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PROCEDURA PER LA PRESA IN CARICO MULTIDISCIPLINARE DELLE VITTIME DI VIOLENZA DI GENERE PARTE II – VIOLENZA SESSUALE AVVENUTA ENTRO 72 H Rev. 01 Del 30/07/2016 Pag 1 di 18 ASST DI CREMA ----- PROCEDURA PER LA PRESA IN CARICO MULTIDISCIPLINARE DELLE VITTIME DI VIOLENZA DI GENERE Parte I - PREMESSA E PARTE GENERALE Parte II - VIOLENZA SESSUALE AVVENUTA ENTRO 72 ORE Parte III - VIOLENZE E MALTRATTAMENTI VIOLENZA SESSUALE AVVENUTA ENTRO 72 ORE IN ATTUAZIONE DEL PIANO QUADRIENNALE REGIONALE PER LE POLITICHE DI PARITÀ E DI PREVENZIONE E CONTRASTO ALLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE 2015/2018 (D.C.R. 10 NOVEMBRE 2015 - N. X/894)

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VIOLENZA DI GENERE

PARTE II – VIOLENZA SESSUALE AVVENUTA ENTRO 72 H

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ASST DI CREMA

-----

PROCEDURA PER LA PRESA IN CARICO

MULTIDISCIPLINARE DELLE VITTIME DI VIOLENZA

DI GENERE

Parte I - PREMESSA E PARTE GENERALE

Parte II - VIOLENZA SESSUALE AVVENUTA ENTRO 72 ORE

Parte III - VIOLENZE E MALTRATTAMENTI

VIOLENZA SESSUALE

AVVENUTA ENTRO 72 ORE

IN ATTUAZIONE DEL PIANO QUADRIENNALE REGIONALE PER LE POLITICHE DI PARITÀ E DI PREVENZIONE E CONTRASTO ALLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE 2015/2018 (D.C.R. 10 NOVEMBRE 2015 - N.

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SOMMARIO

PREMESSA SCHEMA DI PROCEDURA

1. ACCOGLIENZA IN PS 1.1 Triage infermieristico: accoglienza e raccolta dati

1.2 Visita medica 2. AFFIDAMENTO IN OSTETRICIA GINECOLOGIA 2.1 Adesione al percorso e consenso informato 2.2 Anamnesi- esame obiettivo generale e ginecologico 2.3 Trasferimento al SVS Mangiagalli 2.4 Mancato trasferimento al SVS Mangiagalli 3. CONSULENZA DELLO PSICOLOGO E VALUTAZIONE DEL RISCHIO 4. ATTIVAZIONE ASSISTENZA SOCIALE Hanno collaborato alla redazione: Viganò Giovanni - Direttore Pronto Soccorso Guerra Claudia - Dirigente medico Pronto Soccorso Mantoan Claudia - Coordinatrice Inf Pronto Soccorso Cavallone Maria - Dirigente Medico Ostetricia Ginecologia Baudino Gianni - Direttore UO Ostetricia Ginecologia Mascheroni Loredana - Coordinatrice Ostetrica Canciani Mara - Servizio Assistente Sociale - Sociale Ospedaliero Bettinelli Silvio - Resp. Psicologia Clinica Damiana Barbieri – Resp. Consultorio Famigliare Renata Lama – Assistente Sociale Consultorio Silvia Rovaris – Psicologa Consultorio Denti Elisabetta – Psicologa CPS Daniela Carniti – Coordinatrice Psichiatria Bona Anna Maria - Direttore Sitra Sfogliarini Roberto - Direttore Medico dei Presidio

MODIFICHE REV.

