Progetto dei rifiuti lo savio 4 b tcb

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Salve, siamo i ragazzi del quarto anno del chimico, abbiamo avuto la possibilità di affrontare una tematica che sicuramente ci riguarda da vicino. Si tratta della settimana della riduzione dei rifiuti, in particolare abbiamo scelto la tematica “ Meno Plastica”; ci siamo occupati della plastica che produciamo e immettiamo nell’ambiente attraverso le nostre bottigliette d’acqua minerale. Ci siamo subito posti una domanda:

sarebbe più conveniente utilizzare l’acqua minerale in bottiglie oppure l’acqua potabile dei rubinetti ???????

Per rispondere a questa domanda abbiamo fatto dei sondaggi, delle analisi microbiologiche in laboratorio e delle ricerche sulla produzione e sull’impatto ambientale delle bottiglie di plastica.

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Quale scelgo tra le

due????????

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Le nostre indagini per la scuola …

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…………

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Dai dati raccolti è emerso che la maggior parte delle famiglie utilizza l’acqua MINERALE!!

Su 553 famiglie intervistate si è riscontrato che 388 famiglie utilizzano acqua minerale e 165 utilizzano acqua del rubinetto!

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Abbiamo ricercato in internet i risultati di alcuni sondaggi che si occupano del tipo di acqua che si beve in casa.

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L’utilizzo dell’acqua potabile

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Non esiste al mondo alcuna risorsa importante per il genere umano e per l’ambiente quanto l’acqua. Essa costituisce dal 50 al 60% in peso del nostro corpo e interviene in tutti i processi vitali del nostro organismo: permette la digestione, l’elaborazione dei cibi e l’eliminazione delle scorie. Ogni giorno beviamo acqua o cibi a base di acqua per riempire le nostre riserve metaboliche.Ma da cosa è composta l’acqua che beviamo? Possiamo fidarci di bere l’acqua di rubinetto o è meglio ricorrere all’acqua in bottiglia?

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Da cosa è composta l’acqua che beviamo??

La formula chimica dell’acqua è H2O, due atomi di idrogeno ed uno di ossigeno, ma come tale l’acqua esiste soltanto in forma distillata. Si avvicinano all’acqua distillata l’acqua piovana, la neve ed il ghiaccio. In natura l’acqua contiene, seppure in piccole tracce, dei minerali importanti per la nostra salute: si tratta di sali e oligoelementi sciolti durante i passaggi attraverso il suolo o il lungo percorso di ruscelli rocciosi. 

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Negli ultimi dieci anni il consumo pro capite di queste acque è passato da 36 a 182 litri all’anno per abitante . Il loro notevole costo non ha ostacolato la loro imponente affermazione sulle tavole degli italiani che sono i maggiori consumatori a livello mondiale.

Naturalmente va detto che il loro consumo è dovuto spesso anche alla diffidenza verso la qualità delle acque erogate dai comuni acquedotti

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Una sommaria classificazione di acque che contengono minerali particolari è la seguente:

Acque minerali medicamentoseAcque minerali da bagnoAcque minerali con attività

terapeuticheAcque minerali da tavola

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Le acque minerali da tavola si distinguono in :

Acque oligominerali, con contenuto in Sali < 200 mg/l;

Acque mediominerali con contenuto di Sali tra 200 mg/l e 1000 mg/l;

Acque minerali con contenuto > 1000 mg/l.

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Anche le acque minerali con contenuti salini superiori a 1500-2000 mg/l possono divenire gradevoli se vi si aggiunge CO2 che, formando bicarbonati , ne rendono accettabile il sapore!!

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Acqua potabileAcqua minerale o del

rubinetto? La pubblicità incalza e invoglia, presentandoci l’acqua minerale sempre meno come una bevanda che serve ad accompagnare il cibo e sempre più come una fonte di salute e addirittura di bellezza. Non essendoci invece pressoché alcuna informazione sulla qualità dell’acqua che esce dal rubinetto di casa, si è naturalmente portati a pensare che questa non abbia nessuna delle proprietà vantate dalle acque in bottiglia e la si guarda con sospetto. La verità è che l'acqua minerale non è migliore dell'acqua potabile.

