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RETE DI SCUOLE: ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE MISANO ADRIATICO Via Don Lorenzo Milani 12 47843 Misano Adriatico RN ISTITUTO PROFESSIONALE DI STATO PER I SERVIZI ALBERGHIERI E DELLA RISTORAZIONE "S. SAVIOLI" Viale Piacenza 35 47838 Riccione RN ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “DANTE ALIGHIERI” Via Coletti 102 47921 Rimini PROGETTO: CI SI LIBERA INSIEME! RELAZIONE FINALE A.S. 2017/18 Progetto finanziato da:

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RETE DI SCUOLE:

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE MISANO ADRIATICO

Via Don Lorenzo Milani 12 47843 Misano Adriatico RN

ISTITUTO PROFESSIONALE DI STATO PER I SERVIZI ALBERGHIERI E DELLA RISTORAZIONE "S. SAVIOLI"

Viale Piacenza 3547838 Riccione RN

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “DANTE ALIGHIERI” Via Coletti 10247921 Rimini

PROGETTO:

CI SI LIBERA INSIEME!RELAZIONE FINALE A.S. 2017/18

Progetto finanziato da:

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SCUOLE COINVOLTE:

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE MISANO ADRIATICO Via Don Lorenzo Milani 12 - 47843 Misano Adriatico RN

ISTITUTO PROFESSIONALE DI STATO PER I SERVIZI ALBERGHIERI E DELLA RISTORAZIONE "S. SAVIOLI"

Viale Piacenza 35 - 47838 Riccione RN

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “DANTE ALIGHIERI” Via Coletti 102 - 47921 Rimini

PROGETTO FINANZIATO DAL CONSIGLIO DEI MINISTRI, DIPARTIMENTO PER LE PARI OPPORTUNITÀ

Intendendo promuovere la cultura del dialogo e della gestione nonvio-lenta dei conflitti per prevenire ogni forma di violenza (in particolare quella di genere), il progetto “Ci si libera insieme! - Azione di promo-zione della cultura del rispetto e del benessere delle relazioni inter-personali per il contrasto ad ogni forma di violenza contro le donne” si sviluppa su tre istituti scolastici, quali “IC Misano Adriatico”, “IPSSEOA S. Savioli” di Riccione e “IC Alighieri” a Rimini, coinvolgendo 35 classi, 70 docenti e 700 alunni.

Svolgendosi in forma laboratoriale - con tre incontri di due ore sco-lastiche consecutive per classe - il programma utilizza tecniche di animazione e strumenti multimediali utili a fare emergere gli stati d’animo dei ragazzi, coinvolti in prima persona in un dialogo costante e bidirezionale con compagni e operatori. Le attività proposte nei tre istituti sono state caratterizzate da quattro diversi percorsi incentrati su affettività, diversità, prevenzione del disagio e delle dipendenze ed educazione alla pace e gestione non violenta del conflitto.

Avendo come obiettivi il potenziamento delle competenze emotive, la promozione di una corretta informazione sulla sessualità e i cambia-menti legati all’età adolescenziale, fornire ai ragazzi gli strumenti per dare voce ai loro bisogni e disagi interni, migliorare qualitativamente le relazioni dell’ambiente scolastico e conseguire un punto di vista critico sulle nuove dipendenze, le azioni desiderano sviluppare quattro competenze fondamentali:

| valorizzazione di sé e fiducia, per vivere il conflitto in modo meno distruttivo e potenziare la capacità di empatia;

| cooperazione, come modo diverso di affrontare i problemi rispet-to all’abituale confronto competitivo;

| decentramento del punto di vista, per accrescere la propria capacità di mettersi nei panni dell’altro vivendo l’incontro con il diverso senza pregiudizi e come opportunità di arricchimento;

| rappresentazione del conflitto sul piano simbolico per distaccarsi emotivamente dal problema e ristrutturarlo cercando soluzioni lontane dallo schema vincitore-vinto.

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I percorsi proposti all’interno della classi coinvolte sono quattro:

1. Percorso affettività Attraverso questo percorso si accompagnano i ragazzi a prendere co-scienza di alcuni aspetti dell’affettività intesa come capacità di prova-re ed esprimere sentimenti, emozioni, stati d’animo e di come essa sia profondamente connessa al mondo delle proprie relazioni, cercando di analizzare le profonde interconnessioni esistenti tra queste dimensio-ni. I ragazzi prendono coscienza del bisogno di armonia tra le compo-nenti cognitive, emotive e corporee in un’età di profondi cambiamenti che portano l’individuo verso l’età adulta e la formazione della propria identità. Vengono forniti elementi che possano aiutare i giovani a va-lutare la qualità delle loro relazioni così da riconoscere anche i “fattori di rischio” legati al delicato mondo dell’affettività.

