Prevenzione antiviolenza sulle donne, i centri solo sulla carta | Left 17.06.2016

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art 11-GIU-2016 da pag. 12 Settimanale Direttore: Giovanni Maria Bellu nazionale Lettori Audipress 03/2016: 57.256 LEFT 29 SE FOSSERO 150 MORTI PER MAFIA LO STATO REAGIREBBE. MA SONO DONNE Cala il numero degli omicidi in generale, ma non quello dei femminicidi. La famiglia e il rapporto di coppia sono i "luoghi" della spirale di sangue. Ma l'Italia e in ritardo sulla prevenzione della violenza di Donatella Coccoli e Raffaele Lupoli L J omicidio di Sara Di Pietranlonio ha lur- bato Fabio Piacenti, presidence dell'Eures, l'istiluto che ogni anno redige report sui femminicidi in llalia. «Vede, i numeri ci dicono tanto e servono a fare una riflessione ma a voi- le un singolo caso come questo dimoslra quali ono le distorsioni culturali, i limiti della preven- zione, l'incapacila di comunicazione in famiglia e all'eslerno, la mancanza di consapevolezza del rischio: insomma tutti quei temi su cui ci inter- roghiamo per coslruire la prevenzione conlro ii femminicidio», dice con amarezza il sociologo. Dentro la famiglia e dentro la coppia Quanco ai nurneri, il "bollettino di guerra" da\ 2005 al 2015 ra impressione: 1.740 femminicidi di cui 1.251 delitti in farniglia, la meta all' intemo della coppia. Spesso, ii motivo e ii tentativo della donna di mellere fine alla relazione. Da gennaio a maggio 2016 l'Eures ha gia conteggiato 55 casi di femminicidio, in Leso come omicidio volonla- rio. «La media annuale adesso e di 150 vittirne, con un leggero calo negli ultimi tempi », spiega Piacenti. Se entriamo nei deuagli scopriamo che nel 2010 i femminicidi furono 157, nel 2013 179, nel 2014 152 e nel 2015 ii dato, ancora prowiso- rio e di 140 omicidi di donne, un nurnero, proba- bilmente destinato a salire dopo le verifiche in- crociate con la polizia. Haccolgono informazioni - nomi e cognorni compresi - anche le volontarie della Casa delle donne di Bologna: una Spoon river al femminile da brivido. «Noi ci basiamo solo sulle notizie di sta mpa e talvolta ci sfuggo - no le cronache locali », spiega Angela Romanin, formatrice del centro bolognese. Secondo le loro statisliche la mediae di 130 viltime all'anno, << ma e sottostimata». Sia J'Eures che la Casa delle don- ne evidenziano una leggera nessione nella spi- rale di sangue, ma mentre il numero di ornicidi in generale cala vistosamente, la stessa cosa non avviene per i femminicidi. Per questo le dichia- razioni del mini tro .!lliaJlll - ii 18 maggio aveva annuncialo lrionfanle «che lra ii 2013 e ii 2016 vi sono state 452 vittirne, 1'8,5% in meno rispetto al triennio precedente» - fanno scattare il direttore dell'Eures. «Da un punlo di vis ta metodologico non va bene operare queste aggregazioni, sen- za una precisa data di inizlo e una di fine. E dal Dal 2005 al 2015 1.740 femminicidi di cui 1.251 delitti in fam.iglia. Spesso dopo ii tentativo della donna di mettere fine alla relazione. Da gennaio a maggio 2016 l'Eures ne ha gia conteggiati 55 casi di femminicidio punto di vista de! compiacimenlo, que sto sara possibile quando in un anno non ci sara nem- meno una donna morla per colpa della violenza maschile. Per ora questi sono 150 fallimenti, rim- bocchiamoci le maniche». Anche perche appare solo la punta dell'iceberg. « ess uno parla degli omicidi delle prostitute, e nemmeno delle donne anziane, tutte vittime di femminicidfo, fa notare Piacenti. Stessa denuncia anche dalla Casa delle donne di Bologna. Anna Pramstrahler, una vo- lontaria che da died anni raccoglie informazio- ni, afferma: «Nel 2014 le donne sopra i 75 anni sono state 18. Spesso sono vittirne del marito che

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Settimanale Direttore: Giovanni Maria Bellu nazionale Lettori Audipress 03/2016: 57.256

