Principi di Marketing per Psicologi 25-10-2011 · Il primo, Giovanni Rana, quale prodotto ti evoca?...
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Principi di Marketing per Psicologi.
5 passi per iniziare la libera professione
Introduzione p. 1
1. Perché è importante costruire il tuo “brand” p. 2
2. Come promuoverti efficacemente su internet p. 12
3. Come farti conoscere dai potenziali pazienti p. 18
4. Come realizzare il materiale pubblicitario p. 23
5. Come dar prova delle tue conoscenze p. 27
Conclusioni p. 30
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Introduzione
Caro psicologo, grazie per aver scaricato questa guida.
Come tutor ho seguito tanti psicologi che hanno provato ad
avviare la libera professione.
Con loro ho “testato” diverse strategie di avvio. Qui
troverai una selezione di 5 passi, suddivisi in azioni da
compiere, per massimizzare la tua attività fin dall’inizio ed
evitare errori che spesso si commettono.
Sono principi di marketing già adattati alla professione
di psicologo, che rispettano la deontologia, le norme sulla
pubblicità e il del decoro della categoria. Non sono tecniche
di vendita, di manipolazione o di persuasione.
Servono a creare valore per i tuoi clienti/pazienti,
ritagliarti uno spazio nonostante il sovraffollamento del
mercato e avviare con soddisfazione la tua professione di
psicologo.
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1. Perché è importante costruire il tuo “brand”
Prima di iniziare, ecco un quiz che apre i seminari di
psicomarketing in studio. Qui ci sono alcune mele: se ti
venisse voglia di mangiarne una, quale sceglieresti?
Quando viene posta questa domanda, tutti rispondono:
- Non saprei quale scegliere, sono tutte uguali!
- Inutile osservarle, non vedo differenze
- Va bene una qualsiasi, tanto sono uguali
- Farei la conta…non ho motivo di preferirne una
Generalmente, queste sono le stesse risposte dei
pazienti che devono scegliere uno psicologo! Si trovano
davanti a tantissimi psicologi, tutti uguali. Anche
osservandoli, è impossibile trovare caratteristiche distintive.
Alla fine, contattano quelli più vicini al loro quartiere,
inviano e-mail per confrontare le tariffe e scelgono quello
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più economico. Spesso infatti l’unica differenza percepita
tra uno psicologo e l’altro è proprio il tariffario.
Il marketing invece è il modo di organizzare la tua
attività per competere su basi indipendenti dalla
tariffa.
Azione 1: sottrarsi all’omologazione, evitando di
presentarti come “psicologo” generalista, perché ti
porta solo a competere sul prezzo.
Finché i pazienti/clienti ti scelgono perché costi meno,
spesso accade perché ancora non ti riconoscono un’identità
univoca, solida e specifica, che nella psicologia del
marketing viene definita “brand” .
Per un professionista, costruirsi un brand non significa
essere il migliore, contare più attestati o esibire qualità
eccezionali, bensì essere associato ad un particolare
servizio. Ecco alcuni esempi di cos’è un brand. Questi sono
3 marchi.
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Il primo, Giovanni Rana, quale prodotto ti evoca? Quasi
tutti rispondono “i tortellini”. La Barilla? Pasta. McDonald?
Fast-food. Ogni marchio è associato ad uno specifico
prodotto.
Vale anche il contrario: se pensi ai tortellini, quale
marca ti viene in mente? Se pensi alla pasta? E a un fast-
food di hamburger e patatine fritte? Si è creata dunque
un’associazione biunivoca: il brand evoca il prodotto e il
prodotto evoca il brand.
Così anche un professionista, nel proprio piccolo, è
opportuno che abbia un’identità definita. Il suo nome
dovrà evocare un preciso servizio.
Scegli dunque in che ambito focalizzarti: ansia da
esame per studenti universitari, depressione post-partum
per le neomamme, percorsi per aumentare l’autostima,
sostegno alla genitorialità, mental training per sportivi, ecc.
Quando si sarà stabilita l’associazione tra il tuo nome e
il tuo servizio, vedrai la tua attività svilupparsi.
