[Progetto Km Verde] Osservazioni PD Montanaro

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Comune di Montanaro Provincia di Torino ---------- 0 0 0 ---------- Progetto: Centro integrato per il recupero dei materiali e la valorizzazione di rifiuti non pericolosi in località “I Ronchi” denominato Kilometro Verde. Osservazioni Redatto Luca RASTALDO (Consigliere PD Montanaro) Montanaro,lì 06 novembre 2012 1

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vengono evidenziate tutte le criticità del progetto e le contraddizioni.

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Comune di MontanaroProvincia di Torino

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Progetto: Centro integrato per il recupero dei materiali e la valorizzazione di rifiuti non pericolosi in località “I Ronchi” denominato Kilometro Verde.

Osservazioni

RedattoLuca RASTALDO

(Consigliere PD Montanaro)

Montanaro,lì 06 novembre 2012

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Premesse

Dall'esame della documentazione disponibile emerge la sensazione che il progetto presenti aspetti quali:

– progetto di come dovrebbe essere realizzato l'insediamento in linea puramente teorica;

– progetto con contraddizioni nei diversi Allegati;– progetto che elenca opere da realizzare alle quali non fa seguito la

trattazione delle stesse sotto il profilo tecnico-progettuale;– cautele da adottare.

1. Progetto di come dovrebbe essere realizzato l'insediamento in linea puramente teorica.

L'elencazione delle opere da eseguire quali, ad esempio, le aree di mitigazione che sono pensate libere e di uso pubblico (1) con la creazione di una pista ciclabile lunga più di 1 km con percorso a zig zag tra le colline di nuova formazione (2) nonché la previsione di un parco organizzato con parcheggi, aree attrezzate, punti informativi e percorsi pedonali e ciclabili (3) a cui si aggiunge un'ippovia attrezzata con abbeveratoi per i cavalli sono sicuramente elementi che colpiscono la fantasia e lasciano trasparire una visione idilliaca del futuro stato dei luoghi.

Altro elemento presentato come miglioria per la salvaguardia dell'ambiente si riscontra nella ventilata possibilità che “...il ramo ferroviario (tratta Chivasso-Ivrea-Aosta) che potrebbe, in futuro, permettere il flusso di parte dei materiali in ingresso e di parte dei prodotti in uscita su rotaia, attraverso il potenziamento della rete e sviluppando una movimentazione alternativa all'usuale trasporto su gomma.” (4).

Tale previsione risulta di difficile attuazione stante la limitatezza dell'attività di trattamento e smaltimento dei materiali conferiti che “...prevede l'esaurimento del Deposito controllato in circa 5 anni. Tale assunzione rappresenta ipotesi cautelativa... In realtà si prevede una vita utile al Deposito variabile e in funzione dei quantitativi di materiali in entrata.”(5)

Lo scenario prefigurato può far nascere dubbi per cui:– il periodo di attività dell'impianto è troppo limitato per

ammortizzare i costi dei lavori da eseguire per la derivazione ferroviaria e, quindi, la stessa non sarà fatta per cui il trasporto dei materiali in ingresso e in uscita sarà effettuato su gomma;

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– l'esecuzione dei lavori di derivazione ferroviaria prefigurano una durata dell'attività dell'impianto per un periodo ben superiore a quanto dichiarato.

Sebbene siano stati fatti notevoli sforzi per presentare nei migliore dei modi il nuovo insediamento si nutrono seri dubbi sul fatto che le previsioni progettuali possano essere fattivamente tradotte in realtà.

2. Progetto con contraddizioni nei diversi Allegati

I testi delle Relazioni descrivono scenari futuri che in molti casi denotano profonde contraddizioni.

In primo luogo emergono condizioni contrastanti tra le enunciazioni degli obiettivi da perseguire e lo sviluppo dell'insediamento.

2.1. Inserimento ambientaleValga, ad esempio, l'asserzione del fine perseguito dal progetto,

ovvero, il ripristino di aree depresse (6) e la creazione di un paesaggio in continuità con l'ambiente agricolo circostante (7) mentre in un altro passaggio della relazione si fa cenno alle colline che compongono il “Kilometro Verde” (8).

Oltre a quanto riportato si rileva che si insiste sul fatto che “..il progetto si inserisce e integra a livello paesaggistico con le condizioni al contorno rappresentate da una prevalente sistemazione a verde agricolo caratterizzata da forti depressioni derivanti dal precedente sfruttamento del suolo...” (9) ma non solo, la volontà del progettista si spinge nella “.... riproposizione degli elementi del paesaggio agricolo circostante ed immediatamente a confine orientale, quali la formazione di prati stabili (5) ed arbusteti (8) sul margine orientale dell'area.” (10) ma anche “...prevedendo una ri-sistemazione e rimodellazione delle depressioni esistente che si integrano nel territorio, utilizzando lo sotesso linguaggio, le forme, il materiale e l'estetica che li accomuna.” (11).

Quanto asserito si scontra con l'impostazione progettuale dell'impianto caratterizzato da edifici di altezza fino a 15 metri sotto coppo e la formazione di colline con sviluppo in altezza fino a 17 metri dal piano di campagna (12).

Nel primo caso (edifici) si può constatare che se il piano risultante a scavo ultimato si attesta a -8 metri dal piano di campagna è evidente che gli edifici emergeranno di 7 metri sopra il piano di campagna per cui, unitamente con le colline, il tutto risulta in netto contrasto con le affermazioni circa le finalità di inserimento ambientale da perseguire, ovvero, la riproposizione degli

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elementi del paesaggio agricolo circostante utilizzando lo stesso linguaggio, forme, materiale ed estetica. Quanto emerge dal progetto è da considerarsi l'esatto opposto di quanto prospettato.

