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ISTITUTO COMPRENSIVO “N. BERTHER” SAN ZENO NAVIGLIO - MONTIRONE Piazza Marconi,2 25010 San Zeno Naviglio (Brescia) Tel. 030 - 2161097 Fax 030 - 2168154 c.f. 98110970179 e-mail [email protected] – bsic84500v@ PROGETTO ACCOGLIENZA D’ISTITUTO Index: Alunni Infanzia Alunni Primaria Alunni Secondaria Alunni DSA Alunni Disabili Alunni Stranieri

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IISSTTIITTUUTTOO CCOOMMPPRREENNSSIIVVOO ““ NN.. BBEERRTTHHEERR”” SSAANN ZZEENNOO NNAAVVIIGGLLIIOO -- MMOONNTTIIRROONNEE

Piazza Marconi,2 25010 San Zeno Naviglio (Brescia)

Tel. 030 - 2161097 Fax 030 - 2168154 c.f. 98110970179

e-mail [email protected] – bsic84500v@

PROGETTO

ACCOGLIENZA

D’ISTITUTO

Index:

Alunni Infanzia

Alunni Primaria

Alunni Secondaria

Alunni DSA

Alunni Disabili

Alunni Stranieri

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INDICE

INTRODUZIONE…………………………………………………………………………………………………….pag. 03

SCUOLA DELL’INFANZIA DI MONTIRONE…………………………………………………………...pag. 06

SCUOLA PRIMARIA DI SAN ZENO NAVIGLIO E MONTIRONE………………………….….pag. 10

SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO DI S. ZENO N. E MONTIRONE……..…..pag. 12

PROTOCOLLO ACCOGLIENZA DISLESSIA E DSA ….………………………………….………..pag.14

PROTOCOLLO DI ACCOGLIENZA ALUNNI DISABILI…………………………………………….pag.19

PROGETTO ACCOGLIENZA ALUNNI STRANIERI…………………………………………………..pag.21

PROGETTO D’ISTITUTO PER L’ACCOGLIENZA E L’ALFABETIZZAZIONE……………..pag.28

PROGETTO D’ISTITUTO PER L’ACCOGLIENZA E L’INSERIMENTO DEGLI ALUNNI ROM

…………………………………………………………………………………………………………………………… …pag.33

ALLEGATI……………………………………………………………………………………………………………….pag.36

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INTRODUZIONE

“Accoglienza” è una parola densa di significati e apre riflessioni che possono essere esemplificative di un modo di intendere la relazione educativa. Per questo l’accoglienza non inizia e non finisce in una fase dell’anno, né si può limitare ad alcuni momenti della giornata: è piuttosto un modo di essere dell’adulto nella relazione con il bambino, è un metodo di lavoro che può improntare tutta l’organizzazione della scuola, dagli spazi alle relazioni con le famiglie. L’accoglienza è il risultato di un progetto educativo che richiede intenzionalità, condivisione e può rappresentare un’idea chiave del fare scuola. La sua finalità è rendere ottimale l’impatto dell’alunno con l’istituzione scolastica e porre le basi per una frequenza serena e proficua, dal momento che l’accoglienza non può essere delegata al singolo docente ma al team scolastico in collaborazione con le famiglie.

Obiettivi per il I anno di ogni ordine di scuola

Accettare il nuovo ambiente scolastico (orari, ruoli e compiti degli operatori).

Orientarsi nella classe e nella scuola.

Conoscere materiali e strumenti di lavoro.

Instaurare rapporti positivi con i compagni e con il personale scolastico.

Adeguarsi gradualmente alle attività.

Favorire la flessibilità di orario e la presenza dei genitori a scuola per il tempo necessario (Scuola dell’Infanzia e prima classe della Scuola Primaria).

Esprimere serenamente in modo adeguato i propri bisogni e le proprie emozioni.

Valorizzare l’unicità e la singolarità dell’identità culturale di ogni alunno.

Obiettivi per gli anni successivi

Recuperare rapporti di amicizia e collaborazione con i compagni ed il personale della scuola

Riabituarsi ai ritmi ed alle norme scolastiche

Esprimere e prendere consapevolezza delle proprie emozioni comunicandole e condividendole.

Ruolo dell’insegnante in relazione alle famiglie

Prima dell’inizio delle lezioni è importante che gli insegnanti incontrino le famiglie in un’assemblea strutturata all’interno della “Giornata dell’accoglienza”. Questa è da considerarsi un’occasione in cui il team docente non solo informa i genitori sull’organizzazione della scuola ma getta le prime basi per un rapporto di fiducia reciproca.

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Indicazioni metodologiche

Allestire un ambiente gradevole e accogliente. A tal fine si possono utilizzare eventuali lavori prodotti nell’a.s. precedente con il progetto “Continuità”.

Favorire i rapporti tra gli alunni anche con una corretta disposizione degli arredi.

Contrassegnare i banchi personalizzandoli attraverso un simbolo grafico e consentirne la mobilità (scuola primaria).

Proporre attività socializzanti e di esplorazione (visita guidata agli ambienti interni ed esterni della scuola).

Per quanto riguarda gli alunni diversamente abili ed in situazioni di disagio, la loro integrazione riguarda tutto il personale della scuola.

Usare formule verbali positive e rassicuranti.

Prendere visione e utilizzare tutte le notizie reperibili sull’alunno (documenti di passaggio e schede d’ingresso).

Attività

Giochi di movimento e cantati, scelti almeno in parte, per la scuola primaria, tra quelli già conosciuti e praticati nella scuola dell’infanzia.

Ascolto di fiabe e racconti narrati o letti dall’insegnante.

Conversazioni libere e guidate.

Attività manipolatoria e grafico-pittoriche, individuali e di gruppo.

Uscite nel cortile/giardino della scuola.

Indicatori di verifica

Entra a scuola tranquillo.

Si rivolge all’insegnante senza timore.

Stabilisce buoni rapporti con i compagni e con il personale scolastico.

Partecipa ai giochi rispettando le regole.

Si orienta facilmente negli spazi della scuola.

Rispetta gli ambienti e gli arredi.

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Ruolo del collaboratore scolastico

Il ruolo di questa figura assume un significato particolare nel momento in cui gli alunni, autorizzati dal DS, entrano a scuola in orario anticipato (come stabilito dal Protocollo d’Intesa). I collaboratori, avvalendosi delle indicazioni fornite dalle coordinatrici dei plessi, dal DSGA e dal DS, sorvegliano i bambini in luoghi adatti, favorendo il dialogo e lo scambio relazionale. I collaboratori sono tenuti a suggerire modalità organizzative confacenti a situazioni emergenti e a comunicare al DS i casi ripetuti di comportamento non corretto.

Il DS informerà le famiglie per concordare opportuni provvedimenti.

Modalità di organizzazione

Sono differenziate per ogni grado scolastico dell’Istituto e sono di seguito illustrate.

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SCUOLA DELL’INFANZIA DI MONTIRONE

PROGETTAZIONE DI PERCORSI operativi attenta non solo ad

esigenze di adattamento del bambino all’ambiente scolastico, ma che risponda:

• a bisogni profondi relativi a vissuti che la scuola attiva • a processi di distacco dalle figure parentali • , a principi educativi che orientano la scuola dell’infanzia come l’idea di

bambino attivo e competente, capace di partecipare in prima persona alla costruzione della propria crescita affettiva, sociale, cognitiva.

ASCOLTO inteso come atteggiamento di completa disponibilità dell’educatore ad accettare le idee, i sentimenti e i bisogni del bambino avviando una relazione di reciprocità ed empatia

DIALOGO tra tutti gli interlocutori coinvolti in questo processo di accoglienza e

di integrazione del bambino nella realtà della scuola che si realizza attraverso la capacità di comunicare e coinvolgere la famiglia, le diverse istituzioni scolastiche e non E le agenzie del territorio, nel processo formativo che la scuola propone

SCELTA DI STRATEGIE adeguate all’idea chiave dell’accoglienza che

permettono di mediare e facilitare le esperienze con gli altri e con la realtà; l’incoraggiamento che dà al bambino fiducia nelle proprie possibilità, promuovendo l’autostima e la capacità di collaborare

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PREMESSA La fase iniziale dell’anno scolastico è dedicata al tema dell’”accoglienza”, fase particolarmente importante che contempla l’elaborazione di un progetto atto a rendere più sereno e appagante l’ingresso delle bambine e dei bambini alla scuola dell’infanzia. I primi giorni di frequenza costituiscono una tappa molto importante e delicata sia per i bambini più piccoli che per la prima volta prendono contatto con un ambiente nuovo, sia per coloro che hanno già frequentato la Scuola dell’Infanzia. Accogliere i bambini non vuol dire, semplicemente, farli entrare nell’edificio scolastico e decidere in quale sezione staranno e quali spazi avranno a disposizione. Nel corso di questi ultimi anni si è diffusa l’idea di identificare la prima fase dell’anno scolastico con una parola chiave, accoglienza , che caratterizza e specifica il vissuto degli adulti e dei bambini nella Scuola dell’Infanzia. Il concetto di accoglienza deriva da contributi offerti dalla ricerca psicopedagogia e dall’esperienza che si è, via via, consolidata nelle scuole. Dal punto di vista del bambino, accogliere i propri simili significa scatenare un processo che richiede capacità comunicative e relazionali, consapevolezze di sé, autonomia di giudizio; ecco perché ad accogliere si educa e per accogliere si progettano modalità e strutture organizzative. Inoltre, il processo di accoglienza deve essere preparato con sensibilità e con la collaborazione dei genitori, per consentire un ambientamento positivo dei bambini alla nuova situazione e per favorire quelle pratiche di connessione tra le famiglie e l’istituzione scolastica, che rappresentano un aspetto importante di un progetto educativo. Nelle prime due settimane è necessaria la presenza di tutto il personale scolastico, non solo per dare il messaggio che la scuola è una comunità coesa che si apre all’accoglienza dei nuovi bambini e che dà grande valore alla partecipazione delle famiglie ma anche per permettere di creare, in maniera serena, un ponte significativo fra il bambino, il suo mondo interiore e la realtà della scuola. FINALITA’:

• Favorire l’inserimento dei bambini e delle bambine nel nuovo ambiente con atteggiamento positivo

• Superare serenamente il distacco dalla famiglia OBIETTIVI:

• Accrescere l’identità personale • Acquisire la capacità di muoversi nel nuovo ambiente • Stabilire relazioni positive con adulti e compagni • Scoprire e condividere le regole e i modi per stare insieme • Agevolare il distacco dalla famiglia gradualmente

TEMPI: I primi due giorni di scuola sono riservati all’accoglienza dei mezzani e dei grandi. Le due prime settimane l’orario degli alunni sarà solo ridotto ( uscita 13:25 nella prima settimana, uscita 14:30 nella seconda settimana) per permettere la compresenza delle due insegnanti.

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SPAZI: Gli ambienti della scuola, salone e sezioni, saranno allestiti in maniera accogliente, gioiosa, rassicurante e confortevole, soprattutto per i più piccoli che dovranno essere aiutati a superare possibili ansie di fronte alla nuova realtà. CONTENUTI:

• Attività di socializzazione • Giochi di conoscenza • Attività grafico-pittorico e manipolativa • Racconti e canti

In tutte le attività i bambini di 4 e 5 anni rappresenteranno validi riferimenti per costruire momenti legati all’accoglienza e per la realizzazione della festa finale. PERSONE COINVOLTE: Durante questo periodo, le insegnanti di sezione, oltre a lavorare in compresenza, faranno a turno attività di osservazione diretta per rilevare notizie sul bambino e si avvarranno dell’uso di schede personali da far compilare ai genitori e commentare insieme. Questo periodo consentirà la conoscenza reciproca tra bambini e adulti, tra docenti, genitori e personale ausiliario operante nella scuola. Sentite le richieste dei genitori e le esigenze pedagogiche didattiche espresse dalle docenti della Scuola dell’Infanzia, il progetto accoglienza rispetterà i seguenti orari: ORGANIZZAZIONE SCOLASTICA

PRIMA SETTIMANA 1°e2° giorno Solo per i bambini di 4 e 5 anni Durata della permanenza a scuola : dalle 8:00 alle 13:25 3° giorno Durata della permanenza a scuola:

• I bambini di 4 e 5 anni: dalle 8:00 alle 13:25

• Inserimento continuativo dei bambini di 3 anni a piccoli gruppi: dalle 10:00 alle 12:00 4°giorno Durata della permanenza a scuola:

• I bambini di 4 e 5 anni: dalle 8:00 alle 13:25

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• Inserimento continuativo dei bambini di 3 anni a piccoli gruppi

dalle 10:00 alle 12:00 5°giorno Durata della permanenza a scuola:

• I bambini di 4 e 5 anni: dalle 8:00 alle 13:30

• Inserimento continuativo dei bambini di 3 anni a piccoli gruppi dalle 10:00 alle 12:00 SECONDA SETTIMANA Durata della permanenza a scuola:

• I bambini di 4 e 5 anni: dalle 8:00 alle 14:30

• Tutti i bambini di tre anni: dalle 10:00 alle 12:00 TERZA SETTIMANA Durata della permanenza a scuola:

• I bambini di 4 e 5 anni: dalle 8:00 alle 16:00 Tutti i bambini di tre anni: dalle 8:00 alle 12:00 A partire dalla QUARTA SETTIMANA: Si inizierà l’inserimento graduale al pranzo ( con uscita alle ore 13:25) e, in seguito, al pomeriggio, ( con uscita alle ore 16:00) nel rispetto dei tempi di adattamento dei bambini.

FESTA FINALE DELL’ACCOGLIENZA Alla fine della seconda settimana, ci sarà un incontro festoso che coinvolgerà tutti ( bambini , genitori, insegnanti e personale ausiliario) che non significherà la fine dell’accoglienza bensì, il superamento di una prima e delicata tappa di quello che possiamo chiamare “ METODO CHE ACCOGLIE”.

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SCUOLA PRIMARIA DI SAN ZENO NAVIGLIO E MONTIRONE MOTIVAZIONE

Questo progetto nasce dall’esigenza di accogliere ed inserire gradualmente i nuovi iscritti nell’ ambiente scolastico e di permettere il reinserimento sereno di tutti gli altri alunni dopo la pausa estiva, creando un contesto ambientale, emotivo e sociale coinvolgente, dal quale scaturisca la motivazione ad apprendere.

FINALITA’

Il Progetto si propone il conseguimento delle seguenti finalità:

• Favorire l’inserimento dei bambini attivando un processo formativo motivante, che consenta loro di acquisire stima e fiducia verso se stessi e verso gli altri:

• Star bene a scuola in un clima sereno e stimolante di comunicazione,cooperazione e rispetto tra alunnoalunno e tra alunno-insegnante;

• Promuovere Io sviluppo della personalità del bambino nel rispetto delle diversità individuali, sociali e culturali di ciascuno

• Prevenire le difficoltà e i disagi propri del passaggio tra i diversi livelli della scuola di base.

OBIETTIVI GENERALI

Il Progetto mira a perseguire i seguenti obiettivi:

· Orientarsi nell’ambiente scolastico,

· Essere coinvolti in momenti di attività comune,

· Vedere considerate e valorizzate le proprie competenze,

· Sviluppare un atteggiamento di apertura e di fiducia verso gli altri.

· Conoscere e confrontarsi con situazioni culturali diverse dalle proprie

· Rilevare la necessità di comportamenti corretti per la Convivenza civile

· Acquisire atteggiamenti adeguati all’ascolto

· Favorire relazioni positive tra gli alunni e tra insegnanti ed alunni

· Conoscere la situazione iniziale di ogni bambino relativamente alla sfera cognitiva, emotiva, relazionale ed affettiva

· Avviare ad una forma di apprendimento che nasca da una motivazione intrinseca all’alunno,

· Individuare la presenza di problematiche particolari all’interno della classe per

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attivare strategie di intervento adeguate per ogni alunno.

ATTIVITA’

Tutte le attività inerenti le singole discipline verranno esplicitate a livello di classe. Verranno proposti esercizi e semplici test di diversa tipologia miranti a stabilire i prerequisiti sui quali basare i vari curricoli.

METODOLOGIA

Saranno messe in atto strategie operative che privilegino le attività espressive (grafiche, ludiche,...) di gruppo, atte a promuovere la socializzazione e la conoscenza reciproca tra gli alunni e le attività di comunicazione interpersonale, finalizzate a favorire l’espressione della propria emotività e dei propri bisogni in un contesto socialmente riconosciuto, condiviso e accettato.

SPAZI E STRUMENTI

Aule, palestre, corridoi, atrii, spazi esterni, multimediali, materiale di facile consumo, strutturate, attrezzi ludici, ecc... biblioteche, aule computer, schede

DESTINATARI

Tutti gli alunni

TEMPI

Il progetto avrà la durata di 12 giorni circa e sarà attivato dai primi giorni di scuola

VERIFICA E VALUTAZIONE

La valutazione sarà diagnostica e volta a individuare interventi mirati e strategie di azione per il lavoro futuro.