PAGINE O

DOCUMENTI MODIFICATI

TIPO/ NATURA DELLA MODIFICA DATA approvazione

modifica

FUNZIONE che ha approvato la

modifica 02 tutte Articolazione in tre parti e strutturazione di percorsi

organizzativi 22/08/2016 Direttore Medico

REDAZIONE – Data 22/12/2015 VERIFICA – data 22.12.2015 APPROVAZIONE –data 29.12.2015 Funzione Firma Funzione Firma Funzione Gruppo Multidisciplinare

RAQ Delibera Direzione Generale N°435 del 29.12.2015

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PREMESSA Gli obiettivi si raggiungono mediante i seguenti elementi essenziali:

1. evitare alla vittima di violenza, passaggi ridondanti, inutili e dolorosi a più reparti o più professionisti;

2. fornire riferimenti chiari ed univoci a tutti gli attori del percorso (professionisti/operatori) circa fasi, tempi, modalità, responsabilità, tipologia prelievi ed esami diagnostici;

3. fornire indicazioni al fine di garantire un setting idoneo e appropriato per l’esecuzione della visita, dell’ascolto e dell’accompagnamento in tutte le fasi del percorso;

4. garantire l’informazione sulla necessità di follow up infettivologici e di controllo clinico; 5. fornire riferimenti chiari ed univoci a tutti gli attori del percorso rispetto agli obblighi

normativi e legislativi (es. obbligo di denuncia di reato per pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio ai sensi dell’art. 331 del codice di procedura penale);

6. fornire riferimenti chiari ed univoci a tutti gli attori del percorso per l’ accesso ai percorsi di di tutela esistenti (numeri telefonici di riferimento allegato 1)

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SCHEMA DI PROCEDURA

CHI FA? ATTIVITA’ RIFERIMENTO

Il paziente arriva in PS e dichiara la violenza sessuale o l’operatore lo presume

INFERMIERE

MEDICO

OSTETRICIA

VISITA MEDICA: RACCOLTA ANAMNESI CON

ESAME OBIETTIVO GENERALE

E INFORMAZIONI

TRIAGE INFERMIERISTICO: ACCOGLIENZA E RACCOLTA

DATI

ARRIVO IN PS

DIMISSIONE

AFFIDAMENTO A OSTRETRICIA: RICHIESTA DI ADESIONE AL

PERCORSO . ANAMNESI

. ESAME OBIETTIVO GENERALE

GINECOLOGICO

SI

NO

INVIO IN MANGIAGALLI – RIENTRO IN OSPEDALE DI CREMA

.REPERTAZIONE IN CORSO DI VISITA; .INTERCEZIONE POST-COITALE; .INTERVENTO INFETTIVOLOGICO; .SCREENING E PREVENZIONE MTS E PROFILASSI .DENUNCIA AUTORITA’ GIUDIZIARIA ( NEI CASI PREVISTI)

. ASSISTENZA SOCIALE E PSICOLOGICA . VALUTAZIONE CLINICA DEL RISCHIO

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1. ACCOGLIENZA IN PS Medici ed infermieri/e sono spesso le prime e non raramente le uniche persone, esterne al nucleo familiare, che arrivano a vedere le conseguenze fisiche e psichiche della violenza. Il loro intervento è funzionale a riconoscere e svelare la violenza subita, rilevare lesioni e disturbi, accogliere e legittimare i vissuti connessi alla violenza, offrire aiuto concreto per far fronte alle conseguenze della violenza. Nella fase di accoglienza bisogna tener conto che la persona potrà giungere con un quadro generale complesso in atteggiamenti, emozioni, comportamenti:

1. presentare una estrema fragilità e vulnerabilità; 2. riferire un vissuto di disvalore, un senso di impotenza, di inferiorità per non aver saputo

agire e difendersi dall’aggressore; 3. provare sentimenti di colpa e vergogna; 4. offrire un’immagine deteriorata di sé; 5. essere o sentirsi confusa, disorientata; 6. avere un’amnesia su alcuni aspetti importanti dell’evento; 7. piangere continuamente; 8. restare apatica, come se non provasse alcun tipo di emozione; 9. ripetere in modo ossessivo alcuni particolari dell’evento traumatico o dei momenti

precedenti all’aggressione; 10. mettere in atto atteggiamenti difensivi non congrui con il racconto, compreso il riso o

l’autoironia, la minimizzazione di quanto occorsole o un’attribuzione di corresponsabilità dell’accaduto;

