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N. 35 5 ottobre 2008 0,90 Anno LXII • Poste Italiane s.p.a. • Sped. a.p. • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB • Napoli • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli Il Cardinale Sepe nella parrocchia di S. Tarcisio ai Ponti Rossi 5 VITA ECCLESIALE Presentato il piano pastorale diocesano 8e9 SPECIALE La campagna Aci per la sicurezza stradale 11 PRIMO PIANO CITTÀ I catechisti della Diocesi a convegno 3 PRIMO PIANO CHIESA Andrea Acampa Chicco Ambrosino Francesco Asti Teresa Beltrano Michele Borriello Rosanna Bottiglieri Giuseppe Buono Valeria Chianese Antonio Coppola Aldo Cozzolino Eloisa Crocco Doriano Vincenzo De Luca Pasquale Di Petta Stanislao Dziwisz Salvatore Esposito Mario Forte Virgilio Frascino Serena Giorgio Marrano Stefano Andrea Lanza Giovanni Mauriello Angelo Noviello Antonio Palmiero Elena Scarici Maria Rosaria Soldi Angelo Vaccarella. Gli interventi Gaetano Errico e l’amore per i poveri 2 A Santa Lucia a Monte riaperto il Sacrario 4 Il Movimento cristiano lavoratori a convegno 5 AC, laboratorio di formazione per educatori 6 Federalismo fiscale: opinioni a confronto 10 Quinta edizione per il “Premio Siani” 12 Tutelare l’Abbazia di San Michele a Procida 13 Il disciplinare per le Confraternite 15 I In n m mi is ss si io on ne e a a C Co or ri in nt to o Gaetano Di Palma Era l’anno 51 d.C. quando Paolo arrivò a Corinto. Ormai si trovava in Europa da un po’ di tempo e aveva sperimentato la prigione e la flagellazione a Filippi, la fuga da Tessalonica e da Berea a causa dell’ostilità dei giudei, la delusione all’Areopago di Atene. Perciò, l’apostolo decise di recarsi nel capoluogo dell’Acaia, nome che i romani diedero alla provincia che comprendeva gran parte della Grecia. Corinto, antica e nobile città greca, era stata saccheggiata e distrutta dai romani nel 146 a.C. perché aveva capeggiato la Lega achea; Giulio Cesare l’aveva fatta ricostruire nel 44 a.C., chiamandola Colonia Laus Iulia Corinthiensis e popolandola con schiavi affrancati e veterani latini. La ricchezza di questa città proveniva dai commerci marittimi, dai giochi istmici, celebrati ogni due anni e secondi solo a quelli di Olimpia, da varie attività artigianali, a cui si aggiungeva la fama di “luogo di perdizione”: il commediografo Aristofane (sec. V a.C.) inventa il verbo korinthiázesthai per intendere “fornicare” e Platone scrive korinthia kore (“ragazza corinzia”) per indicare “prostituta”. Come suo solito, Paolo prese contatto con la comunità giudaica, nella quale incontrò una coppia di coniugi, Aquila – giudeo originario della regione turca sul mar Nero, il Ponto – e Priscilla, anch’ella giudea, ma con nome latino. Costoro erano stati espulsi da Roma per un provvedimento dell’imperatore Claudio, insieme ai responsabili delle comunità ebraiche (cf. At 18,2-3), tra i quali vi erano stati contrasti a causa della predicazione cristiana (Svetonio, Vite di dodici Cesari: Claudio 25). Con il loro sostegno e l’aiuto di Sila e Timoteo che lo raggiunsero, l’apostolo annunciò che Gesù è il Cristo, ma dovette abbandonare la sinagoga di fronte alle contestazioni (At 18,6). Fu costretto, allora, ad affittare una sala nella casa di un “timorato di Dio” di origine latina, Tizio Giusto, dove proseguì la sua predicazione, seguita anche da ebrei, come Crispo, il capo della sinagoga (At 18,7- 8). Per il successo della missione, Paolo fu deferito dalla comunità giudaica al proconsole, fratello del filosofo Seneca, Lucio Giunio Gallione, che resse la provincia d’Acaia tra il 51 e il 52. At 18,12-17 narra che Gallione non manifestò alcun interesse per le accuse dei giudei e cacciò tutti. Paolo completò la sua predicazione e partì (At 18,18-23). Era rimasto a Corinto un anno e mezzo.

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N. 35 • 5 ottobre 2008 • € 0,90

Anno LXII • Poste Italiane s.p.a. • Sped. a.p. • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB • Napoli • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli

Il Cardinale Sepenella parrocchia di

S. Tarcisio ai Ponti Rossi

5

VITA ECCLESIALE

Presentatoil piano pastorale

diocesano

8 e 9

SPECIALE

La campagna Aciper la sicurezza

stradale

11

PRIMO PIANO CITTÀ

I catechistidella Diocesia convegno

3

PRIMO PIANO CHIESA

Andrea Acampa • Chicco Ambrosino • Francesco Asti • TeresaBeltrano • Michele Borriello • Rosanna Bottiglieri • GiuseppeBuono • Valeria Chianese • Antonio Coppola • Aldo Cozzolino• Eloisa Crocco • Doriano Vincenzo De Luca • Pasquale DiPetta • Stanislao Dziwisz • Salvatore Esposito • Mario Forte• Virgilio Frascino • Serena Giorgio Marrano • Stefano AndreaLanza • Giovanni Mauriello • Angelo Noviello • AntonioPalmiero • Elena Scarici • Maria Rosaria Soldi • AngeloVaccarella.

Gli interventiGaetano Errico e l’amore per i poveri 2

A Santa Lucia a Monte riaperto il Sacrario 4

Il Movimento cristiano lavoratori a convegno 5

AC, laboratorio di formazione per educatori 6

Federalismo fiscale: opinioni a confronto 10

Quinta edizione per il “Premio Siani” 12

Tutelare l’Abbazia di San Michele a Procida 13

Il disciplinare per le Confraternite 15

IInn mmiissssiioonnee aa CCoorriinnttooGaetano Di Palma

Era l’anno 51 d.C. quando Paolo arrivò a Corinto. Ormai si trovavain Europa da un po’ di tempo e aveva sperimentato la prigione e laflagellazione a Filippi, la fuga da Tessalonica e da Berea a causadell’ostilità dei giudei, la delusione all’Areopago di Atene. Perciò,l’apostolo decise di recarsi nel capoluogo dell’Acaia, nome che iromani diedero alla provincia che comprendeva gran parte dellaGrecia.Corinto, antica e nobile città greca, era stata saccheggiata edistrutta dai romani nel 146 a.C. perché aveva capeggiato la Legaachea; Giulio Cesare l’aveva fatta ricostruire nel 44 a.C.,chiamandola Colonia Laus Iulia Corinthiensis e popolandola conschiavi affrancati e veterani latini. La ricchezza di questa cittàproveniva dai commerci marittimi, dai giochi istmici, celebrati ognidue anni e secondi solo a quelli di Olimpia, da varie attivitàartigianali, a cui si aggiungeva la fama di “luogo di perdizione”: ilcommediografo Aristofane (sec. V a.C.) inventa il verbokorinthiázesthai per intendere “fornicare” e Platone scrive korinthiakore (“ragazza corinzia”) per indicare “prostituta”.Come suo solito, Paolo prese contatto con la comunità giudaica,

nella quale incontrò una coppia di coniugi, Aquila – giudeooriginario della regione turca sul mar Nero, il Ponto – e Priscilla,anch’ella giudea, ma con nome latino. Costoro erano stati espulsida Roma per un provvedimento dell’imperatore Claudio, insieme airesponsabili delle comunità ebraiche (cf. At 18,2-3), tra i quali vierano stati contrasti a causa della predicazione cristiana (Svetonio,Vite di dodici Cesari: Claudio 25).Con il loro sostegno e l’aiuto di Sila e Timoteo che lo raggiunsero,l’apostolo annunciò che Gesù è il Cristo, ma dovette abbandonarela sinagoga di fronte alle contestazioni (At 18,6). Fu costretto,allora, ad affittare una sala nella casa di un “timorato di Dio” diorigine latina, Tizio Giusto, dove proseguì la sua predicazione,seguita anche da ebrei, come Crispo, il capo della sinagoga (At 18,7-8). Per il successo della missione, Paolo fu deferito dalla comunitàgiudaica al proconsole, fratello del filosofo Seneca, Lucio GiunioGallione, che resse la provincia d’Acaia tra il 51 e il 52. At 18,12-17narra che Gallione non manifestò alcun interesse per le accuse deigiudei e cacciò tutti. Paolo completò la sua predicazione e partì (At18,18-23). Era rimasto a Corinto un anno e mezzo.

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Vita ecclesiale Nuova Stagione2 • 5 OTTOBRE 2008

L’amore di Gaetano Errico per i pove-ri ha origini lontane. Mamma Mariaè stata la sua maestra. La minestra

cucinata in casa è sempre abbondante. Il piùserve per i poveri. C’è una vecchia che giraper il paese chiedendo l’elemosina. Se l’in-contra, andando a scuola, Gaetano le donala sua merenda. Quando è seminarista: “do-po lo studio andava a visitare gli infermi nel-l’ospedale degli Incurabili e portava loro del-la frutta che comprava col denaro che supe-rava dalla sua colazione. Ciò praticava nonsolo nell’ospedale degli Incurabili, ma anchenel nostro paese di Secondigliano”.

Ordinato sacerdote, il suo amore divie-ne “passione” per l’uomo, specie se poveroe malato. I bisogni sono tanti: poveri, mala-ti, moribondi, operai e artigiani in crisi oc-cupazionale, ragazze in difficoltà, carcerati,condannati a morte, famiglie minacciate disfratto, studenti bisognosi di aiuto e, comese non bastasse, i colerosi durante le epide-mie del 1836 e del 1854. Nessuno dei biso-gni sfugge alla sua attenzione. E nessuno re-sta senza risposta. Ci limitiamo alla presen-tazione di alcuni fatti emblematici.

Spesso capita di vedere poveri che indos-sano i suoi indumenti. “S.Alfonso de’ Liguori vendette an-che l’anello vescovile per soc-correre i poveri, e io, non ho l’a-nello, do ai poveri quello cheho”: così risponde a chi gli fanotare che la sua carità è “esa-gerata”. Frequentemente dinotte è in giro per assisteremalati e moribondi. La cosa èpericolosa, specie durante iperiodi, piuttosto frequenti, dilotte e di sommosse.Qualcuno, preoccupato, cercadi dissuaderlo e di impedir-glielo. Fa sapere in giro di nonbussare alla porta. Basta tira-re qualche sassolino alla suafinestra…

Abitualmente “soccorrevatutti i bisognosi con elargizio-ni in denaro, ma ciò faceva insegreto. Esercitava tante operedi carità, ma quando gli si chie-deva qualcosa in merito, cam-biava discorso”. Per gli affilia-ti alla Carboneria, Gaetano èun osso duro. Non li teme e aviso aperto combatte i loro errori. “Se ci tie-ni per la vita - gli mandano a dire – smettiladi sparlare della setta”. “Non posso e non te-mo le vostre minacce”: è la risposta. “Se vo-lete uccidermi, fatelo pure. Sarà per me una

gran fortuna morire per difendere i diritti del-la religione e della fede. Volete proprio che vidica la verità? Voi siete nemici della Chiesa edell’anima vostra. Perciò la smetterò di par-lare soltanto quando vi vedrò abiurare la set-ta e, pentiti, riconciliarvi con Dio”.

Dalle minacce passano ai fatti. Una sera,con uno stratagemma, lo attirano in apertacampagna e lo percuotono violentemente ai

fianchi con sacchetti di sabbia; lo colpisco-no anche al mento con un “bastone di nervidi bufalo, armato di chiodi”. Ma lui non de-morde. Decidono di eliminarlo. E assolda-

no un delinquente. Si chiama GiuseppeScippa. In paese è conosciuto come“Pelliccione”. Gaetano, in un pomeriggiodomenicale, è in giro per il paese a racco-gliere la gente da condurre in chiesa. Dietroun portone, armato di coltello, lo attendePelliccione. Qualcuno lo ha notato e avver-te Gaetano, che per nulla intimorito varca ilportone , disarma l’attentatore e lo abbrac-

cia. Quando pelliccione si am-mala, è lui a farlo ricoverarepresso l’ospedale degliIncurabili, a visitarlo tutti igiovedì e a provvedere, finchévive, a tutte le necessità. E, co-noscendo Gaetano, possiamosupporre, fondatamente, chesia riuscito anche a spedirlo inparadiso.

Per aiutare i poveri ricorrea piccole astuzie. Saranno glistessi beneficiati a rivelarledopo la sua morte. Spesso in-vita a tavola persone che pre-senta ai suoi confratelli comeamici o benefattori. Sono, in-vece, “ricchi decaduti”.Quando è lui a raccogliere leofferte in chiesa, si nota, alrientro in sacrestia, che nelvassoio mancano quasi deltutto le monete di maggior va-lore. Le ha usate per dare il…resto a chi, d’accordo con lui,ha deposto nel vassoio unamoneta di poco valore. A chisi vergogna di elemosinare èlui stesso a suggerire un truc-

co. Basta che s’inchini a baciargli la mano,e senza che nessuno se ne accorga, il dena-ro passa da una mano… all’altra.

* Missionario Sacri Cuori

L’amore di Gaetano Errico

per i poveridi Antonio Palmiero*

Verso la canonizzazione del Beato di Secondigliano

Esagerare in carità(a. p.) Quando la Con-

gregazione comincia il suocammino che sembra pro-mettente, sono i suoi stessi re-ligiosi a consentirgli di dimo-strare quanto ami i fratelli.Inviano un ricorso in Curianel quale suggerisce che il“Fondatore accoglie, con trop-pa facilità, aspiranti che o nonfanno buona riuscita o abban-donano la Congregazione” eche “La comunità di Secondi-gliano è amministrata da don-ne”. Le accusa nascono siadalle vedute rigoriste di qual-che confratello, sia dall’intol-leranza di qualche altro ver-so il sacerdote FrancescoBarbato e sua sorellaBonaventura “monaca di ca-sa”. Entrambi, fin dagli inizidella fondazione, sono am-miratori di Gaetano e ne so-no diventati collaboratori.Don Francesco insegna aigiovani studenti Filosofia eTeologia e sua sorella cura ilbuon andamento della casacon un modo, per la verità, unpo’ autoritario. Convocato inCuria, gli viene contestato ilricorso. “Se lei, Monsignore,

mi accusa che la fondazionenon è opera di Dio, torno aSecondigliano, chiudo tutto e leporto le chiavi” è la risposta diGaetano. Bastano queste pa-role per convincere e conver-tire mons. Bavarese, Segreta-rio del clero, che aveva famadi duro. Il ricorso viene conse-gnato a Gaetano, che legge inomi. Nessun risentimento,nessuna animosità, nessunavendetta. Qualcuno dei firma-tari, per vergogna, progetta dilasciare la Congregazione.Gaetano lo dissuade. E, neiconfronti di tutti, conferma lasua stima e il suo affetto.

Sono i fatti a dimostrareche chi è capace di “cambiarediscorso” suggerisce “truc-chi” e ricorrere ad “astuzie”,“perdonare” in un certo mo-do, non ritenere mai “esagera-ti” i gesti di amore, … non hamai considerato, né vissutol’amore verso il prossimo co-me un abito da cerimonia daindossare in determinati gior-ni o da esibire in particolaricircostanze. Come capita divedere fare e, forse, anche difare.

La stanza del Beato

Gaetano Errico

Gaetano Errico si prende curadegli ammalati poveri

Interno del Santuario

Chiesa frequentatada Gaetano ErricoSS. Cosma e Damiano

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Primo piano ChiesaNuova Stagione 5 OTTOBRE 2008 • 3

Venerdì 26 settembre scorso, presso la Basilicadell’Incoronata Madre del Buon Consiglio a Capodimonte, si èsvolto il primo dei tre incontri del convegno catechistico dioce-sano 2008, che quest’anno ha cometema: “Il Vangelo di Cristo: una pro-posta coinvolgente”. Ha aperto il la-vori don Antonio Cannatelli, diretto-re Ufficio Catechistico e parroco diSanta Maria della Misericordia aPorta Grande a Napoli, che dopo i sa-luti iniziali ha introdotto l’argomen-to dell’incontro, dedicato alle moda-lità attuali e alle nuove proposte dicatechesi agli adulti.

Nell’ambito della trasmissionedella fede bisogna trovare oggi dellemodalità corrette, perché non è piùsufficiente utilizzare soltanto dei con-tenuti importanti. «E poiché la pasto-rale è il prolungamento nel tempo e nel-lo spazio dell’azione redentrice di GesùCristo - ha sottolineato don Cannatelli- non possiamo non adeguare i nostrimetodi (e la catechesi è anche un me-todo), al nostro tempo e al nostro spa-zio».

Se la catechesi per gli adulti, percerti versi, non è partita in tante par-rocchie italiane e della nostra dioce-si, è perché non abbiamo ancora cor-rettamente incrociato l’adulto, chequando ascolta la parola “catechesi”,immediatamente pensa a qualcosa per i bambini. Quello che man-ca nell’incontro con gli adulti è una modalità di rapporto alla pa-ri, perciò bisogna aiutare gli operatori a capire come ristabilirecon loro un contatto corretto. «I catechismi - ha poi concluso ilDirettore dell’Ufficio Catechistico - sono strumenti che esigono me-diazione. La mediazione è fatta dalla catechesi, ma soprattutto daicatechisti, che hanno abbracciato con entusiasmo l’invito di Gesùad andare e ammaestrare». Ma non si può fare annuncio senza un

minimo di preparazione o pensando di potersi riferire semplice-mente a dei testi, l’annuncio, la catechesi ha bisogno di una espe-rienza, che si fa innanzitutto all’interno di una comunità parroc-

chiale. Nel convegno è intervenuto anche

padre Rinaldo Paganelli, docente allaUniversità Pontificia Salesiana diRoma, che ha parlato dei fondamen-ti e le tecniche della catechesi per gliadulti. «Le persone adulte hanno giàuna propria visione della realtà e unastrutturazione personale ben definita,e questo dato, apparentemente sconta-to, non è sempre tenuto in debita con-siderazione», ha detto il sacerdote escrittore dehoniano, «perché si posso-no assimilare i destinatari della forma-zione al servizio che essi stessi svolgo-no». Ha poi spiegato come lo studiodel modo di apprendere dell’adulto sibasa su alcuni presupposti diversi dalmodello pedagogico, dove si crea di-pendenza nei confronti del formato-re. Nel modello andragogico, invece,il formatore fa in modo che le perso-ne assumano sempre più responsabi-lità nel loro apprendimento senzacreare dipendenza. «Perché il proces-so di apprendimento sia efficace - hainfine sottolineato padre Paganelli, èimportante considerare alcune condi-zioni: quella della maturità del singolo

soggetto, della necessità di cogliere le diversità degli individui e del-la gratuità del processo formativo».

Formare e formarsi ad una fede adulta. Ci sono tanti modi diintendere il significato della parola “formazione”. Allora pensan-do al nostro ministero di essere catechisti, poniamoci una doman-da: credo profondamente che tutta la mia vita è basata sull’an-nuncio del vangelo, oppure mi limito ad essere impegnato soloun’ora a settimana?