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SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO DI SAN ZENO NAVIGLIO E MONTIRONE

PREMESSA Il progetto accoglienza è un momento fondamentale per l’inserimento dei nuovi alunni. Nel nostro Istituto viene attuato da diversi anni e consiste in alcuni giorni di specifiche attività atte a favorire l’integrazione, la conoscenza, lo “stare bene insieme”. L’accoglienza è una predisposizione mentale e uno stato d’animo di continua apertura verso l’altro, che non si esaurisce all’inizio dell’anno. Per gli insegnanti è un momento di osservazione di comportamenti e socialità utile per integrare e/o modificare le informazioni raccolte attraverso i colloqui con le maestre e la lettura dei fascicoli e delle schede della Scuola Primaria. BISOGNI DEI RAGAZZI a) Conoscenza:

• dei ragazzi tra di loro (compresa ubicazione abitazione) • dei docenti • del personale della scuola e delle funzioni svolte • dei locali della scuola • dell’organizzazione della scuola (orari …)

b) Trovare un ambiente accogliente per relazionarsi serenamente. c) Esternare le proprie emozioni d) Diventare consapevole della propria capacità di apertura verso l’altro e della

necessità di costruire insieme l’apprendimento. BISOGNI DEL CONSIGLIO DI CLASSE • Conoscere i ragazzi, comprese le situazioni di disagio. • Far conoscere le regole della scuola (organizzazione, comportamento, …) • Aiutare gli alunni ad affiatarsi per facilitare l’interazione OBIETTIVI • Creare un clima sereno, favorevole alla comunicazione. • Favorire la conoscenza dei compagni nuovi. • Favorire la conoscenza fra adulti e alunni. • Favorire la conoscenza del nuovo ambiente. • Favorire la conoscenza dell’organizzazione del nuovo ambiente. • Favorire le relazioni nella classe. • Individuare e attribuire ruoli del personale all’interno della scuola. • Raccogliere informazioni sui ragazzi. • Favorire la trasmissione di notizie. MATERIALE Tutto il necessario nei primi giorni di scuola (quaderno a righe, quaderno a quadretti, notes, diario, libretto personale, …)

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RESPONSABILE DEL PROGETTO ACCOGLIENZA Insegnante coordinatore della classe che predispone i materiali e raccoglie le schede e le presenta al CdC. ATTIVITÀ 1a E 2a SETTIMANA classi 1 A - 1 B 2 A – 2B – 2C 3 A – 3 B

attività

o saluto ai genitori

o lettura e comprensione

� PATTO DI CORRESPONSABILITA’

� REGOLAMENTO � LIBRETTO

PERSONALE*

o organizzazione della classe

o organizzazione del materiale personale

o informativa sulla valutazione / misurazione e verifiche

o Piano evacuazione

o Patto formativo per disciplina

o assegnazione dell’aula

o lettura e comprensione

� PATTO DI CORRESPONSABILITA’

� REGOLAMENTO � LIBRETTO

PERSONALE* o organizzazione della

classe

o organizzazione del materiale personale

o informativa sulla valutazione / misurazione e verifiche

o Piano evacuazione

o Patto formativo per disciplina

o assegnazione dell’aula

o lettura e comprensione

� PATTO DI CORRESPONSABILITA’

� REGOLAMENTO � LIBRETTO

PERSONALE* o organizzazione della

classe

o organizzazione del materiale personale

o informativa sulla valutazione / misurazione e verifiche

o Piano evacuazione

o Patto formativo per disciplina

docenti

referente di plesso

lettere

docenti in orario

Lettere

docenti in orario

lettere

docenti in orario

*particolare attenzione andrà riposta all’uso corretto del diario e del libretto personale, che diventano strumenti preziosi, che aiutano ogni alunno nel lavoro scolastico di ogni giorno.

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PROTOCOLLO DEI ACCOGLIENZA DEGLI ALUNNI CON DISTURBO SPECIFICO DEI APPRENDIMENTO

ACCOGLIENZA

Progettazione di percorsi operativi attenta non solo ad esigenze di adattamento del bambino/a all’ambiente scolastico, ma che risponda ai principi educativi che orientano la scuola primaria come l’idea di bambino/a attivo e competente capace di partecipare in prima persona alla costruzione della propria crescita affettiva, sociale, cognitiva.

Ascolto e dialogo: inteso come atteggiamento di completa disponibilità dell’insegnante ad accettare le idee, i sentimenti e i bisogni del bambino/a avviando una relazione di reciprocità ed empatia. Il dialogo si realizza attraverso la capacità di comunicare e coinvolgere la famiglia, le diverse istituzioni scolastiche e le agenzie del territorio nel processo formativo che la scuola propone. Scelta di strategie adeguate all’idea chiave dell’accoglienza che permettono di mediare e facilitare le esperienze con gli altri e con la realtà.

Il protocollo nasce dalla scelta di promuovere l’accoglienza e l’inclusione degli alunni dsa e dal desiderio di veder migliorata l’offerta formativa per tutti gli studenti.

Obiettivi:

• Realizzare l’inclusione sviluppando in particolare le abilità sociali e comunicative dello studente.

• Contribuire allo sviluppo equilibrato dell’ emotività ed affettività dell’alunno. • Individuare il progetto di vita. • Prevenire l’eventuale disagio degli alunni/e. • Definire pratiche condivise tra tutto il personale all’interno della scuola.

E’ un documento che deve avere l’approvazione del Collegio Docenti e deve essere sostenuto dal Dirigente Scolastico in collaborazione con il Referente d’Istituto, il quale a sua volta tradurrà in azioni concrete quanto segue:

- criteri e modalità riguardanti l’integrazione degli alunni DSA - compiti e ruoli degli operatori scolastici - fasi dell’accoglienza

Il protocollo, inoltre, deve definire pratiche condivise di carattere:

• amministrativo - burocratico • comunicativo e relazionale (prima conoscenza) • educativo - didattico (proposta di assegnazione alla classe, accoglienza) • sociale (rapporti e collaborazioni con il territorio)

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Accoglienza

• È un modo di essere dell’adulto nella relazione con il bambino.

• È un metodo di lavoro che può caratterizzare tutta l’organizzazione della scuola, dagli spazi alle relazioni con le famiglie.

• È il risultato di un progetto educativo che richiede intenzionalità, condivisione e può rappresentare un’idea chiave del fare scuola.

• La sua finalità è rendere ottimale l’incontro dell’alunno con l’istituzione scolastica e porre le basi per una frequenza serena e proficua.

• Non può essere delegata al singolo docente, ma al team scolastico in collaborazione con le famiglie.

Accoglienza

dei propri simili significa scatenare un processo che richiede capacità comunicative e relazionali, consapevolezza

di sé, autonomia di giudizio.

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AD ACCOGLIERE SI EDUCA E PER ACCOGLIERE SI PROGETTANO

MODALITÀ E STRUTTURE ORGANIZZATIVE.

Dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia vengono riconosciuti quali disturbi specifici di apprendimento denominati «DSA», che si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma che possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana. I DSA più importanti sono quelli della lettura, della scrittura e del calcolo. Si ricorda che i DSA spesso si accompagnano a vissuti di inadeguatezza, riflessi negativi sull’autostima e in genere sulla formazione della personalità. Questo disagio può tradursi in disturbi di comportamento, atteggiamenti di disinteresse per tutto ciò che può richiedere impegno, chiusura in se stessi, etc. È necessario, pertanto che l’alunno trovi accoglienza nella classe e rispetto affinché non viva con eccessiva frustrazione l’attività di apprendimento.

Dislessia È il disturbo specifico di lettura e si caratterizza per la difficoltà a effettuare una lettura accurata e fluente in termini di velocità e correttezza (difficoltà a riconoscere e comprendere i segni associati alla

parola); tale difficoltà può ripercuotersi sulla

comprensione del testo.

Disgrafia Riguarda la componente esecutiva, motoria di scrittura, cioè la difficoltà di scrivere in modo fluido, veloce ed efficace. La scrittura è difficilmente decifrabile: irregolare per dimensione e/o pressione, vi è scarsa capacità ad utilizzare lo spazio sul foglio e a mantenere la direzione orizzontale dello scritto, i margini non vengono rispettati, gli spazi tra i grafemi e tra le parole sono irregolari.

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Disortografia È il disturbo specifico che riguarda la componente costruttiva della scrittura, legata quindi ad aspetti linguistici, e consiste nella difficoltà di scrivere in modo corretto. In genere si riscontrano difficoltà a scrivere le parole usando tutti i segni alfabetici e a collocarli al posto giusto e/o a rispettare le regole ortograf. (accenti, apostrofi, forme verbali, …)

Discalculia: È il disturbo nel manipolare i numeri, nell’eseguire calcoli rapidi a mente, nel recuperare i risultati delle tabelline e nei diversi compiti aritmetici. Vi può essere difficoltà nell’associare il numero alla quantità, o a capire che 2, II in numero romano e la parola DUE abbiano lo stesso valore. Inoltre un alunno discalculico può non avere in mente la linea dei numeri e/o non capire il valore posizionale delle cifre (es.: �345 354). Può anche trovare difficoltà nel ricordare

l’ordine procedurale di una operazione, di un’equazione,… o nell’utilizzare i simboli aritmetici ecc.

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COSA FA LA SCUOLA ?

SOGGETTI COINVOLTI NELLE DIVERSE FASI

DIRIGENTE

SCOLASTICO

In qualità di garante del diritto all’istruzione ha tra le sue funzioni quella di: • attuare interventi specifici per promuovere il diritto di

apprendimento e il successo scolastico degli studenti appartenenti all’istruzione scolastica.

In qualità di “Capo d’Istituto” può: • sollecitare il Collegio dei Docenti e il Consiglio d’Istituto ad

un’attività di progettazione che consideri i nuovi bisogni. In qualità di “Coordinatore” può: • individuare all’interno e all’esterno le risorse che possono

rispondere esigenze dell’inserimento dei nuovi alunni

UFFICIO DI

SEGRETERIA

• Individua tra il personale un incaricato che si occupi della pratica

amministrativa dell’iscrizione e cura la sua formazione. • Cura l’esposizione in bacheca e/o all’esterno della scuola di

avvisi che diano le informazioni relative all’organizzazione dell’Istituto (tempi di funzionamento, orari di ricevimento, orario della scuola, mensa,…).

• Accoglie le richieste di iscrizione (chiede il supporto di un assistente per l’autonomia).

• Favorisce l’organizzazione della data del primo colloquio con i docenti referenti della Commissione.

REFERENTE

DSA

La Funzione Strumentale, eletta dal Collegio dei Docenti, esprime indicazioni di carattere consultivo, gestionale e progettuale. I suoi compiti sono: • fornire informazioni e ricercare materiali didattici sulle

difficoltà di apprendimento; • mettere disposizione della scuola la normativa di riferimento; • promuovere il Protocollo di Accoglienza; • organizzare una mappatura degli allievi con dsa; • facilitare il colloquio con la famiglia; • proporre l’inserimento dell’alunno in una determinata classe; • organizzare il passaggio delle informazioni sulla scuola di

provenienza, sul percorso scolastico precedente, …; • progettare un percorso di accoglienza condiviso con tutti i

docenti; • proporre un utilizzo delle risorse interne per rispondere a

quelle esigenze degli alunni DSA che non possono trovare risposta solo nel lavoro di classe; • collaborare alla realizzazione di strategie volte al superamento

di problemi nella classe con alunni con DSA; • offrire supporto ai colleghi, curare la dotazione bibliografica e i

sussidi, diffondere iniziative di formazione e aggiornamento;

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• fungere da mediatore tra colleghi, famiglie, studenti, operatori dei servizi sanitari;

• fornire indicazioni di base su strategie metodologico-didattiche, strumenti compensativi e misure dispensative più idonee ai singoli.

INSEGNANTI

DI CLASSE

• Durante le prime fasi degli apprendimenti scolastici curano con

attenzione l’acquisizione dei prerequisiti fondamentali e la stabilizzazione delle prime abilità relative alla scrittura, alla lettura, al calcolo ponendo contemporaneamente attenzione ai segnali di rischio in un’ottica di prevenzione.

• Rilevano i bisogni, programmano un percorso di recupero e potenziamento, incontrano la famiglia e organizzano la costruzione del percorso scolastico.

• Segnalano alla famiglia la persistenza delle difficoltà nonostante gli interventi di recupero.

• Favoriscono l’integrazione con i compagni promuovendo strategie di lavoro in coppia, piccolo gruppo, coperative learning, tutoraggio…

• Individuano modalità di apprendimento attraverso percorsi individualizzati, risorse interne ed esterne, uso delle tecnologie informatiche, ecc.

• Attuano strategie educativo-didattiche di potenziamento e di aiuto compensativo.

• Adottano misure dispensative. • Compilano il Piano didattico Personalizzato.

LA FAMIGLIA

• Consegna la diagnosi in segreteria. • Condivide le linee elaborate nella documentazione dei percorsi

didattici individualizzati e personalizzati ed è chiamata a formalizzare con la scuola un patto educativo/formativo che preveda l’autorizzazione a tutti i docenti di classe -nel rispetto della privacy e della riservatezza del caso- ad applicare ogni strumento compensativo e le strategie dispensative ritenute idonee, previste dalla normativa vigente, tenuto conto delle risorse disponibili.

• Sostiene la motivazione dell’alunno nel lavoro scolastico e domestico.

• Verifica regolarmente lo svolgimento dei compiti assegnati. • Verifica che vengano portati a scuola i materiali richiesti. • Incoraggia l’acquisizione di un sempre maggiore grado di

autonomia nella gestione dei tempi di studio, nell’impegno scolastico e nelle relazioni con i docenti.

• Considera la valutazione nelle due accezioni conoscitiva e formativa.

• Mantiene regolari contatti con gli insegnanti. • Fa effettuare una valutazione clinica dell’evoluzione del disturbo

ad ogni passaggio tra i vari ordini di scuola.

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L’ALUNNO

• Condivide e persegue i punti del patto educativo. • Condivide gli strumenti compensativi e le misure dispensative.

COMMISSIONE

DSA

• Promuove e attua l’integrazione a livello scolastico seguendo le linee pedagogiche e didattiche individuate a livello d’Istituto. • Elabora, definisce e verifica l’adeguatezza del Protocollo apportando i cambiamenti necessari sulla base delle esperienze fatte. • Propone metodologie didattiche, raccoglie materiale specifico allestendo un archivio d’Istituto. • Definisce e propone i modelli di riferimento per l’elaborazione dei percorsi individuali. • Predispone un modello di PDP.

PREVENZIONE: compito della scuola dell’infanzia e della scuola primaria

Identificazione preventiva e rilevazione delle difficoltà L’identificazione precoce dei bambini a rischio è importante per evitare situazioni di disagio e possibili ripercussioni psicologiche e per strutturare quanto prima un intervento di potenziamento didattico e ri-abilitativo( Stella e Landi 2008) Fattori di rischio di una possibile dislessia identificabili alla scuola dell’infanzia sono:

- avere familiari che hanno o hanno avuto problemi scolastici (familiarità), - avere avuto un ritardo nell’acquisizione di un linguaggio adeguato all’età, - avere difficoltà a ripetere parole nuove o inesistenti, difficoltà a giocare con il

suono delle parole (es. riconoscere quale è la parola che gli viene pronunciata sillaba per sillaba),

- aver difficoltà a nominare velocemente immagini conosciute, - aver difficoltà a leggere o scrivere qualche lettera o qualche numero, - avere scarsa consapevolezza del meccanismo alfabetico della scrittura.

Il periodo della scuola primaria rappresenta il momento in cui il bambino affronta proprio quei contenuti rispetto ai quali le sue difficoltà si misurano. Per poter individuare un alunno con potenziale DSA, le Linee Guida suggeriscono di porre in essere, come prima azione, una attenta osservazione nei vari ambiti di apprendimento (lettura, scrittura, calcolo). Questo accorgimento vale per qualsiasi tipo di disturbo specifico. DISLESSIA – Entro il secondo anno della scuola primaria dovrebbe avvenire l’individuazione del disturbo. Le principali difficoltà riscontrabili sono:

- scarsa discriminazione dei grafemi fra loro diversi per piccoli particolari (f/ t, m/n, …);

- scarsa discriminazione dei grafemi diversamente orientati nello spazio (p/b, b/d, …);

- scarsa discriminazione dei grafemi che corrispondono a fonemi sordi e a fonemi sonori (f/v, t/d, …);

- difficoltà di decodifica sequenziale (omissione di grafemi, salto di parole o di intere righe, inversione di sequenza di fonemi (al diventa la, …);

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- difficoltà a procedere con lo sguardo nella direzione sinistra-destra (possibile aggiunta o ripetizione di un grafema o di una sillaba “camemera” anziché “camera”, …);

- errori di anticipazione; - problemi psicologici (fa il buffone, disturba, …).