Azione 2: costruire un brand, focalizzandoti su
un’attività, così da far associare il tuo “nome” ad un
servizio preciso.
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A questo punto, è opportuno verificare che la categoria
a cui vuoi rivolgerti esista, sia interessata ai tuoi servizi e
disponibile a pagarli.
Succede infatti che giovani psicologi vogliano dedicarsi
ad attività scenografiche, ad esempio “all’analisi della scena
del crimine per incastrare il killer”, a cui però non
corrisponde un mercato, cioè un segmento di persone
disposte a pagare per quel servizio.
Come verificare che esista un “mercato vitale” per i
tuoi servizi? Puoi utilizzare Google: inserisci una parola
attinente e appariranno le frasi cercate dai navigatori.
Ad esempio, se inserisci la parola “bambino che” e
apparirà la lista delle espressioni utilizzate dai navigatori e
registrate da Google attraverso particolari algoritmi inerenti
un argomento.
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Come vedi, si tratta di preoccupazioni relative alla
tappe di sviluppo o alla gestione di comportamenti
problematici, e tu hai conoscenze specialistiche utili, quindi
puoi pensare ad un servizio che risponda a queste domande.
Inoltre, i visitatori spesso cercano indicazioni per
affrontare un problema. Se inserisci “come superare”,
uscirà questa lista:
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Anche in questo caso, lo psicologo ha conoscenze
specialistiche su depressione, fobia, ansia, ma anche sulla
vita di coppia, sull’elaborazione del lutto, sulla timidezza.
Se hai una predilezione per questi settori, puoi vedere
che esista un mercato potenziale.
Per quantificare in modo più preciso le ricerche mensili
su una parola, puoi digitare adwords.google.it e fare login
con un’e-mail @gmail.com (è gratuita, puoi aprirla in pochi
secondi). Effettuato l’accesso, troverai questa schermata:
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Ad esempio, inserendo “ansia”, puoi leggere quante
volte al mese venga cercata questa parola. Nelle’elenco
relativo all’ansia, si può vedere come un’espressione
specifica come “Ansia da prestazione” sia cercata ben
12.100 volte al mese.
Dunque, si tratta di un mercato vitale, da intercettare
per proporre specifiche attività.
Ovviamente, sia google che google adwords sono
strumenti estremamente semplici e puramente orientativi,
ma i dati che ricavi possono offrirti indicazioni rapide sui
bisogni delle persone, per rilevare una domanda e
“aggiustare” il paniere di servizi che vuoi proporre.
Azione 3: verificare che esista un “mercato vitale”
per la tua attività, cioè persone potenzialmente
interessate ai tuoi servizi e disponibili a pagarli.
Occorre poi differenziarti dai colleghi che lavorano nel
tuo stesso ambito. Nella psicologia del marketing, la
peculiarità distintiva che ogni servizio professionale
dovrebbe avere si chiama USP – Unique Selling Point.
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I clienti/pazienti, infatti, non “acquistano” il tuo
servizio, bensì il tuo USP, cioè la caratteristica che ti
contraddistingue dagli altri.
Ecco un esempio concreto: l’acqua in bottiglia. Se ti
chiedono di pensare ad un’acqua in bottiglia, quale marca ti
viene in mente? E perché?
Nei seminari in studio, i partecipanti rispondono:
“Rocchetta, perché è l’acqua della bellezza”, “Ferrarelle,
perché ricordo la bottiglia verde con l’etichetta rossa”.
Dunque non viene in mente una bottiglia anonima, ma
un marchio associato ad una caratteristica distintiva.
Analizziamo queste acque in bottiglia:
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La prima è Levissima, associata ad una caratteristica
specifica: è purissima, perché viene dall’alta quota. Uliveto
è l’acqua che fa digerire. Rocchetta è l’acqua che rende più
belle, perché elimina i liquidi in eccesso (infatti ha come
testimonial bellissime showgirl). Ferrarelle è un’acqua
minerale con una formula speciale, né liscia, né gassata.
