PROMOZIONE SOCIALE IN ABRUZZO - cooplilium.itcooplilium.it/img/giornalino/numero 6/onda6.pdf · 3...
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PROMOZIONE SOCIALE IN ABRUZZO
Anno 02 - n.06 / GIUGNO 2010
Pos. Ita. S.p.A. - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/2/2004 n. 46) art. 1, com 2 e 3, Aut. n°57/2008 CHIETI
CONFERENZA “L’ABUSO AI BAMBINI”DOTT.SSA SARA BARRATT
AIASU Presentazione
INTRODUZIONE PROGETTO “EDUCOM”
PROF. FRANCESCO BRUNO E DOTT.SSA FRANCESCA LONERO
DOMINIQUE QUATTROCCHIDIRETTORE COOP. SOCIALE LILIUM
PROF. MASSIMO DI GIANNANTONIO
Associazione Internazionale per le Applicazioni delle Scienze Umane
The Tavistock and PortmanNHS Foundation Trust
NHS
L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE NELLA COOPERATIVA LILIUM
DOTT.SSA SIMONA PAOLINI
LA COOPERATIVA LILIUM - COMUNITÀ TERAPEUTICO-RIABILITATIVA “NOSTOS” -
GABRIELE POMPINETTI PRESIDENTE COOP. SOCIALE LILIUM
“EduCom”identificazione, selezione, formazionee valutazione degli educatori
PROGETTO AIASU – LILIUM:
segue a pag. 2
segue a pag. 3
segue a pag. 4
segue a pag. 18
segue a pag. 21
segue a pag. 6
2
Relatrice:dott.ssa SARA BARRATTResponsabile del Fostering, Adoption and Kinship Care Team
Un’ulteriore iniziativa di formazione congiuntamente
organizzata dalla Società Cooperativa Onlus Lilium e
dalla Cattedra di Psichiatria dell’Università degli Studi
G. d’Annunzio.
La Conferenza dal titolo “L’ABUSO AI BAMBINI”.
IL LAVORO DI RETE CON LE VITTIME, LE LORO
FAMIGLIE E GLI OPERATORI” si è tenuta mercoledì
5 maggio dalle ore 9.30 alle ore 13.00 presso l’aula
Anfiteatro SEBI dell’Università di Chieti.
Introdotta dal professor di Giannantonio e presentata dal
Presidente della ONLUS LILIUM, Gabriele Pompinetti,
la Conferenza ha voluto porre al centro della riflessione il
tema dell’abuso ai minori, del ruolo svolto dalle vittime,
dalle loro famiglie e dalle professionalità interessate
e competenti che ruotano attorno ad una realtà così
tanto crudele e malvagia ma altrettanto reale.
Relatrice della Conferenza è stata la dott.ssa Sara
Barratt, Responsabile del Fostering, Adoption and
Kinship Care Team presso la prestigiosa Tavistock
Clinic di Londra.
La dott.ssa Barratt ha provveduto ad illustrare i modelli
di intervento e le esperienze di lavoro nell’ambito della
protezione del bambino abusato.
In particolare sono stati sviluppati i seguenti temi:
• modalità terapeutiche per costruire un contesto
in cui affrontare con i bambini e con le loro
famiglie il racconto degli eventi accaduti;
• la relativa questione della responsabilità;
• come aiutare le famiglie a modificare i loro
comportamenti;
• come valutare i rischi e decidere circa l’eventuale
allontanamento del minore dal nucleo familiare;
• come lavorare insieme agli altri professionisti del
sistema socio-sanitario.
La dott.ssa Barratt è Tutor organizzativo e Supervisore
Clinico nel Training di qualificazione in Terapia Familiare
presso la Tavistock Clinic, dove gestisce il Training di
supervisione sistemica.
Lavora ed è consulente per il servizio di Medicina di Base
e per diverse agenzie di Servizi Sociali in Inghilterra. Ha
fondato Centri per la Salute Mentale degli adulti.
Ha organizzato programmi di formazione sistemica in
Bulgaria e a Malta. Ha insegnato in molte istituzioni del
Regno Unito e dell’Europa.
Il suo interesse principale riguarda il lavoro per la
protezione dei minori e per la prevenzione della violenza
domestica.
Prof. Ordinario Psichiatria Università degli Studi d’AnnunzioMassimo di Giannantonio
“L’ABUSO AI BAMBINI”IL LAVORO DI RETE CON LE VITTIME,LE LORO FAMIGLIE E GLI OPERATORI
3
L’AIASU, senza scopo di lucro e legalmente costituitasi a Roma nel
1988, ha lo scopo di promuovere l’interdisciplinarietà e
l’integrazione tra le scienze per favorirne le applicazioni
positive alla vita individuale e sociale dell’uomo.
L’associazione è fondata su una concezione generale che intende la
scienza al servizio dell’umanità nel rispetto della dignità
e dei diritti dell’uomo e nella prospettiva della pace, dello
sviluppo, della comune conoscenza e della collaborazione
tra i popoli.
Pertanto l’associazione privilegia la collaborazione con le organizzazioni
internazionali e con le istituzioni nazionali, con le Università e
con altre associazioni che condividono e perseguono scopi
analoghi.
L’associazione opera promuovendo, organizzando e coordinando progetti
di studio e di ricerca, iniziative di rilievo culturale e sociale,
assistendo le istituzioni nella realizzazione di programmi
applicativi, attraverso le proprie attività di analisi dei problemi
e l’individuazione e l’indicazione dei mezzi tecnici, scientifici
ed operativi necessari per la loro soluzione.
L’ondaAnno 02 – n. 06 Autorizzazione del Tribunale di ChietiComitato di redazione: Dominique Quattrocchi, Simona PaoliniDirettore Responsabile: Donato Parete
Direzione, redazione ed amministrazioneVia Verdi 18 – San Giovanni Teatino (CH) Tel. Fax 085 9431044 – 085 9431264www.cooplilium.it
Grafica e Stampa: GRAFICA SIVA srlFinito di stampare Giugno 2010
AIASUASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE PER LE APPLICAZIONI DELLE SCIENZE UMANE
PresidenteProf. Francesco BRUNO
4
di Dominique Quattrocchi, Direttore Coop. Sociale LILIUM
Il Progetto di seguito riportato ha lo scopo di
individuare un percorso formativo che, accanto alle
competenze generali richieste alla figura professionale
dell’Educatore che lavora nella comunità terapeutica,
individui e sviluppi quelle competenze relazionali e
individuali in grado di facilitare il miglioramento degli
utenti nel loro percorso di trattamento di riabilitazione.
Il Progetto è stato elaborato dal prof. Francesco Bruno
e dalla dr.ssa Francesca Lonero, rispettivamente
Presidente e Socio Collaboratore dell’AIASU.
Allo scopo di esplicitare e facilitare la comprensione del
Progetto nell’interezza delle parti che lo costituiscono,
è stato ritenuto opportuno e vantaggioso proporre
un metodo-guida avente lo scopo di dispiegare e
illustrare la metodologia utilizzata nella strutturazione
del Progetto.
Nella fase introduttiva il PROGETTO
denominato EDUCOM, inteso come acronimo di
EDUcatore di COMunità, prevede un quadro di
riferimento teorico sul lavoro dell’educatore
professionale: in particolare viene descritta
tale figura, specificato il suo ruolo, di cosa si
occupa, quali sono le sue mansioni e che scopo
hanno, con quale categoria di persone lavora e
dove si svolge la sua attività professionale.
Tale progetto concentra l’attenzione sul ruolo svolto
dall’EDUCATORE professionale all’interno di comunità
terapeutiche per soggetti portatori di disturbi
mentali.
Nella fase di definizione il PROGETTO:
- individua i punti di FORZA e
DEBOLEZZA, le OPPORTUNITA’
e le MINACCE attraverso quello
strumento che comunemente viene
definito Analisi SWOT (strumento di
pianificazione strategica usato per
valutare i punti di forza (Strengths),
debolezza (Weaknesses), le opportunità
(Opportunities) e le minacce (Threats) di
un progetto o di un’impresa o qualsiasi
altra situazione in cui un’organizzazione
o un individuo deve prendere una
decisione per raggiungere un obiettivo.