DISGRAFIA – La scrittura è una delle attività basilari della scuola primaria: eventuali ostacoli emergono con evidenza. Segnali specifici possono essere:

- persistenza di difficoltà visuo-spaziali (mancato rispetto dei margini del foglio, spazio inadeguato tra le lettere, macro e micrografia, …);

- persistenza difficoltà posturali e motorie (postura non corretta, tremori, difficoltà nel modulare la pressione del segno, impugnatura scorretta, …);

- utilizzo di strategie inappropriate (proporzioni incongruenti tra le parti delle lettere, composizione delle lettere attraverso tratti separati piuttosto che linee continue, …);

- difficoltà di pianificazione e di recupero degli schemi motori per compitare le lettere (confusione tra lettere simili, ripetute autocorrezioni, …);

- difficoltà di controllo motorio durante il movimento (una riga invade l’altra, difficoltà a fermare in tempo la penna prima di iniziare a scrivere la lettera seguente).

DISORTOGRAFIA – Interessa i processi centrali dell’organizzazione della scrittura, negli aspetti della corrispondenza tra suono e grafema, dell’ortografia, della composizione, dell’accesso ai significati. Gli errori tipici sono:

- difficoltà fonologiche nell’acquisizione del codice scritto (scambio di grafemi, omissioni, inversioni, …);

- difficoltà di composizione delle parole (separazioni illegali, fusioni illegali, mancata automatizzazione dell’uso dell’h, degli accenti, …);

- difficoltà a copiare dalla lavagna; povertà del testo scritto. DISCALCULIA – Per evitare falsi positivi, gli alunni discalculici non possono essere diagnosticati con sicurezza prima della classe terza della scuola primaria. Nei discalculici non funzionano gli automatismi, né quelli legati ai fatti aritmetici né quelli degli algoritmi. Ecco i segnali rilevabili:

- l’alunno in prima non automatizza la lettura/scrittura dei numeri a una cifra (non associa il simbolo numerico alla sua etichetta verbale e alla quantità, ha difficoltà nei giudizi di confronto di grandezza dei numeri);

- in classe seconda ha difficoltà a ripetere rapidamente il risultato di numeri in coppia (2+2, 5+5, …);

- ha difficoltà nel conteggio regressivo, soprattutto quando deve fare il passaggio delle decine (33, 32, 31, 20, 29, …);

- il calcolo mentale costituisce l’aspetto più deficitario, poiché l’alunno non impara strategie per aumentare l’efficienza del calcolo ed è lento nel recuperare i fatti aritmetici, non automatizza le procedure, …

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STRUMENTI DI VALUTAZIONE PREVENTIVA E DI RILEVAZIONE DELLE DIFFICOLTÀ Area Livello di

scolarizzazione Strumento di rilevazione delle difficoltà

prerequisiti Scuola primaria La prevenzione e il trattamento delle difficoltà di lettura e scrittura (attività di potenziamento)

lettura Scuola primaria Prove di lettura MT scrittura Scuola primaria Batteria per la

valutazione delle prove di scrittura e della competenza ortografica

matematica Scuola primaria Test AC-MT A partire dalla metà della seconda classe è possibile verificare se l’alunno ha raggiunto prestazioni attese per l’età e rilevare eventualmente il persistere delle difficoltà anche dopo aver attuato attività di potenziamento e/o recupero, di ciò viene informata la famiglia la quale avvia l’iter per la valutazione diagnostica

LA VALUTAZIONE DIAGNOSTICA La Legge 170/2010 unitamente alle Linee Guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con Disturbi Specifici di Apprendimento rappresentano un riferimento per le azioni da porre in essere in ambito scolastico. La Legge individua precisi doveri per la scuola, che è investita di una forte responsabilità, a iniziare dall’individuazione precoce dei DSA, per quanto la decisione di rivolgersi ai servizi sanitari per ottenere una valutazione diagnostica sia interamente affidata alla famiglia, cui spetta il compito di comunicarne l’esito alla scuola. Per i casi individuati come “sospetti”, la scuola è tenuta ad attivare interventi di recupero didattico mirato, i cui riferimenti sono rintracciabili nelle Linee Guida, allegate al Decreto attuativo. La forma e la natura degli interventi varia in relazione all’ordine di scuola e alla tipologia del disturbo. A fronte di persistenza delle difficoltà nonostante gli interventi di recupero, la scuola trasmette comunicazione alla famiglia in modo che questa possa attivasi per richiedere la diagnosi. L’atto diagnostico è di pertinenza del Servizio Sanitario Nazionale, consentendo anche a specialisti e a strutture accreditate di redigere la diagnosi sulla base di quanto determinato dalle singole regioni. Per il rilascio della diagnosi di DSA, gli specialisti e le strutture possono essere accreditate unicamente se dimostrano di possedere specifici requisiti:

- esperienza documentata nell’attività diagnostica dei DSA; - equipe multidisciplinare formata da neuropsichiatra infantile, psicologo e

logopedista; - impegno dichiarato a rispettare le Raccomandazioni per la pratica clinica dei

DSA (2007-2009) e il suo aggiornamento, nonché attenersi ai risultati della Consensus Conference dell’Istituto Superiore di Sanità.

Le valutazioni diagnostiche sono fatte tramite un protocollo che prevede prove standardizzate (alcune delle quali di competenza di logopedista, psicologo o neuropsichiatra infantile; altre di competenza solo delle ultime due categorie di professionisti, che provvedono inoltre a fare un’anamnesi mirata e a verificare la presenza di altre caratteristiche che interferiscono sull’adattamento scolastico).

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Legge 170 8 ottobre 2010 - Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico”(art.3) ... dovrà essere effettuata nell’ambito dei trattamenti specialistici già assicurati dal Ssn a legislazione vigente e sarà comunicata dalla famiglia alla scuola di appartenenza dello studente. Essa è valida come “Certificazione” perché la scuola adotti gli accorgimenti mirati come il Piano Didattico Personalizzato che deve essere redatto tenendo conto delle indicazioni dello specialista, delle osservazioni della famiglia e coinvolgendo direttamente l’allievo in un’ottica di contratto formativo, deve essere firmato anche dalla famiglia e consegnato in copia ad essa oltre che inserito nel fascicolo personale dell’alunno.

LA VALUTAZIONE DELL’ALUNNO

LA VALUTAZIONE RAPPRESENTA UNA ATTRIBUZIONE DI VALORE. Essa è una attività:

• formativa perché valorizza e apprezza le competenze di ciascun alunno dal punto di vista cognitivo, affettivo, relazionale; si occupa non solo dei risultati, ma anche e soprattutto dei processi dell’apprendimento di cui sono parte integrante l’impegno e la tensione conoscitiva;

• collegiale perché la sintesi valutativa è espressa unitariamente da tutti i docenti della classe, (tenuto conto anche delle osservazioni degli altri docenti, con cui l’alunno è in rapporto due volte l’anno: febbraio – giugno);

• continua, perché non è limitata al momento della compilazione e della consegna del documento di valutazione, ma riguarda tutto il tempo dell’insegnamento/apprendimento;

• regolativa, perché adegua e regola la programmazione a seconda delle variabili che si presentano nel contesto in cui gli alunni si trovano;

• sistematica, perché le osservazioni e le rilevazioni sono effettuate con regolarità attraverso strumenti adeguatamente predisposti;

• trasparente, perché le modalità della valutazione, il più possibile comuni a tutti i docenti, sono leggibili chiaramente anche dai genitori e dagli alunni medesimi.

LA VALUTAZIONE RISPONDE A CRITERI: CORRESPONSABILITÀ/CONDIVISIONE, COERENZA, TRASPARENZA.

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LA VALUTAZIONE RISPONDE ALLE SEGUENTI FUNZIONI:

• Nelle Indicazioni per il curricolo la valutazione accompagna l’intero processo di apprendimento, dall’inizio alla fine, in un circolo virtuoso di progressivo sviluppo e adeguamento;

• precede, accompagna e segue i percorsi curricolari; • attiva le azioni da intraprendere (valutazione diagnostica o iniziale); • regola quelle avviate (valutazione formativa); • promuove il bilancio critico su quelle condotte a termine (valutazione

sommativa); • assume una preminente funzione formativa, accompagnando i processi di

apprendimento e promuovendo il loro continuo miglioramento. LA VALUTAZIONE PERSEGUE I SEGUENTI SCOPI:

• Rilevare sistematicamente gli apprendimenti degli alunni. • Rilevare il percorso formativo/crescita. • Documentare e comunicare: con gli alunni, le famiglie, la scuola. • Rilevare la qualità dell’insegnamento.

SI VALUTA:

- Il comportamento - L’autonomia - La relazione con gli altri - Il senso di responsabilità - L’assunzione di regole - Il processo di apprendimento (conoscenze, abilità, competenze, capacità metacognitive) - Il rendimento scolastico

SI VALUTA UTILIZZANDO I SEGUENTI STRUMENTI:

• Osservazione occasionale /sistematica

• Prove di verifica programmate (orali, scritte, grafiche pratico-operative)

• Compito di prestazione

• Messa in campo di competenze

Per gli alunni con difficoltà specifiche di apprendimento (DSA) adeguatamente certificate, la valutazione e la verifica degli apprendimenti, comprese quelle effettuate in sede di esame conclusivo dei cicli, devono tenere conto delle specifiche situazioni soggettive di tali alunni; a tali fini, nello svolgimento dell’attività didattica e delle prove di esame, sono adottati gli strumenti compensativi e dispensativi ritenuti più idonei. Nel diploma finale rilasciato al termine degli esami non viene fatta menzione delle modalità di svolgimento e della differenziazione delle prove. (Legge 30 ottobre 2008, n. 169 Art.10).

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Per una valutazione corretta:

- definire chiaramente cosa si sta valutando;

- attenzione alla competenza più che alla forma, ai processi più che al solo “prodotto” elaborato;

- valutare l’“apprendimento”, cioè quello che lo studente ha effettivamente imparato

(non solo ciò che sa);

- svolgimento in condizioni analoghe a quelle abituali, anche con uso di strumenti e tecnologie;

- non si terrà conto di errori di trascrizione e di ortografia;

- si terrà conto dei livelli di partenza e dei risultati ottenuti.

Verifiche scritte - proporre verifiche divise in due parti da somministrare in momenti diversi; - proporre verifiche uguali a quelle della classe, con meno esercizi ma con obiettivi identici (mat); - proporre verifiche uguali a quelle della classe, rispettando il criterio della gradualità

(grammatica, lingua straniera); - privilegiare esercizi a scelta multipla, con vero o falso, a completamento e con domande esplicite; - richiedere risposte brevi, con eventuali descrizioni di immagini; - per lo svolgimento del “tema”, fornire una scaletta o altro per meglio gestire le operazioni importanti nel processo di costruzione di un testo; - per la lingua straniera : usare vignette dove far inserire le parole mancanti o il verbo adatto alla situazione; - leggere testi semplici procedendo con domande V/F per verificarne la comprensione; - per la prova d’ascolto fornire all’allievo la cassetta/CD da ascoltare più volte; - evitare , ove possibile, domande aperte. Verifiche orali - saranno sempre programmate e guidate con domande esplicite,

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- saranno concessi tempi più lunghi per la risposta, incoraggiando l’alunno, - non si terrà conto degli errori di pronuncia (lingua straniera), - saranno utilizzati supporti visivi per il recupero del lessico generalmente carente. COME SI “SENTE” CHI È IN DIFFICOLTÀ Spesso le esperienze di fallimento e frustrazione che gli alunni con DSA si trovano ad affrontare nel percorso scolastico fanno nascere situazioni di ansia e sofferenza. L’alunno con DSA vive la scuola come un luogo che crea un profondo disagio: egli si trova a far parte di un contesto nel quale vengono proposte attività per lui troppo complesse e astratte, (osserva però che la maggior parte dei compagni si inserisce con serenità nelle attività proposte ed ottiene buoni risultati), sente su di sé continue sollecitazioni da parte degli adulti (“Stai più attento!”; "Impegnati di più!”; “Hai bisogno di esercitarti molto!”…). Spesso non trova soddisfazione neanche nelle attività extrascolastiche, poiché le lacune percettivo motorie possono non farlo “brillare” nello sport e non renderlo pienamente autonomo nella quotidianità! · Si percepisce come incapace e incompetente rispetto ai coetanei. · Ritiene che nessuno sia soddisfatto di lui: né gli insegnanti né i genitori. · Ritiene di non essere all’altezza dei compagni e che questi non lo considerino membro del loro gruppo a meno che non vengano messi in atto comportamenti particolari (ad esempio quello di fare il buffone di classe). · Per non percepire il proprio disagio mette in atto meccanismi di difesa.

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COME FARE PER LIMITARE IL DISAGIO DEGLI ALUNNI/E Non vi sono limitazioni assolute all’apprendimento di uno studente con DSA, solo percorsi diversi, strategie alternative e diversi gradi di difficoltà nel conseguire l’obiettivo. Pertanto l’azione didattica dovrà risultare adeguata, personalizzata e “metacognitiva”. In particolare può essere utile ricorrere al canale visivo, al linguaggio iconico e se possibile sfruttare canali di apprendimento alternativi, come la visione di filmati, l’ascolto dei testi (al posto della lettura) e le schematizzazioni. Una didattica adatta agli studenti con DSA è funzionale per tutti gli studenti. · costruire un clima relazionale disteso, . accogliere ed accettare le diversità, . scrivere alla lavagna in stampatello maiuscolo, ripetere la stessa struttura o contenuto, ma con modalità diverse, controllare spesso con domande flash se quanto è stato spiegato o applicato è chiaro, . riprendere sempre all’inizio della lezione quanto spiegato in quella precedente, . lasciare a ciascuno tempi adeguati di pensiero e reazione, · selezionare gli stimoli presenti contemporaneamente nell’ambiente (cartelloni, lavagna …), · semplificare i passaggi, se è il caso è meglio evitare il copiato dalla lavagna, . assegnare sempre un argomento in modo chiaro e definito, leggere più volte gli argomenti assegnati accompagnandoli con domande giuda esplicite, . evidenziare le informazioni utili alla comprensione, . lavorare in classe producendo schemi e tabelle, mappe concettuali e mentali che aiutino a ricordare le informazioni, a individuare i concetti principali, ad organizzarli e comprenderli per poi memorizzarli, . gestire l’apprendimento anche in contesti collettivi, incoraggiando l’apprendimento cooperativo e l’approccio laboratoriale, . predisporre azioni di tutoraggio, .incoraggiare lo studente a chiedere ogniqualvolta qualcosa non gli è chiaro, · evitare la lettura di manoscritti, se necessario ricorrere al carattere stampato maiuscolo e ad accorgimenti grafici di impostazione del testo nel foglio, · fornire aiuti con liste/magazzini di parole che lo studente può/deve consultare, · richiedere allo studente un compito per volta, anche selezionando solo ciò che è veramente l’obiettivo dalla lezione, eliminando compiti accessori, . incoraggiare i progressi con gratificazioni e commenti positivi, . dare comunicazioni chiare, senza ambiguità, sottolineare il positivo invece del negativo, . non procedere a salti per “verificare” a sorpresa … l’ordine di una procedura può dare tranquillità, . leggere più volte le consegne degli esercizi o delle verifiche accertandosi che siano chiare, · insegnare esplicitamente strategie per fronteggiare le situazioni complesse, . aiutare lo studente a superare il senso di impotenza guidandolo verso l’esperienza della propria competenza, · attuare strumenti compensativi e misure dispensative. Lo strumento compensativo non rappresenta e non deve essere visto come una facilitazione, piuttosto rappresenta il mezzo per compensare la difficoltà determinata, per consentire il dispiegarsi pieno delle altre abilità. E’ importante sottolineare che gli strumenti compensativi cambiano in base al soggetto e in base all’età (D.P:R. n°122 del 22/06/09)

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In più è importante che l’insegnante: • sia adeguatamente informato sulle tematiche dei D.S.A., parli alla classe, previo accordo e coinvolgimento della famiglia, non nascondendo il problema, ma spiegando le necessità dello studente con D.S.A. per evitare fraintendimenti fra gli studenti; • collabori attivamente con i colleghi, con i genitori e con chi segue lo studio pomeridiano dello studente per garantire risposte coerenti al problema.

