, oltre che energetica, anche di tipo ambientale.
tabella 4: Emissioni in atmosfera per la produzione unitaria di energia elettrica, mediante differenti tecnologie
[Fonte: Commissione Europea].
È infatti possibile quantificare le emissioni di sostanze inquinanti quali CO2, NOx, SOx e polveri sottili che
vengono evitate mediante l’entrata in produzione dell’impianto sul Noce. Facendo riferimento alla tabella 4
si ricavano le quantità, in grammi per kWh elettrico prodotto, di sostanze che non sono più immesse in
atmosfera. Moltiplicando i valori tabulati per la producibilità media annua di progetto, è possibile
quantificare il risparmio di emissioni medie che si ottiene per ogni anno di funzionamento dell’impianto. Per
facilità di lettura è stata considerata, per ogni tecnologia di produzione, la media tra i valori minimi e
massimi riportati nella relativa tabella relativamente ad ogni voce di emissione.
CARBONE CARBONE "CLEAN"
GAS PETROLIO
SO2 t(SO2)/anno
NOx t(NOx)/anno
PARTICOLATO t(TSP)/anno
CH4 t(CH4)/anno
tabella 5: Emissioni medie annue risparmiate per tecnologia di produzione
figura 14: Emissioni medie annue risparmiate
35
t(SO2)/anno 78.2 10.0 0.0
t(NOx)/anno 21.3 6.3 8.8
t(TSP)/anno 56.9 2.8 0.3
t(CH4)/anno 5.6 5.6 0.0
Emissioni medie annue risparmiate per tecnologia di produzione
Emissioni medie annue risparmiate grazie all’entrata in funzione dell’impianto sul Grigno
0.0 48.2
8.8 14.4
0.3 5.0
0.0 10.0
Emissioni medie annue risparmiate per tecnologia di produzione.
grazie all’entrata in funzione dell’impianto sul Grigno.
figura 15: Emissioni medie annue di CO
figura 16: Emissioni solide medie annue
0.0
1'000.0
2'000.0
3'000.0
4'000.0
5'000.0
6'000.0
CARBONE
5'817.3E
MIS
SIO
NI [
t/ann
o]
0.0
100.0
200.0
300.0
400.0
500.0
600.0
CARBONE
425.8
EM
ISS
ION
I [t/a
nno]
36
Emissioni medie annue di CO2 ridotte grazie all’entrata in funzione dell’impianto sul Grigno
Emissioni solide medie annue ridotte grazie all’entrata in funzione dell’impianto sul Grigno.
CARBONE "CLEAN"
GAS PETROLIO
5'675.6
2'979.7
CO2
CARBONE "CLEAN"
GAS PETROLIO
567.8
0.0
EMISSIONI SOLIDE
ridotte grazie all’entrata in funzione dell’impianto sul Grigno.
ridotte grazie all’entrata in funzione dell’impianto sul Grigno.
PETROLIO
5'533.9
PETROLIO
284.0
37
Agenti fisici
Per quanto riguarda la fase di esercizio la unica possibile fonte di rumore è riconducibile al funzionamento
delle turbine e dei macchinari elettromeccanici in centrale. Tuttavia stante anche la legislazione corrente in
tema di salute sul posto di lavoro, si ritiene che l’inquinamento sonoro e le vibrazioni prodotti durante il
funzionamento non possano creare alcun disturbo percepibile se non per pochi metri attorno all’edificio. Si
ritiene quindi che le normali tecniche costruttive dell’edificio centrale e le caratteristiche delle moderne
turbine garantiscano che la variazione del clima acustico sia trascurabile anche in relazione al rumore
prodotto da altre fonti quali la strada ed il torrente Maso stesso.
Al fine di stimare la rumorosità delle macchine si fa riferimento alla verifica di impatto acustico previsionale
svolta su un impianto analogo che sarà realizzato sul torrente Rabbies.
L’esistente tecnologia utilizzata nella produzione di turbine idroelettriche permette di contenere il rumore
dell’impianto in esercizio al massimo regime, misurato all’interno dell’edificio centrale, entro il rispettabile
valore di 90 dB(A).Tale valore è stato preso come riferimento da una campagna di misure eseguita su una
turbina Pelton equivalente a quelle che verranno installate sul torrente Maso. Il valore di circa 90 dB(A) è
stato misurato a circa 2 metri dalla turbina.
