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Direttore

Francesco BUniversità della Calabria

Comitato scientifico

Marinella AUniversità degli Studi di Salerno

Daniele BUniversità Cattolica del Sacro Cuore, Piacenza

Paola DUniversità degli Studi di Verona

Andrew FSt. Francis Xavier University

David HColumbia University

Megan LColumbia University

Katarin MLSt. Francis Xavier University

Lorena MUniversità degli Studi di Torino

Gaetano MUniversità degli Studi di Perugia

Daniel PBerkeley – University of California

Furio PSapienza – Università di Roma

Namita RUniversity of Delhi

George RUniversity of Alberta

Domenico SUniversità Cattolica del Sacro Cuore, Milano

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PRINCIPIA EDUCATIONIS

Le radici di ogni pianta cercano, tra le molte sostanze che il suolo contiene,solo quelle di cui la pianta ha bisogno.

Maria M

La collana nasce con l’intento di approfondire tematiche relative all’educazione comeparadigma di crescita e di sviluppo delle caratteristiche e peculiarità più autentichedella persona nelle diverse stagioni della vita. La pedagogia, in particolare secondol’approccio critico e dialogico delle “scienze dell’educazione”, si presenta comescienza in costante confronto con la vita, che nasce nel concreto agire educativoconferendogli significato. In quest’ottica essa genera un sapere dotato di senso,capace di dialogare con l’effettivo divenire umano e di orientarlo in modo critico,progettuale e teleologico.

La rapidità evolutiva con la quale la società si è trasformata nel corso degli ultimidecenni, i cambiamenti demografici, economici e culturali che hanno segnato e con-tinuano a connotare il nostro tempo, rendono sempre più tangibili i limiti del sistemasociale all’interno del quale il confronto interculturale rappresenta una delle realtàpiù difficili e delicate da indagare e conoscere. Lo sviluppo armonico del soggetto,l’itinerario che lo porta alla scoperta, alla coltivazione e alla piena realizzazione dellesue potenzialità, si esplica attraverso una serie di passaggi sostanziali che avvengononecessariamente all’interno di un determinato contesto, che influenzerà in manieradeterminante l’esito di queste processualità. L’incontro tra l’identità tendenzialedella persona e il suo sviluppo nella storia — il trovarsi al centro di tutta quella seriedi eventi, esperienze, incontri, relazioni, emozioni che popolano l’esistente — ècontinuo, dinamico e inscindibile. Il rapporto tra la struttura sociale e il processoformativo, a lungo indagato all’interno della ricerca pedagogica, è ancora oggi lachiave di volta per comprendere i problemi dell’educazione contemporanea e, ancorpiù, per costruire ipotesi teoriche e operative finalizzate alla loro risoluzione. L’obiet-tivo della collana è costruire un ambito di studi e ricerche composito e variegato,così da restituire ai lettori la complessità del lavoro di indagine in ambito nazionalee internazionale, intercettando — sia sul piano teorico che su quello empirico — idiversi contesti educativi.

I volumi della collana sono sottoposti a peer review da parte di due referee anonimi.

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Pubblicato con il contributo del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Universitàdella Calabria.

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Francesco Bossio

L’anziano attivonella società complessa

Educazione e formazione nella quarta età

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Ariccia (RM)()

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I edizione: dicembre

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A mio Padree a mia Madre,

i miei educatori

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Indice

Introduzione

Capitolo IAnalisi pedagogiche sulla crisi della soggettività

.. Premessa. Il tramonto dell’identità soggettiva nell’epoca della com-plessità, – .. L’educazione tra crisi e ragione, – .. I paradigmieducativi e la ricerca del senso esistenziale nella postmodernità, .

Capitolo IILa persona tra Bildung e Umbildung

.. Gli imprescindibili pedagogici: formazione e trasformazioni nel-l’umana esistenza, – .. Analisi sulla formazione attraverso le suecategorie, – .. Persona e Umbildung, .

Capitolo IIILa formazione come trama esistenziale

.. Formazione e trasformazioni nel corso della vita, – .. Laformazione e l’identità personale, – .. Ulisse incontra se stesso.L’educazione come ermeneutica esistenziale, .