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STRUMENTI COMPENSATIVI • Gli strumenti compensativi sono quegli “strumenti didattici e tecnologici che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria”. • Compensare significa sostituire una modalità di apprendimento con un’altra, in modo da supplire alla difficoltà specifica dell’allievo. (Linee Guida) • È bene scegliere gli strumenti in modo personalizzato, in quanto essi devono essere funzionali al bisogno dell’alunno. • Gli strumenti compensativi hanno il compito di sollevare “l’alunno o lo studente con DSA da una prestazione resa difficoltosa dal disturbo, senza peraltro facilitargli il compito dal punto di vista cognitivo. L’utilizzo di tali strumenti non è immediato e i docenti avranno cura di sostenerne l’uso da parte di alunni e studenti con DSA”. NEL PDP vanno indicati gli “strumenti compensativi”: • suggeriti dagli specialisti • individuati dalla pratica scolastica e/o suggeriti dalla famiglia Fra i più noti : • la sintesi vocale, che trasforma un compito di lettura in un compito di ascolto; • il registratore, che consente all’alunno o allo studente di non scrivere gli appunti della lezione; • i programmi di video scrittura con correttore ortografico, che permettono la produzione di testi sufficientemente corretti senza l’affaticamento della rilettura e della contestuale correzione degli errori;

• la calcolatrice, che facilita le operazioni di calcolo; • vocabolario e dizionario digitali; • quaderni facilitatori per la scrittura; • schemi per uso personale (mappe concettuali, formulari, tavola pitagorica, regole, tabelle, tabelle formule geometriche, tabella delle misure, specchietti per incolonnamento delle operazioni, facilitazione nella scrittura matematica di espressioni, equazioni, calcoli, ecc. … ); • cartine storico-geografiche;

• libri sonori: http://www.libroaudio.it/; • etc.

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Misure dispensative Le misure dispensative sono interventi che consentono all’allievo di non svolgere alcune prestazioni che, a causa del disturbo, risultano particolarmente difficoltose e che non migliorano l’apprendimento. Alcuni esempi e considerazioni: • evitare la ripetizione delle attività: l’esercizio reiterato non migliora la performance; • usufruire di un tempo maggiore (circa il 30% ) per lo svolgimento di una prova o, in alternativa, ridurre il contenuto (il disturbo impegna l’allievo per un tempo maggiore nella decodifica degli items della prova). N. B. L’adozione delle misure dispensative deve essere sempre valutata sulla base dell’effettiva incidenza del disturbo sulle prestazioni richieste, in modo tale, comunque, da non differenziare, in ordine agli obiettivi, il percorso di apprendimento. Sono misure che riguardano i tempi di realizzazione delle attività e la valutazione delle prestazioni dell’allievo: - assegnare compiti più brevi a casa - concedere più tempo per le verifiche - accettare le difficoltà ortografiche - limitare la lettura in classe - somministrare più verifiche orali che scritte (Stella, 2004) - lettura ad alta voce (lettura lenta e difficoltà di comprensione del testo) - lettura autonoma delle consegne - scrittura sotto dettatura / scrittura veloce sotto dettatura

Altre misure dispensative : - prendere appunti durante la spiegazione; - copiare dalla lavagna; - copiare “operazioni” o “espressioni” o un “testo”; - evitare studio mnemonico delle tabelline e lo studio nozionistico (di termini tecnici, definizioni, ecc.); - evitare sovrapposizioni di impegni scolastici (verifiche, interrogazioni …); - ridurre il carico di lavoro durante le verifiche o durante le attività a casa (compiti); - assegnare un tempo maggiore per affrontare le prove o i compiti; - etc

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SCHEMA DEL PRIMO COLLOQUIO CON LA FAMIGLIA E CON L’ALUNNO

SCUOLA PRIMARIA Il colloquio con la famiglia rappresenta sempre un momento molto delicato ma di cruciale importanza ai fini della realizzazione del patto di corresponsabilità educativa, per recepire e riferire informazioni utili alla reciproca conoscenza e per favorire il successo scolastico dell’alunno, in particolare dell’alunno con DSA. Si propongono in questa sede due schemi indicativi di colloquio uno per e con le famiglie, uno per e con l’alunno che deve sempre essere al centro del percorso formativo e partecipe del processo di apprendimento-insegnamento. Durante il colloquio con i genitori sarà compito degli insegnanti rendere esplicito ciò che la scuola propone per gli studenti con DSA, la relativa normativa attualmente in vigore e la compilazione del piano didattico personalizzato. 1. Obiettivi del colloquio con i genitori:

- Dare informazioni sulle figure di riferimento e le modalità didattiche per i DSA presenti nella scuola.

Buon giorno, noi siamo.../io sono-------- Presso il nostro Istituto sono presenti ... che si occupano in modo particolare dell’aspetto didattico per gli alunni con DSA

- Raccogliere informazioni sulla storia personale e scolastica dell’alunno.

Lo sviluppo del linguaggio è stato regolare ? Lo sviluppo psicomotorio? Suo figlio frequentava ........ proviene da .......... Come veniva organizzata la giornata scolastica? A casa i compiti vengono svolti con fatica?

- Raccogliere informazioni sui cicli scolastici precedenti e sulle figure di riferimento delle scuole di provenienza per poter creare un ponte tra i due cicli al fine di non disperdere le informazioni. - Informare la famiglia ed indagare con la famiglia stessa quali attività e discipline l’alunno predilige.

Frequenta volentieri la scuola? Come si approccia a queste attività?

- Ricercare e riferire quali attività e discipline l’alunno ama meno. - Ricercare e riferire lo stato emotivo dell’alunno di fronte ai compiti assegnati (a casa e a scuola).

Deve seguire molto suo figlio/a ? Rispetta i tempi? Riesce ad avere tempo libero per altre attività?

- Ricercare e riferire le modalità di svolgimento del compito assegnato. - Riferire e ricercare quali strumenti vengono utilizzati , quali prediletti e quali rifiutati.

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Accetta volentieri di poter consultare ...? ( la tavola pitagorica, il quaderno, gli schemi,.... strumenti informatici , fotocopie adattate, schemi e mappe , appunti scritti al PC , registrazioni, materiali multimediali, testi con immagini, testi con ampie spaziature, …) Le permette di leggere lei stessa la consegna? Sintesi dell’incontro ........................................... Data successivo incontro.......................................... Data firme 2 Obiettivi del colloquio con l’allievo: Ciao, io /noi siamo........... Come stai in classe? Chi è il tuo compagno preferito? Ti piace il posto assegnato questa settimana?

- Rilevare la consapevolezza del disturbo. Sai cosa ti succede quando non riesci ad eseguire il compito di ....?

Cosa pensi?

- Indagare il livello di autostima attraverso la presa di coscienza dei fattori di attribuzione causale.

Quando non riesci a ricordare (es. le tabelline) secondo te cosa si dovrebbe fare? - Comprendere il livello di accettazione o rifiuto a rendere manifesto il disturbo mediante domande atte ad indagare la percezione degli altri.

Ti disturbano questi tuoi sbagli o ritardi nell’esecuzione?

Cosa pensi dicano i tuoi compagni

- Concordare con l’alunno se e quando parlare alla classe del suo disturbo.

- Contrattare con l’alunno l’opportunità e la disponibilità all’utilizzo degli strumenti compensativi.

Cosa ne pensi se in classe utilizzassi ....? E a casa ?..............................................

- Indagare quali attività e discipline predilige Indagare quali attività e discipline predilige.

Dove sei forte a scuola?

Dove ti senti meno forte?

- Indagare gli stili di attribuzione. Se ricordi la risposta a cosa è dovuto?

E se non la ricordi?

Cosa dovresti fare allora?

- Identificare quali attività e discipline ama meno e capirne i motivi.

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- Cogliere lo stato emotivo dell’alunno di fronte ai compiti assegnati ( a casa e a scuola).

Come ti senti quando apri il diario per iniziare i compiti? Come ti senti quando devi lavorare a scuola?

Come ti senti quando la maestra ti chiede una risposta?

- Indagare con l’alunno quali strategie utilizza nello studio. Quando apri la pagina del sussidiario cosa pensi?.... Ti viene in mente qualcosa che già sai?

Come fai per ricordare?

Che cosa ricordi?

E lo schema?..... La mappa ?...

- Scoprire quali strumenti vengono utilizzati , quali prediletti e quali rifiutati.

Ti piacerebbe poter cercare la risposta utilizzando ....?

Lavorare al Computer ti agevola?

Come ti senti quando la mamma ti legge la pagina del libro?

E se la leggesse .....? ( un compagno)

Cosa pensi se partissi dalle immagini?

Conclusione dell’incontro con un patto condiviso e data successivo incontro Data firme

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APPENDICE NORMATIVA Nota MIUR 4798 del 27 luglio 2005 Attività di programmazione dell’integrazione scolastica degli alunni disabili da parte delle istituzioni Scolastiche. Si coglie l’occasione per richiamare l’attenzione sui disturbi specifici di apprendimento, in relazione ai quali possono essere utilizzati strumenti compensativi e dispensativi Nota MIUR 4674 del 10 maggio 2007 Disturbi di apprendimento – Indicazioni operative. Nota MIUR 5744 del 28 maggio 2009 Richiama l’approvazione da parte della Commissione Cultura del disegno di legge “Nuove norme in materia di difficoltà specifiche di “apprendimento. .. D.P.R. n 122 del 22 giugno 2009 Regolamento sulla valutazione. Articolo 10 “Valutazione degli alunni con difficoltà specifica di apprendimento (DSA)”. Ultime circolari per gli esami di Stato per la secondaria di primo grado CM n. 28 del 15 marzo 2007 Esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione nelle scuole statali e paritarie per l’anno scolastico 2006-2007 – precisazioni. Alunni con disturbo specifico di Apprendimento CM 54 del 26 maggio 2008 Esami di stato Secondaria di Primo Grado anno scolastico 2007/2008 – prova scritta a carattere nazionale. Candidati con difficoltà specifiche d’apprendimento CM 51 del 20 maggio 2009 Si conferma quanto previsto dalla circolare ministeriale n. 32/2008 in merito allo svolgimento degli esami per gli alunni con difficoltà specifiche di apprendimento. L’INVALSI può predisporre una versione informatizzata della prova nazionale per i candidati con disturbo specifico di apprendimento (DSA) per i quali ciascuna istituzione scolastica abbia fatto richiesta all’INVALSI in tempo utile e, comunque, non oltre il giorno precedente la prova. CM 49 del 20 maggio 2010 ...”Per gli alunni con disturbi specifici di apprendimento29 è prevista la possibilità - in base alle specifiche situazioni soggettive - di ricorrere a strumenti metodologico-didattici compensativi e dispensativi.”... Ultime circolari per gli esami di Stato per la secondaria di secondo grado O.M. 40 del 8 aprile 2009 Istruzioni e modalità organizzative ed operative per lo svolgimento degli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore nelle scuole statali e non statali. O.M. 44 del 5 maggio 2010 Esame di Stato conclusivo dei Corsi di Studio di Istruzione Secondaria Superiore Anno scolastico 2009/2010

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“La Commissione – anche sulla base di quanto previsto dall’articolo 10 del D.P.R. 22/6/2009, n.122 e di eventuali elementi forniti dal Consiglio di classe - terrà in debita considerazione le specifiche situazioni soggettive, adeguatamente certificate, relative ai candidati affetti da disturbi specifici di apprendimento (DSA), sia in sede di svolgimento delle prove scritte che, in particolare, di predisposizione della terza prova scritta, prevedendo la possibilità di riservare, comunque, alle stesse tempi più lunghi di quelli ordinari. Al candidato potrà essere consentita la utilizzazione di apparecchiature e strumenti informatici nel caso in cui siano stati impiegati per le verifiche in corso d’anno. (Art.12 c.7) Grande importanza riveste, quindi, il Documento del 15 maggio, che ogni Consiglio di classe deve elaborare indicando “….i contenuti, i metodi, i mezzi, gli spazi e i tempi del percorso formativo, i criteri, gli strumenti di valutazione adottati, gli obiettivi raggiunti,nonché ogni altro elemento che i consigli di classe ritengano significativo ai fini dello svolgimento degli esami” (Art.6 c.2 )In questa “documentazione” dovrebbe rientrare il PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO, contenente tutte le strategie adottate in corso d’anno sia dal candidato con DSA sia dalla scuola. LEGGE 8 ottobre 2010 , n. 170 Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico D.M. del 12 luglio 2011 Linee Guida per il Diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici di apprendimento (allegato al D.M 12 luglio 2011) ACCORDO Stato-Regioni sulle “Indicazioni per la diagnosi e la certificazione DSA (25 luglio 2012)

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PROTOCOLLO DI ACCOGLIENZA DEGLI ALUNNI DISABILI Il Protocollo nasce dall’esigenza di promuovere l’accoglienza e l’integrazione degli alunni disabili e dal desiderio di veder migliorata l’Offerta Formativa per tutti gli alunni dell’Istituto. Obiettivo del Protocollo è: • realizzare l’integrazione sviluppando in particolare le abilità sociali e comunicative

dello studente, • contribuire allo sviluppo equilibrato della sua emotività e affettività, • individuare il progetto di vita. È un documento che deve avere l’approvazione del Collegio Docenti e deve essere sostenuto dal Dirigente Scolastico in collaborazione con il referente d’Istituto il quale a sua volta è aiutato dalla Commissione che tradurrà in azioni concrete quanto di seguito si esplicita: • deve contenere criteri e modalità riguardanti l’integrazione degli alunni disabili; • deve definire compiti e ruoli degli operatori scolastici; • deve tracciare le fasi dell’accoglienza. Il Protocollo, inoltre, deve definire pratiche condivise all’interno dell’Istituto di carattere: • Amministrativo – burocratica • Comunicativo e relazionale (prima conoscenza) • Educativo – didattico (proposta di assegnazione alla classe, accoglienza, didattico /

educativo) • Sociale (rapporti e collaborazioni con il territorio). È , inoltre, uno strumento aperto che viene integrato e rivisto in base alle esperienze, alle riflessioni sulle esperienze, alla situazione del contesto. Per renderlo attuabile e per monitorarne i risultati è necessaria l’istituzione di una Commissione con il compito di esprimere indicazioni che hanno carattere consultivo, gestionale e progettuale relativamente al progetto di accoglienza praticato, all’integrazione degli alunni, al raccordo tra scuola, famiglia e territorio.

SOGGETTI COINVOLTI NELLE DIVERSE FASI

DIRIGENTE SCOLASTICO

In qualità di garante del diritto all’istruzione ha tra le sue funzioni quella di: • attuare interventi specifici per promuovere il diritto di

apprendimento e il successo scolastico degli studenti appartenenti all’istruzione scolastica.

In qualità di “Capo d’Istituto” può: • sollecitare il Collegio dei Docenti e il Consiglio d’Istituto ad

un’attività di progettazione che consideri i nuovi bisogni. In qualità di “Coordinatore” può: • individuare all’interno e all’esterno le risorse che possono

rispondere esigenze dell’inserimento dei nuovi alunni

UFFICIO DI SEGRETERIA

• Individua tra il personale un incaricato che si occupi della pratica amministrativa dell’iscrizione e cura la sua formazione.

• Cura l’esposizione in bacheca e/o all’esterno della scuola di avvisi che diano le informazioni relative all’organizzazione dell’Istituto (tempi di funzionamento, orari di ricevimento, orario della scuola, mensa,…)

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• Accoglie le richieste di iscrizione (chiede il supporto di un assistente per l’autonomia).

• Favorisce l’organizzazione della data del primo colloquio con i docenti referenti della Commissione.

COMMISSIONE E REFERENTE

PER L’HANDICAP

La Funzione Strumentale e la Commissione eletta dal Collegio esprime indicazioni di carattere consultivo, gestionale e progettuale. I suoi compiti sono: • Promuove il Protocollo di Accoglienza. • Monitora i dati degli alunni disabili. • Individua le esigenze degli alunni. • Facilita il colloquio con la famiglia. • Raccoglie la documentazione già richiesta dall’Ufficio di

segreteria ed elabora una scheda informativa sul percorso scolastico dell’allievo,…

• Propone l’inserimento in una determinata classe. • Fornisce la classe di schede informative sulla scuola di

provenienza, sul percorso scolastico precedente,… • Progetta un percorso di accoglienza condiviso con tutti i docenti. • Lavora alla costruzione di prove d’ingresso ad hoc. • Propone un utilizzo delle risorse interne per rispondere a quelle

esigenze degli alunni disabili che non possono trovare risposta solo nel lavoro di classe.

• Richiede l’intervento del Dirigente Scolastico per interventi urgenti.

INSEGNANTI DI CLASSE

• Incontrano il docente della Commissione che ha curato l’iter di accoglienza.

• Prendono conoscenza dei dati raccolti. • Stabiliscono un percorso di accoglienza modulato sulle

indicazioni date dalla Commissione e condiviso dal Collegio. • Effettuano prove d’ingresso per valutare le competenze

complesse dell’alunno utilizzando, possibilmente, quelle previste dalla Commissione.

• Rilevano i bisogni, programmano un percorso di apprendimento, specificano e comunicano alla Commissione le esigenze dell’allievo a cui l’organizzazione della classe non riesce a rispondere.

• Incontrano la famiglia, e partecipano alla costruzione del percorso scolastico.

• Favoriscono l’integrazione con i compagni promuovendo di strategie di lavoro in coppia, per piccolo gruppo, di coperative learning, di tutoraggio…

• Individuano modalità di apprendimento attraverso percorsi individualizzati, risorse interne ed esterne, uso delle tecnologie informatiche, ecc.

