Professione & Incontri Magazine - n 3° Marzo

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PROFESSIONI & Incontri 3 marzo 2011 magazine Periodico di approfondimento su Tecnologie, Normative, Sicurezza, Ambiente ed Energia “L’impresa artigiana, un laboratorio d’innovazione” DINO DE SANTIS, PRESIDENTE DI CONFARTIGIANATO TORINO, AFFRONTA I TEMI CALDI DI UN COMPARTO CHE CONTINUA AD ESSERE FONDAMENTALE: IL RAPPORTO CON UN’INNOVAZIONE A MISURA D’ARTIGIANO, LA FORMAZIONE, IL RAPPORTO CON LE BANCHE, IL PESO DELLA BUROCRAZIA E IL RILANCIO DEI LAVORI PUBBLICI Come lei sa il nostro giornale si rivolge principal- mente ad un pubblico di professionisti e ci farebbe pia- cere conoscere il suo (vostro) punto di vista quali imprenditori/artigiani sul ruolo delle professioni nel- l’ambito delle aziende che rappresentate. In particolare per quanto riguarda la sfida all’innovazione Il ruolo dei professionisti è generalmente importante. Nello specifico dell’innovazione lo è ancora di più, poiché per le aziende artigiane l’innovazione non passa attraverso canali istituzionali e formalizzati, come università e centri di ricerca, bensì attraverso agenti, consulenti, partecipazione a fiere etc…. In questo caso agenti e consulenti sono i “tecnici” esterni al- l’impresa che operano come “trasferitori di conoscenza e di in- novazione tecnologica”. In questo senso mi pare, comunque, doverosa una raccomandazione: che l’approccio alle imprese artigiane e in genere alle pmi non venga solo mutuato, spesso fotocopiato, dagli schemi manualistici della grande impresa, ma venga pensato e adattato alle esigenze specifiche delle no- stre imprese. Quali sono secondo lei in questo momento di crisi set- tori che maggiormente necessitano di supporti forma- tivi per sostenere il mercato? E in quali discipline? A mio parere la formazione serve trasversalmente in tutti i set- tori, tuttavia se devo indicare delle priorità penso che oggi la sfida si giochi sulla filiera dell’edilizia impiantistica, con l’af- fermarsi della green economy e quindi delle tecnologie verdi e del risparmio energetico. In questo campo si aprono interes- santi prospettive per la riqualificazione di un intero comparto che rappresenta circa il 50% delle imprese artigiane. In ogni modo la formazione va bene anche per chi opera nel campo dei servizi alla persona o alle imprese, oppure per le industrie della filiera meccanica. Ogni impresa che vuole fare qualità, e non c’è spazio per altre scelte, ha bisogno di formare i propri collaboratori. La CONFARTIGIANATO TORINO si sta muovendo, a nostro avviso, molto bene sia nei settori della comunicazione, sia nei servizi ai soci avete. Avete in progetto anche qual- che iniziativa per favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro? La questione dei giovani nel mondo del lavoro è un grande pro- blema. I dati ci dicono che circa il 29% dei giovani fino a 29 anni è disoccupato. Nello stesso tempo noi abbiamo imprese artigiane che non trovano figure specialistiche o apprendisti su cui investire. Si tratta quindi di rivalutare da un lato il la- voro manuale, e dall’altro di considerare l’impresa artigiana come laboratorio-scuola di formazione. Ecco questo potrebbe essere un progetto su cui vale la pena investire tempo e risorse. Ci stiamo pensando. Cosa ne pensa della visione olistica del lavoro e delle pro- fessioni che il nostro “Magazine” vuole proporre ai let- tori per ridisegnare il futuro prossimo della nostra economia? Un futuro in cui tutto è interconnesso per uno sviluppo armonico e condiviso negli obiettivi. Premetto che se vogliamo essere capiti dagli artigiani e non solo, dovremmo imparare a usare termini meno ostici. La defi- Dino De Santis Presidente Confartigianato 150° 150° U U n n i i t t à à d’Italia d’Italia 17 marzo 2011

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Il terzo numero di Professioni e incontri Magazine, propone interessanti approfondimenti e spunti di riflessione.

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PROFESSIONI & Incontri3marzo 2011

m a g a z i n ePeriodico di approfondimento su Tecnologie, Normative, Sicurezza, Ambiente ed Energia

“L’impresa artigiana, un laboratorio d’innovazione”DINO DE SANTIS, PRESIDENTE DI CONFARTIGIANATO TORINO, AFFRONTA I TEMICALDI DI UN COMPARTO CHE CONTINUA AD ESSERE FONDAMENTALE: IL RAPPORTOCON UN’INNOVAZIONE A MISURA D’ARTIGIANO, LA FORMAZIONE, IL RAPPORTOCON LE BANCHE, IL PESO DELLA BUROCRAZIA E IL RILANCIO DEI LAVORI PUBBLICI

Come lei sa il nostro giornale si rivolge principal-mente ad un pubblico di professionisti e ci farebbe pia-cere conoscere il suo (vostro) punto di vista qualiimprenditori/artigiani sul ruolo delle professioni nel-l’ambito delle aziende che rappresentate. In particolareper quanto riguarda la sfida all’innovazioneIl ruolo dei professionisti è generalmente importante. Nellospecifico dell’innovazione lo è ancora di più, poiché per leaziende artigiane l’innovazione non passa attraverso canaliistituzionali e formalizzati, come università e centri di ricerca,bensì attraverso agenti, consulenti, partecipazione a fiere etc….In questo caso agenti e consulenti sono i “tecnici” esterni al-l’impresa che operano come “trasferitori di conoscenza e di in-novazione tecnologica”. In questo senso mi pare, comunque,doverosa una raccomandazione: che l’approccio alle impreseartigiane e in genere alle pmi non venga solo mutuato, spessofotocopiato, dagli schemi manualistici della grande impresa,ma venga pensato e adattato alle esigenze specifiche delle no-stre imprese.

Quali sono secondo lei in questo momento di crisi set-tori che maggiormente necessitano di supporti forma-tivi per sostenere il mercato? E in quali discipline?A mio parere la formazione serve trasversalmente in tutti i set-tori, tuttavia se devo indicare delle priorità penso che oggi lasfida si giochi sulla filiera dell’edilizia impiantistica, con l’af-fermarsi della green economy e quindi delle tecnologie verdi edel risparmio energetico. In questo campo si aprono interes-santi prospettive per la riqualificazione di un intero compartoche rappresenta circa il 50% delle imprese artigiane. In ognimodo la formazione va bene anche per chi opera nel campodei servizi alla persona o alle imprese, oppure per le industriedella filiera meccanica. Ogni impresa che vuole fare qualità, enon c’è spazio per altre scelte, ha bisogno di formare i propricollaboratori.

La CONFARTIGIANATO TORINO si sta muovendo, a nostroavviso, molto bene sia nei settori della comunicazione,sia nei servizi ai soci avete. Avete in progetto anche qual-che iniziativa per favorire l’inserimento dei giovani nelmondo del lavoro?La questione dei giovani nel mondo del lavoro è un grande pro-blema. I dati ci dicono che circa il 29% dei giovani fino a 29anni è disoccupato. Nello stesso tempo noi abbiamo impreseartigiane che non trovano figure specialistiche o apprendistisu cui investire. Si tratta quindi di rivalutare da un lato il la-voro manuale, e dall’altro di considerare l’impresa artigianacome laboratorio-scuola di formazione. Ecco questo potrebbeessere un progetto su cui vale la pena investire tempo e risorse.Ci stiamo pensando.

Cosa ne pensa della visione olistica del lavoro e delle pro-fessioni che il nostro “Magazine” vuole proporre ai let-tori per ridisegnare il futuro prossimo della nostraeconomia? Un futuro in cui tutto è interconnesso per unosviluppo armonico e condiviso negli obiettivi. Premetto che se vogliamo essere capiti dagli artigiani e nonsolo, dovremmo imparare a usare termini meno ostici. La defi-

Dino De Santis Presidente Confartigianato

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PROFESSIONI & Incontri

nizione di visione olistica ad esempio ri-chiede qualche sforzo a persone che sonoabituate a misurarsi con problemi quoti-diani. Tuttavia ritengo che si vada verso unamultidisciplinarietà della conoscenza, con-cetto applicabile a qualsivoglia ambito lavo-rativo. Allo stesso modo occorre però nonperdere di vista lo spirito analitico della pro-fessione o del mestiere, caratteristica neces-saria perché si possa continuare ad esaltarela singola competenza e le professionalitàpresenti nelle nostre aziende.

La CONFARTIGIANATO TORINO svolgemolti importanti servizi per i vostri as-sociati. Tra questi esistono canali privi-legiati per rapporti di collaborazionecon i vari Ordini e Associazioni del terri-torio?La nostra associazione ha sempre collabo-rato con gli Ordini e le Associazioni profes-sionali; abbiamo intensificato il rapportoultimamente, ritenendolo un aspetto fonda-mentale, attraverso la proposizione di ini-ziative formative che ci hanno visto avvalersidi stimati professionisti del settore per l’atti-vazione di eventi, convegni e seminari. Il suc-cesso ottenuto a Restructura è un esempioevidente di collaborazione riuscita. Vogliamodare ai nostri associati importanti strumenticonoscitivi utilizzabili nello svolgimento del-l’attività lavorativa quotidiana. Ricordo inol-tre che i servizi tecnici che forniamo(ambiente, sicurezza, energia, ecc) sono dialta qualità ed erogati da professionisti di li-vello.

Se Lei volesse fare una graduatoria deiproblemi da risolvere in questo partico-lare momento per le aziende associatenella provincia di Torino, quali temi af-fronterebbe con priorità?Il primo problema è rilanciare la domandadi mercato. In questo caso il rilancio dei la-vori pubblici potrebbe essere un utile volano.Poi il credito: banche e imprese sono ancoralontane, devono migliorare la loro capacitàdi reciproca comprensione e le banche de-vono riavvicinarsi ai bisogni concreti delleaziende. Quindi la Formazione: c’è bisognodi figure che continuino i mestieri artigiani.Infine non perché meno importante, ma per-ché se ne parla spesso, il peso asfissiantedella burocrazia.

Sappiamo tutti che nei momenti di crisi,

se da una parte si soffre, dall’altra si pos-sono aprire delle nuove opportunità. Leicosa ne pensa in proposito? Se parliamo di opportunità ritiene che iprofessionisti possano rappresentareun aiuto per la CONFARTIGIANATO ?Sicuramente in virtù di quello che sostenevoprima i professionisti sono una risorsa indi-spensabile per le nostre molteplici attività;l’artigiano ha assunto una figura più com-pleta negli ultimi anni e non può prescinderedall’avvalersi di un esperto che lo aiuti a cre-scere dal punto di vista produttivo e che loaiuti a districarsi nel mondo della normativatecnica e burocratica. Il professionista nondeve fare solo “il moderno azzeccagarbugli”di manzoniana memoria, bensì deve calarsinei problemi reali dell’impresa artigiana eaffiancarla nei difficili momenti che questasta attraversando e dovrà attraversare. L’im-presa artigiana non è solo un cliente ma unpartner con cui crescere.

Nel ringraziarla per la sua disponibilitàle vorremmo porgere un’ultima do-manda, forse un po’ “birichina”. Quale è il suo sogno nel cassetto perCONFARTIGIANATO TORINO ? In praticaal termine del suo mandato. quali inno-vazioni vorrebbe veder realizzate?Il sogno per la mia organizzazione è di ri-portarla alla visibilità e autorevolezza deitempi migliori. La Confartigianato di Torinodeve essere all’altezza del contesto in cuiopera e per far questo ci vuole un grandesforzo e impegno di tutte le sue componenti: tecniche e politiche. Vogliamo affiancare lenostre imprese con servizi ma anche con ca-pacità di rappresentanza politica e questa èuna grande sfida. Vogliamo dimostrare chel’impresa artigiana non è un “incidente dipercorso” ma è una grande risorsa, come lo èsempre stata, per il nostro Paese. Quindi leinnovazioni che vorrei realizzate sono di tipoorganizzativo, qualitativo, e motivazionale:senza il coinvolgimento convinto dei nostricollaboratori, nulla di tutto questo sarà pos-sibile.

M.G.

DINO DE SANTISNato a Torino il 13 febraio 1958.

Diplomato all’Istituto La Salle nel

1977.

ESPERIENZE PROFESSIONALINel 1977 subentra nell’Impresa fa-

miliare con attività di riparazione

di autoveicoli. Officina autorizzata

Ranault dal 1978 al 2001.

ESPERIENZE EXTRA PROFESSIONALIDal 1994 Consigliere del Direttivo

provinciale della Unione Artigiana

di Torino delegato della categoria

Autoriparatori.

1996 - 2000 Presidente nazionale

degli elettrauto della Confartigia-

nato.

Nel 1997 tra i soci fondatori del

Consorzio Revisioni Auto Soci

Confartigianato con l’ incarico di

Presidente e Amministratore.

Nel l999 tra i 9 soci costituenti

l’Associazione Nazionale Revisori

Auto (A.NA.R.A.) aderente a

Confartigianato e componente di

diritto del Consiglio.

2000 - 2002 Coordinatore nazio-

nale della categoria autoriparatori

di Confartigianato.

2000 - 2008 Presidente Regionale

della Confartigianato per la cate-

goria autoriparazione.

Dal 2002 Presidente del Consiglio

di Amministrazione e Amministra-

tore Delegato della confartigia-

nato servizi alle persone s.r.l. con

la gestione del c.a.f.

