Prospettive Prospettive - Swissquote...Il 2019 è ormai alle porte e si prospetta come un altro anno...
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Dietro la cortina di notizie sulla Brexit, le tensioni commerciali e il rischio geopolitico, l’economia globale gode di buona salute.
Michael Ploog
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Il 2019 è ormai alle porte e si prospetta come un altro anno di nuove sfide e potenziali opportunità. Nel suo Outlook 2019, Swissquote Bank SA esamina un mondo caotico e prova a dargli una parvenza di ordine, per sostenere al meglio i clienti nelle loro decisioni di investimento.
Le pagine dei notiziari offrono sempre più spesso
previsioni catastrofiche di rallentamento dell’economia
globale. Stando alle curve dei rendimenti statunitensi,
gli esperti di mercato prevedono una recessione alla
fine del 2019 o comunque entro il 2020. Benché anche
noi ipotizziamo un moderato rallentamento e non
escludiamo una possibile recessione degli Stati Uniti,
riteniamo che buona parte di questa enfasi sia il risultato
dell’alimentazione continua dei mezzi di comunicazione
con notizie finalizzate a generare clickbait. Certo, la
volatilità media probabilmente aumenterà poiché le
banche centrali si muovono verso una «normalizzazione»
e i dati economici oscillano. Tutto ciò però è normale. Per
far salire gli utili societari è ancora sufficiente un ritmo di
crescita moderato e la scarsità di forza lavoro conferma
che anche i salari aumenteranno. Dietro la cortina di
notizie sulla Brexit, le tensioni commerciali e il rischio
geopolitico, l’economia globale gode di buona salute.
In Swissquote ci impegniamo per rendere sempre
più accessibile il banking globale. Essere pionieri
nell’innovazione significa assumere rischi, siano essi
nell’ePrivate Banking, nel trading tematico o nel trading
delle criptovalute. In Swissquote Bank SA continueremo
a offrire ai nostri stimati clienti tecnologie innovative,
un’ampia offerta di prodotti e funzionalità all’avanguardia
per dare loro il miglior vantaggio possibile sul mercato.
Vi auguro un nuovo anno ricco di salute, felicità e prosperità!
-
Michael Ploog
CFO Swissquote
Caro Lettore,
Prospettive 20193Lettera dal CFO
Sommario
5 Pareri dello scorso anno: cosa c’era di giusto
e sbagliato.
6 Panoramica d’insieme
18 Cosa seguire nel 2019
46 Supertrend 2019 alla ribalta
48 Analisi delle criptovalute per il 2019
56 Classi di attivi
62 Previsioni macroeconomiche
65 Previsioni di valuta globali
66 Calendario economico
Autori/Contributi:Peter Rosenstreich, Head Market Strategy
Arnaud Masset, Senior Market Strategist
Vincent Mivelaz, Market Analyst
Design: Yona Lee, Lausanne
© Swissquote Bank SA
Prospettive 20194Sommario
Pareri dello scorso anno: cosa c’era di giusto e sbagliato.Giusto.
«Nel 2018 è probabile che si assista a una
moderata accelerazione degli stipendi,
poiché il mercato del lavoro continuerà a
contrarsi. L’inflazione globale dovrebbe
aumentare, ma a un tasso che verosimilmente
non spaventerà le banche centrali».
«Tra le tre maggiori banche centrali, nel 2018
soltanto la Fed dovrebbe puntare verso la
normalizzazione, con tassi d’interesse più
alti e un ridimensionamento del bilancio. La
Banca del Giappone (BoJ) e la Banca centrale
europea (BCE) introdurranno probabilmente
alcuni aggiustamenti, riguardanti ad esempio
i rispettivi programmi di quantitative easing.
Questi interventi avranno tuttavia un impatto
modesto sui mercati, in quanto i rispettivi
bilanci si amplieranno ulteriormente. Non si
prevedono inoltre innalzamenti per il 2018».
«A nostro parere siamo ancora nelle battute
iniziali di una fase espansionistica per la
crescita economica. La solida dinamica di
crescita e le favorevoli condizioni finanziarie
continueranno a sostenere gli utili aziendali,
nonostante fattori negativi quali un’attività
aziendale in rallentamento (per quanto ancora
superiore alla media storica in alcune aree)».
Sbagliato.
«La Banca Popolare Cinese (PBoC) dovrebbe
aumentare i tassi d’interesse soltanto di
25 pb nel quarto trimestre del 2018».
«Le aspettative in merito alla solidità del dollaro
USA sono ridotte, in quanto la valuta è costosa
da una prospettiva di rendimento reale e gli
operatori prediligono le operazioni di carry trade
a volatilità contenuta. I mercati utilizzeranno
USD per finanziare i carry trade a beta elevato
delle economie emergenti, esercitando una
pressione costante sul dollaro americano.
Oltre ai rendimenti, gli investitori sono guidati
dalle dinamiche di crescita reale che rendono
sostenibile il rialzo dei mercati emergenti».
«Il protezionismo continuerà a dominare le
prime pagine dei giornali, ma gli interventi
effettivi risulteranno limitati, anche al di
fuori dell’amministrazione Trump. Gli scambi
commerciali tra i mercati emergenti offriranno un
certo livello di protezione contro il rallentamento
della crescita, un dollaro americano più
solido e le incertezze a livello di politica
negli Stati Uniti, in Europa e Giappone».
Panoramica d’insieme
Prospettive 20196Panoramica d’insieme
La crescita globale dovrebbe rallentare ma è ancora solida
«L’inverno sta arrivando»... Il riferimento potrà sembrare scontato, ma con l’ultima stagione
de «Il Trono di spade» ormai alle porte, è in realtà molto calzante. Emergono infatti evidenti
crepe nel contesto che ci ha accompagnato in questi ultimi 18 mesi, segnato da una
crescita globale sincronizzata e una moderata inflazione. Le prospettive mondiali invitano
alla prudenza, poiché i rischi di ribasso continuano a intensificarsi. In assenza di shock,
tuttavia, nel 2019 la crescita risulterà soltanto lievemente inferiore a quella del 2018.
Le prospettive mondiali invitano alla prudenza, poiché i rischi di ribasso continuano a intensificarsi. In assenza di shock, tuttavia, nel 2019 la crescita risulterà soltanto lievemente inferiore a quella del 2018.
Developed Markets Real GDP
Emerging Markets Real GDP
World Real GDP
BRIC Real GDP
8
%
6
7
2
3
4
5
1
2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019
Forecast
2020
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
Previsioni di crescita moderate
Prospettive 20198
I fondamentali europei e soprattutto quelli
cinesi hanno subito una netta decelerazione.
La politica monetaria molto accomodante del
recente passato, che ha favorito regimi deboli,
ha lasciato il posto a un notevole inasprimento
delle condizioni finanziarie. La guerra
commerciale globale, inizialmente considerata
uno stratagemma politico del presidente Trump,
si sta ulteriormente aggravando e inquieta sia
i consumatori sia gli investitori. Sono proprio
i crescenti contrasti tra Cina e Stati Uniti a
rappresentare il principale rischio di ribasso
per le prospettive economiche mondiali.
La crescita del commercio globale resta
il principale fattore di espansione e,
malgrado gli attacchi su più fronti, ha subito
soltanto una leggera battuta d’arresto.
L’indice Baltic Dry prosegue la ripresa mentre gli
ordini all’esportazione, seppur in rallentamento,
continuano a dimostrarsi robusti. Inoltre, la
ridotta disoccupazione e una produzione
elevata nel settore manifatturiero, soprattutto
in Europa e negli Stati Uniti, stanno spingendo
l’economia globale verso limiti di capacità.
Negli Stati Uniti i dati sull’attività restano
solidi, ma è evidente che il sostegno offerto
dagli stimoli fiscali stia venendo meno.
World Trade Industrial ProductionSource: Swissquote Bank, Bloomberg
110
90
100
80
70
50
60
40
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125
130
115
120
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110
95
100
85
90
2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018
Il brusco calo dell’attività è indice di debolezza commerciale
Panoramica d’insieme
La politica monetaria molto accomodante del recente passato, che ha favorito regimi deboli, ha lasciato il posto a un notevole inasprimento delle condizioni finanziarie.
Business Investment
Household Consumption
300
250
200
100
150
50
0
450
400
350
300
250
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0
2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016 2018
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
Decelerazione globale
Nel 2018 la debolezza di un Paese è stata
compensata dalla solidità di altre economie, ma
quest’anno il numero di Paesi con una crescita
superiore alla media è destinato a ridursi.
Non è tuttavia raro assistere, durante periodi
di espansione, ad alti e bassi della crescita
economica e, nel complesso, i mercati sviluppati
si trovano in una fase medio-avanzata del ciclo.
Nonostante le nubi scure che si addensano
all’orizzonte, sospinte dalle speculazioni e
dall’isteria dei media, il PIL globale per il 2019
dovrebbe attestarsi al 3.6% (dal 3.8%), un
livello di tutto rispetto. La crescita dovrebbe
passare dal 2.3% del 2018 al 2.1% nei mercati
sviluppati, registrando altresì un calo dal 5.1%
al 4.8% in quelli emergenti. Per quanto riguarda
l’economia statunitense, che si distingue per solidi
fondamentali ed è sostenuta da stimoli fiscali,
si prevede un rallentamento dal 2.9% del 2018
al 2.5%. L’economia europea ha continuato a
perdere vigore, come evidenziato dal calo della
crescita dal 2.5% all’1.7%. Le sorti del Regno
Unito dipendono in larga misura dall'esito dei
negoziati con l’Unione europea ma, salvo nel
caso di una «hard Brexit», l’economia dovrebbe
reggere con una crescita nel 2019 pari all’1.0%.
nel 2018 i Paesi emergenti sono stati
penalizzati da un susseguirsi di sviluppi
negativi. Ogni singolo evento ha
apparentemente avuto ripercussioni avverse
sui mercati emergenti, andando ad ampliare
il divario con le economie sviluppate.
La crescita dei Paesi con fondamentali
relativamente solidi e incentrati sulle
esportazioni di materie prime dovrebbe
ulteriormente rafforzarsi. Alla luce tuttavia
dei maggiori rendimenti negli Stati Uniti
e dei prezzi energetici in ascesa, il 2019 si
rivelerà impegnativo per quegli Stati con
un’elevata esposizione al debito estero,
che importano petrolio o presentano
persistenti squilibri macroeconomici.
Nel 2018 ci si aspettava che fossero i mercati
emergenti a conquistare la scena, dopo che nel 2017
avevano avuto il vento in poppa. L'aumento dei prezzi
delle materie prime, l'accelerazione della crescita, la
modesta inflazione e la forte propensione al rischio,
tutti fattori sostenuti da una politica monetaria
accomodante, preannunciavano un anno da
incorniciare. Contrariamente ai pronostici, invece,
Prospettive 201910
FX EM Basket EM Manufacturing PMI
95
90
75
80
85
70
53
51
52
50
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48
47
2015 2016 2017 2018
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
Expansion
Contraction
La debolezza della crescita spinge al ribasso i mercati dei cambi emergenti
% Mfg > 50 (rhs) World Mfg PMI (lhs)
55
54
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53
51
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100
95
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2017 20192018
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
Chiari segnali di minore slancio
Panoramica d’insieme
Il trend al rialzo dell’inflazione continuerà
Sui mercati sviluppati l’inflazione continuerà a
salire moderatamente, avvicinandosi agli obiettivi
previsti. Pochi sono tuttavia i segni che indicano
una sua imminente impennata. Di conseguenza,
le aspettative di un inasprimento sospingono
verso l’alto tassi e volatilità, senza interventi
incisivi da parte delle banche centrali. Anche gli
innalzamenti osservati nel corso dell’anno sono
stati effettuati partendo da un livello molto
ridotto. Sui mercati emergenti il quadro risulta
eterogeneo, con aumenti dei tassi aggressivi da
parte delle banche centrali negli scorsi anni che
hanno frenato le pressioni inflazionistiche. In
alcuni Paesi, tuttavia, la solidità del dollaro USA
ha conferito nuovo slancio all’inflazione, un
fenomeno che va necessariamente contrastato.
Dalle moderate pressioni sui prezzi nelle economie sviluppate e dall’allentamento di quelle che gravano sui mercati emergenti sono emerse prospettive equilibrate per l’inflazione globale.
Detto questo, il fine ultimo di una guerra
commerciale basata sui dazi doganali è
far salire i prezzi, creando quindi pressioni
inflazionistiche. È probabile che le società
trasferiscano i maggiori prezzi per le
importazioni direttamente ai consumatori.
Inoltre, qualora le aziende estere abbandonino
il mercato, la concorrenza risulterà meno
agguerrita, lasciando ai restanti operatori un
maggiore potere di stabilire i prezzi. Le sorti
del 2019 saranno pertanto strettamente
legate alle tensioni commerciali.
MSCI EM vs DM (Msci World) Total Return EPS EM vs DM (Msci World) Total Return
400
350
200
250
300
150
100
0
50
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018
Vulnerabilità dei paesi emergenti
Prospettive 201912
USD - La valuta inattaccabile
Dobbiamo riconoscere i meriti degli Stati Uniti.
Nonostante le interferenze che hanno perturba-
to le nostre previsioni, il Paese non si è lasciato
distrarre ed è rimasto concentrato su una più
solida crescita dei fondamentali, robusti utili
aziendali e ampliamento dei differenziali dei
tassi. I rendimenti statunitensi a breve termine
sono ulteriormente aumentati, mentre quelli
dei Paesi appartenenti al G10 si sono rivelati
stagnanti. La Fed dovrebbe proseguire l’inaspri-
mento della politica e alimentare, in tal modo,
il rialzo dei rendimenti, mentre gli aggiusta-
menti della BCE hanno tardato ad arrivare.
L’apprezzamento del dollaro ha dura-mente penalizzato le valute dei mercati emergenti, a causa di difficoltà idiosin-cratiche in molteplici economie.
Con il dollaro in ascesa, temiamo che i disalli-
neamenti valutari nei Paesi emergenti possano
creare problemi per i finanziamenti denominati
in USD non oggetto di coperture. Riteniamo
tuttavia che, nel 2019, nemmeno il biglietto
verde sarà risparmiato dagli sviluppi negativi. I
crescenti debiti pubblici e disavanzi commerciali
incrementeranno l’offerta di attivi denominati in
USD, danneggiando il valore del dollaro. Questo
senza contare una sfera politica che si preannun-
cia caotica, con Donald Trump e la Camera dei
rappresentanti, ora in mano ai democratici, pronti
a darsi quotidianamente battaglia. Prevediamo
quindi una situazione di stallo, che metterà a
nudo l’instabilità economica del modello statu-
nitense. In seguito ai più elevati tassi d’interesse
negli Stati Uniti, per gli investitori internazio-
Le banche centrali si avviano alla normalizzazione, ma senza fretta
Nel 2018 le banche centrali si sono rivela-
te esitanti, dando l’impressione di un certo
immobilismo. I maggiori istituti hanno però
costantemente diminuito il flusso di liquidi-
tà. Ad esempio, la Fed ha ridotto di USD 400
miliardi il proprio bilancio nel 2018. Dopo
aver rilevato titoli di Stato per oltre EUR 2'000
miliardi, a un ritmo anche di EUR 60 miliardi al
mese, la BCE interromperà gradualmente gli
acquisti di attivi. Secondo le stime, il quantita-
tive easing della BCE ha contribuito per 0.75
pb alla crescita del PIL, favorendo negli scorsi
tre anni la ripresa dell’attività nell’eurozona.
Gli acquisti mensili operati dalla BoJ sono scesi sotto USD 60 miliardi (a fronte di un obiettivo annuo di JPY 80'000 miliardi) nell’ambito di quello che è stato definito un tapering «invisibile».
Il programma di acquisto adottato dalla BoE è
rimasto al contrario stabile a EUR 435 miliardi,
ma l'istituto prevede di ridurre ulteriormente
il proprio bilancio. Le crescenti aspettative di
una stretta finanziaria provocano un calo della
domanda sui mercati del reddito fisso, con
un effetto domino sulle altre classi di attivi.