L’edificio centrale verrà realizzato completamente interrato, con una muratura in cemento armato dello
spessore di 40 cm;
L’ingresso ai locali avviene attraverso un portone metallico di tipo pesante, che avrà una larghezza pari a
1,80 m ed un’altezza pari a 2,50 m.
La determinazione del grado di emissione acustica nell’ambiente circostante può essere determinata previa
verifica del grado di isolamento acustico dell’edificio all’interno del quale sono ubicate le macchina in
esame.
Periodo di funzionamento dell’impianto
L’impianto può funzionare 24 ore su 24.
Dati acustici per gli elementi della struttura che ospitano l’impianto
L’isolamento acustico fornito da una struttura rappresenta la facoltà della stessa ad opporsi a trasmissioni di
rumori che si propagano nell’aria.
Per strutture di separazione sia verticali che orizzontali si intende con potere fonoisolante R la caratteristica
di una determinata struttura ottenibile da misure di laboratorio.
Muri perimetrali esterni
La struttura che occupa le turbine è completamente interrata e la muratura che si affaccia direttamente
sull’esterno è costituita da pareti in calcestruzzo leggero.
Superficie totale della muratura (escluse le porte): 3,10 m2
Da valori tabellati consideriamo i seguenti valori di potere fonoisolante del materiale:
38
freq. Hz 125 250 500 1000 2000
R (dB)= 36 36 33 39 49
Curva rif. 36 45 52 55 56
Indice di
valutazione Rw’ 23 32 39 42 43
Scostamenti
sfavorevoli 0 0 6 3 0
Con questi valori la somma degli scostamenti sfavorevoli della curva sperimentale rispetto a quella di
riferimento (curva sperimentale inferiore alla curva di riferimento), diviso il numero totale di bande di
frequenza considerate è il più vicino al valore di 2 dB.
Porta industriale:
Il locale sarà accessibile da un portone di accesso al locale turbine e da un portone di accesso al locale
ENEL, che avranno una superficie totale pari a 14,00 m2
freq. Hz 125 250 500 1000 2000
R (dB)= 23 28 30 30 30
Curva rif. 36 45 52 55 56
Indice di
valutazione Rw’ 15 24 31 34 35
Scostamenti
sfavorevoli 0 0 1 4 5
Potere fonoisolante della struttura totale
Il potere fonoisolante totale della struttura è pari a 31,71 dB ed è stato calcolato utilizzando la seguente
formula.
Isolamento acustico del locale e l’ambiente esterno
Nel caso specifico consideriamo l’interno del capannone un ambiente riverberante, secondo la norma EN
12354-4 relativa alla trasmissione del suono dall’interno verso l’esterno possiamo applicare la seguente
formula:
6log10'' −+−=o
w S
SpRLpL
−= ∑ − 10/10*1
log10 RSnStot
Rwtot
39
È stato considerato il valore 6 dB per il termine di diffusività (Cd) perché l’ambiente oggetto dell’indagine è
relativamente piccolo, di forma regolare (quandrato) costituito da pareti lisce in cemento (superfici
riflettenti)
Questa formula esprime la potenza sonora equivalente posta all’esterno dell’ambiente rumoroso. La sorgente
equivalente è posta a 1 m dalla facciata.
Il valore di potenza sonora riscontrato è pari a Lw: 64,61 dB(A).
La sorgente di rumore equivalente derivante dal funzionamento delle turbine all’interno del locale si trova ad
una distanza rispetto al ricettore sensibili di circa 900 metri.
Livelli sonori calcolati presso i ricettori
Considerando nel caso specifico che il campo acustico si propaghi con onde sferiche possiamo calcolare il
livello di pressione sonora ai ricettori con la seguente formula:
Anche in questa situazione, il livello di pressione sonora ricavato è pari a 24,07 dB(A), valore trascurabile
rispetto anche al rumore residuo della zona.
In prossimità dell’abitazione più vicina si ha quindi, utilizzando l’equazione di cui sopra, un rumore
provocato dal funzionamento delle turbine pari a 24,07 dB(A), valore molto basso, che si ritiene in tutte le
situazioni coperto dal rumore di fondo generato dal ruscellamento dell’acqua del torrente Maso.
Di seguito si riportano i valori limite assoluti di emissione per l’ambiente esterno fissati dal DPCM 14/11/97
(art. 3 e tabella C).
