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PROGETTO EDUCATIVO DELL’ ORATORIO COCCAGLIO

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PROGETTO EDUCATIVODELL’ ORATORIO

COCCAGLIO

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Un po’ di storiaIl testo che avete tra le mani è il punto d’arrivo di un lavoro protrattosi per dodici anni: una riflessione già avviata all’epoca del compianto don Bruno, quando si trattò di istituire il Con-siglio dell’Oratorio, proseguito durante il servizio pastorale di don Oscar, don Roberto e conclusosi durante quello di don Fa-brizio. La lunghezza della gestazione, decisamente insolita, è dovuta anche all’attesa che la Diocesi riformulasse il Progetto Educativo dell’Oratorio edito verso la fine degli anni Ottanta del secolo scorso. Quel documento rimane basilare; infatti, il nuovo testo diocesano (2014) vi fa costantemente riferimen-to; anche la scelta del titolo “DAL CORTILE – IDEE E SCELTE PER L’ORATORIO BRESCIANO”, anziché “PROGETTO EDUCATI-VO DELL’ORATORIO” indica che, nell’intento degli estensori, il recente documento non ha lo scopo di soppiantare quello del 1988, ma intende aggiornarne le linee in riferimento ai muta-menti maturati nel corso di questi decenni.

Il testo del 1988 ha costituito, con l’aiuto di una sua media-zione, la base principale del lavoro ed ha offerto la falsariga secondo cui il “PROGETTO” per il nostro Oratorio si snoda. I diversi paragrafi sono stati oggetto di riflessione e valutazio-ne a più livelli: il Consiglio dell’Oratorio, la Comunità Educativa dell’Oratorio, di nuovo il Consiglio, che ha ripreso le osserva-zioni e puntualizzazioni offerte da quest’ultima e le ha integrate nel testo che, passo per passo, è stato sottoposto al Consiglio Pastorale parrocchiale. Infine, uscito nel frattempo il nuovo documento diocesano, il Consiglio dell’Oratorio ha provveduto ad attuare la necessaria integrazione.

Struttura del testoIl frutto di questo lavoro, che ha conosciuto una notevole ac-celerazione in questi ultimi tre anni, è ora affidato a coloro che sono, a diverso titolo, coinvolti nella vita dell’Oratorio.Esso costituisce un utile riferimento per capire

UN PROGETTO EDUCATIVO PER IL NOSTRO ORATORIO

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1. che cos’è l’Oratorio, perché è stato voluto, per quali scopi, secondo quale stile chi vi presta la sua opera è chiamato ad agire: è la prima parte, quella fondamentale;

2. qual è il posto della catechesi tra le altre attività dell’Oratorio, secon-do quali dimensioni e criteri essa va realizzata: è la seconda parte;

3. quali sono i compiti e lo stile di presenza delle persone o gruppi di persone che agiscono all’interno dell’Oratorio; qual è il modo di impie-gare le strutture a disposizione e secondo quale tipo di attività; quali rapporti di collaborazione educativa l’Oratorio è chiamato a costruire con le altre realtà educative presenti sul Territorio: terza parte.

Non un “ricettario”, ma una “bussola”In base ai criteri fondanti delineati nella prima parte e alle conseguenti indicazioni espresse nel resto del documento abbiamo la possibilità di valutare la validità delle proposte, delle loro finalità e del metodo con cui vengono attuate: ciò che corrisponde a quanto è delineato in questo Progetto ha diritto di cittadinanza nel nostro Oratorio, quanto non possiede determinate caratteristiche va corretto e adeguato o, all’occorrenza, tralasciato. “Progetto” indica una realtà da costruire, da realizzare passo dopo passo; esso è una guida per il cammino, af-finché non succeda che si attuino iniziative o modalità di presenza che demoliscono anziché edificare, in quanto vanno contro le finalità per cui l’Oratorio esiste.Questo testo non è, però, una specie di “ricettario” per suggerire che cosa fare, quali tecniche e accorgimenti usare, ma piuttosto una bus-sola che orienta l’impegno di tutti coloro che condividono la passione dell’educare, un incoraggiamento, una traccia e una sorta di sfida alla fantasia e alla creatività da mettere in campo per il presente ed il futuro.

Esprimo gratitudine a tutti coloro che hanno offerto il loro contributo all’e-stensione di questo Progetto e a quanti, attuando il mandato ricevuto con il Battesimo e la Cresima, con passione ed impegno dedicano tempo ed energie a servizio di coloro per cui l’Oratorio esiste, realizzando il Progetto stesso. A tutti, per il presente e l’avvenire, auguro buon lavoro e tutti, at-traverso l’intercessione di Maria, dei nostri santi Patroni, s. Giovanni Bosco e s. Agnese, affido nella preghiera allo Spirito del Padre e di Gesù.

24 maggio 2015, solennità di Pentecostedon Giovanni

parroco

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Il vecchio oratorio di via Monauni, nel quale avevano profuso il loro impe-gno, per ricordarne alcuni tra gli ultimi, don Remo, don Andrea Ferronato e don Mario Pelizzari - questi nomi suscitano in molti non giovanissimi intensi e vivi ricordi - proprio durante il ministero di quest’ultimo, in una Coccaglio che iniziava la sua espansione urbanistica e demografica, andò rivelando-si sempre più insufficiente rispetto alle esigenze dei ragazzi, dei giovani e delle famiglie. Fu, a quanto ne so, proprio dietro impulso di don Mario che don Remo, nel frattempo diventato parroco (l’ultimo ad essere eletto dai capifamiglia), valorizzando l’area ove sorgeva la cascina “Bussaghe”, mise mano alla costruzione del nuovo oratorio. Nelle sue intenzioni, esso doveva coprire un’area assai più vasta, garantendo ampi spazi all’aperto, forniti di impianti sportivi di vario tipo. Come si può vedere nella figura qui sotto, si trattava di un sogno “alla grande”, certamente ardito per quei tempi (e per quelle finanze).

Probabilmente per motivi di carattere economico, esso venne realizzato solo in parte. Quanto, però, si trovava al cuore di quel progetto rimase a dare motivo ispiratore a ciò che fu possibile realizzare; esso è indicato nel nome che venne scelto in riferimento a uno spazio, reale e simbolico al tempo stesso, che era stato posto a caratterizzare il tutto: “Il Focolare”.Il nuovo Oratorio, quindi, nasceva, come ogni altra struttura di questo ge-nere, come ambiente destinato ai ragazzi e ai giovani, alla catechesi, alla

UN PROGETTO CHE VIENE DA LONTANO

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ricreazione e all’aggregazione, ma non solo: esso voleva diventare anche luogo e occasione di incontro per le famiglie, ambiente in cui genitori e figli potessero stare insieme e ricordare così il compito e la bellezza del cresce-re insieme; voleva essere un luogo di incontro tra famiglie, affinché la Co-munità parrocchiale imparasse a diventare famiglia di famiglie.Purtroppo, don Remo poté godere solo per pochi anni l’opera realizzata da lui e dalla Comunità di Coccaglio: dopo nemmeno tre anni, in età ancora relativamen-te giovane, sarebbe stato tolto ai “suoi” Coccagliesi dai quali era stato tanto amato.Si avvicendarono i curati – direttori dell’Oratorio e così anche i par-roci; generazioni di ragazzi e giovani passarono in quegli ambienti, seguiti da catechisti, educatori, allenatori: educatori, insomma. Il passare del tempo fece via via emergere esigenze, prima non avvertite, che, un po’ alla volta, produssero la decisione di rimettere mano all’Oratorio, proprio a partire dalla sua parte nuova, quasi a portare a compimento quanto don Remo aveva iniziato a realizzare. Anche l’angolo che dà nome al tutto è stato, per forza di cose, ristrutturato: il camino non è più quello di prima. È sta-to soltanto cambiato però, non abolito: se è vero che la famiglia, sempre e comunque, è stata fondamentale nell’educazione di personalità umane e cristiane e nell’edificazione della Comunità, l’intuizione di don Remo ha precorso le odierne scelte della nostra Diocesi, che vedono la famiglia – simboleggiata nel focolare - di nuovo riportata al centro dell’azione pasto-rale della Chiesa, soprattutto per quanto riguarda il cammino di Iniziazione Cristiana. Tutto ciò, a partire dal nome stesso scelto per il nostro Oratorio, forniva indicazioni molto concrete per il Progetto Educativo (cfr numero unico per la riapertura del Focolare, novembre 2005, pagg. 2-3). Non dob-biamo dimenticare l’altro ambiente di Oratorio, ben più antico e in anticipo sui tempi, chiamato, secondo i casi “Oratorio femminile”o, ancora da qual-cuno, “Casa delle Madri”, a motivo della presenza delle Comunità religiosa canossiana, venuta meno, purtroppo, nel 2001. Tale ambiente porta oggi il nome di colei che, con grande slancio apostolico e ammirevole generosità, nel 1868 lo fondò e lo dotò della piccola chiesa tuttora accessibile da via Cavour, per l’educazione delle bambine e della gioventù femminile. Dagli anni Venti del secolo scorso fino alla loro partenza fu gestito dalle Madri Canossiane. Ora esso, affianca il “Focolare” come ambiente di Oratorio. La storia di Coccaglio parla di una costante attenzione all’educazione nella fede e nell’umanità delle giovani generazioni. Questa storia ci consegna due ambienti, che costituiscono un unico Oratorio per un unico Progetto, che ora viene dato alle stampe.