Panoramica d’insieme
nali risulta più oneroso coprire l’esposizione in
USD. La principale alternativa al dollaro, ossia
l’euro, dovrebbe iniziare a beneficiare di una
domanda in ripresa e, dato che la Banca cen-
trale europea opterà per una normalizzazione,
i rendimenti cresceranno inevitabilmente. Con
i dati economici statunitensi che iniziano a
deludere, gli investitori andranno alla ricerca
di tassi di crescita più alti, rivolgendo il pro-
prio sguardo verso alcuni mercati emergenti.
Il mercato indica una recessione guidata dalla Fed
Sembra che quiete e serenità siano
concetti estranei ai mercati finanziari.
Gli stimoli fiscali introdotti dal presidente
americano Donald Trump non hanno fat-
to altro che gettare benzina sul fuoco.
L’economia americana avanza su tutti i fronti, con
i consumi privati che restano il principale motore.
Gli investimenti delle imprese sono aumentati in
modo costante, apparentemente insensibili alle
incertezze commerciali e sostenuti da deregu-
lation e spesa pubblica. Nel 2018 gli Stati Uniti
%
2/30 yr spread5/10 yr spread2/5 yr spread
3.5
4
4.5
2.5
3
1.5
2
0
0.5
1
-0.5
2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
Le previsioni preoccupano considerata la virata in negativo degli USA
sono cresciuti a un ritmo più sostenuto rispetto
a gran parte delle altre economie sviluppate,
imprimendo al ciclo economico in fase avanzata
un andamento scoordinato. I mercati del lavoro
in surriscaldamento e un’inflazione in parabola
ascendente hanno spinto la Fed a innalzare i tassi
d’interesse quattro volte nel 2018. Di conse-
guenza, le condizioni finanziarie sono diventate
più restrittive, con molteplici indicatori ciclici
che, per il 2019, indicano ora una recessione.
Stando alle previsioni economiche, quest’anno
la Fed opererà tre aumenti dei tassi, ciascuno
di 25 pb. I rendimenti per le scadenze a breve e
medio termine sono saliti ma, nel complesso, si
è assistito a un brusco appiattimento della curva.
Proprio quest’ultima è l’indicatore più attendibile
per il rischio di una recessione. Con l’economia
statunitense che accelera e la politica interna
espansionistica promossa dal presidente, è dif-
ficile immaginare un marcato rallentamento. Ad
esclusione dei rischi associati a specifici eventi
(ad esempio uno shock imputabile alla guerra
commerciale), questo modello economico pre-
senta un precedente storico. Gli investitori opte-
ranno in misura maggiore per un posizionamento
difensivo, poiché nel 2019 aumenterà il rischio
di ribasso per i mercati azionari e del credito.
Prospettive 201914
Valutazioni: tutto dipende dalle previsioni sugli utili
La volatilità che affligge i titoli è come uno spruzzo
di acqua fredda sul viso di investitori assonnati. Se-
condo il nostro scenario di base, nel 2019 i mercati
azionari resteranno stagnanti (moderato rialzo), ten-
dendo tuttavia verso il basso. L’impennata della vo-
latilità è la logica conseguenza di una decelerazione
economica in tutto il mondo, tassi d’interesse reali in
aumento e un’escalation delle tensioni commerciali.
Per quanto sia possibile gestire condizioni finanziarie più restrittive, il rischio commer-ciale ha un impatto imprevedibile non solo sulla crescita ma anche sugli sviluppi geo-politici.
In seguito alla correzione osservata a fine anno,
le valutazioni risultano ora più interessanti, ma la
crescita degli utili continuerà a rallentare di pari
passo con la debolezza economica. Anche se i
margini di profitto hanno iniziato a dare segni di
cedimento in alcuni settori, in assenza di gravi errori
a livello di politica o uno shock sul fronte dell’infla-
zione, continuiamo a prevedere una solida crescita
a una cifra degli utili in tutto il mondo. Le nostre
prospettive indicano valutazioni del consenso an-
cora elevate per il rapporto prezzo/utili atteso. Nel
frattempo, il compiacimento per il divario a livello
di quotazioni tra titoli growth e value è un brutto
segno per i futuri rendimenti azionari. Quest’anno
l’indice MSCI World Growth e il suo omologo value
hanno raggiunto, relativamente al rapporto prezzo/
utili atteso, i rispettivi massimi dal 2001. Le azioni
growth globali sono scambiate a un livello di 17.9
volte i rispettivi utili previsti su 12 mesi, rispetto a
un valore di 12.9 per i titoli value. Non va tralasciato
inoltre l’aspetto comportamentale degli investi-
tori, che non intendono lasciarsi sfuggire la fase di
vendita dopo 10 anni caratterizzati da una dinamica
rialzista. Ancora una volta, le valutazioni azionarie
europee risultano interessanti se raffrontate a quelle
statunitensi. In linea generale, le azioni europee
sono scambiate a sconto rispetto alle controparti
statunitensi, ma lo spread si attesta ora su livelli sto-
ricamente alti. Inoltre la composizione dei principali
indici differisce, con una prevalenza del tradizionale
settore bancario in Europa e di quello tecnologico
negli Stati Uniti. In linea generale, la rapida crescita
del settore tecnologico esige un premio significati-
vo ma, in un contesto segnato da un rallentamento
della crescita globale e crescenti tassi d’interesse, le
prospettive per le banche dovrebbero migliorare.
High – LowCurrent Average
200
160
180
120
140
80
100
40
60
0
20
S&P 500
Russell 2000
Russell 1000 Growth
Russell 1000 Value
MSCIWorld
MSCI EAFE
MSCI EM
MSCI Europe
MSCI AC Asia Pacific
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
Le valutazioni attuali sono inferiori alla media
Panoramica d’insieme
Politica USA: il nuovo «maiale sotto l’effetto di acidi»
Ospite dello show televisivo «Billions», al quale
era stato invitato per discutere di previsioni,
Bobby Axelrod ha paragonato la Cina a un
«maiale sotto l’effetto di acidi». A nostro parere,
questa espressione è particolarmente calzante
per descrivere l’agenda politica di Donald Trump.
Il presidente americano ha dimostrato di poter controllare i media in qualsiasi momento.
Gli eventi del 2018, indipendentemente
dalla loro importanza, non hanno granché
scalfito l’immagine della Casa Bianca. Con
l’amministrazione indaffarata a risolvere
così tante questioni critiche, un cambio di
retorica appare improbabile. Le elezioni hanno
restituito un Congresso spaccato, con maggiori
possibilità di uno stallo politico, ma questo non
impedirà verosimilmente a Donald Trump di
fare roboanti annunci di mercato. Dalle elezioni
statunitensi di metà mandato abbiamo tratto
quattro principali insegnamenti: innanzi tutto,
gli stimoli fiscali andranno probabilmente
diminuendo. Se però il presidente avrà
bisogno di una distrazione politica, gli basterà
proporre al Congresso agevolazioni fiscali per
la classe media. In secondo luogo, il baratro
fiscale rappresenta una persistente fonte
di inquietudine per il governo statunitense,
regolarmente alle prese con estensioni del
tetto del debito e scadenze di finanziamento.
Visto il rallentamento sul fronte della politica
di bilancio, è improbabile che la Fed decida
di discostarsi dal suo ciclo di innalzamento
«graduale». Trump si concentrerà infine su
questioni che può gestire unilateralmente,
come la politica commerciale, evitando quelle
per le quali è richiesta l’approvazione del
Congresso. Riteniamo che l’attuale politica
commerciale con la Cina e gli alleati storici sarà
mantenuta. Detto questo, è tuttavia opportuno
considerare anche possibili eventi imprevisti,
per quanto siano mere congetture. Il primo
consiste in una svolta sul versante commerciale,
in cui Trump ammorbidisce le sue posizioni con
i partner aprendo a una revisione degli accordi.
Nel secondo, invece, i democratici chiedono di
visionare la dichiarazione fiscale del presidente
(è un loro diritto) e, in base agli accertamenti,
approvano un impeachment alla Camera che
viene successivamente respinto al Senato.
Prospettive 201916
Una bolla del debito globale?
Basandoci sulle nostre prospettive e sulla
comprensione delle tendenze passate siamo
giunti, come altri investitori macro, a una
logica conclusione: i livelli del debito societario
balzeranno prepotentemente agli onori della
cronaca. Siamo consapevoli che, all’incirca
ogni cinque anni, le obbligazioni corporate
e high yield mettono in allarme gli analisti.
Nonostante anni segnati da una crescita
stellare degli utili e costi di finanziamento
artificialmente contratti, si è perseverato
nell’investire in qualsiasi titolo capace di
garantire rendimenti. Il debito societario
statunitense ha raggiunto un massimo storico
a USD 6'300 miliardi, a pochi mesi di distanza
dal debito globale che, nel 2018, ha tagliato
il traguardo di USD 247'000 miliardi. Anche
il rapporto tra debito globale e PIL non è mai
stato tanto elevato. Si tratta di una situazione
esplosiva, a fronte di prospettive che
indicano un rallentamento della crescita, tassi
d’interesse in aumento e minore propensione
al rischio. Il rendimento del decennale
statunitense privo di rischio si attesta sopra
il 3.0% e, secondo le previsioni, dovrebbe
salire al 3.50%, un fattore di complessità
che mancava dal 2011. Fino agli ultimi
mesi del 2018 gli spread creditizi contratti
non sono riusciti a compensare il maggiore
rischio di credito che perdurerà nel 2019.
In vista delle difficoltà attese per quanto concerne il servizio del debito, gli investitori hanno già avviato la rotazione verso una maggiore qualità del credito.
È importante rammentare che tra gli aumenti
dei tassi e le insolvenze intercorre un lasso di
tempo generalmente ampio. Come sosteneva
Warren Buffet, «Puoi scoprire chi sta nuotando
nudo solo quando la marea si ritira». Al di fuori
del versante societario, gli emittenti sovrani
africani indebitati con l’estero sono ora alle prese
con rischi di rifinanziamento più elevati e una
lenta erosione globale delle partite correnti.
MSCI EMDXY Index EM Debt (GBIEMXB)
115
105
110
100
95
85
90
70
Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
Dollaro USA forte per la stretta delle condizioni finanziarie globali
Panoramica d’insieme
Volatilità di ritorno con la divergenza tra crescita e politica monetaria
Il panico che si scatena a ogni minimo
calo delle quotazioni azionarie dimostra
chiaramente che gli investitori non sono
abituati alla volatilità. E come biasimarli,
dopo 10 anni in cui le banche centrali hanno
distorto i premi di rischio, permettendo
di scontare rapidamente anche gli eventi
più negativi? Il percorso è ora costellato di
potenziali minacce, dalle tensioni commerciali
all’incertezza politica. Riteniamo che la volatilità
si manterrà su livelli elevati, con l’indice VIX
che oscillerà intorno a 17 (dall’attuale 10).
Siamo inoltre del parere che, nel 2019, ci vorrà molto più tempo per riprendersi da eventuali correzioni sui mercati azionari e, in alcuni casi, non si recupererà affatto.
Il ritiro delle misure di allentamento «poco
ortodosse» è avvenuto in modo graduale ed
è stato mascherato da stimoli alternativi o
divergenze a livello di politiche monetarie,
con altre banche centrali che sono rimaste
in attesa o hanno insistito con un approccio
accomodante. Questa situazione cesserà
probabilmente nel 2019, con un percorso
netto verso la normalizzazione e, di
conseguenza, una maggiore volatilità media
giornaliera. Il cambio di rotta ha già causato
un apprezzamento del dollaro USA, con
ripercussioni negative su alcuni mercati
sviluppati ed emergenti. Le economie con
gravi squilibri continueranno a essere esposte.
Siamo dell’opinione che i flussi globali di
capitale abbiano un ruolo decisivo. Ridurre
a qualche semplice «tweet» la politica
commerciale di Trump non è più una strategia
sostenibile. I dazi doganali statunitensi, che
si sono abbattuti sulla Cina e altri Paesi,
stanno chiaramente incidendo sulla crescita
economica globale e sono alla base di una
rotazione tra i titoli industriali e dei consumi.
Infine, tra i principali rischi che l’anno prossimo
potrebbero contribuire alle incertezze vi sono
la politica estera statunitense, in particolare
le relazioni con la Cina, la Brexit e il braccio
di ferro tra l’Italia e la UE. Senza il sostegno
offerto dalle banche centrali, il mercato sarà
libero di scontare adeguatamente il rischio.
MSCI EMDXY Index EM Debt (GBIEMXB)
115
105
110
100
95
85
90
70
Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec
Source: Swissquote Bank, Bloomberg US 10yr yields S&P 500
2950
2650
2700
2750
2800
2850
2900
2500
2550
2600
2450
3.3
3.25
3.2
3.05
3.1
3.15
3
2.95
2.9
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
Oct Nov Dec
Rise in yield
Stock sell-off
Rise in yield
Stock sell-off
L’impennata dei rendimenti provoca la vendita di titoli
Cosa seguire nel 2019
Prospettive 201918Cosa seguire nel 2019
Cicli divergenti di politica monetaria (inasprimento netto costante)
Le banche centrali di tutto il mondo non sono al momento sincronizzate. Il 2019 porterà in dote
ulteriori aggiustamenti sul fronte della politica monetaria. Negli ultimi dieci anni le condizioni
finanziarie sono risultate storicamente accomodanti. Ne è scaturita una ricerca frenetica di
rendimenti, in quanto politiche monetarie troppo morbide hanno causato un’allocazione errata
del capitale. Adesso, tuttavia, i singoli Paesi si muovono autonomamente e, anche all’interno di
uno stesso Stato, si assiste a misure di espansione e inasprimento introdotte in contemporanea.
Ne è scaturita una ricerca frenetica di rendimenti, in quanto politiche monetarie troppo morbide hanno causato un’allocazione errata del capitale.
Tali interventi sono dettati da una ripresa
più solida o dal desiderio di attuare Le
divergenze a livello di crescita globale
promuoveranno cambiamenti a livello di tassi
ufficiali e programmi per l’acquisto di attivi.
Anche se in generale il mercato si concentra
principalmente sulle variazioni dei tassi
d’interesse, a nostro parere il tapering di titoli
rappresenta una fonte primaria di volatilità. Un
minor numero di acquirenti aggrava infatti gli
shock imputabili a eventi dei fondamentali.
Il tentativo di normalizzare genera
stravolgimenti finanziari, soprattutto dopo
un decennio segnato da inusuali politiche
molto accomodanti. È difficile quantificare
il rischio, ma vi sono elevate probabilità
(previste contro implicite) di un passo falso
o di una reazione estrema. Diversi mercati
emergenti sono già stati messi in crisi da
sciagurate decisioni politiche. Una politica
commerciale insensata potrebbe però
ripercuotersi sulla crescita a livello globale.
%
Fed BoE BoJ ECB
7
5
6
4
2
3
1
-1
0
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016 2018
È cominciata la «normalizzazione» globale
Prospettive 201920
I mercati emergenti sorpresi dalla tempesta
Quello che sarebbe dovuto essere un contesto
ancora in bilico tra espansione e recessione
per i mercati emergenti si è tramutato in un
ambiente particolarmente complesso. Le valute
di Turchia e Argentina sono crollate; i notevoli
disavanzi delle partite correnti e la forte
dipendenza dall’accesso ai mercati dei capitali
globali hanno infatti allarmato i mercati. Le
prospettive per i mercati emergenti sono state
riviste sensibilmente al ribasso, con il rischio
interno e macroeconomico che rappresentano
minacce tangibili. La stagflazione è lo scenario
più probabile, con la crescita afflitta da
tensioni commerciali e una decelerazione
delle maggiori economie emergenti (BRICS).
Anche i rischi inflazionistici sono in ascesa.
Il rischio macroeconomico per i mercati emergenti si presenta sotto forma di un dollaro USA in rialzo, escalation delle tensioni commerciali e debole performance economica in Cina.
Per quanto non si sia prodotta alcuna
inversione, i flussi di capitale hanno subito un
marcato rallentamento. Con un USD solido
e ridotti tassi d’interesse reali rispetto alle
economie avanzate, gli afflussi si stanno
esaurendo. Un fenomeno che nel 2018 ha
minato la stabilità economica della Turchia.
La carenza di capitali deprimerà la crescita e
sosterrà l’aumento dell’inflazione, creando un
circolo vizioso. Proprio per evitare il rischio di
un «hard landing» (atterraggio duro), la Cina sta
adottando misure aggressive. L’impatto netto
sulle prospettive cinesi è tuttavia incerto, con
ricadute negli altri mercati emergenti che si
tradurranno in minori tassi di crescita. Anche se
non anticipiamo una crisi sui mercati emergenti,
talvolta la resilienza economica prevista è
risultata allarmante. Il rischio idiosincratico ha
effettivamente esposto determinate nazioni.