2.2. BiogasAltro elemento di contrasto si rileva nella “natura” del “deposito

controllato”.Occorre rilevare che la normativa europea attraverso la Direttiva

1999/31/CE ha stabilito che “... gli unici rifiuti che possono essere destinati in discarica sono materiali a basso contenuto di carbonio organico e materiali non riciclabili...”.(13)

Per contro si ritiene “...il Deposito controllato, considerabile come un grande digestore.”(14).

Dal confronto delle diverse indicazioni risulterebbe che il nuovo Deposito controllato sia in evidente contrasto con la normativa europea per la progettazione e realizzazione di nuovi impianti per lo smaltimento dei rifiuti.

Da quanto riportato discendono le problematiche connesse alla produzione di biogas; anche in questo caso si riscontrano discordanze in più punti delle relazioni illustrative sia per quanto concerne la quantità prodotta sia per le modalità di captazione e smaltimento del medesimo.

Sulla base dei calcoli riportati si ipotizza una produzione specifica totale di gas nell'arco di 50 anni pari a 33,6 mc./trs (15) e con un “...massimo di produzione teorica il valore di 127 mc/h di biogas che corrisponde ad una portata captabile, al massimo di metano, di 114 mc/h..” (16)

Secondo quanto riportato nella Relazione specifica si ipotizza di:– non effettuare la captazione del biogas finchè non si realizza la

copertura definitiva (17);– il sistema di captazione e raccolta del biogas verrà realizzato dopo

la coltivazione dei lotti e durante la realizzazione della copertura definitiva (18);– installare una torcia in acciaio inox completa di bruciatore che

consente un trattamento fino a circa 1000 mc/h (19);– anticipare la realizzazione della rete primaria di trasporto del biogas

completa di numerosi punti di connessione al fine di semplificare la dotazione di captazione in corso di coltivazione (20);

– la dotazione di n. 50 pozzi di captazione (21);– sistema di captazione e combustione del biogas con circa 50 pozzi,

centrale di estrazione e combustione del biogas (22).– qualora si valutasse che durante la gestione la produzione di biogas

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dovesse aumentare in termini di portata complessiva e qualità (CH4 > 40%) si potrà prevedere l'installazione di un gruppo elettrogeno con potenza non inferiore ai 250KW;

– il biogas estratto verrà misurato con contatori a temperatura ambiente (23)

Occorre evidenziare che in passato (anno1994) in località Frazione Pogliani, nelle immediate vicinanze dell'impianto di smaltimento di Regione Pozzo in Comune di Chivasso si rilevò una notevole dispersione di biogas nel sottosuolo - non adeguatamente valutata in fase di progetto - che richiese l'adozione di idonei accorgimenti (integrativi) al fine di procedere alla captazione e smaltimento.

Da quanto riportato si evince la necessità di approfondire lo studio relativo alla produzione di biogas con l'assunzione di indirizzi operativi univoci.

2.3. Parco fotovoltaico – dotazione energia elettrica

Anche in questo ambito emergono indicazioni diverse e contrastanti.Si illustrano diversi scenari quali:– l'individuazione di un'area potenzialmente idonea per

l'inserimento di un parco fotovoltaico con lo scopo di garantire l'autosufficienza energetica (24);

– potenziale installazione dell'impianto fotovoltaico (25);– il progetto prevede il potenziale sfruttamento di aree dismesse

e/o prive di funzionalità con il posizionamento di un impianto fotovoltaico, localizzato immediatamente in adiacenza all'area Uffici nonché sulle due fasce di terreno poste ad Est dell'area di localizzazione degli edifici produttivi del Centro integrato (26);

– previsione di un parco fotovoltaico in grado di garantire al Centro un'autosufficienza energetica (27);

– ...può consentire l'installazione di un impianto fotovoltaico di circa 3,80 MWp o frazione, confrontabile con la potenza richiesta dalle varie utenze relative ai macchinari presenti nel Centro Integrato (circa 5,75 MWp) (28);

– il consumo medio a regime delle varie utenze del Centro Integrato vale circa 3,3 MW (29)....evitando il completo ricorso alla rete elettrica nazionale....il progetto prevede la cessione di energia elettrica alla rete elettrica nazionale, ovverosia la circuitazione elettrica dell'impianto sarà tale da consentire che l'energia prodotta venga immessa in rete e poi dalla stessa assorbita per i consumi del Centro Integrato;

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– il funzionamento di tutte le attività presenti nel Centro Integrato sarà garantito da un impianto fotovoltaico di 3,8 MW che sarà realizzato nel Centro Integrato stesso (30);

– realizzazione di un parco fotovoltaico in grado di garantire al Centro un'autosufficienza energetica (31);

– ...anche attraverso un'autosufficienza energetica impiegando energie rinnovabili, il progetto prevede la copertura della maggior parte degli autoconsumi elettrici degli impianti (32);

– previsione di un impianto elettrico caratterizzato da una cabina per il conferimento di energia elettrica in media tensione alla quale saranno collegate le cabine di trasformazione MT/bt che alimenteranno ogni singolo impianto (A,B,E,F e G) (33);

– il bilancio energetico prevede una potenza impiegata pari a 5,762 MW a regime quale consumo energetico effettivo (34);

previsione finale di una eventuale dismissione totale o parziale del parco fotovoltaico e recupero come superfici verdi ed estensione del bosco (querco-carpineto d'alta pianura) (35).

Si osserva che un impianto fotovoltaico può operare per un periodo superiore a quello previsto (Fase 2: circa 10 anni) per la operatività degli impianti del Centro Integrato (36).

Come si può notare le opzioni previste per la fornitura di energia elettrica sono svariate e diverse tra di loro per cui sarebbe auspicabile una definizione di come il Proponente del Centro Integrato intende operare in tale campo.

2.4. Viabilità

In materia di viabilità vengono fornite indicazioni attraverso lo “Studio viabilistico-accesso all'insediamento” (Allegato R06) che presenta aspetti degni di attenzione.