Presso la Basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglioa Capodimonte il Convegno Catechistico

Il Vangelo di Cristo una proposta coinvolgente

servizio a cura di Angelo Vaccarella

Come ogni anno, in occasione dell’a-pertura dell’anno catechistico, ri-torna la celebrazione del

“Mandato” che, oltre a stabilire e ad espri-mere lo stretto legame ecclesiale tra ilVescovo e i suoi catechisti, mette in evi-denza l’urgenza di annunciare il messag-gio del Vangelo attraverso una fede ope-rante e l’approfondimento di nuove meto-dologie. Ha presieduto la celebrazione ilVescovo Ausiliare dell’arcidiocesi diNapoli, S.E. Mons. Antonio Di Donna, es-sendo il Cardinale Crescenzio Sepe in pel-legrinaggio ecumenico a Mosca.

La celebrazione del mandato è avve-nuta quest’anno in un contesto ricco di si-gnificati: “Siamo nell’anno paolino, siamoalla vigilia del sinodo dei vescovi, ha dettoMons. Di Donna all’inizio della sua ome-lia, che mette proprio la Parola di Dio nel-la vita e nella missione della Chiesa al cen-tro della sua riflessione, siamo all’indoma-ni della consegna che l’Arcivescovo ha fat-to alla Diocesi del nuovo piano pastorale”Organizzare la Speranza”.

Poi il Vescovo ha richiamato l’attenzio-ne dei catechisti presenti sull’importanzadella catechesi, che deve essere vissuta in-nanzitutto con fedeltà nella propria vitaprima di essere annunciata. La catechesiè educazione della fede, e la fede dipendedalla predicazione, dall’ascolto dellaParola. La via ordinaria per giungere allafede è dunque l’ascolto della Parola e l’ob-bedienza alla Parola che è stata proclama-ta, anche se il Signore nella sua misericor-dia ha pure altre vie, straordinarie, ecce-zionali, per chiamare alla fede gli uomi-ni, e lo stesso Paolo ne è testimone diret-to sulla via di Damasco. La catechesi ap-

partiene dunque a questa via ordinaria delcammino delle nostre comunità, appar-tiene a quella pastorale ordinaria che nonfa rumore e non è sotto i riflettori. “Nonappartiene ai grandi eventi eccezionali, purnecessari per annunciare il Vangelo, ha ri-badito S.E. Mons. Di Donna, ma appartie-ne a quella via nascosta, umile, quotidia-na, che assicura una fede maura, adulta,robusta. Senza la catechesi nelle diverse età,senza il cammino di fede intorno allaParola di Dio, ci sarà sempre il legittimodubbio che la fede sia una fede adulta e ma-tura. Probabilmente senza la catechesi saràuna fede debole, folkloristica, devozionale,intimistica, sensazionale, basata su emo-zioni e forti esperienze. Ma poi a contattocon la vita di ogni giorno questa fede, fon-data solo sulle così dette esperienze forti,ma non sostenuta dalla catechesi di ognigiorno, questa fede è destinata a crollare”.

Infine Mons. Il Vescovo Ausiliare, havoluto sottolineare il valore del dono e del-la gratuità su cui si fonda il servizio delcatechista che è chiamato ad educare del-la fede. “Spendere la propria vita, parte delproprio tempo, della propria intelligenza ecompetenza, gratuitamente, è un valore chenon deve essere perduto nella comunità cri-stiana”.

Dunque non si tratta di cambiare ilcontenuto della fede, quanto piuttosto dirivoluzionare il modo di proporlo. Avereil coraggio di aggiornare il linguaggio, ilvocabolario e di togliere dalla nostra ca-techesi ogni parvenza di scuola, di model-lo scolastico, ed imparare un modo nuo-vo di comunicare, affinché si riduca la di-stanza che separa a volte la nostra cate-chesi dalla vita di ogni giorno.

Con il Vescovo ausiliareMons. Antonio Di Donna

Il rinnovodel

“Mandato”

La famiglia e l’iniziazione cristianaSempre nella stupendaBasilica dell’Incoronata Madredel Buon Consiglio aCapodimonte, si è svoltolunedì 29 settembre il secondoincontro del convegno daltema “La partecipazione dellafamiglia alla iniziazionecristiana dei ragazzi”. Nel suointervento d’apertura donAntonio Cannatelli, hasottolineato «la differenza trapedagogia (formazione deibambini), e andragogia(formazione degli adulti). Ibambini vengono formatidall’alto pedagogo, siagenitore, che insegnante, checatechista. L’adulto, invece,viene aiutato a cercare in sestesso le motivazioni che locondurranno ad una vitanuova in Cristo».Subito dopo è intervenutopadre Wlather Ruspi, direttoredell’Ufficio CatechisticoNazionale, che ha affrontato iltema: “Una Chiesa ascolta,valorizza e nutre la famiglia,partecipe nell’educazione aifigli”. «Non possiamo relegarela formazione alla fede allaparrocchia - ha detto Mons.Ruspi - perché l’ambito in cuisi vivono concretamente lecose è la famiglia». Allo stesso tempo peròguardando le famiglie oggi sirimane sconcertati dalla lorofatica, sul piano educativo, adaccompagnare i loro figli emolto di più sul pianoreligioso. Si tratta allora ditrovare il modo perriconoscere questa originaria ecosì profonda autenticità cheha la famiglia nell’educare ifigli anche nell’aspettoreligioso. «Questo fa parte delmatrimonio, fa parte delsacramento - ha continuatoil direttore dell’Ufficiocatechistico nazionale - manello stesso tempo la chiesadeve scoprire il modo per starecon le famiglie, per entrarenelle loro situazione di vita,per trovare la comunicazionesugli aspetti di fede in unmodo molto semplice, e perindicare loro come tantiaspetti del vissuto quotidiano,sono un’apertura, sono ilprimo passo per parlare difede». Riscoprire dunque la famigliacome luogo privilegiato dove ilVangelo sia ancora narratoancora dai genitori. «Lasituazione delle famiglie - hapoi concluso mons. Ruspi -esige da parte della comunitàecclesiale e dei suoi operatoriuna maggiore responsabilitàper venire incontro alla diffusacrisi di incidenza educativa. E’indispensabile, quindi,ricercare il coinvolgimentodelle famiglie, di alcuni suoimembri o di personestrettamente legate ad esse».

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Vita ecclesiale Nuova Stagione4 • 5 OTTOBRE 2008

qui che hanno fino a pochissimo tempo fariposato le spoglie di due co-patroni diNapoli: Santa Maria Francesca delleCinque Piaghe e San GiovanGiuseppe del-la Croce, entrambi legati in vita, nella pre-ghiera, alla parrocchia del corso VittorioEmanuele. Ora, dopo accurati lavori di re-stauro, è stato possibile riconsegnare alculto dei fedeli il Sacrario dei Venerabili edei Servi di Dio: esempi di santità france-scana che al di là della loro storica e straor-dinaria testimonianza continuano ad es-sere destinatari di invocazioni, di richie-ste di intercessione e di diffusa venerazio-ne popolare. Alla celebrazione, tra l’altro,hanno partecipato anche pellegrini prove-nienti da Frattamaggiore, Casacatello e daSarno, città, quest’ultima, di fra’ BerardoAtonna, Venerabile i cui resti mortali ri-posano anch’essi nella chiesa.

Monsignor Di Donna, alla fine della ce-lebrazione, ha benedetto il Sacrario e in-vitato i fedeli a impegnarsi anch’essi comelavoratori della vigna del Signore. A nonmollare nelle difficoltà. Apprezzando l’at-tività della parrocchia di Santa LuciaVergine al Monte anche in relazione allosforzo di integrazione sociale operato nelsegno di un raccordo stretto con i Quartierispagnoli, sui quali l’ex convento francesca-no si affaccia, come uno dei presidi pasto-rali più avanzati in un’area assillata da mil-le problemi.

*Parroco di Santa Lucia al Monte

Punto di riferimentoper il quartiere

di Stefano Andrea Lanza*

Appena eletto Papa, Benedetto XVIesordì proclamandosi umile lavora-tore della vigna del Signore. Lo stes-

so passo del Vangelo è stato commentatosabato 20 settembre scorso da monsignorAntonio Di Donna, vescovo ausiliare diNapoli, nella celebrazione officiata nellaparrocchia di Santa Lucia al Monte aNapoli in occasione della riapertura delSacrario, contenente le spoglie mortali diquindici frati francescani, tra Venerabili eServi di Dio, testimoni della pura santitàdel luogo. «Certo - ha tenuto a sottolinearemonsignor Di Donna nel corso della suaomelia - il padrone, nella parabola, decidealla fine di dare lo stesso denaro a chi avevalavorato sin dalle prime ore e a chi, invece,non trovando in precedenza occupazione,aveva lavorato soltanto poco tempo alla suavigna. Quello che ci insegna la parabola ètutt’altro che la parzialità di un Dio ingiu-sto: è un Dio vero, che interviene sull’invi-dia e sulla gelosia, chiedendo a chi aveva la-vorato di più se offrendo lo stesso compen-so agli altri sarebbe venuto meno al pattoconcordato in precedenza. Costringe, dun-que, chi recrimina a esibire la propria invi-dia, a esporre la propria condizione di disa-gio dettata dalla gelosia verso l’altro. Sicchédecide di andare oltre il valore della merito-crazia e della giustizia umana, badando so-prattutto alla necessità degli uomini. Al bi-sogno. All’urgenza. Essere giusti significanon soltanto dividere in parti uguali, ma te-ner conto delle necessità di tutti. Come hafatto, per esempio, un testimone dei nostritempi come don Milani con la sua scuola diBarbiana».

Santa Lucia al Monte accolse il primonucleo dei frati alcantarini provenienti dal-la Spagna a metà del ‘500. Quindi, da oltrecinque secoli è diventato più di un luogo diculto, avendo attratto la vocazione france-scana e la devotissima dedizione alla pre-ghiera di decine e decine di confratelli. È

A Barra la Titolazione

dell’Aula liturgica della Casa del fanciullo

alla Beata Suor Maria della Passione

La santitàper il popolo

di Aldo Cozzolino

Il quartiere napoletano di Barra, noto nel suo circondario per unaantica tradizione folcloristica quale la “ballata dei gigli”, in questi gior-ni è stato protagonista di un evento importantissimo, dal punto di vi-sta ecclesiale comunitario, quale la Titolazione dell’Aula liturgica, fa-cente parte della struttura parrocchiale “Casa del Fanciullo” edificatada mons. Michele Barbato di antica ma sempre attuale memoria, allaBeata Suor Maria della Passione della Congregazione Suore Adoratricidell’Eucaristia in San Giorgio a Cremano.

Tutto l’evento ha avuto luogo attraverso lo svolgimento di un triduocostituito da una solenne Adorazione Eucaristica tenutasi il giovedìprecedente e, il venerdì, da un’approfondita meditazione sulla ViaCrucis. La partecipazione della comunità parrocchiale è stata attentae numerosa in ambedue le giornate, animate dalle suore dell’Ordine in-tervenute in gran numero e ben liete e riconoscenti, per questa inizia-tiva del parroco don Enzo Gallesi, di intitolare ad una loro consorellal’Aula liturgica.

Il triduo ha poi avuto il suo culmine sabato 20 settembre alle ore18,30 quando la comunità parrocchiale di Maria SS. di Caravaggio maanche tutto il territorio barrese, ha vissuto un intenso momento di pre-ghiera nella solenne Concelebrazione eucaristica presiedutadall’Arcivescovo metropolita di Napoli, Cardinale Crescenzio Sepe cuihanno partecipato, oltre naturalmente al parroco, numerosi sacerdotidel IX Decanato, tra i quali i Vicari Episcopali don Gaetano Romanoe don Adolfo Russo, il Decano don Ciro Miniero ed i Padri Domenicanidel convento insistente sul territorio parrocchiale. Numerosa la rap-presentanza delle Congregazioni di religiose, con una foltissima pre-senza di suore e novizie delle Adoratrici dell’Eucaristia accompagnatedalla Superiora Generale Suor Floriana e da Suor Giovanna, Superioradella Casa in cui sono conservate le spoglie mortali della Beata Mariadella Passione.

Per l’occasione, la Superiora Generale ha voluto donare alla comu-nità parrocchiale, come segno di comunione, un reliquario contenen-te alcuni frammenti ossei della beata, posti alla venerazione dei fedeli.Nel corso della celebrazione, animata e sorretta da un generoso e pre-

parato Coro, sotto la guida premurosa ed esigente del maestro EnzoVitiello, coadiuvato dal responsabile Enzo Carraturo, è stato scoperto,da parte della Superiora Generale, un dipinto raffigurante la BeataMaria della Passione, opera del pittore Gioacchino Vellutino e offertoalla comunità dal parroco don Franco Perna della limitrofa parrocchiadell’Incoronata Madre della Consolazione.

Nel saluto che il parroco ha rivolto al Cardinale, non è mancato l’ac-cenno alle virtù di questa beata, “onore e vanto del popolo barrese” cheha fatto dell’ideale della propria vita la conformazione a Cristo sofferen-te in favore dell’umanità e la risposta puntuale ad una vocazione natanella propria fanciullezza: farsi “munacella”.

Anche il Cardinale, prendendo spunto dalla Liturgia della Parola,ha indicato nella Beata il modello da seguire per ogni cristiano, averecioè il coraggio e la perseveranza nell’adesione a Cristo che chiama tut-ti, ciascuno a suo tempo, perché edifichino la Chiesa con la varietà deicarismi che lo Spirito Santo suscita per il bene comune. Personalmente,mi piace accostare la risposta di vita della Beata a quella della VergineMaria all’annuncio dell’angelo. Come Maria nella sua condizione ver-ginale, pur non comprendendo, ebbe fiducia che avrebbe partorito ilFiglio di Dio, così la Beata Maria della Passione, al secolo Maria GraziaTarallo, obbedì ai genitori acconsentendo a sposarsi pur nutrendoprofondamente il proposito di consacrare la propria verginità a Dio.

Al termine della celebrazione, uscendo dall’aula liturgica ilCardinale è stato accolto da una serie di fuochi pirotecnici, segno del-la gioia per l’evento vissuto, ed è stato sommerso dal “bagno di folla”cui ci ha abituati, testimonianza di quel calore ed affetto umano che satrasmettere a quanti incontra personalmente e comunitariamente.

Nei locali parrocchiali il Cardinale si è complimentato con il grup-po dei ministranti e con i componenti del coro, avendo per ciascuno diloro parole di esortazione al servizio della Chiesa e della comunità, in-trattenendosi per un breve momento di festa con il quale si è voluto sot-tolineare il clima di fraternità e di gioia nell’essere stati partecipi di unmomento salvifico per il territorio cittadino e per la comunità ecclesia-le di Barra.

A Santa Luciaal Monte

la riapertura del Sacrariocontenente

le spoglie mortalidi quindici

frati francescani

APPUNTAMENTI

Santissimo Redentore alCorso Vittorio Emanuele

Sabato 4 ottobre, festività diSan Francesco d’Assisi, alle ore19, nella parrocchia delSantissimo Redentore al CorsoVittorio Emanuele, concerto peril ministero sacerdotale del rev.doparroco don FrancescoMercurio.

L’evento musicale è curato dalmaestro Giuseppe Balzano.Soprano del Teatro San CarloEmma Viscardi Cerza

Solennità di SantaMaria Francesca delleCinque Piaghe

Domenica 5 ottobre. Ore 17,benedizione dei bambini. Ore 18,Santa Messa. A seguire: transitodi Santa Maria Francesca.

Lunedì 6 ottobre: Solennità diSanta Maria Francesca delleCinque Piaghe. Sante Messe alleore 7.30, 8.30, 9.30, 10.30, 12, 17.Nella Casa della Santa alle ore 9,10, 11, 12. Alle ore 18, celebrazio-ne presieduta da S. E. Mons.Antonio Di Donna, Vescovo ausi-liare di Napoli.

Il Santuario è aperto, per tut-to il mese di ottobre, anche di po-meriggio per l’accoglienza di pel-legrinaggi, parrocchie, fraternitàe devoti. Sante Messe alle ore 7.30e 9.15. Giorni festivi ore 7.30,10.30, 12. Ore 17.30 SantoRosario. Ore 18 Santa Messa.

Ufficio MinistriStraordinaridella Comunione

Questo il calendario dei pros-simi incontri decanali 2008. XIdecanato – giovedì 9 ottobre –Parrocchia San Paolo a Casoria –ore 17.15-19.30. XIII decanato –giovedì 30 ottobre – SantuarioMaria Santissima del BuonConsiglio a Santa Maria la Bruna– ore 17.15-19.30. IX decanato –giovedì 6 novembre – ParrocchiaSanti Pietro e Paolo a Ponticelli –ore 17.15-19.30. XII decanato –giovedì 27 novembre – Luogo dastabilire – ore 18.15-20.30. I de-cani, i parroci e i superiori degliistituti religiosi saranno avvisatiper tempo sulle modalità dell’in-contro.

Chiesa del Gesù NuovoTerzo mercoledì del mese, in-

contro mensile di preghiera deimalati con San GiuseppeMoscati. Il prossimo appunta-mento è per mercoledì 15 otto-bre, a partire dalle ore 16. Alle ore17, celebrazione della SantaMessa, i padri sono disponibili adaccogliere i fedeli che desideranoricevere il Sacramento dellaPenitenza.

Apostolatodella Preghiera

Giovedì 16 ottobre, alle ore16.30, presso il SantuarioDiocesano del Sacro Cuore, inlargo Caterina Volpicelli allaSalute, inizio del nuovo anno pa-storale dell’Apostolato dellaPreghiera. Adorazione, SantaMessa e relazione programmati-ca delle attività.

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Attualità ecclesialeNuova Stagione 5 OTTOBRE 2008 • 5

Un corso di progettopastorale in San PietroApostolo a Portici

“Nuovaimmaginedi parrocchia”La parola del Concilio sullaChiesa può essere recepita etradotta in un’immagine storica,in un progetto o modello diChiesa? È possibile disegnareuna prospettiva armoniosa eglobale che unifichi persone egruppi, servizi ed esperienze,itinerari specifici eorganizzazione in un dinamismoevangelizzatore comune? E se sì,come avviene questo processo?Quali sono le tappe, i momentichiave, le leggi attraverso le qualiquesto avviene?Presso la parrocchia di SanPietro Apostolo a Portici, dal 3 al7 novembre prossimo, sisvolgerà un corso per tutticoloro che sentono questiinterrogativi. L’iniziativa èrivolta, in particolare, aipresbiteri, responsabili deldiscernimento pastorale perchénelle loro comunità si edifichi laChiesa della comunione e dellasperanza. Perché la nostra generazionecristiana può vivere la suafedeltà religiosa a Dio eall’umanità di oggi se si faresponsabile, alla radice e comesenso di tutto, di quell’immagineunitaria di Chiesa che fonda econtiene ogni carisma e ogniministero, chiamati, a loro volta,a edificare la Chiesa.Il corso si propone di presentaree approfondire, a partire dalladottrina conciliare sulla Chiesa,un progetto pastorale cheesprima e serva la comunioneorganica e dinamica di tutto ilpopolo di Dio come comunitàarticolata, attorno al presbitero,nella Chiesa locale, in unitinerario catecumenalepermanente e di offrire leindicazioni metodologiche perrealizzarlo richiamando laspiritualità mariana che ispira esostiene tutta la proposta.Queste le articolazioni dellelezioni: il senso teologico-pastorale dell’evangelizzazione ela spiritualità della speranza;impostazione del problemapastorale della chiesa, oggi; lediverse condizioni dell’esserecomunità, il conseguenteprogetto ideale di parrocchia e leopzioni in esso contenute; laconcezione di pastoralesoggiacente al progetto; senso eidea generale del metodo perl’analisi e la diagnosi, con unesercizio sugli ostacoli e sullepotenzialità; criteri e politichepastorali; sguardo generalesull’itinerario di fede del senso emetodo della programmazioneannuale.Le lezioni hanno inizio alle ore8.30 e terminano alle ore 18.30di ogni giorno (il venerdì alle13). Per ulteriori informazioni eper iscrizioni al corso è possibilecontattare Saverio De Vito(081.48.42.60 – 347.464.22.60)o direttamente la parrocchia diSan Pietro Apostolo in viaMadonnelle 13, Portici(081.775.26.36).

