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Verso il sistema unico di accoglienza: diario di una trasformazione in corso, l’accoglienza diffusae integrata tra “emergenza” e crisi sociale Progetto Emilia Romagna Terra d’Asilo 2016 COMUNE DI PARMA

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Verso il sistema unico di accoglienza:diario di una trasformazione in corso,l’accoglienza diffusae integrata tra “emergenza” e crisi sociale

Progetto Emilia Romagna Terra d’Asilo 2016

COMUNE DI PARMA

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Report 2016

• Il monitoraggio mostra attraverso l’analisi dei contenuti tematici di 45 interviste semi-strutturate rivolte– al personale degli enti gestori Sprar e Cas

– Al personale degli enti locali titolari dei progetti Sprar

i fattori emergenti nell’annualità 2016 rispetto le evoluzioni del sistema asilo ed in particolare - per la prima volta - al tema del raccordo con un sistema di prima accoglienza istituzionalecapillare, diffuso e divenuto strutturale.

il disegno di ricerca ipotizzato per la rilevazione ha cercato di focalizzare sullo sviluppo dei sistemi territoriali per esplorarne le trasformazioni delle pratiche, degli obiettivi e del pensiero sull’accoglienza e l’integrazione in relazione ai cambiamenti che li vedono implicati.

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Accoglienza diffusa- Un processo bottom-up

• Questo paradigma ha guidato una costruzione di quasi vent’anni di servizi che rendessero esigibili i diritti:1. carattere reticolare e diffuso –CAPILLARITA’ 2. sussidiarietà tra funzioni pubbliche e specifiche

competenze tecniche sociali, sanitarie e giuridico-legaliINTEGRAZIONE

3. definizione di luoghi istituzionali deputati al governo del sistema in una ottica di corresponsabilità –TITOLARITA’ PUBBLICA

4. valorizzazione della soggettività migrante in chiave socio-culturale in termini di politiche di cittadinanza - RICONOSCIMENTO

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Nuovo contesto

• Legittimazione istituzionale

– (Sprar come “best practice” o “modello a tendere”)

• Aumento dei numeri dell’accoglienza*

• Attenzione sociale, mediatica e politica

• Crisi sociale e aumento povertà e disagio

• Crisi occupazionale

• Trasformazione dei flussi migratori

• Nuoco contesto normativo e procedurale

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La percezione di questi cambiamenti e le riflessioni che lo accompagnano sono stati analizzati attraverso quattro dimensioni:

a) rete e sistema territoriale; per raccogliere informazioni e percezioni circa ilriconfigurarsi delle reti territoriali, delle prassi, degli strumenti e dei critericondivisi alla luce della comparsa di nuovi interlocutori e delle variazione deisistemi territoriali;

b) servizi erogati; per esplorare le pratiche e gli obiettivi dei processi di accoglienzanell’evoluzione dei servizi tipici dell’accoglienza diffusa e il loro modellarsi ericonfigurarsi in relazione al nuovo contesto;

c) organizzazione e struttura; per effettuare una ricognizione di come enti gestori eenti titolari abbiano ripensato sia l’organizzazione interna che il rapporto disussidiarietà nei processi sopra descritti;

d) relazione con i beneficiari; per esplorare come e se è stata pensata e valorizzata larelazione con gli accolti in relazione alla costruzione del percorso di autonomia edi integrazione sociale ma anche a se e come è stato promosso e mediato ilrapporto tra beneficiario e la più ampia società di accoglienza.

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Dall’analisi dei contenuti tematici delle interviste, con un criterio di ricorrenza e rappresentatività, sonostati individuati i seguenti 5fattori:

1. Il raccordo sistema Cas-Sprar

2. La Collaborazione interistituzionale

3. La presa in carico delle vulnerabilita

4.La relazione con i beneficiari: assistenza e autonomia

5. La relazione con le comunita locali e opinione pubblica

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F1. Raccordo sistema Cas-Sprar

• a. L’uscita: Il problema dell’”imbuto” e la creazione di marginalità in uscita dai Cas;

• b. Differenziazione degli standard di accoglienza e nell’accesso a prestazioni di diritto;

• c. Modelli di sussidiarietà e definizione dei mandati: rapporto tra enti titolari e gestori.