11. essere perseguitata dai ricordi, dai flash back, dall’odore dell’aggressore; 12. evidenziare uno stato di ansia, depressione o angoscia. Tali sintomi possono essere presenti anche senza che la vittima abbia vissuto un’esperienza di una minaccia grave, ossia non necessariamente fisica, per la propria esistenza e per il proprio benessere. I valori che stanno alla base dell’accoglienza sono: 1. un atteggiamento empatico e disponibile; 2. l’ascolto partecipato; 3. la sospensione di qualunque giudizio; 4. la restituzione alla vittima del suo valore di “persona” e di protagonista in ogni fase

dell’accoglienza e degli accertamenti: la possibilità di scegliere che cosa dire o non dire, che cosa accettare o non accettare delle proposte di cura sanitaria e psicosociale;

5. la possibilità di rinviare senza essere incalzati dalla fretta e dall’urgenza; 6. tener conto del fatto che la persona che racconta di avere subito una violenza ha bisogno

di essere ascoltata; 7. se la persona non riesce immediatamente a raccontare quanto successo per l’intensità dei

vissuti e le gravi conseguenze della violenza, non è utile forzare un racconto. In tali circostanze potrebbe essere molto importante che l’operatore sanitario si limiti a raccogliere, almeno inizialmente, solo quelle informazioni utili alla visita, ma che lasci ad un secondo momento e ad altri operatori un eventuale approfondimento;

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1.1 Triage infermieristico: accoglienza e raccolta dati Il primo momento di contatto con l’ambiente circostante da parte della vittima di abuso sessuale dopo la violenza subita è in pronto soccorso con l’infermiere di triage. La violenza sessuale è un evenienza con evidenti risvolti giuridici. Già nella fase di triage si può rendere necessario:

1. raccogliere i vestiti della vittima e conservarli in BUSTE DI CARTA 2. evitare di lavare la paziente; 3. evitare di far bere la paziente; 4. allontanare l’assistita dai familiari/accompagnatori qualora vi siano elementi che

possano ingenerare il sospetto che questi ultimi siano coinvolti nella dinamica. 5. Si esegue valutazione dell’ ABCD 6. Valutazione oggettiva e soggettiva, con particolare attenzione ad aspetti relazionali e

comportamentali: Una persona che ha subito una violenza sessuale può presentarsi ansiosa, agitata, sudata, quindi in uno stato di iperattivazione psicofisica in cui può anche essere presente un comportamento “bizzarro” (amnesia, labilità emotiva…). Tuttavia non è insolito che, le persone che hanno subito un evento traumatico quale la violenza sessuale possano rispondere a tale shock mettendo in atto meccanismi di difesa (quali la dissociazione, la minimizzazione ecc.) che le portano ad assumere un atteggiamento “freddo”, controllato e distaccato anche nella narrazione dell’evento. Nella fase di triage è anche possibile far emergere eventuali informazioni che, in caso di le lesioni fisiche traumatiche, possano far sospettare più in generale una condizione di violenza, quali: un inesplicabile ritardo nella richiesta di assistenza sanitaria; la ritrosia a raccontare le circostanze dell’evento; la vaghezza delle risposte. Qualora venga espressamente riferita l’evenienza di una violenza sessuale il fatto può essere inquadrato con minori difficoltà. Bisogna indagare se le eventuali lesioni hanno riguardato esclusivamente le aree genitali o se sono stati coinvolti altri distretti corporei. Nel caso venga riferita una violenza sessuale appare della massima importanza, sempre ma soprattutto in questa circostanza, assicurare la riservatezza alle operazioni di triage.

• Il percorso triage si conclude con l'attribuzione del codice colore: ( rosso in caso di violenza certa, giallo nel caso in cui sia presunta) e l'iniziale compilazione del RAG.