Capitolo IVLa senescenza e l’educazione nella società complessa

.. La vecchiaia come stagione esistenziale dalle società tradizionaliall’epoca del disincanto, – .. L’esperienza vissuta dall’anziano comeparadigma pedagogico, – .. Il fecondo presente. L’anziano e letrame della memoria tra cura sui e temporalità, .

Capitolo VL’anziano attivo. Educazione e autoformazione nella senescenza

.. Il senso ritrovato. I vissuti e le implicazioni educative nella senescen-za, – .. Sulla soglia. L’anziano e l’idea della fine della vita, –.. L’educazione come prospettiva di compimento dei percorsi interiori

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Indice

intrapresi nel corso dell’esistenza vissuta dall’anziano, – .. Au-toformazione e senescenza. L’anziano come educatore e trait d’unionintergenerazionale, .

Bibliografia

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Introduzione

La deriva del soggetto nella nostra epoca è caratterizzata in primis daun obnubilamento della coscienza che porta ad uno smarrimentoesistenziale, da una crisi della ragione, quindi da un oblio dei progettie degli obiettivi da perseguire; quindi, da una perdita di orientamentorispetto al senso stesso dell’esistenza.

L’identità, in quanto struttura della persona è la categoria su cuisi radica tutto il discorso pedagogico e ritorna nei diversi contestiesistenziali essendo l’itinerario educativo il modo di sostenere lapresenza della persona stessa nel suo progressivo perfezionamento.È nell’identità che si riconosce la sostanza e la dignità della personain quanto tale, la sua dinamicità perfettiva. L’identità, il proprium inte-riorizzato, connota la persona come singolare ed irripetibile, dotata dicoscienza e di un patrimonio etico ed axiologico che la dispone allarelazione autentica e feconda con l’altro, in un continuo percorso dicrescita e di emancipazione profonda di sé dai gioghi della materialitàe del collettivo.

La frenesia dell’hic et nunc che domina l’infanzia, la giovinezza epersino l’adultità, imprigionano l’essere umano in un vortice di even-ti. L’anziano, solitamente, estraneo a questa collettività reificata, puòascoltarsi e ricordare, ripercorrendo grazie alla memoria gli eventipiù importanti che hanno animato la sua esistenza e le emozionipassate più profonde, può fare una composizione dei suoi vissuti e,per mezzo della ricerca introspettiva, renderli esperienza.

Nel racconto mitologico, la memoria nutre e custodisce, nellasua gestazione, il sapere e l’esperienza, elabora la conoscenza, latrasforma in arte e la dona al mondo per la sua evoluzione, per il suoprogresso. Nel mondo postmoderno e globalizzato, preda dell’oblioe della dimenticanza, in cui la dimensione della memoria è negatae rimossa, l’anziano che continuamente dialoga con essa, che nonvive nella caducità dell’oggi ma cerca di aggrapparsi alla solidità delpassato, rischia però di essere visto come un elemento diverso, comeun soggetto che nel flusso di omogeneizzazione del tutto si ostinaad andare contro corrente marcando ancora di più la sua condizione

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Introduzione

borderline. Ma, se da una parte il rifugiarsi nel ricordo di ciò che è statopuò rappresentare una conseguenza dell’emarginazione dal presente,dall’altra è la forza dei ricordi che dona vigore e sicurezza all’anziano,che lo rende ciò che è, ovvero colui che ha la possibilità di attingereal passato per leggere il presente, colui che è capace di raccontare e diriempire di senso e di significatività il reale. La memoria è l’originedella dimensione narrativa ed il racconto è lo strumento eletto dellacura di sé e degli altri.

L’anziano che estrapola da sé i vissuti della sua esistenza per in-terpretarli e risignificare il senso stesso del suo vivere rendendoloesperienza, svolge una insostituibile funzione educativa per il bambi-no che timidamente si affaccia alla vita ma anche per il giovane chenon la comprende o per l’adulto che si sente perduto in essa. Nellamisura in cui il vecchio riuscirà ad elaborare dentro di sé l’esperienza,a caricarla di senso, ad unificarla nelle sue svariate sfaccettature, eglisaprà essere educatore e consigliere, spalla e guida per l’altro, riap-propriandosi con autorevolezza del suo ruolo storico, incastrandosinuovamente nel tessuto sociale e rendendo la sua vita davvero auten-tica e completa. La memoria diviene dunque strumento educativo eformativo che consente all’anziano di ascendere ermeneuticamenteverso la consapevolezza critica di sé e dei fatti della sua vita, di attin-gere da essi l’essenza, quel ciò che non può non essere, e di sublimarlaai fini di un intervento educativo e formativo che ricadrà in primissulla sua esistenza e, specularmente, su quella degli altri. Esperienzavuol dire mettere insieme tutti i tasselli della memoria per creareun mosaico che trascende di gran lunga la somma dei singoli pezzi,che pure lo costituiscono, e permette di apprezzare un disegno chenon potrebbe essere nemmeno intuito se non fosse così composto.Riprendendo Aristotele, potremmo dire che l’esperienza si connotacome un processo di unificazione che implica il sentire e la memoriae riesce ad estrapolare l’universale dal particolare.