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PROGETTO ACCOGLIENZA ALUNNI STRANIERI

LE PROCEDURE DI ACCOGLIENZA E IL PROTOCOLLO (dal Protocollo di Accoglienza e dalle Linee guida per l’accoglienza degli

alunni stranieri del MIUR del Febbraio 2006)

1) Aspetti amministrativi: l’iscrizione L’iscrizione avviene presso la Segreteria scolastica in presenza del personale addetto, mediante l’utilizzo della specifica modulistica (esistono versioni tradotte anche in diverse lingue). Il modulo d’iscrizione verrà inviato al referente della Commissione stranieri del plesso. 2) Il personale di segreteria, dopo aver informato il Dirigente Scolastico, trasmette la

documentazione raccolta al docente della Funzione Strumentale e al docente referente di plesso della Commissione stranieri. Quest’ultimo organizzerà un primo incontro al quale presenzieranno :

• Referente Commissione (se necessario) • Genitori dell’alunno/a • Alunno/a • Mediatore linguistico (se necessario) • Docente coordinatore della classe coinvolta nella proposta di assegnazione • Docente coordinatore di plesso

L’incontro, durante il quale dovrà essere compilata (mediante apposito modello depositato in segreteria) la biografia linguistica dell’alunno/a, ha la finalità di raccogliere informazioni riguardanti:

• La storia personale e scolastica • La situazione familiare • Le caratteristiche psicologiche essenziali • Gli interessi

L’incontro ha la finalità di formulare, sulla base della normativa e degli elementi raccolti, una proposta per il Collegio Docenti (che delibererà in una fase successiva) per l’assegnazione dell’alunno/a alla classe. 3) Il docente coordinatore di classe, o il Dirigente, informerà la famiglia della

decisione presa e della data di inizio frequenza (non prima di una settimana dalla data del primo incontro). È importante, infatti, che la scuola si conceda il tempo necessario per prendere decisioni ponderate sull’inserimento dell’alunno/a, per predisporre specifici interventi e per preparare la classe prescelta all’accoglienza.

4) Gli insegnanti della classe a cui l’alunno/a è stato/a assegnato predisporranno

l’accoglienza e l’inserimento come previsto dal Protocollo di Accoglienza alla sezione “Inserimento nella classe”.

Si ribadisce che la Legge n° 40 del 1998 sull’immigrazione stranieri in Italia e il DPR 394 del Novembre 1999 sanciscono che: • Tutti i minori stranieri, sia regolari che non, hanno diritto all’obbligo scolastico. • L’iscrizione dei minori stranieri alla scuola dell’obbligo può essere richiesta in

qualsiasi periodo dell’anno scolastico. • I minori devono essere iscritti alla classe corrispondente all’età anagrafica, salvo

delibera del Collegio Docenti.

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• Per l’assegnazione dell’alunno/a alla classe il Collegio dovrà tenere conto: o “dell’ordinamento degli studi del Paese di provenienza dell’alunno/a, che può

determinare l’iscrizione ad una classe immediatamente inferiore o superiore rispetto a quella corrispondente all’età anagrafica”

o “dell’accertamento di competenze, abilità e livelli di preparazione dell’alunno/a”

o “del corso di studi eventualmente seguito dall’alunno/a nel Paese di provenienza”

o “del titolo di studio eventualmente posseduto dall’alunno/a” • Il Collegio Docenti dovrebbe provvedere, inoltre, alla ripartizione degli alunni

stranieri evitando classi con presenza straniera predominante (prevedere al massimo quattro o cinque alunni per classe).

• Per ogni disciplina i programmi scolastici devono essere personalizzati e adattati al livello di competenza dell’alunno/a straniero/a da ciascun docente di classe, i quali avranno più cura di inserire le proprie programmazioni disciplinari all’interno del PEI compilato per ciascun alunno dal Consiglio di Intersezione, di Interclasse o di Classe.

• Devono essere attivati specifici interventi per facilitare l’apprendimento della lingua italiana.

L’ISCRIZIONE

L’iscrizione rappresenta il primo passo di un percorso di accoglienza dell’alunno/a straniero/a e della sua famiglia. Tra il personale di segreteria viene individuata nella persona addetta agli alunni la responsabile delle iscrizioni. L’assegnazione di tale incarico ad una specifica persona permette a quest’ultima di:

• affinare progressivamente abilità comunicative e relazionali; • acquisire una conoscenza adeguata ed aggiornata delle normative; • potenziare la capacità di informare sui servizi sociali del territorio.

Nel momento in cui la famiglia dell’alunno/a non italofono/a si presenta per l’iscrizione, l’incaricata/o:

• procede all’iscrizione servendosi del modello in uso; • raccoglie informazioni e documenti di rito (anagrafici, sanitari, fiscale,…); • raccoglie informazioni e documenti necessari relativi alla scolarità (scolarità

pregressa, biografia linguistica, conoscenza e alfabetizzazione in L1,…) su un’apposita modulistica integrativa;

• consegna ai genitori il materiale e il fascicolo informativo sulla scuola che l’alunno si appresta a frequentare.

La consegna di moduli, note informative e materiale in lingua d’origine o bilingue aiuta i nuovi alunni e le loro famiglie a conoscere l’organizzazione della scuola e permettere di sentirsi accolti e meno disorientati rispetto al nuovo sistema scolastico.

PRIMA CONOSCENZA

Sarebbe auspicabile che, oltre agli aspetti amministrativi, si raccogliessero una serie di informazioni sull’alunna/o che permetta di adottare decisioni adeguate, sia sulla classe in cui dovrebbe essere inserito, sia sui percorsi di facilitazione da attivare. La prima conoscenza si articola in un incontro con i genitori e un colloquio con l’alunno/a, eventualmente alla presenza di un mediatore linguistico.

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In questa fase, attraverso la compilazione del modulo della biografia linguistica di Istituto, verranno raccolte informazioni:

• sulla storia personale e scolastica dell’alunno; • sulla situazione familiare; • sulle caratteristiche psicologiche essenziali; • sugli interessi dell’alunno.

Si specifica la difficoltà oggettiva di testare abilità e competenze cognitive (comunicativo – espressive, logico – matematiche, …) attraverso la somministrazione di prove d’ingresso, si propone, quindi, un’osservazione globale che permetta di raccogliere dei dati finalizzati a una progettazione mirata all’apprendimento e che non abbia nessuna valenza valutativa ai fini dell’assegnazione ad una classe.

PROPOSTA DI ASSEGNAZIONE ALLA CLASSE

Gli elementi raccolti durante il momento dell’iscrizione permettono di assumere decisioni in merito alla classe di inserimento. L’inserimento scolastico dei bambini stranieri avviene sulla base della Legge n° 40 del 1998 sull’immigrazione straniera in Italia e sul D.P.R. 394 Novembre 1999. Tale normativa sancisce che: 1) tutti i minori stranieri, sia regolari che non, hanno il diritto e l’obbligo

dell’insegnamento scolastico; 2) l’iscrizione dei minori stranieri alla scuola dell’obbligo può essere richiesta in

qualsiasi periodo dell’anno scolastico; 3) i minori devono essere iscritti alla classe corrispondente all’età anagrafica, salvo

che il Collegio Docenti deliberi l’iscrizione ad una classe diversa,tenendo conto: � dell’ordinamento degli studi del Paese di provenienza dell’alunno, che può

determinare l’iscrizione ad una classe immediatamente inferiore o superiore rispetto a quella corrispondente all’età anagrafica;

� dell’accertamento di competenze, abilità e livelli di preparazione dell’alunno; � del corso di studi eventualmente seguito dall’alunno nel Paese di

provenienza; � del titolo di studio eventualmente posseduto dall’alunno;

4) il Collegio Docenti deve provvedere alla ripartizione degli alunni stranieri, evitando classi con presenza straniera predominante (prevedere al massimo quattro – cinque alunni per ogni classe);

5) i programmi scolastici non devono essere differenziati, ma adattati ai livelli di competenza dei singoli alunni stranieri (stesura del PEI per ogni alunno/a);

6) possono essere attivati specifici interventi per facilitare l’apprendimento della lingua italiana.

È importante che la scuola si conceda il tempo necessario per prendere decisioni ponderate sull’inserimento, per predisporre specifici interventi di facilitazione dell’apprendimento della lingua italiana e per preparare la classe prescelta ad accogliere la/il nuova/o arrivata/o. La segreteria avrà il compito di informare in tempo utile gli insegnanti della classe di inserimento dell’alunno neo arrivato trasmettendo i dati raccolti. Si ritiene, comunque, opportuno indicare in una settimana circa il tempo massimo che trascorre fra il momento dell’iscrizione e l’effettivo inserimento dell’alunno immigrato nella classe.

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INSERIMENTO NELLA CLASSE

Sulla base dei principi dell’integrazione dettati anche dalla normativa (art. 14 del R.D. 4 Maggio 1925, Costituzione, Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo proclamata dall’ONU, la L. n°40 /98, precisamente all’art. 36 Legge n° 40/1998, DPR 394/11/1999) che delinea i diritti di cittadinanza anche per i nuovi arrivati, la scuola si muove per rendere attuativi tali principi. Integrare gli alunni stranieri significa non delegare l’attività educativa e didattica totalmente a figure docenti specializzate: l’integrazione è compito di tutti i docenti che operano nella scuola e che collegialmente contribuiscono a mantenere climi relazionali caratterizzati da apertura, curiosità, rispetto reciproco, dialogo. Prepararsi ad accogliere un alunno straniero non significa preoccuparsi solo per lui, ma cercare di rispondere alle esigenze di tutti. L’attenzione alla diversità nel suo significato più ampio insegna ad accogliere tutte le diversità nello stesso modo e con la stessa considerazione. La diversità è una categoria generale, di significato pedagogico, oltre che sociale e culturale, che impegna l’intera scuola al rispetto delle biografie personali, alla valorizzazione dei singoli: è una potenziale risorsa per l’innovazione, visto che da vita a nuove esperienze e significanti culturali. La spinta al cambiamento non deriva solamente da riflessioni pedagogiche, ma scaturisce da dinamiche reali, pressanti e coinvolgenti: la scuola viene chiamata a misurarsi con culture differenti, con atteggiamenti nuovi, con interazioni non sperimentate prima, con sistemi diversi di valori. L’educazione interculturale non è una nuova disciplina né un’aggiunta alle varie discipline. Una didattica che si chiama interculturale deve essere una didattica quotidiana che vede l’intero coinvolgimento di tutte le discipline e di tutti gli insegnanti nella costruzione di un atteggiamento di rispetto e di accettazione della diversità, che superi la tolleranza positiva per un’integrazione vera e consapevole. L’inserimento in classe di un alunno straniero comporta il coinvolgimento di tutti gli insegnanti di classe, poiché solo una tale sinergia permette un inserimento efficace. Aldilà degli aspetti propriamente amministrativi, occorre tenere presente che l’alunno che ha già iniziato un percorso scolastico nel proprio Paese d’origine, insieme alla famiglia, è portatore di un’immagine di scuola e di modalità di apprendimento che ha fatto sue e che potrebbero essere scardinate dalle diverse regole del sistema scolastico italiano. Il team docenti promuove attività di piccolo gruppo; individuando modalità di semplificazione o facilitazione linguistica per ogni disciplina rilevando bisogni specifici d’apprendimento ed elaborando percorsi didattici di L2 insieme ai docenti dei laboratori di alfabetizzazione. La facilitazione dei programmi di insegnamento è ribadita più volte dalla normativa e nei nostri documenti. Oltre ad essere un obbligo e un dovere nei confronti dell’offerta di pari opportunità a tutti gli allievi; la semplificazione del linguaggio in alcuni contenuti disciplinari ci consente di non individualizzare il percorso dell’alunno straniero, che può così seguire la programmazione di classe, e di adeguare i percorsi alla sua effettiva conoscenza della lingua italiana. Resta da sottolineare che non si tratta di costituire classi o gruppi di alunni stranieri separati o di elaborare curricoli differenti, ma di tener conto delle loro storie personali e scolastiche e delle competenze già acquisite da un lato e di rispondere dall’altro ai loro bisogni specifici.

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PROGETTI

Per facilitare l’inserimento degli alunni stranieri e l’apprendimento della lingua italiana, la scuola attiverà progetti pluriennali finalizzati all’apprendimento e l’alfabetizzazione dell’italiano (lingua seconda). � Laboratori per alunni neo arrivati senza una conoscenza della lingua italiana

atti a favorire lo sviluppo delle prime strutture linguistico – comunicative. � Laboratori di alfabetizzazione per lo sviluppo di competenze della lingua

italiana L2 come abilità trasversali ad ogni ambito disciplinare (ascolto, comprensione, partecipazione,…) e per il consolidamento delle conoscenze e delle abilità specifiche dell’ambito disciplinare (abilità di letto – scrittura, comprensione, produzione,…).

� Laboratori della lingua dello studio per avviare lo sviluppo di competenze relative a processi cognitivi complessi che si esprimono con un linguaggio specifico delle discipline, astratto/decontestualizzato.

� Progetti interculturali. � Sportello – spazio genitori.

FIGURE COINVOLTE COMMISSIONE STRANIERI Commissione o gruppo di lavoro di docenti con compiti decisionali, progettuali e gestionali nell’ambito dell’educazione interculturale e dell’accoglienza degli alunni immigrati. È formata dalla Funzione Strumentale, da un referente per ogni plesso e : • coordina le attività ed i progetti interculturali dell’Istituto, • modifica e aggiorna il Protocollo d’accoglienza, • si incontra mensilmente per attività di coordinamento, progettazione e verifica, • progetta, indirizza, coordina in merito all’inserimento in classe degli alunni

stranieri. FUNZIONE STRUMENTALE Figura docente con il compito di: • coordinare le attività finalizzate all’inserimento e all’integrazione sociale dell’alunno

straniero; • coordinare la programmazione didattica; • partecipare alle iniziative organizzate a livello territoriale in tale settore; • collaborare con il Dirigente Scolastico nei rapporti con le istituzioni, le agenzie

educative, le associazioni interessate; • coordinare il lavoro della Commissione; • coordinare i rapporti con i mediatori. INSEGNANTI IMPEGNATI NELLA REALIZZAZIONE DEI PROGETTI Gli insegnanti impegnati nei laboratori possono essere: • insegnanti dell’Istituto • figure esterne specializzate nell’insegnamento dell’italiano agli stranieri (mediatori

linguistici e culturali del Comune o di Cooperative Sociali che collaborano con l’Amministrazione)

Essi: � svolgono le loro attività nei laboratori di alfabetizzazione del proprio plesso; � definiscono obiettivi, modalità e tipologie d’intervento; � strutturano e organizzano i laboratori di alfabetizzazione;

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� stabiliscono con la Funzione Strumentale i livelli di partenza e di arrivo dei diversi gruppi di livello;

� informano i colleghi di plesso sull’andamento dei laboratori; � incontrano periodicamente gli insegnanti di classe degli alunni che partecipano ai

progetti per programmare, verificare e valutare in itinere il percorso di insegnamento / apprendimento degli allievi stessi.

INSEGNANTI DI CLASSE • Analizzano le problematiche e cercano possibili soluzioni organizzative, in

collaborazione con i referenti dei progetti di integrazione. • Raccordano le programmazioni educativo – didattiche di classe insieme agli

insegnanti referenti dei progetti di integrazione. • Nell’attività di classe ricercano forme di partecipazione dell’alunno straniero che

non ha ancora una sufficiente competenza linguistico – strumentale. • Adeguano i curricoli e le programmazioni alle abilità linguistiche raggiunte dagli

alunni stranieri. • Considerano l’insegnamento della lingua italiana trasversale alle discipline. • Utilizzano tutte le risorse a disposizione, tra cui i mediatori culturali e/o gli alunni

stranieri presenti da tempo nella scuola che abbiano una adeguata conoscenza della lingua italiana e svolgano una funzione tutoriale nei confronti dei neo arrivati specialmente nel primo periodo di inserimento.

• Individuano, sulla base delle risorse interne ed esterne disponibili, percorsi di facilitazione per rendere più facile l’inserimento da attivare sia a livello relazionale che didattico.

Percorso di facilitazione relazionale: 1. Programmazione di attività interculturali rivolte a tutti gli alunni. 2. Utilizzo di materiale nelle diverse lingue. 3. Individuazione nella classe di compagni tutor. 4. Promozione di attività di piccolo gruppo. Percorso di facilitazione didattica: 1. Rilevazione dei bisogni specifici di apprendimento. 2. Uso di materiali visivi, musicali, grafici. 3. Semplificazione linguistica. 4. Adattamento di programmi curricolari. 5. Istituzione di laboratori intensivi di italiano L2.