Dalla strage della Tyssen in poi è tutto unrosario di morti bianche: Palermo, Napoli,Roma, Torino e Milano. Dal Nord all’avanguar-dia, orgoglioso del “rispetto delle leggi” alprofondo, povero, Sud. Nessuno può dirsi sen-za peccato. Più di mille morti sul lavoro in Italiasolo nel 2007, «mentre 30 mila gli infortuni –denuncia Carlo D’Amato dirigente Inail – nel-la sola Campania» è questo il triste bilancio delquale si è discusso, nel corso della tavola ro-tonda “La sicurezza sul lavoro, un diritto di tut-ti per un dovere comune” promossa dalMovimento cristiano lavoratori, tenutasi, loscorso 27 settembre, al circolo ufficiali dell’e-sercito, in piazza Plebiscito. L’Italia, infatti, èdi gran lunga il Paese europeo dove si muoredi più sul lavoro a fronte di 678 casi inGermania e 662 in Spagna i numeri delBelpaese sono, purtroppo, ben più importan-ti.

«Momenti come questo – ha sottolineatoRoberto Milaneschi, vicedirettore generale delPatronato Sias e componente della Presidenzanazionale Mcl – sono necessari, perché servonoa tenere accesi i riflettori sui tanti drammi chesi sono consumati negli ultimi anni.Formazione e informazione sono tra le prioritàdell’Mcl per costruire un’autentica cultura deicomportamenti. Diffondere sempre più larga-mente la conoscenza e la consapevolezza dellagravità del fenomeno infortunistico, serve ad af-fermare una solida cultura della prevenzione edella sicurezza».

In buona sostanza l’appello che l’Mcl lan-cia da Napoli è che il governo, il parlamento ele istituzioni locali ed il mondo imprenditoria-le facciano un ulteriore sforzo per curare la for-

Convegno di Mcl sulle morti bianche. 30 mila gli infortuni sul lavoro nella sola Campania

Prevenzione e sicurezzadi Andrea Acampa

mazione dei lavoratori. Tra le iniziative delMovimento è previsto, anche, uno sportello diascolto per i lavoratori che vorranno segnala-re i luoghi di lavoro dove mancano le norme disicurezza. Una delle proposte emerse nellamattinata di dibattito, e che trova ampi con-sensi, è quella della premialità alle aziende che,– spiega Marco Esposito, docente di Diritto dellavoro alla Parthenope, «dovrebbero essere in-centivate se tutelano i lavoratori e fanno preven-zione». «In fondo – aggiunge Mario DiCostanzo, segretario della consulta delle aggre-gazioni laicali - il tema è quello della legalità per-ché gli infortuni non dipendono da fatalità. Daidati emerge che il 90% delle aziende ispezionatenon è in regola per quanto concerne l’osservan-za delle prescrizioni in materia di sicurezza dellavoro».

«Incontri come questo – continua Di

Costanzo - sono importanti poiché si va al di làdelle enunciazioni e si scende in campo in pri-ma persona come laicato cattolico. Vogliamo te-stimoniare la sensibilità di un movimento spe-cificamente impegnato sul versante del lavoro,con senso di impegno laicale cristianamenteorientato». Dello stesso parere il presidente pro-vinciale dell’Mcl, Michele Cutolo che ha con-cluso: «Il nostro movimento, infatti, che metteal centro la persona, promuove la sussidiarietà,la responsabilità sociale ed il ruolo della famigliain ossequio alla dottrina della Chiesa, non puòessere sordo ed assistere passivamente a talegrande tragedia sociale. Da un analisi che abbia-mo condotto attraverso il nostro centro studi, lemorti sul lavoro sono dovute ad un’assoluta in-capacità ed inefficienza della normale e basilareformazione del lavoratore e delle più elementariregole di sicurezza».

Il Cardinale Sepe in visita alla comunità di San Tarcisio ai Ponti Rossi

«Andate avanti nella vostra fede»di Angelo Noviello*

«Andate avanti nella vostra fede!». È stato questo l’invito del Card.Sepe pronunciato durante l’omelia tenuta domenica 28 settembredurante la Messa celebrata nella sua prima visita alla parrocchia diSan Tarcisio ai Ponti Rossi. «Mi avevano detto che San Tarcisio erapiccola come una conchiglia …» - ha scherzato il presule. Dal 1969infatti, la comunità ha dovuto sempre fare i conti con la limitatezzadegli spazi e con una “chiesina” (così come è chiamata dalla popola-zione) piccola. Nel 1998 è stato ristrutturato un capannone adiacen-te e finalmente è stata costruita la nuova chiesa. Nonostante questoil lavoro pastorale negli anni è sempre stato intenso e le attività nonsono mai mancate, soprattutto sul fronte della carità.

La mensa dei poveri, che il Cardinale ha voluto subito visitare alsuo arrivo, è una realtà portata avanti da tanti volontari, soprattut-to mamme che anche di domenica assicurano la preparazione delpranzo ai circa trenta ospiti che ogni giorno bussano alla porta pertrovare accoglienza. «La mensa - ha detto il Cardinale - è il fiore al-l’occhiello della vostra comunità. È una presenza che incarna il valoredella carità, caratteristica di ogni cristiano perché tutti siamo figli diDio, amati da lui che è carità, amore. Noi siamo stati creati a sua im-magine e somiglianza, non esiste Chiesa senza carità. Dobbiamo “fa-re” le cose in cui crediamo e fidarci di lui, ritornare a lui». Di qui l’in-vito a continuare su questa strada, in un territorio certo non facile,un quartiere di dodicimila anime, «piccola porzione del territorio del-la nostra diocesi», ma con tanta voglia di fare. Una parrocchia natanel 1969, affidata prima alla cura dei Padri Passionisti e poi dal 2001al giovane don Enzo Marzocchi, sacerdote che con grande senso diumanità e fermezza nella fede porta avanti la sua missione di “faresintesi” e di essere padre e guida della comunità.

Un grande attenzione alla catechesi e alla formazione delle gio-vani generazioni, alle coppie, ma anche sostegno agli anziani e la cu-ra della liturgia. Ciò è stato dimostrato anche dai canti che hannoanimato la celebrazione con il Cardinale. Il coro è un gruppo di cir-ca 30 ragazzi che lo scorso anno hanno partecipato all’Agorà dei gio-vani di Loreto, che oltre a cantare vivono con l’aiuto degli educato-ri un cammino di formazione e di crescita.

«Dio non ha paura dei nostri peccati, ha paura invece della nostracaparbietà a non voler cambiare…mai perdere la Speranza di vivereuna vita degna dei figli di Dio». Nelle parole del Cardinale la gioia eil ringraziamento per la calda accoglienza e il saluto che è già un ar-rivederci: «Questa non sarà l’unica volta…ci vedremo spesso…conti-nuate a pregare per me….». L’invito per questa comunità a rinnova-re la “speranza” per andare avanti con forza e a non avere pauraperché «Lui è con noi, ci ama e non ci abbandona…mai!».

* collaboratore della parrocchia San Tarcisio

Piccoli, grandi sognidi Elena Scarici

È un miracolo che si ripete da vent’anni. Con costanza e dedizione.È quello che “operano” quotidianamente i volontari della parrocchia diSan Tarcisio, per la maggior parte mamme, che non fanno mai manca-re il pranzo, buono e cucinato fresco, tutti i giorni, anche di domenicaa circa 30 persone, sole e disperate. Sono commoventi queste signore,le difficoltà e la mancanza di fondi, in tutti questi anni, non le hannomai fatte scoraggiare, rendendo, per contro, un servizio encomiabile inun quartiere dove i problemi non mancano, ma la generosità è tanta eaiutare gli altri, pur nel poco, è uno stile di vita.

La mensa è stata portata avanti con il sostegno di tanti benefattori,il tutto in uno scantinato piccolo e angusto. Chissà che con il temponon si possa sperare in un locale più grande, in una struttura più acco-gliente. Così come viva è la speranza di spazi per i bambini e per i ra-gazzi. I giovani sognano spazi di aggregazione, i bambini vorrebbero gio-care a calcio, gli anziani prendere un caffè in compagnia. Piccoli gran-di sogni che con l’aiuto di tutti possono diventare realtà.

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Vita ecclesiale Nuova Stagione6 • 5 OTTOBRE 2008

Unincontroche cambiala vitadi Virgilio Frascino

Passando lungo la via AppiaAntica, all’incrocio con la viaArdeatina, c’è una piccolachiesa, talmente piccola dasfuggire all’attenzione delpassante distratto. Eretta nelIX secolo, fu riedificata nel1637 per volere del CardinaleBarberini dopo anni didegrado e una devastazioneprodotta da un violentotemporale. Cerchiamo di capire perchéquesta piccola e disadornachiesetta suscita tantointeresse e una profondaemozione. Secondo unepisodio narrato nel libroapocrifo degli Atti di Pietro,San Pietro Apostolo stavafuggendo da Roma persottrarsi alle persecuzioni diNerone, confermando diessere quello che – in unaltro momento di paura e diincertezza – aveva rinnegatoper ben tre volte il suoSignore.Giunto nel punto dove orasorge questa chiesetta, Pietroavrebbe avuto la visione diGesù Cristo. Secondo latradizione l’impauritoApostolo chiese a Gesù:«Quo vadis, Domine?» (Dovevai, Signore?). E Gesùrispose: «Venio Romamiterum crucifiggere» (Vengo aRoma a farmi crocifiggere dinuovo).San Pietro comprese ilrimprovero, tornò indietro edaffrontò con coraggio ilmartirio. Oltre al documentosopra citato, l’episodio èstato tramandato da unaleggenda risalente a fontiapocrife del II secolo e sidiffuse nella tradizionepopolare anche per lasuggestione prodotta da unapiccola lastra di marmoconservata in copia al centrodella piccola chiesa(l’originale si trova nellavicina Basilica di sanSebastiano) sulla qualesarebbe riportata l’improntadei piedi di Gesù.Questa immagine sacra,bellezza divina, che pergenerazioni ha illuminato lafede di tanti cristiani ancoraoggi rialza coloro che sonocurvi verso terra e dona lasperanza a coloro che locercano con cuore sincero.

Da martedì 7 ottobre il laboratorio diocesano di formazione per nuovi educatori

Ac, un cantierea cielo aperto

di Maria Rosaria Soldi

“In una Chiesa missionaria, voi che la amate e la servite sappiateessere annunciatori instancabili ed educatori preparati e generosi”. E’da queste parole, che il nostro Papa Benedetto XVI ci ha consegna-to in piazza San Pietro il 4 maggio scorso, che l’Azione Cattolica diNapoli, vuole ripartire anche quest’anno, avendo cura e attenzioneper la formazione dei nuovi educatori, di tutti quei giovani e adul-ti che sentono di poter essere annunciatori e testimoni di fede peri più piccoli, che vogliono mettersi in gioco e servire con gioia eumiltà la nostra Chiesa. “La for-mazione è il cuore dell’Ac e l’ani-ma del suo impegno missionario.E’ il momento e il luogo in cui in-sieme si ascolta la vita e si interro-ga la fede”. Certi di questo, comedice il Progetto formativo di Ac“Perché Cristo sia formato invoi”, vogliamo dare spazio ad unaformazione laicale ed educativaattenta alla vita delle persone, chesappia motivare ed entusiasmaregiovani cristiani al servizio edu-cativo.

Educatori di Ac non si nasce,ma si diventa… da qui la neces-sità di formare i formatori a cui èaffidata la cura educativa dei ra-gazzi, dei giovani e degli adulti.Sono tanti i giovani che hannochiesto di partecipare al labora-torio formativo di Ac, che inizieràmartedì 7 ottobre presso il Centrodiocesano di Ac. Questo labora-torio, pensato in modo particola-re per chi comincia, per chi è a di-giuno di un’esperienza sia educa-

tiva che associativa, si pone come obiettivo proprio quello di aiuta-re i nuovi educatori a scoprire la propria vocazione educativa, e aviverla secondo il carisma dell’Ac, che è il carisma della Chiesa. Illaboratorio vuole fornire gli strumenti di base che aiuteranno glieducatori a conoscere l’abc dell’Azione Cattolica, la sua storia, lesue scelte, le sue finalità e a comprendere le caratteristiche peculia-ri che deve assumere chi sceglie di rispondere generosamente allachiamata educativa. Tre incontri ad ottobre forniranno le conoscen-

ze di base, a cui seguirà, in parti-colare per i nuovi educatori Acrun weekend formativo in cui sidarà spazio alla conoscenza delcammino formativo Acr svilup-pando tematiche fondamentali,quali l’Iniziazione Cristiana, laCatechesi esperienziale, iCatechismi della Cei, patrimonioindispensabile per chi comincia.“Un cantiere a cielo aperto”, que-sto il titolo che si è voluto dare allaboratorio, un cantiere in cui sistudia e si pensa insieme, si im-para facendo, si progetta e si va-lutano le esperienze, un cantieredove si ha cura della dimensionespirituale, si impara a stare con ilSignore e a guardare la storia e lavita con il suo sguardo, un cantie-re in cui ci si prepara ad essereapostoli del lieto messaggio per ipiù piccoli. E, in linea con la prio-rità pastorale che la nostraDiocesi vuole seguire, un cantie-re in cui si impara a comunicare,educare e vivere la fede.

Se studiamo il Poverello di Assisi tenen-do conto dei suoi scritti e dei preziosissimiDocumenti e della agiografia francescana,ad iniziare dalla vita scritta da SanBonaventura, dalla “Leggenda” del Celano,dallo “Speculum perfectionis”, fino alla ster-minata bibliografia sul Santo, ci conferme-remo sempre più che Francesco fu il poetapiù sublime di altri, in tutte le vicende dellasua vita.

Il suo capolavoro non è miniato su per-gamene, né ha metriche armoniose, ma è ilpoema della sua stessa vita, espressivo poe-ma in tutti i momenti della sua meraviglio-sa avventura terrena, in una continua esor-tazione alla fede, in un incessante anelito diamore, in una pienezza spirituale che rag-giunge qualità estetiche perfette ed una in-contrastabile forza di virtù, che fanno di Luiun simbolo insieme di poesia e di santità.

L’arte e la santità si manifestano sponta-neamente, germogliano per una forza miste-riosa ed insopprimibile. San Francesco, nelpossesso generoso di Dio, sentì l’urgenza dicantare, di pregare, di lodare il Creatore inogni creatura, anche la più piccola, e diven-ne Giullare di Dio. Ed il suo canto, che è in-sieme lirico ed epico, drammatico e didatti-co è soprattutto Evangelizzazione.

Le caratteristiche fondamentali della suaspiritualità hanno le loro radici nella sua fer-missima fede. La gente che correva a frottead ascoltare i suoi sermoni, le sue affasci-nanti parole si trovarono dinanzi ad un pre-dicatore che non annunziava gli orrori del-l’inferno ed il rigore della giustizia divina,ma l’Araldo, il Banditore dell’Amore di Dio.

Il Poverello sapeva bene che con la dol-cezza si conquista facilmente l’umanità. E,seguendo questa via, nessuno come Lui vi-vificò gli ideali del Vangelo. Parlando allemasse con il linguaggio del cuore, insegnòla religione dell’amore, della pace, della fra-

Francesco, speranza del mondodi Michele Borriello

ternità. Fu un geniale intuitivo, capace di com-prendere tutto, un conoscitore profondo delcuore umano.

Da queste doti, che scaturiscono dalla pre-senza della Grazia in Lui, emana la sua inesau-ribile forza di attrazione ed il suo apostolato. Inquesti tempi così bui, perché si sono smarriti ipuri ed eterni valori del Vangelo, non c’è salvez-za se non si ritorna a Cristo con lo spirito di soa-vità, di comprensione, di eroicità di Francesco.È il caso di dire e dirci: torniamo ad Assisi, ad“Ascesi”, per avvertire la presenza del “DivinoBeato”. Per godere anche noi della felice ereditàdi Francesco.

“Sentire” Francesco – non solo in Assisi – è“sentire” Dio, la presenza di Dio. Questa presen-za la sentiva nelle meraviglie del creato, nel so-le, nella luce, nelle stelle con senso altamentemistico e la contemplava nel lebbroso, nell’ulti-mo, nel povero, Lui povero tra i poveri.Qualunque creatura, da sorella acqua a fratellofoco, da sorella morte a frate lupo gli parlava diDio e tutto Egli armonizzava in Dio.

E allora si comprende che la “Presenzadell’Altissimo” nella sua anima costituiva la fon-te della perfetta letizia, che non solo beava Lui

stesso, ma si trasfondeva per mezzo suo almondo.

Il fine era privarsi di tutto per guadagna-re la ricchezza vera, cioè Dio. Ed ecco l’ere-dità di Francesco: la speranza per il mondo,soprattutto quello attuale, perché la speran-za che ci lascia in eredità è la stessa di Cristo.Ora crediamo che nessun uomo, che non fos-se il Figlio di Dio incarnato, abbia lasciatouna così preziosa eredità, fonte di speranzae di pace. Nessun uomo, tranne Cristo, per-ciò, ha avuto sulla civiltà un’influenza cosìprofonda.

Come ai suoi tempi, che pure erano cor-rotti in tutti i ceti sociali, Francesco apparel’uomo mandato da Dio, l’inviato, l’araldo delre della pace.

Come agirebbe Francesco se vivesse nelnostro tempo? Noi crediamo che non si com-porterebbe in modo diverso come nel tem-po della sua vita terrena. Anzi, crediamo cheancora continua ad agire oggi con la predi-ca del buon esempio. Quella della perfettaletizia. Non verrebbe meno al suo matrimo-nio spirituale con Madonna Povertà.

In questo il Serafico in ardore è maestroe modello; Egli ci ha insegnato l’amore piùardente per il Cristo e più ardente per la crea-tura più nobile, l’uomo e per tutte le creatu-re animate ed inanimate. Il Cristo è ad un’al-tezza che può essere inaccessibile,Francesco invece è uno di noi, vilis et despec-tus, come si definiva, simile a noi nella no-stra miseria e nel nostro dolore. Egli è l’e-sempio accessibile, il fratello, il compagnodel nostro tribolato peregrinare. L’amore perLui diventa così fonte del nostro amore perCristo.

E vorrei terminare con dei versi cheesprimono tutta la nostra riconoscenza peril Serafico: «E caro mi sei tu, Santo d’Assisi,e dolce m’è il tuo canto… Fratello di Cristo, fi-glio mio anche tu».