Viene dedicata una particolare attenzione alla prevista rotatoria in corrispondenza dell'ingresso all'impianto con la motivazione che la stessa è destinata a gestire in modo corretto le operazioni di ingresso ed uscita dei mezzi dal Centro Integrato e non determinare intralcio al traffico lungo la strada provinciale.

La previsione di tale opera può generare dubbi in quanto:– il volume di traffico previsto in sede di progetto – n. 464 autoveicoli

da/per il Centro Integrato (37) – è stato quantificato in difetto;– la rotatoria è stata indicata in progetto ma potrebbe non essere

realizzata.

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Nel primo caso essendo “...un Centro Integrato punto di riferimento territoriale...” (38) il numero di automezzi circolanti potrebbe essere superiore in quanto il dato riferito viene giustificato dal volume di materiale solido da trattare conferito presso il Centro così come indicato in progetto: 1.515.000 mc. in 5 anni equivalenti a 303.000 mc/a da ripartire su 250 giornate lavorative (39). Tale volume rappresenta il quantitativo stoccato nel Deposito controllato che a sua volta equivale al 60/70% (40) di quello conferito presso l'impianto di trattamento. Al dato indicato andrebbero aggiunti gli automezzi destinati al conferimento del percolato da trattare e quelli in uscita con i materiali trattati.

Occorre rilevare che “...a regime sarà preferibile una gestione h. 24...” (41) per cui è plausibile ipotizzare un traffico notturno per il conferimento dei materiali da trattare e, quindi, i conteggi basati sull'ipotesi di 250 giornate lavorative/anno per 12 ore di attività andranno riformulati sulla base delle 24 ore così come indicato in progetto.

Nell'ambito del progetto viene riportato lo studio relativo alle ricadute sull'ambiente circostante per effetto del rumore e delle emissioni gassose prodotte dagli automezzi per/da il Centro Integrato sulla base di dati di riferimento non aggiornati in quanto che “...dal servizio di monitoraggio della Provincia di Torino si sono ricavati dati di flussi veicolari risalenti al 2000...” (42).

I dati assunti fanno riferimento all'esercizio del tracciato “storico” della S.P. n. 86, posizionata ad ovest della linea ferroviaria, non considerando che dal mese d aprile 2004 è entrato in esercizio il nuovo tracciato della S.P., posto ad est della menzionata linea ferroviaria, pertanto, i dati dovranno fare riferimento a tale condizione, evocata in più punti delle relazioni e considerata quale viabilità ottimale per il progettato insediamento.

Occorre evidenziare che il traffico indotto dal nuovo insediamento si somma a quello determinato dagli automezzi che già ora confluiscono nella zona destinata a cava ancora attiva.

Si aggiunga che “in fase di progetto si prevede di asfaltare i sedimi viari interni al Centro Integrato mentre in fase gestionale si prevede l'umidificazione e pulizia della viabilità e dei piazzali..” (43).

Quanto riportato può dare adito a dubbi circa l'effettiva asfaltatura delle strade interne al Centro prevista in sede di progetto ma non rilevabile nella fase operativa.

Sarebbe opportuno che anche questo dubbio fosse oggetto di chiarimenti circa l'effettiva organizzazione della viabilità interna al Centro al fine d evitare che – specie nella stagione estiva – i mezzi circolanti all'interno sollevino polvere che, in presenza di vento, venga trasportata nelle zone circostanti vista la cura posta nella copertura, con teli, del materiale depositato

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in sede definitiva onde “...impedire la dispersione eolica di cartacce e plastiche...” (44).

3. Opere previste ma non definite progettualmente

Dall'esame degli elaborati progettuali emergono indicazioni in merito a determinate opere che vengono citate ma non vengono sviluppate progettualmente.

Per continuità con il Capitolo 2.4. “Viabilità” si riporta la previsione per la “realizzazione di attraversamenti e piste ciclabili protetti (sottopassi) in infrastrutture stradali e ferroviarie alle teste dello sviluppo del “Kilometro verde”....” (45).

Sebbene citate queste opere delle stesse non vi è riscontro negli elaborati progettuali per cui si può ritenere che sia stato fatto ricorso ad “effetti speciali” solo per esaltare la bontà del progetto e gli effetti positivi indotti dal Centro Integrato a favore della comunità montanarese.

Allo stesso modo si può ritenere scarsamente condivisibile l'ipotesi di “...utilizzo delle superfici di prato a copertura dell'area a deposito controllato per attività sportive (play-ground) ed eventi (concerti-spettacoli)...” (46)

Altro elemento di interesse è dato dalla dotazione delle acque industriali in quanto “l'approvvigionamento delle acque industriali avverrà tramite le acque depurate in uscita dall'impianto di trattamento dei reflui e percolati (Impianto G), eventualmente integrate da un pozzo....” (47). Infatti viene indicata la realizzazione di “...un pozzo in falda da 15 mc/h...” (48) che potrebbe generare interferenze al pozzo del vicino acquedotto comunale.

Occorre precisare che a pochissima distanza dal nuovo Centro Integrato si trova il pozzo di captazione dell'acquedotto comunale che attinge nella prima falda ad una profondità variabile tra -34 mt e -40 mt. dal piano di campagna.

L'andamento delle falde sotterranee nel territorio di Montanaro presentano un andamento N/W – S/E, come confermato nelle Relazioni specifiche del progetto in esame.

Sulla base delle premesse sarebbe opportuno definire le caratteristiche del pozzo destinato a fornire acqua industriale al fine di verificare se vi siano, o meno, interferenze con ricadute negative per il pozzo dell'acquedotto comunale sia per quello ubicato nelle immediate vicinanze sia per quello sito in località Frazione Pogliani.