La relazione tra disavanzi delle partite correnti
e Forex si è rivelata piuttosto debole, ma la
situazione potrebbe facilmente cambiare.
L’apprezzamento del dollaro e l’aumento
dei rendimenti hanno tradizionalmente
pesato sulle valute dei Paesi che dipendono
in maggior misura dai finanziamenti in
valuta forte e con elevati disavanzi esterni.
Sebbene i fondamentali economici dei
mercati emergenti siano migliorati, le
questioni sociali e/o politiche possono avere
facilmente un effetto destabilizzante.
Cosa seguire nel 2019
Il commercio procede nella direzione sbagliata
Nel 2019 il commercio resterà un fattore di
mercato decisivo. In assenza di shock, tuttavia,
i dazi non comprometteranno la crescita globale.
Il protezionismo statunitense è ora in cima alla nostra lista dei principali rischi per le prospettive economiche globali.
Riteniamo che sia ancora troppo presto per
parlare apertamente di «guerra», un termine
riservato ai periodi in cui il commercio globale
si contrae rispetto all’attività economica
mondiale, in quanto gli Stati si chiudono su loro
stessi. La guerra commerciale tra Cina e Stati
Uniti sembrava un evento trascurabile, con
dazi su pannelli solari e lavatrici. In seguito, gli
US ISM Export Orders
65
60
50
55
45
40
2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
Nonostante i proclami ottimistici di Trump, le esportazioni USA sono in calo
Stati Uniti hanno deciso di giocare pesante,
colpendo le importazioni cinesi e quelle di altri
Paesi e regioni come Canada, Messico e UE.
A nostro parere, l’offensiva lanciata dal
presidente Trump contro gli scambi commerciali
ha avuto un impatto profondo in numerosi
ambiti. Non siamo stati in grado di anticipare
l’aggressività di tale politica, ma sono emersi
rischi sia sul breve sia sul lungo termine.
Riteniamo che l’impatto dei dazi per USD 200
miliardi e il relativo effetto psicologico non
trovino ancora riscontro nei dati. Attenzione
quindi alle pubblicazioni per il primo trimestre
del 2019. Nonostante periodiche schiarite, il
rischio di un’ulteriore escalation resta alto.
Prospettive 201922
Exports to USA as % of Total
Japan
China
U.K
Brazil
Switzerland
South Korea
Euro Area
Australia
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 %
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
Paesi maggiormente esposti al protezionismo USA (esclusi Messico e Canada)
Sul breve termine le tensioni tra Cina e
Stati Uniti continueranno a dominare la
scena, con un rischio elevato di reazioni
asimmetriche su entrambi i fronti. Dubitiamo
che un’economia aperta e una centralizzata
possano trovarsi d’accordo su questioni critiche.
Pertanto, è probabile che eventuali intese
siano solo temporanee. L’intensificarsi delle
tensioni tra Cina e Stati Uniti si ripercuoterà
sull’economia globale. In primo luogo inciderà
sulle catene di fornitura delle economie
nel Sud-est asiatico, prima di propagarsi
all’intero commercio transnazionale.
Grazie ai solidi consumi interni, gli Stati Uniti
dovrebbero presumibilmente superare shock
precoci, ma l’impatto inflazionistico sarà
tangibile. Il miglioramento della domanda
globale è stato sostenuto in primis dal
commercio; pertanto, non sarà possibile
scontare rapidamente le eventuali minacce.
Inoltre, ci aspettiamo che questa nuova
normalità metta in discussione le alleanze
regionali in tutto il mondo, poiché i vari Paesi
dovranno affrontare le disparità percepite.
Questo significa che, sul lungo termine,
eventuali svolte della politica commerciale
americana o un accordo tra Cina e Stati Uniti
non segneranno probabilmente la fine delle
tensioni commerciali. Il rischio è che il valore
delle importazioni cinesi oggetto di dazi
aumenti da USD 250 miliardi a oltre USD 500
miliardi, come affermato dal presidente, e/o che
l’aliquota passi come previsto dal 10% al 25%.
Cosa seguire nel 2019
La politica europea mette in ombra i guadagni economici
L’Europa ha vissuto come un dramma esistenziale
il fallito tentativo della Catalogna di separarsi
dalla Spagna. Dopo essere sopravvissuta, la UE
intraprenderà un percorso verso una maggiore
unificazione. Tuttavia, il 2019 potrebbe esporre
nuove crepe. Dai movimenti populisti al ritiro
degli stimoli monetari, nubi scure si stanno
addensando sugli investitori in Europa. La
debolezza istituzionale europea è alla base di
questa situazione. Sviluppi politici ed eventi
quali la Brexit continuano a mettere alla prova
la stabilità sul lungo termine. Nell’eurozona
sono necessari interventi mirati per introdurre
riforme istituzionali anziché rimedi provvisori.
Il programma per l’acquisto di attivi adottato dalla BCE è un valido esem-pio di una soluzione semplice divenuta rischiosa, con maggiori probabilità che si assista a un ciclo di forte ascesa, calo repentino e salvataggio tra le banche centrali europee e i relativi Stati membri.
Le riforme fiscali sarebbero il punto di
partenza, ma richiedono una volontà politica
che continua a mancare. Per superare questa
fase di stallo, servirebbero autocontrollo e
cooperazione tra gli Stati membri. Come per
altre economie avanzate, tuttavia, è sempre
più difficile prevedere gli esiti elettorali e si
moltiplicano i ribaltamenti di fronte. Le grandi
ideologie sono scomparse, lasciando il posto alla
retorica. Nulla sembra suggerire che il conflitto
tra UE e Italia verrà risolto in tempi rapidi.
Per questo motivo, è probabile che la UE
avvii una «procedura per deficit eccessivo» a
carico dell’Italia, con i mercati che resteranno
quindi agitati. I maggiori premi di rischio
peseranno gradualmente sull’economia
italiana, con il governo che non sembra
disposto a collaborare prima delle elezioni
europee di maggio 2019. Le ultime elezioni
europee si sono tenute nel 2014 e hanno
dato inizio alle attuali turbolenze politiche.
La tornata elettorale del 2019 potrebbe
confermare questo risultato. Nonostante i
banchi di prova all’orizzonte, il valore relativo
dell’Europa è aumentato, con opportunità sui
mercati regionali del reddito fisso e azionari.
Prospettive 201924
L’evoluzione cinese è cruciale per il nuovo ordine mondiale
È opinione diffusa che la politica del presidente
Trump, sia sul fronte commerciale sia riguardo
agli affari esteri, influirà sul ruolo della Cina,
accelerandone la transizione da motore della
crescita economica a superpotenza globale.
Dopo che l’azione americana ha destabilizzato le alleanze storiche, l’iniziativa cinese denominata Nuova via della seta (BRI), che comprende le direttrici terrestre e marittima, si è fortemente sviluppata.
Di conseguenza, investimenti e scambi
commerciali hanno rallentato ma, prima di
riequilibrare l’economia, la Cina deve risolvere
le proprie questioni interne. Nel 2019 le misure
di allentamento verteranno sugli investimenti
interni anziché esteri e sosterranno gli attivi
nazionali. La Cina si concentrerà ulteriormente
sull’Asia, con l’obiettivo strategico di costruire
una solida economia regionale sinocentrica.
Nonostante l’incertezza economica, dubitiamo
che i progressi compiuti dalla Cina in Asia e a
livello globale rallenteranno. Di conseguenza,
gli Stati Uniti faticheranno molto a conservare
quel ruolo internazionale di primo piano
sul quale fanno grande affidamento.
China Total GDP Expenditure Household Expenses
Government Expenses Corporate Expenses
80 000
70 000
40 000
50 000
60 000
30 000
20 000
10 000
0
1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
Rise indomesticspending
Il ribilanciamento cinese comincia a dare i suoi frutti
Cosa seguire nel 2019
La Cina intende migliorare la qualità
piuttosto che stimolare la crescita. Per
farlo, deve riequilibrare l’attività economica
privilegiando i consumi alla produzione ad alta
intensità di investimenti. Inoltre, la riforma
era incentrata su una riduzione dei rischi
finanziari e una crescita del credito più lenta.
Questa transizione si è rivelata complessa e il mondo si è dovuto adattare a un tasso di crescita cinese meno elevato ma più sostenibile.
Sono però emersi segnali allarmanti che
hanno costretto la PBoC e il governo a
fare un passo indietro per frenare il calo
della crescita. Nonostante il rallentamento
dell’espansione economica cinese, le autorità
stanno attuando meccanismi fiscali, monetari
e normativi per proteggerne la stabilità.
Hanno annunciato molteplici provvedimenti,
tra cui una riapertura selettiva dei circuiti di
credito. In qualità di investitori, ci auguriamo
che il prossimo anno vengano introdotti
stimoli aggiuntivi per accelerare la crescita. È
probabile che la crescente divergenza con gli
Stati Uniti a livello di politica monetaria pesi
sulle azioni cinesi e sulla valuta nazionale.
Infine, le relazioni tra Cina e Stati Uniti
resteranno fondamentali per l’equilibrio
globale. Qualora i rapporti vengano interrotti,
l’economia mondiale potrebbe sprofondare
e mandare a picco le valutazioni degli attivi.
Previsioni più difficili a causa delle discrepanze nella crescita
Negli scorsi 18 mesi l’accelerazione sostenuta
dagli stimoli fiscali ha permesso agli Stati Uniti
di essere il motore della crescita tra i Paesi
del G7. L’impatto di tali misure si sta tuttavia
dissipando e aumentano di conseguenza le
probabilità di sorprese al ribasso. Negli ultimi
mesi del 2018 sono giunte notizie incoraggianti
per l’economia americana. Nonostante una
domanda dei consumatori in ripresa, la spesa in
conto capitale non è ripartita; questo suggerisce
che un ribasso ciclico è ora inevitabile. A
nostro parere, è improbabile che i timori di un
surriscaldamento economico e le conseguenti
pressioni inflazionistiche spingano la Fed ad
accelerare il ciclo di inasprimento. Potrebbero
tuttavia essere approvate le agevolazioni
fiscali per la classe media volute da Trump.
Per quanto i segnali di rallentamento siano
inequivocabili, la crescita statunitense appare
«miracolosamente» solida: è quindi probabile
che l’espansione prosegua almeno nel 2019.
Rispetto allo scorso anno, tuttavia, le favorevoli
prospettive di crescita integrano un crescente
grado di incertezza, soprattutto nell’Unione
europea e in Cina. Da un lato queste cruciali
economie dovrebbero essere sostenute da
minori tassi d’interesse e valute più deboli.
Dall’altro i rischi geopolitici, come la Brexit e
le tensioni commerciali, hanno però causato il
declino di questi modelli economici aperti.
Prospettive 201926
Cosa accadrà in futuro è tanto chiaro quasi
quanto lo era il giorno dopo il referendum. I
mercati tendono a orientarsi verso lo scenario
maggiormente probabile (e proprio per questo
faticano a prevedere eventi imprevisti), ossia
quello di una Brexit «soft». Tuttavia, alla luce
dei lenti progressi, nonché del fatto che le parti
non sembrano disposte a fare passi indietro, per
noi è difficile immaginare un esito diverso da
una Brexit «hard». A prescindere dal risultato,
l’incertezza continuerà a frenare la performance
economica del Regno Unito. Per quanto
l’economia britannica abbia messo a segno
un forte recupero dopo un primo trimestre
sottotono, la fragile attività commerciale e i
deboli investimenti pesano ancora sulla crescita.
Inoltre, i risparmi delle famiglie su livelli
storicamente bassi limitano i consumi,
nonostante salari e stipendi evidenzino aumenti
superiori alla media grazie a un mercato del
lavoro rigido. I timori di un crollo economico
post-Brexit si sono rivelati privi di fondamento,
ma più a lungo persiste l’incertezza e maggiori
saranno le ripercussioni sull’attività. Malgrado
una sterlina fiacca e una solida espansione
globale, il Regno Unito è in ritardo rispetto
alla UE sul fronte della crescita. Secondo
stime conservative (fermo restando che le
previsioni variano enormemente), in assenza di
un accordo il PIL britannico si contrarrà dell’1%
nei prossimi 15 anni mentre, nell’immediato,
è probabile che l'economia nazionale entri
in recessione già dopo il mese di marzo.
Il protezionismo ha inoltre stravolto le prospettive per molti mercati emergenti, in particolare quelli con elevati debiti denominati in USD.
La debolezza dei mercati emergenti, che
dipende in larga misura ma non esclusivamente
dalla Cina, è dannosa sia per l’Europa sia per gli
Stati Uniti, visto il volume degli scambi con le
economie sviluppate.
La Brexit rimane un’enorme incognita
Il processo di separazione tra Regno Unito
e Unione europea si è rivelato complesso,
generando grande confusione a livello politico.
Molto probabilmente le parti rilasce-ranno, prima che venga pubblicato il presente documento, una dichiarazione tesa a definire i loro rapporti dopo il mese di marzo, rendendo pertanto la nostra analisi obsoleta.
Cosa seguire nel 2019
Il periodo di transizione decorre dal 29
marzo, il giorno in cui il Regno Unito uscirà
dall’Unione, e dovrebbe protrarsi come minimo
fino al 2020. In tale lasso di tempo, le parti
negozieranno la seconda fase della Brexit,
incentrata sulle future relazioni commerciali.
Questa costante incertezza graverà
ulteriormente sulla performance economica.
Secondo i funzionari britannici ed europei,
l’intesa è cosa fatta per oltre il 90%. Tra
gli aspetti ancora da definire vi sono le
modalità dei futuri accordi commerciali e
una soluzione al problema del confine tra
Irlanda del Nord e Repubblica d'Irlanda,
che dovrà restare aperto qualora il Regno
Unito abbandoni l’unione doganale. Si tratta di
questioni complesse, che scaldano gli animi.
Alla luce delle attuali informazioni, è necessario
che venga raggiunto un accordo entro i primi
di gennaio, in modo tale che il Parlamento
britannico e quello europeo abbiano il tempo
per approvarlo. In assenza di un’intesa, a marzo
lo scenario più temuto diverrà una certezza.
IMM GBP Positioning
80 000
0
20 000
40 000
60 000
-120 000
-100 000
-80 000
-60 000
-40 000
-20 000
2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
L’ottimismo su un accordo cresce, ma parte da livelli bassi
Prospettive 201928
L’Italia fa parlare molto di sé, ma non rappresenta una vera minaccia per l’UE
L’Italia resterà una fonte di volatilità ma, a
parte un costante interesse mediatico, non ci
aspettiamo stravolgimenti su questo fronte. La
nostra tesi di fondo continua a indicare un’Europa
che procede verso una maggiore unificazione
(con o senza il sostegno dei cittadini).Per
tale motivo, è improbabile che il rischio
idiosincratico proveniente da un singolo Paese
metta a rischio la solidità europea. Nonostante
le obiezioni avanzate da Bruxelles, il governo
anti-establishment italiano intende rilanciare
la crescita con un ambizioso piano di stimoli
fiscali che, secondo le attese, dovrebbe portare
il debito pubblico al 2.4% del PIL. Un dato che
ci induce a scontare un crescente premio di
rischio. Innanzi tutto, dubitiamo che i mercati
diano un’eccessiva importanza ai deficit, vista la
disponibilità di salvataggi da parte della UE (si
pensi alla Grecia nel 2010). In secondo luogo,
per quanto il rapporto tra debito e PIL italiano
raggiunga la mirabolante cifra del 170%, se si
considera l’Unione europea nella sua interezza
tale coefficiente scende ad appena l’81%. L’Italia
non metterà quindi a repentaglio la sicurezza
della UE. Infine, eccetto il crescente debito
pubblico ormai tristemente noto, il traballante
settore bancario e la scarsa competitività,
emergono anche note positive. L’Italia presenta
infatti un avanzo commerciale e il debito
esterno netto è solo moderatamente negativo,
mentre il deficit pubblico in essere è detenuto
internamente. I recenti sviluppi sono gestibili.
I rendimenti obbligazionari si attestano su livelli molto inferiori rispetto ai picchi raggiunti durante la crisi europea e dovrebbero calare ulteriormente, poiché le probabilità di un’uscita dell’Italia dall’eurozona permangono basse (Roma è stata molto chiara al riguardo).
