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CARTELLA: REV. 0 1 2 3 4 EMISSIONE PROGETTO DEFINITIVO DESCRIZIONE FILE: NOTE: PROT. SCALA: APPROVATO VERIFICATO REDATTO DATA Il presente progetto è il frutto del lavoro dei professionisti associati in Politecnica. A termine di legge tutti i diritti sono riservati. E' vietata la riproduzione in qualsiasi forma senza autorizzazione di POLITECNICA Soc. Coop. GIUGNO '14 ___________ TEDESCHI Politecnica aderisce al progetto Impatto Zero di Lifegate. Le emissioni di CO2 di questo progetto sono compensate con la creazione di nuove foreste. OFFERENTE RESPONSABILE DELLE INTEGRAZIONI SPECIALISTICHE Arch. Gianfranco Tedeschi RESPONSABILE PROGETT. ARCHITETTONICA-URBANISTICA Arch. Gianfranco Tedeschi RILIEVI PLANO-ALTIMETRICI E GEOREFERENZIAZIONE DATI Geom. Stefano Caccianiga PRESTAZIONI TECNICO-CATASTAL I Ing. Massimo Palermo INSERIMENTO PAESAGGISTICO Arch. Fatima Alagna VIABILITA' Ing. Massimo Nunzi Ing. Egidio Rubanu STRUTTURE Ing. Andrea Lucarelli IDRAULICA E RETI IMPIANTISTICHE Ing. Stefano Simonini IMPIANTI ELETTRICI E DI ILLUMINAZIONE Ing. Francesco Frassinetti STUDI AMBIENTALI E GEOLOGICI Dott. Geol. Fausto Pani AGRONOMIA Dott. Agr. Gianfranco Sotgiu Dott. For. Antonio Mario Denti SICUREZZA E ALLESTIMENTO CANTIERE Ing. Egidio Rubanu IMPRESA S.P.E.A. S.r.l. COMUNE DI SORSO APPALTO DI PROGETTAZIONE ED ESECUZIONE LAVORI SULLA BASE DELLA PROGETTAZIONE PRELIMINARE OPERE DI VALORIZZAZIONE DELLA FASCIA COSTIERA DI SORSO ATTRAVERSO INTERVENTI DI INFRASTRUTTURAZIONE A SUPPORTO DELLE ATTIVITA' PRODUTTIVE E TURISMO - L.R. 5/2009 ART. 5 - PROGETTAZIONE MANDATARIA MANDANTI PROGETTO DEFINITIVO _______ Sorso ING. EGIDIO RUBANU DOTT. GEOL. FAUSTO PANI DOTT. FOR. ANTONIO MARIO DENTI DOTT. AGR. GIANFRANCO SOTGIU RELAZIONE ARCHEOLOGICA 12

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CARTELLA:

REV.

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EMISSIONE PROGETTO DEFINITIVO

DESCRIZIONE

FILE: NOTE: PROT. SCALA:

APPROVATOVERIFICATOREDATTODATAIl presente progetto è il frutto del lavoro dei professionisti associati in Politecnica. A termine di legge tutti i diritti sono riservati.E' vietata la riproduzione in qualsiasi forma senza autorizzazione di POLITECNICA Soc. Coop.

GIUGNO '14

___________

TEDESCHI

Politecnica aderisce al progetto Impatto Zero di Lifegate.Le emissioni di CO2 di questo progetto sono compensate con la creazione di nuove foreste.

OFFERENTE RESPONSABILE DELLE INTEGRAZIONI SPECIALISTICHEArch. Gianfranco Tedeschi

RESPONSABILE PROGETT. ARCHITETTONICA-URBANISTICAArch. Gianfranco Tedeschi

RILIEVI PLANO-ALTIMETRICI E GEOREFERENZIAZIONE DATIGeom. Stefano Caccianiga

PRESTAZIONI TECNICO-CATASTAL IIng. Massimo Palermo

INSERIMENTO PAESAGGISTICOArch. Fatima Alagna

VIABILITA'Ing. Massimo NunziIng. Egidio Rubanu

STRUTTUREIng. Andrea Lucarelli

IDRAULICA E RETI IMPIANTISTICHEIng. Stefano Simonini

IMPIANTI ELETTRICI E DI ILLUMINAZIONEIng. Francesco Frassinetti

STUDI AMBIENTALI E GEOLOGICIDott. Geol. Fausto Pani

AGRONOMIADott. Agr. Gianfranco Sotgiu

Dott. For. Antonio Mario Denti

SICUREZZA E ALLESTIMENTO CANTIEREIng. Egidio Rubanu

IMPRESA S.P.E.A. S.r.l.

