PROGETTO DIDATTICO-SCIENTIFICO REALIZZAZIONE DI UN … · un’attività didattica e di ricerca...
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ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE “LEOPOLDO ED ALICE FRANCHETTI”
Piazza San Francesco n. 1 Città di Castello (PG)
PROGETTO DIDATTICO-SCIENTIFICO
REALIZZAZIONE DI UN SISMOSCOPIO
In collaborazione con:
-Osservatorio Sismico “Andrea Bina” di Perugia
-Provveditorato agli Studi di Perugia
Responsabile ed ideatore del progetto: Prof. Michele Arcaleni
Anno scolastico 2003/04
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Come nasce il progetto “REALIZZAZIONE DI UN
SISMOSCOPIO”
L’Osservatorio Sismico “Andrea Bina” di Perugia,
attraverso una convenzione con il Provveditorato agli
Studi di Perugia, svolge ormai da svariati anni
un’attività didattica e di ricerca scientifica in
collaborazione con le scuole del territorio regionale
di ogni ordine e grado che ne fanno richiesta. Tale
attività, volta principalmente alla
sensibilizzazione, alla divulgazione ed alla
conoscenza del fenomeno sismico, ha portato ad
importanti risultati, tra i quali la realizzazione di
utili supporti didattici, come il CD multimediale “A
Scuola di Terremoti”, realizzato nell’anno scolastico
2001/02 in collaborazione con la Regione dell’Umbria
ed il volume omonimo realizzato nell’anno 2002/03 e
pubblicato dal Dipartimento di Protezione Civile
della Regione dell’Umbria.
Il Progetto didattico-scientifico “REALIZZAZIONE DI
UN SISMOSCOPIO” nasce dalla collaborazione tra
l’Osservatorio Sismico “Andrea Bina di Perugia, il
Provveditorato agli Studi di Perugia, l’Istituito
Tecnico Industrale Statale “Leopoldo ed Alice
Franchetti” di Città di Castello ed il Prof. Michele
Arcaleni, ideatore e promotore del progetto.
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Scopo del progetto
Il progetto didattico coinvolge in particolare gli
alunni della classe Va A dell’indirizzo Fisico-
Meccanico per la materia di Tecnologia. Consiste
nell’ideare, progettare e realizzare un apparecchio
sismico chiamato “SISMOSCOPIO” o “AVVISATORE
SISMICO”. I responsabili del progetto sono il geologo
Arcaleni Michele per l’Osservatorio Sismico e
l’ingegnere Giovanni Saba per l’Istituto Tecnico.
Che cos’è un sismoscopio?
E’ uno strumento di precisione capace di avvertire e
segnalare eventi tellurici di intensità volute,
durante i primi arrivi delle onde sismiche
longitudinali (onde P), quindi qualche istante prima
dell’arrivo delle più lente e più intense onde di
taglio (onde S), responsabili dei danni maggiori.
Avere la possibilità di segnalare un forte terremoto
durante il breve intervallo di tempo tra l’arrivo
delle onde P e quello delle distruttive onde S può
risultare estremamente importante per l’incolumità
delle persone.
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A cosa può servire?
Avere la possibilità di segnalare un forte terremoto
durante il breve intervallo di tempo tra l’arrivo
delle onde P e quello delle distruttive onde S può
risultare estremamente importante per l’incolumità
delle persone e per la salvaguardia degli edifici.
Le utilità del sismoscopio sono svariate.
Principalmente può essere utilizzato come sistema di
protezione civile, impedendo che danni provocati dal
terremoto su impianti potenzialmente pericolosi
(condotte di gas, impianti elettrici, idraulici,
condotte per materiali inquinanti, tossici e nocivi
ecc.) possano provocare incidenti alla popolazione e
danni alle strutture antropiche. In questo caso il
sismoscopio dovrà essere collegato a monte degli
impianti attraverso l’utilizzo di elettrovalvole ed
interruttori che, nel caso di forte terremoto,
chiudano le condotte a monte, appena arrivano le onde
P, quindi qualche istante prima che le onde S possano
rompere le tubazioni.
Come funziona?
Il principio di funzionamento del sismoscopio si basa
sul fatto che le onde sismiche longitudinali P
possiedono sempre una “frequenza propria”
particolare, diversa da quella delle onde S. Per
registrare le onde P prima dell’arrivo delle onde S è
necessario quindi ideare un sistema capace di
percepire con elevata sensibilità le vibrazioni ad
alta frequenza provocate dalle onde P.
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Che cosa è necessario sapere prima di progettare il
sismoscopio?
La progettazione del sismoscopio parte dalla
conoscenza della sismicità locale della zona nella
quale tale stumento dovrà essere posizionato.
In cosiderazione del fatto che il sismoscopio in
questione verrà posizionato a Città di Castello,
nella pianura alluvionale quaternaria del Fiume
Tevere, il primo passo è stato quello di chiedere
all’Osservatorio Sismico Andrea Bina di Perugia
un’analisi di eventi sismici locali registrati con le
loro stazioni posizionate nel comprensorio comunale
altotiberino.
Sono stati quindi analizzati alcuni eventi sismici
avvenuti negli ultimo dieci anni in Umbria
Settentrionale, registrati proprio da una stazione
poco distante dall’Istituto Tecnico Industriale
“Leopoldo ed Alice Franchetti” di Città di Castello.
Il personale dell’Osservatorio Sismico Bina ha
fornito tutti i dati necessari alla progettazione, in
particolare gli spettri delle frequenze delle onde P
ed S per ogni componente del moto (verticale, nord-
sud e est-ovest) relativi a circa cinquanta terremoti
locali.
In funzione delle frequenze delle onde P sono stati
ideati due sensori, costituiti da un sistema massa-
molla ed un sistema pendolare semplice, aventi
frequenza propria regolabile. I valori forniti dal
Bina rientrano chiaramente all’interno
dell’intervallo di regolazione delle frequenze del
sismoscopio.