2. Percorso sulla diversità Il percorso si articola in 3 incontri di 2 ore, finalizzato alla creazione di coesione all’interno del gruppo classe attraverso la conoscenza re-ciproca e l’apprezzamento delle proprie diversità, il programma im-pronta i suoi incontri sull’ascolto, volendo inoltre stimolare domande personali dei ragazzi per poi trovare risposte collettive attraverso la forza del gruppo classe stesso.

3. Percorso di prevenzione del disagio e delle dipendenze Il laboratorio ha la finalità di fare emergere e sviluppare le compe-tenze emotive e sociali del singolo individuo, indispensabili per una buona e adeguata capacità relazionale.L’affiancamento dell’alunno nell’esplorazione, nell’espressione e nella comunicazione delle proprie emozioni e sentimenti permette di speri-mentare modalità di alfabetizzazione dei sentimenti.

4. Percorso di educazione alla pace e gestione nonviolenta delconflittoCon gestione del conflitto si intende la necessità di formare una capa-cità di relazionarsi in modo positivo con il conflitto indipendentemen-te dalle soluzioni che esso può avere: gestire un conflitto non vuol dire necessariamente risolverlo, ma sviluppare suoi possibili esiti facendo-

lo diventare occasione di crescita. In particolare, all’interno del percor-so si cerca di sviluppare la conoscenza di sé e degli altri, valorizzando sia le proprie che le altrui risorse; di rendere possibile l’accettazione e il rispetto della diversità; di creare un clima relazionale positivo e cooperativo all’interno del gruppo classe; di sviluppare la capacità di leggere la realtà come qualcosa di complesso, senza ridurla alle sem-plificazioni buono/cattivo, nemico/amico.

Assemblee collettive Il progetto si è svolto anche in forma assembleare, con un incontro collettivo di più classi sempre della durata di due ore. Rivolte princi-palmente alle classi quarte e quinte, le assemblee propongonoo un percorso sul tema della violenza di genere, con il fine di alfabetizzare emotivamente i ragazzi, farli riflettere sui temi di rabbia e violenza, dare loro uno spazio dove confrontarsi e apprezzarsi per le proprie diversità, far emergere i loro bisogni e i vissuti conflittuali all’interno della classe per creare coesione all’interno del gruppo.

La metodologiaOgni incontro generalmente si apre con un momento di presentazio-ne e di attivazione (migliorare il grado di conoscenza tra compagni), seguito dall’attività principale (visione film, rappresentazione scene violenza, etc.) e infine dalla riflessione su quanto emerso dall’attività stessa (in forma tradizionale con un dibattito in classe oppure attra-verso le tecniche proprie del Teatro dell’Oppresso per un maggiore coinvolgimento dei destinatari del progetto.)

Le attività proposte sono finalizzate allo sviluppo di alcune competen-ze fondamentali:

| Valorizzazione di sé e fiducia: i giochi di conoscenza valorizzante proposti mirano ad aiutare l’allievo a conoscersi ed apprezzarsi, permettendogli di vivere la situazione di un confitto meno di-struttivo e più disponibile alla ricerca di mediazioni. Mireranno inoltre all’identificazione con l’altro, sviluppando capacità di fiducia ed empatia.

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| Cooperazione: vengono proposte situazioni di tipo cooperativo o competitivo. Cooperare è un modo diverso di affrontare i proble-mi, in quanto l’abito mentale a cui siamo abituati è il confronto competitivo con l’altro.

| Decentramento del punto di vista: la capacità di mettersi nei panni dell’altro è fondamentale nelle relazioni interpersonali so-prattutto nell’incontro con chi è diverso da noi; essa permette di vivere l’incontro con l’altro senza pregiudizi, come un’opportunità di arricchimento, aprendo la strada alla mediazione e all’integra-zione.

| Rappresentazione del conflitto: attraverso la capacità simbolica può realizzarsi quel distacco emotivo e cognitivo dalla realtà che consente la ristrutturazione del problema e la ricerca di soluzioni lontane dallo schema vincitore-vinto. La trasposizione del conflit-to su piano simbolico può essere sviluppata soprattutto attraver-so i linguaggi espressivi.

La metodologia proposta è attiva, in quanto cerca di rendere i desti-natari dei percorsiprotagonisti del processo formativo. In particolare è caratterizzata da un approccio maieutico, che mira a suggerire buone domande che aiutino a sviluppare uno spirito critico piuttosto che offrire risposte già preconfezionate. Infine, la metodologia utilizzata è esperienziale e coinvolge, quindi, tutta la persona, anche il corpo e le emozioni, facendo sperimentare direttamente quanto approfondito. Durante i percorsi si utilizzano in particolare attività di gruppo, role play, giochi di ice-breaking, di relazione, di simulazione, giochi-esercizi e tecniche del teatro dell’oppresso ecc., attraverso le quali si cerca di fare emer-gere il bagaglio conoscitivo che ogni alunno possiede, di riflettere sul-le esperienze, di sviluppare una lettura critica della realtà e capace di coglierne la complessità. Vengono utilizzati dispositivi audio-video per la visione di filmati, ascolto di canzoni e uso così di supporti più vicini al mondo dei giovani adolescenti di oggi.