Classi di destinazione d’uso del territorio Tempi di riferimento
Diurno (6.00 -22.00) Notturno (22.00 -6.00)
I aree particolarmente protette 45 35
II aree prevalentemente residenziali 50 40
III aree di tipo misto 55 45
IV aree di intensa attività umana 60 50
V aree prevalentemente industriali 65 55
VI aree esclusivamente industriali 65 65
Valore limite differenziale di immissione
Il valore limite differenziale di immissione stabilito dall’art. 4 del D.P.C.M. 14/11/1997 è rispettato per il
periodo diurno e notturno perché tali disposizioni non si applicano nei seguenti casi, in quanto ogni effetto
del rumore è da ritenersi trascurabile:
11log20')( −−= rLwALp
40
- se il rumore misurato a finestre aperte sia inferiore a 50 dB(A) durante il periodo diurno e 40 dB(A) durante
il periodo notturno.
In conclusione si ritiene che l’impatto acustico determinato dal funzionamento delle turbine all’interno del
locale è trascurabile.
Altri impatti
Gli impatti in fase costruttiva, sono concentrati in un lasso temporale molto ridotto, gli altri effetti
sull’ambiente sono riconducibili all’ecosistema fluviale e perifluviale, con riferimento a flora e fauna.
Nel caso in esame lo studio ha l’obiettivo di migliorare qualitativamente gli interventi, al fine di ottenere i
migliori risultati nel rispetto delle componenti ambientali.
Il passaggio della tubatura non costituisce modifica alcuna del paesaggio agricolo e boschivo, in quanto
completamente interrata sotto la strada forestale.
Predisponendo una scala di valori, nullo-debole-medio-forte, per esprimere l’impatto sull’ambiente naturale,
in questo caso si può definire debole, per una serie di motivi:
• le opere da realizzare sono principalmente demandate a movimenti terra che, se svolti con accortezza ed
adeguate modalità di ripristino, non lasciano segni evidenti sulle aree a prato dove insisterà l’edificio
centrale;
• la traversa di presa sul torrente è l’unica opera di fatto visibile, in quanto dissabbiatore e sghiaiatore sono
completamente interrati;
• l’unico manufatto significativo è costituito dall’edificio centrale, che peraltro risulta, come detto,
completamente interrato, ad esclusione del portone di accesso.
• la posizione e lo sviluppo della condotta sotto la strada non darà problemi di alcun tipo;
La costruzione dell’impianto idroelettrico in progetto, indubbiamente provoca dei dissesti che si possono
però definire di ordine temporaneo, limitati nel tempo fino alla ripresa vegetativa ed al completamento
strutturale dell’opera, mediante la realizzazione dei ripristini in progetto e delle modalità costruttive previste
nelle misure di compensazione.
Per quanto riguarda gli animali, molte delle specie faunistiche, che vivono nella zona in esame, appartengono
all’areale della fauna stanziale. Nel caso specifico l’impatto negativo è quasi esclusivamente limitato alla
fase di costruzione durante le operazioni di taglio, scavi, riporti di terreno, rumori dei macchinari; per cui le
specie abituali sono costrette ad allontanarsi. Con la perturbazione dell’habitat gli animali in genere
assumono un comportamento anomalo, limitato comunque in quanto la prevalente attività crepuscolare
notturna rimane indisturbata.
L’opera comunque non costituisce, a realizzazione avvenuta, una barriera fisica che annulla gli spostamenti.
41
Quadro complessivo
Gli impatti di maggior rilievo sono relativi alla fase di cantiere, e saranno dunque temporanei.
La realizzazione dell’impianto avrà ricadute positive a diversi livelli, sia in relazione alla produzione di
energia rinnovabile sia in termini occupazionali ed economici. La comunità del Tesino potrà godere dei
canoni riconosciuti agli Enti Locali e, essendo parte proponente dell’opera, degli introiti derivanti dalla
vendita dell’energia.
Un aspetto di grande importanza per questo progetto è anche la natura pubblica della Committenza, che è tra
l’altro radicata nella realtà locale, in quanto espressione dei Comuni in cui l’opera è proposta. In queste
condizioni lo sfruttamento di una risorsa locale ha ricadute immediate sulla Comunità ed un approccio anche
meramente imprenditoriale si esprimerà in ultima analisi come ricchezza a disposizione per investimenti a
servizio del territorio e della collettività. La realizzazione dell’impianto ha delle performance di investimento
molto interessanti, con un pay back attorno a 6 anni. Secondo il business plan, redatto nell’ipotesi di un tasso
di attualizzazione pari al 5%, ad un investimento iniziale di € 5.000.000 fanno fronte degli introiti annuali di
circa € 434.000 per la vendita dell’energia elettrica a cui si aggiunge il riconoscimento dei certificati verdi
per i primi 15 anni. Le uscite annue si aggirano attorno a € 513.000 e comprendono gli oneri di concessione,
le spese di amministrazione, la manutenzione e gestione ordinaria, e le quote di ammortamento.