Fiuggi è l’acqua delle terme. E così via.
Ogni acqua è associata ad un USP, perché quando il
consumatore ricorda la marca, subito associa non
solo il prodotto, ma anche la caratteristica che lo
distingue dai prodotti simili.
Così anche lo psicologo, nel proprio ambito focalizzato,
dovrà distinguersi per un USP. Ad esempio, se hai scelto di
occuparti di orientamento universitario, può distinguerti
perché aiuti a scegliere la facoltà attraverso un particolare
test attitudinale.
Puoi distinguerti anche per essere il primo a realizzare
un certo un servizio. Sicuramente poi lo imiteranno anche
altri, ma non avranno la peculiarità di essere i primi.
Ad esempio, un giovane psicologo romagnolo ha iniziato
organizzando, per primo, gruppi di crescita personale. In
pochi mesi è arrivato a condurli persino fuori regione.
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Una giovane psicologa recentemente ha lanciato il
primo videocorso sul deficit di attenzione e iperattività, con
spiegazioni e consigli per genitori e insegnanti.
Tu cosa puoi fare per primo nel tuo ambito? Trova un
modo per distinguerti e le richieste ai tuoi servizi
aumenteranno.
Azione 4: individuare il tuo USP, poiché le persone
non acquistano un servizio, ma le caratteristiche che
lo differenziano da altri.
Dopo aver definito il tuo usp, è opportuno crearti un
marchio da usare nel tuo sito, nei biglietti da visita e nel
materiale pubblicitario.
Non basta utilizzare il tuo nome e cognome, a meno
che non ti chiami Crepet o Morelli, che sono di per sé dei
brand, veri e propri “marchi” con una loro identità.
Al di fuori di questi esempi “eclatanti”, per facilitare la
memorizzazione, è opportuno creare un marchio, costituito
da un nome, un logo e la spiegazione del servizio. Un
esempio è lo studio che ha realizzato questo ebook:
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110eLode è uno studio di Roma che si occupa di
consulenza didattica e orientamento professionale. In
termini meno tecnici, aiuta gli studenti e i laureati di
materie psicologiche, sociologiche e pedagogiche, a
superare gli esami, l’Esame di Stato e a trovare lavoro dopo
la laurea.
È più semplice ricordare questo marchio, oppure nomi
come Mario Gialli, Giovanni Verdi, Francesca Azzurri1? ;)
Azione 5: creare un marchio che ti possa
identificare e faciliti la memorizzazione della tua
attività.
2. Come promuoverti efficacemente su internet
Per far conoscere i tuoi servizi, è opportuno essere
presente su internet. Puoi creare il tuo sito in pochi click, a
costo zero e senza nessuna abilità tecnica.
Ciò che conta non è l’aspetto tecnico, lo scintillio della
grafica o gli effetti speciali che molte web agency vendono
a caro prezzo. 1 Sono nomi inventati, il riferimento a persone è puramente casuale.
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Il sito è efficace quando è uno strumento che crea
una relazione. Dal punto di vista tecnico, puoi usare uno
di questi siti:
http://www.sitiwebs.com
http://www.beepworld.it
http://sites.google.com
Ci sono modelli grafici già pronti e gratuiti, da riempire
con i tuoi contenuti. Puoi anche optare per un blog, ad
esempio www.blogger.com oppure www.wordpress.com.
Lo apri in un minuto e lo aggiorni facilmente. Puoi
inserire anche sondaggi per capire cosa cercano i tuoi
visitatori. Wordpress è il massimo oggi per i siti e i blog.
Il blog è la scelta migliore, perché gli utenti possono
commentare i tuoi articoli, sottoporti un problema e
stabilire con te una relazione di dialogo, senza la quale
difficilmente si affideranno.
È importante in ogni caso che il tuo sito o il tuo blog
non sia un calderone di contenuti e servizi diversi, ma sia
focalizzato su un tema: l’ansia da esame, i bambini
iperattivi, ecc.
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Azione 1: spostare l’attenzione dagli aspetti
tecnici del sito a quelli comunicativi, aprendo un blog
a tema, per interagire con i visitatori.