Dal 2003 componente del Consi-

glio di Amministrazione fino al

2010.

2005 - 2009 Vice-Presidente di

Confartigianato Imprese Torino.

Dal 2009 Presidente Confartigia-

nato Imprese Torino.

segue “L’impresa artigiana, un laboratorio d’innovazione”

LUCI D’ARTISTACHE ILLUMINANO TORINO

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Ingegneria e Cultura

PROGETTO LUCI DʼARTISTA

COMMITTENTE: Città di Torino

TAPPETO VOLANTE

Artista Daniel Buren

PICCOLI SPIRITI BLU

Artista Rebecca Horn

LʼENERGIA CHE UNISCE SI ESPANDE

NEL BLU

Artista Marco Gastini

PROGETTO DI REALIZZAZIONE ED IN-

STALLAZIONE:

ing. Silvano Cova, Torino

PROGETTO E DIREZIONE LAVORI

STRUTTURALI:

ing. Franco Galvagno, Rivoli(To)

IMPRESA ESECUTRICE:

strutture e meccanica: Gianfranco Re, Torinoimpianto elettrico: CIEM, Orbassano (To)

TAPPETO VOLANTELʼopera consiste nella realizzazione di unpiano luminoso sospeso, formato da corpiilluminanti costituiti da cubi di Lexan di di-mensioni 17cm x 17cm x 17cm, vincolatiad una serie di canaline metalliche 30x45in cui sono collocati i cavi dʼalimentazione,sospese a tesate di funi, ancorate allestrutture murarie dei fabbricati che delimi-tano lʼantica Piazza delle Erbe, antistanteil Municipio.

Il progetto di per sé è abbastanza sem-plice, trattandosi di sospendere piccolicorpi illuminanti a tesate di cavi. Sono tut-tavia sorte difficoltà non appena visti i luo-ghi. Il Committente e lʼartista richiedevanoche lʼopera apparisse come un gigante-sco vero tappeto, senza pali di sostegno,come invece ere accaduto per installa-zioni precedenti.Lʼunica soluzione possibile consistevanellʼancorare tesate di cavi alle facciatedei fabbricati che si affacciano sullapiazza. Si trattava a questo punto di otte-nere lʼautorizzazione a perforare le fac-

FRANCO GALVAGNOIngegnere e architetto, si occupa della

progettazione e direzione lavori di

strutture dedicandosi soprattutto alla

conservazione e il restauro di edifici

di pregio artistico vincolati, anche se

non mancano nel suo curriculum edi-

fici per lo spettacolo di nuova costru-

zione, come la multisala Warner

Village a Beinasco. Conoscitore delle

problematiche legate all’attività del-

l’impianto teatrale durante il corso dei

lavori, ha esperienza anche nell’instal-

lazione temporanea di opere d’arte,

avendo da anni curato per conto del

Teatro Regio l’impianto di Luci d’Arti-

sta.

Tra i suoi interventi più significativi

annovera: per il Teatro Regio di Torino

la realizzazione della nuova sala regìa

sotto la sala principale del teatro a –

9,80 m. ed il successivo restauro acu-

stico della medesima sala principale, le

opere per la protezione antincendio

del Teatro Olimpico di Vicenza, opera

architettonica di Andrea Palladio con

le scene lignee di Vincenzo Scamozzi,

edificio di notevolissimo interesse ar-

tistico e storico; la Fontana Igloo di

Mario Merz sul passante ferroviario

di Torino, e numerosi altri interventi

di restauro strutturale in edifici di no-

tevole valenza storica, come la Chiesa

di San Rocco a Rivoli, la Chiesa della

Confraternita di Santa Croce a

Beinasco, il Palazzo Reale di Torino,

il Castello di Piobesi, il Castello di

Agliè. Si occupa inoltre di strutture

teatrali, quelle fisse riguardanti la

meccanica di scena, e quelle mobili

relative alle scenografie degli spet-

tacoli

chiesa.I pali sono inseriti in basamenti di c.l.s.armati, di dimensioni e forma tale dapoter essere rimossi al termine delladurata della manifestazione, come ri-chiesto dal Committente. Poiché, perquesto motivo, i basamenti non eranosufficienti a garantire lʼequilibrio dei palisotto lʼazione delle tesate principali,sono state applicate opportune funi insommità ai pali stessi, rimandate, tra-mite puntoni in acciaio, ad una traveanulare in c.a. esistente, posta a circametà altezza della collinetta su cuisorge la chiesa, sostenuta da una ber-linese di micropali.Lʼancoraggio al tamburo della chiesa èstato assicurato da una cintura tessilecostruita appositamente in base alleforze che la sollecitano, al fine di nonapplicare carichi puntuali sulla mura-tura storica. Su questa cintura tessilesono state inoltre ricondotte le funi se-condarie che con le principali formanouna vera e propria ragnatela. Lʼopera èstata completata da una serie di fari,parte dei quali sistemati sugli stessi paliche sorreggono le funi principali.

L’ENERGIA CHE UNISCE SIESPANDE NEL BLUQuestʼopera è stata collocata in Galle-ria San Federico e ne costituisce il con-trosoffitto.Dal punto di vista strutturale lʼopera èassai semplice.Si tratta di una serie di pannelli metal-lici su ciascuno dei quali è stata appli-cata una parte dellʼopera ideatadallʼartista. La collocazione di tutti que-sti pannelli uno accanto allʼaltro, a co-stituire una sorte di controsoffittoluminoso della galleria, permette lavista dellʼopera dʼarte nel suo com-plesso.I telai dei pannelli sono realizzati conuna cornice in acciaio a sezione tubo-lare e traverse ortogonali. Ogni telaioè sostenuto da due travi metalliche co-

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ciate in corrispondenza di ogni tesata,ma, sia le proprietà degli alloggi, sia laSovrintendenza ai Beni Architettonicied Ambientali si opponevano alla rea-lizzazione di un così gran numero difori. Eʼ stata quindi approvata una so-luzione intermedia che prevedeva lʼap-plicazione su tutta la facciata di unancoraggio costituito da elementi tubo-lari in acciaio vincolati alla muraturasolo alle estremità. Naturalmente ci sa-rebbe stata una concentrazione disforzi in alcuni punti per cui si è ritenutonecessario affidare lʼancoraggio dei tu-bolari al muro a due grosse barre intondo dʼacciaio pieno che, attraver-sando lo stesso fino al paramento in-terno, potessero esercitare il lorocontrasto sullʼintera muratura tramitepiastre in acciaio in battuta sul para-mento stesso.Allʼatto dellʼesecuzione delle perfora-zioni si veniva a conoscenza del fattoche la muratura era di tipo a sacco. Tut-tavia, poiché lo spessore dei due para-menti era di 25 cm, e non di 12 cm,come nella maggior parte dei casi, si èpotuto proseguire con i lavori.Una volta fissate le tesate ai tubolari,

conferendo alle funi la configurazioneprevista in progetto, sono iniziate leoperazioni di pendinatura delle cana-line che si sono rivelate assai com-plesse, dato il loro numero elevato e laloro notevole lunghezza. Eʼ stato ne-cessario ripetere lʼoperazione più volteal fine di riuscire ad ottenerne la com-planarità. Infine sono stati posti inopera elementi di controventatura peril contenimento delle deformazioni del-lʼintero piano sospeso sotto lʼazione delvento.

PICCOLI SPIRITI BLULʼopera consiste nella realizzazione diuna vera e propria rete spaziale di funidi acciaio, con maglie irregolari, allaquale sono appesi corpi illuminanti con-figurati a cerchi di varie misure. La reteconsiste di alcune tesate principali, vin-colate in parte ai fabbricati esistenti, laparte superiore del tamburo dellaChiesa dei Cappuccini, e la torretta delMuseo della Montagna, in parte a paliin acciaio, e da tesate secondarie vin-colate alle principali ed al tamburo della

PROFESSIONI & Incontrisegue “LUCI D’ARTISTA CHE ILLUMINA TORINO”

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stituite da elementi scatolati, ognunadelle quali è sostenuta da due funi tes-sili che lo sollevano in quota. Il solleva-mento è avvenuto tramite lʼuso disemplici TIRFORT manuali, quindi letravi sono state ancorate alla strutturametallica della copertura esistente.Lʼintervento più interessante è consi-stito nellʼallestimento del cantiere. Lʼap-prestamento dei telai è avvenuto su unponte mobile a struttura dʼalluminio, co-struito appositamente per contenere icarichi sulla sottostante struttura di so-stegno del pavimento della galleria. Ilponte è stato collocato su binari inmodo da poterlo spostare di volta involta in funzione della collocazione deltelaio da sollevare, tenendo inoltreconto del passaggio del pubblico e del-lʼattività commerciali che non potevanoessere interrotte. Naturalmente la con-comitanza di queste varie attività hacomportato la necessità di affrontarenotevoli problemi di sicurezza, tutti bril-lantemente risolti.Secondo un primo programma, i lavorisi sarebbero dovuti svolgere nelle orenotturne, con le attività commerciali in-

terrotte, ma ben presto questa proce-dura si è dimostrata non percorribileper la coesistenza di abitazioni con af-faccio sulla galleria. La cronologia gior-naliera dei lavori è stata la seguente:1- prima dellʼapertura delle attività

commerciali, sollevamento del te-laio approntato la sera del giorno precedente;

2- spostamento del ponte mobile ed allestimento del telaio successivo,in mattinata;

3- interruzione dei lavori;4- alla chiusura delle attività commer-

ciali, sollevamento del telaio;5- spostamento del ponte mobile ed

allestimento del telaio successivo;6- chiusura della giornata lavorativa.

Franco Galvagno

Fotografie: archivio studio associatoing. F.Galvagno arch. D.Leoncedis

direttore responsabileMarco Bardazzi

redazioneFulvio Giani, Massimo Giuntoli, Enrico Cigna, Pierluigi Palerma

segreteria di redazioneMaria Luisa Fasano

[email protected]

amministrazione e redazione10040 - Via Torino, 60 - Givoletto (TO)

editoreMaria Luisa Fasano

10040 - Via Torino, 60 - Givoletto (TO)

anteprima PDF

progetto grafico e impaginazioneStudio Fasano

Autorizzazione del Tribunale di Torinon. 22 del 09/04/2010

PROFESSIONI & Incontrim a g a z i n e

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Abstract. Nella memoria verranno illustrati i principi dell'EBD e la loro appli-

cazione nella progettazione. Il tema verrà trattato in rapporto alla progettazione

di struttura ospedaliere. Infine saranno presentati casi di studio di letteratura tec-

nica ed esemplificazioni dell'autore.

Keywords. Architettura; EBD; ospedale; Fable Hospital; The Pebble Porject.

Approfondimenti architettonici

Progettare l’esperienza: il perché dell'Evidence - Based Design (EBD)

EGISTO GRIFAIngegnere civile, si è laureato al Poli-

tecnico di Torino nel 1975. Nel 1987

ha fondato con Eva Cuccatto lo stu-

dio Grifa & Cuccatto Associati e dal-

l'inizio della propria attività

professionale si occupa della proget-

tazione e della direzione dei lavori di

Opere Pubbliche con particolare rife-

rimento alle infrastrutture sociali, al-

l'edilizia ospedaliera e all'edilizia

storico-monumentale.

Dal 1988 al 1991 ha svolto attività di

consulenza presso il Consiglio Supe-

riore di Sanità del Ministero della Sa-

nità in qualità di esperto di Edilizia

ospedaliera nelle sezioni di Igiene Am-

bientale, Medicina del Lavoro, ed

Ospedali e Case di Cura. Dal 1985 al

1992 ha svolto attività di ricerca nel-

l'ambito dei programmi di ricerca fi-

nalizzata, ex Lege n° 46/82 del

Ministero dell'Università e della Ri-

cerca Scientifica e Tecnologica

(M.U.R.S.T.), nel settore dell'edilizia,

nel campo della diagnostica, delle pro-

cedure e delle tecnologie edilizie.

E' stato componente del Consiglio Di-

rettivo dei Consorzi di Ricerca CO-

RIRE e RITED, affidatari di Programmi

di Ricerca Finalizzata nel settore dei

Beni Culturali e dell'Edilizia Industria-

lizzata.

Ha una notevole esperienza formativa

in tema di Sistemi di Qualità nell'am-

bito delle costruzioni civili per la pro-

duzione di energia nucleare, acquisita

presso istituti finalizzati dell'università

di Pisa, dell'ENEL e dell'ENEA.

Dal 1985 ad oggi ha sviluppato inizia-

tive di Progetti FIO ed attualmente

promuove attività di PFI (Project Fi-

nance Initiative) e PPP (Public and Pri-

vate Partnership).

IntroduzioneNel corso della storia dell'architettura leispirazioni e le metodologie progettualihanno privilegiato di volta in volta gliaspetti simbolici, quelli meramente formalie architettonici, gli aspetti funzionali equelli distributivi, sviluppando i propri prin-cipi a fianco di un progressivo evolversidella tecnologia che ha permesso di met-tere in evidenza un'espressività proget-tuale e costruttiva propria della cultura protempore a volte indulgendo esclusiva-mente nella spettacolarità.Per contro la tecnologia a servizio dellaprogettazione ha sviluppato anche unconformismo progettuale che procuradanni incalcolabili riducendo il processo diprogettazione ad un uso routinario ed in-consapevole dei mezzi informatici ed ilprogettista ad un operatore di software deiquali, spesso, egli stesso non ne conoscei processi logici.Oggi si tende spesso a pensare alla pro-gettazione come ad un processo automa-tico di semplice approccio ove l'attocreativo e pensante è demandato allamacchina, scordando che l'immettere datientro un calcolatore e farglieli comunqueprocessare porta spesso a soluzioni ditipo garbage-in-garbage-out, piuttostoche a risultati di consapevole espressionearchitettonica o ingegneristica.