COMUNE DI SORSO

APPALTO DI PROGETTAZIONE ED ESECUZIONE LAVORI SULLA BASE DELLA PROGETTAZIONE PRELIMINARE

OPERE DI VALORIZZAZIONE DELLA FASCIA COSTIERA DI SORSOATTRAVERSO INTERVENTI DI INFRASTRUTTURAZIONE A SUPPORTO

DELLE ATTIVITA' PRODUTTIVE E TURISMO - L.R. 5/2009 ART. 5 -

PROGETTAZIONE

MANDATARIA

MANDANTI

PROGETTO DEFINITIVO

_______Sorso

ING. EGIDIO RUBANU

DOTT. GEOL. FAUSTO PANI

DOTT. FOR. ANTONIO MARIO DENTI

DOTT. AGR. GIANFRANCO SOTGIU

RELAZIONE ARCHEOLOGICA12

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Opere di valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi di infrastrutturazione a supporto delle attività produttive e turismo – L.R. 5/2009 art. 5.

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INDICE 1 PREMESSA ......................................................................................................................................................... 3

1.1 Il progetto di valorizzazione della fascia costiera di Sorso ........................................................................... 3 1.2 Riqualificazione della nuova litoranea SP 81 ............................................................................................... 3 1.3 Riqualificazione dei pettini ........................................................................................................................... 3

2 FONTI DI RIFERIMENTO .................................................................................................................................... 5 3 POTENZIALE ARCHEOLOGICO ........................................................................................................................ 6

3.1 Documentazione d’archivio e bibliografica ................................................................................................... 6 3.2 Aree di interesse archeologico .................................................................................................................... 6 3.3 La ricognizione archeologica ..................................................................................................................... 10

4 VALUTAZIONE DEL RISCHIO ARCHEOLOGICO ............................................................................................ 12

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1 PREMESSA La fascia costiera del Comune di Sorso, costituita da un complesso paesaggio naturale dato dallo stagno, la

pineta, il sistema di dune, la spiaggia e il territorio agricolo, presenta una bassa densità a livello insediativo, caratterizzata da strutture di tipo turistico o legate all’edilizia privata.

Dal punto di vista amministrativo il litorale di Platamona, compreso fra la Marina di Sorso e la Torre di Abbacurrente verso Porto Torres, appartiene ai comuni di Porto Torres, di Sassari e, in maggior percentuale, di Sorso.

Notevole è l’importanza sia in merito all’aspetto naturalistico-ambientale che a quello economico, date le strutture ricettive e l’afflusso del turismo estivo; il lungomare è infatti caratterizzato1 da 18 km di spiagge senza soluzione di continuità, il cui retroterra è costituito da un ampio campo dunale, dalle forme definite dal vento di maestrale, e interessato quasi integralmente dalla pineta istituita nel terzo decennio del Novecento2. Nel lembo nord-occidentale del territorio comunale parallelamente al litorale è presente lo stagno di Platamona, le cui rive ospitano la riserva naturalistica “Stagno e Ginepreto di Platamona”.

1.1 IL PROGETTO DI VALORIZZAZIONE DELLA FASCIA COSTIERA DI SORSO

La presente relazione è parte integrante della proposta progettuale di valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi di infrastrutturazione del territorio di Platamona. Tale proposta è frutto della mediazione tra le diverse esigenze e si sostanzia nell’individuazione delle priorità e nella definizione degli interventi indirizzati alla rinaturalizzazione degli ambiti dunali, alla soluzione delle problematiche sulla sosta, alla viabilità e all’accessibilità de i pettini; quanto detto si ispira al principio della sostenibilità, rispetto e valorizzazione della risorsa ambientale, al miglioramento delle condizioni di fruibilità delle diverse componenti e alla sicurezza stradale.

Secondo un approccio metodologico di tipo multidisciplinare ed un’analisi delle diverse componenti in gioco, si illustrano i principali interventi contenuti nella proposta progettuale, relativi alla nuova litoranea S.P. 81, che si estende dall’intersezione 1 alla Marina di Sorso, e alla riqualificazione dei pettini 1, 2 , 3 , 6, 7, 8 e 9.