LE ESPERIENZE NELLE SCUOLE

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ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE MISANO ADRIATICO

L’Istituto Comprensivo Statale di Misano Adriatico ha visto il progetto prendere vita in 14 classi, prime, seconde e terze, attraverso la realiz-zazione di incontri, da settembre a dicembre di due ore ognuno, per il Percorso sull’affettività e sulla prevenzione del disagio e delle dipen-denze: “Diversamente uguali”, Percorso sulla diversità.

CLASSI PRIME

Il progetto ha coinvolto tre classi prime nella partecipazione a tre in-contri di due ore ognuno. Il primo percorso laboratoriale ha visto una prima fase di presentazio-ne dei partecipanti, rispondendo alle domande poste dagli educatori: “chi sei? come stai? da dove vieni?”Sul pavimento gli educatori hanno appoggiato fogli colorati per la rap-presentazione dei diversi sentimenti, la rappresentazione grafica delle emozioni permette ai ragazzi di raccontare se stessi ed ascoltare gli altri, scegliendo i diversi colori. Successivamente è stato realizzato un momento ludico insieme: i par-tecipanti in piedi, in cerchio, pronunciano il proprio nome e mimano un “gesto”, poi ripetuto dall’intero gruppo.Al termine, quando tutti i partecipanti hanno pronunciato il proprio nome e mimato il gesto, i formatori chiedono ad ognuno di ricordare e rieseguire il gesto realizzato da un compagno. Questo momento ricre-ativo sottolinea l’importanza e il valore dell’ascolto dell’altro.

Il secondo incontro viene strutturato seguendo le seguenti fasi so-stanziali: l’educatore di riferimento riprende le tre regole e i passaggi del percorso laboratoriale, introducendo il tema centrale, grazie alla lettura della definizione della parola “rispetto”, secondo l’origine eti-mologica della parola. I partecipanti riportano volontariamente le esperienze personali ri-guardanti la parola in oggetto.Una seconda fase viene dedicata alla presentazione dei partecipanti rispondendo alle domande: “chi sei? come stai? racconta un episodio in cui ti sei/non ti sei sentito rispettato”.

I partecipanti vengono coinvolti con l’invito a presentare esempi con-creti e situazioni riguardanti la gestione del rispetto. La definizione fornita dai ragazzi è molto interessante: “rispetto, sen-timento che nasce dalla stima dell’altro. Far dire una cosa bella su chi è “al centro” in quel momento. Se ci sentiamo ascoltati nasce la stima, il ragazzo stimato si sente protagonista”.

L’ultimo incontro inizia con una fase iniziale riguardante la presenta-zione dei partecipanti e il racconto di un episodio gli studenti si sono sentiti “protagonisti”, considerando protagonista la persona che sa ascoltare e valorizzare l’opinione dell’altro.L’incontro procede poi con lo sviluppo di un’attività che permetta ai ragazzi di comprendere il valore della compartecipazione, l’attività ri-creativa della realizzazione del puzzle rende la rappresentazione della classe come le “tessere di un puzzle”, poiché serve il contributo di ogni suo membro per costruire il disegno.I formatori chiedono ai ragazzi di descrivere i propri bisogni, la classe risponde più volte evidenziando il bisogno di collaborazione. La parola scelta dai ragazzi viene scritta su un foglio, i partecipanti vengono coinvolti dagli educatori nel percorso di riflessione riguar-dante il proprio contributo nella realizzazione dell’obiettivo indicato nel foglio (la collaborazione all’interno del gruppo classe). Il formatore strappa il foglio in tanti pezzetti, quanti sono i ragaz-zi e ne viene consegnato un pezzetto ad ogni ragazzo come simbolo dell’impegno preso.

CLASSI SECONDE

Il progetto ha visto il coinvolgimento di sei classi seconde, le quali hanno partecipato ad un percorso suddiviso in tre momenti sostanzia-li, adottando sempre il setting della classe “a cerchio”, con i banchi all’esterno. Il primo incontro, come consuetudine, vede la presentazione delle ca-ratteristiche sostanziali del progetto e la definizione del patto forma-tivo con il gruppo classe. Dichiarate e scelte le tre regole base del progetto “Ascolto, Rispetto e Compartecipazione”, ogni ragazzo viene inviato a rappresentare grafi-

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camente un disegno che raffiguri la propria persona. La prima fase di presentazione e alfabetizzazione emotiva desidera rispondere alle domande: “chi sei? come stai? cosa hai rappresentato sul disegno?” Il primo incontro termina con la lettura, attraverso la LIM, della favola “Uno scricciolo di nome Nonmimporta1” redatta da Erickson.