don Giovanni

Comunità Parrocchiale “S. Maria Nascente” - Coccaglio

Oratorio – Centro Giovanile “Il Focolare”Oratorio “Maria Tonelli”

PROGETTO EDUCATIVODELL’ORATORIO

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PARTE PRIMAPRINCIPI GENERALI 9

PARTE SECONDAITINERARIO FORMATIVO CATECHISTICO 12

PARTE TERZALA COMUNITÀ EDUCATIVA DELL’ORATORIO 23

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PARTE PRIMA

PRINCIPI GENERALI

1 NATURA DELL’ORATORIO

a. L’Oratorio è l’espressione della cura materna e paterna e quindi della carità e della sollecitudine educativa della comunità cristiana parroc-chiale nei confronti delle giovani generazioni e delle famiglie a cui esse appartengono. È strumento del quale essa si serve per educare alla fede coloro che alla fede ha generato attraverso il battesimo.

b. L’Oratorio, dopo la famiglia, è pertanto il luogo privilegiato, anche se non l’unico dell’educazione alla fede.

c. L’Oratorio non è perciò, prima di tutto, il bar, il campo o altre struttu-re. Esso è dato invece dalle persone che vi operano e da quelle che lo frequentano, dai rapporti educativi che esse instaurano.

d. In quanto è espressione di una comunità cristiana consapevole della sua vocazione missionaria, l’Oratorio riconosce la possibilità di una appartenenza diversificata: esso non ha preclusioni nei confronti di nessuno e non pone come condizione l’essere credenti o disponibili, comunque, ad una proposta di fede. L’Oratorio è aperto a tutti purché, da parte di ciascuno, non vi siano preclusioni nei confronti delle sue specifiche finalità e vi si rispettino le elementari norme della conviven-za sociale civile. Nella Parrocchia, l’Oratorio si propone come luogo privilegiato per favorire l’integrazione e l’accoglienza nei confronti di coloro che provengono da altri Paesi, quale che sia la religione da essi praticata.

e. L’Oratorio, nell’educazione alla fede, tiene conto della gradualità della maturazione umana e cristiana e perciò non si limita a proporre la catechesi ma offre una vasta gamma di attività, capaci di coinvolgere educativamente quante più persone è possibile, partendo dal diver-so livello di maturazione umana e cristiana in cui ciascuno si trova. Le attività che l’Oratorio propone, per una educazione globale della persona, vanno da quelle specificatamente formative a quelle ludiche (gioco), sportive o di altro genere. In tal modo, l’Oratorio non trascura

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nulla di ciò che può aiutare la persona a raggiungere in pienezza la maturità umana e cristiana.

In sintesi: L’Oratorio è “laboratorio di evangelizzazione”, “cantiere” nel quale si testi-monia, si annuncia, si celebra, si accoglie, si progettano e sperimentano ini-ziative, ponendo attenzione all’educazione globale della persona, chiamata ad accogliere il dono della vita e a viverla. A tutti vengono proposti i valori cristiani, nel rispetto della libertà di ciascuno che liberamente li accoglie, nella misura della propria disponibilità a crescere e a vivere in Cristo, nella gioia di una vita liberamente donata a Lui e ai fratelli.

2 FINALITÀ DELL’ORATORIO E SUOI DESTINATARI

Il contesto sociale in cui opera l’Oratorio è complesso, in continuo mutamento e transizione, dentro una società che – se da una parte ri-manda a valori quali la libertà e l’amore come riferimenti per iniziare a proporre un percorso educativo – d’altra parte sembra aver smarrito la bussola di come educare le giovani generazioni. Oggi i giovani vivono una molteplicità di riferimenti valoriali, sperimen-tano culture e stili di vita differenti, accedono con facilità alle informa-zioni; al contempo appaiono più fragili nel percorso di crescita e nella maturazione necessaria a definire una propria identità. Svantaggiati nel realizzare il progetto di vita sperato, risultano più confusi nell’ado-zione di regole, incerti verso le scelte ed i rischi personali, meno inclini ad assumere responsabilità e compiti di cittadinanza attiva. Consape-vole di tale emergenza educativa, l’Oratorio

a. vuole accogliere fanciulli, ragazzi e giovani ed educarli a costruirsi se-condo il modello di uomo proposto dal Vangelo. Uomo perfetto è Gesù Cristo; nel suo mistero trova luce il mistero dell’uomo;

b. strumento dell’azione dello Spirito Santo, vuole accogliere l’uomo e, attraverso un’azione educativa, introdurlo gradualmente alla co-noscenza del piano di salvezza di Dio realizzato in Gesù Cristo, coin-volgendovelo. L’Oratorio si mette al servizio della vita di coloro che accoglie;

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c. mette Cristo al centro, come motivazione prima ed ultima di ciò che in esso si fa. Accoglie Cristo, presente in ogni persona. Essa va educata e stimolata:

•alla conoscenza di sé•alla consapevolezza del valore che è, in quanto persona umana,

creata ad immagine di Dio e chiamata ad unirsi a Gesù Cristo, nello Spirito Santo;•alla scoperta dei doni che possiede, affinché possa svilupparli,

arricchirli e metterli a servizio degli altri, nell’ambito di una scel-ta di vita che ciascuno dev’essere aiutato ad individuare.

La persona viene accolta anche con i suoi limiti e le sue fragilità perso-nali e viene educata a superarli;

d. accoglie il ragazzo e il giovane senza pregiudizi o selezioni, promuo-vendo il rispetto, il dialogo, la tolleranza, la responsabilità, puntando, sempre nel rispetto delle libere scelte personali, all’educazione della capacità di integrare fede e vita.

e. Proprio perché nasce come espressione della carità della comunità parrocchiale nei confronti dei giovani e, in particolare, dei più bisogno-si, l’Oratorio è quindi aperto a tutti. Servire i più piccoli, in particolare i poveri, i più svantaggiati (materialmente e spiritualmente) e i disabili è proprio della sua vocazione originaria. Allo stesso modo, l’Oratorio, in quanto ambiente aperto all’accoglienza di tutti, nei termini su indicati (cap. 1, par. d), nel contesto sempre più multietnico e multiculturale della nostra terra, diventa, insieme ad altre realtà educative o aggre-gative, luogo, occasione e motore di integrazione, reciproca conoscen-za e stima, rispetto e accoglienza.

f. Le strutture dell’Oratorio sono pensate per accogliere le famiglie e gli adulti della comunità cristiana e sempre più sono chiamate a farlo. L’Oratorio collabora con la soggettività educativa delle famiglie nella crescita dei loro figli, valorizza e stimola la partecipazione degli adulti, si sforza di allargare e coinvolgere il maggior numero di persone nella corresponsabilità. L’Oratorio è attento ai bisogni delle giovani coppie, di fronte ai sogni e alle difficoltà per la costruzione di una nuova fa-miglia; ai bisogni dei giovani genitori, sia rispetto alla crescita dei figli, che rispetto alla propria necessità di formazione umana e cristiana. Le persone in età evolutiva sono, però, i principali destinatari dell’azione educativa dell’Oratorio; sarà opportuno vigilare affinché tempi e spazi

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d’uso delle strutture da parte degli adulti non rendano difficile o sco-raggino la presenza dei più piccoli, dei ragazzi e dei giovani.

In sintesi:

L’Oratorio vuole aiutare il fanciullo, il ragazzo, il giovane a trovare il suo posto nella società e nella Chiesa, mettendo la propria vita a servizio degli altri, sull’esempio di Cristo, modello di umanità riuscita, che chiama tutti a seguirlo. Infatti, la finalità ultima dell’Oratorio consiste nell’aiutare ogni giovane a prendere posizione liberamente ed efficacemente a favore della realtà, di sé stesso, degli altri, di Dio; per aprirsi a questa possibilità l’Ora-torio offre l’incontro e la conoscenza della persona di Gesù. L’esito della proposta è il dono di sé, perché il valore supremo dell’esistenza umana è l’amore; l’amore si compie nel dono di sé, a imitazione del dono che Cristo ha fatto per noi.

3 OBIETTIVI

a. Ogni attività dell’Oratorio deve avere obiettivi chiari, che i vari educa-tori perseguono con consapevolezza e verificano al termine dell’ini-ziativa. Insieme agli obiettivi vanno determinati i mezzi più adatti per raggiungerli: occorre un minimo di metodologia. Obiettivi e attività proposti devono essere adatti ai destinatari e rispondere ai loro biso-gni di vita e di crescita.

b. Ogni cammino educativo deve essere costruito secondo tappe chiare, possibili da raggiungere e da verificare.

c. Gli obiettivi delle singole attività o proposte, come quelli di ogni in-tervento educativo, devono essere in linea con la natura e la finalità generale dell’Oratorio, della quale costituiscono le tappe intermedie.