1.2 RIQUALIFICAZIONE DELLA NUOVA LITORANEA SP 81

La proposta progettuale prevede per la nuova litoranea la definizione di una nuova sezione tipo di progetto completamente contenuta nell’attuale sede stradale e la conservazione delle dimensioni della porzione bitumata; la progettazione mediante un processo iterativo del nuovo asse della S.P. 81 al fine di contenere l’ingombro della strada all’interno della sede stradale esistente; attraverso il progetto di rotatorie, la sistemazione delle intersezioni 1, 2, 4 e 5 tra la S.P. 81 e i relativi pettini e la progettazione della nuova pista ciclabile.

1.3 RIQUALIFICAZIONE DEI PETTINI

Con l’obiettivo primario di riqualificare, proteggere, recuperare e rinaturalizzare la fascia costiera del lungomare di Sorso e cogliendo l’importanza strategica di questi elementi che strutturano il territorio, il progetto riorganizza lo

1 Le informazioni sono prese dal PUL di Sorso, alla cui redazione ha collaborato un ampio pool di specialisti. Consultabile al lin k: www.comune.sorso.ss.it%2Findex.php%3Foption%3Dcom_docman%26task%3Ddoc_download%26gid%3D1794%26Itemid%3D186&ei=N7zJUNj1F8TltQaQtYGwCA&usg=AFQjCNETHNiY9ya6cPorCJJkU-sc365Rmg&sig2=vqvvZACKLfqQl7f757VnGQ&bvm=bv.1355272958,d.Yms 2 Regio Decreto 3267/1923, Regolamento di Attuazione 1126/1926.

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spazio pubblico del Lungomare, con soluzioni tecniche che eliminano tutte le discontinuità architettoniche presenti. Si prevede:

- Nel Lungomare/ 1° pettine il progetto riorganizza le funzioni e le relazioni tra i diversi ambito. La parte viabile sarà realizzata secondo una pavimentazione in asfalto ecologico , mentre quella pedonale è prevista in cls colorato e d ilavato;

- Per il 2°e 3° pettini il Progetto propone la riqualificazione dell’ambito attraverso l’eliminazione del sistema viabile ad anello, con la rimozione della superficie bitumata ;

- Il Progetto per il 3° pettine elimina il senso circolatorio intorno alla duna e ridisegna il perimetro dello spazio pubblico;

- Per il 6° pettine un forte arretramento del sistema della sosta automobilistica, realizzando il parcheggio all’interno della sede stradale esistente;

- Il sistema del 7° pettine riorganizza e ridisegna lo spazio destinato a parcheggio;

- Per il pettine 8° e 9° si prevede l’organizzazione complessivo dello spazio pubblico .

Vista simulazione Lungomare – 1° pettine

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2 FONTI DI RIFERIMENTO a) Sistema Informativo Carta del Rischio dell'Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (www.cartadelrischio.it) e PUL (Piano di Utilizzo dei Litorali) del Comune di Sorso.

L’area non è interessata da vincoli fatta eccezione per l’area SIC (Sito d’Importanza Comunitaria) dello Stagno di Platamona (SIC ITB010003) compresa all’interno di un’"oasi permanente di protezione faunistica e di cattura" con D.A. della Regione Autonoma della Sardegna n. 18 del 31.01.19963.

b) Cartografia di partenza

L’area dei lavori è compresa nelle Tavolette dell’Istituto Geografico Militare 180 III NO (Platamona) e 180 III NE (Sorso) e della CTR (Carta Tecnica Regionale) nn° 441140 e la 441150, la cui lettura non ha mostrato la presenza di emergenze o strutture archeologica nell’area dei lavori in esame.

c) Tipologia ed elenco della documentazione archivistica

- Catasti storici:

l’analisi del cosiddetto Catasto de Candia4, ovvero il primo catasto compilato per il Regno di Sardegna nel 1845- 46, ha evidenziato come nell’area in esame non sono citate emergenze archeologiche (nuraghi, chiese etc.) che, quando presenti, erano spesso utilizzati come punti confinari.