L'Evidence - Based DesignForse non tutti i progettisti si sono maichiesti con quale metodo arrivano a pren-dere una decisione in termini progettualie se tale decisione ha un fondamento ra-zionale o intuitivo e quale dei due ap-procci è preferibile.Da una parte riscopriamo il modello de-terministico secondo il quale tutto può es-

sere previsto e organizzato dando unamotivazione per ogni soluzione, all'altroestremo incontriamo un modello liberodove ogni decisione è più o meno arbitra-ria o comunque spontanea. Se la primasoluzione appare alquanto complessa eirrealistica la seconda quantomeno po-trebbe essere intesa come un modo perevitare di prendere decisioni sulla base dicondizioni al contorno che in ogni casorappresentano la realtà.Lo sviluppo progettuale può avvenire omediante un processo di tipo "artistico",attraverso fattori che coinvolgono sensa-zioni e visualizzazioni, od utilizzando unprocedimento "scientifico", che si basa supiù solide argomentazioni di espressivitàarchitettonica o ingegneristica.In termini metodologici possiamo affer-mare che se affrontiamo la progettazionesu un piano "artistico" ci basiamo sull'in-tuizione e sull'esperienza mentre se pre-feriamo affrontare i problemi su base"scientifica" utilizziamo strumenti investi-gativi e di analisi. La metodologia "arti-stica" porta spesso a risultati soggettivi epersonali, mentre un processo basato sustrumenti più rigorosamente scientifici fariferimento a mezzi di indagine che richie-dono una quantificazione ed una misura-zione delle problematiche e dellesoluzioni.In un processo progettuale è errato ne-gare l'importanza dei fattori emozionali,relazionali ed estetici, benchè spessevolte possiamo constatare che l'espe-rienza e l'intuizione, basandosi su unaserie di fattori incompleti nella cono-scenza o distorti nell'esperienza, possonoessere fuorvianti.

In realtà non si segue una metodologia in

zioni tecniche; - la mediazione dei risultati delle ri-

cerche effettuate con dati derivantida esperienze dirette effettuate tra-mite visite presso realtà effettive,consultazioni con esperti della ma-teria e gestori delle strutture che siintendono progettare;

- l'ipotizzare i possibili risultati deri-vanti dalle decisioni progettuali e descriverne i risultati.

L'EBD nella pogettazione ospeda-lieraL'obiettivo principale dell'EBD è quellodi creare ambienti ospedalieri che pro-ducano risultati in termini gestionali eciò richiama l'obbligo di valutarne pre-ventivamente la prestazione attesa.

Un'immediata conseguenza di una pro-gettazione basata sull'EBD deve: - aumentare la sicurezza, ridurre le

infezioni, gli errori nelle cure, e l'af-faticamento del personale sanitario;

- eliminare gli elementi di stress qualiil rumore, fattore che tende a peg-giorare le prestazioni mediche deglioperatori, ed aumentare i fattori cheproducono "situazioni di soddisfa-zione" nello svolgimento della pro-pria attività;

Le degenzeLo studio appropriato delle camere didegenza è una delle problematiche sucui si è tanto argomentato e che vieneconsiderato un elemento in grado diaumentare la sicurezza in termini diprofilassi; una delle proposte fonda-mentali per raggiungere tale scopoconsiste nel prevedere nella cameraun'adeguata attrezzatura, quale adesempio un lavamani e contenitori de-dicati a disposizione del personale, perfacilitare la messa a disposizione deimateriali che verrà utilizzato per le ma-novre e che l'operatore medico dovràattuare sul paziente.

Un ulteriore elemento migliorativo intermini di sicurezza e comfort è la pre-visione di camere singole piuttosto checamere multiletto: - le camere singole sono più facil-

mente ed efficacemente sanitizza-bili rispetto a quelle pluriletto;

- la gestione dei ricambi d'aria, dellaqualità dell'aria e della sua circola-zione all'interno delle camere è più

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contrapposizione all'altra ma si passadall' una alla seconda in modo casualesecondo una personale predisposi-zione.Abbiamo due estremi che comunquedovremmo evitare; da una parte il tipodi approccio deterministico, che so-stiene che tutto può essere previstoprestabilendo tutte le opzioni di causaed effetto, e dall'altra una progettazionele cui decisioni sono più o meno arbi-trarie. Se la prima soluzione, estremiz-zando il paragone, è alquantoirrealistica, non da meno la secondapuò essere intesa come un modo perevitare di affrontare realisticamente iproblemi che la progettazione ci pone.Tra questi due estremi l'Evidence-Based Design (EBD) rappresenta ilgiusto compromesso.

L'EBD è un termine mutuato dal mondodella medicina in cui per EBD si in-tende l'uso consapevole, prudente, masenza compromessi, della migliore evi-denza nell'esprimere una decisionenella cura di un paziente.L'EBD non significa solo raccogliere piùdati ed informazioni possibile, da utiliz-zare per una specifica attività, ma ali-mentare ogni decisione operativa condati metabolizzati dalla personaleesperienza lungo tutto il processo de-cisionale.In altri termini si può essere il migliorericercatore e studioso al mondo ma senon siamo in grado di metabolizzare irisultati delle ricerche e le teorizzazioniconseguite nel corso degli studi effet-tuati la nostra conoscenza influenzeràben poco la nostra capacità proget-tuale.Trasferendo quindi tale concetto dalcampo medico a quello dell'ingegneriae dell'architettura constatiamo chel'obiettivo della progettazione è quellodi prendere delle decisioni assumendole responsabilità dei risultati, nella con-sapevolezza che per fare ciò è neces-sario avere delle solide basi diconoscenza ed un costante supporto diinformazione. Dobbiamo essere con-sapevoli che non esiste alcun processomagico o comunque preconfenzionatoche possa garantire il miglior risultatopossibile, ma ugualmente non dob-biamo ritenere che, a qualsiasi livello diesperienza riteniamo di essere, pos-siamo progettare qualsiasi cosa civenga in mente.

In buona sostanza esiste un salto diqualità tra la capacità di definizionedelle esigenze (capacità di ricerca) el'abilità di tradurre queste esigenze inbuoni risultati progettuali.Come colmare questo gap? La meto-dologia dell'EBD ci aiuta a costruire unprocesso di esplorazione e di sintesi inun approccio che oscilla tra la capacitàdi acquisire le più generali informazionianche attraverso l'esperienza e sinte-tizzare le problematiche definendo nelparticolare quanto acquisito mediantel'osservazione e la ricerca.Possiamo assumere come definizioneufficiale per Evidence-Based Designquella riportata dal Center for HealthDesign (CHD) "L'EBD è il processo sucui basare ogni decisione riguardantel'ambiente costruito su una credibileattività di ricerca per ottenere i miglioririsultati possibili".Come ulteriore chiarimento della defi-nizione di EBD può essere assuntoquello suggerito da Rosalyn Cama,Presidente del CHD, "EBD è un pro-cesso decisionale che inizia con l'ana-lisi della migliore esemplificazione dievidenza derivante da un'organizza-zione o da esperienze sul campo. Ilprocesso di EBD individua suggeri-menti comportamentali, organizzativied economici che, se finalizzati ad unben preciso obiettivo progettuale, puòessere ipotizzato come una soluzioneai problemi progettuali. EBD non forni-sce soluzioni prescrittive ma è uno pro-cedimento base a cui apportareconoscenza ed innovazione".In buona sostanza il processo di EBDconiuga una metodologia progettualebasata sull'etica professionale con lacondivisione di esperienze siano essedi successo che fallimentari, inun'ideale comunanza di interscambio diidee ed esperienze.

Secondo i principi dell'EBD ogni attivitàprogettuale non dovrebbe limitarsi al-l'analisi dei semplici dati empirici ma adun più rigoroso processo progettualeche include: - la revisione di una ricerca nell'am-

bito della letteratura tecnica di set-tore per individuare le più rilevanti esemplificazioni e raccomanda-

corsi rappresentano una problematicanon sempre risolta adeguatamente.L'orientamento all'interno di una strut-tura ospedaliera è un'esigenza chedeve essere risolta in modo efficace,sia in relazione ai pazienti ed ai visita-tori, sia in rapporto al personale.

Si è calcolato che in un ospedale il per-sonale impiega circa 4500 ore per dareinformazioni relative all'orientamento(C. Zimring, 1990 -professore di archi-tettura e di psicologia dell'ambiente).

Curare l'ambiente rendendolo piace-vole e accattivante riduce lo stress e fa-cilita la guarigione apportando beneficiin termini di : - degenze più brevi; - diminuzione della sensazione del

dolore; - minori complicanze; - miglioramento della sensazione di

benessere.

I costiUno degli aspetti più controversi nel-l'applicazione dei principi dell'EBD edelle soluzioni suggerite è la questionedei costi; è stato effettuato uno studio,noto come "The Fable Hospital", che di

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facilmete attuabile nelle camere singole;

Un ulteriore elemento positivo che indi-rizza verso una scelta della camera sin-gola, opportunamente progettata edattrezzata, consiste nell'aumentare lasicurezza passiva del paziente me-diante: - camere letto singole con spazio per

i familiari che possono contribuireall'assistenza del paziente;

- reparti di degenza attrezzati conpostazioni infermieristiche decen-tralizzate in modo che ognunapossa servire un numero adeguatodi pazienti e personalizzare l'assi-stenza da parte del personale diassistenza

La combinazione di camere singole at-

trezzate per avere il supporto assisten-ziale di familiari e una distribuzione

decentralizzata di postazioni infermie-ristiche incrementa la possibilità di te-nere sotto osservazione il paziente.Uno studio sulle cadute accidentali deipazienti, effettuato presso il MethodistHospital di Indianapolis, ha visto dimi-nuire drasticamente tali incidenti. (Gra-fico 1)Molti pazienti negli USA hanno dimo-strato una generale preferenza per lecamere singole (Press Ganey US na-tional data, 1999-2002 - 4,5 milioni dipazienti); anche nell'UK i pazienti, dopoaver sperimentato la camera singola,hanno confermato la loro preferenza intal senso (Lawson and Phiri, 2003).

L'orientamento ed i percorsiL'eliminazione degli elementi di stressè un'altro dei temi su cui l'EBD ricerca

soluzioni appropriate; gli ospedali sonoin genere grandi strutture in cui i per-

Figura 1 e 2 da "Evidence-Based Design for Better Heathcare Buildings." HeFMA 2005 Conference

Figura 3 da immagine di repertorio - progetto Palazzina 6° settore - Reparto Infettivi - Ospedale di Arezzo - Camera con postazione in-fermieristica "lavoro pulito" nel filtro pressorio e "lavoro sporco" a cavallo delle due camere (progetto Grifa & Cuccatto Associati Torino)

Grafico 1 da "Evidence-Based Design for Better Heathcare Buil-dings." HeFMA 2005 Conference

Tabella 1 da "Evidence-Based Design for Better Heathcare Buil-dings." HeFMA 2005 Conference

PROFESSIONI & Incontrisegue “L’impresa artigiana, un laboratorio d’innovazione”

Bibliografia

Berry, L.L., Parker, D.L.,Coile,R.C.,Hamilton, D.K., O'Neill, D.D.,and B.L. Sandler: 2004. The business case for better heal-thcare buildings: Frontiers in HealthServices Management, 21(1):3-24.Exploring the Patient Environment:An NHS Estates Workshop (2003).The Stationary Office.Ulrich, R.S., Evidence-Based De-sign for Better Heathcare Buildings.HeFMA 2005 Conference

Ulrich, R.S. and Zimring, C. (with Quan, X.,Joseph, A., and Choudhary, R.) (2004). TheRole of the Phisical Environment in the Ho-spital of the 21st Century. The Center ofHealth Design and the Robert Wood Joh-nson Foundation.

Ward Layouts with Single Rooms for Flexi-bility (2005) NHS Estates Discussion Do-

cument.Kroll,K., Evidence Based Design in Heal-thcare Facilities (2005). (www.facilitie-snet.com)Evidence on evidence-based design. Peb-bles of evidence. EBD lessons learned. In-fectious disease surveillance. HealthTechnology TRENDS. ECRI Institute (Dec.2009) (www.ecri.org).Tannen, R., Designers, Take a look at Evi-dence-Based Design for Health Care.(2009) (www.fastcodesign.com).

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mostra come il più alto costo inizialeviene compensato da un minor costo digestione. Questo studio, pubblicato daFrontiers of Health Care Management,è ufficialmente conosciuto come "TheBusiness Case for Better Buildings".

Il gruppo di ricerca ha preso in esame

casi in fase di realizzazione per deter-minare l'aumento dei costi quandoviene utilizzata la metodologia ed i prin-cipi dell'EBD ed ha sviluppato un ipote-tico caso di un ospedale di 300 postiletto denominato "The Fable Hospital".I ricercatori hanno verificato che nelcaso ipotizzzato si verifica un aumentodei costi di costruzione di circa $12 mi-lioni.Tuttavia nel corso del primo anno i costidi gestione e di conduzione dell'ospe-dale sono in grado di compensare l'ini-ziale aumento del costo di costruzione.Viene portato come esemplificazione il

costo delle cadute accidentali che negli

USA è stata stimata in $ 10.000,00 perogni evento; l'utilizzo dei principi enun-ciati dall'EBD farebbe diminuire talieventi dell'80%; tenendo conto che lecadute accidentali negli ospedali degliUSA hanno un'incidenza del 3,5/1000pazienti/giorno il risparmio globale ri-sulta di circa $2,5 milioni all'anno.