4 METODOLOGIA

a. Lo stile: l’animazioneIl metodo dell’animazione, propriamente inteso, è tipico dell’esperienza

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educativa dell’Oratorio. L’animazione non è semplicemente un repertorio di tecniche di comuni-cazione o un insieme di strumenti relazionali privi di contenuto, ma un metodo basato su relazioni gratuite, generose e fedeli che testimonino la vita nuova in Cristo, e nello Spirito.

Caratteristiche tipiche dell’animazione in Oratorio sono: •l’attivazione di tutte le dimensioni della persona (corporeità, in-

telligenza, sensibilità, emotività) attraverso l’utilizzo di linguaggi e strumenti diversificati (lettura, ballo, ascolto, teatro, musica, dinamiche di gruppo, sport, nuove tecnologie...); •la sobrietà e la semplicità dei mezzi utilizzati che cerca un equili-

brio tra la bontà e le bellezza dei contenuti proposti e la fruibilità e contemporaneità delle forme; •la scelta privilegiata del gruppo e di altre forme di aggregazione

(come occasione di confronto, di scambio di esperienze, di lettu-ra critica delle proprie idee).•la dinamica tra esperienza, rilettura e riappropriazione della vita,

nella quale la molteplicità del vissuto viene integrata in una “nar-razione” e diventa significativa.

b. Principi fondamentali di metodoGli operatori di ogni singola attività educativa determinano i mezzi concreti per raggiungere gli obiettivi ad essa inerenti. Qui si danno alcuni principi metodologici fondamentali:

1. Fedeltà all’Incarnazione. In Cristo, Figlio di Dio fatto uomo per opera dello Spirito Santo, Dio assume la vita umana come veicolo della sua presenza. Pertanto:

•l’azione educativa dell’Oratorio produce proposte grazie alle quali sia possibile incontrare Dio “dentro” la vita; •ogni proposta va fatta partendo dalle esigenze dei destinatari,

dalle loro domande e dai loro interessi, per far scaturire da tutto ciò i segni della presenza di Dio in ciascuno e nella sua vita;•le attività che l’Oratorio propone sono tutte importanti, anche se

non lo sono allo stesso modo. Si annuncia il Vangelo, si prega, si gioca, si fa sport, ecc., con l’intento di far crescere una cultura della vita che apra alla fede;•non devono mancare esplicite e chiare proposte di fede; la cate-

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chesi continua ad essere la più importante attività dell’Oratorio.

2. Centralità della persona. La persona è valore fondamentale. L’Ora-torio non misura la riuscita educativa delle sue iniziative in base alla consistenza quantitativamente notevole della massa anonima che oc-casionalmente riesce ad aggregare.Pertanto:

•la persona va conosciuta e accostata singolarmente. Il rapporto personale per un’accoglienza personalizzata è la via educativa privilegiata;•delle varie “categorie” di persone (fanciulli, ragazzi, giovani) van-

no conosciuti i bisogni e le domande di vita;•si curi, per quanto possibile, che vi sia un numero sufficiente di

educatori;•scelta prioritaria del gruppo, come luogo normale di crescita per

la persona;•nell’opera educativa alla fede si deve avere attenzione allo spe-

cifico maschile e femminile, offrendo sia momenti comuni ai rap-presentanti di entrambi i sessi, sia momenti diversificati, secon-do l’opportunità e l’età.

3. Pluralità delle presenze educative: l’Oratorio valorizza le capacità di quanti prestano il loro servizio come educatori o collaboratori di vario ge-nere; all’occorrenza ne sollecita la disponibilità o ne propone l’adesione.

4. Molteplicità delle proposte. Riaffermato come primario l’impegno della catechesi, si riconferma pure la necessità di attività ludiche, arti-stiche, ricreative, sportive o, in genere, tese all’animazione del tempo libero. La vita dell’Oratorio si basa infatti su un processo educativo dinamico che alterna tempi strutturati (catechesi, incontri, proposte,

momenti associativi e di gruppo, al-lenamenti, spettacoli…) e informa-lità, tra cortile e aule, tra invito ed uscita. I momenti meno formalizza-

ti (la parola, il bar, il gioco libero, la pastorale del tempo estivo – con grest, campi estivi, ecc… – le sale prova e i campi da gioco, lo sport, le esperienze espressive, artistiche, musicali e teatrali…) se vissuti con spontaneità ed attenzione rendono l’Oratorio più gioioso e accoglien-te. Questi tempi e spazi dovranno sempre prevedere la presenza di-screta, amichevole e attiva di un giovane o un adulto.

L ‘Oratorio è aperto a tutto l’uomo, è aperto alla vita.

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c. Tappe della vita di Oratorio:•convocazione: l’Oratorio crea motivi e momenti di aggregazione

con proposte “attraenti”;•accoglienza: chi entra in Oratorio deve sentirsi accettato, atteso,

amato. Per essere ambiente educativamente accogliente, l’Ora-torio sa farsi esigente nel chiedere rispetto per le sue finalità e per le norme della civile convivenza;•proposta: in maniera esplicita o meno esplicita, secondo le

opportunità e il grado di formazione raggiunto, a coloro che l’Oratorio ha aggregato e accolto va annunciato Gesù Cristo. Alla catechesi vanno consacrate le migliori energie.

d. Oratorio in uscitaLa consapevolezza di una sempre più necessaria dimensione missio-naria, che ci chiama ad essere “Chiesa in uscita”, e l’evidenza del fat-to che l’Oratorio da tempo non costituisce più il punto di riferimento per la grande maggioranza degli adolescenti e dei giovani mostrano necessario che anch’esso si metta in cammino ed annunci, nei luoghi della vita, che Gesù è la strada, la risposta, la vita. Dagli educatori dell’Oratorio va quindi accolta con entusiasmo la sfida della scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudi-ni, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione. È un Oratorio in missione: sebbene continui a convocare, accogliere e fare proposte, sceglie, come prima opzione evangelizzatrice, di andare, uscire, incontrare, ascoltare.

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PARTE SECONDA

ITINERARIO FORMATIVO CATECHISTICO

A - LINEE GENERALI

1 CENTRALITÀ E NATURA DELLA CATECHESI; SUA FINALITÀ GENERALE

a. La catechesi è una dimensione essenziale e connaturale della vita dell’Oratorio, che accoglie lo stile catecumenale del nuovo Progetto di Iniziazione Cristiana, riconoscendolo affine al proprio metodo educati-vo, che pone al centro l’esperienza. Da un lato sono annunciate e spiegate la verità rivelata e i compor-tamenti insegnati da Gesù, dall’altro i contenuti di fede sono messi in relazione con la vita di ognuno, in un rapporto personale di fiducia, amore e obbedienza con il Signore Gesù e, tramite Lui, con il Padre e i fratelli.

b. La catechesi è educazione alla vita di fede; questa non è, prima di tut-to, un insieme di verità da credere ma, soprattutto, è scoperta, incon-tro e rapporto vivo che lo Spirito Santo ci fa realizzare con Gesù Cristo, dono del Padre. (cfr. RdC 56-68; DCE1).

c. Perciò la catechesi non consiste solo nell’insegnare e nell’apprendere delle nozioni riguardanti la dottrina cristiana; non è la pura e semplice comunicazione di verità. Essa è cammino comunitario di fede che conduce alla scoperta e all’accettazione, nella vita, di questa Persona, con cui condividere il cammino della propria esistenza personale e comunitaria. Essa mira alla formazione di personalità cristiane, consapevoli ed au-tonome: è percorso di iniziazione alla vita cristiana.

d. Va pertanto superata la mentalità che vede l’incontro di catechismo come una sorta di lezione scolastica, affinché prenda consistenza la capacità di vivere l’incontro come esperienza di gruppo, nel quale sia il catechista o l’educatore, sia i fanciulli i ragazzi o i giovani, insieme, camminano verso Cristo, guidati dallo Spirito (cfr. RdC 30-52-55).

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2 OBIETTIVI DELLA CATECHESI

a. La catechesi, con le altre attività formative ad essa connesse (vedi parte 3, sez. B, par. 2), raggiunge la sua finalità generale mediante il perseguimento di questi essenziali e fondamentali obiettivi:

1. sviluppo costante di una mentalità di fede: “Educare al pensiero di Cristo, a vedere la storia come Lui, a giudicare la vita come Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare come insegna Lui, a vivere con Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo” (RdC 38).

2. formare atteggiamenti conseguenti, conformi al Vangelo, in modo tale che il cristiano sia segno sacramentale di Cristo nel mondo; la catechesi, in quanto incontro con la Parola di Dio, fa sorgere un impegno di costante conversione per una vita nuova in Cristo risorto (cfr RdC 52-53).