Figura 17: VAN e flussi di cassa per l’investimento di costruzione e gestione dell’impianto.
-6'000.00
-4'000.00
-2'000.00
0.00
2'000.00
4'000.00
6'000.00
8'000.00
10'000.00
DC
F
-4'9
78
.94
1'0
68
.86
1'0
17
.96
96
9.4
9
92
3.3
2
87
9.3
5
83
7.4
8
79
7.6
0
75
9.6
2
72
3.4
5
68
9.0
0
65
6.1
9
62
4.9
4
59
5.1
8
56
6.8
4
53
9.8
5
97
.56
92
.92
88
.49
84
.28
80
.27
76
.44
72
.80
69
.34
66
.04
62
.89
59
.90
57
.04
54
.33
DCF
VAN
42
Misure di controllo
Come dimostrato nel presente studio di impatto ambientale, l’impianto in progetto presenta caratteristiche
che lo rendono sotto tutti gli aspetti compatibile con il rispetto dell’ambiente in cui viene costruito inteso nel
senso più ampio. Tuttavia, al fine di monitorare le modificazioni indotte dagli interventi in progetto (ed in
particolare l’effetto della diminuzione di portata) è opportuno prevedere un piano di monitoraggio annuale
dello stato dei luoghi e della qualità delle acque. Il monitoraggio deve essere effettuato a cura e spese del
proponente, che si avvarrà di tecnici specializzati operanti secondo la vigente normativa in tema di analisi
ambientale. Sarà cura del titolare dell’impianto conservare i dati raccolti, nonché far pervenire ai competenti
Uffici dell’Amministrazione Provinciale e Comunale copia dei risultati con una interpretazione critica delle
variazioni riscontrate e delle possibili cause. In particolare dovrà essere sempre verificato il mantenimento
degli obiettivi di qualità del corso d’acqua ed il passaggio del deflusso minimo vitale. Con diversa periodicità
si provvederà a:
• verificare lo stato dello presa che garantisce il D.M.V. (ogni mese);
• controllare la popolazione di fauna ittica mediante cattura e rilascio, per rilevare l’influenza che la
riduzione della portata potrà avere sulla qualità e quantità delle specie ittiche presenti (ogni anno);
• ispezionare l’integrità delle superfici dissodate durante i lavori e ricomposte mediante il
rinverdimento (ogni anno);
• verificare l’influenza delle variazioni di portata dovute al prelievo, sulla qualità biologica delle
acque, mediante l’applicazione del metodo I.F.F. ovvero del metodo I.B.E.
Per tutto il tratto di torrente oggetto della diminuzione di portata e per un tratto di almeno 400 m a monte e a
valle si propone la determinazione dell’Indice di Funzionalità Fluviale, effettuata mediante osservazioni di
campagna. Contestualmente si provvederà al rilievo, per le stesse sezioni del torrente, della sezione di
deflusso con particolare riferimento a:
− eventuali fenomeni erosivi o di sovralluvionamento dell’alveo;
− stato di inerbimento delle sponde;
− presenza di vegetazione in alveo;
− capacità di deflusso della sezione.
Tali osservazioni saranno corredata da una documentazione fotografica e, se necessario, anche da misure
approssimate che permettano di definire le tendenze evolutive della morfologia dell’alveo. Infine dovrà
essere verificato il corretto funzionamento del dispositivo per il rilascio del minimo deflusso vitale e
possibilmente dovrà essere effettuata una misura di portata.