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Spot e manifesti che pubblicizzano l’acqua minerale giocano su alcuni concetti chiave come la minore presenza di sodio o il residuo fisso molto basso. Chi deve osservare una dieta povera di sodio, come gli ipertesi, non è certo dell’acqua che deve preoccuparsi, ma semmai dell’alimentazione: il sodio abbonda in molti cibi, e quello che si può assumere mangiando è senz’altro in quantità superiori di quello che si ingerisce bevendo un’acqua ricca di sodio

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In ogni caso l’acqua potabile fornita dalla maggior parte degli acquedotti ha livelli di sodio contenuti, perciò non c’è una grande differenza rispetto alle minerali. Tanto più che alcune marche che vantano di avere pochissimo sodio, alla prova delle analisi ne hanno comunque poco ma più di quanto dicono.

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Quanto al residuo fisso, che testimonia la quantità dei vari sali disciolti (sodio, potassio, magnesio, cloruri, solfati, bicarbonati), sulle etichette è riportato come valore a 180 °C perché, dopo aver fatto evaporare un litro d’acqua a quella temperatura, si può verificare quanti sali sono rimasti. L’ideale per il consumo quotidiano è un’acqua oligominerale, con un residuo fisso inferiore ai 500 mg/l.Nelle inchieste condotte da Altro-consumo sull'acqua potabile distribuita dall'acquedotto, nessun campione prelevato dal rubinetto superava i 700 mg/l: l'acqua offerta dall'acquedotto, quindi, è quasi sempre comparabile all'oligominerale.

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La qualità dell’acqua potabile italiana è buona, non ci sono motivi fondati per ritenere l'acqua minerale più salutare. Ciò non significa che l'acqua in bottiglia non sia di buona qualità. Sopravvalutare la minerale però è poco ragionevole, tanto quanto diffidare dell'acqua dell'acquedotto, rigidamente e regolarmente controllata sotto il profilo igienico. Bere una o l'altra è una scelta soprattutto di gusto, legata al sapore ed eventualmente alla voglia di bollicine

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Nessuna virtù particolare dunque e nessun rischio in gioco: bere dalla bottiglia o dal rubinetto fa una notevole differenza solo per il portafoglio.

Tra l’altro, a ben guardare, i soldi spesi per la minerale servono non tanto a pagare la materia prima, ma tutte le altre voci che gravitano attorno al business dell'acqua: pubblicità, trasporto, imballaggio.

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L'acqua di rubinetto arriva a casa nostra attraverso gli acquedotti e quindi non percorre neanche un metro su strada. E' un'acqua "a chilometri zero" che evita l'inquinamento atmosferico dovuto alla produzione, al trasporto e allo smaltimento delle bottiglie stesse, e il tutto si traduce in un risparmio di spesa e, soprattutto, in un beneficio dal punto di vista ambientale

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Se proprio non si può fare a meno dell'acqua imbottigliata, può essere utile attuare una forma di consumo critico, per rendere meno impattante, sotto il profilo ambientale, il suo utilizzo. Un esempio di consumo critico potrebbe essere rappresentato dall'acquisto di acqua imbottigliata proveniente da fonti regionali

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La fase del trasporto dell'acqua minerale influisce molto sulla qualità dell'aria. Il problema è che le acque minerali percorrono molti chilometri prima di arrivare sulle nostre tavole.

Solo un terzo circa delle bottiglie di plastica utilizzate sono state raccolte in maniera differenziata e destinate al riciclaggio.

Vale la pena ricordare che il riciclo consente un risparmio di materie prime, una conseguente riduzione significativa del fabbisogno energetico (per la produzione degli imballaggi in plastica) e delle emissioni inquinanti in atmosfera.

