PROGETTO DIDATTICO-SCIENTIFICO REALIZZAZIONE DI UN … · un’attività didattica e di ricerca...

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ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE “LEOPOLDO ED ALICE FRANCHETTI” Piazza San Francesco n. 1 Città di Castello (PG) PROGETTO DIDATTICO-SCIENTIFICO REALIZZAZIONE DI UN SISMOSCOPIO In collaborazione con: -Osservatorio Sismico “Andrea Bina” di Perugia -Provveditorato agli Studi di Perugia Responsabile ed ideatore del progetto: Prof. Michele Arcaleni Anno scolastico 2003/04

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ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE “LEOPOLDO ED ALICE FRANCHETTI”

Piazza San Francesco n. 1 Città di Castello (PG)

PROGETTO DIDATTICO-SCIENTIFICO

REALIZZAZIONE DI UN SISMOSCOPIO

In collaborazione con:

-Osservatorio Sismico “Andrea Bina” di Perugia

-Provveditorato agli Studi di Perugia

Responsabile ed ideatore del progetto: Prof. Michele Arcaleni

Anno scolastico 2003/04

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Come nasce il progetto “REALIZZAZIONE DI UN

SISMOSCOPIO”

L’Osservatorio Sismico “Andrea Bina” di Perugia,

attraverso una convenzione con il Provveditorato agli

Studi di Perugia, svolge ormai da svariati anni

un’attività didattica e di ricerca scientifica in

collaborazione con le scuole del territorio regionale

di ogni ordine e grado che ne fanno richiesta. Tale

attività, volta principalmente alla

sensibilizzazione, alla divulgazione ed alla

conoscenza del fenomeno sismico, ha portato ad

importanti risultati, tra i quali la realizzazione di

utili supporti didattici, come il CD multimediale “A

Scuola di Terremoti”, realizzato nell’anno scolastico

2001/02 in collaborazione con la Regione dell’Umbria

ed il volume omonimo realizzato nell’anno 2002/03 e

pubblicato dal Dipartimento di Protezione Civile

della Regione dell’Umbria.

Il Progetto didattico-scientifico “REALIZZAZIONE DI

UN SISMOSCOPIO” nasce dalla collaborazione tra

l’Osservatorio Sismico “Andrea Bina di Perugia, il

Provveditorato agli Studi di Perugia, l’Istituito

Tecnico Industrale Statale “Leopoldo ed Alice

Franchetti” di Città di Castello ed il Prof. Michele

Arcaleni, ideatore e promotore del progetto.

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Scopo del progetto

Il progetto didattico coinvolge in particolare gli

alunni della classe Va A dell’indirizzo Fisico-

Meccanico per la materia di Tecnologia. Consiste

nell’ideare, progettare e realizzare un apparecchio

sismico chiamato “SISMOSCOPIO” o “AVVISATORE

SISMICO”. I responsabili del progetto sono il geologo

Arcaleni Michele per l’Osservatorio Sismico e

l’ingegnere Giovanni Saba per l’Istituto Tecnico.

Che cos’è un sismoscopio?

E’ uno strumento di precisione capace di avvertire e

segnalare eventi tellurici di intensità volute,

durante i primi arrivi delle onde sismiche

longitudinali (onde P), quindi qualche istante prima

dell’arrivo delle più lente e più intense onde di

taglio (onde S), responsabili dei danni maggiori.

Avere la possibilità di segnalare un forte terremoto

durante il breve intervallo di tempo tra l’arrivo

delle onde P e quello delle distruttive onde S può

risultare estremamente importante per l’incolumità

delle persone.

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A cosa può servire?

Avere la possibilità di segnalare un forte terremoto

durante il breve intervallo di tempo tra l’arrivo

delle onde P e quello delle distruttive onde S può

risultare estremamente importante per l’incolumità

delle persone e per la salvaguardia degli edifici.

Le utilità del sismoscopio sono svariate.

Principalmente può essere utilizzato come sistema di

protezione civile, impedendo che danni provocati dal

terremoto su impianti potenzialmente pericolosi

(condotte di gas, impianti elettrici, idraulici,

condotte per materiali inquinanti, tossici e nocivi

ecc.) possano provocare incidenti alla popolazione e

danni alle strutture antropiche. In questo caso il

sismoscopio dovrà essere collegato a monte degli

impianti attraverso l’utilizzo di elettrovalvole ed

interruttori che, nel caso di forte terremoto,

chiudano le condotte a monte, appena arrivano le onde

P, quindi qualche istante prima che le onde S possano

rompere le tubazioni.

Come funziona?

Il principio di funzionamento del sismoscopio si basa

sul fatto che le onde sismiche longitudinali P

possiedono sempre una “frequenza propria”

particolare, diversa da quella delle onde S. Per

registrare le onde P prima dell’arrivo delle onde S è

necessario quindi ideare un sistema capace di

percepire con elevata sensibilità le vibrazioni ad

alta frequenza provocate dalle onde P.

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Che cosa è necessario sapere prima di progettare il

sismoscopio?

La progettazione del sismoscopio parte dalla

conoscenza della sismicità locale della zona nella

quale tale stumento dovrà essere posizionato.

In cosiderazione del fatto che il sismoscopio in

questione verrà posizionato a Città di Castello,

nella pianura alluvionale quaternaria del Fiume

Tevere, il primo passo è stato quello di chiedere

all’Osservatorio Sismico Andrea Bina di Perugia

un’analisi di eventi sismici locali registrati con le

loro stazioni posizionate nel comprensorio comunale

altotiberino.

Sono stati quindi analizzati alcuni eventi sismici

avvenuti negli ultimo dieci anni in Umbria

Settentrionale, registrati proprio da una stazione

poco distante dall’Istituto Tecnico Industriale

“Leopoldo ed Alice Franchetti” di Città di Castello.

Il personale dell’Osservatorio Sismico Bina ha

fornito tutti i dati necessari alla progettazione, in

particolare gli spettri delle frequenze delle onde P

ed S per ogni componente del moto (verticale, nord-

sud e est-ovest) relativi a circa cinquanta terremoti

locali.