- Dati d’archivio della Soprintendenza:

l’archivio della Soprintendenza ai Beni Archeologici per le Provincie di Sassari e Nuoro, non documenta nell’area presenza di tracce archeologiche.

d) Biblioteche

- Biblioteca della Soprintendenza ai Beni Archeologici per le Provincie di Sassari e Nuoro - Biblioteca Comunale di Sorso - Biblioteca del Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione- Università di Sassari - Biblioteca Centrale dell’Università di Sassari

3 Si veda anche http://www.sardegnaambiente.it/documenti/18_77_20080215155200.pdf ; http://it.wikipedia.org/wiki/Stagno_di_Platamona . 4 Archivio di Stato di Sassari, Fondo Cessato Catasto, Comune di Sorso. La cartografia è disponibile in rete ai link http://www.archiviostatocagliari.it:443/utearchivio/alberocarstos.html?open=F44000102NNSS -073TAV01&t=U&pos=1733 (tavolette di rilievo, in particolare i nn.5, 6, 9, 11) e http://www.archiviostatocagliari.it:443/utearchivio/alberocarstos.html?open=F44000101NNSS -072&t=L&pos=1233 (per quanto riguarda le mappe, compilate nei decenni successivi, specialmente le nn° P, Q, R).

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3 POTENZIALE ARCHEOLOGICO L’analisi dei dati e delle informazioni derivanti da documentazione d’archivio, fonti bibliografiche e verifiche sul

terreno ha consentito una valutazione del potenziale archeologico dell’area e degli eventuali impatti del progetto sul patrimonio archeologico.

3.1 DOCUMENTAZIONE D’ARCHIVIO E BIBLIOGRAFICA

I documenti d’archivio e bibliografici escludono presenze archeologiche lungo il tracciato del percorso o nelle immediate adiacenze. I siti archeologici noti non hanno relazioni con la SP 81, ma risultano posizionati lungo la viabilità retrostante (Strada comunale Coiuadda Noa, SP 25, SP 48); è stato pertanto ipotizzato che le antiche vie non transitassero lungo la SP 81 ma seguissero un tracciato più arretrato.

3.2 AREE DI INTERESSE ARCHEOLOGICO

Procedendo in direzione ovest – est le presenze archeologiche più vicine al tracciato del progetto risultano essere le seguenti:

- Necropoli, area produttiva e dispersione di fittili dello stagno di Platamona

- Struttura muraria e tombe di bagni – Domo Cossu

- Area di dispersione di Funtana Pilcaggiu Necropoli, area produttiva e dispersione d i fittili dello Stagno di Platamona

L’area archeologica5 si trova in località Coiuadda Nova, sulla riva meridionale dello stagno di Platamona, a nord della vecchia strada per Porto Torres e ad est dello sbocco del Rio Buddi, 350 -400 m a sud del tracciato della pista ciclabile.

In occasione degli interventi finalizzati alla riqualificazione ambientale “Stagno e Ginepreto di Platamona”, nel corso della realizzazione di un parcheggio, sono emerse tracce di un’ampia area archeologica, oggetto di ricerca stratigrafica, perimetrata da ricognizione archeologica e sottoposta a vincolo archeologico.

A nord della strada è stata messa in luce una necropoli impiantata in uno spesso strato di terreno sabbioso, probabilmente conseguente alle esondazioni dello stagno. Delle 17 sepolture individuate, 16 sono state oggetto di scavo stratigrafico (maggio – agosto 2008); la maggior parte sono risultate della tipologia “in anfora”, due “ a cassone litico” e una “alla cappuccina”, accanto ad alcune sono emerse riduzioni di tombe precedenti. L’analisi dei reperti6, pertinenti a anfore e a dei frammenti di una forma aperta in terra sigillata chiara africana, sembra datare la necropoli fra IV e VII secolo d.C.

5 Il sito, indagato in occasione dell’ adeguamento del PUC di Sorso al PPR, è identificato nel costruendo Mosaico dei Beni Culturali della Regione Sardegna con il Codice ID 90069014. Archivio della Soprintedenza dei Beni Archeologici per le Provincie di Sassari e Nuoro, Prott. 11287 del 17/11/ 1995, 8908 del 19/9/1995; 9808/95; 11287/95. 6 Per una prima notizia sugli scavi vd. A. La Fragola, Sorso. Stagno di Platamona. Campagna di scavo 2008, in “Erentzias. Rivis ta della Soprintendenza per i beni archeologici per le province di Sassari e Nuoro” , Volume I, 2011, pp.328-29.