Un errore di comunicazione frequente in chi si fa
costruire il sito o si apre un blog, è intitolarlo con il proprio
nome e cognome.
È una forma di narcisismo inefficace, perché dopo
qualche minuto il visitatore non ricorderà più il tuo nome,
quindi non tornerà più sul sito.
È preferibile intitolare il sito o blog con il tuo marchio o
con una parola chiave associata alla tua attività (ansia,
orientamento, ecc).
Oltre che nel nome, spesso i siti degli psicologi sono
autoreferenziali anche nei contenuti.
Questo, ad esempio, non è un
sito, è una celebrazione di se
stessi e del proprio percorso
formativo e professionale.
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Nei siti degli psicologi compare spesso anche un elenco
di disturbi: disturbi d’ansia, disturbi dell’umore, disturbi di
personalità, disturbi bipolari, ecc.
Se un potenziale paziente trova questi termini, chiude
il sito dopo pochi secondi, perché non capisce di cosa si
tratta e passa a un altro sito: basta un click!
Immagina se ti fa male un dente e cerchi un dentista.
Approdi sul sito di un dentista e leggi: ortodonzia
preprotesica, analisi posturale, malocclusione,
ricketts, tecnica crozat. Riesci a capire se questo dentista
fa per te?
Purtroppo succede spesso con i siti degli psicologi: sono
tecnici, non parlano la stessa lingua dei visitatori e non si
rivolgono a loro.
Azione 2: nel sito o nel blog, evitare
autoreferenzialità, autocelebrazioni e tecnicismi,
come il classico elenco di patologie.
I contenuti del sito dovranno essere sintonizzati sulle
esigenze del visitatore, quindi semplici e pratici.
Ad esempio, se ti occupi di incontri divulgativi sulla
depressione, meglio non scrivere “la depressione è una
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psicopatologia a eziologia multifattoriale. Il criterio
diagnostico principale è l’abbassamento dell’asse timico”.
Nessuno potrebbe capirlo, se non altri professionisti. È
preferibile scrivere: “ti senti stanco, apatico, ti mancano le
forze anche per vestirti quando ti alzi di mattina”.
In questo caso il linguaggio è semplice, quasi banale,
ma comprensibile, descrive una situazione in cui la persona
che soffre di depressione può riconoscersi.
Occorre offrire più informazioni possibili e scrivere molti
articoli, semplici e utili. Soltanto dopo che il visitatore avrà
letto tanti articoli e fruito di tanti contenuti gratuiti, allora
(forse) ti contatterà.
Azione 3: arricchisci il tuo sito/blog di contenuti
semplici, che non descrivano solo le tue attività, ma
forniscano informazioni utili al visitatore.
Per scrivere contenuti, può essere utile seguire 2 regole
molto efficaci.
La prima consiste nella scrittura di “how to”, cioè
articoli su come fare qualcosa. Ad esempio, se ti occupi di
autostima, puoi scrivere un articolo su come aumentarla.
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La seconda regola è quella dei bullet-points, che
consiste nel suddividere i contenuti in una lista di 3, 5, 7
punti.
Ad esempio: 3 modi per aumentare l’autostima, 7 passi
per migliorare l’assertività, le 5 domande più frequenti nei
colloqui di lavoro.
Le persone infatti hanno poco tempo, visitano i siti in
pochi secondi, quindi schematizzare il contenuto facilita
l’attenzione e l’assimilazione.
Azione 4: arricchire il tuo sito di contenuti utili e
semplici, strutturati come un “how to” oppure come
“bullet-points”.
Puoi distribuire le tue conoscenze anche rispondendo
nei forum. In un forum, non potrai fare pubblicità diretta al
tuo sito, se non nella “firma” (ma non sempre: controlla il
regolamento di ciascun forum).
Quando ti registri ad un forum, potrai impostare una
“firma” che sarà aggiunta automaticamente in calce a tutti
i tuoi interventi. Ecco alcuni esempi di firme (di altri settori)
a cui puoi ispirarti:
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�Quanto vuoi bene al tuo criceto?