La vecchiaia, che accoglie la persona alla fine del suo percorsoesistenziale, giunta al distaccamento dalla materialità, osservatriceesterna del repentino scorrere degli eventi, è il momento privilegia-to in cui l’uomo, rileggendo e risignificando quel che è stato, puòscorgere la forma che la vita gli ha plasmato e, ancora una volta,trasformarla alla luce dell’esperienza adattandola al suo nuovo scopo,alla sua nuova missione.

La quarta età, per essere vissuta in maniera autentica, deve dun-que risolversi in una missione. L’anziano è autenticamente attivo e

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Introduzione

generativo in quanto nel raccontare i suoi vissuti veicola istanze e sti-moli educativi al suo interlocutore, che ascoltandolo può tesaurizzarei fatti che apprende dalla narrazione. Così l’anziano nel raccontarsiestende e restituisce agli altri frammenti della sua esistenza, del suoessere, ovvero dinamiche educative e istanze formative che hannoanimato, concretamente, l’esistenza di quella persona. Attraverso ilracconto queste successioni educative vengono trasmesse ad altrepersone come eredità pedagogica di sé, da preservare con cura edadottare come elemento esistenziale prezioso nel proprio percorsoevolutivo e di crescita.

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Capitolo I

Analisi pedagogichesulla crisi della soggettività

Ognuno di noi dispone in sé di un’identità per-sonale in grado di entrare in dialogo con al-tri e con Dio stesso. La capacità di riflessione,il ragionamento, la creatività, l’interpretazio-ne, l’elaborazione artistica e altre capacità ori-ginali mostrano una singolarità che trascendel’ambito fisico e biologico.

Papa Francesco, Laudato si’, II,

.. Premessa. Il tramonto dell’identità soggettiva nell’epoca del-la complessità

I naufragi dell’io nell’era — della complessità, della globalizzazione,dell’individualismo e del consumismo — nella quale viviamo vannoricercati in primis nella eclissi della verità del singolo, ovvero nell’o-blio dell’identità soggettiva che risulta svuotata, deprivata dei suoielementi fondanti, ridotta, o meglio, trasformata in res, in un contestosociale continuamente in fermento per l’incessante avvicendamen-to di nuove tendenze, nuove mode, nuove tecnologie che da meristrumenti funzionali all’esistenza umana hanno vicariato la sferavaloriale che caratterizzava come propriamente umana l’esistenza.

L’identità, che possiamo indicare pedagogicamente come la ve-rità del soggetto, il nucleo costitutivo e fondante più originario edautentico della persona, nella nostra quotidianità subisce una cesura,

. Per una analisi della complessità vedi in particolare, R. B, La teoria dellacomplessità, Bollati Boringhieri, Torino ; M. C, La fine dell’onniscenza. Epistemologiadella complessità, Studium, Roma ; E. M, La sfida della complessità. Le défi de la complexité,Le Lettere, Firenze .

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L’anziano attivo nella società complessa

uno strappo e viene assimilata invece al sistema, al mondo della ma-terialità, della res, degli oggetti, che finisce quindi per prevalere sulleistanze propriamente umane come l’affettività, le dimensioni etichee relazionali.