L’analisi considera e analizza variabili
sia dell’ambiente interno che esterno);
- individua delle ipotesi di base che
rappresentano premesse e supposizioni
che si riferiscono alla complessità
del lavoro svolto dall’Educatore
Professionale nell’ambito delle
comunità terapeutiche: lo scopo è
trarne delle conseguenze e accrescere
la conoscenza su questo tipo di
professione;
- definisce gli OBIETTIVI che il progetto
intende raggiungere e perciò esplicita
e descrive le attività e le fasi di ricerca
previste per il raggiungimento degli
stessi.
PROGETTO AIASU “EDUCOM”Introduzione
5
Nella fase di sviluppo il PROGETTO assimila
e analizza molteplici informazioni essenziali
che permettono di elaborare e procedere
nello sviluppo di un piano efficace: troviamo
la sintesi delle fasi operative da applicare
sul campo (che per l’esattezza sono 5) e la
metodologia selezionata e condivisa come
maggiormente appropriata.
Nella fase conclusiva il PROGETTO presenta
la definizione degli output della ricerca, degli
aspetti operativi riferiti all’individuazione dei
ricercatori che svolgeranno il progetto, e la
definizione delle fasi che definiscono il timing
in cui si svolgerà il progetto.
Di seguito l’analisi Swot applicata
alla figura dell’EDUCATORE
professionale di Comunità.
FORZAL’EDUCATORE PROFESSIONALE opera nella comunità
=
contesto particolare, differente dal lavoro clinico individuale
e gruppale;
DEBOLEZZACOMUNITA’ = Ambiente di vita,
sia per gli ospiti che vi risiedono che per chi ci lavora;
OPPORTUNITA’L’EDUCATORE PROFESSIONALE diviene il vero e proprio
protagonista del processo di miglioramento degli utenti nel
loro percorso di trattamento e riabilitazione;
MINACCESetting COMUNITA’=Setting AGITO
Ogni programmazione deve consentire che i fatti
accadano.
L’EDUCATORE PROFESSIONALE
deve possedere competenze specifiche e particolari.
6
del prof. Francesco Bruno e della dott.ssa Francesca Lonero
1. QUADRO DI RIFERIMENTO TEORICO SUL LAVORO DELL’ EDUCATORE PROFESSIONALE
L’Educatore professionale è l’operatore socio-
sanitario che si occupa di specifici progetti educativi
e riabilitativi volti all’inserimento o al reinserimento
psicosociale di soggetti portatori di disagi di diversa
natura.
In linea di massima l’Educatore professionale
programma, gestisce e verifica, all’interno dei servizi
sociosanitari e nelle strutture riabilitative, interventi
educativi mirati al recupero e allo sviluppo delle
potenzialità dei soggetti in difficoltà.
L’Educatore professionale lavora con le persone a
rischio, con gli emarginati sociali e con soggetti portatori
di menomazioni psicofisiche. In prevalenza questi
soggetti sono: minori abbandonati, tossicodipendenti,
alcolisti, persone in carcere, handicappati fisici e
mentali, donne maltrattate e persone anziane.
L’attività di questa figura si svolge in strutture e servizi
sanitari o socio-educativi sia pubblici che privati, in
particolare presso le ASL, gli Enti locali, gli istituti
penitenziari, i Centri di formazione, le Cooperative sociali,
le Associazioni educative, sociali e di riabilitazione, le
Comunità alloggio, i Centri occupazionali diurni per
disabili, le strutture assistenziali per anziani, i SERT
(Servizi pubblici per le tossicodipendenze) e le comunità
terapeutiche. Proprio nell’ambito di quest’ultimo
contesto la figura dell’Educatore professionale è, ormai
da diversi anni, particolarmente richiesta, soprattutto
nel caso di comunità terapeutiche per soggetti portatori
di disturbi mentali.
Il ruolo dell’Educatore professionale nelle comunità
terapeutiche per soggetti portatori di disagio psichico
è fondamentale in quanto, attraverso strategie, abilità
relazionali specifiche e funzionali all’accoglienza e alla
gestione, egli può: prestare assistenza diretta aiutando
gli utenti nelle attività quotidiane e di igiene personale;
aiutare i soggetti residenti nella gestione e nella cura
del loro ambiente di vita, tutelandone l’incolumità e
l’integrazione sociale al fine di migliorarne la qualità
della vita, sia sul piano socio-culturale che nei rapporti
interpersonali e nelle attività pratiche e giornaliere.
Inoltre, in tale contesto, l’Educatore professionale
collabora con le altre figure professionali per rilevare
le condizioni di rischio-danno e attuare misure
terapeutiche a favore dell’utente.
PROGETTO AIASU-LILIUMIDENTIFICAZIONE, SELEZIONE, FORMAZIONE E VALUTAZIONE DEGLI EDUCATORI “EDUCOM”
Il Prof. Francesco Bruno e la dott.ssa Francesca Lonero
7
1.2 AREE PROBLEMATICHE
La figura professionale dell’Educatore che lavora nella
comunità terapeutica per soggetti portatori di disturbi
mentali è, quindi, una figura particolare poiché a
prescindere dalle diverse competenze di ogni operatore
questi diviene il vero e proprio protagonista del
processo di miglioramento dell’utente nel suo percorso
di trattamento e di riabilitazione.
Inoltre, va considerato che la “comunità” è un contesto
che poco ha in comune con la maggior parte delle
caratteristiche dei settings del lavoro clinico individuale
e gruppale.
Ciò è soprattutto dovuto al fatto che la comunità è
primariamente un ambiente di vita per gli ospiti che vi
risiedono e in parte per chi vi lavora, circostanza questa
che obbliga anche gli operatori ad intervenire spesso
direttamente prorio nella dimensione quotidiana degli
ospiti, rinunciando ai tradizionali strumenti di intervento
a carattere interpretativo verbale per accedere a quelle
che Recamier (1972)1 definisce come “azioni parlanti”.
Il setting delle comunità è in effetti un setting agito in
cui, ogni programmazione deve consentire innanzitutto
che i “fatti” accadano spontaneamente come in un
contesto di vita ordinario e, successivamente creare le
condizioni che permettano una significante operazione
elaborativa. Il setting operante all’interno di una
comunità residenziale è diametralmente opposto a
quello dell’ospedale psichiatrico, vincolante chiuso e
aproblematico (De Crescente, 2002)2.
Infine, queste figure professionali vivono la maggior
parte del loro tempo in gruppo e sono inevitabilmente
costrette ad applicare quelle regole che servono
al lavoro di gruppo, nelle relazioni personali e nella
gestione e nel controllo delle dinamiche relazionali.
Pertanto, al di là delle competenze specifiche, vi è una
competenza particolare e preliminare che in ognuno
deve essere identificata, valutata ed accresciuta allo
scopo non solo di migliorare le terapie e i trattamenti,
ma anche ridurre le conflittualità, i rischi e le patologie
connesse ad un lavoro di tale portata sociale e d’aiuto.
1 Recamier, C.P. “ Lo psicoanalista senza divano” Cortina 1972.2 De Crescente, M. “Le competenze dell’operatore di comu-nità: dalla formazione di base alla supervisione”. Comunità terapeu-tica Passaggi Oricola (Aquila). Lavoro presentato alla ATC WINDSOR CONFERENCE 2002: “The professional requirements of TC worker from basic training to supervision”.
L’Educatore, infatti, non è
solo identificato con la sua
funzione, ma con l’uomo
che la vive all’interno di una
personalità che può essere
diversamente caratterizzata
in ognuno.