Il calendario degli incontriMartedì 7 ottobre

“Io e l’Azione Cattolica: la mia storia, le mie scelte,la mia esperienza”

Martedì 14 ottobreLe finalità dell’Azione Cattolica:

statuto e progetto formativo

Martedì 21 ottobre“Educatore chi sei e come comunichi:comunicazione e relazione educativa”

Gli incontri si terranno dalle ore 18.30 alle ore 20.30presso il Centro Diocesano di Azione Cattolica

in Via dei Tribunali, 282(Tel. 081.45.48.08)

Sabato 1 e domenica 2 novembre weekend residenzialeformativo per nuovi educatori dell’Acr

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Pastorale e DomenicaNuova Stagione 5 OTTOBRE 2008 • 7

Viaggio attraversogli Istituti ReligiosiFemminili dellaDiocesi

Varietà diCarismiin un soloSpiritoMonacheClarisse CappuccineLa Fondatrice, Venerabile MariaLorenza Longo, nacque inCatalogna nel 1463. SposòGiovanni Longo giusperito dellacorte di Spagna. Dopo pochi annifu resa paralitica da un velenopropinatole da una serva. Nel1506 venne con il marito, aseguito di Ferdinando il Cattolico,a Napoli, dove rimase ben prestovedova. La malattia si prolungòper circa venti anni finché, a 46anni, si recò a Loreto doveottenne una guarigionemiracolosa. Preso l’abito di TerziariaFrancescana, tornò a Napoli dove,con la Compagnia dei Bianchi, sidedicò alle opere di carità e diassistenza dei malati nell’Ospedaledi San Nicola al Molo. Nel 1519incontrò il Cavalier Vernazza chele propose la fondazionedell’Ospedale Incurabili. Conl’aiuto di nobili napoletane(Vittoria Colonna, Maria Ajerbo),ottenne da Roma la carta dellaCostituzione dell’Ospedale, laBolla “Ex Supernae” di ClementeVII. Nel 1529 accolse i fratiCappuccini che con il suo aiutofondarono il loro primo Convento:Sant’Eframo Vecchio. Nel 1533accolse il Padre Gaetano daThiene, che poi diverrà suodirettore spirituale, alloggiandoloagli Incurabili. Il Nuovo Ordinedelle Clarisse Cappuccine adottòla prima Regola di Santa Chiaracon le Costituzioni Collettine. Il21 dicembre 1542 Maria LorenzaLongo morì mentre il suo ordinesi diffondeva in tutta l’Italia e inbuona parte dell’Europa.

Carisma, spiritualità e opereL’ordine delle Clarisse Cappuccineprofessa la regola di Santa Chiaraconfermata da Innocenza IVsecondo, lo spirito e il progettodella Riforma intrapresa dallaVenerabile Lorenza Longo eapprovata da Paolo III con laBolla “Debitum pastorale officii” il19 febbraio 1535.Fedeli alla peculiare vocazione, leClarisse conservano e osservanointegralmente e nel suo pienovalore la Regola di Santa Chiaracome forma costitutiva della lorovita, seguendo quel genuinospirito, che ha sempre avutovigore nell’ordine. Essa scaturiscedal Vangelo che conduce alla vitaevangelica, proponendo «la viadella semplicità, dell’umiltà, dellapovertà».Per essere quindi fedeliall’ispirazione originaria e allatradizione costante dell’Ordine,praticano l’assiduacontemplazione di Dio nel silenzioe nella solitudine, la lodecontinua, l’impegno di aderire aCristo Crocifisso con amore espirito di annientamento.

Alcuniitinerari formativi

di Salvatore Esposito

Il lettore proclama la Parola di Dio

Il lettore è l’ultimo anello nella catena di trasmissione: il profetao l’apostolo parlavano molti secoli fa, le loro parole furono fissate nellibro ispirato, altri le hanno tradotte e preparate per la celebrazione,e ora un determinato lettore la proclama alla comunità. Per quantosia sublime la teologia di Isaia o di Giovanni o di Paolo, se il lettorenon la comunica in modo efficace o se il microfono non funziona,sarà difficile che si stabilisca un dialogo pieno di vita tra Dio e la suacomunità.

La proclamazione della Parola, allora, non può ridursi alla solaazione di leggere bene e distintamente, ma richiede da parte del let-tore la testimonianza dei fatti e delle parole che annuncia all’assem-blea e questo: «con cuore spalancato, carico di amore e di umiltà: l’a-more impedirà letture frettolose, sfilacciate e superficiali; l’umiltà terràlontano dalla vuota enfasi e dalla fredda declamazione». Il lettore al-lora, diviene nell’assemblea, la risposta della chiesa al mandato rice-vuto: «Andate in tutto il mondo e annunciate il Vangelo a ogni creatu-ra».

Dunque il lettore fa passare il messaggio biblico dal codice scrit-to a quello verbale; più semplicemente, dalla lingua scritta a quellaorale. Il lettore dà voce alla Parola scritta. Il lettore sa meravigliarsidella Parola che proclama; egli adempie il suo compito nella povertà,nella semplicità e nell’umiltà di chi non ha niente di proprio da co-municare, non fa sfoggio di abilità e di doti, ma proclama solo la suaintima convinzione che Dio è grande nell’amore.

Da qui la necessità, da parte del lettore, di conoscere la Parola cheproclama. Egli non può restare neutrale di fronte alla Parola, la con-divide, la ama, la prega, la fa sua e la testimonia nella vita che nonpotrà smentire ciò che la bocca proclama. Il suo maestro è lo Spiritodi Cristo, al quale deve fedeltà e docilità di pensiero e di azione.

Il luogo della Parola

Nell’ambiente della chiesa deve esserci un luogo elevato, stabile,ben curato e opportunamente decoroso, che risponda alla dignità del-la Parola di Dio, suggerisca chiaramente ai fedeli che nella Messavien preparata la mensa sia della Parola di Dio che del Corpo di Cristoe infine sia adatto il meglio possibile per facilitare l’ascolto e l’atten-zione dei fedeli durante la liturgia della Parola. Si deve pertanto farsì che, secondo la struttura di ogni singola chiesa, l’ambone si armo-nizzi architettonicamente e spazialmente con l’altare.

L’importanza della Parola di Dio esige che vi sia nella chiesa unluogo adatto dal quale essa venga annunciata, e verso il quale, du-rante la Liturgia della Parola, spontaneamente si rivolge l’attenzionedei fedeli. Conviene che tale luogo generalmente sia un ambone fis-so e non un semplice leggio mobile. L’ambone, secondo la strutturadi ogni chiesa, deve essere disposto in modo tale che i ministri pos-sano essere comodamente visti e ascoltati dai fedeli. Dall’ambone siproclamano le letture, il salmo responsoriale e il preconio pasquale;ivi inoltre si può tenere l’omelia e la preghiera universale o preghie-ra dei fedeli. Non conviene però che all’ambone salga il commenta-tore, il cantore, l’animatore del coro.

(46. continua)

UFFICIO CULTO DIVINO

5 ottobre: XXVII Domenica del Tempo Ordinario

La vigna del Signore è il suo popolodi Francesco Asti

Nelle pagine dei Profeti e nelle paraboledi Gesù la vigna rappresenta il popolo eletto,Israele. Essa è fatta fruttificare su un terrenofertile; ha tutte le cure dal suo padrone. Nonle manca l’acqua e i fertilizzanti.

Il suo stesso proprietario ha scelto viti pre-giate per avere dell’uva straordinaria. Per pro-teggerla l’ha circondata di una siepe invalica-bile e per avere dell’ottimo vino ha costruitouna torre ed un torchio. Il suo padrone ha fat-to ogni cosa, perché la vigna potesse dare frut-ti eccellenti.

Quando è giunto il tempo della vendem-mia, il proprietario si è accorto che le sue uvesono venute aspre ed amare tanto da far alle-gare i denti. Il profeta Isaia così descrive ilrapporto fra Dio e il suo popolo. Dio ha co-municato il suo amore e la sua fedeltà adIsraele che, invece, ha scelto di allontanarsida Lui per adorare idoli immondi.

Dio resta fedele al suo amore, anzi il suoatteggiamento forte nei riguardi di Israele èdovuto al suo grande affetto. Vorrebbe che ilsuo popolo fosse fedele nell’obbedienza allasua Legge. Non ha toccato la vigna e il suo av-vertimento si è tramutato in magnanimità, inquanto ha inviato il suo Figlio Unigenito.

Gesù nel riprendere la parabola della vi-gna di Isaia afferma che i vignaioli non vo-gliono cedere i frutti al padrone, per cui uc-cidono i suoi servi ed in ultimo il figlio, es-sendo il legittimo erede. La vigna, però, nonè perduta; il suo prodotto non è amaro. Il pa-drone darà tale vigna ad altri contadini chegli saranno fedeli e che gli consegneranno ifrutti a suo tempo.

L’eredità di Dio continua ancora oggi gra-zie al sacrifico di Gesù che ha voluto aprirela vigna ad ogni uomo ed ad ogni donna dibuona volontà. Tutti possono lavorare nel suo

campo a patto che si stabilisca con lui unaforte e convinta alleanza. Ciò che di più pre-zioso possiede Dio è stato offerto a chi gli re-sta fedele in ogni circostanza della vita.

Chi vuole impossessarsi della sua vigna inmaniera violenta non può far parte del suoregno, anzi viene scacciato, perché non ha ac-colto la venuta del Figlio e non ha riconosciu-to il patto stabilito dal padrone. L’alleanza conDio è sancita proprio dalla presenza dell’ere-de unico che, invece, ha voluto associare a sétutti rendendoli coeredi del suo patrimonio.

Il sangue di Gesù suggella l’alleanza chediventa così eterna. A ciascuno di noi è datala possibilità di far parte di questa vigna, an-zi di possederla già oggi in piena comunionecon il padrone. Ringraziamo Dio, perché haguardato ogni uomo e ha voluto dargli unavolta e per sempre le chiavi del suo regno do-ve la carità arderà nei cuori di ciascuno.

San Paoloin “pillole”di Teresa Beltrano

La Riconciliazione

Nell’Antico Testamento Dio non ha smesso di offrire all’uomo il suoperdono, Egli stesso si è manifestato come il «Dio di tenerezza e di pietà»(Es 34, 6), che allontana dall’uomo il furore della sua ira (Sal 85, 4). Lariconciliazione piena e definitiva è stata compiuta da Gesù Cristo, l’u-nico mediatore, come afferma San Paolo a Timoteo, tra Dio e gli uomi-ni (1 Tm 2, 5).

L’iniziativa della riconciliazione è solo di Dio, l’uomo da se stesso nonpoteva riconciliarsi con Dio a causa della rottura frutto del suo peccato, ma«Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, an-che quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo» (Ef 2, 4).

Il mistero della nostra riconciliazione è nella croce di Cristo, in LuiDio ha unito ogni popolo, giudei e stranieri per «riconciliarli con Dioin un corpo unico mediante la sua croce» (Ef 2, 16). La riconciliazioneche Dio ha operato in Cristo è una nuova creazione, afferma Paolo «Sedunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sonopassate: ecco, sono diventate nuove» (2 Cor 5, 17).

La riconciliazione coincide con la giustificazione avvenuta per mez-zo del sangue di Cristo (cfr Rm 5, 9). L’opera della salvezza è stata giàpienamente compiuta da Dio, ma da un altro punto di vista continuafino alla parusia e Paolo definisce tutta l’opera apostolica come il «mi-nistero della riconciliazione» (2 Cor 5, 18).

Sempre nella seconda lettera ai Corinzi Paolo afferma che gli apo-stoli sono i messaggeri della «parola della riconciliazione» Paolo parladel Vangelo della pace (Ef 6, 15). Spetta all’uomo accogliere il dono diDio, della sua pace e riconciliazione. Il dono della riconciliazione di-venta efficace per coloro che desiderano aderirvi per mezzo della fede.Paolo per questo, con tono paterno, afferma ai Corinzi «Noi vi suppli-chiamo in nome di Cristo, lasciatevi riconciliare con Dio» (2 Cor 5, 20).

Nelle lettere della prigionia, in Colossesi ed Efesini, Paolo apre l’o-rizzonte della riconciliazione. Riconciliati con Dio in Cristo Gesù, gliuomini sono riconciliati anche con le «cose che stanno sulla terra equelle del cielo» (Col 1, 20). San Paolo è stato l’apostolo infaticabile delministero della riconciliazione. Tale ministero continua ancora ogginella Chiesa attraverso i suoi ministri nel dono sacramentale della ri-conciliazione e nella testimonianza del Vangelo della Pace.

ANNO PAOLINO

Vita di San Francesco d’AssisiL’universo era per San Francesco come un poema immenso che can-

ta incessantemente le lodi del suo Creatore. Il cristianesimo, tanto spes-so accusato di calpestare la natura, è il solo che ha insegnato all’uomoa rispettarla, a veramente amarla, facendone apparire il piano divinoche la sostiene, la rischiara e la santifica.

San Francesco considerava la creazione sotto questa luce, ne percor-reva tutti i gradi per cercarvi le tracce del suo Dio. La lettura semplice, enon ideologica, di Giuliotti presenta l’umanità e la santità nella sua im-medesimazione radicale e contagiosa con Gesù e nel rapporto che instau-ra con tutte le creature, inaugurando con secoli d’anticipo “l’ecologia au-tentica” che, allora come oggi, sono i giovani i più pronti a recepire.

Domenico GiuliottiVita di San Francesco d’AssisiLibreria Editrice Fiorentina, 96 pagine, euro 9,00

RECENSIONI

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Speciale Nuova Stagione8 • 5 OTTOBRE 2008

Presentato al Consiglio presbiterale il nuovo Piano pastorale diocesano: in “stato di missione”per imparare a lavorare assieme

Una Chiesa di comunione e di partecipazionedi Doriano Vincenzo De Luca

L’avvio del Piano pastorale aiuterà lanostra Chiesa particolare ad allar-gare i suoi orizzonti di fede affron-

tando, con rinnovato spirito evangelico, al-cune questioni di particolare urgenza o diimminente rilevanza per la nostra vita cri-stiana. Il Piano apre una prospettiva nuo-va ad una aspettativa che da tempo è pre-sente nelle aspirazioni di tutti: alleggerirel’organizzazione della pastorale ed impa-rare a lavorare insieme. L’impegno missio-nario in esso contenuto, infatti, invita adapprofondire la coscienza di essere Chiesa,provocando un cambiamento di mentalitàcoerente con i principi e in grado di tradur-si, a tutti i livelli, in una nuova capacità dipensare insieme, di confrontarsi, di colla-borare nel tentativo di valorizzare tutti i ca-rismi e le risorse e di superare le ricorren-ti tentazioni all’individualismo e al prota-gonismo. Ne parliamo con il Vescovo ausi-liare mons. Antonio Di Donna.

Eccellenza, quali sono le caratteri-stiche principali, i principi fondamen-tali che compongono l’ossatura di que-sto Piano pastorale?

Un piano pastorale, qualunque, so-prattutto diocesano, non deve essere uti-lizzato come uno strumento di pianifica-zione di tipo aziendale ma ha, alla sua ba-se, delle motivazioni teologiche e spiritua-li. Il nostro vuole essere uno strumento diunità per tutta la chiesa diocesana, senzamortificare le varie e legittime espressio-ni dell’azione pastorale. Vuole essere il se-gno di un cammino comune che eviti levarie disfunzioni e frammentazioni. Unasua caratteristica è il metodo col quale èstato elaborato: è il risultato di due annidi ascolto delle varie componenti ecclesia-

li da parte del Cardinale Sepe, at-traverso la convocazione degliorganismi di comunione fino al-l’ultimo Convegno di Serino.

Prima di addentrarci nellalettura del Piano, una breveparola sul suo titolo:«Organizzare la speranza»…

È un titolo dal forte sapore“sinodale”, perché è un’espres-sione coniata dal XXX Sinododella Chiesa di Napoli e poi ri-lanciata da Giovanni Paolo IInella sua storica visita nel no-vembre del ’90. Un’espressioneche esprime la vicinanza dellaChiesa di Napoli agli uomini ealle donne della nostra città, ren-dendolo uno strumento pastora-le non interno ma a disposizio-ne di tutti per il bene comune.

Il Piano si divide in tregrandi pilastri: comunicare lafede, educare alla fede, viverela fede. Può illustrarci il lorosignificato?

Sono in fondo le tre dimen-sioni di sempre della vita dellaChiesa secondo lo schema clas-sico: profetico, sacerdotale e diservizio. Il primato è della comu-nicazione della fede che peròpresuppone la comunione. Da qui deriva l’e-ducazione alla fede: è in gioco la sfida educa-tiva, di cui oggi tanto si parla, e soprattuttol’educazione delle nuove generazioni. Infinevivere la fede nella testimonianza della carità,che se costituisce una dimensione ineludibi-le dell’azione della Chiesa, qui a Napoli anco-ra di più assurge a priorità assoluta.

Nella lettura del Piano Pastorale emer-

ge con chiarezza l’idea che la comunionesi costruisce attraverso la riformulazionedegli Organismi di partecipazione. Questoè sottolineato nell’appendice dove sono ri-portati i Decreti in cui vengono spiegatele funzioni e i ruoli dei vari Consigli.Perché questa insistenza?

La ripresentazione degli organismi di par-tecipazione non è l’espressione di una Chiesa

Organizzarela speranza@ Crescenzio Card. Sepe

La Chiesa di Napoli, se vuol ri-manere fedele al suo Signore,deve impegnarsi ad attuare eincarnare il Vangelo in questaterra, lacerata da mille contrad-dizioni e afflitta da atavici pro-blemi, imparando ad essere vi-cina alla sua gente in questomomento di particolare crisimorale, economica e sociale.Bisogna uscire da noi stessi edalle nostre mura ed andarenelle strade per condividere legioie e le speranze, le tristezze ele angosce, di tanti fratelli e so-relle, soprattutto dei poveri e diquanti soffrono nel corpo e nel-lo spirito. Sappiamo che nelcuore del nostro popolo c’è ter-reno fertile per seminare laParola. In questo tempo del mio mini-stero episcopale, ho constatato,accanto a situazioni di degra-do, di sofferenza e di abbando-no, anche la speranza di unaChiesa attiva che, nelle tantecomunità parrocchiali e religio-se, nei movimenti e nei giovani,sa offrire accoglienza e servizio.Ho trovato un popolo disponi-bile con i più deboli, aperto aglialtri; ho conosciuto parroci, sa-cerdoti, religiosi, laici pronti adare voce a chi non ha voce, amantenere acceso il fuoco delVangelo: con la loro esperienza,competenza, progettualità e, soprattutto, conil loro entusiasmo di autenticitestimoni della fede, dimostra-no ogni giorno, e nel silenzio,che la speranza è Cristo e nullaè impossibile a Dio. Sono essi che, testimoniandoamore e verità, giustizia e lega-lità, impegno e solidarietà, co-struiscono, sulle rovine diGomorra, la città di Dio. Tanto è stato fatto per accom-pagnare questo nostro popolosui sentieri del Signore; ma tan-to c’è ancora da fare. Per que-sto, la nostra Chiesa non puòesimersi dal mettere in attoquella conversione pastoraleche meglio ci permetterà di an-nunciare Cristo ed essere vicinial nostro popolo.

(Dall’introduzioneal Piano pastorale)

Il ruolo degli organismi di partecipazione

Comunicare la fedeSe comunicare è testimoniare, il nuovo Piano pastorale invita innanzitutto a rafforzare la co-

munione all’interno della Chiesa diocesana. Si tratta di “vivere la comunione” per costruire una“pastorale d’insime” capace di vivere nel territorio l’“annuncio e la missione”.

La comunione va vissuta annzitutto tra i presbiteri, attraverso una specifica formazione per-manente del clero, individuando risorse e itinerari possibili in ordine alle priorità indicate.Particolare attenzione verrà data ai religiosi e alle religiose: grazie al loro specifico carisma, potran-no apportare in ciascun decanato il loro prezioso contributo nella realizzazione del piano pastora-le, in riferimento all’evangelizzazione, alla carità e all’educazione dei ragazzi e dei giovani. Attenzionee cura anche per i diaconi permanenti, i ministri istituiti e i fedeli laici, il cui impegno è assoluta-mente indispensabile per costruire un’autentica comunità ecclesiale.