L’uomo fin dalla notte dei tempi si è rapportato dialetticamente ecriticamente con se stesso interrogandosi continuamente e cercan-do delle risposte che potessero fornire degli indizi per intenzionarepositivamente ed in maniera feconda la sua esistenza. La pedagogiaha sempre indagato la relazionalità umana e ha continuamente in-centivato la coltivazione di capacità “prescrittive” volte a ridurre ilcaos interiore. Spetta dunque al pedagogico il compito di dipanarele trame complesse ed ingarbugliate dell’esistenza per intenziona-re il quotidiano, svelare il senso, condurre a prossimità dialogica leidentità isolate aprendo un varco nell’interiorità. Non può esserepensato un dialogo con l’altro da sé se prima non si è sperimentataampiamente una dialettica interiore, una maieutica introspettiva,base e fondamento della coscienza di sé. L’educazione (educere: trarrefuori — fare emergere), nella sua accezione più completa e radicale,è pratica di svelamento dell’identità personale, unico baluardo eman-cipativo all’oblio della coscienza nel quotidiano omogeneizzato edeffimero. Come precisa Erich Fromm,

l’uomo moderno è dominato dall’opera delle sue mani. Egli stesso diventauna cosa. [. . . ] L’uomo moderno deriva essere e sostanza dalle cose che eglicrea. [. . . ] La realtà è nelle cose esterne, e l’uomo in carne ed ossa non èche l’ombra di tale realtà. [. . . ] Oggi l’uomo è reale soltanto se si trova inqualche punto fuori di lui. Egli deriva essere e sostanza unicamente dallecose, da quello che possiede. [. . . ] Noi, uomini e che vogliamo vivere, diven-tiamo uomini impotenti nella nostra apparente onnipotenza. Crediamo didominare e invece siamo dominati: non da un tiranno ma dalle cose e dallecircostanze. Siamo diventati uomini senza volontà e senza meta. Parliamo diprogresso e di futuro, quando in realtà nessuno sa dove va, e nessuno dicedove si va a finire, e nessuno ha una meta.

In queste brevi considerazioni di Erich Fromm possiamo rintrac-ciare il dramma dell’uomo moderno, turista della vita ma estraneo ase stesso, in quanto ha smarrito le trame della sua esistenza obliandose stesso nella materialità, in aneliti futili e vacui di possesso di benimateriali, nascondendo così a se stesso la realtà. Infatti l’uomo globa-

. E. F, Humanismus als reale Utopie. Der Glaube an den Menschen (), trad. it., Iodifendo l’uomo. Un nuovo umanesimo per un nuovo mondo, Rusconi, Milano , pp. –.

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. Analisi pedagogiche sulla crisi della soggettività

lizzato e consumista non ricerca il giusto ed il vero dell’esistenza; nondialoga con se stesso e, specularmente, instaura con gli altri rapportisuperficiali ed inautentici.

Da queste premesse emerge una imago di uomo che ha rinun-ciato all’essere in favore dell’avere e dell’apparire, mancando cosìla possibilità di codificare i suoi percorsi esistenziali e di crescita inorizzonti di educazione e di significatività unici baluardi che possonorestituire dignità autenticamente umana all’esistenza. Il naufragiodell’uomo moderno nei flutti della sua esistenza discende dal per-correre sentieri e obiettivi esistenziali inautentici e dal perseguiremete semplici ed ovvie che portano al rapido soddisfacimento diaspettative superficiali e futili. L’uomo è diventato così estraneo a sestesso, perseguendo l’esteriorità e nascondendo a se stesso i progettie le aspettative che solo percorsi autentici di educazione e di crescitafeconda ed armonica portano con sé.

.. L’educazione tra crisi e ragione

Gli sviluppi straordinari delle scienze e delle tecnologie nell’ultimosecolo appena trascorso hanno dilatato enormemente i confini dellaconoscenza ed hanno innervato e trasformato radicalmente l’eco-nomia, la politica, l’istruzione, la cultura stessa e l’intera società.Tutto questo ha comportato un differente approccio dell’uomo conse stesso — nel modo di percepirsi, di interpretarsi, di codificare séin rapporto alle situazioni esterne ed agli altri, di relazionarsi con l’in-teriorità, con i propri sogni, desideri, paure, aspettative — e parimenticon gli altri: da questa prospettiva i rapporti con gli altri sono piùimpersonali e superficiali. La ricerca frenetica della felicità individua-le, attraverso il possesso di beni materiali e di ricchezza economicahanno innescato da un lato, meccanismi di chiusura verso l’alterità,dall’altro, un ingigantimento della dimensione egoica del soggettoproiettato verso un crescente egocentrismo.