In funzione delle frequenze delle onde P sono stati

ideati due sensori, costituiti da un sistema massa-

molla ed un sistema pendolare semplice, aventi

frequenza propria regolabile. I valori forniti dal

Bina rientrano chiaramente all’interno

dell’intervallo di regolazione delle frequenze del

sismoscopio.

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Percorso didattico

Per realizzare il progetto è stato necessario

inizialmente acquisire i concetti teorici

fondamentali di sismologia, relativi all’origine ed

alla natura del fenomeno sismico, per poi

approfondire le conoscenze sulla sismicità locale.

L’argomento è stato trattato in classe con il

geologo. Sono stati consultati vari siti internet,

tra i quali quello dell’Osservatorio sismico Bina

all’indirizzo “aula didattica” nel sito

www.binapg.it.

Una volta apprese le conoscenze fondamentali di

sismologia è stata effettuata una visita didattica al

Centro Sismico Bina, al fine di rendersi conto

dell’apparecchiatura esistente, delle metodologie di

registrazione sismica e, soprattutto, per avere dati

scientifici riguardanti l’analisi delle registrazioni

sismometriche di terremoti locali.

La fase successiva è stata quella di ideare i sistemi

capaci di realizzare i compiti del sismoscopio, in

base a quanto acquisito dalle analisi sismiche di

terremoti locali fornite dall’Osservatorio.

E’ stato fatto un lavoro di gruppo nel quale sono

state valutate tutte le idee emerse e, in seguito

all’analisi critica di quanto emerso e soprattutto

sulla base dei mezzi a disposizione (laboratori,

strumentazioni, risorse economiche), sono state prese

decisioni sul tipo di sensori da costruire.

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All’idea del sistema da costruire è seguito il

progetto ed il dimensionamento, attraverso i calcoli

relativi all’applicazione di comuni formule di fisica

meccanica acquisite anche negli anni scolastici

precedenti e trovate nella classica bibliografia

scientifica.

-IL PENDOLO SEMPLICE

Il pendolo semplice è un sistema costituito da una

massa puntiforme m appesa ad un filo inestensibile di

lunghezza l e massa trascurabile di cui l’altra

estremità O sia tenuta fissa.

Nella posizione di equilibrio, cioè quando il pendolo

si trova in posizione verticale, si ha che: la

direzione della forza peso passa per il punto fisso O

e ha come unico effetto quello di tendere il filo

inestensibile, senza provocare alcun moto.

Se si sposta il pendolo dalla posizione di

equilibrio, la forza peso è scomponibile in 2 forze:

F1 avente la direzione del filo,

F2 perpendicolare alla direzione del filo stesso.

F2 tende a riportare il pendolo nella posizione di

equilibrio C; giunto in C il pendolo continua il suo

moto e la velocità decresce fino ad annullarsi in B,

posizione simmetrica di A (posizione di partenza)

rispetto a C.

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Da B il pendolo riprende il suo moto in senso

contrario, ripassando per la posizione di equilibrio

C e proseguendo fino ad annullare in A la sua

velocità.

Il pendolo procederà in questo suo moto finché non

interverrà una forza esterna a fermarlo.

Oltre alla forza peso P mg, sulla pallina agisce

anche la tensione T del filo.

La risultante di queste due forze è la forza

responsabile del moto.

Quindi, per la seconda legge della dinamica:

P T ma.

Uguagliando le componenti dei vettori di ambo i

membri della precedente secondo la tangente alla

traiettoria si ha

F mat (*)

dove F è la componente della forza peso e

at è l’accelerazione tangenziale;

la tensione T , essendo diretta secondo la direzione

del filo, non ha alcuna componente secondo la

tangenziale.

Dalla similitudine dei triangoli OPC ed MLP si ha :

PL: PC = PM :OP

PL = F

PM =mg

OP= l

e posto PC=d , si ha che:

9

Fdmg

l.

E allora (sostituendo in (*))

at=

g

ld (**)

Per piccole oscillazioni l’arco CP può essere

considerato coincidente con la corda AB.

Segue che, posto AP s, D s .

Quindi, per piccole oscillazioni la (**) diventa

ag

lst

che, osservando che la componente at

dell’accelerazione è negativa quando s è positivo e

viceversa è positiva quando s è negativo, può essere

riscritta come:

ag

lst .

Dunque l’accelerazione è direttamente proporzionale e

di segno contrario allo spostamento dal centro di

oscillazione, e pertanto IL MOTO DEL PENDOLO, nel

caso di piccole oscillazioni, E’ ARMONICO .

Confrontando (**) con l’equazione del periodo del

moto armonico di un punto materiale, si ottiene:

(1)

Tl

g2

che è la RELAZIONE FONDAMENTALE PER LO STUDIO DEL

MOTO DEL PENDOLO SEMPLICE.

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Sistema massa molla

Con l’esperienza eseguita nella precedente scheda,

hai potuto misurare staticamente la costante di

elasticità (k = F/x) di una molla. La misura di

questa grandezza si può ottenere anche dinamicamente.

Avrai notato, infatti, che allungando la molla quando

sono agganciati dei cilindri metallici e poi

abbandonandola, il sistema torna in equilibrio dopo

aver compiuto parecchie oscillazioni, il cui periodo

T dipende dalla massa del sistema m e dalla costante

di elasticità della molla k, secondo la relazione

In questa fase sono stati utilizzati programmi

grafici a due e tre dimensioni.

Per ogni pezzo progettato è seguito il ciclo di

lavorazione, tenendo conto dei macchinari a

disposizione della scuola.

Il laboratorio di tecnologia sono state utilizzate le

macchine utensili previste dai cicli di lavorazione.

In particolare, la maggior parte dei componenti è

stata realizzata al tornio a controllo numerico, alla

fresa ed al prapano a colonna.

Materiali lavorati in officina:

- Acciaio comune;

- Allumino,

- Materiali plastici isolanti (tipo plexiglass);

- Rame;

- Ottone.

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L’organizzazione del lavoro in officina e le

disponibilità di materiale hanno reso possibile la

realizzazione di quattro sismoscopi.

Alcuni componenti fondamentali

Di seguito vengono elencati i componenti principali

che fanno parte del sismoscopio.