La comunione passa anche attraverso gli organismi di partecipazione ecclesiale che, nel rispet-to delle finalità e dei compiti propri di ciascuno, sono chiamati ad operare, nei tre livelli nei qualisi dividono - diocesano, decanale, parrocchiale – in piena armonia tra loro in modo da offrire lapiù ampia e continua collaborazione al Vescovo. Si tratta, dunque, di rendere maggiormente ope-rativi il Consiglio episcopale, il Collegio decanale, il Consiglio presbiterale, il Collegio dei Consultorie il Consiglio pastorale a livello diocesano; il presbiterio decanale ed il Consiglio pastorale a livellodecanale; il Consiglio pastorale ed il Consiglio per gli affari economici a livello parrocchiale.

Da questa comunione intra e inter ecclesiale si parte per annunciare il kerigma. Compito pri-mario è combattere l’«analfabetismo religioso», procedendo al recupero e al potenziamento delleforme riuscite di evangelizzazione nella nostra Diocesi (visita missionarie alle famiglie, Centri delVangelo,…); ma importante è anche il dialogo con il mondo della cultura, così come già sperimen-tato nei mercoledì di Avvento: la partecipazione di tanta gente è la prova di un bisogno fondamen-tale di dialogo e di risposte. L’invito è di organizzare esperienze simili nei singoli Decanati.

Un occhio di riguardo per i ragazzi e i giovani

Educare alla fedeIn un’epoca in cui l’emergenza educativa de-

nota il disagio della società e, in particolar mo-do, della famiglia e della scuola nell’educazionedei figli, la nostra Diocesi vuole farsi promotri-ce dell’educazione e trasmettere alle nuove ge-nerazioni i valori della vita. In tal senso grandeattenzione verrà posta nella creazione degli ora-tori nelle parrocchie. Per educare alla fede an-che negli oratori è necessario partire soprattut-to dalla famiglia e dalla scuola. A tal proposito,è necessario migliorare la pastorale scolastica,che deve essere incarnata nei vari territori, cer-cando di dialogare con le scuole per creare in-sieme strutture e attività capaci di coinvolgere iragazzi in un percorso educativo attivo e concre-to. Inoltre, si continuerà a motivare gli insegnan-ti di religione affinché il loro impegno superil’ambito professionale e si apra ad un’ampia ope-ra di evangelizzazione alla quale sono chiamati.

Oratori, campi scuola, attività di volontaria-to, sport, centri informatici, ma anche aperturaal mondo dell’artigianato, dell’arte e della cultu-ra, per appassionare i ragazzi e più giovani allaconoscenza di linguaggi diversi da quelli della

strada, saranno i pilastri sui quali costruire lapastorale diocesana per rispondere all’urgenzadell’educazione alla fede. Non si tratta di meroattivismo: la pedagogia, anche di tanti santi edu-catori, insegna che senza motivazione non c’èapprendimento. Allo stesso modo, per affascina-re e interessare i ragazzi alla Parola di Dio ededucarli alla fede, è necessario intraprendere lavia del fare e del dinamismo dell’esperienza.

Grande attenzione verrà posta anche nellapreparazione dei fanciulli, dei ragazzi, dei gio-vani e dei nubendi ai sacramenti. A tal proposi-to verranno elaborate alcuni sussidi a partire dal-la realtà napoletana, dando particolare rilievo al-l’insegnamento della Dottrina sociale dellaChiesa, all’educazione, alla giustizia e alla lega-lità, alla pace e alla salvaguardia del creato, allapietà popolare, alla storia della santità napoleta-na. Tali sussidi saranno corredati da immaginitratte dalla vita, dai luoghi e dal patrimonio ar-tistico della Chiesa di Napoli. Grande attenzio-ne ovviamente anche alla famiglia, specie quel-le irregolari, purtroppo sempre più numerose inalcuni decanati.

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Speciale Nuova Stagione 5 OTTOBRE 2008 • 9

diocesano: in “stato di missione”per imparare a lavorare assieme

ione e di partecipazionencenzo De Luca

to, approfondito e vissuto. E questo cer-tamente richiederà alcuni anni. Il primolavoro da fare è sensibilizzare e menta-lizzare tutti, attraverso una diffusione ca-pillare e la presentazione agli operatoripastorali. Un secondo passo è quello distabilire delle priorità, una sorta di agen-da pastorale di anno in anno, individuan-do che cosa deve fare l’ambito diocesa-no, decanale e parrocchiale, seguendo larealizzazione di queste priorità e soprat-tutto verificandone l’attuazione.Presumibilmente questo sarà l’anno del-la “preparazione del terreno”. Gli Ufficidiocesani metteranno a punto le condi-zioni perché le indicazioni contenute nelPiano siano assimilate e comprese.

Un’ultima parola sul laicato, ogget-to, ma prima ancora soggetto di que-sto Piano Pastorale…

Dobbiamo prevedere più livelli diazione. Quando parliamo dei laici rife-riamo ai battezzati che vivono la vita dicomunità ma anche ai tanti lontani.Penserei, però, soprattutto agli operato-ri pastorali, i veri operai della vigna, chedi fatto portano il peso dell’azione pasto-rale. Vanno sostenuti, incoraggiati, rin-francati, perché siano in grado di attua-re le scelte del Piano pastorale. Un occhiodi riguardo va ai ragazzi: l’Arcivescovoinsiste molto sulla costituzione di un ora-torio in ogni parrocchia. Attenzione, ov-viamente anche ai giovani e alle famiglie.Infine, non ultima cosa, la centralità deipoveri: l’obiettivo è sostenere le Caritasparrocchiali e decanali, perché la Chiesasia nel territorio avamposto del bene co-mune.

sia espressione di vita comune.Il Concilio dice che questi or-ganismi sono “scuola e pale-stra”, parole queste che diconoalla comunione ci si allena, cisi addestra, non siamo già na-ti esperti. Inoltre, per noi delMeridione, che fatichiamo nellavorare assieme – l’individua-lismo è una caratteristica dellanostra cultura – diventano unostimolo in più. Ecco perché ilCardinale ha ripresentato que-sti organismi ai vari livelli - dio-cesano, decanale, parrocchiale- livelli che vanno presi tutti etre insieme: l’uno rimanda al-l’altro. Ovviamente in unaDiocesi grande come la nostra,dove tutti questi Consigli sonomolti articolati ai vari livelli, lafinalità è di incentivare uncoordinamento tra i vari orga-nismi perché si evitino la ripe-titività, l’appesantimento, l’in-gorgo, il traffico nel cammino.

Si tratta adesso di concre-tizzare a livello decanalequeste linee generali. In chemodo?

Ciò richiede una cabina re-gia, un soggetto di coordina-

mento, che aiuti anche la traduzione di que-sto Piano, nei vari piani decanali. Il Pianocontiene, nella sua triplice articolazione, unaricchezza di indicazioni che, tra l’altro, sonoil risultato dell’ascolto dei dati forniti dai no-ve settori dei vicari episcopali e dalle compo-nenti ecclesiali, qui tutte recepite. Adesso èconsegnato nelle nostre mani, per la sua at-tuazione. Ma va anzitutto assimilato, studia-

che fa dell’efficienza e del buon funziona-mento il suo obiettivo. Vogliamo partire dalvivere la comunione che per noi non è un va-go sentimento ma una ferma volontà, una de-terminazione a camminare insieme. Essi so-no il segno visibile della comunione organi-ca, cioè strutturata, concreta, perché “eranoun cuore solo ed un anima sola” non si ridu-ca soltanto ad un sentimento del cuore ma

Il Decanatoe il territorioOggi la Chiesa di Napoli, fedeleagli orientamenti del Sinodo,intende mettere in atto una“pastorale di incarnazione”, vuoleessere una chiesa incarnata nelterritorio. Per realizzare questoprogetto, sceglie il territorio comeluogo ordinario della missione. Nel territorio le parrocchierimangono le cellulefondamentali nelle quali siarticola la diocesi. Esse sono,come ebbe a dire il PapaGiovanni Paolo II, “la casa diDio in mezzo alle case degliuomini”. Tuttavia le parrocchie, piccole ograndi che siano, da sole nonpossono assumere la fatica dellamissione. Esse devono acquistarela consapevolezza che è finito iltempo della parrocchiaautosufficiente e che devonomettersi, per così dire, “in rete” inuno slancio di pastoraled’insieme. In ambiti come carità, cultura,formazione, giovani, famiglie,ecc. non si potrà non lavorareinsieme sul territorio e farconvergere i progetti. La chiesainfatti non si realizza se nonnell’unità della missione, e questaunità deve farsi visibile anche inuna pastorale comune nelterritorio. L’ecclesiologia di comunionepostula la necessità di avere unoscambio articolato tra le diverserealtà parrocchiali, che insistonosullo stesso territorio. Inoltre,anche se la Diocesi ha un unicopiano pastorale, tuttavia ledifferenze socio-culturali esigonouna differenziazione delle formedi incarnazione dell’unico pianodiocesano. Inoltre le parrocchie devono avereun rapporto con la chiesadiocesana. Di qui la necessità diuno scambio sinergico tra centrodiocesano e parrocchie: ènecessario che la diocesi vivadella vita che dal centro arrivaalla periferia e dalla periferia alcentro. Tale scambio presupponeuna comunicazione effettiva,favorita anche dallainformatizzazione delleparrocchie e dei servizi. I Decanati sono le struttureintermedie tra diocesi e singoleparrocchie. Essi promuovono ecoordinano l’attività pastorale nelterritorio e sono garantidell’attuazione dell’unico pianopastorale diocesano, nei diversiterritori.

(dal “Decreto” su ministero,compiti, funzioni e facoltà

dei Decani)

L’attenzione alle povertà in ogni singolo territorio

Vivere la fedeLa comunicazione e l’educazione della fede hanno bisogno di essere tradotte in vita vissuta, at-

traverso la testimonianza della carità di Cristo, nella consapevolezza che gli eventi eccezionali, co-me l’asta di beneficenza, non possono sopperire alle tante emergenze del nostro territorio.

Pertanto bisognerà dare risposte concrete, a livello parrocchiale o decanale, con la riorganizza-zione o il rafforzamento di: centri di servizio sociale; consultori familiari; centri di assistenza per di-versamente abili, madri nubili, tossicodipendenti; attenzione per gli anziani, che non si limiti allacura degli inabili, ma li coinvolga in una partecipazione attiva alla vita ecclesiale e civile; pastoraleper i carcerati, soprattutto per il loro recupero e la reintegrazione nella società; promozione di unautentico volontariato, valorizzando tutte le forze esistenti sul territorio; particolare attenzione aglistranieri, i quali possono costituire una risorsa più che un problema, ed essere non solo oggetto maanche soggetto di pastorale; promozione di una pastorale più incisiva per il mondo del lavoro.

Un aspetto fondamentale del vivere la fede è la liturgia. Le celebrazioni liturgiche, che devonoessere ben preparate e vissute, sono la prima e principale occasione per una crescita di fede. Ciò va-le per tutti i sacramenti e, in particolare, per la celebrazione dell’Eucaristia nel Giorno del Signore.Dall’indagine socio-religiosa risulta che nella nostra Diocesi la partecipazione all’Eucaristia dome-nicale è ancora alta. Un numero significativo di persone ha ancora voglia di vivere una celebrazio-ne seria, semplice e bella.

In tal senso gli obiettivi da raggiungere in ogni comunità parrocchiale sono tre: innanzitutto di-fendere il significato religioso e sociale della domenica, offrendo occasioni di esperienza comunita-ria così che le parrocchie vivano il senso vero della festa; in secondo luogo, dovrà essere curata inmodo particolare la qualità delle celebrazioni eucaristiche domenicali, anche rivedendo il numeroe gli orari delle celebrazioni e la loro distribuzione nel territorio decanale (nelle parrocchie, nellechiese degli Istituti religiosi e nelle Rettorie); infine, si dovrà curare il giorno del Signore come tem-po della comunione e della missione.

o per i ragazzi e i giovani

e alla fedestrada, saranno i pilastri sui quali costruire lapastorale diocesana per rispondere all’urgenzadell’educazione alla fede. Non si tratta di meroattivismo: la pedagogia, anche di tanti santi edu-catori, insegna che senza motivazione non c’èapprendimento. Allo stesso modo, per affascina-re e interessare i ragazzi alla Parola di Dio ededucarli alla fede, è necessario intraprendere lavia del fare e del dinamismo dell’esperienza.

Grande attenzione verrà posta anche nellapreparazione dei fanciulli, dei ragazzi, dei gio-vani e dei nubendi ai sacramenti. A tal proposi-to verranno elaborate alcuni sussidi a partire dal-la realtà napoletana, dando particolare rilievo al-l’insegnamento della Dottrina sociale dellaChiesa, all’educazione, alla giustizia e alla lega-lità, alla pace e alla salvaguardia del creato, allapietà popolare, alla storia della santità napoleta-na. Tali sussidi saranno corredati da immaginitratte dalla vita, dai luoghi e dal patrimonio ar-tistico della Chiesa di Napoli. Grande attenzio-ne ovviamente anche alla famiglia, specie quel-le irregolari, purtroppo sempre più numerose inalcuni decanati.

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Attualità Nuova Stagione10 • 5 OTTOBRE 2008

Conclusa l’odisseadella “Eugenia V”In questi giorni si è finalmenteconclusa l’odissea della nave“Eugenia V” e del suoequipaggio. La “Eugenia V”arrivò a Napoli nell’ormailontano giugno 2002, con settepersone a bordo di equipaggioquasi tutte di nazionalitàgeorgiana, prive di viveri e diacqua. L’equipaggio era statocompletamente abbandonato ase stesso a motivo del fallimentodella società proprietaria dellanave. I marittimi chiesero dipoter riparare nel nostro porto efurono prontamente accoltidalla Capitaneria di Porto che,con l’aiuto dell’AssociazioneStella Maris, della Croce RossaItaliana e di altri organismiportuali, è riuscita adorganizzare una efficace econtinuativa assistenza a queimarinai che, all’improvviso, sierano ritrovati lontani dallapropria madre patria, dai proprifamiliari e senza la possibilità dipoter lasciare la nave stessa,posta sotto sequestro.L’equipaggio è stato costretto avivere per sette lunghi anni inun vero e proprio stato direclusione e di abbandono e, pertutto questo periodo, siamoriusciti a dare loro continuativaassistenza, impegnandoci arisolvere le intricate edinterminabili trafileburocratiche internazionali peraddivenire alla soluzione dellaloro forzata detenzione. La naveè stata ormeggiata, per lungotempo, prima alla diga foranea epoi al molo San Vincenzo e, soloagli inizi di questo mese, si èriusciti a risolvere la situazionee a consentire ai marittimi ilrientro in patria e larottamazione della nave, ormaidivenuta un relitto. Ilcomandante del porto,ammiraglio Alberto Stefanini, edil comandante Raffaele Vezzihanno dato la lieta notizia dellachiusura della vertenza e quindisi è provveduto immediatamenteal rientro in patria deimarittimi. I volontari dellaStella Maris hanno sostenuto icomponenti dell’equipaggio nonfacendo mancare loro ilnecessario e offrendo momentidi particolare solidarietàportando a bordo, con l’aiutodei Piloti del Porto e deiRimorchiatori Napoletani, gliaiuti necessari ed anche ilconforto religioso. Il prossimomese la Stella Maris aprirà ilproprio Centro di assistenza aimarittimi nei locali della chiesadi S. Maria di Portosalvo che sista recuperando perché torni adessere la “Chiesa del Porto diNapoli”.

Ufficio Diocesano Migrantes

L’intervista del Cardinale Sepe sucui mi si chiede un commento piùche sul federalismo fiscale è in-

centrata sul tema del divario Nord-Sud.Ma questo divario pone in tutta la suadrammaticità il tema della realizzazionedi un federalismo fiscale nel nostro pae-se, essendo noto che, con esso, le regio-ni più ricche e con maggiore volume diaffari vedranno aumentare le loro entra-te al contrario di quelle più povere.

Non è un caso, infatti, che a volere for-temente il federalismo fiscale è la LegaNord con i suoi Bossi, Maroni, cioè tuttipolitici espressione di quelle regioni delNord che essendo le più ricche vorrannotrarre il maggior risultato dell’esperien-za se attuata.

La necessità pertanto di guardare alproblema con estrema cautela o parten-do dal principio che solo una sana pere-quazione a livello nazionale potrà, alme-no in parte, attenuare gli effetti negatividel provvedimento per le regioni più di-sagiate. Va comunque ricordato che unariforma fiscale in senso federalista impo-ne la soppressione delle imposte patri-moniali e in questo senso il Governo hafatto bene ad abolire l’Ici almeno sullaprima casa.

Pertanto, se per mitigare il divario traNord e Sud denunciato da Sepe si voles-se continuare con un tributo generalegravante sugli immobili e cioè non diver-so dall’Ici, e quindi con una patrimonia-le, alla fine il divario si accrescerebbe per-ché è noto non solo la maggiore ricchez-za immobiliare delle regioni del Nord,dove grava la maggioranza della popola-zione, ma anche l’efficienza delle regio-ni del Nord ed anche per alcune delCentro (vedi Emilia Romagna) nella ca-pacità di imporre e prelevare tributi.

Più pertanto che con tributi gravantisugli immobili come effetto veramenteperequativo andrebbe stabilito un prelie-vo fiscale sui servizi agli immobili, corri-

A margine dell’intervento del Cardinale Crescenzio Sepe sul federalismo fiscale

La vocazione missionaria

di Giuseppe Buono *

Benedetto XVI, nel messaggio per la Giornata MissionariaMondiale, ha scritto: «Mentre resta necessaria e urgente laprima evangelizzazione in non poche regioni del mondo, scar-

sità di clero e mancanza di vocazioni affliggono oggi varie Diocesied Istituti di vita consacrata. È importante ribadire che, pur in pre-senza di crescenti difficoltà, il mandato di Cristo di evangelizzaretutte le genti resta una priorità. Nessuna ragione può giustificarneun rallentamento o una stasi, poiché “il mandato di evangelizzaretutti gli uomini costituisce la vita e la missione essenziale dellaChiesa” (Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 14), e la missione “è ancoraagli inizi e noi dobbiamo impegnarci con tutte le forze al suo servi-zio” (Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 1).

Ecco ribadita la più semplice e immediata verità per la missione:senza missionari non si fa la missione; il Vangelo ha bisogno di ope-rai; lo stesso Benedetto XVI, iniziando il suo servizio di Pastore uni-versale, si definiva “umile operaio nella vigna del Signore. Oggi è ur-gente ribadire la necessità assoluta della vocazione missionaria, an-che come vocazione specifica, perché la nostra Diocesi, pur con tan-ti immani problemi all’ordine del giorno, non dimentichi mai di es-sere la Chiesa che Gesù ha fondata perché sia per tutto il mondo “sa-cramento universale di salvezza» (AG, 1).

Vocazione missionaria specificaDopo due millenni dal primo invio degli apostoli da parte di Gesù

sul monte della Galilea, il Concilio Ecumenico Vaticano II ha riba-dito: “Benché l’impegno di diffondere la fede cada su qualsiasi di-scepolo di Cristo, in proporzione delle sue possibilità, tuttavia ilSignore chiama dalla moltitudine chi vuole per averli con sé e inviar-li a predicare alle genti” (AG, 23). Le genti sono quelli che non han-no ancora inteso l’annuncio del Vangelo, quindi ogni cristiano deveessere un missionario però il Signore ancora oggi vuol chiamare al-cuni solo per il compito specifico di andare a predicare per la primavolta il Vangelo a quelli che mai l’hanno udito. Nello stesso tempo fanascere nella Chiesa delle istituzioni che coltivano la vocazione mis-sionaria specifica: sono gli Istituti missionari: “Gesù Cristo, per mez-zo dello Spirito Santo, accende nei cuori dei singoli la vocazione mis-sionaria; nello stesso tempo suscita nella Chiesa quelle Istituzioniche si assumono come dovere specifico il compito dell’evangelizza-zione che riguarda tutta la Chiesa” (AG, 23).