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Dati significativi F1

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Interviste F1

“le persone che ci arrivano dai Cas non hanno fatto niente.Bisogna ricominciare tutto da capo. Lì non ci sono servizi. ” – op. Sprar

“quello che non capisco è perché chi sta facendo qualcosa, come ad esempio un corsodi formazione o un tirocinio…deve per forza uscire. Nello sprar non c’è posto, nelcas non può stare. Così esce in strada e perde tutto. Così si penalizzano quelli chesi impegnano di più” – op. Cas

“dobbiamo dare attenzione alle situazioni più fragili che escono dai Cas, anche perdare una risposta al territorio e alleggerire i servizi” – op. ente locale Sprar

“ci fidiamo del nostro gestore. Ha risolto questioni molto delicate. La qualità dellagestione è tutto. Gestiscono i Cas con modalità Sprar ” – op. Ente locale

“..per prima cosa dobbiamo spiegare che non siamo un Cas. Spesso i beneficiarinon capiscono cosa è un progetto Sprar.” – op. Sprar

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2. Collaborazione interistituzionale sulla nuova normativa asilo

• a. Problema dei tempi e sincronizzazione tempi procedura, accoglienza e servizi territoriali;

• b. Assenza di luoghi di coordinamento e concertazione tra attori territoriali;

• c. Coinvolgimento dei servizi e individuazione di competenze e referenze specifiche.

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Dati significativi F2

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Interviste F2

“noi siamo quintuplicati, in questura sono rimasti gli stessi. Hanno però fiducia in noi, ormai ci conoscono e ci riconoscono. Ci aiutiamo a superare l’emergenza” – op. Sprar“l’emergenza ha travolto il lavoro fatto da 10 anni sul sistema sanitario, ora si va a enti gestori…”quelli del [nome getsore],..quelli del [altro gestore], non più a singole persone” – op. Ausl“applichiamo lo standard Sprar ai nostri Cas, tanto che le persone non si accorgono della differenza, ma non è sempre facile. Tanti operatori nuovi, senza esperienza, non sempre formati…serve tempo per trasmettergli il know-how e non sempre riesci con questi numeri” – op. Sprar“quando c’è un problemaa chi mi rivolgo?” – op. Cas

“I tavoli sono convocati su questione generali, ci si informa, non si riesce a coordinarsi. Su alcuni temi vorrei però, anche da voi se le sapete…dellerisposte: minori, tratta, sfruttamento…siamosoli…li affrontiamo con il pocket money e i tirocini formativi?” – op. Ente locale

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3. La presa in carico delle vulnerabilità e gli strumenti del lavoro

a. Squilibrio tra risorse disponibili e obiettivi sostenibili;

b. Rapporto tra servizi dedicati ai rifugiati e disagio sociale diffuso in ampi strati della popolazione;

c. Criteri di valutazione e complessità dei percorsi.

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Dati significativi F3

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Interviste F3

• “stiamo diventando uno sprar-ospedale. Siamo uno sprar ordinari ma accogliamo persone con Hiv, vittime di tortura, disagio mentale…del resto piuttosto che la strada…” – op. Sprar

• “per la salute ci rivolgiamo sempre, subito…tiponella prima settimana ai medici dell’ausle ai servizi sanitari del territorio. Abbiamo trovato grande disponibilità e competenza.” – op. Cas

• “la presenza di persone vulnerabili, o meglio fragili rallenta molto il turn over. Se li hai non puoi mollarli. Servono progetti lunghi e tentativi” – op Ente locale

• “certi percorsi complessi necessitano di una maggiore integrazione socio-sanitaria. Non sempre i tempi dell’accoglienza sono in linea coi tempi della cura e della riabilitazione. Ma questo è anche un forte impulso a unire le forze e a trovare coi sanitari obiettivi comuni” op. Cas

• “abbiamo investito su una mediazione che la persona trova direttamente nei servizi. Meno dipendenza dall’accompagnamento, più possibilità di usufruirne dopo il progetto o per chi è non è accolto da noi” – op Sprar

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4. Relazione con i beneficiari: tra assistenza e autonomia

a. Difficoltà dei territori a realizzare un’integrazione socio lavorativa stabile;

b. Adesione ai progetti e consapevolezza del funzionamento del sistema da parte degli accolti;

c. Il conflitto tra aspettative, bisogni e possibilità reali.