Oltre al codice colore sarà indicata la preferenza di priorità “ utente che ha subita violenza”. Per quanto concerne il percorso clinico‐assistenziale della vittima di violenza, l’infermiere di triage, dopo l’attribuzione del codice colore la affida al medico di PS per un esame obiettivo generale. 1.2 Visita medica Il medico di PS:

1. raccoglie l'anamnesi 2. svolge visita generale

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3. raccoglie informazioni generali relative all'evento 4. compila il RAG 5. Sui casi di “non ricordo” da parte della paziente, raccolta campione ematico (provetta

siero) ed urine per invio svs (necessario per identificare eventuale presenza sostanze che creano amnesia) (usare allegato 2)

Limitare al minimo le presenze in sala durante la raccolta anamnestica e durante la visita, chiedendo prima alla vittima se desidera una persona di supporto di sua fiducia. E' di fondamentale importanza valutare, trattare ed annotare la tipologia di lesioni extra genitali (ferite da taglio, lacero contuse ecc) tenendo presente che la documentazione clinica rappresenta un elemento di prova valido per il magistrato anche se utilizzato in un secondo momento, qualora l'utente decidesse di non denunciare subito. A questo punto il medico di PS affida la paziente all' infermiere di PS per l'invio al ginecologo in consulenza. 2. AFFIDAMENTO IN OSTETRICIA GINECOLOGIA 2.1 Adesione al percorso e consenso Prima di iniziare la raccolta anamnestica e il successivo esame obiettivo è fondamentale l’acquisizione del consenso al percorso in SVS (allegato 3: “percorso al SERVIZIO VIOLENZA SESSUALE Mangiagalli”) ed alle procedure. Il medico deve spiegare con cura ogni fase del percorso che la paziente andrà ad affrontare, rendendola edotta sull’importanza medico‐legale delle procedure proposte, ma rassicurandola sia sulla riservatezza delle stesse sia sulla libera possibilità di scelta. È necessario creare un contesto opposto a quello della violenza, restituendo quindi alla vittima la possibilità di acconsentire o meno ad ogni fase dell’iter clinico. È importante che il processo di informazione non sia unidirezionale e che la vittima abbia piena comprensione dell’iter proposto; pertanto l’informazione deve essere modulata in funzione del contesto e del livello socioculturale della vittima, non avvenire attraverso canali stereotipati ed essere sottoposta a continua verifica dell’effettiva comprensione da parte del soggetto. È opportuno che la vittima sia invitata ad esplicitare le eventuali domande ed i dubbi che possono sorgere nelle varie fasi del processo. In cartella clinica invece andrà esplicitato l'eventuale assenso o dissenso alle prescrizioni A, B, C di seguito indicate. Nel caso in cui la donna non accetti l'invio al SVS (con negazione scritta de consenso) o le condizioni cliniche non ne permettano il trasporto, alla donna vanno comunque garantiti e spiegati i seguenti interventi ed esami, presso l’Ospedale di Crema, la cui prescrizione viene effettuata a cura del primo medico che ne accerta la necessità:

A. INTERCEZIONE POST COITALE B. INTERVENTO INFETTIVOLOGICO, C. SCREENING E PREVENZIONE MTS, PROFILASSI

D. DENUNCIA AUTORITA’ GIUDIZIARIA ove previsto (vedi procedura – parte generale)

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2.2 Anamnesi - esame obiettivo generale e ginecologico

• Il ginecologo propone il ricovero • Conclusione della compilazione del RAG con definizione della prognosi • Il ginecologo e l’ostetrica raccolgono un’anamnesi accurata riguardante le circostanze e

la modalità del fatto ( utilizzando la scheda allegato 4 ), rilevano e registrano la sintomatologia della donna rilevandone anche lo stato psichico: paura, orrore, assenza di reattività emozionale.