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� Hai messo da parte una sommetta e vuoi investirla?
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calcolare i rischi e proteggere i tuoi risparmi
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Se le persone con una specifica problematica vedono il
tuo nome associato al tuo servizio, ora nel tuo sito, poi nel
forum, poi in un articolo su un altro sito, il tuo brand si
rafforzerà e la tua attività si svilupperà.
Azione 5: diffondere la tua conoscenza anche sui
forum e proporre articoli su altri siti, per rafforzare il
tuo brand.
3. Come farti conoscere dai potenziali pazienti
Molti pazienti/clienti non ti contattano direttamente, ma
ti arrivano perché un altro professionista segnala il tuo
nominativo. I pazienti infatti non si rivolgono allo
psicologo nemmeno per problematiche psicologiche.
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Se soffrono di ansia, vanno dal medico. Se hanno un
figlio iperattivo, lo dicono al pediatra. Se vogliono
combattere lo stress, vanno dall’erborista per una tisana
rilassante oppure si iscrivono a un corso di yoga.
Dunque occorre creare una relazione di fiducia con i
professionisti a cui si rivolgono i pazienti/clienti, affinché
possano fare un invio.
Azione 1: creare una rete di invianti perché le
persone, prima di arrivare allo psicologo, passano
attraverso altri professionisti.
Per crearsi una rete di invianti, molti psicologi fanno il
giro dei medici, si presentano e chiedono di inviare i
pazienti. Questo tipo di presentazione non ha quasi mai
risultati.
Dopo di te, ci sono altri 100 psicologi che si sono
presentati allo stesso modo, hanno dato il loro biglietto da
visita e il medico non ha capito qual è la differenza tra te e
tutti gli altri, quindi alla fine…non invia a nessuno.
È opportuno invece presentarti come professionista
che si occupa di una specifica problematica e che può
trattare una specifica categoria di pazienti.
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Se ti presenti come psicologo che si occupa di ansia,
il medico ti associa ad uno specifico servizio e può più
facilmente consigliare il tuo nominativo alla persona ansiosa.
Altrimenti, non ti invierà nessuno.
Azione 2: presentarsi ad altri professionisti in
modo specifico, precisando chi possono inviarti.
Per rendere più salda l’alleanza con gli invianti, puoi
proporre uno sportello di ascolto gratuito presso di loro.
Ad esempio, se ti occupi di ansia, puoi attivare uno
“Sportello Ansia” presso un ambulatorio, due ore a
settimana.
Le persone si prenotano chiamandoti al cellulare,
ciascuno ha diritto a 20 minuti in cui potrai offrire
competenze di base come accoglienza, ascolto attivo ed
empatia.
Poi, in base alla problematica, valuterai il servizio da
offrire al paziente (a pagamento): una valutazione
psicodiagnostica, un ciclo di colloqui di sostegno,
l’inserimento in un gruppo di mutuo-aiuto.
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Lo sportello gratuito presso un ambulatorio è una
formula efficace che faciliterà l’avvicinamento delle
persone allo psicologo, limitando la diffidenza e i
pregiudizi legati alla figura dello psicologo.
Azione 3: aprire uno sportello d’ascolto gratuito a
tema in un ambulatorio o in una struttura in cui
affluiscono le persone a cui rivolgi il tuo servizio.
Oltre allo sportello, puoi consentire alle persone di
avvicinarsi più dolcemente anche con un incontro a tema.
Si tratta di un incontro breve per piccoli gruppi, gratuito,
molto pratico e coinvolgente, perché non è strutturato
come una lezione frontale, ma basato su giochi, simulazioni,
attività interattive.
Puoi farlo nel tuo studio oppure chiedendo lo spazio ad
un’associazione. Tutto deve essere estremamente semplice
e concreto. Prima puoi fare un “gioco”, cioè un’esperienza
interattiva, e poi un “dopogioco”, dando spazio ai
partecipanti, facendoli confrontare e riflettere insieme su
come si sono sentiti e quali riflessioni possono fare.