RISORSE A DISPOSIZIONE

Per facilitare l’inserimento degli alunni stranieri e l’apprendimento della lingua italiana, la scuola può contare su alcune risorse già esistenti che devono essere attivate in maniera flessibile e produttiva, e su altre risorse che è possibile ottenere a livello provinciale, regionale e nazionale. • Compresenze, contemporaneità e completamento d’orario degli

insegnanti: sono ore a disposizione dei singoli plessi in base all’organico disponibile; sono presenti sia nella scuola primaria sia nella scuola secondaria di primo grado.

• Personale docente aggiuntivo: nell’ambito dell’organico funzionale d’Istituto, è possibile prevedere l’aggiunta della figura del docente facilitatore, assegnato alle scuole sulla base di progetti mirati.

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• Flessibilità del calendario e dell’orario: in base alla normativa sull’autonomia didattica e organizzativa, è possibile una flessibilità nella ridefinizione di orari e calendari scolastici per recuperare ore per l’inserimento e l’integrazione.

• Attività aggiuntive a carico dell’Istituzione: sono fondi che vengono dati a scuole a forte processo immigratorio, o che si sono attivate comunque con progetti e sperimentazioni per gli alunni stranieri. (In questa voce erano rientrate le assegnazioni degli insegnanti su progetti da parte dell’USP)

• Attività realizzate in accordo con Associazioni, Cooperative ed Enti Locali: in questa voce rientra il progetto stipulato con gli Enti Locali, per quanto riguarda la città di Brescia, che erogano fondi e servizi sulla base di leggi regionali sul diritto allo studio, sull’immigrazione e sui decreti applicativi.

• Inoltre si potrebbe ricorrere ad Associazioni di Volontariato presenti sul territorio, soprattutto per quanto riguarda un sostegno durante le ore extrascolastiche.

• Reti di scuole: possono essere attivate reti di scuole che mettono in comune risorse per attuare progetti indirizzati sia direttamente agli alunni stranieri sia rivolti alla formazione dei docenti (CTI).

COLLABORAZIONE CON IL TERRITORIO

Per promuovere la piena integrazione dei ragazzi nel più vasto contesto sociale e per realizzare un progetto educativo che coniughi insieme pari opportunità con il rispetto delle differenze, la scuola ha bisogno delle risorse del territorio, della collaborazione con i servizi, associazioni, luoghi d’aggregazione, biblioteche e, in primo luogo, con l’Amministrazione Comunale per costruire, attraverso interventi di mediazione culturale e linguistica nelle classi in cui l’alunno straniero è stato inserito, una rete d’intervento che rimuova eventuali ostacoli e favorisca una cultura dell’accoglienza e dello scambio culturale.

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PROGETTO D’ISTITUTO PER L’ACCOGLIENZA E L’ALFABETIZZAZIONE

DESTINATARI Alunni stranieri dell’Istituto Comprensivo FINALITÀ Scuola dell’Infanzia – ACCOGLIENZA • Favorire l’inserimento e la socializzazione superando la dimensione di ansia e

straniamento tipica dell’alunno/a neo arrivato/a. • Promuovere un atteggiamento di fiducia nei confronti del nuovo ambiente,

attuando un inserimento sereno e stimolante. Scuola Primaria e Secondaria – ALFABETIZZAZIONE Alfabetizzazione 1° livello: • Apprendimento della lingua italiana che consenta in tempi rapidi il superamento di

una prima barriera comunicativa. • Padronanza strumentale dell’italiano di base: si tratta di una competenza che

permetta di comunicare attraverso l’apprendimento di semplici funzioni linguistiche e strutture grammaticali.

Alfabetizzazione 2° livello: • Un percorso linguistico che, attraverso progetti individualizzati, consenta il

raggiungimento di obiettivi di apprendimento nelle diverse aree disciplinari. • Raggiungimento di una padronanza metalinguistica che consenta di frequentare

con profitto le lezioni e di studiare sui materiali didattici usati nella scuola, affinché il deficit linguistico non si tramuti in un deficit di apprendimento in generale.

ARTICOLAZIONE DEL PROGETTO All’inizio di ogni anno scolastico si raccolgono le richieste da parte delle scuole e, verificate le disponibilità dei docenti (ora a disposizione, ore da incentivare), si procede all’assegnazione degli stessi nei diversi plessi, secondo i seguenti criteri:

• ripartizione delle ore di alfabetizzazione ai plessi in base al numero di alunni stranieri giunti negli ultimi due anni scolastici;

• priorità alle richieste di intervento determinate dall’iscrizione di alunni stranieri neo arrivati;

• continuità dell’intervento sull’alunno/a; • continuità all’interno del plesso; • il numero dei docenti assegnati per l’alfabetizzazione di uno/a stesso/a alunno/a

o gruppo non deve essere superiore a due (meglio se un’unica figura). Prima dell’inizio dei corsi gli insegnanti incontreranno tutti gli alunni indicati dalle scuole per verificare le competenze in italiano L2 effettivamente possedute, attraverso una modalità che ne valorizzi il pregresso scolastico e ne rispetti il patrimonio culturale. Gli strumenti che i docenti utilizzeranno per accertare e testare le competenze possedute dall’alunno/a sono:

• il QCER (Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue straniere) • la biografia linguistica

I documenti vengono allegati al progetto (Allegato A e B).

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Fatto questo, i docenti potranno quindi procedere alla costituzione di gruppi il più possibile omogenei per livello e alla stesura della programmazione. OBIETTIVI SPECIFICI Scuola dell’Infanzia • Favorire l’inserimento nella scuola, superando ansie e timori. • Aiutare il bambino a superare il senso di smarrimento e di abbandono. • Aiutare il bambino a conoscere gli spazi scolastici e ad orientarsi in essi. • Approfondire la conoscenza della storia individuale e famigliare del bambino. • Attuare strategie di gestione del gruppo classe e delle dinamiche interpersonali tra

bambini. • Promuovere l’inclusione e l’inserimento dei bambini mediante lo sviluppo delle

capacità comunicative e linguistiche. • Promuovere la conoscenza della Scuola dell’Infanzia e del suo funzionamento. • Migliorare i rapporti di comunicazione e di condivisione educativa tra le famiglie e

la scuola anche mediante una consulenza esperta, genitori e operatori scolastici (docenti, mediatori).

Scuola Primaria e Secondaria Alfabetizzazione 1° livello COMPRENSIONE DELLA LINGUA ORALE

• Comprensione di semplici messaggi • Uso di lessico di base • Comprensione di un semplice e breve testo

COMPRENSIONE DELLA LINGUA SCRITTA • Lettura corretta dei fonemi della lingua italiana • Lettura ad alta voce in modo sufficientemente scorrevole • Comprensione di un semplice testo scritto

PRODUZIONE DELLA LINGUA ORALE • Comunicare semplici messaggi • Produzione di un semplice testo • Arricchimento del lessico

PRODUZIONE DELLA LINGUA SCRITTA • Produzione di un semplice testo • Correttezza ortografica

CONOSCENZA DELLA FUNZIONE E DELLE STRUTTURE DELLA LINGUA • Riconoscere le principali regole della fonologia • Riconoscere gli articoli, i nomi, gli aggettivi qualificativi, i pronomi personali, i

verbi (solo alcuni modi e tempi: presente, passato prossimo, futuro) • Strutturare semplici frasi corrette attraverso l’uso di alcune congiunzioni e

preposizioni CONOSCENZA E ORGANIZZAZIONE DEI CONTENUTI

• Consultazione del vocabolario • Riassumere oralmente un breve testo

Alfabetizzazione 2° livello COMPRENSIONE DELLA LINGUA ORALE

• Comprensione di messaggi di vario tipo (formali e informali) • Uso di lessico specifico • Comprensione di un testo

COMPRENSIONE DELLA LINGUA SCRITTA • Lettura corretta dei grafemi e dei fonemi • Lettura ad alta voce in modo scorrevole

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• Comprensione di un testo scritto PRODUZIONE DELLA LINGUA ORALE

• Comunicare messaggi di vario tipo (formali e informali) • Produzione di un semplice testo (racconto personale, riassunto, sintesi) • Arricchimento del lessico specifico delle varie discipline

PRODUZIONE DELLA LINGUA SCRITTA • Correttezza ortografica • Produzione di un testo (tema, riassunto, sintesi)

CONOSCENZA DELLA FUNZIONE E DELLE STRUTTURE DELLA LINGUA • Riconoscere le principali regole della fonologia • Riconoscere gli articoli, i nomi, gli aggettivi, i pronomi personali, i verbi (solo

alcuni modi e tempi: indicativo presente, passato prossimo, passato remoto, futuro semplice, il condizionale e il congiuntivo), le preposizioni e le congiunzioni

• Strutturare frasi attraverso l’uso corretto di alcune congiunzioni e preposizioni • Espandere la frase semplice attraverso l’uso dei complementi o proposizioni

(analisi logica e del periodo) CONOSCENZA E ORGANIZZAZIONE DEI CONTENUTI

• Consultazione del vocabolario • Riassumere oralmente un breve testo • Metodo di studio: sottolineare un testo, costruire mappe concettuali

FIGURE COINVOLTE Scuola dell’Infanzia • Alunni stranieri • Docente Funzione Strumentale o Referente d’Istituto • Docenti Commissione stranieri d’Istituto • Docente responsabile del progetto di plesso • Docenti di sezione • Mediatori linguistici e culturali • Alunni della sezione • Famiglie alunni stranieri Scuola Primaria e Secondaria • Alunni stranieri • Docente Funzione Strumentale o Referente d’Istituto • Docenti Commissione stranieri d’Istituto • Docente responsabile del progetto di plesso • Docente alfabetizzatore • Mediatori linguistici e culturali • Docenti della classe • Alunni della sezione • Famiglie alunni stranieri METODI Scuola dell’Infanzia • Lavorare in gruppo • Partecipare a giochi organizzati • Sostenere le attività rispondendo con flessibilità e attenzione ai diversi bisogni ed

emozioni dei bambini

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Scuola Primaria e Secondaria Le lezioni saranno frontali, individuali o in piccoli gruppi omogenei (massimo 4-5 alunni). Per quanto riguarda gli obiettivi di comprensione e produzione, si prediligerà l’aspetto orale, per poter creare situazioni comunicative e dialoghi. Per facilitare la memorizzazione di un lessico il più possibile ricco, si darà ampio spazio all’uso di materiale iconico. Il costante monitoraggio svolto dai docenti coinvolti nel progetto potrà anche permettere il passaggio dell’alunno/a da un 1° ad un 2° livello anche all’interno dello stesso anno scolastico. Per il corso di 2° livello, per non ostacolare i processi di inserimento degli alunni e per avviare l’acquisizione di semplici nozioni di base delle varie discipline, al termine del primo quadrimestre (solo nel caso di una positiva valutazione sul raggiungimento degli obiettivi) si prevede la possibilità di strutturare alcune lezioni in classe con l’insegnante curricolare. In questo modo, attraverso l’uso da parte dell’insegnante mediatore di metodologie di semplificazione del testo, l’intervento di alfabetizzazione permetterà agli alunni di avere un primo approccio alle discipline, ai testi di studio e al relativo lessico specifico. CONTENUTI Scuola dell’Infanzia • Giochi di gruppo e di conoscenza • Canzoni e filastrocche • Giochi guidati nella sezione per la conoscenza delle regole Scuola Primaria e Secondaria I contenuti verranno articolati su più Unità di Apprendimento. Ogni unità permetterà di affrontare un campo semantico proprio e, pertanto, permetterà all’alunno l’acquisizione del lessico specifico dell’ambito di riferimento, di alcune comuni funzioni linguistiche e delle semplici strutture grammaticali necessarie all’uso consapevole di queste ultime. Esempio di Unità di Apprendimento per il corso di 1° livello (l’ordine delle UA è solo indicativo):

• UA 1: Presentarsi • UA 2: Il tempo: giorni della settimana, mesi, stagioni, l’ora • UA 3: La scuola • UA 4: Numeri, forme, colori • UA 5: Il cibo e le bevande • UA 6: La famiglia e la casa • UA 7: L’abbigliamento • UA 8: Il corpo umano • UA 9: Le professioni • UA 10: Gli animali, la natura, le piante • UA 11: La città e i mezzi di trasporto

TEMPI L’intero anno scolastico STRUMENTI • Testi specifici per l’insegnamento della lingua italiana a stranieri • Testi Erickson • Dizionario della lingua italiana • Dizionario italiano / lingua 1 parlata dall’alunno/a • Materiale audiovisivo

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• PC e Internet • CD Rom VERIFICA Scuola dell’Infanzia Monitoraggio costante dei docenti di sezione, attraverso:

• l’osservazione del comportamento del bambino nel momento del distacco dalla famiglia;

• l’osservazione del comportamento nello spazio scuola e delle relazioni instaurate;

• conversazioni guidate; • schede di verifica per testare il livello di competenza linguistica raggiunto

(strumento di misurazione: QCER). Scuola Primaria e Secondaria In itinere:

• monitoraggio costante tra i docenti alfabetizzatori e i docenti curricolari, i quali saranno sempre informati sul percorso, sui contenuti e sulle competenze raggiunte dall’alunno/a;

• prove di comprensione scritta e orale, test per verificare l’acquisizione delle strutture grammaticali. Le prove verranno concordate e strutturate insieme all’insegnante curricolare. La valutazione delle prove, espressa in giudizi sintetici, farà riferimento ai criteri disciplinari e ai relativi obiettivi semplificati e personalizzati approvati dal Consiglio di Interclasse o Classe.

Finale: Test per verificare il livello di competenza linguistica posseduto dall’alunno/a a fine anno scolastico (strumento di misurazione: QCER). RISORSE NECESSARIE Diritto allo studio (Legge 285): • mediatori culturali • mediatori linguistici • acquisto materiali didattici Fondo d’Istituto + ore a disposizione docenti, da ripartire: • docente F.S. o Referente del progetto d’Istituto • docente referente progetto di plesso • ore docenti per programmazione o incontri con le famiglie (Scuola dell’Infanzia) • ore di alfabetizzazione dei docenti sugli alunni (Scuola Primaria e Secondaria)

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PROGETTO D’ISTITUTO PER L’ACCOGLIENZA E L’INSERIMENTO DEGLI ALUNNI ROM

FINALITÀ DEL PROGETTO 1. Promuovere, a partire dai ragazzi, la cultura dell’accoglienza e della convivenza

pacifica. La scuola, mediante una prassi didattico – educativa fondata sul decentramento culturale che sviluppi atteggiamenti di solidarietà, tolleranza e rispetto per la varietà dei soggetti che frequentano a pieno diritto l’Istituto, si assume la cura di inserire il proprio intervento formativo all’interno di un progetto globale di integrazione che conduca al superamento dello stereotipo e del pregiudizio sociale.

2. Attuare percorsi didattici individualizzati calibrati sulla situazione dei singoli alunni, così da far loro acquisire competenze e abilità che li mettano in grado di valorizzarsi sempre più, aumentare l’autostima e la capacità di relazionarsi con gli altri, tenendo presente che la cultura di appartenenza entra in gioco e condiziona non solo gli aspetti emotivi e relazionali, ma anche è responsabile delle abilità, delle competenze e quindi di tutta la sfera intellettiva.

OBIETTIVI GENERALI DEL PROGETTO La presenza di alunni di culture diverse fornisce alla scuola l’occasione per affrontare con sensibilità e professionalità la tematica del disagio e dello svantaggio, attraverso il ripensamento dei propri comportamenti educativi, delle strategie adottate, dei contenuti proposti, senza pretendere di rivoluzionare i programmi, ma progettando una didattica in cui i “diversi” siano maggiormente protagonisti. Questo è l’obiettivo prioritario del progetto, accanto al recupero dell’area linguistica: lo sviluppo delle abilità linguistiche è infatti il presupposto indispensabile per la conoscenza e la comunicazione e quindi costituisce l’obiettivo trasversale al cui conseguimento devono concorrere tutte le discipline. Gli obiettivi di seguito elencati sono graduati nel senso di una complessità crescente e costituiscono un orizzonte educativo, che la programmazione delle singole classi tradurrà in linee operative. � SOCIALIZZAZIONE Primaria sarà la socializzazione, ovvero:

o diventare consapevoli delle norme che regolano la vita della scuola, per poterle rispettare;

o muoversi in maniera progressivamente più disinvolta all’interno della struttura scolastica (successione delle lezioni, formalità burocratiche);

o stringere e consolidare rapporti positivi con compagni, insegnanti e personale della scuola attraverso la creazione di relazioni che privilegino lo scambio culturale reciproco;

o creare nella classe situazioni che favoriscano la vita di relazione mediante attività di educazione al confronto, alla cooperazione, alla solidarietà e alla collaborazione;

o miglioramento delle capacità linguistiche; o accettare in maniera attiva e motivata l’insegnamento individualizzato; o essere consapevoli delle proprie attitudini e abilità e metterle in campo; o acquisire coscienza di sé, della propria realtà e cultura rispetto al mondo

esterno.