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Dati significativi F4

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Interviste F4

• “come fai ad insegnare la responsabilità se non sei tu ad essere per primo responsabile?” - op. Sprar

• “se collabori io ti do la mano..spesso facciamo questo esempio..ma se anche tu non tendi la mano, allora io tolgo un dito, poi un altro e così via sino a che non c’è più la mano che poteva aiutarti. Sta a te”- op. Sprar

• “la questione del debito o del traffico non so se si può toccare. Sono questioni molto private” – op. Sprar

• “in commissione spesso cambiano versione” op. Cas• “ per essere qui hanno superato prove e traumi

davvero disumani. Dobbiamo sempre tenerlo a mente” op. Sprar

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5. La relazione con le comunita locali e opinione pubblica

a. la percezione dell’ostilità diffusa e il pregiudizio nei confronti di richiedenti e titolari protezione

b. La mediazione del rapporto con le comunità locali: tra lavori socialmente utili e assenza di contatto

c. Esposizione sociale del ruolo dell’operatore tra beneficiario e comunità ospitante.

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Dati significativi F5

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Interviste F5

• “bisogna combattere quotidianamente con una sorta di senso di colpa…quando accompagno sono guardato male dagli italiani” op. Sprar

• “una esperienza molto positiva è stato affidare il piedibus dei bambini delle elementari ad un nostro accolto” - op. Cas

• “la storia dei 35 euro la senti ovunque, come se non esistesse altro” op- ente locale

• “loro, come gestore hanno fatto sempre bene. Da anni accolgono e non se ne è mai accorto nessuno” – op. ente locale

• “accogliere è una questione anche culturale. Se ogni persona si sente rispettata, che ha un suo spazio in questa società, che è trattato come gli altri, penso che un domani si impegna di più, sente questa casa sua, è meno frustrato, meno solo, meno incazzato” op. sprar

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Operatori e conflitto di mandati

• Pratiche, modelli organizzativi, atteggiamenti di rete e stili relazionali sembrano collocarsi all’interno di un pendolo, i cui due estremi sono rappresentati rispettivamente da due posizioni antitetiche e complementari:– La difesa delle comunità autoctone DAI r.a.t.p.i.;

– La difesa dei R.a.t.p.i. DALLE comunità;

In entrambe è fortemente ridimensionato il tema del CONTATTO e della RELAZIONE, fondante la natura stessa dell’accoglienza diffusa.

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L’ Accoglienza diffusa da sistema “micro” a

sistema istituzionale diffuso

e da piccoli a grandi numeri

• Una linea generativa: movimento antipsichiatrico e integrazione scolastica (CAMBIAMENTO RECIPROCO)

• Una potenzialità: sistemi di servizi, molteplicità di riferimenti culturali (diverse dimensioni comunitarie implicate)

• Un rischio: “il muro invisibile” discriminazione percepita, isolamento sociale, autoreferenzialità rispetto i sistemi di welfare e porosità ai sistemi informali/illegali

• Una sfida: spazio perLEsoggettività ?

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“le connessioni ci sono: basta trovarle”. U. Eco, Il pendolo di Focault

Questo significa PENSARE progettazione e realizzazione dei servizi e attività di -Informazione-Orientamento-Accoglienza-Costruzione della autonomia

con uno specifico paradigmaPartecipativo/negoziale

non solo i migranti “verso” le altre componenti della società (paradigma adattivo), ma rapporti di reciproca implicazione.