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SE FOSSERO 150 MORTI PER MAFIA LO STATO REAGIREBBE. MA SONO DONNE

Cala il numero degli omicidi in generale, ma non quello dei femminicidi . La famiglia e il rapporto di coppia sono i "luoghi" della spirale di sangue. Ma l'Italia e in ritardo sulla prevenzione della violenza

di Donatella Coccoli e Raffaele Lupoli

LJ omicidio di Sara Di Pietranlonio ha lur­bato Fabio Piacenti, presidence dell'Eures, l'istiluto che ogni anno redige report sui

femminicidi in llalia. «Vede, i numeri ci dicono tanto e servono a fare una riflessione ma a voi­le un singolo caso come questo dimoslra quali ono le distorsioni culturali, i limiti della preven­

zione, l'incapacila di comunicazione in famiglia e all'eslerno, la mancanza di consapevolezza del rischio: insomma tutti quei temi su cui ci inter­roghiamo per coslruire la prevenzione conlro ii femminicidio», dice con amarezza il sociologo.

Dentro la famiglia e dentro la coppia Quanco ai nurneri, il "bollettino di guerra" da\ 2005 al 2015 ra impressione: 1.740 femminicidi di cui 1.251 delitti in farniglia, la meta all 'intemo della coppia. Spesso, ii motivo e ii tentativo della donna di mellere fine alla relazione. Da gennaio a maggio 2016 l'Eures ha gia conteggiato 55 casi di femminicidio, in Leso come omicidio volonla­rio. «La media annuale adesso e di 150 vittirne, con un leggero calo negli ultimi tempi», spiega Piacenti. Se entriamo nei deuagli scopriamo che nel 2010 i femminicidi furono 157, nel 2013 179, nel 2014 152 e nel 2015 ii dato, ancora prowiso­rio e di 140 omicidi di donne, un nurnero, proba­bilmente destinato a salire dopo le verifiche in­crociate con la polizia. Haccolgono informazioni - nomi e cognorni compresi - anche le volontarie della Casa delle donne di Bologna: una Spoon river al femminile da brivido. «Noi ci basiamo solo sulle notizie di stampa e talvolta ci sfuggo­no le cronache locali», spiega Angela Romanin,

formatrice del centro bolognese. Secondo le loro statisliche la mediae di 130 viltime all'anno, << ma e sottostimata». Sia J'Eures che la Casa delle don­ne evidenziano una leggera nessione nella spi­rale di sangue, ma mentre il numero di ornicidi in generale cala vistosamente, la stessa cosa non avviene per i femminicidi. Per questo le dichia­razioni del mini tro .!lliaJlll - ii 18 maggio aveva annuncialo lrionfanle «che lra ii 2013 e ii 2016 vi sono state 452 vittirne, 1'8,5% in meno rispetto al triennio precedente» - fanno scattare il direttore dell'Eures. «Da un punlo di vista metodologico non va bene operare queste aggregazioni, sen­za una precisa data di inizlo e una di fine. E dal

Dal 2005 al 2015 1.740 femminicidi di cui 1.251 delitti in fam.iglia. Spesso dopo ii tentativo della donna di mettere fine alla relazione. Da gennaio a maggio 2016 l'Eures ne ha gia conteggiati 55 casi di femminicidio

punto di vista de! compiacimenlo, questo sara possibile quando in un anno non ci sara nem­meno una donna morla per colpa della violenza maschile. Per ora questi sono 150 fallimenti, rim­bocchiamoci le maniche». Anche perche appare solo la punta dell'iceberg. « essuno parla degli omicidi delle prostitute, e nemmeno delle donne anziane, tutte vittime di femminicidfo, fa notare Piacenti. Stessa denuncia anche dalla Casa delle donne di Bologna. Anna Pramstrahler, una vo­lontaria che da died anni raccoglie informazio­ni, afferma: «Nel 2014 le donne sopra i 75 anni sono state 18. Spesso sono vittirne del marito che

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poi si suicida, ma non si capisce perche l'omici­da sia sempre l'uomo». E sui numeri aggiunge: ((Se 150 in un anno fossero morti per mafia lo Stato reagirebbe, ma sono donne».

La prevenzione ce la chiede l'Europa II nostro Paese si distingue in Europa per la bassa percenluale di donne uccise - sollanto Svezia, Jrlanda e Grecia sono dietro di noi - ma nel 2012, come ricorda Angela Romanin, e stato richiamato dall 'Onu attraverso ii Rapporto di Rashida Manjoo che sollolineava i gravi rilar­di nella lotta conlro la violenza sulle donne, a partire dal\a scarsita di case rifugio. «L'ltalia poi si e affrettata a firm are la Convenz ione di Jstan ­bul e a varare un minimo di fondi per i centri antiviolenza», ricorda la formalrice bolognese. Tra ii 2012 e ii 2013 si arriva cosl alla finna de! provvedimento de! Consiglio d'Europa sulla