3. introdurre gradualmente alla conoscenza della Storia della Sal-vezza e dei contenuti principali della fede cristiana (Dio - Trinità, Gesù Cristo, la Chiesa, i Sacramenti) e delle esigenze morali de-rivanti dalla vita nuova in Cristo. Tutto questo viene presentato non come astratta dottrina ma come insieme di realtà che get-tano continua luce sulla storia e sulla vita di ciascuno e la inter-pellano continuamente (cfr. RdC 39-41).

b. Il conseguimento di questi obiettivi viene realizzato tenendo presenti alcuni aspetti o dimensioni che devono costantemente caratterizzare il cammino di Iniziazione Cristiana.

1. dimensione ecclesiale: la vita cristiana a cui la catechesi educa è autentica se realizzata nella consapevolezza di appartenere ad una comunità, la Chiesa (cfr. RdC 42-43-48).

2. dimensione apostolica-missionaria: il cristiano che riceve il dono della vita nuova in Cristo Gesù, si sente impegnato a renderne partecipi gli altri, testimoniando, attraverso la carità, l’amore che Dio nutre per tutti. Fanciulli, ragazzi e giovani vanno perciò educati ad un vivo senso dell’apostolato tra i coetanei e i com-pagni di studio, di gioco odi lavoro; devono sentirsi impegnati nel

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collaborare, secondo le possibilità concrete di ciascuno, all’ope-ra di annuncio del Vangelo ad ogni uomo, missione essenziale della Chiesa (cfr RdC 47.49-51; AG2).

3. dimensione liturgica: la catechesi, in quanto nel suo svolgersi fa costante riferimento alla liturgia, sia per quanto riguarda i Sa-cramenti, sia per ciò che concerne i periodi e le feste liturgiche, educa alla partecipazione consapevole alle celebrazioni della co-munità cristiana (cfr RdC 44-46).

4. dimensione vocazionale: la catechesi, in quanto introduce i soggetti alla vita cristiana, educa alla ricerca del progetto di Dio sulla vita di ciascuno, del posto che ognuno deve occu-pare nella Chiesa e nella società; insieme all’atteggiamento di ricerca, mira a far nascere in tutti la disponibilità a Dio e al suo progetto, accolto con fiduciosa e gioiosa docilità, quan-do esso viene scoperto. Rientra in tale ambito anche il compi-to di educare all’impegno sociale e politico, realizzato secon-do i principi del Vangelo e della Dottrina sociale della Chiesa. In conformità a questa natura vocazionale della sua proposta educativa, l’Oratorio insiste nella prospettiva dell’uscire da sé, del decentrarsi, dell’aprirsi all’altro e a Dio; vive come dimensio-ni tipiche della sua proposta educativa la relazione personale e la gratuità; incoraggia scelte generose e coraggiose in risposta alla chiamata del Signore.

c. Dal parlare di Dio deve gradualmente scaturire l’esigenza e la capa-cità di parlare con Dio: la catechesi, almeno in forma essenziale, ha il compito di educare alla preghiera, personale e comunitaria (v. Parte III, sez. B, cap. 2, par. d).

3 NOTE DI METODO

a. Il cammino di Iniziazione Cristiana (catechesi) dev’essere:•graduale, perché adattato alle capacità delle diverse età;•continuo: è tutto il cammino di catechesi che, in quanto educa

alla vita cristiana, rende capaci di accogliere la grazia dei Sacra-menti;

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•attivo: il gruppo sia continuamente coinvolto nella realizzazione dell’incontro mediante opportune tecniche di animazione; sia of-ferta ai suoi membri la possibilità di una concreta partecipazione attiva alla vita dell’Oratorio, della Parrocchia e della Chiesa uni-versale (opere di carità, iniziative missionarie, ecc.);•aperto sulla vita e sulla storia (vedi cap. 2, paragrafo a-b di

questa sezione): l’annuncio di Cristo deve avvenire anche par-tendo dai fatti della vita dei ragazzi e dei giovani come pure dagli avvenimenti della cronaca locale, nazionale e mondiale.

b. Nel cammino di catechesi vengono coinvolti i genitori e le famiglie. Con loro si promuovono perciò incontri periodici, secondo quanto indicato dal Progetto diocesano di ICFR e catechesi, come anche -auspicabil-mente- momenti di preghiera e/o celebrativi e di festa (cfr parte 3, sez. A, par. 7).

c. Il rapporto tra catechista e ragazzi dovrebbe continuare, nel limite del possibile, anche al di fuori dell’incontro catechistico, in momenti di amicizia, di gioco, ecc.

4 SPIRITUALITÀ E FORMAZIONE DEL CATECHISTA

a. Il catechista si sente impegnato in prima persona a vivere e praticare ciò che comunica al suo gruppo; ne fa oggetto di personale riflessione e preghiera. Anch’egli si sente in cammino e in ricerca con i fanciulli, i ragazzi, gli adolescenti, i giovani o gli adulti che gli sono affidati. In questo modo, l’incontro di catechesi risulterà sempre meno un inse-gnamento cattedratico di nozioni e sempre più un cammino di crescita nella fede, compiuto insieme.

b. Il catechista prega costantemente per tutti e singoli i membri del gruppo; all’azione dello Spirito Santo affida, sempre nella preghiera, ogni incontro di catechesi affinché, al di là dei segni esteriori di riuscita o fallimento, il seme gettato con la parola e la testimonianza attecchi-sca nei cuori e porti frutto.

c. Per gli adolescenti o i giovani che decidono di svolgere questo prezioso e fondamentale servizio, è auspicabile l’istituzione di un corso a livello

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parrocchiale o zonale o la partecipazione a quelli organizzati dalla Dio-cesi. È pure opportuno un periodo di “tirocinio” come assistente di un catechista già dotato di una certa esperienza.

d. Vale in primo luogo per il catechista quanto viene affermato degli edu-catori in genere, in modo particolare per quanto riguarda la formazio-ne personale: partecipazione al magistero dei catechisti e agli incontri di preparazione in gruppo (vedi Parte Terza, sez. A, cap. 6).

B - CONTENUTI FORMATIVI SECONDO LE TAPPE DELL’ETÀ EVOLUTIVA

Si rimanda ai già citati Progetti indicati dalla Diocesi di Brescia.

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PARTE TERZA

LA COMUNITÀ EDUCATIVADELL’ORATORIO

A - I SOGGETTI

1 NATURA, STILE E SPIRITUALITÀ DELLA CEO

a. La Comunità Educativa dell’Oratorio (CEO) è l’insieme di tutti coloro che si impegnano, a diversi livelli e con compiti diversi, a realizzare il Progetto Educativo dell’Oratorio. La Comunità Educativa non è qual-cosa di astratto, ma una comunità reale che trova modi e tempi per vivere occasioni di comunione fraterna, condivisione e formazione; si confronta con le finalità educative dell’Oratorio, con la vita e le si-tuazioni concrete dei propri giovani, verificando periodicamente la coerenza del proprio agire educativo con il progetto dell’Oratorio. La Comunità Educativa aiuta i propri membri a formarsi, anche personal-mente, sia in relazione al servizio offerto che, più in generale, per la propria crescita.

b. Ogni collaboratore vive la sua presenza in Oratorio con atteggiamento di servizio e di umile disponibilità; in quanto condivide con loro lo stes-so ideale di servizio educativo, cerca e promuove l’unità e l’armonia tra tutti coloro che si dedicano all’animazione e alla gestione dell’Ora-torio. Grazie a questo stile di presenza, coloro che compongono la CEO sono chiamati a proporsi come figure esemplari e modelli positivi, anche nella capacità di accettarsi vicendevolmente nei propri limiti e di riconoscere ciascuno le qualità di cui l’altro è portatore, il dono che ognuno è.

c. La Comunità Educativa dell’Oratorio deve quindi essere aiutata a vive-re e praticare il significato del dono, proponendo momenti di ritiro e formazione spirituale, curando con attenzione i momenti di preghiera, attingendo con sensibilità alla Sacra Scrittura come fonte di rifles-sione e di approfondimento. Tutta la tensione educativa dell’Oratorio apre alla dimensione dell’altro, testimonia la necessità di fondare la propria vita su atteggiamenti, valori e scelte che derivano dal Vangelo

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ed esprime un’idea di uomo costituzionalmente aperta al rapporto con Dio ed, in particolare, all’azione trasformante dello Spirito sulla vita propria e della comunità.

d. Lo sguardo dell’educatore in Oratorio non si ferma a giudicare in base all’esistente, ma è orientato alla crescita, che valorizza il bene da co-struire: è uno sguardo contemplativo, frutto di preghiera, di ascolto e di un serio discernimento. Vissuto in questo senso, il processo edu-cativo che avviene in Oratorio assume sempre una caratterizzazione spiritualmente vivace ed arricchente.