Sarebbe irrazionale non spendere ini-zialmente di più per i miglioramenti de-rivanti dall'applicazione dei principidell'EBD e subire i maggiori costi cau-sati dagli incidenti, dagli errori operativi,e dal livellamento verso il basso delleprestazioni del personale medico ed in-fermieristico.

I recenti episodi occorsi in alcuni nostriospedali ne sono l'evidente dimostra-zione.

Egisto Grifa

Figura 4 tratta da "Evidence-Based Design for Better Heathcare Buil-dings." HeFMA 2005 Conference

Figura 5 Immagine di repertorio progetto Ospedale di Forlì - Piazza in-terna (progetto Grifa & Cuccatto Associati Torino)

Tabella 2 da "Evidence-Based Design for Better Heathcare Buildings." HeFMA 2005 Conference

Grifa & Cuccatto Associatiwww.grifa-cuccatto.it

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la disponibilità di un bene come avveniva inprecedenza - il sostenimento delle medesime,allʼinterno del singolo anno, genera, per effettodi coefficienti e/o moltiplicatori, la ridetermina-zione di una nuova base imponibile presuntache, nel caso superi quella dichiarata, sortiscela richiesta automatica da parte del Fisco.Pertanto, con la manovra 2010, cambiano leregole con cui ci misuravamo in tema di reddi-tometro e diventano fondamentali le regoledellʼaccertamento sintetico “puro”, ovveroquelle che basano la rideterminazione del red-dito da parte del Fisco sulle spese effettuatedal contribuente allʼinterno del singolo anno,pur tenendo conto del nucleo famigliare e del-lʼarea geografica di appartenenza.Il contribuente da parte sua, una volta ricevutala contestazione da parte del Fisco, che riven-dica una rideterminazione del reddito imponi-bile, sulla base del riscontro delle speseeffettuate, potrà/dovrà opporre la prova con-traria dimostrando che la spesasostenuta/contestata è stata effettuata:

• tramite lʼutilizzo di redditi accumulati daglianni precedenti, ovvero tramite il “rispar-mio” - l’Italia è un paese di risparmiatori,ancora per quanto? ;

• tramite la disponibilità di redditi esenti,come ad esempio: alcuni tipi di pensioni, indennità e borse di studio;

• tramite altri redditi già assoggettati allʼim-posta, magari anche non in capo al con-tribuente che ha sostenuto la spesa, qualiad esempio i redditi di altri membri appar-tenenti al nucleo famigliare;

• tramite somme derivanti da fatti legittima-mente esclusi dalla base imponibile che intaluni casi possono essere i più difficili dadimostrare e, come tali, ingenerare so-spetti da parte del Fisco; come ad esem-pio le somme di denaro che un genitore“regala” al figlio che intende comprare unimmobile per stabilirci la propria dimora ofarne la sede del proprio studio professio-nale.

Oltre al restyling del redditometro, il Dl 78/2010si è spinto oltre, introducendo “un’arma nonconvenzionale”: lo Spesometro; ovvero unGrande Fratello delle spese degli Italiani.Questo nuovo adempimento, inizialmente pub-blicizzato come una versione light del “vec-chio” elenco clienti-fornitori, volto a prevenirefrodi in tema di IVA, cela - neanche troppobene - la precisa richiesta di informazioni circaogni genere di spesa effettuata dal qualunquecontribuente – imprese, lavoratori autonomi eprivati - al superare di una certa soglia.

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PROFESSIONI & Incontri

REDDITOMETRO E SPESOMETRO,ECCO LE NUOVE ARMI DEL FISCO

Fiscale

Il Fisco ha un’arma non convenzio-nale in più; imprese e lavoratori auto-nomi un ulteriore adempimento cuiprovvedere già dal 2010” .Siamo in procinto di festeggiare i 150 anni del-lʼUnità dʼItalia e subito si sono levati i cori dicoloro che vorrebbero avversare tali festeg-giamenti, quasi lʼUnità non fosse un motivo diorgoglio per tutto il Popolo Italiano.Per fortuna, ancora una volta, ci ha pensato ilFisco a metterci tutti dʼaccordo e con le nuoveemanazioni in tema di “redditometro” e “spe-sometro”, è riuscito a sollevare un intenso corounanime di sdegno, protesta, ma soprattuttodi estrema compattezza Nazionale, che ben siaddice ad un momento storico così impor-tante.Il Fisco, ancora una volta, incarna tutto ciò checon lʼUnità avremmo voluto cancellare, ovveropretende di sottrarre ricchezza deliberata-mente a chi la produce, per diluirla in un De-bito Pubblico che – nel momento in cuiscriviamo – ammonta ad Euro1.880.257.661.227,00=; ovvero ad un debitoprocapite di Euro 31.222,00= (fonte del03/03/2011 ore 9.30 Istituto Bruno Leoni ehttp://www.chicago-blog.it).Con le nuove regole in tema di “accertamentosintetico” si trascende da ogni regola di logicae buon senso nel procedere a verifiche e ride-terminazioni del reddito, che sicuramente nonpossono venir meno in uno Stato che deve ga-rantire lʼequità dellʼimposizione fiscale – adoggi non garantita - ma che altrettanto sicura-mente, in tal modo, non la garantisce, sbilan-ciando profondamente lʼattività di verificaverso il popolo delle partita IVA, che diventa, incerti casi, azione “persecutoria” nei confrontidei lavoratori autonomi, ed in primis dei pro-fessionisti.Veniamo quindi ad analizzare i tratti salienti diqueste novità introdotte dal Dl 78/2010 che cidovranno trovare informati e preparati per co-noscere, a priori, lʼeffetto che semplici spesefatte allʼinterno del nostro nucleo famigliare,possano sortire nel caso in cui fossimo sotto-posti ad un accertamento sintetico ed alla con-seguente rideterminazione del redditodichiarato.Il Redditometro è uno strumento, basato sualgoritmi matematici, utilizzato dal Fisco per ri-determinare, in maniera automatica, il redditoimputabile ad un singolo contribuente.Il meccanismo su cui si basa il redditometro èdi tipo proporzionale, ovvero, individuate unaserie di spese indicatrici di reddito, – e non più

FABIO CIGNADottore Commercialista

Revisore contabile

Studio Commercialisti Associati

Via Bruno Buozzi 10 – 10123 Torino

Studio Fabio Cigna

Via Bisalta 3 - 12038 Savigliano (CN)

Presidente Unione Giovani Dottori

Commercialisti ed Esperti Contabili

della Provincia di Cuneo.

Professore a Contratto di Ragioneria

e Controllo di Gestione per l’Univer-

sità degli Studi di Torino c/o SAA

(Scuola di Amministrazione azien-

dale).

Membro del Gruppo di Studio "Ana-

lisi di Bilancio" Open Dot Com Spa

in collaborazlone con SAA (Scuola di

Amministrazione Aziendale) Univer-

sità di Torino.

Membro della Commissione di Stu-

dio Unione Nazionale Giovani Dot-

tori Commercialisti ed Esperti

Contabili "Finanza Ordinaria e Stra-

ordinaria".

Relatore presso gli Ordini Professio-

nali di categoria in materia di Analisi

di Bilancio e Relazione sulla Gestione.

www.studiocigna.com

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Il Provvedimento del 22/12/2010 del Direttore dellʼAgenzia delleEntrate dà attuazione – dettandone modalità tecniche, proceduree termini – allʼobbligo introdotto dallʼart. 21 del Dl 78/2010, con-vertito con modificazioni dalla Legge 122/2010.Lʼobbligo di effettuare tale comunicazione telematica riguarda tuttii soggetti passivi IVA che realizzino delle operazioni, ritenute rile-vanti per importo, secondo determinate regole.Oggetto della comunicazione sono le singole cessioni di beni e pre-stazioni di servizi, rese o ricevute, per le quali i corrispettivi dovuti,secondo le condizioni contrattuali, siano di importo pari o superioread Euro 3.000,00=, al netto dellʼIVA.Per il solo anno 2010, tale importo soglia è elevato ad Euro25.000,00=, al netto dellʼIVA.In fase di prima applicazione della norma, ovvero per le operazionieffettuate prima del 30/04/2011, sono escluse dallʼobbligo di co-municazione le operazioni rilevanti ai fini IVA, per le quali non ri-corre lʼobbligo di emissione della fattura, come ad esempio quellecertificate da ricevuta o scontrino fiscale.Pertanto, a decorrere del 01/05/2011, la comunicazione risulta ob-bligatoria: per tutte le operazioni rilevanti ai fini IVA, di importo pario superiore ad Euro 3.000,00=, al netto dellʼIVA, se ricorre lʼobbligodellʼemissione della fattura; mentre di importo pari o superiore adEuro 3.600,00=, al lordo dellʼIVA, se non ricorre lʼobbligo del-lʼemissione della fattura (ricevute o scontrini fiscali).

Per i contratti da cui derivino corrispettivi periodici, quali ad esem-pio: una locazione, un appalto o una fornitura continuativa di ser-vizi; lʼobbligo comunicativo sussiste nel caso in cui la sommatoriadei corrispettivi dovuti in un anno solare, superi le soglie indicatenella tabella di cui sopra.In particolare, per i professionisti, si ricorda che sono oggetto di co-municazione esclusivamente gli importi addebitati a titolo di com-penso; pertanto non concorrono al calcolo della soglia minima:eventuali addebiti a titolo di rimborso spese anticipate in nome eper conto del cliente; il contributo integrativo addebitato in fattura;lʼIVA sulla prestazione.Nella comunicazione, da inviarsi secondo i termini indicati dal Prov-vedimento, vanno indicati, per ciascuna cessione o prestazione, leinformazioni indicate nella seguente tabella.

Pertanto il fine dello Spesometro è presto spiegato: il Fisco, otte-nendo senza spesa alcuna, tale flusso di informazioni, non dovràfar altro che: eseguire una sommatoria di tutte le spese effettuatedal singolo contribuente in un anno; confrontarle con il reddito di-

chiarato dal contribuente nel medesimo anno; ed in caso in cui lespese complessive sostenute dal contribuente fossero maggioridel reddito dichiarato, sarà autorizzato a procedere alla ridetermi-nazione automatica della nuova base imponibile, con la conse-guenza di richiedere al contribuente il versamento di maggiorisomme di denaro ai fini fiscali.Sarà poi compito del contribuente dover affrettarsi a opporre spie-gazioni che giustifichino adeguatamente una richiesta generata daun computer, quasi fosse lʼestrazione dei numeri del Lotto.Forse il Fisco ha mal interpretato il sistema del “Gratta e vinci” cheperaltro, in proporzione, rende più di ogni lotta allʼevasione e rac-coglie somme che fanno invidia ad una Legge Finanziaria.Il sistema, come ben si comprende, è a dir poco aberrante, specienel basso contenuto morale e vessatorio con cui è stato concepito:lʼimprenditore, il professionista o il commerciante che offrono unaprestazione ai propri clienti saranno al tempo stesso i delatori deiclienti medesimi e contribuiranno a “denunciare”, spesso infonda-tamente, una ipotetica causa di accertamento sintetico.Un esempio pratico può aiutarci a capire meglio la portata dellanorma.Secondo lʼOsservatorio della Cassa Nazionale Previdenziale deiDottori Commercialisti ed Esperti Contabili, nellʼanno 2009, il red-dito medio dichiarato dai giovani iscritti con meno di 30 anni è statopari ad Euro 15.000,00=; mentre quello dichiarato nella fascia di

età compresa tra i 30 ed i 39 anni è pari ad Euro 31.000,00= che,al netto delle imposte, equivalgono ad un stipendio mensile di la-voro dipendente di circa Euro 1.500,00=, per un lavoratore che im-pieghi, senza eccessive responsabilità, non più di 40 oresettimanali.Dati questi presupposti, ipotizzando nellʼanno il sostenimento dispese straordinarie per: la nascita di un figlio; lʼacquisto di una au-tovettura, lʼacquisto di una abitazione o di uno studio professionale;se non, in casi peggiori, la cura di una grave malattia, dovremo pre-pararci ad essere considerati dei probabili evasori e doverci giusti-ficare con il Fisco “…di aver utilizzato i soldi della nonna per essercicomprati l’auto”.

Fabio [email protected]

COMUNICAZIONE OPERAZIONI CON EMISSIONE FATTURA CON EMISSIONE RICEVUTA/SCONTRINO

Periodo 01/01/2010 – 31/12/2010 Rilevano per imponibili ≥ Euro 25.000,00= Non rilevano ai fini della comunicazione

Periodo 01/01/2010 – 30/04/201 Rilevano per imponibili ≥ Euro 3.000,00= Non rilevano ai fini della comunicazione

Dal 01/05/2011 Rilevano per imponibili ≥ Euro 3.000,00= Rilevano per corrispettivi lordi ≥ Euro 3.600,00=

FULVIO GIANILo studio di ingegneria dell'ing. Fulvio

Giani è specializzato nel coordinamento-

della sicurezza in fase di progetto ed ese-

cuzione nei cantieri temporanei e mobili

(D. Lgs. N. 81/2008 e s.m.i.). Tale compe-

tenza ha origine nella decennale espe-

rienza (1987 – 1997) nella Direzione

Tecnica di Cantiere, assunta in interventi

nel campo delle manutenzioni, delle ri-

strutturazioni e delle nuove costruzioni.