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Al centro e appena a nord dell’area destinata al parcheggio sono state invece analizzate delle vaschette scavate nell’arenaria e rivestite in cocciopesto, con inclusi frammenti di anfore, probabilmente pertinenti ad un impianto produttivo, allo stato attuale non meglio definibile per cronologia e funzione.

L’analisi topografica ha evidenziato una dispersione di materiali ben più ampia e con caratteri in parte diversi. Nel campo ad est del parcheggio, presso il rudere di una casa rurale nel cui sacco dei muri sono stati reimpiegati embrici, è stata individuata un’ampia area caratterizzata dalla dispersione di materiali litici, quali piccole bozzette in calcare e arenaria e conci squadrati, lacerti di cocciopesto, embrici con tracce di malta e ceramica da trasporto (anfore africane di grandi dimensioni, Keay LXII, anfore orientali), da cucina (ceramica a orlo annerito e patina cinerognola, grezze da fuoco di tradizione nuragica) e da mensa (anforette e ceramica in terra sigillata chiara africana).

La micro-morfologia presenta un’alta densità di anomalie altimetriche, specialmente per una distanza di circa 25 m a est del rudere, dopo la quale diviene più regolare, in concomitanza col diradarsi dei reperti, coincidente forse con l’alone intorno al sito, off-site. Presso la riva dello stagno sono invece stati notati degli allineamenti in direzione nord-sud di grossi blocchi in arenaria e calcare, sommariamente lavorati.

Si può pertanto ipotizzare la presenza di una grande fattoria o di un villaggio rurale fornito di strutture abitative e di impianti di produzione, presumibilmente di olio o vino, dato il considerevole numero di frammenti di anfore rinvenuto e non riferibile alla necropoli. L’ambito cronologico di appartenenza appare quello della tarda antichità (IV-VII sec. d.C.), sebbene durante lo scavo siano stati rinvenuti, come residui, alcuni frammenti di sigillata italica e sud-gallica che suggeriscono una frequentazione di prima età imperiale.

L’area archeologica, dichiarazione di interesse culturale (Decreto 72 del 2/7/2010) coincide con la zona sottoposta allo scavo archeologico, quella del parcheggio, il campo prospiciente a questo a sud della vecchia strada per Porto Torres, dove si estende la necropoli (alcune tombe sempre del tipo “in anfora” sono state messe in luce durante la pulizia e il lieve allargamento della strada per consentire l’accesso ai pullman) e parte del campo ad est, nel quale sia la micro- morfologia che i reperti concorrono a indicare la presenza di strutture sepolte.

Fig. 1 Stagno di Platamona: tombe in anfora

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Struttura muraria e tombe di Bagni - Domo Cossu

Il sito7 , costituito da alcuni ruderi e da una vasta dispersione di materiali fittili e litici, si colloca a sud della SP 48 (“dalla SS 200 alla Sorso Li Pidrizzi”) presso l’imbocco della Strada Comunale “Li Casini”, in un’area pianeggiante coltivata a ortaggi e erbai e degradante a nord verso il mare, nei pressi di un modesto corso d’acqua che sfocia nello stagno di Platamona. La distanza dal tracciato della pista ciclabile è di circa 1650 m verso sud.

Il sito fu già segnalato8 dallo Spano nell’Ottocento per le strutture presenti e per il ritrovamento di un’iscrizione romana9; fu inoltre probabilmente oggetto di scavi archeologici, di cui non esiste documentazione, sia nell’Ottocento che nel corso degli anni 40’ del Novecento.

Il contesto è al momento poco leggibile in quanto coperto da rifiuti e scarti edilizi di epoca contemporanea; inoltre sul lato occidentale è obliterato da una vasca di recente costruzione. Tutto l’insieme misura circa 40 m sull’asse nord-sud e 19 m su quello est-ovest.

La porzione settentrionale, risultando meglio conservata, consente di riconoscere almeno quattro ambienti, in due dei quali è riconoscibile l’imposta della volta a botte della copertura. Le strutture murarie che si conservano in elevato da circa 50 cm a 1 m in tutta la parte meridionale e centrale e arrivano a superare i 2 m all’estremità settentrionale, sono realizzate in opus caementicium, con impasto costituito da conci, pietrame, laterizi e abbondante malta; hanno uno spessore superiore ai 50 cm e sono intonacate con scialbatura in malta.