2 LA COMUNITÀ PARROCCHIALE

a. L’Oratorio è parte integrante della Parrocchia e di essa costituisce un’espressione fondamentale (vedi Principi Generali 1a).

b. La partecipazione alla vita dell’Oratorio è il modo fondamentale con cui ragazzi, adolescenti e giovani sono inseriti nella Parrocchia: essi, in quanto vivono nell’Oratorio e partecipano alle sue attività, sono parte di essa. Per molti di loro, l’Oratorio rimane addirittura l’unico punto di contatto con la realtà parrocchiale.

c. In quanto educa alla vita di fede e alla partecipazione responsabile, l’Oratorio prepara i futuri membri attivi della Comunità parrocchiale: l’Oratorio è il “vivaio” per il futuro della Comunità.

d. Vista questa sua funzione in rapporto alla Parrocchia, l’Oratorio dev’essere oggetto di particolare cura ed attenzione da parte di essa. Di quest’attenzione si fa particolarmente carico il Consiglio Pastorale Parrocchiale (CPP).

e. La presenza dei sacerdoti e di alcuni educatori dell’Oratorio nel CPP, garantisce il collegamento tra quest’ultimo e l’Oratorio stesso.

f. Il CPP fornisce eventuali indicazioni o proposte ai responsabili dell’O-ratorio; cura che l’azione educativa dell’Oratorio si inserisca nella più vasta azione pastorale della Parrocchia.

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3 IL PARROCO

a. In quanto responsabile primo, a nome del Vescovo, di tutta la Parroc-chia, il Parroco è il punto di riferimento principale anche dell’Oratorio. Come tale, egli presiede, di diritto, gli organismi di gestione dell’Orato-rio stesso (Comunità Educativa e Consiglio dell’Oratorio, ecc.).

b. Delle osservazioni e proposte di questi saprà mettersi in ascolto con sensibilità, secondo lo stile della comunione (v. sotto cap. 9, premessa al par. b).

c. Nell’adempimento delle sue responsabilità, si avvale della collabora-zione del Direttore dell’Oratorio, al quale spetta il compito di agire concordando con lui scelte e iniziative, sulle quali lo tiene costante-mente informato.

4 IL DIRETTORE (O GUIDA)

a. La figura del Direttore o della Guida dell’Oratorio si ispira al don Bo-sco dell’Oratorio: vocazione, simpatia e competenza per il lavoro tra i giovani, passione educativa ed evangelizzatrice, capacità di rapporti diretti e profondi con i collaboratori e di presenza incoraggiante tra i ragazzi e i giovani. Suo ruolo primario è l’animazione e il coordinamen-to della Comunità Educativa. Di questa e del Consiglio dell’Oratorio sa mettersi in ascolto, secondo lo stile già indicato per il parroco (v. cap. precedente, par. b).

b. Suo punto di riferimento è il Parroco, responsabile primo anche dell’O-ratorio alla cui gestione è da lui delegato.

c. Con i collaboratori si mostra disponibile nell’ascoltare esigenze, idee e proposte. Da parte dei collaboratori va tenuto un atteggiamento consapevole delle sue responsabilità e di accettazione del suo ruolo, anche quando non si condividessero alcune sue scelte. Il Direttore usa particolare attenzione per la formazione degli educatori.

d. È sua responsabilità il collegamento e la collaborazione con le varie forze operanti per l’educazione dei ragazzi e dei giovani nel Territorio.

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e. Ha il compito di presenza e di sensibilizzazione nel Consiglio Pasto-rale. A lui tocca far sentire l’Oratorio come un’attuazione della Co-munità cristiana e aiutarne l’inserimento nella programmazione par-rocchiale.

f. Le indicazioni di questo Progetto valgono sia se a ricoprire il ruolo di direttore è un sacerdote o diacono, sia se è un laico che fa riferi-mento a un sacerdote che ha in carico più Oratori, eventualmente nell’ambito di un’Unità Pastorale. A tale proposito si ricorda che, in mancanza del sacerdote o del diacono che svolge il compito di di-rettore, la Guida dell’Oratorio è uomo o donna o famiglia che offra sincera testimonianza di fede cristiana e, in accordo con il Parroco, sarà il riferimento per le scelte operative dell’Oratorio. La Guida dell’Oratorio dovrà dare una disponibilità di tempo adegua-ta, dovrà formarsi in modo permanente, potrà essere retribuita per il servizio prestato. È un incarico che deriva da un mandato esplicito della propria Comu-nità parrocchiale, previa approvazione diocesana.

5 PERSONE CONSACRATE

a. La Persona consacrata eventualmente presente in Oratorio è segno e testimonianza innanzitutto per quello che è che per quello che fa: il valore della sua presenza è radicato nella sua appartenenza a Dio. È una figura di valore, portatrice di un dono singolare, derivante dalla sua vocazione di appartenenza totale a Dio in una comunità di vita con-sacrata, da cui è inviata a compiere il servizio educativo nell’Oratorio.

b. Essa è in stretta collaborazione col direttore dell’Oratorio, ne condivi-de responsabilmente le scelte mediante uno scambio fraterno e fran-co e un dialogo costruttivo.

c. La Persona consacrata è educatrice con gli educatori, soprattutto i catechisti, e collabora attivamente nell’opera di formazione. Tale pre-senza gioiosa e generosa testimonia, pubblicamente, che l’amore-ser-vizio è possibile e che è via di realizzazione e di libertà.

d. Essa partecipa a momenti di formazione promossi dalla Parrocchia,

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dalla Zona o dalla Diocesi perché nell’opera educativa tra fanciulli, ragazzi, adolescenti e giovani e tra gli altri educatori, si esprima con avvedutezza e competenza.

6 EDUCATORI

a. Si ritengono educatori: i responsabili di gruppi, i catechisti, i coordinato-ri di servizi e programmi, i dirigenti e gli allenatori sportivi, gli educatori di attività artistiche, ricreative ecc. In linea di massima, sono quindi rite-nuti educatori tutti coloro che svolgono attività in Oratorio, comprese quelle eventualmente promosse in collaborazione con altre Istituzioni.

b. Essi svolgono il loro servizio in stretta collaborazione con il direttore dell’Oratorio, con il quale concordano iniziative, discutono di eventuali problemi e intrattengono un rapporto personale di fiducia e di stima. Nel caso in cui il Direttore dell’Oratorio sia un sacerdote, essi per pri-mi devono vedere in lui innanzitutto il sacerdote, a cui chiedere, prima di ogni altra cosa, la Parola di vita e la Grazia dei Sacramenti.

c. Nessun educatore compie la sua opera senza collegarsi a quella della Comunità Educativa di cui è parte. Oltre al Direttore dell’Oratorio, suo punto di riferimento è perciò il Consiglio dell’Oratorio.

d. Caratteristiche dell’educatore di Oratorio e sua personale spiritualità:1. Un atteggiamento costante di umiltà e conversione, per met-

tersi in ascolto della persona e a servizio della sua crescita.2. Un atteggiamento di condivisione della vita delle persone a lui

affidate e uno spirito di dedizione; esse si esprimono attraverso la conoscenza, la disponibilità, la solidarietà, l’accettazione di tutti coloro che gli sono affidati.

3. Una precisa - per quanto possibile - qualificazione nel suo ruo-lo specifico, per una conduzione seria ed educativa delle varie esperienze.

4. L’attenzione a mantenere in ordine gli ambienti di Oratorio utiliz-zati nelle attività a cui partecipa.

5. impegno nello stimolare la partecipazione dei ragazzi e dei gio-vani alla vita dell’Oratorio, coinvolgendoli nelle varie attività.

6. Al di sopra di tutto, l’educatore deve curare la propria forma-

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zione cristiana e trovare, nella sua giornata, spazi di preghiera e riflessione che culminano in una intensa vita sacramentale. Con ciò egli testimonia che il servizio di cui si fa carico è espressione del suo personale rapporto con Cristo e da esso trae alimento; ciò gli permetterà altresì di vivere con sempre maggior coe-renza sia il suo servizio educativo, sia la sua vita personale. In essa deve comunque sempre essere di esempio nei confronti di tutti, specialmente dei ragazzi e dei giovani, sia nei momenti strettamente legati alla sua opera educativa sia in tutte le altre circostanze. Egli è il primo ad assumere, sia in Oratorio che fuo-ri, un comportamento ed un linguaggio conformi alla natura e alle finalità educative dell’Oratorio.

7 GENITORI

a. La testimonianza e l’inserimento dei Genitori nell’Oratorio sono im-portanti e necessari a motivo della ricchezza della loro esperienza e in quanto sono essi i primi educatori dei figli.

b. Spetta infatti a loro per primi educare cristianamente i figli sul piano civile, morale e, soprattutto, su quello della fede. All’interno dell’Ora-torio è possibile attuare una efficace complementarietà educativa tra Genitori cristiani e Comunità parrocchiale, evitando indebite ingerenze e nello stesso tempo deleghe deresponsabilizzanti.

c. In concomitanza col cammino di fede dei figli, l’Oratorio organizza in-contri con i Genitori:

•affinché questi si accompagnino ad esso, secondo quanto indica-to dal progetto della nostra Diocesi per i soggetti coinvolti nell’I-CFR ed anche negli anni successivi;•per conoscere meglio i problemi tipici della preadolescenza e

dell’adolescenza.

d. Una rappresentanza dei genitori è chiamata a far parte del Consiglio dell’Oratorio.

e. Per i genitori che svolgono attività di animazione, vale quanto afferma-to al punto cap. 6.