1. n. 2 piastre di acciaio (piastra di base e

piastra superiore);

2. n. 8 dadi M14 con testa sferica;

3. n. 5 colonne di ottone di cui n. 4 per il

sostegno delle due piastre e sensori interni ed

n. 1 per il sostegno dei componenti per il

sensore orizzontale;

4. un sensore orizzontale (pendolo semplice);

5. un sensore verticale (sistema massa molla);

6. un sensore direzionale (in grado di rilevare la

direzione lungo la quale è avvenuto l’evento

tellurico);

7. n. 3 piedini per il sostegno e per la messa in

bolla dell’intera struttura.

Tutti i componenti sono stati realizzati nel

laboratorio scolastico dagli alunni.

Tutte le varie fasi del progetto “REALIZZAZIONE DI UN

AVVISATORE SISMICO” sono state filmate ed è stato

prodotto un filmato nel quale si illustra il percorso

didattico svolto.

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ALCUNI DISEGNI

TRIDIMENSIONALI

DELLO STRUMENTO

REALIZZATO

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Elaborazione grafica 3D: Vista laterale sinistra

14

Elaborazione grafica 3D: Vista frontale

15

Elaborazione grafica 3D: Sistemi di regolazione e

massa del sensore a pendolo semplice.

16

Elaborazione grafica 3D: Particolare del sistema

massa-molla.

Elaborazione grafica 3D: Particolare del sistema per

risalire alla direzione di provenienza delle onde

sismiche.

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ALCUNI CONCETTI

FONDAMENTALI DI

SISMOLOGIA

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L’origine dei terremoti

Nel corso dei secoli la necessità di spiegare il

fenomeno dei terremoti ha portato alla formulazione

di varie teorie. Talete, il filosofo, sosteneva che

la Terra galleggiasse in un universo costituito dalle

acque dell’oceano. Secondo il folosofo, le onde

sismiche erano causate dalle vibrazioni che il moto

ondoso dell’oceano provocava sbattendo sulla terra.

Secondo il corano, il terremoto è visto come un

“castigo divino”, che si abbatteva sulle popolazioni

per purificarne le anime.

Da tutte queste teorie, si può ben capire che la

conoscenza e lo studio dei terremoti è sempre stata

una necessità per quanti risiedono in zone a rischio

sismico. Altri filosofi dell’antica Grecia

attribuivano i sismi a venti sotterranei, oppure al

fuoco delle profondità terrestri.

Primo sismografo a pendolo del mondo all’Osservatorio Sismico Andrea Bina

La nascita della moderna sismologia scientifica può

essere attribuita al 1751, con Andrea Bina, fino ad

arrivare ad una teoria che ancora oggi è valida. Il

“meccanismo del rimbalzo elastico” descritto da

Harry. F. Reid. Secondo questa teoria, i terremoti

possono essere visti sotto questa ottica: lento

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accumulo di tensione da parte delle rocce (dovuto

alle imponenti forze tettoniche) e successiva rottura

con spostamento differenziale dei blocchi fratturati.

L’intuizione di Reid è derivata da osservazioni

realizzate in seguito al potente terremoto di San

Francisco nel 1906. Alcune strade e recinti furono

troncati ed a volte spostati lateralmente per più di

sei metri!

Secondo il tipo di roccia, le rocce rispondono alle

forze deformative comportandosi in due modi diversi.

Possono, infatti, deformarsi plasticamente o

fragilmente. Se vi è una deformazione plastica,

conseguentemente, c’è la formazione di pieghe di

dimensioni variabili da pochi metri a svariati

chilometri. Le deformazioni che sono prese

particolarmente in considerazione dai sismologi, sono

le deformazioni fragili poiché sono la causa diretta

degli eventi sismici. Questa deformazione fragile

delle rocce può essere suddivisa in tre momenti

distinti: all’inizio c’è un accumulo di tensioni; ad

un certo punto si assiste alla deformazione del

materiale dovuta proprio a questo accumulo. Questa

deformazione è detta strain. Si arriverà ad un punto

in cui la tensione interna supera il valore della

tensione di rottura con conseguente rottura della

roccia che, normalmente, avviene in un istante nel

quale tutta la quantità di energia accumulata viene

sprigionata. Si forma quidi una rottura della roccia

con spostamento differenziale dei due blocchi

chiamata “faglia”.

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Definizione di faglia:

In geologia la faglia è una frattura della crosta

terrestre lungo la quale una porzione di crosta

subisce una dislocazione rispetto alla porzione

adiacente, in risposta a forze di stiramento o di

compressione prodotte da movimenti tettonici in

direzione verticale, orizzontale od obliqua.

Più in generale possiamo dire che la faglia è una

spaccatura della crosta terrestre con il successivo

movimento differenziale di 2 blocchi.

Esistono tre tipi di faglie: un regime compressivo

genera prevalentemente faglie di tipo inverso; questo

tipo di faglie registrano un raccorciamento crostale

formando un angolo di 30° circa.

Un campo di stress distensivo provoca invece faglie

dirette, evidenziando in questo caso un certo valore

di distensione. Questo tipo di faglie formano un

angolo di 60° circa. Esiste anche un terzo tipo di

faglie, le più grandi nella superficie terrestre, che

prendono il nome di faglie trascorrenti. Il tipo di

movimento relativo tra i 2 blocchi distaccati (detto

anche rigetto) è prevalentemente orizzontale.

Riconoscere le faglie

Vi sono tre segni che rivelano la presenza di una

faglia. In primo luogo, il movimento dà luogo a

caratteristiche superfici levigate o contrassegnate

da striature. I materiali prodotti da questo

movimento hanno diversa natura: frammenti di roccia

assortiti che costituiscono le cosiddette brecce di

faglia; rocce modificate dal calore dell'attrito; e,

in profondità, rocce a grana fine dette miloniti. In

secondo luogo, il movimento causa omissione,

ripetizione o troncamento di strati, cosicché gli

strati originali non risultano continui in sezione.

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In terzo luogo, in superficie si manifestano

particolari morfologie del paesaggio, come scarpate

di faglia simili a falesie (Costa con ripide pareti

rocciose a strapiombo sul mare).