La fase iniziale del secondo incontro desidera approfondire le tre rego-le essenziali per la comunicazione, unitamente al valore ed al messag-gio della favola.Il percorso laboratoriale procede con la fase della presentazione/alfa-betizzazione emotiva, ponendo ai ragazzi le domande “chi sei? come stai? in quale episodio hai detto non mi importa?” L’incontro termina chiedendo ai ragazzi di trovare uno spazio comodo per disegnare liberamente, compilando diverse schede riguardanti le emozioni, tratte da “Disegnare le emozioni” di Sunderland2. L’ultimo incontro con le classi seconde prende avvio con la fase di pre-sentazione/alfabetizzazione emotiva dei giovani, analizzando le parti sostanziali della favola proposta. Gli educatori hanno in seguito animato una serie di “quadri” nei quali i ragazzi, su indicazione dei formatori, potevano porre al centro alcuni interrogativi spontanei, e il resto dei compagni avevano il compito di dire il motivo per cui secondo loro i propri compagni si erano posti que-sti interrogativi oppure una possibile soluzione alla domanda posta.

1 “Uno scricciolo di nome Nonmimporta”, la favola parla di un bambino che rimane impassibile di fronte alle situazioni, anche quelle più difficili. Mostra sempre di avere coraggio e dice “Non importa”, incontra una serie di ostacoli, ma non offre mai il giusto peso alle proprie emozioni. Le proprie avventure ed i sentimenti inespressi iniziano a coinvolgere anche le persone che lo circondano. Solo l’arrivo di uno spiritello aiuta Nonimporta a comprendere l’importanza dei propri sentimenti, i quali devono essere giustamente espressi, insieme alle emozioni quotidiane. Nonimporta impara così ad esprimere le proprie emozioni, a parlarne con gli altri e a dire “Mi importa”.

2 Attraverso il disegno, le attività presentate in questo volume aiutano a identificare i sentimenti personali più nascosti e a scoprire come possono essere affrontati e risolti con successo. Il libro può essere utile anche a tutti coloro che desiderano capire meglio la propria vita emozionale utilizzando una serie di strategie creative originali. Le attività presentate, ciascuna delle quali è introdotta da una parte metodologica a cui segue il materiale grafico, propongono una serie di esercizi basati su immagini e disegni che hanno lo scopo di aiutare a chiarire le esperienze emozionali, le questioni relazionali e i problemi personali del soggetto, e a formularli sotto forma di affermazioni psicologicamente positive, di tipo verbale e non verbale.

Il percorso termina lasciando alla classe una fotocopia con l’immagine del protagonista della favola, come segno per ricordarsi di trasformare i propri “non mi importa” in “mi importa”.All’interno di una classe seconda, in ottima sintonia con gli educatori, vista la disponibilità degli insegnanti e il forte desiderio degli studenti di approfondire le proprie domande e preoccupazioni, spesso legate al momento dell’adolescenza, è stato attivato un incontro aggiuntivo della durata di due ore.

CLASSI TERZE

Nelle classi terze, affrontando il tema dell’affettività e della sessua-lità, sono state adottate delle metodologie diverse rispetto alle tra-dizionali lezioni frontali e domanda/risposta scritta: la classe è stata allestita a cerchio, favorendo così il brainstorming, lo spazio vitale e la raccolta delle domande dei ragazzi, scaturite anche in seguito alla visione di un video cartonato sul tema. Per gli alunni di tale grado l’obiettivo – raggiunto con una portata diversa a seconda delle speci-ficità di ogni classe- era quello di scoprire a che grado di conoscenza e maturità essi fossero nei riguardi del tema trattato, facendoli infine riflettere su un possibile percorso di vita sano nelle loro relazioni con parenti, amici, fidanzate/i e loro stessi.

Le classi terze hanno partecipato a tre incontri laboratoriali, ciascuno della durata di due ore, afferenti al Percorso “Affettività”. Nel primo incontro il setting della classe è “a cerchio”, ponendo i banchi all’esterno della stanza. I formatori presentano il progetto e definiscono il patto formativo con il gruppo classe, indicando le tre regole base del progetto, quali “Ascolto, Rispetto e Compartecipazio-ne”, come modalità adottata in precedenza, l’incontro iniziale deside-ra fornire gli elementi sostanziali della alfabetizzazione emotiva degli studenti partecipanti. Ampia importanza viene dedicata ad attività di Brainstorming sulle parole “Sessualità” e “Affettività”.Il secondo incontro riprende le tre regole sostanziali per permettere l’instaurazione di un clima di condivisione e reciproco ascolto, e le caratteristiche essenziali dell’alfabetizzazione emotiva, chiedendo ai

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ragazzi di descrivere il proprio stato d’animo e le proprie passioni. Nella fase successiva gli educatori animano un momento introspetti-vo, lo “spazio vitale”, con l’obiettivo di rendere i ragazzi consapevoli e coscienti delle proprie relazioni attraverso la visualizzazione di queste ultime su un foglio.