Analoghe considerazioni possono essere sviluppate per il citato “Impianto di geotermia” (49) a supporto dell'impianto di condizionamento dei locali di lavoro consistente nello “...sfruttamento della geotermia in

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sostituzione ai convenzionali sistemi di produzione di energia termica...” (50).In tal caso la perforazione del pozzo si spinge molto in profondità per

cui in questo caso, per le motivazioni sopra esposte (andamento delle falde), potrebbero manifestarsi effetti negativi per il pozzo n. 2 dell'acquedotto comunale in località Pogliani che attinge nella seconda falda a partire da una profondità di – 60 mt. dal piano di campagna.

Anche in questo caso, come in altri richiamati, non vi è alcuna traccia descrittiva dell'opera prevista per cui si può ipotizzare che si tratti di mero richiamo per destare interesse ma con scarse possibilità di realizzazione.

Altro elemento di interesse è la previsione di una zona annessa ai laboratori destinata a “quarantena” che richiederebbe una dettagliata specificazione in tema di organizzazione e dotazione impianti in virtù delle cause (incidenti) che ne giustificano la previsione.

4. Cautele

Con riferimento ai pozzi dell'acquedotto comunale si richiama l'attenzione sulle modalità di esecuzione delle fondazioni dei capannoni che si fonda sulla “....scelta di fondazioni indirette su pali trivellati in cemento armato gettati in opera di diametro pari a 60 centimetri in numero di 4 per ogni plinto per una profondità di infissione pari a 12,00 metri..” (51).

A tal proposito si evidenzia che i capannoni vengono realizzati nelle zone depresse a quota -8,00 metri dal piano di campagna, pertanto, i suddetti pali di fondazione della lunghezza di 12 metri, ed in numero considerevole, si spingeranno fino alla quota -20,00 dal piano di campagna e, quindi, 2 metri oltre alla quota (-18,00 metri) dei pozzi di monitoraggio prescritti dall'autorizzazione provinciale per l'attivazione della cava. (52)

Parte Seconda

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Dopo l'esposizione delle osservazioni “tecniche” al progetto si riportano di seguito quelle con specifico riferimento alle modalità di trattamento dei materiali conferiti presso il Centro integrato per le quali si nutrono perplessità e si auspicano approfondimenti per le parti richiamate.

RELAZIONE SUI RIFIUTI TRATTATI NEGLI IMPIANTI DEL “KILOMETRO VERDE”

Il progetto Kilometro Verde prevede la realizzazione di 5 impianti di trattamento di rifiuti e di un deposito controllato (discarica). I rifiuti trattati vengono catalogati tramite i codici CER (Catalogo Europeo Rifiuti) relativi ai rifiuti non pericolosi, derivanti da diverse attività umane, sia produttive che non. Viene inoltre fatto riferimento al Decreto Legislativo 152/06, in particolare agli allegati C e B, per definire le operazioni di riciclo e recupero (allegato C) e le operazioni di smaltimento (allegato B) nei vari impianti. Si tratteranno rifiuti provenienti sia da attività produttive che da altri impianti di trattamento rifiuti.

Impianto di trattamento dei rifiuti industriali e produzione CSS (impianto A)

Si costruirà l’impianto in due step, nel primo si ha la realizzazione del capannone con l’installazione della linea di triturazione/selezione meccanica e manuale dei rifiuti, nel secondo si ha l’inserimento di una coppia di granulatori e una puleggia per la separazione del ferro, per la produzione del CSS. Dall’elenco dei codici CER le tipologie di rifiuti trattati risultano essere:

• Rifiuti prodotti da agricoltura, orticoltura, acquacoltura, selvicoltura, caccia e pesca, trattamento e preparazione di alimenti; di questi

• Rifiuti della lavorazione del legno e della produzione di pannelli e mobili, polpa, carta e cartone

• Rifiuti della lavorazione di pelli e pellicce, nonché dell’industria tessile• Rifiuti dei processi chimici organici• Rifiuti prodotti dalla lavorazione e dal trattamento fisico e meccanico

superficiale di metalli e plastica• Rifiuti di imballaggio, assorbenti, stracci, materiali filtranti e indumenti

protettivi (non specificati altrimenti)• Rifiuti non specificati altrimenti nell’elenco (pneumatici, metalli ferrosi e

non ferrosi, plastica, vetro…)• Rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione (compreso il terreno

proveniente da siti contaminati)

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• Rifiuti prodotti da impianti di trattamento dei rifiuti, impianti di trattamento delle acque reflue fuori sito, nonché dalla potabilizzazione dell’acqua e dalla sua preparazione industriale

• Rifiuti urbani (rifiuti domestici e assimilabili prodotti da attività commerciali e industriali nonché dalle istituzioni) inclusi i rifiuti della raccolta differenziata

Naturalmente non tutti i rifiuti catalogati dai codici CER in queste tipologie sono trattati nell’impianto, ma solo quelli che possono trovarsi sul territorio; tra questi si possono avere:

• rifiuti plastici e plastica di diversa origine (direttamente dalla produzione e lavorazione, dal settore edile e dalla raccolta dei rifiuti)

• rifiuti metallici e metalli di varia natura (provenienti come sopra)• vetro di diversa origine (prevalentemente dal settore edile e dalla raccolta

rifiuti)• carta e cartone derivante dalla raccolta dei rifiuti• imballaggi di varia natura• rifiuti tessili provenienti dalla produzione e lavorazione ed abbigliamento• legno e scarti provenienti dalla produzione e lavorazione di mobili e carta

e dal settore edile• altre tipologie derivanti dal settore edile (cemento, mattoni, ecc.)• altre tipologie di rifiuti derivanti da impianti di trattamento e

potabilizzazione delle acque (parte di rifiuti urbani, animali e vegetali non compostata, compost, rifiuti derivanti dalle operazioni primarie sulle acque)

• altre tipologie di rifiuti derivanti dalla raccolta differenziata (rifiuti urbani non differenziati, rifiuti dei mercati, rifiuti ingombranti)

Facendo riferimento agli allegati B e C del D.Lgs. 152/06, a seconda del rifiuto verranno adottate diverse operazioni di riciclo e recupero: riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solvente (interessa plastica, legno, carta e cartone e imballaggi di questi materiali, ecc), riciclo/recupero dei metalli e dei composti metallici (interessa tutti i rifiuti metallici), riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche (interessa il vetro, i rifiuti del settore edile, gli imballaggi in altri materiali non già precedentemente inclusi, ecc). Dopo i trattamenti effettuati, ciò che rimane viene stoccato nel deposito oppure utilizzato per la produzione del CSS.