• Il medico esegue un esame obiettivo generale e l’ispezione della regione vulvare, dell’imene, della forchetta e della regione anale ( senza effettuare la visita ginecologica)

• Annotare l’ultima mestruazione e verificare l’utilizzo di metodi contraccettivi • Non effettuare la detersione dei genitali • Se fosse necessario cambiare gli indumenti, soprattutto la biancheria intima, riporli in

una busta di carta ed inviarli all’SVS con la signora. • Il medico e l’ostetrica compilano la documentazione clinica di pertinenza ( referto di

P.S, cartella clinica, cartella infermieristica). • Il medico contatta il servizio SVS di Milano ( servizio attivo dalle ore 9 alle ore 17 dal

lunedi' al venerdi ) Al di fuori di questa fascia oraria contattare il medico reperibile del servizio per definire la tempistica dell’invio della signora, tenendo conto che la tempistica ottimale è entro le 72 ore dall’episodio di violenza.

Al fine di permettere la pianificazione della consulenza in tempi congrui:

A) pre allertare telefonicamente la psicologa prima che la donna torni dall’SVS chiamando il Centro Psico Sociale (vedi riferimenti telefonici – parte generale della procedura ) B) se violenza sessuale intrafamiliare: attivazione SEMPRE dell’assistente sociale aziendale

2.3 Trasferimento al SVS Mangiagalli

• L’ostetrica contatta l’infermiere del pronto soccorso per l’attivazione del trasporto • La documentazione clinica, le provette dei campioni biologici raccolti in P.S ( sangue ed

urine), ed eventuali indumenti e/o effetti personali contaminati devono accompagnare la signora

• Il mezzo BLS aspetterà la conclusione della consulenzae riccompagnerà la signora presso la nostra struttura

• Al rientro dell’utente dal servizio SVS accoglierla nell’U.O ed attenersi alle indicazioni contenute nella relazione dei consulenti della Mangiagalli

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RIENTRO DELLA SIGNORA C/O LA NOSTRA STRUTTURA La signora rientra in reparto:

• Proporre l’opportunità di un colloquio con la psicologa • Attivare telefonicamente la psicologa • Se necessario, attivare l’assistente sociale

2.4 Mancato trasferimento all’SVS Mangiagalli Nel caso in cui la paziente non possa o non voglia essere inviata in Mangiagalli, si ha l'obbligo di riferire all'autorità giudiziaria informandola che può essere supportata nell'eseguire campioni con invio a laboratori di riferimento indicati dall'Autorità stessa. I campioni andranno sottoposti a catena di custodia (allegato 2). Se la paziente non viene inviata in Mangiagalli; il primo medico che accerta la necessità di trattamento prescrive: A. INTERCEZIONE POST COITALE

• Se sono trascorse meno di 72 ore proporre l’intercezione post‐coitale con

LEVONOGESTREL 1500 mcg per os in unica somministrazione ; • Entro 5 giorni dalla violenza con ULIPRISTAL acetato 1 compressa per os (in questo

secondo caso va prima effettuato il test di gravidanza sulle urine). B. INTERVENTO INFETTIVOLOGICO A SEGUITO DI VIOLENZA SESSUALE-

(Concordare l’ intervento con CVS Policlinico Milano) La possibilità di acquisire una malattia a trasmissione sessuale in caso di violenza dipende da diversi fattori quali il tipo di rapporto sessuale, lo stadio clinico dell'infezione nell'aggressore, la presenza di altre malattie a trasmissione sessuale, in particolare quelle ulcerative nell’aggressore o nella vittima, la presenza di lesioni traumatiche con conseguente esposizione delle mucose al sangue. Per la trasmissione delle infezioni batteriche spesso è sufficiente il contatto avvenuto tramite rapporto sessuale senza protezione, pertanto è importante l’esecuzione del tampone vaginale e la prevenzione con la profilassi antibiotica. Alcuni dei fattori favorenti la trasmissione sessuale dell'HIV e dell’HBV sono peculiari degli atti di violenza sessuale, in particolare il mancato utilizzo del condom, i rapporti anali, la possibilità che in occasione dell'aggressione sia le vittime che gli aggressori riportino lesioni traumatiche genitali ed extragenitali che possono favorire la trasmissione dei virus. Inoltre, È stato riportato che fino al 25% delle vittime di violenza sessuale sia aggredita da più persone; in questi casi, tutti i fattori sopra riportati sono amplificati.