Tittl Carrano: c<Nel trlbunall deve camhiare il linguaggio»

«Come si fa combattere la violenza contro le donne se nelle aule di giustizia, dagli avvocati ai giudici, si parla di "conflitto di coppia" o di "coppia altarnente conflit­tuale"? Non si puo parlare di conflitto perche non c'e rapporto alla pari, c'e prevaricazione e violenza>>. Titti Carrano, presidente di Dire e avvocata con una lunga esperienza di cause con protagoniste donne vittime di uomini violenti, solleva la questione che piu volte de­finisce "culturale". «Va sradicato tutto un bagaglio di pensiero e di linguaggio», dice. «Gli uomini dovreb­bero interrogarsi seriarnente su cosa significa essere rnaschio e sulla relazione con il ge.nere femminile. Ma invece non c 'e un rninimo di riflessione. Nelle difese si dicono cose agghiacciantD>. Cos! nelle aule di tri­bunale risuonano ancora frasi del tipo "Ma lei mi ha provocato", oppure addirittura "Lei non si occupava della casa". Stesso discorso per i servizi sociali. «So­stengono di dover avere un approccio neutro, ma e la stessa Convenzione di Istanbul a dire che in questi casi non ci puo essere un approccio neutro», spiega J'av­vocata. Quindi accade che gli operatori spostino l'at­tenzione sulla tutela de! rninore e facendo questo <mon riconoscono i veri danni della violenza». Quando per esempio tm rninore non vuole vedere il padre dopo aver assistito alla violenza contra la madre, «scatta la responsabilita della madre che coarterebbe il figlio. Hanno addirittura tirato in ballo la "sindrome di aliena­zione parentale ", cioe mettere in cattiva Juce un geni­tore, che non esiste nella letteratura scientifica».

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Ma gli europei tendono a m.inimizzare

Sono ancora poche in Europa le indagini sull'atteggia­mento dei cittadini nei confronti della violenza contro le donne, ma uno studio di fine 20 15 intitolato A ltitudes tovvards violence against women in tile Eu - sostenu­to dalla Fondazione Brodolini e dall'Istituto di ricerca sociale e condotto da Enrique Gracia e Marisol Lila dell'Universita di Valencia - hanno preso in esame studi e ffe ttuati in 19 Paesi su un totale di circa 85mila cittadini europei. Dalla meta-analisi emerge che esistono anco­ra ampie sacche di persone che tendono ad accettare comportamenti violenti come gli insulti o il sesso for­zato, considerandoli "non molto gravi" o addirittura "inevitabili' '. Spesso le violenze vengono percepite come legate al consumo di alcol e droghe e , in misura di poco inferiore, all'aver subito violenze da piccoli. Causa scatenante, nella percezione dei cittadini euro­p ei, le liti tra partner, i problemi familiari, la perdita di lavoro e le condizioni sociali. I risultati suggeriscono che gli stereotipi di genere e gli atteggiamenti sessi­sti, cosi come un diffuso atteggiamento colpevolizzan­te nei confronti delle donne vittime di violenza e una tendenza a non intervenire, sono ancora prevalenti in alcuni settori della societa . Questi atteggiamenti sono piu comuni tra i maschi, i piu anziani, i meno istruiti e quelli che vivono nelle zone rurali. Lo studio cita anche un sondaggio condotto in Italia per comprendere se le vittime avessero vissuto la vio­lenza d el partner come un crimine: il 35,4% delle don­ne la considera un crimine ma p er il 4 4% sono episodi sbagliati ma non crimini, mentre per il 19,4% si tratta di incidenti. Gli autori dello studio evidenziano che rispo­ste analoghe sono arrivate anche quando le domande riguardavano donne che avevano subito violenza da uomini non partner.

prevenzione e la lotta alla violenza con tra le donne,

ratificato pero solo nel 201 4. Ma soprattutto nel 20 13 viene

varata la legge 119, il cosiddetto "decreto femminicidio". Con passi

avanti, come ii palrocinio gratuito e l'assistenza e la regolarizzazione per le

donne "clandestine". «Con I' articolo 5 bis viene introdotto poi il Piano d'azione straor­dinaria contro la violenza sessuale e di genere che perb a distam:a di tre anni e ancora sulla carta», continua Romanin. II piano, presenta­