I terremoti e le onde sismiche

Dal piano di rottura in cui avviene lo spostamento,

l’energia di deformazione si trasmette attraverso la

Terra con onde sismiche di diverso tipo che si

propagano a notevole velocità e provocano una

deformazione elastica delle rocce che attraversano.

La liberazione delle onde è la causa diretta delle

vibrazioni che sentiamo quando arriva un terremoto.

Quindi, in ottemperanza di ciò, i terremoti avvengono

quando si scarica la tensione meccanica accumulatasi

per un lungo periodo di tempo nelle rocce, a causa

degli impercettibili movimenti delle placche della

litosfera. Il punto in cui avviene il rilascio di

energia, si chiama ipocentro o fuoco. L’ipocentro è

il luogo interno della Terra in cui si verifica la

scossa o vibrazione, causa del terremoto. Le onde

d’urto del sisma si diffondono dall’ipocentro in ogni

direzione. Il punto corrispondente sulla superficie

terrestre è detto epicentro. In prossimità

dell’epicentro la forza d’urto del terremoto è di

solito maggiore.

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I tipi di terremoti

Gli scienziati distinguono tre tipi di terremoti: di

origine tettonica, di origine vulcanica e provocati

dall’attività umana. I terremoti di origine tettonica

sono di gran lunga più devastanti e, purtroppo, i

meno prevedibili.

La tettonica è una branca della geologia che si

occupa dello studio delle cause e dei meccanismi che

portano alla deformazione delle rocce. Secondo la

tettonica a zolle, nella Litosfera (l’involucro

rigido più esterno della Terra: crosta e porzione

superiore del mantello) si verificano dei lenti

movimenti che determinano immense forze compressive o

distensive.

Le placche di Litosfera compiono dei lenti movimenti

laterali a causa dei moti convettivi compiuti dai

materiali fluidi e caldi dell’astenosfera. Questi

spostamenti sono prevalentemente orizzontali e fanno

in modo che i margini di ogni zolla interagiscono con

quelli vicini. Detti margini, sono classificati

rispettivamente in tre tipi: margini convergenti,

divergenti e trascorrenti.

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Margini convergenti

Questi margini entrano in collisione tra loro a causa

di forze che tendono a farli avvicinare. In

corrispondenza di queste zone possono nascere alte

catene montuose e zone chiamate di subduzione. Il

processo di subduzione si ha quando, una delle due

zolle o placche, si inabissa al di sotto dell’altra e

genera una fossa lungo il margine di convergenza e

penetrando nell’astenosfera, fonde, tornando allo

stato di magma. Il magma più caldo e meno denso del

materiale circostante, risale in superficie dando

luogo a fenomeni vulcanici o alla formazione di

catene montuose. Se, tuttavia, le zolle sono entrambe

di tipo continentale, si limitano a collidere e a

corrugarsi senza entrare in subduzione.

Margini divergenti

Questi margini si allontanano lentamente tra loro. In

questi casi si ha la produzione di nuova crosta

terrestre in seguito alla solidificazione del magma

che, proveniente dall’astenosfera, si raffredda e

diventa roccia. Esempi spettacolari di margini

distensivi (o divergenti) sono rappresentati dalla

grande dorsale Medio Atlantica e dalla Rift Valley

Africana.

Margini trascorrenti

Questi margini, scorrendo uno contro l’altro,

originano rotture lunghe anche molte migliaia di

chilometri senza creare o distruggere crosta

terrestre. La Faglia di Sant’Andreas (California),

tristemente famosa in tutto il mondo per i fortissimi

terremoti che vi si sprigionano, né un lampante

esempio di faglia trascorrente. La caratteristica dei

margini trascorrenti è proprio di sprigionare

terremoti con elevata Magnitudo.

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Tipi di onde sismiche

Dall’ipocentro di un terremoto si originano due tipi

di onde sismiche: onde Prime (P) e onde Seconde (S).

Le onde P provocano nelle rocce attraversate

sollecitazioni di compressione e dilatazione (o

rarefazione). Queste onde sono chiamate così perché

sono più veloci; infatti, raggiungono una velocità

compresa tra i 4 e 8 km il secondo! Per la loro

natura, queste onde si propagano attraverso qualunque

mezzo (rocce, acqua, aria, ecc…). Il boato che si

sente durante i terremoti è dovuto proprio a queste

onde che, cambiando mezzo di propagazione (dalla

roccia all’atmosfera), possono assumere una banda di

frequenza udibile dall’orecchio umano.

Le onde S provocano sulle rocce attraversate

deformazioni di taglio in direzione perpendicolare a

quella di propagazione e per tale motivo sono

chiamate anche onde trasversali o di taglio. Per la

loro velocità estremamente ridotta (da 2,3 a 4,5

km/secondo) le onde S seguono sempre le onde P. La

loro caratteristica o proprietà è quella di non

propagarsi all’interno di mezzi fluidi. Per questo

motivo il loro passaggio è ostacolato dalle grandi

masse di fluidi come gli oceani o, all’interno della

Terra, attraverso la porzione di nucleo liquido.

Rappresentazione delle onde P ed S

25

Propagazione delle onde all’interno della Terra

Se le onde P ed S incontrano un limite come la

discontinuità di Mohorovičić (Moho), la quale segna

il confine tra la crosta ed il mantello della Terra,

le onde P ed S vengono in parte riflesse ed in parte

rifratte.

La velocità di propagazione dipende dal particolare

tipo di materiale nel quale avviene la perturbazione:

ad esempio le rocce granitiche crostali mostrano

tipicamente velocità delle onde P di 6 km/s, mentre

le sottostanti rocce cosiddette mafiche ed

ultramafiche (rocce scure contenenti quantitativi

progressivamente maggiori di ferro e magnesio)

mostrano velocità di 7-8 km/s.

Intensità dei terremoti

La scala Richter

Per descrivere la forza dei terremoti, i sismologi

hanno ideato diverse scale di misurazione, tra cui la

scala Richter (dal sismologo statunitense Charles

Richter) che misura l’energia liberata nell’epicentro

(in altre parole la sorgente) di un terremoto. Si

tratta di una scala logaritmica perciò una scossa di

magnitudo 7 è 10 volte più potente di una scossa di

magnitudo 6, 100 volte più potente di una scossa di

magnitudo 5 e così via.