Ad esempio, un aspetto
molto controverso
nell’ambito delle comunità
terapeutiche per soggetti
con disturbi psichici riguarda l’uso della contenzione
fisica. Il limite tra liceità ed illiceità riguarda non tanto
la natura terapeutica o meno della contenzione, quanto
invece l’eventuale abuso di essa praticata per motivi
terapeutici, o eventualmente esagerata rispetto ai
risultati ed al pericolo se eseguita al di fuori di una
corretta pratica clinica.
A questo punto corre l’obbligo di ricordare come i
soggetti responsabili di una struttura socio-sanitaria
si trovino spesso in una delicata situazione che
impone loro di provvedere ad una rapida contenzione
del soggetto agitato e pericoloso, soprattutto,
nell’esecuzione di attività di contrasto e di riduzione di
emergenze psichiatriche.
È, infatti, evidente che i Responsabili devono lasciarsi
guidare dal concetto di stato di necessità, in seguito
al quale sono tenuti a prendere decisioni, anche
sgradevoli, a privare della libertà personale (in forme
e tempi ridotti) il soggetto, in modo da evitare delle
conseguenze più gravi alla salute e vita dello stesso.
Tenendo conto, fra l’altro, che la mancata applicazione
di tali misure potrebbe riflettersi negativamente sulla
responsabilità omissiva per non aver messo in pratica
quelle misure che avrebbero potuto evitare eventi lesivi
o dannosi (ex art. 40 cpv c.p.).
In altre parole, ricorrere o meno alla contenzione fisica
in una situazione di crisi richiede una capacità di
decisione, di discernimento e di valutazione notevoli
che vanno oltre le competenze specifiche apprese
e le nozioni studiate. Tale competenza è piuttosto
connaturata alla personalità di chi si trova a prendere
tale decisione ed è la matrice di ogni altro requisito che
8
serve a svolgere un lavoro di questo tipo.
Pertanto, una prima area problematica attiene alle
caratteristiche specifiche di personalità dell’educatore
professionale di comunità terapeutiche che dovrebbero
essere considerate come un requisito fondamentale ed
imprescindibile per poter svolgere questo lavoro.
Un’altra problematica ricorrente per questa tipologia di
figura professionale attiene la sindrome da burn-out3.
Tale sindrome, comune a tutte le professioni d’aiuto,
per questa specifica categoria di professionisti può
assumere dimensioni particolarmente allarmanti proprio
a causa del setting tipico delle comunità terapeutiche,
della specificità del lavoro di gruppo e dell’importanza
della relazione con l’utente all’interno del processo
terapeutico.
Per tale ragione, la dimensione psicologica del burn-out
e le sue conseguenze vanno specificamente indagate e
indirizzate attraverso un lavoro di analisi e supervisione
al fine di comprendere quanto il fenomeno del burn-
out sia il risultato delle caratteristiche individuali o della
specificità del setting di comunità e, conseguentemente,
limitare i danni tanto a livello personale che relazionale.
3 La sindrome da burnout (o più semplicemente burnout) è l’esito patologico di un processo stressogeno che colpisce le per-sone che esercitano professioni d’aiuto (helping profession), qualora queste non rispondano in maniera adeguata ai carichi eccessivi di stress che il loro lavoro li porta ad assumere.
Infine, un altro aspetto di notevole rilevanza, che pertanto
va indirizzato e analizzato, riguarda le competenze
specifiche dell’educatore professionale di comunità.
Ad esempio, qual è la quantità di relazione gestibile
da parte dell’educatore e quale intensità relazionale
può essere gestita da ogni singolo educatore? E
inoltre, la parcellizzazione del lavoro all’interno delle
comunità può essere utile al fine di contenere il
fenomeno del burn-out e salvaguardare la relazione
terapeutica?
La specificità e la complessità del lavoro nelle comunità
terapeutiche obbligano, chi opera nel loro contesto, ad
una formazione altrettanto complessa e di carattere
permanente sia nelle competenze specifiche, sia dal
punto di vista etico-relazionale, che nelle competenze
generali, e soprattutto richiede il possesso di
caratteristiche di personalità particolari che, proprio
attraverso la formazione, vanno accresciute ed
indirizzate.
Presidente AIASU, prof. Francesco Bruno
Il criminologo Francesco Bruno svolge un’intensa
attività mediatica; vive a Roma, è Docente di
Criminologia e di Psicopatologia Forense in varie
sedi universitarie ed è straordinario di Pedagogia
Sociale presso l’Università di Salerno. Oggi dirige
la sua attenzione soprattutto su tematiche politiche,
sociali, morali e di formazione per riproporre la
centralità e la soggettività dell’uomo che la società
attuale delle nuove tecnologie dell’informazione e
comunicazione sembra ridurre.
9
L’idea di questo progetto nasce, dunque, dalla
consapevolezza della complessità del lavoro svolto
dall’Educatore professionale nell’ambito delle comunità
terapeutiche e dalle riflessioni relative al tipo di
formazione necessaria da offrire e riservare a coloro
che scelgano di intraprendere questa professione per
meglio adeguarsi a tale complessità.
Considerato il presupposto che c’è bisogno di una
preparazione specifica, l’obiettivo di questo progetto
è dimostrare che la giusta formazione per l’Educatore
professionale che opera nell’ambito delle comunità
terapeutiche debba comprendere soprattutto il saper
essere.
Per sapere si intende una condizione di conoscenza
delle problematiche inerenti il disagio psichico e la
gestione di tali utenti; per saper fare si fa riferimento alle
competenze sviluppate; per saper essere ci si riferisce
alle capacità e alle attitudini personali che un operatore
sociale deve possedere o sviluppare per poter lavorare
in tale ambito.
Partendo dal requisito fondamentale di possedere
determinate attitudini individuali, riteniamo che
tale obiettivo possa essere raggiunto attraverso
una formazione volta soprattutto ad accrescere le
competenze generali e specifiche sotto il profilo etico-
relazionale e professionale.
Riguardo le attitudini individuali da noi identificate come
indispensabili per intraprendere tale professione queste
dovrebbero almeno comprendere:
• atteggiamento realistico e concreto;
• empatia;
• capacità di gestire affetto, gratificazione e
frustrazione;
• capacità di controllo;
• pazienza;
• equilibrio;
• capacità di guardare in se stessi;
• capacità strategica e di progettazione;
• capacità a lavorare in gruppo;
• capacità di rapportarsi con autorevolezza.
Pertanto, grazie all’occasione offerta dalla Cooperativa
LILIUM, l’AIASU ha realizzato un Corso di Formazione
che fornisca soprattutto le competenze connesse al
saper essere.
La ricerca dovrà verificare alcune osservazioni tratte
dall’esperienza che qui vanno indicate come punti
di sollecitazione e di interesse nel voler svolgere tale
professione.
2 IPOTESI DI BASE
a) Tra le motivazioni che possono spingere, o comunque convincere, le persone a fare l’educatore ed a proseguire in questo lavoro si possono elencare le seguenti:
• background di studi nel campo delle scienze sociali; • percorso psicoterapeutico alle spalle;• molteplicità delle esperienze di vita;• aver praticato attività sportiva;• sesso femminile piuttosto che maschile;• partecipazione attiva al percorso comunitario
dell’ospite;• essere propensi e capaci ad incontrarsi;• adesione agli obiettivi della comunità.
b) Le rigidità maggiori si ritrovano tra:• le persone più giovani;• le persone più emotive;• le persone più anziane;• le persone incapaci di empatia;• le persone che non si sentono supportate dalle altre
figure professionali e dai colleghi;• le persone che hanno sempre ottenuto buoni risultati
a scuola;• chi ha ottenuto un alto punteggio agli esami.
a) Il lavoro di educatore è tra quelli che tendono a produrre il più alto livello di stress per cui si possono verificare le seguenti situazioni:
• le persone hanno bisogno di proteggersi attraverso la creazione e l’uso di difese attive contro il vissuto comunitario;
• gli uomini tendono ad identificarsi nel ruolo del padre e le donne nel ruolo della madre;
• le persone che hanno forti vissuti personali tendono anche più facilmente ad essere esposti al rischio del burn-out;
• lo stress lavorativo è diverso tra l’uomo e la donna, e l’uomo tende ad averne di più;
• parte di questo stress è legato alla difficoltà di accettare i ruoli paterni e materni;
• l’organizzazione del lavoro deve tener conto che il carico deve essere proporzionato per evitare crisi di gestione e crisi di alienazione.
c
10
3. OBIETTIVI DEL PROGETTO DI RICERCA
Il Progetto di ricerca concordato tra la Cooperativa
LILIUM e l’AIASU dovrà svolgersi nel giro di due anni
e dovrà consentire il raggiungimento dei seguenti
obiettivi:
1. messa a punto di un profilo di personalità e di
una serie di abilità e di competenze che, insieme,
integrino la figura lavorativa dell’educatore di
comunità per soggetti portatori di gravi disturbi
mentali e comportamentali. Tale figura dovrà
considerare le diverse specificità degli utenti che
possono essere minori, adulti, anziani.