Mitigazioni
Sulla base degli impatti rilevati si adotteranno in sede di cantierizzazione e di esercizio della centrale alcune
misure di mitigazione. Come si è visto nell’ambito dell’analisi degli impatti, la componente aria risente di
quanto avviene durante le fasi di lavorazione a causa del temporaneo incremento di emissioni inquinanti e
43
della mobilitazione di polveri. In particolare, la deposizione di elevate quantità di polveri sulle superfici
fogliari, sugli apici vegetativi e sulle formazioni fiorali può essere causa di squilibri fotosintetici e quindi
biochimici. La misura di mitigazione in questo caso risiede principalmente in una corretta gestione del
cantiere, che nello specifico dovrà constare delle seguenti azioni:
• umidificazione delle piste: verrà effettuata la bagnatura dei percorsi e la pulizia degli accessi sulle
strade asfaltate.
• utilizzo di macchinari a basse emissioni, sia di tipo sonoro che relative alla dispersione in atmosfera
di sostanze inquinanti.
Al fine di ridurre gli effetti di perdite accidentali di sostanze solide o liquide inquinanti si predisporrà
un’apposita procedura di pronto intervento atta a limitare l’estensione dell’inquinamento e, se necessario,
bonificare l’area interessata. I servizi igienici ad uso degli addetti del cantiere saranno di tipo mobile a
perfetta tenuta. Essi verranno periodicamente svuotati e il contenuto sarà conferito ad adeguate strutture di
smaltimento.
Suolo e sottosuolo in fase di costruzione risentiranno dell’inevitabile quanto temporanea occupazione di aree
per buona parte della zona coinvolta dai lavori. Anche in questo caso una corretta gestione del cantiere, a
partire dall’individuazione delle aree di stoccaggio di materiali e macchinari che permettano di arrecare
minore disturbo, contribuirà a minimizzare gli impatti.
Dal punto di vista paesaggistico tutte le opere sono state studiate per minimizzarne l’impatto visivo in
considerazione della particolare localizzazione dell’impianto. La centrale di produzione sarà completamente
interrata, e inoltre si prevede di rivestire le uniche zone esposte in pietra locale.
Per quanto concerne le problematiche relative all’inquinamento acustico si provvederà a dotare le
apparecchiature elettromeccaniche dei più moderni dispositivi fonoassorbenti. Questi dispositivi saranno
adottati anche a livello delle prese di aerazione e degli infissi dell’edificio centrale.
44
Conclusioni
Lo Studio di Impatto Ambientale relativo al Progetto di Massima dal titolo Impianto idroelettrico sul torrente
Grigno intermedio è stato sviluppato considerando i quadri di riferimento Programmatico, Progettuale,
Ambientale e le fasi di individuazione, valutazione e mitigazione degli impatti.
Verificata la fattibilità dell’opera nell’ambito della vigente legislazione ed inquadrato il progetto con
riferimento alle principali componenti ambientali, si è proceduto all’analisi delle scelte progettuali. Questa
contiene una disamina delle possibili alternative che ha portato a concludere, utilizzando criteri di giudizio
che minimizzassero la discrezionalità, come la soluzione scelta sia effettivamente la meno impattante. La
successiva analisi degli impatti relativi alla scelta fatta si è avvalsa sia delle competenze già coinvolte
nell’ambito della redazione del Progetto Preliminare e di ulteriori apporti, mirati principalmente
all’approfondimento delle componenti relative all’ecosistema. Questa attività ha permesso di concludere che
gli impatti negativi previsti sono in gran parte correlati alla fase di cantiere e dunque temporanei. Gli impatti
permanenti sono invece principalmente riconducibili alla modificazione del regime delle portate. Tuttavia,
nel corso dello Studio, sono emerse le seguenti considerazioni:
• la portata corrispondente al minimo deflusso vitale ed ai contributi dell’interbacino influirà in
maniera sostanziale nel garantire la capacità di autodepurazione e la conservazione delle principali
caratteristiche biologiche del tratto d’alveo interessato.
• la modulazione delle portate realizzata nella nuova configurazione può considerarsi senz’altro
positiva almeno nell’ottica dell’impatto sull’idrosfera.
• non è assolutamente trascurabile l’effetto di compensazione derivante dalla diminuzione delle
emissioni in atmosfera conseguente alla produzione di energia elettrica senza alcun impiego di
combustibili fossili. Appare superfluo sottolineare come in questi anni le problematiche relative al
mantenimento di un accettabile livello qualitativo dell’aria stiano assumendo un’importanza sempre
crescente.
Al fine di controllare nel tempo gli effetti sul territorio dell’intervento in progetto e l’efficacia delle azioni di
minimizzazione e mettere in atto di conseguenza le necessarie misure correttive, durante il periodo
d’esercizio della centrale, con diversa cadenza verranno compiute alcune verifiche sullo stato dei luoghi e
sulle condizioni delle opere.