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Sebbene sia stato stimato che il rischio di contrarre l'HIV a seguito di un episodio di violenza sessuale sia molto più basso rispetto a quello di contrarre altre malattie sessualmente trasmesse ( pari a 1/500‐1/2000 relativamente al tipo di rapporto) non è possibile indicare le reali dimensioni del problema in quanto è sottostimato sia il numero di atti di violenza sessuale, sia la prevalenza dell'infezione da HIV negli stupratori. Casi di infezione da HIV sono stati comunque descritti in letteratura sia in adulti che in minori che avevano subito violenza sessuale.

C. LO SCREENING E LA VALUTAZIONE DELLE MALATTIE SESSUA LMENTE TRASMESSE

In soggetti vittime di abuso sessuale è indicato eseguire lo screening delle malattie sessualmente trasmesse mediante: Tamponi vaginali e/o cervicali per la ricerca di:

• Neisseria gonhorrea; • Trichomonas vaginale; • Clamydia trachomatis; • Batteriosi vaginale.

Prelievi ematici (da ripetere nel follow up successivo) per: • Sifilide; • HIV;

• Markers epatite B e C. Per quanto riguarda il test per la ricerca degli anticorpi per HIV si rammenta che in Italia è obbligatoria la richiesta di un consenso per chi viene sottoposto al test. Ove possibile, deve essere effettuata la valutazione dello stato dell’aggressore nei confronti delle infezioni sessualmente trasmesse, incluso l’HIV. Profilassi delle malattie sessualmente trasmesse Nei casi in cui sia rilevabile un rischio di possibile trasmissione di malattie sessualmente trasmesse correlato alle modalità dell’aggressione va prescritta una profilassi per i diversi agenti a trasmissione di sessuale.

• Profilassi antibiotica (da effettuarsi al momento della visita ginecologica) Ceftriaxone (250mg i.m.) o Spectinomicina (2gr. i.m.) + Doxiciclina (100 mg x 2 per os per 7 gg)

in alternativa: Azitromicina (1 gr per os) e metronidazolo (2gr.per os.) Se la donna è in gravidanza la doxiciclina deve essere sostituita da azitromicina o eritromicina. Il metronidazolo non può essere somministrato nel I° trimestre di gravidanza.

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• Profilassi dell’Epatite B (vedi procedura aziendale) • Profilassi dell’infezione da HIV � Profilassi post�esposizione (PPE) (vedi procedura

aziendale) • Profilassi epatite C (vedi procedura aziendale)

3. CONSULENZA DELLO PSICOLOGO E VALUTAZIONE DEL RIS CHIO Al rientro della donna dall' SVS avvertire il consulente per fissare colloquio psicologico con queste finalità:

A) valutazione delle condizioni della donna dal punto di vista psicologico;

B) valutazione del rischio tramite parte del SARA. S ( fattori di vulnerabilità della vittima). Vedi allegato 5 Saranno prese in considerazione:

Condotta e atteggiamento incoerente nei confronti del reo

o Vittima che si è separata ma continua a vedere o sentire il reo o a tornarci insieme, sensi di colpa

o Presentata la querela ma poi ritirata, giustificazione del reo o Previsto ordine di allontanamento ma la vittima vede il reo

Estremo terrore nei confronti del reo

o Paura elevata che l’autore possa farle del male o ai figli o ucciderla tali da impedirle azioni di tutela

Sostegno inadeguato alla vittima

o Assenza di servizi adeguati sul territorio, scarsa mobilità della vittima o Vittima straniera che non conosce la lingua, la cultura, senza permesso di

soggiorno Scarsa sicurezza di vita

o La vittima non dispone di un’indipendenza (macchina, telefono) o Vive o lavora a stretto contatto con il reo o La vittima e il reo hanno figli in comune affidati a entrambe o che il reo

ha diritto a vedere Problemi di salute psicofisica, dipendenza

o La vittima fa uso di alcol o droghe o abusa di psicofarmaci o La vittima presenta un livello si stress, di rabbia o di paura tali da

impedirle di prendere decisioni o La vittima presenta chiari stati di alterazione della personalità presunti o

certificati

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C) valutazione ed individuazione di eventuali sostegni e/o percorsi di tipo psicologico e/o territoriale da proporre alla donna;