Terminata l'attività d'impresa nel 1997,

l'esperienza maturata ha portato l'ing.

Fulvio Giani ad avere titolo, fin dalla data

di entrata in vigore del D. Lgs. n. 494/96,

a intervenire in qualità di Coordinatore

di Sicurezza in fase di Progettazione ed

Esecuzione e in qualità di docente nei

corsi di formazione per la qualificazione

dei coordinatori.

L’attività professionale ha comportato

coordinamenti sia in ambito privato che

pubblico. Consigliere dell'Ordine degli In-

gegneri della Provincia di Torino per il

quadriennio 2009-2013, è il referente per

le Commissioni Sicurezza Cantieri e In-

dustriale dell’Ordine.

Inoltre è delegato di Torino nella Com-

missione Sicurezza del Lavoro della Fe-

derazione Interregionale degli Ordini

degli Ingegneri del Piemonte e della Valle

d’Aosta e rappresentante dell’Ordine

presso il Comitato Provinciale Perma-

nente di Studio e Coordinamento in Ma-

teria di Salute e Sicurezza sul Lavoro

presso la Prefettura di Torino. Ha com-

petenza come figura responsabile con

compiti di controllo e coordinamento di

tutte le attività che possono interessare

i materiali contenenti amianto. Progetta,

dirige e coordina la sicurezza in inter-

venti di bonifica materiali contenenti

amianto.

www.studioinggiani.ithttp://www.linkedin.com/in/fulviogiani

LA ATTIVITÀ DEL COORDINATOREDELLA SICUREZZA NEI CANTIERI

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PROFESSIONI & Incontri

Sicurezza nei Cantieri

Quando nel 1997 intrapresi la

professione di coordinatore in fase

di progetto ed esecuzione, mi resi

conto che la professione era tutta

da inventare.

Questo nuovo soggetto era ai piùignoto e incomprensibile. Le Imprese,i Professionisti della progettazione edi Committenti lo intendevano come unpuro adempimento formale, una inter-ferenza ed un onere aggiuntivo e,prima che il ruolo abbia acquisito lanecessaria autorevolezza, è stato ne-cessario confrontarsi con il mondodella produzione ed operare con im-pegno e determinazione. La stessa at-tività, necessaria per espletarelʼincarico, in un primo momento, ne-cessitava di chiarimenti. Ad oggi gliadeguamenti normativi (Titolo IV D.Lgs. N. 81/2008 e s.m.i. ), la prassi diprogetto e di cantiere e le sentenze,hanno contribuito ad indirizzare chiopera nella progettazione e nella ese-cuzione della sicurezza nei cantieritemporanei e mobili. Può essere utileper un coordinatore provare a definire,ad oggi, quali sono le azioni che pos-sono sintetizzare un metodo, che gliconsenta di porre in atto con diligenzalʼincarico che gli è stato affidato. Infase di progettazione il coordinatore ètenuto alla redazione del Piano di Si-curezza e Coordinamento, conforme-mente ai contenuti obbligatori, cosìcome dettagliati negli allegati dellanorma. Non risulta utile entrare nelmerito della relazione tecnica e delleprescrizioni operative correlate allacomplessità dellʼopera da realizzare ealle fasi critiche del processo costrut-tivo, ma è bene porre in risalto alcuniaspetti che consentono di redigere ilPiano. Innanzi tutto il crono pro-gramma. Non è possibile effettuarel'individuazione, l'analisi e la valuta-zione dei rischi, e tutte le procedure

necessarie o individuare gli appresta-menti e le attrezzature atte a garantire,per tutta la durata dei lavori, il rispettodelle norme per la prevenzione degliinfortuni e la tutela della salute dei la-voratori nonché la stima dei relativicosti, senza avere una chiara visionedella successione delle lavorazioni edei tempi che queste comportano.Analogamente le misure di preven-zione dei rischi risultanti dalla even-tuale presenza simultanea osuccessiva delle varie imprese o deilavoratori autonomi o la previsionedelle modalità di utilizzazione degli im-pianti comuni, quali infrastrutture, ap-prestamenti igienico sanitari, mezzilogistici e di protezione collettiva, pos-sono essere progettate solo se chi sioccupa della sicurezza ha ben chiaroquando , dove e con quali risorseumane e tecniche, si intraprende ilcantiere. Altro aspetto di rilevante im-portanza, è che il Piano deve essereaderente ai lavori svolti, nella loro ef-fettiva concretezza, e deve essere re-almente calato nella realtà di quellospecifico cantiere. Non sottovalutarequesto aspetto mette al sicuro il coor-dinatore da conseguenze di caratterepenale e gli consente di consegnareun prodotto che fa effettivamente sicu-rezza, abbassando in maniera con-creta il rischio che il pericolo dellaattività di cantiere possa comportare,per i lavoratori, un danno. Infine, perquanto riguarda il Piano, la attenzionealla stima dei costi della sicurezza, cheè bene ricordare non sono soggetti alribasso nelle offerte delle imprese chepartecipano alla gara di appalto, siaquesto un lavoro pubblico o privato,mantiene la sua importanza strategica,poiché definisce nel contesto dellʼim-pegno delle risorse, il peso che la si-curezza ha nella gestione del cantiere.La definizione normativa, di quantodeve essere compreso e quanto nondeve essere considerato, ha sollevato

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i coordinatori da intensi e concitaticonfronti con le imprese e i commit-tenti. Lʼaltro importante adempi-mento, che il coordinatore in fase diprogetto è chiamato a rispettare, èla redazione del Fascicolo adattatoalle caratteristiche dellʼopera, docu-mento distinto e separato dal Piano,di cui finalmente la Norma haespresso con chiarezza, nei detta-gli, i contenuti minimi. Dopo che ilcantiere sarà terminato, sarà quindipossibile avere un documento in cuisaranno contenute utili informazioni,per condurre in sicurezza le attivitàdi manutenzione ordinaria e straor-dinaria del manufatto edilizio. Esa-minandone i contenuti minimi èevidente che il documento debbacomprendere la programmazionedelle manutenzioni e le indicazionirelative agli interventi realizzati, perconsentire lʼesecuzione in sicurezzadei lavori successivi sul prodotto delcantiere. In fase di esecuzione il co-ordinatore verifica, con opportuneazioni di coordinamento e controllo,l'applicazione, del piano di sicu-rezza e di coordinamento e la cor-retta applicazione delle relativeprocedure di lavoro. Questa azionecomporta una costante attività nelcantiere e un contatto diretto con ivari datori di lavoro operanti nellacostruzione. Di questo operare deverimanere sempre documentazionescritta condivisa tra i vari attori inte-ressati. Inoltre il coordinatore deveverificare lʼidoneità della documen-tazione (P.O.S.) delle imprese inte-ressate alla lavorazione e adeguareil Piano messo in esecuzione in fun-

zione del procedere dei lavori edelle inevitabili modifiche che il can-tiere comporta. Pensiamo solo agliadeguamenti necessari del cronoprogramma di progetto, utili peridentificare le varie fasi criticheprima che queste si presentino.Nelle periodiche riunioni il coordina-tore deve organizzare tra i datori dilavoro la cooperazione ed il coordi-namento delle attività nonché la lororeciproca informazione. Pensiamosolo a quanto è importante condivi-dere tra i vari datori di lavoro le in-formazioni relative alle modalità difornitura e di accesso nelle varie fasiesecutive. Il coordinatore deveanche verificare l'attuazione diquanto previsto negli accordi tra leparti sociali al fine di realizzare il co-ordinamento tra i rappresentantidella sicurezza finalizzato al miglio-ramento della sicurezza durante lʼat-tività costruttiva. Questo aspettonon deve essere sottovalutato inquanto il rappresentante della sicu-rezza è una risorsa molto impor-tante nella prevenzione del dannonella operatività produttiva. Altraazione importantissima è segnalareal committente o al responsabile deilavori, previa contestazione scrittaalle imprese e ai lavoratori autonomiinteressati, le inosservanze alle di-sposizioni della Norma e alle pre-scrizioni del piano e proporre lasospensione dei lavori, l'allontana-mento delle imprese o dei lavoratoriautonomi dal cantiere, o la risolu-zione del contratto. Nel caso in cuiil committente o il responsabile deilavori non adotti alcun provvedi-

mento in merito alla segnalazione,senza fornire idonea motivazione, ilcoordinatore per l'esecuzione prov-vede a dare comunicazione dell'ina-dempienza alla azienda unitàsanitaria locale territorialmentecompetente e alla direzione provin-ciale del lavoro. Questa azioneestrema non comporta conse-guenze per il committente, ma tutelail coordinatore e espone lʼimpresainadempiente al tempestivo rigoredellʼOrgano di Vigilanza. Il coordi-natore deve inoltre sospendere incaso di pericolo grave e imminente,direttamente riscontrato, le singolelavorazioni fino alla verifica degli av-venuti adeguamenti effettuati dalleimprese interessate. Di tutto questodeve sempre rimanere documenta-zione scritta e controfirmata tra leparti. Il mestiere del coordinatore èuna esperienza importante ed ap-passionante, che ha trovato un suoruolo meritorio nella gestione deicantieri e della sicurezza e salute dichi vi opera. Chi affronta questo in-carico non può sottovalutare lʼim-portanza delle sue azioni e deveprocedere con la serietà e la dili-genza che devono caratterizzarelʼattività professionale. Tale etica de-ontologica non deve essere trascu-rata anche nella fase diformulazione del preventivo di par-cella e nella gara di aggiudicazionedellʼincarico, ma su questo temaavrò occasione di approfondire in fu-turo.

Fulvio Giani

[email protected]

L’IMPORTANZA DEL COORDINAMENTOPRELIMINARE

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PROFESSIONI & Incontri

Sicurezza nei Cantieri

Quasi incidenti, incidenti, infortuni:

quello che vediamo accadere in can-

tiere è solo lʼepilogo, lʼultimo foto-

gramma, di una complessa sequenza

la cui origine in moltissimi casi, si

trova fuori dal cantiere ed è di molto

antecedente ad esso.

Per questo, la sola domanda “perché èaccaduto?” è insufficiente per compren-dere tutte le cause del fatto negativo. Sevogliamo che lʼesperienza, personale ecollettiva, generi un processo critico-evo-lutivo, dobbiamo anche chiederci: “doveha avuto inizio il difetto? dove si è gene-rata la lacuna che, dapprima invisibile, hapoi prodotto i suoi effetti in cantiere?”. Li-mitare il campo dʼindagine al solo can-tiere, come se questo iniziasse “da zero”,può indurre verso risposte parziali o sem-plicistiche, dove tutte le negatività sonoimputate alla poca qualità delle imprese oaddirittura alle carenze della normativa,ma questo è solo un alibi, più utile a tro-vare un capro espiatorio che a compren-dere il fenomeno. Eʼ quindi nostro compitoampliare il campo dʼindagine ponendosotto la lente dʼingrandimento, non solo ilmomento esecutivo del cantiere ma tuttoil processo edilizio, che è la vera essenzadel costruire, dallʼideazione allʼultimazionedellʼopera. Siamo tutti abituati per uso, perpraticità, per norma, a suddividere il pro-

cesso edilizio in segmenti separati e finiti,quando invece tutte le aree, progettuale,contrattuale, esecutiva, si susseguonosenza soluzione di continuità (fig. 01). Learee del processo edilizio sono stretta-mente connesse tra loro con legami chepotremmo definire “chimici”: quando par-liamo di processo edilizio stiamo parlandodi una sorta di aggregato molecolare contanto di valenze di tipo economico, gerar-chico, sociale, che tengono unito il tutto(magari in conflitto). Infatti, a ben vedere,sono i ruoli che iniziano e cessano in puntiben definiti (ad es. il ruolo del Progettista,del D.L. ecc.) ma il processo produttivonon sʼinterrompe mai fino allʼultimazione(fig. 01). Se esaminiamo una qualsiasirealizzazione edilizia da questa prospet-tiva, otteniamo una più corretta perce-zione di quanto lʼarea progettuale edellʼappalto pesino, nel bene o nel male,nel risultato complessivo della sicurezzadel cantiere. Quindi, senza escludere apriori le altre aree della produzione edili-zia: normativa, culturale, socioeconomica,dobbiamo concentrare lʼanalisi sullʼimpor-tanza delle aree progettuale e dellʼappaltoper individuare con quali azioni, con qualimetodi, fin dai primi momenti del pro-cesso, si può incidere positivamente sulrisultato finale della sicurezza. Se svol-giamo una sorta di analisi “spettrografica”della fase “progetto” vediamo che al suointerno si formano tra le altre, le quattrocomponenti fondamentali per la sicu-

rezza del cantiere: tempi-

stica, logistica, tecnologia

e organigramma produt-

tivo. La stessa analisi per lafase “appalto” evidenzia chequi vengono definiti i due pa-rametri che daranno al pro-getto della sicurezza forza oinefficacia: la tipologia della

catena di comando e delle

responsabilità, e la defini-

zione degli ingaggi e degli

oneri. Per impostare la no-stra azione esaminiamo lesingole componenti delledue aree secondo le ricaduteche potenzialmente produr-ranno e le concatenazioni cui

LUCA PERRICONEGeometra Libero professionista dal

1985 con attività in Piemonte e Lom-

bardia, dopo i primi anni di profes-

sione caratterizzati dall’esperienza

diretta del coordinamento produttivo

di cantiere per manutenzioni, ristrut-

turazioni e nuove costruzioni, dove ha

avuto modo di sperimentare e appli-

care metodi e procedure per la sicu-

rezza e per la produzione, all’avvento

del D.lgs 494/96, riconverte l’espe-

rienza diretta del cantiere applicandosi

nel coordinamento della sicurezza dei

cantieri temporanei e mobili di cui si

occupa attivamente tuttora. Svolge la

professione in forma associata con lo

Studio Perricone & Zonza nei campi

della sicurezza cantieri, della progetta-

zione edilizia e della topografia. Dal

2004 è consigliere del Collegio dei

Geometri di Torino e Provincia di cui

coordina la Commissione Sicurezza.