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Percorso didattico
Per realizzare il progetto è stato necessario
inizialmente acquisire i concetti teorici
fondamentali di sismologia, relativi all’origine ed
alla natura del fenomeno sismico, per poi
approfondire le conoscenze sulla sismicità locale.
L’argomento è stato trattato in classe con il
geologo. Sono stati consultati vari siti internet,
tra i quali quello dell’Osservatorio sismico Bina
all’indirizzo “aula didattica” nel sito
www.binapg.it.
Una volta apprese le conoscenze fondamentali di
sismologia è stata effettuata una visita didattica al
Centro Sismico Bina, al fine di rendersi conto
dell’apparecchiatura esistente, delle metodologie di
registrazione sismica e, soprattutto, per avere dati
scientifici riguardanti l’analisi delle registrazioni
sismometriche di terremoti locali.
La fase successiva è stata quella di ideare i sistemi
capaci di realizzare i compiti del sismoscopio, in
base a quanto acquisito dalle analisi sismiche di
terremoti locali fornite dall’Osservatorio.
E’ stato fatto un lavoro di gruppo nel quale sono
state valutate tutte le idee emerse e, in seguito
all’analisi critica di quanto emerso e soprattutto
sulla base dei mezzi a disposizione (laboratori,
strumentazioni, risorse economiche), sono state prese
decisioni sul tipo di sensori da costruire.
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All’idea del sistema da costruire è seguito il
progetto ed il dimensionamento, attraverso i calcoli
relativi all’applicazione di comuni formule di fisica
meccanica acquisite anche negli anni scolastici
precedenti e trovate nella classica bibliografia
scientifica.
-IL PENDOLO SEMPLICE
Il pendolo semplice è un sistema costituito da una
massa puntiforme m appesa ad un filo inestensibile di
lunghezza l e massa trascurabile di cui l’altra
estremità O sia tenuta fissa.
Nella posizione di equilibrio, cioè quando il pendolo
si trova in posizione verticale, si ha che: la
direzione della forza peso passa per il punto fisso O
e ha come unico effetto quello di tendere il filo
inestensibile, senza provocare alcun moto.
Se si sposta il pendolo dalla posizione di
equilibrio, la forza peso è scomponibile in 2 forze:
F1 avente la direzione del filo,
F2 perpendicolare alla direzione del filo stesso.
F2 tende a riportare il pendolo nella posizione di
equilibrio C; giunto in C il pendolo continua il suo
moto e la velocità decresce fino ad annullarsi in B,
posizione simmetrica di A (posizione di partenza)
rispetto a C.
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Da B il pendolo riprende il suo moto in senso
contrario, ripassando per la posizione di equilibrio
C e proseguendo fino ad annullare in A la sua
velocità.
Il pendolo procederà in questo suo moto finché non
interverrà una forza esterna a fermarlo.
Oltre alla forza peso P mg, sulla pallina agisce
anche la tensione T del filo.
La risultante di queste due forze è la forza
responsabile del moto.
Quindi, per la seconda legge della dinamica:
P T ma.
Uguagliando le componenti dei vettori di ambo i
membri della precedente secondo la tangente alla
traiettoria si ha
F mat (*)
dove F è la componente della forza peso e
at è l’accelerazione tangenziale;
la tensione T , essendo diretta secondo la direzione
del filo, non ha alcuna componente secondo la
tangenziale.
Dalla similitudine dei triangoli OPC ed MLP si ha :
PL: PC = PM :OP
PL = F
PM =mg
OP= l
e posto PC=d , si ha che:
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Fdmg
l.
E allora (sostituendo in (*))
at=
g
ld (**)
Per piccole oscillazioni l’arco CP può essere
considerato coincidente con la corda AB.
Segue che, posto AP s, D s .
Quindi, per piccole oscillazioni la (**) diventa
ag
lst
che, osservando che la componente at
dell’accelerazione è negativa quando s è positivo e
viceversa è positiva quando s è negativo, può essere
riscritta come:
ag
lst .
Dunque l’accelerazione è direttamente proporzionale e
di segno contrario allo spostamento dal centro di
oscillazione, e pertanto IL MOTO DEL PENDOLO, nel
caso di piccole oscillazioni, E’ ARMONICO .
Confrontando (**) con l’equazione del periodo del
moto armonico di un punto materiale, si ottiene:
(1)
Tl
g2
che è la RELAZIONE FONDAMENTALE PER LO STUDIO DEL
MOTO DEL PENDOLO SEMPLICE.
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Sistema massa molla
Con l’esperienza eseguita nella precedente scheda,
hai potuto misurare staticamente la costante di
elasticità (k = F/x) di una molla. La misura di
questa grandezza si può ottenere anche dinamicamente.
Avrai notato, infatti, che allungando la molla quando
sono agganciati dei cilindri metallici e poi
abbandonandola, il sistema torna in equilibrio dopo
aver compiuto parecchie oscillazioni, il cui periodo
T dipende dalla massa del sistema m e dalla costante
di elasticità della molla k, secondo la relazione
In questa fase sono stati utilizzati programmi
grafici a due e tre dimensioni.
Per ogni pezzo progettato è seguito il ciclo di
lavorazione, tenendo conto dei macchinari a
disposizione della scuola.
Il laboratorio di tecnologia sono state utilizzate le
macchine utensili previste dai cicli di lavorazione.
In particolare, la maggior parte dei componenti è
stata realizzata al tornio a controllo numerico, alla
fresa ed al prapano a colonna.
Materiali lavorati in officina:
- Acciaio comune;
- Allumino,
- Materiali plastici isolanti (tipo plexiglass);
- Rame;
- Ottone.
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L’organizzazione del lavoro in officina e le
disponibilità di materiale hanno reso possibile la
realizzazione di quattro sismoscopi.
Alcuni componenti fondamentali
Di seguito vengono elencati i componenti principali
che fanno parte del sismoscopio.