Il CSS è il Combustibile Solido Secondario si intendono i combustibili solidi prodotti da rifiuti non pericolosi, sia di origine urbana che speciale (compresi i rifiuti industriali), che rispettano le caratteristiche

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individuate delle norme tecniche UNI CEN/TS 15359 e successive modificazioni. Tale definizione, ha superato la distinzione tra Combustibile Derivato da Rifiuti di qualità normale (CDR) e di Qualità elevata (CDR-Q). Il CSS può infatti derivare dal trattamento di frazioni omogenee e opportunamente selezionate di “rifiuti urbani, rifiuti industriali, rifiuti commerciali, rifiuti da costruzione e demolizione, fanghi da depurazione delle acque reflue civili e industriali, ecc.” (UNI CEN/TS 15359). Il CSS viene utilizzato negli impianti di combustione esistenti in sostituzione dei combustibili fossili (è il caso dei cementifici e delle centrali termoelettriche a carbone) o in aggiunta ai combustibili derivati dai rifiuti già oggi usati (è il caso dei termovalorizzatori). Si può quindi ipotizzare che nell’impianto del KMV possano venire lavorati i rifiuti in modo da ottenere il combustibile (il CSS) utilizzato nell’inceneritore del Gerbido.

Tra i rifiuti trattati nell’impianto A, secondo i codici CER, si potrà avere il riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi del cuoio conciato (scarti, cascami, ritagli, polveri di lucidatura) contenenti Cromo. Nella lavorazione del cuoio il tipo di concia più diffusa è la concia al Cromo, fondata sulla capacità del cromo trivalente (Cr3+) di formare complessi con i gruppi carbossilici del collagene (di cui sono costituite le fibre della pelle). Questo tipo di concia non viene più effettuato in Italia, la quale importa però le pelli già conciate, quindi il conciatore si trova a dover lavorare un prodotto di cui non conosce la storia. Il cromo trivalente non viene normalmente considerato pericoloso per la salute in quanto non riesce a permeare le membrana cellulari. Il problema può sorgere sull’origine del cuoio conciato, può essere difficile risalire al produttore e quindi sulla possibilità che, sebbene ormai poco economico, sfrutti una tecnologia di produzione del Cromo trivalente in loco, a partire da dicromati (Cr6+). Dato che dopo il trattamento, il cuoio conciato verrà stoccato in deposito, se la ricopertura di questo dovesse subire dei danni, ci potrebbe essere il rischio di inquinamento della falda sottostante, dalla quale si approvvigiona l’acquedotto comunale. Il rischio che ciò succeda risulta comunque estremamente basso, data la serie di condizioni che dovrebbero avverarsi.

Impianto di trattamento dei pneumatici fuori uso e gomma (impianto B)

Si costruirà l’impianto in due step, nel primo si ha la realizzazione del capannone con l’installazione della linea di triturazione ad elevata produttività, integrata eventualmente da altri trituratori per l’incremento di produzione, per la produzione di materiali per l’ingegneria e CSS. Nel secondo step si ha l’inserimento di un trituratore macinatore, di un vaglio, di separatori magnetici

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del ferro. Dall’elenco dei codici CER le tipologie di rifiuti trattati risultano essere:

• Rifiuti della produzione, formulazione, fornitura ed uso di plastiche sintetiche e fibre artificiali

• Rifiuti non specificati altrimenti nell’elenco (pneumatici fuori uso, materiali in gomma, gomme tecniche e sintetiche)

• Rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti (plastica e gomma)• Rifiuti urbani (rifiuti domestici e assimilabili prodotti da attività

commerciali e industriali nonché dalle istituzioni) inclusi i rifiuti della raccolta differenziata (materiali in gomma, gomme tecniche e sintetiche)

I pneumatici in un primo momento non verranno trattati ma verranno utilizzati per la realizzazione della ricopertura del deposito.

Impianto di trattamento delle terre da bonifica e demolizioni più ceneri e scorie (impianto E)

L’impianto tratterà un quantitativo importante di terre di diversa natura (terre di bonifica e/o di demolizione e/o di frantumazione) insieme alle scorie pesanti e ceneri provenienti da termovalorizzatori e/o altri processi di termodistruzione dei rifiuti solidi. Si avranno 3 linee di lavorazione tra loro integrate: impianto di lavaggio (soil washing), impianto di vagliatura, impianto di frantumazione. Ci saranno due step di costruzione, nel primo si realizzeranno le prime due linee di lavorazione, nel secondo si implementerà la terza linea. Dall’elenco dei codici CER le tipologie di rifiuti trattati risultano essere:

• Rifiuti derivanti da prospezione, estrazione da miniera o cava, nonché dal trattamento fisico o chimico di minerali

• Rifiuti prodotti dal trattamento pirolitico del carbone• Rifiuti dei processi chimici inorganici• Rifiuti prodotti da processi termici (rifiuti prodotti da centrali termiche ed

altri impianti termici, rifiuti dell’industria del ferro e dell’acciaio, ecc.)• Rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione (compreso il terreno

proveniente da siti contaminati)• Rifiuti prodotti da impianti di trattamento dei rifiuti, impianti di

trattamento delle acque reflue fuori sito, nonché della potabilizzazione dell’acqua e dalla sua preparazione per l’uso industriale

• Rifiuti urbani (terra e roccia prodotti da giardini e parchi, inclusi quelli provenienti da cimiteri, residui della pulizia stradale, rifiuti della pulizia delle fogne)