Dal 2010 promuove i temi della sicu-

rezza cantieri in ambito nazionale

mediante la partecipazione all’associa-

zione nazionale GEOSICUR “geome-

tri per la sicurezza” in qualità di

componente del Consiglio Direttivo.

Quale rappresentante del Collegio dei

geometri partecipa ai lavori del Comi-

tato Provinciale Permanente di Studio

e Coordinamento in Materia di Salute

e Sicurezza sul Lavoro presso la Pre-

fettura di Torino. Dal 2006 svolge atti-

vità di docenza in materia di sicurezza

cantieri presso vari Enti e Ordini pro-

fessionali.

[email protected]@perricone-zonza.it

Figura 01 ­ Il processso edilizio

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daranno avvio:tempistica: è di sicuro la principale trale componenti, su di essa si fonda tuttala pianificazione del cantiere così comeviene prefigurata dal Testo Unico. Lacorretta valutazione della tempisticapermette di valutare gli aspetti qualita-tivi del cantiere: interferenze, affolla-mento massimo e medio edistribuzione del carico di rischio. Percontro, una valutazione della tempisticaapprossimativa o superficiale può infi-ciare anche il miglior piano di sicurezzae coordinamento.logistica: ogni cantiere potrebbe es-sere descritto come una rete fittissimadi spostamenti di persone e di pesi emezzi dʼopera, in orizzontale e verti-cale, per questo rivestono unʼassolutaimportanza la valutazione dellʼidoneitàdellʼarea e lo studio dei percorsi ne-cessari alla produzione: ci sarà spaziosufficiente per lo stoccaggio tempora-neo dei materiali secondo le sequenzee la tempistica prevista?tecnologia: oltre agli aspetti intrinsecilegati alle metodologie delle lavorazionie dei relativi rischi, cʼinteressa sottoli-neare lʼimportanza delle scelte tecno-logiche in termini dʼinterazione con latempistica e la logistica. Una scelta tec-nologica può essere ottima per il pro-dotto edilizio, accettabile per il bassogrado di rischio, ma essere al con-tempo problematica per le interferenzenelle fasi e nella logistica.organigramma produttivo: questacomponente, per il fatto di essere le-gata agli aspetti contrattuali viene di so-lito trascurata in fase di coordinamentopreliminare, eppure è di tutta evidenzache essa ha unʼimportanza strategicanel progetto della sicurezza. Le molte-plici configurazioni dellʼorganigrammaproduttivo, A.T.I. verticale, orizzontale,impresa affidataria più esecutrici, piùimprese affidatarie, subappalti ecc…,generano, anche a fronte di uguale la-voro e tempistica, cantieri radicalmentediversi, con diversi gradi di difficoltà, digestione e controllo della sicurezza.Lʼorganigramma produttivo viene com-piutamente definito con la parte con-trattuale, ma è innegabile che si inizia aprefigurarne lʼassetto, fin dai primipassi del progetto, secondo le esi-genze del cliente e le necessità del tipodi produzione. Perché allora non porre

allʼattenzione del tavolo di progetta-zione anche le esigenze del coordina-mento della sicurezza?la tipologia della catena di comando

e delle responsabilità: La strutturadefinita con gli appalti e subappalti ge-nera una o più catene di comando cuicorrispondono sequenze a cascata diverifiche e di obblighi, ma nei cantieri(principalmente nel settore privato) tro-viamo situazioni di scambio di subap-palti reciproci, accordi non scritti,contratti non genuini. Oltre alle riper-cussioni giurisprudenziali, queste si-tuazioni una volta generate, siespandono nel cantiere come un viruse depotenziano fino allʼannullamentoqualsiasi azione di controllo o prescri-zione.la definizione degli ingaggi e degli

oneri: Sovente si riscontra che le im-prese affidatarie fanno ricorso al su-bappalto non tanto per integrare unaspecialità che nonpossiedono, mapiuttosto perchée r r o n e a m e n t epensano che su-bappaltare una la-v o r a z i o n epermetta di dele-gare ad altri la re-sponsabilità (“ilfastidio”) della si-curezza. Eppurelʼarticolo 97comma 3-bis im-pone chiaramenteallʼimpresa affida-taria di optare tradue possibilità al-ternative: lʼesecu-zione in propriodegli appresta-menti per la sicurezza o “ove gli appre-stamenti gli impianti e le altre attività dicui al punto 4 All. XV siano effettuatidalle imprese esecutrici” di corrispon-dere ad esse i relativi oneri della sicu-rezza senza ribassi. Perché questoavvenga è fondamentale che i subap-palti siano dettagliatamente definiti enon siano generici ordini per lʼesecu-zione di lavorazioni “tutto compreso”.Questa analisi non è (né potrebbe es-sere) completa o esaustiva, ma per-mette di vedere come nellʼarea“progetto” e nellʼarea “appalto” siano

già presenti quasi tutti i temi che defini-ranno il nostro cantiere. Pertanto è quiche si deve operare e la risposta puòessere solo di tipo metodologico. Lostudio di tutte queste componenti deveessere precoce, tempestivo, approfon-dito e frutto di unʼinterazione interdisci-plinare tra il Committente, il Progettistae il Coordinatore in fase di progetta-zione. Il Testo Unico lo prevede e lo im-pone: secondo lʼArt. 91 comma 1 b-bisil coordinatore per la progettazione halʼobbligo di coordinare “lʼapplicazionedelle disposizioni di cui allʼArt. 90comma 1” dove il Committente, a suavolta, deve attenersi ai “principi e allemisure generali di tutela di cui allʼArt.15 in particolare a) al momento dellescelte tecniche ed organizzative |…| b)allʼatto della previsione della durata direalizzazione di questi vari lavori o fasidi lavori” (fig. 02). Si dà avvio in questomodo a una concatenazione positiva di

azioni-responsabilità che, per sua na-tura e per il disposto normativo, deveinequivocabilmente svolgersi nella fasepreliminare del processo, in quellearee, “progetto” e “appalto” cui si fa ri-ferimento in premessa. Eʼ un obbligo(sanzionato dallʼArt. 158), ma per i co-ordinatori è soprattutto uno strumentoin più: lo strumento normativo per av-viare un confronto positivo tra i temidella sicurezza, gli obiettivi del pro-getto, le richieste del committente. IlCSP deve creare le giuste condizioni,attivare il processo di coordinamento,

Figura 02 ­ La concatenazione dell’Art. 91 c. 1 b­bis.

tazione o proposta o segnalazione diaspetti peculiari. Anche gli aspetti piùstrettamente legati alla fase “appalto”dovranno essere analizzati, sia pure invia preliminare, allo scopo quantomeno, di fornire al committente gli stru-menti per fare scelte mirate proprionella fase in cui, tra progetto e cantiere,esso (a volte per sua scelta) non halʼassistenza del proprio consulente(progettista o D.L.). Il ciclo verrà reite-rato “n” volte e seguirà passo-passolʼavanzamento della progettazione, finoa quando i dati saranno sufficiente-mente definiti da poter redigere il PSCcompleto. In tal modo la progettazionedella sicurezza non interferirà con glialtri campi, ma attiverà una positivadialettica con essi, e permetterà di trac-ciare una rotta che a cose fatte, cioè acantiere avviato o prossimo allʼinizio,non si potrebbe più modificare se nonin piccola parte. Dove inizia il processoedilizio, là deve iniziare la sicurezza.

Luca [email protected]

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in modo che il committente rispondapienamente e attivamente al rispettodelle misure generali di tutela. Si trattasenza dubbio di quella azione precocee tempestiva di analisi delle compo-nenti che può far sì che il cantiere pro-duca veramente il grado di sicurezzaprogettato. Come attivare e svolgereconcretamente questo particolare co-ordinamento? Una possibile proposta èrappresentata nella fig. 03: si tratta diattivare da subito, con i dati disponibili

e qualsiasi grado di definizione questiabbiano, un ciclo reiterativo di acquisi-

zione dati – analisi – verifica – ac-

cettazione e/o proposta, sullecomponenti principali delle aree “pro-getto” e “appalto” in modo da fornire adogni ciclo, le corrette informazioni per-ché, sia il committente sia il progettistapossano esprimere le prerogative delproprio ruolo, affinando i dati o propo-nendo alternative. Si tratta di far circo-lare le informazioni nel modo più

corretto possibilefin da subito, evi-tando accurata-mente confusioni ocommistioni diruoli. Il coordina-tore, una voltascelte le compo-nenti da porre inesame preliminare,in funzione del can-tiere, dovrà rice-vere per ognuna diesse i dati disponi-bili al momento, eper ognuna di essefornire un ritorno alprogettista e alcommittente chepotrà essere accet-

Figura 03 ­ Diagramma di flusso per il coordinamento preliminare

PROFESSIONI & Incontrisegue “L’importanza del coordinamento preliminare”

Silenzio, parla il professionista

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Sicurezza nei luoghi di lavoro

Il suono a volte assume caratteristi-che tali da risultare fastidiosoo addirit-tura causa di rischio di ipoacusia, dieffetti fisiologici e psicologici sul-l'uomo: si parla in questi casi di ru-more.Il rumore quindi può essere definito comeun suono indesiderabile, a livello fisiolo-gico e psicologico, che interferisce con leattività individuali o di gruppo. In questoarticolo si prendono in esame tre tipologiedi rumori:

• il rumore nei luoghi di lavoro,• Il rumore ambientale • il rumore in edilizia.

ACUSTICA NEI LUOGHI DI LAVOROCon l'emana-zione delD.Lgs. 81/08viene abro-gato il D.Lgs.195/06 fino aquel momentoin vigorecome decretonel qualeerano stati in-trodotti due li-velli di azione(inferiore e su-periore) ed unvalore limite .Il nuovo De-creto al Titolo

VIII Capo II, riprende quanto previsto dalD.Lgs. 195/06, apportando delle varia-zioni in merito agli adempimenti previsti incaso di superamento dei livelli di azione.Gli aspetti più importanti su cui porre l'at-tenzione sono: obbligo di valutazione delrischio cui sono sottoposti i lavoratori, ela-borazione del Documento di valutazionedei rischio rumore (facente parte inte-grante del Documento di Valutazione deiRischi, individuazione delle misure di pre-venzione e protezione e di programma-zione ed attuazione delle stesse; lavalutazione, come previsto dal TestoUnico, deve essere effettuata con ca-denza massima quadriennale, da perso-nale competente con specificheconoscenze in materia.

Per misurare i livelli di rumorosità ven-gono usati degli strumenti (fonometri inte-gratori) che simulano la capacitàdell'orecchio umano di percepire il rumorealle varie frequenze.Questi strumenti misurano direttamente ilLivello Equivalente ponderato A ed il li-vello P Peak ponderato C. Il "Livello Equi-valente" (Leq) di un dato suono o rumorevariabile nel tempo è il livello, espresso indB (A) di un ipotetico rumore costanteche, se sostituito al rumore reale per lostesso intervallo di tempo, comporta lastessa quantità totale di energia sonora.Lo scopo del livello equivalente è quellodi poter caratterizzare con un solo dato dimisura un livello variabile, all'interno di unintervallo di tempo prefissato, anchemolto lungo.Il livello (P Peak) di pressione sonora pon-derata C è il livello di picco di pressioneraggiunto dal fenomeno in esameespresso in dB (C).

ACUSTICA AMBIENTALELa materia del rumore ambientale è disci-plinata da varie norme, alcune codicisti-che (art. 844 del codice civile e art. 659del codice penale), altre speciali e pubbli-cistiche (la legge quadro n 447 del 1995,suoi decreti di attuazione nonchè normespecifiche per vari settori, dal traffico stra-dale, a quello ferroviario, al rumore dellediscoteche, ai requisiti degli edifici).La materia si divide in due rami: si parleràdi impatto acustico laddove le attività in-teressate siano aeroporti, aviosuperfici,eliporti, autostrade, strade extraurbaneprincipali, strade extraurbane secondarie,strade urbane di scorrimento, strade ur-bane di quartiere, strade locali, discote-che, circoli privati e pubblici esercizi ovesono installati macchinari o impianti ru-morosi, impianti sportivi e ricreativi, ferro-vie ed altri sistemi di trasporto collettivo surotaia. Inoltre, la documentazione di pre-visione di impatto acustico dovrà essereprodotta ed allegata alle domande per ilrilascio di permesso di costruire relativo anuovi impianti ed infrastrutture adibiti adattività produttive, sportive e ricreative eda centri commerciali e grandi strutture divendita, altri provvedimenti comunali diabilitazione allʼutilizzazione degli immobilie delle infrastrutture di cui al punto prece-

MASSIMO GIUNTOLIArchitetto

Fondatore e Presidente di Torinopro-

getti Società di Ingegneria Srl.