Contenuti della vocazione missionaria Giovanni Paolo II, spiega così la natura della vocazione missio-

naria: “Si tratta di una vocazione missionaria specifica, modellatasu quella degli apostoli. Essa si manifesta nella totalità dell’impegno

Federalismopurché basato

sui servizidi Mario Forte *

sposto però da tutti coloro che degli immo-bili fanno uso e cioè sia dai proprietari chedagli inquilini.

Una tassa, insomma, sui servizi che gliimmobili forniscono a tutti sia in quantofruitori degli stessi diretti come proprietarisia in quanto fruitori come inquilini. La frui-zione dell’immobile, insomma, verrebbe adessere l’oggetto della tassazione, venendo sicon essa a colpire tutti i servizi che a favoredell’abitazione o comunque degli immobilisi vengono a determinare.

Il leghista Calderoni sul quotidiano“Libero” del 27 luglio 2008, parla «dei servi-zi che stanno attorno all’immobile», aggiun-

gendo che i tributi (locali) dovranno esse-re correlati rispetto al servizio erogato e,aggiungiamo noi, alla bontà dello stesso.

Sul tema dei servizi che agli immobili ingenere possono esser resi, va tenuto contodella qualità territoriale che nasce in temadi viabilità oppure, in tema di trasportopubblico che resta l’occasione più facile perrendere un servizio all’immobile insieme adaltre funzioni come vicinanza a centri com-merciali, posizione centrale o periferica,che rendono l’immobile più redditizio per-ché ha un ambiente circostante che favori-sce la vita e la complessiva abitabilità.

Pertanto, la nuova tassazione pagatada tutti sia proprietari che inquilini an-drebbe applicata con maggior aliquotaladdove i servizi prestati fossero migliori,chiedendosi quindi una comparazione daparte dell’autorità tra i migliori servizi ri-cevuti dal contribuente, e i mini costi chegli stessi producono per essi e quindi i van-taggi che i cittadini ne ricevono.

Si potrebbe così inserire un federali-smo fiscale in tutta Italia che più che ba-sarsi sulla patrimonialità fosse basato suiservizi resi agli immobili per cui se i ser-vizi sono migliori l’utente dell’immobilepagherebbe ovviamente di più.

Con questo tema si potrebbe forse par-lare di un federalismo più logico perchébasato anche sulla capacità degli ammini-stratori di rendere i servizi resi agli immo-bili sempre più buoni e quindi la respon-sabilità del gettito complessivo di questanuova imposta “federale” verrebbe a ca-dere sugli amministratori locali megliosulla loro iniziativa a realizzare quei ser-vizi all’immobile, fonte primaria del getti-to delle imposte locali.

Forse, così un federalismo fiscale po-trebbe essere accettato anche dalle regio-ni più povere perché basato sul dato og-gettivo dei servizi che gli amministratoririuscirebbero a fornire agli immobili.

* già Parlamentare europeoe Sindaco di Napoli

per il servizio dell’evangelizzazione: è impegno che coinvolge tutta lavita e la persona del missionario, esigendo da lui una donazione sen-za limiti di forza e di tempo” (RM,65).

Uno dei più grandi missionari del nostro tempo, il beato PadrePaolo Manna del Pime, affermava: “Il missionario, per essere vera-mente tale, deve darsi tutto e deve darsi per sempre… “.

Ancora Giovanni Paolo II ribadiva: “La vocazione speciale dei mis-sionari ad vitam conserva tutta la sua validità: essa rappresenta il pa-radigma dell’impegno missionario della Chiesa, che ha sempre biso-gno di donazioni radicali e totali, di impulsi nuovi e arditi” (RM, 66).

Una provocazione di fede e di donazione per la nostra Chiesa san-ta di Dio che è a Napoli, specialmente per i sacerdoti, ma non solo!

* Pime

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Primo piano cittàNuova Stagione 5 OTTOBRE 2008 • 11

I mass media puntualmente ci riferiscono di continui inciden-ti stradali, riconducibili allo stato di ebbrezza alcolica o di altera-zione psichica da sostanze stupefacenti dei conducenti. Non a ca-so, il Parlamento proprio di recente ha inasprito le sanzioni riguar-danti questo tipo di infrazioni, prevedendo anche iniziative di infor-mazione e sensibilizzazione, nelle scuole e nei locali di ritrovo.

Purtroppo, alcol e droghe sono soltanto la punta dell’iceberg diun fenomeno molto complesso, dalle molteplici variabili spesso in-teragenti fra loro, qual è la sinistrosità stradale: un problema mon-diale che riguarda tanto i paesi avanzati, quanto quelli in via di svi-luppo; ma ancor più un flagello per i giovani essendo, per loro, laprima causa di morte.

L’Unione Europea per stimolare gli Stati membri ad attivarsi,seriamente e concretamente, per la “cura” di questa dolorosa pia-ga sociale ha fissato per il prossimo 2010 un difficile obiettivo: ildimezzamento del numero delle vittime della strada rispetto ai da-ti del 2001. Con ogni probabilità, l’Italia e, quindi, anche Napoli,non riusciranno a rispettare l’impegno, ma questo non significache bisogna deporre le armi, anzi. Il problema è, soprattutto, di ca-rattere etico - in gioco c’è la vita di migliaia di persone, un terzodelle quali con meno di 30 anni – ma anche economico: gli inci-denti pesano sulla collettività, in termini di costi sociali, per unasomma pari a 35 miliardi di euro annui. Senza considerare checompromettono il nostro stesso futuro falciando le generazioni piùproduttive e quelle in crescita che si avviano a rinnovare la classedirigente del nostro Paese.

Lo stesso Pontefice è più volte intervenuto su questa tematica,definendo “indegne” le morti e le invalidità causate dagli incidentistradali: “non dobbiamo abituarci a questa triste realtà!”, ha escla-mato, Papa Benedetto XVI, ad agosto, a Castelgandolfo, prima del-la preghiera dell’Angelus, ricordando quanto sia “troppo prezioso ilbene della vita umana”. Una sensibilità questa che aveva già trova-to mirabile espressione nella Pastorale della Strada, in cui il Vaticano,esortando gli automobilisti all’esercizio delle virtù, elaborò una spe-ciale Decalogo, in analogia con i Comandamenti del Signore.

Sulla scorta di queste considerazioni la Diocesi e l’AutomobileClub di Napoli hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione

sulla sicurezza stradale - “A Maronna t’accumpagna”, riprenden-do il motto tanto caro al Cardinale, S.E. Crescenzio Sepe – proprioper contribuire, attraverso la collaborazione delle parrocchie a cuirivolgiamo il nostro più sentito ringraziamento, a rendere mag-giormente consapevoli gli adolescenti e le rispettive famiglie sullagravità di un problema così attuale e doloroso. Una iniziativa uni-ca nel panorama nazionale che prevede anche un concorso a pre-mi per i più giovani ai quali abbiamo richiesto di rappresentare,secondo la forma espressiva più congeniale, il tema della sicurez-za stradale dal loro punto di vista: i fattori di rischio ed i compor-tamenti virtuosi.

Ma il miglior premio che ci auguriamo di poter vincere, tutti in-sieme, è quello di contribuire, con il buon esempio e l’assunzionedi comportamenti virtuosi, a salvare anche una sola vita umana.

* direttore Aci Napoli

Migliaia sono gli incidenti strada-li che, quasi ogni settimana,coinvolgono giovani e non, mi-

gliaia le vite perse al volante, migliaia lecosiddette “stragi del sabato sera”, e mi-gliaia le notizie che si susseguono, quasiogni giorno, al telegiornale.

Una realtà questa tragicamente vicinaai più giovani molti purtroppo coinvoltiin prima persona, e le campagne di sensi-bilizzazione poste in essere non sembra-no mai abbastanza per informare su unaguida sicura.

Anche la Chiesa è vicina a tutte questeiniziative come ha dimostrato il messag-gio del Papa quest’estate daCastelgandolfo e, come Chiesa, anche laDiocesi di Napoli che ha lanciato un’ini-ziativa dal titolo significativo: “AMadonna t’accumpagna”: «È stata un’ini-ziativa fortemente voluta dal Cardinale persollecitare anche i parroci ad essere sensi-bili a queste tematiche» ha affermatomons. Lino Silvestri, direttore dell’Ufficiodiocesano Migrantes, che insieme con ildirettore dell’Aci Napoli, Coppola, è orga-nizzatore del progetto.

“A Madonna t’accumpagna”, che deveil suo titolo alla consueta espressione na-poletana, diventata motto del CardinaleSepe, è un vero e proprio concorso checoinvolge le parrocchie della Diocesi inprima persona; ognuna ha il compito diformare un gruppo di lavoro composto dagiovani adolescenti per la realizzazione diun elaborato, di testo o di animazione,ispirandosi a tre temi cardine: l’uomo, lastrada, il veicolo.

La partecipazione al concorso consi-ste nell’invio dell’elaborato entro il 20 ot-tobre all’Automobile Club Napoli; unacommissione appositamente formata dacomponenti dell’Aci e da membri dellaDiocesi decreterà la proposta vincente chesi aggiudicherà in premio un casco permoto e la tessera Aci Young e, in più, i vin-citori dei dieci progetti migliori potrannopartecipare a dieci corsi gratuiti di guidasicura per ciclomotori.

Ma altri premi sono previsti per i par-tecipanti fino al ventesimo posto come ca-schi, occhiali da sole, trolley, giacche an-tipioggia. “Non so ancora quante parroc-chie hanno aderito al concorso, il nostro in-tento è quello di riuscire a coinvolgere mol-te parrocchie”.

Inoltre l’iniziativa ha già visto la rea-lizzazione di 3.000 manifesti e 400 milabrochure distribuite già presso 286 par-rocchie della Diocesi.

Le ragioni della vicinanza del mondoreligioso a queste tematiche e, in parti-colare, delle parrocchie che più da vici-no vivono la realtà quotidiana dei giova-ni e possono aiutarli a scoprire il valoreassoluto della vita propria ed altrui, so-no ben chiare nelle parole di Don LinoSilvestri: “Sicuramente la finalità dell’ini-ziativa è quella di sostenere un messaggioa tutela della sacralità della vita ed inoltrebisogna tener conto del comandamentodel Signore: non uccidere e questo perchépuò succedere che una propria guida sba-gliata conduca alla morte di qualcun al-tro”.

La speranza è dunque quella di aiuta-re il mondo dei giovani ad imparare ad es-sere prudenti al volante e questo aiuto puòvenire anche dalla propria parrocchia, dalproprio parroco, dalla comprensione delmessaggio di Dio; proprio per questo DonLino Silvestri spera che l’iniziativa non sifermi solo qui: “Se quest’anno andrà benepenso che ripeteremo questo progetto, pur-troppo queste tematiche sono all’ordine delgiorno perché le norme non vengono rispet-tate”.

Tutti in campo per la vitadi Rosanna Bottiglieri

Entro il 20 ottobre è possibile partecipare al concorsopromosso dall’Aci “A Madonna t’accumpagna”

Il regolamentoL’Automobile Club e la Diocesi diNapoli hanno lanciato lacampagna “A Madonnat’accumpagna!” che intendesensibilizzare la comunità,attraverso le parrocchie diriferimento, sul drammaticoproblema dell’incidentalitàstradale e delle sue conseguenze.Per favorire una partecipazioneconvinta ed entusiasta a questainiziativa da parte dei piùgiovani, l’Automobile Club e laDiocesi di Napoli, hanno ritenutoopportuno impegnarli in attivitàmirate a promuoverel’assunzione di comportamentitesi a tutelare e migliorare lasicurezza stradale. A tal fine,hanno chiesto a ciascunaparrocchia di individuare ecoordinare un team diadolescenti il cui compito èquello di realizzare, a scelta, unelaborato scritto (temi, messaggi,slogan, poesie, racconti,filastrocche ecc.), grafico(disegni, manifesti, foto, collageecc.) o animato (filmati, spotecc.) con particolare riferimentoai tre fattori critici per lasicurezza stradale: l’uomo, lastrada ed il veicolo. Potranno,pertanto, essere rappresentate,attraverso le forme espressiveritenute più idonee daipartecipanti, situazioni ecomportamenti pericolosi, e/o,viceversa, le corrispondenticondotte di guida corrette esicure. Poche e semplici sono leprocedure richieste perpartecipare a questa iniziativarivolta ai ragazzi sino a 18 annidi età: Entro e non oltre il 20ottobre 2008, ogni parrocchiaaderente all’iniziativa, dopo averraccolto gli elaborati,debitamente sigillati e corredatidel modulo allegato alla presentalettera, dovrà farli pervenire alseguente indirizzo: AutomobileClub Napoli – Piazzale Tecchio49/d – 80125 Napoli. Sulla bustaè bene indicare “Riferimento: AMaronna t’accumpagna!” (incaso di spedizione a mezzo posta,farà fede il timbro di invio).Un’apposita giuria, mista Aci-Diocesi, valuterà i lavori cheverranno suddivisi in 5 categorie: a) Componimento scritto (tema –racconto – poesie ecc.); b)Messaggi (slogan – motto - smsecc.); d) Grafica (disegni –cartelloni – manifesti – collageecc.); e) Foto; f) Video. Èconsentita la partecipazione conun solo elaborato per candidato. 3) Per ciascuna categoria sonopreviste le seguenti fasce dipremi:a) 1° classificato: casco per moto(a richiesta, in alternativa, cascoper bicicletta) più tessera “AciYoung”; b) dal 2° al 5°classificato: casco per moto (arichiesta, in alternativa, cascoper bicicletta); d) dal 6° al 10°classificato: occhiali da sole; e) dall’11° al 15° classificato:giacca antipioggia; f) dal 16° al20° classificato: trolley Inoltre, i migliori 10 lavori, inassoluto, saranno premiati con10 corsi gratuiti di guida sicuraper ciclomotori. In alternativa,per chi non è patentato e aseconda dell’età, è possibilepartecipare gratuitamente ad uncorso per il conseguimento delcertificato di idoneità alla guidadi un ciclomotore o della patentedi categoria A.

La sicurezza stradale non è un’utopiadi Antonio Coppola *

Anchele parrocchie

coinvolte nel progetto.Ne parliamo con

mons. Lino Silvestridirettore dell’Ufficio

diocesanoMigrantes

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Nuova Stagione12 • 5 OTTOBRE 2008

Quinta edizione per il premio dedicatoal cronista ucciso dalla camorra

Siani, il giornalismo al servizio della verità

di Eloisa Crocco

Il premio “Giancarlo Siani”, dedicato alla memoria del gio-vane cronista del “Mattino” ucciso dalla camorra a causa del-le sue indagini scomode – condotte da giornalista autenticoper amore di verità – è giunto alla sua quinta edizione.

Quest’anno sono stati presentati alla giuria 31 lavori, dicui 8 libri (5 saggi e 3 di narrativa), 7 articoli, 1 ricerca, 2 la-vori multimediali e 13 tesi di laurea. Ampia dunque – e mol-to sentita - la partecipazione dei giovani, che nell’affacciar-si al mondo della professione giornalistica prendono adesempio la figura di Giancarlo Siani, collega esemplare chenon ha avuto paura della verità.

La premiazione è avvenuta il 23 settembre presso la sededel “Mattino”, in un salone molto affollato.

Il primo premio è andato ad Adele Viccaro, dell’Università“Federico II”, per la tesi di laurea “Gli anni di piombo e lostragismo: rapporti con la stampa”. Con grande determina-zione la neolaureata ha parlato ai presenti «per la verità, con-tro tutte le mafie e contro tutti i terroristi, e per la memoria diGiancarlo».

Il secondo premio è stato assegnato invece a un libro, in-titolato “Al di là della neve: storie di Scampia”, di RosarioEsposito La Rossa, cugino del giovane Antonio Landieri, uc-ciso dalla camorra nel quartiere di Scampia appunto. «Daldolore per la morte di mio cugino – ha dichiarato il ragazzo –è nato questo libro. Anche attraverso la scrittura è possibile ri-dare dignità a questo quartiere. Non bisogna sedersi sulla me-moria, ma vivere e raccontare».

Diverse anche le menzioni di merito attribuite ai lavori ingara, provenienti da diverse parti d’Italia, a dimostrazionedel fatto che questo premio sta acquistando sempre più ne-gli anni una dimensione nazionale. Sull’allargamento dellaplatea di riferimento del premio si è soffermato con soddi-

sfazione il direttore del “Mattino” Mario Orfeo, che ha postol’accento in particolare sulla «lezione che Giancarlo ha datonella sua breve ma intensa carriera».

Alla premiazione era presente anche il prefettoAlessandro Pansa, che ha spiegato il suo «coinvolgimento nonsolo professionale, ma anche emotivo e personale nella lottaalla criminalità» e ha espresso la sua soddisfazione nel vede-re «grandi temi affrontati e drammatici momenti di lotta allacriminalità non dimenticati. Le battaglie fatte – ha affermato– e le conquiste raggiunte non si possono dimenticare». Il pre-fetto ha poi evidenziato l’importanza della conoscenza come«strumento fondamentale per la lotta alla criminalità, per laquale è molto importante la creazione di una coscienza collet-tiva, che proprio grazie alla stampa nasce sui fenomeni di cro-naca».

Sull’importanza del ruolo dei cronisti si è soffermato an-che Lucio D’Alessandro, preside della facoltà di Scienze del-la Formazione del Suor Orsola Benincasa, affermando che«le figure che scrivono in cronaca sono quelle che realmentevivono la città e la trascinano, diversamente da un’intellettua-lità spesso separata e superficiale».

Il presidente della repubblica Giorgio Napolitano ha vo-luto inviare un telegramma augurale agli organizzatori delpremio Siani, letto nel corso dell’incontro dal presidentedell’Ordine dei giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli;Napolitano ha espresso «apprezzamento per l’iniziativa, chericorda l’impegno di Giancarlo Siani, il cui esempio fa onorealla professione giornalistica vissuta come missione al servi-zio della verità».

Sulla scia di Giancarlo, Guido Colombo, presidentedell’Unione cronisti italiani, ha chiamato i cronisti di oggiad «essere giornalisti con la spina dorsale».

Insiemenello sport

di Andrea Acampa

Ancora un grande successo per lasettima edizione di “Insieme nel-lo sport”, la festa di solidarietà ri-

servata allo sport per diversamente abi-li organizzata, al Collana, dal Coni pro-vinciale di Napoli. Ben oltre 2200 parte-cipanti, 1350 atleti disabili a divertirsisul campo, 36 comuni coinvolti, 84 cen-tri e società presenti. E stavolta ancheun gran colpo d’occhio con 10 scuole na-poletane coinvolte e tanti ragazzi suglispalti e in campo. Prima la sfilata e l’in-no nazionale suonato dalla banda del10° battaglione dei Carabinieri, quindiil saluto della autorità politiche, con ilsindaco Rosa Russo Iervolino in testa.Poi quattro ore, intense, di gare in cuisono state sfruttate tutte le strutture delCollana, dal campo da bowling, improv-visato sulla corsia del salto in lungo, al-l’affollatissimo concorso del braccio diferro. Ben 21 le discipline in cui i ragaz-zi con disabilità si sono impegnati, unevento polisportivo ormai entrato a farparte della grande tradizione sportivadella città.