2. Da tale profilo generale e teorico è necessario
muoversi per giungere alla compilazione, di un
profilo personale e professionale dell’educatore
che ne delinei con chiarezza ed in modo
operazionale quei requisiti ritenuti indispensabili
sul piano personale, professionale e culturale. Solo
in questo modo potrà maturare una professionalità
di cui si sente sempre di più l’utilità e la necessità
in differenti campi accomunati però proprio dal
bisogno di un tipo di assistenza e di accoglimento
che spingano e si realizzino in uno sforzo educativo
capace di favorire il cambiamento verso stili
autonomi di vita e verso l’integrazione sociale,
superando i problemi di base che ne impediscono
uno sviluppo autonomo e sicuro.
Così come è oggi la figura dell’educatore non
prevede caratteristiche così specifiche da
delinearne una certa professionalità in tutti i difficili
settori in cui tale ruolo è previsto.
3. Per questo motivo non esistono scuole che li
formino ne screening che li selezionino, mentre
la richiesta dei loro servizi è alta e mentre
rappresentano una categoria variegata di persone
che però hanno tale controllo sui risultati di un
determinato corso da influire in modo determinante
anche sul successo dei programmi terapeutici,
assistenziali e formativi.
Quindi obiettivi secondari della ricerca sono quelli
di individuare degli strumenti che consentano
l’identificazione e la
valutazione degli elementi
di base irrinunciabili per
la selezione di soggetti
da formare come futuri
educatori o di quelli da
assumere direttamente
perché già tali. Infine, l’adozione di quelle qualità
che prima abbiamo definito caratteristiche
irrinunciabili ci porta anche a raggiungere un terzo
obiettivo che è quello della definizione dei criteri
di esclusione di quei soggetti che presentino
caratteristiche tali da non poter essere utilmente
inseriti in gruppi di educatori.
4. Individuazione di una metodologia di monitoraggio
dello stato psicofisico degli educatori allo scopo di
prevenire la sindrome di burn-out.
5. Individuazione di una metodologia e di uno
strumento per la valutazione delle carenze formative
dell’educatore allo scopo di personalizzare e
ottimizzare un percorso didattico ad hoc.
6. La messa a punto di un sistema che tenti di evitare
la parcellizzazione delle attività, e al contrario
motivare maggiormente e ottimizzare l’educatore
nella soddisfazione del lavoro anche attraverso
una quantità di rapporti interpersonali gestibili in
vista dell’aumentare delle forme di integrazione e
di comunicazione con la comunità.
7. Analisi del sistema motivazionale e di
incentivazione anche per sesso.
8. Analisi e integrazione del quadro di riferimento
giuridico per la comunità sia dal punto di vista
contrattuale che da quello dei limiti e delle
competenze.
9. Analisi delle attività* svolte all’interno della
comunità sotto il profilo Legislativo (Esempio
Privacy, Hccpp, Codice della strada, responsabilità
personale e della struttura, ecc.)
10. Analisi delle attività svolte all’interno della
comunità sotto il profilo Psicologico emozionale4.
4 Bisogni Primari; Area Sanitaria; Area Ludico-Ricreativa; Area Ergoterapica; Area delle Relazioni Sociali; Area di Riabili-tazione Cognitiva e di Formazione Culturale; Area Sportiva; Area Terapeutica; Area Interventi; Area Affettivo-Sessuale; Area Sprituale.
11
La ricerca potrà svolgersi in varie fasi.
I La prima fase è inevitabilmente
costituita dall’analisi della
letteratura scientifica che a partire
dal 1970 circa si è interessata di
questo argomento ed ha delineato
le modalità attraverso le quali i cosiddetti educatori
si sono differenziati da altri operatori sociali e sanitari
e sono diventati il fulcro dell’intervento soprattutto in
campo socio-sanitario.
Questa analisi deve portare alla costruzione di una
storia della figura professionale dell’educatore secondo
le seguenti linee guida:
• quando è nata questa figura e in che contesto
• come si è evoluta da allora
• quali ne sono stati i limiti e quali gli aspetti
positivi
• qual è stata l’evoluzione delle comunità
terapeutiche e come le comunità si sono
adattate ai contesti sociali in cui si sono formate,
quali ne sono state le degenerazioni e che cosa
rappresentano oggi
• quali sono oggi gli ambiti in cui gli educatori
svolgono il loro lavoro
• qual è il ruolo dell’educatore nelle comunità
basate sul trattamento terapia del disagio
mentale
In sintesi, la ricognizione di tutta la letteratura scientifica
attualmente disponibile sul ruolo dell’educatore e sulle
sue competenze.
Sempre nell’ambito di questa prima fase è
necessario raccogliere tutti i profili disponibili sulla
figura dell’educatore professionale richiesti dalle
organizzazioni più avanzate in Italia e all’estero, in
modo da esaminarli e valutare i principi generali e le
funzioni imprescindibili su cui sono costruiti. È anche
fondamentale analizzare il quadro normativo che
regola la figura dell’educatore professionale al fine
di individuare in che modo la formazione e le attività
degli educatori sono regolate a livello accademico e
giuridico.
Inoltre, prevede l’analisi della documentazione e del
materiale emerso dalle consulenze già svolte nell’ambito
della selezione del personale da parte dell’AIASU nella
Cooperativa Lilium.
L’analisi di questi documenti comporta anche,
naturalmente, l’esercizio della critica rivolto a superarne
gli eventuali limiti.
II Una seconda fase della ricerca è
costituita dalla immersione diretta
dei ricercatori nella situazione
quotidiana degli educatori e delle
figure professionali che agiscono
quotidianamente presso la Cooperativa LILIUM.
Questi dipendenti sono stati monitorati e seguiti nella
loro attività sia con l’osservazione diretta sia attraverso
il colloquio ed il dialogo.
È stata svolta anche una valutazione psicologica
dei soggetti per metterli soprattutto in relazione alla
componente aggressività.
Su questa fase si è tenuto un primo corso di
formazione per educatori su 21 soggetti, in parte
provenienti dall’esterno ed in parte già operativi
all’interno della comunità. Questi soggetti sono stati
seguiti in un corso di 84 ore ed al termine sottoposti ad
un colloquio valutativo sia degli aspetti cognitivi che,
soprattutto, di quelli emozionali e relazionali.
4. ATTIVITA’ E FASI DI RICERCA PREVISTE PER IL RAGGIUNGI-MENTO DEGLI OBIETTIVI
12
III Allo stato attuale è in corso la
terza fase dei lavori di ricerca
per la messa a punto di un test
capace di rilevare quegli elementi
fondamentali della personalità in
grado di predire e descrivere le
attitudini dei soggetti a svolgere questa professione
con tutto quello che essa comporta.
Nell’ambito di questa ricerca si stanno valutando
numerosi aspiranti a svolgere tale professione sulla
base degli indici già raccolti e ritenuti utili per le
necessità imposte dalla professione.