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Analisi di campioni di acqua minerale e di rubinetto

La classe 4.B.TCB ha svolto un’ analisi su dei campioni di acqua minerale e d’acquedotto per valutare se sono rispettati i parametri di potabilità.PARAMETRI PER LA POTABILITA’ DELL’ACQUAPARAMETRI ED UNITA DI MISURA VALORI GUIDA VALORI LIMITEColiformi totali /100ml Assenti AssentiColiformi fecali /100ml Assenti Assenti Conteggio colonie su Agar x 1 ml 36°C 10 ≤1 Conteggio colonie su Agar x 1 ml 22°C 100 ≤100Spore di Clostridi solfito riduttori/100ml Assenti AssentiStreptococchi fecali /100ml Assenti Assenti

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Analisi effettuate:

Abbiamo analizzato 14 campioni di acqua di cui 7 del rubinetto e 7 dell’acquedotto.Abbiamo effettuato inizialmente una conta microbica totale per valutare la presenza di eventuali microorganismi.Fra tutti i campioni solo uno è risultato positivo: si trattava di un campione di acqua minerale.Abbiamo trapiantato una colonia in un terreno chiamato Agar Mc Conkey e stiamo ancora procedendo con le analisi biochimiche .

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In laboratoriooooooo ad analizzare..:D

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Dopo aver fatto solidificare il terreno ...

Abbiamo seminato i nostri campioni di acqua in esame ….

Siamo andati a mettere le nostre piastre nel termostato a 37 °C

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Le analisi microbiologiche sono relative all’inquinamento delle acque (sotterranee e superficiali). In certi casi i microrganismi possono essere causa dell’inquinamento o protagonisti del disinquinamento. Nello studio dell’inquinamento delle acque,con diversi tipi di microorganismi, vengono presi in considerazione i batteri indicatori di contaminazione fecale, che sono utilizzati per valutare le condizioni igieniche delle acque. Si effettuano inoltre analisi per ricercare microrganismi patogeni come salmonella, shighella, stafilococco, batteri del colera. Tra gli enterobatteri indicatori di contaminazione fecale citiamo l’escherichia coli che è sempre presente nei campioni inquinati da contaminazione

Inquinamento microbiologico

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Smaltimento PlasticaLe plastiche sono costituite da macromolecole dette "polimeri" a loro volta costituite da catene di molecole più piccole, dette invece "monomeri". I differenti tipi di plastica differiscono tra loro per l'aspetto esteriore e la destinazione d'uso, ma hanno in comune alcune caratteristiche ben precise: sono leggere, lavabili, economiche, facilmente malleabili una volta riscaldate, riproducibili in serie e particolarmente funzionali per la conservazione dei cibi. Le materie plastiche più diffuse sul mercato dei prodotti di consumo sono:   • il PE (polietilene): usato per la produzione di sacchetti, cassette, nastri adesivi, bottiglie, sacchi per la spazzatura, tubi, giocattoli, etc.   • il PP (polipropilene): utilizzato per la produzione di oggetti per l'arredamento, contenitori per alimenti, flaconi per detersivi e prodotti per      l'igiene personale, moquettes, mobili da giardino, etc.   • il PVC (cloruro di polivinile): impiegato per la produzione di vaschette per le uova, tubazioni e pellicole isolanti tanto che lo si trova anche tra i      muri di casa, nelle porte, nelle finestre o nelle piastrelle e, addirittura, nelle vesti di carte di credito  • il PET (polietilentereftalato): utilizzato soprattutto per le bottiglie di bibite e di acqua minerale, ma anche per la produzione di fibre sintetiche   • il PS (polistirene o meglio noto come polistirolo): usato per produrre vaschette per alimenti, posate, piatti, tappi, etc.                                     

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Rifiuti di plastica riciclabili:

                                                       

  -  Tutti i contenitori che recano le sigle PE, PET e PVC  -  Contenitori per liquidi  -  Bottiglie per bevande  -  Flaconi per prodotti per l'igiene personale e pulizia per la casa  -  Shampoo, Bagnoschiuma  -  Detersivi  -  Vaschette per il trasporto di cibi  -  Confezioni per alimenti  -  Polistirolo espanso degli imballaggi e simili  -  Borse di nylon  -  Plastica in pellicola

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Attenzione: Questa non è plastica da riciclare!