I ruderi potrebbero essere associati, anche su base toponomastica, alla presenza di ambienti termali appartenenti ad una villa rurale o ad un villaggio, ricordato dall’epigrafe ivi rinvenuta10, che cita la presenza di un genio villaes e di un com(mune) villa(ticorum), identificabile forse con la comunità dell’intero villaggio.11..

In prossimità dei ruderi sono presenti in superficie blocchi squadrati, grossi lacerti di conglomerato cementizio, laterizi, tessere di mosaico e opus sectile sicuramente pertinenti alla struttura.

Per un’estensione circa 4 ha, l’area circostante le strutture presenta una dispersione di laterizi, riconducibile alla presenza di strutture sepolte, e di ceramica, la cui cronologia varia dal I sec. a.C. (frammenti di ceramica a vernice nera e pasta grigia di produzione regionale) fino al VI sec. d.C., (ceramica africana da cucina con orlo annerito, anfore africane di grandi dimensioni, sigillata africana D).

L’assenza di materiale litico da costruzione è riconducibile agli spietramenti utili alla coltivazione estensiva a cui è sottoposta l’area in esame, nonché al riutilizzo, nella realizzazione dei muretti a secco circostanti, di numerosi conci squadrati, elementi architettonici e frammenti di pavimentazione in terracotta e cocciopesto. Gli embrici potrebbero invece rinviare alla presenza di tombe “alla cappuccina” , segnalate in quest’area da dati d’archivio 12 e anche a circa 200 m più a sud, in una zona inaccessibile in quanto recintata.

7 Mosaico dei Beni Culturali della Regione Sardegna, Codice ID 90069016. Archivio della Soprintedenza dei Beni Archeologici per le Provincie di Sassari e Nuoro, Prott. 3229 del 19/4/1991; 11287 del 17/11/1995, 8908 del 19/9/1995; 9808/95; 11287/95. 8G. Spano, “Antichità di Gelithon presso Sorso”, in “Bullettino Archeologico Sardo ossia raccolta dei monumenti antichi in ogn i genere di tutta l'isola di Sardegna”, VI, 1869, p.129; “Sorso”, in “Notizie degli scavi”, I, 1880, pp.96 -97; E. Pais, “Storia della Sardegna e della Corsica durante il periodo romano”, 2, 1999, p.176; Lilliu G., “Scoperte e scavi di antichità fattisi in Sardegna durante gli anni 1948 e 1949”, in “Studi Sardi”, I X, 1949, pp. 556-557. 9 G. Spano “Antichità di Gelithon presso Sorso”, in “Bullettino Archeologico Sardo ossia raccolta dei monumenti antichi in ogni genere di tutta l'isol a di Sardegna”, VI, 1869, p.129 10 CIL X 7856 11 A.Mastino in E.Pais, Storia della Sardegna e della Corsica durante il periodo romano , vol. I, p.50 12 Archivio della Soprintedenza dei Beni Archeologici per le Provincie di Sassari e Nuoro, Prot. 3229, 19/4/1991.

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A circa 150 m a ovest delle strutture, poco a sud di un edificio, si trova una vasca costruita con materiale presumibilmente di reimpiego, fra cui numerosi conci calcarei e elementi litici curvilinei appartenenti ad archi o volte a botte. I frammenti di vetro e ceramica databili al XIX-XX secolo sono legati presumibilmente alla presenza di case rurali.

La perimetrazione del sito archeologico deve in questo caso tener conto di fattori quali la scarsa visibilità archeologica e i ripetuti interventi agricoli che distruggono il sepolto e disperdono le tracce in superficie; inoltre i ruderi sono probabilmente pertinenti, come già sottolineato, ad una villa rurale di periodo romano imperiale, tipo di complesso che poteva raggiungere un’estensione di svariati ettari, superiore quindi ai 750-800 m2 attualmente occupati dalle rovine.

L’area perimetrata in qualità di bene archeologico occupa, pertanto, la superficie interessata dalla maggior dispersione di reperti e il campo a sud che, nonostante non sia stato esaminato in quanto inaccessibile, data la posizione è presumibilmente interessato da strutture sepolte.

Fig. 2. Sito di Bagni-Domo Cossu: panoramica dalla SP 48.

Area di dispersione di Funtana Pulcaggiu

L’area13 è ubicata nella piana costiera che da Sorso va degradando verso il mare a sud della SP 48, presso la fonte omonima, a circa 1500 m a sud del tracciato della pista ciclabile lungo la SP 81. E’ un’area costituita da terreni fortemente sabbiosi e perciò utilizzata per coltivazione intensiva a carattere ortivo, frutticolo o come erbaio. La presenza della sorgente che dà il nome alla zona alimenta un piccolo corso d’acqua emissario dello Stagno di Platamona.

