PROGETTO «MAMME, BAMBINI E FIABE»ATTIVITÀ REALIZZATA CON LA COLLABORAZIONE DI ALCUNE MAMME NELLE CLASSI PRIME

SCUOLA PRIMARIA «G. MARCONI» DI POZZO – APRILE 2016

Storia «Le quattro stagioni»di Elisabetta Jankovic

C’era una volta una foglia di platano: bella, larga, grande come il palmo dellamano di un papà. Si chiamava Robecca e abitava nel punto centrale di un parcodi una grande città. Si considerava molto fortunata perché dalla sua posizionepoteva vedere tutto il giardino e accorgersi del susseguirsi delle stagioni.

Il platano era contento che , dopo un’estate torrida e solitaria, fosse di nuovo arrivato settembre.

Robecca e l’estate(vista con gli occhi dei bambini)

Un po’ meno contenta era Robecca che, come lealtre foglie, si doveva preparare a cadere. «Sonoancora piena di vita – borbottava tra sé – resisteròall’inverno e mi godrò un’altra primavera».Si ostinava a rimanere verde, nonostante fosse già iniziato l’autunno.

Robecca e l’autunno(vista con gli occhi dei bambini)

Intorno a lei le fronde si coloravano di un giallointenso e pieno che, con il nero della corteccia,esaltava ancor di più la loro bellezza.Era come se un pittore, ogni notte, rendesse unafoglia diversa dall’altra.Quell’esplosione di colori rallegrava tutti, tranneRobecca che, ostinata, rimaneva di un verdesbiadito.

Passarono due lunghi mesi.Le temperature si fecero più rigide. Robecca era sempre in alto. Il freddo era pungente.Poi, una notte, dal nulla iniziò a scendere dal cielo la neve.Robecca era così affascinata da quel paesaggio mai visto.Era stanca e infreddolita. Chiuse gli occhi e si addormentò.

Robecca e l’inverno (vista con gli occhi dei bambini)

Si risvegliò dopo un sonno molto lungo. Il sole la stava baciando. Era tutto come un anno fa, quando era appena spuntata dal ramo e scopriva per la prima volta il mondo. Improvvisamente un «ohhhh» di meraviglia ladistolse dai suoi pensieri. Una piccola gemma eraappena sbocciata e stava rimirando la natura.Robecca era soddisfatta di avere di fronte a sé un’altra lunga stagione. Ma un singulto timido la distolse da quell’atmosfera eccitata.

«Che c’è? Perché piangi?» chiese Robecca alla fogliolina ancora quasi invisibile che le era spuntata accanto.«La mia sorellina è proprio sotto di te. Non ha spazio per nascere» rispose.

Robecca capì che era arrivato il momento di lasciare il ramo. Aspettò il respiro del vento e si tuffò nell’aria. Volò, sicura di toccare presto terra, che aveva sempre e solo visto dall’alto. Invece planò su un libro aperto.Era capitata su uno spartito di musica che all’improvviso venne chiuso, raccolto e infilato in una cartella.Qualcuno, poi, tolse lo spartito dalla borsa e lo posò su un leggio.Robecca non poteva saperlo, ma si trovava nel teatro più grande e famoso della città, sul palcoscenico.

Robecca e la primavera(vista con gli occhi dei bambini)

Il direttore d’orchestra aprì lo spartito e la musica iniziò a riecheggiare in sala.Già dalle prime note si potevano riconoscere le «Quattro stagioni» di Vivaldi.Robecca fu mossa da un fremito di commozione all’udire una sinfonia così bella e quando il direttore d’orchestra girò la pagina che la teneva stretta, lei si alzò libera e volò, ammirata da centinaia di occhi increduli che seguivano la sua danza. Al termine della composizione, si posò delicatamente sulle mani nodose di un signore dai capelli bianchi in ultima fila. Il concerto era finito e scrosciarono vigorosi gli applausi.

Il signore dai capelli bianchi la sollevò delicatamente e prima di riporla nel suo taccuino le bisbigliò «Questi battimani sono tutti per te».Robecca avrebbe voluto ringraziare con un inchino, come stava facendo il direttore d’orchestra, ma era solo una foglia e allora si accontentò di accoccolarsi nel taccuino.E subito dopo si addormentò felice.

Grazie, mamme!