PREVENZIONE DEL RISCHIO E PROMOZIONE DEL BENESSERE IN ADOLESCENZA Alcune indicazioni per la...

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PREVENZIONE DEL RISCHIO E PREVENZIONE DEL RISCHIO E PROMOZIONE DEL BENESSERE IN PROMOZIONE DEL BENESSERE IN ADOLESCENZA ADOLESCENZA Alcune indicazioni Alcune indicazioni per la progettazione degli interventi per la progettazione degli interventi Settembre-ottobre 2008

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PREVENZIONE DEL RISCHIO E PREVENZIONE DEL RISCHIO E PROMOZIONE DEL BENESSERE IN PROMOZIONE DEL BENESSERE IN

ADOLESCENZA ADOLESCENZA

Alcune indicazioni Alcune indicazioni

per la progettazione degli interventiper la progettazione degli interventi

Settembre-ottobre 2008

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MODELLO DI SVILUPPOMODELLO DI SVILUPPO

Stato attualedell’organismo

Maturazione

Influenze biologiche

passate

Esperienze passate

Contesto attuale

Comportamenti azioni

passato presente futuro

Percorsi di

sviluppo

adolescente

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COMPITI DI SVILUPPO IN ADOLESCENZACOMPITI DI SVILUPPO IN ADOLESCENZA

conoscere ed accettare il proprio corpo

gestire il proprio ruolo maschile o femminile

conseguire autonomia nei confronti degli adulti

scegliere il percorso scolastico ed in seguito la

carriera lavorativa

acquisire un comportamento socialmente

responsabile

Costruzione di un’identità adulta

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Insufficienza di un approccio

basato esclusivamente sull’informazione

PREVENZIONE DEI COMPORTAMENTI A PREVENZIONE DEI COMPORTAMENTI A RISCHIO IN ADOLESCENZARISCHIO IN ADOLESCENZA

La conoscenza va data, ma per non essere inutile o controproducente essa deve tenere conto di significati, funzioni, vantaggi percepiti dall’adolescente

Valutazioni cognitive,

emotive, socialiCONOSCENZA AZIONE

informazione come base di interventi più ampi non di sola prevenzione ma di attiva promozione del

benessere

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RUOLO ATTIVO DELL’ADOLESCENTE

PROMOZIONE DELL’EMPOWERMENT

CAPACITA’ E COMPETENZE COGNITIVE, EMOTIVE E SOCIALI

DALLA PREVENZIONE DEL RISCHIO

ALLA PROMOZIONE DEL BENESSERE

POTENZIAMENTO LIFE SKILLSInsieme di competenze ed abilità che rendono gli individui in grado di affrontare efficacemente le esigenze ed i cambiamenti della vita quotidiana.

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LIFE SKILLS individuate dall’OMSLIFE SKILLS individuate dall’OMS

Comunicazione efficace

Empatia

Autoefficacia individuale e collettiva

Capacità di affrontare e risolvere situazioni problematiche (abilità di problem solving)

Negoziazione e gestione del conflitto

Pensiero critico e creativo

Gestione delle emozioni e dello stress

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INTERVENIRE NEI CONTESTIINTERVENIRE NEI CONTESTI

Criticità:

conoscenza del contesto in cui si va ad operare (tipo di scuola, territorio…)

costruzione di alleanze con gli insegnanti

inserimento dell’intervento nel programma curricolare(“quotidianità dell’intervento”)

LA SCUOLA

LA SCUOLA

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Supportati da fondamento teorico e da ricerca empirica sulle prove di efficacia

LA SCUOLA

Basati sull’informazione e sul potenziamento sia di skills specifici rispetto ad un comportamento a rischio, sia di skills generali che rappresentano fattori di protezione trasversali rispetto al rischio

Basati su attività di gruppo piuttosto che su relazione didattica tradizionale alunno-insegnante

Prove di efficacia di interventi basati sulla promozione di competenze (skill promotion) nel

contesto scolastico (Ferrer-Wreder et al., 2004)

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Informazione presentata in modo appropriato al livello di sviluppo ed al contesto socioculturale

LA SCUOLA

Programmi a lungo termine, pluriennali, che cominciano prima della comparsa del comportamento Adeguata formazione degli insegnanti che incide sulle loro conoscenze ma soprattutto sulla loro motivazione

Coinvolgimento di altre figure professionali della scuola e dei genitori

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LA FAMIGLIADifficoltà di sistematizzazione (varietà interventi, approcci…)

LA FAMIGLIA

Principale criticità:scarso coinvolgimento e self-selection (partecipazione dei genitori “più motivati”)

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• Identificare le reti per diffondere le informazioni

• Chiarire obiettivi e contenuti del programma (non evocare nei genitori sentimenti di inadeguatezza o di valutazione)

• Relazioni con i conduttori basate sul mutuo rispetto, l’uguaglianza e la fiducia

• Minimizzare le barriere pratiche (sedi, orari,…)

Strategie per aumentare coinvolgimento: (Coleman, 2005)

LA FAMIGLIA

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Prove di efficacia di interventi diretti ai genitori di adolescenti (Ferrer-Wreder et al., 2004; Dusenbury, 2000)

LA FAMIGLIA

Supportati da fondamento teorico e da ricerca empirica sulle prove di efficacia

Contenuti: informazioni sui cambiamenti normativi e lavoro sulla qualità delle interazioni familiari (training comunicazione, problem solving, risoluzione conflitti, regolazione emozioni)

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Strategie di insegnamento interattive: relazione paritaria con gli operatori, promozione empowerment, senso di vicinanza con altri genitori

Quale efficacia sugli adolescenti?

Integrazione intervento con programma più ampio (es. coinvolgimento parallelo dei figli a scuola) Formazione specifica del conduttore dell’intervento

LA FAMIGLIA

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IL GRUPPO DEI PARIINTERVENTI BASATI SULLA PEER EDUCATION

I PARI

Criticità: (Ferrer-Wreder et al., 2004)

conoscenza del contesto in cui si va ad operare (scuola, luoghi extrascolastici, gruppi, associazioni)

alleanza forte con gli adulti coinvolti nell’intervento

scelta dei peer educator e adeguata formazionemotivare e sostenere i ragazzi nello svolgimento dell’attività di peer education (non “perdere di vista” l’obiettivo, offrire sostegno psicologico e tecnico)

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SERVIZI PER ADOLESCENTI

Criticità:

favorire la conoscenza dell’esistenza dei servizi

utilizzare un linguaggio adatto agli adolescenti

dare una veste “non medicalizzata” al servizio

I SERVIZI

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QUESTIONI APERTE:

Come raggiungere gli adolescenti che non frequentano la scuola?

Quali interventi possibili nei contesti lavorativi?

Quali interventi possibili a livello di comunità (enti locali, circoscrizioni, associazioni…)?