Durante la ricognizione la visibilità è risultata scarsa, con una copertura vegetale del 30% circa; il sito archeologico è stato comunque perimetrato, ma le condizioni di visibilità non hanno reso possibile distinguere tutte le concentrazioni di materiale

Nel campo immediatamente a sud della SP 48 è stata individuata, a fronte di una micro-morfologia piuttosto pianeggiante e regolare, una presenza pressoché costante di ceramica, resti di pasto, laterizi e strumenti litici.

Fra i reperti ceramici la tipologia maggiormente presente è rappresentata dalle grezze da fuoco di epoca pre-nuragica. Databili al periodo romano imperiale sono invece frammenti di anfore africane con schiarimento superficiale, ceramica comune e un esemplare di sigillata africana. Fra gli altri reperti sono invece presenti un nucleo in selce nera e laterizi di epoca romana.

13 Mosaico dei Beni Culturali della Regione Sardegna, Codice ID 95059525.

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COMUNE DI SORSO APPALTO DI PROGETTAZIONE ED ESECUZIONE LAVORI SULLA BASE DELLA PROGETTAZIONE PRELIMINARE

Opere di valorizzazione della fascia costiera di Sorso attraverso interventi di infrastrutturazione a supporto delle attività produttive e turismo – L.R. 5/2009 art. 5.

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A poca distanza dalla strada è stata individuata un’anomalia morfologica coincidente con una dispersione di pietre di piccole dimensioni e laterizi. I reperti faunistici e ceramici si presentavano invece dispersi per tutto il terreno e solo in pochi casi è stato possibile riconoscere delle concentrazioni del raggio di 3-4 m.

Nella parte est del campo la presenza di frammenti ceramici si riduce.

Nel campo a sud, presso la stradina di penetrazione agraria posta ad ovest, non è stata riscontrata presenza di reperti, forse in quanto l’area è stata utilizzata per lo scarico di rifiuti e di scarti di lavorazione. La dispersione prosegue invece al centro del campo, nell’isoipsa più elevata, caratterizzata da malacofauna marina, frammenti di ceramica grezza, laterizi ed embrici con tracce di malta e una punta di freccia in ossidiana; inoltre la micro-morfologia appare maggiormente movimentata, in corrispondenza dei dossi infatti è maggiore il numero di laterizi romani. La dispersione di reperti sembra interrompersi verso sud, in prossimità di un cantiere, momentaneamente fermo, interessato da notevoli movimenti di terra.

Il sito archeologico occupa una superficie di quasi 5 ha e presenta almeno due fasi cronologiche: la prima fase insediativa risale presumibilmente al neolitico, forse alla cultura di Ozieri, 4000-3200 a.C., con tipiche tracce quali resti di pasto, strumenti litici e ceramiche; è molto simile a quelli già noti, sempre in territorio di Sorso, di Pabaranca-Km 15 e Monte Zappino. Anche in questo caso la frequentazione interessa un’area pianeggiante e molto fertile, nei pressi di fonti o corsi d’acqua, non lontano dal mare e molto estesa, sebbene non sia facile distinguere l’area insediativa rispetto ad una frequentazione forse più ampia. Il secondo momento insediativo è invece rico nducibile al periodo romano, con una fase sicuramente databile al V-VII d.C. sulla base dei reperti rinvenuti; è possibile che si tratti di una o due piccole strutture sepolte, identificabili con le due anomalie morfologiche riscontrate nei due campi, costruite in materiale litico di piccole dimensioni e laterizi, con coperture in coppi ed embrici; si tratterebbe dunque di un insediamento rurale, forse una piccola fattoria, risalente al periodo tardo-imperiale.

L’area di pertinenza archeologica è da identificare con quella interessata dalla dispersione di reperti; per quanto riguarda l’area di rispetto del PUC, poiché il sito archeologico è costituito esclusivamente da una dispersione di materiali e sono assenti strutture visibili e incidenti dunque sul paesaggio, non sono state proposte norme di carattere paesaggistico, ma un areale intorno al sito, dove qualunque progetto o intervento deve essere vincolato al parere della Soprintendenza BB.AA. per le Province di Sassari e Nuoro previo controllo archeologico.