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8 ALTRI COLLABORATORI

a. Nell’Oratorio prestano la loro collaborazione altri collaboratori, la cui presenza è caratterizzata dalla continuità del servizio: baristi, persone addette alla cucina, volontari e volontarie delle pulizie.

b. Prestano la loro opera anche collaboratori occasionali, legati a speci-fiche attività. Essi possono essere singoli o gruppi, parrocchiali e non, la cui presenza si rivela utile e preziosa.

c. Queste figure educative, anche quando la loro presenza è caratteriz-zata dall’occasionalità, sono chiamate a tenere un atteggiamento con-sono all’ambiente; perciò nello svolgimento della loro opera devono agire in conformità al Progetto Educativo, sentendosi partecipi dell’a-zione formativa dell’Oratorio.

9 IL CONSIGLIO DELL’ORATORIO

a. Natura e compiti

1. Il Consiglio dell’Oratorio (CdO) è espressione della Comunità Educativa dell’Oratorio;I. di essa promuove le attività e le iniziativeII. le coordina, in modo che siano tra loro in armoniaIII. valuta se siano conformi alla finalità generale dell’Oratorio,

se siano utili o opportune e se il modo concreto della loro attuazione è in linea con la natura dell’Oratorio e la sua meto-dologia, così come sono indicate in questo Progetto

IV. studia modi adeguati per coinvolgere, nella vita dell’Oratorio un sempre maggior numero di persone, allargando la com-posizione della Comunità Educativa e garantendo la continua presenza di nuovi collaboratori.

2. Nell’attuazione di tali compiti il CdO tiene conto:I. delle indicazioni del Consiglio Pastorale Parrocchiale;II. dei suggerimenti e delle richieste di coloro che operano nelle va-

rie attività dell’Oratorio e di quelle di coloro che lo frequentano;III. delle stimolazioni che si rivelassero utili o valide, anche se

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provenienti da persone o da enti esterni all’ambito oratoriano o parrocchiale.

b. Funzioni del CdO

Il CdO rispecchia lo stile di vita della Chiesa, della quale è espressione. In essa, il sacerdote, in quanto pastore, è investito della responsabilità ulti-ma delle scelte di carattere educativo e formativo e di quelle ad esse col-legate (la Chiesa è gerarchica: in essa i pastori hanno il compito di guida). Tale responsabilità va però condivisa con coloro che, in base ad una scelta personale, radicata nel Battesimo e nella Cresima, fanno parte della Co-munità Educativa dell’Oratorio (la Chiesa è comunione). Questo, da parte del Sacerdote, richiede capacità di ascolto e attenta va-lutazione dei pareri che vengono espressi dai membri del CdO e da tutti coloro che fanno parte della Comunità Educativa, in ordine alle varie scel-te e iniziative. Ciò premesso, al CdO viene attribuita:

1. funzione direttiva per quanto concerne:•la gestione dei fondi a disposizione dell’Oratorio;•gli aspetti amministrativi delle diverse attività: di ognuna di

esse l’amministratore dà al Consiglio puntuale e dettagliato rendiconto economico;•l’uso per fini extraoratoriani di ambienti, strumenti o sussidi

dell’Oratorio;•l’acquisto di mobili, attrezzature e sussidi, sia per l’Oratorio

maschile che per quello femminile;•ciò che attiene le specifiche competenze dei laici.

2. funzione consultiva o propositiva per ciò che riguarda:•la specifica competenza del Direttore, sacerdote o laico. Ri-

entra nell’ambito ditale competenza il compito di fornire va-lutazioni, nel caso di urgenza, sulla validità educativa di talune iniziative;•la specifica competenza dei singoli membri del Consiglio stes-

so e dei gruppi di cui sono rappresentanti, fatto salvo quanto affermato al par a. 3 di questo capitolo 9.

c. Composizione e funzionamento del CdO

1. Fanno parte del CdO:

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•il Parroco, che di esso è presidente di diritto;•il Direttore o Guida dell’Oratorio, vicepresidente;•i rappresentanti delle eventuali Associazioni presenti in Ora-

torio e quelli dei diversi gruppi o settori di attività (catechesi, animazione, ricreazione, sport, ecc.);•i rappresentanti dei genitori; tali rappresentanti, possibilmen-

te, non siano scelti tra quelli comunque presenti in Oratorio in quanto operatori di uno dei gruppi che vi lavorano.

2. Incarichi particolari all’interno del CdO sono quelli di segretario e amministratore, nominati dal Consiglio stesso.

3. Il CdO viene convocato dal Parroco o dal Direttore a scadenza mensile e/o, eventualmente, su richiesta di un terzo dei suoi componenti. La convocazione viene effettuata tramite il Segre-tario o la Segretaria che la notifica almeno cinque giorni prima, presentando l’ordine del giorno che egli stende secondo le in-dicazioni del Presidente, del direttore e, eventualmente di altri membri del CdO.

4. Ogni anno il CdO, tramite l’Amministratore o il Direttore, ren-de conto della situazione economica dell’Oratorio al Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici, qualora quest’ultimo ne facesse richiesta. In ogni caso va presentata relazione scritta affinchè il bilancio dell’Oratorio possa essere rendicontato alla Diocesi nell’ambito di quello della Parrocchia.

d. Coordinamento tra Consigli di più Oratori

Nell’eventualità che la responsabilità dell’Oratorio fosse affidata ad un sacerdote che espleta il medesimo incarico presso analoga realtà di un’altra Parrocchia, eventualmente nell’ambito di un’Unità Pasto-rale (UP), si valuta da ambedue le parti se sia opportuno conservare a ciascun Oratorio il suo proprio Consiglio oppure, in toto o solo per alcuni aspetti, dare vita ad un unico coordinamento, avendo come riferimento il Consiglio dell’UP o, qualora non si desse questa realtà, l’eventuale Consulta Zonale (o interparrocchiale) di Pastorale Giova-nile. Tale valutazione ha valore transitorio, ma può essere conferma-ta o riformata dopo periodica verifica.

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B - LE ATTIVITÀ, LE STRUTTURE

La Comunità educativa dell’Oratorio realizza il suo compito mediante mol-teplici attività, tra loro coordinate, servendosi delle strutture a sua disposi-zione. Tutte le attività dell’Oratorio devono avere carattere educativo, se-condo quanto affermato riguardo alla natura dell’Oratorio, alle sue finalità e agli obiettivi di ciascuna iniziativa (vedi Parte I).

1 LE DUE SEDI DELL’ORATORIO

a. Nella tradizione della Comunità parrocchiale di Coccaglio esistono due ambienti nei quali si attua la vita di Oratorio: il “Focolare” e l’oratorio “Maria Tonelli”.

b. Se distinti sono gli ambienti, c’è però un solo Oratorio: unico è il sa-cerdote responsabile della pastorale oratoriana –eventualmente coadiuvato da una o più figure di coordinatore laico o consacrato-, unico è il Consiglio dell’Oratorio che coordina le iniziative di ambedue gli ambienti, unico è il gruppo dei Catechisti, convergenti le iniziative di formazione di questi e degli altri Educatori.

2 CATECHESI ED ATTIVITÀ FORMATIVE

a. L’Oratorio cura la formazione dei fanciulli, dei ragazzi, degli adole-scenti e dei giovani mediante varie iniziative miranti all’esplicito annun-cio della fede, all’educazione del rapporto con Dio e alla formazione delle coscienze. Queste attività sono: la catechesi, i ritiri spirituali, le celebrazioni, le proposte di preghiera, l’animazione liturgica, ecc., op-portunamente integrate con momenti ricreativi e di socializzazione.

b. Di molta utilità può risultare il contributo offerto dalle Associazioni o dai Movimenti ecclesiali: Azione Cattolica dei Ragazzi e dei Giovani, Agesci (Scouts), ecc. Secondo l’opportunità se ne favorisce la nascita e / o l’inserimento in Oratorio, ferma restando la loro finalizzazione a servizio della sua azione educativa.

c. La Catechesi. Continua ad essere il principale mezzo educativo dell’O-

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ratorio; ad essa tutte le altre attività sono subordinate e fanno riferi-mento. Per quanto concerne gli obiettivi e i contenuti della catechesi, si veda la parte seconda di questo Progetto Educativo.

d. La Preghiera.1. Complemento indispensabile della catechesi, nella formazione

della vita di fede, è la proposta della preghiera, da attuare nei modi e nei tempi che si ritengono di volta in volta più opportuni.

2. La parola “Oratorio” significa proprio “luogo di preghiera”. Gli ambienti destinati a questo specifico scopo devono essere tenuti con cura, di modo che chiunque desidera recarvisi per l’incontro personale con il Signore, li trovi accoglienti.