Coordinatore Focus Group Ordine

Architetti della Provincia di Torino -

Area tematica Normativa Tecnica – Si-

curezza.

Coordinatore Scientifico e Docenza ai

corsi organizzati dalla Fondazione Or-

dine Architetti della Provincia di To-

rino in merito alla Sicurezza nei

Luoghi di Lavoro e nei Cantieri.

Coordinatore e Responsabile dell’Uf-

ficio Ambiente Confartigianato Torino.

Idoneità per l’insegnamento di Ergo-

nomia applicata al disegno industriale

per il corso di Laurea di I Livello in Di-

segno. Industriale - Politecnico di To-

rino Facoltà di Architettura.

Coordinatore del Dipartimento di In-

terior Design - Ergonomia dello

I.A.A.D. di Torino.

Docente per l’Ordine Ingegneri della

Provincia di Torino per i corsi in me-

rito alla Sicurezza nei Luoghi di Lavoro

e nei Cantieri

Docente all’interno del corso di lau-

rea della Facoltà di Tecniche della Pre-

venzione di Grugliasco (To).

Docente presso CIPET all’interno dei

corsi promulgati a seguito del proto-

collo d’intesa tra le parti sociali,

l’INAIL e la Prefettura per la regola-

rità nei cantieri edili della Provincia di

Torino

Responsabile del Servizio di Preven-

zione e Protezione Esterno di enti

pubblici e privati.

Ruolo di moderatore e docente a

convegni sulla Sicurezza nei Luoghi di

Lavoro e Cantieri.

Il problema dell’acustica ambientale, in edilizia e nei luoghidi lavoro in genere

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dentee per qualunque altra licenza odautorizzazione finalizzata allʼeserciziodi attività produttive. Si parlerà invecedi clima acustico laddove si andrà aprendere in considerazione scuole easili nido, ospedali, case di cura e di ri-poso, parchi pubblici urbani ed extraur-bani, nuovi insediamenti residenzialiprossimi alle opere precedentementecitate. In entrambi i casi si dovranno ri-spettare i limiti di emissione ed immi-sione che vengono previsti per la zonain cui si trova la mia attività/edificio dalpiano di zonizzazione comunale (De-creto del Presidente del Consiglio deiMinistri del 14/11/1997 - Determina-zione dei valori limite delle sorgenti so-nore). In questo caso la valutazione del ru-more ambientale dovrà essere effet-tuata da tecnico Competente inAcustica Ambientale; i requisiti del tec-nico in questione vengono definiti al-lʼinterno della Legge 26 Ottobre 1995n. 447, la quale al comma 6, 7 e 8 del-lʼart. 2 scrive che il tecnico deve essereuna figura professionale idonea ad ef-fettuare le misurazioni, verificare l'ot-temperanza ai valori definiti dallevigenti norme, redigere i piani di risa-namento acustico, svolgere le relativeattività di controllo; il tecnico compe-tente inoltre deve essere in possessodel diploma, di scuola media superiorea indirizzo tecnico del diploma univer-sitario a indirizzo scientifico ovvero deldiploma di laurea a indirizzo scientifico;l'attività di tecnico competente può es-sere svolta previa presentazione di ap-posita domanda all'assessoratoregionale competente in materia am-bientale corredata da documentazionecomprovante l'aver svolto attività, inmodo non occasionale, nel campo del-l'acustica ambientale da almeno quat-tro anni per i diplomati e da almeno dueanni per i laureati o per i titolari di di-ploma universitario; le attività di cuiprima possono essere svolte altresì dacoloro che, in possesso del diploma di

scuola media supe-riore, siano in serviziopresso le strutture pub-bliche territoriali e visvolgano la propria atti-vità nel campo dell'acu-stica ambientale, alladata di entrata in vigoredella stessa legge.

ACUSTICA EDILIZIAI requisiti acustici pas-sivi degli edifici fannoparte dellʼacustica edili-zia; Il Decreto relativoalla ”Determinazionedei requisiti acusticipassivi degli edifici”,

appartiene ad un quadro normativo diDecreti attuativi collegati alla LeggeQuadro sullʼinquinamento acusticon.447, già richiamato in precedenza, ri-volto alla protezione della popolazioneesposta alle varie forme che assumequesto tipo di inquinamento, tutelan-done le condizioni sia in termini di si-curezza della salute, sia in termini dimantenimento della qualità della vita. IlDPCM 5 Dicembre 1997 è il Decretoche ha recepito quanto riportato nellaLegge 447/95; gli indici di valutazionepresi in considerazione nel decreto,che caratterizzano i requisiti acusticipassivi degli edifici sono lʼindice del po-tere fonoisolante apparente di partizionifra ambienti (RW), lʼindice dell'isola-mento acustico standardizzato di fac-ciata (D2m,nT,W ) e lʼindice del livellodi rumore di calpestio di solai, norma-

lizzato (Ln,W); inoltre si deve valutareanche la rumorosità prodotta dagli im-pianti tecnologici. Anche in questo casoil tecnico che effettua queste valuta-zioni è un Tecnico Competente in Acu-stica Ambientale. A tuttʼoggi, vistalʼapprovazione nel 2008 dalla Cameradella legge “Disposizioni per lʼadempi-mento di obblighi derivanti dallʼappar-tenenza dellʼItalia alle Comunità

europee” con le successive modificheed integrazioni, che, allʼarticolo 11, con-tiene la delega al Governo per il rior-dino della disciplina in materia diinquinamento acustico, il DPCM5.12.1997 “Requisiti acustici passividegli edifici”, risulta essere sospeso perquanto concerne lʼapplicazione dellostesso DPCM il passaggio concernentei rapporti tra costruttori-venditori e ac-quirenti di alloggi. I comuni comunquesono tenuti a richiedere il rispetto delDPCM in questione, soprattutto se èesplicitamente richiesto nelle norme at-tuative del loro piano di zonizzazioneacustica o dai loro regolamentod'igiene (tra lʼaltro si ricorda la recenteentrata in vigore di quello “NUOVO”DEL COMUNE DI TORINO). Si noticome lʼultima legge non parla di so-spensione per quel che riguarda i rap-porti tra pubblico e privato, come peresempio nella burocrazia che viene ri-chiesta in fase di domanda del per-messo di costruire. Si è in attesa di undecreto, già al vaglio degli organi par-lamentari, che farà riferimento allaNORMA TECNICA UNI 11367/2010,recentemente pubblicata, che moltoprobabilmente sarà affiancato da unaltro decreto legislativo relativo allenorme sullʼinquinamento acustico. Perquanto riguarda i livelli minimi di isola-mento acustico standardizzato di fac-ciata il nuovo decreto legislativosembra che possa prevedere dei limitimeno severi almeno per un periodo ini-ziale di alcuni anni, rispetto al DPCM5.12.1997 in funzione del livello di ru-

more esterno e nonunicamente in fun-zione della destina-zione edilizia. Ildecreto dovrebbe ri-guardare le nuovecostruzioni e gli in-terventi sullʼesi-stente madovrebbero essereescluse dallʼambitodi applicazione lecostruzioni a desti-nazione agricola, ar-tigianale, industriale,i locali e gli edificipubblici destinati aspettacoli, gli am-bienti di lavoro,

ospedali e locali ad uso collettivo dotatidi impianto di mascheramento sonoro.Quindi nella babele di questo mo-

mento legislativo ci si aspetta al piùpresto un punto fermo da cui partire pereffettuare le valutazioni dei requisitiacustici passivi degli edifici.

Massimo [email protected]

COSTRUIRE SICURI

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PROFESSIONI & Incontri

Prevenzione e Sicurezza

Parte 1°. (Lʼuso dei DPI, le linee

vita, le reti anticaduta, la Circolare del

Ministero del Lavoro 13/82 e l'intera-

zione con il POS)

La costruzione di una struttura in c.a.p.posizionamento e montaggio plinti, pila-stri, tamponamenti perimetrali, tegoli dicopertura ecc., prevede dei sistemi di co-struzione decisamente diversi dalla clas-sica struttura tradizionale, rendendo avolte impossibile, in alcune fasi lavorativelʼutilizzo di ponteggi od altre opere provvi-sionali. Le vigenti norme per la preven-zione degli infortuni sul lavoro in ediliziadisciplinano gli apprestamenti contro il ri-schio di caduta dallʼalto dei lavoratori.Questi sistemi garantiscono la sicurezzadei lavoratori nei lavori in altezza. La nor-mativa ammette la possibilità di utilizzaremezzi diversi dalle opere provvisionaliquando le stesse non possano essere uti-lizzate (es. linee vita (f.1), reti anticaduta.Fondamentale risulta quindi lʼutilizzo diidonei dispositivi di protezione individualeche collegati a sistemi appositamente stu-diati garantiscono la sicurezza dell'ad-detto durante il lavoro. Il D.Lgs 81/08colloca i DPI nel Titolo III capo II. E' per-tanto fondamentale capire ed individuareche cosa è un DPI. L'art. 74 del citato De-creto Legislativo, chiarisce in modo uni-voco cosa e un Dispositivo di ProtezioneIndividuale ovvero “qualsiasi attrezzatura

destinata ad essere indossata e tenuta dallavoratore allo scopo di proteggerlo con-tro uno o piu' rischi suscettibili di minac-ciarne la sicurezza o la salute durante illavoro, nonche' ogni complemento o ac-cessorio destinato a tale scopo”. Rien-trano pertanto in tale indicazione leimbracature di sicurezza (f.2) e relativi ac-

cessori per vincolarsi a parti stabili (cor-dini con dissipatori, moschettoni ecc.). Maquando occorre passare dallʼutilizzo deisistemi di protezione collettiva ai DPI? Inrisposta a tale domanda lʼart. 75 così re-cita ”I DPI devono essere impiegatiquando i rischi non possono essere evi-tati o sufficientemente ridotti da misuretecniche di prevenzione, da mezzi di pro-tezione collettiva, da misure, metodi oprocedimenti di riorganizzazione del la-voro”. Pertanto trovano la giusta colloca-zione in tali fasi lavorative lʼimpiego ed ilrelativo utilizzo delle linee vita e di tuttiquei sistemi che permettono al lavoratore,vincolato in quota, di poter lavorare intutta sicurezza.Inoltre in merito al rischio di caduta dal-lʼalto lʼart. 115 (Sistemi di protezione con-tro le cadute dallʼalto) del D.Lgs 81/2008e s.m.i. và a puntualizzare che qualora

PAOLO PICCOnato a Torino il 1°aprile1964.

In servizio presso il Dipartimento di

Prevenzione della ASL TO3 Servizio

Prevenzione e Sicurezza Ambienti di

Lavoro dal 1989. Laureato in Tecniche

della Prevenzione nell’Ambiente e nei

Luoghi di Lavoro presso l’Università G.

D’Annunzio di Chieti.

Docente nella didattica di comple-

mento presso il corso di laurea in Tec-

niche della Prevenzione nell’Ambiente

e nei Luoghi di Lavoro dell'Università

di Torino.

Ha partecipato in qualità di relatore in

numerosi convegni con tematiche ri-

guardanti la sicurezza sul lavoro. Do-

cente in numerosi corsi organizzati da

associazioni datoriali ed ordini profes-

sionali

La sicurezza nella costruzione delle strutture in c.a.p. Analisi e dettaglio normativo

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non siano attuate delle misure di prote-zione collettiva è necessario che i la-voratori utilizzino idonei sistemi diprotezione, idonei per lʼuso specificocomposti da diversi elementi, non ne-cessariamente presenti contempora-neamente quali assorbitori di energia,connettori, dispositivo di ancoraggio,

cordini, dispositivi retrattili, guide olinee vita flessibili, guide o linee vita ri-gide, imbracature di sicurezza.Che tipologie di linee vita pertanto ven-gono di norma utilizzate nella costru-zione delle strutture in c.a.p.? Il nostroriferimento tecnico risulta essere la UNIEN 795 “Dispositivi di ancoraggio” checostituisce il recepimento, in lingua ita-liana, della EN 795 (edizione luglio1996) e dellʼaggiornamento A1 (edi-zione ottobre 2000). Tale norma speci-fica i requisiti, i metodi di prova, leistruzioni per l'uso e la marcatura di di-spositivi di ancoraggio progettati esclu-sivamente per l'uso con dispositivi di

protezione individuale contro le cadutedall'alto.

La UNI EN 795 suddivide i sistemi di si-curezza da applicare nelle varie situa-zioni lavorative, in più classi. Le lineevita che trovano applicazione nel mon-taggio delle strutture in c.a.p. risultano

essere quelle in classeB (dispositivi di anco-raggio provvisori porta-tili - linee vitatrasportabili in fettucciatessile/corda o cavo inacciaio) solo in alcunee limitate fasi lavora-tive, mentre nella mag-gior parte dei casivengono utilizzate lelinee vita in classe C(dispositivi di ancorag-gio che utilizzano lineedi ancoraggio flessibiliorizzontali) ovverolinee che deviano dal-l'orizzontale per non piùdi 15° (posizionate sutravi, capriate ecc.). Ilcostruttore di tale si-stema anticaduta devepertanto certificare ilcomplesso (pali, boc-cole di innesto, cavo,tenditori). Non si puòpertanto improvvisare(f.3) un sistema di sicu-rezza similare, ma oc-corre progettarlo concura, per evitare seri

danni allʼutilizzatore finale in caso di ca-duta dallʼalto.