Le operazioni di recupero effettuate riguarderanno, secondo l’allegato

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C al D.lgs. 152/06, il riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche (esclusi i metalli e i composti metallici). Dopo il passaggio in questa parte di impianto, ciò che non viene recuperato viene poi stoccato nel deposito (discarica).Il soil washing consiste nel far circolare nel suolo acqua pura o additivata con solventi organici, agenti chelanti, tensioattivi, acidi o basi, allo scopo di desorbire dalla matrice del suolo una parte dell’inquinante in modo che passi in soluzione o sospensione. Il lavaggio avviene scegliendo, in funzione della tipologia di inquinante, tra i seguenti possibili fluidi estraenti: - Acqua, per contaminanti facilmente solubili - Acqua con tensioattivi nel caso di contaminazioni da idrocarburi - Solventi organici per la rimozione di composti poco solubili in acqua come gli idrocarburi - Soluzioni acide per contaminazioni da metalli pesanti - Soluzioni alcaline per contaminazioni da cianuri - Agenti complessanti per contaminazioni da metalli pesanti

Il soil washing permette di concentrare gli inquinati o nel fluido di lavaggio, oppure in una parte del suolo (argille e limo); nel secondo caso la parte restante di suolo può essere riutilizzata e riportata nel sito di provenienza, le argille e il limo, contenenti gli inquinanti, sono a tutti gli effetti rifiuti che possono essere riutilizzati in fornaci e/o cementifici, oppure avviati allo smaltimento definitivo (discarica).

Per effettuare il soil washing sono richieste dunque quantitativi importanti di acqua, questa verrà fornita dall’impianto di trattamento dei reflui e percolati (impianto G) con l’integrazione di un pozzo, il quale potrebbe andare a intaccare la falda sottostante l’impianto, intaccando quindi l’approvvigionamento da parte dell’acquedotto comunale.

Tra i rifiuti che possono essere trattati, quelli rientranti nella categoria “Rifiuti derivanti da prospezione, estrazione da miniera o cava, nonché dal trattamento fisico o chimico di minerali” suggeriscono un possibile trattamento del cosiddetto “smarino”, proveniente dagli scavi in atto in Val Susa. Questo perché nella Provincia di Torino le cave attualmente operanti riguardano per la maggior parte il materiale alluvionale e la pietra di luserna.

Inoltre, nella categoria “Rifiuti prodotti da processi termici” rientrano tra i rifiuti che possono venire trattati ceneri e scorie proveniente sia da centrali elettriche ed altri impianti termici, sia da rifiuti dell’industria del ferro e dell’acciaio; nel secondo caso, particolare attenzione può essere posta sia su rifiuti del trattamento delle scorie che su scorie non trattate. Nell’industria del ferro e dell’acciaio le scorie, che vengono rimosse a parte dal Ferro fuso in quanto galleggiano su esso, contengono in genere tutte le impurezze delle materie prime (ossidi di ferro di varia natura), che sono perlopiù materie

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utilizzate in altri processi, soprattutto per la preparazione del cemento (sono ossidi di silice, di alluminio, ecc), ma possono contenere anche altri ossidi di metalli (Cromo, Molibdeno, Vanadio, ecc.). Dopo il trattamento nell’impianto, ciò che non viene recuperato verrà stoccato in deposito. Se le parti stoccate contenessero gli altri ossidi di metalli potrebbero per alcuni di essi esserci problemi legati a un possibile inquinamento del suolo e della falda sottostante.

Inoltre, dai codici CER si intuisce sempre che nel deposito potrebbero essere stoccate anche scorie non trattate.

Infine, nella categoria “Rifiuti prodotti da impianti di trattamento dei rifiuti, impianti di trattamento delle acque reflue fuori sito, nonché della potabilizzazione dell’acqua e dalla sua preparazione per l’uso industriale” rientrano anche le ceneri, pesanti e leggere, le scorie e i rifiuti della pirolisi prodotti dal trattamento dei rifiuti mediante incenerimento e pirolisi. Quindi si può affermare che l’impianto tratterà le ceneri e le scorie proveniente dall’inceneritore del Gerbido; le scorie o ceneri pesanti sono costituite dal residuo non combustibile dei rifiuti, residui metallici e non metallici e da materiale organico incombusto, rappresentano la frazione più rilevante degli scarti prodotti dal processo di incenerimento (da 200 a 300 kg per ogni tonnellata di rifiuto, in funzione della composizione dello stesso), e sono catalogati come rifiuti non pericolosi. Le ceneri pesanti/scorie possono essere recuperate e riutilizzate, ma a monte di ciò sono necessari dei trattamenti preliminari che rendano le ceneri una “materia prima” con caratteristiche chimico-fisiche idonee al riutilizzo. Si eliminano quindi gli inerti e i materiali ferrosi e non dalle ceneri, i cloruri e i solfati.Le ceneri leggere o volanti, che derivano dai trattamenti di depurazione dei reflui gassosi e ceneri di caldaia, costituite dai sali di metalli condensati sulle pareti della caldaia di recupero energia; sono prodotte in quantità variabili tra 30 e 60 kg per tonnellata di rifiuto, sono rifiuti pericolosi (in quanto possono contenere metalli pesanti come Piombo, Cromo, Mercurio, Cadmio, ecc, ma anche acido solfidrico H2S, acido cloridrico HCl, diossine, ecc) e vengono generalmente smaltite in discariche speciali. In deposito comunque, da codici CER, andranno sia scorie/ceneri pesanti trattate precedentemente, che ceneri leggeri, quest’ultimi con rischi legati a contaminazione di suolo e falda idrica.