«E’ uno dei giorni più belli che si cele-bra in questa città – ha detto la Iervolino-, uno spettacolo ricco e commovente. Eringrazio di cuore il presidente del Coniprovinciale, Amedeo Salerno, per averlaideata e organizzata. Vorrei avere 2200braccia per abbracciare tutti i ragazzi chesono qui e il mio è un sentimento di ri-spetto, affetto, ammirazione e speranza».«È un avvenimento che apre il cuore, unagrande festa e il mio pensiero va alle tan-te associazione e ai volontari che tutti igiorni si impegnano in questa straordina-ria missione», ha aggiunto il presidentedella Provincia, Dino Di Palma.

«Molto dipende dai mass media – ha

Oltre 2200partecipanti,

1350 atleti disabili,36 comuni coinvolti,

84 centri e società presentiper la manifestazione

promossa dal Coniprovincialedi Napoli

commentato il presidente del ConiNapoli, Amedeo Salerno -sono decine dimigliaia i giovani a Napoli in questa si-tuazione, bisogna convincere le famiglieche possono svolgere un’attività quasinormale in tutti i settori della vita.Devono uscire dal ghetto nel quale sonoconfinati attualmente, che si apre con lafamiglia e si chiude con il centro di riabi-litazione.

Tanti amici che hanno difficoltà comeloro gareggiano alle paraolimpiadi. È im-portante trovare persone che abbiano sen-sibilità verso questo tipo di problemati-che. Noi ci lamentiamo della devianzagiovanile e dei ragazzi di Napoli, se potes-sero avere, come luoghi d’incontro, pale-stre sportive, certamente si formerebberoin maniera diversa».

Su questo punto l’assessore comuna-le allo sport Alfredo Ponticelli ha ricor-dato: «Va fatto un appello delle societàsportive affinché si adoperino per abbat-tere le barriere culturali che bloccano que-sti ragazzini. Si tratta di una sfida checontinua e che deve ancora crescere an-no dopo anno».

A questa grande manifestazioneerano presenti anche un campione del-la pallanuoto del recente passato co-me Paolo Trapanese e un grande dellascherma come Sandro Cuomo, oltreall’assessore allo Sport del Comune,Alfredo Ponticelli, l’assessore politi-che sociali Giulio Riccio, l’assessoreallo Sport della Provincia, MariaFalbo, al dirigente scolastico territo-riale, Luigi De Filippis, al presidentedel Coni regionale, Giovanni Ugatti.Alla fine applausi per tutti e appunta-mento all’edizione 2008 di “Insiemenello sport”.

Al Vomero la bottega del commercioequo e solidaledi Serena Giorgio Marrano

“Dicette ‘o pappece ‘nfaccia anoce: damme tiempo ca tespertoso” recita un vecchio dettonapoletano, diventato il mottodella cooperativa sociale “ ’epappeci” che da quindici anni sioccupa del commercio equo esolidale. Sabato 27 c’è stata lapresentazione di una delle lorobotteghe, in via Orsi 72, nonché apiazza Medaglie D’oro e in viaScarlatti e al Parco Mascagna condei volontari della cooperativa.“Il commercio equo è uncommercio alternativo rispetto alcommercio convenzionale - spiegaMaria Ferla, responsabile dellanuova bottega di via Orsi - questocomporta un maggiore interesse aidiritti umani del produttore cheha con chi vende un rapportoparitario, cosa che generalmentenon accade con il commercioconvenzionale» promuove inoltrela giustizia sociale ed economica,lo sviluppo sostenibile, il rispettiper le persone e l’ambienteattraverso lo scambiocommerciale, l’educazione el’azione politica. Il desiderio dellacooperativa è quello disensibilizzare il consumatore alconcetto di “scelta”, comprarevuol dire scegliere e non solosecondo i propri gusti estetici, madal punto di vista politico esociale: “comprare un caffè vuoldire acquistare e pagaregiustamente la fatica dell’uomoche lo ha coltivato, vuol direcomprare il suo lavoro, il suosudore e la sua energia”: lepersone hanno un potere sociale epolitico fortissimo, quello dicambiare il mondo a piccole dosi,nel loro piccolo. “Quello di oggi èun rilancio della bottega proprioper dare segno al territorio che cisiamo, e ovviamente anche perspiegare quelle che sono le nostreiniziative” continua Maria “ perprovare a sensibilizzare quantepiù persone è possibile”. Proprioper questo dal 30 settembre al 21ottobre sono previste campagne diformazione e di sensibilizzazionesui grandi squilibri tra il nord e ilsud del mondo, che non sonodirette solo il mondo degli adultima anche a quello dei più piccoli,con dei percorsi pensati proprioper le scuole. I prodotti chevengono venduti arrivanoessenzialmente dai paesi del suddel mondo: America Latina, Africae Asia proprio perché per “ipappici” è importante cambiare lecose da chi sta più in difficoltà,provando ad agevolare la loroapertura al mercato nel modo piùgiusto, senza sfruttamento: alsingolo artigiano vengonogarantiti dei diritti, e soprattuttoviene specificato che vi sarannopochissimi intermediari tra lui e ilvenditore; questi intermediari, socianche loro del commercio equo,pre-finanzieranno la manodoperaal 50% per permettergli diprocurarsi le materie prime di cuiha bisogno, e dopo aver passatotutti i controlli ed esser statocertificato, il prodotto arriva inItalia, ai consorzi da cui lebotteghe comprano.

Città

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ProvinciaNuova Stagione 5 OTTOBRE 2008 • 13

A Casoria lo sport si pratica in chiesaIl 4 ottobre invitatii campioni Picardie Sarmento

di Giovanni Mauriello

L’animazione sportivaparrocchiale sostituisce l’attivitàdelle Società e dei Gruppi sportiviin un grande quartiere tra Napolie Casoria. La Cittadella, questo ilnome del rione, festeggia la suorasanta di Napoli, a cui è dedicatala sua parrocchia, Santa MariaFrancesca delle Cinque Piaghe,nell’anniversario della morte, ilprossimo 6 ottobre. E lo faavendo a cura centinaia digiovani, avvicinandoli allo sportdi aggregazione e di animazione,con una manifestazione che siterrà per la prima volta presso ilCentro Polifunzionale di viaNazionale delle Puglie. L’evento, fortemente voluto daigiovani dell’oratorio dellastruttura religiosa, nasce in unazona priva di sport, per l’assenzadegli apparati societari ed adistanza di pochi mesi dallemedaglie olimpiche che propriodue atleti di Casoria hannoconseguito a Pechino.Un contrasto evidente che adessola Chiesa ed il volontariatotentano di attenuare.Il programma viene organizzatod’intesa con il comitatoprovinciale del Centro SportivoItaliano di Napoli, che fornirà ilsupporto tecnico con i giovani delservizio civile volontario; anche ilcomune di Casoria patrocinal’iniziativa. La kermesse è pure iltrampolino di lancio per unlaboratorio sportivo, che vedrà inseguito impegnati i ragazzi dellazona.All’appuntamento di sabato 4ottobre saranno invitati anche idue campioni olimpici, Picardi eSarmento, sempre sensibili allemanifestazioni del territorio. Imomenti di gioco prevedono leattività di street soccer, streetbasket e volley, oltre alle iniziativeludico-motorie per i più piccoli edil mini ping-pong. Si comincerànel primo pomeriggio, secondoun dettagliato programma.L’idea che porta a smuoverel’inattività sportiva e giovaniledell’estrema periferia napoletanaha trovato un perfetto accordotra la Chiesa, il Comune el’Associazione di promozionesportiva di via Capodimonte aNapoli. Non a caso il CentroSportivo Italiano nel suo statutoassegna un ruolo predominantealle attività ludiche degli oratori,mentre per le parrocchie sonoprevisti dei circuiti preferenzialiper tornei, attività e tesseramentodei ragazzi. L’anno sportivo che siè appena concluso ha visto per laprima volta un torneointerparrocchiale di tennistavolodisputato nel napoletano. Proprioin questa direzione si sviluppa lacollaborazione tra Curia e Csi,nell’ambito della Diocesi diNapoli.

La tutela e la valorizzazionedell’Abbazia benedettina di SanMichele Arcangelo, a Terra Murata,

significa avviare concretamente quel pro-getto di rilancio e di sviluppo turistico–cul-turale a cui guarda con speranza l’interaisola di Procida. Questa la conclusione delconvegno promosso dal curato MicheleDel Prete, parroco di S. Michele, in occa-sione dei festeggiamenti in onore del san-to patrono di Procida. Al meeting, coordi-nato dal dottor Giacomo Retaggio, appas-sionato cultore della storia isolana, sonointervenuti il sindaco Gerardo Lubrano,l’assessore ai lavori pubblici VincenzoCapezzuto, il consigliere provinciale LuigiMuro (che è anche vice sindaco dell’isola),il prof. Luigi Guerriero, docente diRestauro presso la II Università di Napoli,l’ingegnere Carlo D’Abaco, responsabiledel progetto di rifacimento dell’impiantoelettrico della chiesa.

L’excursus storico – urbanistico di tut-ta la cittadella medievale, con particolaririferimenti all’Abbazia e al contiguo palaz-zo dell’ex Conservatorio delle Orfane, trac-ciato dall’architetto Luigi Calabrese, haconsentito di approfondire e capire bene lasituazione per intervenire, poi, con un pro-getto di consolidamento, recupero e rilan-cio del borgo. Il problema riguarda innan-zitutto l’erosione del costone tufaceo su cuiè stata edificata l’Abbazia agli inizi dell’an-no Mille. Il mare ha scavato vere e propriecaverne, il resto lo ha fatto il vento , sicchèil costone si è pesantemente indebolitomettendo così a rischio tutta la zona. A ri-guardo l’opera di consolidamento l’asses-sore comunale Vincenzo Capezzuto ha as-sicurato il suo interessamento per un pro-getto che sicuramente troverà il finanzia-mento della Regione Campania. Anche ilvice sindaco Muro ha mostrato un certo ot-timismo a riguardo l’arrivo di fondi da par-te della Comunità Europea.

Anche la Chiesa ha bisogno di urgentilavori di restauro e recupero. Le cupole, ilcampanile, l’impianto elettrico, presenta-

Tutelare l’Abbaziadi San Michele a Terra Murata

di Chicco Ambrosino

Il mese di settembre ha regalato gioie edemozioni alle Figlie di Nostra Signoradell’Eucaristia, la Congregazione fonda-

ta dalla Serva di Dio Madre Letizia Zagari.La Cappella dell’Oasi del SS. Sacramento,Casa Madre della Congregazione adErcolano, è stata accogliente e felice nido didue importanti e commoventi avvenimenti:il 111° anniversario della nascita dellaFondatrice, il 20 settembre, e poco prima,il 6 settembre, la professione religiosa tem-poranea di tre novizie. Suor Maria SusannaRosa del Preziosissimo Sangue, Suor MariaYelitce del Carmen del Divin Maestro e SuorAmalopamary della Letizia sono le nuoveFiglie, coloro che hanno pronunciatol’”Eccomi… a lavorare nella tua Chiesa”. Loha sottolineato il cardinale MicheleGiordano, arcivescovo emerito di Napoli,che ha officiato la Professione religiosa. Conil cardinale intorno alla Sacra Mensa per ce-lebrare l’intenso rito erano mons. AntonioIllibato, mons. Salvatore Ardesini, padreFrancesco dei Frati Minori, confessore e di-rettore spirituale delle novizie, e dallo SriLanka il rev. Fr. Prabagaren. Le novizie sisono preparate alla Professione ed all’in-contro ravvicinato con il Signore con uncorso di esercizi spirituali tenuto da mons.Antonio Di Donna, vescovo ausiliare diNapoli, e con una settimana di formazionenel silenzio dell’Istituto delle SuoreContemplative del Buon Pastore.

Vari gli argomenti affrontati nelle rela-zioni della Superiora Generale MadreCandida, della Maestra delle novizie SuorGemma, di Suor Loredana, di Suor MariaRosa, di Suor Stefania. Una preparazioneampia sulla vita consacrata, sul voto di po-vertà e di obbedienza, sul carisma eucari-stico vocazionale della Congregazione.Giorni di ritiro che hanno illuminato di bel-lezza interiore i volti delle novizie duranteil bel rito. Bellezza che il cardinaleGiordano ha ricordato. Come ha rimarca-to, rivolgendosi alle Suore tutte ed in par-

ticolare alle tre novizie, che per la primavolta si sono apprestate a vestire l’abitobianco “delle piccole Ostie” - così MadreLetizia amava chiamare le sue Figlie - ed ilvelo, come essere “Spose fedeli del Cristo”voglia dire anche e soprattutto essere testi-moni di Cristo nel mondo. Testimonidell’Eucaristia, poiché è questo il carismadella Serva di Dio Madre Letizia Zagari, l’e-redità che ha lasciato alle sue Figlie consa-crate. Ed infatti ‘Testimoni dell’Eucaristia’è il tema che dal 28 settembre, e fino a giu-gno, accompagnerà con incontri mensili lapreparazione al 6° Capitolo GeneraleOrdinario della Congregazione.

La celebrazione dell’anniversario dellanascita di Madre Letizia Zagari è stata l’oc-casione per sentirsi più vicine alla Serva diDio, “a sentire il palpito di Madre Letiziasempre più, a sentire la gioia e la trepida-zione di essere testimoni della bellezza dicontinuare quello che la Madre ha saputoavviare” ha detto mons. Nicola Longobardiche ha presieduto la celebrazione eucaristi-ca, animata dal coro della scuola S. Tarcisio,guidato dalle suore insegnanti, e della par-rocchia S. Caterina di Ercolano. MadreLetizia nacque a Napoli il 20 settembre 1897da Alfonso e Maria Zagari. Secondogenitadi dieci figli, fu educata in famiglia alla pre-ghiera e alla devozione alla Madonna. Sottola guida di valenti padri spirituali iniziò ilcammino di maturazione, di preghiera e diattività pastorale che la porterà gradual-mente a scoprire la sua vera vocazione. Ilforte legame con l’Eucaristia le ha indicatola strada per la fondazione di unaCongregazione volta alla contemplazione eall’evangelizzazione.

La celebrazione dello scorso 20 settem-bre è stata anche l’occasione per l’ammis-sione al noviziato di Cristina Ciccarelli, daGiugliano. Alla conclusione del rito MadreCandida ha affidato a Suor Gemma la can-didata perché le insegni “ad amare e servi-re Dio ed approfondire il carisma specificodella nostra Congregazione religiosa”.

Sul cammino tracciato da Madre

Letiziadi Valeria Chianese

no un avanzato stato di degrado. Da qui lanecessità e l’urgenza di interventi che, oltrea salvaguardare la struttura, consentano laconservazione e l’usufruizione dell’immen-so patrimonio culturale che l’Abbazia rap-presenta e racchiude. Ecco, a riguardo, ilprogetto redatto dal prof. Guerriero che hagià ricevuto un finanziamento di 400 milaeuro per le opere più urgenti. Il progetto, ol-tre al recupero e consolidamento delle partistrutturali, si articola nella messa a punto diun vero e proprio museo da organizzare, in12 sale, a partire, dai sotterranei ove eranoallocate le antiche Congreghe dei Turchini,dei Rossi e dei Gialli. In esse sarà distribui-to tutto il patrimonio storico – culturale chel’Abbazia conserva da secoli. Ci sarà la saladegli Argenti (candelabri, calici, pissidi, tu-riboli, ostensori), la sala dei Libri ( i volumiconservati sono oltre 8000), dei Corali e del-le “Cinquecentine”, la sala degli Arredi (nu-merose pianete e piviali, ricamati in argen-

to e oro zecchino), la sala dei Pastori del 700,la sala delle Statue Professionali e quella adi-bita alla mostra dei resti mummificati (sco-perti pochi mesi fa) dei nobili dell’epoca ( inparticolare erano facoltosi armatori) che in-dossano preziosi abiti cerimoniali che si so-no perfettamente conservati. Il “cantiere”per le opere urgenti sarà aperto nei primimesi del 2009. A buon punto anche il rinno-vo dell’impianto elettrico, curato dall’inge-gnere D’Abbaco, reso possibile da un finan-ziamento di 50 mila a cui hanno contribui-to Regione, Comune, e anche la stessaParrocchia. Prossimo anche il restauro di al-cune tele antiche grazie al contributo di 42mila euro da parte della Provincia di Napoli.

Il convegno di San Michele ha evidenzia-to che l’impegno delle istituzioni, quando èfinalizzato al bene comune, rende possibilianche “miracoli”, come sarà, appunto, quel-lo del recupero, restauro e valorizzazionedella vetusta Abbazia di Terra Murata.

Nella cappella delleFiglie di Nostra Signora

dell’Eucaristia ad Ercolanoil 111° anniversario

della nascitadella Fondatrice

e tre nuove professionireligiose

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Cultura Nuova Stagione14 • 5 OTTOBRE 2008

GiornataUnicefnegli stadidi Serie A e B

Unitiper ibambiniSabato 4e domenica 5ottobre 2008

Oggi il mondo del calcioscende in campo conl’Unicef.Tutti, “Uniti per ibambini”, insieme anchealle nostre squadre delcuore, mandiamo un smsal numero 48548 el’Unicef invierà alimenti,vaccinazioni, vitamina A,zanzariere in sei Paesidell’Africa.Fuori i telefonini!Aiutiamo l’Unicef!Un sms al 48548 al costodi due euro.Mandiamolo ora. Tuttiinsieme.È un sms che vale unavita.

(e. m.) “Perfetta letizia” quella creatasi aVilla Savonarola in Portici nell’ambito delle“Sere d’Estate” organizzate dall’Assessoratoalla Cultura del Comune di Portici, tra il nu-meroso pubblico presente in platea ed i pro-tagonisti dello spettacolo. È andato in scena,infatti, un celebre musical in voga negli anniOttanta dal titolo “Forza Venite Gente” chenarra, in forma cantata e dialogata, la vita diSan Francesco d’Assisi.

A rappresentarlo sono stati degli attori inerba che fanno parte della comunità parroc-chiale di Maria Santissima del BuonConsiglio e SanLuigi di Portici gui-data dal parroco donEnrico Aleotti. Ilgruppo che ha por-tato in scena la rap-presentazione si èavvalso della guidadel vice parroco donCiro Sica che ha da-to il decisivo impul-so alla realizzazio-ne.

La narrazioneprende il via da unascena che rappre-senta una piazza d’Assisi. Fuori della sua bot-tega è il padre di Francesco, accigliato e fre-mente. Dall’altro lato della scena, trepidantee ansiosa è Chiara, ancora nei panni di unadamigella borghese del tempo. La prima a ir-rompere nella piazza, danzando a modo suo,è la Cenciosa, una specie di scema del villag-gio pronta a trasformare in festa ogni occa-sione propizia.

Francesco entra in saio con un codazzo dipopolo che gli danza dietro e attorno, ha inmano i panni smessi da giovane borghese euna borsa di denaro, si sviluppa così una tra-

ma molto significativa e piena di simbolismiche davvero suscita ancora nel pubblico, stu-pore e bellezza per quella vicenda storico e,allo stesso tempo, carica di significati religio-si, a distanza di tanti secoli. Il musical si con-clude con l’abbraccio tra padre e figlio sulleultime note dell’“Alleluia”.

Un grazie particolare va all’assessoreArciello che insieme ai suoi stretti collabora-tori il dott. De Martino e la dott.ssa Pina Rispoha permesso che il sogno diventasse realtà.

Tra i partecipanti si sono messi in eviden-za Stefano Precchia nei panni di San

Francesco, ElviraMazzaro in quelli diSanta Chiara, GiulioPalazzesi nel ruolodi Bernardone, pa-dre di San France-sco, Patrizia Russonella parte dellaCenciosa, AntonioSannino in quelladel lupo e del diavo-lo, Luca Espinosainterpretando il ca-po arabo ed uno deifrati, Giuseppe Mad-daluno nei panni del

condannato a morte, Rita Colella nelle vestidell’Angelo biondo, Fortuna Zappia in SorellaProvvidenza, Anna Susassi in Sorella Povertàe nel Sole, Michela De Felice impegnata innumerose coreografie. Le scene sono staterealizzate da Bruno Espinosa.