Nel complesso, si ritiene che la tipologia di impianto adottata e gli interventi di mitigazione previsti e sotto
esplicitati, facciano sì che l’impianto in progetto si configuri come una risposta efficace ed ecocompatibile
alla crescente domanda di energia elettrica.
Mitigazioni e compensazioni
Il piano di compensazione ambientale approvato dalla Giunta Provinciale di Trento prevedeva il
collegamento con il progetto di un impianto idroelettrico sul torrente Tolvà, il potenziamento ed il sostegno
di alcuni progetti di promozione turistica del territorio e l’attivazione di iniziative volte allo sviluppo locale,
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con particolare attenzione al mantenimento e sviluppo della qualità ambientale. In particolare si citano i
principali:
� Progetto di fattibilità per un percorso ciclopedonale in Valsugana sulle tracce della Via Claudia
Augusta: nella primavera del 2003 il Gruppo di Azione Locale della Valsugana, attraverso il
Progetto Leader Plus ha proceduto ad attivare uno specifico gruppo di lavoro con il compito di
individuare prima e di verificare poi la fattibilità di un’ipotesi di percorso ciclopedonale sulle tracce
della via Claudia Augusta, una delle ultime strade di grande comunicazione tracciate dai romani. Il
progetto ha come obiettivo il recupero di un itinerario che accomuna le popolazioni di Italia, Austria
e Germania interessate al percorso. Questa grande via conduttrice, per la sua importanza storico
culturale, per il permanere di alcune testimonianze storiche tuttora osservabili, per il particolare
tracciato che si snoda per lo più a lato dei maggiori centri urbani e in zone rurali dalle peculiari
caratteristiche ben si presta ad essere motore e promotore di una specifica e qualificata
“integrazione” atta a promuovere e sostenere lo sviluppo economico, sociale e culturale di aree
deboli. Tale iniziativa potrebbe trovare parziale forma di finanziamento con le risorse ottenibile dai
due progetti.
� Il progetto di “Recupero e valorizzazione delle risorse storiche e culturali nei comuni di Bieno,
Castello Tesino, Cinte Tesino, Pieve Tesino, Samone, Spera, Strigno e Villa agendo attraverso la
realizzazione di alcuni itinerari rivolti alla riscoperta del sacro, degli antichi mestieri e del
patrimonio storico locale”, si propone due obiettivi fondamentali: da un lato intende inserirsi nel più
vasto progetto definito “Ecomuseo del Viaggio” relativo al Sistema Bibliotecario Intercomunale;
dall’altro, il presente progetto intende valorizzare ulteriormente il territorio che viene attraversato
dalla via Claudia Augusta.
L’obiettivo è pertanto quello di valorizzare storico culturali e realtà già presenti ed avviate con una
connotazione sovracomunale. Rispetto all’obiettivo di valorizzazione della via Claudia Augusta, si
propone l’inserimento di percorsi tematici che partendo da essa possano essere seguiti dall’utenza
media, ma che non comportino interventi economici sulle strutture già presenti sul territorio ma non
sempre valorizzate adeguatamente. I sentieri si snoderanno quindi attraverso il patrimonio storico, il
sacro, le malghe e gli antichi mestieri. Come per il punto precedente, anche questa iniziativa
potrebbe trovare parziale finanziamento o sostegno con i proventi derivanti dall’utilizzo a scopo
idroelettrico della acque del torrente Grigno.
Inoltre è prevista la riqualificazione dell’area che costeggia l’alveo del torrente nel tratto compreso
tra la località Pian di Malene e l’attuale lido fluviale a monte della località Molini, ai fini di un
rilancio turistico dell’economia locale. Gli interventi intendono aumentare la capacità biologica e
quindi dell’interesse naturalistico, permettendo di allargare la fruizione dell’area ad uso turistico e
didattico. Il progetto di riqualificazione si divide in due fasi distinte ma complementari e integrate.
Nella prima fase si ipotizza di intervenire sistemando il parco attrezzati sito a monte della loc.
Molini, con una manutenzione straordinaria che comporta la sostituzione di tutti gli arredi (panchine,
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bacheche, servizi igienici,…), la creazione di piccole spiagge, la realizzazione di parcheggi e la
costruzione di un sistema di sentieri che si colleghino con la rete di piste ciclabili in progetto.