Impianto di trattamento delle terre di spazzamento stradale (impianto F)

L’impianto tratterà circa la metà dei flussi delle terre di spazzamento raccolte in Provincia di Torino (circa 20000 ton/a), con un riciclo/recupero di sostanze inorganiche. Dalla tabella presente nel documento Relazione tecnica, a pagina 110, si nota come si avrà un recupero di sabbia, ghiaia e ferro, e uno

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scarto organico e inorganico. Lo scarto organico può essere riconducibile a idrocarburi incombusti presenti sull’asfalto, e perciò si prevede il trattamento nell’impianto di reflui e percolati.

Impianto di trattamento dei reflui e percolati (impianto G)

L’impianto tratterà le acque di lavaggio provenienti dall’impianto F e dall’impianto E, le acque di prima pioggia intercettate dai piazzali, le acque/fanghi del sistema di lavaggio, da spurgo delle tombinature e sottoservizi idrici presenti all’interno dell’insediamento, e infine il percolato prodotto dal deposito controllato. I fanghi prodotti dal trattamento verranno stoccati in deposito; dai codici CER del deposito si nota come rientrino anche fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti contenenti Cromo. Non si può dire quale da quale dei tanti rifiuti provenga questo Cromo, quale sia il suo stato di ossidazione e quindi la sua tossicità.

Deposito controllato (impianto D)

Oltre a tutte le categorie rifiuti già precedentemente trattati, il deposito accoglierà una serie di rifiuti come parte di rifiuti urbani e simili non compostata, digestato prodotto dal trattamento anaerobico di rifiuti urbani e di rifiuti di origine animale o vegetale, fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane, fanghi prodotti dai processi di chiarificazione delle acque. Ciò fa pensare al fatto che il deposito farà servizio di stoccaggio per tutta una serie di impianti di trattamento rifiuti presenti sul territorio (esempio impianto di depurazione SMAT di Castiglione Torinese, impianto di potabilizzazione SMAT di Torino, impianto dell’Acea Pinerolo).

Considerazioni finali

In conclusione si manifestano le seguenti osservazioni al progetto.Il previsto Centro Integrato per il trattamento di rifiuti non pericolosi

si colloca in un'area a destinazione agricola mentre le finalità del nuovo Centro sono di tutt'altra natura: trattamento rifiuti con recupero di materie riutilizzabili e messa a dimora delle componenti non riutilizzabili, bonifica terreni, trattamento reflui e percolati, ricerca scientifica.

A tal proposito “...sarà necessaria una variante di piano da attuarsi.... a valle dell'espressione del parere di compatibilità ambientale...” (53)

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Occorre ricordare che la Provincia di Torino con Deliberazione prot. n. 912-42968/2008 del 26.08.2008 espresse il proprio giudizio positivo di compatibilità ambientale. Dalla lettura di tale documento emerge in modo del tutto evidente che la destinazione finale, dopo le operazioni di estrazione della ghiaia e sabbia, dev'essere agricola attraverso la costituzione di prati e piantumazione di essenze arboree in modo da non creare discontinuità con l'assetto dei terreni circostanti.

Di tale condizione viene dato atto stante che “L'area in progetto attualmente risulta essere quasi totalmente recuperata in termini di sistemazione per un uso agricolo....” (54). A tal proposito è di aiuto la situazione riportata nella Figura 16 (fotografia che riprende lo stato di fatto odierno) dove si può notare il fondo vasca coltivato e le sponde rinverdite con presenza di essenze arboree attecchite.

Considerato che è stata soddisfatta una fondamentale condizione inclusa nell'Autorizzazione provinciale rimane da capire come possa la Provincia - a distanza di 4 anni - rimangiarsi le prescrizioni impartite in quella sede a favore del nuovo insediamento che comporterebbe la rimozione delle colture e degli alberi in fase di crescita per dar modo di procedere alla collocazione di fabbricati e colline che non hanno alcuna attinenza con il paesaggio agricolo circostante.

Tale scelta sarebbe una palese sconfessione degli obiettivi da perseguire imposti dalla Provincia stessa.

Va notato che nel testo della deliberazione di autorizzazione della cava la Provincia non faceva alcun riferimento – citando il Piano Territoriale di Coordinamento – al corridoio di salvaguardia del nuovo tracciato ferroviario localizzato ad est dell'abitato di Montanaro.

La configurazione del Centro Integrato, sia per quanto riguarda le caratteristiche architettoniche dei fabbricati sia per il Deposito controllato, sono una netta e lampante contraddizione delle finalità che il Proponente ed i Progettisti dichiarano di perseguire: ricostituzione dell'ambiente originario prima dell'avvio dell'attività estrattiva.

Altre perplessità emergono per quanto attiene alla proposizione del Centro integrato quale elemento atto a favorire l'occupazione di maestranze per la conduzione del medesimo.

Nella scheda descrittiva di accompagnamento alla domanda per l'emissione della Autorizzazione Integrale Ambientale si ipotizza l'impiego di 50 unità lavorative ma con la specifica della “Nota 13: Indicare il numero di dipendenti che hanno mediamente operato nel Complesso produttivo nel corso dell'ultimo anno solare.” (55).

Alla luce delle motivazioni esposte si ritiene NON ammissibile

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l'insediamento del nuovo “Centro Integrato per il recupero dei materiali e la valorizzazione di rifiuti non pericolosi in località “I Ronchi” denominato Kilometro Verde”.

…......... §§§§ …..........

P.S. - La Parte Seconda, inerente l'esame degli impianti di trattamento dei

materiali, è stata predisposta dal Sig. Damiano CAUSONE, laureando in Chimica Industriale presso il Politecnico di Torino.

Note

(1) Allegato R01 – Relazione generale – Cap. 6.1, pag. 78, rigo 11

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(2) Allegato R 00 – Presentazione iniziativa – Cap. 3.1., pag. 23, rigo 1(3) Allegato R23 – Piano di recupero/ripristino generale dell'area – Cap. 3.1., pag.