Il mondo del lavoro nella forma mentis collettiva ha assunto ladimensione totalizzante della produttività e dell’efficientismo: inquesto stereotipo della modernità l’uomo percepisce se stesso comeun soggetto che deve realizzarsi pienamente nel suo lavoro in quanto

. Cfr., J. R, La fine del lavoro. Il declino della forza lavoro globale e l’avvento dell’era delpost–mercato (), Mondadori, Milano , pp. –.

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L’anziano attivo nella società complessa

strumento di crescita economica, il profitto che trae da questo vieneconseguentemente percepito come passaporto per la felicità. Il lavorocessa di essere un mezzo e diventa fine: l’uomo percepisce se stessoin maniera direttamente proporzionale al valore di mercato del suolavoro, allo status sociale in cui si colloca, alla capacità economica dicui dispone.

Da queste prospettive, l’uomo chiaramente rinuncia alla coltiva-zione di sé, della sua interiorità, oblia o relega in posizione marginalei legami profondi, l’affettività, il riconoscimento, l’incontro ed il dialo-go autentico con gli altri, si allontana quindi dalle istanze fondanti cherendono autenticamente umana l’esistenza. Il motus centrifugo dellaquotidianità reificata allontana la persona dalla propria interiorità,portandola a vivere nelle situazioni contingenti, nell’esteriorità dellavoro assolutizzato, delle occupazioni futili o di altre problematicheestemporanee. Disancorando il centro, il proprium unico ed irripetibi-le della persona, il sé, il soggetto si identifica e si confonde con la sua“maschera”: il ruolo sociale che ricopre, l’immagine di sé restituitadal contesto in cui vive, l’effimero e le aspettative di gratificazione odi successo che declinano istanze collettive più che individuali.

La complessità sociale che investe sempre di più il nostro vivereporta il soggetto globalizzato e reificato a vivere agíto da istanzeesterne a sé che lo trascendono e lo dominano: l’essere distante dasé, il vivere nell’esteriorità comportano inevitabilmente una iden-tificazione con dinamiche altre che alienano sempre di più l’inte-riorità individuale, costretta così a vivere una esistenza inautentica.L’elemento cardine che anima l’esteriorità ed il collettivo, dovenaufraga la persona–maschera alienando se stessa, schematicamen-te può essere ricondotta all’equazione: il lavoro individuale sta alprofitto economico come lo status sociale sta alla possibilità di ac-quisto/consumo di beni materiali, quindi alla felicità. Per ZygmuntBauman,

. Cfr., C. C, C. L, La cultura dell’egoismo. L’anima umana sotto il capitalismo,Elèuthera, Milano , pp. –.

. Martin Heidegger indica col termine “deiezione” (Verfallen) la caduta dell’uomoche rinuncia a poter–essere–se–stesso nella quotidianità: questo comporta la ricaduta nel-l’anonimato del “si” (Man) in cui l’esistenza si disperde nell’abitudine del quotidiano, nella“chiacchiera”, nei “luoghi comuni”, nella “fama” e “nell’ambiguità”; vedi, M. H,Sein und Zeit (), trad. it., Essere e tempo, a cura di P. Chiodi, Utet, Torino (),« L’essere quotidiano del ci e la deiezione dell’esserci », § –, pp. –.

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. Analisi pedagogiche sulla crisi della soggettività

la società attuale forma i propri membri al fine primario che essi svolganoil ruolo di consumatori. Ai propri membri la nostra società impone unanorma: saper e voler consumare. [. . . ] La cultura della società dei consumiriguarda piuttosto il dimenticare che l’imparare. In effetti, quando l’attesaviene eliminata dal desiderio e il desiderio non vuole attese, la capacitàdi consumo dei consumatori può venire ampliata ben al di là dei limitideterminati dalle necessità naturali o acquisite; non c’è neanche più bisognoche gli oggetti del desiderio siano fisicamente durevoli.