Azione 4: organizzare un incontro a tema breve,
gratuito e pratico per venire a contatto con persone
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interessate ai tuoi servizi, che non se la sentono di
contattare subito uno psicologo.
Alla fine dell’incontro a tema, è utile far compilare ai
partecipanti una scheda anonima per esprimere la loro
opinione e indicare gli argomenti a cui sarebbero interessati.
Dopo aver analizzato le risposte, puoi organizzare un
ciclo di 3 incontri a tema (a pagamento), che trattano
proprio gli argomenti che le persone ti hanno segnalato.
Ad esempio, se ti occupi di crescita personale, puoi
organizzare un ciclo di 3 incontri intitolato “3 strategie per
aumentare l’autostima”, e così via.
Se sono 3 incontri, non saranno percepiti come troppo
impegnativi e proibitivi e ti consentiranno di approfondire la
relazione con i partecipanti. Ecco un esempio di scheda:
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Azione 5: alla fine dell’incontro a tema, far
compilare una scheda di gradimento, poi organizzare
un ciclo di 3 incontri in base alle informazioni emerse
e proporlo ai partecipanti.
4. Come realizzare il materiale pubblicitario
Per farti conoscere puoi realizzare anche appositi
materiali, ad esempio i biglietti da visita. Quelli “classici”
riportano nome, cognome, e sotto il titolo “psicologo”.
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Questo è il modello più diffuso, ma la
percentuale di riscontri è pressoché
nulla. Spesso questi biglietti vengono
persi, buttati, accantonati e
dimenticati.
Per trasformare i bigliettini da visita in uno strumento
efficace di promozione della tua attività, è opportuno
dedicarli a uno specifico servizio. Ecco un esempio.
Questo è un biglietto concepito come
strumento di marketing, molto
artigianale, ritagliato con le forbici.
Distribuito a ginecologi e medici
affinché lo distribuissero a loro volta alle donne in
gravidanza. La percentuale di riscontri è mediamente
più alta.
Azione 1: andare oltre il classico biglietto da
visita con nome e qualifica. Progettarne uno specifico,
dedicato ad un servizio.
Anche le locandine sono efficaci se riferite ad attività, e
non sono un monumento a se stessi o un elenco di termini
tecnici.
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In molti studi medici si vedono affisse locandine che
riportano “Maria Rossi – Psicologa: disturbi alimentari,
disturbi psicotici, disturbi dell’umore, disturbi di personalità,
disturbi alimentari”.
Questa forma di pubblicità non ha nessun effetto, anzi
può persino allontanare le persone, perché pensano
“quella dottoressa cura i disturbati, io non ho disturbi, sono
solo un po’ ansiosa”.
Anche la locandina dovrà quindi essere focalizzata su
un servizio. Ecco un esempio:
Puoi affiggere le locandine presso studi medici, centri
olistici, yoga, presso centri studi, doposcuola, ambulatori
pediatrici. Tutte queste strutture hanno sempre una
bacheca o appositi spazi di affissione.
Attenzione! Le locandine sono inadatte per prestazioni
psicoterapeutiche e sanitarie e non vanno affisse in luoghi
inappropriati (pizzerie, bar e altri locali) per non
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compromettere il decoro professionale. Se hai dubbi che la
tua locandina non rispetti il decoro e la deontologia, chiedi
all’ordine della tua regione.
Azione 2: predisporre una locandina focalizzata su
un servizio, da affiggere in studi medici, pediatrici,
centri di formazione, ecc (in base all’attività che vuoi
far conoscere).
Oltre alla locandina puoi realizzare una brochure, per
spiegare in modo più dettagliato i servizi. Ecco un esempio:
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Per aumentare i riscontri e trasformare la brochure da
strumento illustrativo a strumento di marketing, puoi
utilizzare l’ultima colonna.
Scrivi sull’ultima colonna che, consegnando la brochure
in studio, si riceverà un colloquio conoscitivo gratuito o alla
partecipazione gratuita al primo incontro di un corso o di un
gruppo di crescita personale, ecc.