In conclusione i formatori raccolgono domande, dubbi o perplessità sul tema “Affettività-Sessualità” in forma anonima attraverso l’utiliz-zo di bigliettini realizzati dai ragazzi. Il setting, anche in questa ultima fase dell’incontro, rimane a cerchio, in quanto luogo emblematico per permettere l’ascolto e la partecipa-zione di tutti.

Il terzo incontro all’interno delle classi terze utilizza, in fase iniziale, l’ampliamento della fase di alfabetizzazione emotiva, ponendo nuove domande ai partecipanti, che possano coinvolgere i beneficiari stessi e le loro emozioni.

Successivamente viene proiettato il cortometraggio dal titolo “cervel-lo diviso”, come introduzione per una rilettura del progetto, attraverso le tre regole iniziali, tre sfere che compongono il nostro essere (razio-nale, emotiva e corporea) e i cinque sensi. L’incontro si conclude, sempre utilizzando il setting “a cerchio”, con la condivisione e la lettura delle domande poste dai ragazzi. Questa fase conclusiva rappresenta un momento di importanza sostan-ziale per poter analizzare insieme ai giovani partecipanti gli obiettivi e i risultati conseguiti nel percorso laboratoriale realizzato insieme.

All’interno di una classe terza, in ottima sintonia con gli educatori, vista la disponibilità degli insegnanti e il forte desiderio degli studenti di approfondire le proprie domande e preoccupazioni, spesso legate al momento dell’adolescenza, è stato attivato un incontro aggiuntivo della durata di due ore.

Gli educatori hanno proseguito la fase di presentazione/alfabetiz-zazione emotiva, realizzata nei momenti precedenti, animando uno “spazio vitale di classe”, all’interno del quale i partecipanti potessero

relazionarsi con i compagni per giungere ad una comprensione dei rapporti interni.

Successivamente i formatori hanno ripreso le domande che erano sta-te scritte dai ragazzi ed hanno utilizzato al meglio tutto il tempo rima-nente per parlare e cercare direttamente con i beneficiari le risposte ai quesiti.

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ISTITUTO PROFESSIONALE DI STATO PER I SERVIZI ALBERGHIERI E DELLA RISTORAZIONE “S.SAVIOLI”.

L’Istituto Alberghiero Savioli ha visto il progetto prendere vita in classi prime e seconde, gli incontri si sono svolti tutti i lunedì dal 25 settem-bre al 20 novembre e tutti i mercoledì dal 27 settembre al 29 novembre, attraverso la realizzazione del Percorso sull’affettività e sulla preven-zione del disagio e delle dipendenze: “Diversamente uguali”.Il aboratorio ha la finalità di fare emergere e sviluppare le competenze emotive e sociali del singolo individuo, indispensabili per una buona e adeguata capacità relazionale.L’affiancamento dell’alunno nell’esplorazione, nell’espressione e nella comunicazione delle proprie emozioni e sentimenti permette di speri-mentare modalità di alfabetizzazione dei sentimenti.

Nel primo incontro, dopo aver presentato il progetto e il patto formati-vo alla classe, sono state scelte le regole del progetto - quali “Ascolto, rispetto e compartecipazione” – ed è stata ascoltata una canzone ine-rente al tema della violenza. L’alfabetizzazione emotiva dei ragazzi si è svolta chiedendo ai ragazzi di rispondere alle domande “chi sei?”, “come stai?” e “da dove vieni?” e domandando loro di riflettere sul testo della canzone. In conclusio-ne, è stato messo in atto un brainstorming sulla parola “diversità”. Il secondo incontro ha preso avvio con un dibattito partito dalla do-manda iniziale posta dagli educatori: “Cosa abbiamo pensato durante la settimana in merito al primo incontro?”, seguita dall’alfabetizza-zione emotiva dei ragazzi realizzata attraverso le domande “chi sei?”, “come stai?” e “racconta un episodio di rabbia gestito esploso”.

Prima di concludere con domande inerenti al tema, poste in forma anonima dai ragazzi attraverso dei bigliettini, gli operatori hanno ani-mato un gioco di ruolo riguardante possibili situazioni familiari, razzi-smo e altre circostanze potenzialmente problematiche.

L’ultimo incontro è stato aperto dalle domande “chi sei?”, “come stai?” e “un tuo pregio e un tuo difetto”: le risposte degli alunni sono

state trascritte alla lavagna, al fine di dare una panoramica dei punti di forza e di debolezza interni alla classe e per spronare i ragazzi a tenerli presente nella costruzione del gruppo classe stesso. Successi-vamente sono state rilette le domande scritte dai ragazzi nell’incontro precedente per cercare risposte comuni.