N.B.

In teoria la scala Richter è suscettibile in

crescita, ma fino agli anni ’80 si credeva che un

terremoto di magnitudo 8,5 fosse il più potente

possibile. Da allora miglioramenti tecnologici hanno

consentito ai sismologi di misurare terremoti fino a

una magnitudo 9,5.

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La scala Mercalli

La scala Mercalli è un’altra scala di

classificazione dei terremoti che non

tiene conto dell’energia liberata dal

terremoto ma dei danni che esso

provoca alle cose e alle persone. Non

esiste una precisa relazione

matematica tra Magnitudo e scala

Mercalli ma la seguente formula

matematica:

Mg = 0,40 x I + 1,69

Permette di calcolare la magnitudo

con forte approssimazione.

N.B. la scala Mercalli modificata

(M.C.S.) arriva fino al 12° grado.

Il sismologo Giuseppe Mercalli

Gli strumenti che rilevano i terremoti

Il sismografo è uno strumento che registra in modo

permanente le oscillazioni del suolo dovute al

terremoto e le riproducono in un grafico detto

sismogramma. Attraverso l’analisi di queste

registrazioni, è possibile valutare per ogni scossa

tellurica: epicentro, ipocentro, intensità del

terremoto, direzione, distanza, ecc…

Andrea Bina, nel 1751, costruì il primo sismografo

nonostante che, ai suoi tempi, non erano abbastanza

conosciuti tutti i concetti fisici attuali riguardo

le onde, la loro propagazione, ecc… Il sismografo si

basa sul principio di inerzia e può essere

rappresentato dall’unione di questi componenti: un

sostegno, una grossa massa (detta anche massa

27

inerziale), una penna, un rullo di carta ed un

tamburo rotante.

Il procedimento più semplice per descrivere il

sismografo è il seguente. La massa è sospesa, libera

di oscillare rispetto ad un apparato solidale con il

terreno. A causa dell’inerzia della massa all’arrivo

delle vibrazioni provocate da una scossa tellurica

essa tende a restare ferma mentre il supporto si

muove insieme al terreno. All’estremità di questa

massa è fissata la penna che lascia, con il passare

del tempo una traccia su un foglio di carta. Il rullo

ruota con una certa velocità in modo da “alimentare”

il pennino con nuova carta non impressionata al fine

di registrare una serie di terremoti in un arco di

tempo prestabilito.

I sismografi, hanno però un limite attribuibile al

fatto che il principio di inerzia può essere

applicato alla massa del pendolo solo per intervalli

di tempo estremamente brevi. Questo problema non è

più presente nei moderni sismografi dato che sono

presenti di sistemi di smorzamento del moto proprio

del pendolo per sopperire a questo inconveniente.

Scomposizione dei complessi movimenti della Terra

durante un evento sismico

Durante un evento sismico, i movimenti della Terra,

apparentemente complessi ed inesplicabili possono

essere analizzati in modo completo componendoli in 3

direzioni. Due direzioni sono poste su di un piano

orizzontale mentre l’altra lungo un asse verticale. I

sismografi sono in grado di rilevare tutte questa tre

componenti utilizzando lo stesso principio fisico,

vale a dire utilizzando un semplice pendolo vincolato

in maniera tale che registri un solo tipo di

movimento.

28

CICLI DI LAVORAZIONE

ALLE

MACCHINE UTENSILI

29

ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE

"L. e A. FRANCHETTI" - Città di Castello (PG)

REPARTO MACCHINE UTENSILI

CICLI DI LAVORAZIONE

COMPILATORE: Smacchia Alex CLASSE: 5AM DATA:20/03/04

CARATTERISTICHE ELEMENTO FINITO Denominazione: piastra base e piastra superiore per carcassa sismoscopio Part.N. Compl.N.

Trattamenti termici: Nessuno Quantità: 4 Tolleranze:

MATERIALE SEMILAVORATO Materiale: Fe360 Rm [N/mm

2]: 360 HB:

Ricavato da: laminato Peso (kp):

DISEGNO COSTRUTTIVO

N.B. causa problemi di spazio non è possibile rappresentare le quote; per le quote consultare il disegno esecutivo.

N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI

ATTREZZI STRUM.

DI MISURA PARAMETRI DI

TAGLIO

10

Non disponibile

10.1 – Saldatura piastre per esecuzione di fori comuni sia alla piastra sup. che inf.

Saldatrice a filo

Nessuno

Calibro 1/20

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

20.1 – Esecuzione tracciatura centri

Banco da aggiustaggio

Truschino Bulino Martello

Calibro 1/20

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

30

20

dei fori (misure dal disegno esecutivo) 20.2 – Verifica dimensionale

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI

ATTREZZI STRUM.

DI MISURA PARAMETRI DI

TAGLIO

30

30.1 – Montaggio punta elicoidale da 10mm per esecuzione prefori. 30.2 – esecuzione foratura.

-Trapano a colonna

Punta elicoidale

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

40

40.1 – montaggio punta elicoidale da 20mm; 40.2 – esecuzione fori per inserimento colonne; 40.3 – Montaggio punta elicoidale da 29,5mm; 40.4 – esecuzione foro da 29,5mm.

-Trapano a colonna

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

50

Disegno non disponibile

50.1 – separazione piastre per la lavorazione singola

-Banco da aggiustaggio

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

60

60.1 – Fissaggio piastra inferiore nel piano da lavoro del trapano; 60.2 – Esecuzione foro da 29,5mm; 60.3 – Esecuzione dei prefori di filettatura da 12mm (per M14x2)

-Trapano a colonna

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

70

60.4 – Maschiatura a mano M14.

La lavorazione va eseguita con la piastra fissata sul piano del

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

31

trapano a colonna.

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI

ATTREZZI STRUM.

DI MISURA PARAMETRI DI

TAGLIO

80

Disegno non disponibile

60.1 – Smontaggio dal trapano piastra inferiore; 60.2 – fissaggio piastra superiore per esecuzione dei fori finali.