Moody’s ha declassato il rating nazionale,
mentre S&P lo ha mantenuto invariato a BBB
(con outlook negativo) e questo consente alla
BCE di continuare ad acquistare debito pubblico
italiano. È improbabile che la bocciatura del
bilancio, per la prima volta nella sua storia,
spinga l’Italia a fare un passo indietro; toni più
concilianti e contabilità creativa dovrebbero al
contrario allentare le pressioni, permettendo a
entrambe le parti di salvare la faccia. Riteniamo
poco credibile un deterioramento della
situazione italiana tale da rendere necessario
un salvataggio o uno scenario in cui saranno
i mercati finanziari a dettare le politiche.
Cosa seguire nel 2019
La nostra tesi di fondo continua a indicare un’Europa che procede verso una maggiore unificazione (con o senza il sostegno dei cittadini).
EURUSD BTP / Bund Spread
1.26
1.24
1.2
1.22
1.18
1.16
1.14
1.1
1.12
0
-0.5
-1.5
-1
-2.5
-2
-3.5
-3
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec
I bassi rendimenti tedeschi e quelli elevati italiani pesano sull’euro
Prospettive 201930
Quali rischi ci fanno perdere il sonno?
Rischio geopolitico
Gli indicatori correlati al rischio geopolitico
segnalano tutti una situazione di allerta poiché,
in questa fase successiva alla guerra fredda
segnata dall’avvento del cosiddetto «Nuovo
ordine mondiale», nulla è più come prima. I
timori incidono direttamente sulla fiducia sia
delle famiglie sia delle aziende che, a sua volta,
frena la spesa e rallenta la crescita. Le iniziative
statunitensi negli scorsi due anni, tra cui il
ritiro dall’accordo sul nucleare iraniano, hanno
creato una spaccatura tra gli alleati storici. La
scelta della Cina di puntare su un’integrazione
economica regionale sta facendo vacillare
una relazione un tempo salda. Italia e Regno
Unito rappresentano due mine vaganti e, di
conseguenza, le tensioni in Europa si sono
intensificate. Il crescente nazionalismo e
un’aspra retorica sovranista fanno emergere
rischi sia a livello nazionale che globale.
Diffusione della guerra commerciale
L’offensiva del presidente americano Donald
Trump contro il libero scambio si è estesa
a macchia d’olio, danneggiando in modo
permanente i rapporti con concorrenti e
alleati storici. Cina e Stati Uniti si sono per
ora dati battaglia sul terreno dei dazi, ma la
situazione potrebbe ben presto degenerare.
Al momento la scena commerciale è dominata
dagli Stati Uniti, ma altri Paesi potrebbero
rapidamente seguirne l’esempio e adottare
lo stesso modello protezionistico.
Caduta libera dei mercati finanziari
Le azioni hanno retto sorprendentemente
bene nonostante il rischio commerciale.
Questa tenuta è ascrivibile a condizioni
finanziarie ancora positive e utili robusti.
Un indebolimento appena più marcato
della domanda potrebbe tuttavia tradursi
agevolmente in una stagflazione o recessione
(uno scenario molto probabile negli Stati Uniti
nel quarto trimestre del 2019), con conseguenti
ripercussioni negative sugli elevati livelli di
redditività e utili aziendali. Anche il ruolo
della politica attuata dalle banche centrali è
di primaria importanza. Senza dare troppo
nell’occhio, gli istituti centrali hanno smesso
di stampare nuove banconote o iniziato a
distruggere denaro. Per la BCE e la Banca del
Giappone questo segna la fine del quantitative
easing, mentre per la Fed e la Banca
d’Inghilterra significa l’avvio di un inasprimento
1
2
3
Cosa seguire nel 2019
quantitativo. Riteniamo che il ritmo della
«normalizzazione» avrà profonde conseguenze
sulle quotazioni azionarie. Nonostante il
calo controllato di fine ottobre e novembre,
è ancora possibile una marcata correzione
(ribasso superiore al 20%). La correlazione
tra i mercati globali è stata dimostrata da una
flessione sui mercati emergenti e in Europa.
4
Fed Fund Futures OISFOMC DOTS Median
3.4
3.2
2.8
3
2.4
2.6
2
2.2
2018 20202019 2021 Longer forecast
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
Divergenza di opinioni sulla strada della Fed
Passo falso della Fed
Gli attuali dati statunitensi pongono più di un
problema per i membri della banca centrale
americana. Non vorremmo quindi essere al loro
posto. Il cammino è ora costellato di insidie,
con la Fed chiamata a gestire le conseguenze
della guerra commerciale condotta da Trump,
gli effetti inflazionistici associati agli stimoli
fiscali e le minacce alla sua indipendenza.
L’istituto potrebbe dover operare una scelta
difficile. Considerando la crescente inflazione
e gli effetti ritardati degli scambi commerciali
sulla domanda, la Fed potrebbe avere sbagliato
i calcoli. Con i mercati finanziari che prevedono
un rallentamento globale, gli aumenti dei
tassi risulterebbero quindi destabilizzanti.
Prospettive 201932
«Hard Landing» della Cina
A nostro parere, la crescita del PIL cinese si
attesterà tra il 4.5% e il 5.0%, valori in linea
con uno scenario di «atterraggio duro». Con
i responsabili delle politiche cinesi incapaci
di trovare un metodo di rallentamento
opportuno (passare da una crescita più
rapida a una maggiormente sostenibile), il
Paese rischia di ritrovarsi alle prese con una
riduzione della domanda per le importazioni,
un calo della spesa per gli investimenti
e una brusca correzione dei prezzi delle
materie prime. Una decelerazione di tale
portata avrebbe un impatto significativo
sulla catena di fornitura globale. Le ricadute
di un rallentamento prolungato sarebbero
pesanti soprattutto in uno Stato come la
Cina, che rappresenta un volume compreso
tra il 10% e il 25% delle esportazioni e si
distingue per ingenti investimenti diretti
esteri effettuati da soggetti privati. La debole
domanda delle nazioni asiatiche avrebbe
ovviamente conseguenze in tutto il mondo.
5
THB QAR
IDR EGP
HRK NGN
CZK AOA
PLN ETB
RUB MAD
TRY KES
CNY UAH ZAR
HKD HUF BRL
INR RON CLP
MMK ISL PEN
PHP KWD MXN
SGD SAR
KRW AED
2
3
4
0.40-0.20 -0.10 0.10 0.20 0.300
5
6
7
8
%
9
Growth Rate Change % (2019–2020)Source: Swissquote Bank, Bloomberg
1
Momentum dei mercati emergenti nei prossimi due anni
Cosa seguire nel 2019
Anche la sicurezza petrolifera della Cina sta
generando tensioni nel Mar Cinese Meridionale.
Infine, la teoria del «Picco della domanda»
sta riprendono quota; questo senza contare
che, rispetto al passato, le economie orientate
ai servizi dipendono in misura minore dal
petrolio e le energie rinnovabili stanno
guadagnando terreno. I prezzi del petrolio
hanno un effetto immediato e profondo
sulla crescita e le previsioni dovranno
quindi essere adeguate di conseguenza.
Volatilità del greggio
I fattori correlati all’offerta continueranno a
essere determinanti per il prezzo del petrolio.
Con un’offerta elevata sostenuta dagli
Stati Uniti, divenuti il maggiore produttore
mondiale, l’OPEC ha perso ulteriore influenza
nonostante abbia proceduto a tagli significativi.
Eventuali incrementi della domanda sono
rapidamente coperti. Una parte consistente
del petrolio proviene tuttavia da regioni
interessate da conflitti, il che aumenta la
probabilità di un repentino calo dell’offerta.
6
Brent Crude WTI Crude Oil 3 Mouths Implied Volatility
Price
120
80
100
60
20
40
0
60
50
40
30
20
10
0
2014 20162015 20182017
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
La volatilità dei prezzi del petrolio rende difficile fare previsioni
Prospettive 201934
USALa crescita torna alla realtà
Con il 2019 ormai alle porte, l’economia americana avanza su tutti i fronti nonostante la controversa amministrazione Trump. Il generalizzato slancio economico dovrebbe mettere al riparo il Paese da un brusco e inatteso rallentamento; dovremmo quindi assistere a una decelerazione controllata in una fase avanzata del ciclo. I solidi fondamentali non rendono tuttavia gli Stati Uniti completamente immuni da errori a livello di politica, divenuti il principale rischio per le prospettive globali. L’escalation delle tensioni commerciali e/o aumenti più rapidi dei tassi d’interesse, principalmente imputabili all’impatto sintetico degli stimoli fiscali, potrebbero mettere fine a questo periodo positivo.
Crescita
I consumi privati restano il principale motore
della crescita, un fattore positivo considerando
il rischio in aumento. I tagli fiscali e la maggiore
spesa hanno sostenuto la crescita dal quarto
trimestre del 2017. Gli investimenti aziendali
nel settore sono stati trainati dagli stimoli fiscali
e da prezzi energetici in aumento. Anche se la
dinamica permane robusta, il picco del ciclo si
è registrato molto probabilmente nel secondo
trimestre. Con il venire meno dell’impatto
ritardato dei tagli fiscali e i prezzi del petrolio
in calo, le tensioni commerciali e un dollaro
USA solido peseranno sulla competitività
delle esportazioni, indicando un moderato
rallentamento. La domanda interna continua
tuttavia a brillare e dovrebbe sostenere ancora
l’economia statunitense. Grazie a un mercato
del lavoro molto rigido, le previsioni indicano
una progressione dei consumi privati pari al
2.6%. La disoccupazione è calata ai livelli più
bassi dal 1969 e si registra un incremento
dell’occupazione in molteplici settori. Anche
la crescita degli stipendi risulta positiva e
si traduce in ulteriore spesa al consumo.
Inflazione
L’inflazione non è scomparsa, come annunciato
in modo troppo prematuro; è semplicemente
in ritardo. Nel 2018 il contesto inflazionistico
ha continuato a migliorare, con le pressioni
sugli stipendi che ora sospingono l’inflazione
verso l’alto. L’indicatore per l’inflazione
privilegiato dalla Fed si attesta da marzo su
livelli prossimi all’obiettivo del 2%. L’inflazione
dovrebbe oscillare intorno al 2.1%, con le
pressioni allentate da un’economia in fase
di raffreddamento. Gli stipendi tenderanno
però verso l’alto, spingendo la Fed a
proseguire il suo ciclo di inasprimento.
Cosa seguire nel 2019
Fed tightening
cycle
Fed tightening
cycle
30Y Mortgage Interest Rate (lhs) Building Permits (in Mln – rhs)
7.5
Yield
6.5
7
5.5
6
5
4.5
4
3
3.5
2.5
Permits
2.3
1.7
1.9
2.1
1.3
1.5
0.9
1.1
0.5
0.7
2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
I tassi elevati rallentano l’edilizia
Prospettive 201936
Politica monetaria
La Federal Reserve continuerà a inasprire la sua
politica monetaria per mantenere il tasso d’infla-
zione in linea con l’obiettivo del 2%. La crescente
volatilità sui mercati globali, in parte imputabile alle
aspettative di politica monetaria, non ha impedito
alla Fed di mantenere una posizione aggressiva. È
importante sottolineare che, nonostante le con-
troverse critiche di Donald Trump, la banca cen-
trale americana ha continuato a dimostrare la sua
indipendenza. I tassi d’interesse inizieranno l’anno
in un range compreso tra il 2.25% e il 2.50%. Nel
2019 abbiamo previsto due innalzamenti di 25 pb
ciascuno. In base alle più recenti proiezioni del Fe-
deral Open Market Committee, il tasso dei Federal
Fund raggiungerà probabilmente il suo picco tra il
3.25% e il 3.5%.
Le condizioni monetarie permangono accomo-
danti e, negli ultimi mesi del 2019, l’andamento
più ripido dei tassi d’interesse rischia di indebolire
l’economia. I maggiori tassi d’interesse e un bilan-
cio più leggero mettono tuttavia a disposizione
della Fed un numero più ampio di strumenti per
affrontare la prossima recessione economica.
I maggiori tassi d’interesse e un bilancio più leggero
mettono tuttavia a disposizione della Fed un numero
più ampio di strumenti per affrontare la prossima re-
cessione economica. Per quanto i mercati tendano a
concentrarsi sui tassi d’interesse, la riduzione del bi-
lancio sarà un fattore da monitorare attentamente. Il
nome ufficiale di questa stretta monetaria o inaspri-
mento quantitativo è «normalizzazione di bilancio».
Il bilancio ammonta attualmente a USD 4’140’000
miliardi e, negli ultimi 13 mesi, è calato di USD 360
miliardi, una cifra impressionante. Ogni mese fino al
2020 si prevedono ulteriori tagli per USD 50 miliardi.
Secondo le stime degli analisti, una riduzione del
bilancio pari a USD 600 miliardi equivale all’incirca
ad aumentare dell’1.0% il tasso dei Fed Fund. Oltre
agli innalzamenti dei tassi pari al 3.5% nel periodo
2015-2020, occorre considerare un ulteriore 3.0%
di aumenti impliciti nell’ambito dell’inasprimento
quantitativo. Alla luce di questi dati, il rischio che si
proceda alla riduzione del bilancio in modo ecces-
sivamente aggressivo e, di conseguenza, che i tassi
vengano aumentati in maniera troppo rapida risulta
maggiore. L’ipotesi che l’economia statunitense sia
in grado di reggere innalzamenti dei tassi con una
crescita più lenta della massa monetaria rappresenta
un radicale cambiamento nel modo di pensare della
Fed. La recente fase rialzista che ha interessato le
obbligazioni, con una diminuzione simultanea di
rendimenti e premi di rischio, è in parte ascrivibile
al quantitative easing. I vasti programmi finalizza-
ti all’acquisto di obbligazioni hanno costretto gli
investitori a prediligere la qualità e, di conseguenza,
gran parte delle classi di attivi ha registrato elevate
performance. In realtà sarebbe dovuto accadere
l’esatto contrario, con rendimenti in ascesa e spread
in ampliamento. Finora i maggiori tassi d’interesse
sono risultati gestibili, ma il rischio che si verifichi
un’impennata dei rendimenti nella parte anteriore
12
8
10
4
6
0
2
Fed Balance Sheet Reserve as % of GDP
Fed M2 Money Supply YoY (rhs)
30
20
25
15
10
0
5
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016 2018
Il ritmo con il quale la Fed ridurrà il suo bilancio inciderà in modo significativo sui tassi
Cosa seguire nel 2019
della curva è in aumento. L’incremento di offerta e
premi di rischio, che integrano un’inflazione in pa-
rabola ascendente, potrebbe a sua volta sospingere
velocemente i rendimenti verso l’alto, soprattutto in
un contesto segnato da una riduzione del bilancio.
La politica fiscale, il «cavallo di battaglia» di Trump,
genera pressioni opposte e non fa altro che gettare
benzina su un’economia già infuocata. Riduce inoltre
il numero di strumenti disponibili per stimolare la
crescita qualora la fase avanzata del ciclo si tramu-
tasse in una recessione. La solida crescita economi-
ca, la bassa disoccupazione e i mercati azionari in ri-
alzo hanno contribuito a ridurre il deficit di bilancio; i
massicci tagli fiscali introdotti da Trump e la crescen-
te spesa pubblica lo stanno tuttavia aumentando. Gli
stimoli fiscali hanno accelerato la crescita del PIL,
ma non a un livello sufficiente per mantenere il debi-
to sotto controllo, con aspettative di un suo amplia-
mento al 4.5% del PIL nel 2018. Inoltre, l’espansiva
politica di bilancio sta generando pressioni inflazio-
nistiche, che spingono a loro volta la Fed ad agire in
modo più aggressivo e compensano marginalmente
l’impatto positivo sul PIL. Con meno margini di
manovra a livello fiscale e livelli di indebitamento più
elevati, gli strumenti a disposizione del governo per
sostenere l’economia si sono ridotti, il che potrebbe
significare una recessione economica più profonda.