3. È cosa buona che i gruppi catechistici vivano alcuni momenti di preghiera comune nei suddetti ambienti.

4. È auspicabile la nascita di gruppi di preghiera, affinché chi vi par-tecipa sia meglio educato al dialogo con il Signore e alla medita-zione della sua Parola. Va attuata l’educazione all’adorazione e alla visita eucaristica.

e. I Ritiri spirituali. Sono da vivere, generalmente, come tappe significati-ve del cammino di catechesi. Vanno collocati nei tempi forti dell’anno liturgico, in preparazione alle Solennità natalizie, alla Pasqua, all’A-scensione-Pentecoste, come pure a particolari avvenimenti o circo-stanze della vita ecclesiale parrocchiale, diocesana o universale. È bene promuovere anche la partecipazione a ritiri proposti dalla Dioce-si, dalla Zona e da Istituti di vita consacrata.

f. Animazione liturgica.1. L’Oratorio, mediante opportune iniziative, promuove la parteci-

pazione, attiva e consapevole, alle celebrazioni liturgiche della Comunità parrocchiale.

2. Tale compito viene realizzato soprattutto, ma non solo, median-te la normale catechesi.

3. Riveste particolare valore la celebrazione del sacramento del-la Riconciliazione per ragazzi e giovani, in particolari circostanze della vita dell’Oratorio, oltre alle occasioni fornite dallo snodarsi dell’anno liturgico.

g. Conferenze, incontri-dibattito, tavole rotonde. Nei momenti signi-ficativi della sua vita, l’Oratorio promuove incontri di riflessione

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per i ragazzi, i giovani, i genitori e gli altri componenti delle loro fa-miglie, e per la CEO. Cicli di conferenze su temi di vita spirituale, di impegno ecclesiale o sociale sono un servizio utile ed opportuno. Per i temi da trattare in questa ed in altre sedi — specialmente la cate-chesi — vedi Parte Terza, sez. C., cap. 4, par. b.

3 INIZIATIVE E STRUTTURE DI CARATTERE RICREATIVO E SPORTIVO.

L’azione educativa dell’Oratorio non è indirizzata alla formazione di una spiritualità che non tiene conto della globalità della persona; di essa, invece, cura la crescita integrale: “L’Oratorio è aperto a tutto l’uomo, è aperto alla vita” (parte I, cap. 4).

a. Il bar1. Il bar dell’Oratorio è una risposta al bisogno dei ragazzi e dei gio-

vani di incontrarsi in modo sereno, per occupare parte del tempo libero.

2. Il bar dell’Oratorio non è l’Oratorio, ma una delle sue attività, nemmeno la più importante: l’Oratorio non si identifica con il bar. Chi lo frequenta, ne deve usufruire nel rispetto delle finalità e della natura dell’Oratorio (vedi parte I, par. 1.d).

3. Gestionea. Il bar dev’essere affidato a persone sensibili ai valori educativi

cristiani, allo scopo di impedire che esso somigli ad un qual-siasi locale pubblico. Esso non va pertanto dato in gestione a persone che perseguono scopi diversi da quelli dell’Oratorio o ad enti ad esso estranei.

b. Coloro ai quali viene affidata la gestione del bar sono consi-derati a tutti gli effetti, educatori. Pertanto, devono svolgere il loro compito sentendosi corresponsabili dell’azione educa-tiva dell’Oratorio. Devono perciò tenere un atteggiamento di disponibilità e cordialità nei confronti dei ragazzi e dei giovani, adempiere coscienziosamente i doveri inerenti alla loro spe-cifica funzione, usare un comportamento ed un linguaggio esemplari.

c. È, ancora, loro compito vigilare affinché il comportamento ed

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il linguaggio dei frequentatori del bar siano corretti e rispet-tosi sia delle elementari norme della buona educazione, sia delle convinzioni di fede di cui l’Oratorio è al servizio.

4. Non dev’essere l’Oratorio stesso ad offrire alternative ad atti-vità di particolare importanza. Perciò, del bar viene effettuata la chiusura ogni volta che si ritiene necessario attirare l’atten-zione di ragazzi, giovani ed educatori verso particolari iniziative, soprattutto quelle di carattere formativo. Tale chiusura non ha scopo costrittivo ma educativo: vuol contribuire a far nascere una corretta mentalità circa l’Oratorio e le sue finalità.

5. Norme particolari.a. Il bar dell’Oratorio deve essere in regola con tutte le norme

vigenti, sia quelle igienico sanitarie, sia quelle di altro tipo.b. Nel bar, come in tutti gli altri ambienti ed attività dell’Oratorio,

è vietato fumare ai preadolescenti fino all’età della scuola se-condaria di 1° grado (14 anni). In ogni caso, un approccio edu-cativo cercherà di di esortarli alla salvaguardia della salute propria ed altrui.

c. Non si somministrano alcolici di nessun tipo e in nessuna quantità ai minori di anni 18. Anche a coloro che hanno rag-giunto la maggiore età è permessa la consumazione solo in misura ragionevole, tale che non risulti nociva alla salute del-la persona e alla pubblica sicurezza.

d. È rigorosamente vietata ogni forma di gioco d’azzardo.e. Il bar dell’Oratorio, in quanto ambiente di ritrovo, deve fa-

vorire l’incontro e il dialogo tra coloro che lo frequentano. È vietata la visione di programmi o spettacoli che non diano sufficienti garanzie di moralità. È esclusivo compito dei re-sponsabili, indicati dal Direttore, manipolare l’apparecchio TV e il relativo telecomando.

6. Gli orari di apertura e chiusura del bar vengono stabiliti dal Con-siglio dell’Oratorio.

b. Il gioco e lo sport. Attrezzature sportive.1. Il gioco come valore educativo.

a. Il gioco è espressione tipica dell’uomo, soprattutto per l’età che va dalla fanciullezza all’adolescenza. È un valore che l’O-

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ratorio accoglie ed educa, non tanto come tecnica competi-tiva, ma come momento forte di socializzazione e tramite di formazione.

b. È compito degli educatori preposti alle attività ricreative or-ganizzare, in determinate circostanze, giochi “comunitari” che sviluppano la capacità di relazione tra i ragazzi.

c. Buona parte del gioco praticato in Oratorio è di tipo sponta-neo (non organizzato). Anche in questo caso è importante la presenza amichevole e vigile degli educatori.

2. Sporta. Particolare forma di gioco è lo sport. Esso in Oratorio, non

può essere considerato solo come attività fine a se stessa; va invece inteso come mezzo per lo sviluppo delle potenziali-tà psicofisiche e per la formazione di determinati valori, che stanno alla base sia della convivenza umana, sia della vita cri-stiana: lealtà, valorizzazione del corpo e delle proprie doti, ri-spetto delle capacità altrui, dominio di sé, spirito di sacrificio, rispetto dell’avversario, collaborazione.

b. È compito degli allenatori e dei dirigenti sportivi inculcare tali valori nei ragazzi e nei giovani. Essi sono educatori a tutti gli effetti. Vale, quindi, anche per loro quanto affermato degli educatori in genere (vedi Parte Terza, sez. A, cap. 6). È tut-tavia possibile che il compito di allenatore sia affidato anche a persone non impegnate in un cammino di fede. Anche in questo caso, è loro compito educare ai valori sopra indicati e offrire un esempio di correttezza sia nel comportamento che nel linguaggio, specialmente per quanto concerne la be-stemmia: essa è in ogni caso espressione di degrado della persona.

c. Le iniziative sportive dell’Oratorio devono ispirarsi a questi ir-rinunciabili principi:• tutti hanno diritto allo sport, anche i più deboli e i meno

dotati;• va rifiutato un agonismo ad oltranza, in quanto pregiudica

la lealtà nel gioco e il rispetto della persona.d. Nella misura in cui lo si ritiene utile dal punto di vista educati-

vo, vengono organizzati dei tornei, per le varie età.• A coloro che vi partecipano, specialmente se adulti, dev’es-

sere fatto presente in modo chiaro e preciso lo stile secon-

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do cui dev’essere vissuta la competizione sportiva in Ora-torio. Venga perciò esteso un regolamento da consegnare ai singoli giocatori.

• Gli organizzatori del torneo e gli arbitri devono mostrar-si particolarmente severi nell’esigere un comportamento corretto da parte dei giocatori.

3. Uso delle attrezzature sportivea. Gli impianti sportivi dell’Oratorio sono patrimonio di tutta la

Comunità parrocchiale. È perciò diritto di tutti utilizzarli, fatti salvi, però, i prevalenti diritti dei ragazzi. L’utilizzo avviene nei giorni e negli orari di apertura dell’Oratorio stesso.

b. Tutti coloro che usano degli impianti sportivi dell’Oratorio, devono farlo nel rispetto di questo ambiente e delle sue spe-cifiche finalità educative. La fruizione o il noleggio di questi impianti possono essere negati a gruppi che manifestano un comportamento contrario a queste finalità, nonostante i ri-chiami in tal senso. Un’apposito regolamento, simile a quello indicato nel comma precedente, va reso noto a coloro che partecipano alle attività sportive o fruiscono degli spazi di gioco.