Nella seconda fase verrà realizzato un percorso di interesse naturalistico - ambientale che abbia
valenza sia di tipo didattico che turistico – ricreativo. La rete di sentieri avrà uno sviluppo di 3,83 km
e prevede di risalire il torrente Grigno dal parco attrezzato fino al ponte posto a valle della piana di
Malene, mettendo in comunicazione la strada forestale di Albarea Alta con l’alveo stesso. A
completamento dell’intervento verranno posizionate opere di attrezzatura e arredo in alcuni punti di
accesso, sosta ed informazione particolarmente importanti per posizione e caratteristiche ambientali
Rispetto alle soluzioni prospettate, la Giunta Provinciale di Trento aveva indicato nella sopracitata
deliberazione una particolare attenzione da porre nei riguardi dell’ambiente idrico, con esplicito riferimento
allo studio di sistemi volti ad annullare i fenomeni di inquinamento antropico che, seppur occasionalmente,
interessano l’asta del Grigno nel tratto di intervento. Da informazioni assunte, sembra che tale fenomeno sia
da attribuire al non corretto funzionamento delle fosse a dispersione poste a servizio dei vari fabbricati
esistenti nella conca di Malene ed in particolare alla fossa Ihmoff realizzata per il trattamento delle acque
reflue del Campeggio di Val Malene.
Tale fossa soffre ovviamente i forti scompensi stagionali e giornalieri legati alla frequentazione del
campeggio, anche se vi è da rilevare che, probabilmente, il metodo gestionale non è il più appropriato.
Per porre rimedio a tali fenomeni, i Servizi provinciali competenti avevano indicato come possibile soluzione
locale la realizzazione di un sistema di fitodepurazione, indicando quello realizzato in Val di Genova come
esempio da seguire in conseguenza degli ottimi standard di efficienza raggiunti. L’esperienza personale ed
alcuni approfondimenti fanno ritenere di difficile applicazione e gestione la realizzazione di un sistema
analogo in Val Malene, non fosse altro che per le pesanti condizioni climatiche che la zona di possibile
imposta della vasca di fitodepurazione deve sopportare.
Alla luce di quanto sopra, viene proposta una soluzione alternativa, che prevede la realizzazione di un
collettore fognario in grado di collegare la fossa Ihmoff di Malene al depuratore di Pieve Tesino; si tratta di
un collettore di sviluppo pari a circa 5 Km, dei quali 2,2 Km coincidenti con il tracciato della condotta
forzata.
La tubazione, realizzata in PFRV di diametro pari a 200 mm, verrebbe posata seguendo l’andamento del
terreno, con pozzetti di ispezione posizionati a distanza indicativamente variabile da 80 a 100 m; il costo
presumibile di realizzazione, anche in considerazione della presumibile assenza di sottoservizi lungo gran
parte del tracciato, può essere quantificata in circa €/m 200,00 per lo sviluppo di circa 2,8 Km, in circa 100
€/m sulla rimanente porzione. Il costo complessivo dell’intervento può dunque essere quantificato in circa €
900.000,00 oltre ad IVA di legge. Tale somma appare rilevante se confrontata con il piano economico di
interventi di compensazione, che prevedeva un impegno economico in interventi di compensazione pari a
circa € 1.246.000,00; infatti, se a tale onere si aggiunge quello derivante dalla riprofilatura dell’alveo in
corrispondenza delle briglie esistenti a monte del ponte di Pieve Tesino e gli oneri connessi al finanziamento
di interventi di studio per il recupero dei campivoli e di sistemi di protezione civile nell’ambito di ingegneria
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naturalistica, già coperti da finanziamento nell’ambito del progetto di utilizzazione delle acque del torrente
Tolvà, si evidenzia chiaramente come la somma prevista, a fronte del notevole investimento richiesto per la
realizzazione del collettore fognario, sia praticamente quasi completamente esaurita.
Malgrado questo, si conferma l’attuabilità del piano di compensazione autorizzato dalla Giunta Provinciale,
confidando nel reperimento di fondi aggiuntivi derivanti da trasferimenti ai Comuni; è peraltro evidente che
verrà data massima priorità agli interventi previsti per la bonifica da inquinanti del torrente Grigno,
rimandando a fase successiva ed alla reale disponibilità economica il finanziamento degli altri interventi
originariamente previsti.
Trento, gennaio 2010
Ing. Vittorino Betti