10, rigo 5(4) Allegato R00 – Presentazione iniziativa – Cap. 2.2., pag. 7, rigo 9 e seguenti(5) Allegato R16 – Relazione specialistica deposito controllato – Cap. 1.1., pag. 6,

rigo 1(6) Allegato R01 – Relazione generale – Cap. 6.1., pag. 77, rigo 22(7) Allegato R01 – Relazione generale - Cap. 6.1., pag. 78, rigo 11(8) Allegato R01 – Relazione generale – Cap. 6.1., pag. 78, rigo 16 e seguenti(9) Allegato R00 – Presentazione iniziativa – Cap. 3.1., pag. 20, rigo 17(10) Allegato R23 - Piano di recupero/ripristino generale dell'area – Cap. 2.1., pag. 8,

rigo 4(11) Allegato R19 – Relazione specialistica impianti di produzione energia elettrica –

Cap. 3, pag. 6, rigo 16(12) Allegato R23 – Piano di recupero/ripristino generale dell'area – Cap. 1.1., pag. 3,

rigo 4 nonché nell'Allegato R16 – Relazione specialistica deposito controllato – Cap. 1.1., pag. 3, rigo 4

(13) Allegato R00 – Presentazione niziativa – Cap. 3.4., pag. 37, rigo 3(14) Allegato R16 – Relazione specialistica deposito controllato – Cap. 4, pag. 37,

rigo 2(15) Allegato R16 – Relazione specialistica deposito controllato – Cap. 4, Tabella,

pag. 37(16) Allegato R16 – Relazione specialistica deposito controllato – Cap. 4, pag. 42,

rigo 21(17) Allegato R16 – Relazione specialistica deposito controllato – Cap. 4, pag.42, rigo

27(18) Allegato 16 – Relazione specialistica deposito controllato – Cap. 4, pag. 43, rigo

4(19) Allegato 16 – Relazione specialistica deposito controllato – Cap. 4, pag. 45, rigo

7(20) Allegato 16 – Relazione specialistica deposito controllato – Cap. 4, pag. 46, rigo

14(21) Allegato 16 – Relazione specialistica deposito controllato – Cap. 4, pag. 47, rigo

11(22) Allegato R01 – Relazione generale – Cap. 6.7.6, pag. 122(23) Allegato R25 – Studio Impatto Ambientale – Cap. 4.11.4, pag.211, rigo 13(24) Allegato R00 – Presentazione iniziativa – Cap. 3, pag. 13, rigo 23(25) Allegato R23 – Piano di recupero/ripristino generale dell'area – Cap. 4, pag. 16,

rigo 1(26) Allegato R19 – Relazione specialistica impianti di produzione energia elettrica –

Cap. 4, pag. 12, rigo 11(27) Allegato R00 – Presentazione iniziativa – Cap. 3, pag. 12, rigo 6 nonché Allegato

R01 – Relazione generale – Cap. 6, pag. 77, rigo 6(28) Allegato R19 – Relazione specialistica impianti di produzione energia elettrica –

Cap. 2.1., pag. 18, pag. 14(29) Allegato R19 – Relazione specialistica impianti di produzione energia elettrica –

Cap. 2.1., pag. 14, rigo 21(30) Allegato R01 – Relazione generale – Cap. 6.3., pag. 85, rigo 3(31) Allegato R01 – Relazione generale – Cap. 2, pag. 8, rigo 6(32) Allegato R01 – Relazione generale – Cap. 6.11., pag. 136

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(33) Allegato R01 – Relazione generale – Cap. 6.8.1., pag. 123 (34) Allegato R01 – Relazione generale – Cap. 8.1., pag. 138(35) Allegato R23 – Piano di recupero/ripristino generale dell'area – Cap. 4, pag. 18,

rigo 4 (36) Allegato R23 – Piano di recupero/ripristino generale dell'area – Cap. 4, pag. 16,

rigo 7(37) Allegato R00 – Presentazione iniziativa – Cap. 3.1., pag.15, Tabella(38) Allegato R01 – Relazione generale – Cap. 7, pag. 136, rigo 12(39) Allegato R06 – Studio viabilistico – accesso insediamento – Cap. 6, pag. 24, rigo

4(40) Allegato R01 – Relazione generale – Cap. 6, pag. 77, rigo 19(41) Allegato R25 – Studio Impatto Ambientale – Cap. 3.4.1, pag. 46, rigo 11(42) Allegato R25 – Studio Impatto Ambientale – Cap. 4.9.2, pag. 177, rigo 17(43) Allegato R20 – Piano di sorveglianza e controllo – Cap. 2.2.2., pag. 6 – Cap.

3.2.2., pag. 11 – Cap. 4.2.2., pag. 13 – Cap. 5.2.2., pag. 15(44) Allegato R16 – Relazione specialistica deposito controllato – Cap. 5, pag. 57,

rigo 21(45) Allegato R23 – Piano di recupero /ripristino generale dell'area – Cap. 2.1., pag. 8,

rigo 1(46) Allegato R25 – Studio Impatto Ambientale – Cap. 4.10.2,pag. 208, rigo 1(47) Allegato R01 - Relazione generale – Cap. 6.4.3., pag. 108, rigo 6(48) Allegato R25 – Studio Impatto Ambientale – Cap. 1, pag. 5, rigo 11(49) Allegato R00 – Presentazione iniziativa – Cap. 3.1., pag. 19, rigo 20(50) Allegato R19 – Relazione specialistica impianti di produzione energia elettrica –

Cap. 3, pag. 6, rigo 4(51) Allegato R17 – Relazione tecnica strutturale dell'insediamento – Cap. 9, pag. 13,

rigo 1(52) Delibera G.P. Prot. 912-42968/2008 del 26.08.2008(53) Allegato R25 – Studio Impatto Ambientale – Cap. 2.2.7., pag.33, rigo 4(54) Allegato R25 – Studio Impatto Ambientale – Cap. 3.2.2., pag. 37, rigo 10(55) Allegato R27 – Domanda Autorizzazione Integrata Ambientale – pag. 12 -

Tabella

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