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SCUOLA SECONDARIA DI I° GRADO “DANTE ALIGHIERI”

Obiettivo del percorso: promuovere la cultura del rispetto, del dialogo e il benessere delle relazioni interpersonali nelle nuove generazioni per contrastare ogni forma di violenza. In particolare, attraverso le attività proposte, si è cercato di porre le basi per la formazione dei cittadini in grado di mediare e di gestire i conflitti che abitano la nostra quotidianità.I laboratori di educazione alla pace e gestione nonviolenta del conflit-to hanno coinvolto quattro classi per una durata di tre incontri di due ore per ciascuna classe. Durante questi percorsi è stata utilizzata una metodologia attiva in quanto gli alunni, oltre ad essere i destinatari del progetto, sono anche i protagonisti attivi del percorso formativo. Si è cercato quindi di promuovere quelle competenze dinamiche che aiutano a prender coscienza di sé, degli altri e del proprio agire e a tal fine sono state proposte attività in grado di favorire lo scambio e il confronto, come lavori di gruppo, giochi di ice-breaking, di relazione, di simulazione e di ruolo.

Descrizione degli incontri

1° INCONTRO

Introduzione al conflitto e valorizzazione di sé e degli altri

| Presentazione dei formatori e del percorso | Esercizio-gioco di de-meccanizzazione: Tolmin | Attività della linea | Gioco di simulazione: il dilemma del prigioniero | Debriefing e riflessione sull’esercitazione

Il primo incontro è finalizzato alla conoscenza reciproca e alla descri-zione della tematica del conflitto. I formatori presentano brevemen-te le attività realizzate dall’Ente Consorzio Condividere Papa Giovanni XXIII e il percorso proposto alle classi. In seguito, per destrutturare il

setting scolastico, vengono allontanati i banchi, ci si dispone in cer-chio con le sedie ed inizia un gioco rompighiaccio tratto dal Teatro dell’oppresso: Tolmin (cfr. Boal, A. Il poliziotto e la maschera, La Meri-diana 2009).

Agli alunni viene in seguito proposta un’attività di conoscenza simile ad una delle attività proposte dall’insegnate americana Erin Gruwell, famosa per il suo metodo pedagogico che ha portato alla pubblicazio-ne di Freedom Writers Diary (cfr. www.freedomwritersfoundation.org). Viene chiesto agli alunni di disporsi su due file parallele, tracciando una linea al centro della stanza, e chiedendo loro di rispondere alle domande attraverso lo spostamento del corpo: in caso affermativo i partecipanti si avvicinanao alla linea centrale e in caso negativo ri-mangono fermi sul posto. Ad esempio è stato chiesto: “Si avvicini alla linea chi pensa che prendere in giro qualcuno sia divertente”. In que-sto caso in una classe si è avvicinato un bel gruppetto di maschi. Alla domanda successiva è stato chiesto: “Si avvicinino quelli a cui non piace essere presi in giro”, e in questo caso si è avvicinato solamente uno dei ragazzi che si era avvicinato prima. L’attività è servita dun-que a prendere coscienza di alcuni atteggiamenti rispetto a tematiche come il rispetto, l’ascolto e il conflitto. Inoltre in alcune classi sono emersi aspetti che non tutti i compagni conoscevano e sono stati mes-si in evidenza altri aspetti che accumunavano alcuni compagni.

Successivamente la tematica del conflitto è stata approfondita attra-verso il “dilemma del prigioniero”, un’attività di simulazione che uti-lizza un modello tipico della teoria dei giochi.I ragazzi sono stati divisi in due squadre che non potevano comuni-care tra loro, ogni squadra aveva a disposizione una busta con due cartellini di due colori diversi. Ad ogni giocata dovevano scegliere qua-le colore giocare e in base a determinate combinazioni acquistavano punti o li perdevano. L’obiettivo del gioco era vincere e quindi fare più punti possibile. In realtà in tutte le classi entrambe le squadre hanno ottenuto dei punteggi negativi.Questa attività ha permesso di simulare quanto avviene nel conflitto. Le due squadre si sono dovute confrontare con due tipi di strategie, una competitiva ed una comparativa, e scegliere quella che poteva

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portar loro una maggior convenienza.In ogni squadra inoltre è stato chiesto a due alunni di non partecipare ma di fare il ruolo di osservatori: uno si è appuntato alcune “frasi cele-bri” emerse durante il gioco e l’altro ha rappresentato i flussi di dialo-go per mettere in evidenza la comunicazione all’interno della squadra.Al termine dell’attività gli educatori hanno accompagnato la classe nella rielaborazione dell’esperienza ed è stato chiesto ai partecipanti di far emergere tutti gli elementi utili del gioco e di trarre considera-zioni sul risultato. Il gruppo ha discusso insieme su chi fosse il vincito-re e, dopo un primo momento in cui ogni squadra cercava di accapar-rarsi ad ogni costo la vittoria, hanno concluso che in realtà nessuno di loro aveva vinto.