La dimensione del “dimenticare” di cui parla Bauman è l’obliodel sé, della coscienza, l’allontanamento dalla libertà individuale: laconoscenza di sé è un passaggio fondante, radicale e propedeuticoper ascendere verso la conoscenza del mondo esterno e degli altri.La dimenticanza rappresenta quindi l’estraniazione dalla consape-volezza, il rifiuto implicito all’assunzione di un percorso educativoe formativo, quindi di crescita, di evoluzione e di coltivazione dellapropria interiorità. L’ottenebramento del sé comporta sia l’incapacitàdi relazione, di dialogo e di confronto autentico con l’altro, sia l’ina-deguatezza e la mancanza di responsabilità nell’agire e nelle diversequestioni che il quotidiano restituisce.

Il trionfo dell’effimero nella società dei consumi assurge simboli-camente a ruolo vicariante di falso completamento e gratificazioneinteriore, rispetto all’immane vuoto che l’oblio di sé comporta. Sel’oggetto, il bene materiale, diventa aspettativa, desiderio, tensione,orizzonte, il rischio è che l’uomo inizi a percepire se stesso, gli altrie tutta la realtà che lo circonda solo in termini materiali. La mer-cificazione del corpo ne rende testimonianza: la ricerca incessantedel piacere, la spettacolarizzazione della sessualità e della volgaritàne attestano gli effetti. Le pubblicità televisive, la superficialità dila-gante negli spettacoli e nei Talk Show, mostrano una nuova tendenzasociale che si declina nella massificazione culturale, nella mercifica-zione dei sentimenti, nell’appiattimento del gusto, nella presenzialitàdell’hic et nunc che non accetta deroghe o tentativi di interpretazione.Il percepirsi del soggetto come oggetto di desiderio e di piacere ed ilconsiderare i beni materiali come il passaporto per la felicità, implica-no necessariamente il considerare l’altro come oggetto più o menofunzionale al personale edonismo.

. Z. B, Globalization. The Human Consequences (), trad. it., Dentro laglobalizzazione. Le conseguenze sulle persone, Laterza, Roma–Bari , pp. , .

. Cfr., Z. B, Consumo, dunque sono, Laterza, Roma–Bari .

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L’anziano attivo nella società complessa

Lo strumento televisivo diventa collettore di informazioni, dimessaggi, di modelli e stili di vita, veicolando in primis i vorticosiprocessi che la tecnologia ed il progresso imprimono alla società,che investono e trasformano continuamente il modo di percepire larealtà e l’esistenza.

Più precisamente, la globalizzazione delle culture ed il vorticosoprogresso della tecnica forniscono continuamente nuovi strumentiper migliorare la qualità della vita, ma contestualmente determinanoanche una veloce obsolescenza che investe molti ambiti e codici divita: questo presente a “combustione rapida” sembra restituire all’in-conscio collettivo un oscuramento della coscienza critica, catalogan-do le situazioni/gli eventi che richiedono maggiore concentrazionee riflessività come obsoleti déjà vu.

Nella cultura queste trasformazioni si manifestano nel passaggioda una visione alfabetica ad una iconica, il trionfo dell’immaginecome modello e imago della realtà; questo comporta una “semplifica-zione” di trasmissione e di fruizione del messaggio: leggere richiedeuna intelligenza sequenziale, mentre guardare una intelligenza ditipo simultaneo, sicuramente più semplice e diretta in quanto « adifferenza della parola scritta, la tv produce immagini e cancella iconcetti ».

Quando l’immagine si propone, o inizia ad assumere, il ruolofondamentale di duplicazione del mondo, come accade ad esempioattraverso le pubblicità oppure attraverso i video musicali o i realitytelevisivi, inizia ad assurgere a ruolo di simulacro, contribuendo arendere sempre più sfumato il confine tra reale ed immaginario, traconcreto ed apparente.

L’inconscio sociale, ovvero quelle sfere di rimozione comuni allamaggior parte dei componenti di una data società, agisce come mecca-nismo di difesa — rispetto alle continue dinamiche di cambiamentoche attraversano la stessa società — ricorrendo alla semplificazioneed alla banalizzazione della realtà e dei saperi che la innervano, comeazioni funzionali a disegni di omologazione collettiva, finalizzate inprimis alla massificazione ed al consumo. Il biologo ed epistemologoaustriaco Ludwig von Bertalanffy in Lineamenti di teoria generale dei

. Cfr., G. S, Homo videns. Televisione e post–pensiero, Laterza, Roma–Bari .

. Vedi, R. S, La terza fase. Forme di sapere che stiamo perdendo, Laterza, Roma–Bari.