Incognita
Anche se le prospettive economiche restano positi-
ve, le politiche di bilancio, monetarie e commerciali
non coordinate ma integrate aumentano le pro-
babilità di passi falsi. Pur non avendo ottenuto una
vittoria schiacciante, alle elezioni di metà mandato
i democratici sono riusciti a conquistare la Came-
ra dei rappresentanti. È probabile che lo scontro
politico sarà segnato da toni sempre più accesi,
ma ora i democratici sono in grado di controllare il
Yield
Spread (SPX – UST)
6
7
4
5
2
3
0
1
-2
-1
-4
-3
1997 2000 2003 2006 2009 2012 2015 2018
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
Le azioni costano poco meno delle obbligazioni
presidente Trump, che finora ha agito indisturbato.
A nostro parere, la vera sfida inizierà nel 2020. Oltre
a contrastare alcuni punti dell’agenda politica di
Trump, i democratici insisteranno su cambiamenti
graduali e ampiamente condivisi. Si prevede che
sfrutteranno la nuova maggioranza per esercitare i
poteri di supervisione sul Congresso. Potrebbero ri-
chiedere le dichiarazioni fiscali del presidente (molto
probabile secondo noi), citare in giudizio i membri
del suo esecutivo e condurre indagini sui presunti
legami con la Russia. Potrebbero anche bloccare
le misure reputate prioritarie da Trump, che si tratti
di finanziare la costruzione di un muro al confine
con il Messico o tagliare i programmi di welfare.
La politica commerciale resta il principale rischio per
le prospettive statunitensi e globali. I dazi introdot-
ti di recente stanno già incidendo negativamente
sulle esportazioni. Per quanto l’accordo USMCA
riduca i rischi associati a Messico e Canada, sono
riaffiorati i contrasti con UE e Svizzera. Relativa-
mente alla Cina, sulla quale si concentra gran parte
dell’attenzione, permane il rischio di ritorsioni ed
escalation. L’introduzione di misure commerciali
dimostra che, se vengono presi di mira determi-
nati settori come tecnologia e agricoltura, è pos-
sibile danneggiare singoli indicatori o società.
Prospettive 201938
Eurozona Le voci relative a un crollo politico ed economico sono esagerate
Nonostante un marcato deterioramento a fine anno, i fondamentali dell’eurozona restano discreti e sono favoriti da un mix di politica accomodante e valuta più debole. Con le elezioni parlamentari europee, la Brexit e le solite minacce nazionali, i rischi che potrebbero mandare in frantumi l’esperimento comunitario restano tuttavia elevati. Il commercio globale ha sostenuto in modo determinante l’economia europea, ma nubi scure si addensano all’orizzonte. Le turbolenze sono anche sinonimo di opportunità e l’Europa gode di una posizione privilegiata per colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti. I responsabili delle politiche devono tuttavia garantire il raggiungimento degli obiettivi interni e sviluppare, al contempo, i rapporti internazionali. Un’impresa non certo facile.
Crescita
Nel secondo semestre l’eurozona è apparsa in
grande difficoltà. Alla base di questa dinamica
negativa vi sono stati eventi occasionali, quali
condizioni meteorologiche avverse e scioperi.
L’indebolimento dell’indicatore per il sentiment
europeo e del PMI composito osservato
negli scorsi mesi indica che il ritmo della
crescita rallenterà per un periodo più lungo. Il
commercio con l’estero è stato il settore più
duramente colpito, con mediocri esportazioni
nette che hanno depresso la crescita. Il calo dei
settori esterni ha contratto l’espansione del PIL
di circa lo 0.7%, con il dato per il 2018 che si
è attestato all’1.9%. La debolezza dei mercati
emergenti ha avuto un impatto asimmetrico sul
commercio europeo. Riteniamo che lo shock
commerciale provocato da Trump e dalla sua
politica fatta di tweet abbia colto il mondo di
sorpresa, ma i suoi effetti si dissiperanno nei
prossimi trimestri. Inoltre, il deprezzamento
dell’euro è risultato particolarmente benefico
per la crescita europea. Il tasso di cambio reale
effettivo della moneta unica è attualmente
in calo. Nei trimestri a venire è probabile
che la crescita torni ad accelerare. Nel 2019
dovremmo assistere a una lieve contrazione del
suddetto tasso sopra la media (1.8%), a patto
che i rischi interni (hard Brexit, bilancio italiano,
elezioni europee) restino sotto controllo. I
finanziamenti bancari sono ulteriormente
aumentati nel 2018, rimanendo tuttavia su livelli
prossimi a minimi storici; questo suggerisce
che basterebbe un moderato miglioramento
(sospinto da maggiori prezzi immobiliari, solide
Cosa seguire nel 2019
Euro data surprise index EURUSD 1 year risk reversal
150
100
50
0
-100
-50
-150
1
0.5
-1
-0.5
0
-2
-1.5
-3
-2.5
2016 2017 2018
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
I dati dell’UE hanno ampio margine per riservare sorprese positive
prospettive reddituali e ridotti tassi d’interesse)
per sostenere l’attività economica. Nonostante
problematiche che occupano le prime pagine
dei giornali, a nostro parere i rischi non sono
eccessivi. Se l’Europa riuscisse a mantenere
una certa stabilità (e in assenza di un’escalation
delle tensioni commerciali), questo tasso di
espansione consentirà di ridurre ulteriormente
la disoccupazione e favorire un nuovo rialzo
dell’inflazione core. L’incremento dei posti di
lavoro e una più rapida crescita degli stipendi,
che a luglio ha raggiunto un massimo dal 2009
(2.2% su base annua), denotano una spesa delle
famiglie più alta, il cui recupero è solo nelle
fasi iniziali. La domanda interna, il principale
motore di crescita nel 2018, potrebbe
rappresentare il fattore di svolta nel 2019.
Prospettive 201940
Politica
Non lasciatevi ingannare: la normalizzazione
rientra nei piani della BCE. Draghi & Co sono
consapevoli dei rischi insiti in una politica
ultra-accomodante qualora l’economia dell’eu-
rozona abbia bisogno di sostegno. Questo fatto
prevarrà su piccole divergenze a livello di dati
o su commenti utili soltanto per fare notizia. Il
motto per l’anno potrebbe essere «Giudicate
la BCE per quello che fa e non per quello che
dice». La Banca centrale europea ha interrotto
gli acquisti mensili nell’ambito del suo program-
ma di stimoli monetari straordinari. L’istituto di
Francoforte reinvestirà tuttavia i capitali dei titoli
giunti a scadenza, salvaguardando la liquidità e
preservando un «elevato livello di allentamento
monetario». Il Consiglio direttivo ha lasciato
chiaramente intendere che i tassi di riferimento
resteranno sugli attuali livelli fino all’estate del
2019. Riteniamo, pertanto, che il primo aumento
di 20 pb dovrebbe essere effettuato a settem-
bre 2019 (e riguarderà anche i tassi refi e di rifi-
nanziamento marginale), con i tassi sui depositi
che raggiungeranno lo 0.5% entro fine 2020.
Come affermato in precedenza, la gestione del
bilancio avrà un ruolo determinante. È proba-
bile che i reinvestimenti annui risulteranno pari
a EUR 200 miliardi e, di conseguenza, la BCE
avrà tutte le carte in regola per gestire eventuali
innalzamenti dei tassi anche dopo la fine del QE.
L’andamento del tasso sui depositi si rivelerà più
di ogni altro un aspetto formale. A nostro parere,
servirebbe uno shock significativo (interruzione
degli aumenti da parte della Fed, hard Brexit o
crisi del credito in Italia) per spingere la BCE a
deviare dal suo processo di normalizzazione.
Inflazione
Le prospettive di una crescita in rallentamento
si tradurranno in un’inflazione stabile. L’attuale
ascesa dell’inflazione complessiva è imputabile
principalmente ai prezzi energetici, con un’infla-
zione core interessata soltanto da spostamenti
laterali. I minori prezzi del greggio dovrebbero
limitare l’inflazione a circa il 2.0% per gran
parte del 2019, con un lieve rallentamento a
fine anno causato da una minore crescita. Di
recente i prezzi del petrolio sono stati una
fonte primaria di inflazione; stando alle nostre
previsioni, si attesteranno tra USD 60 e USD 65
al barile, un livello che probabilmente scon-
giurerà maggiori pressioni sui prezzi. L’infla-
zione core dovrebbe tuttavia risalire in modo
graduale, sostenuta da una migliore crescita
degli stipendi. Qualora quest’ultima doves-
se aumentare sensibilmente, soprattutto sul
mercato del lavoro tedesco caratterizzato da un
maggior grado di rigidità, l’inflazione potrebbe
salire più del previsto. I Paesi più indietro ma
con capacità disponibile quali Irlanda, Italia e
Spagna potrebbero conoscere una più rapida
crescita degli stipendi (in Francia, al contra-
rio, le riforme del lavoro previste fungeranno
da freno). Nel 2019 e 2020 l’inflazione core
dovrebbe attestarsi rispettivamente all’1.5% e
all’1.6%. Affinché le nostre previsioni si riveli-
no corrette (inflazione in linea con gli obiettivi
definiti, su livelli «inferiori ma prossimi al 2%
sul medio termine»), sarà sufficiente che la BCE
prosegua il suo processo di normalizzazione.
Cosa seguire nel 2019
Incognita
Gli impatti nefasti del protezionismo
sull’eurozona sono stati adeguatamente
descritti. A preoccuparci non è tanto l’impatto
diretto sull’Europa (dazi statunitensi sulle
importazioni di acciaio e alluminio) quanto le
ricadute causate da una crescita più debole
sui mercati emergenti. L’incontro tra Donald
Trump e Jean-Claude Juncker ha scongiurato
un’ulteriore escalation e lasciato intendere
che le dimensioni dell’Europa contano nei
negoziati. Sui mercati emergenti, caratterizzati
da notevoli disavanzi delle partite correnti e un
elevato debito denominato in moneta estera,
le valute locali hanno subito nette flessioni e
si assisterà probabilmente a un rallentamento
più marcato della crescita. Tali mercati faranno
fatica a difendersi dagli effetti collaterali
delle decisioni prese dalle superpotenze. Nel
secondo semestre del 2018 la controversa
politica di Trump ha penalizzato la crescita e i
mercati dei cambi nei paesi emergenti; questo
deterioramento ha trovato rapido riscontro nei
dati pubblicati in Europa, regione quest’ultima
le cui esportazioni dipendono da tali economie.
Continuiamo a ritenere che l’Europa si stia
avviando verso una maggiore integrazione
e che le sfide lungo questo percorso si
riveleranno di breve durata. Gli sviluppi in
Italia e l’impennata dei rendimenti hanno
tuttavia scosso la regione. La debole crescita
economica, l’elevato debito pubblico, un
settore bancario traballante con notevoli
livelli di indebitamento, uniti a un governo
anti-establishment (formato da Movimento 5
Stelle e Lega, rispettivamente una compagine
populista e un partito di estrema destra)
preannunciano una situazione volatile. La
crescita nazionale dal 2010, ossia dopo la crisi
finanziaria, è risultata debole (0.2% l’anno) e, di
conseguenza, gli italiani sono diventati il popolo
più euroscettico. Il nuovo governo populista
ha tuttavia precisato che la permanenza nella
UE e nell’UEM è fuori discussione. Il progetto
di bilancio varato dal governo dovrebbe
incrementare il deficit al 2.4% del PIL,
causando una dura reazione della Commissione
europea e dei mercati finanziari. I futuri eventi
dipenderanno dai punti di vista. Un rapporto
debito/PIL al 170% diverrà insostenibile e
metterà sotto pressione il settore bancario
(potenzialmente in tutta Europa, come
successo con la Grecia). Considerando
tuttavia il dato aggregato dell’eurozona, pari
all’81.6%, la situazione appare gestibile.
Forecast
Headline Core
4.5
4
3.5
3
2
2.5
1
1.5
0.5
-0.5
0
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
Il rallentamento dell’inflazione non cambierà la direzione di politica della BCE
Prospettive 201942
SVIZZERAIl futuro dipende da fattori esterni
La Svizzera, una piccola economia aperta situata sulle Alpi, è seriamente minacciata da due importanti rischi: il protezionismo commerciale e i negoziati sulla Brexit tra Regno Unito e Unione europea. Entrambi avranno un profondo impatto sull’econo-mia elvetica, ma il Paese non può far altro che attendere. La Svizzera sta attraversan-do una fase in bilico tra espansione e recessione; le minacce provenienti dall’estero e i timori di un raffreddamento globale stanno tuttavia iniziando a farsi sentire.
Crescita
In linea con l’Europa, la crescita svizzera sta
mostrando segni di cedimento dopo un periodo
segnato da una solida espansione. Il calo della
disoccupazione sta sostenendo i consumi,
mentre il deprezzamento del franco svizzero ha
sospinto le esportazioni verso l’alto. Il principale
barometro svizzero, il KOF, tende dall’inizio
dell’anno verso il basso, nonostante robusti dati
sul PIL favoriti da esportazioni record verso la
Cina, gli Stati Uniti e la Germania, che hanno
fatto salire il dato complessivo. La crescita delle
esportazioni potrebbe essere stata stimolata
in vista dell’introduzione di dazi. Inoltre, sul
PIL hanno influito positivamente importanti
eventi sportivi, ma le previsioni dipendono
realmente da cosa succederà al di fuori dei
confini nazionali. Salvo in caso di shock,
si prevede un rallentamento della crescita
all’1.8% rispetto al solido 3.0% del 2018.
Inflazione
I maggiori prezzi energetici, il franco più debole, le
importazioni più costose e una robusta crescita eco-
nomica hanno provocato, negli scorsi due anni, un
incremento dell'inflazione. Nonostante un’economia
in salute, le prospettive per l’inflazione permangono
modeste. L’inflazione dei prezzi al consumo si attesta
sopra l’1.1%, il livello più alto dal 2011. L’inflazione core
ha dovuto fronteggiare un contesto più impegnativo
e, per gran parte del 2018, ha subito una decelerazio-
ne. Non intravediamo sostanziali miglioramenti per il
contesto inflazionistico, con l’inflazione complessiva che
resterà ferma intorno all’1%, soprattutto se le nostre
previsioni di minori prezzi energetici dovessero rivelarsi
corrette, e l’inflazione core in lieve aumento nel 2019
rispetto all’attuale 0.6%. In altre economie avanzate la
crescita degli stipendi resta fragile e limita le pressioni
sui prezzi. Un tasso d’inflazione dell’1% è tuttavia in
linea con l’obiettivo definito dalla SNB. Infine, durante
i periodi di stress in Europa, il CHF aumenta di valore.
Considerando le aspettative di rischi nel primo semestre
del 2019 provenienti soprattutto dall’Europa, è pro-
babile che il franco svizzero benefici del suo status di
bene rifugio, apprezzandosi e limitando le forti pres-
sioni sui prezzi. La SNB presterà particolare attenzione
agli sviluppi del franco e ai suoi effetti sull’inflazione.
Cosa seguire nel 2019
PMI (Left) KOF (Right)Source: Swissquote Bank, Bloomberg
70
60
65
45
50
55
40
115
110
105
100
95
90
85
2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018
Expansion
Contraction
Segnali di un prossimo rallentamento della crescita
Prospettive 201944
Politica monetaria
La SNB è attualmente soddisfatta della sua poli-
tica e non ha fretta di modificarla. Anche i relativi
commenti permangono statici. L’inflazione oscilla
al momento su livelli prossimi alla sua media sto-
rica e le prospettive di crescita appaiono positive.
Le previsioni sull’inflazione formulate dalla SNB
(2% entro metà 2021) lasciano intendere che
il processo di normalizzazione sarà avviato nel
2019. Le prospettive sui cambi, l’aspetto di mag-
giore interesse per la SNB, restano contrastanti. I
rischi esterni, quali Italia, Brexit, elezioni del parla-
mento europeo e tensioni commerciali regionali,
potrebbero spingere rapidamente gli investitori
verso il porto sicuro elvetico. Aspetto fondamen-
tale per le decisioni della SNB, riteniamo attual-
mente che nessuno di questi scenari di rischio
raggiungerà livelli di crisi e non costringerà quindi
la BCE a posticipare la normalizzazione della poli-
tica monetaria. È importante ricordare che il fran-
co svizzero è sensibile ai rischi presenti in Europa,
che potrebbero causare afflussi in questa valuta
rifugio. Entro fine anno, tuttavia, gran parte di tali
eventi sarà solo un lontano ricordo e lascerà il po-
sto a un quadro chiaro per la volatilità sul mercato
dei cambi. A nostro parere, la SNB metterà mano
alla politica per la prima volta a dicembre (tre
mesi dopo la BCE), basando la sua decisione non
tanto sull’inflazione elvetica quanto sul ciclo di
innalzamenti della Banca centrale europea. Al pari
di altre economie avanzate, le azioni di politica
estreme adottate dalle banche centrali hanno
privato la SNB di alcuni strumenti per contrastare
un’ulteriore crisi o recessione economica. Nono-
stante un rapporto EUR/CHF in calo a 1.12, l’au-
mento di depositi a vista e bilancia dei pagamenti
indica che la SNB non ha agito sui mercati dei
cambi (l’ultimo intervento risale a metà 2017),
un passo in avanti verso la normalizzazione. Con
tassi di riferimento al -0.75% e un impressionante
bilancio pari al 120% del PIL, la sua capacità di
reagire attraverso stimoli monetari risulta limitata.