La valutazione psicologica vien effettuata sempre, anche nei casi in cui la donna non venga trasferita all’SVS della Mangiagalli

• Lo psicologo condivide le informazioni coi membri dell'équipe che sta seguendo il caso al fine di adottare le strategie di intervento più appropriate per la donna, in accordo con lei.

• Lo psicologo redige breve referto di consulenza da lasciare in cartella clinica. • Nel caso si ravvedano indicatori di rischio sociale (vedi sopra) lo psicologo attiva la

consulenza dell'assistente sociale.

4. ATTIVAZIONE ASSISTENZA SOCIALE Il servizio sociale ospedaliero interviene a sostegno delle persone che vivono situazioni di disagio e fragilità, per le quali si renda necessario, in relazione agli esiti dell'evento acuto che ha causato il ricovero, riconsiderare il progetto assistenziale in essere o, più in generale, il progetto di vita. Il servizio sociale ospedaliero svolge inoltre funzioni di tutela, collaborando con le forze dell'ordine e relazionando all'autorità giudiziaria. In caso di violenza intrafamiliare l'assistente sociale si occupa della valutazione del rischio tramite apposito strumento (SARA- Spousal Assault Risk Assessment), previa formazione a riguardo. L'intervento sociale nei confronti delle donne vittime di violenza si caratterizza per le funzioni di accoglienza, ascolto e di aiuto alla persona, ma anche di valorizzazione, attivazione, sostegno e ricomposizione delle reti sociali che possono costituire risorsa in termini di accompagnamento, supporto e tutela al percorso della donna che ha subito violenza. Vivere situazioni ed esperienze ripetute di maltrattamento e violenza, può ridurre la capacità delle persone di attingere alle proprie energie ed alle proprie risorse per far fronte alle difficoltà e scegliere il cambiamento. Denunciare la violenza subita e e decidere di modificare la propria condizione di vita costituiscono percorsi e processi complessi. Le donne che accedono alla struttura ospedaliera possono avere livelli anche molto differenti di conoscenza rispetto al fenomeno della violenza di genere e delle sue conseguenze; possono inoltre presentare gradi diversi di competenza oltre che di consapevolezza rispetto a sé, alla propria situazione ed alle relazioni in essere. Il processo che accompagna il cambiamento si caratterizza anche per la manifestazione da parte delle donne di agiti e prese di posizione spesso ambivalenti ed in molti casi condizionati da interferenze relazionali e culturali importanti. In termini generali presuppone un esame di realtà rispetto alla presenza di condizioni di vita sicure per l'incolumità della donna e dei minori coinvolti, ma anche rispetto alla possibilità di auto sostentamento e/o di accesso ad aiuti esterni. Essere figura di riferimento per l'ascolto e l'accompagnamento alla donna vittima di violenza sono funzioni che l'assistente sociale svolge in stretto raccordo ed integrazione con il gruppo

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multidisciplinare interno all'organizzazione di appartenenza e con le reti interistituzionali del territorio per la prevenzione ed il contrasto della violenza di genere. L'assistente sociale redige referto di consulenza da allegare in cartella. ESTENSIONE DELLA APPLICAZIONE AD ENTRAMBI I SESSI Il presente protocollo è da ritenersi valido anche per vittime di violenza sessuale di sesso maschile, con possibilità di invio al SVS Mangiagalli e ricovero in O.B.I. IN ASST Crema. Al rientro dall'SVS Mangiagalli la vittima di sesso maschile viene ricoverata in reparto a giudizio insindacabile del medico di PS. Allegati: Allegato 1: Riferimenti telefonici utili (vedi parte generale della procedura) Allegato 2: Modulo catena di custodia in caso di violenza sessuale Allegato 3: Modulo informativa intervento alla SVS Mangiagalli Allegato 4: Scheda anamnestica circostanze e modalità del fatto Allegato 5: Scheda valutazione del rischio