1. n. 2 piastre di acciaio (piastra di base e
piastra superiore);
2. n. 8 dadi M14 con testa sferica;
3. n. 5 colonne di ottone di cui n. 4 per il
sostegno delle due piastre e sensori interni ed
n. 1 per il sostegno dei componenti per il
sensore orizzontale;
4. un sensore orizzontale (pendolo semplice);
5. un sensore verticale (sistema massa molla);
6. un sensore direzionale (in grado di rilevare la
direzione lungo la quale è avvenuto l’evento
tellurico);
7. n. 3 piedini per il sostegno e per la messa in
bolla dell’intera struttura.
Tutti i componenti sono stati realizzati nel
laboratorio scolastico dagli alunni.
Tutte le varie fasi del progetto “REALIZZAZIONE DI UN
AVVISATORE SISMICO” sono state filmate ed è stato
prodotto un filmato nel quale si illustra il percorso
didattico svolto.
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Elaborazione grafica 3D: Particolare del sistema
massa-molla.
Elaborazione grafica 3D: Particolare del sistema per
risalire alla direzione di provenienza delle onde
sismiche.
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L’origine dei terremoti
Nel corso dei secoli la necessità di spiegare il
fenomeno dei terremoti ha portato alla formulazione
di varie teorie. Talete, il filosofo, sosteneva che
la Terra galleggiasse in un universo costituito dalle
acque dell’oceano. Secondo il folosofo, le onde
sismiche erano causate dalle vibrazioni che il moto
ondoso dell’oceano provocava sbattendo sulla terra.
Secondo il corano, il terremoto è visto come un
“castigo divino”, che si abbatteva sulle popolazioni
per purificarne le anime.
Da tutte queste teorie, si può ben capire che la
conoscenza e lo studio dei terremoti è sempre stata
una necessità per quanti risiedono in zone a rischio
sismico. Altri filosofi dell’antica Grecia
attribuivano i sismi a venti sotterranei, oppure al
fuoco delle profondità terrestri.
Primo sismografo a pendolo del mondo all’Osservatorio Sismico Andrea Bina
La nascita della moderna sismologia scientifica può
essere attribuita al 1751, con Andrea Bina, fino ad
arrivare ad una teoria che ancora oggi è valida. Il
“meccanismo del rimbalzo elastico” descritto da
Harry. F. Reid. Secondo questa teoria, i terremoti
possono essere visti sotto questa ottica: lento
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accumulo di tensione da parte delle rocce (dovuto
alle imponenti forze tettoniche) e successiva rottura
con spostamento differenziale dei blocchi fratturati.
L’intuizione di Reid è derivata da osservazioni
realizzate in seguito al potente terremoto di San
Francisco nel 1906. Alcune strade e recinti furono
troncati ed a volte spostati lateralmente per più di
sei metri!
Secondo il tipo di roccia, le rocce rispondono alle
forze deformative comportandosi in due modi diversi.
Possono, infatti, deformarsi plasticamente o
fragilmente. Se vi è una deformazione plastica,
conseguentemente, c’è la formazione di pieghe di
dimensioni variabili da pochi metri a svariati
chilometri. Le deformazioni che sono prese
particolarmente in considerazione dai sismologi, sono
le deformazioni fragili poiché sono la causa diretta
degli eventi sismici. Questa deformazione fragile
delle rocce può essere suddivisa in tre momenti
distinti: all’inizio c’è un accumulo di tensioni; ad
un certo punto si assiste alla deformazione del
materiale dovuta proprio a questo accumulo. Questa
deformazione è detta strain. Si arriverà ad un punto
in cui la tensione interna supera il valore della
tensione di rottura con conseguente rottura della
roccia che, normalmente, avviene in un istante nel
quale tutta la quantità di energia accumulata viene
sprigionata. Si forma quidi una rottura della roccia
con spostamento differenziale dei due blocchi
chiamata “faglia”.
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Definizione di faglia:
In geologia la faglia è una frattura della crosta
terrestre lungo la quale una porzione di crosta
subisce una dislocazione rispetto alla porzione
adiacente, in risposta a forze di stiramento o di
compressione prodotte da movimenti tettonici in
direzione verticale, orizzontale od obliqua.
Più in generale possiamo dire che la faglia è una
spaccatura della crosta terrestre con il successivo
movimento differenziale di 2 blocchi.
Esistono tre tipi di faglie: un regime compressivo
genera prevalentemente faglie di tipo inverso; questo
tipo di faglie registrano un raccorciamento crostale
formando un angolo di 30° circa.
Un campo di stress distensivo provoca invece faglie
dirette, evidenziando in questo caso un certo valore
di distensione. Questo tipo di faglie formano un
angolo di 60° circa. Esiste anche un terzo tipo di
faglie, le più grandi nella superficie terrestre, che
prendono il nome di faglie trascorrenti. Il tipo di
movimento relativo tra i 2 blocchi distaccati (detto
anche rigetto) è prevalentemente orizzontale.
Riconoscere le faglie
Vi sono tre segni che rivelano la presenza di una
faglia. In primo luogo, il movimento dà luogo a
caratteristiche superfici levigate o contrassegnate
da striature. I materiali prodotti da questo
movimento hanno diversa natura: frammenti di roccia
assortiti che costituiscono le cosiddette brecce di
faglia; rocce modificate dal calore dell'attrito; e,
in profondità, rocce a grana fine dette miloniti. In
secondo luogo, il movimento causa omissione,
ripetizione o troncamento di strati, cosicché gli
strati originali non risultano continui in sezione.
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In terzo luogo, in superficie si manifestano
particolari morfologie del paesaggio, come scarpate
di faglia simili a falesie (Costa con ripide pareti
rocciose a strapiombo sul mare).
I terremoti e le onde sismiche
Dal piano di rottura in cui avviene lo spostamento,
l’energia di deformazione si trasmette attraverso la
Terra con onde sismiche di diverso tipo che si
propagano a notevole velocità e provocano una
deformazione elastica delle rocce che attraversano.
La liberazione delle onde è la causa diretta delle
vibrazioni che sentiamo quando arriva un terremoto.