Gli osservatori hanno poi riportato al gruppo classe le loro osserva-zioni. Tra le frasi appuntate sono emerse: Al massimo perdiamo… No bisogna vincere!; Ho sentito che hanno giocato rosso!; Facciamo pari o dispari? No scelgo io!; Io non mi sono ancora arreso; Usiamo una strategia! L’altro osservatore, invece, ha mostrato i propri grafici con i flussi di dialogo, spesso più marcati in direzione di alcuni compagni. Accanto ai grafici, erano appuntate alcune frasi come: Tutti parlano con tutti, soprattutto con Samuele; C’è chi non ha mai parlato. Inoltre a un tratto un alunno ha proprio ammesso: Da un certo punto in poi non ci siamo più ascoltati.

Quest’attività ha quindi permesso agli alunni di sperimentare diret-tamente alcuni aspetti e fattori determinanti nel conflitto come la fiducia, la comunicazione e le strategie.

2° INCONTRO

L’escalation del conflitto e la violenza

| Esercizio-gioco di de-meccanizzazione: Tutti quelli che | Il barometro della violenza | Proiezione del film “Strane storie” | Debriefing sul film: riflessioni sulla violenza e le sue forme.

Nel secondo incontro sono state affrontate le tematiche dell’escala-tion del conflitto e della violenza. Dopo una breve attività rompighiac-cio, è stato proposto loro un’attività per approfondire il tema della violenza: il barometro della violenza. Gli educatori hanno tracciato con lo scotch una linea in mezzo all’aula che rappresentava una sorta di barometro i cui estremi indicavano “violento” e “nonviolento”. I for-matori hanno letto situazioni in cui sono rappresentati diversi tipi di violenza (fisica, psicologica, verbale) ed è stato chiesto agli alunni di posizionarsi rispetto a questa linea in base a quanto consideravano violenta l’azione proposta. È stato interessante notare che in tutte le classi i partecipanti hanno fatto fatica a definire violente alcune azio-ni. In una classe, proprio in seguito alla lettura di questa situazione, è nata un’interessante discussione sul rispetto e sull’ascolto reciproco.

In seguito, per approfondire ulteriormente la tematica della violenza, gli educatori hanno proposto la visione di una parte del film “Strane Storie” chiedendo agli alunni di appuntarsi le frasi e le azioni violente che notavano. Nel film si racconta di un conflitto tra due famiglie che vivono all’interno dello stesso condominio, questa contesa inizia con “occhiatacce” e continua con atti di violenza fino ad arrivare al finale surreale della distruzione reciproca. Nel film vengono messi in evi-denza stereotipi e pregiudizi legati principalmente al livello sociale e vengono mostrati i diversi livelli di violenza. Nel debriefing successivo sono state analizzate le scene osservate e i ragazzi hanno messo in evidenza che la cosa che emerge chiaramente è l’aumentare delle sce-ne di violenza e dell’attrito tra le due famiglie protagoniste. Gli alunni hanno notato che le due famiglie non si sono mai rivolte la parola e che il tutto sia partito da occhiatacce. Un alunno ha osservato: Se si fossero parlati, non sarebbe andata così. Tra le parole chiave riferite al conflitto sono emerse: paura, superiorità, insicurezza, diversità e mancanza di comunicazione. È stato poi chiesto loro se gli capitasse di vivere l’escalation presentata nella vita di tutti i giorni e molti hanno detto di averne esperienza nei conflitti con i compagni, i genitori e soprattutto i fratelli.

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3° INCONTRO

La rappresentazione del conflitto e la sua risoluzione

| Attività rompighiaccio: Palma ed elefante | Attività delle zattere competitive | Teatro forum | Attività delle zattere cooperative | Verifica finale

Anche il terzo incontro è iniziato con un gioco rompighiaccio: Palma ed elefante. In seguito è stato proposto ai ragazzi l’attività delle zattere competiti-ve, ossia il classico gioco delle sedie ma con i fogli di giornale al posto delle sedie. Quando la musica partiva, tutti i ragazzi camminavano in cerchio attorno ai fogli e quando la musica si fermava, ognuno doveva saltare sopra un foglio; chi rimaneva fuori veniva eliminato. Al termine, in un piccolo debriefing, le strategie utilizzate sono state analizzate insieme con l’aiuto dell’educatore, appuntando alcune pa-role chiave. Durante il gioco si è scatenata fortemente la competizione e tra le parole chiave che sono emerse riportiamo tensione, ansia ed esclusione.