II Piano nazionale conb:o la violenza varato nel 2015 per

ora e ancora sulla carta. E intanto i centri

antiviolenza rischiano la chiusura tra fondi

regionali bloccati e sfratti

to con le immancabili slide ii 7 maggio 2015 e adottato nel luglio seguente, prevede un budget di 30 milioni di euro «per progetti territoriali e fom1azio ­ne». Solo che fino ra ai centri antiviolenza e

arrivata la notizia dei bandi - scaduti ad apri­le 2016 - e nulla pii.1 . Si teme che una eccessiva istituzionalizzazione possa ostacolare ii delica­to percorso di una donna che cerca di reagi re di fronte alle violenze. Una persona in una tale situazione di fragilita non e certo da trattare secondo protocolli "canonici", come fosse una sfrattata o una disoccupata. I cenlri anlivio­lenza non sono semplici erogatori di servizi al

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UCCISE IN FAMIGLIA

(DATI 201D -2014)

Fon1e: Rappor1o Eures 20 15

cittadino. «La stessa convenzione di Istanbul mette in evidenza come non debbano avere un approccio burocraliCO>>, fa notare Angela Ro­manin. Oopo due anni di vuoto, oltanto poche settimane fa ii presidente de! Consiglio Matteo Renzi ha nominato i1 ministro Maria Elena Bo­schi responsabile del dipartimento Pari oppor­tunita. L'associazione Dire - che rappresenta 75 centri antiviolenza, presieduta daU'avvocata Titti Carrano (vedi box nelle pagine precedenLi) - ha chiesto un incontro, ma finora non c'e sta­ta risposta. Dire ha anche denunciato qualche mese fa ii ritardo da parte delle Regioni, che stanno tenendo bloccati i fondi stanziati per i centri antiviolenza del 2013-2014.

A Lezione d'amore «11 femminicidio e !'ultimo estremo acto di un percorso di violenzan fa notare la deputata di Se! Celeste Costantino, prima firmataria di una proposta di legge sull'educazione sentimentale accompagnata da!Ja petizione #loradamore. «Il pun LO vero e come Si inlerviene Sulla violenza di genere e, prima ancora, sulla costrnzione di re­lazioni sane. Gene ralmente accade che le donne vengono uccise quando hanno gia una relazione con il loro carnefice. Nella maggior parte dei casi sono uomini che non accettano l'abbandono. Quello che conteslo prima al governo Letta e poi a Renzi e di non aver Lentatodi legiferare in re­lazione al fenomeno della violenza». Jnsomma,

MADRE

13,8%

e la prevenzione che FEMMINICIDI IN FAMIGLIA deve essere potenzia- 2005-2015 La, cosl come i centri

antiviolenza lasciati I . 2 51 senza fo ndi e in qual-che caso - eclatante quello di alcune "sto­riche" strutture della

Capitale - addirittura sono sfrntto. E c'e da la - TDTALEFEMMINICIDI

vorare anche sul ver an - 2DD5-2Dl5 te degli artefici delle vio-

0 lenze: ad aprire per prima I 74 questa discussione sul fron -

te piil culturale in ltalia e stata I l'associazione Maschile plurale,

ma eslstono anche centri per uomini "maltrattanti", di cura e prevenzione per

le persone a rischio, come 11 cerchio degli uo­mini a Torino e altre realta, una quindicina, dif­fuse soprattutto al Nord. Da qui la proposta di istituire l'ora di educazione sentimentale nelJe scuole, prevista dall 'arlicolo 14 della Conven­zione di Istanbul e gia introdotta con diverse de­nominazioni in tutta Europa tranne che in Italia e in Grecia: «Un mix d i programmazione didat­tica, con ii sostegno di libri di testo appropriati e una formazione ad hoc per gli insegnanti, e in ­terventi di esperti esterni, psicologi e pedagogi­sti, con laboratori tarati in base al la fascia di eta. Abbiamo gia competenze - riprende la parla­mentare di Si - nelle universita italiane esistono corsi di Gender studies e tan ti specialisti si sono formati anche "sul earn po" ». Ma se il ministro dell 'Istruzione Maria Chiara Carrozza aveva accolto con favore questa proposta (un ordine del giomo del governo Letta ave­va auspicato l'approvazione di un provvedimento in materia), il suo successore Stefania Giannini si e li­mitalo a una dichiarazione di prin­

Costantino (Si): «II punto vero e come si interviene sulla violenza di genere e, prim.a ancora, sulla costruzione di relazioni sane. Letta prim.a e Renzi dopo non lo hanno fatto»

cipi nella Buona scuola. Probabilmente hanno prevalso «le pressioni seguite aHe campagna contro la cosiddetta teoria gender nelle scuole» dice Costantino. on pervenute, ne prima con Renzi ne adesso con Boschi, iniziative delle Pari opportunita: la ministra fresca di delega, dice la deputala, <<non ha evocato alcuna iniziativa go-vernativa neanche dopo l'assassinio di Sara Di PieLrantonio». o:.>