Quindi, in ottemperanza di ciò, i terremoti avvengono
quando si scarica la tensione meccanica accumulatasi
per un lungo periodo di tempo nelle rocce, a causa
degli impercettibili movimenti delle placche della
litosfera. Il punto in cui avviene il rilascio di
energia, si chiama ipocentro o fuoco. L’ipocentro è
il luogo interno della Terra in cui si verifica la
scossa o vibrazione, causa del terremoto. Le onde
d’urto del sisma si diffondono dall’ipocentro in ogni
direzione. Il punto corrispondente sulla superficie
terrestre è detto epicentro. In prossimità
dell’epicentro la forza d’urto del terremoto è di
solito maggiore.
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I tipi di terremoti
Gli scienziati distinguono tre tipi di terremoti: di
origine tettonica, di origine vulcanica e provocati
dall’attività umana. I terremoti di origine tettonica
sono di gran lunga più devastanti e, purtroppo, i
meno prevedibili.
La tettonica è una branca della geologia che si
occupa dello studio delle cause e dei meccanismi che
portano alla deformazione delle rocce. Secondo la
tettonica a zolle, nella Litosfera (l’involucro
rigido più esterno della Terra: crosta e porzione
superiore del mantello) si verificano dei lenti
movimenti che determinano immense forze compressive o
distensive.
Le placche di Litosfera compiono dei lenti movimenti
laterali a causa dei moti convettivi compiuti dai
materiali fluidi e caldi dell’astenosfera. Questi
spostamenti sono prevalentemente orizzontali e fanno
in modo che i margini di ogni zolla interagiscono con
quelli vicini. Detti margini, sono classificati
rispettivamente in tre tipi: margini convergenti,
divergenti e trascorrenti.
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Margini convergenti
Questi margini entrano in collisione tra loro a causa
di forze che tendono a farli avvicinare. In
corrispondenza di queste zone possono nascere alte
catene montuose e zone chiamate di subduzione. Il
processo di subduzione si ha quando, una delle due
zolle o placche, si inabissa al di sotto dell’altra e
genera una fossa lungo il margine di convergenza e
penetrando nell’astenosfera, fonde, tornando allo
stato di magma. Il magma più caldo e meno denso del
materiale circostante, risale in superficie dando
luogo a fenomeni vulcanici o alla formazione di
catene montuose. Se, tuttavia, le zolle sono entrambe
di tipo continentale, si limitano a collidere e a
corrugarsi senza entrare in subduzione.
Margini divergenti
Questi margini si allontanano lentamente tra loro. In
questi casi si ha la produzione di nuova crosta
terrestre in seguito alla solidificazione del magma
che, proveniente dall’astenosfera, si raffredda e
diventa roccia. Esempi spettacolari di margini
distensivi (o divergenti) sono rappresentati dalla
grande dorsale Medio Atlantica e dalla Rift Valley
Africana.
Margini trascorrenti
Questi margini, scorrendo uno contro l’altro,
originano rotture lunghe anche molte migliaia di
chilometri senza creare o distruggere crosta
terrestre. La Faglia di Sant’Andreas (California),
tristemente famosa in tutto il mondo per i fortissimi
terremoti che vi si sprigionano, né un lampante
esempio di faglia trascorrente. La caratteristica dei
margini trascorrenti è proprio di sprigionare
terremoti con elevata Magnitudo.
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Tipi di onde sismiche
Dall’ipocentro di un terremoto si originano due tipi
di onde sismiche: onde Prime (P) e onde Seconde (S).
Le onde P provocano nelle rocce attraversate
sollecitazioni di compressione e dilatazione (o
rarefazione). Queste onde sono chiamate così perché
sono più veloci; infatti, raggiungono una velocità
compresa tra i 4 e 8 km il secondo! Per la loro
natura, queste onde si propagano attraverso qualunque
mezzo (rocce, acqua, aria, ecc…). Il boato che si
sente durante i terremoti è dovuto proprio a queste
onde che, cambiando mezzo di propagazione (dalla
roccia all’atmosfera), possono assumere una banda di
frequenza udibile dall’orecchio umano.
Le onde S provocano sulle rocce attraversate
deformazioni di taglio in direzione perpendicolare a
quella di propagazione e per tale motivo sono
chiamate anche onde trasversali o di taglio. Per la
loro velocità estremamente ridotta (da 2,3 a 4,5
km/secondo) le onde S seguono sempre le onde P. La
loro caratteristica o proprietà è quella di non
propagarsi all’interno di mezzi fluidi. Per questo
motivo il loro passaggio è ostacolato dalle grandi
masse di fluidi come gli oceani o, all’interno della
Terra, attraverso la porzione di nucleo liquido.
Rappresentazione delle onde P ed S
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Propagazione delle onde all’interno della Terra
Se le onde P ed S incontrano un limite come la
discontinuità di Mohorovičić (Moho), la quale segna
il confine tra la crosta ed il mantello della Terra,
le onde P ed S vengono in parte riflesse ed in parte
rifratte.
La velocità di propagazione dipende dal particolare
tipo di materiale nel quale avviene la perturbazione:
ad esempio le rocce granitiche crostali mostrano
tipicamente velocità delle onde P di 6 km/s, mentre
le sottostanti rocce cosiddette mafiche ed
ultramafiche (rocce scure contenenti quantitativi
progressivamente maggiori di ferro e magnesio)
mostrano velocità di 7-8 km/s.
Intensità dei terremoti
La scala Richter
Per descrivere la forza dei terremoti, i sismologi
hanno ideato diverse scale di misurazione, tra cui la
scala Richter (dal sismologo statunitense Charles
Richter) che misura l’energia liberata nell’epicentro
(in altre parole la sorgente) di un terremoto. Si
tratta di una scala logaritmica perciò una scossa di
magnitudo 7 è 10 volte più potente di una scossa di
magnitudo 6, 100 volte più potente di una scossa di
magnitudo 5 e così via.
N.B.
In teoria la scala Richter è suscettibile in
crescita, ma fino agli anni ’80 si credeva che un
terremoto di magnitudo 8,5 fosse il più potente
possibile. Da allora miglioramenti tecnologici hanno
consentito ai sismologi di misurare terremoti fino a
una magnitudo 9,5.