I test adoperati per lo screening sono tra i più attendibili
esistenti nella pratica psicologica e sono stati scelti
sulla base di uno studio che li ha riconosciuti utili a
rilevare e misurare le caratteristiche ricercate.
IV Nell’ambito della quarta fase tutti
i dati provenienti dall’esperienza,
quelli provenienti dalla valutazione
dei dipendenti eseguita per la
formazione e quelli dei dipendenti
specificatamente selezionati,
vengono analizzati in modo da giungere alla definizione
del profilo. Questa fase comprende la definizione ed
identificazione di variabili quali: età, genere, cultura,
ecc.
V La quinta fase consiste nella
stesura di un rapporto conclusivo
sulla ricerca e nella realizzazione
di un manuale di base per la
preparazione al ruolo di educatore
professionale, come supporto didattico per l’esecuzione
di corsi di formazione ad hoc.
5. SINTESI DELLE FASI OPERATIVE SUL CAMPO
5.1 Valutazione di alcu-
ni soggetti operanti nella
Cooperativa LILIUM so-
prattutto in relazione alla
componente aggressi-
vità.
5.2 Valutazione iniziale
dei soggetti partecipanti
al corso. Colloquio psicologico volto a valutare le mo-
tivazioni che hanno spinto il soggetto ad intraprendere
tale professione e ad indagare il vissuto e le aspettative
rispetto ad essa.
Somministrazione di una batteria di test psicodiagno-
stici:
♦ MMPI-II5: Il test MMPI-2 è un test standardiz-
zato, usato a livello internazionale, “questiona-
rio a risposta vero o falso di 567 domande”. E’
una prova psicologica che mette in luce proble-
mi, deficit e patologie del soggetto. E’ un test
con scale multiple che misurano simili con-
cetti complessi, a volte incoerenze nei risultati
del test possono essere dovuti a diversi gradi
d’elevatezza del pensiero nel soggetto. Come
ogni altro test la validità dei suoi risultati dipen-
de dalla sincerità e dalla consapevolezza di sé.
Il Minnesota Multiphasic Personality Invenctory
(MMPI-2) risponde in maniera efficace ai requi-
siti essenziali richiesti ad uno strumento di psi-
codiagnostica per la sua validità ed affidabilità
ormai riconosciute in tutto il mondo. Permette
di esprimere la descrizione clinica globale del
paziente attraverso una serie di variabili nume-
riche (scale cliniche, scale di contenuto, scale
speciali, indici derivati, code type). Il test dotato
di un alto potere discriminante fra tratti normali
e patologici della personalità, rappresenta un
potente strumento di valutazione diagnostica
5 Fondamenti per le interpretazioni (J. N. Butcher e C.L. Wil-liams –1996).MMPI-2 e trattamento psicologico (J.N. Butcher 1996).
13
differenziale. Questo test è stato esposto ad un
esteso processo di standardizzazione e la pro-
cedura di validazione del questionario è stata
una delle più rigorose nella storia della psico-
metria per un reattivo mentale.
♦ Z-Test6: è un proiettivo di personalità, elaborato
da H. Zulliger, che si basa sull’interpretazione
di forme ambigue da parte del soggetto. Il test,
che nasce dopo la prova di Rorschach, è basato
sugli stessi meccanismi proiettivi di risposta del
soggetto. E’ composto da tre tavole, sulle quali
sono disposte macchie in ordine simmetrico.
La prima tavola è costituita da una figura priva
di colori, la seconda da tre figure colorate e la
terza da macchie rosse e nere. Attraverso il
sistema di siglatura si ottiene uno schema della
struttura psichica del soggetto che permette
precisazioni sul tipo e grado di intelligenza,
sulle sue capacità adattive e la formazione del
suo carattere.
♦ Adjective Check List (ACL)7: è costituito da
trecento aggettivi o frasi aggettivali comune-
mente usati per descrivere le caratteristiche di
una persona.
L’Adjective Check List è fondato sul linguaggio e
più particolarmente su quella classe di vocaboli
(aggettivi) che è stata sviluppata per la descrizione
e la caratterizzazione. Ogni linguaggio ha una classe
di vocaboli con tale funzione, ne consegue che il
metodo ACL è applicabile universalmente come
tecnica di descrizione, sebbene per alcuni termini ci
siano difficoltà di traduzione da un linguaggio ad un
altro e che per particolari gruppi di aggettivi ci siano
differenze di importanza fra le varie culture. In questo
caso la prova è stata usata come strumento di auto–
descrizione. Questo test è una prova ideografica nel
senso che le descrizioni di un particolare individuo
6 Zulliger Test. La tecnica proiettiva di Hans Zulliger nella diagnosi di personalità. Caratteristiche, dati normativi e applicazioni. Paola Carruba , Andrea Castiello d’Antonio, ed. Franco Angeli 2008.7 ACL Manuale: Harrison G. Gough, Alfred B. Heilbrun Jr, Mario Fioravanti. Ed. O.S Firenze.Mental Measurement. Harrison G. Gough – YaerBock, ed. Buros – 1978.
riflettono le sue peculiarità personali e non un rango in
rapporto agli altri, inoltre è a scelta libera, nel senso che
la scelta di un aggettivo non ha nessun influenza sulla
scelta di un altro.
♦ Test della Figura Umana o di Persona,
della Machover 19498: è un test proiettivo di
personalità, che integra gli aspetti cognitivi,
affettivi e dinamici che intervengono
nell’esecuzione pittorica. Questo test può
esprimere: l’organizzazione del sé, l’autostima,
il vissuto corporeo, l’ideale dell’Io, e la propria
immagine sociale. L’esecuzione di due figure di
sesso diverso permette di mettere in evidenza
la confusione nelle identificazioni sessuali, se
viene prodotta prima la figura di sesso opposto
al proprio (questo vale soprattutto per i soggetti
giovani), ma anche di operare una fruttuosa
serie di confronti tra le due rappresentazioni.
L’immagine del corpo e quindi dell’Io, è una
struttura dinamica che si evolve nel tempo, per
tanto anche il disegno della Figura Umana si
evolve e muta nel tempo.
♦ Bender Visual Motor Gestalt Test9: questo
test si propone di rilevare lo sviluppo della
funzione della “gestalt” visuomotoria e
8 Il disegno della figura umana , Karen Machover ed. Orga-nizzazioni Speciali – Firenze – 1993.Metodi e tecniche nella diagnosi di personalità, D. Passi Tognazzo, ed. Giunti. Barbera – 1977.Psicodiagnostica proiettiva, E. Cattonaro, D. Passi Tognazzo, ed. Universitarie Romane – 1999.9 Bender Gestalt Test – ed. O. S. FI- Manuale.
14
studiarne eventuali deviazioni o regressioni
permettendo di determinare le capacità di
risposta del soggetto all’ambiente rispetto
all’età. Si presentano nove figure rappresentanti
delle “gestalt” differenti, che il soggetto deve
riprodurre come vede. La valutazione dipende
dalla forma delle figure riprodotte, dal rapporto
in cui si trovano le une con le altre, dalla
posizione nello spazio e dalla successione
temporale. Il test da informazioni addizionali sui
disturbi emotivi psicologici e psichiatrici.
♦ Protocolli vari ad hoc e sull’aggressività;
5.3 CORSO DI FORMAZIONE ETICO-RELAZIONALE.
Il corso, della durata di 84 ore, è stato diviso nei seguenti
10 moduli:
Psicologia generale: lo sviluppo della
Personalità; le Emozioni; la Motivazione; gli
Atteggiamenti; la Sensazione; la Coscienza;
il Pensiero; il Ragionamento; l’Intelligenza; la
Memoria; la Motivazione; Condizionamento ed
Apprendimento; l’Attenzione; il Linguaggio e la
Comunicazione.
Malattie da stress correlate, burn-out:
definizione; lo stress nelle professioni di
aiuto; le fasi del burn-out; i fattori individuali;
cambiamenti nell’ambito del lavoro e delle
strutture di ruolo; i sintomi; la prevenzione; le
strategie di coping.