Il desiderio di normalizzare per ricaricare la sua
«potenza di fuoco» spingerà la SNB a riporta-
re in territorio positivo i tassi. Alla luce di tassi
crescenti in Europa, gli spread scongiureranno
un eccessivo deprezzamento del rapporto EUR/
CHF. Ci auguriamo che tale rapporto superi la so-
glia dell’1.20, valore che consentirebbe alla SNB
di seguire l’esempio della BCE e innalzare i tassi.
L’inflazione tenderà verso la zona di comfort della BNS
SNB comfort zone
SNB remove the «floor»
Switzerland CPI
2
%
-2
-1.5
-1
-0.5
0
0.5
1
1.5
2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
Cosa seguire nel 2019
Incognita
La Svizzera è particolarmente esposta all’esito
dei negoziati tra il Regno Unito e l’Unione
europea. Dopo che nel 1992 ha deciso di
restare fuori dalla UE, il Paese ha siglato
intricati accordi bilaterali con Bruxelles,
concordati nell’arco di due decenni. Anche la
relazione tra Svizzera e Regno Unito si basa
su accordi bilaterali tra il Paese elvetico e
l’Unione europea. Uno scenario di hard Brexit
metterebbe la parola fine a queste intese.
Anche nel caso di una Brexit soft, la Svizzera
non può negoziare i propri accordi commerciali,
doganali o per la libera circolazione delle
persone direttamente con il Regno Unito
fino a quando quest’ultimo non avrà trovato
un’intesa con la UE. La Svizzera è uno dei
maggiori partner commerciali del Regno
Unito e viceversa. Il Regno Unito è infatti il
quinto mercato estero per la Svizzera, con
esportazioni pari a oltre CHF 11 miliardi. Le
esportazioni britanniche in territorio elvetico
ammontano invece a CHF 28 miliardi. Sono
anni che, per ridurre al minimo eventuali
controversie commerciali, le parti organizzano
incontri informali, nell’ambito di quella che è
Nulla può tuttavia essere formalizzato senza il permesso della UE e, qualora i negoziati tra Europa e Regno Unito dovessero fallire, l’attuale situazione potrebbe radicalmente cambiare.
stata sapientemente denominata la strategia
«Mind the Gap». Nulla può tuttavia essere
formalizzato senza il permesso della UE e,
qualora i negoziati tra Europa e Regno Unito
dovessero fallire, l’attuale situazione potrebbe
radicalmente cambiare. Inoltre, la minaccia della
Brexit ha fatto emergere la necessità impellente
per la UE e la Svizzera di negoziare un accordo
quadro e mettere quindi nero su bianco la loro
relazione, sostituendo i 120 diversi trattati al
momento in vigore. Tale accordo risulterà più
restrittivo rispetto a quello attuale, in modo tale
che le relazioni tra Svizzera e Unione europea
fungano da deterrente per i Paesi intenzionati
a lasciare la UE. Stando a quanto emerso dagli
incontri, i negoziati sono giunti a una fase di
stallo ed è poco probabile che si raggiunga
un’intesa nel prossimo futuro. Non sorprende
che i disaccordi sulla libera circolazione delle
persone siano una questione cruciale. Uno
scenario di hard Brexit non solo si tradurrebbe
nella perdita di un importante partner
commerciale per la Svizzera, ma spingerebbe
anche la UE a introdurre requisiti più rigorosi
per accedere nuovamente al mercato unico.
German 2 yr / Swiss 2 yr yield spreadEURCHF CURNCY
1.2
1
0.8
0.6
0.2
0.4
0
-0.2
1.3
1.25
1.2
1.15
1.1
1.05
1
0.95
0.9
2014 2015 2016 2017 2018
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
Il rapporto tra tasso svizzero e tassi tedeschi conta
Supertrend 2019 alla ribalta
Un tema trainato dai consumi che offre allettanti opportunità
Pesca norvegese
Per la maggior parte delle società civili, il
salmone è diventato uno degli ingredienti
fondamentali per offrire esperienze gastronomiche
indimenticabili. Oltre alle ricche proprietà
nutritive e al fatto che la popolazione mondiale
dovrebbe arrivare a 8.1 miliardi di persone
entro il 2025, la crescente domanda di salmone
accentuerà necessariamente la rarità di questo
alimento, con conseguente pressione sui prezzi.
Per questi motivi, il premio di sovrapprezzo
per gli investimenti nella pesca del salmone
norvegese, riconosciuto per la sua elevata qualità
e richiesto in tutto il mondo, appare giustificato.
La crescita di questo fiorente settore è più veloce di quanto si pensi
CannabisTrend 1 Trend 2
Prospettive 201946
Altamente volatile per via del suo recente ingresso
nel mondo finanziario, il settore della cannabis
sta guadagnando terreno poiché molti operatori
importanti ne stanno valutando l’applicazione
nelle rispettive value chain. Oltre alle solide
proprietà medicinali ampiamente riconosciute dalla
comunità scientifica, la cannabis si sta facendo
largo anche nell’industria delle bevande, dove
grandi operatori del settore hanno investito in essa
per sfruttare il vantaggio di essere first-mover.
Dopo che il Canada ha legalizzato la cannabis
per uso ricreativo a ottobre del 2018, il settore
è destinato a espandersi ulteriormente poiché
gli operatori del settore si stanno preparando
alla riforma della legislazione nazionale.
Supertrend 2019 alla ribalta
Opportunità di investimento personalizzata concentrata su beni di consumo mirati
Consumi africani
L’Africa è uno dei continenti mondiali ad elevato
potenziale di crescita e, in quanto tale, mostra
dati sui consumi interessanti. In meno di un
decennio, il 40% della popolazione totale sarà
attiva e genererà reddito: questo significa che
l’Africa è pronta per fare il grande salto. Secondo
le stime, la popolazione attiva africana è destinata
a superare, per dimensioni, quella di India e
Cina in meno di dieci anni. Di conseguenza,
nonostante un rallentamento della spesa per
beni di consumo nel continente, dovuto in parte
alla svalutazione della moneta e al rallentamento
dei Paesi esportatori, la domanda di alimentari
e bevande rimane la categoria di consumo
principale nella spesa delle famiglie africane. Una
buona notizia per questo trend di investimento,
che si è dimostrato resiliente nel tempo.
Trend 3
Analisi delle criptovalute per il 2019
Per i criptoinvestitori è stato un anno difficile: le valutazioni del Bitcoin e degli altri attivi digitali non hanno fatto che scendere. Sul mercato delle criptovalute regna un clima alquanto diverso rispetto a un anno fa, quando gli investitori erano pronti a vendere tutto ciò che possedevano pur di comprare token delle più recenti start-up altamente dirompenti. La capitalizzazione di mercato complessiva ha raggiunto un picco di 822.8 miliardi di dollari (al 7 gennaio 2018, secondo coinmarketcap.com). Ai massimi, un singolo Bitcoin sarebbe costato circa 19’900 dollari, mentre per avere un Ether sarebbero serviti poco più di 1’500 dollari. Mentre scriviamo questo articolo invece, la capitalizzazione di mercato complessiva si attesta a poco più di 172 miliardi di dollari: i prezzi di Bitcoin ed Ether sono infatti crollati rispettivamente del 73% e 90%. Alla fine del terzo trimestre del 2018, il Bitcoin si era stabilizzato sopra quota 6’000 dollari, lasciando pensare che il peggio fosse ormai alle spalle e la ripresa alle porte. Non era così purtroppo: il Bitcoin ha ripreso la via del ribasso, scivolando lentamente verso i 5’000 dollari. Per Ethereum il quadro non è stato molto più roseo, poiché il prezzo dell’Ether è sceso a 150 dollari, il livello più basso da metà luglio dell'anno scorso. Globalmente, la capitalizzazione totale del mercato delle criptovalute ha continuato a sciogliersi come neve al sole e il calo non sembra prossimo ad arrestarsi.
Prospettive 201948Analisi delle criptovalute per il 2019
Dodici mesi fa si è cominciato a capire che la bol-
la, alla fine, sarebbe dovuta scoppiare. Non si sa-
peva, però, di quale portata sarebbe stata la cor-
rezione. Un 70% probabilmente? O forse l’80%?
Addirittura un 90%? Per avere un termine di
paragone, quando scoppiò la bolla delle dot.com,
il Nasdaq crollò del 78% e il mercato continuò ad
andare al ribasso per due anni e mezzo. Servi-
rono più di cinque anni per ridurre la perdita al
45%. Più di recente, gli investitori hanno dovuto
attendere che la Fed inondasse di liquidità i mer-
cati finanziari con il programma di quantitative
easing, prima di rivedere i massimi di marzo 2000.
Tanto la bolla delle dot.com, quanto quella delle
criptovalute illustrano alla perfezione la smania
speculativa legata alla tecnologia e all’innova-
zione. Entrambe sono state gonfiate da nuove e
promettenti tecnologie dirompenti, che all’epoca
era difficile valutare correttamente. A parte que-
sto aspetto, però, le due bolle non hanno molto
in comune. Il rally e la successiva correzione sono
durati anni per il Nasdaq, mentre per il Bitcoin,
e le criptovalute in generale, il lasso di tempo è
molto più breve: meno di un anno. Potremmo
dunque aspettarci lecitamente una rapida ripresa?
Niente di più incerto. Sarebbe pericoloso pensare
che le criptovalute si comportino alla stregua dei
titoli tecnologici. Tanto più se si considera che i
contesti normativi non hanno nulla in comune,
ma torneremo su questo aspetto più avanti.
La tecnologia blockchain è considerata rivoluzio-
naria e destinata a cambiare radicalmente molti
settori, dalle banche alla sanità fino alla gestione
della catena di fornitura. La domanda da porsi
oggi è: le criptovalute hanno una possibilità di
diventare il nuovo standard? Alla luce dei recenti
sviluppi, è chiaro che questo non succederà né da
un giorno all’altro, né nell’arco dei prossimi mesi,
perché il sentiero è irto di ostacoli. La regola-
mentazione, la resistenza al cambiamento e i
violenti movimenti di prezzo frenano l’adozione
di massa, ma la speranza è l’ultima a morire!
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
Oct. 2010: $0.06Jun. 2011: $29.6+49.233%
Nov. 2013: $1.137Jan. 2015: $183-84%
Jun. 2011: $29.6Nov. 2011: $2.05-93%
Jan. 2015: $183Dec. 2017: $18.675+10.104%
Dec. 2017: $18.675Nov. 2018: $3.663-80%
Nov. 2011: $2.05Nov. 2013: $1.137+55.365%
100 000
1 000
10 000
100
1
10
0.1
0
2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018
Una cripto-prospettiva – Il Bitcoin (Scala logaritmica)
Mar. 2000: $5.132Nov. 2002: $1.108-78%
Nov. 2007: $2.861Mar. 2009: $1.268-56%
Aug. 2008 QE bubble burst Or to be continued ?
March 2000:Dot-com bubble bursts
Jan. 1995: $743Mar. 2000: $5.132+590%
Oct. 2002: $1.108Nov. 2007: $2.861+158%
Mar. 2009: $1.268Aug. 2018: $8.133+541%
6 000
3 000
750
1 500
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
1995 1997 1999 2001 2003 2006 2008 2010 2012 2014 2016 2018
Dec. 2008:Fed starts QE
Prospettive 201950
La direzione è giusta
Affermare che non vi siano stati sviluppi positivi
nell’universo delle criptovalute l’anno scorso
sarebbe scorretto. Il quadro non è roseo, ma
la direzione è quella giusta. Per cominciare, va
detto che il lightning network si è fortemente
sviluppato nell’ultimo anno e ha registrato
una crescita esponenziale. Il numero di nodi
è salito da circa 50 a gennaio 2018 a circa
1’900 a fine novembre. Il numero di canali
ha superato la soglia di 11’000, mentre la
capacità totale della rete ha raggiunto 1.5
milioni di dollari (340 BTC). Ricordiamo che
il lightning network è nato per risolvere il
problema della scalabilità, creando uno strato
che si colloca al di sopra del Bitcoin. Facciamo
un piccolo esempio per capire come funziona:
due utenti effettuano spesso operazioni in
Bitcoin tra loro. Anziché inserire ogni singola
operazione sulla Blockchain, possono aprire
un canale di pagamento ed effettuare le
operazioni sul canale senza interagire ogni
volta con la Blockchain; alla fine, i due utenti
chiuderanno il canale e sulla Blockchain verrà
inserito il saldo netto in Bitcoin. Il lightning
network consente di aumentare sensibilmente
il numero di operazioni gestibili dal Bitcoin,
il che lo rende una soluzione economica
e veloce. È difficile dire se un giorno il
Bitcoin sarà adottato in massa, ma di sicuro
questo è un passo nella direzione giusta.
Le tecnologie innovative seguono schemi simili – Nasdaq (Scala logaritmica)
Analisi delle criptovalute per il 2019
Anche le imprese affermate stanno
abbracciando la tecnologia della Blockchain.
La Swiss Stock Exchange (SIX) ha annunciato
che lancerà una borsa digitale (SDX) a metà
2019, che opererà in parallelo rispetto
all’attuale piattaforma SIX. «La SIX Digital
Exchange sarà la prima infrastruttura di
mercato al mondo a offrire un servizio di
trading, regolamento e custodia end-to-end
pienamente integrato per gli attivi digitali»,
si legge sul sito web di SIX. Inoltre, la SIX
ha quotato il primo ETP (Exchange Traded
Product) in multi-criptovaluta alla fine del
2018. Dietro al nuovo prodotto, che sarà
scambiato con il ticker HODL sulla borsa di
SIX, c’è la start-up svizzera Amun AG, che
ha sede nella «crypto valley» di Zugo.
Nel mondo, la Australian Securities Exchange
(ASX) ha annunciato che implementerà
una soluzione basata sulla Blockchain in
sostituzione del Clearing House Electronic
Subregister System (CHESS), il sistema che
attualmente utilizza per elaborare le operazioni
azionarie. La data di lancio è stata posticipata
di un anno, per via dei timori degli azionisti sulla
finestra di implementazione, e attualmente è
prevista per aprile 2021. Pur essendo una buona
notizia, poiché mostra come l’atteggiamento
verso la Blockchain stia mutando, la soluzione
annunciata non contribuirà in alcun modo alla
diffusione democratica dell’uso del Bitcoin
o delle altre criptovalute. Il nuovo sistema
infatti sarà gestito su una rete privata a
concessione (ossia, ASX stabilirà chi potrà
convalidare le operazioni sulla rete).
Di conseguenza, i prezzi delle criptovalute
non subiranno alcuna pressione al rialzo.
Sull’altra sponda dell’Atlantico, la SEC (Security
and Exchange Commission) sta tenendo col
fiato sospeso la community delle criptovalute,
non avendo ancora approvato un ETF
(Exchange Traded Fund) in Bitcoin. Il lancio di
un ETF in Bitcoin in teoria attirerebbe molti
investitori e in particolare quelli istituzionali,
che finora si sono tenuti ben alla larga dalle
criptovalute visto il contesto di incertezza
normativa e insicurezza che le circonda. La
SEC ha respinto molte proposte di ETF lo
scorso anno e non sembra ancora pronta ad
approvarne uno. La tutela degli investitori è al
centro dei suoi pensieri e finché Jay Clayton
(Presidente della SEC) non sarà convinto che
gli investitori sono al riparo dal rischio di frode
e manipolazione del mercato, nessun ETF vedrà
la luce. Tuttavia, potrebbe essere ragionevole
aspettarsi un ETF in Bitcoin negli USA nel 2019.