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La scala Mercalli
La scala Mercalli è un’altra scala di
classificazione dei terremoti che non
tiene conto dell’energia liberata dal
terremoto ma dei danni che esso
provoca alle cose e alle persone. Non
esiste una precisa relazione
matematica tra Magnitudo e scala
Mercalli ma la seguente formula
matematica:
Mg = 0,40 x I + 1,69
Permette di calcolare la magnitudo
con forte approssimazione.
N.B. la scala Mercalli modificata
(M.C.S.) arriva fino al 12° grado.
Il sismologo Giuseppe Mercalli
Gli strumenti che rilevano i terremoti
Il sismografo è uno strumento che registra in modo
permanente le oscillazioni del suolo dovute al
terremoto e le riproducono in un grafico detto
sismogramma. Attraverso l’analisi di queste
registrazioni, è possibile valutare per ogni scossa
tellurica: epicentro, ipocentro, intensità del
terremoto, direzione, distanza, ecc…
Andrea Bina, nel 1751, costruì il primo sismografo
nonostante che, ai suoi tempi, non erano abbastanza
conosciuti tutti i concetti fisici attuali riguardo
le onde, la loro propagazione, ecc… Il sismografo si
basa sul principio di inerzia e può essere
rappresentato dall’unione di questi componenti: un
sostegno, una grossa massa (detta anche massa
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inerziale), una penna, un rullo di carta ed un
tamburo rotante.
Il procedimento più semplice per descrivere il
sismografo è il seguente. La massa è sospesa, libera
di oscillare rispetto ad un apparato solidale con il
terreno. A causa dell’inerzia della massa all’arrivo
delle vibrazioni provocate da una scossa tellurica
essa tende a restare ferma mentre il supporto si
muove insieme al terreno. All’estremità di questa
massa è fissata la penna che lascia, con il passare
del tempo una traccia su un foglio di carta. Il rullo
ruota con una certa velocità in modo da “alimentare”
il pennino con nuova carta non impressionata al fine
di registrare una serie di terremoti in un arco di
tempo prestabilito.
I sismografi, hanno però un limite attribuibile al
fatto che il principio di inerzia può essere
applicato alla massa del pendolo solo per intervalli
di tempo estremamente brevi. Questo problema non è
più presente nei moderni sismografi dato che sono
presenti di sistemi di smorzamento del moto proprio
del pendolo per sopperire a questo inconveniente.
Scomposizione dei complessi movimenti della Terra
durante un evento sismico
Durante un evento sismico, i movimenti della Terra,
apparentemente complessi ed inesplicabili possono
essere analizzati in modo completo componendoli in 3
direzioni. Due direzioni sono poste su di un piano
orizzontale mentre l’altra lungo un asse verticale. I
sismografi sono in grado di rilevare tutte questa tre
componenti utilizzando lo stesso principio fisico,
vale a dire utilizzando un semplice pendolo vincolato
in maniera tale che registri un solo tipo di
movimento.
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ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE
"L. e A. FRANCHETTI" - Città di Castello (PG)
REPARTO MACCHINE UTENSILI
CICLI DI LAVORAZIONE
COMPILATORE: Smacchia Alex CLASSE: 5AM DATA:20/03/04
CARATTERISTICHE ELEMENTO FINITO Denominazione: piastra base e piastra superiore per carcassa sismoscopio Part.N. Compl.N.
Trattamenti termici: Nessuno Quantità: 4 Tolleranze:
MATERIALE SEMILAVORATO Materiale: Fe360 Rm [N/mm
2]: 360 HB:
Ricavato da: laminato Peso (kp):
DISEGNO COSTRUTTIVO
N.B. causa problemi di spazio non è possibile rappresentare le quote; per le quote consultare il disegno esecutivo.
N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI
ATTREZZI STRUM.
DI MISURA PARAMETRI DI
TAGLIO
10
Non disponibile
10.1 – Saldatura piastre per esecuzione di fori comuni sia alla piastra sup. che inf.
Saldatrice a filo
Nessuno
Calibro 1/20
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
20.1 – Esecuzione tracciatura centri
Banco da aggiustaggio
Truschino Bulino Martello
Calibro 1/20
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
30
20
dei fori (misure dal disegno esecutivo) 20.2 – Verifica dimensionale
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI
ATTREZZI STRUM.
DI MISURA PARAMETRI DI
TAGLIO
30
30.1 – Montaggio punta elicoidale da 10mm per esecuzione prefori. 30.2 – esecuzione foratura.
-Trapano a colonna
Punta elicoidale
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
40
40.1 – montaggio punta elicoidale da 20mm; 40.2 – esecuzione fori per inserimento colonne; 40.3 – Montaggio punta elicoidale da 29,5mm; 40.4 – esecuzione foro da 29,5mm.
-Trapano a colonna
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
50
Disegno non disponibile
50.1 – separazione piastre per la lavorazione singola
-Banco da aggiustaggio
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
60
60.1 – Fissaggio piastra inferiore nel piano da lavoro del trapano; 60.2 – Esecuzione foro da 29,5mm; 60.3 – Esecuzione dei prefori di filettatura da 12mm (per M14x2)
-Trapano a colonna
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
70
60.4 – Maschiatura a mano M14.
La lavorazione va eseguita con la piastra fissata sul piano del
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
31
trapano a colonna.
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI
ATTREZZI STRUM.
DI MISURA PARAMETRI DI
TAGLIO
80
Disegno non disponibile
60.1 – Smontaggio dal trapano piastra inferiore; 60.2 – fissaggio piastra superiore per esecuzione dei fori finali.
Trapano a colonna
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
90
90.1 - Esecuzione foro da 10mm;
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
100
100.1 – fissaggio della piastra inferiore; 100.2 - Esecuzione spianatura piastra con finitura di rettifica (ambo le facce); 100.3 – fissaggio piastra superiore; 100.4 – esecuzione spianatura piastra con finitura di rettifica (ambo le facce);
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
200
100.2 – fissaggio di tutte e due le piastre alla fresatrice; 100.3 - esecuzione contornatura piastre alla fresa
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
32
Ft [N] :
Pt [W] :
N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI
ATTREZZI STRUM.