Il controllo dell’aggressività e della violenza:
definizione e descrizione dei comportamenti
aggressivi e violenti; principali teorie
sull’aggressività; origine, sviluppo e significato
del comportamento aggressivo; le strategie
di intervento volte a contenere, controllare
e gestire le dinamiche aggressive e le azioni
violente.
Emergenze psichiatriche:i disturbi
psichiatrici; emergenze che richiedono una
valutazione medica generale; emergenze che
richiedono ospedalizzazione o altro supporto
medico istituzionale; emergenze che richiedono
un intervento farmacologico minimo; come
lavorare col paziente psichiatrico.
Principi etici deontologici: il bene e il male; il
giudizio; l’intervento; introduzione ai principali
codici deontologici delle professioni sociali
e analisi degli articoli rilevanti; principi etici
fondamentali; la responsabilità professionale.
Il lavoro sanitario: con i pazienti; la relazione
con i colleghi; la relazione con il paziente; la
relazione con l’entourage familiare del paziente
(madre e/o padre e parenti vari).
Attitudini e sentimenti: la paura; la speranza;
l’ottimismo; la pazienza; il cinismo; cosa sono
le attitudini; cosa sono i sentimenti; l’empatia
e la capacità di riflettere sul sé e sull’altro; la
capacità di coltivare, contenere e dirigere le
emozioni.
Rapporto interpersonale:relazione con l’altro;
relazione tra uomo e donna; relazione con il
bambino.
Psicologia dei gruppi: definizione: cos’è
un gruppo; perché il gruppo; il gruppo come
strumento; la relazione tra l’individuo e il gruppo;
la percezione di appartenenza; la leadership;
coesione e conformismo; intervenire sul gruppo
per facilitare il cambiamento.
Degenerazioni delle comunità: degenerazioni
autoritarie sadomasochistiche; degenerazione
di tipo settario; degenerazione paranoicale;
degenerazione autodistruttiva; degenerazione
new-age; degenerazioni violente.
15
5.4 Valutazione finale: tale valutazione è volta a rilevare
se il candidato ha interiorizzato i temi proposti non solo
da un punto di vista nozionistico, ma anche e soprattutto
esperienziale. In particolare, si cercherà di valutare se
e come sono cambiate le proprie motivazioni, come
è cambiata la percezione delle proprie competenze e
attitudini, e come viene vissuta l’esperienza del lavoro
di gruppo.
La valutazione comprende:
- Quiz generici di psicologia (10 pt.)
- Quiz specifici sulle materie affrontate nel
corso (20 pt.)
- Tema (20 pt.)
- Colloquio (da o a 10 pt.)
- Comportamento avuto dall’alunno durante
tutto il corso (7-10 pt.).
5.5 Raccolta, tabulazione ed analisi dei dati in ordine
alla costruzione dei profili preliminari per gli educatori.
- Confronto fra i dati dell’esperienza
ed i dati della letteratura. Tale
confronto viene eseguito attraverso
una metodologia di tipo Delphi, in cui
un gruppo di esperti viene convocato
appositamente allo scopo di individuare
le variabili più importanti che sono
risultate dalle precedenti analisi.
- Verifica delle ipotesi a base del lavoro
e della validità degli strumenti adottati.
- Discussione conclusiva dei risultati e
dei tipo di strumenti realizzati in ordine
ad una valutazione dell’attendibilità,
validità e generalizzazione di questi
risultati.
6. METODOLOGIA
Come si può ragionevolmente intuire dal progetto,
l’esecuzione della ricerca prevede un piano complesso
di attività che in parte sono state già eseguite e in parte
devono essere completate.
Le attività di ricerca più specifiche si avvarranno delle
tecniche dell’osservazione partecipante, delle interviste
libere, a questionario e semistrutturate, e di tecniche
psicologiche consistenti nella somministrazione ed
analisi di test carta e matita proiettivi e a questionario
scelti tra i più classici e i più validi ed affidabili tra quelli
disponibili in italiano.
I dati verranno analizzati attraverso metodiche statistiche
parametriche e multivariate. Le comparazioni verranno
eseguite con i dati di normalità, relativi ed indicati per
ciascun test, e le performance in comparazione ad un
gruppo di soggetti studenti appaiati per età e per sesso.
16
7. OUTPUT DELLA RICERCA
A conclusione della ricerca si potrà quindi finalmente
disporre dei seguenti out-put di indubbia e
pratica validità:
• un profilo personologico e professionale
per gli educatori con le indicazioni tratte
dalla ricerca sul campo e quelle di maggior
rilievo fornite dalla letteratura scientifica e
tecnica del settore;
• individuazione delle caratteristiche
psicologiche che valgano come criteri
di inclusione ed esclusione dei soggetti
perché possano essere ritenuti idonei al
lavoro degli educatori;
• valutazione della modificabilità degli
elementi del profilo nel tempo ed in base
ad esperienze;
• messa a punto di una procedura e di
strumenti agili, efficaci e validi per la
selezione del personale in questo campo;
• preparazione di un corso di formazione
agile ed esaustivo capace di fornire agli
aspiranti innanzitutto una preparazione di
base, ma anche e soprattutto la valutazione
e la finalizzazione delle risorse disponibili;
• relazione di un rapporto conclusivo sulla
ricerca, sulla raccolta dei dati sull’analisi dei
risultati e sulla formulazione dei documenti
precedentemente definiti;
• realizzazione di un manuale di base per la
preparazione all’educatore professionale e
come supporto didattico per l’esecuzione
di corsi di formazione ad hoc.
17
Il progetto sarà eseguito da ricercatori dell’AIASU.
Complessivamente gli operatori potranno costituire un
numero compreso tra le 5-8 persone.
Tra essi bisogna distinguere i seguenti ruoli:
- Responsabile della ricerca, Senior Resercher;
- Un coordinatore della ricerca;
- Tre ricercatori;
- Un operatore per il data-entry;
- Un consulente legale per gli aspetti prettamente
normativi;
- Un consulente statistico.
8. ASPETTI OPERATIVI
9. TIMING
I FASE
• analisi della letteratura scientifica per la costruzione
di una storia della figura professionale dell’educatore;
• raccolta e analisi dei profili disponibili sulla figura
dell’educatore professionale;
• identificazione del quadro normativo;
• analisi del materiale cartaceo ed il sistema
informativo esistente all’interno della comunità.
II FASE
• immersione diretta dei ricercatori nella situazione
quotidiana degli educatori e delle figure
professionali che agiscono quotidianamente presso
la Cooperativa LILIUM.
III FASE
• analisi dei dati provenienti dall’esperienza e di
quelli provenienti dalla valutazione dei dipendenti
eseguita per la formazione e quelli dei dipendenti
specificatamente selezionati per giungere alla
definizione del profilo.
IV FASE
• messa a punto della batteria di test.
V FASE
• presentazione dei dati, stesura di un rapporto
conclusivo sulla ricerca e realizzazione di un
manuale di base per la preparazione all’educatore
professionale con articolo da pubblicare su rivista
scientifico-internazionale, nei tempi necessari alla
rivista.
Prof. Francesco Bruno
Dott.ssa Francesca Lonero
18
E’ necessario e doveroso condividere l’ambiziosa
attenzione che la Cooperativa LILIUM rivolge alla
Formazione Professionale dei suoi operatori.
All’interno di un contesto lavorativo comunitario-
terapeutico gli “addetti ai lavori” possono imbattersi
in situazioni di particolare complessità: si tratta di
fenomeni in continuo mutamento per i quali è possibile
riscontrare elementi di continuità rispetto ad esperienze
precedenti, ma anche profonde trasformazioni.
Ciò potrebbe, pertanto, destabilizzare sia gli operatori
del settore, ma cosa ancora più grave, potrebbe creare
insicurezza negli utenti ai quali essi si rivolgono, ai quali
spetta l’efficacia degli interventi.