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� ORDINE E ORGANIZZAZIONE DELLE ATTIVITÀ SCOLASTICHE o portare a scuola il materiale necessario ed averne cura; o curare l’apprendimento dell’orario settimanale delle lezioni; o acquisire la distinzione fra le materie e saperle associare alle figure docenti e

al materiale relativo; o acquisire metodo nell’impostazione e nello svolgimento delle attività

proposte; o consolidare la capacità di gestire in modo autonomo i tempi di lavoro e il

materiale necessario allo studio; o responsabilizzare l’alunno attraverso l’assegnazione di ruoli o semplici

compiti pratici all’interno della vita scolastica. � CAPACITÀ DI ATTENZIONE E APPLICAZIONE Per favorire la durata e l’intensità dell’applicazione:

o si opererà inserendo le attività nel quadro delle loro abilità e dei loro interessi, alternando momenti di lavoro con pause di conversazione e ascolto;

o si eseguiranno programmi di apprendimento a percorso strutturato; o si organizzerà la frequenza a laboratori didattici; o si cercherà di consolidare la capacità di ascolto e di comprensione del

lavoro e la capacità di rielaborazione dei contenuti proposti, attraverso l’alternanza, preventivamente concordata, delle attività svolte individualmente o per piccoli gruppi e di quelle programmate per l’intera classe.

� POTENZIAMENTO DELLE CAPACITÀ LOGICO FORMALI Mediante:

o consolidamento e miglioramento delle abilità di calcolo, in relazione alle diverse nozioni e capacità possedute dai singoli alunni;

o sviluppo della capacità di leggere e scrivere, utilizzare, ricavare schemi logici;

o sviluppo delle capacità di risolvere le situazioni problematiche proposte;

o esercizi di orientamento spazio – temporale; o memoria autobiografica; o sviluppo delle capacità di definire brevemente l’argomento oggetto di

percezione visiva, uditiva, di lettura e delle capacità di individuare e correlare i dati essenziali di un testo o problema.

� CONOSCENZA DELLA LINGUA ITALIANA

1) Comprensione della lingua scritta: o consolidamento della tecnica di lettura, in relazione al diverso livello di

competenza degli alunni; o miglioramento della lettura finalizzata alla comprensione, tramite il

riconoscimento delle unità di informazione di un testo. 2) Comprensione della lingua orale:

o capacità di comprendere messaggi e spiegazioni dell’insegnante, dei compagni, di un testo.

3) Produzione lingua orale: o capacità di ordinare le informazioni e di esporle in maniera corretta; o capacità di esprimere le proprie esperienze; o capacità di esprimere i propri giudizi e di formulare valutazioni su un

problema.

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4) Produzione lingua scritta: o capacità di produrre testi significativi, curandone la correttezza

formale, specie in funzione di uno scopo e di un destinatario reali (ad esempio mediante la trasposizione di esperienze in forma diaristica o di corrispondenza reale con amici);

o capacità di creare testi per imitazione di testi noti, riproducendone lo schema compositivo (ad esempio con la produzione di filastrocche o di descrizioni);

o capacità di compilare moduli e di stendere lettere ufficiali (ad esempio per la richiesta di un lavoro o di un servizio);

o arricchimento del lessico, specie mediante la pratica di giochi linguistici, della scrittura creativa, del confronto con la propria lingua madre e l’uso di schede per lo sviluppo della competenza semantica.

RUOLO DELL’INSEGNANTE MEDIATORE L’insegnante mediatore potrà essere o un insegnante di classe o il docente referente del progetto all’interno del plesso. Suo compito prioritario sarà quello di accompagnare verso la scuola la famiglia e il ragazzo cercando di mettere in comunicazione questi due aspetti della vita del bambino scuola / famiglia – scuola / campo. La famiglia deve poter vedere se c’è un interesse reale verso la scolarizzazione dei propri figli, che è dunque una scuola che si attiva, che non dimentica i loro figli, che può garantirli nel percorso scolastico. Per questo l’insegnante sarà presente nei colloqui per seguire lo svolgimento dei lavori assegnati a scuola e, parallelamente, trasmettere alle famiglie l’idea di un’effettiva cura ed attenzione nei confronti dell’istruzione dei bambini, nonché la creazione di un momento esplicitamente dedicato ad affrontare le problematiche che possono emergere durante il corso dell’anno scolastico. L’insegnante mediatore avrà quindi il compito di: 1. creare un clima di accoglienza e accettazione tale da favorire una partecipazione

attiva per rendere sempre più agevole l’esperienza scolastica degli alunni iscritti e far si che la loro presenza favorisca la crescita di tutto il sistema educativo;

2. aiutare gli insegnanti nella fase della prima accoglienza, metterli in relazione con i genitori,cercare di mediare posizioni ed esigenze a volte molto distanti;

3. verificare la condizione di partenza degli alunni per determinare il futuro impianto didattico;

4. organizzare e sistematizzare il lavoro di recupero e di approfondimento didattico, scandito per differenti secondo le necessità emerse;

5. mantenere i contatti con gli insegnanti del grado di scuola precedente, per creare un rapporto di continuità fondato sulla conoscenza e collaborazione, che possa facilitare la loro prosecuzione negli studi e consentire lo scambio di esperienze;

6. se e quando possibile, essere informati sulla realtà extrascolastica degli alunni; 7. sviluppare, sia in classe che all’interno dell’Istituto, attività e contenuti che

favoriscano la crescita di una cultura dell’accoglienza e della tolleranza e che consentano di far conoscere aspetti della storia del popolo Rom (formazione dei docenti attraverso corsi di aggiornamento, incontri con esperti);

8. mantenere rapporti con le famiglie tramite la richiesta di colloqui, per sollecitare la loro partecipazione alla vita scolastica dei figli e, soprattutto, per stabilire con esse una relazione di fiducia;

9. creare rapporti con l’Amministrazione Comunale e Provinciale; 10.creare rapporti con l’A.S.L.; 11.creare rapporti con le risorse del territorio (Cooperative sociali, Enti o Associazioni

di volontariato).

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AllegatiAllegatiAllegatiAllegati

� Come funziona la scuola in Italia (fascicolo Come funziona la scuola in Italia (fascicolo Come funziona la scuola in Italia (fascicolo Come funziona la scuola in Italia (fascicolo per i genitori sper i genitori sper i genitori sper i genitori stranieri)tranieri)tranieri)tranieri)

� Foglio notizieFoglio notizieFoglio notizieFoglio notizie: : : : Strumenti di presentazione Strumenti di presentazione Strumenti di presentazione Strumenti di presentazione didattica per la continuitàdidattica per la continuitàdidattica per la continuitàdidattica per la continuità

� La progettualità didattica e la prospettiva La progettualità didattica e la prospettiva La progettualità didattica e la prospettiva La progettualità didattica e la prospettiva interculturaleinterculturaleinterculturaleinterculturale

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IISSTTIITTUUTTOO CCOOMMPPRREENNSSIIVVOO ““ NN.. BBEERRTTHHEERR”” SSAANN ZZEENNOO NNAAVVIIGGLLIIOO -- MMOONNTTIIRROONNEE

Piazza Marconi,2 25010 San Zeno Naviglio (Brescia)

Tel. 030 - 2161097 Fax 030 - 2168154 c.f. 98110970179

e-mail [email protected] – bsic84500v@

COME FUNZIONA LA SCUOLACOME FUNZIONA LA SCUOLACOME FUNZIONA LA SCUOLACOME FUNZIONA LA SCUOLA IN ITALIAIN ITALIAIN ITALIAIN ITALIA

Prime informazioni per l'accoglienza dei vostri figli e delle vostre figlie

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BENVENUTI, BENVENUTE

A SAN ZENO NAVIGLIO E NELLE SUE SCUOLE

Questo piccolo fascicolo ci dà l'occasione per salutarvi con accoglienza e aiutarvi a capire come funziona la scuola italiana. Potete iscrivere subito i vostri figli, anche se l'anno scolastico è già iniziato. Sappiate che tutti i bambini hanno diritto a frequentare la scuola, anche se non sono in regola con le norme di legge sul soggiorno (ONU, Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia,

Art. 28)

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QUANTI ANNI A SCUOLA

La scuola dell'obbligo(*) dura 10 anni: 5 anni di scuola primaria 3 anni di scuola secondaria 2 anni di 2° ciclo di orientamento alla scuola superiore Asilo nido: da 0 a 3 anni Scuola dell'infanzia: da 3 a 6 anni Scuola primaria(*) da 6 a 11 anni Scuola secondaria(*) da 11 a 14 anni Biennio 2° ciclo(*) da 14 a 16 anni Scuola superiore da 16 a 19 anni La scuola dell'obbligo è gratuita. Alla scuola primaria i libri vengono dati gratuitamente; le famiglie devono comprare i quaderni, le penne, i colori…. I DOCUMENTI CHE SERVONO PER ISCRIVERSI A SCUOLA Certificato di nascita (Se non avete questo documento, portate con voi il passaporto e/o il permesso di soggiorno) Certificato di vaccinazione (Sarà prenotata una visita dall'assistente sanitaria che certificherà lo stato di buona salute del vostro bambino e provvederà ad integrare le vaccinazioni necessarie previste) Documenti della scuola frequentata (In mancanza di questa documentazione il genitore dichiara sotto propria responsabilità, la classe frequentata nel paese di origine) Al momento dell'iscrizione si compilano i moduli per: - La scelta del tipo di scuola - L'insegnamento della religione cattolica - L'iscrizione alla refezione scolastica (mensa) - L'iscrizione al pre scuola e post scuola - L'Iscrizione al trasporto scolastico (scuolabus)

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QUALE TIPO DI ORARIO

Nella nostre scuole i genitori possono scegliere fra queste possibilità: 1) 40 ore settimanali dal lunedì al venerdì dalle ore 8,30 alle ore 16,30 con la refezione scolastica 2) 27 o 30 ore settimanali dal lunedì al sabato, con rientri pomeridiani stabiliti da ogni singola scuola. 3) 27 o 30 ore settimanali dal lunedì al sabato con orario antimeridiano. Le lezioni iniziano alle ore 8,00. E' importante essere puntuali COME SI ISCRIVONO I BAMBINI ALLA REFEZIONE (MENSA) In quasi tutte le scuole vi è il servizio di refezione fornito dal Comune di appartenenza. Il servizio avviene all’interno dei locali scolastici. I genitori pagano una retta per il pranzo stabilita dall’Amministrazione Comunale Per motivi di salute o religiosi, è possibile richiedere una dieta speciale al momento dell'iscrizione presso la segreteria della scuola. SE I GENITORI INIZIANO PRESTO IL LAVORO Per aiutare le famiglie che hanno orari di lavoro particolari, esiste il servizio di PRE-SCUOLA (dalle ore 7,30 alle ore 8,00) . INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA O SCELTA ALTERNATIVA Nella scuola italiana è previsto l'insegnamento facoltativo della religione cattolica. Pertanto al momento dell'iscrizione il genitore deve dichiarare se intende avvalersi di : · Insegnamento religione cattolica · Attività didattiche e formative di gruppo · Attività di studio e/o ricerca individuale con assistenza di un insegnante · Uscita dalla scuola SE SI ABITA LONTANO DALLA SCUOLA E’ possibile richiedere il trasporto scolastico in pulmino pagando una retta annuale.

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IL CALENDARIO SCOLASTICO La scuola dura circa 9 mesi. Inizia a metà settembre e termina a metà giugno. Ci sono due periodi di vacanza: due settimane a Natale (di solito dal 23 dicembre al 6 gennaio) una settimana circa a Pasqua (in marzo o aprile) Ci sono poi alcuni giorni di vacanza distribuiti nel corso dell'anno. La scuola vi informerà ogni volta con un avviso scritto sul diario del vostro bambino. E' importante controllare sempre il diario! ASSENZE DA SCUOLA Ogni volta che il bambino non va a scuola, il genitore deve giustificarne il motivo sul diario personale del proprio figlio o sull’apposito libretto delle giustificazioni che deve essere ritirato in segreteria al momento dell’iscrizione.

COSA IMPARANO I BAMBINI A SCUOLA Lingua italiana Lingua straniera (nella scuola primaria dal primo anno: inglese; nella scuola secondaria si aggiunge lo spagnolo) Matematica Scienze e tecnologia (educazione scientifica, informatica) Storia Geografia Disegno (educazione all'immagine, educazione artistica) Ginnastica (scienze motorie e sportive) Musica COME SI VALUTANO I RISULTATI SCOLASTICI Ogni anno scolastico è diviso in due parti ( 2 quadrimestri). A gennaio e a giugno le insegnanti fanno una valutazione dei risultati scolastici del bambino e preparano una "scheda di valutazione" che sarà consegnata alla famiglia LE RIUNIONI FRA GENITORI E INSEGNANTI Durante l'anno scolastico si organizzano alcune riunioni di classe fra genitori ed insegnanti. Queste sono occasioni molto importanti per parlare insieme e conoscere meglio il programma di studio . Genitori ed insegnanti possono collaborare per l'educazione dei bambini e il loro buon inserimento

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COLLOQUI Ogni insegnante comunica ai genitori il giorno in cui li può incontrare per parlare del bambino, delle sue difficoltà e dei suoi progressi, in un colloquio individuale. Anche i genitori possono chiedere un colloquio agli insegnanti. Se volete parlare del vostro bambino, chiedete subito un colloquio all'insegnante L' INSERIMENTO DEL VOSTRO BAMBINO Per inserirsi nella nuova classe, conoscere la scuola ed essere aiutato nei primi momenti di conoscenza, il vostro bambino sarà accompagnato da un mediatore culturale che (quasi sempre) parla la vostra lingua di origine. Di solito il mediatore incontra anche la famiglia. Potete voi stessi richiedere un incontro con il mediatore Inoltre gli insegnanti organizzeranno attività personalizzate di insegnamento dell' italiano orale e scritto. RICORDATE ! Se avete qualche dubbio o qualche difficoltà potete sempre rivolgervi alla vostra insegnante.

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FOGLIO NOTIZIE STRUMENTI DI PRESENTAZIONE DIDATTICA PER LA

CONTINUITÀ

Scuola dell’Infanzia di Montirone Scuola Primaria di:

� San Zeno Naviglio � Montirone

Scuola Secondaria di primo grado di:

� San Zeno Naviglio � Montirone

COGNOME NOME

ALUNNO/A PADRE MADRE L’alunno/a ha frequentato la Scuola _________________di____________________

Proviene dal Comune di____________________________________

Parte prima

AREA SOCIO – AFFETTIVA

INDICATORI SI NO IN PARTE

Sa rispettare le regole

Sa collaborare con gli altri

Sa risolvere conflitti (senza ricorrere alla violenza)

È accettato

Sa accettare

Accetta le proposte di lavoro

Dimostra interesse ad apprendere

È puntuale e ordinato nel lavoro

Esegue il compito a casa

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Parte seconda

LINGUA ITALIANA

ASCOLTO: PRESTA ATTENZIONE ALLA COMUNICAZIONE

n° indicatore

1 Disturba la comunicazione 2 Sa ascoltare 3 Ha un ascolto attivo (partecipa,

interviene)

PARLATO: COMPETENZA LESSICALE n° indicatore

1 Usa un lessico estremamente ridotto

2 Il lessico è semplice, ma chiaro 3 Il lessico è preciso

LETTURA n° indicatore

1 Non sa leggere 2 Sa leggere in modo incerto 3 Legge in modo scorrevole

SCRITTO Livelli Competenza ortografica Competenza ideativa –

testuale 1 Testo scorretto Testo senza chiarezza 2 In parte corretto Le informazioni sono semplici e

ordinate, ma non organizzate. 3 Completamente corretto Le informazioni sono ricche,

pertinenti, organizzate in modo coerente.

Parte terza

AREA SCIENTIFICA E LOGICO MATEMATICA

INDICATORI SI NO INCERTO Risolve problemi matematici Padroneggia le abilità di calcolo Capacità di riconoscere, di denominare e classificare le forme geometriche piane

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ANNOTAZIONI PARTICOLARI

Le informazioni sono strettamente riservate e vincolate al segreto

professionale.