DI MISURA PARAMETRI DI
TAGLIO
210
210.1 – montaggio piastra inferiore alla fresatrice; 210.2 - esecuzione scavo per montaggio pannello in plexiglass.
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
220
220.1 – montaggio piastra superiore alla fresatrice; 220.2 – esecuzione scavo per montaggio pannello in plexiglass.
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
230
Disegno non disponibile
230.1 – verniciatura piastre
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
33
ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE
"L. e A. FRANCHETTI" - Città di Castello (PG)
REPARTO MACCHINE UTENSILI
CICLI DI LAVORAZIONE
COMPILATORE: Bosi Maurizio CLASSE: 5AM DATA:22-05-2004
CARATTERISTICHE ELEMENTO FINITO Denominazione: massa pendolare Part.N. Compl.N.1
Trattamenti termici: / Quantità: 4 Tolleranze:
MATERIALE SEMILAVORATO Materiale: Fe 360 Rm [N/mm
2]:360 HB:
Ricavato da: Peso (kp): 0.9 kg
DISEGNO COSTRUTTIVO
N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI
ATTREZZI STRUM.
DI MISURA PARAMETRI DI
TAGLIO
Taglio dello spezzone
Segatrice a
disco
Calibro 1/20 p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [KW] :
sfacciatura
Tornio
parallelo
Utensile:ISO 5
UNI 4108
Calibro 1/20 p [mm] : 2
a [mm/giro]: 0.3
Vt [m/min] : 76
n [giri/min] : 392
t [min] : 0.29
Ft [N] : 1584
Pt [KW] : 2.01
Tornitura cilindrica Diametro 62 mm sgrossatura
Tornio
parallelo
Utensile:ISO 6
UNI 4104
Calibro 1/20 p [mm] : 0.5
a [mm/giro]: 0.3
Vt [m/min] : 92
n [giri/min] : 476
t [min] : 0.22
34
Ft [N] : 416
Pt [KW] : 0.64
N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI
ATTREZZI STRUM.
DI MISURA PARAMETRI DI
TAGLIO
Tornitura cilindrica Diametro 61 mm finitura
Tornio
parallelo
Utensile:ISO 3
Uni 4106
Calibro 1/20 p [mm] : 0.5
a [mm/giro]: 0.15
Vt [m/min] : 124
n [giri/min] :638
t [min] :0.322
Ft [N] :266
Pt [KW] : 0.65
Tonitura cilindrica Diametro 60 mm Sgrossatura
Tornio
parallelo
Utensile:ISO 6
UNI 4104
Calibro 1/20 p [mm] :1
a [mm/giro]: 0.3
Vt [m/min] :84
n [giri/min] :447
t [min] :0.893
Ft [N] :812
Pt [KW] : 1.14
Tornitura cilindrica Diametro 32 mm Finutura
Tornio
parallelo
Utensile:ISO 3
Uni 4106
Calibro 1/20 p [mm] :0.5
a [mm/giro]: 0.15
Vt [m/min] :124
n [giri/min] :1236
t [min] :0.066
Ft [N] :266
Pt [KW] : 0.55
Esecuzione smussi manualmente
Tornio
parallelo
Utensile:ISO 3
Uni 4106
Calibro 1/20 p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [KW] :
sfacciatura
Tornio
parallelo
Utensile:ISO 5
UNI 4108
Calibro 1/20 p [mm] :2
a [mm/giro]: 0.3
Vt [m/min] :76
n [giri/min] :392
t [min] :0.29
Ft [N] :1584
35
Pt [KW] : 2.01
N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI
ATTREZZI STRUM.
DI MISURA PARAMETRI DI
TAGLIO
Esecuzione conicità a 45° sgrossatura
Tornio
parallelo
Utensile:ISO 6
UNI 4104
Calibro 1/20 p [mm] :1
a [mm/giro]: 0.3
Vt [m/min] :84
n [giri/min] :894
t [min] :0.170
Ft [N] :812
Pt [KW] : 1.14
Esecuzione conicità a 45° finitura
Tornio
parallelo
Utensile:ISO 3
Uni 4106
Calibro 1/20 p [mm] :0.6
a [mm/giro]: 0.15
Vt [m/min] :121
n [giri/min] :1285
t [min] :0.245
Ft [N] :318
Pt [KW] : 0.64
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [KW] :
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [KW] :
36
ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE
"L. e A. FRANCHETTI" - Città di Castello (PG)
REPARTO MACCHINE UTENSILI
CICLI DI LAVORAZIONE
COMPILATORE: BARTOLINI NICOLA CLASSE: DATA:20/03/04
CARATTERISTICHE ELEMENTO FINITO Denominazione: piedino d’appoggio Part.N. 1 Compl.N. 1
Trattamenti termici: / Quantità: 12 Tolleranze: /
MATERIALE SEMILAVORATO Materiale: Fe360 Rm [N/mm
2]: HB:
Ricavato da: Laminato ø40mm Peso (kp):
DISEGNO COSTRUTTIVO
N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI
ATTREZZI STRUM.
DI MISURA PARAMETRI DI
TAGLIO
10
Serraggio del pezzo sulle griffe della macchina utensile come da disegno
Tornio
Parallelo
Calibro
ventesimale p [mm] :/
a [mm/giro]: /
Vt [m/min] :/
n [giri/min] :/
t [min] :/
Ft [N] :/
Pt [W] : /
20
Intestatura 2 mm Tornio
Parallelo
Utensile ISO 5
UNI 4108 peer
sfacciatura
(P01)
Calibro
Vntesimale p [mm] :2
a [mm/giro]: 0.2
Vt [m/min] :90.66
n [giri/min] :720
t [min] :0.13
Ft [N] :1472
Pt [W] : 2.22
30
Esecuzione foro da centri
Tornio
Parallelo
Punta da centri
R 2 UNI 3223
Calibro
Ventesimale p [mm] :/
a [mm/giro]:manuale
Vt [m/min] :/
n [giri/min] :1300
t [min] :/
37
Ft [N] :/
Pt [W] : /
N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI
ATTREZZI STRUM.