Una delle notizie più calde dell’anno scorso è
arrivata dall’ICE (Intercontinental Exchange),
proprietaria della New York Stock Exchange e
di diverse altre borse valori in tutto il mondo,
che ha annunciato il lancio dell’ecosistema
Bakkt. Questo ambiente si prefigge di offrire
una piattaforma aperta comprensiva di diversi
servizi di criptovalute, che spaziano dal trading
al warehousing e arrivano fino alle soluzioni
di pagamento. L’idea principale alla base di
Bakkt è collegare l’infrastruttura di mercato
e commerciale esistente alla Blockchain.
Prospettive 201952
È un progetto ambizioso e non prevediamo
che venga rilasciato in soluzione unica nel
2019. La prima componente dell’offerta
Bakkt sarà sotto forma di futures in Bitcoin
fisici, che saranno quotati rispetto a USD,
GBP e EUR. Le aspettative sono elevate: si
prevede che la creazione di contratti futures
con consegna fisica spingerà al rialzo i prezzi
del Bitcoin, e di conseguenza l’intero mercato
delle criptovalute, contribuendo inoltre a
velocizzare l’adozione generalizzata.
C’è comunque ancora molta strada da fare
Tutte le grandi innovazioni incontrano sempre,
almeno all’inizio, una certa resistenza. Le
persone desiderano rimanere nella loro zona
di comfort e ogni genere di cambiamento
le spaventa. È più facile limitarsi a ciò
che già si conosce e si padroneggia. Nel
mondo delle imprese, le cose vanno un po’
diversamente. Certo, vi è una certa reticenza
al cambiamento, ma non solo perché lo si
teme. Le società destinate a essere scalzate
dalla DLT (distributed ledger technology, ossia
la tecnologia alla base del Bitcoin) cercano di
rallentarne l’adozione per guadagnare tempo.
Devono adattarsi. Di conseguenza, non stupisce
sentire i dirigenti delle società «che saranno
scalzate» sminuire le criptovalute, definire il
Bitcoin una truffa o uno schema di Ponzi, e
nel frattempo lavorare per migliorare il loro
modello di business mediante soluzioni basate
sulla Blockchain. Allo stesso tempo, le critiche
fanno bene perché consentono di individuare
con precisione gli aspetti da migliorare. E
sì, il Bitcoin e le criptovalute in generale
dovranno fare ancora parecchi passi avanti
prima di poter ambire all’adozione di massa.
Analisi delle criptovalute per il 2019
Uno dei primi elementi che saltano in mente è
la ripida curva di apprendimento. Diciamocelo,
al momento interagire con le criptovalute
non è facile. Gli investitori amanti della
tecnologia non hanno problemi a comprare,
conservare, negoziare e trasferire criptovalute
da un wallet a un altro. Sanno come e quando
passare da un hot storage a un cold storage.
Conoscono tutte le differenze in termini di
caratteristiche, pro e contro tra ETH, NEO,
ADA ed EOS e sanno come impostare un
nodo master per proteggere alcuni dei loro
coin dalla diluizione (inflazione). Per tutti
gli altri, la complessità è un motivo in più
per rifuggire dalle criptovalute. Il settore,
quindi, deve investire tempo per sviluppare
un’interfaccia utente adeguata e un’esperienza
utente intuitiva, nonché per semplificare la
comprensione globale della tecnologia.
Il secondo miglioramento necessario
riguarda uno degli aspetti più importanti: la
sicurezza. All’inizio le criptovalute non erano
bersagliate dagli hacker, perché il denaro
che circolava in questo universo era scarso.
Negli ultimi due anni le cose sono cambiate
drasticamente. La valutazione di mercato
complessiva è cresciuta esponenzialmente
e di pari passo l’interesse degli hacker per i
criptoattivi. Inoltre, con l’arrivo sul mercato di
nuovi utenti la conoscenza media è diminuita,
semplificando il lavoro degli hacker. Gli utenti
generici non sono gli unici obiettivi; anche
diverse borse di criptovalori sono state vittime
di attacchi lo scorso anno. Comunque sia,
anche quando gli hacker prendono di mira
le borse e riescono a sottrarre fondi, sono
sempre gli utenti finali a farne le spese.
C’è da dire poi che gli investitori occasionali
perdono i loro fondi anche senza il contributo
degli hacker. Uno degli errori più comuni,
infatti, è quello di smarrire l’accesso al proprio
wallet, hot o cold che sia, ossia perdere il
seed del wallet hardware (file keystore),
dimenticando la frase mnemonica o perdendo
semplicemente la chiave privata non criptata.
Questa è, infatti, una delle differenze principali
rispetto alla moneta legale. Se non si riesce più
ad accedere al proprio conto di e-banking, si ha
comunque la possibilità di chiamare il customer
care della banca e recuperare le credenziali. Lo
stesso dicasi se si trasferisce denaro al conto
sbagliato. Nel mondo delle criptovalute, nulla di
tutto ciò è possibile. Una volta premuto invio,
è fatta: non c’è nessun pulsante «annulla».
Ce n’è di strada da fare prima che le
criptovalute possano essere adottate dai più,
ma la buona notizia è che gli sviluppatori sono
già al lavoro per risolvere la maggior parte di
questi problemi. Infatti, nel corso dell’ultima
Ethereum Conference (Devcon 4) che si è
tenuta a Praga dal 30 ottobre al 2 novembre
2018, le sfide UX/UI sono state prese molto
sul serio, nonostante al centro della scena
vi fosse comunque la scalabilità. Sul fronte
istituzionale, il principale ostacolo rimane
l’aspetto normativo: con linee guida adeguate
e un quadro normativo corretto sarebbe infatti
possibile conquistare la fiducia degli investitori.
Prospettive 201954
Cosa aspettarsi per il 2019
Attualmente esistono oltre 2’000 criptoattivi
(secondo coinmarketcap.com). Molte start-
up si stanno proponendo per risolvere il
medesimo problema. Esistono una dozzina
di criptoborse, soluzioni di gestione della
supply chain, piattaforme Dapps, soluzioni di
pagamento e così via. Il criptomercato ha già
cominciato a consolidarsi, con i first mover
che lanciano pian piano le loro soluzioni;
inoltre, il grande repulisti, con il quale
verranno eliminati i progetti «doppioni», è
già cominciato e in futuro questo processo
non potrà che accelerare con l’aumento della
concorrenza. Gli investitori si ritroverebbero
quindi in un campo minato, poiché la maggior
parte delle criptovalute, semplicemente,
morirà. Scegliere quelle giuste sarà la sfida
più ardua. Nonostante siamo convinti che la
tecnologia Blockchain e di conseguenza le
criptovalute siano destinate a durare, questo è
un aspetto fondamentale da tenere presente
nel momento in cui si decide dove investire.
Come avrete notato, le banche e gli
istituti centrali hanno lasciato intendere
chiaramente che preferirebbero sviluppare
Blockchain proprie anziché utilizzare
quelle esistenti. A prima vista, potrebbe
sembrare una buona idea. Sfortunatamente,
però, alle criptovalute che verrebbero
sviluppate in questo modo mancherebbe un
elemento chiave: la decentralizzazione.
Quando Christine Lagarde afferma che
gli Stati e le banche centrali potrebbero
gestire le criptovalute in modo più
efficace ed eliminare le problematiche
legate alla fiducia, di fatto vuole dire che
controllerebbero l’offerta e sarebbero gli
unici a convalidare le nuove operazioni.
La soluzione che avanzano è agli antipodi
della visione di Satoshi Nakamoto. L’idea
originale era proprio quella di sbarazzarsi
della centralizzazione e proteggere l’interesse
comune dai pericolosi esperimenti monetari
delle banche centrali. La proposta della
direttrice del FMI sembra invece un modo
per realizzare un sogno dell’istituto, ossia
sbarazzarsi della liquidità e abbracciare la
moneta digitale. Emettendo una criptovaluta
propria, le banche centrali godrebbero della
trasparenza e della tracciabilità offerte
dalla tecnologia Blockchain, mantenendo al
contempo il pieno controllo su tutta l’offerta.
Questo è il motivo per cui banchieri centrali
come Benoît Coeuré (BCE), Mark Carney (BoE)
e Augustín Carstens (BRI) finora hanno fatto
commenti negativi sul Bitcoin e le criptovalute.
Analisi delle criptovalute per il 2019
In uno scenario di questo genere è naturale
che non tutte le criptovalute abbiano le
stesse opportunità di prosperare. I token
di pagamento (criptovalute che sviluppano
solo la funzionalità di diventare un mezzo di
pagamento, es. Bitcoin, Litecoin, Dash, ecc. Il
caso del Bitcoin potrebbe essere discutibile,
perché gli smart contract ora sono possibili.
Si vedano gli smart contract in Bitcoin di
Rootstock) sarebbero probabilmente i più
penalizzati da uno sviluppo di questo tipo,
mentre gli utility token, come Ethereum, NEO
e EOS, probabilmente se la caverebbero.
Infine, le cripto start-up che vorrebbero
travolgere le industrie esistenti dovranno
fare i conti con ulteriori sfide: le società
tradizionali, infatti, stanno cercando
di sviluppare soluzioni DLT proprie. Di
conseguenza, sembra più oculato orientarsi
verso cripto start-up che propongono
prodotti o servizi assolutamente nuovi. Alla
luce di tutto ciò, investite con prudenza!
Classi di attivi
Prospettive 201956Classi di attivi
Forex - Dollaro a fine corsa
Le nostre previsioni per il 2018 hanno leggermente
deragliato: la crescita statunitense ha infatti
accelerato e le banche centrali dei paesi sviluppati
si sono fatte più prudenti nel loro percorso di
normalizzazione. La ripresa del dollaro è stata
sostenuta anche dall’aumento dei rischi, benché
autogenerati. Eppure, la spinta al biglietto verde
è arrivata da fattori temporanei, come gli stimoli
fiscali, il rallentamento al di fuori degli USA,
elementi tipici di avversione al rischio e l’escalation
delle tensioni commerciali. La volatilità provocata
da queste problematiche, in particolare la forte
turbolenza di mercato dovuta alla rotazione di
fuga dagli attivi emergenti, ha limitato l’effetto
che la divergenza di politica monetaria aveva sul
pricing dei cambi. Come il taper tantrum del 2013,
replicatosi nel 2018, lo stress sulle valute regionali
è stato sostanzialmente proporzionale al livello di
dipendenza dell’economia dai finanziamenti esterni
per soddisfare i propri requisiti di prestito e partite
correnti. Benché la guerra commerciale e la volatilità
nei mercati sviluppati siano ancora preponderanti,
lo scompiglio che ha investito gli attivi emergenti
sembra essersi attenuato. I disavanzi fiscali e delle
partite correnti negli USA dovrebbero continuare
a peggiorare e, se la storia insegna qualcosa,
spingere al ribasso il dollaro USA. Per il futuro,
crediamo che buona parte del carburante che
ha alimentato la ripresa del dollaro scemerà.
In effetti, la resilienza mostrata dal biglietto verde
mentre la Fed proseguiva nella sua stretta renderà
il cambio ancora più brusco. La Fed si appresta a
concludere il suo ciclo di rialzi, il che significa che il
rendimento medio del dollaro è giunto al culmine;
al contempo, il rischio politico in Europa si sta
attenuando (soluzione alla Brexit, elezioni politiche
europee). Il ritardo del ciclo economico europeo
e le elevate valutazioni del dollaro statunitense
probabilmente peseranno sulla divisa a metà
anno, quando altre banche centrali del G10 si
avvieranno verso la normalizzazione. I rendimenti
continueranno a essere il motore principale dei
THB
KRW
RUB
MMK
MXN
CNY
PLN
BRL
INR
CLP
IDR
ZAR
-8
-6
-4
-2
0
-10 0-20-30
2
4
6
8
10
%
12
Source: Swissquote Bank, Bloomberg Current Account Balance % GDP
TRY
Vulnerabilità dei paesi emergenti
differenziali di crescita. A livello globale i rendimenti
reali sono stabili, per cui variazioni anche minime
sulle curve del mercato monetario avranno impatti
significativi. La moneta unica sarà cruciale per
il trend dei cambi. Se il rischio politico interno
persistesse e la BCE mantenesse la rotta di un
aumento dei tassi a settembre, un calo del dollaro
sarebbe inevitabile. Inoltre, gli stimoli monetari e
fiscali cinesi contribuirebbero a ridurre le probabilità
di un atterraggio duro, riducendo il rischio globale,
stabilizzando le attese di crescita e aumentando
la domanda di valute emergenti (che rimangono
sottovalutate per via delle forti cessioni di fine
anno). Infine, valute dai rendimenti bassi/negativi
e liquide, come il CHF e il JPY, rappresenteranno
il veicolo di finanziamento ideale per la maggior
parte dell’anno, ma troveranno compratori verso
fine anno quando la SNB e la BoJ prepareranno il
mercato per la normalizzazione. Il JPY dovrebbe
rimanere entro un intervallo ristretto, ma il ribasso
comincia a farsi pesante. Sebbene i tassi di interesse
negativi danneggino il JPY, la credibilità della BoJ
potrebbe essere messa in discussione se svalutasse
ulteriormente la divisa. Inoltre, la solida posizione
del JPY come porto sicuro del commercio regionale
sosterrà la valuta quando la
volatilità aumenterà. Il contesto
interno svizzero non riflette
tanto il pricing del CHF, quanto
il rischio politico europeo e il
percorso di normalizzazione
della BCE. Il CHF rimane
sopravvalutato, per cui man
mano che la BCE si avvia
verso l’uscita, la coppia EUR/
CHF dovrebbe rafforzarsi.
Le valute delle materie prime
dovrebbero registrare un
anno forte, siccome scontano già ampiamente i
prezzi bassi delle commodity, il rischio di guerra
commerciale e i timori di un rallentamento cinese.
Il ciclo di rialzi della BoC darà probabilmente
una breve spinta al CAD. Le prospettive per il
RBNZ sono moderate, ma con i fondamentali in
miglioramento, è improbabile che permangano
tali per l’intero anno. Il destino del AUD è legato
a doppio filo alla Cina. La sua bassa valutazione
attuale indica che qualsiasi miglioramento in Cina
si tradurrebbe rapidamente in un AUD forte. Infine,
la GBP dipende interamente dall’esito della Brexit
e dal rischio politico (com’è ovvio che sia). Di fatto,
non ha senso cercare di immaginarsi come sarà
il Regno Unito dopo il 29 marzo. Il cosiddetto
accordo di recesso probabilmente offrirà un
sollievo solo temporaneo alla GBP. L’elevato livello
di rischio rende probabile l'ipotesi di ribassi.
THB
KRW
RUB
MMK
MXN
CNY
PLN
BRL
INR
CLP
IDR
ZAR
-8
-6
-4
-2
0
-10 0-20-30
2
4
6
8
10
%
12
Source: Swissquote Bank, Bloomberg Current Account Balance % GDP
TRY
2018 20192017
Nigerian Naira (NGN)
Turkish Lira (TRY)
Brazilian Real (BRL)
South African Rand (ZAR)
Mexican Peso (MXN)
Colombian Peso (COP)
Indonesiah Rupiah (IDR)
Philippine Peso (PHP)
Peruvian New Sol (PEN)
Chilean Peso (CLP)
Malaysian Ringgit (MYR)
Russian Ruble (RUB)
Polish Zloty (PLN)
Thai Baht (THB)
Hungarian Forint (HUF)
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 Policy rates
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
La direzione dei tassi d’interesse guiderà i mercati dei cambi
Prospettive 201958
Azioni - Si prospetta un anno difficile
Il 2019 si rivelerà un anno complesso per i mercati
azionari, che seguiranno le tendenze tracciate nel
2018. Sono infatti sempre più numerosi i segna-
li che indicano un consolidamento dei modelli
associati alle fasi finali del ciclo. La fiducia degli
investitori è stata minata da condizioni non otti-
mali, crescita globale in rallentamento, rendimenti
in ascesa, prospettive di politiche monetarie più
stringenti e minacce di una guerra commerciale. È
probabile che il 2019 procederà sulla falsariga del
2018. Vi saranno periodi di più intensa volatilità
causati da deludenti dati sulla crescita e minore
propensione al rischio. Da una prospettiva storica,
quasi tutte le correzioni dei mercati azionari hanno
coinciso con una brusca recessione economica e
innalzamenti dei tassi da parte della Fed. Stando
alle nostre aspettative equilibrate per la crescita nei
prossimi anni, il ribasso dovrebbe risultare limita-
to. Questo scenario è valido anche per le azioni
globali, con un miglioramento graduale e costante
degli utili aziendali. Il lieve calo ha reso le valutazio-
ni più interessanti. La volatilità e la divergenza tra i
diversi segmenti di mercato dovrebbero persistere.