ATTITUDINI ___________________________________________

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SITUAZIONI SOCIO

– AFFETTIVE

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CONFLITTI E

PREFERENZE NEI

CONFRONTI DEI

COMPAGNI

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PARTICOLARI

SITUAZIONI

FAMILIARI

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ALTRO ___________________________________________

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LA PROGETTUALITÀ DIDATTICA E LA PROSPETTIVA

INTERCULTURALE

GLI ELEMENTI IRRINUNCIABILI PER LA PROGETTAZIONE DIDATTICA

La progettazione prende le mosse dalla lettura dell’esperienza decostruendola magari criticamente attraverso uno “sguardo clinico”, in grado di comprendere più profondamente quali possibilità effettive, realistiche, concrete, in essa di volta in volta si schiudano. L’attività di progettazione per essere efficace deve essere collegiale, tuttavia ciò comporta ulteriori sforzi progettuali: richiede organizzazione, norme comportamentali e regole di comunicazione e di interazione che siano in grado al tempo stesso di salvaguardare l’autonomia del singolo insegnante e di creare linguaggi, ruoli, funzioni capaci di lavorare ad uno stesso oggetto mettendo in comune punti di vista differenti, specifici. Il coordinamento collegiale si pone come un servizio composito ma unitario, in grado di costruire un progetto formativo coerente, ma complesso e sfaccettato, tale da comprendere le singole differenze e specificità disciplinari e metodologiche. La collegialità (diagnosi sistematica condivisa della classe – raccordo disciplinare, obiettivi transdisciplinari, competenze trasversali, metodologiche, relazionali) è complementare all’individualità (aspetto disciplinare – valore formativo della singola disciplina, definizione dei contenuti come valore formativo attraverso l’individuazione dei nuclei fondanti). I due gruppi sono funzionali l’uno all’altro, si riorientano e strutturano il progetto formativo. Che cosa significa progettare? Il progetto, di fatto, è la ricerca di un senso, di un possibile e praticabile orizzonte di senso. Lettura critica (e clinica) dell’esistente:

− Collocazione istituzionale (mandato ministeriale) declinato a seconda delle effettive condizioni in cui la scuola opera (socio – economiche, territoriali, istituzionali, relazionali).

− Analisi dei bisogni effettivi: ipotizzare un intervento concertato e negoziato che tenga conto delle risorse disponibili.

Individuazione delle linee progettuali:

− Definizione degli obiettivi pedagogici generali (linee guida – orizzonti significativi rispetto le condizioni di partenza).

− Definizione degli obiettivi specifici: modulazione bisogni soggettivi / oggettivi – risorse – rete relazionale – vincoli.

Definizione critica dei contenuti, indicazione delle attività e delle metodologie (stesura PEI):

− Definizione delle concrete possibilità e dei piani di azione: attività, contenuti, metodologie che richiedono di essere esplicitate, che sono soggetto di negoziazione.

Valutazione:

− Coincide con la mappa finale di tutta l’attività di progettazione: consente un esame di realtà e rende possibile un riorientamento sensato dell’azione progettuale.

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LA LETTURA CRITICA DELL’ESISTENTE Conoscere per progettare La vita della scuola è intessuta di relazioni, saperi, metodi, strumenti. Diventa allora importante guardare ad ognuno di questi aspetti con atteggiamento critico perché ciascuno di essi costituisce un possibile ambito di ricerca e di partenza per riprogettare il percorso scolastico. Diventa cioè essenziale riesaminare i canoni dei saperi disciplinari, le mappe dei metodi praticati, gli strumenti e i sussidi utilizzati, il modo e il concetto di “valutazione” delle capacità e dei livelli di apprendimento degli alunni. L’incipit di ogni progettazione è però necessariamente costituito dalla conoscenza del contesto sul quale si andrà ad operare e, nel caso specifico, della classe intesa come gruppo – risorsa. Descrivere la classe come gruppo risorsa significa essere in grado di esprimere osservazioni analitiche basate su concreti comportamenti e interazioni e non su inferenze dell’insegnante o su valutazioni generiche fondate su percezioni ampiamente soggettive. Un adeguato strumento di rilevazione della situazione iniziale permette di rappresentare la pluralità e la complessità del gruppo che determina lo sfondo integratore entro il quale si verificheranno tutti gli atti di apprendimento. Esso dà legittimità alla differenza e nello stesso tempo riconduce ad una unità (il gruppo) che è assai più della somma delle individualità. Sono le interazioni a diventare soggetto / oggetto di indagine: interazioni che interessano tutti e ciascuno trasformano l’esperienza individuale della crescita in un percorso condiviso e collettivo. Dalla conoscenza del contesto e della situazione iniziale deriva la successiva progettazione che dovrà modulare finalità, obiettivi formativi e cognitivi, contenuti, metodi e valutazione. Dalla congruenza fra la progettazione e il contesto, all’interno di un sistema di valori attento alla pluralità, nasce la dimensione interculturale del fare scuola: non una dimensione eccezionale quindi, ma quotidiana e abituale, adeguata alla realtà interprete e critica. Scuola, cittadinanza, futuro È difficile comprendere le ragioni di una riprogettazione del fare scuola senza tenere nel dovuto conto i bisogni formativi e il profilo culturale ed esistenziale dei soggetti che saranno chiamati ad interpretare le nuove cittadinanze del futuro (prossimo, o forse già presente). Il pensiero di una differente forma della scuola e delle competenze necessarie per vivere il nostro tempo nasce da un’analisi della realtà che prende in considerazione scenari molto più ampi di quelli tecnico / istituzionali, ma colloca il cambiamento all’interno dei processi di trasformazione rapidi e destabilizzanti che ci stanno coinvolgendo. La società attuale impone conoscenze e competenze sofisticate: non basta sapere: è necessario saper fare e saper essere. Da dove partire? Il percorso può iniziare in qualsiasi punto a patto di prendersi il tempo di conoscere la realtà di partenza e poi di individuare non tanto, o comunque non solo, i contenuti, ma le strategie metodologiche in rapporto alle finalità che si intende raggiungere. La prospettiva interculturale della progettazione individua nella cittadinanza consapevole, partecipata, democratica, plurale il profilo educativo e culturale dei giovani e fornisce ragioni e strategie per favorire il raggiungimento di tali competenze.

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Lo scenario globale La rapida trasformazione su scala planetaria dei rapporti di produzione, le conseguenti migrazioni, le grandi possibilità di spostamenti veloci, gli scambi di informazioni in tempo reale resi possibili dallo sviluppo delle nuove tecnologie informatiche hanno modificato irreversibilmente lo scenario sul quale l’intera umanità è collocata. Dall’abitudine a pensare il mondo in termini di continenti, stati, nazioni, scopriamo che è cambiata l’idea di confine e di sicurezza: migrano attraverso il globo non solo merci, bensì tratti culturali, religioni, lingue, simboli e modi di essere. Per millenni abbiamo vissuto ridisegnando l’habitat intorno a noi secondo confini spesso definiti da conflitti tesi a difendere, conquistare, sottomettere. Abbiamo costruito muri per poi abbatterli, abbiamo sperimentato l’orrore della distruzione, ma anche la possibilità della riconciliazione. Scrive Edgar Morin “Non solo ogni parte del mondo fa sempre più parte del mondo, ma il mondo come un tutto è sempre più presente in ciascuna delle sue parti. Questo si verifica non soltanto per le nazioni e i popoli, ma anche per gli individui. Così come ogni punto di un ologramma contiene l’informazione del tutto di cui fa parte, così oramai l’individuo riceve o consuma le informazioni e le sostanze che vengono da tutto l’universo”. Ma come nel rapporto con le nuove tecnologie dell’informazione e della produzione, anche nel rapporto con i nuovi scenari sociali soffriamo l’eccesso di velocità temporale dei processi che è maggiore del tempo necessario del tempo per comprenderli. Di fronte ai nuovi scenari oscilliamo tra comportamenti alterni e fra loro contradditori: da un lato enfatizziamo il mondo delle mille possibilità (di beni, di incontri, di scambi, di viaggi, di conoscenze), dall’altro soffriamo lo sperdimento delle identità, l’insicurezza delle relazioni, la paura della pluralità. Per molti di noi questo cambiamento ha assunto il volto delle donne e degli uomini migranti, risuona con le parole delle molte lingue che ascoltiamo nelle nostre città, ci stupisce con simboli che rinviano ad altre forme del sacro, ci mette in relazione con altri corpi, rivela altri gesti e altri stili di vita. Siamo interpellati anche dalla necessità di ripensare a come entrare in relazione con il cambiamento senza farci travolgere, senza perdere di vista la nostra trasformazione dentro le grandi trasformazioni del mondo. E soprattutto dobbiamo ripensare al nostro rapporto con gli altri. Noi e gli altri La nostra esistenza individuale e collettiva è permessa e definita dagli altri: a partire dai primari processi di separazione attaccamento noi ci costituiamo solo attraverso le relazioni, diventiamo soggetti in rapporto agli altri soggetti che con noi costruiscono reti e discorsi. Naturalmente l’affermazione di questo bisogno non conduce alla capacità naturale di riconoscerlo e tanto meno di sviluppare modelli sociali fondati sulla civiltà del convivere. Il passaggio dalla conoscenza alla realizzazione della convivenza si fonda sulla intenzionalità e sulla responsabilità. Cioè su una consapevole scelta che richiede di tenere in conto l’interdipendenza che si stabilisce fra individui e gruppi, fra uomo e ambiente, fra popoli e altri popoli. Prendere coscienza del proprio interdipendere non è un processo indolore e privo di conflittualità. L’interdipendenza necessita di relazioni il più possibile simmetriche, richiede un atteggiamento di apertura alla reciprocità e quindi al riconoscimento della legittimità della differenza. Si tratta di riconoscere che l’infinita pluralità delle forme del vivere si manifesta su uno sfondo comune a tutta l’umanità. Questa affermazione trascina con sé una cascata di implicazioni: ecologia, sviluppo, rispetto dei Diritti Umani, modalità di elaborazione accettabile dei conflitti, modelli economici solidali, dialogo

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interreligioso non sono ambiti di interesse di gruppi minoritari e velleitari. Al contrario, sono le scommesse che possiamo vincere o perdere tutti insieme. Viviamo in un mondo interamente interconnesso in cui la velocità degli eventi e delle reazioni a catena lega il mondo intero ad un destino comune. Nuove cittadinanze per una nuova civiltà La prospettiva nella quale ci muoviamo non può essere quella della difesa di una identità circoscritta e apparentemente omogenea. Nessuna identità è immobile, semplice, definita. Sia individualmente che collettivamente l’identità è frutto di contaminazioni, stratificazioni, prestiti e scambi; rinvia alla molteplicità che l’ha costituita in modi imprevedibili. Così la cittadinanza non è l’appartenenza codificata ad una realtà locale e nazionale, ma deve contenere in sé elementi transnazionali e globali. Attraverso dispositivi normativi e interventi formativi, si devono creare le condizioni che permettano a ciascuno di svolgere la propria soggettività. La civiltà del convivere si fonda su un nuovo principio educativo che garantisce il diritto a ciascuno di svilupparsi a partire da sé, da ciò che è, sulla base dei propri bisogni, in una prospettiva di effettiva possibilità di formazione e inserimento sociale e professionale. La civiltà del convivere ha bisogno di relazioni simmetriche che rendano visibili reciprocamente gli interlocutori. Passa attraverso la legittimazione di linguaggi e simboli che trovano come unico limite alla loro espressione il rispetto dei principi internazionali a difesa dei Diritti Umani e della Costituzione. Recita l’articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”. Essere cittadini è, pertanto, non un semplice dato anagrafico, ma una condizione universale fondata sul riconoscimento della comune umanità. PERCHÉ LA PROSPETTIVA INTERCULTURALE Pertanto viste queste premesse, da dove partire per fare educazione interculturale? Il punto di vista del Progetto è quindi quello di insegnanti già motivati e convinti della necessità di operare nella prospettiva dell’educazione interculturale e che intendono approfondire il senso di questa scelta. Innanzitutto un chiarimento. Per educazione interculturale si intende quell’azione educativa che si pone le seguenti finalità: • insegnare ad alunni ed alunne, senza distinzioni in merito alle loro origini ed al loro

status, come confrontarsi con le differenze culturali e la diversità a livello sociale e nella loro vita privata;

• fornire loro le abilità, le conoscenze e gli atteggiamenti necessari ad acquisire questa competenza (comunicazione interculturale, risoluzione dei conflitti, modi di lavorare in una società multiculturale, analisi dei propri valori culturali, delle proprie idee, ecc.);

• promuovere la tolleranza, il rispetto e la comprensione reciproca, l’apertura verso individui e gruppi provenienti da un contesto diverso quanto a cultura, etnia, religione, ecc.;

• combattere pregiudizi, discriminazione, xenofobia, razzismo; • fornire agli insegnanti abilità professionali che permettano loro di lavorare con

efficacia in classi e scuole “culturalmente” miste.

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L’educazione interculturale ha le seguenti caratteristiche: • non è una materia a parte; è una prospettiva interdisciplinare, un principio che

riguarda tutte le materie del curriculum scolastico; • è una parte normale dell’educazione; si rivolge senza eccezioni a tutti gli alunni, a

tutti gli insegnanti e a tutte le scuole. La presenza di immigrati in classe non costituisce condizione necessaria per attivare percorsi di educazione interculturale;

• è un processo dinamico di apprendimento caratterizzato da specificità metodologiche;

• va aldilà dell’educazione degli “stranieri” o delle minoranze etniche. Ciò significa che il miglioramento dei risultati scolastici degli alunni stranieri non costituisce obiettivo primario dell’educazione interculturale;

• comprende una dimensione internazionale: non si limita alla società multiculturale del singolo, ma si concentra anche sulla diversità culturale e sugli scambi a livello mondiale, le realtà degli altri, il mondo come “villaggio globale”;

• non è caratterizzata da un contenuto specifico, ma necessita di rapporti congruenti tra contenuto, strategie metodologiche ed aspetti valoriali;

• richiede una particolare attenzione e condivisione da parte dei docenti di parole chiave quali: identità, cultura, differenza, mediazione, cittadinanza, etica, laicità.

Concludiamo, dunque, dicendo che in questa prospettiva l’educazione interculturale richiede un riorientamento complessivo del fare scuola anche se difficile da pensare e ancor più da progettare in senso curricolare. In altri termini educazione e intercultura non si risolvono in un impegno da affrontare con il solo slancio etico – volontaristico di alcuni docenti, bensì sulla progettazione di un percorso piuttosto complesso che richiede competenze sofisticate e scelte coraggiose in ordine al cambiamento dell’istituzione scolastica. La scelta interculturale si potrebbe definire come una seconda fase rispetto alla prima dichiaratamente rivolta all’inclusione degli alunni stranieri. Naturalmente non si nega affatto il valore dei protocolli e dei progetti di integrazione; essi rimangono come pratiche didattiche ormai acquisite mentre la riflessione si concentra su come rendere l’inclusione uno degli aspetti del fare scuola in prospettiva interculturale. LA VALUTAZIONE Aspetto critico e difficile del progettare è quello della valutazione. Un punto importante sul quale gli insegnanti dovrebbero soffermarsi e che può essere assunto come punto di partenza per il lavoro dell’accoglienza dell’alunno/a straniero/a neo arrivato/a, è cha questo bambino o ragazzo è sempre portatore di una storia. In molte situazioni invece la non conoscenza della lingua italiana da parte dell’alunno straniero preclude la possibilità di comunicazione verbale e rischia in alcuni casi di precludere anche la sua conoscenza. L’alunno non italofono o non ancora sufficientemente italofono non è generalmente un alunno incompetente su tutto, ma si trova, per qualche tempo, in una situazione nella quale non ha le parole per dire, comunicare la sua competenza scolastica e disciplinare. Salvo casi di bambini e ragazzi che non hanno frequentato la scuola nei paesi di origine o hanno avuto percorsi assai carenti e limitati, la maggior parte degli alunni ha una storia scolastica e possiede competenze, abilità e conoscenze, talvolta simili a quelle richieste agli alunni italiani di pari classe. In alcuni ambiti disciplinari possono essere addirittura migliori, in altri più carenti. Inoltre incompetenza linguistica non significa incompetenza disciplinare e scolastica. Per questo è bene che gli insegnanti abbiano sempre presenti queste ragioni e, se necessario, si aiutino vicendevolmente ad analizzarle, capirle e ricordarle.

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Da questi presupposti traiamo alcune indicazioni fondamentali: • l’importanza di conoscere, per quanto possibile, la storia scolastica precedente, gli

esiti raggiunti, le caratteristiche delle scuole frequentate, le abilità e le competenze essenziali acquisite;

• occorre accordare fiducia all’alunno; il suo percorso sarà diversificato o semplificato ma non necessariamente approderà ad esiti inferiori rispetto a quelli mediamente attesi per i suoi pari.

Una valutazione formativa comporta il prendere in considerazione il percorso dell’alunno, i passi realizzati, gli obiettivi possibili, la motivazione e l’impegno. In particolare quando si debba decidere il passaggio o meno da una classe all’altra o da un grado scolastico al successivo, occorre fare riferimento a una pluralità di elementi e di considerazioni fra cui non può mancare una previsione di “sviluppo” dell’alunno in relazione all’età, alle motivazioni, agli interessi, alle richieste / attese della famiglia, contrastando sia spinte irrealistiche sia svalutanti da parte di alunni e genitori. Ogni valutazione – iniziale, in itinere, finale – non può che essere strettamente collegata al percorso di apprendimento proposto agli alunni stranieri neo arrivati è necessariamente personalizzato e sostenuto da interventi specifici per l’apprendimento della lingua italiana. certamente egli potrà raggiungere risultati in tempi diversi rispetto ai compagni di classe. Ed anche i suoi risultati dovranno – pensiamo alla terza media – inscriversi in una fascia di essenzialità e di accettabilità.