Trapano a colonna

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

90

90.1 - Esecuzione foro da 10mm;

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

100

100.1 – fissaggio della piastra inferiore; 100.2 - Esecuzione spianatura piastra con finitura di rettifica (ambo le facce); 100.3 – fissaggio piastra superiore; 100.4 – esecuzione spianatura piastra con finitura di rettifica (ambo le facce);

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

200

100.2 – fissaggio di tutte e due le piastre alla fresatrice; 100.3 - esecuzione contornatura piastre alla fresa

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

32

Ft [N] :

Pt [W] :

N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI

ATTREZZI STRUM.

DI MISURA PARAMETRI DI

TAGLIO

210

210.1 – montaggio piastra inferiore alla fresatrice; 210.2 - esecuzione scavo per montaggio pannello in plexiglass.

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

220

220.1 – montaggio piastra superiore alla fresatrice; 220.2 – esecuzione scavo per montaggio pannello in plexiglass.

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

230

Disegno non disponibile

230.1 – verniciatura piastre

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

33

ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE

"L. e A. FRANCHETTI" - Città di Castello (PG)

REPARTO MACCHINE UTENSILI

CICLI DI LAVORAZIONE

COMPILATORE: Bosi Maurizio CLASSE: 5AM DATA:22-05-2004

CARATTERISTICHE ELEMENTO FINITO Denominazione: massa pendolare Part.N. Compl.N.1

Trattamenti termici: / Quantità: 4 Tolleranze:

MATERIALE SEMILAVORATO Materiale: Fe 360 Rm [N/mm

2]:360 HB:

Ricavato da: Peso (kp): 0.9 kg

DISEGNO COSTRUTTIVO

N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI

ATTREZZI STRUM.

DI MISURA PARAMETRI DI

TAGLIO

Taglio dello spezzone

Segatrice a

disco

Calibro 1/20 p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [KW] :

sfacciatura

Tornio

parallelo

Utensile:ISO 5

UNI 4108

Calibro 1/20 p [mm] : 2

a [mm/giro]: 0.3

Vt [m/min] : 76

n [giri/min] : 392

t [min] : 0.29

Ft [N] : 1584

Pt [KW] : 2.01

Tornitura cilindrica Diametro 62 mm sgrossatura

Tornio

parallelo

Utensile:ISO 6

UNI 4104

Calibro 1/20 p [mm] : 0.5

a [mm/giro]: 0.3

Vt [m/min] : 92

n [giri/min] : 476

t [min] : 0.22

34

Ft [N] : 416

Pt [KW] : 0.64

N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI

ATTREZZI STRUM.

DI MISURA PARAMETRI DI

TAGLIO

Tornitura cilindrica Diametro 61 mm finitura

Tornio

parallelo

Utensile:ISO 3

Uni 4106

Calibro 1/20 p [mm] : 0.5

a [mm/giro]: 0.15

Vt [m/min] : 124

n [giri/min] :638

t [min] :0.322

Ft [N] :266

Pt [KW] : 0.65

Tonitura cilindrica Diametro 60 mm Sgrossatura

Tornio

parallelo

Utensile:ISO 6

UNI 4104

Calibro 1/20 p [mm] :1

a [mm/giro]: 0.3

Vt [m/min] :84

n [giri/min] :447

t [min] :0.893

Ft [N] :812

Pt [KW] : 1.14

Tornitura cilindrica Diametro 32 mm Finutura

Tornio

parallelo

Utensile:ISO 3

Uni 4106

Calibro 1/20 p [mm] :0.5

a [mm/giro]: 0.15

Vt [m/min] :124

n [giri/min] :1236

t [min] :0.066

Ft [N] :266

Pt [KW] : 0.55

Esecuzione smussi manualmente

Tornio

parallelo

Utensile:ISO 3

Uni 4106

Calibro 1/20 p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [KW] :

sfacciatura

Tornio

parallelo

Utensile:ISO 5

UNI 4108

Calibro 1/20 p [mm] :2

a [mm/giro]: 0.3

Vt [m/min] :76

n [giri/min] :392

t [min] :0.29

Ft [N] :1584

35

Pt [KW] : 2.01

N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI

ATTREZZI STRUM.

DI MISURA PARAMETRI DI

TAGLIO

Esecuzione conicità a 45° sgrossatura

Tornio

parallelo

Utensile:ISO 6

UNI 4104

Calibro 1/20 p [mm] :1

a [mm/giro]: 0.3

Vt [m/min] :84

n [giri/min] :894

t [min] :0.170

Ft [N] :812

Pt [KW] : 1.14

Esecuzione conicità a 45° finitura

Tornio

parallelo

Utensile:ISO 3

Uni 4106

Calibro 1/20 p [mm] :0.6

a [mm/giro]: 0.15

Vt [m/min] :121

n [giri/min] :1285

t [min] :0.245

Ft [N] :318

Pt [KW] : 0.64

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [KW] :

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [KW] :

36

ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE

"L. e A. FRANCHETTI" - Città di Castello (PG)

REPARTO MACCHINE UTENSILI

CICLI DI LAVORAZIONE

COMPILATORE: BARTOLINI NICOLA CLASSE: DATA:20/03/04

CARATTERISTICHE ELEMENTO FINITO Denominazione: piedino d’appoggio Part.N. 1 Compl.N. 1

Trattamenti termici: / Quantità: 12 Tolleranze: /

MATERIALE SEMILAVORATO Materiale: Fe360 Rm [N/mm

2]: HB:

Ricavato da: Laminato ø40mm Peso (kp):

DISEGNO COSTRUTTIVO

N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI

ATTREZZI STRUM.

DI MISURA PARAMETRI DI

TAGLIO

10

Serraggio del pezzo sulle griffe della macchina utensile come da disegno

Tornio

Parallelo

Calibro

ventesimale p [mm] :/

a [mm/giro]: /

Vt [m/min] :/

n [giri/min] :/

t [min] :/

Ft [N] :/

Pt [W] : /

20

Intestatura 2 mm Tornio

Parallelo

Utensile ISO 5

UNI 4108 peer

sfacciatura

(P01)

Calibro

Vntesimale p [mm] :2

a [mm/giro]: 0.2

Vt [m/min] :90.66

n [giri/min] :720

t [min] :0.13

Ft [N] :1472

Pt [W] : 2.22

30

Esecuzione foro da centri

Tornio

Parallelo

Punta da centri

R 2 UNI 3223

Calibro

Ventesimale p [mm] :/

a [mm/giro]:manuale

Vt [m/min] :/

n [giri/min] :1300

t [min] :/

37

Ft [N] :/

Pt [W] : /

N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI

ATTREZZI STRUM.