Proprio per far fronte a tali complessità e problematiche
la Cooperativa LILIUM promuove e finanzia
costantemente attività che favoriscono l’acquisizione
di competenze aggiornate per l’intero staff.
Tra le attività formative organizzate più recentemente
ricordiamo:
in collaborazione con l’AIASU, Associazione
Internazionale per le Applicazioni delle Scienze
Umane, il corso di formazione intitolato
“Corso di Formazione etico relazionale
per operatori di comunità terapeutiche di
soggetti portatori di disturbi mentali”.
Il corso, della durata complessiva di 70 ore, ha
affrontato diversi moduli: dalla psicologia generale,
a quella dei gruppi, dalle malattie da stress correlate
alle emergenze psichiatriche, alle degenerazioni delle
comunità. Il corso ha formato gli operatori sia dal punto
di vista etico-relazionale, sia nelle loro competenze
specifiche con soggetti di minore età portatori di gravi
disturbi psichici e comportamentali.
Altra rilevante iniziativa organizzata dalla
Cooperativa Lilium è stata il Convegno
nazionale intitolato “Abusi, maltrattamenti,
violenze sui minori: i professionisti si
interrogano”.
Obiettivo principale del Convegno è stato analizzare le
competenze e le esperienze di diversi professionisti. Il
Convegno, a carattere multidisciplinare, ha richiamato
l’attenzione di medici, psicologi, magistrati, insegnanti,
assistenti sociali, educatori, forze dell’ordine, avvocati
e giornalisti che, da prospettive diverse, si sono
rapportati sul tema dell’abuso e del maltrattamento.
Nello specifico il Congresso ha posto al centro della
riflessione i ruoli e i compiti peculiari di ogni professionalità
nelle diverse funzioni dell’intercettazione, valutazione e
intervento nei casi di presunto abuso o maltrattamento,
individuando i punti di forza, i nodi critici, le incertezze,
le inadeguatezze e gli errori in un ambito tanto delicato
quanto complesso.
Il Convegno Nazionale c/o l’Auditorium PETRUZZI, via delle
Caserme Pescara
L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE NELLA COOPERATIVA LILIUM
della dott.ssa Simona Paolini
“ABUSI, MALTRATTAMENTI, VIOLENZE SU MINORI:I PROFESSIONISTI S’INTERROGANO”
19
L’impronta multidisciplinare del Convegno ha ribadito
la necessità di una stretta collaborazione tra i diversi
centri che si occupano di assistenza ai minori, il mondo
accademico e le comunità, ai fini della individuazione
e realizzazione di percorsi terapeutici adeguati per
ciascun paziente.
È proprio dalla consapevolezza e dal
riconoscimento di questa importanza, che la
Cooperativa LILIUM è divenuta socio-attivo
della Community of Communities (d’ora in
avanti riportata con l’acronimo C. of C.), una
Rete di comunità terapeutiche presenti nel
Regno Unito e a livello internazionale che
aderiscono ad uno standard comune di lavoro
basato su programmi di costante miglioramento
della qualità dei servizi erogati.
I membri della Rete lavorano tutti nell’area sanitaria,
nel campo dell’istruzione e dell’assistenza sociale,
con programmi rivolti sia a bambini che ad adulti
che presentano solitamente quadri complessi di
disturbi, che vanno dal disturbo della personalità, alle
dipendenze, alle psicosi.
Nello specifico C. of C. ha come obiettivo principale
quello di permettere alle Comunità membri uno
scambio di buone prassi per poter arrivare a definire
democraticamente il modello di intervento più adeguato
per i pazienti. Il lavoro sinergico e di costante confronto
tra le varie comunità implica l’impegno, per ogni singola
comunità, a valutare e a mettere in discussione le
proprie modalità operative con lo scopo di arrivare ad
erogare servizi di livello sempre più alto.
Le più recenti attività
Formative organizzate
in collaborazione
con l’Università degli
Studi G.d’Annunzio
avvicinano l’esperienza
della comunità Nostos
all’esperienza comunitaria inglese: l’intento è
stato quello di portare nel territorio abruzzese
le personalità più prestigiose della prevenzione,
terapia e riabilitazione, e della disabilità
psichica.
Le Conferenze, organizzate rispettivamente il 24 aprile
e il 5 maggio, hanno ospitato rispettivamente il dr.
Lorenzo GRESPI, e poi la dott.ssa Sara BARRATT
con il dr. KAjETAN KASINSKI della TAVISTOCK
CLINIC di Londra.
Il prof. Massimo di Giannantonio e il dr. Lorenzo Grespi
Il dr. Kajetan Kasinski, l’interprete, la dott.ssa Sara Barratt
Attualmente è in sede di svolgimento la preparazione
di un ulteriore Corso di Formazione relativo il tema
“L’IMPORTANZA DEL GIOCO NELLE ISTITUZIONI
TERAPEUTICHE” che rimarca la collaborazione tra la
Cooperativa LILIUM e il C.E.M.E.A. del Mezzogiorno.
Il Convegno Nazionale c/o l’Auditorium PETRUZZI, via delle
Caserme Pescara
L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE NELLA COOPERATIVA LILIUM
The Tavistock and PortmanNHS Foundation Trust
NHS
20
Considerate la complessità e la cronicità delle patologie, a cui si aggiungono il deterioramento dei rapporti familiari
e il conseguente disadattamento sociale di alcuni casi, l’obiettivo principale che la Cooperativa LILIUM si prefigge è
relativo l’individuazione di strumenti terapeutici idonei ad affrontare le multi-problematicità dei suoi pazienti ospiti.
Per tali motivi la Cooperativa investe, in maniera considerevole, sulla formazione e sull’acquisizione di competenze
da parte dei suoi operatori con l’unico fine, ambizioso per qualità, di poter garantire ai suoi pazienti-ospiti percorsi
terapeutici che permettono loro di rientrare in contesti di vita normali.
LILIUM
La locandina del Corso di Formazione
21
Nel 1998 la Cooperativa Sociale LILIUM ha dato vita al
gruppo “NOSTOS”: comunità terapeutico – riabilitativa
a carattere residenziale per Minori affetti da disturbi
psichiatrici.
La Comunità NOSTOS si rivolge ad Utenti di sesso
maschile e femminile appartenenti alla fascia di età
adolescenziale che per vari motivi non sono più gestibili
all’interno del nucleo familiare o per i quali sia indicato
un temporaneo allontanamento dalla Famiglia per
l’acquisizione o per la ri-acquisizione delle autonomie
di base.
Il principale obiettivo consiste nel ricercare e
condividere le metodologie di intervento più appropriate
che tengono conto, e rispondono nella maniera il più
possibile ottimale, delle esigenze di ogni utente in ogni
particolare momento.
L’attività svolta dalla Cooperativa LILIUM consiste infatti
nel progettare ed attuare interventi educativi, con
finalità di recupero dello svantaggio socio-culturale, ed
interventi terapeutici, con finalità riabilitative a livello
psicologico e sociale.
Il Progetto, di tipo individualizzato per ogni utente, si
propone attraverso interventi specifici e attività diverse
di ottenere il miglior adattamento consentito dalla
patologia.
Le attività realizzate hanno un duplice scopo:
1. affrontare il disagio di soggetti svantaggiati affetti
da disordini psichici di diverso tipo che, a causa di
vari motivi, non possono fruire di una sufficiente
assistenza in famiglia o per i quali sia indicata
una temporanea separazione dal nucleo familiare
al fine di pervenire al re-inserimento sociale con il
maggior grado possibile di autonomia, attraverso
percorsi terapeutici riabilitativi personalizzati;
2. promuovere e qualificare il lavoro degli operatori,
quindi educatori, pedagogisti, assistenti sociali,
psichiatri, neuro-psichiatra infantile, medici,
infermieri professionali, che collettivamente
individuano il percorso terapeutico-riabilitativo
più adatto alle esigenze problematiche di ogni
ospite.