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PROCEDURA PER LA PRESA IN CARICO MULTIDISCIPLINARE DELLE VITTIME DI

VIOLENZA DI GENERE

PARTE II – VIOLENZA SESSUALE AVVENUTA ENTRO 72 H

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Allegato 1 - Figure di riferimento :

• DIREZIONE MEDICA: Medico reperibile tel. 0373 – 280223 (int.2223) o centralino • SITRA: Reperibile tel. 0373 280298 – 280290 o centralino

• SERVIZIO SOCIALE :

o dott.ssa Mara Canciani (0373- 280447) Orario di reperibilità in servizio: dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle ore 16; in caso di assenza contattare la segreteria della direzione medica di presidio ( 0373 280244)

o dott.ssa Renata Lama (segreteria Consultorio 0373-218220/221)

• SERVIZIO PSICOLOGIA CLINICA o Dott.ssa Denti Elisabetta tel. c/o CPS 0373-84958/256352/257937 (o dott.ssa

Tosetti o dott.ssa Ferrari) orari: lun-ven 8-20, sab 8-13 o Dott.ssa Silvia Rovaris – 0373-218227 oppure la segreteria del Consultorio Famigliare:

n. telefonico 0373.218220 - 218221 dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 1400 alle 1600).

• AREA FORMAZIONE: dott. Silvio Bettinelli tel. 0373-280513

• PRONTO SOCCORSO: Claudia Mantoan tel. 0373-280015 (int. 2015) • OSTETRICIA: Loredana Mascheroni tel. 0373-280250 (int.2250) • PSICHIATRIA: Daniela Carniti tel. 0373- 0373-280405/6 (int. 2405/6) • SERVIZIO SVS POLICLINICO MILANO – MANGIAGALLI: tel. 02-55032489

Orario: h 9-17, altri orari contattare il medico reperibile dell'SVS

• RETE CONTATTO (presso comunità Colbert, Responsabile Daniela Venturini (0373-257911)

• ASSOCIAZIONE DONNE CONTRO LA VIOLENZA 0373/80999 con segreteria

telefonica. Per urgenze 339- 3506466

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Allegato 2 – Modulo catena di custodia in caso di violenza sessuale

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Allegato 3 – Modulo informativa intervento alla SVS Mangiagalli

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Allegato 4 - Scheda anamnestica circostanze e modalità del fatto

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Allegato 5 - Valutazione del rischio in caso di violenza sessuale extrafamiliare

Valutare la presenza dei seguenti fattori come fattori di rischio:

Condotta e atteggiamento incoerente nei confronti del reo

a. Vittima che si è separata ma continua a vedere o sentire il reo o a tornarci insieme, sensi di colpa

b. Presentata la querela ma poi ritirata, giustificazione del reo c. Previsto ordine di allontanamento ma la vittima vede il reo

Estremo terrore nei confronti del reo d. Paura elevata che l’autore possa farle del male o ai figli o ucciderla tali da

impedirle azioni di tutela

Sostegno inadeguato alla vittima e. Assenza di servizi adeguati sul territorio, scarsa mobilità della vittima f. Vittima straniera che non conosce la lingua, la cultura, senza permesso di

soggiorno

Scarsa sicurezza di vita g. La vittima non dispone di un’indipendenza (macchina, telefono) h. Vive o lavora a stretto contatto con il reo i. La vittima e il reo hanno figli in comune affidati a entrambe o che il reo

ha diritto a vedere

Problemi di salute psicofisica, dipendenza j. La vittima fa uso di alcol o droghe o abusa di psicofarmaci k. La vittima presenta un livello si stress, di rabbia o di paura tali da

impedirle di prendere decisioni l. La vittima presenta chiari stati di alterazione della personalità presunti o

certificati