Tutti i contenitori che non recano le sigle PE, PET e PVC, tutti i contenitori che presentano residui di materiali organici (es.: cibi) o di sostanze pericolose (vernici, colle, etc.), giocattoli, custodie per cd, musicassette e videocassette, piatti, bicchieri e posate in plastica, tubi di dentifricio, bottiglie di olio, rifiuti ospedalieri (es.: siringhe, sacche per il plasma, contenitori per liquidi fisiologici e per emodialisi), beni durevoli di plastica (es.: articoli di casalinghi, elettrodomestici, completi per l'arredo, etc.), articoli per l'edilizia, grucce per appendiabiti.

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Smaltimento Plastica

Tra le ragioni che spingono a fare la raccolta differenziata della plastica si può, senz'altro, annoverare la sua lenta degradabilità. I contenitori in polietilene o in cloruro di polivinile abbandonati nell'ambiente impiegano dai 100 ai 1000 anni per essere degradati, mentre per oggetti apparentemente più inconsistenti, come le carte telefoniche ed i sacchetti, il tempo necessario è almeno 1000 anni. Lo smaltimento della plastica può essere effettuato attraverso il recupero o il riciclo della stessa, dalla quale è possibile non solo ottenere nuovi prodotti, ma anche energia, calore ed elettricità. Il riciclaggio meccanico prevede la trasformazione da materia a materia: la plastica non più utilizzata diventa il punto di partenza per nuovi prodotti. Questa tecnica consiste essenzialmente nella rilavorazione termica o meccanica dei rifiuti plastici.Il riciclaggio chimico prevede il ritorno alla materia prima di base attraverso la trasformazione delle plastiche usate in monomeri di pari qualità di quelli vergini, da utilizzare nuovamente nella produzione. In pratica, i polimeri delle diverse plastiche vengono scomposti nei rispettivi monomeri, attraverso una "produzione al contrario".La plastica non raccolta o non riciclata può essere destinata al recupero energetico mediante il processo di termovalorizzazione. Infatti, dopo uno specifico trattamento di selezione e triturazione è possibile ricavare combustibili alternativi (CDR) utilizzati nei processi industriali (per esempio nei cementifici) e per la produzione di energia termoelettrica.Il recupero energetico prevede di riutilizzare l'energia contenuta nei rifiuti plastici, che le deriva dal petrolio ed è interamente sfruttabile: la plastica infatti ha un potere calorifico paragonabile a quello del carbone.

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Il riciclaggio della plastica e i prodotti derivati

La fase della raccolta differenziata è seguita da quella in cui la plastica è trasportata in balle miste agli impianti di selezione e primo trattamento, dove i diversi prodotti vengono separati manualmente o con un sistema automatico mediante detector. Una volta selezionato, il materiale viene confezionato in balle di prodotto omogeneo e avviato al successivo processo di lavorazione, che consente di ottenere nuove risorse da questi rifiuti.

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Nella maggioranza dei casi, nella fase di selezione dei rifiuti, è possibile suddividere le diverse tipologie in modo omogeneo, ottenendo come risultato del riciclo della "materia prima seconda", così chiamata per sottolineare che le caratteristiche tecniche e chimiche del materiale riciclato sono molto simili a quelle iniziali.

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Riciclando PET, PVC e PE si riescono ad avere nuovi prodotti, per esempio:   •  Da PET, PVC e PE si ottengono, oltre ai nuovi contenitori, fibre per imbottiture, maglioni e indumenti in pile, moquette, interni per auto o       lastre per imballaggi   •  Con il PVC riciclato si possono produrre tubi, scarichi per l'acqua piovana, raccordi e molti altri prodotti del settore edile   •  Con il PE riciclato si ottengono nuovi contenitori per i detergenti di casa o per uso personale, tappi, pellicole per imballaggi, casalinghi e così       via   •  Con la plastica riciclata eterogenea vengono prodotte panchine, recinzioni, arredi per la città, cartelloni stradali