In questo modo le brochure non verranno buttate e
torneranno a te che potrai di nuovo ridistribuirle invece di
ristamparle di nuovo ;)!
Azione 4: creare una brochure e sull’ultima
colonna scrivere che, consegnando l’intera brochure
in studio, si ha diritto ad un benefit. Così non verrà
buttata, ma te la riconsegneranno e potrai
riutilizzarla!
Puoi applicare questo stesso concetto ai volantini.
Più che stampare volantini con scritto l’elenco dei
servizi che offri, puoi trasformarli in un “coupon” che dà
diritto ad un colloquio gratuito o a un altro benefit.
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Le persone lo prendono, ti contattano per ricevere il
benefit e quindi te lo riconsegnano e tu potrai nuovamente
ridistribuirli, senza doverli nuovamente stampare ;).
Azione 5: trasformare i volantini in coupon,
focalizzando un servizio e specificando che
consegnandoti il volantino, riceveranno il benefit
descritto.
5. Come dar prova delle tue conoscenze
Abbiamo visto come sia importante interagire nei forum,
per dar prova delle tue conoscenze e renderti utile, perché
soltanto vedendoti all’opera, le persone potranno fidarsi.
Un altro modo per far capire di cosa ti occupi, è scrivere
una guida digitale, anche più breve di questa. Bastano 10
pagine, purché siano dense di contenuti utili, concreti e
scritti in modo non tecnico.
Anche la guida, come gli articoli, dovrà essere suddivisa
in 3 strategie, oppure 5 passi, 7 consigli e così via, per
facilitare la lettura.
Azione 1: scrivere una mini-guida suddivisa in 3
strategie, 5 modi o 7 consigli, e così via.
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La guida potrà essere come questa, digitale e “amica
dell’ambiente”, scritta in caratteri grandi per poterla leggere
a schermo, senza spendere soldi per stamparla.
Potrai farla scaricare dal tuo sito, in modo da
"ringraziare" le persone per averlo visitato, oppure
distribuirla alla fine degli incontri a tema, su pen-drive, per
lasciare un omaggio utile ai partecipanti e un pro-memoria
delle attività che svolgi.
Azione 2: la guida può essere scaricata dal tuo
sito oppure consegnata ai pazienti/clienti alla fine
dell’incontro a tema.
Realizzare una mini-guida costa molto in termini di
tempo e impegno, non si scrive di getto, ma rielaborando
ogni singola frase molte e molte volte.
Nei corsi di start-up professionale in studio, i
partecipanti iniziano a scrivere la propria mini-guida e già in
questa occasione si accorgono di quanto sia impegnativo.
Allora chiedono: “perché dovrei dare gratuitamente il
frutto del mio lavoro?”, “non sarebbe meglio farlo pagare,
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anche poco, per dare un minimo riconoscimento economico
ai miei sforzi?”, “E se poi me la copiano?”.
Ma è inevitabile dover offrire un assaggio consistente
della tua attività, poiché siamo nell’economia del “fremium”,
dove occorre fornire generosamente contenuti gratuiti.
Soltanto fornendo prove, facendoti vedere all’opera, è
probabile che le persone inizino a conoscerti e decidano di
affidarsi a te.
Non si tratta di volontariato come quello che si fa alla
Asl, ma di proporre una dimostrazione delle tue attività, per
consentire alla persona di capire se il tuo servizio fa per lei.
Azione 3: non temere di socializzare
gratuitamente le tue conoscenze, che ti sono costate
tempo e sforzo, poiché in un’economia “freemium” è
l’unica via per ottenere stima e fiducia dei potenziali
pazienti/clienti.
Conclusioni
Questi 5 passi sono semplici, ma costringono a
pensare da “imprenditori”, a uscire dalla “zona di
comfort”, fare i conti con la timidezza ed esporsi al rischio
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di fallimento (non tutte le iniziative che organizzerai
partiranno!).
È difficile dover provvedere a tutti questi aspetti, ma è
determinante, perché il mercato non premia i più “bravi”,
ma quelli che si costruiscono un brand con relazioni e
strategie di promozione.
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