Alternativa all'utilizzo delle linee vita ri-sultano essere le reti anticaduta (f.4).Lʼutilizzo delle reti consente di garan-tire lʼottemperanza allʼ art. 111 delD.Lgs 81/2998, in merito allʼuso diopere provvisionali o precauzioni o at-trezzature atte ad eliminare il pericolodi caduta dallʼalto nei lavori che ven-gono eseguiti ad una altezza superioreai due metri. Perché lʼuso delle reti sipossa considerare una protezione ade-guata, la loro messa in opera deve ri-sultare facile e agevole. Per garantire

la tenuta delle reti le stesse dovrannoessere ancorate alla struttura in modoadeguato, dovrà essere valutatalʼestensione massima della stessa ed iltipo di ancoraggio utilizzato (indicatodal costruttore e dagli schemi di mon-taggio).

Articolo 111 - Obblighi del datore dilavoro nell’uso di attrezzature per la-vori in quota1. Il datore di lavoro, nei casi in cui i la-vori temporanei in quota non possonoessere eseguiti in condizioni di sicu-rezza e in condizioni ergonomiche ade-guate a partire da un luogo adatto alloscopo, sceglie le attrezzature di lavoropiù idonee a garantire e mantenerecondizioni di lavoro sicure, in confor-mità ai seguenti criteri:

a) priorità alle misure di protezione collettiva rispetto alle misure di

protezione individuale;b) dimensioni delle attrezzature di la-

voro confacenti alla natura dei la-vori da eseguire, alle sollecitazioniprevedibili e ad una circolazionepriva di rischi.

[…]5. Il datore di lavoro, in relazione al tipodi attrezzature di lavoro adottate inbase ai commi precedenti, individua lemisure atte a minimizzare i rischi per ilavoratori, insiti nelle attrezzature inquestione, prevedendo, ove necessa-rio, l’installazione di dispositivi di pro-tezione contro le cadute.

Occorre puntualizzare che lʼutilizzodelle reti anticaduta nel montaggiodelle strutture in c.a.p. trova scarsa ap-plicazione, mentre viene utilizzata nelmontaggio di strutture metalliche.Che riferimenti tecnici o accorgimentioccorre mettere in atto al fine di alle-stire correttamente un cantiere con talicaratteristiche? Il riferimento tecnico ri-sulta essere la UNI EN 1263-1 - Reti disicurezza - Requisiti di sicurezza, me-todi di prova.Tale norma, del marzo 2003 si applicaalle reti di sicurezza ed ai loro acces-sori utilizzati in lavori di costruzione edassemblaggio per proteggere dalle ca-dute dallʼalto il personale operante sulle

PROFESSIONI & Incontrisegue “Costruire sicuri”

mentazione tecnica è fatto di-vieto di eseguire operazioni dimontaggio. Il piano di montag-gio è quindi una parte inte-grante del POS previstodallʼart. 89 comma 1 lettera hdel D.Lgs 81/08. Lo stessopertanto dovrà anche tenerconto di quanto previsto dallaCircolare 13/82.Quali figure concorrono a di-verso titolo al montaggio delprefabbricato? Oltre alle figureche indubbiamente ritroviamoin opere di tale entità (CSE, di-rettore dei lavori, datori di la-voro di varie imprese ecc.), perla parte prettamente legata almontaggio della struttura inc.a.p. ritroviamo; il responsa-bile del montaggio, soggettoche deve rendere edotti i lavo-

ratori dei rischi esistenti, inoltre verificadellʼutilizzo dei dispositivi di protezioneda parte degli stessi addetti; il caposquadra dei lavoratori montatori (pre-posto); i lavoratori che effettuano leoperazioni di montaggio; il gruista coluiche fisicamente manovra il mezzo disollevamento.Successivamente verranno analizzatealcune fasi lavorative individuando i ri-schi presenti e le possibili soluzioni nelrispetto della normativa antinfortuni-stica.

• Sollevamento e scarico dei manu-fatti prefabbricati dagli autotrenimediante lʼausilio di autogrù e suc-cessivo deposito o posiziona-mento.

• Stoccaggio degli elementi prefab-bricati

• Posizionamento dei plinti o bic-chieri prefabbricati

• Posizionamento dei pilastri prefab-bricati entro le fondazioni.

• Posizionamento delle capriate pre-fabbricate nelle forcelle dei pilastri.

• Montaggio di tegoli per copertura.• Montaggio degli sheds • Posizionamento tamponamenti

esterniPaolo Picco

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strutture. Essa specifica i requisiti di si-curezza ed i metodi di prova ed è ba-sata sulle caratteristiche prestazionalidelle fibre di polipropilene e di poliam-mide facenti parte della rete.Lʼutilizzo delle RETI DI SICUREZZA inconformità alla normativa UNI EN1263, trova ampi e differenti utilizzi nelsettore edile quali messa in opera dicoperture, montaggio di strutture indu-striali (es. rimozione copertura eternitsu struttura a travatura metallica) e ci-vili al fine di ridurre le conseguenze de-rivanti da una possibile caduta. Lanormativa europea UNI EN 1263 dividele reti di sicurezza in quattro tipologie;quella che trova collocazione in taleambito lavorativo risulta essere la retesicurezza TIPO S - con fune sul bordo- Utilizzo orizzontale, ovvero posizio-nata nella parte immediatamente sot-tostante allʼarea lavorativa. Vista la natura delle reti, è fondamen-tale evitare la caduta di materiale in-candescente sulle stesse. Inoltreoccorre ricordare che se le reti ven-gono lesionate causa tagli, rotture sfi-lacciamenti ecc. devono esseresostituite, in quanto viene meno la re-sistenza specifica in caso di caduta.Nel montare la rete occorre rispettarescrupolosamente quanto previsto dalmanuale d'uso previsto dal costruttore,

non dimenticandosi della distanza mi-nima di sicurezza rispetto al suolo. Incaso di caduta dellʼoperatore la rete de-formandosi, può toccare le strutturesottostanti.Altra domanda da porsi nellʼottica dellagestione del cantiere di montaggio dimanufatti prefabbricati, il piano antin-fortunistico, previsto dallʼart. 22 dellaCircolare del Ministero del Lavoro edella Previdenza Sociale 20/01/1982 n.13 “Sicurezza nell'edilizia: sistemi emezzi anticaduta, produzione e mon-taggio di elementi prefabbricati in c.a.e c.a.p.” che collocazione trova nelnuovo impianto normativo previsto dalD.Lgs 81/2008? Lʼart. 22 “Piano antin-fortunistico” così recita: Prima dell’ini-zio dell’opera deve essere messa adisposizione dei responsabili del la-voro, degli operatori e degli organi dicontrollo, la seguente documentazionetecnica: piano di lavoro sottoscrittodalla o dalle ditte e dai tecnici interes-sati che descriva chiaramente le mo-dalità di esecuzione delle operazioni dimontaggio e la loro successione; pro-cedure di sicurezza da adottare nellevarie fasi di lavoro; fino al completa-mento dell’opera. Nel caso di più ditteoperanti nel cantiere, cronologia degliinterventi da parte delle diverse ditte in-teressate. In mancanza di tale docu-

Rete anticaduta posata su struttura metallica

SICUREZZA ALIMENTARE, CURA DIMAGRANTE PER LA BUROCRAZIA

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PROFESSIONI & Incontri

Sicurezza Alimentare

La garanzia di assenza di pericoli colle-gati agli alimenti, nota come sicurezza ali-mentare, rappresenta uno degli obiettividella prevenzione delle politiche sanitarieEuropee. Il DLgs 193/2007, in attuazionee a riferimento della norma comunitaria,ha individuato i 3 livelli dellʼautorità com-petente a garanzia della sicurezza ali-mentare (Ministero, Regioni e ASL).In Piemonte il livello regionale è articolatoin due Settori della Direzione Sanità:

• Settore Prevenzione Veterinaria, checoordina le attività riconducibili allearee specialistiche di sanità animale,ispezione e controllo degli alimenti e di igiene delle produzioni zootecnichedelle ASL;

• Settore Promozione della Salute e In-terventi di Prevenzione individuale e collettiva, che coordina le attività ri-conducibili ai Servizi di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione (SIAN).

I due Settori hannofunzioni di program-mazione, indirizzotecnico, coordina-mento e verifica del-lʼattività svolta datutte le ASL Piemon-tesi. Se andiamo adanalizzare i dati delterritorio regionale,per quanto riguardagli alimenti di origineanimale, sono pre-senti circa 46.000allevamenti regi-strati, che fanno in-cludere il Piemontefra le quattro regioni

a più alta densità zootecnica, invece perquanto riguarda gli alimenti di origine ve-getale e le altre attività di competenza deiservizi SIAN, sono presenti circa 12.000imprese di produzione, 16.000 imprese didistribuzione tra supermercati e piccolinegozi, 29.000 imprese di ristorazionepubblica e collettiva (bar, ristoranti, menseaziendali, scolastiche e ospedaliere) aqueste imprese vanno aggiunte le circa40.000 imprese di produzione primaria.Le recenti indicazioni operative emanatedalla Regione Piemonte (D.G.R. n.21-1278) riguardanti lʼattuazione dellʼaccordoStato-Regioni per lʼapplicazione del rego-lamento CE/852/2004 hanno apportatonotevoli modifiche in tema di igiene deiprodotti alimentari semplificando le mo-dalità di attivazione (notifica) di una nuovaattività alimentare da parte dellʼOperatoredel Settore Alimentare (OSA) introdu-cendo, tra lʼaltro, due sostanziali novità:

MARINO BALMATecnico della Prevenzione Esperto

(DS) presso la Sede di Direzione della

S.C. Igiene degli Alimenti e della Nu-

trizione del Dipartimento di Preven-

zione dell’A.S.L. TO5.Coordinatore del

Centro di Controllo Micologico dal

dicembre 1.settembre 2003.

Laurea Specialistica in Scienze delle

Professioni Sanitarie della Prevenzione

conseguita il 10 luglio 2008 presso

l’Università degli Studi di Firenze Fa-

coltà di Medicina e Chirurgia.

Master di I° Livello in “Management

per le professioni sanitarie”, conse-

guito all’Università di Siena il

29/01/2007.

Laurea di I livello in Tecniche della Pre-

venzione negli ambienti e nei luoghi di

lavoro conseguita all'Università di

Chieti con votazione di 110/110.

Tutor al corso di laurea in Tecniche

della Prevenzione della Facoltà di Me-

dicina e Chirurgia dell’Università di To-

rino dall’anno accademico 2003-04 a

tutt’oggi.

Micologo ai sensi del Decreto (Sanità)

29.11.1996 n. 686 dall’agosto 1996

con relativa iscrizione al n. 847 del re-

gistro nazionale.

Guardia Ecologica Volontaria per la

Provincia di Torino dall’anno 2003 a

tutt’oggi.

Incarico di docenza formale per l’in-

segnamento di “Igiene degli Alimenti”

di n°20 ore, dall’Anno Accademico

2004/2005 a tutt’oggi al Corso di Lau-

rea in “Tecniche della Prevenzione”

della Facoltà di Medicina e Chirurgia

dell’Università di Torino.

E’ inoltre autore di numerose pubbli-

cazioni

[email protected]

Con le nuove disposizioni regionali diventa più facile apriree modificare l’attività

Abstract. Le recenti disposizioni regionali emanate a seguito del-

lʼaccordo Stato-Regioni relative al Regolamento CE 852/2004 sul-

lʼigiene dei prodotti alimentari prevedono alcune novità in tema di

aperture o modifiche di attività alimentari; in particolare lʼoperatore

commerciale può dare avvio allʼattività contestualmente alla presen-

tazione delle notifica (accompagnata almeno da una relazione tec-

nica e da una planimetria dei locali) alla ASL competente per

territorio.

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1. lʼeliminazione della domanda di inizioattività (DIA) differita, che consente al-lʼoperatore commerciale di poter dareavvio allʼattività contestualmente allapresentazione della notifica ai finidella registrazione;

2. lʼeliminazione del preliminare passag-gio dellʼistruttoria ai Comuni e la con-seguente presentazione delle notifi-che direttamente allʼASL territorial-mente compente;

pertanto gli operatori del settore alimen-tare che vogliono attivare una nuova atti-vità o apportare variazioni ai locali già inuso, non devono più attendere i 30 giorni.Lʼattivazione avviene quindi contestual-mente alla presentazione della notifica.A seguito della presentazione della noti-fica non è prevista lʼemissione di uno spe-cifico atto autorizzativo, ma è necessarioche lʼimpresa alimentare conservi copiadella notifica riportante la data e il proto-collo di ricevimento dellʼASL. Presuppo-sto della notifica è che al momento dellapresentazione, lʼesercizio, possieda i re-quisiti dʼigiene previsti dalla normativa co-munitaria e dalle eventuali normenazionali e regionali. Successivamente il personale ispettivoASL in sede di controllo ufficiale valuteràle misure adottate dallʼoperatore del set-tore alimentare, al fine di garantire il man-tenimento della conformità alle normevigenti degli alimenti prodotti o commer-cializzati, nonché la rispondenza diquanto autocertificato nella notifica e nelladichiarazione del possesso dei requisitiigienico-sanitari previsti dal RegolamentoCE 852/2004.

In conclusione posiamo dire che questenovità impegnano sempre di più lʼimpresaad assumersi pienamente coscienza delruolo di responsabile diretto della salubritàdelle produzioni alimentari commercializ-zate. Risulta quindi fondamentale unacorretta analisi del rischio su tutta la filieraproduttiva per poter definire le necessariemisure preventive.

Marino BalmaTecnico della Prevenzione