DI MISURA PARAMETRI DI
TAGLIO
40
Esecuzione
sgrossatura da 40
a 15
Tornio
Parallelo
Utensile ISO6
UNI 4104 per
sgrossatura
(P01)
Calibro
Ventesimale p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
50
Esecuzione finitura
da 15 a 14 Esecuzione finitura
da 40 a 39.5
Tornio
Parallelo
Utensile ISO3
UNI 4106 per
finitura (P01)
Calibro
Ventesimale p [mm] :2
a [mm/giro]: 0.3
Vt [m/min] :76.47
n [giri/min] :658
t [min] :0.095
Ft [N] :1910
Pt [W] : 2.43
60
Esecuzione smusso 1 x 45° Esecuzione smusso R6
Tornio
Parallelo
Utensile ISO2
UNI 4103 per
smusso 1 x
45°(P01)
Utensile di
forma per
smusso R6
Calibro
Ventesimale p [mm] :/
a [mm/giro]:manuale
Vt [m/min] :/
n [giri/min] :/
t [min] :/
Ft [N] :/
Pt [W] : /
70
Esecuzione godronatura come da disegno Esecuzione filettatura M14
Tornio
Parallelo
Utensole
Godrone
Filiera a
macchina M14
Calibro
Ventesimale p [mm] :/
a [mm/giro]:manuale
Vt [m/min] :/
n [giri/min] :/
t [min] :/
Ft [N] :/
Pt [W] : /
80
Esecuzione smusso 1 x 45° a 15 mm sa sfacciatura
Tornio
Parallelo
Utensile di
forma per
smusso
Calibro
Ventesimale p [mm] :/
a [mm/giro]:manuale
Vt [m/min] :/
n [giri/min] :/
t [min] :/
Ft [N] :/
39
N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI
ATTREZZI STRUM.
DI MISURA PARAMETRI DI
TAGLIO
90
Esecuzione Troncatura 4mm da fine smusso Verifica dimensionale finale
Tornio
Parallelo
Utensile ISO7
UNI 4109
4mm per
troncatura
Calibro
Ventesimale p [mm] :4
a [mm/giro]:manuale
Vt [m/min] :/
n [giri/min] :/
t [min] :/
Ft [N] :/
Pt [W] : /
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
40
ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE
"L. e A. FRANCHETTI" - Città di Castello (PG)
REPARTO MACCHINE UTENSILI
CICLI DI LAVORAZIONE
COMPILATORE Tempobuono Daniele CLASSE:5° mecc DATA:20/03/2004
CARATTERISTICHE ELEMENTO FINITO Denominazione: Blocco del pendolo e indicatore di frequenza Part.N.4 Compl.N.
Trattamenti termici: Quantità: Tolleranze:
MATERIALE SEMILAVORATO Materiale: Alluminio Rm [N/mm
2]: HB:
Ricavato da: Peso (kp):
DISEGNO COSTRUTTIVO
N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI
ATTREZZI STRUM.
DI MISURA PARAMETRI DI
TAGLIO
10
Taglio con sega a Nastro
Segatrice a
Nastro
Sega circolare
Calibro 1/20
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :300
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
20
Lavorazione di
sgrossatura
Tornio
Parallelo
Utensile per
esterni
Calibro 1/20
p [mm] :2
a [mm/giro]: 0.15
Vt [m/min] :
n [giri/min] :350
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
30
Lavorazione di finitura
Tornio
Parallelo
Utensile per
esterni
Calibro 1/20
p [mm] :1
a [mm/giro]: 0.10
Vt [m/min] :
n [giri/min] :600
t [min] :
41
Ft [N] :
Pt [W] :
N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI
ATTREZZI STRUM.
DI MISURA PARAMETRI DI
TAGLIO
40
Foratura con punta Da centri
Tornio
parallelo
Punta da centri
Mandrino
Calibro 1/20
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :900
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
50
Foratura con punta elicoidale da 10 mm per una profondità di 40mm
Tornio
parallelo
Punta
elicoidale
10mm
Calibro 1/20
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :350
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
60
Foratura con punta elicoidale da 30 mmx40mm in profondità
Tornio
parallelo
Punta
elicoidale
30 mm
Calibro 1/20
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min]: 60
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
70
Taglio del particolare con utensile troncatore
Tornio
parallelo
Utensile per
troncature
Calibro 1/20
p [mm] :
a [mm/giro]: 0.05
Vt [m/min] :
n [giri/min] :60
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
80
Foratura con punta da 6.5mm passante
Trapano a
colonna
Punta
elicoidale
6.5mm
Calibro 1/20
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :300
t [min] :
Ft [N] :
42
Pt [W] :
N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI
ATTREZZI STRUM.
DI MISURA PARAMETRI DI
TAGLIO
90
Foratura con punta da 12mm passante
Trapano a
colonna
Punta
elicoidale
12mm
Calibro 1/20
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :300
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
100
Foratura con punta da 5mm passante
Trapano a
colonna
Punta
elicoidale
5mm
Calibro 1/20
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :300
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
110
Maschiatura su foro passante con maschio a mano
Morsa
manuale
Maschio M6
Calibro 1/20
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
120
Maschiatura su foro passante con maschio a mano
Morsa
manuale
Maschio M8
Calibro 1/20
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
Foratura con punta
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
43
13
0
da 3.25mm fino al foto
Morsa
manuale
Punta
elicoidale 4mm
Calibro 1/20 n [giri/min] :300
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
140
Maschiatura su foro passante con maschio a mano
Morsa
manuale
Maschio M4
Calibro 1/20
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
44
ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE
"L. e A. FRANCHETTI" - Città di Castello (PG)
REPARTO MACCHINE UTENSILI
CICLI DI LAVORAZIONE
COMPILATORE Tempobuono Daniele CLASSE:5° mecc DATA:20/03/2004
CARATTERISTICHE ELEMENTO FINITO Denominazione: Regolatore di sensibilità sistema pendolare Part.N. Compl.N.