DI MISURA PARAMETRI DI

TAGLIO

40

Esecuzione

sgrossatura da 40

a 15

Tornio

Parallelo

Utensile ISO6

UNI 4104 per

sgrossatura

(P01)

Calibro

Ventesimale p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

50

Esecuzione finitura

da 15 a 14 Esecuzione finitura

da 40 a 39.5

Tornio

Parallelo

Utensile ISO3

UNI 4106 per

finitura (P01)

Calibro

Ventesimale p [mm] :2

a [mm/giro]: 0.3

Vt [m/min] :76.47

n [giri/min] :658

t [min] :0.095

Ft [N] :1910

Pt [W] : 2.43

60

Esecuzione smusso 1 x 45° Esecuzione smusso R6

Tornio

Parallelo

Utensile ISO2

UNI 4103 per

smusso 1 x

45°(P01)

Utensile di

forma per

smusso R6

Calibro

Ventesimale p [mm] :/

a [mm/giro]:manuale

Vt [m/min] :/

n [giri/min] :/

t [min] :/

Ft [N] :/

Pt [W] : /

70

Esecuzione godronatura come da disegno Esecuzione filettatura M14

Tornio

Parallelo

Utensole

Godrone

Filiera a

macchina M14

Calibro

Ventesimale p [mm] :/

a [mm/giro]:manuale

Vt [m/min] :/

n [giri/min] :/

t [min] :/

Ft [N] :/

Pt [W] : /

80

Esecuzione smusso 1 x 45° a 15 mm sa sfacciatura

Tornio

Parallelo

Utensile di

forma per

smusso

Calibro

Ventesimale p [mm] :/

a [mm/giro]:manuale

Vt [m/min] :/

n [giri/min] :/

t [min] :/

Ft [N] :/

38

Pt [W] : /

39

N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI

ATTREZZI STRUM.

DI MISURA PARAMETRI DI

TAGLIO

90

Esecuzione Troncatura 4mm da fine smusso Verifica dimensionale finale

Tornio

Parallelo

Utensile ISO7

UNI 4109

4mm per

troncatura

Calibro

Ventesimale p [mm] :4

a [mm/giro]:manuale

Vt [m/min] :/

n [giri/min] :/

t [min] :/

Ft [N] :/

Pt [W] : /

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

40

ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE

"L. e A. FRANCHETTI" - Città di Castello (PG)

REPARTO MACCHINE UTENSILI

CICLI DI LAVORAZIONE

COMPILATORE Tempobuono Daniele CLASSE:5° mecc DATA:20/03/2004

CARATTERISTICHE ELEMENTO FINITO Denominazione: Blocco del pendolo e indicatore di frequenza Part.N.4 Compl.N.

Trattamenti termici: Quantità: Tolleranze:

MATERIALE SEMILAVORATO Materiale: Alluminio Rm [N/mm

2]: HB:

Ricavato da: Peso (kp):

DISEGNO COSTRUTTIVO

N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI

ATTREZZI STRUM.

DI MISURA PARAMETRI DI

TAGLIO

10

Taglio con sega a Nastro

Segatrice a

Nastro

Sega circolare

Calibro 1/20

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :300

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

20

Lavorazione di

sgrossatura

Tornio

Parallelo

Utensile per

esterni

Calibro 1/20

p [mm] :2

a [mm/giro]: 0.15

Vt [m/min] :

n [giri/min] :350

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

30

Lavorazione di finitura

Tornio

Parallelo

Utensile per

esterni

Calibro 1/20

p [mm] :1

a [mm/giro]: 0.10

Vt [m/min] :

n [giri/min] :600

t [min] :

41

Ft [N] :

Pt [W] :

N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI

ATTREZZI STRUM.

DI MISURA PARAMETRI DI

TAGLIO

40

Foratura con punta Da centri

Tornio

parallelo

Punta da centri

Mandrino

Calibro 1/20

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :900

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

50

Foratura con punta elicoidale da 10 mm per una profondità di 40mm

Tornio

parallelo

Punta

elicoidale

10mm

Calibro 1/20

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :350

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

60

Foratura con punta elicoidale da 30 mmx40mm in profondità

Tornio

parallelo

Punta

elicoidale

30 mm

Calibro 1/20

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min]: 60

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

70

Taglio del particolare con utensile troncatore

Tornio

parallelo

Utensile per

troncature

Calibro 1/20

p [mm] :

a [mm/giro]: 0.05

Vt [m/min] :

n [giri/min] :60

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

80

Foratura con punta da 6.5mm passante

Trapano a

colonna

Punta

elicoidale

6.5mm

Calibro 1/20

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :300

t [min] :

Ft [N] :

42

Pt [W] :

N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI

ATTREZZI STRUM.

DI MISURA PARAMETRI DI

TAGLIO

90

Foratura con punta da 12mm passante

Trapano a

colonna

Punta

elicoidale

12mm

Calibro 1/20

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :300

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

100

Foratura con punta da 5mm passante

Trapano a

colonna

Punta

elicoidale

5mm

Calibro 1/20

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :300

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

110

Maschiatura su foro passante con maschio a mano

Morsa

manuale

Maschio M6

Calibro 1/20

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

120

Maschiatura su foro passante con maschio a mano

Morsa

manuale

Maschio M8

Calibro 1/20

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

Foratura con punta

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

43

13

0

da 3.25mm fino al foto

Morsa

manuale

Punta

elicoidale 4mm

Calibro 1/20 n [giri/min] :300

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

140

Maschiatura su foro passante con maschio a mano

Morsa

manuale

Maschio M4

Calibro 1/20

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

44

ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE

"L. e A. FRANCHETTI" - Città di Castello (PG)

REPARTO MACCHINE UTENSILI

CICLI DI LAVORAZIONE

COMPILATORE Tempobuono Daniele CLASSE:5° mecc DATA:20/03/2004

CARATTERISTICHE ELEMENTO FINITO Denominazione: Regolatore di sensibilità sistema pendolare Part.N. Compl.N.