Gli investitori hanno optato per un approccio
prudente e hanno posizionato i relativi portafo-
gli in modo più difensivo. Ne sono un esempio i
deflussi di capitali dai mercati emergenti verso
le azioni statunitensi. Le posizioni incentrate su
titoli growth, in voga nei primi mesi del 2018,
sono ora in netta minoranza. I gestori patrimoniali
hanno abbassato le proprie aspettative in termini
di crescita e utili ma, a grandi linee, non hanno
posizionato i portafogli in modo eccessivamente
negativo. È interessante notare che gli indica-
tori di breve periodo correlati al sentiment per i
mercati azionari sono su livelli talmente bassi che
vi sono effettivamente margini per un rimbalzo.
Molto dipenderà dagli utili. Alla luce delle attuali
previsioni, le valutazioni correnti appaiono ragio-
nevoli. I crescenti profitti e le deboli quotazioni
azionarie hanno depresso i rapporti prezzo/utili
rispetto ai precedenti livelli elevati. A gennaio tale
rapporto riferito all’indice MSCI World si attestava a
16, rispetto all’attuale 14.5. Con le stime consensuali
per la crescita degli utili statunitensi che si aggira-
no al momento appena sotto il 10%, le valutazioni
dovrebbero migliorare ulteriormente. Se tuttavia la
crescita dovesse decelerare, le previsioni saranno
riviste al ribasso con un conseguente declino di quo-
tazioni azionarie e multipli. Riteniamo che i picchi di
valutazione appartengano ormai al passato, ma non
ci aspettiamo una netta flessione degli utili aziendali.
Con il nuovo anno alle porte, i dati indicano che le
società statunitensi godono di ottima salute e sono
sostenute non solo dai tagli fiscali ma anche da
consumi robusti. Le rispettive vendite sono aumen-
tate dell’8.5%, mentre gli utili hanno fatto segnare
un +27%. In Europa le condizioni economiche meno
favorevoli hanno penalizzato gli utili, nonostante il
vantaggio a livello dei cambi. A causa delle incertez-
ze che circondano il commercio, le società asiatiche
prediligono un approccio prudente. Detto questo, un
cambiamento del ciclo economico rischia di causa-
re delusioni sul fronte degli utili. Con le vendite in
rallentamento e il calo degli ordini, è possibile che
le previsioni sui ricavi vengano messe in discussione.
Al momento i margini di profitto europei e statu-
nitensi sono storicamente elevati, con questi ultimi
al di sopra dei picchi ciclici osservati in passato.
Classi di attivi
generalizzato dei titoli corporate. I crescenti tassi
d’interesse globali costituiscono invece la seconda
minaccia. Il prolungato periodo di tassi su livelli
ridottissimi ha indirizzato verso i mercati aziona-
ri e del credito investitori alla disperata ricerca
di rendimenti. In seguito al loro innalzamento,
soprattutto negli Stati Uniti, e alle aspettative di
tassi più alti in Europa, gli investitori torneran-
no a guardare con interesse alle obbligazioni. In
un contesto segnato da una crescita più fragile,
i solidi utili aziendali renderanno le obbligazioni
un’alternativa appetibile per gli investitori azionari.
Stando al consenso generale, se il rendimento del
decennale statunitense dovesse superare la soglia
del 3.50%, i flussi si rivelerebbero consistenti.
Se i margini americani si sono mantenuti sugli stessi alti livelli, quelli europei stanno invece risalendo.
Pertanto, la redditività delle aziende nel vecchio
continente potrebbe migliorare anche in assenza
di una significativa accelerazione dei ricavi, se-
gno che le azioni europee sono sottovalutate.
Abbiamo individuato due principali minacce che
rischiano di far deragliare le nostre aspettative di
una performance azionaria stabile o lievemen-
te più contenuta. La prima è rappresentata dalla
guerra commerciale, che potrebbe stravolge-
re agevolmente, da una prospettiva di ricavi, la
performance delle società. In presenza tuttavia
di un’escalation vi saranno probabilmente vinci-
tori e vinti. È quindi sbagliato ipotizzare un calo
Gli utili non giustificano del tutto la flessione dei titoli europei
Stoxx Europe 600 – Right EPS change (SXXP) – Left
130
110
120
90
100
80
50
60
70
40
200
50
100
150
0
-50
-100
-150
2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
Prospettive 201960
Materie prime - Sovraproduzione e calo della domanda saranno determinanti
Le prospettive per il settore delle materie prime
sono in chiaroscuro. Le attese ottimistiche che si
sono affermate nel 2018 sullo sfondo di condizioni
favorevoli hanno lasciato il posto a previsioni quasi
opposte per il 2019. Il 2018 è stato segnato da un
costante miglioramento della domanda, in grado
di compensare l’offerta in eccesso che pesava sui
prezzi. La domanda di materie prime è strettamente
correlata alle condizioni economiche globali, oltre
a essere stimolata da una crescita più sostenuta del
PIL. Anche il commercio ha contribuito all’aumento
dei prezzi; la maggiore espansione degli scambi
mondiali ha infatti favorito la domanda di svariate
materie prime. Guardando alla media mobile su 6
mesi, tuttavia, la crescita del commercio globale
rallenterà di circa il 50% rispetto allo scorso anno,
subendo quindi una brusca battuta d’arresto. Il
rialzo dei prezzi sarà in futuro ostacolato dalla
guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti e dalla
decelerazione che affligge il paese asiatico.
Le esportazioni sottoposte a dazi risulteranno meno competitive, con la Cina che si concentrerà principalmente sulle importazioni.
Inoltre, il calo della domanda cinese si sta
rivelando più rapido del previsto, il che complica
ulteriormente la situazione. La crescita più lenta
influisce inoltre sugli utenti in India, Argentina,
Brasile e Turchia, esercitando maggiori pressioni
sulla domanda di materie prime. A questo quadro
si aggiungono l’apprezzamento del dollaro
USA e la svalutazione valutaria in molti mercati
emergenti, fattori che, nel primo semestre
del 2019, alimenteranno la debolezza.
Anche se il governo cinese ha annunciato specifiche
misure di politica, i futuri prezzi dei metalli sono
destinati a scendere, a causa di fondamentali
meno solidi e una domanda globale più traballante.
Nonostante l’intensificarsi dei rischi, il minerale di
ferro ha evidenziato una tenuta sorprendente e i
rispettivi prezzi sono aumentati costantemente nel
corso dell’estate; con le acciaierie nazionali tenute
a ridurre le emissioni, la Cina ha infatti importato
maggiori volumi di minerali di alta qualità. Le
normative ambientali introdotte in Cina per ridurre
l’inquinamento hanno però fatto calare i prezzi.
In seguito all’introduzione di dazi pari al 25% da
parte degli Stati Uniti, le tensioni commerciali
hanno spinto gli operatori cinesi del settore ad
annunciare tagli alla produzione ed evitare, in
tal modo, accuse di dumping. Le giacenze di
acciaio si stanno esaurendo, poiché i prezzi hanno
raggiunto il picco nel terzo trimestre del 2017.
I timori che la Cina potesse attuare pratiche di
dumping si sono rivelati infondati ma, a causa delle
inquietudini associate alla guerra commerciale, i
prezzi dell’acciaio sui principali mercati risultano
divergenti. L’andamento del mercato sarà ancora
una volta dettato dall’impatto complessivo di una
guerra commerciale e dal potenziale di ulteriori
escalation. In ragione delle minacce alle prospettive,
i prezzi delle materie prime presenteranno ancora
spostamenti laterali e l’incertezza resterà elevata.
Classi di attivi
Brazil Soybean Price US Soybean Price
2000
1600
1800
1400
1000
1200
800
600
400
Source: Swissquote Bank, Bloomberg
2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018
Access worries,widening spread
La guerra commerciale distorce i prezzi delle materie prime
Prospettive 201962Previsioni macroeconomiche
Zone 2017* (fine periodo )
2018* (fine periodo )
2019*
Globale PIL reale 3.6 3.8 3.6
IPC 2.5 2.9 2.8
Stati Uniti PIL reale 2.3 2.9 2.5
IPC 2.1 2 1.8
Tasso di politica 1.5 2.5 3.25
Eurozona PIL reale 2.3 2.5 1.7
IPC 1.5 1.7 1.6
Tasso di politica -0.4 -0.4 -0.25
Giappone PIL reale 1.6 1.3 1.2
IPC 0.5 1.2 1
Tasso di politica -0.1 -0.1 -1
Regno Unito PIL reale 1.5 1.2 1
IPC 2.7 2.6 2.1
Tasso di politica 0.5 0.75 1.25
Svizzera PIL reale 0.9 1.8 1.7
IPC 0.5 0.6 1
Tasso di politica -0.75 -0.75 -0.25
Canada PIL reale 3 2.2 1.8
IPC 2.4 2 1.8
Tasso di politica 1 1.5 2
Australia PIL reale 2.3 2.8 2.9
IPC 2 1.8 2.4
Tasso di politica 1.5 1.5 2
Nuova Zelanda PIL reale 2.6 3.2 3
IPC 1.9 1.9 1.6
Tasso di politica 1.75 2 2.5
Norvegia PIL reale 1.9 2.2 2
IPC 1.9 1.7 1.9
Tasso di politica 0.5 0.75 1.25
Svezia PIL reale 3.1 2.8 2
IPC 1.8 1.3 2.6
Tasso di politica -0.5 -0.5 0
Previsioni macroeconomiche
*PrevisioniPrevisioni generate con il consensus Bloomberg e la metodologia interna di Swissquote
Zone 2017* (fine periodo )
2018* (fine periodo )
2019*
Mercati emergenti - AXJ
Cina PIL reale 6.8 6.7 6.5
IPC 1.6 2.3 2.2
Tasso di politica 4.35 4.6 4.85
Hong Kong PIL reale 3.7 2.9 2.7
IPC 1.5 2.5 3
Tasso di politica 1.75 2.5 3
India PIL reale 6.4 7.5 7.7
IND 3.2 4.6 4.5
Tasso di politica 6 6.25 6.75
Corea del Sud PIL reale 3.1 3 2.8
IPC 2 1.9 1.8
Tasso di politica 1.25 1.75 1.75
Singapore PIL reale 3.4 3.4 3.1
IPC 0.6 1.4 1.7
Tasso di politica - - -
Indonesia PIL reale 5.1 5.3 5.5
IPC 3.9 3.8 3.8
Tasso di politica 4.25 4.75 4.75
Malesia PIL reale 5.8 5.3 5.2
IPC 3.8 3 2.5
Tasso di politica 3 3.5 3.5
Filippine PIL reale 6.6 6.4 6.2
IPC 3.2 3.6 3.2
Tasso di politica 3 3.5 3.5
Thailandia PIL reale 3.8 3.9 3.7
IPC 0.7 1.9 1.5
Tasso di politica 1.5 1.5 2
*PrevisioniPrevisioni generate con il consensus Bloomberg e la metodologia interna di Swissquote
Prospettive 201964Previsioni macroeconomiche
Zone 2017* (fine periodo )
2018* (fine periodo )
2019*
Mercati emergenti - CEEMEA
Russia PIL reale 1.8 2.3 1.9
IPC 3.7 3.7 4
Tasso di politica 6 5.2 5
Polonia PIL reale 4.3 3.8 3.5
IPC 2 2.3 2.5
Tasso di politica 1.5 2 2.5
Repubblica ceca PIL reale 4.4 3.3 2.9
IND 2.4 2.2 2
Tasso di politica 0.5 1.25 2
Ungheria PIL reale 3.7 3.5 3.1
IPC 2.3 2.7 3
Tasso di politica 0.9 0.9 0.9
Turchia PIL reale 5.7 3.7 3.9
IPC 11 9 8
Tasso di politica 8 8 8
Israele PIL reale 3.2 3.3 3.1
IPC 0.4 0.8 1.1
Tasso di politica 0.1 0.25 0.5
Sudafrica PIL reale 0.8 1.5 1.4
IPC 5.3 5.2 5.3
Tasso di politica 6.75 6.5 6.75
Mercati emergenti - America Latina
Brasile PIL reale 1 3.1 3.4
IPC 3.7 4.1 4.3
Tasso di politica 7 7.5 8
Messico PIL reale 2.1 1.8 2.4
IPC 6 4.2 4
Tasso di politica 7 7.5 8.5
*PrevisioniPrevisioni generate con il consensus Bloomberg e la metodologia interna di Swissquote
Zone 4Q 18 Attuale 1Q 19 2Q 19 3Q 19 4Q 19
Valute G10 vs. Dollaro USA
Euro 1.2 1.13 1.14 1.2 1.25 1.27
Lira sterlina 1.34
Yen giapponese 106 113 114 110 108 106
Franco svizzero 1 0.99 1.02 0.98 0.96 0.92
Dollaro canadese 1.26 1.32 1.3 1.28 1.25 1.2
Dollaro australiano 0.84 0.71 0.73 0.76 0.79 0.8
Dollaro neozelandese 0.72 0.67 0.66 0.68 0.7 0.74
Corona danese 6.08 6.55 6.65 6.42 6.3 6.21
Corona norvegese 8.1 8.54 8.65 8.2 8.11 7.78
Corona svedese 8.1 9.09 9.2 8.77 8.63 8.2
CEEMEA
Fiorino ungherese 260 286 295 281 269 260
Corona islandese 104 124 127 122 116 116
Zloty polacco 3.55 3.79 3.82 3.72 3.58 3.2
Rublo russo 58 67 68 64 61 57
Lira turca 3.75 5.24 5.5 5.1 4.75 4.45
Shekel israeliano 3.45 3.71 3.75 3.68 3.61 3.56
Rand sudafricano 14.8 13.87 14.52 13.32 13 12.23
AXJ
Renminbi cinese 6.52 6.94 6.98 6.88 6.81 6.79
Hong Kong Dollar 7.8 7.82 7.82 7.82 7.82 7.82
Rupia indiana 64 70 72 69 68 66
Peso filippino 53 52.4 53 52 51 51
Dollaro di Singapore 1.37 1.37 1.36 1.36 1.36 1.36
Won sudcoreano 1080 1129 1140 1120 1110 1107
Dollaro taiwanese 29.8 30 31 30.5 30.3 29.9
Baht thailandese 32 33 33.3 32.5 32.3 32
America Latina
Real brasiliano 3.25 3.88 4 4.1 3.8 3.8
Peso messicano 16 20.5 21 20 19 18.5
Previsioni di valuta globali
Gen
22-25 23Incontro annuale del World Economic Forum a Davos
Riunione della Bank of Japan (BoJ)
Mar
03
19-2029Riunione di politica monetaria
della BCE
Riunione della Federal Reserve
Brexit
Apr
12-14
25
Riunioni di primavera del Gruppo della Banca mondiale e del FMI
Riunione della Bank of Japan
Giu
06
18-19Riunione della Federal Reserve
Riunione di politica monetaria della BCE
Mag
23-26Elezioni del Parlamento europeo
Elezioni generali in SudafricaAssemblea generale degli azionisti di Swissquote
*
Feb
24Elezioni generali in Thailandia
Calendario economico
Prospettive 201966Calendario economico
*
Set
Riunione di politica monetaria della BCE Elezioni federali in Svizzera
Riunione della Federal Reserve
Riunione della Bank of Japan
Riunione di politica monetaria della BCE
Elezioni parlamentari in Grecia
Nessuna data confermata *
Summit della Nato
Riunione della Bank of Japan
Risultati del primo
semestre 2019
Swissquote
Vertice del G7
Riunione della Federal Reserve
14° vertice annuale dei leader del G20
Lug Ago
Ott
DicApr.
* Nessuna data confermataGli eventi della Fed indicati sono accompagnati da conferenza stampa. Le riunioni della BCE indicate sono accompagnate da conferenza stampa e proiezioni economiche. Gli eventi della BoJ indicati sono accompagnati dalla pubblicazione delle previsioni della banca centrale.