3.3 LA RICOGNIZIONE ARCHEOLOGICA

Le azioni legate alla ricognizione sono risultate difficoltose per la scarsa visibilità derivante dalla copertura vegetale delle aree interessate dalla pineta e dal ginepreto di Platamona, dalle dune sabbiose, nonché dal la presenza in vari punti del percorso di discariche di materiale contemporaneo. L’infrastruttura stradale ha con ogni probabilità alterato lo stato dei luoghi, ad esempio con riporti di materiali utili alla sopraelevazione del tracciato viario in presenza di depressioni; altrettanto dicasi per abitazioni , strutture ricettive o sistemi di tubature presenti lungo la strada e in prossimità delle discese a mare.

Tuttavia l’attività di ricognizione ha previsto un alto grado di accuratezza e affidabilità; tutto il tracciato dei lavori parallelo alla viabilità è stato infatti percorso ripetutamente. La ricognizione archeologica presso le aree interessate dal progetto di riqualificazione non ha messo in evidenza elementi, quali strutture, dispersioni di materiali in superficie o anomalie micro-morfologiche, che possano ricondurre alla presenza di ambiti archeologici nel sottosuolo.

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Fig. 3. Lato sud della SP 81, sistema di dune.

Fig 4. Lato sud della SP 81, particolare di scarti edilizi contemporanei ricop erti dal sistema dunale.

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4 VALUTAZIONE DEL RISCHIO ARCHEOLOGICO Il rischio archeologico nell’area di esecuzione del progetto può essere definito di bassa intensità, quanto finora

esposto sottolinea infatti l’assenza di presenze archeologiche lungo il tracciato dei lavori o nelle immediate adiacenze, fermo restando che la condizioni di visibilità durante le attività di ricognizione non sono state ottimali per i fattori di cui sopra. Si suggerisce perciò di affiancare il controllo archeologico alla parte del cantiere relativa ai lavori di scavo, al fine di individuare eventuali tracce archeologiche e dare immediato avvio alle necessarie procedure di tutela.

I documenti del progetto definitivo prevedono scavi relativi alla realizzazione delle opere sulla S.P. 81 e sulle intersezioni della stessa con i relativi pettini; sono legati alla traslazione dell’asse attuale della S.P. 81 verso monte per far spazio alla pista ciclabile bidirezionale lato mare. Il disassamento comporta la costruzione di una porzione di nuova sovrastruttura stradale lato monte, che si traduce nella costruzione di un cassonetto della profondità di 50 cm e di una larghezza variabile dai 50 ai 180 cm. Gli scavi insistono nell’attuale pertinenza stradale costituita da una cunetta in sabbia. Sul lato mare, la costruzione della pista ciclabile e dell’adiacente passeggiata comporterà la creazione di un cassonetto della profondità di 23 cm per una larghezza di 400 cm. Oltre ai sopraccitati scavi, in corrispondenza delle intersezioni della S.P. 81 con i pettini uno, due, quattro e cinque, si prevede la costruzione di rotatorie che include piccoli sbancamenti laterali di sedimenti sabbiosi trasportati dal vento che hanno in parte invaso la sede stradale. La costruzione delle caditoie e dei relativi pozzetti per lo smaltimento delle acque meteoriche prevede scavi a sezione ristretta di tipo puntuale per l’alloggiamento di caditoie delle dimensioni interne di 50 x 50 cm collegate a dei pozzetti di scarico posti sulla passeggiata a distanza di circa 3,00 m.

Mentre la parte interessata da scavi nella riqualificazione ambientale dei pettine è modesta. L’unico ambito da richiamare interessa il lungomare Platamona per la realizzazione dei sottoservizi (scavo medio in sezione obbligata profondità circa cm. 70,0).

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DATA E SOTTOSCRIZIONE ELABORATO

Data 20.06.2014 Impresa S.P.E.A. S.r.l. .......................................................

Progettisti Arch. Gianfranco Tedeschi ................................

Geom. Stefano Caccianiga .................................

Geom. Mauro Pungetti ........................................

Arch. Fatima Alagna ...........................................

Ing. Massimo Nunzi.............................................

Ing. Stefano Simonini .........................................

Dott. Geol. Fausto Pani .......................................

Dott. For. Antonio Mario Denti ...........................

Ing. Egidio Rubanu .............................................