Trattamenti termici: Quantità: 4 Tolleranze:

MATERIALE SEMILAVORATO Materiale: Alluminio Rm [N/mm

2]: HB:

Ricavato da: Peso (kp):

DISEGNO COSTRUTTIVO

N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI

ATTREZZI STRUM.

DI MISURA PARAMETRI DI

TAGLIO

10

Taglio con sega a Nastro

Segatrice a

Nastro

Sega circolare

Calibro 1/20

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :300

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

20

Lavorazione di

sgrossatura

Tornio

Parallelo

Utensile per

esterni

Calibro 1/20

p [mm] :2

a [mm/giro]: 0.15

Vt [m/min] :

n [giri/min] :350

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

30

Lavorazione di finitura

Tornio

Parallelo

Utensile per

esterni

Calibro 1/20

p [mm] :1

a [mm/giro]: 0.10

Vt [m/min] :

n [giri/min] :600

t [min] :

45

Ft [N] :

Pt [W] :

N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI

ATTREZZI STRUM.

DI MISURA PARAMETRI DI

TAGLIO

40

Foratura con punta Da centri

Tornio

parallelo

Punta da centri

Mandrino

Calibro 1/20

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :900

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

50

Foratura con punta elicoidale da 10 mm per una profondità di 40mm

Tornio

parallelo

Punta

elicoidale

10mm

Calibro 1/20

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :350

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

60

Foratura con punta elicoidale da 25 mmx40mm in profondità

Tornio

parallelo

Punta

elicoidale

25 mm

Calibro 1/20

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min]: 60

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

70

Taglio del particolare con utensile troncatore

Tornio

parallelo

Utensile per

troncature

Calibro 1/20

p [mm] :

a [mm/giro]: 0.05

Vt [m/min] :

n [giri/min] :60

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

80

Foratura con punta da 8mm passante

Trapano a

colonna

Punta

elicoidale

8 mm

Calibro 1/20

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :300

t [min] :

Ft [N] :

46

Pt [W] :

N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI

ATTREZZI STRUM.

DI MISURA PARAMETRI DI

TAGLIO

90

Foratura con punta da 12mm passante

Trapano a

colonna

Punta

elicoidale

12mm

Calibro 1/20

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :300

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

100

Maschiatura su foro passante con maschio a mano

Morsa

manuale

Maschio M10

Calibro 1/20

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

110

Foratura con punta da 3.25mm fino al foto

Morsa

manuale

Punta

elicoidale 4mm

Calibro 1/20

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :300

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

120

Maschiatura su foro passante con maschio a mano

Morsa

manuale

Maschio M4

Calibro 1/20

p [mm] :

a [mm/giro]:

Vt [m/min] :

n [giri/min] :

t [min] :

Ft [N] :

Pt [W] :

47

ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE

"L. e A. FRANCHETTI" - Città di Castello (PG)

REPARTO MACCHINE UTENSILI

CICLI DI LAVORAZIONE

COMPILATORE CLASSE:5 A

meccanica

DATA:03/05/04

CARATTERISTICHE ELEMENTO FINITO Denominazione: Benedetti Alessandro Part.N. Compl.N.

Trattamenti termici: Quantità: 4 Tolleranze:

MATERIALE SEMILAVORATO Materiale: C40 Rm [N/mm

2]: 600 HB:

Ricavato da: spezzone da barra Peso (kp):

DISEGNO COSTRUTTIVO

N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI

ATTREZZI STRUM.

DI MISURA PARAMETRI DI

TAGLIO

10

Intestatura

Tornio parallelo

Utensile per spallamenti

Calibro 1/20

p [mm] :1

a [mm/giro]: man

Vt [m/min] :40

n [giri/min] :420

t [min] :n.d.

Ft [N] :

Pt [KW] :

20

centratura Tornio

parallelo

Punta da centri Calibro 1/20 p [mm] :2

a [mm/giro]: 0.15

Vt [m/min] :102

n [giri/min] :930

t [min] :0.79

Ft [N] :1223

Pt [KW] : 2.08

48

N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI

ATTREZZI STRUM.

DI MISURA PARAMETRI DI

TAGLIO

30

Cilindratura di sgrossatura

Tornio

parallelo

Utensili piegati Calibro 1/20 p [mm] :2

a [mm/giro]:0.3

Vt [m/min] :76

n [giri/min] :695

t [min] :0.58

Ft [N] :1910

Pt [KW] : 2.43

40

Esecuzione conicità

Tornio

parallelo

Utensile piegati Calibro 1/20 p [mm] :1

a [mm/giro]:manuale

Vt [m/min] : /

n [giri/min] :/

t [min] :/

Ft [N] :/

Pt [KW] : /

50

Rovesciamento pezzo e taglio con sega a nastro

Tornio

parallelo

Sega a nastro

Calibro 1/20 p [mm] : /

a [mm/giro]: /

Vt [m/min] : /

n [giri/min] : /

t [min] : /

Ft [N] : /

Pt [KW] : /

60

Esecuzione intestatura da parte del lato tagliato con sega

Tornio

parallelo

Utensile

placchetta per

intestatura

Calibro 1/20 p [mm] :1

a [mm/giro]: man

Vt [m/min] :\

n [giri/min] :450

t [min] :\

Ft [N] :\

Pt [KW] : \

49

Gli alunni della classe 5 A/M dell’anno scolastico 2003/04

Amato Gianluca

Bartolini Nicola

Benedetti Alessandro

Boriosi Alessandro

Bosi Maurizio

Campanelli Marco

Coltrioli Enrico

Ferruzzi Andrea

Filoni Marco

Franchi Lorenzo

Galeotti Giacomo

Lazzerini Davide

Mari Valentino

Morvidoni Francesco

Rossi Alessandro

Smacchia Alex

Tempobuono Daniele

Turchi Luca

Viti Federico

I responsabili del progetto:

Prof. Giovanni Saba

Prof. Michele Arcaleni