L’individuazione di programmi terapeutico-riabilitativi
ha il fine di migliorare la qualità della vita dei pazienti,
aiutandoli nella gestione della propria patologia,
nell’assunzione di responsabilità e di una maggiore
autonomia.
La Cooperativa LILIUM si propone per i suoi utenti sia
come un luogo-casa, in cui l’ospite trova accoglienza,
protezione e contenimento, sia come un luogo di
LILIUM:LA COMUNITÀ TERAPEUTICO - RIABILITATIVA NOSTOS
La Cooperativa LILIUM
LA STRUTTURA
di Gabriele Pompinetti,Presidente Coop. Sociale LILIUM
22
apprendimento, che consente di sperimentare nuove
opportunità di crescita dal punto di vista cognitivo
ed affettivo, nonché potenziare le autonomie di base
carenti.
Nello specifico, la Cooperativa LILIUM prevede degli
appartamenti che presentano le caratteristiche delle
abitazioni civili ripartite in modo tale da ricreare un
ambiente di tipo domestico, accogliente e rassicurante
e consentire ai loro ospiti spazi e ritmi simili alla normale
vita quotidiana: già l’“abitare insieme” svolge di per sé
una vitale funzione terapeutica.
Inoltre tale tipologia di struttura permette agli utenti di
incrementare le proprie capacità relazionali tramite il
graduale coinvolgimento in una serie di attività comuni
ed attraverso gli scambi con il gruppo degli operatori,
nonché di sviluppare una maggiore responsabilizzazione
personale attraverso la progressiva assunzione di
compiti ed impegni (tranne che per gli ospiti più
gravemente compromessi e comunque, in ogni caso,
compatibilmente con le possibilità di ognuno).
La Comunità terapeutico-riabilitativa “Nostos” che
accoglie minori di entrambi i sessi affetti da patologie
psichiche di diversa natura, prevede al suo interno 3
unità distinte:
“Nostos 1”, “Nostos 2” e “Nostos F”.
La prima unità “Nostos 1” ospita minori con
scarsissime/assenti autonomie di base e massime
necessità assistenziali, oppure minori affetti da gravi
disturbi del comportamento che hanno bisogno di un
elevato contenimento ambientale. In quest’ultimo caso
gli utenti che manifestano con il tempo significativi
miglioramenti possono transitare nella seconda unità
“Nostos 2”.
La seconda unità “Nostos 2” ospita, in generale, il
gruppo di utenti con maggiori livelli di autonomia e
competenze personali.
Infine la terza unità, “Nostos F”ospita utenti di sesso
femminile.
Gli utenti della Comunità “Nostos” provengono da tutta
l’Italia e dai Paesi Extracomunitari e sono solitamente
affidati alla struttura dai Tribunali per i Minori, dai Servizi
Sociali del Comune di residenza e/o dal Servizio di
Neuropsichiatria del territorio (ASL), e/o dal Ministero di
Grazia e Giustizia.
Dopo un iniziale periodo di osservazione (di circa tre
mesi), finalizzato alla reciproca conoscenza struttura-
utente lo staff10 fa una prima valutazione delle
problematiche dell’utente: tale valutazione rappresenta
la base per formulare, in accordo con i Servizi Invianti,
il progetto educativo e/o terapeutico-riabilitativo
individualizzato che, tenendo conto delle necessità
particolari del singolo caso, delle sue difficoltà e
potenzialità, designa gli obiettivi perseguibili.
Gli obiettivi vengono successivamente definiti ogni sei
mesi nell’arco della permanenza comunitaria e vengono
discussi e verificati negli incontri periodici con i Servizi
Invianti.
10 Lo Staff organizzativo interno della Comunità Nostos è costituito da diverse professionalità che interagiscono e collaborano nella definizione del progetto terapeutico-riabilitativo: Medico Psi-chiatra, Direttore Sanitario, Coordinatore Pedagogista, Psicomotrici-sta, Infermiere, Psicologo, Psicoterapeuta, Assistente Sociale, Edu-catore, Operatore.
IL PERCORSO EDUCATIVO
23
Dal punto di vista cronologico, il percorso educativo
e/o terapeutico-riabilitativo individuale coincide
essenzialmente con le seguenti fasi:
• La Pre-accoglienza
• La Fase iniziale di permanenza o Accoglienza
• La Fase di permanenza vera e propria
• La Fase finale, tesa a promuovere il percorso di
elaborazione del distacco dalla comunità e la
preparazione al reinserimento nel nucleo famigliare
di origine, quando possibile, oppure a forme di
soluzione alternative, indicate dai Servizi Invianti e
dalle Autorità Competenti.
La Comunità NOSTOS adotta una metodologia che
prevede, in generale, la definizione e la “costruzione”
di un progetto educativo e/o terapeutico riabilitativo
individualizzato ed il possibile utilizzo di strumenti e
variabili quali:
a. Strutturazione della giornata
b. Matrice di rapporti
c. Repertorio di nuovi stimoli ed esperienze
di vita
d. Strumenti educativi
e. Colloqui psicologici/psicoterapia
f. Tecniche di riabilitazione
g. Terapia psicofarmacologica
h. Lavoro di Rete
LA METODOLOGIA COMUNITARIA
SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti)
C'è un modo di contribuire alle attività della LILIUM SOC.COOP. SOCIALE A R.L. a favore delrecupero di minori con disabilità psichiche: devolvere il 5 per mille della propria dichiarazione dei
redditi a LILIUM SOC.COOP. SOCIALE A R.L.
COME FARE1. Compila la scheda CUD o del modello 730 o del modello UNICO
2. Firma nel riquadro indicato come “Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale...”
3. Indica nel riquadro il codice fiscale della LILIUM SOC.COOP. SOCIALE A R.L.:
0 2 0 8 1 1 7 0 6 9 4Anche chi non deve presentare la dichiarazione dei redditi può comunque richiedere la scheda al datore di lavoro o dell’ente erogatore della pensione e consegnarla (compilata e in busta chiusa) a un ufficio postale, a uno sportello bancario, che le ricevono gratuitamente, o a un intermediario abilitato alla tra -smissione telematica (CAF, commercialisti, etc.). Sulla busta occorre scrivere DESTINAZIONE CINQUE PER MILLE IRPEF e indicare cognome, nome e codice fiscale del contribuente.
LILIUM SOC.COOP. SOCIALE A R.L. riferirà dell'impiego dei fondi devoluti con il 5 per mille attraverso la sua rivista ed il proprio sito internet.
Per la corretta compilazione della scheda del cinque per mille occorre firmare ed indicare il codice fi -scale della Lilium come nell’esempio:
rigo per la firma rigo in cui va indicato il codice
0 2 0 8 1 1 7 0 6 9 4
Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale,delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni riconosciute
che operano nei settori di cui all’art. 10, c 1 lett a,del D.Lgs. n. 460 del 1997 e delle fondazioni nazionale di carattere culturale
In aggiunta a quanto indicato nell’informativa sul trattamento dei dati, contenuta nel paragrafo 3 delle istruzioni, si precisa che i dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta.
AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle finalità destinatarie della quota del cinque per mille dell’IRPEF, il contri-buente deve apporre la propria firma nel riquadro corrispondente. Il contribuente ha inoltre la facoltà di indicare anche il codice fiscaledi un soggetto beneficiario. La scelta deve essere fatta esclusivamente per una delle finalità beneficiarie.
Finanziamento agli entidella ricerca scientifica e della università
FIRMA
Codice fiscale delbeneficiario (eventuale)
FIRMA
Codice fiscale delbeneficiario (eventuale)
Sostegno alle associazioni sportive dilettantistiche in possessodel riconoscimento ai fini sportivi rilasciato dal CONI a norma di legge
FIRMA
Codice fiscale delbeneficiario (eventuale)
Finanziamento agli entidella ricerca sanitaria
FIRMA
Codice fiscale delbeneficiario (eventuale)