Trattamenti termici: Quantità: 4 Tolleranze:
MATERIALE SEMILAVORATO Materiale: Alluminio Rm [N/mm
2]: HB:
Ricavato da: Peso (kp):
DISEGNO COSTRUTTIVO
N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI
ATTREZZI STRUM.
DI MISURA PARAMETRI DI
TAGLIO
10
Taglio con sega a Nastro
Segatrice a
Nastro
Sega circolare
Calibro 1/20
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :300
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
20
Lavorazione di
sgrossatura
Tornio
Parallelo
Utensile per
esterni
Calibro 1/20
p [mm] :2
a [mm/giro]: 0.15
Vt [m/min] :
n [giri/min] :350
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
30
Lavorazione di finitura
Tornio
Parallelo
Utensile per
esterni
Calibro 1/20
p [mm] :1
a [mm/giro]: 0.10
Vt [m/min] :
n [giri/min] :600
t [min] :
45
Ft [N] :
Pt [W] :
N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI
ATTREZZI STRUM.
DI MISURA PARAMETRI DI
TAGLIO
40
Foratura con punta Da centri
Tornio
parallelo
Punta da centri
Mandrino
Calibro 1/20
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :900
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
50
Foratura con punta elicoidale da 10 mm per una profondità di 40mm
Tornio
parallelo
Punta
elicoidale
10mm
Calibro 1/20
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :350
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
60
Foratura con punta elicoidale da 25 mmx40mm in profondità
Tornio
parallelo
Punta
elicoidale
25 mm
Calibro 1/20
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min]: 60
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
70
Taglio del particolare con utensile troncatore
Tornio
parallelo
Utensile per
troncature
Calibro 1/20
p [mm] :
a [mm/giro]: 0.05
Vt [m/min] :
n [giri/min] :60
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
80
Foratura con punta da 8mm passante
Trapano a
colonna
Punta
elicoidale
8 mm
Calibro 1/20
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :300
t [min] :
Ft [N] :
46
Pt [W] :
N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI
ATTREZZI STRUM.
DI MISURA PARAMETRI DI
TAGLIO
90
Foratura con punta da 12mm passante
Trapano a
colonna
Punta
elicoidale
12mm
Calibro 1/20
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :300
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
100
Maschiatura su foro passante con maschio a mano
Morsa
manuale
Maschio M10
Calibro 1/20
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
110
Foratura con punta da 3.25mm fino al foto
Morsa
manuale
Punta
elicoidale 4mm
Calibro 1/20
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :300
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
120
Maschiatura su foro passante con maschio a mano
Morsa
manuale
Maschio M4
Calibro 1/20
p [mm] :
a [mm/giro]:
Vt [m/min] :
n [giri/min] :
t [min] :
Ft [N] :
Pt [W] :
47
ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE STATALE
"L. e A. FRANCHETTI" - Città di Castello (PG)
REPARTO MACCHINE UTENSILI
CICLI DI LAVORAZIONE
COMPILATORE CLASSE:5 A
meccanica
DATA:03/05/04
CARATTERISTICHE ELEMENTO FINITO Denominazione: Benedetti Alessandro Part.N. Compl.N.
Trattamenti termici: Quantità: 4 Tolleranze:
MATERIALE SEMILAVORATO Materiale: C40 Rm [N/mm
2]: 600 HB:
Ricavato da: spezzone da barra Peso (kp):
DISEGNO COSTRUTTIVO
N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI
ATTREZZI STRUM.
DI MISURA PARAMETRI DI
TAGLIO
10
Intestatura
Tornio parallelo
Utensile per spallamenti
Calibro 1/20
p [mm] :1
a [mm/giro]: man
Vt [m/min] :40
n [giri/min] :420
t [min] :n.d.
Ft [N] :
Pt [KW] :
20
centratura Tornio
parallelo
Punta da centri Calibro 1/20 p [mm] :2
a [mm/giro]: 0.15
Vt [m/min] :102
n [giri/min] :930
t [min] :0.79
Ft [N] :1223
Pt [KW] : 2.08
48
N SCHIZZO DESCRIZIONE MACCHINE UTENSILI
ATTREZZI STRUM.
DI MISURA PARAMETRI DI
TAGLIO
30
Cilindratura di sgrossatura
Tornio
parallelo
Utensili piegati Calibro 1/20 p [mm] :2
a [mm/giro]:0.3
Vt [m/min] :76
n [giri/min] :695
t [min] :0.58
Ft [N] :1910
Pt [KW] : 2.43
40
Esecuzione conicità
Tornio
parallelo
Utensile piegati Calibro 1/20 p [mm] :1
a [mm/giro]:manuale
Vt [m/min] : /
n [giri/min] :/
t [min] :/
Ft [N] :/
Pt [KW] : /
50
Rovesciamento pezzo e taglio con sega a nastro
Tornio
parallelo
Sega a nastro
Calibro 1/20 p [mm] : /
a [mm/giro]: /
Vt [m/min] : /
n [giri/min] : /
t [min] : /
Ft [N] : /
Pt [KW] : /
60
Esecuzione intestatura da parte del lato tagliato con sega
Tornio
parallelo
Utensile
placchetta per
intestatura
Calibro 1/20 p [mm] :1
a [mm/giro]: man
Vt [m/min] :\
n [giri/min] :450
t [min] :\
Ft [N] :\
Pt [KW] : \
49
Gli alunni della classe 5 A/M dell’anno scolastico 2003/04
Amato Gianluca
Bartolini Nicola
Benedetti Alessandro
Boriosi Alessandro
Bosi Maurizio
Campanelli Marco
Coltrioli Enrico
Ferruzzi Andrea
Filoni Marco
Franchi Lorenzo
Galeotti Giacomo
Lazzerini Davide
Mari Valentino
Morvidoni Francesco
Rossi Alessandro
Smacchia Alex
Tempobuono Daniele
Turchi Luca
Viti Federico
I responsabili del progetto:
Prof. Giovanni Saba
Prof. Michele Arcaleni