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Curiosità:

  •  La plastica recuperata si può trasformare in energia: con una bottiglia di plastica si può tenere accesa una lampadina di 60 watt per un'ora   •  Con 20 bottiglie è possibile fare un pile   •  Negli ultimi 20 anni l'uso della plastica nelle automobili è aumentato del 114% e si stima che, senza questo materiale, le auto peserebbero 200       kg in più   •  Una bottiglia di plastica può rimanere in acqua o sul terreno da un minimo di 100 anni ad un massimo di 1000   •  Riciclando 1 Kg ( = 25 bottiglie ) di plastica, si risparmiano ben 30 KWh = 300 lampadine da 100 W accese per 1 ora   •  Il 75% del materiale utilizzato per fabbricare una maglietta può essere dato da bottiglie di bevande gassate riciclate

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PACIFIC TRASH VORTEXPACIFIC TRASH VORTEX

Pacific Trash Vortex, noto anche come Grande chiazza di immondizia del Pacifico, è un enorme accumulo di spazzatura galleggiante (composto soprattutto da plastica) situato nell’Oceano Pacifico. La sua estensione non è nota con precisione: le stime vanno da 700.000 km² fino a più di 10 milioni di km², quantunque valutazioni ottenute indipendentemente dall'Algalita Marine Research Foundation e dalla Marina degli Stati Uniti stimino l'ammontare complessivo della sola plastica dell'area in un totale di 3 milioni di tonnellate, nell'area potrebbero essere contenuti fino a 100 milioni di tonnellate di detriti.L'accumulo si è formato a partire dagli anni cinquanta, a causa dell'azione della corrente oceanica chiamata Vortice subtropicale del Nord pacifico , dotata di un particolare movimento a spirale in senso orario, che permette ai rifiuti galleggianti di aggregarsi fra di loro.

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Rifiuti plastici e fotodegradazione Il centro di tale vortice è una regione relativamente

stazionaria dell’Oceano Pacifico al cui centro si accumulano notevoli quantità di rifiuti, soprattutto plastica, e altri detriti, a formare una enorme "nube" di spazzatura che ha assunto l'informale definizione di

Isola orientale di Immondizia o Vortice di Pattume del Pacifico.

I rifiuti galleggianti di origine biologica sono spontaneamente sottoposti a biodegradazione, e in questa zona oceanica quindi si sta accumulando una enorme quantità di materiali non biodegradabili come la plastica e rottami marini. Anziché biodegradarsi, la plastica si fotodegrada, disintegrandosi in pezzi sempre più piccoli fino alle dimensioni dei polimeri che la compongono, la cui ulteriore biodegradazione è molto difficile.

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La fotodegradazione della plastica può produrre inquinamento da PCB(famiglia di composti aromatici prodotti tramite processi industriali, alcuni dei quali simili alle diossine. Per la loro tendenza a bioaccumularsi nell’ambiente sono stati banditi)Il galleggiamento di tali particelle, che apparentemente assomigliano a zooplancton inganna le meduse che se ne cibano, causandone l'introduzione nella catena alimentare. In alcuni campioni di acqua marina presi nel 2001 il rapporto tra la quantità di plastica e quella dello zooplancton, la vita animale dominante dell'area, era superiore a sei contro uno.

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Altre isole oceaniche di rifiuti A seguito di ricerche condotte con una serie ventennale di crociere

scientifiche svolte fra il Golfo del Maine e il Mar dei Caraibi, la ricercatrice Kara Lavender Law ha riscontrato anche nell’Oceano Atlantico un'elevata concentrazione di frammenti plastici, in una zona compresa fra le latitudini di 22°N e 38°N, corrispondente all'incirca al Mar dei Sargassi. Simulazioni al computer hanno individuato due altre possibili zone di accumulo di rifiuti oceanici nell'emisfero meridionale: una nell'oceano Pacifico a ovest delle coste del Cile e una seconda allungata tra l‘Argentina e il Sud Africa attraverso l'Atlantico.

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