4. Vale per l’uso delle attrezzature sportive, quanto affermato del bar, al punto n. 4.

4 ATTIVITÀ TEATRALI, MUSICALI, ESPRESSIVE, TURISTICHE

a. L’educazione integrale della persona esige che si valorizzi il bisogno di sano protagonismo e le capacità espressive dei ragazzi e dei giovani.

b. ObiettiviTali attività

1. sono occasione per creare nuovi rapporti tra i ragazzi;2. permettono la scoperta e la valorizzazione delle doti che ciascu-

no ha ricevuto in dono;3. offrono ai ragazzi e ai giovani la possibilità di un contatto più con-

tinuo - e perciò maggiormente fruttuoso - con gli educatori;4. rappresentano un mezzo attraverso cui comunicare agli altri de-

terminate convinzioni e, perciò, una forma di educazione al ser-

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vizio e all’apostolato di testimonianza.

c. 1. È compito degli educatori preposti a queste attività perseguire con consapevolezza gli obiettivi sopraindicati e renderli chiari a coloro che vi partecipano.2. È pure loro impegno fare in modo che anche la forma espressiva e l’allestimento di esse siano il più possibile curati, al fine di evitare im-provvisazioni, che risultano nocive al messaggio che si vuol comunicare.

d. Iniziative di carattere turistico.1. Obiettivi:

a. Vengono effettuate per permettere ai ragazzi, ai giovani e alle famiglie di socializzare, nell’ambito di una cornice diversa da quella in cui si vive la vita quotidiana.

b. Devono inculcare l’idea che è possibile far coesistere momenti dedicati all’incontro con Dio con il tempo dedicato allo svago e al sano divertimento: Dio è Signore anche del tempo libero!

2. Tali iniziative vanno però attuate solo se vi sono sufficienti garan-zie riguardanti la sicurezza e la vigilanza, soprattutto dei minori.

5 ATTIVITÀ CULTURALI

a. Nella misura delle sue possibilità, l’Oratorio deve farsi promotore di iniziative di carattere culturale.

b. Esse mirano a far conoscere, approfondire e diffondere una visione cristiana della vita, di fatti e problemi; devono educare ad una rifles-sione critica sulle culture, sulle idee correnti, sulle mode che pervado-no il nostro tempo.

c. Le attività di cui al precedente paragrafo (n. 4) possono, in parte, as-solvere questo compito. Ad esse se ne aggiungono altre, più specifica-tamente indirizzate a tale scopo.

d. Sempre in questo ambito, si deve cercare di educare ragazzi e giovani ad un uso costruttivo e critico dei mezzi di comunicazione sociale e dei nuovi media.

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6 ATTIVITÀ ESTIVE

a. Molti aspetti delle attività finora descritte confluiscono nelle iniziative estive. Loro obiettivo fondamentale è quello di educare i ragazzi e i giovani a vivere da cristiani anche la vacanza; offrono a coloro che vi partecipano la possibilità di armonizzare valori umani e cristiani; pro-pongono un’utilizzazione fruttuosa del tempo libero.

b. Il tema formativo dell’esperienza viene concordato dal direttore con gli educatori, con i quali si incontra per analizzare la traccia del cam-mino, da lui eventualmente predisposta, per svilupparla nel modo più opportuno.

c. Il programma di massima di queste esperienze viene portato a cono-scenza di coloro che intendono parteciparvi e dei loro genitori.

d. Nel corso dell’esperienza, la prima testimonianza che direttore (diret-trice) e educatori offrono ai partecipanti è la comunione tra loro e la condivisione di ogni esperienza con spirito di servizio e di correspon-sabilità.

e. Ogni persona che contribuisce alla realizzazione dell’esperienza, qual-siasi servizio compia, deve agire in collaborazione e comunione con il direttore e gli educatori.

f. Durante il cammino, direttore e educatori si incontrano per verificare l’andamento dell’esperienza. Un incontro di verifica globale va effet-tuato anche al termine di essa.

g. Il tipo di attività estive da realizzare viene stabilito di anno in anno, secondo l’opportunità.

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C - L’ORATORIO E GLI ALTRI CENTRI EDUCATIVI

1 LA FAMIGLIA

a. L’Oratorio si apre alla famiglia, ne integra l’opera educativa e la stimo-la; la sostiene nel difficile compito di educare alla fede i figli.

b. Da parte sua la famiglia deve assecondare e favorire l’azione educa-tiva dell’Oratorio, caldeggiando la partecipazione dei figli alle attività che esso propone, prima fra tutte la catechesi. Impegno particolare dei genitori è anche quello di partecipare alle iniziative nelle quali sono invitati a coinvolgersi.

c. Si veda, in questo stesso Progetto Educativo, quanto affermato in rife-rimento al coinvolgimento dei genitori nel cammino di ICFR nella parte II, nella sez. A di questa parte III al cap. 7 e nella parte I, cap. 2, par. f.

2 LA SCUOLA

a. L’opera formativa nei confronti delle nuove generazioni richiede la convergenza educativa tra Famiglia, Oratorio e Scuola.

b. Tra Oratorio e Scuola, nel pieno rispetto della autonomia e delle carat-teristiche delle due Istituzioni, possono essere proposte e coordinate iniziative di comune interesse; può essere utile lo scambio di informa-zioni su attività che riguardano i ragazzi.

c. Nella misura delle sue possibilità e della disponibilità di persone che prestino con competenza la loro opera, l’Oratorio valuta l’opportunità di affiancarsi alle famiglie per seguire ragazzi ed adolescenti nell’im-pegno scolastico, eventualmente in accordo o con l’apporto di altre realtà.

3 IL MONDO DEL LAVORO

a. L’Oratorio deve prestare particolare attenzione ai problemi del lavoro.b. La catechesi delle varie età e l’azione educativa in genere dell’Oratorio

devono formare l’adolescente e il giovane al “senso cristiano” del la-voro, anche nella prospettiva di un’autentica solidarietà.

c. Si studino iniziative adatte a preparare il giovane all’impatto con il

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mondo del lavoro e a seguirlo nelle concrete difficoltà.

4 IL TERRITORIO

a. La persona vive in un Territorio, al quale l’Oratorio si apre per creare, nel limite del possibile, occasioni di collaborazione educativa. L’Orato-rio presta tale collaborazione senza rinunciare alla propria specifica finalità e metodologia.

b. È compito dell’Oratorio formare i ragazzi e i giovani affinché si senta-no partecipi dei problemi che interessano la gente nel Territorio, come la casa, la cultura, la sanità, le strutture a servizio dei bisognosi (casa di riposo, ecc.), le iniziative contro la droga, la violenza e l’emarginazio-ne. In questo ambito, realtà a cui l’Oratorio deve sensibilizzare o pre-parare sono l’impegno sociale, il servizio alla comunità civile mediante l’assunzione di responsabilità amministrative, politiche e sindacali, il volontariato, l’obiezione di coscienza, il servizio militare e civile, l’im-pegno per la giustizia e la pace, i valori civici propugnati anche dalla Costituzione della nostra Repubblica, il rispetto per la salvaguardia dell’ambiente e del creato, il consumo equo e lo sviluppo sostenibile, ecc... A tale proposito, l’Oratorio, per quanto possibile, favorisce an-che con le sue concrete scelte commerciali, il rispetto del lavoro e i diritti dei lavoratori.

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Documenti e testi a cui si è fatto riferimento nella stesura del Progetto Educativo

•Segretariato Diocesano Oratori e Circoli Giovanili,PROGETTO EDUCATIVO DELL’ORATORIO, Brescia 1988

•Segretariato Diocesano Oratori e Circoli Giovanili,LA COMUNITÀ EDUCATIVA DELL’ORATORIO, Brescia 1985

•Centro Oratori Bresciani,DAL CORTILE – IDEE E SCELTE PER L’ORATORIO BRESCIANO, Brescia 2014

•Documenti del CONCILIO VATICANO SECONDO, in particolare:LUMEN GENTIUM (LG)GAUDIUM ET SPES (GS)APOSTOLICAM ACTUOSITATEM (AA)AD GENTES (AG)

•Conferenza Episcopale Italiana, IL RINNOVAMENTO DELLA CATECHESI (RdC), Roma 1970

•Villata-Anfossi, ORATORIO, COME FARE?, Torino 1988

•Ufficio per la Pastorale dell’Età Evolutiva della Diocesi di Bergamo, LINEE PASTORALI PER GLI ORATORI DELLA DIOCESI, Bergamo 1986

•XXVIII Sinodo Diocesano, LIBRO DEL SINODO, Brescia 1981

•XXIX Sinodo Diocesano sulle Unità Pastorali, DOCUMENTO FINALE, Brescia 2013

copertina e controcopertina: Laura Gandini

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