Un ringraziamento particolare va infinea tutti quei genitori dei bambini e agli stes-si per l’abnegazione con cui hanno affron-tato i sacrifici ed inoltre a tutti coloro – sar-te, costumiste e truccatrici – che hanno per-messo la realizzazione del progetto artisti-co.

L’invito è della comunità parrocchiale di MariaSantissima del Buon Consiglio e San Luigi di Portici

Forza venite gente!

L’1 settembre 1943 Napoli subì l’ultimogrande bombardamento, nel corso della se-conda guerra mondiale. I bombardieri ingle-si ed americani, di notte, guidati dai baglioridel Vesuvio in eruzione, improvvisamentepiombavano sulla città facendo strage di civi-li e di case.

L’8 settembre, giorno in cui l’Italia firmòl’armistizio con i nemici e rimase in balia deitedeschi ex alleati, Napoli era disastrata dallerovine, dall’acqua razionata, dalla mancanzadi viveri. La popolazione, disoccupata ed af-famata, trascorreva gran parte del tempo neirifugi e nelle grotte. Lo sbarco degli america-ni a Salerno, proprio l’8 settembre, riaccesenel popolo napoletano la speranza nella libe-razione. Incominciò a serpeggiare nell’aria unclima di rivolta.

Le prime schermaglie si ebbero il 10 e l’11settembre, quando soldati ed ufficiali italianiinsieme con napoletani del popolo si scontra-rono con le forze tedesche mettendole in dif-ficoltà. I tedeschi s’impaurirono e, temendol’incalzare degli americani provenienti daSalerno, incominciarono a disarmare le trup-pe italiane ed a saccheggiare magazzini e ne-gozi. Scoppiarono conflitti in piazzaPlebiscito, via Foria, porta Capuana, viaDuomo, via Chiaia, nel quartiere Vicaria ed inaltri punti della città. Uomini, donne, scugniz-zi, soldati e marinai combatterono con auda-cia.

I tedeschi entravano nelle case, le saccheg-giavano, commettevano qualsiasi tipo di vio-lenza e di distruzione. Le persone venivanocacciate dagli appartamenti, spogliate di ogniavere e costrette ad assistere all’incendio del-le loro abitazioni. L’università venne invasa edincendiata. Migliaia di volumi vennero di-strutti. Furono occupate le caserme ed espu-

gnati i centri di resistenza con i cannoncinidei carri armati.

Nelle giornate del 12 e 13 settembre mili-tari e civili furono uccisi per le strade dellacittà. Vennero fatti prigionieri e deportati 4000tra militari e civili. Ma il terrorismo dei tede-schi, anziché provocare il panico, destò nell’a-nimo dei napoletani il desiderio di vendetta ela forza di ribellarsi. Gli alleati a pochi chilo-metri da Napoli incitavano la popolazione al-la rivolta. I tedeschi infierivano sempre di più.Il 28 settembre, i Napoletani, armati con vec-chi fucili, pistole, bombe a mano, bottiglie in-cendiarie e qualche mitragliatrice leggera, siopposero ai tedeschi in maniera inaspettata.Per quattro giorni, dal 28 settembre al 1° ot-tobre 1943, i napoletani combatterono da eroicostringendo le truppe tedesche alla resa. Gliscontri più sanguinosi si ebbero al Vomero,all’Arenella, a Capodimonte ed a Ponticelli.

Nelle quattro gloriose giornate si ebbero2000 combattenti, 168 patrioti morti, 162 fe-riti, 140 vittime tra i civili e 75 invalidi. I tede-schi all’alba del 1° ottobre furono costretti aritirarsi. Napoli si era liberata gloriosamenteda sola. Gli alleati entrarono in città senza tro-vare neanche un tedesco.

Questa insurrezione va ricordata come uncaso raro, perché essa scoppiò per volere delpopolo e fu condotta senza un piano militaree sconfisse un nemico ben addestrato e muni-to di grandi mezzi militari.

Nel dopoguerra la città di Napoli fu insi-gnita di medaglia d’oro. Gli scugnizzi si distin-sero per il valore con cui lottarono accanto aduomini e donne. A quattro di essi: GennaroCapuozzo di 12 anni, Filippo Illuminato di 13anni, Pasquale Formisano di 17 anni e MarioMenechini di 18 anni, che caddero eroicamen-te, fu assegnata la medaglia d’oro.

65° anniversario delle Quattro Giornate di Napoli

L’eroismo del popolo napoletanodi Pasquale Di Petta

Un volume dellaLibreria Editrice

Vaticana a cura diMons. Ugo Dovere

Arte e beniculturali negliinsegnamentidi Giovanni

Paolo II

Volentieri, anzi con gioia, accompagno allestampe l’ampia raccolta dei testi, che il Servo diDio Giovanni Paolo II ha dedicato all’arte e aibeni culturali nel corso dei suoi ventisette annidi pontificato e che qui trovano qualificata edelegante veste tipografica a cura di Mons. UgoDovere.

Molti di essi mi hanno fatto riandare con lamente e con il cuore a tanti intensi momentipubblici di quella lunga consuetudine di vita,che la Provvidenza mi ha concesso di avere ac-canto a un formidabile protagonista della sto-ria dei nostri giorni.

Molti di essi, inoltre, hanno il pregio di sve-lare con chiarezza sia l’Uomo, costantemente at-tento ai grandi temi della cultura, sia il Pastore,instancabilmente preoccupato di annunziare lanovità evangelica agli uomini del nostro tempoe a qualunque latitudine essi vivano.

La raccolta degli interventi di Papa GiovanniPaolo II sull’arte e i beni culturali tornerà utilea molti. Agli uomini di pensiero, per esempio,offrirà spunti nuovi per approfondimenti sulpiano dell’estetica e della spiritualità. Agli ope-ratori pastorali si presenterà come un prezioso“vademecum” per la valorizzazione del patrimo-nio storico, artistico e architettonico dellaChiesa in funzione dell’impegno di evangelizza-zione delle nostre comunità.

Ai maestri di spiritualità e ai cultori della li-turgia dispenserà abbondanti spunti di ap-profondimento di quella mistagogia sacramen-tale che, di recente, Papa Benedetto XVI ha ri-chiamato nell’esortazione apostolica“Sacramentum caritatis”. Agli storici, infine,darà l’opportunità di rileggere, in maniera com-plessiva e trasversale insieme, sebbene con otti-ca specialistica, la storia di un pontificato lun-go più di un quarto di secolo.

Mentre plaudo all’iniziativa patrocinata dal-la Conferenza Episcopale Italiana, che mira apromuovere un sapiente uso pastorale dei beniculturali ecclesiastici in quella linea di ap-profondimento antropologico, catechetico e li-turgico che emerge dai testi pontifici, auguro ailettori di riuscire a far rivivere, dalle pagine diquesto bel volume, la freschezza e la profonditàdegli insegnamenti di un grande Papa.

(dalla prefazione al librodi Stanislao Card. Dziwisz)

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Nuova Stagione 5 OTTOBRE 2008 • 15

Disciplinare provvisorio per leConfraternite dell’Arcidiocesi di Napoli

Sino all’entrata in vigore delle nuove nor-me del Regolamento per le «Arciconfraternitedell’Arcidiocesi di Napoli» avrà vigore il se-guente disciplinare provvisorio:

1. È revocato il divieto di nuove ammis-sioni di fedeli alle Arciconfraternite dellaDiocesi. Le iscrizioni sono riaperte per ibattezzati, donne ed uomini che abbianocompiuto i sedici anni di età. L’ammissionedei nuovi soci, sentito il Governodell’Arciconfraternita, compete all’Assem-blea, convocata annualmente in seduta ap-posita.

Per la validità dell’Assemblea, alla qualehanno diritto di partecipare tutti gli associa-ti aventi diritto di voto, è necessaria la par-tecipazione della metà dei soci in prima con-vocazione e di un terzo nella seconda con-vocazione. Il Superiore, in mancanza del nu-mero legale per la validità dell’Assemblea fis-sata per le nuove adesioni, è tenuto a darnecomunicazione al Comitato di Vigilanza e diControllo, allegando le domande di adesio-ne, le documentazioni e gli accertamentisvolti, unitamente al parere del Governo perciascuna richiesta

Le Arciconfraternite adegueranno, svol-gendo apposite assemblee, gli statuti e i re-golamenti entro sessanta giorni dell’ema-nazione del presente disciplinare. ICommissari provvederanno d’ufficio.

1 bis. Possono essere ammessi a far par-te della Confraternita i fedeli cristiani che,trovandosi nelle condizioni personali e so-ciali stabilite dalle regole statutarie delle di-verse Confraternite, riconoscano pubblica-mente: il primato della vocazione di ognicristiano alla santità; la responsabilità diprofessare la fede; il dovere della testimo-nianza di comunione salda e convinta conil Papa e con i Vescovi; la partecipazionepersonale e associata al fine apostolico del-la Chiesa; l’impegno di lievitare la società,secondo la dottrina sociale della Chiesa, po-nendosi al servizio dell’integrale dignitàdell’uomo per promuoverne lo sviluppopersonale materiale e morale.

1 ter. Per l’ammissione occorre che l’a-spirante presenti domanda nella quale, de-clinate le proprie generalità, siano indicati ilsuo domicilio e la condizione personale, ec-clesiale e sociale, dichiari di accettare inte-gralmente tutte le condizioni stabilite dalloStatuto della Confraternita alla quale desi-dera aggregarsi e dal presente regolamento.

Alla domanda il candidato dovrà acclu-dere il certificato di battesimo rilasciatodalla parrocchia, i certificati del casellariopenale e dei carichi penali pendenti e, se co-niugato, anche il certificato di matrimoniorilasciato dal parroco.

1 quater. Non possono essere ammessia far parte della Confraternita coloro che ap-partengano o sostengano associazioni e o so-dalizi che per loro natura e funzione sianoincompatibili con la fede cattolica; che sia-no incorsi in condanne penali per reati con-trari all’ordinato svolgimento della vita civi-le, familiare e sociale, ovvero che riguardi-no la morale e la fede pubblica, il patrimo-nio; che abbiano carichi penali pendenti.

2. L’Arciconfraternita, ancorché abbiala qualità di ente pubblico ecclesiastico, ri-sponde ai sensi del codice civile per tutte leobbligazioni contrattuali ed extracontrat-tuali conseguenti le attività gestionali e pa-trimoniali svolte nell’interesse dell’associa-zione. Il Superiore ha la rappresentanzadell’Arciconfraternita e con la firma degliatti assume la responsabilità gestionale del-le obbligazioni e delle esposizioni contabi-li. Tale responsabilità si estende ai compo-nenti del Governo che abbiano concorso al-la deliberazione della decisione posta a ba-se dell’attività dell’ente.

Entro il 31 marzo di ogni anno ilGoverno dell’Arciconfraternita deve prov-

vedere a deliberare il rendiconto ammini-strativo e contabile, ordinariamente redat-to secondo un sistema contabile unico pertutte le Congreghe ed uno schema di bilan-cio appositamente predisposto, e deve sen-za ritardo trasmetterlo, anche se non ap-provato dall’Assemblea appositamenteconvocata, al Comitato diocesano diVigilanza e di Controllo. Il Comitato, pre-vio controllo formale, può prenderne attoovvero può richiamare gli organi prepostidell’Arciconfraternita e comunicareall’Assemblea le eventuali irregolarità ri-scontrate.

Quando il resoconto patrimoniale e dibilancio risulti passivo senza giustificatomotivo, il Comitato chiede al Governo eall’Assemblea dell’Arciconfraternita di pro-cedere al risanamento patrimoniale e con-tabile della gestione. Nella ipotesi di inos-servanza della prescrizione è applicabile ilcanone 318 § 1 Codice di diritto Canonico.

L’amministrazione dei beni mobili e im-mobili (Cappelle funeratrici o Oratori o al-tre proprietà immobiliari) che l’Arciconfra-ternita possiede, compete agli organi stabi-liti statutariamente (il Superiore responsa-bile preposto, il Governo e l’Assemblea),che devono darne conto nel resoconto am-ministrativo.

3. Le rette annuali dei singoli associatisono stabilite dal Governo di ciascunaArciconfraternita ad inizio anno sulla basedi criteri, generali e non vincolanti, indica-ti, anche tenendo conto dell’età degli asso-ciati, dal Comitato di Vigilanza e diControllo.

4.La responsabilità della gestione del per-sonale dipendente compete all’Arcicon-fraternita. Il personale assunto a tempo in-determinato deve essere distinto da quello as-sunto per prestazione d’opera o a tempo de-terminato. All’atto di eventuale accorpamen-to disposto dall’Autorità ecclesiastica compe-tente, l’Arciconfraternita accorpante proce-derà all’assunzione a tempo indeterminatodel personale che già riveste tale qualifica,purché dagli interessati sia sottoscritta di-chiarazione giurata in ordine all’inesistenzadi cause o motivi di incompatibilità con l’im-piego presso le Arciconfraternite.

5. Il Comitato di Vigilanza costituiscealbi di esercenti le professioni tecniche (in-gegneri. architetti, geometri) e giuridico-amministrative-fiscali (avvocati, commer-cialisti e ragionieri) a cui le Arciconfra-ternite potranno far ricorso per il conferi-mento di incarichi professionali riguardan-ti il servizio tecnico e legale dell’Arcicon-fraternita. Il Comitato di Vigilanza e diControllo fissa un massimale annuo dicompenso a cui ogni tecnico dovrà attener-si per la progettazione e direzione dei lavo-ri.

Oltre il detto massimale gli incarichiconferiti e quelli ulteriori comunque attri-buiti, ove accettati, dovranno ritenersi pre-stati per esplicito patto come attività gra-tuite di volontariato, non potendo essere

posti a carico dell’ente oneri e spese per leprestazioni eccedenti il massimale dell’an-no. Le Arciconfraternite rispondono del ri-spetto dei limiti in proposito fissati.

6. Le Arciconfraternite devono rispetta-re, nella gestione amministrativa e patri-moniale dei beni di loro appartenenza, lo«Statuto» dell’Associazione, l’«Istruzionein materia amministrativa» emanata il30/31 maggio 2005 dalla 54a AssembleaGenerale della Conferenza EpiscopaleItaliana, il «Decreto di determinazione de-gli atti di straordinaria amministrazioneper le persone giuridiche soggette alVescovo Diocesano» (can. 1281 § 2 CJC).

La deliberazione ed esecuzione di ope-re di manutenzione ordinaria e di messa insicurezza degli immobili, previa presa d’at-to del Comitato di Vigilanza e di Controllo,è consentita entro la somma di 25.000 eu-ro. Superato tale importo, previo visto perla presa d’atto dell’Ufficio delle Arciconfra-ternite, dovrà sempre essere richiesta la li-cenza dell’Ordinario diocesano ed il parereobbligatorio del Consiglio per gli AffariEconomici dell’Arcidiocesi di Napoli.

La materia edilizia soggetta alla richie-sta delle autorizzazioni comunali, relativaall’ampliamento delle cappelle cimiteriali ealla costruzione di loculi e nicchie, dovràessere preventivamente autorizzata delComitato di Vigilanza che in mancanza po-trà chiederne la demolizione. In tale mate-ria il Comitato di Controllo e di Vigilanzasi avvale agli effetti ispettivi e di controllodi consulenze di tecnici appositamente no-minati, con aggravio di spese ed onorari acarico dei Sodalizi interessati.

7. Il Comitato di Vigilanza e di Controlloistituisce anche per le imprese un apposito al-bo secondo criteri di ammissione predetermi-nati, che potranno essere rivisti ogni anno. Leimprese, oltre il possesso dei requisiti richie-sti per l’iscrizione all’albo, dovranno versareall’amministrazione dell’Arcidiocesi di Napoliuna cauzione a garanzia della loro condizio-ne economica. L’importo della cauzione verràstabilito annualmente dal Comitato diVigilanza e di Controllo. La cauzione verrà re-stituita, definito e cessato ogni rapporto conle Arciconfraternite, su semplice richiesta al-l’atto della cancellazione dall’albo.

8. Le Arciconfraternite verserannoall’Ufficio Diocesano Confraternite ognianno, entro il trentuno marzo, un contribu-to nella misura fissata dall’Ordinario a nor-ma del can. 1263 CJC.

9. Le Arciconfraternite commissariate eraggruppate sono gestite da Commissaricon il compito prevalente di trasferire i be-ni immobili e mobili delle Arciconfraternitein estinzione a quella destinataria accor-pante.

Secondo l’opportunità, a norma delcann. 123 e 320§3 CJC, l’Ordinario potrà di-sporre: il trasferimento dei beni delleArciconfraternite in estinzione alla Diocesie l’attribuzione degli Oratori ad Enti pub-blici ecclesiastici o ad Enti morali privati,a condizione che i destinatari restino obbli-gati al restauro dell’immobile entro un de-terminato periodo e all’utilizzazione dellostesso per fini ecclesiali di culto e pastora-li, anche di ordine culturale e sociale. Il re-stauro avverrà sotto il controllo degliOrgani di Curia preposti nonché delComitato di Vigilanza e di Controllo.

10. Il Comitato di Vigilanza e diControllo determina per ciascunCommissario a carico dell’Ente commissa-riato un compenso annuale, in rate mensi-li, vietandosi ogni altro introito.

Napoli, 30 giugno 2008

Mons. Raffaele PonteVicario episcopale per il laicato

Oreste CiampaMario Forte

Nuova StagioneSETTIMANALE DIOCESANO DI NAPOLI

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UfficioAmministrativoDiocesano

AvvisoaiparrociSi comunica che la data

di scadenza per la

presentazione della

domanda della

riduzione della quota

capitaria a carico della

parrocchia per l’anno

2009 è venerdì 31ottobre. La domanda va

presentata presso

l’ufficio di don

Alessandro Maffettone o

di don Raffaele Grosso.

Si invitano, pertanto, i

reverendi parroci

interessati ad usufruire

della riduzione, qualora

non l’avessero ancora

fatto, a presentare il

bilancio consuntivo

2007 e a versare il

relativo contributo,

come previsto dal can.

1263 del CDC.

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Nuova Stagione16 • 5 OTTOBRE 2008

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tagioneAnno LXII - Numero 35 - 5 ottobre 2008

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SETTIMANALE DIOCESANO DI NAPOLI

Dai suoi scritti «I tempi sono critici, ma ilSignore nelle cui mani sono tuttii tempi, può mitigare l’asprezzadei tempi, anzi in un momentodare la pace, che tutti i regnantied i regimi non possono dare,perciò amiamolo, preghiamolo,confidiamo in Lui e dopo di Lui,facciamo lo stesso con la suaMadre Maria».

«Non date denaro per mantenereil peccato, ma date tutto, anchela vita, per distruggerlo»

«Non temete, Dio vi ama, voiamatelo, perché egli vuoleil vostro amore».

Gaetano Errico, il cuore nelle mani

Domenica prossima in piazza San Pietro, alle ore 10, il Beato Gaetano Errico, nato aSecondigliano il 19 ottobre del 1791 e morto il 29 ottobre del 1860, sarà iscritto nell’Albo deiSanti.

Il sacerdote, fondatore dei Missionari dei Sacri Cuori, sin da piccolo coltivò e avvertì la chia-mata del Signore ad essere suo testimone e ordinato sacerdote nel 1815 e si dedicò in modoparticolare al servizio del Vangelo, al ministero della riconciliazione, all’assistenza materiale espirituale dei malati e al servizio della carità.