Successivamente la classe ha provato a rappresentare alcune scene di conflitto e a trovare possibili risoluzioni attraverso il teatro forum, una delle tecniche del Teatro dell’oppresso. Gli alunni sono stati invitati a scegliere alcune scene di conflitto in cui fossero chiari i ruoli dei per-sonaggi, in particolare quelli dell’oppresso e dell’oppressore. La mag-gior parte delle situazioni erano riferite a scene di conflitto avvenute tra compagni, in classe o sull’autobus e quasi tutte riportavano atti di prepotenza o prese in giro. Un gruppetto ha drammatizzato la situa-zione di conflitto e il resto della classe ha cercato, a turno, di proporre soluzioni alternative per trasformarlo prendendo direttamente il posto di uno dei personaggi all’interno della scena. Ad esempio in molte delle soluzioni proposte i ragazzi hanno provato ad intervenire cercan-do di instaurare un dialogo per prevenire gli atti di violenza. Questa

tecnica ha permesso di analizzare meglio i conflitti rappresentati e di ipotizzare delle soluzioni possibili. Rappresentare il conflitto infatti ha avuto il vantaggio di spostare su un piano simbolico l’oppressione per leggerla con maggiore distacco e lucidità.

Successivamente è stata ripresa l’attività delle zattere competitive nella sua versione cooperativa. In questo caso l’attività è rimasta la stessa con un obiettivo diverso: quando si fermava la musica, tutti do-vevano rimanere sopra i giornali e nessuno veniva eliminato. In questo caso, nel debriefing successivo, sono emerse parole chiave differenti e totalmente positive: collaborazione, divertimento, unione, partecipa-zione, squadra e aiuto reciproco. L’attività ha quindi messo in evidenza che collaborare conviene in quanto il beneficio va a tutti e facilita il raggiungimento dell’obiettivo.

In conclusione del percorso i ragazzi sono stati invitati a ripercorrere con la memoria le attività svolte, incontro per incontro, e ad esprimere un pensiero da fissare poi su un cartellone tramite post-it. I ragazzi sono stati invitati a scegliere tra i seguenti stimoli di riflessione:

| un dubbio rimasto aperto | una parola chiave | mi è piaciuto particolarmente perché | non mi è piaciuto particolarmente perché | è servito a | non è servito a

Riportiamo di seguito alcune riflessioni emerse:

| questo progetto mi è servito a conoscerci meglio e ad arrabbiarci di meno;

| è servito ad unirci; | attraverso questo progetto abbiamo rafforzato il nostro rapporto; | felicità, unione, leggerezza, liberazione, sincerità; | mi è servito a capire cosa fare per non fare arrabbiare i miei amici;

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| mi sono sentito più libero perché ho detto quello che pensavo; | mi è servito a ravvicinare alcuni rapporti; | è stato utile per vivere meglio insieme.

I RISULTATI

I risultati del progetto “Ci si libera insieme!” all’interno delle tre scuo-le coinvolte rispondono in modo attento e preciso agli obiettivi definiti in fase progettuale: ampia importanza è stata dedicata alle attività di Alfabetizzazione emotiva dei ragazzi, accompagnando gli stessi nel-la riflessione sui temi della rabbia e della violenza, specialmente la violenza di genere. Gli educatori ritengono infatti necessario avere conoscenza e dare un nome ai propri stati d’animo come base per un vivere sereno.

Le classi hanno trovato uno spazio totalmente includente nel quale confrontarsi, conoscersi e apprezzarsi anche per le proprie diversità, un luogo in cui gli studenti potessero fare emergere, eventuali vissuti conflittuali, anche all’interno del gruppo classe, al fine di poter giun-gere ad una rielaborazione condivisa.All’interno delle classi coinvolte sono stati creati ottimi momenti di ascolto e dialogo, creando una situazione di coesione di importanza sostanziale che rispondesse alle regole alla base del rapporto fra pari, “Rispetto, Ascolto e Compartecipazione”.

Grazie ai percorsi laboratoriali all’interno della classi, si è riusciti a far emergere domande personali riguardanti i ragazzi stessi, per poi cer-care possibili soluzioni come gruppo classe, senza proporre unicamen-te soluzioni non condivise, facendo sperimentare la forza del gruppo.

Si ringraziano le scuole e gli insegnanti per il supporto e il valore offerto al progetto. Comunità Papa Giovanni XXIII Servizio Educazione e [email protected]. +39 340 363101

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CI SI LIBERA INSIEME!

RETE DI SCUOLE:

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE MISANO ADRIATICO Via Don Lorenzo Milani 12 - 47843 Misano Adriatico RN

ISTITUTO PROFESSIONALE DI STATO PER I SERVIZI ALBERGHIERI E DELLA RISTORAZIONE "S. SAVIOLI"

Viale Piacenza 35 - 47838 Riccione RN

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “DANTE ALIGHIERI” Via Coletti 102 - 47921 Rimini